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1 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
Caos, Gea o la Terra, ed Amore. Dal Caos nacque l’ Erebo o la Notte; da questi l’ Etere, e la Giornata la Dea del giorno.
d Atropo, e Nemesi punitrice delle colpe. Gea o la Terra pria generò da se sola Erano o il Cielo e Ponto o il Mare. Poi u
’ quali aveva cinquanta teste, e cento braccia. Ponto o il mare pria da se solo generò Nereo, poi congiunto alla Terra eb
Asteria, la quale congiunta con Perse fu di madre di Ecate. Giapeto da Climete, figlia dell’ Oceano, ebbe Atlante, Menez
i attorno alle parti recise cadute in mare nacque Venere, cui i Greci da afros spuma chiamarono Afrodite. Urano da titai
acque Venere, cui i Greci da afros spuma chiamarono Afrodite. Urano da titainein affrettarsi appellò Titani i suoi figli
la pena. Nè questa lardò lungamente. Perciocchè avendo Saturno inteso da Urano, e da Gea, che doveva esser soggiogato da u
questa lardò lungamente. Perciocchè avendo Saturno inteso da Urano, e da Gea, che doveva esser soggiogato da uno de’ propr
avendo Saturno inteso da Urano, e da Gea, che doveva esser soggiogato da uno de’ proprii figli, fatto più crudele di suo p
rtito d’ inghiottire di mano in mano tutti i maschi, che gli nascevan da Rea. Questa di ciò oltremodo dolente, allorchè e
vinto, l’ imprigionò; che questi fu poi liberato, e rimesso nel regno da Giove, il quale vinse Titano coi fi gli; che aven
no coi fi gli; che avendo però Saturno compreso dover un giorno esser da Giove privato nuovamente del regno, armossi contr
Italia, che era abitata dagli Aborigeni, e che poscia fu detta Lazio da latere, perch’ ei vi stette nascosto; che cortese
latere, perch’ ei vi stette nascosto; che cortesemente vi fu accolto da Giano, che ivi regnava, e messo a parte del gover
i, in cui i servi erano da’ padroni trattati a lauta mensa, e serviti da loro medesimi. Essendo nella greca lingua Saturno
i Aborigeni, chiamati poscia Latini perla ragione detta poc’ anzi, fu da essi tenuto sempre in grandissima venerazione. Ra
o l’ inventore, e perchè egli apriva l’ anno nel mese di Gennaio, che da lui tratto aveva il suo nome. Gli si ponevano dod
uito anche quello, che non gli apparteneva. Nato egli dunque in Creta da Rea, che altri hanno chiamato Opi o Cibele, fu iv
pelle di lei si valse per coprirsene il petto, e lo scudo, che quindi da aix aigos (capra) fu detto egida, e stabili che d
ma, secondo Esiodo, fu contro i Titani, nella quale ci venne soccorso da Collo, Gige, e Briareo; cui per consiglio di Gea
tto a Bachino, le gambe sotto a Lilibeo, e le teste sotto dell’ Etna, da cui tuttavia vomita il fuoco. La terza fu contro
ntro i Giganti, che comunemente confondonsi co’ Titani, ma che Esiodo da essi distingue, dichiarandoli prodotti dalle gocc
i Olimpo, Pelio, ed Ossa (il che però dice Omero essersi fallo invece da Oto ed Efialte, figli di Nettuno e d’ Ifimedia mo
i debili, e come Giove animavaio gridando ev yie (coraggio o figlio), da ciò ebbe il nome di Evio. Una tal fuga però è met
lio), da ciò ebbe il nome di Evio. Una tal fuga però è metamorfosi, e da Ovidio si dice in cambio avvenuta nella guerra co
glio, ma allorchè que sta ebbe conceputa Minerva, Giove avendo inteso da Urano, e da Gea, che nascere da lei doveva un fig
orchè que sta ebbe conceputa Minerva, Giove avendo inteso da Urano, e da Gea, che nascere da lei doveva un figlio, il qual
onceputa Minerva, Giove avendo inteso da Urano, e da Gea, che nascere da lei doveva un figlio, il quale sarebbe stato re d
li stesso la diede poscia alla luce. Altri dissero, che Giove concepì da se stesso Minerva nel proprio capo, e per metterl
erva nel proprio capo, e per metterla fuori fecesi spaccare il cranio da Vulcano. La seconda moglie di Giove fu Temi Dea d
o da Vulcano. La seconda moglie di Giove fu Temi Dea della giustizia, da cui ebbe le Ore Eunomia, Dice, ed Irene, e le Par
nne madre di Proserpina. La quinta Mnernosine o la Dea della memoria, da cui nacquero le nove Muse. La sesta Latona, che p
L’ ultima moglie di Giove, secondo Esiodo, fu Giunone di lui sorella; da cui nacque Ebe, Marte, Ilitia e Vulcano. Da molt
, ebbe egli poscia altri figli. Da Maio figlia di Atlante ebbe curio; da Dione figlia dell’ Oceano ebbe Venere; da Semole
glia di Atlante ebbe curio; da Dione figlia dell’ Oceano ebbe Venere; da Semole figlia di Cadmo ebbe Bacco; da Alcmena mog
iglia dell’ Oceano ebbe Venere; da Semole figlia di Cadmo ebbe Bacco; da Alcmena moglie d’ Anfitrione, la quale egli ingan
iglia di Agenore sotto la sembianza di toro, e portolla in Creta, ove da essa nacquero Minosse e Radamanto; si accostò ad
e per Doreida, in aquila per Asteria sorella di Latona, la quale però da esso fuggì trasformata in quaglia. Finalmente in
riedificato. Un altro nel Campidoglio medesimo ne aveva posto Romolo da principio a Giove Feretrio cosi detto da ferre, p
desimo ne aveva posto Romolo da principio a Giove Feretrio cosi detto da ferre, perchè ivi portate aveva e a lui consacrat
lo un altro ne aveva già eretto sul Palatino a Giove Statore per aver da esso ottenuto che arrestasse la fuga, in cui i Ro
cui i Romani posti erano da’ Sabini, venuti a vendicare il rapimento da essi fatto delle loro donne. Altri templi innalza
di Giove, e perciò regina degli Dei, era tenuta Giunone. Fu ella però da principio a queste nozze ritrosa, e per vincerla
iossi, dicon le favole, in corvo, e fatta sorgere una tempesta, quasi da essa fuggendo, ricoverossi in grembo a Giunone, d
na tempesta, quasi da essa fuggendo, ricoverossi in grembo a Giunone, da cui accolto, e manifestatosi, a lei marito divenn
del pastore Argo che aveva cento occhi. Questi per ordine di Giove fu da Mercurio addormentato col suono della zampogna e
Furie, fintantochè ella fuggi disperata in Egitto, dove poi ottenuta da Giove l’ antica forma, fu dagli Egizi adorata sot
aveva il nome, sebbene opinino alcuni che Romolo questo nome traesse da giuniori, come quello di maggio da’ maggiori con
, era un’ agnella, Capo V. Di Pallade o Minerva. Cinque Minerve da Cicerone si accennano: la prima che fu detta mogl
do Ovidio, in mezzo alla sua tela rappresentò l’ anzidetta gara avuta da lei con Nettuno; in uno de’ quattro canti effigiò
none; nel quarto le figlie di Cinira per lo stesso motivo trasformale da Giunone de gradi del suo tempio. Aracne rappresen
re e per ira di non poter farne vendetta andò ad appiccarsi, e fu poi da Minerva cangiata in ragno. Avendo Vulcano chiesta
va cangiata in ragno. Avendo Vulcano chiesta Minerva in isposa, venne da lei rifiutato. Ma nell’ atto che pur tentò, sebbe
nteneva, e Minerva avvisatane dalla cornacchia in cui era stata prima da essa cangiata Coronide figlia di Coroneo per sott
nella costellazione di Boote. Figuravasi Minerva ossia Pallade armata da capo a piedi coli’ asta, e coll’ egida, per a cui
operto di simil pelle, che prima era proprio di Giove solo, ond’ egli da Greci ebbe il titolo di egioce, e di cui sola Pal
Metamorfosi, che in tutela di Minerva era pria la cornacchia, in cui da essa era stata cangiata Coronide figlia di Corone
, in una cesta il bambino Erittonio mezz’ uomo e mezzo serpente, nato da Vulcano nell’ atto che a lei tentando far forza n
cornacchia le riportò, che Aglauro l’ aveva aperta e temendo Minerva da quest’ esempio il pericolo della troppa loquacità
e Figlio sol di Giunone, dicendo che questa indispettita perchè Giove da se solo prodotto avesse Minerva, cercò di fare al
ino di Flora, questa le mostrò un fiore, al tocco e all’ odore di cui da se sola concepì Marte. Sposò egli Nerio o Nerione
sò egli Nerio o Nerione, che nel sabino linguaggio significa forza; e da questa pretendevano i Neroni di trarre la loro or
pretendevano i Neroni di trarre la loro origine. Oltrecciò egli ebbe da Venere Antero ed Ermione, o Armonia; dalla ninfa
Venere Antero ed Ermione, o Armonia; dalla ninfa stonide ebbe Tereo; da Ilia, o Rea Silvia ebbe Romolo e Remo. Per nascon
’ custodi. Questa, colta l’ occasione delle orgie di Bacco, vestitasi da Baccante, andò colle compagne a liberar Filomela,
è esporre appena nati i due gemelli in un bosco, ove furono allattati da una lupa. Raccolti dal pastore Faustolo furon poi
ati da una lupa. Raccolti dal pastore Faustolo furon poi essi nutriti da Acca Laurenzia, e cresciuti rimisero l’ avo lor N
glio di Marte, secondo Esiodo, fu anche Cigno, il quale fu poi ucciso da Ercole nella Focide in occasione che nel bosco Pa
dre di Romolo. Sacre a Marte erano in Roma le feste Equirie istituite da Romolo, che celebravansi a’ 27 di Febbraio colle
el campo Marzio. A lui dedicati eran pure le feste Scaliari istituite da Numa Pompilio successore di Romolo, e che celebra
cerdoti di Marte; e perchè non potesse agevolmente involarsi, ne fece da Mamurio costruire altri simili, da cui restasse c
sse agevolmente involarsi, ne fece da Mamurio costruire altri simili, da cui restasse confuso. Or questi ancili dai Sacerd
rdoti predetti venivano nelle calende di Marzo (mese a lui consecrato da Romolo) recati per la città con canti in lode di
della guerra teneasi pur Bellona chiamata Enio da’ Greci, e supposta da chi madre, da chi sorella, e da chi moglie di Mar
teneasi pur Bellona chiamata Enio da’ Greci, e supposta da chi madre, da chi sorella, e da chi moglie di Marte. E tra le d
a chiamata Enio da’ Greci, e supposta da chi madre, da chi sorella, e da chi moglie di Marte. E tra le divinità riponevasi
nelle mani. Capo VII. Di Vulcano. Quattro Vulcani sì annoverano da Cicerone; il primo figlio del Cielo e sposo di Mi
cielo: e cadendo nell’ isola di Lenno si ruppe la coscia, onde zoppo da ambi i lati rimase perpetuamente. Fu ivi nutrito
oscia, onde zoppo da ambi i lati rimase perpetuamente. Fu ivi nutrito da Eurinome figlia dell’ Oceano, che ne prese compas
i fulmini contro i Giganti, che osò domandargli Minerva in isposa, e da lei rifiutato ottenne Venere. Ebbe però sovente a
enne Venere. Ebbe però sovente a pentirsi di queste nozze, tormentato da perpetue gelosie, spezialmente contro di Marte. N
ato da perpetue gelosie, spezialmente contro di Marte. Nondimeno ebbe da lei Cupidine, sebbene altri dieno a questo divers
giavasi Vulcano, in sembianza di fabbro col martello in mano, e zoppo da ambi i piedi. Aveva egli in Lenno il principal cu
Venere, Cupidine, ed Imene. Quattro Venere pur si trovono nominate da Cicerone: la prima figlia del Cielo, e della Gior
ine, la terza figlia di Giove e di Dione, che fu moglie di Vulcano, e da Marte ebbe Antero; la quarta figlia di Siro e di
cerla la Propetidi native di Amatunta città di Cipro, e furori quindi da Venere pria condannate a mostrarsi ignude, e posc
mentre Cencreide occupata nelle feste di Cerere vivea secondo il rito da lui divisa, alla fine desideroso di vedere chi fo
contrarie preghiere di lei volle andarvi ad ogni patto, vi fu ucciso da un cignale, sotto alle sembianze di cui dissero a
igno; il passero, e specialmente la colomba, in cui si disse cangiata da Cupido la ninfa Peristera, perchè in una sfida ch
re la rese vittoriosa. Rappresentavasi or sopra una conchiglia tirata da due Tritoni, o da due Cavalli marini, or sopra un
osa. Rappresentavasi or sopra una conchiglia tirata da due Tritoni, o da due Cavalli marini, or sopra un cocchio tirato da
a da due Tritoni, o da due Cavalli marini, or sopra un cocchio tirato da due cigni, o da due colombe. Adorata era Venere p
, o da due Cavalli marini, or sopra un cocchio tirato da due cigni, o da due colombe. Adorata era Venere principalmente ne
; e avendo in Cipro i Cerasti osato sacrificarle umane vittime, furon da essa cangiati in lori. In Roma alle calende di ap
aprile, così detto secondo alcuni aphros spuma, alludendo alla spuma da cui nacque Venere, secondo altri da perire, perch
phros spuma, alludendo alla spuma da cui nacque Venere, secondo altri da perire, perchè allora la terra apre il seno alla
hè allora la terra apre il seno alla produzione de’ vegetabili. Amore da Esiodo è posto fra i primi Iddìi, contemporaneo a
to fra i primi Iddìi, contemporaneo al Caos, e alla terra, e distinto da Cupidine. Gli altri poeti comunemente contondono
lei indegno. Amore in cambio di lei si accese, e la fece trasportare da Zefiro in un palagio rimoto, ov’ ella era di tutt
Zefiro in un palagio rimoto, ov’ ella era di tutto lautamente fornita da ninfe invisibili, ed ei medesimo veniva da lei la
i tutto lautamente fornita da ninfe invisibili, ed ei medesimo veniva da lei la notte senza lasciarsi veder giammai. Brama
di rivedere due sorelle che avea Amore permise che fosser anch’ esse da Zefiro colà portate, e queste udendo la felicità
la felicità ch’ ella godeva, ma che non vedea giammai lo sposo, punte da invidia le fecer credere eh’ ei fosse un mostro,
sa. Avide di questo le sorelle una dopo l’ altra salirono lo scoglio, da cui Zefiro le avea portate al palagio di Amore, e
cui Zefiro le avea portate al palagio di Amore, ed una dopo l’ altra da esso precipitarono. Intanto Venere informata di q
siche davanti e fieramente la maltrattò. Le impose quindi di separare da un grosso mucchio di frumento, di orzo di miglio,
o; in seguito di portarle una brocca piena di un acqua nera custodita da due dragoni e un’ aquila, presa la brocca, andò a
, e recarle un vasetto pieno di grazie e di vezzi, che dato sarebbele da Proserpina; e scesa per la via del Tenaro ottenne
e dato sarebbele da Proserpina; e scesa per la via del Tenaro ottenne da Proserpina il vaso, ma al ritorno ebbe curiosità
letargo. Da questo però Amore la risvegliò, e salilo al cielo ottenne da Giove di averla in isposa, e placata Venere in ci
l leggiadrissima giovane colle ali di farfalla. Imene Dio delle nozze da alcuni vien detto figlio di Bacco e di Venere, da
ene Dio delle nozze da alcuni vien detto figlio di Bacco e di Venere, da altri figlio di Apolline, e di una delle muse, ch
rora, del Sole, e della Luna. Figli d’ Iperione e di Tea son detti da Esiodo l’ Aurora, il Sole, e la Luna. L’ Aurora,
se, e n’ ebbe Mennone, che poi venuto in soccorso di Troia, fu ucciso da Achille. Ottenne essa a Titone l’ immortalità, ma
ed ella vergognandosi fuggi ne’ boschi, ove si fece seguace di Diana, da cui ricevette in dono un cane di mirabile velocit
cità, ed un dardo, che sempre sicuramente colpiva. Richiamala in fine da Cefalo, a lui donò quel cane, e quel dardo. Ma un
pra alla riva di un fonte egli chiamava l’ aura a ristorarlo, uno che da lungi l’ udì, credette ch’ egli chiamasse una Nin
e fronde, che Cefalo credendo nascosta ivi una fiera lanciò il dardo, da cui la misera Procri rimase estinta. Si disse pos
Rappresentavasi l’ Aurora sopra di un carro a due cavalli, preceduta da Fosforo o Lucifero sotto la forma di un Genio ave
o avente una stella in fronte, e una fiaccola in mano ed accompagnata da altri Geni quali in atto di versar la rugiada, e
, che molti poeti confusero con Apollo, ma che Omero ed Esiodo sempre da lui distinsero, ebbe da Climene figlia dell’ Ocea
ero con Apollo, ma che Omero ed Esiodo sempre da lui distinsero, ebbe da Climene figlia dell’ Oceano Faetonte, Lampezia, F
iglia dell’ Oceano Faetonte, Lampezia, Faesosa, e Febe o Lampetusa; e da Ferse, o Perseide Eeta, Pasifae e Circe. Factente
te, secondo Ovidio, in una contesa con Epafo figlio di Io; sentendosi da lui negare di esser figlio del Sole, andò per con
fu re di Coleo e possessore del vello, d’ oro, che poi conquistato fu da Giasone per opera di Medea, siccome appresso vedr
rtorì il Minotauro mostro mezz’ uomo, e mezzo toro, che poi fu ucciso da Teseo nel labirinto di Creta. Circe maritatasi al
tabilì nel promontorio Circeo ora Monte Circello, ove non corrisposta da Glauco amante di Scilla, per vendetta avvelenò la
lavavasi onde questa cangiossi in mostro marino; rifiutata parimente da Pico re del Lazio lui trasformò in picchio, cangi
uminosissimo circondato dalle Ore, che le dauzavano intorno, e tirato da quattro focosi cavalli Eto, Piroo, Eoo, e Flegone
confondesi con Diana, fu anch’ essa dai più antichi poeti interamente da lei distinta. Dicon le favole, che innamorata di
te dal cielo a star seco sul monte Latino; ed aggiungono pure, che fu da Pane Dio de’ pastori allettata con un presente di
l quarto nato in Arcadia, e soprannomato dagl’ Arcadi Nomione, perchè da esso dicevano di aver avuto le leggi. Il più cele
tà portò il disco di Apollo alla testa di Giacinto; che ne morì, e fu da Apollo cambiato nel fiore dello stesso nome. Ovid
lo amava prevenne il colpo cangiandolo in cipresso. Tutto questo però da molti viene attribuito a Silvano. Innamorato prim
rse il fatto ad Orcamo, il quale fece seppellir viva Leucotoe che poi da Apolline fu trasformala nell’ albero, da cui stil
pellir viva Leucotoe che poi da Apolline fu trasformala nell’ albero, da cui stilla l’ incenso, e Clizia medesima fu cangi
de. Trasse però dal fianco di lei un bambino, cui fece prima allattar da una capra, e poscia allevar dal centauro Chirone,
e poscia allevar dal centauro Chirone, e chiamollo Esculapio. Questi da Chirone istrutto nell’ arte medica, ne divenne co
ca, ne divenne così valente, chef potè ad istanza di Diana richiamare da morte a vita Ippolito tiglio di Teseo. Sdegnato p
avevano i fulmini a Giove., venne esigliato dal cielo. Ebbe Esculapio da Epione due figli Macaone e Podalirio, che aneli e
oracolo di Apollo, il quale rispose, che conveniva condurre Esculapio da Epidauro in Roma. Gli ambasciatimi passarono quin
posarsi spontaneamente sopra la nave dei Romani, ch’ era nel porto, e da essi condotto a Roma, e deposto nell’ Isola del T
ndo ottenerla se non a condizione di condurre a Pelia un carro tirato da un leone e da un cignale. Apollo gl’ insegnò il m
se non a condizione di condurre a Pelia un carro tirato da un leone e da un cignale. Apollo gl’ insegnò il modo onde aggio
modo onde aggiogare queste due bestie feroci. Oltreciò allorchè preso da grave malattia era Admeto vicino a morte, ei gli
este generosamente a ciò offerta, egli fu risanato, ed Alceste fu poi da Ercole tratta fuor dell’ l’ Inferno, dopo avervi
e dell’ oracolo dovette esporre la figlia Esione, che fu poi liberata da Ercole. In Frigia fu Apollo dal Satiro Marsia sfi
il fiume Marsia, che sbocca nel fiume Meandro. Pari disfida ebbe ivi da Pane, e parimente vincitore ne fu dichiarato dal
sa Pitia posta sul tripode coperto della pelle del serpente Pitone, e da questi luoghi ei trasse i nomi di Delio, Clario,
o, come quello di Cintio dal Monte Cinto ove nacquero quello di Pitio da Pito sinonimo, di Delfo, quello di Febo, cioè ris
onia, parte della Beozia sopra i monti Parnasio, Castalio ed Elicona, da cui usciva il fonte Castalio, in cui si volle can
e Castalio, in cui si volle cangiata la ninfa Castalia mentre fuggiva da Apollo, e il fonte Aganippe, Ippocrene o Cavallin
Aganippe, Ippocrene o Cavallino, che si disse fatto sgorgar di terra da un calcio del cavallo Pegaso nato dal sangue di M
lla Tessaglia, e il monte Pindo nella Macedonia diceansi pure sovente da esse abitati. Narra Ovidio, che le nove figlie di
uggirono convertite in uccelli, ed ei volendo inseguirle precipitossi da una loggia, e rimase estinto. Capo XI. Di Dian
Di Diana. Oltre alla figlia di Giove e di Latona, due altre Diane da Cicerone si accennano, l’ una figlia di Giove e d
vidanza di Calista figlia di Licaone, la quale erasi lasciata sedurre da Giove, che per ingannarla avea assunte le sembian
iscacciò. Quella entrala in un bosco diede poi Arcade alla luce, e fu da Giunone cangiata in orsa. Arcade cresciuto in età
placabile, altro non potendo, ottenne, secondo Ovidio, dall’ Oceano e da Teti di non permettere che mai si bagnino in mare
figliuolo di Aristeo e di Autone osato di mirarla nuda nel bagno, fu da essa coll’ acqua, che gli gettò contro cangiato i
oll’ acqua, che gli gettò contro cangiato in cervo, e divorato poscia da propri cani. Orione, nato secondo le favole dall’
r violenza ad Opi ninfa di Diana, e secondo alcuni a Diana stessa, fu da essa ucciso, secondo alcuni, con un dardo, e seco
gendolo rapito dall’ Aurora. Chione figlia di Dedalione, che per aver da Mercurio generato Autolico, da Apolline Filammone
ione figlia di Dedalione, che per aver da Mercurio generato Autolico, da Apolline Filammone, osò a lei preferirsi, fu essa
o Autolico, da Apolline Filammone, osò a lei preferirsi, fu essa pure da lei trafitta, di che il padre addolorato gettossi
e da lei trafitta, di che il padre addolorato gettossi in mare, ma fu da Apollo a mezz’ aria cangiato in uno sparviero. Eg
le campagne calidonie un terribil cignale, il quale ben poi fu ucciso da Meleagro figlio di Eneo, ma con fatai danno di lu
elli di Altea, e volendo a forza ritogliere ad Atalanta il dono avuto da Meleagro vennero uccisi. Allora Altea madre di Me
la morte de’ suoi fratelli il tizzone sul fuoco, e Meleagro consunto da interna arsura insieme con quello rimase estinto.
si uccise, e le sorelle di Meleagro la morte di lui piangendo furono da Diana cangiate negli uccelli detti Meleagridi. Al
. Diana rappresentavasi in abito di cacciatrice sopra un carro tirato da due cervi, e come confondessi colla Luna, cosi a
lla Luna, cosi a lei poneasi pur anche un arco lunato in fronte; anzi da molti poeti pur fu confusa con Ecate, e detta per
ve era nata. Famoso era il suo tempio in Efeso, che poi fu incendiato da Erostrato, preso dalla mania di rendersi con ciò
è chiamato Trifonio; il terzo figlio di Giove e di Maia, dal quale e da Penelope alcuni pretesero nato il Dio Pane; il qu
avaglisi pure in mano il caduceo; vale a dire una verga attorcigliata da due serpenti, colla quale dice Omero, eh egli chi
trapassati all’ inferno. Avendo per ordin di Giove ucciso Argo posto da Giunone alla custodia di Io (come si disse al Cap
osto da Giunone alla custodia di Io (come si disse al Capo IV.), ebbe da ciò il titolo di Arcidiga. Vuolsi per alcuni ch’
, ebbe da ciò il titolo di Arcidiga. Vuolsi per alcuni ch’ egli abbia da Venere avuto Cupidine, per altri Ermafrodito. Inn
a lui venne attribuita eziandio l’ invenzion della lira, che si disse da lui formata la prima volta coi tesi nervi di una
ate si dissero le feste Orfiche; il quinto figlio di Niso e di Dione, da cui si credettero stabilite le Trieteridi. Comune
Dione, da cui si credettero stabilite le Trieteridi. Comunemente però da poeti Bacco vien detto figlio di Giove e di mele
ichiesta, sebbene a malgrado; ma quando a lei presentossi, un fulmine da lui uscito l’ incendiò. Allora Giove le estrasse
, e l’ ascose nella sua coscia, poi datolo alla luce lo fece allevare da Ino sorella di Semele sotto la custodia di Sileno
custodia di Sileno. Cresciuto in età andò alla conquista delle Indie, da cui tornando trovò nell’ Isola di Nasso Arianna a
Indie, da cui tornando trovò nell’ Isola di Nasso Arianna abbandonata da Teseo, e fattala sua sposa trasportò iu cielo la
Baccanti in una specie di furore, ond’ erano da’ Greci chiamate orge da furore. In queste il giovane Cisso spensieramente
giovane Cisso spensieramente saltando cadde in una profonda fossa, e da Bacco venne cangiato in edera. Essendosi a tale f
hiedere sconsigliatamente che in orò si convertisse tutto quello, che da lui fosse tocco, mutandosegli in oro anche il pan
o. Anche, le cinque figlie di Anio sacerdote di Apollo in Delo avevan da Bacco ottenuto di cangiare in frumento o vino od
be. Rappresentatasi Bacco in aria giovenile, sopra di un carro tirato da due tigri col capo inghirlandato di edera e di pa
ricchezze, unita a Giove divenne madre di Proserpina. Essendo questa da Plutone stata rapita nelle campagne dell’ Enna in
ume Alfeo raggiunta), diè finalmente a Cerere contezza che Proserpina da Plutone, era stata rapita. Essa allora sir volse
nell’ arte di coltivare la terra, Io spedì sopra il suo carro tirato da due dragoni in varie parti del mondo ad insegnarl
degli utili insegnamenti di Trittolemo, cercò anzi ammazzarlo; ma fu da Cerere cangiato in lince. Avverso a Cerere ed a T
ngiare. Ma questa mal sofferendo la schiavitù raccomandossi a Nettuno da cui prima era stata amata, ed ei per toglierla al
scatore. Restituita alla forma primiera tornò essa al padre, e veduta da lui nuovamente, e pur nuovamente si trasformò, us
il padre ne ritraeva dal venderla, sufficiente a satollarlo, ei finì da ultimo a doversi arrabbiatamente mangiare le prop
a, e la falce con cui si miete il frumento. Il suo cocchio era tirato da due dragoni. In Roma a lei offerivansi ne’ sacrif
nte era antichissimo presso gli Orientali, e in Italia vuolsi portato da Enea; sebben’ pretendesi da alcuni che fosse già
gli Orientali, e in Italia vuolsi portato da Enea; sebben’ pretendesi da alcuni che fosse già in uso presso i Tirreni. La
gini dette Vestali, che nel tempio di Vesta fabbricato secondo alcuni da Romolo, e secondo altri da Numa, vegliavano a vic
tempio di Vesta fabbricato secondo alcuni da Romolo, e secondo altri da Numa, vegliavano a vicenda intorno ad esso. Le ve
vando il fuoco sacro, il quale nell’ uno e nell’ altro caso portavasi da una Vestale sopra l’ altare entro un crivello di
XVI. Della Terra, e degli Dei terrestri. La Dea della terra, detta da Esiodo con proprio nome Gea, e dagli antichi Lati
ta da Esiodo con proprio nome Gea, e dagli antichi Latini Tellure, fu da essi riguardata come moglie del Cielo, e madre di
à o dal monte Cibelo nella Frigia, ove il suo culto ebbe principio, o da Cibelo suo primo Sacerdote. Fu detta anche Dindim
bolo delle sue produzioni; sopra di un cocchio a quattro ruote tirato da due leoni, e colle chiavi in mano, con cui apre a
suoi sacerdoti eran detti Galli dal fiume Gallo nella Frigia, Dattili da dactylos, dito, perchè erano eguali in numero all
i da dactylos, dito, perchè erano eguali in numero alle dita. Cureti, da cura tonsura, perchè tosavansi; Coribandi da cory
umero alle dita. Cureti, da cura tonsura, perchè tosavansi; Coribandi da coryptein agitare il capo, perchè con grandi agit
con grande strepito di percossi cembali di metallo le feste di Cibele da quelli si celebravano. Eran essi eunuchi ad imita
uchi ad imitazione di Ali, che tal si rese allor quando mirò trafitta da Cibele la ninfa Sangaride, colla quale violato eg
ride, colla quale violato egli avea il precetto di castità impostogli da Cibele nel farlo suo sacerdote. Ati fu poi da ess
o di castità impostogli da Cibele nel farlo suo sacerdote. Ati fu poi da essa cangiato in pino. La vittima che a Cibele sa
e alcun uomo potesse intervenirvi. Nelle viscere della terra fu posta da Pronabide la sede di Demogorgone, Dio terribile,
non potè vincere quella di Siringa figlia del fiume Ladone, la quale da lui fuggendo in riva al fiume paterno fa cangiata
recia si accinsero a spogliare il tempio di Delfo, venne loro incusso da Pane un improvviso terrore, per cui tutti diedero
’ 15 di Febbraio, che si dissero altrove dedicate a Giunone Februale, da molti si vollero dedicate a Pane, di cui si prete
tavasi con un cipresso in mano per memoria del giovane Ciparisso, che da lui non da Apollo vogliono molti essere stato can
un cipresso in mano per memoria del giovane Ciparisso, che da lui non da Apollo vogliono molti essere stato cangiato in ci
iono pure che dalla ninfa Simetide ei generasse Aci, che fu poi amato da Cutatea, e ucciso da Polifemo; e dalla ninfa Miri
infa Simetide ei generasse Aci, che fu poi amato da Cutatea, e ucciso da Polifemo; e dalla ninfa Mirica Latino, padre di L
ario. Era tenuto come il più lascivo fra tutti gli Dei. La ninfa Loto da lui fuggendo fu trasformata nella pianta dello st
o fu trasformata nella pianta dello stesso nome; e Driope amata prima da Pane e da Apolline, e divenuta poi moglie di Andr
ormata nella pianta dello stesso nome; e Driope amata prima da Pane e da Apolline, e divenuta poi moglie di Andremone, da
mata prima da Pane e da Apolline, e divenuta poi moglie di Andremone, da questa pianta cogliendo alcuni fiori per divertir
palmente nell’ agro Pontino, ovediceasi che alcuni Lacedemoni fuggiti da Sparta, perchè mal sofferenti delle leggi troppo
mele. Mentre inseguiva Euridice moglie di Orfeo, questa fu morsicata da un serpente nascosto fra l’ erbe, e ne morì. Le n
delitto il violare. La sua figura a principio non era che una pietra, da quale segnava il confine tra un campo e l’ altro,
. I Geni delle donne più comunemente erano detti Giunoni. Dal Genio e da una vergine Sabina diceasi nato il Dio Fidio fond
Vaticano quel che apre la bocca a’ vagiti, Levana quella che solleva da terra i bambini, Cunina quella che presiede alle
i in Italia, dove sui colle Palatino fondò una piccola città chiamata da lui Pallanteo; Acca Laurenzia che fu nutrice di R
fu nutrice di Romolo e di Remo, e in onor di cui voglionsi istituite da Romolo le feste Laurentine o Laureatali, che cele
l Popolo Romano, allorchè stava ritirato sul monte Aventino, si volle da esso per gratitudine onorata di perenne culto, e
ell’ Oceano partorì le Ninfe del mare dette perciò Nereidi. L’ Oceano da Esiodo e da Omero non è riguardato come Dio nel m
partorì le Ninfe del mare dette perciò Nereidi. L’ Oceano da Esiodo e da Omero non è riguardato come Dio nel mare, ma come
o a Nettuno. Questi sposò Anfitrite figlia dell’ Oceano, cui fè rapir da un Delfino, che in ricompensa fu poi trasportato
Delfino, che in ricompensa fu poi trasportato fra de costellazioni; e da essa ebbe Tritone che rappresentasi mezz’ uomo e
il carro di Nettuno sonando una conca marina. Secondo Omero, Nettuno da Ifimedia moglie di Aloeo ebbe due figli Oto, ed E
ti, e alla grossezza di nove, incatenarono Marte, che fu liberato poi da Mercurio, e soviapposero all’ Olimpo l’ Ossa ed i
osero all’ Olimpo l’ Ossa ed il Pelio per cacciar Giove dal cielo; ma da lui fulminati furono poi sepolti nel Tartaro. Agg
furono poi sepolti nel Tartaro. Aggiugne lo stesso Omero, che Nettuno da Tiro figlia di Salmoneo e moglie di Creteo, la qu
dì Giasone alla conquista del vello d’ oro, e Neleo padre di Nestore; da Toosa figlia di Forco ebbe il Ciclope Polifemo, c
Toosa figlia di Forco ebbe il Ciclope Polifemo, che acciecato fu poi da Ulisse, a cui divorato aveva sei compagni: finalm
ecato fu poi da Ulisse, a cui divorato aveva sei compagni: finalmente da Peribea figlia di Eurimedonte ebbe Nausitoo re de
ttendo Ceneo a favor de’ Lapiti contro i Centauri, non potendo essere da questi ferito, fu invece oppresso sotto il peso d
e cerulee, e col tridente in mano, sopra una grande conchiglia tirata da due cavalli marini. A Nettuno sacrificavasi il to
li in Roma erano ai 23 di Luglio. Il Dio Conso, particolare a’ Romani da alcuni venne confuso con Nettuno, da altri distin
Dio Conso, particolare a’ Romani da alcuni venne confuso con Nettuno, da altri distinto, e riguardato come Dio de’ consoli
Proteo figliuolo dell’ Oceano e di Teli figlia della terra, il quale da Nettuno avea per ricompensa ottenuto da prevision
figlia della terra, il quale da Nettuno avea per ricompensa ottenuto da previsione del futuro; ma noi predicea se non leg
tessa facoltà godea Tetide figlia di Nereo. Sorpresa, secondo Ovidio, da Peleo figlio di Eaco, mentre era addormentata, el
albero, in tigre, in uccello, e cosi a lui si sottrasse. Ma avvisalo da Proteo di legarla, ove la sorprendesse di nuovo,
trasformazione, per questo modo ottenne Peleo di averla in moglie, e da essi poi nacque Achille, che Proteo avea innanzi
orte del padre. Avendo Peleo in appresso ucciso il fratello Foco nato da Psamate ninfa marina, questa mandò un mostruoso l
sacro, secondo il medesimo, era il porto d’ Itaca. Ma un altro Forco da Cicerone si accenna, figlio dell’ Oceano e di Sal
Salacia, il quale, die’ egli, fu re di Corsica e di Sardegna, e vinto da Atlante in una battaglia navale e sommerso, fu de
, ma che di professione tutti dicono pescatore, veggendo, che i pesci da lui presi gettati sul lido al tocco di cert’ erba
, che gettandosi in mare furono ad istanza di Venere cangiati amendue da Nettuno in Dei marini, e chiamati poscia da’ Grec
esse, al dir di Ovidio, compagne di Proserpina, e allorchè questa fu da Plutone rapita, e bramando di andarne in traccia
cilla era figlio di Forco e della ninfa Cratea. Fu amata perdutamente da Glauco, il quale ricorse a Circe per ottenere da
u amata perdutamente da Glauco, il quale ricorse a Circe per ottenere da lei qualche incantesimo, onde essere da Scilla ri
ricorse a Circe per ottenere da lei qualche incantesimo, onde essere da Scilla riamato. Invece innammorossi Circe di, lui
voracissima, che avendo rubato ad Ercole certi buoi, secondo alcuni, da lui fu uccisa, e secondo altri fulminata da Giove
rti buoi, secondo alcuni, da lui fu uccisa, e secondo altri fulminata da Giove; e cangiata in una voragine vorticosa, che
a fu da’ Mitologi assegnato, come abbiam detto, a Giove ed a Giunone, da cui dipendean le piogge e le altre meteore. Ma il
ui dipendean le piogge e le altre meteore. Ma il governo de’ venti fu da Giove affidato ad Eolo figlio di esso e di Acesta
Eolie, ora di Lipari. Padre de’ venti tempestosi o delle procelle fu da Esiodo detto Tifone marito di Echidna; gli altri
siodo detto Tifone marito di Echidna; gli altri venti ei fece nascere da Astreo e dall’ Aurora, I principali tra questi er
o da’ quattro punti cardinali del cielo, vale a dire Borea o Aquilone da tramontana, Euro da levante, Austro o Noto da mez
cardinali del cielo, vale a dire Borea o Aquilone da tramontana, Euro da levante, Austro o Noto da mezzogiorno, Zefiro da
a dire Borea o Aquilone da tramontana, Euro da levante, Austro o Noto da mezzogiorno, Zefiro da ponente. Zefiro fu marito
da tramontana, Euro da levante, Austro o Noto da mezzogiorno, Zefiro da ponente. Zefiro fu marito di Glori o Flora Dea de
, veniva pur nominato Giove infernale, e Dite, od Orco; sebbene, Orco da Esiodo è chiamato più propriamente il Dio del giu
nitore degli spergiuri. Rapì egli Proserpina figlia di Cerere, il che da Ovidio vien raccontato in questo modo. Allorchè G
noso, con nera barba e neri capelli, sopra un cocchio di ferro tratto da neri cavalli, e con un bidente di ferro in mano.
ono con Diana, altri colla stessa Proserpina, ma che Esiodo distingue da amendue, dicendola figlia di Geo, e di Febo. Nell
ed in Alene qual Dea dell’ Inferno adoravasi anche Cotitto riguardata da alcuni come la stessa Proserpina, e da altri come
avasi anche Cotitto riguardata da alcuni come la stessa Proserpina, e da altri come una Dea da lei diversa. I Sacerdoti di
guardata da alcuni come la stessa Proserpina, e da altri come una Dea da lei diversa. I Sacerdoti di Cotitto chiamavansi B
i geni, che presedevano a’ morti. Da alcuni furon confusi co’ Lemuri, da altri furon presi per le anime stesse de’ trapass
lingua. Di là dell’ Acheronte era il cane Cerbero con tre teste, nato da Tifone e da Echina, ch’ era il custode dell’ Infe
à dell’ Acheronte era il cane Cerbero con tre teste, nato da Tifone e da Echina, ch’ era il custode dell’ Inferno. Tre giu
uolo della Terra. Avendo voluto far violenza a Latona, fu egli ucciso da Apollo, e sepolto nel Tartaro, dove occupava coll
nove iugeri di terreno, e le viscere sempre rinascenti gli erano rose da due avvoltoi. Flagia figliuolo di Marte e di Cris
di Crise, e re de’ Lapiti, avendo incendiato il tempio di Apollo, fu da esso ucciso, e condannato a starsi perpetuamente
ovinargli addosso a schiacciarlo. Issione figliuolo di Flegia ammesso da i Giove alla sua mensa osò aspirare a Giunone. Gi
legia ammesso da i Giove alla sua mensa osò aspirare a Giunone. Giove da essa avvertitone, per farne prova gli te comparir
o fe poi dalle furie legare giù nell’ Inferno ad una ruota circondata da serpenti e che sempre gira. Tantalo figlio di Gio
l peso di enorme sasso quelli, che gli cadeano tra le mani. Fu ucciso da Teseo, e condannato nell’ Inferno a spinger sull’
vamente ricade. Pausania pretende che di tal pena ei sia stato punito da Giove pei’ aver ad Asopo rivelato il luogo, in cu
catenata la Morte, finchè ad istanza dello stesso Plutone fu liberata da Marte. Demetrio intorno ad esso spacciò un’ altra
to dall’ Inferno con questo pretesto non volle più ritornarvi, finche da Mercurio non vi fu trailo a forza. Le Danaidi era
a’ Romani ed a’ Greci, alcuni altri i Romani adottati ne avevano pur da altre nazioni, e siugolarmente dagli Egizi., Tra
di lui moglie, la quale i Greci pretendeano esser la figlia d’ Iliaco da Giove prima cangiata in vacca per occultarla a Gi
rometeo che detto aveagli di rigettare qualunque presente gli venisse da Giove; ed avendo Pandora aperto il vaso: ne uscir
ora avvedutamente richiuse. Nè di ciò pur contento fè Giove incatenar da Mercurio, o come altri vogliono, da Vulcano, Prom
ò pur contento fè Giove incatenar da Mercurio, o come altri vogliono, da Vulcano, Prometeo, sul monte Caucaso, e mandò a r
scere un avoltoio: il quale tormento Prometeo soffrir dovette, finchè da Ercole pur con assenso di Giove medesimo, non ne
dall’ umida terra, e fra questi il serpente Pitone che poi fu ucciso da Apollo. Cerambo, secondo il medesimo, si sottrass
icò il corso della notte. Poco dopo sopravvenne lo stesso Anfitrione, da cui Alcmena concepì Ificlo, che nacque gemello co
la moglie di Stenelo re di Micene incinta di Euristeo. Giunone carpi da Giove il giuramento che chi nascerebbe il primo a
alantide, impaziente di veder Ercole estinto, il fè assalire in culla da due serpenti, che però l’ intrepido fanciullo str
alla fine perisse. Dodici sono le principali imprese, a cui Ercole fu da Euristeo obbligalo, le quali perciò comunemente s
vittoria. 2. Pugnò nel paese di Argo coll’ Idra Lernea nata parimente da Echidna, che era un serpente di sette teste, a cu
tutte di un colpo, secondo altri, gliele bruciò colle faci recategli da Giolao figlio d’ Ificlo. 3. Sul monte Erimanto in
ei pure ad Euristeo. 5. Col rumore de’ cembali di metallo prestatigli da Minerva mise in fuga sul lago Stinfalo in Arcadia
nerva mise in fuga sul lago Stinfalo in Arcadia gli sparvieri educati da Marte, che aveano il becco e gli ai tigli di ferr
a. 7. Purgò le stalle di Augia re dell’ Elide dal letame accumulatovi da trenta anni, coll’ introdurvi il fiume Alfeo. 8.
he avea tre corpi, e gli tolse le vacche custodite dal cane Orto nato da Tifone e da Echidna. Le donne di Eripilo insoffer
corpi, e gli tolse le vacche custodite dal cane Orto nato da Tifone e da Echidna. Le donne di Eripilo insofferenti di vede
fone e da Echidna. Le donne di Eripilo insofferenti di veder condotte da Ercole queste vacche pe’ loro campi furon esse me
Uccise il Drago custode del giardino delle Esperidi, nato anch’ esso da Echidna, e ne tolse i pomi d’ oro, o come altri d
chidna, e ne tolse i pomi d’ oro, o come altri dicono, li fè cogliere da Atlante, ed ei frattanto in vece di lui sostenne
ll’ inferno e gli condusse incatenato il, cane Cerbero nato parimente da Echidna; e dalla velenosa bava che questi lasciò
e; ei dopo aver consumalo contro di loro tutte le sue saette, ottenne da Giove una pioggia di sassi, co’ quali li mise in
allor regnava sul Palatino, per gratitudine di aver purgalo il paese da quel ladrone gli eresse un’ ara, che in grande on
liberò anche Teseo, come dirassi qui in seguito al Cap. X. Essendogli da Tindamante re di Misia negate le vettovaglie, irr
la nave Argo. Periclimeno figlio di Neleo e fratello di Nestore, avea da Nettuno ottenuto di potersi trasformare a suo tal
o volle provarsi con Ercole, e con lui combattendo sotto varie forme, da ultimo cangiossi in aquila. Ma Ercole lo ferì di
anira figlia di Eneo re di Calidania e sorella di Meleagro; atterrato da Ercole egli mutossi prima in serpente, poi afferr
ro; atterrato da Ercole egli mutossi prima in serpente, poi afferrato da lui pel collo e vicino ad essere strozzato si can
sere strozzato si cangiò in toro; ma essendogli sotto di questa forma da Ercole strappato un corno, fu alla fine costretto
promesso; ma invece allorchè Ercole l’ ebbe indossata, si senti preso da un interno ardor si cocente, che furioso errando
o manifestare ove fosse sepolto. Le favole aggiunsero poi che fu egli da Giove portato in cielo e posto nel numero degli D
stituito. Dopo la morte di Ercole, essendosi Illo, figlio di lui nato da Deianira, rifugiato in Atene presso di Teseo, Eur
glio l’ odio che nutrito avea contro del padre, andò ad assalirlo; ma da Illo medesimo in un combattimento restò ucciso e
eso dall’ oracolo di aver ad essere ucciso dal figlio, che nato fosse da Danae, la fece chiudere in una torre ben custodit
che nato fosse da Danae, la fece chiudere in una torre ben custodita da guardie, perchè niun uomo se le accostasse. Giove
accolta da’ pescatori e recata al re Pilunno, il quale sposata Danae, da cui ebbe Dauno (che trasferitosi nel paese de’ Ru
po Verde, nel mare Atlantico. Erano stati a Medusa i capelli cangiati da Pallade in serpenti, perchè nel tempio di lei era
iunque la riguardava ne rimanea petrificato. Per vincerla ebbe Perseo da Mercurio i talari o coturni alati, da Vulcano una
icato. Per vincerla ebbe Perseo da Mercurio i talari o coturni alati, da Vulcano una spada adamantina, da Plutone l’ elmo,
a Mercurio i talari o coturni alati, da Vulcano una spada adamantina, da Plutone l’ elmo, e da Pallade uno scudo, che risp
coturni alati, da Vulcano una spada adamantina, da Plutone l’ elmo, e da Pallade uno scudo, che risplendea a guisa di spec
di Cassiopea per ordine dell’ oracolo era esposta ad essere divorata da un mostro marino, colà mandato dalle Nereidi, per
scacciato Acrisio, erasi fattore degli Argivi, la moglie di lui detta da Omero Antea, da altri Stenobea si accese di Belle
o, erasi fattore degli Argivi, la moglie di lui detta da Omero Antea, da altri Stenobea si accese di Bellerofonte, e non p
il monte della Licia del medesimo nome. Era la Chimera un mostro nato da Tifone e da Echidna col capo e il petto di leone,
la Licia del medesimo nome. Era la Chimera un mostro nato da Tifone e da Echidna col capo e il petto di leone, il ventre d
da di drago, e che fuoco vomitava dalla bocca. Bellerofonte, ottenuto da Nettuno il cavallo Pegaseo, con esso andò coraggi
alla quale Bellerofonte ebbe Issandro, Ippoloco e Leodamia, che amata da Giove fu madre poi di Sarpendone, e Stenobea disp
e colla mania di credersi cangiate in vacche, e ne furono poi guarite da Melampo, il quale sposò una di esse, e diede l’ a
sul fuoco, e a misura che questo andò consumandosi, egli pur divorato da interno ardore finì la vita. Pentissi Altea, ma t
iate in uccelli, che il nome ebbero di Meleagridi. Atalanta ricercata da molti alle nozze che abborriva, promise alla fine
er suo l’ ucciderli. Ippomene figlio di Macareo per superarla ottenne da Venere tre pomi d’ oro colti nell’ isola di Cipro
nicia e di Telafasse, e fratello di Europa, allorchè questa fu rapita da Giove, ebbe ordine dal padre di andarne in tracci
r acqua alia fontana di Marte, e questi vennero tutti quanti divorati da un drago. Desolato per una tal perdita fu confort
della Beozia, così detta in memoria del bue sopraccennalo. Ebbe Cadmo da Ermione o Armonia figlia di Marie e di Venere qua
Atamante, dovette gettarsi in mare; Autonoe madre di Atteone, che fu da Diana cangiato in cervo: ed Agave madre di Penteo
iglia ed aggravato dagli anni, Cadmo insieme con Ermione allontanossi da Tebe, e andò nell’ Illirico, dove chiedendo agli
uccedette a lui nel regno di Tebe il figlio Polidoro avuto similmente da Ermione; ma per essersi opposto a Bacco, in breve
lidoro e Labdaco non l’ avean recinta: e queste furono poi fabbricate da Anfione, il quale secondo le favole al suon della
i tenerla rinchiusa in una stretta prigione. Fu però Antiopa liberata da Giove, e ricoveratasi sopra il monte Citerone, iv
dagli Dei per compassione fu can giata nel fiume Dirce, che non lungi da Tebe entra nel fiume Ismeno. Capo VII. Di Edip
igliuolo di Labdaco re di Tebe e di Giocasta o Epioasta, come è detta da Omero, figliuola di Creonte. Avendo Laio udito da
o per essi un vinciglio il lasciò sospeso ad un albero. Fu là trovato da Forba pastore di Polibio re di Corinto, e portato
là arrivato a Tebe trovò di paese infestato dalla Sfinge, mostro nato da Tifone e da Echidna, che avea la testa, e il pett
a Tebe trovò di paese infestato dalla Sfinge, mostro nato da Tifone e da Echidna, che avea la testa, e il petto di donna,
poichè era destino, che questa dovesse morire sì tosto, che l’ enimma da alcuno fosse disciolto. Presentossi Edipo, e la S
gno di Tebe, e Giocasta in isposa, cui non sospettò essergli madre, e da essa gli nacquero i due gemelli Eteocle e Polinic
desimo, ma di più che Laio era suo padre, e Giocasta sua madre. Preso da orrore al vedersi tutto ad un tempo reo di parric
n veder più la luce, mentre Giocasta egualmente inorridita si appiccò da se stessa; poi datosi ad un volontario esiglio, n
un leone si maritasse, e la seconda ad un cignale. Or mentre turbato da questo sogno cercando andavane il significalo, co
sto sogno cercando andavane il significalo, comparvero alla sua corte da un canto Polinice coperto di una pelle di leone,
a Eteocle dopo un superbo rifiuto fece pure dalle sue genti comandate da Licofonte e Meone tendere a Tideo un agguato per,
trarsi a quell’ impresa, ma la moglie Erfile sorella di Adrasto vinta da Argia moglie di Polinice col presente di un aureo
da Argia moglie di Polinice col presente di un aureo monile lasciato da Ermione, scoperse il luogo dov’ ei celavasi; ed e
prezzatore degli Dei, mentre scalava le mura di Tebe, venne fulminato da Giove; Anfiarao fu col suo carro dalla terra ingh
l governo di Tebe, vietato che gli Argivi si seppellissero, fu ucciso da Teseo; e Alcmeone eseguito il fiero comandamento
fratelli di lei Temeno ed Assieme fu trucidato; e questi lo furon poi da Acarnone e Anfotero figli di Alcmeone, e di Calli
la lana d’ oro, in un bosco consegrato a Marte; ove sfavasi custodito da un drago, e da due tori spiranti fuoco dalla bocc
in un bosco consegrato a Marte; ove sfavasi custodito da un drago, e da due tori spiranti fuoco dalla bocca e dalle nari.
cercarlo. Giunti gli Argonauti all’ isola di Lenno trovaronla abitata da sole donne: perocchè esse, onde vivere in lor bal
ò in prime nozze Cleopatra, che altri chiamarono Stenobra o Stenoboe, da cui ebbe Orito e Crambo Dopo la morte di lei in s
tti i cibi, ridotto avrebbon Fineo a perir di fame, se opportunamente da Calai e Zette non fossero state scacciate. Approd
ti fiamme e sottoporli al giogo poi seminare i denti del drago ucciso da Cadmo, che ad Eeta erano stati mandati da Pallade
re i denti del drago ucciso da Cadmo, che ad Eeta erano stati mandati da Pallade e Marte, e vincere gli uomini che ne sare
Scilla e Cariddi, e che in questo pericoloso passaggio aiutali furono da Giunone; ma come non sì saprebbe determinare ove
’ avrebbe fatto rinascere giovane; ma invece sopra di un carro tirato da dragoni se ne fuggi a Corinto, dove Giasone trova
annò atrocemente sotto agli occhi di Giasone medesima i due figli che da esso avea avuti, indi salita sul carro tirato da’
Tesèo partorì Medo, che poi diede il nome alla Media. Chirone nacque da Fillira figlia dell’ Oceano congiunta a Saturno,
sonar la lira, nelle quali arti istruì Giasone ed Achille, che l’ uno da Alcimede, come abbiam detto, l’ altro da Tetide g
asone ed Achille, che l’ uno da Alcimede, come abbiam detto, l’ altro da Tetide gli furon dati ad allevare. Fu anche dotti
e dottissimo in medicina, nella quale ammaestrò Esculapio affidatogli da Apollo; e la cognizione che egli avea delle stell
tramutata in cavallo. Castore e Polluce nacquero, secondo le favole, da due uova partorite da Leda; ma l’ un di questi co
Castore e Polluce nacquero, secondo le favole, da due uova partorite da Leda; ma l’ un di questi contenente Polluce ed El
a; ma l’ un di questi contenente Polluce ed Elena era stato fecondato da Giove cangiato in cigno, l’ altro contenente Cast
’ altro contenente Castore, e Clitennestra avea avuta la fecondazione da Tindaro re dell’ Ebalia, marito di Leda. Quindi è
store. Polluce però, onde aver col fratello una sorte comune, ottenne da Giove che a vicenda l’ uno morisse, e risorgesse
caduta estinta per morsicatura di un serpente nell’ atto che fuggiva da Aristeo, egli scese all’ inferno per riacquistarl
fu portato a Lesbo, dove un serpente che avvenissi per morderlo venne da Apollo cangiato in sasso, e le donne omicide furo
morderlo venne da Apollo cangiato in sasso, e le donne omicide furon da Bacco mutate in piante. Capo IX. Di Minosse, e
retesi, e per meglio accreditar le sue leggi dicea di averle ricevute da Giove stesso. Dopo la sua morte ei fu in compagni
iunto prima a Sitone ottenne coll’ oro che la città gli fosse venduta da Arne figlia del re, che fu quindi caugiata in mul
rte sette giovani e sette donzelle, cui dava nel laberinto fabbricato da Dedalo in pasto al Minotauro, il quale fu poi ucc
to fabbricato da Dedalo in pasto al Minotauro, il quale fu poi ucciso da Teseo. Dedalo, figlio d’ Imessione, nipote di Eup
e sua sorella il quale mostrava di voler superarlo (perciocchè giunto da se medesimo era già ad inventare la sega, il torn
, il torno, la ruota dei vasi, ed altri ingegnosi istrumenti.), mosso da invidia precipitollo dalla rocca di Minerva, che
cangiò in pernice. Rifugiatosi perciò Dedalo in Creta ivi fu accollo da Minosse, per ordin di cui fabbricò il laberinto,
ei privo di quelle precipitò vicino all’ Isola di Samo nel mare, che da lui prese il nome d’ Icario. Dedalo invece sempre
o re di Agrigento, dove andato Minosse per riaverlo a forza, fu prima da Cocalo accolto amichevolmente, poi soffogato in u
caldo. Capo X. Di Teseo, e di Piritoo. Teseo nacque in Trachine da Etra figlia del re Pitteo, la quale congiunta pri
ma a Nettuno si unì poscia ad Egeo, re di Atene, onde fu Teseo tenuto da alcuni per figlio di Nettuno, e da altri per figl
re di Atene, onde fu Teseo tenuto da alcuni per figlio di Nettuno, e da altri per figlio di Egeo. Questi nel partir da Tr
r figlio di Nettuno, e da altri per figlio di Egeo. Questi nel partir da Trachine per ritornarsene ad Atene, seppellì in p
Etra sotto ad un gran sasso una spada, ordinandole, che, se nascesse da lei un maschio allorchè fosse in grado di rimover
a morte vicino a Maratona il terribile toro, che Ercole avea condotto da Creta ad Euristeo, e che questi avea mandato a de
e avendo accompagnato Ercole nella spedizione contro le Amazoni, ebbe da esso Ippolita, o come altri dicono, Antiopa, dall
Elena figlia di Giove e di Leda; ma questa gli fu prontamente ritolta da Castore e Polluce di lei fratelli. Giunto finalme
ano gli Ateniesi per l’ uccisione di Androgeo figlio di Minosse stati da lui sottomessi, come abbiam detto, alla barbara c
uccidere quel terribile mostro. Stava questo nel labirinto fabbricato da Dedalo; e Teseo per potere di là sottrarsi dopo l
uro essendosi procacciato l’ amore di Arianna figlia di Minosse, ebbe da lei per consiglio di Dedalo un gomitolo di filo,
sso, ivi ingratamente abbandonò Arianna, che fu poi trovata e sposata da Bacco e tornossene in Atene, con Fedra soltanto,
mero dice però che Arianna fu trattenuta in Dia o Nasso espressamente da Diana ad istanza di Bacco. Il ritorno di Teseo fu
rtito; ma Teseo dimenticò il comando del padre, sicchè questi vedendo da lungi il naviglio tornar colle nere vele, e crede
vele, e credendo il figlio estinto, per duolo affogossi nel mare, che da lui prese il nome di Mar Egeo, ora Arcipelago. Co
ndannato a seder immobile sopra di un sasso, finchè ne venne liberato da Ercole. Vuolsi però da molti che questa Proserpin
le sopra di un sasso, finchè ne venne liberato da Ercole. Vuolsi però da molti che questa Proserpina fosse moglie di Edone
iritoo, il primo fu ucciso, il secondo imprigionato, e campato poscia da Ercole. Tornato in Atene si diede Teseo ad unire
ta. Erasi questa d’ incestuoso amore accesa per Ippolito, e rigettata da lui, cangiando l’ amore in odio l’ accusò presso
o. Fu egli poi richiamato in vita dà Esculapio ad istanza di Diana, e da lei trasportato in Italia nel bosco di Arica ove
venerato sotto il nome di Virbio, cioè due volte uomo. Ma Fedra punta da rimorso confessò a Teseo l’ innocenza d’ Ippolito
del figlio, dai quel momento non ebbe più pace, finchè scacciato pure da Atene ricoverossi nell’ isola di Sciro, ove fu uc
Atene ricoverossi nell’ isola di Sciro, ove fu ucciso secondo alcuni da Licomede, e secondo altri caduto in mare da un al
fu ucciso secondo alcuni da Licomede, e secondo altri caduto in mare da un alto scoglio restò affogato. Capo XI. Di Pe
à detto, dato in pasto agli Dei per far pruova della loro divinità, e da essi risuscitato ebbe una spalla di avorio in luo
e perchè bellissima, e perchè unica ed erede del regno, veniva ambita da molti. Ma Enomao sapendo dall’ oracolo di dover m
damia ed il regno, cui poscia ingrandì per modo che tutta la penisola da lui trasse il nome di Peloponneso. Ebbe esso da I
che tutta la penisola da lui trasse il nome di Peloponneso. Ebbe esso da Ippodamia due figli, Atreo e Trieste, il secondo
i due figli di lui glieli diede a mangiare in una abbominevole cena, da cui dicesi che il Sole torse per orrore la faccia
a di Giove e di Leda e sorella di Polluce. Essendo Elena stata rapita da Paride figlio di Priamo re di Troia, armossi tutt
e l’ armata era raccolta in Aulide porto della Beozia, trattenuta ivi da venti contrari, il sacerdote Calcante consu Itato
ra; ma questi salvato dalla sorella Elettra, fu allevato segretamente da Strofio nella Focide, di dove all’ età di venti a
uccisa la madre fu Oreste agitato dalle furie, e vagando accompagnato da Pilade figlio di Strofio, con cui era stato educa
li voti ei riportasse, vale a dire sei favorevoli e sei contrari, pur da Minerva fu assoluto e dalle Furie liberato. Diede
tranquillo nel regno per molti anni, indi giusta la predizione avuta da Proteo in Egitto, come sposo di Elena, e genero d
l’ incendio della Città e del regno, Priamo il fe appena nato esporre da Archelao in un bosco, ma Ecuba segretamente il fe
ipetere Esione, che liberata dal mostro marino era stata via condotta da Ercole, e data a Telamone figlio di Eaco e re di
mone figlio di Eaco e re di Salamina. Accolto ospitalmente in Isparta da Menelao marito di Elena, ch’ era riputata la più
i averlo ricevuto da’ Troiani per mezzo di tradimento, il fè lapidare da Greci. Tetide madre di Achille, sapendo che sotto
glia di esso Deidamia poi ebbe Pirro. Ma Ulisse presentatosi in abito da mercatante con vari ornamenti donneschi, a’ quali
del sangue dell’ Idra fossero seppellite con esso-lui, e fe giurarsi da Filottete di non mai ad alcuno manifestare il luo
riprenderlo sulla fine della guerra, e condotto a Troia vi fu guarito da Macaone figliuol di Esculapio. Mentre i Greci adu
ri ricusando, Protesilao balzò coraggioso dalla sua nave, e fu ucciso da Ettore. Ne’ primi anni si occuparono i Greci a pr
uesti lo ributtò bruscamente; per la qual cosa avendo Crise implorata da Apollo vendetta, ei desto nel greco esercito un’
con aspre ingiurie e già la mano pur gli era corsa alla spada, ma fu da Pallade trattenuto. Si chiuse egli pertanto nella
in Troia. Nelle battaglie, che appresso vennero, i Troiani comandati da Ettore malgrado la resistenza che i Greci, e sopr
elamone, vi opponevano, ebbero de’ grandi vantaggi, e poco mancò, che da quelli incendiate pur fosser le navi, che tratte
e le altre parti. Dice Ovidio, che la freccia di Paride fu là diretta da Apollo medesimo ad istanza di Nettuno al quale Ac
age credendo di uccidere Ulisse; e finalmente colla spada si trapassò da se stesso. Ovidio aggiugne, che dal suo sangue so
se recato i danni maggiori. Ei travestitosi un giorno, secondo Omero, da servo fuggitivo, e introdottosi in Troia, spiò qu
u in appresso l’ invenzione del cavallo di legno. Fece egli costruire da Epeo uno smisurato cavallo, entro cui si rinchius
iarono Laocoonte e due suoi figli; e mentre erano i Troiani atterriti da tal portento, fu innanzi a Priamo condotto il gre
portento, fu innanzi a Priamo condotto il greco Sinone, che istrutto da Ulisse, appostatamete erasi ascoso nelle paludi,
o dopo d’ esservi arrivati. Come Agamennone fosse a tradimento ucciso da Egisto e da Clitennestra, e Menelao sbattuto dall
servi arrivati. Come Agamennone fosse a tradimento ucciso da Egisto e da Clitennestra, e Menelao sbattuto dalla tempesta f
elao sposato avendo Ermione figlia di lui promessa innanzi ad Oreste, da questo fu ucciso. Aiace figlio di Oileo avendo ne
Gireo, ma poi vantandosi di aver saputo a dispetto degli Dei salvarsi da se medesimo, fu dallo stesso Nettuno sommerso con
del fratello Aiace, arrivato a Salamina sdegnosamente ne fu scacciato da Telamone, e ricoveratosi in Cipro vi fondò poi la
Gargano la città di Arpi o Siponto, e vi fu poi secondo alcuni ucciso da Enea, secondo altri fu da Venere convertito in uc
Siponto, e vi fu poi secondo alcuni ucciso da Enea, secondo altri fu da Venere convertito in uccello; sebbene Ovidio dice
dopo avere sotto alle mura di Troia perduto il figlio Antiloco ucciso da Mennone, potè salvo e senza altri disastri tornar
rsità ebbe a soffrir nel ritorno, fu Ulisse, le cui avventure vennero da Omero descritte nell’ Odissea. Partito egli da Tr
cui avventure vennero da Omero descritte nell’ Odissea. Partito egli da Troia con dodici navi, approdò prima in Tracia al
scoppiati riportarono le navi a Lipari, di dove Ulisse sdegnosamente da Eolo fu poi discacciato. Errando pel mare verso p
o. Errando pel mare verso ponente giunse al paese de’ Lestrigoni, che da Cicerone supponsi ove fu poscia la città di Formi
angiò in, porci la metà de’ compagni; ma egli coll’ erba moli datagli da Mercurio vinse l’ incanto, ed obbligò Circe a ric
hiamare i compagni alla forma primiera. Dimoralo un anno con essolei, da cui ebbe, secondo Esiodo, Aglio e Latino, e secon
dò altri Telegono, per ordine di lei medesima n’ andò a’ Cimmeri, che da Plinio pongonsi presso a Cuma ed allago di Averno
ell’ Isola Eea, mentre gli altri partivano era Timaslo insepolto; poi da Tiresia udì i futuri suoi casi; ragionò coll’ ani
e di Ercole. Tornato a Circe, e data sepoltura ad Elpenore, avvertito da lei del viaggio che aveva a tenere, e dei pericol
bbe Nausitoo e Nausinoo. Pallade protettrice di Ulisse ottenne allora da Giove, che per mezzo di Mercurio spedisse ordine
o di rilasciarlo. Ma allorchè navigando prosperamente sopra una zatta da lui costrutta ei fu vicino a Scherla, ora Corfù,
icchè Ulisse a grave stento, avvolgendosi al petto una fascia datagli da Ino Leucotea, potè a nuoto salvarsi in un fiume d
i Arete, che colle ancelle era andata a lavare le vesti alfiume, ebbe da lei ristoro di cibo e dì vestimenta, e fu scortat
da lei ristoro di cibo e dì vestimenta, e fu scortato alla città, ove da Alcinoo ed Arete venne liberalmente accollo, e sp
spedito con ricchi doni sicuro in Itaca sopra una loro nave, la quale da Nettuno sdegnato fu poi al ritorno cangiata in pi
rasformò in vecchio mendico. Sotto a questa sembianza egli andò prima da Eumeo guardiano de’ suoi porci, ove essendo pur g
ade a lui si manifestò, e presi seco gli opportuni concerti, condotto da Eumeo alla città, si pose a mendicare fra i Proci
i, e via seguendo di mano in mano cogli strali e colle aste recategli da Telemaco, ajutato pure da lui e da due pastori Eu
in mano cogli strali e colle aste recategli da Telemaco, ajutato pure da lui e da due pastori Eumeo e Filezio, e soprattut
ogli strali e colle aste recategli da Telemaco, ajutato pure da lui e da due pastori Eumeo e Filezio, e soprattutto da Pal
, ajutato pure da lui e da due pastori Eumeo e Filezio, e soprattutto da Pallade, sterminò tutti i Proci ch’ erano cento o
i servivano a forza. Fattosi quindi con sicuri contrassegni conoscere da Penelope, e seco passata lietamente la notte cui
e a far con essi la pace. Secondo la predizione di Tiresia, riportata da Omero, doveva quindi Ulisse andar con un remo sop
altri invece han detto, che egli fu ucciso dal figlio Telegono avuto da Circe, in occasione che questi sbattuto dalla tem
Italia. Dei capi de’ Troiani e loro alleati i soli, che avanzarono da quella guerra, e che dopo la presa e l’ incendio
re ed Enea. Ettore, Troilo, Cigno, Mennone e Pentesilea furono uccisi da Achille si disse poi che Cigno fu da Nettuno cang
nnone e Pentesilea furono uccisi da Achille si disse poi che Cigno fu da Nettuno cangiato in Cigno, e Mennone a’ preghi de
co’ suoi compagni negli uccelli detti Mennonidi; Paride ucciso venne da Filottete o da Pirro; Deifobo da Ulisse e da Mene
gni negli uccelli detti Mennonidi; Paride ucciso venne da Filottete o da Pirro; Deifobo da Ulisse e da Menelao; Priamo da
detti Mennonidi; Paride ucciso venne da Filottete o da Pirro; Deifobo da Ulisse e da Menelao; Priamo da Pirro, Sarpedone d
idi; Paride ucciso venne da Filottete o da Pirro; Deifobo da Ulisse e da Menelao; Priamo da Pirro, Sarpedone da Patroclo;
venne da Filottete o da Pirro; Deifobo da Ulisse e da Menelao; Priamo da Pirro, Sarpedone da Patroclo; Reso da Ulisse e da
da Pirro; Deifobo da Ulisse e da Menelao; Priamo da Pirro, Sarpedone da Patroclo; Reso da Ulisse e da Diomede. Antenore,
da Ulisse e da Menelao; Priamo da Pirro, Sarpedone da Patroclo; Reso da Ulisse e da Diomede. Antenore, che fu creduto fav
da Menelao; Priamo da Pirro, Sarpedone da Patroclo; Reso da Ulisse e da Diomede. Antenore, che fu creduto favorevole al p
uzione di Elena, e avendo in Troia scoperto Ulisse con abito simulato da schiavo non lo manifestò: dopo l’ incendio di Tro
pote di Assarago, fratello d’ Ilo re di Troia, fu anch’ egli accusato da alcuni come traditor della patria. Omero però nel
ebbene inferiore all’ uno e all’ altro, fu poi salvato nel primo caso da Nettuno, e nel secondo da Venere. Nella notte ter
e all’ altro, fu poi salvato nel primo caso da Nettuno, e nel secondo da Venere. Nella notte terribile in cui Troia fu pre
nella Tracia, ove menre tagliava de’ rami per velarne l’ altare, vide da essi gocciolar sangue, e udì una voce la quale gl
to. Aggiunge Ovidio, che la morte di Polidoro era stata poi vendicata da Ecuba perciocchè essendo i Greci dopo la presa di
racia, ove sacrificarono Polissena (che però altri dicono sacrificata da Pirro sopra la tomba di Achille), Ecuba accostata
e chiamato a se Polinnestore a titolo di consegnarli un nuovo tesoro da dare al figlio, del quale dissimulò di sapere la
ssero albergo là onde traevan l’ origine; il che essendo interpetrato da Anchise per l’ isola di Creta, da cui oriundo era
rigine; il che essendo interpetrato da Anchise per l’ isola di Creta, da cui oriundo era Teucro, Enea là si diresse, e com
ro di notte ad Enea gli Dei Penati, avvisandolo che la terra indicata da Apollo era l’ Italia, da cui origine traeva Darda
ei Penati, avvisandolo che la terra indicata da Apollo era l’ Italia, da cui origine traeva Dardano nativo di Conto ora Co
di Conto ora Cortona, fondatore della città Dardania, che ingrandita da Troe fu poscia chiamata Troia. Rimessosi adunque
sposata dopo la morte di Pirro. Accolto quivi con gran tripudio, ebbe da Eleno, che era pur vate, l’ avviso di non approda
a gli si presentò il greco Achemenide, cui Virgilio fìnge dimenticalo da Ulisse nella grotta di Polifemo, e che pregò di e
dimenticalo da Ulisse nella grotta di Polifemo, e che pregò di essere da lui raccolto. Al tempo medesimo sopravvenne Polif
Jarba, figlio di Giove e della Ninfa Garamantide, che era stato prima da lei rifiutato, ricorse al padre, il quale spedì M
uattro di queste rimasero incendiate, il fuoco dell’ altre fu estinto da una dirotta pioggia mandata da Giove. Allora il v
diate, il fuoco dell’ altre fu estinto da una dirotta pioggia mandata da Giove. Allora il vecchio Naute consigliò ad Enea
Italia soltanto i giovani; il qual consiglio essendosi pur confermato da Anchise in sogno, Enea fondò per quelli una città
sta. Partito alla volta d’ Italia perdette il piloto Palinuro, che fu da Morfeo addormentalo e’ gettato in mare vicino al
o. Essa lo avvertì esser prima necessario procacciarsi il ramo d’ oro da presentarsi a Proserpina, e questo gli fu mostrat
se trombettiere di Enea sonando la conca marina era stato per invidia da un Tritone gettato in mare; Enea datagli sepoltur
ingiusta morte, i suicidi, gli amanti, fra quali era Didone che fuggì da lui dispettosa, e i guerrieri fra’ quali conobbe
voli, prese a destra la via de’ campi Elisi, ove additate gli furono, da Anchise le anime di quelli che dovevano da lui di
, ove additate gli furono, da Anchise le anime di quelli che dovevano da lui discendere fino a Marcello nipote di Augusto.
o, e rimbarcatosi perde la sua nutrice Caieta presso il luogo che poi da essa n’ ebbe il nome; indi giunto alle foci del T
nome; indi giunto alle foci del Tevere vide la bianca Troia predetta da Eleno; e avendo a caso sull’ erba stese larghe fo
a; e finalmente fece che Ascanio coll’ uccisione di un cervo allevato da Tirteo pastore del re desse occasione alle prime
rzi che esso faceva per rientrare nel regno, Turno frattanto avvisato da Giunone per mezzo d’ iride di profittar dell’ ass
i, incendiò le navi, che per esser costruite con legni d’ Ida vennero da Cibele cangiale in Ninfe marine, entrò nella citt
e l’ avviso ad Enea, ma entrambi rimasero uccisi. Enea ricevè intanto da Venere le armi fabbricate da Vulcano, fra cui lo
mbi rimasero uccisi. Enea ricevè intanto da Venere le armi fabbricate da Vulcano, fra cui lo scudo, ove erano effigiate le
ine di Enea, cui egli inseguendo fino ad una nave a ciò appostata, fu da questa portato in Ardea capitale de’ Rutoli. Torn
orso di Turno, fu uccisa dal toscano Arunte, e questi fu poi trafitto da Opi Ninfa di Diana, alla quale Camilla era consag
ce generale. Enea in questa è ferito di saetta in una gamba, e sanato da Venere. Tornato al campo va in cerca di Turno, cu
ppicca. Turno vedendo l’ incendio della città vi accorre, ed è ucciso da Enea. Fin qui Virgilio. Altri aggiunsero poi, che
nome di essa chiamò Lavinia, e che Venere dopo tre anni a lui ottenne da Giove, che lavandosi nel fiume Numico spogliasse
cò Alba, e vi trasportò la sua sede. Dopo una lunga serie di re scese da lui Numitore padre d’ Ilia o Rea Silvia sacerdote
gno di Saturno fiori l’ età dell’ oro, in cui la terra tutto producea da se medesima. Venne sotto al regno di Giove l’ età
el rame in cui gli uomini cominciarono a farsi guerra tra loro. Seguì da ultimo l’ età del ferro, nella quale inondarono t
ndito a cena, per farne prova, le carni di un ostaggio de’ Molossi, è da lui convertito in un lupo. Dal diluvio campano su
iata in lauro. Parte I. Capo X. Io è cangiato in vacca; Argo è ucciso da Mercurio; Io in Egitto diventa Iside, Parte I. Ca
Parte I. Capo IV. Faetonte mal reggendo il carro del Sole è fulminato da Giove e precipitato nell’ Eridano; le sorelle di
admo a cercarla; questi in Beozia uccide il drago e ne semina i denti da cui nascono uomini armati. Parte II. Capo IV. Att
Cadmo è cangiato in cervo. Parte I. Capo XI. Semele figlia di Cadmo è da un fulmine incenerita; Giove n’ estrae Bacco. Par
iove in compenso gli dà la previsione del futuro. Interrogato Tiresia da Liriope moglie del fiume Cefiso, se il figliuol l
e parole altrui. Essendosi poscia innamorata di Narciso, e veggendosi da lui fuggita, ne morì di rammarico, e fu convertit
di replicare le ultime voci che la percuotono. 1 corsari di Tiro sono da Bacco mutati in delfini salvo Acete. Parte I. Cap
Capo XIII. Piramo e Tisbe babilonesi opponendosi i parenti alle nozze da lor bramate, per una fessura del muro che dividev
esso al sepolcro di Nino. Tisbe è la prima a recarvisi; ma spaventata da una lionessa, che fatta strage di buoi veniva a b
sopra la Libia divengon tanti serpenti. Parte II. Capo III. Atlante è da Perseo cangialo in monte. Parte II. Capo III. Le
rtile in coralli. Parte II. Capo III. I capelli di Medusa erano stati da Pallade mutati in serpenti, perchè nel tempio di
nvertito in cavallo. Parte II. Capo III. Pineo, Preto, Polidette sono da Perseo petrifica ti. Parte II. Capo III. Le Muse
o, e Saturno. Parte I. Capo V. Niobe sprezzando Latona si vide uccisi da Apollo e da Diana sette figli e sette, figlie, ed
. Parte I. Capo V. Niobe sprezzando Latona si vide uccisi da Apollo e da Diana sette figli e sette, figlie, ed ella è cang
è cangiata in pietra. Parte I. Capo XI. Il Satiro Marsia è scorticato da Apollo. Parte I. Capo X. A Pelope risuscitato è f
a richiama Esone all’ età di quarant’ anni. Parte II. Capo VII. Bacco da esso ottiene dì rendere la gioventù anche alle ve
una caldaia, promettendo di ringiovanirlo, poi sovra un carro tirato da draghi fugge a Corinto. Parte II. Capo VII. Ceram
i Laliso città di Rodi, che affascinavano altrui co’ loro occhi, sono da Giove mutati in iscogli sottomarini. La figlia di
ea è trasformata in colomba. Cigno figlio di Apollo e di Iride, amato da Fillio, dopo aver mille cose da lui ottenuto, pre
no figlio di Apollo e di Iride, amato da Fillio, dopo aver mille cose da lui ottenuto, pretende pure di aver un toro che F
nde pure di aver un toro che Fillio gli ricusa; per dispetto si getta da una rupe, ed è convertito in cigno. La madre si s
a morte da’ figli, è cangiata in uccello. Un nipote del fiume Cefiso da Apollo è cangiato in foca. Anteo figlio di Eumelo
 II. Capo IX. Essendo l’ isola di Egina spopolata dalla peste mandata da Giunone, Eaco figlio di Giove e di Egina a lui ri
omini, Giove gli cangia quelle formiche in uomini, che per ciò vengon da Eaco nominati Mirmidoni da myrmex formica. Scilla
lle formiche in uomini, che per ciò vengon da Eaco nominati Mirmidoni da myrmex formica. Scilla figlia di Niso recide al p
, e Niso in avoltoio. Parte II. Cap. VIII. Perdice nipote di Dedalo è da lui ucciso, e da Minerva cambiato in pernice, Par
oio. Parte II. Cap. VIII. Perdice nipote di Dedalo è da lui ucciso, e da Minerva cambiato in pernice, Parte II. Capo X. De
iso, e da Minerva cambiato in pernice, Parte II. Capo X. Dedalo fugge da Creta colle ali fabbricatesi da se stesso; il fig
rnice, Parte II. Capo X. Dedalo fugge da Creta colle ali fabbricatesi da se stesso; il figlio Icaro cade in mare. Parte II
il tizzone, al quale la vita di lui era annessa, ed ei muore consunto da interna arsura. Parte I. Capo XI. Le sorelle di M
po XI. Le sorelle di Meleagro piangendo la morte di lui sono cangiate da Diana negli uccelli meleagridi. Parte I. Capo XI.
do agli altri Iddii, posto in non cale il Dio del fiume Acheloo, sono da esso gettate in mare, e si trarformano nelle cinq
ppodamante congiuntasi ad Acheloo, è dal padre precipitata in mare, e da Nettuno ad istanza di Acheloo cangiata in un’ iso
to umana sembianza, rigettati dagli altri, sono accolti amorevolmente da Filemone e Bauci di lui moglie. In ricompensa, co
otto a mangiarsi le proprie carni. Parte I. Capo XIV. Acheloo è vinto da Ercole. Parte II. Capo II. La ninfa Loto; e Driop
o XVI. Giolao figlio d’ Ificlo e nipote di Ercole ad istanza di lui è da Ebe restituito alla giovinezza. Parte II. Capo II
Lelegeidi è cangiata in fonte. Litto in Festo di Creta esige promessa da Teletusa sua moglie, che se partorisce una figlia
ne che Ifi sposar doveva Jante figlia di Teleste; ma Teletusa ottiene da Iside, che sia realmente cangiata in maschio. Orf
parisso e trasformato in cipresso. Parte I. Capo X. Ganimede è rapito da Giove. Parte I. Capo III. Giacinto è mutato nel f
cinto è mutato nel fiore giacinto. Parte I. Capo X. Le Propetidi sono da Venere cangiale in sasso. Parte I. Capo VIII. I C
te I. Capo VIII. I Cerasti, che a Venere sagrificano gli ospiti, sono da lei convertiti in tori. Parte I. Capo VIII. Pigma
ora di una sua statua, chiede a Venere che sia animata, e l’ ottiene; da essa nasce Pafo, che dà il nome alla città di Paf
Cinira s’ innamora del padre; è trasformata nell’ albero della mirra; da questo nasce Adone, che poi è amato da Venere, uc
mata nell’ albero della mirra; da questo nasce Adone, che poi è amato da Venere, ucciso da un cignale, e cangiato in anemo
della mirra; da questo nasce Adone, che poi è amato da Venere, ucciso da un cignale, e cangiato in anemone. Parte I Capo V
, ponendo per patto la morte a colui che resta vinto. Ippomene riceve da Venere tre pomi d’ oro colti in Cipro nel campo T
riesce a precorrerla. Ma ingrato poi dimostrandosi verso di Venere, e da lei sospinto ad accoppiarsi con Atalanta nel bosc
e, e da lei sospinto ad accoppiarsi con Atalanta nel bosco consacrato da Echione a Cibele, e per aver violato il luogo sac
sacrato da Echione a Cibele, e per aver violato il luogo sacro egli è da Cibele cangiato in leone, e Atalanta in leonessa.
, e Atalanta in leonessa. Le donne dei Ciconi assassine di Orfeo sono da Bacco mutate in piante, e un serpente, che si avv
tate in piante, e un serpente, che si avventa per morderne il capo, è da Apolline mutato in Sasso. Parte II. Capo VII. Mid
capo, è da Apolline mutato in Sasso. Parte II. Capo VII. Mide ottiene da Bacco di cangiare in oro tutto ciò ch’ egli tocca
retto ad esporre la figlia Esione. Parte I. Capo X. Esione è liberata da Ercole, il quale frodato egli pure de’ promessi c
o e Tetide. Parte I. Cap. XVII. Chione figlia di Dedalione è trafitta da Diana; Dedalione si precipita in mare, ed è cangi
il suo corpo è portato dalle onde verso il lido. La moglie lo scopre da lungi, e va per raggiungerlo in mare. Gli Dei mos
roe ama non riamato la ninfa Eperie. Mentre P insegue, questa è morsa da un serpente. Esaco per dolore si getta in mare, e
, questa è morsa da un serpente. Esaco per dolore si getta in mare, e da Tetide è convertito in mergo. Presagio avuto da’
la cerva in suo luogo. Parte II. Capo XI. Cene figlia di Elato ottien da Nettuno di essere cangiata in maschio. È uccisa d
uri. Parte I. Capo XVII. Periclimeno trasformato in aquila è trafitto da Ercole. Parte II. Capo II. Achille uccide Cigno f
gli uccelli mennonidi. Parte II. Capo XII. Le figlie di Anio ottengon da Bacco di cangiare tutto quello che toccano in fru
uello che toccano in frumento, olio, e vino. Fuggendo Agamennone sono da Bacco mutato in colombe. Parte II. Capo XI. Mentr
due giovani, che son nominati Coroni. I figli del re Molosso fuggendo da un incendio son convertiti in uccelli. Aci è schi
fuggendo da un incendio son convertiti in uccelli. Aci è schiacciato da Polifemo, e da Galatea cangiato in fiume. Parte I
incendio son convertiti in uccelli. Aci è schiacciato da Polifemo, e da Galatea cangiato in fiume. Parte I. Capo XVII. Gl
rcopi, due de’ quali erano Candulo ed Atlante, per le loro frodi sono da Giove mutati in sci mie; e posti ad abitare nelle
isole Ischia e Procida dette perciò Pitecuse. La Sibilla Cumana amata da Apollo, è da esso invitata a domandare tutto ciò
e Procida dette perciò Pitecuse. La Sibilla Cumana amata da Apollo, è da esso invitata a domandare tutto ciò ch’ ella bram
tutto il corpo, non ne riman che la voce. I compagni di Ulisse vengon da Circe cangiati in porci; Pico re del Lazio è muta
on ingiuriose parole è mutato in oleastro. Le navi di Enea incendiate da Turno sono da Cibele cangiate in Ninfe marine. Pa
parole è mutato in oleastro. Le navi di Enea incendiate da Turno sono da Cibele cangiate in Ninfe marine. Parte II Capo XI
de’ Feaci dopo avere deposto Ulisse in Itaca al ritorno è petrificata da Nettuno. Parte II. Capo XII. Ardea patria di Turn
II. Capo XII. Ardea patria di Turno dopo la morte di lui è incendiata da Enea, e n’ escono gli uccelli chiamati a idea. Ve
iata da Enea, e n’ escono gli uccelli chiamati a idea. Venere impetra da Giove, che Enea lavandosi nel fiume Numico spogli
VI. Tiberino re degli Albani si affoga nel fiume Albula, e fatto Dio, da al fiume il proprio nome. In Cipro Ifi ama Anassa
atto Dio, da al fiume il proprio nome. In Cipro Ifi ama Anassarete, e da lei sprezzato si appicca innanzi alla porta di le
lenti, e i Sabini ne sono respinti. Miscelo figlio di Alemone Argivo, da Ercole in sogno è avvisatoci abbandonare la patri
di Nettuno. Pittagora narra essere l’ anima di Euforbo troiano ucciso da Menelao in lui trasmigrata. Ippolito risuscitato
bo troiano ucciso da Menelao in lui trasmigrata. Ippolito risuscitato da Esculapio è trasportato da Diana nel bosco di Ari
o in lui trasmigrata. Ippolito risuscitato da Esculapio è trasportato da Diana nel bosco di Aricia, e venerato quivi sotto
il primo maestro dell’ arte di predire il futuro. Un’ asta scagliata da Romolo sul monte Palatino si planta in terra, e d
Egli invece convocato il senato ed il popolò domanda di esser escludo da Roma, ed in compenso gli viene assegnato quanto t
tramontare del sole. Esculapio sotto la figura di serpente e condotto da Epidauro a Roma, e la libera dalla peste. Parte I
ualche straordinaria azione si erano resi illustri. Questo culto però da principio era semplicissimo. Un mucchio di sassi
qualche luogo elevato era l’ altare, sul quale agir Dei rappresentati da un sasso informe o da’ un tronco offerivansi 1 fr
pure ne’ sacrifìci l’ incenso maschio, e dalla maniera con cui ardeva da ! crepitare, dal fumo, traevansi gli auguri. Ogni
avano le interiora della vittima; e gli Aruspici si dissero istituiti da Tagete Etrusco, il quale si favoleggiò esser nato
issero istituiti da Tagete Etrusco, il quale si favoleggiò esser nato da una grossa zolla di terra, cui sollevò un agricol
pretendevasi di potere da’ movimenti e dalle posizioni degli astri, e da altri fenomeni della natura predire i futuri even
eci, 1. La Persiana detta dagli antichi Sambethe. 2. La Libica, detta da Euripide figliuola di Giove e di Lamea; 3. La Del
ibica, detta da Euripide figliuola di Giove e di Lamea; 3. La Delfica da Diodoro chiamata Danfe; 4. La Cimmeria, nata fra
a volere il medesimo prezzo pei tre ultimi che rimanevano, e che poi da Tarquinio furono comperati. Questi furono gelosam
otto alla guardia de’ Quindecemviri fino ai tempi di Silla, ne’ quali da un incendio rimasero consumati. Frequenti erano p
li, o per iniziarsi a’ misteri. L’ espiazioni solenni erano precedute da digiuni, e seguite da preghiere pubbliche, e da s
misteri. L’ espiazioni solenni erano precedute da digiuni, e seguite da preghiere pubbliche, e da sagrifici espiatori. Al
lenni erano precedute da digiuni, e seguite da preghiere pubbliche, e da sagrifici espiatori. All’ espiazioni minori basta
i nelle Romane antichità; sebbene le principali tra queste sono state da noi accennate a’ loro luoghi. Le feste per ordina
, che celebravansi in Olimpia città dell’ Elide, ogni quattro anni, e da cui prese origine il computo delle Olimpiadi: 2.
2 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
che posso quanto debbo al benefico e generoso Suo Cuore. E veramente da che posi il piede in questa città di Napoli, fra
o compendio, il quale potesse studiarsi da’ fanciulli nelle scuole, e da quelli che non amano il corredo di molta erudizio
Nomi dati a questi Numi e lor ragione. La parola Saturnus viene da satur, satollo, perchè il tempo, simboleggiato so
tempo, simboleggiato sotto il nome di Satùrno, si satolla di anni ; o da satus per satio, seminagione, perchè quel nume la
moglie di Satùrno chiamossi Cibèle (Κυβηβη e Κυβελε, Cybèle, Cybébe), da Cibélo ; Berecinzia (Βερεκυντια, Berecyntia), da
λε, Cybèle, Cybébe), da Cibélo ; Berecinzia (Βερεκυντια, Berecyntia), da Berecinto ; Idèa (Ιδαια, Idea), da Ida ; e Dindim
recinzia (Βερεκυντια, Berecyntia), da Berecinto ; Idèa (Ιδαια, Idea), da Ida ; e Dindimène (Δινδυμηνη, Dindymene), da Dind
to ; Idèa (Ιδαια, Idea), da Ida ; e Dindimène (Δινδυμηνη, Dindymene), da Dindimo, tutti monti della Frigia, ov’era in ispe
special modo venerata. Si chiamava pure la Gran Madre, per esser nati da lei molti e grandissimi numi ; Opi (Ops, Opis) e
la terra era riputata la comune madre degli uomini ; Rea (Ρεα, Phea) da un verbo greco (ρεω) che significa scorrere, perc
scorrere, perchè dalla terra scorrono tutt’i fiumi ; e Vesta (Εστια) da una parola greca che vuol dir fuoco, come appress
a che il tempo tutto consuma e di anni insaziabilmente si pasce(2). E da siffatta crudeltà di quel nume ebbe origine l’inu
una pietra avvolta in fasce, detta Abadir o Betile, la quale fu tosto da Satùrno inghiottita. Si avvide Titàno dell’ingann
che Giove dovea un dì spogliarlo del regno, gli mosse guerra ; ma fu da lui vinto e discacciato dal cielo. Il che vuol si
esse Giano ; a Giano, Pico, ed a Pico, Fauno, suo figliuolo, il quale da Marica, ninfa de’ Minturnesi, ebbe il re Latìno,
re Latìno, padre di Lavinia. E però il popolo Latino ebbe sua origine da Satùrno, di cui figliuolo era Pico, peritissimo n
con allegria grandissima nel mese di Dicembre per cinque giorni detti da Catullo (4) i migliori fra tutti quelli dell’anno
irgilio (2) al contrario finge nobilmente, nel tempio di Giano chiuso da ben cento chiavistelli di bronzo stare incatenati
tutto il mondo Romano. VI. Filìra-Chiròne-Ociroe. Da Satùrno e da Filìra (Φιλυρα, Philira), figliuola dell’Oceano,
i che i poeti chiamaron Centauri. Di che fu così dolente la madre che da Giove fu cangiata in tiglio ; percui filira si ch
; ma mentre maneggiava le armi di Ercole, ferito per caso in un piede da una saetta intinta nel sangue dell’idra di Lerna,
isola di Creta. E Virgilio (1) dice che il culto di Cibèle fu portato da Creta nella Troade. I sacrificii di quella Dea si
Attis), bellissimo giovinetto della Frigia, il quale un giorno preso da stranissimo furore in un bosco consacrato a Cibèl
tata a Roma la famosa pietra che dicevano essere la Madre Idèa, e che da P. Cornelio Scipione fu collocata nel tempio dell
econdo alcuni Vesta era figliuola primogenita di Satùrno e di Rea ; e da Virgilio (1) chiamasi Madre, perchè la Terra cred
stabilì nella città di Lavinia, donde Ascanio il recò ad Alba Longa, da cui poscia passò a Roma. Il sacro fuoco di Vesta
a Roma. Il sacro fuoco di Vesta si teneva nel famoso tempio edificato da Numa, presso al quale era il palagio del suo fond
ra pure il Palladio, famoso pegno del Romano impero ; ed i Penati che da Troia recò Enèa in Italia, erano in quel tempio a
sto fuoco, si chiamavano le Vergini Vestali. Ne furono scelte quattro da Numa, e Tarquinio Prisco ne aggiunse altre due ;
a Numa, e Tarquinio Prisco ne aggiunse altre due ; ed in Roma vennero da Alba Longa. A principio si eleggevano da’ Re, e q
terra. Per lo più si rappresentava con un disco in mano ; attorniata da molte belve ; con veste ornata di ogni maniera di
l frutto di quell’albero. Spesso si dipingeva sopra un cocchio tirato da quattro leoni ; e Virgilio (1) rassomiglia la set
quattro stagioni dell’anno cui egli presedeva. Nelle monete di Giano, da una parte vedeansi le due facce, e dall’altra, un
ngeva colla chiave in mano, come custode delle porte-Janus Patulcius ( da patet) et Janus Clusius (da claudo), perchè le po
come custode delle porte-Janus Patulcius (da patet) et Janus Clusius ( da claudo), perchè le porte del suo tempio in guerra
del mattino. Janus Pater, quasi padre degli Dei-Janus Quirinus, detto da curis o quiris, che in lingua Sabina significa l’
ina significa l’asta come se fosse Dio’ della guerra-Janus Consivius ( da consero), Giano propagatore del genere umano. En
no. Enthea, cioè divina, piena di Dio, si chiama Cibèle, e Mygdonia, da Middonia, provincia della Frigia ; Pessinuntia De
e, e Mygdonia, da Middonia, provincia della Frigia ; Pessinuntia Dea, da Pessinunte, città che fu così detta da una parola
ella Frigia ; Pessinuntia Dea, da Pessinunte, città che fu così detta da una parola greca (πεσειν) che significa cadere, p
che condannava i debitori a pagare ; il quale vico chiamavasi Janus, da un tempio di lui quivi allogato. Esso dividevasi
o in pioggia. Da’ Greci dicevasi Ζευς, che pur significa l’aria forse da ζαν, vivere, perchè Giove dona a tutti la vita.
il natale di Giove è variamente raccontato da’Poeti. Secondo Esiodo, da Cibèle, o Rea ebbe Satùrno seifigliuoli, Vesta, C
folgore stessa onoravasi qual Divinità con sacre danze e con inni. E da ciò quel Iupiter Fulgur apresso Festo. Or del suo
l superbo Salmonèo, figliuolo di Eolo, re di Elide, in Morea, diverso da Eolo, re de’ venti. Il quale non contento della m
fu da’Tebani con sì gran mole di pietre oppresso, che si disse morto da un fulmine di Giove. IV. Continuazione. Aquila
asceva. Ma Ercole colle sue saette uccise l’uccello e liberò Prometeo da quel supplizio. Or Giove, per vendicare il temer
co del consiglio del fratello, apri per curiosità la fatale cassetta, da cui uscirono in furia tutt’i mali e le colpe, ond
come tutti gli stotti, conobbe suo danno dopo essergli intervenuto ; da che la proverbiale maniera presso Luciano (μεταβο
a ; e l’anima, un fuoco tratto dal cielo, per indicare la sua origine da Dio. Potrebbe pur dirsi che Prometeo, avendo coll
forse diede luogo alla favola. La Terra intanto (3), che avea veduto da Giove debellati i Titani ed i Giganti, vieppiù in
nseguì il mostro, il quale pel Mediterraneo fuggendo l’ira di lui, fu da quel Nume al vasto suo corpo sovrapposta tutta qu
uanta è la Sicilia. Spesso invano fa tutt’i suoi sforzi per liberarsi da quell’eterno peso che sdegna, gettando fiamme, e
oli, forse i campi Leborini, o Laborini, ora Campo Quarto, così detti da un verbo greco (φλεγω) che significa ardere, perc
ne e Pirra-Filemone e Bauci. Dal sangue de’ Giganti (4) fulminati da Giove nacque una razza di uomini crudeli e spregi
pruova. La quale favola può spiegarsi dicendo che il nome di Licaòne ( da λυκος, lupus) ha dato occasione di fingere che qu
e, giacchè madre comune è la Terra. Si vide allora, le pietre gettate da Deucaliòne trasformarsi mirabilmente in uomini, e
e gettate da Deucaliòne trasformarsi mirabilmente in uomini, e quelle da Pirra, in donne ; e così rinnovellossi l’umana ge
Giove per la Frigia con Mercurio che solea portar seco per compagno, da niuno furono accolti che da que’ vecchi, i quali,
curio che solea portar seco per compagno, da niuno furono accolti che da que’ vecchi, i quali, ponendo in moto tutta la po
ficii, manifestandosi comandò loro di seguirlo sopra un colle vicino, da cui additò il paese pel diluvio divenuto un gran
gran Concilio degli Dei, era l’Olimpo ( Ολυμπος, Olympus). Da Omero e da Virgilio si scorge, esser quello fatto a guisa de
o di passeggiare. E’ fama che Mercurio fu per qualche tempo allattato da Giunòne, e che dal poco latte per caso caduto dal
peso del cielo(2). Si racconta che avvertito dall’oracolo a guardarsi da un figliuolo di Giove, non volea che abitasse in
nde la cima fra le nubi, e da’ vicini si chiama colonna del cielo ; e da ciò la favola che quel Re sosteneva il cielo coll
te innocente. In Diospoli, o città di Giove, era un magnifico tempio, da cui gli Etiopi solevan prendere le statue di Giov
ici giorni ; il che pure ha potuto dar luogo alla favola. L’ambrosia ( da α, non, e βροτος, mortalis), ch’era il cibo degli
una dolcezza nove volte maggiore di quella del mele. Il Nettare poi ( da νη priv. e κτεινω, occido), era la bevanda degl’I
Apollo di ungere di ambrosia il corpo del figliuolo Sarpedone ucciso da Patroclo. La fragranza che diffondeva, era soavis
. La fragranza che diffondeva, era soavissima e tutta cosa divina ; e da essa si riconoscevan le Dee. Virgilio (7) raccont
sione di molto ridere alla celeste brigata ; per cui Giove la rimosse da quell’uffizio ; e per compenso fu data in moglie
e Ida, mentre dava opera alla caccia. I Poeti il vogliono trasformato da Giove in costellazione, ch’è l’undecimo segno del
na. Virgilio però pare che per egida intenda una corazza, un’armatura da petto, su cui era il capo della Gorgone. Diremo q
mezzo, e le splendea sul petto Incorrotta immortal la preziosa Egida, da cui cento eran sospese Frange conteste di finissi
di A pugnar fieramente e senza posa. Monti. Or l’egida (αιγις, aegis da αιξ, αιγος, capra) era propriamente una pelle di
la capra Amaltea che allattò Giove ; o quella del mostro Egis, ucciso da Minerva. Anche gli altri Dei adoperavano l’Egida
o ed Enio, alle quali aggiungono la terza Dino, chiamate Gree (γραιαι da γραυς, vetula), perchè furon vecchie e canute fin
, di cui eran sorelle e guardiane. Or le Gorgoni (Γοργονες, Gorgones, da γοργος, terror) erano tre, Medusa, Steno ed Euria
he Esiodo chiama inaccessibili, perchè abitavano in luoghi circondati da orride selve e da straripevoli burroni. Di queste
naccessibili, perchè abitavano in luoghi circondati da orride selve e da straripevoli burroni. Di queste la più famosa, pe
è per volere di Minerva, la quale per vendicare l’onor del suo tempio da lei oltraggiato, que’ vaghissimi crini trasformò
σευς, Perseus). Acrisio cui l’oracolo avea predetto che sarebbe morto da un figliuolo di Danae, e la madre ed il figliuoli
, picciola isola del mare Egeo, ove rinvenuta dal pescatore Ditte, fu da lui recata al re Polidètte, il quale la giovane D
mpio di Minèrva. Il seppe Acrisio e pretese la figliuola ed il nipote da Polidètte ; ma questi ottenne che si acchetasse a
e accettò l’impresa, che si annoverava fra le impossibili ; ed avuli, da Mercurio il cappello ed i calzari alati ; da Vulc
impossibili ; ed avuli, da Mercurio il cappello ed i calzari alati ; da Vulcàno, una scimitarra o specie di falce di diam
ri alati ; da Vulcàno, una scimitarra o specie di falce di diamante ; da Minèrva, uno scudo lucido al pari di tersissimo s
uolo le gocciole del sangue di quel reciso teschio, dalle quali, come da velenosa semenza, pullullarono que’ ferali e most
baldanza, legarono la figliuola a quello scoglio per essere divorata da una balena. Altri dicono che le Nereidi pregarono
di Giove Ammòne avea questo re inteso, non potersi il regno liberaro da tanto gastigo se non avesse esposto alla balena l
o bellicoso vicino alla palude Tritonia, la quale essendo stata morta da Persèo insidiosamente e fra le tenebre della nott
’insigne bellezza, e recisole il capo, portollo in Grecia qual trofeo da servire di spettacolo a quella gente. Si dice che
ltre nobili donzelle portò seco prigioniera la figliuola di Agenore ; da che uscì tosto in campo Giove trasformato in toro
lli e non ritrovando la loro Euròpa, Fenìce si stabilì nell’Africa, e da luì gli Africani furon detti Poeni ; e Cilice, in
lla futura sua sorte. Il quale rispose, che fosse andato nella Focide da Pelagòne, fig. di Anfidamante, e dall’armento di
d andando ad attingere acqua ad un fonte, gli furono i compagni morti da un dragone, figliuolo di Marte, che il fonte guar
Giove, o a Minèrva, e però manda i suoi compagni ad attignere l’acqua da un fonte nella vicina selva. Quivi era appiattato
che chiamò Cadmèa (Καδμεια), perchè Tebe fu posteriormente edificata da Anfione. Gli antichi abitatori del paese, ov’era
o Giove, col quale egli spacciava un’intima familiarità, detto perciò da Omero dimestico e famigliare di Giove (Διος μεγαλ
divorati dal Minotauro. Si racconta che gli Ateniesi furono oppressi da crudele carestia e pestilenza, dalla quale disse
ice tributo. Di gran fama è questo laberinto ingegnosamente descritto da Ovidio nelle Metamorfosi (1). Plinio vuole che fo
navi di antenne e di vele. Ma tanta sua lode d’ingegno fu annebbiata da un vil tratto di gelosia. Dalla sorella Perdice a
un picciol pezzo di legno e così inventò la sega. Dedalo ne fu tocco da non lodevole invidia, percui lo precipitò dalla c
che memore della sua caduta pone il nido nelle siepi e vola poco alto da terra. Il canto della pernice è simile al suono c
qui fu che per colpa del suo ingegno avendo offeso quel principe, fu da lui nel laberinto che aveva egli stesso mirabilme
, disciolse le piume accozzate, e l’infelice Icaro cadde nel mare che da ciò ebbe il nome di mare Icario (2). I poeti spes
ridi (Tyndaridae), ed Ebalidi (Oebalidae). Dicono alcuni che nacquero da due uova, uno immortale, da cui uscì Polluce ed E
i (Oebalidae). Dicono alcuni che nacquero da due uova, uno immortale, da cui uscì Polluce ed Elena ; l’altro mortale, dal
le, dal quale nacque Castore e Clitennèstra. Omero dice che Leda ebbe da Tindaro i due gemelli Castore e Polluce ; ed Elen
ro, attribuito comunemente a Castore, domator de’ cavalli ; ciò viene da che entrambi questi fratelli appellavansi i Casto
egnalata destrezza nel combattimento del cesto, dice che discendevano da Amico e dalla gente de’ Bebrici. Or questo re tut
Olimpici ; ed Igino parla de’solenni giuochi fatti celebrare in Argo da Acasto, fig. di Pelia, re di Tessaglia, ne’ quali
rcurio, dal quale ebbe quella famosa lira che altri vogliono ricevuta da Apollo, o dalle Muse, o da Giove stesso, da lui s
la famosa lira che altri vogliono ricevuta da Apollo, o dalle Muse, o da Giove stesso, da lui sì dolcemente suonata, che m
e altri vogliono ricevuta da Apollo, o dalle Muse, o da Giove stesso, da lui sì dolcemente suonata, che mosse i sassi ad u
ove stesso, da lui sì dolcemente suonata, che mosse i sassi ad unirsi da se per fabbricare le mura di Tebe (1), alla quale
è chiamato duro e feroce da’ poeti (2). Or Antiope, posta in prigione da Dirce e fuggitane, andava vagando pel Citerone, e
d imbattutasi nel figliuolo Zeto, che quivi pascolava gli armenti, fu da lui villanamente discacciata. Ma poscia, fatti ac
armenti, fu da lui villanamente discacciata. Ma poscia, fatti accorti da un pastore ch’era lor madre, i due fratelli vendi
na all’altra vicina. Il che vedendo l’implacabile Giunone, andò tosto da Teti, moglie dell’Oceano e di loro nutrice, dalla
adre fu Europa, o Egina, fig. del fiume Asopo, detta per ciò Asopiade da Ovidio. Regnò nell’isola Enopia o Enone, che dal
ngono i Poeti che, rimasta Egina spopolata per una pestilenza mandata da Giunone, Eaco, veduto a piè di una quercia grandi
tri. Eaco li raccolse e diede loro domicilio più sicuro ed agiato ; e da ciò la trasformazione delle formiche in uomini. E
ed agiato ; e da ciò la trasformazione delle formiche in uomini. Eaco da Endeis, fig. del centauro Chirone, ebbe Peleo e T
Eaco da Endeis, fig. del centauro Chirone, ebbe Peleo e Telamone ; e da Psammate, fig. di Nereo e di Dori, ebbe Foco, il
en. Ius), la quale(1) fu fig. d’Inaco, fiume dell’Argolide, che nasce da Artemisio o dal Linceo, monti di Arcadia, e per c
Pireno. La favola d’Io era nello scudo di Turno, il quale discendeva da Inaco(2). Giove che da Io avea avuto un figliuolo
era nello scudo di Turno, il quale discendeva da Inaco(2). Giove che da Io avea avuto un figliuolo, la trasformò in vacca
ese sì furibonda che andò vagando quasi per tutta la terra, agitata o da uno spettro, ch’era l’ombra stessa di Argo ; o da
la terra, agitata o da uno spettro, ch’era l’ombra stessa di Argo ; o da una furia ; o dall’animaletto che appellasi estro
E la sua smania fu sì strana che precipitossi in quel mare, il quale da lei prese il nome d’Ionio. Passò quindi nella Sci
onio. Passò quindi nella Scizia per lo stretto di Costantinopoli, che da siffatto avvenimento ebbe il nome di Bosforo. Giu
Allora Giove restituì ad Io la primiera sua forma, e volle che fosse da que’ popoli adorata qual Dea sotto il nome d’Isid
cava la luna, della quale era simbolo una donna col capo coronato ; e da ciò ha potuto avere origine la trasformazione d’I
na nato fu rapito da’ Cureti per ordine di Giunone. Ma, uccisi questi da Giove, Io andò lungo tempo in cerca del figliuolo
mo, edificò una città famosa, che chiamò Menfi dal nome della moglie, da cui ebbe una figliuola chiamata Libia, la quale,
posto e ritirossi presso al polo artico. Oltre a Dardano, Giove ebbe da Elettra Iasio, o Eezione. Dardano, il quale si vu
o, fig. di Dardano, co’ suoi compagni si stabilì nelle montagne dette da lui Idee ; e Dardano, per avviso dell’oracolo, an
dò nella Teucride, ove accolto dal re Teucro sposò una sua figliuola, da cui ebbe Erittonio. Quivi edificò una città detta
rittonio. Quivi edificò una città detta Dardania, che fu pure il nome da lui dato a tutta quella regione. Dopo Dardano reg
di Elleno e che ritrovò la ragione de’venti ; ma da’più si vuole nato da Giove e da Sergesta, fig. d’Ippola, Troiano. Omer
che ritrovò la ragione de’venti ; ma da’più si vuole nato da Giove e da Sergesta, fig. d’Ippola, Troiano. Omero gli dà do
n rinchiusi in un antro vastissimo, ove rumoreggiano a lor talento, e da cui non uscivano che quando Eolo il permetteva. V
e vicine alla Sicilia che alcuni chiamano Eolie, ed alcuni, Vulcanie, da Vulcano, loro re ; fra le quali le principali son
trabone, era la sede di Eolo. A queste isole approdò Ulisse, il quale da Eolo ebbe tutt’i venti in un grand’otre legato ne
ui anche i Greci gli dicdero un tal soprannome. Altri il fan derivare da una parola greca (αμμος), che significa sabbia, p
ca (αμμος), che significa sabbia, perchè il tempio di Giove Ammone fu da Bacco fondato negli arenosi deserti della Libia ;
ocate arene di que’deserti, sebbene il sacro recinto intorniato fosse da sempre verdeggiante selva ; il che aveasi qual mi
tata da’ Caoni, così detta o dalla ninfa Dodona, fig. dell’ Oceano, o da Dodona, fig. di Giove e di Europa. Quivi era il f
o da’ Pelasgi, il più antico popolo della Grecia ; o secondo Erodoto, da una donna Egiziana che ne fu la prima sacerdotess
una colomba dal ramo di una sacra quercia ; la quale finzione nacque da che nel linguaggio di quel paese sì le colombe, e
In onore di Giove Olimpico si celebravano i giuochi detti Olimpici da Olimpia o Pisa, città dell’ Africa. Si chiamano d
chi detti Olimpici da Olimpia o Pisa, città dell’ Africa. Si chiamano da Luciano i grandi giuochi Olimpici (Ολυμπια μεγαλα
lli di Olimpia erano i grandi giuochi, a’quali si concorreva non solo da tutta la Grecia, ma eziandio dall’Italia, dall’As
o dall’Italia, dall’Asia, dall’Egitto, dalla Siria, dalla Cirenaica e da più altri paesi. Ed era tanto lo splendore di que
ebbe a dire che siccome l’acqua supera tutti gli elementi, e l’oro è da più di qualsivoglia preziosa cosa, così l’Olimpic
gli altri nobilmente primeggia. Questi giuochi si vogliono istituiti da Ercole, fig. di Giove, e di Alcmena, il quale vi
nta Tarquinio Prisco, dopo una guerra co’ Sabini ; ed ampliato poscia da Tarquinio Superbo, a tempo della Repubblica arriv
. Fu più volte consumato dal fuoco, e più volte rifatto ; e l’ultima, da Domiziano, il quale fece venir dalla Grecia quell
In una corniola del gabinetto del Re di Francia, l’Olimpo è indicato da un Giove, che siede sul trono colla folgore nella
ve con maestoso carattere, ma acceso d’ira, stando in un carro tirato da quattro cavalli, nella destra tenendo uno scettro
 ; epiteto di Giove assai frequente in Omero, Esiodo ec. così detto o da αιξ, αιγος, capra, ed οχη, alimento, perchè Giove
Da’ Cretesi il giorno stesso chiamavasi Giove(2). Iupiter Dictaeus, da Ditte, monte di Creta, ch’ebbe un tal nome dalla
nans, Fulminator ; αστεροπητης. Così quegli altri epiteli tanto usati da Omero, νεφεληγερετα, nubium coactor, l’adunator d
νιος, Giove ospitale ; era onorato qual vindice dell’ospitalità quasi da tutt’i popoli, perchè credevasi che i forestieri
tutt’i popoli, perchè credevasi che i forestieri ed i mendici vengon da Giove(1), e che sono da lui particolarmente prote
redevasi che i forestieri ed i mendici vengon da Giove(1), e che sono da lui particolarmente protetti. Iupiter Idaeus, co
e sono da lui particolarmente protetti. Iupiter Idaeus, così detto o da Ida, monte della Frigia ; o da Ida, monte di Cret
rotetti. Iupiter Idaeus, così detto o da Ida, monte della Frigia ; o da Ida, monte di Creta, ov’era la culla e la tomba d
ore di lui si celebravano sul monte Albano le ferie latine, istituite da Tarquinio Superbo, le quali duravano quattro gior
primo bicchiere si bevea in onore di Giove Olimpico(2). Ζευς ορκιος, da ορκος, giuramento ; perchè Giove teneasi per vind
usan.). Iupiter Panomphaeus, πανομφαιος, omnis ominis auctor, dicesi da Omero Giove, cui sacrificavano i Greci per averlo
iove, cui sacrificavano i Greci per averlo propizio contro i Troiani, da πας. omnis, ed ομφη, vox divina, o perchè era a d
di Giove, ìl quale adirato per aver dato mano ad un inganno fattogli da Giunone, la cacciò dal cielo e mandolla a convers
i Troia. Percui le guerre più che i fulmini e le inondazioni, vengono da Giove per liberare la terra dal peso de’malvagi(1
eti dicevano che tutto era pieno di Giove, e che tutto dee cominciare da Giove. Omero(3) di passaggio dice che le timide c
o e sotto una pianta di vetrice(1). Nella sua fanciullezza fu educata da Eubea, Prosinna ed Ascrea, fig. del fiume Asterio
fu educata da Eubea, Prosinna ed Ascrea, fig. del fiume Asterione ; o da Temeno, fig. di Pelasgo, che abitava nella città
nfalo. Omero(2) però fa dire a Giunone che quando Saturno fu cacciato da Giove nel tartaro, essa fanciulla fu dalla madre
pavone. Mosco, e dopo lui Ovidio, favoleggiò che Giunone, ucciso Argo da Mercurio, ne pose sulla coda del pavone i soli oc
e celebraronsi con solennità degna di siffatti numi : e Mercurio ebbe da Giove l’incarico d’invitarvi tutti e Dei, ed uomi
’Pigmei, la quale in bellezza vantandosi di vincere le stesse Dee, fu da Giunone trasformata in grù ; e da ciò l’odio fra
andosi di vincere le stesse Dee, fu da Giunone trasformata in grù ; e da ciò l’odio fra le grù ed i pigmei, i quali ogni a
onto è l’odio di questa Dea contro i Troiani per l’oltraggio recatole da Paride(2), percui dichiarossi loro irreconciliabi
vea un giorno esser distrutta dalle fiamme ; e che le mura fabbricate da mano divina sarebbero state inespugnabili, chiama
este, ogni anno dovea esporsi una Troiana donzella ad essere divorata da una balena. Dopo alcuni anni cadde la sorte su di
rivo del mostro. Per sua buona ventura la regale donzella fu liberata da Ercole, e Telamone, fig. di Eaco, che ritornavano
pia perfidia del re Troiano, che l’imputarono a tutto il suo popolo e da quelle ripetevano le sciagure de’ Troiani e de’ l
Arisba, sua prima moglie, sposò Ecuba, fig. di Dimante, re di Tracia, da cui ebbe molti figliuoli, de’ quali i più conosci
i rimettersi al giudizio del pastorello Paride. Le Dee se ne andarono da lui sul monte Ida ; e Giunone gli promise ricco e
eggia. Poco dopo, allestita una flotta, sotto specie di legazione, fu da Priamo mandato nella Grecia in cerca della sorell
sitò Sparta, ove con grandissima cortesia fu accolto nella sua reggia da Menelao, fig. di Atreo e di Europa, fratello di A
 ! di quanto sangue Troiano viene essa ricolma ! Partì adunque Paride da Sparta, seco portando con Elena lunga guerra ed i
bliando la sua dignità e solo aspirando al piacere della vendetta, va da Eolo, e sebbene tanto a lui superiore, non isdegn
Ma i suoi disegni sempremai le fallivano ; giacchè le convenne vedere da una fredda nube il trionfo di Enea, e permettere
mine. E se a Giove davasi l’aggiunto di ottimo massimo, anche Giunone da Virgilio(1) si chiama grande e potente regina, ed
i fig. di Giove e di Protogenia, fig. di Deucalione e di Pirra. Etlio da Giove fu ammesso in cielo ; ma perchè osò trattar
sso in cielo ; ma perchè osò trattar Giunone con poco rispetto, ne fu da Giove medesimo cacciato e confinato giù nell’Infe
e estremità o corna attigne le acque dal mare. Esiodo dice che nacque da Taumante, che in greco significa ammirabile, perc
rmato dalle gocce di acqua di una nube posta di rincontro al sole ; e da Elettra, che significa splendore del sole. Come G
ca, incostante e protettrice degl’indegni ; percui malvagia appellasi da Giovenale ; e da Cebete, non solo cieca, ma sorda
protettrice degl’indegni ; percui malvagia appellasi da Giovenale ; e da Cebete, non solo cieca, ma sorda ancora ed insana
o dell’Inferno. Nel Timone di Luciano, Pluto si finge zoppo, allorchè da Giove è mandato ad arricchire alcuni, pe’ quali g
lia figurata di un serpente le cinge il braccio diritto. Alla Fortuna da Orazio(1) si attribuisce un grosso chiodo o per s
(1) avere gli occhi di Giunone vuol dire averli grandi e belli. Viene da βους, βοος, bos ed ωψ, ωπος, oculus. Iuno Gabina
lla che accompagnava la novella sposa alla casa del marito ; Matrona, da Orazio ; e Materfamilias, da Plauto(3). Iuno Kal
la sposa alla casa del marito ; Matrona, da Orazio ; e Materfamilias, da Plauto(3). Iuno Kalendaris ; perchè a lei era co
a lei era consacrato il primo giorno di ciascun mese. Iuno Lacinia. da un promontorio del Bruzlo, oggi Capo delle colonn
omontorio del Bruzlo, oggi Capo delle colonne, antic. Lacinium, detto da Lacinio, masnadiere ivi ucciso da Ercole, che pos
lle colonne, antic. Lacinium, detto da Lacinio, masnadiere ivi ucciso da Ercole, che poscia vi fabbricò un superbissimo te
mani di sacrificare una troia gravida per divertire i mali minacciati da un tremuoto in tempo della guerra cogli Aurunci.
Crotoniati, abbelli con insigni pitture il tempio di Giunone Lacinia da loro tenuto in somma venerazione. E per uso di es
rappresentar dovea il più perfetto tipo della bellezza ; percui copiò da più sembianti quel che ciascuno avea di più leggi
fiume Asterione, sulle cui rive era il tempio e la fontana Eleuteria, da cui si attingeva l’acqua solo pe’ sacrificii e pe
, vedendo che la madre Cidippe andava al tempio su di un carro tirato da buoi, percui non vi potea giungere all’ora disegn
uò toccare all’uomo. Si addormentarono essi placidamente di un sonno, da cui mai più non si svegliarono ; con che signific
per figliuola di quella. Questa Dea poi chiamavasi Pallade (Pallas), da un verbo greco (παλλειν) che significa vibrare l’
antichi poeti. Riguardo al nascimento di lei, alcuni la vogliono nata da Giove e da Metide ; e presso Eusebio si dice figl
ti. Riguardo al nascimento di lei, alcuni la vogliono nata da Giove e da Metide ; e presso Eusebio si dice figliuola di Gi
ntroduce Vulcano che con una scure ben affilata sta innanzi a Giove e da lui riceve il comando che con quella gli aprisse
dare il gran colpo, pel quale dal divin capo uscì una Vergine armata da capo a piedi, che scuoteva lo scudo ed agitava l’
nte che quando dal cervello di Giove, per un colpo di mannaia datogli da Vulcano, uscir dovea Minerva, essa, secondo ch’er
ella Dea e le consacrò un tempio ed una statua di avorio, la quale fu da Silla recata a Roma. Eusebio vuole che vi era una
alamità sofferte nel ritorno alle lor patrie dopo l’eccidio di Troia, da Omero(1) a Minerva principalmente si attribuiscon
endo detto che anche a dispetto de’ Numi ne sarebbe uscito libero, fu da Nettuno adirato ad un grande scoglio sbattuto, e
endere opera alcuna se non siamo inspirati, per così dire, e condotti da Minerva(5). Da ciò pure venne la frase, fare un’o
pecial tutela. Varrone(1) però racconta che, regnando Cecrope, nacque da se un ulivo nella cittadella di Atene, e presso a
ancora un ulivo, il quale vuolsi che sia quello che fu fatto nascere da Minerva, quando ella venne a contesa con Nettuno.
so, o far bellissimi ricami. Ma una gran maestria di rado è disgiunta da cieco orgoglio. Aracne non dubitò di provocare Mi
e tutta si studiò di vincere la sua divina rivale, e fece un broccato da reggere al paragone con quello di Minerva. Ma la
e ha dato occasione a’poeti di foggiare quell’Aracne industriosa, che da Minerva fu trasformata in ragno e che pur non las
to a caso. Lo suonò alla tavola degli Dei, e ne fu con riso schernita da Giunone e da Venere, perchè, con que’ suoi occhi
suonò alla tavola degli Dei, e ne fu con riso schernita da Giunone e da Venere, perchè, con que’ suoi occhi azzurri e col
e la prima nave che solcato avesse il mare, fu la nave Argo, chiamata da Fedro opera Palladia (2). Giasone, al ritorno del
ovato di Ulisse, il quale in ogni sua azione era dalla Prudenza, cioè da Minerva, diretto ; e che però ebbe dal poeta l’ep
atore di città. Si osservi che un artefice, il quale lavora di legno, da Esiodo si chiama servo di Minerva. Molte altre er
iscepoli nel mese di Marzo pagavano lo stipendio a’ maestri, il quale da Minerva chiamavasi minerval, e davasi prima delle
a trasse dalla barbarie i popoli dell’Attica, loro dando delle leggi, da cui venne l’agricoltura. A Sais Iside era rappres
dato, era il simbolo di quella Dea. La città di Sais dicevasi fondata da Iside ; ed Atene fece lo stesso di Minerva, sicch
così detto, perchè assembravasi sul colle di Marte, ch’era non lungi da Atene. Non è qui luogo di favellare della incorru
, chiamata di morte. Alcuni storici dicono questo tribunale istituito da Cecrope ; altri, da Cranao, ed altri, da Solone.
Alcuni storici dicono questo tribunale istituito da Cecrope ; altri, da Cranao, ed altri, da Solone. VIII. Peplo. Pana
o questo tribunale istituito da Cecrope ; altri, da Cranao, ed altri, da Solone. VIII. Peplo. Panatenee. Erittonio.
i soli, nel tempio di Giunone in Elea, il suo simulacro distinguevasi da quelli delle altre divinità. Ma oltre a ciò porta
avano ogni cinque anni, e le minori, ogni anno. Si vogliono istituite da Teseo, o da Erittonio, fig. di Vulcano, il quale
inque anni, e le minori, ogni anno. Si vogliono istituite da Teseo, o da Erittonio, fig. di Vulcano, il quale per avere i
o, fig. di Vulcano, il quale per avere i piedi di serpente, era stato da Minerva segretamente in un suo tempio allevato. G
In dette feste, fra gli altri giuochi, celebravansi quelli istituiti da Pericle per la musica e per la poesia ; e nel tea
so e colla spada. Alcuni vogliono che le Panatenee furono ristabilite da Teseo per riunire le sparse borgate dell’Attica i
2). Chiamavansi pure Quinquatria le feste o giuochi annuali istituiti da Domiziano in onore di Minerva, che si celebravano
onzelle Spartane. Negli antichi monumenti vedesi Minerva accompagnata da un serpente ; o con un serpe sull’elmo, perchè qu
ica della collezione di Stosch, Minerva Salutare o Medica è preceduta da un serpente, ed ba un parazonio, o scimitarra pen
. Nel tempio di Minerva Elidia, il casco di questa Dea era sormontato da un gallo, animale, cui piacciono le battaglie. Qu
ciano la chiama Dea ucciditrice de’ giganti. In un monumento riferito da Gorleo vedesi la Dea vincitrice di un gigante, ch
e di oro. Nello scudo vi avea scolpito la battaglia delle Amazzoni(2) da una parte, e dall’altra, la pugna degli Dei e de’
una medaglia di Atene vedesi Minerva che disputa con Nettuno sul nome da darsi alla città ; essa ha fatto nascere allora l
respirava che battaglie e stragi ». In un niccolo antico pubblicato da Pietro Vivenzio, vedesi Pallade colla Vittoria in
eti di Minerva. Minerva Alalcomenia (Αθηνα αλαλκομενηις) chiamasi da Omero o da Alalcomenia, città della Beozia, ov’er
rva. Minerva Alalcomenia (Αθηνα αλαλκομενηις) chiamasi da Omero o da Alalcomenia, città della Beozia, ov’era un simula
o da Alalcomenia, città della Beozia, ov’era un simulacro di lei ; o da Alalcomena, nutrice di questa Dea ; o dal verbo g
elio. Fu così detta o quasi Capita, perchè nata dal capo di Giove ; o da captus, voce degli Auguri, che significava, il su
niesi con questo nome salutavano propriamente Pallade, come si scorge da Aristofane e da altri(1). Εργανη, laboriosa ; Ευρ
nome salutavano propriamente Pallade, come si scorge da Aristofane e da altri(1). Εργανη, laboriosa ; Ευρεσιτεχνος, inven
icono gl’Italiani. Così potrebbe spiegarsi l’aggiunto di caesius dato da Catullo(2) ad un feroce leone della Libia. Innup
un feroce leone della Libia. Innupta ; epiteto di Minerva adoperato da Virgilio, che vuol dire vergine. Itonia, Ιτωνια,
vea un celebre tempio. Patrima Virgo secondo alcuni chiamasi Minerva da Catullo(3), perchè nacque di padre senza madre. M
de, ερισυπτολις, guardiana delle città ; πολιουχος, custode di città, da πολις, urbs, ed εχειν, habere. Tritonia, e τριτο
α detta o perchè apparve la prima volta presso la palude Tritonia ; o da τριτω, che appo i Cretesi significava capo, perch
va additò in sogno a Pericle per guarire un operaio a lui caro caduto da un ponte o dalla sommità di un tempio. Alla civet
i siffatti uccelli. Cicerone(1) domandò all’amico Attico un’Ermatena, da servire per ornamento alla sua accademia. Vi è ch
a ; e che recata al luogo, ov’era Dardano, questi consultò l’oracolo, da cui seppe che la città sarebbe stata in piedi sin
a facile preda del nemico. Silio Italico dice che il vero Palladio fu da Diomede restituito ad Enea, il quale cogli altri
di essi parleremo in un solo articolo. La voce Apollo (Απολλων) viene da un verbo greco che significa perdere (απολλυμι),
Vulcano e signore di Eliopoli, in Egitto ; il secondo nacque in Creta da Coribante ; il terzo, da Giove terzo e da Latona 
poli, in Egitto ; il secondo nacque in Creta da Coribante ; il terzo, da Giove terzo e da Latona ; ed il quarto nato in Ar
il secondo nacque in Creta da Coribante ; il terzo, da Giove terzo e da Latona ; ed il quarto nato in Arcadia chiamavasi
o e da Latona ; ed il quarto nato in Arcadia chiamavasi Nomio, perchè da lui avean gli Arcadia ricevuto le leggi(4). Ma il
Giove trasformò Asteria, fig. di Titano, in quaglia, per essere stato da lei dispregiato, e che avendola gettata in mare,
alleggiare sulle acque ; il che finsero per essere quell’isola scossa da frequenti tremuoti(1). Or Latona ch’era fig. di P
uccisa occupava lo spazio di ben cento iugeri. Esso dava le risposte da un oracolo ch’era sul Parnaso, o il custodiva ; p
salvò dal dente di quel mostro. La favola di questo serpente(5) venne da un tiranno chiamato Pitone o Dracone, uomo crudel
e da un tiranno chiamato Pitone o Dracone, uomo crudele, forse ucciso da Apollo. O per Pitone(6) intesero i poeti le micid
uno fece uscir fuori delle acque l’isola Ortigia, che chiamossi Delo ( da δηλος, manifestus), come la più appariscente fra
r Latona(3) sgravatasi de’suoi divini gemelli e perseguitata tuttavia da Giunone, dopo lungo errare, giunse ad un bel lago
fanciullo nascendo parve nato dalla terra. Or Apollo la madre Latona da ogni oltraggio del gigante difese, uccidendolo co
Lampetusa. Il quale giovinetto, dandosi assai vanto de’ suoi natali, da Epafo, fig. di Giove e d’Io, fu motteggiato, quas
di volergli concedere quanto avesse dimandato. Allora Fetonte, mosso da giovanile vaghezza, chiese di guidare per un gior
rno i cavalli del cocchio paterno. Si argomentò Apollo di distornarlo da sì pericolosa voglia, ma indarno ; e Fetonte pres
ciel sereno vedesi di notte trascorrere per l’aria(1). Egli fu poscia da Febo allogato nel cielo e trasformato in costella
e addensate danno l’elettro o sia l’ambra. Fu pianto eziandio Fetonte da Cigno (Cycnus), di lui parente ed amico, e fig. d
Apollo e della ninfa Coronide fu Esculapio nella medicina ammaestrato da Chirone in guisa che fu posto nel numero degli De
e consentendolo questi a condizione che gli donasse un cocchio tirato da un leone e da un cinghiale, Apollo gl’insegnò il
o questi a condizione che gli donasse un cocchio tirato da un leone e da un cinghiale, Apollo gl’insegnò il modo di aggiog
i Apollo, quand’era per nascondersi nelle paterne acque del Peneo, fu da quel Nume trasformata in alloro, di cui staccò un
irabile e quasi divina fu la sua perizia nel suonar la lira donatagli da Mercurio o da Apollo ; e perchè fu pure insigne p
i divina fu la sua perizia nel suonar la lira donatagli da Mercurio o da Apollo ; e perchè fu pure insigne poeta, con tal
a lira. Orfeo fu uno degli Argonauti ; ed instituì le orgie, le quali da lui si dicono Orfiche. In Orfeo scorgiamo espress
e ombre de’morti. Quivi egli evocò l’ombra di Euridice ; e credendosi da lei seguito, quando si avvide dell’errore, si die
e che altreve. Aristeo che fu cagione della morte di Euridice, nacque da Apollo e da Cirene, fig. d’ Ipseo, la quale educa
e. Aristeo che fu cagione della morte di Euridice, nacque da Apollo e da Cirene, fig. d’ Ipseo, la quale educata presso il
ene, fig. d’ Ipseo, la quale educata presso il monte Pelio, fu poscia da Apollo portata in quel luogo della Libia, ove dop
e del buon Aristeo, dalla valle di Tempe andò egli doloroso al fonte, da cui nasce il Peneo, ed ove la reggia era della ma
le sue api. La quale, accoltolo amorevolmente, gli propone di andare da Proteo, Dio marino, il quale si mutava in molte s
co. I poeti dicono che Marsia, avendo trovata la cornamusa, strumento da fiato inventato da Minerva, la suonò sì maestrevo
che Marsia, avendo trovata la cornamusa, strumento da fiato inventato da Minerva, la suonò sì maestrevolmente che ne venne
so di sua gloria, legatolo ad un albero, il fece vivo vivo scorticare da uno Scita, e la pelle qual trofeo della vittoria,
la prima volta i pifferi ; di che fu tanto superbo che parlò in modo da paragonarsi ad un Nume. E come il flauto è strume
omba sfogando il disperato suo dolore, fu cangiata in sasso, il quale da gagliardo vento trasportato sul monte Sipilo, è t
oria di Crise, sacerdote di Apollo Sminteo e padre di Astinome, detta da lui Criseide. Agamennone, sovrano duce de’ Greci,
o stranamente adirato, coll’arco su gli omeri ed il turcasso ; si ode da lungi lo strepito degli scossi strali, de’ quali
i di quel Nume, in pena vide miseramente darsi il guasto al suo campo da grandissima schiera di topi. Per allontanare tant
acò con molti sacrificii l’ira di Apollo ; il quale, volendo liberare da quella peste il campo del suo sacerdote, in sembi
este il campo del suo sacerdote, in sembianza di uomo accolto in casa da Orde, di lui pastore, colle saette uccise tutti q
ui ucciso fu esso e l’infelice profetessa, invitali a lauto banchetto da Egisto e dalla disleale consorte. VIII. Incumb
elle arti. I poeti erano suoi sacerdoti e figliuoli ; essi credevansi da lui inspirati, come tutt’i cultori delle arti bel
del canto, andava superbo di una bella lira di oro che avea ricevuta da Mercurio ; ed era il duce e quasi il sovrano dell
. Fedro(2) dice, le nove Muse che sono il coro delle arti, esser nate da Giove e dalla veneranda Mnemosine. Il che finsero
, Polinnia, Calliope ed Urania. Alcuni(1) fan derivare la parola Musa da un verbo greco (μαω) che significa ricercare, inv
he prima chiama vansi Casmenae, poscia Carmenae, e finalmente Camenae da carmen, canzone ; sicchè Camena vuol dire cantatr
l dire cantatrice. Presso Plutarco la parola Musa significa canto ; e da Aristofane un uomo sapiente e dotto si appella Mu
attutto. L’Elicona, monte della Beozia, sacro ad Apollo ed alle Muse, da Ovidio chiamato virgineo monte, perchè le Muse si
tto sacro a quelle Dee ; un antro freschissimo ; un’ombra detta molle da Properzio ; infine il bel fonte Aganippe(4) il fa
regnava. Vide egli un giorno le Muse che andavano sul Parnaso, colte da improvvisa tempesta ; e fingendo amorevolezza, pr
i un’alta torre del suo palagio, volea follemente seguirle, precipitò da quell’altezza e riportò la pena della sua insolen
donia(3). Pierio adunque era probabilmente di Pella, in Macedonia ; e da Evippe, di Peonia, ebbe nove figliuole, le quali,
Sirene eziandio(1) osarono sfidare al canto le Muse ; ma furon vinte da quelle Dee, che strapparon loro le piume e e ne o
ene, che alcuni mal confondono coll’ Aganippe, che forse ebbe il nome da Aganippe, fig. del fiume Termesso, essendo natura
cavallo, ebbe origine dal Pegaso. Esiodo dice che fu esso così detto da πηγη, fonte, sorgente, per esser nato presso alle
r nato presso alle fonti o sorgenti dell’ oceano. Igino il crede nato da Nettuno e da Medusa ; ma comunemente si vuole che
alle fonti o sorgenti dell’ oceano. Igino il crede nato da Nettuno e da Medusa ; ma comunemente si vuole che quando Perse
egaso, il quale un giorno sull’Elicona col piede percosse una pietra, da cui spicciò un bel fonte di chiarissima acqua, la
icio più d’ogni altro vasto e bellissimo, sì leggiadramente descritto da Pausania, e che gli abitatori del Parnasso aveano
un sacrificio. Il qual fonte chiamavasi pure Aretias, o di Marte ; e da Seneca fu detto Dirceo. Secondo alcuni fu chiamat
to Castalio o dalla ninfa Castalia che Apollo trasformò in fontana, o da Castalio, re dei dintorni del Parnasso. Dirce era
ei dintorni del Parnasso. Dirce era fonte e fiume che bagnava Tebe, e da cui Pindaro, il più sublime allievo delle Muse, a
del fiume Asopo, e moglie di Lico, re di Tebe, il quale, dopo averla da se discacciata, sposò Dirce, fig. del Sole. Antio
ope, già incita, partorì Anfione e Zeto sul monte Citerone ; i quali, da un pastore educati, riconobbero poscia la loro or
toccava sì dolcemente, che al suon di quelle corde i sassi, movendosi da se, andarono in bell’ ordine ad unirsi per costru
la virtù prodigiosa della poesia e della musica. Anfione ebbe la lira da Mercurio, ovvero dal nostro Apollo. XI. Contin
Pimpla. Pirene. La poesia richiede mente tranquilla e circondata da piacevoli obbietti ; e però i luoghi del soggiorn
’ loro giardini e sacri boschetti vi eran fontane e ruscelli di mele, da cui i Poeti, i quali si assomigliavano alle api,
lo eziandio fra gl’Iddii soggiornavan le Muse, dette perciò Olimpiadi da Omero(3). Le Muse cantavano in cielo le lodi dei
tto l’Olimpo(5). Le Clerc crede che la favola delle Muse ebbe origine da una qualche accademia di musica da Giove stabilit
la favola delle Muse ebbe origine da una qualche accademia di musica da Giove stabilita in Creta, in cui primeggiavano no
ti il Pindo, il Parnasso e l’Elicona, si confondono. Esso è celebrato da tutt’i poeti. Ascra era un villaggio in Beozia, v
betra fu pure un fonte di Magnesia, nella Macedonia, sacro alle Muse, da esso dette Libetridi presso Virgilio(2). Alcuni v
o di Oebalo, piangendo oltremodo il figlio Cencria, per caso uccisole da Diana, fu cangiata in quel fonte. Il caval Pegaso
ccisole da Diana, fu cangiata in quel fonte. Il caval Pegaso fu preso da Bellorofonte, mentre bevea al fonte di Pirene. An
he uno de’ principali fini della poesia è dilettare. Clio, così detta da un verbo greco (κλειω) che significa celebrare, p
gio. Quindi dissero che Apollo inventò la cetra(5), e ch’ebbe la lira da Mercurio(6). XIII. Oracoli di Apollo. Tempio d
gli auguri. Lo Scoliaste di Pindaro afferma che Apollo appreso avea da Pan la scienza dell’avvenire ; ma altri vogliono
avvenire ; ma altri vogliono che avesse ricevuto sì maraviglioso dono da Giove con patto che non l’avesse mai agli altri D
ta(6) che, dovendo i Romani mandare a Delfo un dono promesso con voto da Camillo, e non trovandosi tant’ oro che bastasse 
acoli(1), ispirata dal Nume per mezzo di un vento o vapore che usciva da un freddo sotterraneo, quando essa sedea sul trip
’ Lapiti, ’in Tessaglia, per vendetta di un grave oltraggio recatogli da Apollo, incendiò il suo tempio di Delfo. E perciò
Efeso, ed ove Apollo dava i suoi oracoli in versi. Si vuole edificato da Manto, fig. di Tiresia, la quale, presa Tebe, sua
altro oracolo era in Cirra, la quale città essendo non molto lontana da Delfo, spesso si prende l’uno per l’altro. Le sue
ll’albero per aspettare che venuti fossero a maturità. Ritornò poscia da Febo con un’idra fra gli artigli che avea ghermit
iscoprire il cognato, le diede un bel monile di oro e gemmato, fatto da Vulcano ; ed ella di quel dono invaghita tradì il
mavasi veritiero ed amante della verità e non della mensogna ; percui da Eschilo si appella vate non mendace ; e Callimaco
zio di ben nove iugeri collo smisurato suo corpo. Altri dicono che fu da Giove ucciso di un fulmine. Morto Ettore, l’indom
è certo che principale attributo di Apollo è l’arco ed il turcasso ; da che ebbe i soprannomi di Arciero, di Ecaergo, o c
sso ; da che ebbe i soprannomi di Arciero, di Ecaergo, o che colpisce da lungi, e più altri ; i quali dinotano che il sole
li dinotano che il sole co’ suoi raggi che sono gli slrali di Apollo, da lontano fa sentire la sua influenza. Si vuole che
da lontano fa sentire la sua influenza. Si vuole che avesse ricevuto da Vulcano e l’arco e le sue frecce inevitabili. Sot
ialmente, di cui parlando il poeta fa menzione dell’ara cornea, fatta da Apollo, ed una delle maraviglie del mondo. Era es
a, sulla quale il celeste muratore avea appoggiata la sua lira, e che da quell’istante rendeva toccata un suono simile a q
il suon gli venne a torre, E sol fra gli altri sassi non fu muto ; Ma da marmo o d’acciar percosso alquanto Puro rendea di
ire e ben governare il gregge. Quindi chiamossi Nomio o pastorale fin da che guardò gli armenti di Admeto. Se gl’immolava
ato Sole, perchè solo risplende nel cielo ; e da’Greci Ηλιος o Ηελιος da una voce greca che significa splendore. Dal Sole
Ηλιος o Ηελιος da una voce greca che significa splendore. Dal Sole e da Perseide, una delle Oceanidi, nacque Circe ed Eet
una delle Oceanidi, nacque Circe ed Eeta, re della Colchide, il quale da Idìa procreò Medea. Circe poi era una maga assai
ndem. Colla virtù di quest’erba sciolse Ulisse l’incanto, ed ottenne da quella ninfa che i compagni ritornassero alla pri
tutt’i voluttuosi. Per modo proverbiale la tazza di Circe si adopera da Cicerone(3) per dinotare un uomo che subitaneamen
ono dippiù(4) che desiderosa Circe di vendicare alcuni torti ricevuti da Scilla, bellissima ninfa, fig. di Forco e di Cret
orticoso suo gorgo assorbiva i vascelli con rumoreggiare spaventoso ; da ciò la finzione di Omero, che Scilla, mostro mari
ino, presso alla Sicilia, avea divorato alcuni compagni di Ulisse ; e da ciò pure quella rabbia Scillea di Virgilio(1). Ci
Sicilia ed eran di loro natura immortali. Venivan guidati al pascolo da due ninfe, Fetusa e Lampezie, fig. del Sole, e de
attacca i cavalli al cocchio del Sole, e poscia siede sul suo tirato da due cavalli bianchi, secondo Teocrito, o color di
omedonte e fratello di Priamo. Fu uomo di grande bellezza, ed ottenne da Giove(6) il dono della immortalità per le preghie
hiamato Mennone, che recò soccorso a Troia ed avea le armi fabbricate da Vulcano. Egli fu re degli Etiopi, percui da Catul
d avea le armi fabbricate da Vulcano. Egli fu re degli Etiopi, percui da Catullo si chiama l’Etiope Mennone, e da Properzi
i fu re degli Etiopi, percui da Catullo si chiama l’Etiope Mennone, e da Properzio la reggia di Mennone si pone per l’Etio
esso Troia uccise Antiloco, fig. di Nestore, ed egli stesso fu ucciso da Achille. Titono ne fu sì dolente che dagli Dei ot
ia di Apollo. Nel Museo Borbonico vi è una statua di Apollo detta da Winckelmann la più bella fra le statue di questo
ll’olio degli Dei ; e simile a’ teneri viticci, scherza quasi agitata da una dolce auretta intorno al divino suo capo, in
ovvii in esse i capelli raccolti in nodo sopra la fronte e circondati da uno strofio o cordone, ornamento proprio degli De
e più altri simili. Apollo Augur, certus, cioè, infallibile, dicesi da Orazio, perchè presedeva alla divinazione. Gr. πρ
atra. Vi avea Apollo un tempio edificato dagli Argonauti ed abbellito da Augusto. Vi si celebravano alcuni giuochi detti A
l male. Essendo che per Apollo e Diana intendevasi il sole e la luna, da cui gli antichi dicevano provenire la salubrità d
o i Milesii, ove prima era l’oracolo de’ Branchidi, e che fu bruciato da Serse. Fu così detto da un giovane di Tessaglia a
ra l’oracolo de’ Branchidi, e che fu bruciato da Serse. Fu così detto da un giovane di Tessaglia assai amato da Apollo. Qu
uciato da Serse. Fu così detto da un giovane di Tessaglia assai amato da Apollo. Quest’oracolo era il più veridico dopo qu
più veridico dopo quello di Delfo. Apollo Cinzio, Κυνθιος, Cynthius, da Cinto, monte nell’isola di Delo, ove nacquero Apo
’isola di Delo un tempo si chiamava Cinto. Apollo Cirreo, Cirrhaeus, da Cirra, città della Focide, presso alla quale era
eus, da Cirra, città della Focide, presso alla quale era una caverna, da cui sortivan venti che infondevano un furore divi
ano un furore divino e facevan dare oracoli. Apollo Clario, Clarius, da un oracolo e tempio nobilissimo che avea in Claro
fneforie portava un ramoscello di alloro, con sopra un globo di rame, da cui molti altri piccoli pendevano. Queste feste s
nella Beozia in onore di Apollo. Apollo Delfico, Δελφικος, Delphicus, da Delfo, ove avea il tempio e l’oracolo. Dall’ Alig
la fronda Peneia, quando alcun di se asseta. Apollo Delio, Delius, da Delo, isola dell’ Egeo, ove Apollo era nato. Apo
lo, perchè figliuolo di Latona. Apollo Licigenete, λυκηγενης, dicesi da Omero, o perchè il Sole è quasi il generatore del
pollo Palatino, Platinus, dicevasi da’ Romani pel tempio edificatogli da Augusto sul monte Palatino dopo la vittoria di Az
stotele passeggiando insegnava filosofia a’suoi discepoli. Fu fondato da Pisistrato e molto accresciuto da Pericle. Peana
osofia a’suoi discepoli. Fu fondato da Pisistrato e molto accresciuto da Pericle. Peana o Peane (παιαν, paean) chiamavasi
sò di prender cibo, stando sempre cogli occhi rivolti al Sole. E però da Febo fu per compassione convertita in eliotropio
e Virgilio : e secondo Pausania, anche un toro. I cigni poi chiamansi da Callimaco cantori di Febo ; e Plutarco dice che A
iodo e ad Omero. Da Virgilio(1) si scorge che la Luna non era diversa da Diana. Niso, egli dice, volto inver la Luna, Che
ce aliena, cioè presa in prestito dal sole. Dai Greci dicevasi Σεληνη da σελας, che vuol dire splendore. II. Storia fav
no i padroni del mondo e gli Dei che tutte le cose governano. La Luna da Omero ora si dice fig. di Pallante, ed ora d’Iper
g. di Pallante, ed ora d’Iperione, e di Eurifessa. Ma Esiodo dice che da Iperione e da Tea nacque il Sole, la Luna e l’Aur
, ed ora d’Iperione, e di Eurifessa. Ma Esiodo dice che da Iperione e da Tea nacque il Sole, la Luna e l’Aurora. Era essa
orata dalla più parte de’popoli antichi. Oltre non pochi altri figli, da lei nacquero la Morte ed il Sonno, detto perciò d
co gli dà l’ala Letea ; ed in Ovidio(2) la reggia del Sonno è bagnata da un ruscello di acqua Letea. Il suo soggiorno seco
crive il nostro Ariosto : Giace in Arabia una valletta amena Lontana da cittadi e da villaggi, Che all’ ombra di due mont
ro Ariosto : Giace in Arabia una valletta amena Lontana da cittadi e da villaggi, Che all’ ombra di due monti è tutta pie
o va con storto passo. In questo albergo il grave Sonno giace, L’ozio da un canto corpulento e grasso ; Dall’altro la Pigr
per due porte, una di corno, dalla quale i veraci, l’altra d’avorio, da cui i falsi sogni sortivano. Così dice Omero imit
da cui i falsi sogni sortivano. Così dice Omero imitato letteralmente da Virgilio(3). Morfeo poi era il principal ministro
llenza Basilea o la Regina, e che vuolsi la stessa che Rea o Pandora, da Iperione ebbe un figliuolo chiamato Elio o il Sol
to amava il fratello, alla nuova del suo infortunio erasi precipitata da una loggia del suo palagio ; e dopo quel sogno in
pastore o cacciatore, ovvero re di Elide, il quale dimandò ed ottenne da Giove l’immortalità, un’eterna giovinezza ed un p
colla mezza luna sul capo, percui fu detta bicorne regina degli astri da Orazio. E Diana lucifera ch’esser dovea la Luna,
l Sole, di giorno. Ed in un bassorilievo(1) si vede la Luna preceduta da Espero che spegne la sua face nelle onde, e segui
Luna preceduta da Espero che spegne la sua face nelle onde, e seguita da uno de’ Dioscuri, mentre colla sua nera biga prec
uscivane quando compariva sull’orizzonte. Il suo cocchio era portato da due cavalli, e nell’arco di Costantino a Roma ved
omani. Sopra un gruppo di nubi vedesi sul suo cocchio notturno tirato da due ninfe nell’atto d’indicar loro colla destra l
VI. Principali epiteti di Diana Luna. Luna bicornis appellasi da Orazio nel Carme secolare. Diana nocturna si chi
nis appellasi da Orazio nel Carme secolare. Diana nocturna si chiama da Ovidio(1) ; e dall’ Ariosto, Diva taciturna, perc
alla Luna attribuivano gli antichi alcuni morbi. Gli uomini sorpresi da certe infermità violenti dicevansi percossi da Ap
i. Gli uomini sorpresi da certe infermità violenti dicevansi percossi da Apollo o dal Sole, come percosse dalla Luna appel
lo o dal Sole, come percosse dalla Luna appellavansi le donne colpite da morbi veementi(1). Così percossi da Giove si dice
una appellavansi le donne colpite da morbi veementi(1). Così percossi da Giove si dicevano quelli ch’eran colpiti dal fulm
odecimo rione della città (2). Tacito(3) parla di un tempio edificato da Servio Tullio. Gli Arcadi(4) si vantavano di esse
cco chiamavasi Bacchus da’ Latini, e Βακχος da’ Greci ; nome derivato da βακχος, che significa uomo trasportato dal furore
dal furore e che parla vaneggiando ; sebbene Servio(6) dice che viene da Bacca, ninfa che colla sorella Brome lo aveano ed
icavano a questo nume. Gli si dava pure il nome di Dionisio, o perchè da Giove fu affidato all’educazione di Niso, o dall’
il secondo, dal Nilo il quale si dice aver edificato Nisa ; il terzo, da Caprio, o Apio, o Cabiro, per cui s’istituirono l
o Apio, o Cabiro, per cui s’istituirono le feste Sabazie ; il quarto, da Giove e dalla Luna, in onore del quale si facevan
a, in onore del quale si facevano i sacrificii Orfici ; ed il quinto, da Niso e da Tione, che istituì le feste Trieteridi.
e del quale si facevano i sacrificii Orfici ; ed il quinto, da Niso e da Tione, che istituì le feste Trieteridi. Non veggo
i poeti. Strabone(4) afferma che la città di Nisa era stata edificata da Bacco ; ed il monte Mero soprastare alla città, e
’esse sono le ninfe nutrici di Baceo, e che chiamavansi pure Dodonidi da Dodona, città dell’Epiro. Si vuole che Bacco, ved
ra tornarono a bellissima giovinezza. Ma altri dicono che ciò ottenne da Teti. Vi è pure chi dice che queste ninfe dette D
nne da Teti. Vi è pure chi dice che queste ninfe dette Dodonidi furon da Giove convertite in altrettante stelle per sottra
nel covile di una lionessa i suoi leoncelli, fu posto a morte crudele da quella fiera. Del grandissimo pianto de’ genitori
e, Coronide, Plesauri, Pito e Tiche. Ovidio dice che furon dette Iadi da Iante ; ma prima avea detto dal verbo greco υειν,
i le Iadi si nominarono Suculae, porcellette, quasi che υαδες venisse da υες, porci. Ed invero portano seco e quando nasco
piogge e procelle gravissime a’ naviganti, sicchè furon dette tristi da Orazio e da Virgilio piovose. III. Continuazio
ocelle gravissime a’ naviganti, sicchè furon dette tristi da Orazio e da Virgilio piovose. III. Continuazione. Bacco fa
on modi sì villani che vollero pur legarlo ; ma le catene gli caddero da se, Destatosi il nume disse di voler andare a Nas
un’isola dell’ Egeo, fra le Cicladi nobilissima, detta pure Dionisia da Dionisio o Bacco, o perchè prestò a questo nume u
paura di questa subita mutazione, o per un cieco furore mandato loro da Bacco, i compagni di Acete saltano nelle acque e
morire. Bacco però non gli mancava del suo aiuto, giacchè gli caddero da se le catene, e si aprirono le porte della carcer
n carattere, quale al nume dell’ubbriachezza si conveniva. Eran lungi da lui le cure ed il pianto ; dilettavasi di fiori,
vergogna che uomini avvezzi a non temere i nemici brandi, sien vinti da insani ululati donneschi e da sozzo gregge di avv
non temere i nemici brandi, sien vinti da insani ululati donneschi e da sozzo gregge di avvinazzati ; che conveniva alla
l’uso soperchio e sregolato del vino, fu ucciso dalle Baccanti, cioè da persone furiose per immoderato bere il che ha dat
o pagarono esse il fio di tal dispregio, ché il lor lavoro fu turbato da forte suonar di timpani e di altri strumenti che
nta che Licurgo, fig. di Driante e re di Tracia, armato di un pungolo da buoi inseguiva le nutrici di Bacco e ne faceva ma
, fuggendo, i loro tirsi ; e Bacco dovè nascondersi nel mare, accolto da Teti ; per la qual cosa venne in odio agli Dei e
Bacco, la moglie ed il figliuolo uccise, ed esso sul monte Rodope fu da quel nume alle pantere esposto. Avverso eziandio
ezioso frutto della vite, fu molto amichevolmente in casa sua accolto da Icaro e dalla figliuola Erigone. Era questi nato
casa sua accolto da Icaro e dalla figliuola Erigone. Era questi nato da Ebalo, re della Laconia, ed avea a fratello Tinda
gli Ateniesi, che le loro figliuole, cadute in gran furore, si davano da loro stesse la morte. Per rimedio di tanto male v
i con festose carole e con canti facevan quel giorno più lieto. Anche da Eneo, fig. di Partaone e marito di Altea(1), fu l
erma che gli Egiziani indicavano il sole sotto il nome di Osiride ; e da Virgilio e da Macrobio sappiamo che Bacco era lo
giziani indicavano il sole sotto il nome di Osiride ; e da Virgilio e da Macrobio sappiamo che Bacco era lo stesso che il
Diodoro, intraprese una celebre spedizione nelle Indie, accompagnato da Pan, da Trittolemo, da donne assai esperte nel ca
, intraprese una celebre spedizione nelle Indie, accompagnato da Pan, da Trittolemo, da donne assai esperte nel canto, del
a celebre spedizione nelle Indie, accompagnato da Pan, da Trittolemo, da donne assai esperte nel canto, delle quali era ca
emo, da donne assai esperte nel canto, delle quali era capo Apollo, e da una turba di uomini velluti che chiamavansi Satir
endo lo sdegno di lei, si addormentò in una campagna, ove fu assalito da un serpente a due teste, detto anfesibena ; ed eg
si alle persecuzioni di Giunone, trascorse quasi tutta l’Asia seguito da un esercito, di cui non erasi mai veduto altro pi
uce. Molto han detto i poeti delle Ninfe, compagne di Bacco, il quale da Orazio(1) chiamasi signore delle Naiadi ; e Tibul
in mano, ed i calzari ricamati d’oro, sedeva su di un cocchio tirato da tigri, o da linci, avendo a lato il dio Pan ed il
i calzari ricamati d’oro, sedeva su di un cocchio tirato da tigri, o da linci, avendo a lato il dio Pan ed il vecchio Sil
il dio Pan ed il vecchio Sileno. Questo strano esercito era preceduto da una banda di Satiri, ed i soldati invece di armi
llera e di pampini. In una gemma vedesi Bacco su di un cocchio tirato da due centauri, de’quali uno suona il doppio flauto
gio. Bacco gli comanda di lavarsi nel Pattolo, fiume della Lidia, che da quel tempo ebbe l’arena d’oro ; percui di cosa pr
moglie. Le fece poscia il dono d’una corona di oro, che avea ricevuta da Venere. Era essa lavoro egregio di Vulcano ; e Ba
Si vedeva Bacco accompagnato dalle Baccanti, da’ suonatori di flauto, da donzelle con crotali e timpani in mano ; vi compa
io(2) rassomiglia l’infelice Didone ad una Baccante, la quale è presa da sacro furore, quando alle orgie trieteriche la ch
assai strano correva per le strade, facendo balli e cento altre cose da forsennati, tanto che Orazio(4) grandi cose ci di
te Edone, nella Tracia, ove celebravansi le sue feste ; Evias, o Evia da Orazio(1) chiamasi una Baccante, forse dalla voce
delle orgie ; Menadi dal greco μαινομαι, furo, insanio ; Mimallonidi, da μιμαομαι imitor, perchè imitavano il padre Bacco,
è imitavano il padre Bacco, portando, come lui, le corna ; Bassaridi, da βαζω clamo, perchè a Bacco sacrificavano con molt
βαζω clamo, perchè a Bacco sacrificavano con molto gridare ; Tiadi, o da θυω, celebrare le orgie ; o da una figliuola di C
ificavano con molto gridare ; Tiadi, o da θυω, celebrare le orgie ; o da una figliuola di Cefisso, fiume della Beozia, chi
, Lamptero ec. epiteti che dinotavano Bacco, ovvero il vino, generato da igneo seme. Ed in Pellene, città di Acaia (3), in
ia fin da’tempi di Omero(3) insigne per le viti. Egli un giorno cadde da un pergolato, e fu da Bacco convertito in costell
ro(3) insigne per le viti. Egli un giorno cadde da un pergolato, e fu da Bacco convertito in costellazione che dicesi il V
ele. A Bacco eziandio si attribuisce l’invenzione dell’aratro, percui da Pindaro(3) si chiama assistente di Cerere, e da S
e dell’aratro, percui da Pindaro(3) si chiama assistente di Cerere, e da Strabone(4), il genio di Cerere. E gli Spartani(5
κον, ficus.) Da alcuni l’origine della tragedia è attribuita a Bacco, da cui gli attori furon dettiartisti dionisiaci. A l
tori furon dettiartisti dionisiaci. A lui eran consacrate le maschere da teatro, credendosi egli l’autore degli scenici di
e ancora credo che Pausania(6), descrivendo una statua di Bacco fatta da Policleto, dice che i coturni che appartenevano a
ano i calzari proprii di quel nume, mentre in una mano teneva un vaso da bere, e nell’altra il tirso. Come dio del vino, e
bellezza, e pel fiore di una gioventù che non veniva mai meno. Quindi da Orazio(2) fu detto candido, epiteto proprio di un
i Arnobio, ed il tirso nella sinistra. Nell’arca di Cipselo descritta da Pausania vedevasi Bacco con un vaso di oro nella
’ teneri piedi(8). I poeti rappresentano il cocchio di Bacco tirato o da tigri, o da pantere, o da linci, per indicare for
di(8). I poeti rappresentano il cocchio di Bacco tirato o da tigri, o da pantere, o da linci, per indicare forse che la fo
rappresentano il cocchio di Bacco tirato o da tigri, o da pantere, o da linci, per indicare forse che la forza del vino d
ell’altra, de’grappoli d’uva, e qualche volta un rython, cioè un vaso da bere in forma di corno, o un chantharus, cioè una
uo balio ; or sopra un carro circondato di edera e di pampini, tirato da due pantere o da due tigri ; or colle corna in te
ra un carro circondato di edera e di pampini, tirato da due pantere o da due tigri ; or colle corna in testa, ma di oro, c
es. Questo rappresenta nel mezzo Bacco ed Ercole che si fanno versare da bere. Bacco si serve del rython, ed è osservabile
babbo Sileno. Il contorno del vaso rappresenta la vittoria riportata da Bacco sopra Ercole ed il suo trionfo. La truppa è
ortata da Bacco sopra Ercole ed il suo trionfo. La truppa è preceduta da Baccanti d’ambi i sessi, che danzano co’ crotali,
sua clava, ma non potrebbe reggersi in piedi, se non fosse sostenuto da altri seguaci di Bacco. Quanto a questo dio, egli
a questo dio, egli è assiso tranquillamente sopra il suo carro tirato da pantere ; ha una mano nella testa in segno di rip
lla sinistra si appoggia al tirso. La pantera ed i cembali si veggono da un lato e dall’altro del trono di questo dio che
acevano uso non solo di pelli di cervo, ma anche di pelli volpine ; o da βαζω, gridare ; o da Bassa, cit. della Lidia, ove
di pelli di cervo, ma anche di pelli volpine ; o da βαζω, gridare ; o da Bassa, cit. della Lidia, ove in particolar modo s
ραμβος, binato, bisgenitus, quasi nato due volte. Briseo, βρυσαιος o da βρυω, sgorgare, perchè Bacco il primo insegnò a c
sgorgare, perchè Bacco il primo insegnò a cavare il sugo dell’uva ; o da Brisa, una delle sue nutrici. Persio chiama Brise
Persio chiama Briseo il poeta Accio a cagion della tragedia di Bacco da lui composta ; o perchè i poeti tragici sono sott
tto la protezione di quel nume. Bromio, βρομιος, Bromius, così detto da βρομεω, fremo, cioè da’ fremiti, o rumorosi riti
in testa una corona, e che questa fu di edera. Leneo, Lenaeus pater, da λυαιος, torchio da vino, di cui credevasi invento
, e che questa fu di edera. Leneo, Lenaeus pater, da λυαιος, torchio da vino, di cui credevasi inventore. In onore di Bac
bravano le feste Lenee. Lieo, ληνος, Lyaeus ; Lisio, λυσιος, Lysius, da λυω, solvo, quasi liberator ; e λυσιμεριμνος, fu
, cioè montano, perchè Bacco, cioè le vili, amano le colline. Niseo, da Nisa, cit. dell’ Arabia, ove Bacco fu educato. R
, Bacco, fig. di Semele. Tioneo, Θυωνευς, Thyoneus, fu detto Bacco o da θυειν, furere ; o da Tione, sua madre, perchè egl
le. Tioneo, Θυωνευς, Thyoneus, fu detto Bacco o da θυειν, furere ; o da Tione, sua madre, perchè egli scese all’inferno p
veri, ma fatti di cuoio e di crini a guisa di serpenti. Da Cicerone e da Ovidio(4) sappiamo che i giovanetti Romani nelle
e stato allevato in un antro che avea due porte o uscite (διθυρω). Or da questo suo cognome fu chiamato ditirambo un inno
e. Le poesie ditirambiche a principio cantavansi nelle feste di Bacco da uomini invasati dal suo furore, e senza legge alc
uisa che il poeta, servendo al soperchio suo estro, passa senza legge da una ad un’altra maniera di versi. Ciò attesta Ora
orco. Se gli offerivano poi in voto il potatoio, i cofani, il torchio da vino ed altri strumenti della vendemmia. Ven
Greci επαφροδιτος vuol dire fortunato. Da’ Greci chiamavasi Αφροδιτη da αφρος, schiuma, perchè Venere si finge nata dalla
Venere si finge nata dalla schiuma del mare. Didimo(2) la fa derivare da due voci greche che significano un vivere molle e
re il dio Amore, o l’amore personificato. Da’ greci appellavasi Ερως, da εραω, amare. Gli antichi finalmente annoveravano
he finsero compagne di Venere. I Greci le chiamarono Cariti (χαριτες) da χαρις gratia ; ed i latini Charites o Gratiae, pe
uce o del Giorno ; l’altra uscita dalla spuna del mare, dalla quale e da Mercurio nacque Cupido secondo ; la terza nata da
mare, dalla quale e da Mercurio nacque Cupido secondo ; la terza nata da Giove e da Dione, che sposò Vulcano, e dalla qual
quale e da Mercurio nacque Cupido secondo ; la terza nata da Giove e da Dione, che sposò Vulcano, e dalla quale nacque An
Teti, era la madre di Venere, percui Cesare che si vantava discendere da Venere e da Anchise per parte di Enea, chiamasi D
madre di Venere, percui Cesare che si vantava discendere da Venere e da Anchise per parte di Enea, chiamasi Dioneo da Vir
discendere da Venere e da Anchise per parte di Enea, chiamasi Dioneo da Virgilio(1). I poeti però confondono queste Vener
ola di Cipro ; percui Museo(2) la chiama donna e signora del mare ; e da Orazio(3) appella vasi sovrana padrona di Cipro,
volta dal cielo cadde nell’ Eufrate un uovo, che sulla riva fu covato da alcune colombe e che da esso nacque Venere, la qu
ll’ Eufrate un uovo, che sulla riva fu covato da alcune colombe e che da esso nacque Venere, la quale fu poscia chiamata D
taron quell’uovo alla riva, e le colombe, ad istanza di Venere, furon da Giove allogate tra gli astri ; ed i Sirii non le
a che il sole e la luna erano le sole divinità degli antichi, adorate da diverse nazioni sotto diversi nomi, afferma che V
Venere, la più bella delle Dee, presso all’isola di Cipro, e portata da una conchiglia approdò a Citera, cit. di quell’is
le tenere erbette le germogliavano sotto i piedi, ed era accompagnata da Cupido, suo figliuolo, dal giuoco, e dal riso, ch
e la rendevano la delizia degli uomini e degli Dei. Fu poscia portala da Zeffiro, mentre le Stagioni, fig. di Giove e di T
i fatto un giorno sul monte Idalo, di Cipro(2), fu mortalmente ferito da un grosso cinghiale che vuolsi essere stato manda
almente ferito da un grosso cinghiale che vuolsi essere stato mandato da Marte ; sebbene altri dicano che Apollo, cangiato
iede in guardia ad un dragone di enorme grandezza detto Ladone e nato da Tifone e da Echidna, o da Forco e da Ceto, che av
dia ad un dragone di enorme grandezza detto Ladone e nato da Tifone e da Echidna, o da Forco e da Ceto, che avea cento tes
one di enorme grandezza detto Ladone e nato da Tifone e da Echidna, o da Forco e da Ceto, che avea cento teste e non dormi
me grandezza detto Ladone e nato da Tifone e da Echidna, o da Forco e da Ceto, che avea cento teste e non dormiva mai. Fu
rco e da Ceto, che avea cento teste e non dormiva mai. Fu esso ucciso da Ercole, e da Giunone collocato fra gli astri. Alt
, che avea cento teste e non dormiva mai. Fu esso ucciso da Ercole, e da Giunone collocato fra gli astri. Altri però favol
oteggere l’infelice città di Troia, e gli odiati avanzi di essa. Ella da Anchise, principe Troiano e nipote di Priamo, che
a per volere del fato. Nel terzo libro dell’Iliade, Paride rampognato da Ettore si dichiara pronto a combattere in duello
ori. Si viene al combattimento, e Paride è nel punto di essere ucciso da Menelao ; ma Venere fatta accorta del pericolo «
fuori del tumulto, ed ella, salita all’olimpo sul cocchio prestatole da Marte, fu risanata da Peone. Icore (ικορ), è un b
ella, salita all’olimpo sul cocchio prestatole da Marte, fu risanata da Peone. Icore (ικορ), è un bianco umore, o un sang
la nostra Venere concorrere ad una orrenda strage che i Greci aiutati da Nettuno fecero de’ Troiani. Giove interdetto avea
ava in Italia ; l’ira di Giunone a tutto potere volea tenerlo lontano da quella regione ; e Venere dovè proteggerlo dall’o
ia alla volta del Lazio, una tempesta ad istanza di Giunone suscitata da Eolo, fa sì che l’eroe troiano sia sbalzato con p
e le predice infine la gloria di Cesare, il quale ripeteva l’origine da Giulio o Ascanio, fig. di Enea e nipote di Venere
Dea il mese di Aprile, che Ovidio(2) afferma, essere stato così detto da Afrodite o Venere, sebbene altri dicono ab aperie
l dorso affaticando Del fugace destrier, l’Ebro varcava Al collo avea da cacciatrice un arco Abile e lesto : i crini a l’a
apeva, le promesse di Giove e la venuta di Enea nel Lazio non potersi da forza alcuna distornare. Nettuno intanto, per le
hiere di Venere, rende il mare tranquillo, ed Enea, dopo la dipartita da Cartagine e più altre avventure, scioglie le vele
ambe le parti all’accordo stabilito ; ma una saetta venuta non si sa da qual mano, ferisce gravemente quell’eroe. Si adop
osto ritorni alla battaglia ; ma vana riesce ogni arte. Allora Venere da Creta portò un cespuglio di dittamo, col quale ri
enere colla sua eloquenza. Esiodo rappresenta questa Dea accompagnata da Cupido e seguita dal Desiderio ch’egli chiama Ime
hiaror della Luna intrecciano le Ninfe e le amabili Grazie. Ed invero da Lucrezio (2) si scorge, essere stata antica crede
a primavera mostravasi sulla terra preceduta dall’alato Zeffiro, come da suo foriere. E nell’inno di Apollo dice Omero che
la Terra ; altri, di Venere e del Cielo ; ma comunemente si dice nato da Venere e da Marte. Per lo più si rappresenta qual
ltri, di Venere e del Cielo ; ma comunemente si dice nato da Venere e da Marte. Per lo più si rappresenta qual fanciullo c
na qualche strumento. Egli infine era non solo di grande bellezza, ma da Ovidio (1), che ne descrive elegantemente il trio
ittà eran quelle Dee con ispecial culto venerate, per cui furon dette da Pindaro regine della ricca Orcomeno. Quivi Eteocl
Boccaccio, e fig. di Giove e di Autonoe. Alcuni però le vogliono nate da Giove e da Giunone ; altri, dal Sole e da Egle ;
e fig. di Giove e di Autonoe. Alcuni però le vogliono nate da Giove e da Giunone ; altri, dal Sole e da Egle ; e Servio, d
lcuni però le vogliono nate da Giove e da Giunone ; altri, dal Sole e da Egle ; e Servio, da Bacco e da Venere. Omero (2),
no nate da Giove e da Giunone ; altri, dal Sole e da Egle ; e Servio, da Bacco e da Venere. Omero (2), delle tre Grazie no
Giove e da Giunone ; altri, dal Sole e da Egle ; e Servio, da Bacco e da Venere. Omero (2), delle tre Grazie nomina la sol
he fa belle tutte le altre perfezioni e che n’è come il fiore. Infine da loro solamente poteasi avere quel dono, senza il
derni di ordinario le rappresentano con ali di farfalla, accompagnate da Temi, e portanti oriuoli e quadranti. VII. Con
ome destinate ad alcuni de’ principali Padri, eran menate loro a casa da certi della plebe, che di ciò avevano avuto commi
Grazie s’introduce a danzare anche Armonia o Ermione, la quale nacque da Marte e da Venere, forse per dinotare che l’armon
troduce a danzare anche Armonia o Ermione, la quale nacque da Marte e da Venere, forse per dinotare che l’armonia e l’ordi
i erano i luoghi, ov’essa veniva in particolar modo venerata. E qui è da por mente che il maggior numero delle città, in c
ne avea questa Dea nella Grecia ; il che dimostra che il culto di lei da quella città dovè passare nella Grecia stessa. Er
), lo dicono fondato dal re Aeria ; ma altri vogliono che fu dedicato da Cinira, e che la Dea stessa, nata dal mare, fosse
, opera di Prassitele e di perfetta bellezza, descritta elegantemente da Luciano. Plinio (4) afferma che quella statua non
empii di Venere, che vuolsi edificato insieme colla città di tal nome da Erice, fig. di Venere e di Bute, e re di una part
. di Venere e di Bute, e re di una parte della Sicilia, che fu ucciso da Ercole ch’ era stato provocato a singolar tenzone
cò sul monte Erice un magnifico tempio a Venere Idalia, ben descritto da Polibio e da Diodoro Siculo. IX. Iconologia di
Erice un magnifico tempio a Venere Idalia, ben descritto da Polibio e da Diodoro Siculo. IX. Iconologia di Venere.
 ». L’opinione che Venere sia nata dalla spuma del mare, è consacrata da molti antichi monumenti, e specialmente dal subli
e si vede in molti antichi monumenti(1). La Venere celeste che nacque da Giove e da Armonia, e diversa dall’altra fig. di
n molti antichi monumenti(1). La Venere celeste che nacque da Giove e da Armonia, e diversa dall’altra fig. di Dione, era
e da Armonia, e diversa dall’altra fig. di Dione, era caratterizzata da un diadema sul capo simile a quello che porta Giu
statue di questa maniera. Invece del deifino della Venere Medicea ha da una parte un gran vaso da profumi, su cui è getta
Invece del deifino della Venere Medicea ha da una parte un gran vaso da profumi, su cui è gettato un panno orlato di fran
ezioso tesoro di bionda chioma ; e mentre quella spremeano, parea che da nugola d’oro diluviasse pioggia di perle. Sì stup
a ; e Nerone nel suo principato invece di quella ve ne pose una fatta da Doroteo…. Cominciò un’altra Venere a’ medesimi di
perfezionarsi che chiaramente mostrando non potersi passar più oltre da ingegno umano. » Fu in grande stima, dice lo stes
n grande stima, dice lo stesso Dati, un Cupido coronato di rose fatto da Zeusi e che si vedeva in Atene nel tempio di Vene
asi Venere Ortense, ov’era pure un tempio di Venere Urania, non lungi da quello di Apollo. Questa Dea(1) il più si diping
e su di una conchiglia ; si vede anche spesso su di un cocchio tirato da cigni, o da bianche colombe o da passeri(2), ucce
conchiglia ; si vede anche spesso su di un cocchio tirato da cigni, o da bianche colombe o da passeri(2), uccelli a lei co
anche spesso su di un cocchio tirato da cigni, o da bianche colombe o da passeri(2), uccelli a lei consacrati ; ed Ovidio(
; ma più spesso come uscente del mare sopra di una conchiglia portata da due Tritoni, o su di un cocchio tirato da due cav
a di una conchiglia portata da due Tritoni, o su di un cocchio tirato da due cavalli marini ; o da una capra marina. Qualc
a da due Tritoni, o su di un cocchio tirato da due cavalli marini ; o da una capra marina. Qualche volta sembra appoggiata
i lavare le Grazie. Afrodite, Αφροδιτη ; ed Afrogenia, Αφρογενης θεα da Esidio, απυ του αφρου, a spuma, perchè nata dalla
schiuma del mare. Ma il P. Arduino vuole che la voce Aphrodite derivi da απο, e ροδιτης, cangiata in απο la tenue π nell’a
ale diede il nome Amatusia, madre di Cinira. Anadiomene, Αναδιομενη, da αναδυμι, esco fuori ; soprannome dato a Venere co
he sia tra l’altre la ciprigna stella. Citerea, Κυτερεια, Cytherea, da Citera. Cupido anche chiamavasi Citereo ; ed Apri
e, fig. di Diane ; percui G. Cesare fu detto Dioneo, come discendente da quella Dea. Ericina, Erycina, dal monte Erice, i
aveva alla dea, se riportato avesse la vittoria.(2) Gnidia, Κνιδια, da Guido, città, ove Venere era particolarmente onor
dell’isola di Cipro. Libitina, Lubentina o Libentina, lat.Libintina, da libet, piacere. Era la dea de’ funerali, che alcu
Hortensis, perchè presedeva a’ giardini. Stratonica chiamasi Venere da Tacito(4), forse in onore di Stratonica, ava di S
asseri ; ed il cocchio della bella Ciprigna era portato per l’aria or da una bianca coppia di amorose colombe, or da’ cign
’aria or da una bianca coppia di amorose colombe, or da’ cigni ed ora da due neri passeri, come cantò Saffo(1) : « del pa
ciulli di aspetto assai giulivo ed alati, quali appunto son descritti da Filostrato, il quale li chiama figli delle ninfe,
esso l’accompagnava dalla culla sino alla tomba(2) ; per cui fu detto da Menandro guida segreta della nostra vita (δαιμων
ndo due dardi nella sinistra ed a fianco due veltri. L’acqua chiamasi da Dante lo specchio di Narciso. Questa favola signi
coraggio, che forse sono utili all’uomo nello stato naturale, furono da lui trasformati in una divinità che presiede all’
va l’etimologia di Cicerone, il quale(1) fa derivare la parola Mavors da due voci latine, le quali significano che travolg
popolo guerriero, forte, bellicoso. Altri però vogliono che derivi o da κραδευειν, vibrare l’asta ; o da gradior, io camm
so. Altri però vogliono che derivi o da κραδευειν, vibrare l’asta ; o da gradior, io cammino, perchè questo nome gli si da
elocemente. Bellona poi, detta anticamente Duellona, fu così chiamata da bellum, la guerra, e si sa che gli antichi diceva
iamato Odino, assai bellicoso e che fece grandi conquiste, per cui fu da quel popolo guerriero onorato come il dio della g
, detto Ares ; ed il quinto finalmente è il Marte de’Romani, il quale da Rea Silvia ebbe Romolo e Remo. I popoli della Bit
care il figliuolo Marte, fanciullo d’indole dura ed oltremodo virile, da Priapo che Luciano crede uno de’ Titani o de’ Dat
e per ben tredici mesi, dalla quale fu con accorto artifizio liberato da Mercurio. Nè fu più felice in un combattimento ch
Ercole. Avea quest’eroe ucciso Cicno, fig. di Marte e di Pelopea(3), da cui era stato sfidato a singolar tenzone. Allora
discendendo Giunone e Minerva a soccorrere i Greci, Diomede istigato da Minerva ferì Marte nel ventre, ed allora mugolò i
Peone intanto, per comando di Giove, guarì a Marte la ferita fattagli da Diomede. E con brusche ed acerbe parole ritenne p
ccompagnano. Da Marte, rompitore di scudi (ρινοτορος), dice Esiodo, e da Venere, nacque il Terrore e la Paura, compagni es
o scudo intuona, O fulmina con l’asta, e i suoi cavalli Da la furia e da lui cacciati e spinti Ne van co’venti a gara, urt
uerra. Ed il Furore e la Collera ne adornavano l’elmo, mentre la Fama da per tutto gli andava innanzi. V. Culto di Mart
protezione del Dio delle armi. Finsero adunque che Romolo fosse nato da Marte e da Ilia o Rea Silvia, fig. di Numitore ;
del Dio delle armi. Finsero adunque che Romolo fosse nato da Marte e da Ilia o Rea Silvia, fig. di Numitore ; ed un eroe
promuovere il culto del suo divin genitore, e perciò chiamò Martius, da Marte, il primo mese dell’ anno, che allora non e
avea col latte succhiato l’indole sua feroce. Or si finse Romolo nato da Marte anche perchè l’origine di cotanta città ed
portato in alto dalla violenza della tempesta. Di poi, dato principio da pochi, cominciarono tutti a salutare Romolo come
e de’ mesi da’ popoli latini, e che il mese di Marzo fu così chiamato da Marte, non perchè era il padre di Romolo, ma perc
più celebre nel culto di Marte è il sacerdozio de’ Salii, così detti da salio, saltare, danzare, perchè saltavano e danza
grave. Numa consulta l’oracolo e coll’intervento di que’ numi ottiene da Giove la promessa che sarebbe cessato il gastigo
to fosse, Numa ne fece formare altri undici al primo somigliantissimi da un tal Veturio Mamurio, artefice assai ingegnoso,
ffatto scudo a’ Salii, ma insieme agli altri undici simili fabbricati da Mamurio, acciocchè, confondendosi con essi, potes
al musico, Vate (υμνωδος). Le loro danze e processioni erano coronate da sontuosi banchetti ; per cui banchetti saliari vo
mo, figliuola di Marte fu Alcippe, la quale essendo stata oltraggiata da Alirrozio, fig. di Nettuno e della ninfa Eurite,
alle prime famiglie di Atene ; e però si disse che Marte fu giudicato da dodici numi, ed assoluto con sei suffragii, favor
e, o lor regina, che fabbricò il celebre tempio di Diana in Efeso ; e da lei ebbe Marte una figliuola chiamata Ippolita, l
. di Marte e di Otrera(1) ; anzi vogliono(2) che le Amazzoni nacquero da Marte e dalla naiade Armonia ; o da Marte e da Ve
liono(2) che le Amazzoni nacquero da Marte e dalla naiade Armonia ; o da Marte e da Venere. E veramente una nazione di don
e le Amazzoni nacquero da Marte e dalla naiade Armonia ; o da Marte e da Venere. E veramente una nazione di donne bellicos
poi a Pentesilea, essa, combattendo nell’assedio di Troia, fu uccisa da Achille. Altro degno figliuolo di Marte e di Cire
omao fu fig. di Marte e di Asterope, o di Arpina, fig. di Danao. Egli da Evarete, fig. di Acrisio, procreò Ippodamia, verg
che un suo genero l’avrebbe ucciso. Ora, essendo la figliuola pretesa da molti, non volle darla che a colui che lo vincess
do la convenzi one anche uccisi. Ma Pelope, fig. di Tantalo, ricevuti da Nettuno cavalli alati, e tratto al suo partito Mi
endo mantener la parola al perfido Mirtilo, il precipitò nel mare che da lui prese il nome di Mirtoo. Da Ippodamia Pelope
pe e la sua famiglia per questo fatto di Mirtilo, furon costantemente da Mercurio perseguitati, quantunque egli avesse a q
. Iconologia di Marte e di Bellona. Marte si rappresentava armato da capo a piedi, con lo scudo al braccio ed un gallo
ta colla barba, ma per lo più senza di essa ; sopra un cocchio tratto da cavalli, ovvero da lupi, armato di asta e di flag
per lo più senza di essa ; sopra un cocchio tratto da cavalli, ovvero da lupi, armato di asta e di flagello. Spesso si rap
o chiama Alala la figlia della guerra, ovvero Enio o Bellona. Arete, da Αρης, virtù, forza, soprannome di Marte, che fors
rse è l’αρετη de’ Greci. Armiger, οπλοφορος ; epiteto di questo nume da οπλα, arma, e φερω, occido. Da Ovidio(1) si chiam
o. Da Ovidio(1) si chiama arbiter armorum, che presiede alle armi ; e da Virgilio(2) armipotens, potente in armi. Bellige
rte guerriero, o amante della guerra. Da Ovidio si chiama bellicus, e da Virgilio, bellipotens ; ed a lui Enea per trofeo
Enea per trofeo consacrò le armi dell’ucciso Mez enzio(1). Da Omero e da Esiodo è chiamato omicida, ανδροφονος, distruttor
ρθος ; e più altri epiteti degni del nume della guerra. Anche Bellona da Omero si chiama devastatrice di città, πτολιπορθο
πτολιπορθος Ενυω. Bisultor, che si vendica due volte. Fu così detto da Augusto, per aver vendicato la morte di Cesare co
altra parte. Fu così detto non solo da’ latini scrittori, ma eziandio da Omero(3). E con bel tropo i Greci ed i Latini per
greci e da’ latini poeti ; ma alcuni vogliono che Enialio sia diverso da Marte, e propriamente un nume de’ Sabini detto Qu
nume de’ Sabini detto Quirinus da’ Romani. Sofocle distingueva Marte da Enialio, giacchè nell’ Aiace dice « o il nume arm
ota Marte, ed alle volte è un aggiunto di questo nume. Quindi Merione da Omero chiamasi uguale all’ omicida Enialio, cioè
o dal verbo ενυω, uccidere, per cui potrebbe significare uccisore ; o da Enio, cioè Bellona, dea della guerra. Mars Pater
bbonsi riconoscere due tempii, uno di Marte ultore, nel foro Augusto, da questo monarca edificato con rara magnificenza do
e bisultor, nel Campidoglio. Altri però pensano che uno sia il tempio da Augusto dedicato a Marte Ultore. Χαλκεος Αρης, Ma
ssai in uso negli oracoli. E però si finse che Romolo e Remo non solo da una lupa, ma da un pico eziandio furono nutriti.
i oracoli. E però si finse che Romolo e Remo non solo da una lupa, ma da un pico eziandio furono nutriti. Da Ovidio il pic
amo un tempio di Marte avanti a questa porta, che si vuole ristaurata da Silla. Nel mese di Ottobre poi gli s’immolava ogn
stesso che Trofonio ; il terzo, di Giove terzo e di Maia, dal quale e da Penelope nacque Pan ; il quarto, nato dal Nilo, c
le quali Maia(6) vinceva le altre sorelle in bellezza, ed ella fu che da Giove ebbe il nostro Mercurio, che diede alla luc
uciato. E Vulcano, mentre queste cose con istupore udiva, si accorse, da quel ladroncello essergli state involate le tanag
emo appresso ; solo quì notiamo che Guinone gli volle dar latte e che da poche gocciole di esso a caso cadute ebbe origine
i. Varie incumbenze di questo nume. Autolico. Da Diodoro Siculo e da altri scrittori chiaro si scorge che i Greci, com
Monarca. Incredibili cose si dicono di lui e degl’innumerevoli libri da lui composti. Egli ritrovò le voci articolate, le
e occupazioni quelle giornaliere di attendere alla palestra, di farla da araldo, d’istruire i retori e cento altre. Ma las
egavano il loro nume tutelare a dar loro buoni lucri e tale destrezza da poter raggirare e cogliere nella trappola i compr
iale. Alcuni son di parere che i Greci abbiano preso il loro Mercurio da Chanaan, fig. di Cham, perchè chanaan in ebraico
mercatante, come Mercurio dalle merci ; ed i Fenicii che discendevano da Chanaan, furono i primi ad esercitare con molta g
i abbisogna molta industria e destrezza d’ingegno che credevano darsi da quel nume. E perciò negli antichi monumenti spess
uoi di Admeto, che Apollo avea in guardia, nell’atto stesso che n’era da lui fortemente rampognato, gli rubò il turcasso ;
stesso ne rise, ed Apollo con lui strinse amicizia, ricevendo in dono da Mercurio la lira, ed a lui donando il caduceo. E
o il caduceo. E quando Mercurio rubò i buoi ad Apollo, fu solo veduto da un vecchio pastore di que’ dintorni chiamato Batt
giovenca. Ma per assicurarsi della fedeltà del pastore, ritornò tosto da lui sotto altra forma, promettendogli in premio u
he non contengono alcun sentimento. Secondo Suida, questo nome deriva da un certo Batto, cattivo poeta greco, che ripeteva
Mercurio era ladro, e dio de’ ladri. Da Chione, fig. di Dedalione, e da Mercurio nacque Autolico (1). La madre di lui fu
he Mercurio avesse scelto questo numero per onorare le sette Pleiadi, da una delle quali egli era nato. Perciò fu detta Χε
era nato. Perciò fu detta Χελυς (testudo) da’ Greci. Anfione, Tebano, da Mercurio apprese a suonar la lira, sì maestrevolm
fferma, esser noto a tutti che gli Dei aveano a lui concesso di farla da lor messaggiere e di presedere a’ lucri. Giove gl
iove. Il quale gl’ impone di recarsi a Calipso per indurla a liberare da quella specie di prigionia il divino Ulisse ; ed
della medesima. Il caduceo era simbolo della pace, e Mercurio stesso da Ovidio (1) vien salutato arbitro della pace e del
que’ due serpenti fatti amici si attorcigliarono al bastone in guisa da formar quasi un arco colla parte superiore del co
la virtù di conciliare e di togliere il sonno, detto perciò sonnifero da Ovidio. In un antico candelabro del Museo Borboni
senza vita. Caro. Macrobio (3) crede che Virgilio abbia ciò ricavato da Euripide, il quale nella tragedia l’Alceste intro
ssirilievi questo nume si rappresenta come una divinità infernali ; e da Orazio (5) si chiama grato sì a’ celesti che agl’
essendo obbligato di condurre le anime de’ defonti a Plutone, e farla da duce e scorta delle ombre. Omero(1) descrive Merc
αμοντων. Hom.). Quanto finsero i Greci di Mercurio, fu loro insegnato da Orfeo, che l’avea, appreso dagli Egizii. L’Oceano
e la sede de’ defonti erano un luogo vicino ad una palude non lontana da Menfi, chiamata Acherusia, ch’era circondata di v
gli Egiziani era un uomo che acompagnava il cadavere di Api, re e dio da loro adorato sotto la figura di un bue, sino ad u
un bue, sino ad un luogo, ove lo consegnava ad una persona mascherata da Cerbero. Orazio(1) finalmente afferma che a Mercu
di Mercurio è quella del Museo Pio-Clementino, creduta un Antinoo, e da Winckelmann, un Meleagro. Sopra una pietra incisa
goreo, Αγοραιος (αγορα, forum), cioè dio delle piazze e de’ mercati ; da Aristofane Εμπολαιος, (εμπολη, lucrum ex negotiat
cerimonie religiose portando l’acerra ed il prefericolo. Cyllenius, da Cillene, in Arcadia, ove fu allevato e si adorava
; e la sua statua si poneva ne’ trivii per indicare la via. Facundus da Orazio, λογιος (a λογος, sermo), perchè dio dell’
dio dell’eloquenza. Nomio, Νομιος (νομη, pascuum vel lex). si chiama da Sofocle, Aristofane ec., perchè creduto dio de’ p
eggi a’ popoli. Pacifer, nelle antiche monete, ed arbitro della pace da Ovidio chiamasi Mercurio, come messaggiere di pac
or de’Latini, perchè accompagnava le anime all’inferno. Chiamasi pure da Ateneo(1) ηγητωρ ονειρων (dux somniorum) ed υπνον
entini stragrandi ravvolgimenti(2) ; per comando di Giove stesso andò da Deucalione per trattare la riparazione del genere
Servio li confonde co’ Dei Mani ; e si vuole che il loro nome derivi da Lar o Lars, parola etrusca che significa principe
li abiti. L’erba mercuriale, detta mercorella, si vuole così chiamata da Mercurio che la ritrovò ; ed ha virtù sommamente
ichi credevano, la terra esser la madre comune dei mortali ; o perchè da essa nascono le biade ed i frutti necessarii per
erenne sorgente di ogni nostra ricchezza (1) ; o secondo Macrobio(2), da ops, che vuol dire aiuto, perchè coll’aiuto della
oll’aiuto della terra l’umana vita riceve gli alimenti necessarii ; o da opus, opera, perchè coll’opera della terra nascon
li Egizii, da’ Siri, da’ Frigil, dagli Sciti, da’ Greci, da’ Romani e da quasi tutti gli antichi popoli ; percui si annove
no molte comodità. Per ciò pure l’agricoltura fu tenuta in granpregio da tutt’i popoli e commendata da tutt’i sapienti. Se
e l’agricoltura fu tenuta in granpregio da tutt’i popoli e commendata da tutt’i sapienti. Secondo i Latini, non era essa,
o aver bevuto molto vino ; e l’oracolo della Sibilla Cumana descritto da Virgilio(2) era un antro immenso scavato nel fian
smisurata grandezza. Perciò vediamo che oltre i Titani ed i Giganti, da Esiodo anche i Ciclopi si dicono fig. del Cielo e
antichi scrittori. Secondo Esiodo (1) essi erano divina progenie nata da Crono, non più di tre, e ministri di Vulcano nel
o popoli antichissimi della Sicilia vicino all’Etna, percui Polifemo da Ovidio si chiama Etneo ; e Virgilio (3) chiama le
i delle torri. Le mura di Micene, e specialmente una porta sormontata da leoni, fu opera loro ; ed essi fabbricarono al re
hi ; ed Omero non ha mai dato un sol occhio al suo Polifemo acciecato da Ulisse. Strabone(2) parla delle caverne o specie
città, e campagne ed ogni altra maniera di luoghi, tutti si credevano da grandi schiere di numi abitati ; ed era bello ved
e di tutti gli abitanti della campagna. Quindi lo dipingevano in modo da sembrare che partecipasse di tutto l’universo. Av
nte uomini favolosi, che aveano forma di capra dal mezzo all’ingiù. E da Pane, lor capo, furon detti Pani, i Satiri, o sia
nto del crudele Tifone ; e che in grazia di sì prudente consiglio, fu da essi trasformato nella costellazione del Capricor
rovato la fistola o siringa (συριγξ, fistula) ch’è strumento musicale da fiato, formato di varie cannucce con certa propor
rzo in cui le cannuce si uniscono colla cera ; l’invenzione del quale da Virgilio e da Ovidio (1) si attribuisce a Pan, e
cannuce si uniscono colla cera ; l’invenzione del quale da Virgilio e da Ovidio (1) si attribuisce a Pan, e da Ateneo(2),
enzione del quale da Virgilio e da Ovidio (1) si attribuisce a Pan, e da Ateneo(2), a Marsia. Altri (3), però a Pan attrib
iniferi monti di Arcadia. E chiamavasi Menalio, dal Menalo ; e Tegeo, da Tegeo, città dell’Arcadia ov’era in particolar mo
edransi tutti popolati di numi. E primieramente i boschi eran abitati da numerose schiere di Satiri, di Fauni, di Silvani
mirabile lavoro, ritrovato in una bellissima casa di Pompei, la quale da questo prezioso monumento ha preso il nome di cas
edesi in atto di danzare tutto ebbrifestante. Furon poi detti Fauni o da Fauno, lor padre, o dal verbo fari, part. fatus,
il futuro ; ed il verbo fatuor presso Giustino significa io son preso da divino furore. Finalmente in onore di Fauno nelle
upercale poi era un luogo o antro sotto il monte Palatino, consacrato da Evandro a Pan, nume antichissimo dell’Arcadia, ov
cadia portò in Italia queste feste, e le introdusse in quel luogo che da lupus si disse Lupercal, come il Liceo deriva da
se in quel luogo che da lupus si disse Lupercal, come il Liceo deriva da λυκυς, lupus. I Luperci celebravano dette feste,
ed alla semina. Da Orazio (1) chiamasi padre e custode de’ confini, e da Virgilio, nume de’ campi e degli armenti. I pasto
dell’aer fosco i taciturni Silenzi, e dalla piva e dalla cetra Tocca da dotta man spargano all’aure Dolci querele e armon
l’aure Dolci querele e armoniosi pianti ; E che il rozzo villan sente da lungi Qualor scotendo del biforme capo La corona
Dette sermones, e scritte piuttosto in basso stile. Ebbe un tal nome da una scodella (a lance satura), che piena di varii
ncevano in bellezza. I luoghi lor consacrati eran tempietti, o antri, da cui spicciava qualche polla di fresche e limpide
a, alloga un antro ombroso che chiama abitazione delle Ninfe, formato da due scogli ed in cui erano dolci acque e sedili s
re ; la sua fronte ba il candore del giglio ; le guance sono colorite da vermiglie rose freschissime, ed il suo fiato spir
ale Claudia le fu edificato un tempio sull’Aventino, poscia ristorato da Livia, moglie di Augusto. Priapo, fig. di Bacco,
utte le ricchezze provengono. Omni parens, madre di tutti, appellasi da Virgilio (3) ; gr. παμμητηρ, e παντοκος, omnia pa
di tal nome è l’altro Δηω, come chiamasi dai Greci ; o fu così della da δηω, ritrovare, perchè quando essa andava cercand
ti suoi viaggi, assetata la povera dea, andò ad una rustica casuccia, da cui, picchiando, vide uscire una vecchia che al c
ui, picchiando, vide uscire una vecchia che al chiedersele dell’acqua da Cerere, le proferse certa polenta, che la dea tra
r tutto e pure all’amico fonte di Ciane, la quale più lingua non avea da dire alla madre che cosa fosse della figliuola. M
a ch’era la semenza delle biade, la quale nascosta sotterra è cercata da Cerere, sua madre. Lo stare Proserpina per sei me
ando Proserpina, essendo nei campi di Enna a coglier fiori, fu rapita da Plutone, eran con lei tre sorelle chiamate Sirene
lla e dolcissima voce umana. Igino dice che furon cangiate in uccelli da Cerere sdegnata con esse, perchè non avevano aiut
la mi caleva di ciò ; che anzi vedendo un giorno non poter io fuggire da Alfeo che mi perseguitava, pregai Diana di aiuto,
clina a credere l’unione delle acque dell’Alfeo e di Aretusa, indotto da una risposta dell’oracolo di Delfo, il quale, ina
izia. Quivi molti giorni si trattenne a cielo scoperto ; ma ritrovata da Celeo e da una sua figliuola, fu amorevolmente in
molti giorni si trattenne a cielo scoperto ; ma ritrovata da Celeo e da una sua figliuola, fu amorevolmente invitata a ca
Trittolemo restò mortale, ma volle la dea che su di un cocchio tirato da dragoni alati, discorrendo per le regioni della t
la semina ; la seconda, Tesmoforia, a Cerere Legislatrice, istituita da Trittolemo, perchè essa, oltre la coltura della t
, che si celebravano in Eleusi, città fra Megara ed Atene, così detta da Eleusi, fig. di Ogige e maestro di Mercurio. In q
di Mercurio. In questa città celebravansi le feste eleusine istituite da Eretteo, re di Atene, o da Museo, o da Eumolpo o
à celebravansi le feste eleusine istituite da Eretteo, re di Atene, o da Museo, o da Eumolpo o da Orfeo. Avendo Trittolemo
si le feste eleusine istituite da Eretteo, re di Atene, o da Museo, o da Eumolpo o da Orfeo. Avendo Trittolemo ordinato ch
leusine istituite da Eretteo, re di Atene, o da Museo, o da Eumolpo o da Orfeo. Avendo Trittolemo ordinato che niuno stran
era in tutta la Grecia festa più celebre de’ grandi Misteri Eleusini da Cerere stessa istituiti dopo di aver somministrat
il grato albergo. Cerere, in forma di sacerdotessa, cercò distornarlo da sì reo disegno, ma indarno ; percui gli mandò la
uo avere e vendè una sua figliuola Mestra o Metra, la quale, ricevuto da Nettuno il privilegio di potere cangiar forma, si
destra. Giove allora ritornò Pelope in vita, e per la spalla mangiata da Cerere ne pose una di avorio. IX. Iconologia d
Eleusi, celebre pel tempio e pe’ misteri della Dea. Ennea o Ennese, da Enna, città della Sicilia, ov’era in ispecial mod
res dicesi da’ Latini pel biondeggiare che fa la messe matura (1) ; e da Virgilio chiamasi rubicunda (2). Legifera o Tesm
la fiamma pare che vola ed è candida. Qualche erudito crede che venga da Tubalcain, con cui ha una manifesta somiglianza.
ne ; ma Cicerone(2) annovera molti Vulcani ; il primo fig. del Cielo, da cui e da Minerva nacque Apollo, protettore di Ate
icerone(2) annovera molti Vulcani ; il primo fig. del Cielo, da cui e da Minerva nacque Apollo, protettore di Atene ; il s
o braccia raccolto. Nella quale isola si dice che fosse stato nudrito da Eurinome, fig dell’Oceano e di Teti. Giove il vol
nno dicesì Vulcania(3). Ma per testimonianza di Omero, Vulcano nacque da Giove e da Giunone ; e Giove il precipitò dal cie
Vulcania(3). Ma per testimonianza di Omero, Vulcano nacque da Giove e da Giunone ; e Giove il precipitò dal cielo per aver
le armi degli Dei, ed anche i fulmini di Giove, si fingono fabbricati da Vulcano e da’ Ciclopi, ed anche quelle de’ più il
delle sue nozze donò alla sposa Armonia un peplo ed una collana fatta da Vulcano. Questi(3) fabbricò con mirabil magistero
lope, Pelope ad Atreo, Atreo a Tieste, e questi ad Agamennone. Nè son da tacere il bel trono d’oro che Giunone promise al
cano fu pure la reggia del Sole con tanto sfoggio d’ingegno descritta da Ovidio(2) ; e la corona da lui donata a Venere e
Sole con tanto sfoggio d’ingegno descritta da Ovidio(2) ; e la corona da lui donata a Venere e da Venere ad Arianna(3) ; e
ingegno descritta da Ovidio(2) ; e la corona da lui donata a Venere e da Venere ad Arianna(3) ; e le armi di Enea fabbrica
anna(3) ; e le armi di Enea fabbricate ad istanza di Venere e sì bene da Virgilio(4) descritte. Si vuole(5) che la collana
a ad Erifile, moglie di Anfiarao e sorella di Adrasto, data in premio da Polinice, per avere perfidamente scoperto il mari
ttribuiva l’antichità a Vulcano in guisa che Omero(7) chiama istruito da Minerva e da Vulcano un uomo che faccia molte e b
ntichità a Vulcano in guisa che Omero(7) chiama istruito da Minerva e da Vulcano un uomo che faccia molte e bellissime ope
o la più famosa è lo scudo di Achille descritto con arte maravigliosa da Omero(8) ; il che solo fa vedere che fu stoltezza
greca favella. Si vuole che la descrizione dello scudo di Enea fatta da Virgilio sia mollo inferiore a quella del poeta g
nferiore a quella del poeta greco. Anche lo scudo di Ercole descritto da Esiodo fu opera di Vulcano. Per comando di Giove
era fra i Troiani un Darete, sacerdote di Vulcano, al quale fu ucciso da quell’eroe il primo de’ due figliuoli Fegeo ed Id
sembianza, e grande calamità di chi in que’luoghi capitava(3) ; e che da Virgilio(4) chiamasi mezzo uomo e mezzo bestia. E
da Virgilio(4) chiamasi mezzo uomo e mezzo bestia. Egli gettava fuoco da tre bocche(5), ed abitava un antro, donde usciva
sciva per uccidere e spogliare i viandanti, e la cui bocca era chiusa da un sasso grandissimo, ivi fermato con ferro ed or
rappresenta con siffatta deformità. Solo in Cicerone leggiamo ch’era da ammirarsi in Atene un Vulcano fatto da Alcamene,
lo in Cicerone leggiamo ch’era da ammirarsi in Atene un Vulcano fatto da Alcamene, ch’è in piedi vestito, e pare zoppo, ma
VI.Epiteti principali di Vulcano. Anfigieo, αμφιγυηεις, zoppo da ambedue le parti ; lat.ambiclaudus. Clitomete, o
l monte Etna, in Sicilia, ove avea la sua fucina. Κυλλοποδιων, zoppo, da κυλλος, claudus, e πους, pes ; aggiunto di Vulcan
sai frequente in Omero. Ignipotens, cioè arbitro del fuoco,si chiama da Virgilio, perchè ritrovatore di esso. Iunonigena
hè ritrovatore di esso. Iunonigena, cioè fig. di Giunone, si appella da Ovidio. Lennio, Lemnius, dall’isola di Lenno, ov
uoi studii. I Romani aveano un tempio consacrato a Vulcano, edificato da Romolo, ch’era fuori della città, e nel quale si
tessa che Diana, o sia la Luna. Cicerone però(2) deriva il nome Diana da dies, perchè la Luna col suo splendore fa che la
Joviana, a Jove, perchè fig. di Giove. Da’ Greci chiamavasi Αρτεμις, da αρτεμης, intero, perfetto, dice Platone, perchè D
ig. di Giove e di Proserpina ; la seconda, più conosciuta, che nacque da Giove terzo e da Latona ; e la terza, fig. di Upi
Proserpina ; la seconda, più conosciuta, che nacque da Giove terzo e da Latona ; e la terza, fig. di Upi e di Glauce. Que
cacciava, per imprudenza ucciso, di che la madre sparse tante lagrime da farne un fonte che portò poscia il suo nome ed in
e là vicino passava coi suoi veltri, seguendo l’orme di una fiera, fu da Diana trasformato in cervo ; nel qual sembiante v
na trasformato in cervo ; nel qual sembiante veduto dai suoi cani, fu da essi miseramente lacerato. Apollodoro dice, esser
e la fanno credere anche crudele. Chione, fig. di Dedalione, chiamata da altri Filonide, ebbe la follia di vantarsi più be
sdegnata la uccise con uno strale. Dedalione per dolore si precipitò da una rupé del Parnaso, ma Apollo per compassione i
Le figliuole di Niobe, come si disse nell’articolo di Apollo, furono da Diana nella propria reggia uccise a colpi di frec
Di Orione ancora raccontasi che avendo oltraggiata la nostra Dea, fu da essa di presente ucciso colle saette, o da uno sc
raggiata la nostra Dea, fu da essa di presente ucciso colle saette, o da uno scorpione ch’essa fece uscire dalla terra. Or
le saette, o da uno scorpione ch’essa fece uscire dalla terra. Orione da Giove fu posto fra le costellazioni, il cui levar
le costellazioni, il cui levare e tramontare suol essere accompagnato da piogge ; e però chiamasi da Virgilio procelloso,
are e tramontare suol essere accompagnato da piogge ; e però chiamasi da Virgilio procelloso, ed il Petrarca cantò : Allo
armenti e di uomini e così impediva la coltura de’ campi. A liberare da tanto flagello quelle contrade, Meleagro, già div
que’ forti eroi. Meleagro che avea con uno spiedo trapassata la belva da un fianco all’altro, ad Atalanta diede il teschio
el fuoco. Pel dolore di sì acerbo fato due sorelle di Meleagro furono da Diana cangiate in quella specie di galline che no
uoi sacrificii partecipavano della fierezza di que’ popoli. Non lungi da noi, diceva l’esule di Sulmona(1), è un luogo det
del suo regno capitavano. Ma uno strano avvenimento tolse la vergine da que’ barbari luoghi. Oreste era fig. di Agamennon
va in Delfo a consultare l’oracolo, dal quale seppe che per liberarsi da quel tormento, recar si dovea nella Tauride dal r
da quel tormento, recar si dovea nella Tauride dal re Toante, rapire da quel tempio il simulacro di Diana e trasportarlo
ssere Oreste, perchè l’uno volea per l’altro morire(1) Ma il Re mosso da sì generosa gara, volle amendue salvi dalla morte
si con indicibile allegrezza. Allora senza indugio pensano di fuggire da que’barbari lidi, dal tempio rapiscono il simulac
a con una zona o cintura. Senofonte(1) scrive che la caccia ed i cani da caccia erano stati invenzione di Apollo e di Dian
dì era intesa a cacciare, ed abitava in mezzo a’boschi, accompagnata da una muta di cani e da un drappello di ninfe, spec
are, ed abitava in mezzo a’boschi, accompagnata da una muta di cani e da un drappello di ninfe, specialmente Oreadi, anche
llo di ninfe, specialmente Oreadi, anche cacciatrici. Perciò fu detta da Orazio vergine custode de’monti e delle foreste ;
o la comitiva delle stelle, compagne della Luna, ch’era simboleggiala da Diana. « Presso i Greci moderni, dice Guys(1), ve
infe, sue seguaci ». Diana oltre a ciò presedeva a’parti, deta perciò da Macrobio (2) duce di coloro che nascono e de’mort
alle vie ed anche avanti gli usci delle case. Ciò si scorge eziandio da moltissime medaglie coll’immagine di Diana battut
nità, fu bene accolto nell’isola di Delo, ov’era un altare di Apollo, da lui stesso fatto colle corna delle capre uccise d
altare di Apollo, da lui stesso fatto colle corna delle capre uccise da Diana sul monte Cinto, che era una delle maravigl
do. Essa fu pure assai venerata in Aricia, città del Lazio, edificata da Ippolito, fig. di Teseo, e di Antiope. Nella Grec
to di Demetrio(1), capo degli orefici che vivevano del lucro ricavato da certi tempietti di argento ch’essi vendevano, ne’
tempio di Efeso. Il quale, vedendo che S. Paolo allontanava il popolo da quel superstizioso culto, suscitò grave tumulto f
inciava ad obbliarsi la maestà di esso venerata dall’Asia tutta, anzi da tutto il mondo (2). In quella città adunque era i
. Diana, come Dea della caccia, si vede sempre in una biga tirata da due cervi velocissimi ; ovvero, in lunga verginal
iadramente a Diana che, lungo la riva dell’ Eurota o sul monte Cinto, da cento e cento Oreadi accompagnata, esegue le sue
aggior parte delle medaglie antiche, dice Noel, vedesi Diana in abito da caccia, co’capelli annodati addietro, il turcasso
ve nacque con Apollo. Dicevasi pure Delia. Διδυμος, gemella, chiamasi da Pindaro, perchè nata ad un parto con Apollo. Dit
ollo. Dittinna, Dictynna, gr. δικτυννα (a δικτυον, rete), dalle reti da caccia. Efesia, dal magnifico tempio che avea in
perchè mese della caccia (ελαφος, cervus, et βολος, iactus). Facelis da fax, facis, fiaccola, perchè Diana talvolta si ra
che portava, come Dea cacciatrice. Ilitia, lat. Ilithya, Ειλειθεια, da ελευθω, venio, quasi voglia dire, io vengo alla l
, perchè il parto per opera sua veniva alla luce. Diana saeva dicesi da Ovidio(1), perchè Dea vendicativa, iraconda ed av
o per eccellenza chiamasi la nostra Dea da’ poeti(2), e Latonia Virgo da Virgilio(3). Triformis Diva, τριμορφος, ch’è il
inghiale. Da Ovidio i cani si chiamano turba Diania ; e gli strumenti da caccia, arma Diania. Eroi e semidei. No
endo essi un’origine oscura ed ignobile, come quelli che discendevano da uomini, i quali, a guisa di fiere, viveano senza
freno di leggi e senza coltura, finsero che i loro maggiori venivano da uomini preclari, detti Eroi, nati dagl’Iddii o ge
di tanti altri, non gli stimarono mortali, ma dissero ch’eran discesi da qualche nume. A ciò si aggiunge che gli scrittori
mmasso di stranissimi avvenimenti e di favolose tradizioni. Ora è qui da notare che l’epoca degli Eroi della Grecia, ricca
ercules) detto da’ Greci Ηρακλης, cioè glorioso, chiamasi pure Alcide da αλκη, robustezza. Varrone annovera molti Ercoli,
ia di Sansone, seguendo le orme di S. Agostino, il quale sostiene che da Sansone principalmente, per la prodigiosa sua for
Ercolano si vede Ercole bambino che strangola i due serpenti mandati da Giunone. Ercole ebbe molti maestri, avendo impara
da Giunone. Ercole ebbe molti maestri, avendo imparato a tirar l’arco da Radamanto e da Eurito ; e da Castore, a combatter
ole ebbe molti maestri, avendo imparato a tirar l’arco da Radamanto e da Eurito ; e da Castore, a combattere tutto armato 
maestri, avendo imparato a tirar l’arco da Radamanto e da Eurito ; e da Castore, a combattere tutto armato ; Chirone l’am
tù o quella del vizio, mentre incerto e pensieroso medita sul partito da abbracciare, gli apparvero due donne di grande st
alla corona, come fig. di Anfitrione, facealo forte temere di essere da lui sbalzato dal trono. Quindi a ragione Euristeo
e vedendosi gravato di tante pericolose imprese, consultò l’oracolo, da cui ebbe risposta, essere volontà degl’Iddii che
rso di quella grande stalla. Ma Augia, non volendo stare a’ patti, fu da Ercole ucciso. Da ciò il proverbio : nettare la s
na, i quali furon [dal nostro eroe colle saette uccisi, e discacciati da quella palude col suono di campanelli di bronzo f
discacciati da quella palude col suono di campanelli di bronzo fatti da Vulcano e che aveagli donato Minerva. Questi ucce
o Minerva. Questi uccelli, perchè pugnacissimi, si disse ch’eran nati da Marte. In settimo luogo gli fu ingiunto di prende
’ luoghi. Ercole, avendo prima condannato l’inumano tiranno ad essere da quelle lacerato, le condusse ad Euristeo che le c
este, dette perciò tergemino mostro (2), tricorporeo (3), e tricipite da Esiodo, e regnava nelle isole Baleari, o nella Sp
cole coll’Acheloo, in cui Marte era dalla parte del fiume, e Minerva, da quella di Ercole. Uccise Eurizione, Centauro, fig
ti fossero il termine del mondo, vi fece innalzare due colonne, dette da Plinio meta de’ viaggi di Ercole. Innumerevoli al
’oracolo, abitar dovea nella città di Tirinto ch’era vicina ad Argo e da cui fu detto Tirinzio(1). Or viaggiando colla mog
assò a nuoto, e Deianira, sulla groppa del Centauro Nesso. Ma l’eroe, da lui insultato, con un dardo il ferì nel petto ; i
sopra la pelle del leone Nemeo e la sua clava, vi fece attaccar fuoco da Filottete, fig. di Peante, al quale donato avea l
one, Ateniese. Antico regno di argo. Questo regno fu così detto da Argo, uno de’suoi re e fig. di Giove. I suoi pasc
, Nettuno avervi pascolato i suoi cavalli. Con Argo confinava Micene, da Orazio(1) celebrata per le sue dovizie. Da Argo s
nelo regnarono quattro re nell’Argolide. Stendo fu cacciato dal regno da Danao, il quale avea cinquanta figliuole ed altre
dritto che vi avea, come discendente di Epafo, fig. d’Io, ch’era nata da Inaco, primo re dell’Argolide. Il popolo avendolo
 la botte delle Danaidi ». Linceo intanto successe nel regno a Danao, da lui ucciso ; ed a lui, Abante, il quale da Ocalea
uccesse nel regno a Danao, da lui ucciso ; ed a lui, Abante, il quale da Ocalea ebbe due gemelli, Preto ed Acrisio, de’ qu
Tirinto. Nacquero intanto a Preto molte figliuole, le quali sorprese da strana malattia e credendosi diventate vacche, er
per essersi vantate di superare Ginnone in bellezza. Ma furon guarite da Melampode con buona dose di elleboro. Acrisio poi
nelao ; e Tieste, di Egisto, il quale esposto in un bosco e ritrovato da un pastore, fu nutricato con latte di capra e per
o Puglia ; ove avendo liberato Dauno, re di quel tratto della Puglia da esso detto Daunia, da’nemici che forte lo stringe
bbricó una città detta Argos Hippium o Argiripa. Fu finalmente ucciso da Dauno. Antico regno dell’attica. Il paese d
l paese primeggiava Atene chiamata occhio della Grecia. Fu fabbricata da Cecrope che primo diede divini onori a Giove ; e
lomela e postala in segreta prigione in un viaggio che con lei faceva da Atene nella Tracia, l’infelice donzella su di un
suo infortunio e lo mandò segretamente alla sorella, la quale vestita da Baccante, nelle feste ; Dionisiache, liberò la so
ere con lui parentela, chiesegli in isposa la figliuola Oritia, detta da Properzio Pandionia dall’avo. La quale venendogli
Aquilone che si credeva abitare in un antro del monte Emo. Da Borea e da Oritia nacquero Zete e Calai, gemelli, poscia ucc
o. Da Borea e da Oritia nacquero Zete e Calai, gemelli, poscia uccisi da Ercole, che si fingono alati ne’piedì e nel capo,
durare sul trono orbo com’era di figli, consultò l’oracolo di Delfo, da cui ebbe sì oscura risposta che, non bastandogli
posta che, non bastandogli l’ingegno ad intenderla, si recò a Trezene da Pitteo, che con fama di gran sapienza reggea quel
e perchè già era incinta, per non perdere la speranza di un figliuolo da lei, condotta Etra in un alpestre luogo, sollevò
riposta la sua spada, sordo a’pianti della sconsolata, si accommiatò da lei ingiungendole che se partorisse un maschio, s
sollevare quel sasso, col contrassegno della spada, lo avesse inviato da lui in Atene. E di fatto Etra partorì un figlio c
fu riconosciuto dal padre all’eburneo manico della spada. Nel viaggio da Trezene ad Atene, udite le imprese di Ercole, e b
one, fig. di Eaco, e famoso ladrone dell’Attica, il quale precipitava da alte rupi i viandanti. Si segnalò ne’giuochi Eleu
evento al ritorno, e la seconda, di prospero. Giunto a Creta ottiene da Minos il permesso di combattere col mostro, ed uc
re e credendo il figlio divorato dal Minotauro, gittossi nel mare che da lui prese il nome di mare Egeo. Oltre le mentovat
ati ad essere straziati dalle Furie. Or essendo colà capitato Ercole, da Plutone ottenne la loro liberazione ; sebbene alt
che l’abitavano furon delle Tespiadi ; e la città di Tebe, edificata da Cadmo, ove, dopo la morte di Anfione e Zeto, sali
fiere ; e ciò per aver predetto l’oracolo ch’egli dovea essere ucciso da un suo figliuolo. Ma il pastore per compassione i
o. Ma il pastore per compassione il lasciò vivo nella campagna, donde da un guardiano di armenti fu condotto a Polibo, re
a risposto a Creonte che sarebbe cessato il flagello, quando si fosse da alcuno spiegato il seguente enigma che la sfinge
col bastone. Della quale spiegazione ebbe tanto dolore la Sfinge, che da uno scoglio si precipitò nel mare. Quindi un serv
to, il quale salvossi per la velocità del cavallo Arione detto vocale da Properzio(1), perchè prediceva il futuro. Raccont
pe’ veneficii e per le arti magiche, tanto che un venefico qualunque da Plauto(1) si chiama Tessalo. Celebri poi erano i
la Tessaglia, i quali, di razza assai bella, eran pure ben maneggiati da que’popoli ; donde nacque per avventura la favola
e consultò l’oracolo, dal quale gli fu risposto che si fosse guardato da colui che portava una sola scarpa. Indi a poco, f
onde, avendo domandato al nipote che dovesse mai fare di una persona, da cui esso per detto dell’oracolo avesse a temere l
vole che Atamante, fig. di Eolo, e re di Orcomeno, nella Beozia, ebbe da Nefele un fig. chiamato Frisso ed una fig. detta
di Giove, trovò la maniera di liberarlo, dandogli un ariete donatole da Mercurio e ch’era insigne pel suo vello d’oro ; s
quivi porre in salvo la vita ; ma l’infelice Elle cadde nel mare che da lei prese il nome di Ellesponto. Forse quest’arie
boschetto consacrato a Marte o in un di lui tempio, ov’era custodito da un dragone che sempre vegliava. Eeta poi diede in
comandi del zio, e chiamato Argo, fig. di Frisso e di Calciope, fece da lui, sotto la direzione di Minerva, fabbricare la
ili alle Amazzoni, delle quali era regina Issipile, moglie di Toante, da cui furono que’ prodi assai cortesemente accolti.
rime diedero l’onore di magnifica sepoltura a quel principe infelice, da cui erano stati così amorevolmente trattati. Posc
ntorno alla riuscita della loro spedizione. Dice la favola ch’esso fu da Giove reso cieco, perchè apriva il futuro a’ mort
στρεφω, verto), perchè là giunti i due volanti eroi, fu loro disdetto da Giove di più inseguirle e quindi dovettero tornar
etto fintanto che non la videro salva fuori di esso ; e le Simplegadi da quel tempo divennero immobili. Giunto finalmente
ata la terra, seminandovi alcuni di que’ denti didragone già seminati da Cadmo ed a lui donati da Minerva. Questi buoi ave
alcuni di que’ denti didragone già seminati da Cadmo ed a lui donati da Minerva. Questi buoi aveano le unghie di bronzo e
dono fatale di Vulcano. Giasone accettò l’arduo cimento, ed istruito da Medea, insigne maga, fig. di Eeta, che da lui si
’arduo cimento, ed istruito da Medea, insigne maga, fig. di Eeta, che da lui si avea fatto promettere con giuramento di sp
ere con giuramento di sposarla e portarla seco nella Grecia, ricevuto da lei un unguento di mirabile virtù, non fu punto o
a, ricevuto da lei un unguento di mirabile virtù, non fu punto offeso da que’ ferocissimi animali ; e post’i denti ne’solc
vigilante dragone, preso l’aureo vello e datolo a Giasone, fu accolla da lui nella nave insieme col fratello Absirto ; la
i Absirto e celebre per l’esilio di Ovidio(1). Giunto intanto Giasone da Pelia e trovato morto il padre Esone, a quel re o
Glauco o Creonte, il quale, avendo ucciso un suo fratello, si rifuggì da Preto, dal quale fu espiato. Ma per le cattive ar
oglie di Preto, entrato in sospetto nell’animo di questo principe, fu da lui mandato a lobate, re della Licia e padre dì S
lettere, nelle quali lo pregava di dar morte all’infelice giovane ; e da ciò si chiamano lettere di Bellerofonte quelle ch
o dalla bocca. Bellerofonte, col favore di Minerva ed avendo ottenuto da Nettuno il cavallo Pegaso, andò coraggioso ad ass
che nella cima gettava fuoco, e che nella parte superiore era abitato da leoni, nel mezzo da capre, ed alle falde, da serp
va fuoco, e che nella parte superiore era abitato da leoni, nel mezzo da capre, ed alle falde, da serpenti ; e che avendo
te superiore era abitato da leoni, nel mezzo da capre, ed alle falde, da serpenti ; e che avendo Bellerofonte distrutte qu
duta. Da Properzio(1) il Pegaso si chiama cavallo di Bellerofonte ; e da Orazio(2) la Chimera dicesi ignea, cioè ignivoma.
avolosi ed eroici ; e che nel tempo stesso può dirsi l’ultimo, perchè da quel famoso assedio a’tempi storici non vi è stat
aride ed il rapimento di Elena ; ora rimane a dire quel che tocca più da vicino la greca celebratissima spedizione contra
Ificle e di Diomedea. fu il primo a porre il piede a terra e tosto fu da Ettore ucciso, percui tutti il chiamarono Protesi
he tre ore. Ma dopo siffatto tempo ricondotto Protesilao fra le ombre da Mercurio, Laodamia ne morì di dolore. Poco tempo
ntanto dopo il cominciamento dell’assedio, fu il campo greco percosso da grave pestilenza, di cui l’origine da Omero(1) è
dio, fu il campo greco percosso da grave pestilenza, di cui l’origine da Omero(1) è attribuita ad Apollo ; perchè Crise, s
per riscattare la figliuola Criseide ch’era schiava di Agamennone, fu da questo principe villanamente discacciato. Il sace
orto all’assedio di Troia, Teti nascose il giovanetto eroe travestito da fanciulla nella corte di Licomede, re dell’isola
o scoprì sotto le mentite spoglie femminili ; perciocché travestitosi da mercante gli recò preziosi regali, fra i quali er
uerra di Troia. Di lui non vi era più forte e prode guerriero, siechè da Omero chiamasi di tutt’i Greci gran baluardo, e d
guerriero, siechè da Omero chiamasi di tutt’i Greci gran baluardo, e da Ovidio, muro de’ Greci. E se Agamennone e Menelao
1), e la sua velocità oltremodo celebrarono i poeti, percui sì spesso da Omero chiamasi Achille dal piè veloce (ποδυκης).
rgli sano e salvo il figlio dopo la guerra di Troia, era stato ucciso da Ettore, fig. di Priamo, dimenticando il suo antic
a mano sul rogo dell’estinto amico. Ovidio dice che Achille fu ucciso da Paride ; ed Igino aggiunge che il dardo ferì il c
rte nacque una famosa gara fra’Greci per ottenerne le armi fabbricate da Vulcano, le quali si ottennero da Ulisse con gran
ci per ottenerne le armi fabbricate da Vulcano, le quali si ottennero da Ulisse con grandissimo cruccio di Aiace, il quale
detto da’ Latini Neptunus. Cicerone(1) pretende che questo nome venga da una parola latina (a nando), che significa nuotar
ore deride siffatta etimologia, potendosi in questa guisa, egli dice, da ogni parola derivare un’altra col solo cambiament
ssio però approva l’etimologia di Varrone, che fa nascere questo nome da un’altra parola latina (a’nubendo vel a nuptu), c
at, i. e. cooperiat. Varr.). Da’Greci chiamasi Posidone (Ποσειδων), o da due voci (ποσιν δουναι) che significano dare a be
nificano dare a bere, perchè il mare è il ricettacolo delle acque ; o da alcune altre parole (σειειν, movere, et πεδον, so
l primo il vinceva in sapienza, come negli anni. Di fallo esso nacque da Saturno e da Rea, come Giove e Plutone, e come qu
nceva in sapienza, come negli anni. Di fallo esso nacque da Saturno e da Rea, come Giove e Plutone, e come questi due frat
ortava in mano e che forse, secondo Millin, non era che un istrumento da prendere i pesci, di cui anche al presente fanno
edere quella famosa valle ognuno è indotto a pensare ch’essa sia nata da un tremuoto. Da ciò si scorge la ragione, per cui
qualche cosa. E qui mettiamo in primo luogo il famoso Polifemo, detto da Omero il Ciclope per eccellenza. Egli era fig. di
mettono presso all’Etna la sede de’ Ciclopi, e però Polifemo chiamasi da Tibullo(3) abitatore della rupe Etnea. Telemo, fi
ti mari. Questo favoloso avvenimento è assai piacevolmente raccontato da Omero(5), e merita di esser letto da’giovani stud
iuoli di Nettuno furono eziandio Beoto ed Eolo o Elleno, ch’egli ebbe da Melanippe, fig. di Desmonte. Il primo diede il no
a i suoi armenti uno de’buoi di Gerione, che Ercole avea smarrito, fu da questo eroe ucciso in un duello ; Epafo, Bolo ed
e ; ed infine l’invulnerabile Cicno, l’enorme Anteo, Allirozio ucciso da Marte ; e molti altri, dice Millin, erano conside
Teti, diversa dalla Nereide Teti che fu madre di Achille. Da Omero e da Virgilio chiamasi padre degli Dei, e padre di tut
filosofi, i quali credevano che tutte le cose aveano avuto principio da due elementi, cioè dall’acqua, o sia dall’Oceano,
ue elementi, cioè dall’acqua, o sia dall’Oceano, e dalla terra, o sia da Teti. Nella descrizione dello scudo di Achille si
ovvero Oceanine, ch’erano tremila, secondo lo stesso Esiodo ; per cui da Catullo(2) vien detto padre delle ninfe. Lo trovi
dinotare il mare(1). Essa si rappresenta su di una conchiglia tirata da delfini o da cavalli marini, nell’atto di andare
mare(1). Essa si rappresenta su di una conchiglia tirata da delfini o da cavalli marini, nell’atto di andare a diporto su
o pure l’ufficio di calmare i fiotti e far cessare le tempeste ; anzi da Ovidio(3) si scorge, essere stata credenza degli
ino, era fig. di Atamante, e d’Ino, fig. di Cadmo, percui dicesi Inoo da Virgilio. Giunone, gelosa della prosperità d’Ino,
’altro figliuolo la stessa sorte, con Melicerta si precipitô nel mare da un’alta rupe del promontorio Lecheo. Nettuno allo
e. La stessa fatidica virtù si scorge attribuita a Proteo ed a Glauco da altri poeti. Secondo Apollodoro, il suo più ordin
ponevano l’acqua per principio di tutt’i corpi ; opinione abbracciata da molti antichi filosofi greci che l’attinsero dall
Winckelmann dice che la configurazione di Nettuno è alquanto diversa da quella di Giove, avendo la barba più increspata,
. Si rappresenta pure sopra un cocchio in forma di conchiglia, tirato da cavalli marini, e col tridente in mano. Una delle
la prora di un vascello carico di grano, indica l’abbondanza arrecala da una prospera navigazione. Sopra una medaglia, in
igaeus presso Giovenale ; soprannome di Nettuno o del mare deificato, da ενοσις, concussio, e γαια, terra, perchè credevas
οσις, concussio, et χθων). Questi epiteti si veggono spesso adoperati da Omero. Γαιηοκος, Nettuno che cinge o contiene la
cinge o contiene la terra (a γαια, et εχω, contineo), chiamasi spesso da Omero, perchè il mare circonda e quasi abbraccia
uno, dal culto a lui prestato sull’istmo di Corinto. Neptunus Pater, da un picciolo tempio consacrato in Eleusi a Nettuno
scono. Omero (4) bellamente descrive in qual guisa Ulisse ammaestrato da Circe passa tra Scilla e Cariddi, due scogli peri
erra, la quale, rubato avendo ad Ercole alcuni de’buoi di Gerione, fu da Giove fulminata e trasformata nella voragine che
sina in faccia allo scoglio di Scilla. Questa voragine detta violenta da Tibullo, e non altrimenti che lo scoglio di Scill
l’Inferno. In Igino leggiamo che dalla Caligine nacque il Caos ; da questo, l’Erebo ; e dall’Etere e dalla Terra, il
rtaro. Or questo Tartaro o Inferno da’Greci chiamavasi Αδης, o Αιδες, da α privativo ed ιδειν, vedere ; per cui Aide dinot
del Caos e fratello della Notte ; sebbene altri affermano che nacque da Demogorgone e dalla Terra ; ed era propriamente u
stesso. Sovente si chiama pure Orco, ch’era nome di Plutone ; e però da Properzio dicesi Minos giudice dell’Orco ; e da V
e di Plutone ; e però da Properzio dicesi Minos giudice dell’Orco ; e da Virgilio Caronte appellasi il nocchiero dell’Orco
ppellasi il nocchiero dell’Orco, o sia dell’inferno. Fu chiamato Orco da ορκος, giuramento, perchè non vi era più santo ed
uando giuravasi per la palude Stigia, o per l’Orco, fiume che nasceva da quella palude. Or questi nomi di Aide, Tartaro, E
paese de’Cimmerii, popoli posti all’estremità dell’Oceano, e coperti da tenebre eterne. Or di quali Cimmerii parla il gre
ta ? Sappiamo che i Cimmerii eran popoli dell’Asia, presso al Bosforo da essi detto Cimmerio, non lungi dalla Palude Meoli
e, secondo quel poeta, vi giunge il medesimo giorno che si accommiata da Circe, il che non avrebbe potuto avvenire, se que
ne la città de’ Cimmerii nelle vicinanze del lago di Averno non lungi da Pozzuoli, da’Campi Flegrei e dalla palude Acherus
che ebbe origine dall’essere que’luoghi bassi ed oscuri e circondati da montagne che impedivano di vedere il tramontar de
vvi una trincea di solido bronzo, e porte e mura di bronzo fabbricate da Nettuno, ove dimora il Sonno e la Morte, nè vi gi
di Plutone. La vasta infernale città ha mille porte ; e come il mare da tutta la terra accoglie i fiumi nel suo seno, cos
simili a quelle che amarono in vita. All’ingresso vi è il Cerbero che da tre gole manda fuori tre orrendi latrati ; e le F
la casa di Plutone. Secondo ch’egli dice, il paese degli empii giace da noi discosto in profonda notte avvolto, intorno a
regno di Plutone. Dice poi che coloro i quali saranno ritrovati mondi da ogni colpa passeranno a soggiornare nelle Isole F
del mare, rinfrescano quelle isole, eterno soggiorno de’giusti. Quivi da ogni parte veggonsi bei fiori che risplendono al
o e che o spuntano dal suolo o pendono dagli alberi che son nutricati da limpide acque. Di essi que fortunati abitatori po
ca che le Ombre debban passare il fiume Slige su di una barca guidata da Caronte, a cui ciascuna di esse dar debbe una mon
i insepolti, errano per cento anni sulle rive della Stigia palude, nè da Caronte sono ammesse nella vecchia sua barca che
il quale non avesse mostrato il fatal ramo di oro che dovea staccare da un albero sacro a Proserpina, che trovavasi in un
ve una profonda spelonca trovata in rozza e scheggiosa roccia, difesa da un lago di nere acque e cinta da annose e folte s
in rozza e scheggiosa roccia, difesa da un lago di nere acque e cinta da annose e folte selve. Della sua bocca usciva un a
il più celebrato da’ poeti, è quello della nostra Campania, non lungi da Pozzuoli, ne’ dintorni del quale essendo naturalm
fanciulli. Strabone(2) dice che l’Averno negli antichissimi tempi era da una selva inaccessibile di grandi alberi circonda
e i Greci chiamarono Aornos, perchè gli uccelli ne fuggivano le rive, da cui uscivano vapori pestilenziali, oggidì ve li t
no stati cangiati in vigneti. Si osservano tuttavia sulle sue sponde, da una parte gli avanzi di un tempio di Apollo, dall
nferno. » Strabone mette vicino a Miseno la palude Acherusia formata da un fangoso sporgere in fuori che quivi fa il mare
erano amare e malsane e dimoravano lungo tempo nascoste sotto terra ; da che nacque la favola di essere quello un fiume in
Dal fatto di Alessandro, re dell’Epiro, che distesamente si racconta da Livio (1), si scorge che vi erano due Acheronti,
Strabone però pone il Piriflegetonte vicino al lago Lucrino non lungi da Pozzuoli. Pare che Virgilio dica che l’Acheronte
ell’inferno che deriva dallo Stige. Esso volgeva torrenti di fiamme e da ogni lato circondava il Tartaro. Da una parte del
ra formato dalle lagrime de’malvagi. Lo Stige, le cui ripe appellansi da Properzio sorde, cioè inesorabili, è una palude d
cque mandavano fuori una nebbia foltissima, percui nebulosa appellasi da Ovidio. Per essa gli Dei stessi ed anche Giove te
l fiume Lete, allorchè pose nella luna un gran fiume, nel quale erano da un vecchio gittati i nomi di tutt’i mortali. tran
cri o idoli (βροτων ειδωλα καμοντων), cioè corpi vani ed ombratili, e da Virgilio, ombre tenui e simulacri. E quel che i G
, che dicevansi inferiae. E principalmente le anime di coloro ch’eran da immatura morte rapiti, vagando intorno a’ proprii
tro all’altra riva dell’Acheronte, ove col suo eterno latrare ch’esce da tre gole, fa echeggiare quelle orrende bolge e ri
ma in altro luogo egli mette Tisifone all’entrata del Tartaro, a far da carnefice delle anime condannate agli eterni supp
olamente Furie, ma eziandio Erinni, Eumenidi e Dire. Di esse chiamate da Ovidio dura ed implacabile divinità, Aletto. dice
tragittava in una barca le anime de’morti, chiamavasi Caronte, detto da Orazio satellite di Plutone. Il nostro Dante il d
onio con occhi di bragia. Virgilio il fa nocchiero dell’Acheronte ; e da Tibullo chiamasi il sozzo nocchiero della Stigia
grandissima sapienza e fu per fama di molta giustizia lodato a cielo da tutt’i poeti, percui il costituirono arbitro dell
ferno. Ovidio lo nomina gran legislatore, e giusto per eccellenza ; e da Omero e da Orazio dicesi coscio de’segreti di Gio
io lo nomina gran legislatore, e giusto per eccellenza ; e da Omero e da Orazio dicesi coscio de’segreti di Giove. VII.
ria de’più famosi malvagi posti da’poeti nell’inferno. Cominciamo da Tantalo, re di Lidia e fig. di Giove. Egli fu pad
di svelare agli uomini le segrete cose del padre de’numi. Fu per ciò da Giove condannato a stare nell’inferno in mezzo ad
ed a questo fatto il poeta attribuisce la cagione della pena datagli da Giove che gli sospese sul capo un sasso, dalla ca
ra quelle veramente povero (inter opes inops). Dell’empia vivanda poi da Tantalo preparata agli Dei colle carni di Pelope,
ato. A Tantalo succeda il gigante Tizio, fig. della Terra, fulminato da Giove e precipitato nel Tartaro, ove un avvoltoio
ciò per aver osato di oltraggiare Diana. Pindaro (1) dice ch’egli fu da Diana stessa ucciso a colpi di frecce. Era di eno
n voluto rappresentare il tormento perpetuo di un cuore signoreggiato da qualche veemente passione. Sisifo poi, discendent
il famoso Issione, re de’Lapiti, e fig. di Flegias, chiamato perfido da Orazio, perchè ammesso da Giove alla sua mensa os
Lapiti, e fig. di Flegias, chiamato perfido da Orazio, perchè ammesso da Giove alla sua mensa osò di oltraggiare la stessa
iusti, le ombre de’morti, ed altre simili finzioni, tutte erano state da Orfeo portate dall’Egitto nella Grecia. E di fatt
uegli che accompagnava il cadavere di Api fino ad un certo luogo, ove da lui era consegnato ad un’uomo mascherato a guisa
or questi non erano che un luogo presso la palude Acherusia non lungi da Menfi, irrigato di belle acque ed ombreggiato di
ente gli Egiziani chiamavano Caronte, davasi un obolo pel trasporto ; da che è nata la favola di Caronte e della sua barca
nditi e dalle giravolte del famoso laberinto di Egitto, e sopra tutto da quelle ch’eran sotterra, al dir di Erodoto. I Coc
e il lodare indifferentemente tutt’i morti, essendo mestieri ottenere da un pubblico giudizio un tale onore. Si radunavano
da un pubblico giudizio un tale onore. Si radunavano i giudici di là da un lago che tragittavano in una barca. Appena un
convinto di alcun mancamento, sepellivasi con onore. Or chi non vede da questo costume essere nata presso i Greci la favo
del quale si facevano le cerimonie de’ funerali dagli Egiziani. Di là da quel lago vi erano deliziosi boschetti ed un temp
vo chiamavasi Summano, cioè ladro. I Greci il chiamavano Aide (Αιδης) da due parole greche (ab α, priv. et ειδω, video) ch
a della terra, e sulle miniere. Da Orfeo chiamavasi Giove terrestre ; da Virgilio, Stiglo Monarca ; e da Ovidio, tiranno d
Da Orfeo chiamavasi Giove terrestre ; da Virgilio, Stiglo Monarca ; e da Ovidio, tiranno del profondo inferno. Claudiano (
icare le ombre senza misericordia di alcuno, circondato dalle Furie e da ogni maniera di tormenti (2). Di Plutone poi, com
ncora al Dio del mare, come in Eschilo, ed a quello dell’inferno, che da Omero dicesi Giove sotterraneo ed infernale ; con
o la terra, e lo sconosciuto e nascosto emisfero percorre, come si ha da un frammento di Porfirio (1). Con questo principi
pel quale intendevasi il sole d’inverno, è molto chiaramente esposta da Macrobio (2) ; e pare che possa confermarsi con c
o argomento di fingere che in quell’isola Proserpina sia stata rapita da Plutone, di collocarla nell’inferno per sei mesi,
sso i monumenti numismatici ci offrono Plutone che rapisce Proserpina da lui portata su di una quadriga. Questo Dio rappre
aticlete. Sovente vedesi sopra un carro d’oro di antica forma, tirato da quattro neri e focosi cavalli, che si chiamavano
di Plutone. Ades o Adesio, Adesius, Αδης, soprannome di Plutone, da αδης pro αιδης, Orcus, o mors. Altore, lat. Alto
erra, dice S. Agostino (1), si nutriscono tutte le cose che sono nate da essa. Februo, lat. Februus, chiamavasi Plutone,
ne per quell’indole sua crudele ed inesorabile, per la quale fu detto da Orazio illacrymabilis e torvo da Giovenale. Quie
d inesorabile, per la quale fu detto da Orazio illacrymabilis e torvo da Giovenale. Quietalis (1) fu detto Plutone dagli
l Tartaro, per cui diede grida di grandissimo dolore, e ne fu guarito da Peone, medico degli Dei, che avea pur sanata una
e, medico degli Dei, che avea pur sanata una ferita di Marte fattagli da Diomede. Lo scultore Cefisodoto (3) avea fatta in
rio di tutte le infernali cose, in guisa che di color ferrigno dicesi da Claudiano la sopravveste di quel nume. Lo stesso
rlare di Proserpina, Dea dell’inferno, diciamo che questo nome deriva da un verbo latino (proserpo), che significa germogl
, la quale deriva o dal greco εϰας, procul, perchè dimora assai lungi da noi ; o un soprannome di Apollo, di lei fratello,
o un soprannome di Apollo, di lei fratello, detto Ecato, perchè come da Febo dicesi Febe, così da Ecato dicesi Ecate. Da’
, di lei fratello, detto Ecato, perchè come da Febo dicesi Febe, così da Ecato dicesi Ecate. Da’ Greci dicevasi Persephone
utavasi la virtù vegetativa della terra personificata. Essa fu rapita da Plutone, signore dell’inferno, come a lungo si è
sta dell’infernale monarca. Giove, dice uno scrittore, avendo appreso da Pan qual fosse il luogo, ove, dopo il rapimento d
o inesorabili e non perdonano ad alcuno. Da’Greci appellavansi Μοιραι da μερω, dividere, perchè le Parche distribuiscono e
chè le Parche distribuiscono ed assegnano a ciascuno la sua sorte ; o da μοιρα, fato, perchè le Parche spesso si confondon
introduce le Parche che cantano i grandi destini del fatale eroe che da loro nascer dovea, essendo noto che quelle nozze
nsieme colle Ore intorno a Plutone ; ed a Megara erano state scolpite da Teocosmo sulla testa di un Giove, forse per dinot
spesso prescrivono il tempo che l’uomo dee dimorar sulla terra, come da Ovidio si scorge, allorchè parla del fatale tizzo
ritorno dall’inferno di tutti coloro che, essendovi entrati, a veano da Plutone ottenuto il permesso di uscirne, come Cer
o tenendo in mano de’ narcissi ch’ella raccoglieva, quando fu rapita da Plutone. Non di rado si vede col calato sul capo,
i, era simbolo del canestro che teneva Proserpina, allorchè fu rapita da Plutone. Il rapimento di questa Dea è quasi il so
e le medaglie di Siracusa vedesi la testa di Proserpina che fu presa da alcuni per quella di Aretusa, credendo di raffigu
me la madre. V. Epiteti principali di Proserpina. Antesforia, da ανθος, fiore, e φερειν, portare ; epiteto della D
daglie di Sicilia, come abbiam detto. Clonia, gr. Χθονιϰ, terrestre, da Χθων, terra. Giunone infernale, e Stigia, luno i
na, Stygia, come altrove si è detto. Libera, lat. Libera, così detta da Libero o Bacco, di cui si voleva sorella. Libiti
ecessarie. E Libitinense chiamavasi una porta dell’anfiteatro, perchè da essa faceansi uscire i cadaveri de’Gladiatori ucc
do al frumento che conserva l’uomo e lo libera dalla morte. Teogamia da θεος, Iddio, e γαμως, nozze. E Teogamie eran fest
33 sqq. Ovid. Met. 1. v. 107 sqq. (2). Ovid. Met. XIV. v. 320 sqq. E da Virgilio Aen. VII. v. 189. chiamasi Picus equum d
Met. I, v. 283, seq. (2). Virg. Aen. VI, v. 789. (1). Detti perciò da Ovidio Met. I, v. 747, linigera turba. (1). Virg
3 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
ssi conoscere le finzioni dei poeti, di scoprir loro le ricchezze che da più di tremila anni asconde questa perenne minier
ssi Dei a noi rappresentati come inferiori agli uomini e che non sono da paragonarsi a quei filosofi che tanti diritti si
ncieranno a divertirli e serviranno loro dopo di lezione : di morale, da cui potranno trarre profitto, se sapranno farne d
lli che inventarono le favole della Mitologia, ma geni che infiammati da un fuoco divino, riscaldati dalle bellezze della
studii, siccome frivoli ed infruttuosi, e come sogni d’infermo e fole da romanzo. Così si esprime il poeta nel porre in ch
sser gelosa. Il Canto che alla queta ombra notturna Ti vien sì dolce da quel bosco al core, Era il lamento di regal donze
pite in giro Armonïoso, e per l’eterea vôlta Carolanti, non più mosse da Dive Intelligenze, ma dannate al freno Della legg
Diana, Nettuno, Apollo, Mercurio, Vulcano e Cerere. Vi si aggiungono da molti il Caos, Saturno, Plutone detto anche Orco,
ti il Caos, Saturno, Plutone detto anche Orco, Proserpina e Bacco cui da alcuni si dà il nome di Libero. Le principali Div
os era un massa informe e rozza, una confusione di tutti gli elementi da eui sertirono Urano e la Terra. Urano e la Ter
, Mnemosina dea della Memoria, l’Erebo fiume dell’inferno, e la Notte da cui nacquero il Destino, la Vecchiezza, la Morte,
al fratello, lo vinse e lo fece prigione. Saturno fu liberato poscia da Giove cresciuto in età. Avvertito Saturno dal De
uella parte ove fu pei fal bricata Roma, e fuvvi cortesemente accolto da Giano. Saturno insegnò l’agricoltura agli uomini,
terranca a ciò costrutta nel campo, che dicevasi scellerato. Si crede da alcuni che il fuoco sacro così detto fosse il lum
una chiave nell’altra, con una torre sulla testa, circondata soventi da molte e diverse bestie, e spesso sopra un carro t
ata soventi da molte e diverse bestie, e spesso sopra un carro tirato da leoni. Talvolta si rappresenta con una fiaccola i
e e Giunone tentarono di sottrarsi al suo dominio, ma restarono vinti da Giove e furono costretti di rifuggirsi in Egitto
con essi tutti.   Giove e Giunone   I Giganti figli di Titano da esso detti Titani, per riconquistare i loro dirit
nito del fulmine, li folgorò, schiacciandoli sotto le stesse montagne da essi ammonticchiate. Dopo questa vittoria Giove p
gia d’oro per penetrare nella torre di bronzo ove era rinchiusa Danae da cui ebbe Perseo ; sotto le forme di cigno sedusse
di Ansione e di Zeto. Prese la figura di Diana per ingannare Calisto da cui nacque Arcade, e quella di Aquila per rapire
me il padrone assoluto di ogni cosa. Esso era adorato sotto vari nomi da quasi tutte le nazioni. Gli Egizi lo chiamavano G
Ammone. Gli altri nomi erano tratti o da’ suoi attributi o dai luoghi da esso abitati. Quello di Olimpico era il principal
del marito e perseguitò mai sempre le concubine di lui ed i figli che da quelle egli aveva. Contro Io figlio di Inaco re d
aveva cento occhi, ed essendo questi stato ucciso per ordine di Giove da Mercurio che lo avea indormentato prima col suono
o altri per mezzo delle Furie. Io si rifuggiò in Egitto ove ritornata da Giove all’antica forma fu adorata sotto il nome d
o essi stati vinti, il Dio del cielo la sospese in aria e le fè legar da Vulcano le mani con una catena d’oro dietro le sp
sue Ninfe, se faceva perire Enea colle sue navi ; ma Enea fu protetto da Venere. Avendo saputo che Giove senza di lei avev
Iride figlia di Taumante e di Elettra, che fu cangiata in arco baleno da Giunone per compensarla delle buone nuove che le
er le quali le si sacrificava. I poeti rappresentano Giunone in abito da regina sopra d’un trono col pavone ai piedi, o so
o la sua sposa come l’aria la più ingombra di vapori e la più pesante da cui siam circondati. Si conosce un pianeta sotto
ovunque l’agricoltura. Da Giasone ebbe Pluto dio delle ric-chezze, e da Giove Proserpina. Essendo questa stata rapita da
delle ric-chezze, e da Giove Proserpina. Essendo questa stata rapita da Plutone dio dell’inferno, Cerere accese due fiacc
Cerere ricorse a Giove per ottenere che le fosse restituita, ed ebbe da lui promessa di riaverla quando però non avesse d
anto sembra. Le furono innalzati de’ famosi tempii in molti luoghi, e da questi traeva diversi soprannomi. Le si offrivano
rovato il mezzo di alleviare il suo dolore. Il suo cocchio era tirato da due dragoni. Questo è quanto racconta la Favola d
so, egli inghiottì la madre ed il figlio. Da quel momento fu oppresso da un terribile mal di capo. Avendo implorato l’aiut
eta gli spaccò il cranio ; dal cervello ne sortì Minerva tutta armata da capo a piedi. Ella aiutò suo padre nella guerra c
se molto. Gareggiò con Nettuno per dare il nome alla città fabbricata da Cecrope, e fu deciso che chi avesse fatto nascere
più utile di un’altra avrebbe avuto quest’ onore. Percosso il terreno da Nettuno col tridente ne uscì un cavallo, che dice
elle feste in onore di lei, alle quali intervenivano degli spettatori da tutte le parti della Grecia. Viene questa Dea rap
tata come una donna di una bellezza semplice, nobile e grave ; armata da capo a piedi, coll’elmo in testa, colla lancia in
a ; il teschio di Medusa le si mette su l’egida o corazza e sul petto da alcuni, da altri sullo scudo ; le stanno di press
hio di Medusa le si mette su l’egida o corazza e sul petto da alcuni, da altri sullo scudo ; le stanno di presso la civett
e scienze e delle arti. Il pianeta detto Pallade ha preso il suo nome da questa Dea. Marte Marte, dio della guerra
Questa Dea, come si è già detto, indispettita che Giove avesse fatto da sè solo Pallade o Minerva, volle anch’essa partor
avesse fatto da sè solo Pallade o Minerva, volle anch’essa partorire da sè sola un figlio, e mentre andava in oriente per
iente per apprenderne il modo, si fermò nei giardini di Flora, ove fu da questa interrogata dell’oggetto del viaggio ; ven
cano fu beffeggiato e deriso. Si rappresenta questo Dio sempre armato da capo a piedi, con un gallo vicino, per aver conve
la guardia mentre Marte era con Venere, e lasciollo così sorprendere da Vulcano. Nei sacrifici gli si offriva il toro, il
a del mare, secondo altri dal sangue del Cielo mutilato con una falce da Saturno, da Giove e da Dione come opinano molti.
secondo altri dal sangue del Cielo mutilato con una falce da Saturno, da Giove e da Dione come opinano molti. Pare che mol
ri dal sangue del Cielo mutilato con una falce da Saturno, da Giove e da Dione come opinano molti. Pare che molte Veneri s
incombeva di educarla, la portarono in cielo, ove fu trovata sì bella da tutti gli Dei, che tutti vollero sposarla ; ma Gi
formità ed ebbe un numero infinito d’amanti. De’ suoi amori con Marte da cui ebbe Cupido se n’è già parlato. Da Anchise pr
e principe troiano ebbe Enea cui fece dono di una armatura fabbricata da Vulcano, quando passò in Italia per fondarvi un n
nuovo regno dopo l’eccidio di Troia. Amò il bello Adone che fu ucciso da un cignale. Venere aveva un cinto detto ceste che
a glielo offrì all’istante dicendole, che poteva tutto compromettersi da Giove perchè stavan in quel cinto le grazie, il r
enere in tutta la sua bellezza, le diede il pomo d’oro, contrastatole da Giunone e Pallade, e che la Discordia aveva getta
lle che le si consacrasse la colomba, perchè la ninfa Peristera molto da lei amata fu convertita in colomba da Cupido, poi
perchè la ninfa Peristera molto da lei amata fu convertita in colomba da Cupido, poichè in una sfida che questi ebbe con V
; e avendo in Cipro i Cerasti osato sacrificarle vittime umane furono da essa cangiati in toro. Fra gli alberi le era dedi
Amore e le tre Grazie. Rappresentasi or sopra una conchiglia tirata da due Tritoni, o da due cavalli marini, or sopra un
azie. Rappresentasi or sopra una conchiglia tirata da due Tritoni, o da due cavalli marini, or sopra un cocchio tirato da
a da due Tritoni, o da due cavalli marini, or sopra un cocchio tirato da due cigni o da due colombe. I suoi biondi capelli
i, o da due cavalli marini, or sopra un cocchio tirato da due cigni o da due colombe. I suoi biondi capelli sono ornati da
rato da due cigni o da due colombe. I suoi biondi capelli sono ornati da una corona di mirto e di rose. Da’ suoi occhi tra
ed ammirando la sua bellezza. Sono abbominevoli i disordini commessi da questa Dea al dir de’ poeti. Venere ha dato il su
i patimenti della madre concepì tant’odio pel matrimonio, che ottenne da Giove per sè e per la sorella sua Minerva la graz
r di lei, e scacciò per questo Calisto perchè si era lasciata sedurre da Giove, che aveva vestite le sembianze della stess
endesse più volte di notte dal cielo per venir a vederlo e che avesse da lui cinquanta figli. Il dio Pane ed Orione vuolsi
to la figura di una donna giovine, nel fiore della bellezza, in abito da cacciatrice, coi capelli annodati di dietro, coll
a luna soventi su la testa. Passeggia alle volte su d’un carro tirato da due cervette o da cervi bianchi ; cammina spesso
la testa. Passeggia alle volte su d’un carro tirato da due cervette o da cervi bianchi ; cammina spesso a piedi col suo ca
sette maraviglie del mondo dagli antichi. Questo tempio era sostenuto da 227 colonne alte 60 piedi parigini corrispondenti
o il giorno in cui nacque Alessandro il Grande, 366 anni avanti G. C. da Erostrato che non trovò altro mezzo di tramandare
terità. Nettuno Nettuno figlio di Saturno e di Rea, fu salvato da sua madre come Giove, dal furore del padre, e con
enta per lo più in piedi sopra un carro in forma di conchiglia tirato da cavalli marini o tritoni con un tridente in mano.
, fu chiamato Febo in cielo perchè conduceva il carro del Sole tirato da quattro cavalli e Apollo in terra. Era riguardato
e, la quale pregò la Terra a negarle ricovero ove poter partorire, fu da Nettuno accolta nell’isola Ortigia o Delo, allora
na avendo risuscitato Ippolito, Giove lo fulminò, istigato a ciò fare da Plutone che vedeva pel sapere di Esculapio diminu
entasse la lira, ma credesi con maggior fondamento che gli fosse data da Mercurio in cambio del famoso caduceo. Il più rin
fo. Leucotoe, Dafne, Clizia, Giacinto e moltissimi altri furono amati da Apollo. Correndo un giorno dietro Dafne e noa pot
urono consagrati perchè in queste cose aveva egli cangiati coloro che da lui furono amati. Il grifone, il cigno, il corvo
con parecchi strumenti d’arti a lui vicini e sopra un carro condotto da quattro cavalli che percorrono lo zodiaco. Questo
rla o per vegliare su la di lei condotta ; altre volte era incaricato da Giove di condurre a termine qualche nuovo intrigo
felicità degli sposi. Sapeva la musica perfettamente. Fu molto amato da Venere e da lei ebbe Ermafrodito. Pretendesi che
gli sposi. Sapeva la musica perfettamente. Fu molto amato da Venere e da lei ebbe Ermafrodito. Pretendesi che abbia invent
tesi nervi di una testudine morta, e che in cambio della lira avesse da Apollo il caduceo. Questo caduceo era una verga,
nte gli fu accordato, perchè nella distribuzione degli elementi fatta da Giove a parecchie Divinità, Apollo fu incaricato
dell’anima e che questo Dio n’era il condottiero. Col caduceo vuolsi da alcuni che avesse il potere di chiamare o fugare
Io ed ucciderlo. Liberò Marte dalla prigione ove era stato rinchiuso da Vulcano e attaccò Prometeo sul monte Caucaso. Le
ono parecchi templi in onor suo. Le favole di Mercurio non sono state da molti dotti risguardate se non come altrettante a
e se non come altrettante allegorie del corso del sole e dei fenomeni da quest’astro prodotti. Bacco Non vanno d’ac
que almeno devono essere stati i soggetti che portarono questo nome ; da ciò traggono origine le tante opinioni su la nasc
to delle Iadi, delle Ore e delle Ninfe, fino a che arrivasse all’ età da poter essere istruito dalle Muse e da Sileno, vec
, fino a che arrivasse all’ età da poter essere istruito dalle Muse e da Sileno, vecchio satiro che fu poi amato molto da
struito dalle Muse e da Sileno, vecchio satiro che fu poi amato molto da Bacco. Cresciuto in età questo Dio andò a conquis
lancia ornata di pampani e di edera e dei tamburi. Erano essi agitati da un divino furore. Le donne erano scapigliate e ve
calzari ricamati d’oro, era assiso in un carro mezzo scoperto, tirato da tigri o da linci. Il dio Pane ed il vecchio Silen
amati d’oro, era assiso in un carro mezzo scoperto, tirato da tigri o da linci. Il dio Pane ed il vecchio Sileno gli cammi
il vecchio Sileno gli camminavano a lato. Il corteggio era preceduto da una banda di Satiri. Lo spavento che inspirava un
ue sacerdotesse, che celebravano le orgie sul monte Nisa, fu accecato da Giove ad istanza di Bacco e morì in breve miseram
onsacrata a Bacco. Questo Dio fu accolto ne’ suoi viaggi cortesemente da Mida re di Frigia ed avendogli di più Mida restit
andargli sconsigliatamente che in oro si convertisse tutto quello che da lui fosse toccato. Ma ebbe ben tosto a pentirsi d
indi acquistò la virtù di volgere arene d’oro. Bacco ebbe molti figli da Arianna, tra i quali si conta Ceranao, Tauropoli,
iovanile, ora seduto su di un gran tino, ora sopra di un carro tirato da due tigri, da linci e da pantere, col capo inghir
seduto su di un gran tino, ora sopra di un carro tirato da due tigri, da linci e da pantere, col capo inghirlandato di pam
i un gran tino, ora sopra di un carro tirato da due tigri, da linci e da pantere, col capo inghirlandato di pampani e di e
ielo, e cadendo nell’isola di Lenno si ruppe una coscia e restò zoppo da ambi i lati perpetuamente. Pretendono altri che f
da ambi i lati perpetuamente. Pretendono altri che fosse precipitato da Giove, per punirlo di aver voluto liberare la pro
pitato da Giove, per punirlo di aver voluto liberare la propria madre da lui appesa alla volta dell’Olimpo. Egli è certo p
che dopo la caduta stette nove anni in una grotta profonda assistito da Teti ed Eurinome figlie dell’Oceano, per le quali
gli anelli, dei braccialetti ed altre simili cose. Sortito finalmente da questo nascondiglio ricomparve nell’Olimpo, e spo
lcano fu chiamato. Dio del fuoco e de’fabbri per le cose maravigliose da esso fatte. Celebri sono i tripodi che camminavan
se maravigliose da esso fatte. Celebri sono i tripodi che camminavano da sè stessi, le donne d’oro che aiutavanlo ne’suoi
e opere di Vulcano la più maravigliosa fu la statua di Pandera che fu da lui anche animata. Si racconta che gli Dei irrita
so in cui racchiudevansi tutti i mali. Dicesi che Pandora ebbe ordine da Giove di presentarlo a Prometeo contro del quale
di Pandora. Si rappresenta Vulcano come un uomo di età matura, zoppo da ambe le parti, con folta barba, coi capelli spars
il titolo di Giunone infernale. Si è già parlato delle ricerche fatte da Cerere per rinvenire la figlia. Plutone soggiorna
o fuligginoso, barba e capelli neri, sopra un cocchio di ferro tirato da neri cavalli, or con un bidente di ferro in mano,
sole mentre egli percorre l’inferiore emisfero ; e quindi i sei mesi da lei passati nell’inferno e sei mesi in cielo. Alc
’Inferno andavano le ombre o le anime de’mortali per essere giudicate da Minosse, Eaco e Radamanto. I tre giudici Minosse,
i non potevano espiarsi. Questa prigione è dipinta vasta, fortificata da tre giri di mura e circondata da Flegetonte e Coc
rigione è dipinta vasta, fortificata da tre giri di mura e circondata da Flegetonte e Cocito ; un’alta torre ne difende l’
orno l’olezizo de’fiori ; un sole novello e nuovi astri mai non erano da nube alcuna velati. Boschetti imbatsamati, selve
irito. L’ambizione, la sete dell’oro, l’odio e tutte le vili passioni da cui sono agitati i mortali, più non alteravano la
ella Spagna meridionale. L’idea del Tartano pare che sin stata presa da Tartesso piccola isola che esisteva una volta all
e, Lete e Flegetonte. Acheronte diceasi figlio del Sole e della Terra da alcuni e di Titano e di Cerere da altri, e cambia
ceasi figlio del Sole e della Terra da alcuni e di Titano e di Cerere da altri, e cambiato in fiume infernale per aver for
gli Auguri e dava a temere le più gravi sciagure. Cocito risguardató da alcuni come un ramo di Stige circondava il Tartar
nell’Inferno. Flegetonte o Priflegetonte volgeva torrenti di fiamme e da ogni lato circondava le caroeri de’colpevoli. Era
na porta che comunicava col Tartaro. Si raffigura come un vecchio che da una mano tiene l’urna, dall’altra la tazza dell’o
e dell’Inferno e per l’Inferno stesso. Si fa anche marito della Notte da cui si vuele abbia avuto il Giorno. Prima di giug
to magico ramo. La favola di Caronte si spiega in vari modi. Credesi da alcuni che Caronte fosse un potente principe che
secondo l’opinione comune non ne aveva che tre. Questo mostro nacque da Echidna metà ninfa e metà serpente, e da Tifone v
he tre. Questo mostro nacque da Echidna metà ninfa e metà serpente, e da Tifone vento procelloso e violento. Echidna era f
roe. Benchè gli Dei la tenessero chiusa in una caverna ebbe nondimeno da Tifone, Orco, Cerbero, l’Idra di Lerna, la Chimer
che credesi derivata dall’uso degli Egizi di far custodire i sepolcri da grossi alani, uso arrivato fino a’ giorni nostri
ondono con Diana, altri cólla stessa Proserpina, e taluni distinguono da amendue, facendola figlia di Ceo Titano e Febe sa
giornavano nell’Inferno le tre Parche, Cloto, Lachesi ed Atropo dette da alcuni figlie della Notte e dell’Averno, da altri
, Lachesi ed Atropo dette da alcuni figlie della Notte e dell’Averno, da altri di Giove e di Temi. Gli antichi credevano
r’essi emanansi dai giudici dell’Inferno. Si fanno figlie della Terra da alcuni, da altri della Discordia ; ed avvi chi le
ansi dai giudici dell’Inferno. Si fanno figlie della Terra da alcuni, da altri della Discordia ; ed avvi chi le vuole figl
lo e della Terra, Dea delle Tenebre che sposò l’Erebo fiume d’Averno, da cui ebbe molti figli e che rappresentavasi per lo
ignere acqua perpetuamente con un vaglio. Si chiamavano anche Belidi, da Belo re d’Egitto padre di Danao. Si è immaginato
di Danao. Si è immaginato questo favoloso castigo perchè si pretende da certuni che le Danaidi comunicassero agli Argivi
l peso di enorme sasso quelli che gli cadevano tra le mani. Fu ucciso da Teseo e condannato nell’ Inferno a spingere sulla
i fu costretto ad errare lungo tempo senza trovare asilo. Abbandonato da tutti si rivolse a Giove il quale ebbe pietà de’
alle attrattive di Giunone osò dichiararle la propria passione. Giove da essa avvertito lo mise alla prova e convintosi de
da essa avvertito lo mise alla prova e convintosi della verità, preso da giusto sdegno lo percosse col fulmine e lo fece l
ne e lo fece legare dalle Furie nell’ Inferno ad una ruota circondata da serpenti e che gira sempre. I serpenti che circon
di terreno, fu condannato ad avere le viscere sempre rinascenti rose da due avoltoi. Annoverano i poeti tra i più celebri
he mossero guerra a Giove, il più formidabile dei quali fu Tifone che da sè solo diede a fare agli Dei più assai che tutti
ro seppelliti vivi parte sotto l’Etna, parte in diversi paesi. Vuolsi da alouni che Briareo famoso tra i giganti, che avea
a i giganti, che avea cento braccia e cento mani e che mandava fiamme da cinquanta bocche e da cinquanta petti, ad istanza
cento braccia e cento mani e che mandava fiamme da cinquanta bocche e da cinquanta petti, ad istanza di Teti, nella cospir
e a Gige e Cotto, suoi fratelli, per servirgli di guardia. Pretendesi da altri che Briareo avesse parte nella guerra de’Ti
ei pastori e di tutti gli abitanti delle campagne. Siccome Pane viene da una parola greca che significa tutto, fu egli per
ne da una parola greca che significa tutto, fu egli perciò riguardato da alcuni come il Dio della natura tutta e sotto que
Dei che aveva per compagni il Tempo ed il Caos, la cui sede fu posta da alcuni nelle viscere della terra. Questi era un D
a non potè vincere Siringa figlia di Ladone fiume d’Arcadia, la quale da lui fuggendo in riva al fiume paterno, fu cangiat
correndo la Grecia a spogliare il tempio di Delfo, venne loro incusso da Pane un improvviso terrore per cui tutti diedersi
ha un ramo di cipresso in mano per memoria del giovane Ciparisso che da lui non da Apollo, come si è già detto, pretendon
di cipresso in mano per memoria del giovane Ciparisso che da lui non da Apollo, come si è già detto, pretendono alcuni si
pretendono alcuni sia stato cangiato in cipresso. A Silvano offrivasi da principio solo latte, gli venne poscia immolato u
mo giovine la sposò. Ebbe anch’esse un tempio in Roma. Si rappresenta da alcuni seduta su di un cesto pieno di fiori e di
i con un ramoscello nella mano dritta ed alcuni pomi nella sinistra ; da altri si rappresenta coronata di foglie di vite e
e di Fenice, dimorava ordinariamente nel mar Carpazio, così chiamato da Carpata, ora Scarpanto isola situata tra quelle d
impenetrabile ne’suoi segreti, e bisognava, per così dire, circuirlo da vicino per iscoprirli. Si mostrava di rado in pub
era secondo essi una delle Ninfe delle Isole Fortunate. Essa fu amata da Zefiro, il quale la rapì e la fece sua sposa, con
e’ fiori. Priapo Priapo, il Dio e custode degli orti, era nato da Venere e da Bacco in Lampsaco, città dell’Asia Mi
Priapo Priapo, il Dio e custode degli orti, era nato da Venere e da Bacco in Lampsaco, città dell’Asia Minore ora Nat
presiedeva ad ogni sorta di dissolutezze era particolarmente venerato da coloro che mantenevano delle mandre di capre o di
rsi su di una tavola. Questo principe si presentò nuovamente ad Eolo, da cui fu con isdegno respinto, riguardandolo come u
n mano, seduto su di alcuni gruppi di nubi, o all’entrata di un antro da cui sortono i venti sotto la figura di teste gonf
dre dei venti tempestosi o delle procelle Tifone marito di Echidna, e da Astreo e dall’Aurora o da Eribea si fanno procede
delle procelle Tifone marito di Echidna, e da Astreo e dall’Aurora o da Eribea si fanno procedere gli altri. I principali
nti cardinali del cielo, Borea o Aquilone cioè dal settentrione, Euro da levante, Austro o Noto da mezzogiorno, Zefiro da
orea o Aquilone cioè dal settentrione, Euro da levante, Austro o Noto da mezzogiorno, Zefiro da ponente. Il vento Borea po
l settentrione, Euro da levante, Austro o Noto da mezzogiorno, Zefiro da ponente. Il vento Borea posto tra gli Dei soffia
superficie del mare senza affondare. Quelli che distinguono Aquilone da Borea rappresentano il primo, che dicono vento fu
’oriente vien dipinto come un vento impetuoso che seguita la tempesta da lui suscitata. I moderni lo rappresentano con un
ta sì infuocato che ardeva le città ed i vascelli in mare. Si dipinge da alcuni di statura alta, vecchio, con capelli canu
ti, di aspetto cupo, col capo circondato di nuvole, e stillante acqua da tutte le parti de’ suoi vestimenti ; si mette anc
sue ali dorate, e pigliò il volo a traverso il nascente mondo. Vuolsi da altri che Amore fosse figlio di Giove e di Venere
dimostrare che non c’è creatura tanto selvatica che non sia ammansata da Amore. Si fa calvacare alcune volte su di un delf
sa certi dardi che mandano scintille di fuoco. Cupido fu molto amato da Psiche la quale fece trasportare da Zefiro in un
di fuoco. Cupido fu molto amato da Psiche la quale fece trasportare da Zefiro in un luogo delizioso ov’ella dimorò per q
e ripigliavano il loro antico stato ogni volta che Antero era lontano da lui. Non è difficile di scorgere che questo seco
degli uomini, e si rappresentava perciò in atto di levare la maschera da un volto. Altri lo dipingono con un bastone su la
insegnare che si deve custodire il secreto delle lettere. Si pretende da alcuni che sua madre lo desse alla luce prima del
sa il nettare. Il nettare era una deliziosa bevanda degli Dei, benchè da alcuni sia considerato come alimento ; e bisogna
, figlio di Laomedonte ; essa lo rapì, lo allevò e ne divonne moglie, da cui ebbe due figli, Memnone e Ematione. Fu tanto
si figura la Fortuna seduta su di un trono sospeso in aria e portato da venti contrari, essa tiene una bacchetta magica i
in cui si celebrava la sua festa era permesso agli uomini di vestire da donna, ed alle donne di abbigliarsi da uomo. I su
ermesso agli uomini di vestire da donna, ed alle donne di abbigliarsi da uomo. I suoi seguaci correvano di notte in masche
schera al chiarore delle torce, col capo cinto di fiori, accompagnati da garzoni e da donzelle che cantavano e ballavano s
arore delle torce, col capo cinto di fiori, accompagnati da garzoni e da donzelle che cantavano e ballavano sonando. Andav
atto di appoggiarsi colla sinistra sopra un tronco. Gli si fa tenere da altri una tazza d’oro ed un piatto di frutti. Que
sposi, sopra un piedestallo ornato di fiori. Il Destino Vuolsi da alcuni che il Destino sia nato dal Caos, da altri
Il Destino Vuolsi da alcuni che il Destino sia nato dal Caos, da altri si crede figlio della Notte, e che essa lo
il concorso di nessuna altra divinità. Tutte le divinità dipendevano da lui. Il Cielo, la Terra, il Mare, l’Inferno erano
oter piegare il Destino per Sarpedonte suo figlio re di Licia natogli da Laodamia figlia di Bellerofonte, nè salvarlo dall
dalla protezione di qualche divinità. Questi decreti stavano scritti da tutta l’eternità in un determinato luogo ove gli
e era inevitabile, si figurò dagli antichi con una ruota tenuta ferma da una catena. Si pretende che sia miserabile e che
auro Chirone, sul monte Tittone in vicinanza di Epidauro ; fu nutrito da una donna chiamata Trigone, e passando la sua vit
tanto valente nella medicina, che potè ad istanza di Diana richiamare da morte a vita Ippolito figlio di Teseo. Abbiam già
che tanto potere si arrogasse Esculapio, lo fulminò, eccitatovi anche da Plutone che vedeva diminuirsi notabilmente il num
he vedeva diminuirsi notabilmente il numero dei morti. Ebbe Esculapio da Eppione due figli Macaone e Podaliro che anch’ess
sete, che divorava gli uomini e sacrificavali, il quale fu poi ucciso da Teseo che ne disperse le membra. Esculapio si ado
li uomini, e teneva mano affinchè tutto fosse esattamente osservato : da alcuni si vuole che versasse pur anche il nettare
n una bilancia in mano e con una benda agli occhi. La sua bilancia fu da Giove posta tra i segni dello zodiaco. Da alcuni
zia ed alla verità non fosse conforme. La Pace Questa Dea nata da Giove e da Temide o Temi si rappresenta di un con
verità non fosse conforme. La Pace Questa Dea nata da Giove e da Temide o Temi si rappresenta di un contegno dolce
erra chiamata Enio da’ Greci, confusa molte volte con Pallade, vuolsi da alcuni che fosse figlia di Forcide o Forco e di C
mano, lo scudo nell’altra, in atto di slanciarsi dal suo carro tirato da cavalli focosi, che calpestano tutto quanto rinco
. A Comane nell’Asia Minore ne aveva uno servito, per quanto narrasi, da tremila sacerdoti ; e questi sacerdoti erano sogg
e giuramento, tentò ogni via ma inutilmente di distogliere suo figlio da una sì ardita impresa, onde suo malgrado gli cons
freschissima età, e lasciò le sue osservazioni ancora imperfette ; e da ciò i poeti dissero non aver egli potuto condurre
scende sin verso la metà delle coscie e che è ritenuta sotto la gola da una cintura. Gli Egizi la rappresentavano sotto
o una corona di corna di cervo. Questa sì temuta divinità, riguardata da molti come solare potenza, estendeva il suo imper
ità sotto il nome di Nemese figlie dell’Erebo e della Notte, le quali da altri sono prese per le Eumenidi. Una era il Pudo
fu anche madre di tremila Niufe chiamate le Oxeanidi. Si fan nascere da lei non solo i fiumi e le fonti, ma la maggior pa
la famiglia dei Titani, fece uso di stranieri soccorsi per trar Giove da qualche periglio. Pare nondimeno che Teti altro n
con ricurve conchiglie. Circondavan eglino il carro della Dea, tirato da cavalli marini più della neve bianchi, e che il s
scendevano loro sulle spalle ed in balía de’ venti ondeggiavano. Teti da una mano portava lo scettro d’oro per comandare a
ne suo figlio attaccato alla mammella. Aveva essa sereno il sembiante da una dolce maestà accompagnato, che faceva i sediz
, e nipote dell’Oceano e di Teti gran dea delle acque, colla quale fu da quasi tutti i moderni confusa. Si disse la più be
no sposarla, ma avvertiti che era stabilito dal Destino che il figlio da essa nato sarebbe più grande e più possente del p
tto diverse forme per isfuggire alle ricerche di Peleo ; ma raggiunta da questo principe, ei la incatenò per consiglio di
o ove diceva che Giove, suo padre, a lui le dettava, nè mai ritornava da quello senza portare qualche nuova legge. Avvi ch
alche nuova legge. Avvi chi asserisce che Minosse ricevè le sue leggi da Apollo e che viaggiò a Delfo per apprenderle da q
e ricevè le sue leggi da Apollo e che viaggiò a Delfo per apprenderle da quel Dio. Si rappresenta con uno scettro in mano,
tutti i suoi vicini e fece delle conquiste nelle isole poco distanti da Creta e divenne padrone del mare. Questo principe
que si fosse con tutta la forza attaccata alla nave di lui ; si vuole da altri che disperata si precipitasse nelle onde. G
. Gli Dei cambiarono Scilla in un pesce, e il padre di lei che si era da sè stesso ucciso per non cadere nelle mani del vi
i ad essere preda del mostro, lo uccise, liberando così la patria sua da questo crudele castigo e sortì felicemente dal la
olo di filo che Arianna figlia di Minosse gli aveva dato. Nel partire da Creta Teseo condusse seco la sua liberatrice, che
Minotauro si spiega in tal guisa. Dicesi che Pasifae era stata colta da amorosa inclinazione per Tauro che si vuole uno d
Creta fu edificato per ordine di Minosse II presso la città di Guosso da Dedalo sul modello di quello d’Egitto, espressame
io Icaro, alcuni dicono nel Labirinto, altri in una stretta prigione, da cui altra speranza non poteva animarli di sortirn
di restituirlo al re di Creta che andò a chiederglielo, e pretendesi da alcuni che Minosse trovasse in Sicilia la morte d
alcuni che Minosse trovasse in Sicilia la morte datagli a tradimento da Cocalo. L’Areopago era un celebre tribunale di gi
un celebre tribunale di giustizia degli Ateniesi. Traeva il suo nome da Ares, Marte e da Pagos, collina. L’Areopago era i
nale di giustizia degli Ateniesi. Traeva il suo nome da Ares, Marte e da Pagos, collina. L’Areopago era in fatti situato i
la città di Antedone in Beozia. Osservando egli un giorno che i pesci da lui presi e posti su di una certa erba, ripigliav
etto, preferendo la giovine Scilla, la quale per vendetta fu cangiata da Circe in mostro marino dopo aver avvelenato la fo
una delle tre suindicate. I Gréci le chiamavano Carite, nome derivato da una parola greca che significa gioia. Esse estend
Sono dette vergini perchè inalterabili sonoducazione. Sono dette Muse da una parola greca che significa spiegare i misteri
ntusiasmo tanto all’arte lor necessario. Clio che prende il suo nome da Kleos, gloria, fama, presiedeva alla storia e all
ossia la giocosa e rallegrante, presiede al flauto ed agli istromenti da fiato e la sua giurisdizione estendesi su la musi
ra e al liuto, presiede alle galanti, appassionate o erotiche poesie, da Eros, che significa amore. Calliope, il cui nome
ate Pieridi, dal monte Pierio sul quale credesi essere elleno nate, o da Piero che alcuni danno loro per padre. Facevano p
ea, nome che le venne dalla Villa Medici ove fu in origine trasferita da Roma nel 1587 sotto Ferdinando I figlio del Gran
delle Ore mantiene le Leggi, la Giustizia e la Concordia. Pretendesi da alcuni che non se ne contassero che tre dagli ant
a maturità. Il tempio che avevano in Atene fu edificato in loro onore da Anfittione terzo re di Atene figlio di Deucalione
età. I moderni rappresentano le Ore con ali di farfalla, accompagnate da Temide e portando dei quadranti o degli oriuoli.
le distrusse insieme alle loro rivali, persuaso che nel gran progetto da lui concepito di rendersi utile al genere umano,
è Perseo troncò il capo di Medusa, dalle gocce del sangue che caddero da esso si vuole che nascessero tutte le specie di s
consacrato ad Apollo ed alle Muse vogliono alcuni che fosse scoperto da Cadmo che insegnò ai Greci le lettere dell’alfabe
po della Medusa, comperando dell’oro dagli Africani aveva preso anche da loro un artefice che sapesse porlo in uso. Il Peg
o, il quale appena uscito dalla nave fuggì e non fu fermato se non se da Bellerofonte, che lo ferì ei pure e disparve.
l nome di Ninfa indica nel suo vero significato una donzella maritata da poco tempo, una novella sposa. Si diede questo no
Driadi ed Amadriadi. Le Oreadi, Ninfe de’ monti che si fanno nascere da Foroneo antico re d’Argo ed uno de’ primi che con
rgo ed uno de’ primi che contribuirono all’incivilimento de’ Greci, e da Ecate, si dicevano anche le Ninfe di Diana, perch
ro consacrate, e sopravvivere alla distruzione degli alberi che erano da esse protetti. Potevano maritarsi. Euridice mogli
i di un albero. La parte superiore, senza alcun velo, era ombreggiata da una capellatura sparsa al vento. Il loro capo era
mbreggiata da una capellatura sparsa al vento. Il loro capo era cinto da una corona di foglie di quercia, ed avevano in ma
ano meno fortunate delle Driadi. Il destino delle Amadriadi dipendeva da certi alberi coi quali esse nascevano e morivano,
ano mai separare ; tali alberi erano per lo più le querce. Pretendesi da alcuni che non ne fossero assolutamente inseparab
o severamente quelli la cui màno sacrilega osava insultare gli alberi da cui esse dipendevano. Narrasi a questo proposito
non offendere quell’albero, dicendogli : « La mia esistenza dipende da questa pianta : converrà ch’ io perisca nel momen
sera stessa l’empio ed avido legnaiuolo fu colpito assieme col figlio da inaspettata morte immatura. Un altro storico nar
lo del servigio che avevale reso con prolungare la sua esistenza, che da quella quercia dipendeva ; e la Ninfa non mancò a
ine. Variano i poeti nel fissarne il numero, passandovi la differenza da sette fino a tremila e più. Sarebbe quindi inutil
fino a tremila e più. Sarebbe quindi inutile il riportare i nomi dati da que’ poeti che ne contano soltanto da sette a cin
nutile il riportare i nomi dati da que’ poeti che ne contano soltanto da sette a cinquanta. I loro nomi sono tratti quasi
de, le tempeste, la calma, le rade, le isole, i porti, ecc. ; e non è da maravigliarsi perciò se i poeti ne annoverano un
per la divina bellezza delle forme, per l’avvenenza del volto. Amata da Polifemo e da Aci, preferì questo giovine ed avve
bellezza delle forme, per l’avvenenza del volto. Amata da Polifemo e da Aci, preferì questo giovine ed avvenente pastore
ino alla Sicilia, anzi nel porto stesso di Siracusa, unita alla città da un ponte, ove vedesi ancora. L’Aretusa era realme
midi. Le Naiadi vengono d’ordinario dipinte in atto di versar l’acqua da un’ urna, oppure portanti in mano una conchiglia.
ne non gli cedeva. Essa aveva rappresentato sulla tela Europa sedotta da Giove trasformato in toro ; Asteria, che si dibat
stiere di tessitore. Vicino a questa figura eravi quella di un ragno, da essi chiamato Aracne, parola che significa, fare
ono posti nell’orto delle Esperidi sotto la custodia di un drago nato da Tifone e da Echidna. Quest’orribile mostro aveva
ll’orto delle Esperidi sotto la custodia di un drago nato da Tifone e da Echidna. Quest’orribile mostro aveva cento teste
indirizzò ad alcune Ninfe che abitavano presso l’Eridano, onde sapere da loro ove fossero le Esperidi. Quelle Ninfe lo man
edì dei pirati che le rapirono nel loro giardino ; ma furono sorpresi da Ercole che li ucelse, e Atlante in prova della su
custodire un oro che le diviene inutìle, e che non vuole sia toccato da nessuno. Nella favola delle Esperidi non iscorgon
e appresso lei evvi un arbusto che mette le prime foglie ; tien essa da una mano nu capretto ed un agnello. L’Estate coro
apretto ed un agnello. L’Estate coronata di spiche di frumento, tiene da una mano un fascio pur di spiche e dall’altra una
l capo coperto, sta presso di un albero spoglio di verdura ; ei tiene da una mano dei frutti secchi e dall’altra degli acq
sulla superficie delle acque ; altre volte appare in un carro tirato da due cavalli turchini. Si poneva d’ordinario la fi
a Tersicore. Erano compagne di Proserpina e allerchè questa fu rapita da Plutone, ebbero le braccia cangiate in ali e le g
n traccia di Proserpina per aria, per terra e per acqua ; si sostiene da altri che Cerere in punizione di non aver soccors
altri che Cerere in punizione di non aver soccorso sua figlia rapita da Plutone le cambiò in uccelli. Partite dalla Sicil
lisse dovendo passare colla sua nave dinanzi alle Sirene, e avvertito da Circe, turò colla cera le oreochie di tutti i suo
lungi dal secondare i suoi desiderii, a norma dell’ordine che avevano da lui ricevuto, con nuove corde più fortemente all’
iuscirono inutili, giacchè Ulisse malgrado dell’avvertimento ricevuto da Circe riguardo al pericolo cui stava per esporsi
una donna voracissima che avendo rubato ad Ercole certi buoi, dicesi da certuni che fosse da lui uocisa, da certi altri f
a che avendo rubato ad Ercole certi buoi, dicesi da certuni che fosse da lui uocisa, da certi altri fulminata da Giove e c
bato ad Ercole certi buoi, dicesi da certuni che fosse da lui uocisa, da certi altri fulminata da Giove e cangiata in una
, dicesi da certuni che fosse da lui uocisa, da certi altri fulminata da Giove e cangiata in una voragine vorticosa, nello
o di soventi che per evitare le terre alla sinistra, si radeva troppo da vicino quelle che si trovano a destra ; d’onde na
quelle che si trovano a destra ; d’onde nacque il proverbio : Cadere da Scilla a Cariddi. Non è cosa rara che bene spesso
secondi ; ma comunemente prendevansi gli uni per gli altri. Si vuole da alcuni che i Lari fossero figli di Mercurio e di
Tebe. Giove aveva giurato che dei due bambini i quali doveano nascere da Alcmena e secondo alcuni da Alcmena uno e da Sten
e dei due bambini i quali doveano nascere da Alcmena e secondo alcuni da Alcmena uno e da Stenelo l’altro, il primo che na
i quali doveano nascere da Alcmena e secondo alcuni da Alcmena uno e da Stenelo l’altro, il primo che nascesse avrebbe l’
vesse raccomandato. Ercole ebbe molti maestri : imparò a tirar l’arco da Radamanto e da Eurito, da Castore a combattere tu
ato. Ercole ebbe molti maestri : imparò a tirar l’arco da Radamanto e da Eurito, da Castore a combattere tutto armato Chir
ebbe molti maestri : imparò a tirar l’arco da Radamanto e da Eurito, da Castore a combattere tutto armato Chirone fu suo
no viaggiando con Ilo suo figlio, sorpresi dalla fame ambidue, chiese da mangiare ad un bifolco che stava lavorando coll’
Alcuni pretendono che questo suo procedere non fossé volontario e che da principio ricusasse di sottomettersi agli ordini
bbedienza lo colpì con tale delirio che uccise i propri figli natigli da Megara sua prima moglie credendo di togliere di v
ò sempre coperto. 2.° Nel paese di Argo pugnò coll’ Idra Lernea, nata da Echidna anch’essa, e che era un serpente di sette
a. Ercole la uocise, ed uccise pur anche il cancro marino, mandatogli da Giunone, e dal quale fu punto in un piede. 3.° P
ero molte guerre coi loro vicini e furono quasi interamente distrutte da Ercole. 7.° Purgò le stalle di Augia re dell’Elid
Elide, le quali contenevano tremila buoi e che non erano state pulite da trent’anni, col farvi passare il fiume Alfeo. Dop
cadere nelle sue mani. Ercole preso che ebbe Diomede lo fece divorare da quegli stessi cavalli, i quali condusse poscia ad
o e non li lasciò in libertà che sul monte Olimpo ove furono divorati da animali feroci. 10.° Uccise Gerione figlio di Cr
° Uccise il Drago custode del giardino delle Esperidi, nato anch’esso da Echidna, e ne tolse i pomi d’oro, o come altri di
chidna, e ne tolse i pomi d’oro, o come altri dicono, li fe’ cogliere da Atlante ed ei frattanto sostenne invece di lui su
igliosa di lui azione. Per vendicarsi delle persecuzioni suscitategli da Giunone, diresse contro questa Dea una freccia a
n atleta ; e siccome dopo lungo combattimento, il vantaggio fu eguale da ambe le parti, il Dio si diede a conoscere e si c
more ch’ebbe per Onfale regina di Lidia fu sì ardente, che si vestiva da donna per piacerle e silava con lei. La morte di
, ed appena se l’ebbe egli posta in dosso, che sentissi subito ardere da un crudel fuoco, ed il veleno di cui essa era inf
di. Rifuggiatosi Ilo in Atene Euristeo andò ad assalirvelo, ma ucciso da Ilo medesimo in un combattimento, il regno di Mic
brato conveniente all’uomo che esso aveva formato. Innalzato al cielo da Minerva, ed avendo osservato che tutti i corpi ce
meteo che detto gli aveva di rifiutare qualunque presente gli venisse da Giove. L’ira di Giove nel veder che Prometeo era
tale supplizio, sintanto che andò a liberarlo Ercole. L’uomo formato da Prometeo per quelli che vogliono spiegare questa
ella famiglia dei Titani fu compreso nella persecuzione ad essi fatta da Giove e fu quindi obbligato a ritirarsi nella Sci
. Non compresero su le prime il senso dell’oracolo e furono allarmati da un ordine che parve loro crudele. Ma Deucalione d
ale erano le pietre. Riunite che n’ebbero buon numero, quelle gettate da Deucalione si convertirono in uomini e quelle get
elle gettate da Deucalione si convertirono in uomini e quelle gettate da Pirra in donne. Gli altri animali, secondo alcuni
irra in donne. Gli altri animali, secondo alcuni mitologi, rinacquero da sè stessi dall’umida terra, tra quali citasi il s
l’umida terra, tra quali citasi il serpente Pitone, che fu poi ucciso da Apollo. Anche Cerambo, abitante del monte Otri in
no di Deucalione re di Tessaglia, il corso del fiume Peneo fu fermato da un terremoto nel luogo ove questo fiume ingrossat
i figli di quelli che si salvarono dall’inondazione. Deucalione ebbe da Pirra due figli. Elleno che alcuni mitologi chiam
Attica. Ebbe inoltre una figlia per nome Protogenea la quale fu amata da Giove che la rese madre di Etlio. L’epoca del dil
lla luce un figlio chiamato Perseo. Pretendono alcuni, ma son creduti da pochi, che quegli che s’introdusse nella torre fo
i da pochi, che quegli che s’introdusse nella torre fosse Preto e che da ciò ne naeque l’odio implacabile che regnò tra i
coste dell’isola di Serifo una delle Cicladi nel mar Egeo e raccolta da un pescatore nomato Ditti il quale condusse la ma
dusse la madre ed il figlio a Polidete sovrano dell’isola, che dicesi da alcuni fratello a Ditti. Il re accolse cortesemen
che risplendeva ad uso di specchio. Armato in tal guisa ed assistito da Minerva partì, vinse le Gorgoni e tagliò la testa
dello stesso nome presentendogli il capo di Medusa, e gli rapì i pomi da lui accuratamente guardati. Di là passò in Etiopi
nel momento in cui Andromeda stava per finire i suoi giorni divorata da un mostro marino colà mandato dalle Nereidi, che
i a Larissa volle far prova della sua destrezza nel lanciare il disco da lui inventato e che ebbe la disgrazia di uccidere
tal modo quanto aveva predetto l’oracolo. Intanto il dolore provato da Perseo per la morte del suo avolo gli fece abband
sotto la forma sferica per cui si dice che portava il cielo. Si narra da altri che Giove lo condannò veramente a sostenere
cui si conservavano i pomi d’oro. Avvertito dall’oracolo di guardarsi da un figlio di Giove, si decise a non ricevere più
di sostenere un globo colla testa, il collo e le spalle. Atlante ebbe da Pleïone sette figlie chiamate Elettra, Alcione, C
, Coronide, Polisso, Fileto e Tienea sorelle di la che venne divorato da un leone. Fu tanto il dolore che provarono le fig
le pose su la fronte del toro, ov’esse piangono tuttora. Si racconta da altri che le Iadi erano ninfe trasportate in ciel
ra. Si racconta da altri che le Iadi erano ninfe trasportate in cielo da Giove e convertite in astri, per sottrarle alla c
, per sottrarle alla collera di Giunone che voleva punirle delle cure da esse avute per educare Bacco. La costellazione fo
è foriera di pioggia e di cattivo tempo. Questa costellazione nomasi da alcuni Ia dal nome del fratello delle Iadi. Fanno
zene città di Morea o in Tracline di Tessaglia, come vogliono alcuni, da Etra figlia del re Pitteo, la quale fu moglie pri
rima di Nettuno, poscia di Egeo re di Atene, onde fu Teseo riguardato da alcuni figlio di quel Dio, da altri di Egeo. Tese
o re di Atene, onde fu Teseo riguardato da alcuni figlio di quel Dio, da altri di Egeo. Teseo vantavasi di nascere da Nett
cuni figlio di quel Dio, da altri di Egeo. Teseo vantavasi di nascere da Nettuno. Qualunque siasi la sua origine diede egl
Proserpina. Piritoo fu divorato dal can Cerbero e Teseo fu condannato da Plutone ad essere legato ad un sasso e vi stette
asso, che vi lasciò attaccata una parte della pelle. Egli aveva avuto da Antiope o Ippolita un figlio chiamato Ippolito. F
ulapio lo risuscitò e questa Dea lo converse in istella. Fedra punta da rimorso confessò a Teseo l’innocenza d’Ippolito,
uccise ; e Teseo addolorato per l’ingiusta morte del figlio, non ebbe da quel momento più pace. Il ritorno di Teseo in pat
tito ; ma Teseo dimenticò il comando del padre, sicchè questi vedendo da lungi tornar il naviglio colle nere vele, e crede
vele, e credendo il figlio estinto, per duolo affogossi nel mare, che da lui prese il nome di mar Egeo ora Arcipelago. Rib
condannato a seder immobile su di un sasso, finchè ne venne liberato da Ercole. Vuolsi da molti che questa Proserpina fos
r immobile su di un sasso, finchè ne venne liberato da Ercole. Vuolsi da molti che questa Proserpina fosse moglie di Edomo
e Piritoo, il secondo fu ucciso, il primo imprigionato e liberato poi da Ercole. Si pone Piritoo nel numero dei famosi sce
estrati in que’paesi dei cavalli si proposero di liberare la montagna da quegli animali e vi riescirono. Divenuti arditi p
n’estrema sveltezza dopo aver scoccate le loro frecce, li giudicarono da lontano mezzo uomini e mezzo cavalli. Ercole, Tes
one, Eurito, Amico, Folo ed Anfione. Dagli scritti di alcuni autori e da varie opere di antichi artisti come bassirilievi,
padre, di Nettuno e di Libia. Europa sua sorella essendo stata rapita da Giove, Agenore che ignorava la qualità del rapito
lcuni che Cadmo non abbia fondata che una cittadella, la quale pigliò da lui il nome di Cadmea e ch’egli abbia gettato sol
abitanti. Sposò Ermione figlia di Marte e di Venere, chiamata Armonia da alcuni mitologi. Questo maritaggio ebbe felicissi
oro non ebbe miglior fortuna ; questo principe fu avo di Laio, ucciso da Edipo suo proprio figlio. Cadmo cedendo al fine a
e tosto furono cangiati in serpenti, o secondo altri, furono mandati da Giove nei Campi Elisi, sopra un carro tirato da s
altri, furono mandati da Giove nei Campi Elisi, sopra un carro tirato da serpenti. Vuolsi che Cadmo insegnasse ai Greci l’
ente Castore e Clitennestra, tutti e due mortali, era stato fecondato da Tindaro di lei marito ; l’altro fecondato da Giov
ali, era stato fecondato da Tindaro di lei marito ; l’altro fecondato da Giove produsse Polluce ed Elena che partecipavano
produsse Polluce ed Elena che partecipavano dell’immortalità di colui da cui traevan la loro origine. I due fratelli legat
nella loro patria ripresero la loro sorella Elena ch’era stata rapita da Teseo. Caddero però in breve anch’essi nello stes
a. Inseguiti dagli amanti e venuti a combattimento, Castore fu ucciso da Linceo, cui diede morte Polluce ferito anch’esso
Castore fu ucciso da Linceo, cui diede morte Polluce ferito anch’esso da Ida. Polluce afflitto per la morte del fratello p
gli era figlio di Apollo e della musa Clio e questa opinione adottata da alcuni poeti è divenuta quasi generale. Narrasi c
all’avvenenza, gli parve degna dell’amor suo ; la sposò quindi, e fu da quella teneramente amato ; ma poco tempo dopo l’i
rfeo ; avvi chi pretende che nell’eccesso del suo dolore si uccidesse da sè stesso, altri lo fanno perire di un colpo di f
ciclo e gli Dei ne fecero una costellazione. Le donne omicide furono da Bacco mutate in piante ; e i due infelicissimi co
. Antiope, Zeto Antiope moglie di Lico re di Tebe fu ripudiata da suo marito per sospetto che fosse invaghita di Ep
sua lira : le pietre sensibili alla soavità de’suoi concenti andavano da sè stesse a porsi le une su le altre. Egli vi fe’
li si attribuisce l’invenzione dei versi lirici e delle canzoni. Ebbe da Apollo la lira a tre corde di lino. Ma per aver e
tello Pelia ; l’oracolo predisse a quest’ultimo che sarebbe scacciato da un figlio di Es one. Quindi appena Giasone vide l
re a tale abbigliamento una pelle di leopardo simile a quella portata da Chirone, di munirsi di due lance e portarsi in ta
i apertamente, ma cercò la via di perderlo con segretezza. Tormentato da lungo tempo da terribili sogni, fa consultare l’o
ma cercò la via di perderlo con segretezza. Tormentato da lungo tempo da terribili sogni, fa consultare l’oracolo di Apoll
o e questi risponde che bisogna placare l’ombra di Frisso discendente da Eolo, crudelmente trucidato nella Colchide e tras
tarlo in Grecia ; di più aggiunge che Frisso costretto d’allontanarsi da Tebe, ha portato seco un preziosissimo vello, la
nella Giorgia. Colà era appeso ad un albero il vello d’oro portatovi da Frisso, custodito da due tori vomitanti fiamme e
era appeso ad un albero il vello d’oro portatovi da Frisso, custodito da due tori vomitanti fiamme e da un orribile drago.
o d’oro portatovi da Frisso, custodito da due tori vomitanti fiamme e da un orribile drago. Giunone e Minerva che protegge
erale necessario per salvare il suo amante. Le condizioni prescritte da Eete a Giasone e colle quali acconsentiva di rime
oro si uccidono ; colle erbe incantate e colla magica bevanda dategli da Medea addormenta il drago, lo uccide e l’aureo ve
one il trono del padre, Medea trovò il mezzo di liberare il suo sposo da questo nemico, consigliando le figlie di Pelia ch
Creusa figlia di Creonte, la sposò e ripudiò Medea. La vendetta seguì da presso l’ingiuria. Medea disperata di vedersi tra
stessa colle proprie mani sotto gli occhi di Giasone i due figli che da lui aveva avuti e predisse al traditore marito ch
gli stava riposando, su le rive del mare, riparato dai raggi del sole da quel vascello tirato a terra, una trave che se ne
cisi i propri figli se ne fuggì per aria salita su di un carro tirato da draghi, andò in Atene ove sposò Egeo padre di Tes
n carro tirato da draghi, andò in Atene ove sposò Egeo padre di Teseo da cui ebbe Medo il quale diede il suo nome alla Med
Borea e di Orizia, il poeta Orfeo, Teseo secondo alcuni, non nominato da altri, ed Ercole in fine, il quale perduto Ila, g
erduto Ila, giovinetto di singolare beltà, nella Misia, ove fu rapito da alcune Ninfe presso ad un fonte ivi andato in cer
a d’acqua, abbandonò i compagni per andar in cerca di quel giovinetto da esso molto amato. Anche i suoi compagni non poter
ia in Tessaglia. Approdarono all’isola di Lenno che trovarono abitata da sole donne, le quali per vivere in loro balìa, av
ò in prime nozze Cleopatra, che altri chiamarono Stenobea o Stenobae, da cui ebbe Orito e Crambo. Dopo la morte di lei in
oi stati ; e Giunone e Nettuno mandarono le arpie Aello e Ocipete cui da alcuni si aggiunge Celeno figlie di Taumante e di
r la Grecia inseguiti dal re Eete. Fosse il timore di esser raggiunti da questo re, fosse la mira di evitare gli scogli Ci
hezza e dal dolore oppresso approdò col suo montone a un capo abitato da barbari vicino a Colco ed ivi si addormentò. Aven
e fu permesso ad ognuno di provarsi a farne la conquista. Raccontasi da altri che Ino meditava la morte di Frisso e di El
tri, fu cambìato in metallo dopo che l’ariete ne fu spogliato. Vuolsi da alcuni che quell’animale fosse coperto d’oro inve
tragga origine dalle belle lane di quel paese e che il viaggio fatto da alcuni greci mercatanti per recarsi a comperarne,
ome. La Chimera era un mostro alato, d’estrema agilità, nato in Licia da Tifone e da Echidna, ed allevato da Emisodaro. Av
era era un mostro alato, d’estrema agilità, nato in Licia da Tifone e da Echidna, ed allevato da Emisodaro. Aveva la testa
d’estrema agilità, nato in Licia da Tifone e da Echidna, ed allevato da Emisodaro. Aveva la testa di lione, la coda di dr
ellerofonte sostenuto dalla protezione di Minerva, ed avendo ottenuto da Nettuno il caval Pegaso, andò coraggioso ad assal
ri paesi vicini, ed egli le vinse similmente. Ritornando Bellerofonte da questa terza spedizione, fu assalito da una trupp
ente. Ritornando Bellerofonte da questa terza spedizione, fu assalito da una truppa di Lici che erano stati inboscati da G
edizione, fu assalito da una truppa di Lici che erano stati inboscati da Giobate per assassinarlo, ma egli si difese corag
a morte di Giobate, il quale non aveva lasciato figli maschi. Narrasi da altri che Minerva diede il caval Pegaso a questo
rese madre di Sarpedonte. Laodamia pel suo troppo orgoglio fu uccisa da Diana. Il sepolcro di Bellerofonte era in Corinto
che trovasi soventi Bellerofonte col caval Pegaso. La Chimera, dicesi da chi vuol spiegare questa favola, era una montagna
lle capre ; ed appiè del monte stesso vi erano delle paludi infestate da sérpenti. Bellerofonte fu forse il primo che lo r
nel fuoco, e a misura che questo andò consumandosi, egli pur divorato da interno ardore finì la vita. Pentissi Altea, ma t
lte montagne d’Arcadia, e passava le notti in una grotta poco lontana da una folta foresta. Abitavano in vicinanza due Cen
dividiate meco l’onore e la preda. » Atalanta fu tanto più lusingata da questa distinzione, in quanto che i più illustri
avevano ambita. Essendo Atalanta bellissima, fu chiesta in matrimonio da molti principi ; ma sia ch’ella non amasse gli uo
sì colpito dall’avvenenza di lei che rinunciando alla vita selvaggia da lui sin allora condotta, la seguì ed accrebbe il
a ed Ippomene non fossero già trasformati in lioni, ma bensì divorati da due lioni sopraggiunti nell’antro consacrato a Ci
cielo o piuttosto dal suo paese, approdò anch’esso in Italia, ove fu da Giano cortesemente accolto ed associato al propri
Giove lo perseguitava. Dall’aver associato Saturno al regno si crede da qualche mitologo derivare l’uso di rappresentare
ponevagli sempre sott’occhio il passato ed il futuro di cui fu dotato da Saturno inricompensa dell’accordatagli ospitalità
i inventasse le toppe e perchè aprisse l’anno nel mese di gennaio che da lui tratto aveva il suo nome ; ed un bastone perc
i re e di sovrano. Egli condusse con sè questa donzella onde imparare da lei la forma del sacrificio, ed avendola poscia s
ifferenze. Mida, in riconoscenza del favore che Gordio aveva ottenuto da Giove, gli dedicò il carro di suo padre, e lo sos
olo fosse compiuto ; la qual cosa venne nella stessa notte comfermata da tuoni e baleni, cosicchè il principe fece nell’in
figlia di Creonte. L’oracolo aveva predetto a Laio che sarebbe ucciso da suo figlio il quale avrebbe poi sposata la madre,
toso del figlio lo attaccò solo pei piedi ad un albero. Fu là trovato da Forba pastore di Polibio re di Corinto e portato
rivato a Tebe trovò il paese infestato dalla Sfinge mostro alato nato da Tifone e da Echidna che aveva la testa ed il pett
e trovò il paese infestato dalla Sfinge mostro alato nato da Tifone e da Echidna che aveva la testa ed il petto di donna,
e, perchè era destino che questa dovesse morire sì tosto che l’enimma da alcuno fosse disciolto. Presentossi Edipo e la Sf
e Giocasta in isposa cui non sospettò essergli madre ; e gli nacquero da essa due gemelli Eteocle e Polinice e le due figl
olo di Delfo su ciò consultato, non sarebbe cessata, finchè non fosse da Tebe esiliato l’uccisore di Laio. Or mentre Edipo
edesimo, ma di più che Laio era suo padre e Giocasta sua madre. Preso da orrore nel vedersi tutt’ad un tempo reo di parric
gli occhi per non veder più la luce, mentre Giocasta presa egualmente da disperazione, sale al più eminente luogo del pala
tario esilio o come altri scacciato dai propri figli si fece condurre da sua figlia Antigone in poca distanza di un borgo
unque contesa, quello che non fosse sul trono, si dovesse allontanare da Tebe : ma Eteocle prese le redini del governo per
erbo rifiuto, ma fe’pure tendere un agguato dalle sue genti comandate da Licofonte e Meone a Tideo per assassinalo. Questi
sprezzatore degli Dei, mentre scalava le mura di Tebe venne fulminato da Giove ; anfiarao fu col suo carro dalla terra ing
tizzato. Incontratisi corpo a corpo nella mischia o come si asserisce da alcuni avendo chiesto, per risparmiare il sangue
in pena d’aver disubbidito. Evitò essa quel crudele supplizio dandosi da sè stessa la morte. Spiegano alcuni così la favol
le e mille disordini ivano commettendo, locchè la fece come un mostro da tutti riguardare. Gli artigli di lione indicavano
già detto, dato in pasto agli Dei per far prova della loro divinità e da essi risuscitato ebbe una spalla d’avorio in luog
uoi vicini ; estese il proprio dominio sopra tutta l’Elide ; e perciò da lui tutta la famosa penisola conosciuta poscia so
ambedue rei della morte di Crisippo altro suo figlio che aveva avuto da una concubina per nome Astioche, non volle mai pi
le teste di questi figli. Dicesi che il sole retrocedette inorridito da sì fiero spettacolo. Spaventato Tieste si ritirò
ato Tieste si ritirò in Sicione città dell’Acaia. Atreo fu poi ucciso da Egisto figlio di Tieste. Atreo ebbe due mogli. I
Troiani, per ricuperare Elena moglie di Menelao che era stata rapita da Paride figlio di Priamo re di Troia. Prima della
l’armata era raccolta in Aulide porto della Beozia, e trattenuta ivi da venti contrari, il sacerdote Calcante consultato
go. Oreste figlio di Agamennone e di Clitennestra dovea esser ucciso da Egisto, ma fu salvato dalla sorella Elettra, ed a
Egisto, ma fu salvato dalla sorella Elettra, ed allevato secretamente da Strofio nella Focide, di dove all’età di venti an
isa la madre fu Oreste tormentato dalle Furie, e vagando accompagnato da Pilade figlio di Strofio, con cui era stato educa
li voti ei riportasse vale a dire sei favorevoli e sei contrari, pure da Minerva fu assolto e dalle Furie liberato. Diede
to assassinare ; questa è almeno l’opinione generale, malgrado dicasi da alcuni che Pirro fosse ucciso da Oreste medesimo
l’opinione generale, malgrado dicasi da alcuni che Pirro fosse ucciso da Oreste medesimo innanzi al patrio altare. Oreste
di esporlo sul monte Ida, ove la madre il fece secretamente allevare da alcuni pastori. Quantunque Paride vivesse tra pas
ità che talvolta gli sfuggivano, fecero sospettare ch’ei fosse uscito da una illustre famiglia. Venne a lui affidata la cu
ricevette e diedegli il posto che gli conveniva. Poco dopo fu eletto da Priamo per andare in qualità d’ambasciadore a Spa
d’ambasciadore a Sparta a ridomandare Esione sua avola, condotta via da Telamone fin dal tempo che regnava Laomedonte. Ac
fin dal tempo che regnava Laomedonte. Accolto ospitalmente in Isparta da Menelao marito di Elena, che era riputata la più
glia di esso Deidamia poi ebbe Pirro. Ma Ulisse presentatosi in abito da mercante con vari ornamenti donneschi a’quali fra
nni riuscirono i Greci a soggiogare ed ardere Troia. Paride fu ucciso da Pirro e vide prima di morire interamente ruinata
o i consigli di Nestore e le preghiere di Ulisse. I Troiani comandati da Ettore ad onta della resistenza de’ Greci e sopra
ace figlio di Telamone, ebbero dei grandi vantaggi ; e poco mancò che da quelli incendiate non fossero le navi che tratte
articolo di Teti. Niuno fu più scaltro di Ulisse. Tra gli stratagemmi da lui impiegati a danno di Troia il più fatale fu l
più fatale fu l’invenzione del cavallo di legno. Fece egli costruire da Epeo uno smisurato cavallo, entro cui si rinchius
iarono Laocoonte e due suoi figli, e mentre erano i Troiani atterriti da tal portento, fu innanzi a Priamo condotto il gre
portento, fu innanzi a Priamo condotto il greco Sinone, che istrutto da Ulisse, appostamente erasi ascoso nelle paludi, f
si e di cenere. Dei capi troiani e loro alleati i soli che avanzarono da quella guerra e che dopo la presa e l’incendio de
uzione di Elena, e avendo in Troia scoperto Ulisse con abito simulato da schiavo non lo manifestò, dopo l’incendio di Troi
ni opinano. Enea figlio di Anchise e di Venere fu anch’egli accusato da alcuni come traditor della patria. Omero però lo
sebbene all’uno ed all’altro inferiore, lo fa salvato nel primo caso da Nettuno nel secondo da Venere. Nella notte terrib
’altro inferiore, lo fa salvato nel primo caso da Nettuno nel secondo da Venere. Nella notte terribile in cui fu presa Tro
icò Alba e vi trasportò la sua sede. Dopo una lunga serie di re scese da lui Numitore padre d’Ilia o Rea Silvia sacerdotes
e Ulisse ebbe a soffrire nel ritorno dopo la guerra di Troia, vennero da Omero descritte nell’Odissea. Le vicende sofferte
i Troia, vennero da Omero descritte nell’Odissea. Le vicende sofferte da Enea dalla sua partenza dall’Asia fino al suo sta
partenza dall’Asia fino al suo stabilimento in Italia furone cantate da Virgilio nella Eneide. L’avventura di Laocoonte
tre eccellenti maestri dell’arte, i quali d’accordo lo scarpellarono da un sol ceppo di marmo. Esso fu rinvenuto a’ tempi
ertile in Oracoli non iscorgevansi che rupi inaccessibili, circondate da monti, da boschi e da antri isolati, orribili all
Oracoli non iscorgevansi che rupi inaccessibili, circondate da monti, da boschi e da antri isolati, orribili all’aspetto.
iscorgevansi che rupi inaccessibili, circondate da monti, da boschi e da antri isolati, orribili all’aspetto. I sacerdoti
I sacerdoti di tutti questi tempii non volevano essere consultati che da grandi personaggi o da uomini che fossero a parte
esti tempii non volevano essere consultati che da grandi personaggi o da uomini che fossero a parte de’ loro secreti ; e d
Giove Ammone nella Libia, ove la statua di lui solennemente portavasi da sacerdoti, e da’ segni che ella dava coi suoi mov
loro senso pareva sempre favorevole. Questa asserzione è convalidata da infiniti esempi che presenta la storia. Per consu
a Sardica, l’Egizia e la Samia ; e Varrone la cui opinione è adottata da molti ne annovera dieci, la Persica, la Libica, l
in Cuma città d’Italia, l’Eritrea, la Samia, la Cumana così chiamata da Cuma città dell’Eolide, detta anche Amaltea e Dem
Sibille era quella di Cuma città d’Italia, chiamata dagli uni Dafne, da altri Manto, da parecchi Femonoe o Deifoba e da t
lla di Cuma città d’Italia, chiamata dagli uni Dafne, da altri Manto, da parecchi Femonoe o Deifoba e da taluni Amaltea. L
mata dagli uni Dafne, da altri Manto, da parecchi Femonoe o Deifoba e da taluni Amaltea. La si vuole figlia di Tiresia fam
altri che fosse Demofila o Erofila, la settima delle Sibille nominate da Varrone, la quale era di Cuma in Eolide e confusa
con minaccia di bruciarli in caso di rifiuto. Tarquinio maravigliato da tale ostinazione, mandò a cercare gli auguri, i q
mini che per qualche straordinaria azione si erano resi illustri, era da principio semplicissimo. Un mucchio di sassi cope
qualche luogo elevato, era l’altare, sul quale agli Dei rappresentati da un sasso informe o da un troneo offrivansi i frut
era l’altare, sul quale agli Dei rappresentati da un sasso informe o da un troneo offrivansi i frutti della terra e non p
a.     Aracolo d’Apollo I Sacrifici erano sempre accompagnati da libazioni, che consistevano nel versare del vino,
banchetti dovevano aver luogo in onore degli Dei. Il loro numero che da principio era solo di tre, venne portato sino a d
erte divinità consacrati. Quest’incarico fu affidato agli Epuloni che da alcuni furono chiamati Parassiti. Questo nome che
agli Epuloni che da alcuni furono chiamati Parassiti. Questo nome che da lungo tempo è divenuto spregevole fu in origine m
à, per le armate, per i templi. Le espiazioni solenni erano precedute da digiuni e seguite da preghiere pubbliche e da sac
i templi. Le espiazioni solenni erano precedute da digiuni e seguite da preghiere pubbliche e da sacrifici espiatorii. Al
solenni erano precedute da digiuni e seguite da preghiere pubbliche e da sacrifici espiatorii. All’Espiazioni minori basta
orta o al vestibolo dei templi, e quelli che entravano se ne lavavano da sè modesimi o se ne facevano lavare dai sacerdoti
tre gli esercizi di questi giuochi servivano d’ordinario a due mire : da una parte i Greci, fin dalla prima giovinezza acq
ci, che celebravansi in Olimpia città dell’Elide ogni quattro anni, e da cui prese origine il computo delle Olimpiadi : 2.
o. In questi giuochi che facevansi con tanta pompa, ai quali non solo da tutta la Grecia, ma da tutte le parti della terra
e facevansi con tanta pompa, ai quali non solo da tutta la Grecia, ma da tutte le parti della terra accorreva una prodigio
Giuochi Romani erano regolati dai re ; ma dopo ch’essi furono espulsi da Roma, dall’istante in cui la repubblica prese una
4 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
ascorse. Non saprei però, se finalmente oggidì ciascuna di esse fosse da risguardarsi come a tale grado di perfezione rido
tassero, che potessero acquistarsi il nome di Mitologica Istoria. Ciò da alcuni già si fece ; ma l’opra loro non è poi cos
desiderare, se non che questo mio, qualunque siasi lavoro, a cui lio da varj anni consecrato i ritagli di tempo, che le a
si diffuse, che quelle sognate Deità ben presto si acquistarono quasi da per tutto immensa turba di adoratori. Queglino st
anorare questi Dei, uniti insieme. Gli Dei principali, benchè fossero da per tutto riconosciuti, e però detti Azoni, ossia
diede a Saturno, ond’ egli insieme co’ Ciclopi(5), suoi fratelli, che da Urano erano stati rinchiusi nel Tattaro(6), ne fa
li gli nascevano(c). Esiodo però asserisce ch’egli ciò faceva, perchè da Urano e da Titea riguardo al suo Destino(8) aveva
evano(c). Esiodo però asserisce ch’egli ciò faceva, perchè da Urano e da Titea riguardo al suo Destino(8) aveva udito, che
rimise sul trono il genitore. Questi per timore di esserne nuovamente da Giove stesso scacciato, cominciò a tendergli insi
o erasi ivi in certa guisa nascosto(d). Il Nume, accolto benignamente da quel re, gl’ insegnò la maniera di vivere, e di c
i carita di catene, simbolo di quelle, con cui egli era stato avvinto da Giove, allora si scioglieva, per indicare la di l
e la medesima fosse stata innalzata dagli Epei, compagni di Ercole, o da Ercole stesso. Cerei pure ardevano in gran copia
Plutarco vuole, che dalla falce si ricordi, che gli uomini appresero da Saturno a coltivare la terra(c). Cibele. Ci
esero da Saturno a coltivare la terra(c). Cibele. Cibele nacque da Urano e da Titea, e fu moglie di Saturno. Venne c
turno a coltivare la terra(c). Cibele. Cibele nacque da Urano e da Titea, e fu moglie di Saturno. Venne così denomin
enominata dal monre Cibelo, situato nella Frigia, e sopra il quale fu da principio venerata(a). Sotto ii nome di questa De
benchè questa, come abbiamo osservato, fosse di lei madre ; ma non è da maravigliarsi, giacchè appresso i Mitologi spesso
verso scherzare di quella fiamma si traevano gli Oracoli(3) ; ed ebbe da ciò origine quella spezie di Divinazione, chiamat
Dea Vesta in Roma, conveniva usare l’ acqua della fontana, in cui fu da Giove trasformata Giuturna(c) (6). Eravi finalmen
ide(10), e per una delle più grandi Divinità dell’ Egitto. Da Iside e da Osiride nacque Oro, l’ ultimo degli Dei, cui ador
nuchi. Quindi appresso i Greci si chiamavano Coribanti, ossia agitati da sacro furore (b). Strabone(c) poi vuole che sieno
mitra, al collo una gran collana, che gli discendeva sino al petto, e da cui pendevano due busti di Ati(a). Era stato ques
iti(c). Le Vestali, così dette dalla loro Dea Vesta, furono istituire da Numa Pompilio. Questi ne aveva stabilito quatrro,
he essendo vivo il loro padre ; in giudizio non si poteva mai esigere da esse il giuramento, ma bastava la loro semplice a
rie, e le Ordinali o Ordicidie. Al tempo delle Vestalie s’imbandivano da per tutto in Roma conviti dinanzi alle porte ; si
accresciuto, qualora avessero potuto trasferire appresso di se Cibele da Pessimunte, città della Galazia nella Frigia. Egl
olazione conveniva placaro Cibele col sacrifizio di due vittime, nate da una sola giovenca. Trenta di queste gravide s’imm
appresso i Latini(c). Sta ella altresì assisa sopra un carro, tirato da un leone e da un leonessa. Finalmente le si diede
tini(c). Sta ella altresì assisa sopra un carro, tirato da un leone e da un leonessa. Finalmente le si diede anche le scet
insegnò a fortificare le città co mezzo di quelle(d). I due animali, da cui viene tirato il di lei carro, ricordano Ippom
acareo o Megareo, e Atalanta, figlia di Scheneo re di Scito, cangiati da questa Dea negli anzideetti animali(e) (22). Lo s
leva accendere di notte due fiaccole sull’ Etna, monte della Sicilia, da cui esalavano globi di fuoco ; e però fu detta Te
o latte, e lo nascondeva la notte sotto il fuoco. Ne venne interrotta da Celeo(b), e in vece gl’insegnò l’arte di seminare
l frumento(6). La stessa Dea gli somministrò altresì un carro, tirato da dragoni alati(7), onde potesse indicare a tutti g
nore una festa(e) (9). Non altrimenti Cerere per essere stata accolta da Fitale, uno de’ primi abitanti dell’ Attica, lo r
ssero alle di lei sacre ceremonie : il quale onore fu loro confermato da Teseo(a). Cerere pure si presentò a Plemneo, re d
nella di melogranato. L’ avea veduta Ascalafo, partorito ad Acheronte da Orfne, una delle più celebri Ninfe dell’ Averno.
le più celebri Ninfe dell’ Averno. Colui palesò il fatto, e fu quindi da Proserpina cangiato in Gufo, uccello annunziatore
quali s’introducevano nel tempio, e successivamente vi s’ immolavano da quattro matrone (e). Il nome di Raria le derivò d
derivò dal campo Rario in Eleusi, che fu il primo ad essere seminato da Trittolemo (f). In onote di Cerere s’instituirono
isie, le Paganali, le Ambarvali, e la Epacte. L’Eleusinie, così dette da Eleusi, borgo dell’ Attica, ove si celebravano, e
za anche il nome di Misterj, perchè in esse tutto era mistico. Dicesi da alcuni, che sieno state istituite dalla stessa Ce
no state istituite dalla stessa Cerere ; altri dal re Eretteo ; altri da Museo, padre di Eumolpo ; altri dallo stesso Eumo
ni di vino, uno de’ quali versavasi dalla parte d’ Oriente, e l’altro da quella d’ Occidente (c) ; finalmente si andava co
ltro da quella d’ Occidente (c) ; finalmente si andava con gran pompa da Atene ad Eleusi, più volte fermandosi, cantando i
n poteva essere ammesso alle maggiori (g). Le Misie furono così dette da un certo Misio Argivo, che dedicò a Cerere un tem
o Argivo, che dedicò a Cerere un tempio in un luogo alquanto distance da Pellene, città dell’ Acaja. Si solemizzavano pel
delle spighe al tempio di Cerere (d). Le Tesmoforie furono così dette da Cerere, chiamata Tesmofora (e), ossia Legislatric
con maggior pompa d’ogni altro luogo in Atene (f). Furono instituite da Trittolemo, re d’ Eleusi (g) (15). Si celebravano
urono instituite da Trittolemo, re d’ Eleusi (g) (15). Si celebravano da donne nobili e di onesta vita, e due di loro cias
ste si dissero anche Cereali (b), e sotto tal nome vennero introdotte da C. Memmio Edile in Roma. Quivi si estendevano a o
oso silenzio (c). Le Proerosie o Prerosie, celebrate dagli Ateniesi e da que’ d’ Eleusi, consistevano in sactifizj, offert
lacare la Dea, che affliggeva tutta la Grecia colla fame. Cerere pute da tali Feste fu denominata Proerosia (d). Le Talisi
la liberasse. La compiacque il Nume ; e cambiatala in uomo, la vestì da pescatore. Non molto dopo Metra ritornò alla prim
rra. Cerere finalmente comparisce anche assisa sopra un carro, tirato da Dragoni alati, con un fascetto di papaveri nella
dire i vagiti del Nume bambino (b). Variano i Mitografi nel riferirci da chi Giove sia stato nutrito e allevato. Lattanzio
ra quelle una Ninfa del monte Ida in Creta, chiamata Cinosura, che fu da Giove convertita in una stella dello stesso nome
). Altri pretendono, che il Nume abbia ricevuto il suo primo alimento da certe Colombe (e) : altri dalle Api (f) ; e che G
d’oro (g) (3). V’è finalmente chi dice, che Giove sia stato allevato da Celmo, uno degl’ Idei Dattili ; e che questi, per
rometeo (e) (7) e re della Tessaglia, e la di lui moglie, Pirra, nata da Epimeteo eda Pandora, poichè l’uno e l’altra eran
sti, e gettarono dietro allo loro spalle alcuni sassi. Quelli, tirati da Deucalione, in breve tempo si viddero cangiati in
rifizj in un magnifico terupio, che eresse a Giove(8). Pirra poi ebbe da Deucalione due figliuoli, Anfittione (b) ed Ellen
li, Anfittione (b) ed Elleno(c), e una figlia, Protogenia (d), che fu da Giove renduta madre di Etlio, padre di Endimione
e più diffusamente vedremo. Altri vogliono che sieno stati instituiti da Ercole, figlio di Alcmena, in onore di Pelope, da
no stati instituiti da Ercole, figlio di Alcmena, in onore di Pelope, da cui egli traeva origine per parte di madre, e che
esimi, essendo stati per qualche tempo sospesi, si sieno poi rinovati da Ifito o Ificlo, figlio di Ercole (a). Altri narra
amata Callipatera. Costei, sapendo, che le donne venivano precipitate da una rupe, qualora avessero passato il fiume Alfeo
presenti a que’ Giuochi, ma anche esercitarvisi (e). Il premio, dato da principio a’ vincitori, fu una corona d’ulivo sel
ronzo o in manno(g). Il tempo, in cui questi Giuochi vennero rinovati da Ifito, fu pure l’Epoca degli Ellanodici, ministri
ono di nuovo int rrotti a’ tempi di Corebo(b), e che si ristabilirono da Climeno, figlio di Arcade, uno de’ discendenti d’
sacerdote di Giove, detto Taulone, o Diomo, o Sopatro, vide mangiarsi da un bue una focaccia, ch’ egli avea offerto al suo
ove il maggiore si appellava Flamine Diale. Questa dignità s’instituì da Numa Pompilio (b), ed era la più distinta tra tut
nistero. Il Flamine Diale, quando andava per le strade, era preceduto da un littore. Benediceva le armi, e pronunziava imp
o le Feste, dette pure Ecalesie (f). Filocoro, Istorico Greco, citato da Plutarco, soggiunge, che Teseo le istituì in memo
ti. Colei non potè farlo, perchè morì, primachè (g). Teseo ritornasse da quella spedizione. Prese il nome di Mecaneo dal v
glio di Carmida (e). Le fondamenta del predetto tempio furono gettate da Pisistrato, e moltissimi di lui successori v’aggi
uali fu ridotto a tutta perfezione. Il medesimo tempio era circondato da un bosco sacro, detto Alti (f), e per cui anche G
(b). Queste soleano essere celebrate appresso Asopo, fiume di Platea, da ambasciatori, spediti da quasi tutte le Città, de
e celebrate appresso Asopo, fiume di Platea, da ambasciatori, spediti da quasi tutte le Città, della Grecia (c). Vennero i
mbre di quegli Eroi (e). Fu detto Dodoneo, perchè in Dodona, creduta da alcuni Città della Tessaglia, da altri dell’Epiro
o Dodoneo, perchè in Dodona, creduta da alcuni Città della Tessaglia, da altri dell’Epiro (a), eravi una foresta piena di
ssaglia, da altri dell’Epiro (a), eravi una foresta piena di quercie, da dove credevasi che il Nume desse i suoi Oracoli.
abitarono la Grecia (b). Altri soggiungono, che una nera colomba volò da Tebe in Dodona. Quivi sopra i rami delle predette
i era un vaso, ma secondo la comune opinione era una sedia, sostenuta da tre piedi(f). Non molto dopo s’immaginò un’altra
(a). Questo Oracolo finalmente si consultava colle Sorti(14). Vuolsi da alcuni, che Giove sia stato denominato Ammone da
le Sorti(14). Vuolsi da alcuni, che Giove sia stato denominato Ammone da un certo pastore dello stesso nome, che fu il pri
cennava dove voleva andarsene ; e faceva altri moti, che interpretati da di lui Ministri, servivano di risposta a chi ne l
a a chi ne lo consultava. Così Alessandro il Grande ottenne di essere da questo Oracolo dichiarato figliuolo di Giove (b).
bano in singolare modo onorato. L’origine di siffatto culto si deriva da Tarquinio il Superbo. Questi, dopo aver fatto all
zione (d). Tale sacrifizio si appellava Laziare (e). Questa ceremonia da prima durava un giorno, poi due, indi tre, e fina
(f). Il Dio sotto questo aspetto era dagli Ateniesi chiamato Iezio, e da loro eragli stato eretto un altare sul monte Imet
li eresse un maestoso temoio, le di cui fondamenta erano sute gettate da Tarquinio Prisco(20). Tarquinio il Superbo lo ulc
ulvillo ne fece la dedicazione (f). Il medesimo tempio era circondato da un vasto portico. Quivi eravi riposta un’ Oca d’a
, che Tarquinio Prisco, prima di fondarlo, ordinò, che si rimovessero da quel luogo le statue degli altri Nunti, e se ne a
e la terza sotto Tito. Tre volte parimenti venne rifabbricato : l’una da Silla Dittatore, l’altra dall’Imperatore Vespasia
’una da Silla Dittatore, l’altra dall’Imperatore Vespasiano, l’ultima da Domiziano(a). In onore di Giove Capitolino, che a
erchè gli Arcadi, mentre passavano a nuoto una certa palude, venivano da lui cangiati in lupi, e a que’medesimi di loro, i
mo raccontato, presentò a Saturno in vece di Giove una pietra, che fu da quello divorata (c). Si chiamò Asbameo dal tempio
rba (l) Questo Nume era anche tenuto per l’aria o pel Cielo. Quindi da lui sotto il nome di Mematte se no implorava in A
ssia Fulminatore, dal fulmine, il quale veniva scagliato spezialmente da lui (b) (25). Que’ di Megara eressero un tempio s
i (a). Gli ospiti, quando partivano, erano ricolmati di doni, i quali da loro si conservavano poi con somma diligenza, com
cibi, imbanditi al tempo di tale solennità agli Dei (a). Eglino erano da principio tre, in seguito divennero cinque, poi s
gli e Mercurio sotto le sembianze di viaggiatori ricercatono alloggio da molte case in un villaggio della Frigia, e ne ven
ono alloggio da molte case in un villaggio della Frigia, e ne vennero da per tutto rigettati. Li accolse alfine la capanna
vennero da per tutto rigettati. Li accolse alfine la capanna, abitata da Baucide e da Filemone, vecchi ambedue, ma sino da
r tutto rigettati. Li accolse alfine la capanna, abitata da Baucide e da Filemone, vecchi ambedue, ma sino dagli anni plù
Divinità la ornarono poscia di molte belle prerogative. Costei venne da Mercurio condotta a Prometeo, affinchè gli offris
Pandora lo recò in vece ad Epimeteo, di lui fratello. Questi, spinto da stolta curiosità, aprì il vaso fatale ; e tutti s
sti, spinto da stolta curiosità, aprì il vaso fatale ; e tutti subito da di là si sparsero sulla terra i rinchiusivi mali,
colonna (c), o ad una rupe (d). Là un avoltojo (e), o un’aquila, nata da Tifone e da Echidna, ogni dì gli diverava le visc
o ad una rupe (d). Là un avoltojo (e), o un’aquila, nata da Tifone e da Echidna, ogni dì gli diverava le viscere : e affi
avoltojo, ministro delle sovrane vendette (f). Molti vennero favoriti da Giove. Tra questi si nomina, Calamo, figlio del f
fiume Moandro. Egli amava Carpo, figlio di Zefiro e di una delle Ore, da cui con pari tenerezza n’era corrisposto. Avvenne
re di Sparta (a) ; che cangiatosi in Cigno, finse d’essore inseguito da Venere, trasformatasi pure in Aquila, e ch’egli v
la Ninfa Calliroe e di Troe, re della Frigia(37), e per farsi porgere da lui in Cielo il nettare in vece di Ebe (f). L’Aqu
bito rinchiuso appresso la palude Stigia in una boscaglia, circondata da triplice muro. Un antico Oracolo avea dichiarato,
incere gli Dei. I Titani, e tra questi spezialmente Briareo, eccitato da Saturno, lo uccise, ed era anche per abbruciarne
ese le sembianze della di lei nutrice, Beroe, e la eccitò a ricercare da quel Nume, ch’ei si lasciasse vedere da lei, com’
eroe, e la eccitò a ricercare da quel Nume, ch’ei si lasciasse vedere da lei, com’era solito a comparire dinanzi a Giunone
nomi delle nutrici di Bacco. Ovidio dice, ch’ egli fu prima allevato da Ino, sorella di Semele, e che da quella venne poi
dio dice, ch’ egli fu prima allevato da Ino, sorella di Semele, e che da quella venne poi affidato alle Ninse di Nisa, det
dallo strepito, che si faceva al tempo delle di lui solennità, ovvero da quello, che sogliono fare i bevitori. Altri dicon
mmolate a Bacco un bellissimo giovinetto. Così per molti anni si fece da loro, e finalmente per volere di Bacco stesso sos
Teino, ossia Dio de l vino, con cui appellavasi Bacco (h). Le stesse da quelli si chiamarono anche Orgie(i). Erano Feste,
itto avea portato un certo Melampo(l) ; o come altri vogliono, Orfeo, da cui furono delle Orfiche (m). La maniera, con cui
a cui furono delle Orfiche (m). La maniera, con cui si solenizzavano, da principio era semplicissima, e si mantenne tale,
e le corna di un giovane cervo (h). Un ragazzo sopra un carro, tirato da que’ finti animali, rappresentava Bacco, mentre a
al Nume(b). La statua di Bacco era collocata sulla Tensa(11), tirata da animali (c). In Roma poi così crebbe in tali Fest
cui gli antichi Romani soleano chiamare Bacco (g). Vennero instituite da Romolo, il quale durante le medesime trattava a c
capra. Santio girò il capo per vedere chi era seco, e restò frattanto da Melanto ucciso. Gli Ateniesi in memoriz di questo
, cogno, ossia gran misura di vino, perchè ne’ conviti ciascuno bevea da una tazza, la quale serviva per lui solo. Voleasi
. Egli ebbe un tempio nell’ Attica presso una Cittadella, detta Caria da Car, siglio di Foroneco(d). Le Agrionie o Agranie
lle donne Greche, coronate d’ellera. Elleno le cominciavano, corrando da tutte le parti in cerca di Bacco ; e non trovando
delle Feste di Bacco(d). Pausania vuole, che sieno state dette Tiadi da una certa Tia, che fuila prima Sacerdotessa di Ba
di(g), Edonidi(h), e Bassaridi(i). Il nome di Mimallonidi derivò loro da Mimante, monte della Jonia, sacro a Bacco ; o dal
tale per l’amore, che nutriva per Calliroe, Principessa di Calidone, da cui però altro non otteneva che indifferenza e di
. Mera del pari morì per eccessiva tristezza(a). Molti vennero puniti da Bacco, tra’quali Licurgo, figlio di Driante, e re
o di Echione e di Agave ; Alcitoe colle altre sorelle, dette Minieidi da Minia, loro padre. Licurgo perseguitò sul monte N
riope stava tenendo tralle braccia il suo figliuolino, Anfisso, avuto da Andremone, e per divertirlo gli diede in mano un
evettero nel loro naviglio un fanciullo bellissimo. Era stato predato da uno di loro stessi, di nome Ofelte, in solitaria
esi allora a divedere coronato d’uve, col tirso in mano, e circondato da tigri, leoni, e pantere. Tutti i nocchieri s’avvi
eri, e fosse fatto crudelmente morire. Stavasi per trucidarlo, quando da se si aprirono le porte, che lo racchiudevano, e
o uno scuotimento di tutta la casa. Questa comparve poscia illuminata da molte fiaccole, e si sentirono orribili urli di f
ipingesi ora giovine, ed ora vecchio. Cinge egli la fronte di corona, da cui pendono varj corimbi, ossia grappoli d’ellera
antera. Tiene in mano un tirso(23). Sta assiso sopra un carro, tirato da tigri(f), o da pantere, e talvolta da leoni o da
n mano un tirso(23). Sta assiso sopra un carro, tirato da tigri(f), o da pantere, e talvolta da leoni o da linci(g). Virgi
a assiso sopra un carro, tirato da tigri(f), o da pantere, e talvolta da leoni o da linci(g). Virgilio dice che le redini
pra un carro, tirato da tigri(f), o da pantere, e talvolta da leoni o da linci(g). Virgilio dice che le redini del predett
rgo, dove fu in modo particolare onorata (c). Neppure si va d’accordo da chi si sia allevata : alcuni pretendono dalle Ore
da chi si sia allevata : alcuni pretendono dalle Ore (d). Omero vuole da Oceano e da Teti (e) ; i Greci dicevano dalle tre
a allevata : alcuni pretendono dalle Ore (d). Omero vuole da Oceano e da Teti (e) ; i Greci dicevano dalle tre figliuole d
inalmente narra, che la Dea fu allevata in Sinfalo, città d’ Arcadia, da Temeno, figlio di Pelasgo, il quale le alzò tre t
er cui Giunone non visse quasi mai in pace col marito, fu la gelosia, da cui era continuamente agitata (c), e per cui fu s
o (e) o di Belo o di Libia (f), e le Ninfa Io, nata dal fiume Inaco e da Ismene, e sacerdotessa di questa Divinità (g). La
questa Divinità (g). Lamia per la sua sorprendente bellezza era amata da Giove, che la rendette madre della Sibilla Erofil
ati gli occhi, alla terra, e osservatovi quel bosco d’ Acaja oscurato da insolita : nebbia, sospettò, che colà sone istess
cogliesse la predetta giovenca all’ importuno custode. Calò Mercurio. da Cielo in abito di pastore, e al suono di rustical
retendono, che Giunone abbia mandato a molestare Io un insetto, detto da loro Estro, da’ Latini Asilo, e dagl’ Italiani Ta
ue orelle, Ifianassa e Lisippe (d) (7), dette Pretidi, erchè nacquero da Preto, re d’ Argo nel Peloponeso(8) ; Antigone, f
a lei in bellezza (c). Aedone e Politecno erano due sposi felici, ma da che si vantarono di amarsi piucchò Giove e Giunon
n uccelli tutti quelli, che la componevano (a) (12). Ferecide, citato da Apollodoro (b), dice che Giunone fece perire Sida
esservi tra loro (a). Questo medesimo sacrifizio chiamavasi Eratelia da Era, nome proprio della Dea, di cui quanto prima
elia da Era, nome proprio della Dea, di cui quanto prima parleremo, e da telos, voce, che anticamente usavasi in vece di g
alle partorienti (e). Alcuni dicono, che fu così detta, perchè nacque da Ope (f). Le derivò il nome di Lucina, ed anche di
e, ed esse al decimo mese ebbero un pronto e felice parto. Dicesi che da ciò ne sia derivato, che le donne, le quali desid
nori. Come Regina ebbe sul monte Aventino un tempio, che le fu cretto da Camillo (e). Ivi la statua della Dea era tenuta d
nque anni sì celebrava in Elide, instituita ad onore della stessa Dea da Ippodamia. Vi presiedevano sedici matrone con alt
ta Dea, perchè Giove avea preso ad amare molte altre donne, si divise da lui, e ritirossi in Eubea. Il Nume voleva riconci
esta una Matrona di ciascuna città, coperta di lunga veste, e seguita da numerosa moltitudine di Beozj, portava la statua
intraprendere alcuna fabbrica (a) (21). Il nome di Lacinia le derivo da Lacinio, promontorio d’ Italia, nella Gran Grecia
à d’ Italia nel Lazio, e due altri in Roma, uno de’ quali si fabbricò da C. Cornelio. Dicono, che i Consoli, prima di assu
mosa, ed eccone la ragioneremo Admere, figliuola d’ Euristeo, fuggita da Argo, approdò a Samo ; e credendosi debitrice del
sportata la statua in un naviglio, questo non si potè mai allontanare da Samo. Persuasi finalmente i Tirreni, che fosse qu
go della Dea, ne deposero a terra la statua, e procurarono di placare da Deità, cui essa rappresentava. Sul far del giorno
ansa del tempio che aveva in Lanuvio, città del Lazio. Numerose genti da per tutto concorrevano a quel tempio per offerirv
na dava la caccia nelle pianure della Tessaglia, una ne venne salvasa da Giunone (c). Derivò a Giunone il nome di Natale d
a Giunone (c). Derivò a Giunone il nome di Natale dall’esiere onorata da ognuno nel di lui giorno natalizio (d) (23). Si c
lmente v’interveniva la Sacerdotessa della Dea sopra un carro, tirato da due candidi buoi. La statua della Dea sedeva nel
nnero collocate nel tempio. Giunone nella Laconia dava i suoi Oracoli da uno stagno, in cui, gettandosi delle focacce, se
portava una palma (c). Giunone dipingesi anche sopra un carro, tirato da Pavoni (d), uno de’quali le sta anche d’appresso
ride, soprannominata Taumanziade (g), o Taumantide (a), perchè nacque da Taumante. Era questa la di lei ambasciatrice (b)
questa la di lei ambasciatrice (b) (26). Tralle altre Ninfe, le quali da Virgilio (c) dicesi essere quattordici, si nomina
o principalmente Ebe, e l’Eresidi. La prima, rigettata, come vedemmo, da Giove, fu stabilita da Giunone ad attaccare i cav
l’Eresidi. La prima, rigettata, come vedemmo, da Giove, fu stabilita da Giunone ad attaccare i cavalli al suo carro (d).
Gorgoni(9), le Parche(10), e gli Dei Mani(11). E’ quel Regno bagnato da cinque fiumi, e da un Iago : i fiumi si chiamano
che(10), e gli Dei Mani(11). E’ quel Regno bagnato da cinque fiumi, e da un Iago : i fiumi si chiamano l’ Acheronte(12), l
; Radamanto, di lui fratello ; ed Eaco, nato dalla Ninfa Egina(20), e da Giove, il quale per unirsi a colei erasi converti
o i Giuochi Taurilj(d) o Taurj, e i Terentini. I primi s’introdussero da Tarquinio il Superbo, e così si denominarono, per
ocavano, non entrassero in città(e). I Terentini presero il loro nome da Terento, luogo del Campo Marzio, ov’ eravi il tem
to in Pilo, ed ebbe ivi un assai magnifico tempio(c). Non molto lungi da di là evvi il monte Menta, così detto da Menta, g
o tempio(c). Non molto lungi da di là evvi il monte Menta, così detto da Menta, giovine amata da Plutone, e da lui convert
ungi da di là evvi il monte Menta, così detto da Menta, giovine amata da Plutone, e da lui convertita in erba, che conserv
evvi il monte Menta, così detto da Menta, giovine amata da Plutone, e da lui convertita in erba, che conservò il di lei no
tra, non può più uscirne(b). Egli finalmente viene tirato in un carro da quattro neri cavalli, chiamati Etone, Orfnco, Nit
li (a). Comunemente però non si riconobbe che quello, il quale nacque da Giove e da Latona (b), figlia secondo Omero (c) d
unemente però non si riconobbe che quello, il quale nacque da Giove e da Latona (b), figlia secondo Omero (c) di Saturno,
ntenta di ciò, suscitò contro di Latona il mostro Pitone(1), affinchè da per tutto la inseguisse per divorarla. Nettuno pe
sti Giuochi verso il principio della Primavera (b). Si solennizzavano da prima ogni nove anni, e poi ognicinque giusta il
erio. Mostravasi allora l’indicato Pitone in atto di essere inseguito da Apollo (i). Apollo non dimorò sempre nell’isola d
ito la vita, sacrificasse genetosamente la sua (g) : lo che le meritò da Omero il soprannome di Divina (h) (7). Apollo dur
espresse le due lettere A. I., le quali indicano il sospiro, mandato da Giacinto nell’ésalare lo spirito (a). Dopo tal fa
edeva la pietra, su cui il Nume avea deposto la sua cetra, e la quale da quel momento rendeva, ogni qual volta veniva tocc
va aperta una voragine, ove alcuno capro avvicinatesi furono assalite da moti convulsivi. Aggiunge, che gli abitanti de’lu
di quella fossa, vi si soprappose un trepiede, perchè non pochi presi da insolito furore eranvi caduti(a). Il primo pastor
urore eranvi caduti(a). Il primo pastore, il quale videsi trasportato da tal furore profetico, si chiamava Coreta(b). Apol
he Cortina(d), e il quale era tutto circondato d’alberi. Presa allora da violentissimo e improvviso tremore, faceva risuon
ssa ; più giorni eranle necessarj a riaversene ; e bene spesso veniva da una presta morte sorpresa. Molte precauzioni si u
eroico(a). Molte furono le Pitonesse, che ne vennero appresso. Elleno da principio si sceglievano tra il fiore della giove
. Elleno da principio si sceglievano tra il fiore della gioventù ; ma da che Echecrate, giovino Tessalo, rapì la Pitonessa
ri Lampusia di Colofone(9), figlia di Calcante ; Nicostrata(10), nata da Ionio, re d’Arcadia ; e la Ninfa Egeria(11), mogl
ricchi doni (c). Tali ricchezze, se crediamo a Teopompo, consistevano da principio in un gran numero di vasi, e tripodi di
grandissima quantità di vasi d’oro e d’argento(12). Venne poi imitato da Creso, suo successore. Questi tra gli altri doni
i questi tesori fu affidata a Ione, figlio d’Apollo e di Creusa, nata da Eretteo, re d’Atene(b) (15). Il predetto tempio n
a cercando e chiamando Apollo e Diana (a). Le Teofanie si celebrarono da que’di Delfo in memoria del giorno, in cui Apollo
tria ne’pubblici luoghi. La pompa s’incamminava verso Amicle, guidata da uno col nome di Legato, il quale offeriva i voti
di questi fu poi introdotto il costume d’immolargli de’buoi : lo che da prima riputavasi nefando delitto(a). Le Galasie s
zio. Anche Apollo fu detto Galasio ; ma tale denominazione gli derivò da un luogo della Beozia, così chiamato, e dov’era i
erchè negli stessi era indicato, che se i Romani volevano allontanare da se il nemico, dovevano obbligarsi con voto solenn
cui si doveano celebrare tali Giuochi. Si determinò poi anche quello da Licinio Varo Pretore(b). Moltissimi altri nomi fu
Moltissimi altri nomi furono dati ad Apollo. Egli si denominò Oropeo da Oropo, città dell’Eubea, dove dava Oracoli(c) ; P
’ara, sacra ad Apollo, la quale appellavasi Ceraton, perchè era stata da Apollo fanciulletto composta di corna di capri, u
è era stata da Apollo fanciulletto composta di corna di capri, uccisi da Diana sul monte Cinto(a). Su quest’ara non si sac
nifico e ricco tempio. Famosi n’erano i sacerdoti, chiamati Branchidi da Branco, il quale fu pure sacerdote d’Apollo, e un
e una fonte in Claro, città della Ionia, fabbricata appresso Colofone da Manto, figlia di Tiresia, e grande Indovina, come
anno conferivano il sacerdozio d’ Apollo Ismenio ad un giovane, nato da nobile famiglia, e di avvenente aspetto(e). Licog
o da nobile famiglia, e di avvenente aspetto(e). Licogene o Licottono da licos, lupo, fu detto il Nume, perchè Latona, ess
sse la terra, che lo tenea coperto(f). Il nome di Spondio, che deriva da spondì, trattato, diedesi ad Apollo, perchè egli
pollo, perchè egli prosiedeva anch e a’ trattati(g). Fu detto Spodio da spodòs, cenere, attesochè i Beozj gli aveano alza
E’ incerto, donde derivasse ad Apollo il nome di Carneo. Altri dicono da Carneo Trojano ; altri dal bellissimo giovine Car
o, figlio di Giove e di Europa, cui il Nume teneramente amava ; altri da Carno d’ Acarnania, che Apollo erudì nell’ arte d
rj, venne vendicata dallo stesso Nume con orribile pestilenza. Vuolsi da alcuni, che que’ popoli per liberarsi da tale cas
orribile pestilenza. Vuolsi da alcuni, che que’ popoli per liberarsi da tale castigo abbiano instituite le Feste Carnie.
ia, e singolarmente a Sparta. Nove giorni dimoravano i Greci, vestiti da soldati, in un campo. Si alzavano nove tende, sot
lzavano nove tende, sotto ciascuna delle quali nove cittadini, scelti da tre differenti Tribù, se ne stavano notte e giorn
no. Esichio aggiunge, che si eleggevano altri cinqué cittadini, presi da tutte le Tribù, e detti Carneati, i quali presied
sso luogo un tempio al Nume, e lo denominarono Epidelio, ossia venuto da Delo (a). Certi popoli, detti Iperborei, venerava
mizie de’ Ioro frutti. Da prima erano due o tre vergini, accompagnate da cento giovani di grande coraggio, le quali portav
uello del Sole(c). Il Sole arse d’amore per la vezzosa Leucotoe, nata da Eurinome ; una delle Oceanidi, e da Orcamo, re de
ore per la vezzosa Leucotoe, nata da Eurinome ; una delle Oceanidi, e da Orcamo, re degli Assirj(d). Il lucido Dio, prese
e Oceanidi, che amava assaissimo il Sole, penetrò il fatto ; e spinta da gelosia e invidia, corse a palesarlo ad Orcamo, S
dovette pagarne il fio. Più non la degnò Febo de’suoi sguardi, e fino da quel momento ebbe a giurarle odio e abbominazione
no spezialmente Rodia(26), Aurora(27), Circe(28), Factonto(29), avuto da Climene(30), e Factusa e Lampezia(31). Questo Nu
i produce. Ha in capo una corona di raggi, ed è tirato sopra un carro da quattro cavalli, chiamati da Ovidio Piroente, Eoo
ona di raggi, ed è tirato sopra un carro da quattro cavalli, chiamati da Ovidio Piroente, Eoo, Etone, e Flegone(a). Omero
rmesso(38), Castalio(39), e Aganippe(40). Varj altri furono castigati da Apollo. Tra questi si nominano Marsia, Satiro del
e niuno potesse uguagliarlo nell’ arte di suonare la tibia, stromento da fiato, simile al nostro flauto(42). Osò di provoc
do Omero sei maschi e altrettante femmine(e) ; secondo Esiodo, citato da Apollodoro, dieci dell’uno e dell’altro sesso(f) 
a Tizio, che le conducesse dinanzi la medesima ; e che Giove irritato da tale violenza, colpì il Gigante col fulmine, e lo
e questi lo uecise(g). Tizio nell’ Inferno è tormentato secondo Igino da un serpente, che di continuo gli rode il fegato e
o doveva andare in traccia di sua sorella. Melia, ch’era stata rapita da Apollo, e fatta madre d’Ismeno e di Tenero(45). E
na una fossa, ed ivi appagò il suo desiderio. Qualche tempo dopo uscì da quel terreno quantità di canne ; e queste, agitat
vevano lasciato divorare da’cani un figliuolo, che Apollo aveva avuto da Psamate, figlia di Crotopo. Il Nume per punirli s
l’Eroe ciò, che l’Oracolo aveagli indicato ; e il vicino villaggio fu da lui denominato Tripodisco, ossia del tripode (b).
rendette madre di Siro, il quale diede poi il suo nome a’Sirj. Dicesi da alcuni, ch’ella abbia ottenuto da Giove e da Apol
iede poi il suo nome a’Sirj. Dicesi da alcuni, ch’ella abbia ottenuto da Giove e da Apollo la prerogativa di conservarsi s
suo nome a’Sirj. Dicesi da alcuni, ch’ella abbia ottenuto da Giove e da Apollo la prerogativa di conservarsi sempre vergi
a Apollo la prerogativa di conservarsi sempre vergine(c). Da Stilbe e da Apollo nacquero Lapito e Centauro, dal primo de’q
ollo, e lo pregò di prenderne cura. Così fece il Nume(a). Apollo ebbe da Acacalide nell’Isola di Creta due figli, Filandro
li, Filandro e Filacide. Questi furono esposti alle bestie, e nutriti da una capra. In memoria di tal fatto gli abitanti d
zo, che allattava due bambini(b). Apollo, per ottenere corrispondenza da Isse, si cangiò in un Pastore, che colei tenerame
a(c). Bolina, originaria d’Acaja, contrada del Peloponneso, era amata da Apollo, ma non voleva corrispondergli. Inseguita
Orfeo(52). Sulla montagna, la quale chiamavasi Soratte, poco lontana da Roma, v’avea un tempio dedicato ad Apollo, in cui
ve, commise ad un Corvo di recargli pel sacrifizio dell’acqua, tratta da una fontana, che gl’indicò. L’uccello spiegò a ta
ne, figlia di Peneo, uno de’fiumi maggiori della Tessaglia, era amata da questo Dio (56). E benchè ella con odio implacabi
Luna era figlia di uno de’ Titani, cioè d’ Iperione, il quale la ebbe da Tia, una anch’ella delle Titanidi, per cui la Lun
ti del suo sdegno ad Atteone, cacciatore, nato dal celebre Aristeo, e da Autonoe, figlia di Cadmo. Quegli, avento fatta un
dalla caccia per ripigliarla poi nel dì seguente. Non molto distante da quel luogo eravi la valle Gargafia, solitaria e i
to s’incontrò ne’ suoi cani. Fuggì impaurito, ma finalmente raggiunto da quelli, che non potevano ravvisarlo pel loro padr
nio chiama Atteone figlio di Melisso, e soggiunge ch’egli fu lacerato da coloro, i quali celebravano le Orgie di Bacco (b)
redersi più abile di Diana nell’arte della caccia (c) (2). Nè sarebbe da maravigliarsi, che ciò avesse potuto essere la ca
i, che ciò avesse potuto essere la causa del di lui castigo. Sappiamo da Omero, che questa Dea come intese, che anche Orio
osia(4), e privò lui pure di vita(5). Ella poi se ne pentì, e ottenne da Giove, che colui fosse trasferito in Cielo, dove
elo, dove forma una Costellazione (a) (6). Molti altti vennero puniti da Diana. Si nominano spezialmente Chione, Cidippe,
versi, e senz’avvedersene s’impegnò nella promessa, che desideravasi da Aconzio. Non molto dopo Cidippe fu dal padre dest
mione, figlio di Calice e di Etlio, e re d’ Elide ; Britomarti, detta da Diodoro Britona, Ninfa di Creta, e figlia di Giov
eo e di Coride, nata in Elide. Endimione per la sua giustizia ottenne da Giove il privilegio di sempre dormire(8) in una s
arlo per dimostrargli il suo affetto. Endimione secondo Pausania ebbe da lei cinquanta figliuole (e) (9). Diana amava assa
ima s’imbarazzò nelle reti, e vedendosi in pericolo d’essere divorata da qualche bestia selvaggia, implorò l’ajuto di Dian
ecuzioni di Minos, re di Creta, si gettò in mare, e che dopo morte fu da Diana ammessa tralle Divinità (a). Avvertasi altr
ale sacrifizio Senofonte dice, che fattasi nell’ Attica un’ irruzione da Dario, re di Persia, Callimaco fece voto di sacri
cadeva sopra, benchè fosse all’aperto (f). Prese il nome d’ Aricina da Aricia, piccola città del’ Lazio, fabbricata, com
ricina da Aricia, piccola città del’ Lazio, fabbricata, come vedremo, da Ippolito, figlio di Teseo (a). Questi le eresse u
la predetta selva per sacrificare alla Dea (b). Fu denominata Saronia da Sarone, terzo re di Trezene. Questi amò assaissim
Saronie (c). Fu detta Munichia dal re Munico, figlio di Pentacleo ; o da quella parte del Pireo, che si chiamava Munichia,
quali le si offerivano delle focacce (d). Ebbe il nome di Brauronia da Brauron, borgo dell’ Attica (a). Ivi eravi un tem
ron, borgo dell’ Attica (a). Ivi eravi un tempio di Diana, fabbricato da Oreste, colla statua della Dea. Ogni anno vi si c
iesi aveanle consecrato una statua, la quale denominavanò Epipirgide, da epi, sopra, epirgos, torre, perchè quella avea tr
tre, sulle quali si riponeva il di lei simulacro (c). Si chiamò Febe da Febo, suo fratello, il quale le comunica parte de
, mentr’era adirata per causa del delitto, commesso nel di lei tempio da Cometo e Melanippo (g). Si disse Nottiluca, ossia
lzò un tempio, adorno di colonne, e di statue di bronzo, e circondato da un bosco sacro. Ivi comperavasi tutto ciò, che do
asi tutto ciò, che doveva servire a’ funerali. Per costume intredotto da Servio Tullo, sesto re de’ Romani, si portava anc
tralle quali eravi la statua di Diana, chiamata da’ Calidonj Lafria, da che credettero che si fosse calmata la sua coller
a. Una vergine sacerdotessa compariva l’ultima sopra un carro, tirato da due cervi. Si preparava il sacrifizio d’ogni sort
sacrifizj, e sulle pubbliche strade collocavano delle tavole con pani da distribuirsi a’ poveri. Eglino furono imitati anc
per ottonere un felice matrimonio (c) (15). L’Efesie s’instituirono da que’ di Efeso, la principale ceremonia delle qual
o a ballare le sole vergini. La Diamastigosa era una Festa instituita da Licurgo, nella quale gli Spartani sull’altare del
nne di maravigliosa lunghezza e bellezza, le quali erano state erette da altrettanti Re (c). Serse, il più fiero nemico de
lla Chersoneso Taurica divenne famoso pel barbaro costume, introdotto da Toante(16), re di quel paese, il quale sacrificav
un cane a’suoi piedi. Alle volte ancora dipingesi in un carro, tirato da bianchi servi (f). Venere. ALcuni Antichi p
el Giorno ; l’altra, prodotta dalla schiuma del mare ; la terza, nata da Giove e da Dione, da cui ella acquistò il nome di
l’altra, prodotta dalla schiuma del mare ; la terza, nata da Giove e da Dione, da cui ella acquistò il nome di Dejonea(b)
prodotta dalla schiuma del mare ; la terza, nata da Giove e da Dione, da cui ella acquistò il nome di Dejonea(b). I Poeti
Citera(d), e secondo Omero in quella di Cipro(e). Ella vi fu portata da Zefiro. Le Ore la educarono, e poi la trasferiron
a quale divenne celebre per una maravigliosa statua di marmo, formata da Prassitele, la quale rappresentava questa Dea(d) 
scendosi ricolmato dalla Dea di favori, le consecrò la città di Pafo, da lui fabbricata, e le alzò un tempio, di cui egli
he la città e il tempio di Pafo, dedicato a Venere, furono fabbricati da Pafo, figlio del mentovato Pigmalione. Coloro, ch
fros, schiuma, fu detta Afrodite, per alludere alla schiuma del mare, da cui era nata(i). E’stata denominata Genetillide(l
te nella creazione del mondo(m). Cesare, che pretendeva di descendere da questa Dea per mezzo di Julo, figlio d’Enea, le f
ior parte degli uomini(c). Un giovane dell’ Artica, fatto prigioniero da certi corsali Tineni, poi liberato dalla figlia d
de’pigri, perchè tali rende i suoi adoratori. Altridicono, che Venere da prima si diceva Mirzia dal mirto, ch’erale sacro 
ono dal sangue sparso, e innalzarono a Venere un tempio poco distante da Roma in un luogo paludoso, ove gli uni e gli altr
de, figlia di Timandra, restò uccisa nel di lei tempio a colpi d’aghi da alcune donne Tessale, ch’erano divenute gelose de
. Non si fece alcun male ; e presa la fuga, montò in un naviglio, che da se si mise in viaggio. I venti la portarono al lu
n esso eravi la statua la più bella di questa Dea, che si fosse fatta da Prassitele, e di cui un ragguardevole giovine ne
o(b), e Pomponio Mela(c) vogliono, che questo tempio sia stato eretto da Enea Trojano. Diodoro di Sicilia poi dice, che il
sotto il predetto nome avea anche nel Campidoglio un tempo, dedicato da Q. Fabio Massimo nel tempo stesso, in cui il suo
n tempio, in cui ella compariva velata, con catene a’piedi, impostele da Tindaro, per indicare che la fedeltà delle donne
isa quelli, che anche vecchi divengono amanti(b). Si chiamò Arginnide da un tempio, che Agamennone le consecrò nella Beozi
le consecrò nella Beozia dopo la morte di Arginno, il quale era stato da lui teneramente amato, ed erasi finalmente annega
rodisie. Le più celebri erano quelle dell’ Isola di Cipro, introdotte da Cinira. Niuno v’era ammesso, se non isborsava una
perchè allora dalla parte dell’ Africa Venere e le colombe ; guidate da una porporina, e molto più bella delle altre, se
nell’albero, che ritenne il di lei nome(b). Altri dicono, ch’ella fu da Venere assoggettata a tale cangiamento ; perchè s
già spirato, estremamente si afflisse, e lo convertì nel fiore, detto da alcuni rosa (a), e da altri anemone (b). Bione po
nte si afflisse, e lo convertì nel fiore, detto da alcuni rosa (a), e da altri anemone (b). Bione poi vuole, che la rosa s
tto di Salamina in Cipro, bastò di rimirare un giorno Anasarete, nata da Teucro, per concepirne un amore senza limiti. La
Mitologico. Arsinoe, figlia di Nicocreonte, re di Cipro, fu cangiata da Venere in pietra, perchè fu spettatrice de’funera
minio. Toante, figlio di Bacco e d’Arianna, e re di Lenno, avea avuto da Mirina, sua moglie, una figlia, di nome Ipsipile.
gnava (15). Questa pietà si voleva punita colla morte. Ipsipile fuggì da Lenno, e presa da’corsari, fu venduta a Licurgo,
ovandosi sulle spiaggie del mare per asciugarsi i capelli, e veggendo da lungi una ciurma di Satiri, corse a nascondersi t
l’Imperatrice, sua moglie. Venere rappresentasi in un cocchio, tirato da Colombe (b), o da Cigni (c), o da Passere (d). E’
moglie. Venere rappresentasi in un cocchio, tirato da Colombe (b), o da Cigni (c), o da Passere (d). E’accompagnata da Cu
rappresentasi in un cocchio, tirato da Colombe (b), o da Cigni (c), o da Passere (d). E’accompagnata da Cupido, ed ha per
rato da Colombe (b), o da Cigni (c), o da Passere (d). E’accompagnata da Cupido, ed ha per suo speziale ornamento una mist
come abbiamo detto, alla luce, mediante una bevanda, che gli fu data da Meti. Secondo un’altra tradizione più seguita, e
li fu data da Meti. Secondo un’altra tradizione più seguita, e citata da Pausania(a), la di lui madre, tostochè lo partorl
dia, e fece credere a Saturno, che le fosse nato un pulodro, il quale da lui venne tosto divorato. Arno fu la nutrice di N
l potere di rendore tale la terra(b). Strabone racconta ; che il mare da quattro giorni videsi coperto di fiamme, che estr
ll’Arcadia, eravi un antichissimo tempio di Nettuno Ippio, fabbricato da Agamede e Trofonio : L’Imperatore Adriano intorno
ol dire spezza vascelli, e fu così detto Nettuno, perchè le procelle, da lui suscitate, soventi volte cigionano tal’effett
ciò di celebrarli neppure dopochè la città di Corinto venne distrutta da Mummio, Duce de’Romani, ma s’incaricarono i Sicio
ervivano d’epoca a’Corintj e agli abitanti dell’Istmo(c). I vincitori da principio si coronavano con fron li di pino, indi
ca piazza. Fu loro aggiunta finalmente anche una somma di danaro, che da Solone si fissò a cento dramme. I Romani v’assegn
credevasi, che quella voce piacesse al Nume, soprannominato Eliconio da Elice, città dell’Acaja(c). Furono parimenti cele
Alcune figure ivi rappresentavano il Dio sopra un carro, strascinato da cavalli alati. Quell’Isola, continua lo stesso Sc
cavalli alati. Quell’Isola, continua lo stesso Scrittore, fu popolata da dieci figliuoli, che partorì a Nettuno una figlia
aveva in Tenaro, Promontorio della Laconia, e ch’eragli stato eretto da Tenaro, fratello di Geresto, e figlio di Giove, c
iccola isola, situata in faccia al porto di Trezene, e detta Calavria da Calavro, figlio di Nettuno : così narra Filostefa
venerazione il tempio, là dedicato a quel Dio ; e tanto lo restò, che da Strabone e Pausania si sa aver servito d’asilo, e
Il suo carro è una vasta conchiglia, tirata sulla superfizie del mare da animali anfibj, cioè mezzo cavallo e mezzo pesci,
al cavallo Arione. Dicesi che questo animale insieme con Era sia nato da Corere e da Nettuno, che si trasformò in cavallo,
rione. Dicesi che questo animale insieme con Era sia nato da Corere e da Nettuno, che si trasformò in cavallo, perchè anch
Minerva. MInerva secondo Erodoto nacque dalla palude Tritonia e da Nettuno, e fu poi adottata da Giove(a). Altri la
Erodoto nacque dalla palude Tritonia e da Nettuno, e fu poi adottata da Giove(a). Altri la chiamarono figlia di Pallante(
llante(b). La maggior parte de’ Mitologi dicono, ch’ella fu concepita da Meti ; che questa, tostochè ne comparve gravida,
a fu concepita da Meti ; che questa, tostochè ne comparve gravida, fu da Giove ingojata ; che lo stesso Nume, poco tempo d
, fu da Giove ingojata ; che lo stesso Nume, poco tempo dopo sorpreso da gagliardissimo dolor di capo, ricorse a Vulcano,
pretendono, ch’ella abbia acquistato l’anzidetto nome, perchè offesa da Pallante, suo padre, lo scorticò, e della di lui
gide. Evvi finalmente chi asserisce, che sia stata appellata Pallade, da che uccise Pallante, uno de’ Giganti, i quali ave
rate(3) in Atene, fu denominato Partenon. Questo era tutto circondato da un portico, sostenuto da molte colonne, e si pote
minato Partenon. Questo era tutto circondato da un portico, sostenuto da molte colonne, e si poteva dire uno de’ più magni
usciva ne’ lavori di tapezzerie, che moltissimi stranieri si recavano da lontani paesi ad ammirare la bellezza di quelli.
no a Minerva d’averla provocata, sicura di conseguirlo. Aracne trattò da insensata la donna, e protestò che non sarebbe ma
ta dalla sua competitrice : bensì la disgustarono i simboli, espressi da Aracne nel suo arazzo ; nè potendo più frenare la
la memoria del suo antico esercizio,(a) (4). Fu denominata Scirade o da un tempio, che le era stato eretto in Sciro, borg
mpio, che le era stato eretto in Sciro, borgo tra Atene ed Eleusi ; o da un certo vate, appellato Sciro(5) ; o dalla voce
, o gesso, perchè di tal materia era composta la statua di lei, fatta da Teseo, ritornato da Creta ; o finalmente dall’alt
tal materia era composta la statua di lei, fatta da Teseo, ritornato da Creta ; o finalmente dall’altra voce sciron, ombr
è sotto di questa portavasi la di lei statua dal sacerdote Eretteo, o da uno degli Eteobutadi, famiglia sacerdotale in Ate
o sotto questo titolo un tempio(c). Le si diede il nome di Calinitide da chalinòs, freno, perchè aveva in Corinto un tempi
vano inventrice delle quadrighe, ossia de’carri a due ruote, e tirati da quattro cavalli(a) ; ovvero perchè fu la prima, c
figlio d’Aleo, per assicurarlo, che Tegea non sarebbe mai stata presa da nemiche armi. Il Sacerdote di questo tempio v’ent
nne alla luce il terzo giorno del mese, come vuole Callistene, citato da Tzétze(c). Sotto il nome di Tritonia aveva un tem
cese in mano(a). Tra Minerva e Nettuno nacque contesa intorno il nome da imporsi alla nuova città, fabbricata da Gecrope n
acque contesa intorno il nome da imporsi alla nuova città, fabbricata da Gecrope nella Grecia. Gli Dei, scelti per giudici
d’oglio e una corona d’ulivo. Tali Giuochi erano accompagnati altresì da balli, e sì conpivano con solenne sacrifizio e pu
escare gli Ateniesi, che celebravano queste Feste. Erano esse seguite da scelte nobilissime vergini, appellate Canefore, p
quelle sacre ceremonie. Anche queste finalmente venivano accompagnate da altre vergini, dette Difrefore ; perchè portavano
itutore delle medesime fu Erittonio, generato senza materna fecondità da Vulcano(8), e che fu quarto re d’Atene(a). Egli,
Vulcano(8), e che fu quarto re d’Atene(a). Egli, tostochè nacque, fu da Minerva rinchiuso in un cestello, e dato in custo
ello, e dato in custodia ad Erse, Pandroso, e Aglauro o Agraulo, nate da Cecrope, re d’Atene, e da una figlia di Atteo, an
d Erse, Pandroso, e Aglauro o Agraulo, nate da Cecrope, re d’Atene, e da una figlia di Atteo, antico abitatore dell’Attica
gelosia di Erse, la quale però ne veniva impedita di vedere Mercurio, da cui era sommamente amata ; e che il Nume quindi c
’ulivo. Questo in Epidauro maficava ; e però fu necessario ricercarlo da Atene ; che ne abbondava. Gli Ateniesi aderirono
are certe offerte a Minerva Gli Epidaurj accettarono la condizione, e da che eseguirono gli ordini dell’Oracolo, viddero r
(c) (11). Una figlia di Coroneo, Principe della Focide, era richiesta da più personaggi in moglie. Lo stesso Nettuno se n’
i i Poeti Greci era figlio di Giove e di Giunone. Ovidio poi, seguito da altri Poeti Latini, così lo fa nascere dalla sola
eano per conoscere in qual maniera avrebbe potuto anch’ella partorire da se sola un figlio. Stanca dal lungo viaggio, si p
ne fece l’esperienza, e diede alla luce Marte (b). Questi fu allevato da Priapo, che lo addestrò nella danza e in altri es
ia il bambino col proprio latte. Ciò si ebbe per un prodigio, operato da Marte. Que’ d’ Arcadia inalzarono sul monte Cresi
o Afneo dalla voce afenos, abbondanza (f). Venne appellato Ginecotene da que’ di Tegea, quando le donne di quella città gl
irie, le Ancilie, le Matronali, e le Armilustri. Le prime, instituite da Romolo, furono dette Equirie da equus, cavallo, p
e le Armilustri. Le prime, instituite da Romolo, furono dette Equirie da equus, cavallo, perchè consistevano in corse di c
che denominate Giuochi Marziali (b). Le Ancilie trassero il loro nome da certi piccoli scudi, incavati a forma di conca da
assero il loro nome da certi piccoli scudi, incavati a forma di conca da due parti, i quali si chiamavano ancili. In Roma
ri sono di parere, che gli anzidetti Sacerdoti sieno stati detti Salj da un certo Salio, il quale, venuto dalla Samottacia
ati detti Salj da un certo Salio, il quale, venuto dalla Samottacia o da Mantinea in Italia, v’avea insegnato la danza (a)
vevano dei regali da’ loro mariti, come a questi si davano i medesimi da quelle al tempo delle Feste Saturnali. Le donne i
o. Le acque li portarono appresso una quercia, dove vennero allattati da una lupa. Il pastore Telefo poi li raccolse, pres
matrigna degli stessi Aloidi, non avesse pregato Mercurio a toglierlo da quell’ infelice stato (a). Marte inoltre alle pre
l’ infelice stato (a). Marte inoltre alle preghiere di Venere, ferita da Diomede, figlio di Tideo, avea preso a proteggere
i, quello, fabbricato nella piazza sotto il nome di Marte Vendicatore da Augusto dopo la battaglia di Filippo, era uno de’
vesti militari, e con manto sulle spalle. Alcuni gli danno un bastone da comando in mano, e gli addattano al petto l’Egide
ne’ suoi lavori i Ciclopi(f). Secondo un’antica tradizìone, riferita da Pausania, una delle prime opere di Vulcano fu una
del dono, si affrettò a sedervisi, e sì fortemente ne rimase stretta da certi occulti legami, che diede motivo agli Dei d
i, che Giapeto abbia sposasito Asia, figlia di Oceano e di Partenope, da cuigli vennero partoriti Espero, Atlante, Menezio
leggi e senza religione ; si cibavano solamente di ciò, che la terra da se produceva ; e divoravano gli stranieri, che ca
stato Polifemo(f). Questi al dire d’Omero nacque dalla Ninfa Toosa e da Nettuno(g). Apollonio gli dà per madre Europa, fi
d’oro, nella quale gli uomini viveano nell’ innocenza, la terra dava da se le frutta, perpetua era la primavera, scorreva
heog. 460. (a). Hesiod. in Theog. v. 484. (9). La pietra, divorata da Saturno in vece di Giove, fu da’ Latini detta Aba
lod. l. 1. c. 4. (10). V’è chi dice, che Saturno non potè mai uscire da quel luogo(h). Luciano poi pretende, che Saturno
di tutte le altre cose(a). (c). Nat. Com. Myth. l. 2. (11). Giano da alcuni fu risguardato come il Mondo : e perchè qu
rocamente si spedivano doni di buon augurio, detti Strene(a), i quali da prima consistevano in semplici frutta della terra
toccare la toga dell’ Imperatore, ne rimaneva assolto(b). Tali Feste da prima si denominavano Agonie, e furono poi anche
dette Agonali e Agnali(c) : banchè sotto questo nome si riconoscevano da Festo(d) altre solennità, sacre ad Agonio, Dio, i
ochi funebri. Queglino poi, che li sostenevano, si dissero Gladiatori da gladium, spada, di cui per lo più facevano uso. Q
diportato con grande valore. Il premio, che riportavano i Gladiatori, da prima consisteva in una palma, in danaro, e in un
nquecento anni, formisi un nido di odorose legna, che sopra di queste da se si abbruci, e che rinasca poi dalle stesse sue
uci, e che rinasca poi dalle stesse sue ceneri(c). (21). I sacrifizj da principio consistevano in semplici offerte di erb
cerdote con acqua, detta lustrale. Questa doveva essere stato attinta da fonti o fiumi, e doveva esservi stato estinto un
opportuno a fare tal ceremonia, poichè non era permesso di prenderne da una vigna, che non ancora fosse stata tagliata. E
ora fosse stata tagliata. Era parimenti vietato l’usare vino spremuto da uve cadute da se a terra, o tagliate da ferro, o
a tagliata. Era parimenti vietato l’usare vino spremuto da uve cadute da se a terra, o tagliate da ferro, o calcate co’pie
vietato l’usare vino spremuto da uve cadute da se a terra, o tagliate da ferro, o calcate co’piedi nel torchio, o colpite
ello di Apollo : e sì in Delfo, che in Atene si custodiva il medesimo da vedove avanzate in età(d) (i). Plutarc. in Num
i Sacerdoti del Paganesimo ne ritraevano, fece sì che sempre di nuovi da per tutto se ne stabilissero(e). I Ministri che l
i altri ancora parleremo altrove. Quì soltanto aggiungiamo, che non è da confondersi l’Oracolo colla Teomanzia.Questa era
storo si distinguevano in tre classi, in Demoniaci, ossia in invasati da fatidici Spiriti, i quali o dettavano loro le ris
e è famoso il fatto, che intorno all’ Indovino Accio Navio raccontasi da Tito Livio(a). Tarquinio Prisco gli ricercò, se p
lle quali chi mavano tempio. Ciò fatto, esaminavano, quali uccelli, e da qual parte vi comparivano. I segni a sinistra era
i poi vogliono, che Diomede dopo la distruzione di Troja, trasportato da una burrasca in Italia, sia stato dagli Dei avver
e maldicenze(a). Giuturna poi secondo l’opinione de’ Romani conseguì da Giove l’immortalità, e venne cangiata in fontana,
igura maschile. Alla Buona-Dea sul monte Aventino si eresse un tempio da una vergine, la quale altri credono essere stata
Cesare nel tempio di Ope depositò il suo tesoro, che fu poi dissipato da Antonio. (b). Apulej. Metam. l. 2. (10). Osiri
ssipato da Antonio. (b). Apulej. Metam. l. 2. (10). Osiride nacque da Giove e da Niobe, figlia di Foroneo, a cui succes
Antonio. (b). Apulej. Metam. l. 2. (10). Osiride nacque da Giove e da Niobe, figlia di Foroneo, a cui successe nel regn
a Mensi(d). Essendo poscia apparso agli Egiziani un bue, si credette da loro, che Osiride si fosse trasformato in quell’
si dicevano Limniadi(c) ; Nereidi si chiamavano quelle del mare, nate da Nereo, e da sua sorella, Doride. Queste secondo E
Limniadi(c) ; Nereidi si chiamavano quelle del mare, nate da Nereo, e da sua sorella, Doride. Queste secondo Esiodo erano
ente negli antichi Monumenti si rappresentavano come giovani, portate da Delfini o da Cavalli marini, tenendo in mano una
tichi Monumenti si rappresentavano come giovani, portate da Delfini o da Cavalli marini, tenendo in mano una corona o un p
Orestiadi, e le fa figliuole di Giove(g). Strabone dice, che nacquero da Foroneo e da Ecate ; e vuole che fossero cinque(h
le fa figliuole di Giove(g). Strabone dice, che nacquero da Foroneo e da Ecate ; e vuole che fossero cinque(h). Virgilio s
ti, e riferisce la seguente favola : Giove, dic’ egli, dormendo diede da se solo alla luce un mostro, ch’ era maschio e fe
schio e femmina, e a cui diedesi il nome di Agdesti o Agdisto. Nacque da questo un mandorlo, i di cui frutti erano belliss
isi altresì, che secondo alcuni Scrittori Lido e Tirreno non nacquero da Sagaritide e da Ati, ma da Onfale e da Ercole(a).
secondo alcuni Scrittori Lido e Tirreno non nacquero da Sagaritide e da Ati, ma da Onfale e da Ercole(a). (16). Ati dopo
cuni Scrittori Lido e Tirreno non nacquero da Sagaritide e da Ati, ma da Onfale e da Ercole(a). (16). Ati dopo morte rice
ri Lido e Tirreno non nacquero da Sagaritide e da Ati, ma da Onfale e da Ercole(a). (16). Ati dopo morte ricevette gli on
lia di Beroso. Ella, continua lo stesso Storico, e quella stessa, che da alcuni si appella la Sibilla di Babilonia, e da a
e quella stessa, che da alcuni si appella la Sibilla di Babilonia, e da altri la Sibilla d’Egitto(g). La Libica era credu
te asserisce che questa Sibilla era figlia di Dardano e di Neso, nata da Teucro, e ch’era particolmente onorata nell’ Asia
a le sue risposte nel tempio di Apollo dal fondo di un antro, uscendo da cento parti del medesimo orribili voci, che rende
re ella si esprimeva : scrivea cioè i suoi detti sopra secche foglie, da lei disposte nell’ingresso dell’antro. Spesso poi
del sacro bosco era gravissimo delitto. Neppure era lecito il levare da di là se non gli alberi, i quali si credeva che a
ne’ giorni festivi, e vi s’imbandivano pubblici conviti, accompagnati da danze e da altri indizj d’allegrezza(e). La Samia
festivi, e vi s’imbandivano pubblici conviti, accompagnati da danze e da altri indizj d’allegrezza(e). La Samia avea il no
secondo Esiodo dalla Chimera e dal cane Orto(a). Igino lo fa nascere da Tifone e da Echidna(b). La Dea Giunone, nemica di
odo dalla Chimera e dal cane Orto(a). Igino lo fa nascere da Tifone e da Echidna(b). La Dea Giunone, nemica di Tebe, prese
o onore nell’Asia, o grande concorso vide Ancira, città della Frigia, da dove questa fatidica donna dava le sue risposte.
offerse gli altri sei allo stesso prezzo. Derisa vieppiù, e rigettata da lui con maggiore disprezzo, ne diede, altri tre a
Tribuni, C. Licinio e L. Sesto, fu poi ridotto a dieci, e finalmente da L. Silla a quindici, denominati Quindicenviri. Qu
rtarono mille versi. Col progresso del tempo se ne raccolsero inoltre da varj altri luoghi, ove le Sibille aveano vaticina
co, e li mise a morte(e). Virgilio però vuole, che sieno stati uccisi da Bacco(f) ; e Ovidio pretende, che li abbia fatti
dell quali parletemo altrove. Comuncue ciò sia, Atalanta importunata da molti, affinchè siscegliesse uno di loro in ispos
gettò fuori di strada e quanto più lungi potè uno de’ pomi, ricevuti da Venere. Avida Atalanta di farne l’acquisto, uscì
il trionfo. Ippomene sconoscente obbliò del tutto il favore ricevuto da Venere. La Dea, volendo prenderne vendetta, inspi
Cibele sdegnatà li cangiò in leoni(a). Notiamo per ultimo, che non è da confondersi questa Atalanta coll’altra d’ Arcadia
d’ Arcadia, e figlia di Giasio o Giasone, la quale fu presa in moglie da Milanione(b). (f). Falg. Myth. l. 3. (a). Hes
te Robigali (s), Plinio riferisce, che le medesime vennero instituite da Numa Pompilio (t). Al tempo delle stesse si offri
Agenore, figlio di Triopa, re d’Argo, e dove avea sposato una donna, da cui ebbe i due figli, Trittolemo ed Eubuleo. Altr
dell’ Oceano, e della Terra (a). Cherilo, Poeta Greco, lo fa nascere da Raros, Principe Ateniese, e da quella tralle figl
). Cherilo, Poeta Greco, lo fa nascere da Raros, Principe Ateniese, e da quella tralle figlie di Anfizione, la quale ebbe
ncipe Ateniese, e da quella tralle figlie di Anfizione, la quale ebbe da Nettuno il figlio Cercione, di cui parleremo (b).
fuoco, ed ungerlo d’ambrosia il giorno. Ma la di lui madre, sorpresa da si strano spettacolo, mise un grido, con cui inte
ero spesse volte stabiliti a custodire le cose preziose (i) : ed ebbe da ciò origine l’uso di na scondere la loro testa so
che nella Costellazione dell’ Emisfero Boreale, detta Serpentario, fu da Cerere convertito uno de’ Re de’ Geti, popoli di
altri dicono, che Ercole, avendo liberato le rive del fiume Sangario da un grosso serpente, che ne divorava gli abitanti,
iume Sangario da un grosso serpente, che ne divorava gli abitanti, fu da Giove con quel serpente collocato tragli Astri (f
mo. Generalmente si distinguevano in ginnici e scenici. Questi ultimi da principio non erano che Inni e Canti in onore deg
volta si faceva con due cavalli, saltando con maravigliosa destrezza da uno sull’altro, e sempre correndo (f). La Corsa p
ercitavano, erano chiamati Discoboli (c). Il Pugilato s’intraprendeva da due, armati di bracciale, guernito di piombo, o d
i loro cedeva, o cadeva morto (d). La Lotta finalmente si faceva pure da due, i quali si sforzavano di suambievolmente att
ano un certo abito di lungo pelo, detto Endromide (o). Il premio, che da principio riportavano a tali Giuochi, era una sem
e Agamennone e Merione voleano disputare na loro il premio, stabilito da Achille nell’ esercizio del Disco, Achille lo die
ornavano di una corona il capo, e stringevano in mano una bacchetta, da cui si denominavano Rabduchi, o Rabdonomi (e). Il
Atleti, violatori delle leggi, e li facevano anche battere con verghe da un servo, detto perciò Mastigoforo (f). Il luogo,
io conteneva un altro luogo, detto Efebeo o Efebio dagli Efebi, ossia da que’ giovani, che arrivati alla pubertà, comincia
che altti ministri, detti Pedotribi (e). Il Circo si fabbricò in Roma da Tarquinio Prisco tra’ monti, Aventino e Palatino
ini e sedili, i quali andavano alzandosi in guisa, che gli spettatori da ogni lato potevano vedere. Nell’ Anfiteatro celeb
ito le donne Pelasge (b). Altri dicono, che tali Feste s’instituirono da Orfeo (c). (a). Potter. Archacol. Grate. l. 2.
. L. l. 4. (c). Antiq. Rom. l. 2. (17). I Fratelli Arvali, detti da Plinio i Sacerdoti de’ campi (e), erano dodici Sa
moglie del pastore Faustolo, e nutrice di Remo e di Romolo, proceduta da dodici suoi figliuoli, faceva ogni anno un sacrif
i Antichi. Alcuni pretendono, che sieno nati non dalla sola Terra, ma da questa e da Urano (f), ovvero dal Tartaro (g). Om
lcuni pretendono, che sieno nati non dalla sola Terra, ma da questa e da Urano (f), ovvero dal Tartaro (g). Omero li fa fi
. Altri dicono, che sieno stati prodotti dal sangue de’Titani, uccisi da Giove (i). L’aspetto de’ Giganti era terribile, l
i Aloidi erano due fratelli, di nome Oto ed Efialte. Costoro nacquero da Ifimedia e da Nettuno(e) L’uno è l’altro ogni ann
due fratelli, di nome Oto ed Efialte. Costoro nacquero da Ifimedia e da Nettuno(e) L’uno è l’altro ogni anno crescevano u
in grossezza, e due braccia in altezza. Furono poi denominati Aloidi da Aloeo, con cui la loro madre erasi unita in matri
il Cielo, la Terra, e tutti gli altri Dei di permettere, ch’ella pure da se sola partorisse ; e che battendo poscia con un
uni dichiarò solo la guerra agli Dei per vendicare gli altri Giganti, da loro sterminati(l). Vuolsi altresì da Filostrato,
er vendicare gli altri Giganti, da loro sterminati(l). Vuolsi altresì da Filostrato, cu’ egli fosse lo stesso che Encelado
arono alcuno de’ loro animali ; e che anche allora quando si dosiderò da Tolommeo, re d’Egitto, di stringere alleanza co’
sepolto vivo sotto il monte Etna(l). Egeone venne fulminato e sepolto da Giove sotto lo scesso monte(m). Minerva uccise Pa
monte(m). Minerva uccise Pallante(n). Ippolito restò privato di vita da Mercurio, e Grazione da Diana(o). Clizio fu fatto
e Pallante(n). Ippolito restò privato di vita da Mercurio, e Grazione da Diana(o). Clizio fu fatto morire da Vulcano con u
o di vita da Mercurio, e Grazione da Diana(o). Clizio fu fatto morire da Vulcano con un colpo di massa di ferro infuocato(
però dice, che li privò di vita il solo Apollo(d)Polibote, inseguito da Nettuno, giunse all’Isola di Coo, quando il prede
ola, detta Nisiro(e)Apollonio di Rodi racconta, che Tifone, fulminato da Giove sul monte Caucaso, andò a seppellisri nella
pirare, che vi faceva lo stesso Gigante : e quindi l’anzidetta palude da loro chiamavasi lo spiraglio di Tifone(g). Virgil
ript. Elid. (d). Potter. Archacol. Graec. l. 2. (9). Callipatera da alcuni si denomina Ferenice, o Berenice(o). Coste
iuochi. La forza di lui eguagliava la sua voracità. Invitato a pranzo da Ariobarzane, re di Persia, mangiò da se solo tutt
sua voracità. Invitato a pranzo da Ariobarzane, re di Persia, mangiò da se solo tutte le vivande, che doveano servire per
ochi Acusilao, figlio di Diagora, e fratello di Damagete, discendenti da que’ di Rodi. Narrasi, che la prima volta che Acu
adde, e mise a morte sessanta fanciulli. Cleomede, inseguito co sassi da quegli abitanti, entrò in un tempio di Minerva, e
rno se lo abbia mangiato(d). Questo Atleta portò altresì sulle spalle da Crotona sino ad Alti la statua di bronzo, cretta
nella mano sì chiuso un Melogranato, che niuno glielo poteva estrarre da quella. Saltava altresì co’piedi uniti sopra un d
so, donde l’avea presa. Dopo morte gli s’innalzò una statua, la quale da uno de’ di lui nemici veniva frequentemente insul
o, eccettuata una sola volta, in cui per via d’inganno restò superato da Teagene(c). Fu pure ne’ medesimi Giuochi coronato
ppresso Pausania oltre i predetti Atleti si fa menzione di Pite, nato da Andromaco in Adbera, città della Tracia ; di Tele
orare i loro parenti morti. Ausonio vuole, che sieno state instituite da Numa Pompilio ; e Ovidio ne riconosce per autore
principio gli Oracoli di Dodona al dire di Strabone erano manifestati da uomini(a), detti Tomari da Tomaro o Tmaro, monte
dona al dire di Strabone erano manifestati da uomini(a), detti Tomari da Tomaro o Tmaro, monte della Tesprozia, alle di cu
este o si estraevano a sorte dalla faretra, o si gettavano in aria, e da quella parte, ove cadevano, si dirigeva il viaggi
che di una pietra(d). Il giuramento appresso i Greci era accompagnato da un sacrifizio al Nume, per cui si giurava. Vi si
ispetto pe’ giuramenti. Ogni promessa, confermata con essi, si doveva da loro indispensabilmente osservare, ancorchè chi l
rco Massimo (e). I Greci credevano, che fossero stati così denominati da Circe, figlia del Sole, perchè questa fu la prima
a si chiamava Saturnio, perchè v’avea dimorato Saturno, e poi Tarpejo da Tarpeja, Vergine Vestale, fu in fine detto Campid
concepì in un modo straordinario. Questa Dea, invitata ad un convito da Apollo, mangiò certe erbe, per cui avvenne, che m
e gravida, e partorì Ebe (e). Costel per la sua singolare bellezza fu da Giove trasferita in Cielo a mescergli il nettare.
lo stesso Poeta la porgeva Ganimede (h). La Dea Ebe fu molto venerata da que’di Fliasia, contrada della Grecia nel Pelopon
sore (a). Dopo sedici anni si fece la dedicazione del medesimo tempio da C. Licinio Lucullo, il quale vi celebrò allora an
va seppellirlo (f). Ciò però non era in uso appresso i Greci, giacchè da Euripide sappiamo, che Capaneo, dopo essere rimas
a un mucchio di legna per abbruciare i morti (h). Esso era circondato da cipressi, onde temperare il cattivo odore. A tale
a vera differenza, che v’è tra Rogo, Pira, e Busto (b). Egli la prese da Servio (c), ed eccola : la catasta, non ancor acc
). Dionisio d’Alicarnasso poi vuole, che il medesimo sia stato eretto da Tarquinio il Superbo, e che quaranta anni dopo la
i (a). Gli ospiti, quando partivano, erano ricolmati di doni, i quali da loro si conservavano poi con somma diligenza, com
cibi, imbanditi al tempo di tale solennità agli Dei (a). Eglino erano da principio tre, in seguito divennero cinque, poi s
o imposto, proruppe in grande riso, e li lasciò in libertà (a). Non è da confondere l’anzidetto Acmone con quello, il qual
Giove s’invaghì di Proserpina. Cerere, di lei madre, per allontanarla da quel Nume, la nascose in una grotta della Sicilia
ne lo fecero in pezzi (f). (33). La madre d’Arcade fu Callisto, nata da Licaone, re d’Arcadia, del quale abbiamo parlato.
de, secondo alcuni fu anche detta Boote (b). (34). Giove ebbe le Ore da Temi. Sembra, che Pausania non ne abbia riconosci
rivano sacrifizj per ottenere un anno dolce e temperato (h). Non sono da confondersi queste Dee coll’altra Divinità, detta
lia, moglie di Romolo, la quale dopo la morte di suo marito era stata da Giunone trasferita in Cielo (a). La medesima si c
Samotracia (b). Furono anche soprannominati Dioscori, perchè nacquero da Giove (c). La loro madre al dire dello stesso Cic
icerone fu Proserpina (d). Ferecide vuole, che sia stata Cabera, nata da Proteo. Lo stesso Scrittore dà loro per padre Vul
uarto, di nome Casmilo, ossia Mercurio. Finalmente Atenione dice, che da Giove e da Elettra nacquero Giasione e Dardano, i
ome Casmilo, ossia Mercurio. Finalmente Atenione dice, che da Giove e da Elettra nacquero Giasione e Dardano, i quali furo
i Dei per costituirlo coppiere di Giove (e). Altri lo vogliono rapito da un’Aquila, mandata da Giove (f). (f). Nat. Com.
coppiere di Giove (e). Altri lo vogliono rapito da un’Aquila, mandata da Giove (f). (f). Nat. Com. Mythol. l. 9. (g).
teva strapparnela, quando doveasi combattere ; o se veniva circondata da nubi, mentre il cielo appariva altrove sereno. Il
Gic. l. 3. de Nat. Deor. (1). Orfeo in altro Inne fa nascere Bacco da Giove e da Proserpina(a). (2). Semele, dopochè v
de Nat. Deor. (1). Orfeo in altro Inne fa nascere Bacco da Giove e da Proserpina(a). (2). Semele, dopochè venne tratta
speziale e generale delle Iadi. Vi sono alcuni, che le fanno nascere da Eretteo, altri da Cadmo(a), ed altri da Atlante e
le delle Iadi. Vi sono alcuni, che le fanno nascere da Eretteo, altri da Cadmo(a), ed altri da Atlante e da Etra, una dell
alcuni, che le fanno nascere da Eretteo, altri da Cadmo(a), ed altri da Atlante e da Etra, una delle Oceanidi(b). Chi ne
le fanno nascere da Eretteo, altri da Cadmo(a), ed altri da Atlante e da Etra, una delle Oceanidi(b). Chi ne numera cinque
auri, Pito, e Tiche(d). Alcuni pretendoro, che sieno state dette Jadi da Jante, loro fratello, il quale, essendo stato mes
e Jadi da Jante, loro fratello, il quale, essendo stato messo a morte da un serpente o da un cinghiale o da una leonessa,
loro fratello, il quale, essendo stato messo a morte da un serpente o da un cinghiale o da una leonessa, fu da loro pianto
quale, essendo stato messo a morte da un serpente o da un cinghiale o da una leonessa, fu da loro pianto sino a morire di
messo a morte da un serpente o da un cinghiale o da una leonessa, fu da loro pianto sino a morire di dolore(e). Altri dic
ittà dell’ Epiro, le quali perciò si denominarono Dodonidi, e vennero da Giove trasportate in Cielo, per sottrarle all’ira
di Licurgo, re della Tracia(g). Finalmente v’è chi le chiama Dodonine da Dodono, figlio d’ Europa(h). Atlante poi ebbe alt
a Dodono, figlio d’ Europa(h). Atlante poi ebbe altre sette figliuole da Plejone, nata da Oceano e da Teti. Anch’elleno, p
d’ Europa(h). Atlante poi ebbe altre sette figliuole da Plejone, nata da Oceano e da Teti. Anch’elleno, perseguitate colla
. Atlante poi ebbe altre sette figliuole da Plejone, nata da Oceano e da Teti. Anch’elleno, perseguitate colla loro madre
nata da Oceano e da Teti. Anch’elleno, perseguitate colla loro madre da Orione per cinque anni nella Beozia, ricorsero su
figlio di Giove e di Proserpina, assai più antico, che il Bacco, nato da Semele(a). Altri attribuiscono questo stesso nome
ano le primizle de’pomi e delle uve(e). I Fauni poi furono così detti da Fauno, figliuolo di Pico, re de’ Latini in Italia
ol sacrifizio di un capro, o con libazioni di vino. Si cessava allora da ogni lavoro, si viveva in allegria, e si lasciava
da ogni lavoro, si viveva in allegria, e si lasciavano andare eziando da per tutto i buoi(i). Credeasi, che Fauno in una f
iarsi andava spacciando quanto gli si destava in mente, come ispirato da Fauno, e gli si prestava credenza. A tale Oracolo
Roma Fauno ebbe anche sul monte Celio un tempio rotondo e circondato da colonne(a). La Ninfa Semetide gli avea partorito
no comparve alla luce mezzo uomo emezzo capra. Plutarco lo fa nascere da Valeria Tusculanaria(a). Virgilio lo dice figlio
le soglie(g). Cardea(h) o Cardinea(i) era la. Dea de’cardini. Questa da Ovidio(a) viene confusa con Carna, la quale presi
a, la quale presiedeva alle parti nobili del corpo umano. La medesima da principio era una Ninfa della selva Elerna no’din
Tevese, conosciuta sotto il nome di Grane, e la quale era molto amata da Giano(b). Giuno Bruto, primo Console, le alzò un
ano il nome di Sileni(e). Tra questi va ne fu uno molto celebre, nato da Mercurio o da Pane, e da una Ninfa(f). Nonno lo f
Sileni(e). Tra questi va ne fu uno molto celebre, nato da Mercurio o da Pane, e da una Ninfa(f). Nonno lo fa figlio della
Tra questi va ne fu uno molto celebre, nato da Mercurio o da Pane, e da una Ninfa(f). Nonno lo fa figlio della Terra. Dic
vi un serpente vivo. Eravi colà questo animale, o perchè Bacco nacque da Proserpina e da Giove, trasformato in serpente ;
ivo. Eravi colà questo animale, o perchè Bacco nacque da Proserpina e da Giove, trasformato in serpente ; o perchè Bacco s
no costrette a procacciarsi più vasti terreni. Elleno nel trasferirsi da uno all’altro paese ebbero sempre la cura di seco
preziosi, adorni alle volte d’oro, d’argento, e d’avorio, e tirati o da animali o da uomini, che rappresentavano gli anim
orni alle volte d’oro, d’argento, e d’avorio, e tirati o da animali o da uomini, che rappresentavano gli animali, sacri al
iovani d’ Atene si appiccarono. Per rimediare a tal disordine, si udì da Apollo essere necessario, che si placasse l’ombra
). Plutarch. in Parall. (16). Una Ninfa, chiamata Lotide, fuggendo da Priapo, che la inseguiva, si trovò trasformata in
vius in Virg. Eclog. 8. (17). Orfe, Caria, e Lico aveano conseguito da Apollo il dono di predire il futuro, perchè quel
n quello, e Io fece in mille pezzi. Piramo, che più tardi era partito da casa, all’appressarsi colà, s’abbattè nel velo, s
mo, che insegnò a mescolare l’àcqua col vino (d). (22). Narce nacque da una giovine della Bassa Elidé, di nome Fiscoa. Fe
Meursio osserva, che tale uccello soleva darsi anche agli Eroi, quale da prima erasi considerato Bacco, forse perchè il vo
eid. l. 4. (c). Hom. Iliad. l. 1. (1). L’Esperidi, così denominate da Espero, fratello di Atlante, e loro padre, erano
voci (h). Rapporto alla origine del medesimo Apollonio lo fa nascere da Tifone e da Echidna (i) ; Esiodo lo vuole figlio
apporto alla origine del medesimo Apollonio lo fa nascere da Tifone e da Echidna (i) ; Esiodo lo vuole figlio di Ceto e di
a, contrada d’Asia, nella Bitinia, il quale fu cangiato in isparviero da Nettuno, perchè avea somministrato del formento a
o sulle rive de’ frumi, alla ventura. Sì barbaro costume era adottato da tutti i Greci, eccettochè da’ Tebani, che lo risg
mpì co’ sacrifizj la funebre ceremonia. Era trascorso un anno intero, da che Filomela gemeva rinchiusa e custodita da cert
rascorso un anno intero, da che Filomela gemeva rinchiusa e custodita da certe guardie entro il recinto predetto, senzachè
). Il Dio Giugatino congiungeva gli sposi (g). Questo Nume però non è da confondersi coll’altro dello stesso nome, e il qu
nascita. Erodoto lo fa nascere in Arcadia alle rive del fiume Ladone da Mercurio, e da Penelope, figlia d’Icario (c) ; Om
to lo fa nascere in Arcadia alle rive del fiume Ladone da Mercurio, e da Penelope, figlia d’Icario (c) ; Omero da Mercurio
fiume Ladone da Mercurio, e da Penelope, figlia d’Icario (c) ; Omero da Mercurio, e dalla Ninfa Driope (d) ; il Poeta Epi
c) ; Omero da Mercurio, e dalla Ninfa Driope (d) ; il Poeta Epimenide da Giove, e da Calisto (e) ; Apollodoro da Giove, e
a Mercurio, e dalla Ninfa Driope (d) ; il Poeta Epimenide da Giove, e da Calisto (e) ; Apollodoro da Giove, e da Ibri (f) 
iope (d) ; il Poeta Epimenide da Giove, e da Calisto (e) ; Apollodoro da Giove, e da Ibri (f) ; il Poeta Acheo da Urano, e
l Poeta Epimenide da Giove, e da Calisto (e) ; Apollodoro da Giove, e da Ibri (f) ; il Poeta Acheo da Urano, e da Titea (g
da Calisto (e) ; Apollodoro da Giove, e da Ibri (f) ; il Poeta Acheo da Urano, e da Titea (g). Altri vogliono che abbia a
(e) ; Apollodoro da Giove, e da Ibri (f) ; il Poeta Acheo da Urano, e da Titea (g). Altri vogliono che abbia avuto origine
cheo da Urano, e da Titea (g). Altri vogliono che abbia avuto origine da Demogorgone (h) ; altri da Etere, ossia da una Ne
g). Altri vogliono che abbia avuto origine da Demogorgone (h) ; altri da Etere, ossia da una Nereide (i). V’è finalmente c
no che abbia avuto origine da Demogorgone (h) ; altri da Etere, ossia da una Nereide (i). V’è finalmente chi dice, che Gio
e la sampogna (e). Questo stromento musicale prese il nome di Siringa da una Ninfa d’Arcadia, figlia del fiume Ladone. Era
Pane si dà pure una corona di pino (g) in memoria della Ninfa Piti ; da lui parimenti amata, e poi cangiata in quell’albe
cangiata in quell’albero, quando Borea, di lui rivale, fu trasportato da sì grande gelosia, che la precipitò dalla sommità
(e). (16). Le Feste Lupercali, dette da’ Greci Licee, si celebrarono da prima nell’Arcadia in onore del Dio Pane (f), e d
ee, si celebrarono da prima nell’Arcadia in onore del Dio Pane (f), e da Evandro vennero poi trasportate in Italia (g). Pa
sacre a Giove Liceo (h). Altri pretendono, che sieno state instituite da Romolo e da Remo, per aver essi ottenuto dal loro
e Liceo (h). Altri pretendono, che sieno state instituite da Romolo e da Remo, per aver essi ottenuto dal loro Avo, Numito
a paterna ; ivi nel dì seguente pernottava, ma in una stanza separata da quella della sposa ; finalmente nel terzo giorno
te con gran pompa alla casa dello sposo sopra un carro (b), precedute da suoni, e seguite da giovani a mici o parenti, chi
la casa dello sposo sopra un carro (b), precedute da suoni, e seguite da giovani a mici o parenti, chiamati da’ Greci Para
iamati Ninfolepti (c). L’antro poi era denominato Sfragidìo, e quindi da esso anche le predette Ninfe vennero appellate Sf
onno(b). Quindi gli Spartani rappresentavano ne loro tempj il Sonno e da Morte uniti insieme(c). Questa Dea rappresentasi
al Sonno le ali(d). Innumerabili figliuoli, chiamati Sogni, nacquero da lui(e). Due sorta ne riconobbero gli antichi Paga
scono dalla mentovata porta dell’ Inferno, ch’è di corno, e i secondi da quella d’avorio(f). Sì gli uni, che gli altri, so
essa un cattivo vicino(a). Tacciò di difetto l’eccellente toro, fatto da Nettuno, perchè quello non aveva le corna davanti
no(g) ; Sofocle dalla Terra e dalle Tenebre(h) ; e il Poeta Epimenide da Saturno e da Evonime(i). I nomi loro erano Tisifo
le dalla Terra e dalle Tenebre(h) ; e il Poeta Epimenide da Saturno e da Evonime(i). I nomi loro erano Tisifone, Megera, e
i nel Cielo(g). Le Furie poi da’ Greci si chiamarono anche Erinnie(h) da erinnyin, adirarsi (i). Ovidio le dice Palestine
anche Erinnie(h) da erinnyin, adirarsi (i). Ovidio le dice Palestine da Paleste, città dell’ Epiro(a) ; Aristofane le app
di qualche delitto, ch’egli, tostochè v’ entrava, veniva sopraffatto da improvviso furore, per cui perdeva il senno(d). I
(d). Esiodo non fa menzione, che delle due prime, e dice che nacquero da Taumante e da Elettra, figlia d’Oceano(e). Altri
n fa menzione, che delle due prime, e dice che nacquero da Taumante e da Elettra, figlia d’Oceano(e). Altri asserirono, ch
infettavano ciò, che non potevano rapiro(i). (7). La Chimera nacque da Echidna e da Tifone(l). Altri dicono da Tifone e
ciò, che non potevano rapiro(i). (7). La Chimera nacque da Echidna e da Tifone(l). Altri dicono da Tifone e da Chedria(m)
o(i). (7). La Chimera nacque da Echidna e da Tifone(l). Altri dicono da Tifone e da Chedria(m). Essa era un mostro compos
La Chimera nacque da Echidna e da Tifone(l). Altri dicono da Tifone e da Chedria(m). Essa era un mostro composto di una st
ell’ Acaja, accidentalmente uccise il suo fratello, Bellero, chiamato da altri Alcimeno, o Deliade, o Pirene, o Alcimene(b
i Argivi. Quivi fu accusato di falso delitto appresso lo stesso Preto da Stenobea, o Antea,(d), di lui moglie. Preto, che
ta, ma lo mandò invece a combattere la Chimera. Bellerofonte ricevuto da Nettuno il Cavallo Pegaso, volò per l’aria, assal
imi con poco presidio, sperando che facilmente sarebbe rimasto ucciso da quella ferocissima gente. Bellerofonte in questo
enevano contro i Solimi. Ippoloco salì al paterno soglio. Laodamia fu da Giove renduta madre di Sarpedone, re di Licia(b).
Territorio d’Argo, eravi un mostro orribilissimo, detto Idra, e nato da Tifone e da Eschidna. Avea più teste : alcuni gli
d’Argo, eravi un mostro orribilissimo, detto Idra, e nato da Tifone e da Eschidna. Avea più teste : alcuni gliene numerano
abilmente la morte(g). (9). Le Gorgoni erano tre mostri marini, nati da Ceto, figlia della Terra, e da Forco, Nume marino
Gorgoni erano tre mostri marini, nati da Ceto, figlia della Terra, e da Forco, Nume marino. I nomi loro erano Steno, Euri
ttà dell’ Epiro(b). Numa denomino il secondo mese dell’ anno Febbrajo da februare, ossia lustrare, a motivo de’ sacrifizj,
dicenza(e). Oltre le predette Feste si celebravano le Lemurie. Queste da principio si chiamavano Remurie, perchè le avea i
ali amavano il silenzio(a). (12). L’Acheronte, dicono alcuni, nacque da Cerere senza padre. La di lui madre, temendo i Ti
tendono, che il medesimo sia figliuolo di Titano e della Terra, e che da Giove, perchè dissetò i Titani nel momento, in cu
me entrano nella palude Acherusia(d). Altri sono d’opinione ch’escano da quella(e). Dicesi, che sia questo il primo fiume,
andassero errando per cento anni lungo quelle sponde, agitati sempre da violento desiderio di aver riposo negli Elisj. Qu
a barca alcuno de’ viventi, che non gli avesse mostrato il Ramo d’oro da offerirsi in omaggio a Proserpina. Quello cogliev
il Ramo d’oro da offerirsi in omaggio a Proserpina. Quello coglievasi da un albero, collocato nel mezzo d’una foresta vici
a d’Oceano, e moglie di Pallante o Pirante(c). Pausania lo fa nascere da Acheronte e dalla Terra(d). Apollodoro Grammatico
dalla Terra(d). Apollodoro Grammatico vuole, che abbia tratto origine da una certa pietta, la quale trovavasi nell’ Infern
e Cefisso, e di Liriope, bella Ninfa della Beozia. Era stato predetto da Tiresia, che colui sarebbe vissuto, finchè non av
prima, ma solo per ripetere le ultime parole altrui. Narcisso poi fu da Venere punito. Eravi in que’ luoghi una fonte di
ro sulla terra ad animarvi altri corpi d’uomini o d’animali(f). Non è da confondersi la Metempsicosi colla Palingenesia, o
a, ossia rigenerazione. La prima suppone che il passaggio delle anime da uno in un altro corpo succeda dopo un determinato
upponevasi, che le rapide acque dello stesso fossero fiamme, le quali da ogni lato circondassero il Tartaro(d). (17). L’A
gia, figlio di Marte, e re de’ Lapiti nella Tessaglia ; Tantalo, nato da Etone(d) o da Giove, e dalla Ninfa Plota, e re de
Marte, e re de’ Lapiti nella Tessaglia ; Tantalo, nato da Etone(d) o da Giove, e dalla Ninfa Plota, e re della Lidia(e) ;
che Sisifo indicò ad Asopo il rapimento d’ Egina, sua figlia, fattosi da Giove, trasformato in fiamma di fuoco(h). Altri r
so un carro, che produceva uno strepito simile a quello del tuono ; e da di là lanciava fiaccole accese a guisa di fulmine
cosa Psafone, e sìo felicemente vi riuscì, che gli uccelli, avvezzati da lui a dire che Psafone era un gran Dio, andarono
detto Poeta vuole, che Tantalo siasi appropriato un cane, affidatogli da Giove, affinchè con esso custodisse il di lui tem
che gl’inspirarono nuova vita ; e che in luogo della spalla, mangiata da Cerere, gliene sostituirono un’altra di candidiss
nelle di lui figliuole, Camiro e Clizia. Elleno erano state allevate da Venere, e ficolmate di favori dalle altre Dee. Cr
soggiunge, che quegli ebbe per padre Antione ; Ferecide lo fa nascere da Pisione e da Etone ; ed altri da Marte e da Pisid
e quegli ebbe per padre Antione ; Ferecide lo fa nascere da Pisione e da Etone ; ed altri da Marte e da Pisidice. Issione
dre Antione ; Ferecide lo fa nascere da Pisione e da Etone ; ed altri da Marte e da Pisidice. Issione avea preso in moglie
 ; Ferecide lo fa nascere da Pisione e da Etone ; ed altri da Marte e da Pisidice. Issione avea preso in moglie Dia, a pat
una pietra. Proserpina le corse dietro, e nel riptenderla vide uscire da sotto a quella pietra una sorgente d’acqua copios
rimenti Ercinnie (b). (22). Proserpina nel momento, in cui fu rapita da Plutone, stava raccogliendo secondo alcuni delle
rono in onore di Proserpina le Antesforie, feste così dette da’fiori, da lei raccolti nel predetto tempo (d). In que’giorn
25). Dite da’Greci si riconosce sotto il nome di Pluto (c) ; e vuolsi da Esiodo (d), da Aristofaue (e), e da Igino (f), ch
eci si riconosce sotto il nome di Pluto (c) ; e vuolsi da Esiodo (d), da Aristofaue (e), e da Igino (f), ch’egli non-sia P
o il nome di Pluto (c) ; e vuolsi da Esiodo (d), da Aristofaue (e), e da Igino (f), ch’egli non-sia Plutone, ma ministro d
ch’egli non-sia Plutone, ma ministro di lui, nato nell’Isola di Creta da Cerere e da Iasione. Pluto al dire de’Poeti è cie
sia Plutone, ma ministro di lui, nato nell’Isola di Creta da Cerere e da Iasione. Pluto al dire de’Poeti è cieco, per indi
allorchè trattasi di abbandonarli, spiega le ali, e rapidamente fugge da loro : lo che significa, che le ricchezze d’ordin
enerne l’argento. Argentino era creduto figliuolo di Esculano, perchè da principio le monete erano di rame (b). In Roma fi
, che due figliuoli e una figlia d’un certo Valesio vennero attaccati da gravissima malattia. Il loro padre pregò gli Dei,
a stagnante, bastevole a ristorarla. Volea bere, ma ne venne impedita da certi villani, ch’erano accorsi ad intorbidare qu
uelle acque. Latona chiese agli Dei, che coloro non uscissero mai più da quella palude. Non andò a vuoto l’imprecazione, t
(a). Ovid. Metam. l. I. (5). Pausania dice, che Diomede, ritomando da Troja, ed essendosi salvato da una burrasca appre
Pausania dice, che Diomede, ritomando da Troja, ed essendosi salvato da una burrasca appresso i Trezenj, dedicò un tempio
, che avesse condotto in giro la sua figliuola sopra un carro, tirato da un leone e da un cinghiale. Admeto ebbe da Apollo
ondotto in giro la sua figliuola sopra un carro, tirato da un leone e da un cinghiale. Admeto ebbe da Apollo i due animali
ola sopra un carro, tirato da un leone e da un cinghiale. Admeto ebbe da Apollo i due animali, e con questi avendo eseguit
nò in vita la generosa consorte(b). Altri dicono, ch’Ercole, sorpreso da quel raro esempio di amore conjugale, discese nel
he una fontana, in cui immaginarono, che colei fosse stata convertita da Diana(b). Le donne le sacrificavano, onde procura
i vogliono, Ismenio(b). (14). Tra quelle statue ve n’era una, eretta da Lisandro, Generale degli Spartani, al famoso Indo
che un artifizio per collocare sul trono il figlio di qualche schiava da lui amata ; e però ella si determinò di far perir
iena facoltà di provedere al pùbblico bene(a). Eglino presero il nome da Anfizione, figlio di Deucalione, terzo re d’ Aten
Dei(f). Dicesi, che questi abbia risanato Plutone, gravemente ferito da Ercole(g). (f). Joh. Jacob. Hofman. Lex. Univ.
l’anzicetto fanciullo. Questi, trovandosi in una selva, baciò Apollo, da cui venne preso e regalato di una corona e di una
soprannominato Branchiade(c), e Filesio a cagione del bacio ricevuto da Branco(d). Branco pure dopo morte ebbe un tempio,
e stabilì l’Oracolo d’Apollo. Ivi sposò Racio, Sovrano di quel paese, da cui ebbe il figlio Mopso(g). Trasferitasi in Ital
. L’ Aurora era figlia d’ Iperione e di Tia(e). Alcuni la dicono nata da Titano e dalla Terra(f) ; altri da Pallante, figl
e di Tia(e). Alcuni la dicono nata da Titano e dalla Terra(f) ; altri da Pallante, figlio di Crio(g). Ella precede il Sole
di gran velo, con una stella in capo, e assisa sopra un carro, tirato da quattro(i), o da due cavalli di color bianco o ro
una stella in capo, e assisa sopra un carro, tirato da quattro(i), o da due cavalli di color bianco o rosso(l). Licofrone
, dove gli partorì Mennone, di cuì parleremo altrove (a). Nacque pure da loro il Dio Fosforo, ossia Lucifero, che pariment
nte lo cangiò in cicala(b). (28). Orfeo pretende, che Circe sia nata da Asterope e da Iperione(c). Ella era famosa Maga,
in cicala(b). (28). Orfeo pretende, che Circe sia nata da Asterope e da Iperione(c). Ella era famosa Maga, e applicavasi
(d). (29). Faetonte millantavasi sempre della sua nasoita, originata da un Nunre. Epafo, figliuolo di Giove e della Ninfa
dare almeno per un giorno il di lui carro, insigne lavoro di Vulcano, da cui diffondevasi la luce sulla terra. A tale inch
la quale perciò fu soprannominata Faetontide(b). Febo altresì, preso da grave tristezza per la perdita del figlio, privò
Notisi, che secondo Esiodo(d), e secondo Pausania(e) Faetonte nacque da Aurora e da Cefalo ; è secondo Apollodoro(a) da T
secondo Esiodo(d), e secondo Pausania(e) Faetonte nacque da Aurora e da Cefalo ; è secondo Apollodoro(a) da Titone e da A
ia(e) Faetonte nacque da Aurora e da Cefalo ; è secondo Apollodoro(a) da Titone e da Aurora. Finalmente riguardo alle sore
te nacque da Aurora e da Cefalo ; è secondo Apollodoro(a) da Titone e da Aurora. Finalmente riguardo alle sorelle di Faeto
il di cui figliuolo, Croco, dopo morte per le preghiere delle Muse fu da Giove trasferito tra gli Astri, ove forma la Cost
più famosi Poemi Epici, l’Iliade, l’Odissea, e l’Eneide. Vuolsi, che da Calliope sia nato Jalemo, inventore del canto lug
li se ne stavano, e de’quali pure si parlerà. Si chiamarono Pimpleidi da Pimpla, monte della Macedonia ne’confini della Te
quà ç là trasportarle(h). Questo cavallo nacque colle ali ; e vuolsi da alcuni, che sia stato prodotto dal sangue di Medu
ù alto di tutti i montì della Focide(d). Da prima chiamavasi Larnasso da Larnace, che fu l’arca di Deucalione, la quale er
trasferita dalle acque del Diluvio(e). Acquistò poi il predetto nome da Parnasso, figlio della Ninfa Cleodora e di Cleopo
’Elicona era monte della Beozia, vicino al Parnasso. Fu così chiamato da Elicone, il quale dicesi essere ivi venuto col fr
). Questo fiume fu così denominato dalla Ninfa Castalia, che fuggendo da Apollo, rimase convertita in questo fiume(f). (4
agro(a) ; Plutarco Jagnide(b) ; Apollodoro Olimpo(c). (42). La tibia da principio non avea che tre o quattro buchi. Atene
allo stesso Marsia. Apollodoro poi pretende, ch’egli l’abbia ricevuta da Minerva(f). (a). Hyg. fab. 165. (b). Diod. Si
o Minerva. Questa Dea, suonando il flauto alla presenza degli Dei, fu da Giunone e da Venere avvertita, che il suono di qu
esta Dea, suonando il flauto alla presenza degli Dei, fu da Giunone e da Venere avvertita, che il suono di quello strument
Questi dopo morte fu pianto dalle Ninfe, da’ Satiri, suoi fratelli, e da ogni pastore di que’ dintorni. Da tali lagrime si
iuoli rimaseto insepolti per nove giotni, perchè i Tebani erano stati da Giove cangiati in sassi, e che gli Dei stessi nel
ch’ egli doveva sacrificare il carro a Giove. Gordio si fece dirigere da lei nella forma del sacrifizio, la sposò, e n’ebb
vaticinio : e tanto più, perchè ciò venne çonfermato la notte stessa da tuoni e baleni(b). (a). Nat. Com. Mythol. l. 9.
(d). Paus. l. 7. (48). Quel Lino, il quale comunemente dicesi nato da Apollo e da Terpsicore, vuolsi da alcuni, che abb
l. 7. (48). Quel Lino, il quale comunemente dicesi nato da Apollo e da Terpsicore, vuolsi da alcuni, che abbia tratto i
o, il quale comunemente dicesi nato da Apollo e da Terpsicore, vuolsi da alcuni, che abbia tratto i natali da Mercurio e d
a Apollo e da Terpsicore, vuolsi da alcuni, che abbia tratto i natali da Mercurio e da Urania(b). Egli addestrò molti nel
Terpsicore, vuolsi da alcuni, che abbia tratto i natali da Mercurio e da Urania(b). Egli addestrò molti nel suono della li
gli altri Tamira, Orfeo, ed Ercole, il quale poi, sgridato fortemente da lui, perchè non aveva suonato bene, gli ruppe la
tra certi virgulti, dove i cani finalmente lo lacerarono(d). Non sono da confondersi i due anzidetti Lini con quello, che
. Non sono da confondersi i due anzidetti Lini con quello, che nacque da Urania e da Anfiarao. Anch’ egli fu eccellente mu
a confondersi i due anzidetti Lini con quello, che nacque da Urania e da Anfiarao. Anch’ egli fu eccellente musico, ma ave
fu eccellente musico, ma avendo osato di paragonarsi ad Apollo, venne da questo Nume ucciso. Gli abitanti di Elicona ogni
l corpo di un Rosignuolo(a). (50). Anfione nacque sul monte Citerone da Antiope, figlia di Nitteo. Era peritissimo nella
da Antiope, figlia di Nitteo. Era peritissimo nella Musica. Ricevette da Mercurio una lira, a cui egli v’aggiunse tre coid
valse della medesima, al di cui suono le pietre, divenute sensibili, da se sole si disposero le une sopra le altre con am
ne fu il primo che innalzò un altare a Mercurio nella Grecia per avet da lui ricevuto il predotto strumento. Alcuni preten
to il predotto strumento. Alcuni pretendono che ne sia stato regalato da Apollo(c). Ebbe un fratello, di nome Zeto. Eglino
ia mare. Il naviglio continuò il suo viaggio, e ’l cantore fu portato da un Delfino in Tenero, donde si rimise a Corinto.
da un Delfino in Tenero, donde si rimise a Corinto. Periandro, udito da lui il perverso attentato di que’ marinai, volle,
e acque e delle foreste, allettate dal canoro suo canto, lo seguivano da per tutto, e lo desideravano in isposo. La sola E
più verde degli anni suoi la fece morire. Altri dicono, che fu punta da quell’ animale, mentre fuggiva dal pastore Ariste
Dio, luogo della Macedonia. Altri lasciarono scritto, ch’ egli venne da Giove fulminato nella Tracia, perchè rivelò a gen
bbandonato a sì eccessiva tristezza, che finalmente si diede la morte da se medesimo(b). Le Muse piansero assai la di lui
inità Romana, e Dea de’ cancelli. Il Muratori pubblicò un’ Iscrizione da una tavola di bronzo con due figure. L’ una rappr
gure. L’ una rappresenta Apollo, l’ altra una donna con uno strumento da suono, detto sistro, con un serpente, con un cane
Panteo(f). (c). Nat. Com. Mythol. l. 4. (55). Dafne era pur amata da Leucippo, figlio d’Enomao, re di Pisa. Questi, co
nte omise per piacerle. Apollo, geloso di vedere Leucippo corrisposto da Dafne, inspirò sì a lei, che alle compagne di ess
si allontanò dalla società, e andò a vivere ne boschi, ove fu accolta da Diana, che la ammis’ nel numero delle sue compagn
era per farli in brani, quando Marte, perchè eglino erano discendenti da lui, ottenne, che fossero cangiati colla madre in
li s’innalzarono magnifici monumenti (b). (3). Orione non fu creduto da tutti figlio di Nettuno e di Brille, ma la di lui
to da tutti figlio di Nettuno e di Brille, ma la di lui nascita venne da alcuni diversamente raccontata. Giove, Nettuno, e
opeo o Enopione, o come altri lo chiamano, Ireo (c) o Irieo (d), nato da Nettuno e da Alcione, una delle Atlantidi. Questi
ne, o come altri lo chiamano, Ireo (c) o Irieo (d), nato da Nettuno e da Alcione, una delle Atlantidi. Questi, comechè fos
o della Ninfa, Sida, la quale, come abbiamo riferito, fu fatta morire da Giunone, perchè erasì vantata di essere più bella
rappò gli occhi, e lo scacciò dal suo paese. Passò Orione in Lenno, e da Vulcano vi ricevette per guida uno de’ di lui min
chiamato Cedalione. Da di là si trasferì in Orieute appresso il Sole, da cui gli fu restituita la primiera vista. Fu allor
Lucano vuole, che il predetto scorpione siasi suscitato contro Orione da Diana (a). Orione lasciò due figliuole, Menippe,
de’ loro più preziosi doni. Avvenne, che la Beozia si trovò afflitta da pestilenza. L’Oracolo fece intendere a’ Tebani, c
eno. Plutone e Proserpina ne raccolsero i corpi. Dalla terra, bagnata da quel sangue, sorsero due stelle, che in forma di
corpo delle due anzidette giovani siasi abbruciato da’ Tebani, e che da quelle ceneri si sieno prodotti due giovani coron
ati in astri (c). (a). Job. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (6). Orione da Omero ci si dà a divedere sempre occupato nell’ I
età di quindici anni fu incontrata nella Bassa Tessaglia, sua patria, da Apollo e da Mercurio, l’uno de’ quali era di rito
ici anni fu incontrata nella Bassa Tessaglia, sua patria, da Apollo e da Mercurio, l’uno de’ quali era di ritorno da Delfo
, sua patria, da Apollo e da Mercurio, l’uno de’ quali era di ritorno da Delfo, e l’altro dal monte Cilleno. I due Numi se
di cui si servono i cacciatori ; o perchè ella fu raccolta nelle reti da certi pescatori, allorchè si precipitò nel mare p
ste, e sì ornava di fiorite corone e di verdi tami : Io che si faceva da certi Ministri, chiamati Pollintori(a). Le vesti
lacerazione del petto e de’fianchi sino a sangue : il quale costume e da Solone fu vietato agli Ateniesi, e da’ Decemviri
littori co’fasci, ch’erano scuri, attaccate ad un manico, attorniato da un fascio di verghe. Oltre i fasci vi si portavan
Porta Viminale(b). V’intervenivano pure i Sicinnisti, così denominati da un certo antico ballo, il quale chiamavasi Sicinn
ttà. Le ceremonie, solite a praticarsi in quell’occasione, furono già da noi altrove esposte. Quì notiamo, che non si usò
navano a’poveri e a’plebei, e si chiamavano Puticuli. Erano non lungi da Roma fuoti della porta Esquilina. Mà perchè a mot
si usava un liquore, in cui v’entrava della mirra, ma fu poi proibito da una legge delle dodici Tavole(d). Finalmente la f
stre Diction. Mythol. (14). Altri dicono che Diana fu detta Lafria, da Lafrio, figlio di Delfo, che le eresse il predett
30. (1). Appresso le mentovate statue se ne vedeva pure una, eretta da Lieurgo al Dio Riso. A questo Nume anche la Tessa
ogni anno dei sacrifizj (a). (2). Apollodoro dice, che Cinira nacque da Tanace, e da Sandoco, figlio di Faetonte, e nipot
sacrifizj (a). (2). Apollodoro dice, che Cinira nacque da Tanace, e da Sandoco, figlio di Faetonte, e nipote di Titone e
va del predetto mare trovavasi Abido, ove abitava il giovine Leandro, da cui colei era estremamente amata. Egli non poteva
iorni passare a nuoto il mare, spedì ad Erone un foglio per toglierla da ogni inquietudine ; e che la giovine gli signific
l. 22., Paus. l. 9. (6). Il Buon-Senso ebbe un altro tempio, eretto da M. Marcello dopo la presa di Siracusa (e). (c).
istor. l. 1. (7). Priapo nacque bruttissimo per un incantesimo fatto da Giunone, la quale oltremodo odiava Venere. Questa
di vigna, o d’alloro. Le di lui statue qualche volta sono acompagnate da strostrumentì per coltivare gli orti, da ceste pe
alche volta sono acompagnate da strostrumentì per coltivare gli orti, da ceste per tipori vi le frutta, da una mazza per a
rostrumentì per coltivare gli orti, da ceste per tipori vi le frutta, da una mazza per allontanare i ladri, e da una bacch
este per tipori vi le frutta, da una mazza per allontanare i ladri, e da una bacchatta per impaurice gli uccelli (a). Que’
vittima d’ordinario era l’asino, perchè questo, ossendo rimastovinto da Priapo in una certa questione, lo uccise (d). (
ive del mare celebravano i Misterj di Cerere, a’quali anche l’oggetto da lui amato doveva intervenire. Avvenne, che certi
acco e di Venere, come abbiarno detto ; altri vollero, che fosse nato da Calliope e da Apollo ; ed altri finalmente lo fec
re, come abbiarno detto ; altri vollero, che fosse nato da Calliope e da Apollo ; ed altri finalmente lo fecero discendere
to da Calliope e da Apollo ; ed altri finalmente lo fecero discendere da Bacco e da Urania. Egli ha la figura di giovine b
ope e da Apollo ; ed altri finalmente lo fecero discendere da Bacco e da Urania. Egli ha la figura di giovine biondo, coro
lezza moritarono di essere denominate le Grazie (g). Anche Suadela fu da alcuni annoverata tralle medesime (h). Non si va
si va d’accordo tra’Mitologi sulla loro origine. Servio le fa nascere da Bacco e da Venere, come abbiamo detto (i) ; e Lat
ordo tra’Mitologi sulla loro origine. Servio le fa nascere da Bacco e da Venere, come abbiamo detto (i) ; e Lattanzio da G
fa nascere da Bacco e da Venere, come abbiamo detto (i) ; e Lattanzio da Giove e da Armonia (l). Questi dà a Talia il nome
da Bacco e da Venere, come abbiamo detto (i) ; e Lattanzio da Giove e da Armonia (l). Questi dà a Talia il nome di Pasitea
tri di Egle e del Sole(d). Esiodo finalmente dice, ch’elleno nacquero da Giove e da Eurinome, figlia dell’Oceano(e), la qu
e del Sole(d). Esiodo finalmente dice, ch’elleno nacquero da Giove e da Eurinome, figlia dell’Oceano(e), la quale ebbe pu
Variano i Mitologi sulla genealogia di Cupido. Simonide lo vuole nato da Venere e da Marte ; Esiodo dal Caos(b). Aristofan
tologi sulla genealogia di Cupido. Simonide lo vuole nato da Venere e da Marte ; Esiodo dal Caos(b). Aristofane dice, che
te produsse un uovo, il quale ella avea concepito dal vento Zefiro, e da cui nacque poi Cupido(c). Offeo soggiunge, che Cu
nacque poi Cupido(c). Offeo soggiunge, che Cupido trasse sua origine da Saturno ; e Saffo pretende dal Cielo e dalla Terr
d’ogni altro Nume. La giovine fu situata, ove Apollo avea indicato, e da di là il vento Zefiro la trasferì in un luogo del
dì certe voci, le quali la eccitarono a trattenervisi, ed era servita da invisibili Ninfe. In tempo di notte lo sposo reca
orte, ma il Nume invisibilmente ne la trattenne. Ella andò a cercarlo da per tutto, nè ebbe riguardo di ricorrere per fino
re in un vaso porzione della bellezza di Proserpina, nel ritornarsene da di là, aprì per curiosità il vaso, che dovea tene
esse risvegliata. Lo stesso Nume volò subito dopo al Cielo, e ottenne da Giove, che Venere non si opponesse alle di lui no
e non si opponesse alle di lui nozze con Psiche. Costei finalmente fu da Mercurio trasferita nell’Olimpo, ove, bevuto il n
onte, questi ricusò di dare la pattuita ricompensa. Ercole, assistito da Euripilo, figlio di Desameno, re d’Olene, e da Oi
nsa. Ercole, assistito da Euripilo, figlio di Desameno, re d’Olene, e da Oicleo, figlio d’Anrifato o Tifato, e di Zeusippa
tato con qualche dono. Colei offerì un pennacchio libero, e ricevette da quel momento il nome di Priamo, che conservò poi
reo diedero i loro nomi a due porti di Corinto. Cencreo rimase ucciso da Diana. Pirene per tale fatto versò tante lagrime,
difficile il consultarlo (h), perchè faceva successivamente passaggio da una in un’altra forma, del tutto diversa. Compari
colloquj cogli Dei del mare. Finalmente si annegò, o fu messo a morte da qualche pesce (e). Ovidio narra il fatto diversam
fu assoggettato alla lavanda di cento fiumi, ed esso divenne diverso da quel di prima (a). A Glauco si attribuiva la cogn
nelle quali erasi immersa Scilla, secondo altri vennero infettate non da Circe, ma da Anfitrite, perchè questa s’adirò nel
rasi immersa Scilla, secondo altri vennero infettate non da Circe, ma da Anfitrite, perchè questa s’adirò nel vedere Scill
Scilla vi fosse un altro orrido mostro, chiamato Cariddi. Questo pure da prima era femmina, e poi colpito da Giove col ful
ro, chiamato Cariddi. Questo pure da prima era femmina, e poi colpito da Giove col fulmine, fu ridotto ad essere tale in p
ell’agricoltura. Uno re suoi servi, stanco d’affaticare in una vigna, da lui piantata, gli predisse, che già non ne godreb
della predizione, si appressò alle libbra una tazza di vino, raccolto da quella vigna. Nel momento stesso accorse un certo
e contro quell’animale, e ne rimase ucciso (e). (10). Cencreo nacque da Salamina, figlia del fiume Asopo. Nettuno, avendo
e il nome di sua madre (a). (11). Tafio ebbe per madre Ippotoe, nata da Nestore, e da Lisidice, figlia di Pelope. Egli di
ua madre (a). (11). Tafio ebbe per madre Ippotoe, nata da Nestore, e da Lisidice, figlia di Pelope. Egli divenne re delle
o Pausania poi era re di Tebe nella Beozia(c). Sposò Amaltea Cretese, da cui gli si partorirono due figlis, Nittimene e An
doro(g), e quasi tutti i Mitologi fu Anfitrite. Acesandro poi, citato da Tzetze(h), gli dà per madre Celene. I Poeti ci de
ndo rimasto insepolto sul predetto Istmo, que’ paesi vennero afflitri da grave pestilenza. Si consultò l’Oracolo, e questi
o, e l’altro Melicerta(c). Riguardo a questo, e a Melicerta è inoltre da sapersi, che ambedue si tennero come Divinità mar
agli stessi Dei(d). Igino poi vuole, che i Venti impetuosi sieno nati da Aurora e dal Titano Astreo(e). Zefiro da’ Latini
. Servio lo fa sposare una delle Stagioni, e ne fa nascere Carpo, che da Giove veniva ogni anno trasformata in bellissimo
pellò anche Vulturno(b). Altri però soggiungono, che questo è diverso da quello, e ch’esso fu anche detto Euronoto, perchè
enecla, figlia d’Illo Liparese(i). Eudoso Cnidio dice, ch’Eolo nacque da Ligia figlia d’Attore Caristio(l). Primachè Eolo
ma i Numi cangiarono sì lei, che il marito suo in volatili(b). Non è da confondersi l’anzidetta Alcione coll’altra, figli
Marpesia. Il di lei marito usò dell’arco e delle saette per riaverla da Apollo, che gliela aveva rapita ; ma ne rimase de
o Pantica fu da’ Romani tenuta in somma vencrazione. Così fu chiamata da Tazio, il quale, volendo impadronirsi del Campido
ch’ella faceva le porte delle città in tempo di pace(e). Elio, citato da Varrone(f), crede, ch’ella fosse Cerero stessa, c
divise le spoglie. Queste però vennero per invidia tolte alla giovine da Plesippo e Tosseo, fratelli di Altea, madre di Me
ole di sua sciagura, quando all’improvviso si sentì ardere le viscere da interna violentissima fiamma. Non ne comprendeva
o per opera di Agrio, suo cugino. Fu in seguito ristabilito sul trono da Diomede, suo nipote. Finalmente veggendosi in pre
abilì di ritirarsi nell’Argolide. Morì per viaggio, e il suo corpo fu da Diomede fatto trasferite in una città del Territo
d. Ibid. (c). Id. Ibid. (8). V’ è chi dice, che Erittonio nacque da Vulcano e da Minerva(i). (a). Job. Jacob. Hofma
). Id. Ibid. (8). V’ è chi dice, che Erittonio nacque da Vulcano e da Minerva(i). (a). Job. Jacob. Hofman. Lex. Univ.
si, e ne rimase vincitore. Gli Atenieti, grati al sacrifizio, fattosi da Eretteo pel comune bene, lo annoverarono dopo mor
fo, co’ profumi, o talora coll’ agitare l’aria intorno a ciò, che era da purificare. Quando poi si faceva questa sacra cer
e Dea eguale in potenza a Marte(c). Aveva in Roma un tempio, inalzato da Appio Claudio il Cieco presso il Circo. Si trovav
oè che favorivano indifferentemente tutti i partiti, ed erano adorati da tutte le Nazioni (c). Il culto di Bellona, se era
). Id. Ibid. (6). L’Areopago era un tribunale d’Atene ; così detto da Marte, che i Greci chiamano Ares, e dalla voce pa
rchè quel tribunale era situato sopra una collina, sacra a Marte (f), da che questo Nume ivi trattò la sua causa, quando f
to d’aver dato la morte al mentovato Allirrozio (g). A quel Tribunale da principio si ammetteva indifferentemente qualsivo
dirigevano i giudici nel pronunziare le loro sentenze. Gli Areopagiti da prima si radunavano solo i tre ultimi giorni di c
modo. Dicesi ch’ egli erasi proposto di vendicare il padre suo, vinto da Minerva, allorchè le due Divinità gareggiavano tr
à gareggiavano tra loro nel dare il nome alla nuova città, fabbricata da Cecrope. La vendetta dovea consistero nel recider
Fu ad esse eretto fuori della città di Roma un tempio per voto, fatto da T. Ostilio, quando osservò che le sue truppe pren
ri lo dissero figlio del predetto Nume, perchè appena nato fu trovato da certi pastori in mezzo alle fiamme, senzachè ne a
5 (1897) Mitologia classica illustrata
sì che essi non concepissero i fenomeni naturali se non come animati da uno spirito quasi umano, nè i fenomeni dello spir
ci e dei Romani suol esser detta Mitologia classica, per distinguerla da quella d’ altri popoli. 2. La Mitologia di un pop
astanza fedele dei miti relativi a quelle non lasciandoli contaminare da innesti volgari o sconcie interpolazioni, e ad es
eusi ogni sacra memoria relativa al culto di Demetra mantenevasi pura da ogni profanazione, invece la mitologia volgare, a
a mitologia volgare, abbandonata alla fantasia del popolo, accoglieva da ogni parte mutazioni od aggiunte, che alteravano
le credenze religiose; ma nelle pagine seguenti noi faremo astrazione da questo suo aspetto, e non la considereremo se non
sti la loro ispirazione; anzi molti generi letterari in Grecia ebbero da quelle il primo impulso o da quelle tolsero il mo
molti generi letterari in Grecia ebbero da quelle il primo impulso o da quelle tolsero il motivo fondamentale, e in grand
scolature di pubblici e privati monumenti si ricavarono, com’ è noto, da scene mitologiche. Le arti alla lor volta esercit
ecco perchè in questo libro l’ esposizione dei singoli miti è seguita da un breve cenno illustrato delle principali opere
guita da un breve cenno illustrato delle principali opere d’ arte che da essi trassero l’ ispirazione e vi rappresentano q
anza lunga la schiera dei seguaci di questa dottrina. — In ultimo son da ricordare i nobili studi e i notevoli risultati a
logici non sono altro che una deformazione di frasi immaginose, usate da principio a esprimere i grandiosi fenomeni della
n piccolo strumento composto di due pezzi di legno congegnati in modo da produr fuoco per mezzo della confricazione, strum
non s’ è formato d’ un tratto, ma sorse a poco a poco, incominciando da poche leggende ereditate dai progenitori ariani,
vo, dell’ utile e del dannoso, si rispecchiavano in diverse leggende, da riferirsi a un medesimo essere mitico. Molte caus
celerità; Ermes, nato al mattino, suona già a mezzogiorno colla lira da lui inventata, e dalla culla ov’ è in fasce sfugg
me il loro corpo può essere ferito, così l’ anima può essere afflitta da pene di varia natura; ma ciò non guasta la loro f
i malvagi e vindici d’ ogni umana scelleratezza, non eran però liberi da passioni più o men disordinate, e spesso ci vengo
deli, pronti a ogni sorta di intrighi e di frodi, insonnia non immuni da quelle colpe e disordini ond’ è afflitta l’ umani
gine e somiglianza, pur concedendo loro un cotal grado di superiorità da giustificare la venerazione e il culto che erano
i a lor volta ebbero figli in tutto diversi, l’ Etra e il Giorno, Gea da sè produceva Urano ossia il cielo, le montagne, e
re; Iperione, l’ errante dio della luce e Tea (Theia), l’ irradiante, da cui nacquero i tre esseri datori di luce, Elio il
tessa sua sorte; e così avvenne. Crono temendo di essere detronizzato da uno de’ suoi figli, li ingoiava tutti appena nati
ingannato, ingoiò. Così Zeus fu salvo; e allevato dipoi segretamente da alcune ninfe in una grotta dell’ isola di Creta,
una lotta contro Zeus dei Giganti, nati dalle goccie di sangue sparse da Urano dopo la lotta con Crono. Fra essi erano Pal
grande battaglia che seguì presero parte tutti gli Dei, aiutati anche da Eracle e da Dioniso. I Giganti sopraffatti dovett
glia che seguì presero parte tutti gli Dei, aiutati anche da Eracle e da Dioniso. I Giganti sopraffatti dovettero subire l
cato quindi Saturno con Crono, si favoleggiò che questi, detronizzato da Giove, si fosse rifugiato nel Lazio, ed ivi nasco
ato con faccia torva e accigliata, con la testa coperta all’ indietro da un velo, e con una piccola falce in mano. Un bust
per accogliere nella destra mano. Si ricorda l’ inganno fatto a Crono da Rea, quando gli presentò una pietra in luogo del
libro terzo d’ Orazio, ove il racconto della lotta titanica è seguita da quella savia riflessione: Vis consili expers mol
eo del Museo Nazionale di Napoli rappresenta Giove su un carro tirato da quattro cavalli, in atto di scagliare il fulmine
terra o cadenti. Noi presentiamo nelle fig. 2 e 3 due gruppi ricavati da rilievi marmorei di un altare di Giove in Pergamo
entre a sinistra un altro gigante, già fulminato, si solleva a stento da terra in atto di chieder grazia. Il secondo grupp
ome vincitrice in lotta contro un gigante e vicina a esser incoronata da una Niche; in fondo si scorge la figura di Rea ch
Posidone, le sorelle Era, Estia e Demetra, i figli Ares, Efesto, nati da Era, Apollo ed Artemide nati da Leto, Atena uscit
e Demetra, i figli Ares, Efesto, nati da Era, Apollo ed Artemide nati da Leto, Atena uscita dal cervello di Zeus, Ermes na
Artemide nati da Leto, Atena uscita dal cervello di Zeus, Ermes nato da Maia e Afrodite nata da Dione. Salvo Posidone, tu
Atena uscita dal cervello di Zeus, Ermes nato da Maia e Afrodite nata da Dione. Salvo Posidone, tutte queste divinità, ins
ava toccasse il cielo e ivi sorgessero i palazzi degli Dei fabbricati da Efesto. Gli Dei minori poi erano innumerevoli e a
unisce lo spergiuro. Il sacro dovere dell’ ospitalità è pure tutelato da Zeus Xenios (Hospitalis); a nome di lui si presen
bole, impotente come tutti i bambini degli uomini. A stento sottratto da Rea alla crudeltà di suo padre, venne allevato, i
n l’ Oceanide Metis (l’ assennatezza), ma ben presto temendo nascesse da lei un figlio che gli togliesse la signoria dell’
po egli conobbe Temi (Themis), appartenente alla famiglia dei Titani, da cui generò le Ore e le Parche. Il Zeus di Dodona
be in moglie Dione, la madre di Afrodite; quello d’ Arcadia ebbe Maia da cui nacque Ermes (Hermes). Inoltre, con Demeter Z
s (Marte) ed Efesto (Hephaistos, Vulcano). Tra le donne mortali amate da Zeus, la più celebre è Semele, figlia di Cadmo il
petto a questi molteplici amori attribuiti dalla leggenda a Zeus, son da notare due cose: prima che spesso il linguaggio m
one di Apollo e Artemide significa l’ unione del cielo e della notte, da cui provengono i raggi del sole e quelli della lu
gentesi a lui con una benda, simbolo di vittoria, quasi significasse: da te vien la forza, da te il vincere. Nel volto era
benda, simbolo di vittoria, quasi significasse: da te vien la forza, da te il vincere. Nel volto era mirabilmente armoniz
i culto, una palla sotto o vicino al trono, come segno dell’ universo da lui governato, infine la Niche o Dea della vittor
Specialmente erano celebrate le sacre nozze delle due deità celesti, da cui si faceva dipendere tutta la feracità della t
na e tale che non esitava a perseguitare accanitamente le donne amate da Zeus e la loro discendenza; do ve ricordiamo che
di strano e d’ immorale che a prima vista presentano. Così Io, amata da Zeus e mutata da Era in vacca e data a custodire
mmorale che a prima vista presentano. Così Io, amata da Zeus e mutata da Era in vacca e data a custodire ad Argo dai cent’
Micene. Ivi trovavasi la più bella e preziosa statua della Dea, fatta da Policleto di Sicione, artista poco più giovane di
tutela; Iuno Lucina presiedeva all’ atto del nascere, ed era invocata da chi stava per divenir madre; Iuno Pronuba presied
fizi. Alla Iuno Lucina era dedicato il primo d’ ogni mese. — Ancora è da ricordare la Iuno Moneta, così invocata in ringra
amento d’ un avviso (monere — avvisare) che si credeva aver ricevuto da lei in occasione d’ una pubblica calamita. Per co
iati in serpi, il corpo fatto squamoso, lo sguardo reso si terribile, da impietrare chi la riguardasse. Quando Perseo l’ u
ea protettrice delle città e degli stati (detta perciò Athena Polias, da polis, città, stato); essa favorisce la coltura,
o sviluppo, la vera patria di Pallade Atena fu la città che ebbe nome da lei, anzi l’ intiera regione Attica. Per il posse
avevano il locale per le adunanze loro i poeti; il secondo aveva nome da Minerva Capta o Capita, ossia l’ ingegnosa, essen
Aracne che avendo voluto competere colla Dea nell’ arte del ricamo fu da lei punita e mutata in ragno. Ben più numerose le
gli artisti greci nel rappresentare la Dea, ma furono tutti superati da Fidia, il quale non solo curo l’ ornamentazione p
ella Medusa; la testa difesa coll’ elmetto attico, adorno sul dinanzi da una figura di sfinge, e sul lati da due grifoni i
lmetto attico, adorno sul dinanzi da una figura di sfinge, e sul lati da due grifoni in alto rilievo, simbolo quello della
no. In tutti questi monumenti la figura di Atena appar contrassegnata da una grande dignità di linee, qual convenivasi all
tà di linee, qual convenivasi alla casta e vergine Dea, e ad un tempo da tutto quel che indica ferma volontà e forza. Dell
pugnasse contro i tenebrosi nemici; la leggenda ce lo rappresenta fin da giovinetto in lotta contro il gigante Tizio (Tity
Tizio (Tityos), nato dalla terra, che avendo osato offendere Leto fu da Apollo ucciso; e contro il serpente Pitone (Pytho
eribili agli effetti della luce e del calore solare. E per i benefizi da lui apportati alla vegetazione, Apollo era venera
ra (di qui il nome del mese Targelione, o Maggio); era soprannominato da alcuni Sminteo (Smintheus, da sminthos, topo), pe
rgelione, o Maggio); era soprannominato da alcuni Sminteo (Smintheus, da sminthos, topo), perchè distruttore dei topi che
da sminthos, topo), perchè distruttore dei topi che rodono le biade; da altri Parnopio (Parnopios da parnops cavalletta)
istruttore dei topi che rodono le biade; da altri Parnopio (Parnopios da parnops cavalletta) perchè difesa contro le caval
e che domina d’ inverno; onde il soprannome di Apollo Licio (Lycius, da lycos, lupo). D’ altra parte il sole estivo è pur
ro è il mito di Giacinto (Hyacinthus), il bel giovane Spartano, amato da Apollo per la sua straordinaria bellezza, e da lu
iovane Spartano, amato da Apollo per la sua straordinaria bellezza, e da lui ucciso con un involontario colpo di disco men
issipa quelle della notte; e persino i perseguitati dalle Furie solio da lui compassionati e difesi; di che la leggenda di
rdotessa del Dio, assisa su un tripode sopra una apertura del terreno da cui esalava un vapore innebriante, era invasa da
apertura del terreno da cui esalava un vapore innebriante, era invasa da una specie di estasi, durante la quale, in mezzo
nvulsivi del corpo, la schiuma alla bocca, articolava oscure sillabe, da cui poi i sacerdoti ricavavano il divino responso
ttro anni feste solenni con varii giochi, che dicevansi istituiti già da Teseo. 4. L’ Apollo della mitologia romana non è
tempio in Roma fin dal 325/429, in occasione d’ una grave epidemia. E da allora si estese il culto sempre più. Al tempo de
to, che attribuiva la vittoria d’ Azio principalmente all’ aiuto dato da questo Dio; onde gli eresse uno splendido tempio
lo per Dafne ritrosa, e il mutamento di costei nella pianta di lauro, da quel momento divenuta sacra al Dio. Così lo fa pa
n Apollo Citaredo, ammirato per la sua bellezza nei secoli seguenti e da Augusto trasportato a Roma dopo la vittoria di Az
e traverso a ombrose montagne, in luoghi deserti e boscosi, scortata da un coro di ninfe leggiadre, preceduta dagli arden
te Algido presso Tuscolo; ma più celebre di tutti fu il tempio eretto da Servio Tullio sul Monte Aventino, che era tempio
ai Latini. Il 34o carme di Catullo, è una preghiera innalzata a Diana da un coro di fanciulli e fanciulle; ivi è salutata
deggianti selve, delle strade più riposte e dei fragorosi torrenti »; da lei si riconoscono i prodotti annui della terra,
arabile. Non ostante tanto impeto e furia, venne pero vinto in guerra da Atena; espressione simbolica del maggior valore c
nfronto della forza selvaggia e temeraria. E quando cadde Ares ferito da Atena, ricoperse del suo corpo uno spazio di sett
le strade pubbliche, tagliava la testa ai viandanti, finchè fu ucciso da Eracle; e del selvaggio re tracio Diomede che pas
e pasceva i suoi cavalli con carne umana, finchè fu ucciso anch’ egli da Eracle e dato in pasto a’ suoi cavalli istessi; e
i trovati in segreto convegno nella casa di Efesto, questi, avvertito da Elios, il sole che tutto vede, comparve improvvis
dente coppia, onde n’ ebbero sollazzo tutti gli Dei e le Dee chiamati da Efesto a contemplare il gustoso spettacolo. Secon
dicava dei delitti di sangue. Culto speciale aveva in Tracia, abitata da genti rozze e dedite alla guerra, le quali lui ve
ommo degli Dei. 3. Il Dio italico identificato con Ares è Marte. Ma è da notarsi che in origine Marte non era già dio dell
rlo, ne fece fabbricare altri undici somigliantissimi a quello, tanto da non poteri distinguere. I dodici ancilia così ott
na Claudio Claudiano nel carme contro Rufino, dove dice che, invocato da Stilicone perchè venga a difendere i suoi Traci,
data ad Efesto in moglie Afrodite, ed altre leggende, registrate già da Omero ed Esiodo, gli facevan compagna una delle G
lo scorrer del bronzo fuso e dell’ oro nelle forme, il ferro battuto da pesanti magli mossi dai Ciclopi. Altri narrarono
e parti delle leggende di questo Dio. L’ aneddoto di Venere, sorpresa da Vulcano con Marte, narrato nel famoso passo dell’
0 e segg.) In rapporto con Venere e le Grazie Vulcano ci è presentato da Orazio là ove dice (Od. 1,4,5): Iam Cytherea cho
vista ne sarebbe stata disaggradevole. Pero zoppa era la statua fatta da Alcamene, di cui parla Cicerone nel primo libro D
atio non deformis ‌ 12. Del resto lo si figurava in berretta e abito da operaio (exomis, sorta di tunica che lasciava nud
Si hanno ben pochi monumenti antichi di Efesto. La fig. 23 è ricavata da un busto che conservasi in Vaticano. VIII.
do alcuni Ermes non è altro che il crepuscolo. Le giovenche di Apollo da lui rubate sarebbero i raggi solari che il crepus
gi solari che il crepuscolo della sera par nasconda in qualche abisso da cui viene il domane a riprenderli il sole. Second
ro mito relativo ad Ermes è l’ incarico datogli di liberare Io, amata da Zeus, cui Era gelosa aveva trasformata in vacca e
porto col mondo umano, le altre col mondo sovrannaturale. Cominciando da queste ultime, Ermes era anzitutto il messaggiero
uccidere Agamennone; fu mandato ad Enea per indurlo a subita partenza da Cartagine. Già abbiamo ricordato l’ incarico più
da Cartagine. Già abbiamo ricordato l’ incarico più difficile datogli da Zeus di uccidere Argo dai cento occhi, custode di
Dei, Ermes portava sempre il caduceus. Era la verga stessa donatagli da Apollo, e constava di tre rampolli, di cui uno er
serpenti intorno attorcigliati. Siccome i sogni si credeva venissero da Zeus, così Ermes, come messaggero di Zeus, era an
denominazione delle erme, ossia di quelle pietre quadrate, sormontate da una testa o anche da due addossate, che si colloc
rme, ossia di quelle pietre quadrate, sormontate da una testa o anche da due addossate, che si collocavano nei crocicchi e
tardi Mercurio si identificò con Ermes, ma si avverta che il bastone da araldo, il caduceo, non fu mai adottato dagli ara
endere la guerra troiana; era ciò un compenso per la celebre sentenza da lui Paride pronunziata, allorquando dovendo scegl
ane, onde Afrodite era innamorata, morisse durante una caccia, ucciso da un cinghiale. Ella, addoloratissima, prego Zeus d
tempio sul Campidoglio, e della Venus Genetrix, venerata soprattutto da Giulio Cesare che faceva discendere da lei per vi
Genetrix, venerata soprattutto da Giulio Cesare che faceva discendere da lei per via di Enea la sua famiglia, e che a lei
nere e Roma, alle quali uno splendido tempio doppio fu eretto in Roma da Adriano. 4. Il nascimento e la storia di una dea
ne toccarono nelle loro opere. Oltre l’ inno omerico ad Afrodite, son da ricordare gli autori che celebrarono specialmente
ella dolce stagione è annoverata anche la danza delle Grazie, diretta da Venere; il luogo fu già da noi citato dove si dis
erata anche la danza delle Grazie, diretta da Venere; il luogo fu già da noi citato dove si discorreva di Vulcano (pag. 90
uscire dalle onde alla vita. Celebre tra l’ altre la Venere scolpita da Prassitele per quei di Cnido, posta nel loro temp
ta figlia maggiore di Crono e Rea, quindi sorella di Zeus e di Era; è da notarsi pero che nei poemi omerici non è mai menz
’ ella aveva voluto rimaner vergine, e che anche sollecitata di nozze da Posidone ed Apollo, aveva opposto un deciso rifiu
monie religiose era nominata la prima, onde il proverbio « cominciare da Estia », e la leggenda che Estia nella divisione
rice dello Stato. Il più antico tempio di lei, che si credeva fondato da Numa Pompilio, sorgeva alle falde del Palatino vi
luce il sito preciso. Ivi si son trovate parecchie statue di Vestali, da cui si rileva qual ne fosse il portamento (fig. 2
ano sul focolare varii cibi e si conducevano al tempio di Vesta asini da macina inghirlandati e con pani appesi all’ intor
a nell’ arte statuaria. La causa dev’ essere in parte quella espressa da Ovidio nel sesto dei Fasti, dove parlando del tem
chicchera con lungo manico usata nei sacrifizi), lo scettro. È anche da notare che l’ indice della mano sinistra è un ris
opera di Giano; onde era invocato cogli epiteti Patulcius e Clusius ( da patere, essere aperto, e claudere, chiudere). Sul
ecialmente signore di tutti i passaggi, delle porte grandi e piccole ( da Ianus, ianua — la porta). Gli archi di passaggio,
mpo. Egli iniziava il nuovo anno, di cui il primo mese era denominato da lui, Januarius, Gennaio. E il primo dì dell’ anno
nia religiosa, in onor di qualsiasi divinità, doveva essere preceduta da una preghiera a Giano. Tra i fatti più notevoli d
ccasione il comandante dell’ esercito faceva un sacrifizio a Giano, e da quel momento per tutta la durata della guerra si
i Giano; le curie, inaugurando ogni loro adunanza, prendevan le mosse da una preghiera a lui; e dei pari nella vita privat
che dal vecchio foro conduceva al foro di Cesare. Lo si diceva eretto da Numa, ed era appunto il tempio le cui porte si te
a sul Quirinale; il qual tempio fu rifatto nel 411 di R. (293 av. C.) da L. Papirio Cursore e ornato delle spoglie Sanniti
aversata l’ immaginazione popolare avevagli assegnato un carro tirato da quattro focosi destrieri; nè a tutta prima si pen
a notte navigasse sull’ oceano entro un battello d’ oro fabbricatogli da Efesto, e così tornasse al paese degli Etiopi dov
vinosa del sole d’ estate i cui effetti possono essere temperati solo da Giove con opportuni temporali. 2. Il dio Elio ave
e proporzione delle membra; ma soli 60 anni dopo eretta, fu distrutta da un terremoto. — Anche la caduta di Fetonte trovas
tti dell’ oceano per percorrere la volta celeste sul suo carro tirato da due cavalli bianchi. Si favoleggiò pure de suoi s
e un altro antichissimo santuario di lei era sull’ Aventino, fondato da Servio Tullio. Come Dea mensile era festeggiata l
ezza splende argentea, nascondono la loro viva luce; pensiero imitato da Orazio, ove paragona lo splendore della famiglia
nte la rappresentazione della luna, comunemente sul suo carro, tirato da due cavalli o da giovenchi; tale ad es., la già r
azione della luna, comunemente sul suo carro, tirato da due cavalli o da giovenchi; tale ad es., la già ricordata figura d
e sul monumenti sepolcrali l’ immagine di Endimione dormente visitato da Selene. Essa è contrassegnata dalla mezzaluna sul
ella sposò il re de’ Troiani Titone. Per lui chiese e ottenne in dono da Giove l’ immortalità; se non che, essendosi scord
i Etiopi, quello che essendo venuto in soccorso dei Troiani fu ucciso da Achille. D’ allora in poi piange Eos incessanteme
in un episodio del 13o delle Metamorfosi, dove, riferita la preghiera da lei rivolta a Giove perchè qualche funebre onore
in onore del morto, mentre l’ Aurora: …………………………… pias Nunc quoque da t lacrimas et toto rorat in orbe 18 . Su vasi e
are i cavalli del sole, o fornita d’ ali vola per l’ aria intanto che da un vaso versa sulla terra la rugiada. Nel grande
lla mitologia. Tali anzitutto le stelle del mattino e della sera, che da principio erano credute stelle diverse, denominat
fiaccole in mano. 2. Molte leggende correvano intorno ad Orione, già da noi menzionato come sposo di Eos, e come cacciato
per compassione le mutarono in stelle. Il loro nome derivano gli uni da un verbo greco che vuol dire « piovere »; altri r
a mandra di porcellini, che sarebbe simbolo di fecondità. 5. Infine è da notare Arctos, l’ Orsa, detta anche il Carro. La
ficava con Callisto, una ninfa Arcade, del seguito di Artemide, amata da Zeus epperò perseguitata da Artemide per ayer off
fa Arcade, del seguito di Artemide, amata da Zeus epperò perseguitata da Artemide per ayer offeso la legge della castità,
rò perseguitata da Artemide per ayer offeso la legge della castità, e da Zeus portata in cielo. I Latini chiamavano questo
ca raccontava appunto di Orizia (Oreithyia) figlia di Eretteo, rapita da Borea mentre stava giocando sulle rive dell’ Ilis
ti nella storia degli Argonauti. Leggasi su ciò la narrazione scritta da Ovidio nell’ ultima parte del sesto delle Metamor
lia, sotto la custodia di Eolo loro re, il quale ricevutone l’ ordine da qualche Dio, apriva loro un passaggio e lasciava
vento di ovest-nord-ovest (soffiava dalla Iapigia verso la Grecia, e da Onchesmo città dell’ Epiro verso le terre orienta
nti del canto e compiacentisi dei luoghi solitari, ombrosi e irrigati da limpidi ruscelli. Due regioni greche furono parti
pure uno stilo o una cassa di libri, non sempre facile a distinguersi da Clio; Urania un globo celeste e una bacchetta; Me
oesia, arti dalle Cariti ricevevano la loro più alta consecrazione, e da loro pure derivavano la sapienza, la virtù, l’ am
’ uomo simpatico a’ suoi simili. Le Cariti erano oggetto di culto fin da antichi tempi in Orcomeno di Beozia dove un santu
o e altrove. Le feste in loro onore, le Caritesie, erano accompagnate da gare musicali e poetiche. Spesso erano messe in r
resso i Romani si veneravan le Grazie, identiche affatto alle Cariti, da cui n’ era stata tolta l’ idea. 3. Che queste Dei
ento dipende, e se v’ è alcun savio, alcuno bello, alcuno illustre, è da voi; e neanche gli Dei senza le sante Cariti non
amente rose e mirti; talvolta anche con strumenti musicali o con dadi da giuoco; per lo più si figuravano con mani e bracc
poli sulla terra. Le Ore alla lor volta, come ministre di Zeus, erano da Omero dette le portinaie del cielo; ora ne richiu
one dell’ autunno; ma i nomi più comunemente accolti eran quelli dati da Esiodo, Eunomia, Diche e Irene, ossia l’ ordine l
e ivi venivasi a offrir sacrifizio tre volte l’ anno. Dopo fu eretto da Vespasiano uno splendido tempio nelle vicinanze d
ti, secondo le stagioni volute rappresentare. La nostra fig. 38 tolta da un rilievo del Museo Campana, ora a Parigi, rappr
oggetto di maggior venerazione. È celebre la statua di Irene scolpita da Cefisodoto, della giovane scuola ateniese, di cui
della giovane scuola ateniese, di cui credesi un’ imitazione l’ opera da noi riprodotta nella fig. 39 che è nella Gliptote
; altri ne istituì Cesare dopo la vittoria di Farsalo. Più di tutte è da ricordare la statua di bronzo eretta da Augusto n
ia di Farsalo. Più di tutte è da ricordare la statua di bronzo eretta da Augusto nella Curia Iulia dopo la vittoria d’ Azi
r riportata vittoria, come l’ iscrizione dice, avevano fatto eseguire da Peonio di Mende della scuola di Fidia e consecrat
nave. Era questa la statua eretta a ricordo della vittoria riportata da Demetrio Poliorcete sopra Tolomeo I (306 av. C.).
Dei; tale apparisce già in Omero. Essa va con velocità straordinaria da un capo all’ altro del mondo, penetra anche nelle
a figlia di Taumante e dell’ Oceanina Elettra, sorella delle Arpie. È da notare che nella mitologia posteriore Iride diven
Come Ebe, così Ganimede (Ganymedes) aveva in Olimpo il compito di far da coppiere agli Dei. Omero dice che era figlio del
e era figlio del re Troiano Tros, e che per la sua grande bellezza fu da Giove assunto in cielo, reso immortale e adibito
leggenda nella ultima sua forma, secondo la quale Ganimede era amato da Giove. Anche questo è il racconto a cui si attien
a divinità dell’ Amore, ebbe pei Greci un doppio significato; giacchè da una parte era il Dio cosmogonico, già da noi rico
doppio significato; giacchè da una parte era il Dio cosmogonico, già da noi ricordato, rappresentante della forza di attr
i, che la povera Psiche non sarebbe in grado di prestare se non fosse da invisibili potenze aiutata. Infine, essendo essa
nze aiutata. Infine, essendo essa discesa all’ inferno per farsi dare da Persefone certa scatola voluta da colei che era l
discesa all’ inferno per farsi dare da Persefone certa scatola voluta da colei che era la sua signora, e avendola per curi
uo aiuto; allora le sue sofferenze furon finite, perchè Amore ottenne da Giove che Psiche fosse accolta in cielo tra gli i
l mondo. b) Asclepio-Esculapio. 1. Asclepio era nato, dicevasi, da Apollo e da Coronide, una figlia del re tessalo F
b) Asclepio-Esculapio. 1. Asclepio era nato, dicevasi, da Apollo e da Coronide, una figlia del re tessalo Flegias, ed e
i alla benefica natura, ai miti raggi del sole, e Coronide aveva nome da corone, la cornacchia, uccello di lunga vita. Con
che risana; e tra i suoi figli, oltre i due celebri medici ricordati da Omero, Podalirio e Macaone, annoveravasi Igiea (H
vatore, amicissimo degli uomini, e adducendo le guarigioni miracolose da lui operate, le sue epifanie, i suoi oracoli. 4.
ale che si ringiovanisce; e questa serpe o si rappresentava carezzata da lui, o avvolgentesi intorno ad un bastone da lui
rappresentava carezzata da lui, o avvolgentesi intorno ad un bastone da lui tenuto. Tale si scorge in una statua del Muse
giovane donna, sana e robusta e nell’ atteggiamento simbolico di dar da mangiaro a un serpente. IV. Divinità del Dest
o un’ intonazione morale, spesso fanno cenno di Nemesi e delle misure da lei prese contro persone troppo felici e per ciò
mpli di Preneste e di Anzio. Il primo tempio alla Felicitas fu eretto da Lucullo nell’ età di Silia e venne arricchito di
nate nelle opere letterarie; basti ricordare l’ inno a Tiche composto da Pindaro, di cui però si conservano ora pochi fram
sima che è nel Braccio nuovo del Vaticano. La fig. 50 è pure ricavata da una statua del Vaticano; è copia di un antico lav
n individuo sia assistito, guidato nelle varie congiunture della vita da un Dio speciale; questi Dei speciali i Greci li c
talici Genii; e così popolaron di Dei le case, le città, le campagne) da loro si aspettavano prosperità di eventi, e ricch
acconti, specialmente in Grecia, paese così riceo di acque correnti e da tutte parti a contatto col mare. I. L’ Oceano e
termini, si credeva che i fiumi avessero tutti origine dal gran mare da cui gli antichi immaginavano circondata la terra,
o dell’ abbondanza, e la sorgente Aretusa, che la favola diceva amata da Alfeo e seguita da lui sotto al Mar Ionio fino in
e la sorgente Aretusa, che la favola diceva amata da Alfeo e seguita da lui sotto al Mar Ionio fino in Sicilia. Gli Dei f
uente e due piccole corna in fronte; per lo più appoggiati a un’ urna da cui esce abbondevole corso d’ acqua, e forniti di
pure si ammira una bella statua del Tigri, la cui testa fu ristaurata da Michelangelo. II. Ponto e la sua stirpe.
, figlio di Eaco, perche un oracolo aveva predetto che il figlio nato da lei sarebbe divenuto più grande del padre. Sia ri
ntazione monumentale delle Arpie si trova nel Museo Britannico, tolta da un sepolcro trovato a Xanto nell’ Asia Minore. Iv
itasse in uno splendido palazzo; e di là movesse su un cocchio tirato da terapestosi cavalli, dall’ unghie di bronzo, per
i dovette dare in pasto la figlia del re, Esione, che fu poi liberata da Eracle. Un fatto analogo si ha nella leggenda di
ella leggenda di Andromeda esposta pure a un mostro marino e liberata da Perseo; leggenda di cui riparleremo. Invece la na
più fioriva nelle terre delle coste e nelle isole. Nell’ interno son da ricordare pel culto di Posidone la Tessaglia, che
po Marzio. I Romani davan per moglie a Nettuno la dea marina Salacia ( da salum, mare; altri nominano come moglie Venilia,
ono vicino a Posidone o su mi carro con lui, circondata e corteggiata da Tritoni e Nereidi in groppa a cavalli, tori ed al
omo e mezzo pesce è descritto minutamente già in Apollonio di Rodi, e da lui trasse Virgilio il suo:                 … im
suono della conchiglia che rabbonisce le onde agitate è ben descritto da Ovidio nel primo delle Metamorfosi, dove si racco
ereide riluttante. VI. Proteo. Era Proteo un servo di Posidone, da lui incaricato di custodirgli il gregge delle foc
a lui volontà divina. Questo è narrato e descritto con vivaci colori da Omero nel quarto dell’ Odissea, dove Menelao parl
parla del proprio viaggio in Egitto; e il passo fu abilmente imitato da Virgilio, nel quarto delle Georgiche, ove narrasi
zia orientale sull’ Euripo. Quivi era viva la leggenda che egli fosse da principio pescatore; e che un giorno, fatta la su
tale sovreccitazione che si gettò in mare, dove benignamente accolto da Oceano e Teti, e purificatosi di tutte le debolez
naufraghi e attribuitogli anche il dono della protezia. Questo culto da Antedone si diffuse a molte altre città litoraneo
to argomento predilotto della poesia. Pindaro ed Eschilo, sollecitati da quel diantedone, come dice Pausania (9, 22, 7), o
entava salvare l’ altro figlio, finchè tutte due si gettarono in mare da un alto scoglio, fra Megara e Corinto. Dice Dante
tanto insano    Che veggendo la moglie con due figli    Andar carcata da ciascuna mano, Gridò: « Tendiam le reti, si ch’ i
Dio italico identificare Ino e Palemone, si scelsero Mater Matuta già da noi ricordata come dea del mattino, e Pater Portu
usione dei Baccanali, sotto il nome di Stimula; ivi le Menadi aizzate da Giunone avrebbero voluto strapparle il fanciullo;
aiutò e Carmentis le offrì ospitalità; ond’ ella poi non si mosse più da Roma. 3. La favola d’ Ino molto piacque ai poeti
lemone era rappresentato come un bellissimo giovane portato in groppa da un delfino, ovvero in braccio alla madre in atto
ale per riprender vigore in primavera? È dunque naturale che, indotti da queste riflessioni, gli antichi abbiano creata tu
passionato e rumoroso, di qui il culto e le leste dette orgiastiche ( da una parola greca che significa sovreccitazione de
da una parola greca che significa sovreccitazione dell’ animo). È poi da notarsi che il concetto di tali divinità, e speci
e si credesse sorta la terra dalle tenebre del Caos, come essa avesse da sè prodotto Urano e Ponto, e di poi con essi cong
ntorniata di bambini, una cornucopia in una mano, un vitello giacente da lato, a significare la prospera agricoltura. Una
ui favoleggiavasi che la Dea amasse andare attorno su un carro tirato da leoni, o pantere, e col corteo de’ suoi sacerdoti
e. Di che afllittala Dea, ordinò in onor di lui una cerimonia funebre da celebrarsi nell’ equinozio di primavera. I Coriba
erata come l’ idolo di Cibele, e che forse era una pietra meteoritica da secoli conservata nel tempio di Pessinunte. Fu po
le fu subito votato un tempio, che fu dedicato nel 563/191 poco lungi da quello di Apollo Palatino, tempio che più volte f
atino, tempio che più volte fu distrutto e ricostruito, tra gli altri da Augusto. Anche in Roma i sacerdoti di Cibele, det
ttà di Tebe; e sua madre era Semele, una delle figlie di Cadmo, amata da Zeus. A costei l’ amore di Zeus fu fatale, perche
cura di Sileno, Dioniso pianta la vite, e s’ innebria dell’ umor che da essa cola e allora compiacesi di girare di luogo
n bel ragazzo col capelli ricciuti e il mantello di porpora, fu preso da alcuni pirati Tirreni che ideavano portario con s
i che saltando in mare dove lo accolse Tetide; ma Licurgo fu accecato da Zeus ed ebbe accorciata la vita, come in Omero si
ambiandolo per un tralcio di vite, e fu poi sbranato sul monte Pangeo da selvaggi cavalli aizzatigli contro da Dioniso. Li
u poi sbranato sul monte Pangeo da selvaggi cavalli aizzatigli contro da Dioniso. Licurgo è il lungo inverno di Tracia, ch
monte Citerone. Ma sua madre che trovavasi tra le Baccanti, invasata da sacro furore, l’ uccise avendolo scambiato per un
ell’ isola di Nasso. Questa figlia di Minosse cretese, era renuta via da Creta seguendo Teseo cui essa aveva aiutato a usc
a quando, svegliatasi, si vide sola in un’ isola deserta, abbandonata da colui ch’ ella aveva tanto amato? Diè in ismanie,
ioniso. Questi vedutala se n’ innamora e la fa sua sposa, ottenendole da Zeus l’ immortalità. Ella gli fu d’ allora in poi
essendo egli destinato al dominio supremo del mondo, i Titani aizzati da Era, lo presero fanciullo e tagliarono a pezzi e
ndonandosi a movimenti incomposti, quali suggeriva la sovreccitazione da cui erano invasate. Intanto cantavano inni a Dion
la stagione della vendemmia per lesteggiare il raccolto fatto. È però da notare che le feste italiche non avevano quel car
l’ antica letteratura, non si può in poche linee, tante sono le opere da questo Dio e dal suo culto ispirate. Già il ditir
nte le Anacreontiche; ricordiamo la festa bacchica così ben descritta da Aristofano negli Acarnesi; ricordiamo la grande o
i riproduciamo colla fig. 58; essa è di rara bellezza e probabilmente da ricondurre a un’ originale greco. Anche è freq
preda; i così colpiti erano dai Latini chiamati linfatici (lymphatici da lympha = nympha). Secondo il regno della natura i
lore, si ridusse a non esser più altro che voce. Ma Narciso fu punito da Afrodite, perchè accostatosi per dissetarsi a una
esenza delle ninfe. Le leggenda di Dafni è ricordata più d’ una volta da Teocrito ne’ suoi idillii, e diè poi argomento a
utto i rilievi dov’ esse son rappresentate in atto di danzare guidate da Ermes, al suono della zampogna di Pane. Le Naiadi
i hanno particolari attributi riferentisi all’ acqua, come rane, vasi da attinger acqua, conchiglie. — Non infrequenti son
ncagnato, capelli arruffati, orecchie caprine, e una codetta dietro o da cavallo o da capra, con tutte le altre membra uma
elli arruffati, orecchie caprine, e una codetta dietro o da cavallo o da capra, con tutte le altre membra umane. Vivevano
« Satiri », se ne composero altresi nella età alessandrina, per es., da Timone di Fliunte, non più in verità per rapprese
di reggersi in piedi, seguisse Dioniso a caval d’ un asino e sorretto da giovani Satiri. Gli orfici poi si formarono un al
ie avesse visto al suo padrone; poi rigetto la terra nel fosso. Sorto da quel punto un boschetto di tremule canne, queste
so. Sorto da quel punto un boschetto di tremule canne, queste agitate da leggieri venticelli, ripetevano le parole mormora
racconti di Marsia e Mida hanno avuto la loro più bella forma poetica da Ovidio, il quale discorre del primo nel sesto del
lle Metamorfosi, descrivendone il supplizio con tal forza ed evidenza da destar raccapriccio; e parla dell’ ultimo nell’ u
di guardare con meraviglia e curiosità insieme il flauto gettato via da Minerva. Anche il Marsia appeso all’ albero e sco
ttato via da Minerva. Anche il Marsia appeso all’ albero e scorticato da Apollo offrì argomento a lavoro di scultura del 2
erato solamente dagli abitanti della montuosa regione dell’ Arcadia e da altre popolazioni dedite alla pastorizia, ma che
popolazioni dedite alla pastorizia, ma che più tardi fu riconosciuto da tutta la nazione ellenica e ottenne un culto diff
gli antichi il suo nome (pan=tutto); laddove in verità esso proveniva da una radice significante pascolo, pascolare. Allev
cielo la loro cima coperta di neve, tra quelle profonde valli solcate da deliziosi ruscelli, tra quei folti cespugli, tra
ra de’ monti al modo di Artemide. Un di ch’ ella era per essere presa da lui che rincorrevala, pregò Gea l’ aiutasse; ques
ella ninfa strinse canne palustri; ma il lamento armonioso che usciva da esse suggeri al Dio l’ idea di unire più canne di
iacchè appena egli aveva cominciato a sonare una tromba di conchiglia da lui trovata, i Titani erano stati invasi da un co
una tromba di conchiglia da lui trovata, i Titani erano stati invasi da un così grande terrore da non osar più continuare
da lui trovata, i Titani erano stati invasi da un così grande terrore da non osar più continuare la pugna. Come tutti i ge
profetessa. Secondo alcuni, Apollo stesso avrebbe imparato la mantica da lui. In rapporto con Apollo fu pensato anche per
casione a immaginare altri atteggiamenti e altre leggende di lui. Già da tempi abbastanza antichi fu pensato in rapporto c
vasi che quando l’ oste nemico avvicinavasi, gli ambasciatori mandati da Atene a Sparta per chiedere aiuto, giunti ai conf
le orecchie dritte, il mento pieno di ispida barba; in mano un baston da pastore e il lato sinistro del corpo velato da un
rba; in mano un baston da pastore e il lato sinistro del corpo velato da una pelle di daino. Non v’ è balza così ripida e
occhi e perlustra i pascoli intorno intorno. Nell’ arti figurative è da distinguere una figura più antica di Pane ed una
nga barba e piedi caprini. Esempio ce n’ offre la fig. 65 che è tolta da una pittura murale trovata ad Ercolano. Gli attri
di Pane erano la corona di pino o un ramo di pino in mano, il baston da pastore e la zampogna. b) Silvano. È il
acciatori, come Pane. D’ altro lato anche i rumori delle foreste eran da lui, ed egli pure, divertivasi a incutere spavent
. 597) nelle vicinanze di Cere. Un tempio sull’ Aventino venne eretto da Traiano imperatore a Santo Silvano Salutare. Silv
iene anche una pelle ferina piena di frutti; nella destra un coltello da giardiniere. Spesso anche gli si dava un cane per
talica, come indica il nome stesso, significante « il dio propizio » ( da faveo; cfr. faustus, e il vento primaverile Favon
sogni. Per questo rispetto aveva il soprannome di Fatuus o Fataelus ( da fari, parlare). Un celebre oracolo di Fauno era i
to alla purificazione del paese, quel giorno dicevasi dies februatus ( da februare, purgare) e di qui anche derivò il nome
a Dea Bona o Fauna aveva essa pure il suo santuario e il suo culto. È da ricordare specialmente la festa che in onor di le
iorni scavano con tanta fatica. I Fauni in arte non differivano punto da Pane. Un bel Fauno in marmo rosso, dell’ età impe
in Italia e a Roma. Priapo era detto figlio di Dioniso e di Afrodite, da lui si faceva dipendere la prosperità degli armen
de anche la prosperità dei frutteti e delle vigne si faceva dipendere da lui. Allorquando le idee greche penetrarono in Ro
entificato con Crono e allora sorse la leggenda che privato del trono da Giove, dopo lungo peregrinare fosse venuto in Ita
e fosse venuto in Italia ed ivi si fosse nascosto in quella terra che da questo fatto avrebbe avuto il nome di Lazio (a la
il nome di Lazio (a latendo). Si aggiungeva, che accolto benignamente da Giano, avrebbe posto sua sede ai piedi del Colle
erata, trovavasi sulla discesa dal Campidoglio al Foro. Fu cominciato da Tarquinio Superbo, ma non terminato che nei primi
edate. 3. Nella letteratura Saturno figura più come il padre di Giove da lui cacciato dal trono celeste che non come Dio d
rappresentato come un vecchio e suo costante attributo è il. coltello da giardiniere o una piccola falce. b) Vertunno e
i italici, rilerentisi ai prodotti della terra. Vertumnus o Vertumnus da vertere (annus vertens, la stagione che cambia),
riero, di cacciatore, di giardiniere, di pescatore, ecc. Pomona pure, da pomum frutto, era la dea dei giardini e degli alb
Pomona pure, da pomum frutto, era la dea dei giardini e degli alberi da frutta. Armata della sua piccola falce, essa si c
ro brama, non d’ altro vive. La leggenda narrava che l’ agreste ninfa da molti era stata ricercata d’ amore, ma tutti avev
’ agreste ninfa da molti era stata ricercata d’ amore, ma tutti aveva da sè respinto. Vertunno che n’ era innamorato piu d
e forma d’ una vecchia, entrò nel suo orto, lodo frutti maturi curati da lei, con dolci parole rimproverolla della fierezz
sacerdote o flamine. 3. Una poetica descrizione di Vertunno ci è data da Properzio nella seconda elegia del quinto libro,
ltre ciù ogni impianto o mutazione di termini era sempre accompagnato da cerimonie religiose con invocazione del Dio. Ma i
a far riscontro a Dioniso, la cui missione civilizzatrice già è stata da noi rilevata; il che ha portò occasione a mettere
a lei la terra e sbucarne fuori Ade o Pluto sulla sua carrozza tirata da cavalli immortali; costui afferra non visto la gi
a sua chiamata, e nessuno sapeva darle notizie, cominciò a ricercarla da per tutto, e, accese fiaccole, errò nove giorni e
; ma questa aveva già gustato il melograno, simbolo d’ amore, datogli da Ades e non poteva più tornare definitivamente all
gli uomini e d’ inverno sparisce? Si confronti il mito di Adone amato da Venere, mito che ha lo stesso significato. Un’ al
ata a una cotal soggezione e rispetto in presenza di lei; pure rimase da principio incognita. Assunto l’ ufficio suo, Demo
ascia capire alla madre che quel fuoco doveva purificare il fanciullo da ogni elemento terrestre e renderlo immortale. Poi
i la Dea prestò le sue cure. D’ allora in poi Trittolemo, ammaestrato da Demetra, prese a girare il mondo sopra un carro t
ammaestrato da Demetra, prese a girare il mondo sopra un carro tirato da draghi insegnando a tutti l’ agricoltura e il cul
un migliore assetto della società, e più civili ordinamenti. Non però da tutti tu accolto benignamente; trovò le sue oppos
à di Eleusi situata nella baia di Salamina, a quattro ore di distanza da Atene. Celebravansi annue feste dette Eleusinie,
era la grande processione che aveva luogo il quinto giorno, e movendo da Atene si recava ad Eleusi. Chi vi prendeva parte,
iati. Si esigevano certe condizioni di moralità per essere ammessi; e da principio n’ erano esclusi i barbari, col progres
alle feste maggiori. Tra gli iniziati poi v’ eran dei gradi; giacchè da semplici misti (mystae) si passava al grado di ep
ia, e Trittolemo è fatto figlio di Celeo, e la Dea l’ avrebbe guarito da una grave malattia per guadagnarlo poi al suo cul
idone. Già s’ è riferita la leggenda del rapimento di Persefone, ma è da avvertire che essa si è formata relativamente tar
e erano eternamente felici, i reprobi nel Tartaro, ove dalle Erinni e da altri infernali mostri erano in diverse guise tor
lla confidenza degli Dei rivelando agli uomini i loro segreti, o come da altri si raccontava, per aver dato in cibo agli D
di dover spingere un pesante masso su su fino alla cima d’ un monte, da cui esso riprecipita inevitabilmente al piano; on
i esso riprecipita inevitabilmente al piano; ond’ egli deve ripigliar da capo l’ inutil fatica. Issione, re dei Lapiti, re
a discesa all’ inferno; son l’ ombre che evocate dal sacrifizio fatto da Ulisse gli passano davanti ed egli le interroga.
g.). Fra le rappresentazioni figurate, va menzionata la pittura fatta da Polignoto (celebre artista dell’ età di Pericle
XIV. Le Erinni-Furie. 1. Tra gli Dei che han sede in inferno, son da annoverare le terribili Erinni, le dee della vend
rrò molto tempo sulla terra non trovando pace; ma a Delfo fu protetto da Apollo, il quale dopo molti riti di espiazione lo
accolti, e portando calamità a tutta la terra; ma alfin luron placate da Atena, colla promessa che sopra il colle dell’ Ar
sporge dalla bocca e digrignano i denti; le vesti nere sono tenute su da una cintura rosseggiante di sangue. Il loro coro
aspetti della luna come luna piena, mezza e nuova. — L’ arte, com’ è da aspettarsi, si attenne pure a questo tipo. E già
questo tipo. E già lo scultore Alcamene aveva figurato così un’ Ecate da collocarsi all’ ingresso dell’ Acropoli d’ Atene.
o alla vita dei mortali. Oltre a cio la morte era rappresentata anche da altre divinità come Apollo e Artemide, e tra le i
ta anche da altre divinità come Apollo e Artemide, e tra le infernali da Plutone e Persefone. Infine un Dio speciale della
adottarono le stesse idee circa il Sonno, la Morte e i Sogni. Però è da notare che ab antico avevano essi il loro Dio del
ontro lui, l’ avrebbe precipitato in mare se non fosse stato soccorso da sua madre, la notte. — Ma la più bella descrizion
lidi tiranni di Corinto) era impressa la Notte che portava in braccio da una parte un fanciullo nero, dall’ altra un fanci
servavano le immagini di que’ Penati che la tradizione diceva portati da Enea in Italia. In onor di essi il Pontefice Mass
non prendessero parte, ogni fatto solenne della vita era accompagnato da uno speciale sacrifizio ai Lari, ad es. la vestiz
omba finchè non fossero compiuti i sacri riti. 3. Tornando ai Lari, è da ricordare la rappresentazione che del Lar familia
ra sacrificale o un orciuolo, e dall’ altra un rhyton, specie di vaso da bere a forma di corno, in atto di versare da ques
n rhyton, specie di vaso da bere a forma di corno, in atto di versare da questo vaso nella patera o nell’ orciuolo il liqu
a città, i quali si figuravan vestiti di pelle di cane e accompagnati da un cane; ancora si nominavano dei Lari hostilii p
che potevan dirsi pubblici per contrapposto ai Lari privati. Anche è da notare che si accentuò sempre più la tendenza a i
vvero quelli che si segnalavano per fatti di arme straordinarii, tali da attestare doti fisiche e morali più che umane. Co
di Ercole. Si chiede: erano gli Eroi dagli antichi venerati in guisa da essere oggetto d’ un qualche culto? In Omero non
pinione, relativamente più recente, immaginò i prischi uomini formati da qualche divinità colla terra, alla maniera che un
ersare e di mensa cogli Dei, gli altri narrando invece che si trovano da principio rozzi e senza agi della vita, condizion
che si trovano da principio rozzi e senza agi della vita, condizione da cui si sarebbero rilevati progredendo a poco a po
no, le Ore e le Cariti l’ adornarono di flori e abiti leggiadri; così da tutti donata fu chiamata Pandora. Zeus però le co
e consegnò una scatola chiusa dove si trovavano tutti i mali; e la fè da Ermes accompagnare per donaria ad Epimeteo. L’ im
rudente, sebbene fosse stato avvisato dal fratello a non ricever doni da Zeus, non seppe resistere alle attrattive della d
nità, giacchè la curiosità spinse Pandora ad aprire la scatola datale da Giove, e i mali là racchiusi subito volaron via e
lenza. Trascuravan persino di rendere onori agli Dei; onde Zeus preso da furore disperse questa schiatta, e te essere l’ e
nti di lotte e di guerre. Non ebbe bisogno Zeus di annientarli perchè da sè stessi si sterminarono colla loro irrefrenata
di Deucalione; giacchè si affermava che il diluvio era stato mandato da Zeus appunto per disperdere le corrotte generazio
terra. Deucalione era figlio di Prometeo; sua moglie era Pirra, nata da Epimeteo e Pandora. Avvertito da suo padre dell’
Prometeo; sua moglie era Pirra, nata da Epimeteo e Pandora. Avvertito da suo padre dell’ intenzione che Zeus aveva di ster
omacho apposuisse nostr o; 46 dove si riferisce tradizione non nota da altri scrittori, rispetto all’ aver Prometeo mesc
ttori, rispetto all’ aver Prometeo mescolato al limo particelle tolte da diverse cose. — Nella statuaria Prometeo plasmato
i a sè una figura fatta di terra, nell’ atto che questa viene animata da Atena; il che è rappresentato col simbolo di una
ta da Atena; il che è rappresentato col simbolo di una farfalla posta da Atena sulla testa della figura. Più vivace era la
Prometeo come di un Titano benefattore dell’ umanità, che ne è punito da Zeus, e pur tra i tormenti tiene alta la testa e
mi si dicevano figli di Issione e di Nefele, cioè una nuvola foggiata da Giove a somiglianza di Era. La forma comunemente
ei Lapiti, Teseo e Nestore, amici di Piritoo. — Fra i campioni loro è da ricordare Ceneo, nato femmina poi mutato da Posid
. — Fra i campioni loro è da ricordare Ceneo, nato femmina poi mutato da Posidone in un uomo, e fatto invulnerabile; per c
osto Chirone, figlio di Crono e dell’ Oceanina Filira, già menzionato da Omero come amico di Peleo ed educatore di Achille
c. Abitava in una caverna dei Pelio, ma dopo la cacciata dei Centauri da quel monte, si diceva avesse posto sede sul promo
i Londra; sono varie scene, ora è un centauro che porta via una donna da lui rapita tenendola strettamente abbracciata; or
lotta degli uomini inciviliti (nel nostro caso gli Ateniesi condotti da Teseo) contro la brutalità ferina. Nè vanno taciu
di i Ciclopi fu obbligato a rimaner schiavo di qualche mortale, venne da Admeto e stette un intiero anno al suo servizio c
ccettar la morte per prolungar la vita al marito. Persefone, commossa da un si bell’ esempio di fedeltà, la rimandò ad Adm
a di lui e l’ atto eroico di Alcestide, è la tragedia di Euripide che da Alcestide appunto s’ intitola. Ivi dopo un fiero
o, e quindi fratello di Europa. Allorchè Europa era stata portata via da Zeus in forma di toro, e già era giunta all’ isol
acca indicatagli, e seguitala, ove si fermò, ivi fondò la città detta da lui Cadmea, che più tardi fu Tebe. Ma una pericol
i, sostenne fiera lotta col drago e infine l’ uccise. Allora ammonito da Minerva, seminò in terra i denti di quel drago. E
ono in Illiria; in ultimo poi, trasformati in draghi, entrambi furono da Zeus ammessi all’ eterna vita dei Campi Elisi. Mo
rigine fenicia di Cadmo di cui ancora Omero non sa nulla. Piuttosto è da credere che Cadmo fosse una specie di Ermes teban
o, ma già fornito di corna che prenunziano la metamorfosi, si difende da due de’ suoi cani che lo hanno assalito. c)
ne, i gemelli Anfione e Zeto. Furon questi immediatamente esposti, ma da un pietoso pastore raccolti e allevati. Intanto A
ta Antiope; ne gettarono poi il cadavere in una fonte presso Tebe che da lei fu denominata Dircea. Coll’ uccisione di Lico
e; ma Anfione al suono dolcissimo della lira moveva le pietre, si che da sè si ponevano una sopra l’ altra dove occorreva.
ei regal padre, così erano l’ orgoglio della madre fortunatissima. Ma da questa felicità dovevano piombare nella più crude
I poveri genitori non sopravvissero a tanto dolore; Anfione si uccise da sè, Niobe impietrita dal dolore fu mutata in sass
dal tempio di Zeus in Creta e perciò fu mutato in sasso. Aedona ebbe da Zeto un unico figliuolo, che presso Omero ha nome
he la sua vita seguente fu tutta un piangere e lamentarsi. Convertita da Zeus in usignolo, continua co’ suoi queruli trill
ie celebri; basti ricordare quella d’ Euripide, imitata poi in latino da Pacuvio. Tra le opere di scoltura è degnissimo di
gura di Niobe. Chi non ricorda le superbe parole messe a lei in bocca da Ovidio nel sesto delle Metamorfosi, poi la descri
sua figlia e supplicando per lei, eccola (fig. 78) in marmo, scolpita da mano antica, la qual statua fa parte del celebre
teggiarlo come eroe di una straordinaria scaltrezza. Quando Zeus rapì da Fliunte Egina la figlia del fiume Asopo, si dice
fan violenza. Dopo d’ allora fu venerato come spauracchio dei cavalli da corsa nei santuari di Posidone e negli ippodromi.
enza dal re Preto. Ivi avvenne che la moglie di Preto, chiamata Antea da Omero, Stenebea (Stheneboea) presso i Tragici, co
aveva tagliato la testa; e che poi posatosi sulla rocca di Corinto fu da Bellerofonte, coll’ aiuto di Atena, domato. Jobat
mpresa a cui lo mandò Jobate fu di combattere la Chimera, mostro nato da Tifone e da Echidna, che davanti era leone, a mez
lo mandò Jobate fu di combattere la Chimera, mostro nato da Tifone e da Echidna, che davanti era leone, a mezzo capra sel
o contro le terribili Amazoni, le donne guerriere che formavano Stato da sè, senza uomini, dedite ad esercizi di guerra; l
e morse e fe’ infuriare il cavallo, il quale buttò giù il cavaliere e da solo poi si levò al cielo ove ancor ora tira il c
oi si levò al cielo ove ancor ora tira il carro del tuono. — Ancora è da ricordare la fine di Stenebea. Raccontasi che fat
a) Io. 1. La più illustre famiglia Argiva si volera discendesse da Inaco, propriamente il Dio del fiume omonimo, che
figlio Foroneo, rappresentante del territorio fecondo di Argo, detto da alcuni il primo uomo, venerato come iniziatore de
zione d’ Io, figurata questa però come l’ avvenente fanciulla che era da principio; ed è tolta da una pittura murale che f
sta però come l’ avvenente fanciulla che era da principio; ed è tolta da una pittura murale che fu trovata nella casa di L
regnò sul Fenicii, questi sull’ Egitto. Ora Belo ebbe alla sua volta da Anchirroe (la lonte scorrente), una figlia del Ni
na, la prima nave di cinquanta remi, mosse alla volta di quella terra da cui era venuta la progenitrice di sua stirpe, Io.
qua in un vaso senza fondo. Anche nel mito di Danao e delle Danaidi è da credere che gli elementi più antichi fossero d’ o
edie col titolo « le Danaidi » e Teodette un’ altra che si intitolava da Linceo. In pitture vascolari e murali si rapprese
o Stenebea, in moglie, e lo rimandò a Tirinto, dove gli fè costruire da operai licii una forte cittadella, assicurandogli
adre osarono manear di rispetto agli Dei, in pena di che furono colte da schifosa malattia che le rese dementi sicchè pres
omune, di cui si dovevano servire alternatamente. Inoltre Perseo ebbe da Ermes una falce e da Atena uno specchio. Con ques
vano servire alternatamente. Inoltre Perseo ebbe da Ermes una falce e da Atena uno specchio. Con queste istruzioni e arnes
così le obbligò a insegnargli la via per giungere alle Ninfe; venuto da queste, ottenne facilmente i tre oggetti onde ave
accinse a troncar la testa a Medusa secondo gli ammaestramenti avuti da Atena. Siccome lo sguardo di Medusa aveva la forz
giovandosi dello specchio di Atena, tagliò di netto colla falce avuta da Ermes il capo della Gorgone e lo ripose nella mag
po averlo ucciso, scambiò Argo con Tirinto, cedutagli questa signoria da Megapente figlio di Preto. Ivi egli fondò le citt
fondò le città di Midea e di Micene, e per via dei figliuoli natigli da Andromeda fu il capo di una illustre prosapia; fr
altri di Eracle, giacchè suo figlio Elettrione fu padre di Alcmena e da un altro suo figlio nacque anche Anfitrione. Anch
uli, come è ricordato in Virgilio (En. 7, 410), vantava di discendere da Acrisio. Il significato naturale di questo mito n
ssa, il secondo in una Danae, in un’ Andromeda e un’ altra intitolata da Ditti il pescatore di Serifo. Il commovente episo
fosi, dove specialmente la liberazione di Andromeda e la guerra mossa da Fineo contro Perseo sono raccontate con vivaci co
to in terra e Andromeda tutta lieta scende giù dallo scoglio, aiutata da Perseo; entrambe le statue nottevoli per espressi
) in Laconia, uccise Ippocoonte e i di lui bellicosi figliuoli. Ora è da ricordare che un’ antichissima leggenda raccontav
ricordare che un’ antichissima leggenda raccontava di Leda come amata da Zeus, che le s’ era accostato in forma d’ un cign
tale e figlio di Zeus. In alcuni racconti si parla di un uovo deposto da Leda, dal quale poi sarebbero usciti Elena e i du
sta lotta fu fatale ad entrambe le fraterne coppie; Castore fu ucciso da Ida, allora Polluce pieno di dispetto uccise Linc
ra Polluce pieno di dispetto uccise Linceo, mentre Ida veniva colpito da un fulmine di Zeus. Polluce, addoloratissimo per
fulmine di Zeus. Polluce, addoloratissimo per la morte del fratello, da cui non avrebbe voluto staccarsi mai, pregò Zeus
nsi sulla cima degli alberi delle navi e in genere sulle punte, dette da noi « fuochi di St. Elmo » considerate anche ora
nide di Ceo il quale serbava gratitudine ai Dioscuri per essere stato da loro salvato da certa morte. In una poesia scritt
uale serbava gratitudine ai Dioscuri per essere stato da loro salvato da certa morte. In una poesia scritta in onor di Sco
no di parlargli. Appena Simonide ebbe messo il piede luori della sala da pranzo, d’ un tratto sprofonda il pavimento di qu
er salvar la vita al poeta. — Cenni di benefici ottenuti od aspettati da Castore e Polluce si ritrovano spesso anche negli
ndomiti cavalli. Portavano in testa un berretto semi-ovale sormontato da una stella. I colossi di Monte Cavallo a Roma, so
non un lavoro originale di scalpello greco, bensì una copia ricavata da modelli in bronzo, ma in ogni modo una copia fatt
di Cadmo, si favoleggiò che fosse venuto dall’ Egitto e precisamente da Sais nel basso Egitto. All’ essere nato dal suolo
a doppia figura, ond’ è detto dimorfo dagli scrittori greci e geminus da Ovidio (Met. 2, 555). b) Eretteo od Erittonio,
re d’ Attica. 1. A Cecrope successe nel regno dell’ Attica Cranao, da alcuni detto suo figlio. Sotto Cranao sarebbe avv
fizione, figlio di Deucalione. Questi sarebbe stato privato del regno da Eretteo o Erittonio. Anche Erittonio aveva la fig
, quella secondo la quale sotto di lui l’ Attica sarebbe stata invasa da Eumolpo figlio di Posidone con buon numero di Tra
raci e d’ Eleusini; Erittonio, si diceva, non potè liberare la patria da quest’ invasione se non sacrificando, per ordine
lebri per la loro sorte avventurosa, Orizia (Oreithyia) che fu rapita da Borea e fatta madre dei gemelli Calai e Zete, e P
cacciatore Cefalo, poi tormentata dalla gelosia e uccisa per sbaglio da lui stesso mentre ella lo spiava. In Atene dopo l
omela. Progne era andata sposa a Teseo re di Tracia, e con lui viveva da molti anni in buona compagnia. Le venne il deside
odio e di vendetta, sgozzarono il piccolo Iti che Progne aveva avuto da Teseo, e tagliatene le membra le apprestarono in
Niso la Megaride. Poco dure peraltro la pace; perchè Lico fu cacciato da Egeo e si riparò in Asia Minore, Niso vide la sua
da Egeo e si riparò in Asia Minore, Niso vide la sua città assediata da Minosse cretese ed è allora che la figlia di lui,
forestiero assediatore, strappò di testa al padre quel capello d’ oro da cui dipendeva la sua vita, onde Niso morì e fu po
di Teseo, l’ eroe più celebre e come a dire l’ Eracle dell’ Attica, è da ricordare prima chi gli fu madre. Essendo Egeo se
i Etra e n’ ebbe un figliuolo che fu Teseo; ma siccome Etra era amata da Posidone, Teseo era detto anche figlio di Posidon
vitabile per un eroe dell’ età mitica. Allorquando Egeo prese congedo da Etra, pose la sua spada e i suoi sandali sotto un
seo portato dalla madre avanti a quel masso, lo sollevò facilmente, e da quel momento iniziò la sua vita di eroe. — Avviat
nione. 4º Liberò lo stretto passo Scironico ai confini della Megaride da un terzo malfattore, Schirone, che obbligava i vi
igava i passanti a lottare corpo a corpo con lui. 6º Poco dopo uscito da Eleusi, ebbe a combattere contro il terribile Dam
membra corte; ond’ era anche chiamato Procruste 50. Anche costui ebbe da Teseo la meritata morte. — Superati tutti questi
suo padre irretito nei lacci della pericolosa incantatrice Medea, che da Corinto s’ era rifuggita ad Atene. E già Medea mi
to a cio dovette lasciare Atene. Ma nuovo ostacolo sorgeva contro lui da parte dei Pallantidi, i cinquanta figli di Pallan
lla quale ebbero la peggio i Pallantidi, parte uccisi, parte cacciati da Teseo. Così rimase Teseo col padre incontestato s
seo. Così rimase Teseo col padre incontestato signore di Atene. Qui è da collocare la spedizione più pericolosa e più impo
zzo uomo mezzo toro, nato dall’ unione di Pasifae con un toro mandato da Posidone, nascosto da Minosse nel labirinto di Cn
ato dall’ unione di Pasifae con un toro mandato da Posidone, nascosto da Minosse nel labirinto di Cnosso (probabilmente ri
are contro il Minotauro ed esporre la sua vita per liberare la patria da si doloroso tributo. Gli fu guida ed aiuto la Dea
e. Come poi Ariadne accompagnò Teseo nel suo ritorno, come a Nasso fu da lui abbandonata, e divenne moglie di Dioniso, già
mò il toro di Maratona, quello stesso che Eracle aveva portato con sè da Creta, e lo sacrificò ad Apollo Delfinio; 2º aiut
iato alla virtù delle sua matrigna Fedra (sorella di Ariadne, sposata da Teseo dopo Antiopa), Teseo pregò Posidone a punir
e alla spedizione degli Argonauti, di cui parleremo appresso. — Riman da raccontare la fine di Teseo. Toltagli la signoria
— Riman da raccontare la fine di Teseo. Toltagli la signoria di Atene da Menesteo aiutato dai Dioscuri, egli si recò nell’
icomede, ma poi proditoriamente ucciso. Demofonte, suo figlio natogli da Fedra, riuscì a ottenere la successione. Più tard
essione. Più tardi le ossa di Teseo furono, per ordine dell’ oracolo, da Sciro trasportate ad Atene, e un tempio fu eretto
te fine di Egeo e di Ippolito. Persino un dramma satirico fu composto da Euripide sull’ avventura di Schirone. È una biogr
Peleo e di Tetide, e Ovidio che nell’ ottavo delle Metamorfosi narrò da par suo la caduta di Megara e l’ uccisione del Mi
aria e pittura murale e vascolare e arti minori, trassero ispirazione da qualche punto della leggenda di Teseo. In genere
a e primo re fu Minosse. Era figlio di Zeus e di Europa. Costei, nata da un Fenice, dice Omero, da Agenore re dei Fenici,
ra figlio di Zeus e di Europa. Costei, nata da un Fenice, dice Omero, da Agenore re dei Fenici, dicono i mitografi posteri
posò con Pasifae, figlia di Elio (altra personificazione della luna); da cui gli nacquero Catreo, suo successore nel gover
esta di toro, che Minosse fece rinchiudere nel labirinto costruttogli da Dedalo. Questo celebre figlio di Mezione e pronip
liquefattasi la cera e staccatesi l’ aie, precipitò in quel mare che da lui ebbe il nome di Icario. Dedalo più prudente e
fu richiamato in vita dall’ indovino Poliido di Argo, o secondo altri da Asclepio; infine l’ ultimo figlio, Androgeo, il q
loro. 3. La leggenda del rapimento d’ Europa fu trattata poeticamente da Ovidio nel secondo delle Metamorfosi (844-855); e
otauro (vv. 1-182). b) Talo. 1. Tra le leggende Cretesi è ancor da menzionare lo strano mito di Talo, l’ uomo di bro
he molte son di origine relativamente recente, inventate o introdotte da altre fonti per compire la biografia Eraclea. A)
per sottrarsi alla vendetta di Stenelo fratello dell’ ucciso, fuggire da Tirinto colla sua sposa e cercar rifugio in Tebe
di Zeus, fosse anche detto Anfitrioniade. Gemello con Eracle, ma nato da Anfitrione, si disse Ificle. Eracle, nato di donn
ma mentre egli faceva rapidi progressi nelle cose di guerra, essendo da Eurito esercitato nel trar d’ areo, da Autolico n
nelle cose di guerra, essendo da Eurito esercitato nel trar d’ areo, da Autolico nella lotta, da Castore nel maneggio del
sendo da Eurito esercitato nel trar d’ areo, da Autolico nella lotta, da Castore nel maneggio dell’ armi, da Anfitrione st
d’ areo, da Autolico nella lotta, da Castore nel maneggio dell’ armi, da Anfitrione stesso nel guidare i cavalli, rimaneva
suo primo atto eroico uccidendo un leone che infestava quel monte. Se da questo avesse ricavato la pelle di cui si rivesti
li montato in furore, così la leggenda, uccise i suoi tre figli avuti da Megara e due figli di Iflcle. Tornato in sè, si r
condo la leggenda più comune, avvertendo, che alle fatiche prescritte da Euristeo s’ intrecciano altre gesta accessorie, c
ca voce, parerga. a) La lotta col leone di Nemea. Era un mostro nato da Tifone ed Echidna, ed aveva la pelle invulnerabil
di elmo. b) L’ Idra di Lerna. Era un grosso serpente, nato anch’ esso da Tifone ed Echidna, con nove teste (il numero vari
rsa dall’ idra morente tinse i suoi dardi, e ne ottenne che le ferite da quelli prodotte divenissero insanabili. Si noti c
secondo alcuni, menar buona questa fatica perche Eracle si fè aiutare da Iolao. c) Il cinghiale di Erimanto era sbucato da
le ne uccise alcuni, altri spaventò con un sonaglio di bronzo datogli da Atena, si che non comparirono più. Secondo la leg
) Il cinto di Ippolita era un dono fatto a lei, regina delle Amazoni, da Ares. Or desiderava possederlo Admeta, la figlia
ero le armi contro Eracle e i suoi. Ne seguì aspra zuffa; Ippolita fu da Eracle uccisa, e questi potè andarsene col deside
uesta fatica si connettono altre, che son fra i parerga. Tra queste è da ricordare l’ avventura di Esione, figlia del re t
troiano Laomedonte, esposta a un mostro marino, che era stato mandato da Posidone per punire quel re della fraudata merced
osidone per punire quel re della fraudata mercede, dopo l’ aiuto dato da lui e da Apollo a ri far le mura di Troia. Eracle
er punire quel re della fraudata mercede, dopo l’ aiuto dato da lui e da Apollo a ri far le mura di Troia. Eracle ucciso i
a. Laomedonte che gli aveva promesso, se ciò facesse, i cavalli avuti da Zeus in cambio del rapito Ganimede, non mantenne
letame. Augia ne fu lieto, ma quando seppe che la fatica era imposta da Euristeo, non voleva più dare ad Eracle il pattui
che istituì i giochi Olimpici. h) Il toro di Creta era quello mandato da Posidone a preghiera di Minosse, come s’ è narrat
fa viaggiare Eracle traverso la Libia; gli si fa piantare le colonne da lui denominate sullo stretto di Gibilterra; si ra
rza, ond’ era invincibile. Eracle dovè per vincerlo tenerlo sollevato da terra e soffocarlo così con una stretta delle sue
con una stretta delle sue braccia poderose. Altri nemici vinti allora da Eracle furono Erice in Sicilia, Alcioneo sull’ Is
delle Esperidi. Erano questi un dono di nozze che Era aveva ricevuto da Gea in occasione del suo matrimonio con Zeus. Era
lie della notte e del drago Ladone, nato, come tutti i mostri simili, da Tifone e da Echidna. Eracle doveva andare a prend
tte e del drago Ladone, nato, come tutti i mostri simili, da Tifone e da Echidna. Eracle doveva andare a prendere questi p
, allo scopo di interrogare le ninfe di questo fiume intorno alla via da percorrere per giungere alle Esperidi. Gli fu sug
fintantochè n’ ebbe la notizia, che la via gli sarebbe stata rivelata da Prometeo incatenato sul Caucaso. Eracle allora s’
avviò verso la Libia; ivi ebbe, secondo alcuni, l’ avventura di Anteo da altri riferita alla fatica precedente. Poi si rec
o Prometeo uccidendo 1’ aquila che gli rodeva il fegato. Descrittagli da Prometeo la via alle Esperidi, giunse egli finalm
. n) La cattura di Cerbero fu l’ ultima e più grave fatica prescritta da Euristeo ad Eracle. Aiutato da Ermes e Atena, s’
’ ultima e più grave fatica prescritta da Euristeo ad Eracle. Aiutato da Ermes e Atena, s’ avviò alla volta dell’ Erebo, p
viò ad Ecalia (luogo incerto, dagli uni viene collocata in Tessaglia, da altri nel Peloponneso sul confini dell’ Arcadia e
li la figliuola pel motivo ch’ egli aveva ucciso i suoi bambini avuti da Megara, ed era stato in servitii presso Euristeo.
to in servitii presso Euristeo. Anelando vendetta allora s’ allontanò da Ecalia l’ eroe; e poco dopo avuto in suo potere I
tre anni tra le donne di Onfale, filando lana come loro, anzi vestito da donna anch’ egli, avendo lasciato che Onfale indo
premio a Telamone, che la rese madre di Teucro; e poichè Esione ebbe da Eracle facoltà di salvare col suo velo uno dei pr
leo fu naturalmente distrutta; compreso il terribile Periclimeno, che da Posidone aveva avuto il dono di assumere tutte le
nse e restituì la signoria a Tindareo. In questa occasione ebbe aiuto da Cefeo re di Tegea, e mentre era in questa città,
nti dell’ eroe; infine come toro perdette uno dei corni, che riempito da una ninfa di flori e frutti diventò il Corno dell
suo sangue e dicendo avrebbe potuto prepararne dell’ unguento magico da assicurarsi in ogni caso l’ amore di suo marito.
se in tale promessa. Giunto a Trachine, Eracle ebbe buona accoglienza da Ceice. Là combattè contro i Driopi e aiutò il re
i Iole, credendo assicurarsi l’ amore del marito coll’ unguento avuto da Nesso, mandò in dono ad Eracle una bianca veste i
crosciar dei tuoni comparir una nuvola in cielo, e un cocchio guidato da Atena accoglie l’ eroe illustre e portalo su sull
’ Olimpo. Là egli visse cogli immortali, e riconciliato con Era, ebbe da Zeus il dono di eterna gioventù, fatto sposo di E
con Era, ebbe da Zeus il dono di eterna gioventù, fatto sposo di Ebe, da cui ebbe due figli, Alexiare e Aniceto. 2. Tali s
andro ed i suoi fecero festa ad Ercole che aveva liberato quei luoghi da un così terribile nemico. Di qui il principio di
e ad essere l’ argomento principale. Tacendo di altri epici minori, è da ricordare Pisandro di Rodi, vissuto nel 7º sec. a
ra con nobil arte la lotta di Eracle fanciullo col dragoni mandatigli da Era. Alla loro volta i poeti tragici e comici è n
ggiando un Eracle tipo di forza, di costanza nelle avversità, modello da proporre ai giovani avidi di gloria. Tale è il no
via della vita deva scegliere e percorrere, se quella del piacere che da una donna apparsagli, tutta vezzi e lusinghe, gli
gli vien descritta piena di gioie e di riso, o quella della virtù che da altra donna, più severa nell’ aspetto, gli vien a
die’ argomento a lavori poetici diversi, o trattata per intiero come da Riano di Creta, o parzialmente come da Teocrito e
i, o trattata per intiero come da Riano di Creta, o parzialmente come da Teocrito e da Mosco, le cui poesie di ispirazione
per intiero come da Riano di Creta, o parzialmente come da Teocrito e da Mosco, le cui poesie di ispirazione eraclea vanno
e di poi, divenuto furioso, uccide l’ infelice Megara e i figli avuti da lei; e l’ altra dello stesso Seneca Hercules Oela
traordinaria; quindi testa piccola e collo corto e toroso su un corpo da gigante, tutto carne e muscoli. Sopra tutti gli a
tre la sua statua colossale di Ercole in bronzo ch’ era in Taranto, e da Taranto dopo la presa della città fu portata sul
sierosa. Altro capolavoro di Lisippo era una statuetta, quasi ninnolo da mensa, detta perciò epitrapezios, posseduta prima
a, quasi ninnolo da mensa, detta perciò epitrapezios, posseduta prima da Alessandro il Grande, poi da Annibale e da Silla,
tta perciò epitrapezios, posseduta prima da Alessandro il Grande, poi da Annibale e da Silla, influe da Nonio Vindice, pre
trapezios, posseduta prima da Alessandro il Grande, poi da Annibale e da Silla, influe da Nonio Vindice, presso cui la vid
uta prima da Alessandro il Grande, poi da Annibale e da Silla, influe da Nonio Vindice, presso cui la vide il poeta Stazio
lla destra in atto di riguardare con aria di dileggio l’ eroe vestito da donna colla rocca in mano. Capitolo terzo.
ranquillità se non nelle città fortificate. Cacciarla non era impresa da soli; quindi Meleagro invitò i più valorosi ed er
tese insidie ad Atalanta, le tolsero vilmente il dono che aveva avuto da Meleagro. Il quale indignato di questo li uccise.
il nobile e coraggioso eroe, nel flore della gioventù, come divorato da un fuoco interiore, se ne morì. Altea, troppo tar
i Minii in Orcomeno di Beozia. Aveva in moglie Nefele (= la nuvola) e da essa aveva avuto due figli, Frisso (Phrixos, la p
, e fe’ loro dono di un ariete dal vello d’ oro datole a questo scopo da Ermes; sul quale ariete Frisso ed Elle se ne fugg
Eusino o Mar Nero. Cammin facendo, cadde Elle in mare, quel mare che da lei ricevette il nome di Ellesponto; Frisso invec
nti, e appese il vello d’ oro nel bosco di Ares facendovelo custodire da un terribile drago, sempre vigilante. Sposò anche
aese che ne impazzi, e nella pazzia perseguitando Ino e i figli avuti da lei, prese Learco e lo scaraventò contro una rupe
piro, la signoria dei Minii passò a Creteo, suo fratello. Questi ebbe da Tiro figliuola di un terzo fratello più giovane,
e (Aeson). Questi succedette al padre nel regno, ma ne fu discacciato da un fratellastro Pelia, che era detto figlio di Ti
a Pelia con un sandalo solo; ora Pelia era stato poco prima avvertito da un oracolo si guardasse da un forestiero monosand
; ora Pelia era stato poco prima avvertito da un oracolo si guardasse da un forestiero monosandalo. Perciò preso sospetto
li trasportava. Secondo la leggenda più comune, gli Argonauti salpati da Iolco toccaron terra prima all’ isola di Lenno, o
per l’ Ellesponto giunsero a Cizico, ove furono benevolmente accolti da Cizico, re dei Dolioni. Partiti di là, furono da
benevolmente accolti da Cizico, re dei Dolioni. Partiti di là, furono da una notturna tempesta risospinti a Cizico, e qui
aneva il duro compito di rapire il vello d’ oro gelosamente custodito da un drago. Qui entra in scena Medea, la figlia di
volontà del re; ma Eeta col pretesto che Giasone aveva ricevuto aiuto da Medea, non voleva più cedere il vello. Allora Gia
Medea il vigile drago, prese il vello e lo portò sulla nave, seguito da Medea; e salparono subito per tornare in Occident
che tagliando a pezzi il padre e facendoli cuocere in certi farmachi da lei preparati, avrebbero a lui ridonato fiorente
o morire, e poi trucide i due figliuoletti ch’ ella Medea aveva avuto da Giasone, ed essa quindi fuggì ad Atene sopra un c
avuto da Giasone, ed essa quindi fuggì ad Atene sopra un carro tirato da un drago alato. Ivi ebbe un figlio da Egeo, di no
ad Atene sopra un carro tirato da un drago alato. Ivi ebbe un figlio da Egeo, di nome Medo, e con questo poi tornò in Col
la letteratura e all’ arte. Conosciuta già nelle sue linee principali da Omero e da Esiodo, ispira poi, in questo o quello
ura e all’ arte. Conosciuta già nelle sue linee principali da Omero e da Esiodo, ispira poi, in questo o quello de’ suoi m
Medea, quella d’ Euripide rappresentante le scene di Corinto, imitata da Ennio nella Medea exul, l’ altra di Ennio stesso
dalla Colchide e la Medea di Ovidio tanto lodata dai contemporanei. È da menzionare in modo speciale il poema di Apollonio
ema di Apollonio liodio intitolato le Argonautiche, imitato in latino da Valerio Flacco, e quello attribuito ad Orfeo, ma
Ma un giorno in un banchetto qualche parola lanciata al suo indirizzo da un giovane corinzio gli gettò nell’ anima il sosp
li gettò nell’ anima il sospetto sulla sua origine. Allora egli partì da Corinto per recarsi a Delfo e interrogare l’ orac
Era questa un mostro col corpo di leone e la faccia di donna, mandato da Era, adirata contro Laio, a infestar Tebe. E post
ro figuran figli di Edipo e di Euriganea figlia di Iperfante, sposata da lui dopo Giocasta. Dopo qualche tempo una terribi
tesso tempo che vi cercava rifugio anche Tideo figlio di Eneo fuggito da Calidone. Adrasto accolse i due fuggiaschi promet
giossi in Attica che si fosse riparato a Colono e avesse poi ottenuto da Teseo s’ interponesse presso Creonte, il nuovo si
a sua energia, e uccise in battaglia Egialeo, ma fu morto egli stesso da Alcmeone. I Tebani non potendo più difendere la c
ente anche Euripide trattò nelle « Fenicie » lo stesso terna trattato da Eschilo nei « Sette contro Tebe, » dando però mag
itarlo spesso alla loro mensa. Di che insuperbito non seppe astenersi da atti temerari e malvagi. Per mettere alla prova l
guitati anch’ essi dalla sventura. La storia dolorosa di Niobe fu già da noi narrata dove si parlava delle leggende tebane
rata dove si parlava delle leggende tebane. Pelope richiamato in vita da Ermes, sostituitagli in avorio una spalla che Dem
la morte, perchè egli raggiungendolo alla corsa l’ avrebbe trapassato da tergo colla sua lancia. Pelope si decise a tentar
tar la prova, ma aveva a disposizione sua dei cavalli alati donatigli da Posidone, poi guadagnossi Mirtilo, il cocchiere d
cera. Così Pelope vinse la gara ed Enomao o rimase morto o si uccise da sè vedendosi vinto. In questo modo Pelope ottenne
promesso, lo precipite in mare. Secondo alcuni, costui sarebbe stato da suo padre Ermes mutato nella costellazione dell’
one di Ippodamia il loro consanguineo Crisippo che Pelope aveva avuto da altra moglie. Obbligati a fuggire per questo, si
no alla famiglia degli Eacidi. Eaco era un altro figlio di Zeus, nato da una figliuola del fiume Asopo. Era re dell’ isola
entauro Chirone. Per la sua pietà e bontà era caro agli Dei. Desolata da una peste la sua isola e spoglia d’ abitanti, ott
ei. Desolata da una peste la sua isola e spoglia d’ abitanti, ottenne da Zeus che uno sciame di formiche fossero trasforma
Ftia, e si recò a Iolco dove prese parte ai giochi funebri istituiti da Acasto in onore di suo padre Pelia. In quest’ occ
per l’ astuzia di Ulisse. — Telamone, il fratello di Peleo, fuggendo da Egina, trovò una nuova patria in Salamina, ove il
Troia; di là trasse con sè cattiva Esione figlia del re Laomedonte, e da lei ebbe un altro figlio, Teucro, che divenne cel
gonauti. Cresciuto sotto la guida di un tal padre, spesso palleggiato da Eracle, Aiace non poteva non essere un grande ero
alla leggera. Diomede era figlio di quel Tideo di Eneo, che, fuggito da Calidone e accolto da Adrasto re d’ Argo e sposat
era figlio di quel Tideo di Eneo, che, fuggito da Calidone e accolto da Adrasto re d’ Argo e sposata una figlia di lui, p
i figliuoli di un suo fratello Agrio. Nella guerra di Troia, protetto da Pallade Atena, compì molti atti di valore; specia
primo Nestore. Era l’ ultimo dei dodici figli di Neleo, il quale nato da Posidone e da Tiro, e pero fratello di Pelia, era
Era l’ ultimo dei dodici figli di Neleo, il quale nato da Posidone e da Tiro, e pero fratello di Pelia, era stato cacciat
o da Posidone e da Tiro, e pero fratello di Pelia, era stato cacciato da lui e aveva trovato nuova patria in Messenia. Ven
uerrieri Troiani. La famiglia regnante in Troia traeva la sua origine da Dardano, figlio di Zeus, emigrato dall’ Arcadia a
o, Dardano ebbe un figliuolo, Erittonio, il più ricco degli uomini; e da costui nacque Troo che diè il nome ai Troi o Troi
ti tre figli, Ilo, Assaraco e Ganimede. Di quest’ ultimo, fatto rapir da Zeus, per la sua straordinaria bellezza e divenut
ebre Palladion, una statua in legno di Pallade Atena, al cui possesso da quel momento era legata la felicità e il benesser
etendevano aver diritto alla mela. Zeus ordinò che le tre Dee fossero da Ermes condotte sul Gargaro, parte del monte Ida n
sto figliuolo, fu esposto appena nato sul monte Ida, ivi poi raccolto da un pastore e come tale allevato. Le tre Dee gareg
te della persona, vinto tutti i suoi fratelli in certe gare istituite da Priamo, venne riconosciuto e allora torno in graz
viaggio oltre mare, e in questa occasione ebbe il premio promessogli da Afrodite; alla corte di Menelao re di Sparta ove
a bella Elena aveva fatto giurare, sarebbero corsi in aiuto di quello da lei prescelto, quando questi fosse assalito. In b
te. A capo di tutta quest’ armata fu scelto Agamennone re d’ Argo che da solo aveva allestito più di cento navi. Senonchè
racle, durante un sacrifizio fatto sull’ isola Crise venne. morsicato da un serpe in un piede; dopo di che molestando i co
co de’ Greci sulla costa troiana invano s’ opposero i Troiani guidati da Ettore ed Enea; bensì il primo greco che saltò a
bile. — Poichè i Greci ebbero costrutto il loro campo presso le navi, da quel punto comincia propriamente la guerra. Riusc
offrendo congruo prezzo di riscatto, n’ ebbe dura ripulsa e derisione da Agamennone; di che il Dio Apollo infesto il campo
alorose sortite principiarono a tormentare gli Achei; e Zeus, pregato da Tetide la madre di Achille, fè che la vittoria fo
tavia i Troiani, e continuarono a resistere vigorosamente, aiutati or da questi or da quelli eserciti ausiliari; e Achille
ni, e continuarono a resistere vigorosamente, aiutati or da questi or da quelli eserciti ausiliari; e Achille ebbe ancora
guidate dalla loro regina Pentesilea, figlia di Ares, e diedero molto da fare ai Greci, finchè Achille non ebbe vinto e uc
nto e ucciso la valorosa regina. Poi vennero le genti Etiope, guidate da Mennone, detto figlio di Titone, fratello di Pria
re già egli stava per entrare in città, lo colpiva un dardo scagliato da Paride e diretto da Apollo. Secondo una leggenda
r entrare in città, lo colpiva un dardo scagliato da Paride e diretto da Apollo. Secondo una leggenda posteriore, mentre f
ci. Bisognava giocar d’ astuzia oltrechè di braccio; ed egli era eroe da ciò. Egli dall’ indovino troiano Eleno seppe che
sua voglia Filottete a Troia; il quale fu poi guarito della sua piaga da Macaone, e con una delle sue freccie uccise Parid
Troia. Finalmente Ulisse ebbe il merito di suggerire e far costruire da Epeo il famoso cavallo di legno, e disporre quell
notte seguente la flotta greca avvisata per mezzo di un fuoco acceso da Sinone, o, secondo altre leggende, da Elena, se n
ta per mezzo di un fuoco acceso da Sinone, o, secondo altre leggende, da Elena, se ne tornò silenziosamente al lido di Tro
protezione presso l’ ara di Zeus con Ecuba e le figlie, venne ucciso da Neottolemo che aveva già pure ucciso Polite di lu
sena. L’ infelice ragazza strappata dal seno della madre già affranta da tanti dolori, verso sulla tomba d’ Achille il suo
ennone e Clitennestra, al tempo della spaventosa catastrofe era stato da una sorella maggiore, Elettra, portato via e cond
fe era stato da una sorella maggiore, Elettra, portato via e condotto da uno zio, Strofio, abitante nella Focide. Ivi creb
uovere a vendicare suo padre così indegnamente ucciso; e accompagnato da Pilade se ne venne a Micene, sette anni dopo che
ore alla guerra di Troia. Appresso narrasi, che Diomede colto in mare da una tempesta fosse sbalzato nelle coste italiane,
no avventure nell’ estremo occidente, in luoghi non ben determinati e da non potersi identificare, spesso fantastici. La p
lope tardi s’ accorse del tiro fattogli e dovè contentarsi di invocar da suo padre Posidone vendetta contro Ulisse. d) Dal
teneva racchiusi in un antro per scatenarli quando ne riceveva ordine da qualche Dio. Eolo accolse Ulisse con cortesia, e
doppia mercede giornaliera. Con una sola nave riuscì Ulisse a fuggire da questo paese; le altre s’ erano fracassate tra gl
uesto destino e venne a dar la notizia ad Ulisse. Questi allora mosse da solo, e, aiutato da Ermes il quale diedegli un’ e
e a dar la notizia ad Ulisse. Questi allora mosse da solo, e, aiutato da Ermes il quale diedegli un’ erba che lo proteggev
olo, e, aiutato da Ermes il quale diedegli un’ erba che lo proteggeva da ogni magia, indusse Circe a ridar ai compagni la
nel vestibolo dell’ inferno, interrogare l’ anima di Tiresia e saper da lui in che modo potesse riuscire a toccar la patr
pervenne all’ isola di Ogigia. l) Era quest’ isola solitaria abitata da Calipso, figlia di Atlante. Costei accolse il nau
Calipso di lasciar partire l’ eroe. Egli felice partiva su uno schifo da lui costruito abbandonandosi un’ altra volta all’
adre Laerte viveva immerso nella tristezza; Penelope era perseguitata da molti che aspiravano alla sua mano, i quali intan
fargli ritrovare il figlio Telemaco e porgergli modo di concertare il da farsi contro i Proci. Si avvicinava la festa d’ A
to di Telemaco e di Atena tutti li uccise. Fattosi infine riconoscere da Penelope, con lei e col vecchio Laerte visse i su
lo faceva poi morire per mano di Telegono, figlio di lui e di Circe, da questa mandato alla ricerca del padre e sbarcato
e a Butroto in Epiro, dove ritrovò Eleno figlio di Priamo che portato da Troia con Neottolemo, alla morte di questo, aveva
e la prora all’ isola di Sicilia. Ivi giunto ebbe gentile accoglienza da Aceste figlio dei fiume Crimiso e di Egesta, nobi
tore Anchise cui egli seppelli sul monte Erice. Rimessosi in mare, lu da una nuova tempesta sbalzato sulle coste d’ Africa
lio di scendere all’ Averno per veder l’ ombre dei trapassati e saper da loro notizie del proprio avvenire e della sua dis
ecoli della vita greca vi attinsero letterati e artisti, contribuendo da parte loro ad allargare, rinnovare, rielaborare l
e di Stasino di Cipro, la Iliu Persis o distruzione d’ Ilio di Lesche da Lesbo, i Nosti di Argia da Trezene, la Telegonia
liu Persis o distruzione d’ Ilio di Lesche da Lesbo, i Nosti di Argia da Trezene, la Telegonia di Eugammone da Cirene. Anc
sche da Lesbo, i Nosti di Argia da Trezene, la Telegonia di Eugammone da Cirene. Ancora nella tarda età bizantina, ripresi
erzio; infine si dee tener presente che tutti i poeti tragici latini, da Livio Andronico a Seneca dedicarono la più gran p
o Pelope ed Ippodamia, a destra Enomao con la moglie Sterope; seguono da una parte e dall’ altra le quadrighe e altre figu
e. Fu trovato nel 1506 in una vigna presso le terme di Tito a Roma, e da papa Giulio II acquistato per il museo Vaticano.
seo Vaticano. Mancava il braccio destro di Laocoonte, e fu ristaurato da Giov. Angelo Montorsoli; ma par certo non sia riu
chi; la bocca s’ apre a mandar non un grido, ma un sospiro, un gemito da moribondo. In quel volto lo spavento, l’ angoscia
ista, secondo alcuni per opera d’ Atena che era stata vista nel bagno da lui, secondo altri per aver egli rivelato i segre
e, sua sposa. Morta questa di acerba morte per essere stata morsicata da un serpe, egli la pianse in dolcissimi canti che
sfogo al suo dolore, e gli avvenne poi di perire miseramente lacerato da uno stuolo di Baccanti nel quale s’ imbattè. — Li
e precede la cruda Nécessità portando nella sua mano di bronzo chiodi da travi e cunei, nè le manea il ferro arpione e il
scogli far seccare i verdi capelli, altre correre sull’ onde portate da pesci; non hanno tutte le stesse fattezze, ma nep
al limo, che era la materia principale, particelle di sostanze prese da ogni parte, e che al nostro petto apponesse la vi
dei fiumi e i celeri venti, carezzevole così col suon della sua cetra da trascinare a sè come fossero manite d’ orecchi an
6 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
i era stata illustre la nascita, o nobili le azioni. L’essere disceso da qualche Divinità, l’essere fornito di straordinar
orte tra gli Dei(a). Le tombe degli Eroi erano d’ordinario circondate da un sacro bosco, appresso il quale trovavasi un al
Polluce, Pelope, Edipo, Eteocle e Polinice. Cadmo. Cadmo nacque da Telafassa(a) (1), e da Aganore, ro de’ Fenicj. Al
Eteocle e Polinice. Cadmo. Cadmo nacque da Telafassa(a) (1), e da Aganore, ro de’ Fenicj. Altri dicono, che la madr
re indarno ; nè poteva ritornarsene al padre, perchè ciò eragli stato da lui vietato, qualora non avesse seco condotto anc
iarsi. La risposta del Nume fu, che il trovare Europa non era impresa da uomo, e che Cadmo in vece tenesse dietro alla pri
patrj di quel luogo. Commise pertanto a’suoi seguaci di cercare acqua da qualche sorgente vicina. Non molto lungi eravi un
li, cui essa arrivò, credendo che fosse stata scagliata contro di lui da uno de’suoi fratelli, si avventò contro lo stesso
Udeo(c) (4). Furono chiamati anche Ofionj. e Draconigeni, ossia nati da un dragone (d). Coll’ajuto de’medesimi Cadmo fabb
(a). Cadmo prese in moglié Ermione, detta anche Armonia, discendente da Marte e da Venere. Per onorare quelle nozze scese
prese in moglié Ermione, detta anche Armonia, discendente da Marte e da Venere. Per onorare quelle nozze scesero dal Ciel
colla moglie nell’ Illiria. Là gli venne in pensiero, che il Dragone, da lui ucciso, fosse vissuto sotto la tutela di qual
o, dope d’aver goduto per molti anni il regno, ne sia stato stacciato da Ansene e da Zete(b). Perseo. PErseo fu fig
er goduto per molti anni il regno, ne sia stato stacciato da Ansene e da Zete(b). Perseo. PErseo fu figliuolo di Gi
Zete(b). Perseo. PErseo fu figliuolo di Giove e di Danae, nata da Euridice e da Acrisiore d’Argo. Questi, recatosi
rseo. PErseo fu figliuolo di Giove e di Danae, nata da Euridice e da Acrisiore d’Argo. Questi, recatosi a interrogare
cognizione, diedo tosto in balia delle onde la figlia, e il bambino, da lei partorito. Eglino vennero portati sulle spiag
sti s’invaghì di Danae, e avendo timore di Perseo, volle allontanarlo da se. Sotto pretesto quindi d’acquistarsi immortale
mo giovine, e fatto questi più coraggioso ancona per l’elmo, ricevuto da Plutone, per le ali a’ piedi, e l’arma, datagli d
r l’elmo, ricevuto da Plutone, per le ali a’ piedi, e l’arma, datagli da Mercurio(5), e per lo scudo, che Pallade aveagli
uelle arene, che fecondate produssero gran copia di serpenti, i quali da di là si propagarono anche nelle altre parti del
ntinuò il suo aereo viaggio, finchè arrivò nella Mauritania, dominata da Atlante. Questi oltre a parecchie migliaja di gre
andogli, ch’egli era figliuolo di Giove. Memore Atlante d’aver inteso da un antico Oracolo di Temi, che un figlio di Giove
si trovò finalmente in quello degli Etiopi, popoli barbari, governati da Cefeo. Era allora, quando superba di se stessa Ca
traniero quella giovine, di cui egli ne ambiva il possesso, assistito da varj partigiani, tentò di rapirla dalle mani di P
zuffa si trovarono anche i due celebri Lapiti, Brotea e Orione, nati da Micala, famosa Maga della Tessaglia, la quale co’
acolo aveagli predetto. Avvenne, che il Disco, gettato di tutta forza da Perseo, lo colpì nel capo, e lo uccise. Perseo ne
c). Giasone. TIro, figlia di Salmoneo, re d’Elide, si rendette da Nettuno, trasformato nel fiume Enipeo, cui ella a
la poco tempo dopo sposò Creteo, figlio d’Eolo, e re di Iolco. Nacque da quel matrimonio Esone (a). Pelia, divenuto grande
rgli tristi conseguenze, per consiglio dell’Oracolo prese a guardarsì da quello tra’discendenti d’ Eolo, che gli si sarebb
calzato e l’altro ignudo (b). Fu per questo, che Esone, avendo avuto da Alcimede, figlia di Filaco(1), un figlio, sparse
aterno soglio. S’abbattè lungo le rive del fume Anauro(3) in Giunone, da lui non conosciuta, perchè ella aveva preso le se
rettanto pericolosissima, promettendogli, che qualora fosse ritornato da quella, lo avrebbe collocato sul trono, che gli a
ese, erasi impadronito(c). Varie strane condizioni si erano stabilite da Eeta per conseguirlo. Si dovevano primieramente r
ti dello stesso drago ne, e finalmente vincere gli uomini armati, che da quel seme etano per mascere (d) (7). Giasone avid
gi, di lui nemici, dichiarò loro la guerra, nella quale rimase ucciso da Giasone. Questi, appenachè ne venne in cognizione
er sempre più rendere glorioso il nome di Giasone, dice, ch’eglipure, da che cominiciarono gli anzidetti uomini a vicendev
i Colco (a) (21). Eeta lo inseguì, nè Giasone avrebbe potuto salvarsi da lui, se Medea anche in ciò nol avesse assistito.
tello, Absirto, chiamato anche Egialeo (a), nato al dire di Apollonio da Asteroclea(b), o da Eurilite, come riferisce lo S
mato anche Egialeo (a), nato al dire di Apollonio da Asteroclea(b), o da Eurilite, come riferisce lo Scoliaste del predett
ta la Maga di tutto ciò, prese i due figliuoli, Mermero e Fere, avuti da Giasone (d), e li trucidò sugli occhi di lui mede
Giasone (d), e li trucidò sugli occhi di lui medesimo (e). Indi fuggì da Corinto (f), e si recò in Tebe appresso Ercole, i
econdo Varrone quaranta tre. Il più celebre fu l’Ercole, nato in Tebe da Giove e da Alcmena, moglie d’Anfitrione(1). L’ist
one quaranta tre. Il più celebre fu l’Ercole, nato in Tebe da Giove e da Alcmena, moglie d’Anfitrione(1). L’istoria poi de
decretato, che dei due fanciulli, i quali doveano nascere, l’uno cioè da Alcmenà, l’altrò da Nicippe, figlia di Pelope, e
ue fanciulli, i quali doveano nascere, l’uno cioè da Alcmenà, l’altrò da Nicippe, figlia di Pelope, e moglie di Stenelo, r
la Chimera, e dal Cane, Orto, il quale era di prodigiosa grandezza, e da lungo tempo faceva orribile guasto nel paese, sit
e adoperato il ferro e il fuoco per farlo morire. Ercole, ammaestrato da Radamanto o da Eurito (b) a tirare d’arco, in età
ferro e il fuoco per farlo morire. Ercole, ammaestrato da Radamanto o da Eurito (b) a tirare d’arco, in età d’anni dieci o
Sonovi alcuni, i quali pretendono, che Ercole abbia ricevuto la clava da questo Molorco (b). L’altra impresa, commessa da
ia ricevuto la clava da questo Molorco (b). L’altra impresa, commessa da Euristeo ad Ercole, consistette nel dover combatt
ombattere l’Idra della palude di Lerna.L’Eroe sopra un carro, guidato da Iolao, figlio d’Ificlo, re d’un cantone della Tes
di quella le sue frecce : dal che ne avveniva, che le ferite, recate da quelle, riusciavano incurabili. Euristeo però, co
o, che gli riuscì di legarlo, e di portarlo vivo in Micene(a). E’ quì da notare, ch’ Ercole, mentre andava in traccia di q
uosi, perchè aveano ali, testa, becco, ed unghie di ferro. Addestrati da Marte a combattere, vibravano dardi contro chi li
sero ne’ deserti dell’ Arabia (d). Ercole con certi timpani, ricevuti da Minerva, ed atti a spaventire, trasse quegli ucce
cavalli, e li pasceva di carne umana. Ercole fece divorare lui stesso da quegli animali, e seco li portò via. I Bistoni, s
(8). V’è chi pretende, che gli anzidetti cavalli sieno stati condotti da Ercole in Micene, e che poi Euristeo li abbia abb
, dove certe bestie selvaggie li divorarono(b). Ercole aveva ricevuto da Euristeo il comando di portargli la zona, ossia l
quella spedizione(d) (9). Plutarco dice, che quella Regina fu uccisa da Ercole(e). Augia, re d’ Elide, il quale, mentr’er
ruppe a’due fratelli, Eurito e Cteato, detti Molioni, perchè nacquero da Molione e da Attore(a) (10). Una ferita, ch’ Erco
ratelli, Eurito e Cteato, detti Molioni, perchè nacquero da Molione e da Attore(a) (10). Una ferita, ch’ Ercole aveva rice
sia anche morto un certo Calcodone, ch’erasi unito con Ercole, e che da questo sia stato onorevolmente sepolto(e) (12). E
la sua città, e mise a morte lui, e tutti i figli(13), che avea avuto da Clori, figlia d’ Anfione, eccettuatone uno, di no
nciullo, non avea avuto parte in quella guerra(b) (14). Gerione, nato da Crisaore e dalla Ninfa Calliroe, era tricorporeo.
i quali erano di rara bellezza, avea un Dragone di sette teste, nato da Tifone e da Echidna, e un Cane, di nome Ortro, il
no di rara bellezza, avea un Dragone di sette teste, nato da Tifone e da Echidna, e un Cane, di nome Ortro, il quale pure
presso il fiume Eridano in una spelonca. Elleno lo inviarono a Nereo, da cui ne venne istruito. L’ Eroe uccise il Dragone,
del monte Erimanto nell’ Elide(c). Il medesimo Eroe liberò l’ Egitto da Poligono e. Telegono, fratelli, nati da Proteo, e
edesimo Eroe liberò l’ Egitto da Poligono e. Telegono, fratelli, nati da Proteo, e da una Ninfa, detta Coronide. Queglino,
liberò l’ Egitto da Poligono e. Telegono, fratelli, nati da Proteo, e da una Ninfa, detta Coronide. Queglino, soggiornando
nte morire(d). Calai e Zete, figli del vento Borea, e di Oritia, nata da Eretteo, re d’ Atene(17), vennero uccisi da Ercol
Borea, e di Oritia, nata da Eretteo, re d’ Atene(17), vennero uccisi da Ercole nell’ Isola di Tenedo(18), perchè si erano
vagli si pose a dormire sulle arene della Libia. Quivi venne assalito da un infinito numero di Pigmei, sudditi di Anteo, i
. Antonino Liberale(e) e Ovidio(f) dicono, che coloro erano governati da una donna, la quale, per essersi creduta superino
ro modo raccontano la morte dell’anzidetto re. Riusciva, dicono essi, da nove anni scarsissima la raccolta nell’Egitto, at
ima la raccolta nell’Egitto, attesa la scarsezza delle pioggie. Venne da Cipro l’ Indovino Trasea, o Trasio, e questi acce
e Borgione erano due giganti, i quali avevano tratta la loro origine da Nettuno. Ercole dovette azzuffarsi con loro, perc
ò quel luogo si denominò Campo lapideo (d). Piplea, pastorella, amata da Dafnide, pastore della Grecia, venne rapita da’co
fnide, inconsolabile per la perdita di Piplea, intraprese di cercarla da per tutto, nè di mai riposare, finchè la avesse t
iglio di Bute e di Venere, e re d’un Cantone della Sicilia, detta poi da lui Ericia, riputavasi invincibile nel Cesto, o,
contentò di due soli, di Alceo e di Stenelo, figli d’ Androgeo, na to da Minos, re di Creta. Da di là continuando il suo v
a del medesimo Caco, quella che scoperse ad Ercole il furto, fattogli da suo fratello. Fu perciò, dicono, annoverata trall
Vesta (a). Pirecine, re d’Eubea, facendo la guerra a’Beozj, comandati da Ercole, fu vinto da questo Eroe, che lo fece squa
re d’Eubea, facendo la guerra a’Beozj, comandati da Ercole, fu vinto da questo Eroe, che lo fece squarciare da due cavall
comandati da Ercole, fu vinto da questo Eroe, che lo fece squarciare da due cavalli. Ercole pure non ville permettere, ch
a ritasciare a’Dorj i paesi, che aveano promesso (c). Ritornando sene da Trachina, vinse, ed uccise Cigno, figlio di Marte
ffese Plutone, che fu costretto di salire al Cielo, per farsi guarire da Peone, medico degli Dei (a). Ercole nelle anzidet
i spezialmente da’letterati (b). Esso venne magnificamente ristaurato da Lucio Marcio Filippo. Plinio ne fa la descrizione
. Plinio ne fa la descrizione (c). Ercole acquistò il nome di Buraico da Bura, città dell’ Acaja. Ivi era celebre l’Oracol
tera, perchè gli Eritrei pretendevano, che quella fosse così arrivata da Tiro appresso di loro. Dicesi, che la stezze zatt
one e gloria. Ercole fu così appellato, per indicare, che i travagli, da lui intrapresi per causa di Giunone, lo rendetter
a questo omaggio per vendicare la morte di Climeno, suo padre, ucciso da un Tebano. Quel re spediva ogni anno a Tebe certi
egnalato servigio diede in moglio all’ Eroe la sua figliuola, Megara, da cui nacquero Lamio, Creonziade, Terimaco, e Deico
, che diceva essere quelle di Micene. Uccise i figli, che aveva avuto da Megara, credendoli figli del predetto Euristeo. A
promessa, allegando per pretesto, chegli aveva ucciso i figli, avuti da Megara, sua prima moglie, e che temeva che fosse
Ifito, spedito dal padre a trovare i buoi, che gli erano stati rubati da Autolico. Ercole dopo d’aver pregato inutilmente
(c). Altri dicono, ch’egli la sposò, e che n’ebbe un figlio, il quale da Diodoro Siciliano si appella Lamo o Lamone (d) (2
lio, il quale da Diodoro Siciliano si appella Lamo o Lamone (d) (28), da Apollodoro dicesi Agelao, (e), e da Palefato si c
i appella Lamo o Lamone (d) (28), da Apollodoro dicesi Agelao, (e), e da Palefato si chiama Laomede (f). Durante la di lui
veleno dell’Idra. Sofferì, finchè potè, l’ardore del fuoco venefico, da cui internamente veniva cruciato, ma il dolore e
bbia inalzata Potizio ; e Dionisio pretende, che sia stata consecrata da Evandro (a). Filottete poi sulle ceneri d’Ercole
monie, ch’ erano state loro prescritte. Quello poi della sera si fece da Potizio solo, perchè Pinario non v’arrivò che tar
a d’amore, di cui ardeva per Cigno : lo che talmente avvilì l’oggetto da prima cotanto amato, che si gettò nel lagò di Can
vi traloro, perchè Pitteo era fratello di Lisidice, madre di Alcmena, da cui, come vedemmo, era n ato Ercole(a). Teseo se
giovine si rimise nelle di lui mani, gli partorì Menalippo, e fu poi da Teseo ceduta in moghe a Dejoneo, figlio d’Eurito,
rito, re d’Ecalia(b). Teseo poscia fece strage del Toro, che, portato da Ercole ad Euristeo, da questo era stato mandato,
eseo poscia fece strage del Toro, che, portato da Ercole ad Euristeo, da questo era stato mandato, come abbiamo esposto, a
uale obbligava i passeggieri a lavargli i piedi, e poi li precipitava da un’altezza nel mare. Anch’egli in egual modo fu t
(f) (5). Teseo lo uccise, e vi sostituì sul trono Ippotoonte(6), nato da Alope, figlia dell’anzidetto Cercione(g). Appress
ia dell’anzidetto Cercione(g). Appresso il fiume Cefiso, sulla strada da Eleusi in Atene, Polipemone, detto anche Damaste
ene, e vi trovò Medea, figlia di Ecta, re di Colco, la quale, fuggita da Corinto, erasi ritirata appresso Egeo, ed era div
atrice. La Maga si sottrasse al di lui furore, fuggì precipitosamente da Atene, e tirata da Dragoni, si occultò fra le nuv
sottrasse al di lui furore, fuggì precipitosamente da Atene, e tirata da Dragoni, si occultò fra le nuvole(c) (8). Pallant
te giovanette, affinchè venissero rinchiuse nel Labirinto, fabbricato da Dedalo (11) S’accorse appena l’ afflitto Dedalo d
essere infelici vittime del Minotauto(12). Era questo un mostro, nato da Pasifae, moglie dello stesso Minos, e figlia del
ine(14). Egli rapì inoltre le due figlie di Minos ; e sciolte le vele da Creta, sbarcò verso sera alle spiaggie di Nasso.
Delie, la Grue, le Cibernesie, e le Oscoforie(16). Teseo, ritornando da Creta, fece un sacrifizio ad Apollo di tutte le v
nche d’intorno un ramo d’ulivo, coperto di lana, che si attaccava poi da un fanciullo sulle porte per allontanare la cares
me abbiamo testè accennato(c). Le Cibernesie furono Feste, instituite da Teseo in onore di Nausiteo e Feacide, che eransi
di vite, e fero, portare, attesochè certi nobili giovanetti, vestiti da donzelle(e), e con rami di vite, carichi d’uva, c
uite in onore di Bacco e di Minerva(i) (18). Teseo, primachè partisse da Atene per trasferirsi in Creta, aveva ricevuto or
diedero il nome di lui a tutto il mare circonvicino(a), il quale poi da noi oggidì chiamasi Arcipelago(b) (19). Teseo fin
nferno, come fra poco diremo. Vuolsi eziandio, che sia stato invitato da Ercole a combattere seco lui le Amazoni, e che do
i lui imprese fece sì, che egli venisse provocato a singolare tenzone da Piritoo, figliuolo d’Issione e di Dia, e re de’ L
naso, e le orecchie. A vendicarlo si fece innanzi Farco, che, scavato da una rupe un macigno, tentò di scaricarlo sopra Te
adde alla fine, dove il Centauro desiderava. Teseo, avvertito a tempo da Pallade, schivò quel pericolo.(a) (24). Morta Ipp
, stabilirono di procurarsene ciascuno un’ altra, la quale fosse nata da Giove. Teseo rapì Elena, figlia di quel Nume, e d
’ impresa. Discesi amendue nell’ Inferno, Piritoo tosto rimase ucciso da Cerbero(e). Teseo poi doveva rimanersene anch’ eg
ante il favore di Proserpina di ricondurlo sulla terra(f). Teseo ebbe da Fedra due figliuoli, Acamante e Demofonte(g) (27)
Demofonte(g) (27). Questo Eroe, veggendosi calunniato appresso i suoi da un certo Lico (h), fece passare la sua famiglia n
icomede, figlio di Apollo e di Partenope, e re di quell’ Isola, preso da invilia di sì grande personaggio, lo precipitò da
tenti venivano perseguitati : e ciò in memoria del soccorso, prestato da Teseo agl’ infelici (c). Nello stesso tempio l’ot
a (a) (1). Era pieno di coraggio, e fornito di marziale valore. Posto da Ercole sul trono del predetto Laomedonte, suo pad
ì seco lui nella Troade(14). Priamo la accolse appresso di se, poichè da lungo tempo eravi tra’ Greci e i Trojani un odio
poichè da lungo tempo eravi tra’ Greci e i Trojani un odio fomentato da reciptoci oltraggi(b). L’anzidetto abbominevole r
ra espotremo. Priamo, allorchè fu combattuto dalle armi Greche, venne da molti difeso, Tra quelli, che accorsero ad ajutar
moltitudine degli altri estinti (b). Secondo una Tradizione, riferita da Servio, Pirro trasse Priamo fuori della di lui Re
de, che due de’ più robusti uomini avrebbono durato fatica ad alzarla da terra ; ed egli solo con tutta facilità lo fece,
in città ; ma nè le preghiere, nè le lagrime loro poterono smuoverlo da di là. Venne finalmente Achille colla picca alla
te Achille colla picca alla mano. Ettore, appenachè lo vide, sorpreso da grande terroce, si diede precipitosamente alla fu
e pesò il destino dell’uno e dell’altro. Piombò quello del Trojano, e da quel momento tutti i colpi di lui riuscirono inut
ebbe ivi la cura di numeroso gregge ; il suo coraggio nel difenderlo da chi cercava di rubarglielo, gli acquistò il nome
nozze, le quali si celebrarono sul monte Pelio. La sola Eride, detta da noi Discordia, n’era stata omessa, per timore che
o, sopra il quale era scritto : si dia alla più bella . Tutte le Dee da prima lo pretendevano, ma il contrasto finalmente
stata al mondo. Paride diede il pomo a Venere. Giunone e Minerva fino da quel momento concepirono contro di lui implacabil
o (o Ettore(d)), mal comportando di essere rimasto superato in quelli da lui, che non ancor erasi riconosciuto, voleva ucc
tatosi allora per quello ch’era, cangiò la gelosia in tenerezza, e fu da Priamo di nuovo accolto nella sua Reggia(a). Pari
emici. Come poi vide andargli incontro lo stesso Menelao, fu sorpreso da tale spavento, che ben tosto si ritirò tra’ suoi.
la freccia, che lò colpì, era una di quelle ch’erano state avvelenate da Ercole nel sangue dell’Idra di Lerna. Paride spir
allora di dolore(e) (5). Enea. Enea, Principe Trojano, nacque da Venere e da Anchise(a) (1). Fu allattato da una c
olore(e) (5). Enea. Enea, Principe Trojano, nacque da Venere e da Anchise(a) (1). Fu allattato da una certa Caieta,
Principe Trojano, nacque da Venere e da Anchise(a) (1). Fu allattato da una certa Caieta, la quale diede poi il suo nome
d’Apollo(h). Dopo tali ed altre eroiche imprese fu in sogno avvertito da Ettore, che si salvasse colla fuga. Tuttavia la n
talia. Anchise si rammentò, che lo stesso eragli stato predetto anche da Cassandra. Subito Enea intraprese il viaggio per
da Cassandra. Subito Enea intraprese il viaggio per colà ; e balzato da furiosa tempesta alle Isole Strofadi, le Arpie di
le Isole Strofadi, le Arpie discesero a divorarsi le vivande, offerte da lui a Giove. I Trojani presero le armi per allont
ascese sul rogo, si trafisse il petto, e spirò(a) (13). Partito Enea da que’ lidi, i contratj venti ad istanza sempre di
roe tragli Antenati della sua famiglia s’abbattè nell’ombra d’Anchise da cui apprese in quali terre avrebbe regnato, e qua
palagio : dal che si congetturò, che somma gloria, accompagnata però da guerre, era per derivare a quella giovine. Latino
uolo di Mercurio(18). Questi gli regalò quattrocento cavalli, guidati da Pallante, suo figliuolo. Poco dopo si collegarono
Enea con tali soccorsi e con armi, che Venere aveagli fatto lavorare da Vulcano, si avanzò contro Turno(b) (20). Grande f
n’era lontano. Non poterono farlo, perchè quelle navi vennero subito da Giove cangiate in Ninfe marine ad istanza di Cibe
vi egli accolse Anna, sorella di Didone, la quale eravi stata portata da una burrasca, mentre fuggiva dalle persecuzioni d
r supremo Comandante della Greca armata contro i Trojani (d). Allestì da se solo cento vascelli, e ne somministrò sessanta
Alizzoni (d) ; Elato (e) ; Iperenore (f) ; Pisandro e Ippoloco, nati da Antimaco. Dicesi, che questi due a vista di Agame
ronto, che in lui ricadeva. L’armata de’Greci fu presa immediatamente da fiera pestilenza. Se ne interrogò Calcante ; e qu
gamenonne a farlo, e Achille parlò più vivamente d’ogni altro. Quegli da prima si mostrò alquanto restio, ma finalmente in
lo subito si placò, e svanì il desolante castigo (b). Agamenonne ebbe da Clitennestra un unico figliuolo, che si chiamava
o Scoliaste d’Euripide (c) soggiungono, che essi erano realmente nati da Plistene, ma che, essendo quegli morto giovine, f
ti da Plistene, ma che, essendo quegli morto giovine, furono allevati da Atreo, e però considerati di lui figliuoli. Lo sc
Nume lo avea regalato a Giove, che Giove ne fece un dono a Mercurio ; da cui passò a Pelope, figlio di Tantalo, indi ad At
avea contratto strettissima amicizia. Ivi si dichiatò come incaricato da Strofio di portarvi la notizia della morte d’Ores
famia del supplizio, a grande stento avea ottenuto di poter togliersi da se la vita ; ma Apollo, che gli aveva comandata l
a restare pel sacrifizio, e chi partire. Ifigenia finalmente, pregata da Oreste, diede il foglio a Pilade. E temendo che q
rcadia. Lasciò successore al trono il figlio Tisameno, che avea avuto da Ermione. (a). Pausania soggiunge, che gli Spartan
lvato. Vennero finalmente amendue a singolare tenzone. Erasi proposto da Antenoré, che Elena e le ricchezze di lei fossero
tenoré, che Elena e le ricchezze di lei fossero del vincitore. Paride da prima ri cusava di stare a siffatto progetto, ma
amandrio, figlio di Strofio(e). Elena, conquistata Troja da’Greci, fu da loro restituita a Menelao. Questi voleva immolarl
Quivi però non giunse Menelao che dopo otto anni, attesochè, partendo da Troja, avea trascurato di sacrificare a Giove e a
eliberarono di muovere guerra a’Trojani, Tetide, la quale avea inteso da un Oracolo, che Achille sarebbe perito, se fosse
finzione, che niuno seppe ravvisarlo. Dìmorando in quell’Isola, ebbe da Deidamia, figlia del predetto Licomede, un figliu
al Greco campo(a). Desolata Tetide nel vederlo a partire, gli procurò da Vulcano delle armi, che noa potevano essere abbat
gli procurò da Vulcano delle armi, che noa potevano essere abbattute da forza emana(b). Era altresì costume de’Greci l’of
marciò contro Troja, seguito in cinquanta navi da’ Mimidoni(d) (4), e da Menescio, suo parente(5), a cui diede il comando
i. Affidò pure il comando di altri suoi soldati al prode Eudoro, nato da Polimela, figlia di Filante, e da Mercurio (e). E
suoi soldati al prode Eudoro, nato da Polimela, figlia di Filante, e da Mercurio (e). Egli poi nell’avviarsi all’assedio
i dal nome di lui Achillea. Molte altre gloriose imprese si operarono da Achille. Egli uccise i Capitani Trojani, Demoleon
dispiacere d’averla uccisa(e). Secondo un’antica Tradizione, riferita da Servio(f). Achille avea amato questa Amazone anch
ette quasì un anno senza più combattere, perchè Agamennone, costretto da lui a restituire Criseide al di lei padre, avea s
istabilì la cadente fortuna de’suoi(c). Tetide gli ottenne nuove armi da Vulcano, ed egli con quelle fece orribile strage
ella di lei bellezza, voleva per forza farsela sua. Ne venne impedito da Tene, ed egli lo uccise. Insisteva il Greco nel v
ronì di dodici città nemiche, tralle quali si conta, Moncia. Sembrava da prima impossibile all’Eroe il prenderla ; e già e
giovine in pena del suo delitto(b) (12). Ad Achille, per essere nato da Peleo, diedesi il soprannome di Pelide(c), e quel
ome di Pelide(c), e quello di Eacide, perchè il di lui padre era nato da Eaco(d). Variano gli Scrittori sul fine d’Achille
j, ove soggiornavano molti Eroi(c) (15). Ulisse. ULisse nacque da Anticlea, e da Laerte(a), e fu re delle due picco
avano molti Eroi(c) (15). Ulisse. ULisse nacque da Anticlea, e da Laerte(a), e fu re delle due piccole Isole del ma
io(b) (1). Ebbe per nutrice Euriclea, figlia del Greco Ope, comperata da Laerte per venti buoi(2), e fornita di bellissime
dicesi che abbia preso a lavorare l’arena del mare con aratro, tirato da due animali di diversa spezie, e che in vece di g
rio figlio, torse tosto altrove lo strumento, e in tale guisa scuoprì da se l’inganno. Palamede allora l’obblig ò ad unirs
ci contro i Trojani(a). Ulisse, irritato contro di colui, concepì fin da quel momento il pensiero di farlo perire. Avvenne
re. Uccise Democoonte, uno de’figli di Priamo ; il quale erasi recato da Abido a difendere Troja(d). Sapeva altresì, che n
di notte in Troja, quando Ulisse e Diomede, avvertiti del loro arrivo da Dolone, si recarono ov’eransi accampati, parte ne
pretende Igino(g), sciolse le vele alla volta dell’Isola di Lenno, e da di là ricondusse al Greco campo Filottete(8), che
fagi, così detti dal frutto, Loto, di cui abbiamo parlato. Fu accolto da quelle genti molto cortesemente ; ma i compagni d
Fu accolto da quelle genti molto cortesemente ; ma i compagni di lui, da che si cibarono dell’anzidetto frutto, perdettero
se l’ingresso con una pietra, la quale non si sarebbe potuto smuovere da venti carri, tirati da robusti buoi. Il Ciclope a
ietra, la quale non si sarebbe potuto smuovere da venti carri, tirati da robusti buoi. Il Ciclope allo splendore del fuoco
ad Ulisse, com’egli si chiamasse, e protestò di voler fargli un dono da Ciclope. L’Eroe rispose, ch’egli si chiamava Niun
isse allora gli porse un otre, pieno di squisitissimo vino, donatogli da Marone, figlio d’Evanteo, e sommo sacerdote d’Apo
perchè lo avea reso esente dal sacco nel tempo dell’irruzione, fatta da lui nel paese de’ Ciconi. Il Ciclope non ristette
he li attendevano nelle navi. Il Ciclope allora all’udire Ulisse, che da lungi lo beffeggiava, svelse una cima di monte ;
palagio di quella Maga, e nell’ingresso della Reggia vennero accolti da gran numero di lupi, frammischiati con lionesse e
. Ulisse le allontanò, finchè giunse l’ombra dell’anzidetto Indovino, da cui intese quanti ostacoli ancora erano per imped
arire sulla terra, qualora fosse rimasto impunito l’insulto, sofferto da coloro. Giove non tardò a dar segni di sua coller
sua dimora, ma egli non mai v’acconsentì. Minerva finalmente ottenne da Giove, che Mercurio dichiarasse a Calipso essere
Eumeo alla città(a). Giunto al suo palagio, venne tosto riconosciuto da uno de’suoi cani, che portava il nome di Argo. Là
Euriclea, nutrice d’ Ulisse, lo fece ; e fu allora, che lo riconobbe da certa cicatrice, rimastagli da una ferita, ch’egl
o fece ; e fu allora, che lo riconobbe da certa cicatrice, rimastagli da una ferita, ch’egli aveva ricevuto, quando andò a
nchè si difendessero. Anche in quella circostanza Ulisse fu assistito da Minerva, la quale gli apparve sotto la figura di
quindici o sedici anni dopo il ritorno ne’suoi Stati. Egli avea avuto da Circe un figliuolo, di nome Telegano(d) (22). Que
io con varj compagni per amlarsene ad Itaca, ed ivi farsi riconoscere da Ulisse. Venne gettato da una burrasca sulle coste
amlarsene ad Itaca, ed ivi farsi riconoscere da Ulisse. Venne gettato da una burrasca sulle coste di quell’Isola, di cui n
si ricordò allora di un Oracolo, che lo aveva avvertito di guardarsi da un suo figliuolo. Ei tuttavia volle sapere chi er
gilio dice, che Minerva lo colpì con un fulmine, e che fattolo rapire da un turbine in aria, lo attaccò ad uno scoglio(b).
sciarono un luogo vuoro, come se quello avesse dovuto essere occupato da Ajace. Fu là, dove, Autoleone, Generale de’Croton
’Oracolo(d) (2). L’altro Ajace fu denominato Telamonio, perchè nacque da Telamone, re di Salamina e di Megara(3). Ercole,
a vendetta fallita e derisa, tanto se ne cruciò, che preso nuovamente da brutale ferocia, imbrandì la spada, che aveva avu
eso nuovamente da brutale ferocia, imbrandì la spada, che aveva avuto da Ettore, e ritiratosi in solitario luogo, si diede
Giove si ritirò appresso Leda, che dopo tal fatro partorì un uovo, e da esso nacquero Castore, Polluce, ed Elena. Alcuni
pretendono, che Leda abbia concepito per opera di Giove un solo uovo, da cui trassero origine Polluce ed Elena ; e che Tin
di Castore e di Clitennestra. Castore e Polluce, appena nati, vennero da Mercurio portati in Pellena, città della Laconia,
nell’ Attica per riavere la loro sorella, Elena, ch’era stata rapita da Teseo ; e venuti in cognizione, che colei trovava
ella città di Arene nella Messenia, la quale città egli così denominò da Arene, sua moglie, e madre dei predetti Linceo ed
nacque Anagonte, il quale alcuni chiamano Anasi, ed altri Auloto ; e da Febe e Polluce nacque Mnesinoo, il quale altri de
preceduti dallo spettacolo de’ gladiatori. I Magistrati, accompagnati da quelli tra’ loro figli, i quali si avvicinavano a
elli tra’ loro figli, i quali si avvicinavano alla pubertà, e seguili da numerosa cavalleria, si recavano colle statue di
mpa di tori Giuochi durava otto giorni. Essa è descritta diffusamente da Dionisio d’ Alicarnasso(a) Polluce poi ebbe anche
che aveva formato l’elogio delle stesse Divinità, ne fu fatto uscire da due non conosciute persone(a). Pelope. PEl
sa per Pelope fu quella d’aversi guadagnato in isposa Ippodamia, nata da Enomao, figlio di Marte(1), e re d’ Elide e di Pi
be perito per le insidie di un suo genero. A fine dunque di liberarsi da tutti quelli, che gliela ricercavano in moglie, p
hi lo avesse oltrepassato, mentre egli correva sopra un carro, tirato da velocissimi cavalli ; e nello stesso tempo dichia
tempo dichiarò, che la morte sarebbe la pena del vinto(2). Lo spazio da corrersi cominciava dal fume Clade sino all’Istmo
arie imprecazioni contro Mirtilo, e tralle altre, che restasse ucciso da Pelope. Avvenne, che essendo Ippodamia molestata
enne, che essendo Ippodamia molestata dalla sete, Pelope si allontanò da lei per andar ad attignerle dell’acqua. Colse Mir
di Lajo, re di Tebe, e di Giocasta, figliuola di Creonte, la quale fu da Omero(a)nominata Epicastà. L’Oracolo d’Apollo Del
bello assai, lo portasse alla moglie di Polibo, re di Corinto, detta da Apollodoro(b) e da Igino(c) Peribea, e Merope da
rtasse alla moglie di Polibo, re di Corinto, detta da Apollodoro(b) e da Igino(c) Peribea, e Merope da Pisandro(d) e da Se
re di Corinto, detta da Apollodoro(b) e da Igino(c) Peribea, e Merope da Pisandro(d) e da Seneca(e). Questa, ch’era senza
tta da Apollodoro(b) e da Igino(c) Peribea, e Merope da Pisandro(d) e da Seneca(e). Questa, ch’era senza prole, lo ricevet
ti enimmi, costrigendole a darne la spiegezione sotto pena di restare da esso altrimenti divorate. Tra i varj enimmi si fa
rrore a se medesimo, si trasse gli occhi per disperazione ; e guidato da Antigona, sua figliuola, fuggì il consorzio di tu
o di se lo sdegno del Cielo ; e fu abbruciato sopra un rogo, separatò da quello, degli altri Eroi, i quali morirono all’as
er lui, e diede di se medesima un grande spettacolo. Ella si trasferì da Argo in Eleusina, ove era stato inalzatò il rogo
ve niuno l’avrebbe mai trovato, se Erifile, di lui moglie, guadagnata da suo fratello, Adrasto, con una collana d’oro nol
o al predetto tempio eravi una fontana, sacra allo stesso Anfiarao, e da cui, credevasi, che fosse asceso al Cielo. Si rip
hiamava Alfesibea, e le regalò la collana, che Erifile aveva ricevuto da Adrasto in dono. Non potendo poi trovare appresso
oe desiderava di vedere vendicata la morte del suo marito ; e ottenne da Giove, che i di lei piccoli figliuoli, avuti da A
uo marito ; e ottenne da Giove, che i di lei piccoli figliuoli, avuti da Alcmeone, divenissero in un istante così grandi,
nno(7), la quale stava allattando Ofelte, detto anche Archemoro, nato da Licurgo, re di Nemea. Le ricercarono, ove avrebbo
e, figlio di Emone, e Licofonte, figlio di Autofono. Tideo, assistito da Pallade, se ne difese con tanto valore, che non l
ccocle del pari distribuì i suoi più valorosi guerrieri in guisa, che da ogni parte potesse difendersi nello stesso tempo,
ta la salvezza della patria(b). L’eroica azione di Meneceo fu imitata da Androclea, ed Eraclea, figlinole di Antipeno Teba
eriorità, ch’ella esercita sopra il vizio, giachè questo viene sempre da quella combattuto. La Virtù parimenti stringe una
che non altrimenti la Virtù è in ogni tempo la medesima, nè resta mai da veruna avversità abbattuta. Prudenza. La Pr
e. Le saggie direzioni e misure, che prende il Prudente per guardarsi da quel, che potrebbe nuocerlo, e per seguire quel,
o è iracondo, e il Delfino riesce al nuoto rapidissimo. Sono pertanto da questa Divinità calcati, per avvertire, che ne’co
timo sia erba bruschissima, e molto arida, tuttavia le Api pucchiano da quella il mele. Tale mostrasi anche il Diligente,
ell’erbe. Questo ultimo al tempo della guerra Punica restò abbruciato da un fulmine, sotto il Consolato di Q. Fabio, e di
e. Aveva per sorella la Forza, per fratello il Valore, e accompagnava da per tutto Giove(a). Gli Ateniesi le fabbricarono
ra la di lei statua, affinchè non potesse in alcun tempo allontanarsi da loro : come gli Spartani incatenarono la statua d
ssità, ovvero dell’Oceano e della Notte. Essa fu anche detta Adrastia da Adrasto, che fu il primo a dedicarle un tempio. G
edi sopra una pietra quadrata, la quale, essendo perfettamente eguale da ogni lato, indica il carattere di questa virtù, c
e come premia le buone, così punisce le cattive. Quindi la Giustizia da altri venne anche rappresentata con velo agli o c
Pretore a morte. Il Triumviro che doveva eseguirne la sentenza, preso da compassione di quella rea, non volle imbrattarsi
stessa cosa avvenne appresso i Greci ad un vecchio reo, detto Cimone da Valerio Massimo(b), e Micone da Igino(c). Tiene l
Greci ad un vecchio reo, detto Cimone da Valerio Massimo(b), e Micone da Igino(c). Tiene la Pietà una mano sul proprio cuo
ro alla Pudicizia Patrizia, ossia delle Dame ; l’altro, che fu eretto da Virginia, figlia di Aulo, era dedicato alla Pudic
colle virtù dalle Dame, quanto quoste pretendevano di essere distinte da esse per causa della loro nobiltà(a). Festo prete
conde nozze, e consideravano la moltiplicità de’ matrimonj, contratti da una stessa persona, come un’impudicizia, tollerat
’eseguire i voleri degli altri. Ha in mano un filatojo, che si aggira da tutte le parti. Ciò dimostra, che non è diverso l
erzo tempio le fu fabbricato nella Piazza di Vulcano, e fu consecrato da Cn. Flavio(a). Due spighe di grano adornano la ma
tra loro. Questo fu cominciato dall’Imperatore Claudio ; altri dicono da Vespasiano. Gl’Imperatori, Tito e Domiziano, molt
ea allontanasse ogni disapore dalle loro dispute(b). Esso fu rovinato da un incendio al tempo dell’Imperatore Comodo(c). L
scoperto un fianco sino al cuore, ove col dito mostra l’altro moto : da lontano e da vicino, perchè l’amicizia è sempre f
fianco sino al cuore, ove col dito mostra l’altro moto : da lontano e da vicino, perchè l’amicizia è sempre fedele, ossiac
simbolo della secretezza, la quale il più delle volte deesi osservare da questa virtù. Qualche volta viene rappresentata p
, tanto più s’inalza ; così l’Umiltà viene esaltata a misura ch’ essa da se si abbassa. La medesima Virtù vedesi anche in
oi mai alle sue imperfezioni. Esso finalmente sta appresso una fonte, da cui scaturiscono moltissimi fiumi, perchè la Supe
la fronte di reale corona, e con ali alle tempia. Versa colla destra da un Cornucopio molte cose preziose sopra rozze cas
tiva. Tiene nella destra una maschera, perchè l’Affettato s’allontana da ciò, che gli è naturale, per cercare in un’aria,
rocride. Cefalo, come dicemmo, sposò Procride. Uniti questi due sposi da un amore il più tenero viveano contenti e felici,
li stesso esperimentarne la fedeltà. Entrato, senza essero conosciuto da alcuno, nella sua casa, trovò la consorte, che pi
nella sua casa, trovò la consorte, che piangeva, e doleasi di vedersi da lui divisa. A tale vista talmente egli s’intenerì
vere seco lui in dolce concordia. Ma Procride anch’ ella poi fu presa da tale gelosia, che la ridusse a morte. Ella, come
rezza, e ritornava, senzachè alcuno la rimandasse, nella mano stessa, da cui era stata vibrata. Cefalo, che amava anch’egl
uente ripigliò Cefalo il consueto esercizio, niente accorgendosi, che da lungi lo seguiva la sposa. Grondante alfine di su
a. La Vanagloria tiene colla destra una tromba, perchè chi è dominato da siffatta passione, di propria bocca e con magnifi
rlo. In capo ha varie penne di Pavone. Queste alludono alla superbia, da cui la Disobbedienza trae d’ordinario la sua orig
à, con cui l’Arrogante coltiva le sue opinioni, beachè sieno false, e da tutti disappaovate. Indocilità. L’Indocilit
olore poi di ruggine indica, che coloro, i quali si lasciano dominare da questo vizio, facilmente consumano tutte le loro
igliorare la sua condizione. Giace in luogo sozzo, perchè chi è preso da essa, ama la vita sorrida. Ha in mano l’Upupa, ur
o chi li benefica, ma poi inveiscono contro lo stesso benefattore, se da questo non vengono più favoriti. Loquacità.
tudine, prodotta dall’avere ricevuto qualche ingluria, e accompagnata da forte desiderio di vendicarsi. Ella è giovine, pe
te fa perdere il lume della ragione. Ha per cimiero una testa d’Orso, da cui escono fiamme e fumo. L’Orso è all’ira inclin
in questa la Tignuola : i quali animali logorano poi la cosa stessa, da cui ebbero principio. Un tal’effetto si produce a
e ravvolto in panno nero, perchè la mento dell’ Accidioso è occupata da tale torpore, che lo rende insensato. Il pesce po
il profondo pensiero, in cui s’immergono coloro, che sono sopraffatti da questo Vizio. Ha appresso di se una Volpe, animal
sto Vizio. Porta con se varie reti, le quali indicano le insidie, che da molti Giuocatori si tramano alle sostanze altrui.
ri si tramano alle sostanze altrui. Colla destra tiene alquante carte da giuoco, nelle quali fissa attentamente gli occhi.
are, che il Giuoco è per lo più fondato sulla sorte. Viene finalmente da quella agirato sopra una ruota, sotto di cui v’è
ilia ; ma la morte ne lo impedì. Il disegno però di lui fu verificato da Lepido il Triumviro. Raccontasi finalmente, che s
llegrezze di quaggiù non sono mai sì compite, che non vengano turbate da qualche amarezza. Altri la dipingono in atto di p
u il tempio, erettale in Preneste, città d’ Italia nell’ antico Lazio da cui la Fortuna fu soprannominata Prenestina (c).
, vicine a maritarsi, offerivano alla Dea un sacrifizio, accompagnato da profumi e incensi. Elleno inoltre si spogliavano
va. Ivi le statue di queste Divinità al dire di Macrobio si muovevano da se sole, e i loro diversi movimenti indicavano, s
agricoltori porgevano i loto voci per avere buona raccolta(a). Non è da confondersi la Dea Fortuna coll’ altra, detta For
vasi anche in atto di portare Pluto fanciullo, per far intendere, che da essa dipende il possesso d’ogni ricchezza. Dub
zza. Dubbio. Il Dubbio è ambiguità dell’ animo, la quale deriva da opposti ed eguali motivi, riguardo al sapere o al
tri pretendono, che l’anzidetta parte del mondo siasi così denominata da Europa ; figlio di Egialo, secondo re di Sicione(
(c). Id. Ibid. (4). Udeo si rese famoso anche per questo, perchè da lui discese il celebre Tiresia(f). Questi nacque
er questo, perchè da lui discese il celebre Tiresia(f). Questi nacque da Evero e dalla Ninfa Cariclo, figlia d’ Apollo(g).
che Tiresia per averne bevuto mori(b). Egli anche dopo morte ottenne da Proserpina il privilegio di conoscere il più rimo
popoli concorrevano ad offerire loro solenni sacrifizj, accompagnati da altri straordinarj onori(a). (6). Agave stracciò
ni. Ella ebbe feste in Creta, dette Inachie, forse dal di lei nome, e da achos, dolore, perchè venivano celebrate in memor
Metam. l. 3. (1). La torre, ove venne rinchiusa Danae, fu distrutta da Perila o Perilao, tiranno d’Argo, che regnò molti
ò molti secoli dopo Perseo(a). (2). Secondo una tradizione, riferita da Apollodoro(b), non Giove, ma Preto, fratello d’Ac
so il re Giobate, che gli diede in moglie Stenobea, sua figliuola(d), da cui nacque Megapente, il quale regnò in Tirinto(e
quale regnò in Tirinto(e). (3). V’è chi dice, che le onde portarono da prima Danae e il figlio di lei al lido di Daunia 
Danae e il figlio di lei al lido di Daunia ; che ivi furono raccolti da un pescatore, e portati al re, Pilunno ; che ques
, ed Igino (b)pretendono, che Perseo abbia ricevuto la mentovata arma da Vulcano, e ch’essa avesse la forma di falee. (a)
mondo con una spada d’oro in mano(c). Igino però fa nascere Crisaore da Medusa e da Nettuno ; e soggiunge, ch’egli sposò
na spada d’oro in mano(c). Igino però fa nascere Crisaore da Medusa e da Nettuno ; e soggiunge, ch’egli sposò Calliroe, fi
llodoro (g). Quinto Curzio poi dice, che i Persiani furono così detti da Perseo(h). (9). Stenelo ebbe molti figliuoli, e
iglia di Pelope, detta Lisidice, che partorì Ippotoe, la quale rapita da Nettuno, e condotta nelle Isole Eschinadi, partor
). Alceo fu padre d’ Anfitrione e di Anasso, e avo d’Ercole, il quale da lui venne soprannominato Alcide(a). (12). Elettr
oro di Sicilia la chiama Anfinome(c). Androne la dice Teognete ; nata da Laodico. Stesicoro finalmente pretende, ch’ essa
lo, e re di Tebe, nella Beozia. Egli si unì in matrimonio con Nefele, da cui ebbe un maschio, di nome Frisso, e una femmin
ì. Eglino fuggirono, ascesi sul dorso di un montone, ricevuto in dono da Minerva, e nato da Teofane, figlia di Bisalto, pe
, ascesi sul dorso di un montone, ricevuto in dono da Minerva, e nato da Teofane, figlia di Bisalto, per avvicinarsi alla
risce a chi fugge ; e vi sposò Calciope, figlia del re Eeta(c), detta da Ferecide Evenia(d), da altri Ofiusa, e da altri I
i sposò Calciope, figlia del re Eeta(c), detta da Ferecide Evenia(d), da altri Ofiusa, e da altri Iofosse(e), la quale par
iglia del re Eeta(c), detta da Ferecide Evenia(d), da altri Ofiusa, e da altri Iofosse(e), la quale partorì quattro figli,
partorì quattro figli, Argo, Fronti, Mela, e Citissoro. Questo ultimo da alcuni si denominò Citoro, Cisissoro da altri, e
a, e Citissoro. Questo ultimo da alcuni si denominò Citoro, Cisissoro da altri, e da Igino in più luoghi Cilindro. Epimeni
ro. Questo ultimo da alcuni si denominò Citoro, Cisissoro da altri, e da Igino in più luoghi Cilindro. Epimenide a’ predet
emoria della fuga di Frisso diedero a Giove il soprannome di Lafistio da lafistin, fuggire ; e da quel tempo lo stesso Num
so diedero a Giove il soprannome di Lafistio da lafistin, fuggire ; e da quel tempo lo stesso Nume fu risguardato come il
l monte Lafistio, nella Beozia(h). Ritornando al montone, sacrificato da Frisso, dicesi che la pelle di quello si chiamò T
a quale studiavasi sempre dì far perire i figliuoli, nati ad Atamante da altra moglie(d). Ciò ebbesi a vedere anche quando
va cercando il mezzo di togliere la vita a Learco e a Melicerta, nati da Ino, perchè colei sperava, che il regno in tal gu
2. (6). Apollonio(a) dice, che que’ tori erano stati formati ad Eeta da Vulcano, onde mostrarsi grato al Sole, padre del
ve lo colpì col fulmine sul Caucaso. Igino lo dice semplicemente nato da Tifone. Valerio Flacco soggiunge, che lo stesso D
che Pallade regalò ad Eeta i mentovati denti, affinchè si seminassero da Giasone, mentre Cadnio avea fattò lo stesso di al
quali era stata costruita, furono tagliati sul monte Pelio(g). Vuolsi da Eratostene(h) e da Igino(i), che il naviglio, di
truita, furono tagliati sul monte Pelio(g). Vuolsi da Eratostene(h) e da Igino(i), che il naviglio, di cui parliamo, sia s
che solcasse il mare. Questo però resta smentito nella sua generalità da Apollonio(l), e da altre ben fondate autorità, le
e. Questo però resta smentito nella sua generalità da Apollonio(l), e da altre ben fondate autorità, le quali danno a’ Fen
e(a).Difatti che la Nave, Argo, dovessessere grande oltre al solito ; da ciò pure si desume, che, essendo vietato in quel
e conteneva cinquanta, detta perciò anche Pentecontoro, e qualificata da Teocrito per capace di trenta banchi. Nè è quì da
toro, e qualificata da Teocrito per capace di trenta banchi. Nè è quì da tacersi, che la stessa nave venne finalmente cons
stri(c). (10). Tifi era figlio d’Agnio(d). Igino vuole, che sia nato da Forbante e da Imane(e). Egli concorse all’ impres
. Tifi era figlio d’Agnio(d). Igino vuole, che sia nato da Forbante e da Imane(e). Egli concorse all’ impresa degli Argona
ngono, che vi sottentrò Anceo, figlio di Nettuno, il quale, ritornato da Colco, regnò nella Ionia, dove sposò la figlia de
bono poluto oltrepassare le Sirene, delle quali parleremo altrove. Fu da alcuni creduto, che l’Orfeo Argonauta fosse lo st
pso, Tessalo di patria, celebre indovino, nacque dalla Ninfa Clori, e da Ampico, per cui fu anche detto Ampicide(d).Ritorn
nfa Clori, e da Ampico, per cui fu anche detto Ampicide(d).Ritornando da Colco, mori per un morso di serpe. Giasone gli al
io, donde dava Oracoli(e). (14). Idmone al dire di Ferecide, seguito da Apollonio Rodio, era figlio d’ Apollo e della Nin
nfa Cirene. Orfeo poi lo vuole figlio di Abante, e quindi discendente da Eolo(f). Possedeva grande scienza nel ricavare gl
ore, per alludere alla sua arte di vaticinare, e alla sua provenienza da Apollo(b). (15). Ercole, deposto in Micene il fa
pensò a far ritorno agli Argonauti(d). (16). Echione, nato in Alope da Mercurio e da Antianira secondo Apollonio, o seco
itorno agli Argonauti(d). (16). Echione, nato in Alope da Mercurio e da Antianira secondo Apollonio, o secondo Orfeo dall
. Stava costei sollazzandosi sulle rive del mare, quando venne rapita da alcuni pirati, e venduta ad Icaro, re della Caria
e, che, per appagare i suoi desiderj, conveniva, ch’ ella si vestisse da sacerdote d’ Apollo, e che sotto quelle divise si
ere Alcimede, madre di Giasone, sorella d’Ificlo, perchè nati amendue da Climene e da Filaco, come dice il Burmanno. Valer
madre di Giasone, sorella d’Ificlo, perchè nati amendue da Climene e da Filaco, come dice il Burmanno. Valerio Flacco poi
olo per dare consigli (b).Ificlo ebbe un figlio, di nome Podarce, che da Omero dicesi essere stato uno degli Eroi alla gue
figlia di Merope, nativo di Percote, per nome Clite(d). Questo Merope da Omero viene nominato come re della Pineta, ossia
lore. Euforione, citato pure dal predetto Scoliaste, oltre il variare da Apollonio nella patria, e nel padre di Clite, la
e, la quale egli fa figlia di Piasio, e Tracia di patria, varia anche da esso nel dire, che nulla sofferì dopo la morte de
abbruciarne la loronave ; ma che queglino, essendone stati avvertiti da Medea, con essa lei se ne fuggirono. Altri soggiu
gono, che gli Argonauti, conquistato il Vello d’oro, vennero invitati da Eeta a lautissimo convito, coll’idea di farli tut
ge, che ne furono poscia sparse le membra verso la città, detta Torno da temno, fare in pezzi, per ricordare il predetto s
d’Apollonio (d) ed Igino (e) pretendono, che Absirto sia stato ucciso da Giasone.Finalmente fuvi chi ebbe a dire, che Mede
id. Metam. l. 7. (23). Bacco, avendo osservato il prodigio, operato da Medea nella persona di Esone, chese a quella Maga
, Apollod. l. I. (24). Le figlie di Pelia, come si viddero ingannate da quella Maga ; tale vergogna concepirono e orrore
iction. Mythol. (b). Joh. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (25). Vuolsi da alcuni, che Medea abbia spedito a Creusa solament
orno avvennero, quando ella partorì Ercole (b). Alcmena dopo morte fu da Mercurio per ordine di Giove sposata con Radamant
bid. (4). Igino dice, ch’ essendosi tentato di far allattare Ercole da Giunone, senzachè ella se ne accorgesse, la medes
unone, senzachè ella se ne accorgesse, la medesima, avvedutasene poi, da se con impeto lo rigettasse, e se ne spargesse qu
virtù d’Ercole, dimostrata nell’ uccidere il Leone Nemeo, fu imitata da Polidamante, figlio di Nicia, e famoso Atleta del
Atleta con una sola mano arrestò in un momento un carro, che, tirato da robustissimi cavalli, rapidamente correva. Dario
ci per salvarsi dalla tempesta, ardì di sostenerla a forza di braccia da quella parte, ov’ essa precipitava, e vi rimase s
(c). Apollod. l. 2., Diod. Sir. l. 4. (7). Il toro di Maratona fu da Tesco combattuto, trasferito in Atene, e sacrific
d. in Ibio. (8). Altri dicono, che la città di Abdera fu fabbricata da una sorella di Diomede, che le impose il proprio
claustre. Diction. Mythol. (9). Antiope acquistò il nome d’Ippolita da Ippolito, suo figliuolo(e). (e). Quaest. Graec.
tto Cal odone, o di quello, che fu padre di Elefenore, e restò ucciso da Anfitrione in una guerra, ch’ebbero i Tebani cont
. Tra’figli di Neleo si nomina Peticlimeno, il quale aveva conseguito da Nettuno, suo Avo, il privilegio di trasformarsi a
solo si accordano nel riferirci, ch’ei visse tre generazioni. Queste da Erodoto(e) e da Igino(f) vengono computate tre se
no nel riferirci, ch’ei visse tre generazioni. Queste da Erodoto(e) e da Igino(f) vengono computate tre secoli : sicchè i
rione. Egli mentre conduceva i buoi di quello a Tebe, restò morsicato da una serpe, e morì. I di lui compagni lo trasporta
rbero, tostochè si trovò sulla terra, la asperse di marciosa schiuma, da cui nacquero certe erbe nocive, dette Aconiti(a).
sorella, Cleopatra(a). Colei aveva dato alla luce due figli, chiamati da Sofocle Crambo e Orito, e da altri Mariandino e T
aveva dato alla luce due figli, chiamati da Sofocle Crambo e Orito, e da altri Mariandino e Tino. Fineo, essendogli morta
ea, figlia di Dardano, la quale lo persuase d’arcecare i figli, avuti da Cleopatra. Gli Dei, per ponirlo di sì ingiusta ba
lla crudeltà, esercitata cogli anzidetti suoi figliuoli, restò ucciso da Ercole(e). (a). Joh. Jacoh. Hofman. Lex. Univ.
isia(g). (b). Id. Ibid. (20). Anteo fu sotterrato in Tingi, città da lui fabbricata allo Stretto di Gibilterrà. Sertor
potuto raggiungere, si precipitò nel fiume Licorma, che poi acquistò da lui il nome di Eveno(a). Dicesi, che Apollo avess
ch’ella si sarebbe scelto. La giovine, temendo di essere abbandonata da Apollo, quando fosse divenuta vecchia, si riunì a
a la figlia, e Afarclo il rapitore di questa(c). (26). Nesso, ferito da Ercole, si ridusse nella Locride, ove morì ; e il
erasi rifugiata. In pena dell’enorme delitto il perfido venne gettato da un toro sopra certi paletti di legno, appuntitì,
re questo nome per allusione all’abbondanza delle pioggie, che vuolsi da lui derivare(c). (b). Apollod. l. 2., Died. Sic
, ne strappò anche gli occhi(c). Altri dicono, che Euristeo fu ucciso da Iolao, amico di Ercole(d). Que’ di Atene, per ete
nel Feloponneso, sua patria, cogli altri Eraclidi, ma ne, fu impedito da Echemo, re d’Arcadia, il quale alla testa di alqu
ello d’Alemena, essendo assai vecchio, si faceva condurre e sostenera da uno schiavo. Tlepolemo, osservando che quello sch
cuni rimasugli d’una lepre, che poco tempo innanzi era stata divorata da uno di quegli avoltoi, se ne cuoprì il corpo, e s
reggere al dolore, concepito per la perdita del figlio, si precipitò da una rupe, e delle lagrime, ch’ella avea versato,
lo coperto d’una parte della sua veste. Là il bambino venne allattato da un giumento, smarrito dalla mandra. Il pastore, c
Id. Ibid. (c). Plutarch. in Vit. Thes. (8). Medea, fuggita anche da Atene, si trasferì nell’ Asia superiore, dove si
e precipitoso in quel tratto di mare, ch’ è tra Micone e Giaro, e che da lui prese il nome d’ Icario(a). (b). Diod. Sic.
Jacoh. Hofman. Lex. Univ. (12). Filocoro, Istorico Ateniese, citato da Plutarco (d), dice, che tutta la gioventù, spedit
a Plutarco (d), dice, che tutta la gioventù, spedita in Creta, veniva da Minos non data al Minotauro, ma distribuita in qu
n Del. (f). l. 2. (14). I fanciulli, condotti fuori del Labirinto da Teseo secondo il Meursio si chiamavano Ippoforban
o(d). Altri poisono di parere, che Bacco abbia ricevuto quella corona da Psalacanta, Ninfa di quell’ Isola ; la quale ment
l predetto Nume cangiata in pianta, che acquistò il di lei nome, e fu da lui stesso riposta sulla mentovata corona(a). Igi
(b) e Pausania (c) pretendono, che Teseo abbia ricevato quella corona da Anfitrite, ed ecco come : tralle sette giovani At
la vide, ne divenne amante, e usò ogni sforzo per aver corrispondenza da colei, che ricusava di farlo. Teseo vi si oppose
ltimo, che Arianna secondo l’ opinione di Plutarco non fu abbandonata da Teseo, ma gli fu rapita in quell’ Isola da un Sac
lutarco non fu abbandonata da Teseo, ma gli fu rapita in quell’ Isola da un Sacerdote di Bacco (d). In Nasso si celebrò un
a e lutto, perchè essa ricordava Arianna, abbandonata in quell’ Isola da Teseo (a). (16). La gioventù, che Teseo aveva li
ell’ Isola da Teseo (a). (16). La gioventù, che Teseo aveva liberato da quel Labirinto, eseguì l’ Ormo, ossia la danza, i
liberato da quel Labirinto, eseguì l’ Ormo, ossia la danza, inventata da Dedalo, e la quale consisteva nel formare un circ
). Potter. Archaeol. Graec. l. 2. (17). La nave Deliade si chiamava da prima. Salaminia, perchè il mentovato Nausiteo, c
man. Lex. Univ. (18). Altri vogliono, che le Oscoforie si dicessero da principio l’ Oscillazione, e che questa Festa si
Univ. (19). V’ è chi pretende, che quel mare siasi denominato Egeo da Egea, regina delle Amazoni, la quale vi naufragò,
carica delle spoglie, che aveva ripotate dall’ Asia, allorchè seguita da una potente armata, disfece gli eserciti di Laome
m. Mythol. l. 7. (21). I’ Lapiti furono così detti, perchè discesero da Lapito, figlio d’ Apollo, e della Ninfa Stilbe(a)
n donna venne convertito(c). Ceneo ebbe un figlio di nome Corone, che da Apollonio viene ascritto tra gli Argonauti(d). (
a testa dell’ uccisore, che sputò sangue e i denti ; e fracassato poi da nuovi colpi, passò nell’ Erebo. Grineo, che stava
pigliate le corna di un cervo, le quali erano state appese ad un pino da un Cacciatore in onore di Venere, con esse gli ca
e i due Lapiti, mihacciavi lo stesso a Driante ; ma colpito nel collo da una pertica abbrustolita, grondante di sangue si
dere quella spezie di combattimento. Colpiti però costoro alle spalle da Driante, molti, tra’ quali Areo, Imbreo, Eurinomo
di armi adoperava corna di bue, lorde di sangue. Uno strale, scoccato da non so chie, privò, allora di vita anche il belli
cciata. In tale circostanza Feocomete, le di cui membra erano copette da più pelli di Leoni, con un tronco sterminato alla
ja di buoi. Volèva Feocomete anche spogliarlo del tutto, ma raggiunto da Nestore, sotto i colpi della di lui spada vi lasc
ionfò d’Ideo. Fu pure uno spettacolo il vadere steso a terra Erigdupo da Macateo di Peletronia con un colpo di stanga, dat
ia con un colpo di stanga, datogli nel petto. Cimelo poi restò ferito da una freccia nell’inguinaglia. Sotto il ferro di M
a. Sotto il ferro di Mopso, insigne indovino, e prode guerriero, nato da Ampiciue, finì di vivere Odite. I Centauri, Stife
tauri, Stifelo, Bromo, Antimaco, Elimo, e Piracmone vennero trucidati da Ceneo. A vendicare i compagni s’avventò contro di
mantinente scagliò sopra Ceneo un grosso tronco di pianta, schiantata da gagliardissimo vento. L’esempio fu di stimolo agl
agli altri, perchè eglino pure facessero lo stesso. Schiacciato Ceneo da sì sterminato peso, anch’egli finalmente discese
a). (a). Plut. in Vit. Thes., Ovid. Mes. l. 12. (24). Piritoo ebbe da Ippodamia molti figliuoli, e tra gli altri Polipe
il suò. Ma Demofoonte, che attendeva ad assicurarsi il trono d’Atene, da cui il padre suo n’era stato escluso per opera de
quale, trasferitosi in Italia, fondò la città di Padova ((a)). Vuolsi da alcuni, che egli pure sia stato uno di quelli, i
uali tradirono la loro patria ((b)). Altri dichiatano Antenore immune da tale delitto, e soggiungono ch’egli solamente si
à ad Antenore altti due figliuoli, Elicaone cioè, e Polidamante, nati da Teano, figliuola di Cisseo, e sacerdotessa di Min
e, non volle sopravvivere neppure un istante ad angustia sì acerba, e da uno scoglio si precipitò nel mare. Teti lo trasfo
a condotto gli Orcomenj all’assedio di Troja. Due volte rimase ferito da Merione(c). Dopo la morte di Paride prese egli in
trascinando il corpo del Trojano Simoisio, figlio d’Antemione, ucciso da Ajace, figlio di Telamone. Achille sorprese e con
gi del loro padre sul monte Ida. Tutti due finalmente rimasero uccisi da Agamennone(e). (5). Eleno fu il solo de’figliuol
preci, e dopo esservisi dispositi con certo ordine alcuni caratteri, da se si muovevan e quasi con voce pnerile rispondev
d’Ettore, e gli cedette una parte dell’Epiro, chiamata poscia Caonia da Caone, fratello dello stesso Eleno, il quale, tro
ovandosi secolui alla caccia, senza avvedersene lo uccise. Eleno ebbe da Andromaca un figlio, di nome Cestrino(d). (6). P
store, suo marito, sostituì il fratello a Deifilo, ch’ella avea avuto da quel re ; e allevando Polidoro, come su proprio f
Polinestore(b). Notisi per ultimo, che Omero fa nascere Polidoro non da Ecuba, ma da Laotoe figlia d’Alte, re de’ Lelegi(
b). Notisi per ultimo, che Omero fa nascere Polidoro non da Ecuba, ma da Laotoe figlia d’Alte, re de’ Lelegi(c), e lo fa c
trasportato dalla giovanile audacïa, ardi di azzuffarsi con Achille, da cui senza fatica alcuna rimase ucciso(a). Licofro
Greci si avanzavano verso la medesima(d). (9). Polissena fu immolata da Pirro sul sepolcro del di lui padre, Achille, per
, siasi ritirata nel campo de’Greci, dove onorevolmente venne accolta da Agamennone ; e ch’ella poi di notte sia andata su
fama, che fosse di singolare costumatezza. Sì belle doti le ottennero da Apollo il dono di conoscore i più secreti arcani
a Priamo le funeste vicende, che il tempo verifico. Fu altora derisa da prima, e poi chiusa in una torre. Qui raddoppie l
(a). L. 3. (13). I vascelli mentovati di Paride furono costruiti da Fereclo, figlio d’Armenide, ed eccellente Artista
ruiti da Fereclo, figlio d’Armenide, ed eccellente Artista, decantato da Omero. Fereclo poi, combattendo per la sua patria
o da Omero. Fereclo poi, combattendo per la sua patria, rimase ferito da Merione, I figlio di Molo, Principe Cretese, e ce
he Elena, essendosi imbarcata con Paride per trasferirsi in Troja, fu da una procella gettata sulla costa d’Egitto, all’im
Troja d’assedio. Menelao, vinta la predetta città, si reco a Pruteo, da cui gli fu restituita la moglie. Omero(a) finalme
restituita la moglie. Omero(a) finalmente dice, ch’Elena fu regalata da Polidampa, moglie di Tone Egiziano, d’un erba, de
i pertanto, come se la vide rapita, ne ricecò la stipulata assistenza da tutti i mentovati Principi. Il giuramento prestat
ente la rapita donna. Antimaco, Capitano Trojano, corrotto dall’oro e da altri doni di Paride, non volle che colei fosse r
anche Acamante, figlio di Teseo e di Fedra. Questi in quel tempo ebbe da Laodice ; natà da Ecuba e da Priamo, un figlio, n
glio di Teseo e di Fedra. Questi in quel tempo ebbe da Laodice ; natà da Ecuba e da Priamo, un figlio, nominato Munito. Qu
eo e di Fedra. Questi in quel tempo ebbe da Laodice ; natà da Ecuba e da Priamo, un figlio, nominato Munito. Questo fanciu
e da Priamo, un figlio, nominato Munito. Questo fanciullo fu allevato da Etra, madre di Teseo, che Paride avea condotto da
nciullo fu allevato da Etra, madre di Teseo, che Paride avea condotto da Sparta con Elena. Come fu presa Troja, Etra mostr
tore e di Euridice(a). Ovidio però vuole, che quegli sia staso ucciso da Ettore(b). Nestore, veduto morto, il suo figliuol
edde ceneri di Mennone, e servirono di sacrifizio all’ombra di lui, e da lui pure ne presero il nome. A rendere vieppiù st
ni. Egli molto si segnalò in quella guerra, e finalmente restò ucciso da Licomede, uno de’ Capi dell’armata nemica(a). (2
i lui cocchiere chiamavasi Midone, il quale venne rovesciato e ucciso da Antiloco(d). Pilemene lasciò un figlio, di nome A
Arpalione, ch’egli avea seco condotto a Troja, e che fu messo a morte da Merione(e). Si collegarono pure co’ Trojani altri
ito di Meoni, nati appiè del monte Tmolo(f). (24). Astinoo fu ucciso da Diomede, figlio di Tideo (g). (a). L. 2. &
L. 2. & 3. (25). (25) Pireme secondo Ditti Cretese rimase ucciso da Diomede(h). Omero lo fa cadere sotto Patroclo (i)
7). Satnio, dopo aver combattuno con molto valore, fu privato di vita da Ajace, figlio d’ Oileo(a). (28). Mori, venuto in
to in soccorso de’ Trojani col padre e co’ fratelli, fu messo a morte da Merione(b). (29). Astipilo fu ucciso da Achille
’ fratelli, fu messo a morte da Merione(b). (29). Astipilo fu ucciso da Achille sulle rive del fiume Xanto(c). (30). Adr
rive del mare il corpo di Polidoro, pochi giorni prima messo a morte da Polianestore, re di quel paese. Colei corse a rec
iglio, invitò quel re a secreto colloquio per iscuoprirgli un tesoro, da se nascosto, e riserbato al figliuolo. L’avaro Tr
bbe stato di Polidoro, com’era stato il trasmessogli ne’ tempi scorsi da Priamo. La donna diede un’occhiata torbida e fier
si, che lo stesso Eroe, arrivato in Sicilia, sia rimasto così agitato da funesti sogni, che per liberarsene abbia inalzato
claustre Diction. Mytbol. (1). Lo scudo di Ettore era stato formato da Tichio, celebre Artista, e nativo d’Ile, città de
, peschè nacque in Filace, città della Tessaglia, o perchè discendeva da Filaco, fondatore della stessa città(d). (b). H
. Iliad. l. 17. (e). Id. Iliad. l. 15. (3). Cebrione rimase ucciso da Patroclo con un colpo di pieltra, che gli spaccò
i pieltra, che gli spaccò la testa(e). (4). Eniopeo fu messo a morte da Diomede, figlio di Tideo(f). (f). Joh. Jacob. H
arini a gareggiare secolui nel suono della tromba, sia stato sommerso da Tritone ne’ flutti. Enea ne trovò il corpo, e lo
he Astimatte, e gli altri figliuoli di Ettore furono condotti schiavi da Pirro nella Grecia ; che poscia ne furono lasciat
stre Diction. Mytbol. (8). Andromaca, divenuta schiava di Pirto, fu da lui sommamente amata. Ella gli partorì tre figliu
e esposto percinque giorni, e che in tutto quel tempo venne allattato da un’orse. Altri soggiungono, che fu allevato dal p
ette ritirarsi in Etis, città della Fessaglia, appresso il re Eurito, da cui ne venne espiato. Concorso poscin alla caccia
lo privò di vita. Per tale motivo fu costretto ad allontanarsi anche da Ftia, ed a ricorrere ad Acasto, re di lolco, il q
li Dei per in zzo di Mercurio gli abbiano spedito una spada, lavorata da Vulcano, con cui potè provedere alla sua salvezza
a Vulcano, con cui potè provedere alla sua salvezza. Assistito poscia da Giasone e da altri suoi amici(a), rientrò in lolc
n cui potè provedere alla sua salvezza. Assistito poscia da Giasone e da altri suoi amici(a), rientrò in lolco, e vi uccis
oi, perchè Proteo (o Prometeo(d)) lo avvertì, che chiunque fosse nato da colei, sarebbe divenuto maggiore del padre suo. L
. (4). Enone, divenuta gelosa di Paride pel ratto di Elena, fattosi da lui, spedì il suo figliuolo, Corito, a Troja per
iare la condotta della sua rivale. Ma il giovine fu preso in sospetto da Paride, cosicchè questi, trovatolo vicino ad Elen
re appresso di lei, affinchè ne lo guarisse della ricevuta ferita, fu da lei rimandato indietro col commettergli, che sugg
ferita, fu da lei rimandato indietro col commettergli, che suggerisse da parte sua a Paride di farsi piuttosto risanare da
gli, che suggerisse da parte sua a Paride di farsi piuttosto risanare da Elena. Un sentimento poi di tenerezza fece ben pr
stezza, ch’ella pure morì, e fu sepolta con Paride. Finalmente vuolsi da altri, che Enone abbia trattato Paride con eccess
nza. Aggiungesi che colei n’ebbe poscia sì grande rincrescimento, che da se si gettò sul rogo, e si abbruciò col corpo di
lle stesse Feste si celebravano. Credesi, che siento state introdotte da Servio Tullo, sesto re de’Romani. Queste Feste si
e armati di lancia (c). (4). Tito Livio dubita, se Ascanio sia nato da Creusa, o da Lavinia. Questo figliuolo di Priamo
lancia (c). (4). Tito Livio dubita, se Ascanio sia nato da Creusa, o da Lavinia. Questo figliuolo di Priamo da orima fu d
Ascanio sia nato da Creusa, o da Lavinia. Questo figliuolo di Priamo da orima fu detto Ascanio da un fiume della Troade ;
a, o da Lavinia. Questo figliuolo di Priamo da orima fu detto Ascanio da un fiume della Troade ; poi Ilo da Ilo, re de’Tro
i Priamo da orima fu detto Ascanio da un fiume della Troade ; poi Ilo da Ilo, re de’Trojani ; finalmente Giulo dalla prima
(c). Altri soggiungono, che i Greci lo lasciarono uscire liberamente da Troja, perchè egli con Antenore, e Polidamante, f
). Tra coloro, che seguirono Enea, si nomina Latago, che restò ucciso da Mezenzio (d) ; Darete (e) ; Oronte, che perì per
e perì per naufragio sulla costa d’Africa (f) ; Ladone, che fu ucciso da Aleso (g) ; Eumede, figlio di Dolone ; Clizio, fi
olo, nato in Lirnessa, nella Troade. Questi due ultimi vennero uccisi da Turno (h). Si unirono pure con Enea Mnesteo, Prin
pe Trojano, discendente d’Assaraco (i), e Naute, nelle di cui mani fu da Diomede rimesso il Pallade, rapito da Troja. Daqu
, e Naute, nelle di cui mani fu da Diomede rimesso il Pallade, rapito da Troja. Daquel tempo Naute, e i suoi discendente e
di Birsa, voce Greca, che significa pelle (a). (12). Varrone, citato da Servio (b), dice, che non Didone, ma la di lei so
e ucciso, se Enea nol avesse assistito (b). I Giuochi poi, instituiti da Enea in onore di Anchise, vennero chiamati i Giuo
ni, o perchè si genera insieme con loro (d). Due sorta di Genj furono da altri riconosciuti : gli uni, che eccitavano al b
rdia, delle Parche, e dell’Erebo (d). Teodonzio, Autore Greco, citato da Bocaccio (e), lo riconosce come il più antico deg
Ai Cenj si offerivano in sacrifizio vino e fiori (g) : e ciò facevasi da ciascuno spezialmente nel suo giorno natalinio (a
. Id. Acneid. l. 6. (a). Virg. Aeneid. l. 7. (18). Evandro nacque da una figlia del fiume Ladone (f), o dalla Ninfa, c
ro nacque da una figlia del fiume Ladone (f), o dalla Ninfa, chiamata da Dionisio d’Alicarnasso Temi, da Solmo Nicostrata,
e Ladone (f), o dalla Ninfa, chiamata da Dionisio d’Alicarnasso Temi, da Solmo Nicostrata, e comunemente da’Latini Carment
he tre volte dovette dargli la morte, attesochè colui avea conseguito da Feronia, sua madre, tre anime, e tre armature (a)
llente nell’arte di maneggiare i cavalli (d) ; Mago, che restò ucciso da Enea (e) ; il famoso augure, Tolumnio (f) ; Ufent
’boschi, e nutrita col latte di un giumento. Venne consecrata a Diana da Metabo, quando egli, scacciato per invidia de’suo
a, fece cadere sotto i suoi colpi un’infinità di Frigj. Rimase uccisa da Arunte, soldato Trojano, il quale approfittò del
armi Cloreo, antico Sacerdote di Cibele. Arunte poi fu messo a morte da Diana (c). (c). Id. Acneid. l. 12. (d). Joh.
di Anna, e ordì contro di lei varie insidie. Anna, avvertita in sogno da Didone, che abbandonasse quel soggiorno, fuggì pe
à e là per ignoti mari. Uno di questi ultimi fu anche Agapenore. Egli da una procella fu gettato sulle coste di Cipro ; e
ed ivi finalmente si stabilì la dimora (a). Una tradizione, riferita da Pausania (b), soggiunge, che Teucro ritornò alla
e gli toccò una cassa, che racchiudedeva una statua di Bacce, formata da Vulcano, e poi regalata da Giove a Dardano. Eurip
racchiudedeva una statua di Bacce, formata da Vulcano, e poi regalata da Giove a Dardano. Euripilo aprì quella cassa imitò
eta, e genero d’Anchise(e). Ritornando dall’assedio di Troja fu colto da sì fiera burrasca, che stette per naufragare. Fec
di Pilemene, re de’Paflagonj(a). (8). Patroclo nacque da’Stenele, e da Menezio, figlio d’Attore, per cui lo stesso Patro
si appresso Peleo, suo parente, e re di Ftia. Quegli lo fece allevare da Chirone insieme col suo figliuole, Achille. Da ci
dal solo Achille. Così armato, alla testa de’Mirmidoni, prima guidati da Achille, si avventò contro i Trojani. Eglino lo c
, Elaso, Molio, e Pharte spirarono pure sotto le di lui mani. Animato da sì feliciosuccessi, nè ancor satollo del sangue n
oclo, pieno di spavento, balzò dal darro, e lanciò una grossa pietra, da cui colpito Cebrione nella fronte perdette la vit
vita. Patroclo voleva spogliarlo delle armi ; una Ettore, incoraggito da Apollo, gli si oppose. Combatterono per lungo tem
e Pierio, e, le quali, ersendoveloti al pati degli uccelli, portavano da per tutto il terrore e lo spavento di Marte(d). N
ferita in una coscia(a). (14). Tersite era un miserabile buffone. Fu da Agamennone ammesso tralla sua armata, affinchè fa
diceva tutto ciò che gli veniva in bocca. Era inoltre guercio, zoppo da un piede, e colle spalle curve, che gli si rovesc
adre Dorippe, e si chiamavano Eno, Spermo, ed Elaide. Aveano ottenuto da Bacco la virtù di cangiare in vino, grano, ed oli
, era una figlia, la quale Elena, sorella di Clitennestra, avea avuto da Tesseo, e che da lei non era stata mai dichiarata
la quale Elena, sorella di Clitennestra, avea avuto da Tesseo, e che da lei non era stata mai dichiarata per sua figliuol
morte di Bienore, di cui n’era il cocchiere, rimase parimenti ucciso da Agamennone(c). (b). Id. Iliad. l. 5. (20). Dei
ano d’avviso, che il sospetto dono o fosse gittato in mare, o venisse da sottoposte fiamme ridotto in cenere, o almeno si
figlio di Priamo e di Ecuba, e sacerdote di Nettuno. Quegli, seguito da moltitudine di popolo, e pieno d’estro fatidico,
nuovo con favorevo le vento alle patrie terre. Soggiunse, che Ulisse, da cui egli era fieramente perseguitato, eccitò Calc
lo entro le mura, e nol avessero in loro difesa. I Trojani, ingannati da questi detti insidiosi, si affrettarono a ritirar
, tutti si abbanconarono in preda al sonno. Andava intanto muovendosi da Tenedo la Greca armata ; e come fu vicina a’ Troj
ne fecero orribile strage degli abitanti (a). (22). Corebo, chiamato da Omero Ortrione, era figlio di Migdone. Egli, vegg
ome schiava, Cassandra, tentò di far loro resistenza, e rimase ucciso da Peneleo (a). (23). Tieste rendette Pelopea, sua
sposto nelle selve. Un certo pastore lo raccolse, e lo fece allattare da una capra. E siccome tal’animale chiamasi da’ Gre
e Oreste fu spedito appresso Strofio dalla sua nutrice, detta Atsinoe da Pindaro (a), Laodamia da Ferecide (b), e Gelissa
sso Strofio dalla sua nutrice, detta Atsinoe da Pindaro (a), Laodamia da Ferecide (b), e Gelissa da Eschilo (c). Un Greco
ce, detta Atsinoe da Pindaro (a), Laodamia da Ferecide (b), e Gelissa da Eschilo (c). Un Greco Autore antichissimo pretend
. Dionisiocle riferisce, che Oreste fu accusato dinanzi all’ Areopago da Tindaro, padre di Clitennestra (e). V’è chi soggi
o, che nell’ Arcadia v’avea un tempio, dedicato a certe Dee, chiamate da quegli abitanti Manie. Lo stesso Storico crede ch
tica statua di Diana, la quale credevasi essere quella, che fu rapita da Oreste. In quel tempio si celebrava ogni anno la
spada sulla testa d’una vittima umana, e alcune gocce di sangue, che da quella si facevano uscire, erano in luogo di sacr
Menelao dall’assedio di Troja, chiamavasi Canobo. Questi rimase punto da un serpente, mentre Menelao era da’venti trattenu
lla navigazione(a). (2). Elena dopo la morte di Menelao fu scacciata da Sparta, e dovette andarsene appresso Poliso, mogl
te, che il Lirico Poeta, Stesicore, essendo stato privato degli occhi da Castore e da Polluce, perchè avea osato di dir ma
rico Poeta, Stesicore, essendo stato privato degli occhi da Castore e da Polluce, perchè avea osato di dir male di Elena i
ripilo(e). I sudditi di questo, come lo viddero morto, rimasero presi da sì veemente dolore, che tutti si lasciarono uccid
o progetto, allorchè ne fu impedita, altri dicono, dal popolo, altri, da Peleo. Temendo poi lo sdegno del marito, voleva u
ato, fu esposto sul monte Partenio nell’Arcadia, e là venne allattato da una cerva. Aleo, padre d’Auge, intesa la mascita
ice, che Auge, rinchiusa col figlio, Telefo, in una cesta, fu gettata da Nauplio in mare, e che venne raccolta, e sposata
cesta, fu gettata da Nauplio in mare, e che venne raccolta, e sposata da Teutrante(e). Anche Igino riferisce ; che Teutran
e ; che Teutrante la adottò per sua figliuola ; ma soggiunge, ch’ella da se medesima si ritirò nella Misia par sottrarsi a
mise la propria corona ed Auge in matrimonio a chi lo avesse liberato da quel nemico. Telefo alla testa de’ Misj trionfò d
fo si attaccò al partito de’ Trojani contro i Greci. Costoro, gettati da una procella sulle coste della Misia, si disponev
Ottera. (8). Darete di Frigia vuole, che Pentesilea sia stata uccisa da Neottolemo, figlio d’Achille(a). Lo Scoliaste d’O
di Pterelao, re di Tafo, città dell’Argolide. Pterelao avea ricevuto da Nettuno, suo avo, il dono dell’immortalità a cond
, ch’egli appena nato fu esposto sul monte Ida, e che venne allattato da una cagna(e). Il medesimo molto si segnalò, comba
l’una che nell’altra molto si distinse ne’ Giuochi funebri, celebrati da Achille a Patroclo(a). Mennone, come abbiamo dett
lope, ancor bambina, sia stata esposta ; e che essendo stata allevata da certi uccelli, detti Penelopi, ella abbia acquist
Declaustre Diction. Mythol. (4). Secondo una tradizione, riferita da Pausania(c), Icario, volendo maritare la mentovat
Belide, perchè confonde Nauplio, di lui padre, con quello, che nacque da Aminome, una delle Danaidi, le quali, per essere
lamede. Dopo poi la presa di Troja venendo la flotta de’ Greci spinta da furiosa tempesta sulle coste dell’ Eubea, Nauplio
che la predetta piaga fu un effetto del morso di un serpente, mandato da Giunone, la quale, odiando implacabilmente Ercole
c). Teocrito soggiunge, che Filottete rimase in quel modo danneggiato da un serpente, mentre egli nel tempio di Apollo Tim
io di Apollo Timbreo stava contemplando il sepolcro di Troilo, ucciso da Achille(d). Macaone, figlio di Esculspio, finalme
se ne sdegnò, che la avrebbe uccisi, se non ne fosse stato trattenuto da Diore, di lei fratello. (12). Tra’ Greci, che da
se stato trattenuto da Diore, di lei fratello. (12). Tra’ Greci, che da Circe furono converti in porci, si nomina un cert
ole Cherilo, Telsiope, Molpe, e Agl ofono. Clearco finalmente, citato da Natale de’ Conti, le nomina Leucosia, Ligea, e Pa
vio(f), in un’Isola, vicina al Capo di Sicilia, e detta Peloro, cinta da scoscesi scogli. Da di là traevano a se colla soa
que’mostri, perchè non difesero la di lei figlia, quando fu sorpresa da Plutone(a). (14). Le Sirene, disperate per non a
Odyss. l. 5. (e). l. 4. Pons. (15). Esiodo dice, che Ulisse ebbe da Calipso due figli, Nausitoo, e Nausinoo(c). (a).
no, adiratosi co’ Feaci, perchè aveano prestato assistenza ad Ulisse, da lui perseguitato, cangiò il loro naviglio in isco
chiamato Cresio Ormenide ; ma preso poi nel fiore della sua gioventù da certi corsari Fenici, era stato venduto a Laerte,
a sua gioventù da certi corsari Fenici, era stato venduto a Laerte, e da questo stabilito guardiano delle sue greggi(a). O
(20). Penelope, benchè sia stata per lo spazio di venti anni divisa da Ulisse, tuttavia corrispose con invitta costanza
te disfaceva quel ch’era andata facendo il giorno. Al fine fu tradita da una sna schiava, e obbligata a ultimare l’opera i
(21). Il fine, che que’ Nobili incontrarono, era stato loro predetto da Aliterse Mastoride, celebre Indovino ed Augure, a
Melampode di Pilo. Colui, obbligato a lasciare Argo per un omicidio, da lui commesso, si rifugiò in Pilo nel momento, in
so, si rifugiò in Pilo nel momento, in cui Telemaco stava per partire da di là, e per ritornarsene alla sua patria. Egli l
e Anfimedonte, figlio di Melanzio. Questi due ultimi rimasero uccisi da Telemaco(d). Eupiteo, padre d’Antinoo, volendo ve
d’alcuni d’Itaca, che avea sollevato contro Ulisse ; ma restò ucciso da Laerte, padre dello stesso Ulisse(a). Tra gli ama
Apud Parthen. Erot. c. 3. (d). Hom. Odyss. l. 10. (22). Circe ebbe da Ulisse due figli, che si denominarono Agrio e Lat
co, re degli Egineti. Egli, giuocando con Folo, suo fratello, ma nato da diversa madre, lo uccise. Eaco lo scacciò dalla s
tuo esilio. Il giovanetto montò sopra una nave, e come videsi lontano da quelle spiaggie, spedì un araldo al padre per giu
erede del trono, perchè col mezzo di lui eransi liberate quelle terre da un serpente, che andava facendone orribile guasto
e guasto(a). Telamone intervenne altresì alla presa di Troja, fattasi da Ercole sotto il regno di Laomedonte. Egli allora
ad Ercole Callinico, cioè vinciture per eccellenza. L’Eroe, acciecato da tale adulazione, lo ricolmò d’elogi, e per ricomp
bea. Tutti poi s’accordano a dire, ch’ella era figlia d’Alcatoo, nato da Pelope, e re di Megara. E’ questa quella, che die
to sull e coste della Sicilia, vi perdette le armi di Achille. Questé da una burrasca vennero portate sulla tomba d’Ajace(
a Troade(b). (a). Potter. Archacol. Graec. l. 2. (1). Da Tindaró e da Leda nacque anche Filònoe, la quale per favore di
denominata perciò Academia. Gli Spartani, memori del favore, ricevuto da Academo, rispettarono quel luogo nel tempo delle
e e di Polluce furono veduti dagli Argonauti, mentre erano minacciati da orrida procella nel viaggio, che facevano per la
ne, re della Tracia. Era colei sì bella, che molti Principi recavansi da lontani paesi a ricercarla in matrimonio. Il padr
Epimenide numera tredici Principi del vicinato di Pisa, che, superati da Enomao, ne rimasero anche uccisi. Cadde morto in
Orest. (6). V’è chi dice, che il mentovato mare fu detto Mirtoo non da Mirtilo, ma da una giovine, chiamata Mirtone, la
’è chi dice, che il mentovato mare fu detto Mirtoo non da Mirtilo, ma da una giovine, chiamata Mirtone, la quale restò in
nio poi pretende, che quel mare abbia presa l’anzidetta denominazione da Mirto, piccola isola del mare Egeo, poco distante
ta denominazione da Mirto, piccola isola del mare Egeo, poco distante da Caristo, città dell’ Eubea(g). (e). l. 12. rer.
in un pozzo l’altro loro fratello, Crisippo, perchè que sti era nato da altra donna(a). Pelope li cacciò in esilio, ed eg
enti per certo conveniva dire di Arpalice, bella giovine d’Argo, nata da Climeno e da Epicasta. Anche colei si lasciò tras
o conveniva dire di Arpalice, bella giovine d’Argo, nata da Climeno e da Epicasta. Anche colei si lasciò trasportare a som
tore in isposo, se n’era pentito, e lo avea privato di vita(f). Non è da confondersi la predetta Arpalice coll’altra, che,
on è da confondersi la predetta Arpalice coll’altra, che, disprezzata da Ifielo, uno degli Argonauti, cui ella grandemente
reo promise il regno e la sua figliuola a chiunque lo avesse liberato da quell’animale. Alcatoo uccise il leone, sposò la
simile a quello, che avvenne ad Edipo, successe anche a Crateo, nato da Minos, re dell’Isola di Creta, e ad Altemene, suo
infelice padre avea inteso dall’Oracolo, ch’egli sarebbe stato ucciso da uno de’ suoi figliuoli. Altemene in forza di tale
venne in cognizione, quando quegli stava per morire ; e preso allora da estremo cordoglio, supplicò gli Dei, che nol lasc
nge, ve la avea fatta uscrire. Altri dicono ch’essa sia stata mandata da Bacco, perchè i Tebani lo aveano disprezzato. Tut
curio e di Erse, ne andò anch’egli alla caccia col cane Lelapo, detto da Apollo loro(a) Fae, che Procride, figlia di Erett
ia di Eretteo, o d’Ificlo, re d’Atene, e di lui moglie, avea ricevute da Minos, re di Creta(b). Quel cane, tostochè si tro
do questa opinione, soggiunge, che i pred tti figli nacquero ad Edipo da Euriganea, figlia di Perifa, sposata da lui dopo
d tti figli nacquero ad Edipo da Euriganea, figlia di Perifa, sposata da lui dopo la morte di Giocasta ; che Edipo regnò s
file in matrimonio a Tideo, e Argia a Polinice(a). (2). Tideo nacque da Eneo, re di Calidone, e da Peribea, detta da altr
e Argia a Polinice(a). (2). Tideo nacque da Eneo, re di Calidone, e da Peribea, detta da altri Altea(b). Egli commise un
e(a). (2). Tideo nacque da Eneo, re di Calidone, e da Peribea, detta da altri Altea(b). Egli commise un omicidio, e fu qu
suo fratello. Comunque ciò sia, Tideo finalmente restò ferito a morte da una freccia, vibrata contro di lui dal Tebano Men
una spalla. Il figlìo di Tideo, furibondo per tale ferita ; e ajutato da Minerva, si avventò contro i Trojani con nuovo ar
le(d). Questi eranò tre, Balio, Santo, e Pedaso. I due primi nacquero da Podarge, una delle Arpie, e dal vento Zefiro. I m
itò la maniera del camminare di quell’animale per non essère scoperto da alcuno. Come poi si vide preso da Diòmede e da Ul
ell’animale per non essère scoperto da alcuno. Come poi si vide preso da Diòmede e da Ulisse, manifestò loro tutti i proge
er non essère scoperto da alcuno. Come poi si vide preso da Diòmede e da Ulisse, manifestò loro tutti i progetti de’ Troja
o di se lo sdegno del Cielo ; e fu abbruciato sopra un rogo, separatò da quello, degli altri Eroi, i quali morirono all’as
er lui, e diede di se medesima un grande spettacolo. Ella si trasferì da Argo in Eleusina, ove era stato inalzatò il rogo
ve niuno l’avrebbe mai trovato, se Erifile, di lui moglie, guadagnata da suo fratello, Adrasto, con una collana d’oro nol
o al predetto tempio eravi una fontana, sacra allo stesso Anfiarao, e da cui, credevasi, che fosse asceso al Cielo. Si rip
hiamava Alfesibea, e le regalò la collana, che Erifile aveva ricevuto da Adrasto in dono. Non potendo poi trovare appresso
oe desiderava di vedere vendicata la morte del suo marito ; e ottenne da Giove, che i di lei piccoli figliuoli, avuti da A
uo marito ; e ottenne da Giove, che i di lei piccoli figliuoli, avuti da Alcmeone, divenissero in un istante così grandi,
one, ma anche Fegeo, e la di lui moglie(a). (5). Ippomedonte nacque da Nisimaco e Mitidice, figlia di Talao, e sorella d
ue da Nisimaco e Mitidice, figlia di Talao, e sorella d’Adrasto(b), o da Nisimaco e Nasica, come vuole Lattanzio(c). Egli
enopeo fu figliuolo di Meleagro e di Atalanta. Altri lo fanno nascere da Marte e da Menalippe ; ed altri gli danno per pad
igliuolo di Meleagro e di Atalanta. Altri lo fanno nascere da Marte e da Menalippe ; ed altri gli danno per padre Milanion
costantissimo amatore della virtù(f). Eschilo dice, che restò ucciso da Aufidico(g). (a). Aeschyl. sept. ante Theb. , E
o dalla loro isola. Ella andò a nascondersi lungo le rive del mare, e da di là fù presa da certi pirati, e venduta a Licur
. Ella andò a nascondersi lungo le rive del mare, e da di là fù presa da certi pirati, e venduta a Licurgo(a). (a). Joh.
ochi Nemei sieno stati introdotti in onore di Ercole per la vittoria, da lui ripottata sopra il Leone Nemeo, di cui abbiam
a che gente guerriera, perchè tali n’erano gl’ institutori. I Giuochi da prima consisistevano in combattimenti equestri. C
ta la salvezza della patria(b). L’eroica azione di Meneceo fu imitata da Androclea, ed Eraclea, figlinole di Antipeno Teba
oro vuole, che Antigona abbia incotrato trato la morte, già comandata da Creonte(a). Dicesi inoltre, che Emone, figlio di
7 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
icoltà erano straordinarie : conveniva entrare in uno steccato difeso da tori spiranti fiamme, aggiogarne due ad un aratro
doli quindi a fare un solco ; e, seminati i denti del serpente ucciso da Cadmo, combattere coi guerrieri che nascevano da
del serpente ucciso da Cadmo, combattere coi guerrieri che nascevano da quelli ; e finalmente uccidere il drago alato che
, specialmente allorquando Giasone seminò i denti del serpente ucciso da Cadmo, e ne nacquero uomini. Dante allude a quest
e una invenzione poetica per encomiar quegli Eroi che non ebber nulla da fare nella conquista del vello d’oro : la narrazi
recia accompagnarono Giasone e Medea in Tessaglia, ed ivi si divisero da loro per andare a compiere altre illustri imprese
i altri dicono che il padre di Giasone fosse stato molto prima ucciso da Pelia ; ma però tutti si accordano ad asserire ch
, benchè chiusa nella reggia fuggì per aria a volo in un carro tirato da serpenti alati, e se ne andò ad Atene nella corte
le più distanti negli altri mari, non avrebbero potuto esser popolate da gente che vi si fosse trasportata a nuoto ; e sap
perchè tutti i più celebri scrittori latini ne parlano con tante lodi da far credere che fosse un capo lavoro dell’arte tr
credere che fosse un capo lavoro dell’arte tragica76 ; e tanto più è da lamentare una tal perdita in quanto che nessuna a
zionamento economico, morale e politico77 Civiltà e civile derivano da città e cittadino, e stanno ad indicare nel primi
li considerarono esseri soprannaturali, o figli degli Dei, o ispirati da loro. Tali erano Orfeo ed Anfione, la cui esisten
ne, la cui esistenza appartiene ai tempi eroici più remoti. Essi sono da annoverarsi tra i Semidei, anzichè tra i semplici
i popoli. Essendo incerto chi di loro due esistesse prima, comincierò da Anfione, del quale è più breve il racconto. Anfi
idice, perdè la sua sposa che morì per essere stata morsa in un piede da una vipera. La desolazione di Orfeo è indescrivib
ltore dell’Antichità. Egli era figlio della Ninfa Cirene, e perciò fu da taluni considerato come uno dei Semidei. Ambiva a
ma però molte altre ancora ne compiè spontaneamente dovunque trovasse da uccider mostri o tiranni. Ammesso che egli fosse
ri o tiranni. Ammesso che egli fosse figlio di Giove e di Alcmena v’è da aspettarsi che Giunone lo perseguiterà. Infatti s
rivendola nei seguenti versi della Divina Commedia : « Come distinta da minori e maggi « Lumi biancheggia tra i poli del
me in greco fu Heracles, che in quella lingua significa reso illustre da Era, ossia da Giunone, vale a dire per le persecu
Heracles, che in quella lingua significa reso illustre da Era, ossia da Giunone, vale a dire per le persecuzioni di quest
amavasi anche Alcide, o dall’avo suo Alceo, come asserisce Erodoto, o da un greco vocabolo significante forza e per trasla
ole manifestò sin dalla prima infanzia andò sempre talmente crescendo da sembrare indomabile e irresistibile. Quindi si pr
la umanità ed alla gloria. Accenneremo prima le 12 imprese impostegli da Euristeo, e conosciute sotto il nome di fatiche d
te sotto il nome di fatiche d’Ercole, e poi le altre non meno celebri da lui spontaneamente compiute. Le dispongo in quell
te compiute. Le dispongo in quell’ordine in cui si trovano rammentate da Ausonio in 12 esametri latini, che riporto in not
3 stelle. 2ª Fatica : L’Idra di Lerna La parola Idra derivando da un vocabolo che significa acqua è il nome che dav
o menava stragi e devastazioni come il cinghiale di Calidonia. Ercole da sè solo compiè una più ardua impresa che ucciderl
me Ladone. 5ª Fatica : Le Arpie Questi mostri furono descritti da noi colle parole di Virgilio e di Dante nel parla
ar che facevano presso il lago Stìnfalo in Arcadia. Ercole le scacciò da quel territorio, ed esse fuggirono in Tracia a to
esse fuggirono in Tracia a tormentar Fineo ; discacciate anche di là da Calai e Zete si fermarono nelle Isole Stròfadi, c
iù comune e adottata generalmente, che fa derivare la parola Amazzone da due vocaboli greci che significano senza mammella
cioè per esser più spedite a tirar d’arco, si tagliavano o bruciavano da bambine la mammella destra. Abitarono da prima ne
, si tagliavano o bruciavano da bambine la mammella destra. Abitarono da prima nella Sarmazia presso il fiume Tanai (ora i
polita la uccidesse, non pensarono che questa stessa Amazzone fu data da Ercole in moglie al suo amico Teseo, e ne nacque
cialmente dai tragici antichi e moderni. L’esistenza delle Amazzoni è da riporsi tra le favole : non ostante era creduta n
sciandovi quanto asportandone le immondezze. Ercole trovò un compenso da valenti ingegneri : deviò il corso del fiume Alfe
imanto, non dovè sembrargli una straordinaria fatica il liberar Creta da un Toro furioso mandato da Nettuno ai danni di qu
una straordinaria fatica il liberar Creta da un Toro furioso mandato da Nettuno ai danni di quel popolo. Se poi lo prende
de Mostri peggiori delle fiere crudeli sono i tiranni ; ed Ercole da par suo non li risparmia. Seppe che Diomede re de
casione ad altre straordinarie imprese di Ercole, non comandate a lui da Euristeo, parleremo fra poco. Qui convien dire ch
erchè questi avrebbero allettato la cupidigia di molti, eran guardati da un terribil dragone con cento teste pronte all’of
an Cerbero arrivato all’aria aperta sparse sul terreno la sua bava, e da quella ivi nacque la pianta erbacea chiamata Acòn
sa sull’economia animale. Dante ci fa supporre che Cerbero trascinato da Ercole tentasse di resistere, e puntasse il muso
condo le parole stesse di Dante89 Oltre le dodici fatiche impostegli da Euristeo, compì Ercole di proprio moto e di spont
scorsi sulla prima Deca di Tito Livio : « Anteo re di Libia assaltato da Ercole Egizio fu insuperabile, mentre che lo aspe
e dice di aver veduto nell’Inferno, anzi fu quello stesso che pregato da Virgilio prese colle sue mani i due poeti in un f
rese colle sue mani i due poeti in un fascio 90, e li calò lievemente da una grande altezza nel profondo dell’Inferno : «
v. 142.) Tra i più famosi masnadieri e assassini che Ercole uccise è da rammentarsi principalmente il gigante Caco. È que
ino, che egli chiudeva con un macigno e con ordigni di ferro fattigli da suo padre. Di là scendeva a rubare ed uccidere ;
più minute particolarità di tale avvenimento furono a gara descritte da Virgilio e da Ovidio ; e Dante che vide Caco nell
rticolarità di tale avvenimento furono a gara descritte da Virgilio e da Ovidio ; e Dante che vide Caco nell’Inferno lo fa
dio ; e Dante che vide Caco nell’Inferno lo fa rammentar concisamente da Virgilio stesso : « Lo mio Maestro disse : Queg
angiò Atlante nel monte di tal nome, come dicemmo. Non apparisce però da altri fatti o invenzioni della Mitologia che Erco
ione di Esìone, figlia di Laomedonte re di Troia, dall’esser divorata da un mostro marino, e alla vendetta di Ercole perch
da un mostro marino, e alla vendetta di Ercole perchè non gli furono da quel re spergiuro osservati i patti, sarà più a p
roismo pari a quello mostrato in tutto il corso della sua vita. Sposò da prima Mègara figlia del re Creonte tebano92 e pos
e sorella di Meleagro. I Mitologi gli attribuiscono molte altre mogli da lui sposate in Grecia, ed anche una in Italia, e
a col Dio del fiume Acheloo, il più gran fiume della Grecia, e perciò da Omero chiamato il re dei fiumi. Questi fu il solo
ritornar colla sposa a Tebe, trovò il fiume Evèno sì gonfio di acque da non potersi guadare. Sopraggiunto il Centauro Nes
lle sue imprese eroiche, avesse avuto la debolezza di filare, vestito da donna fra le ancelle di Onfale regina di Lidia ;
tre disponevasi a fare un sacrifizio a Giove ; gradì le vesti mandate da Deianira e se le indossò ; ma poco dopo sentì ard
ate da Deianira e se le indossò ; ma poco dopo sentì ardersi le carni da occulto fuoco : il veleno dell’Idra cominciava a
ttora chiamasi Lica. Ma trovando inefficace ogni rimedio, volle morir da forte com’era vissuto, e acceso il rogo preparato
che è composta di 128 stelle ; e gli Astronomi moderni, incominciando da Herschel, dicono che il nostro Sole con tutto il
dicono che il nostro Sole con tutto il cortèo dei pianeti è attratto da forza preponderante verso quella costellazione. L
atto di scagliarlo nel mare, e l’Ercole appoggiato alla clava, inciso da Benvenuto Cellini nel sigillo di Cosimo I granduc
ima origine, alludendosi all’origine della guerra Troiana, che derivò da un uovo, da quello cioè da cui nacque la bella El
alludendosi all’origine della guerra Troiana, che derivò da un uovo, da quello cioè da cui nacque la bella Elena, la qual
l’origine della guerra Troiana, che derivò da un uovo, da quello cioè da cui nacque la bella Elena, la quale fu la vera ca
esi per ritogliere ad essi la loro sorella Elena che era stata rapita da Teseo ; ma avendola trovata nella città di Afidna
e del fratello, uccise l’uccisore di esso. Ida fu poco dopo fulminato da Giove. I poeti classici lodano molto quelle due s
io già rimiro, « Per apportar salute al legno infermo, « Sull’antenna da prua muoversi in giro « L’oricrinite stelle di Sa
trologico, era sotto l’influenza di questa costellazione. La rammenta da prima col nome di Castore e Polluce nei seguenti
radiso : « ……………io vidi il segno « Che segue il Tauro, e fui dentro da esso. » Al qual segno o costellazione, rivolge u
ndeva vosco « Quegli ch’è padre d’ogni mortal vita, « Quand’io senti’ da prima l’aer Tosco. » (Parad., C. xxii, v. 107…..
Finalmente alludendo alla favola che Castore e Polluce fossero nati da un uovo partorito da Leda, chiama la costellazion
o alla favola che Castore e Polluce fossero nati da un uovo partorito da Leda, chiama la costellazione di questi gemelli i
° XXX che Minosse era figlio di Giove e di Europa, la quale fu rapita da Giove stesso trasformato in toro, e trasportata n
i l’era volgare. Come re e legislatore dei Cretesi è rammentato anche da Cicerone nelle Tusculane e nei libri della Repubb
iti tortuosi (alcuni dicono tre mila) talmente a bella posta disposti da non poter chi vi entrava ritrovar la porta per us
lo scopo o l’uso. Quello di Creta fu costruito per ordine di Minosse da Dedalo, ingegnoso architetto e meccanico, il qual
dalo, ingegnoso architetto e meccanico, il quale costretto ad esulare da Atene sua patria erasi rifugiato nella suddetta i
one imposta loro dal vincitore. La terza volta però ne furon liberati da Teseo riconosciuto come figlio del loro re Egeo.
si tradotte dal Pompei : « Ora mi fosse possibile purgare il racconto da quanto v’ha di favoloso e ridurlo a prendere aspe
» E di certo neppur la decima parte di quel che egli narra di Teseo è da considerarsi come verità istorica, essendo tutto
eo è da considerarsi come verità istorica, essendo tutto il rimanente da riporsi tra le favole. Più volte prima d’ora abbi
ltanto i più straordinarii che si distinguono per qualche singolarità da quelli degli altri Eroi. Tra i masnadieri coi qu
tà da quelli degli altri Eroi. Tra i masnadieri coi quali combattè è da rammentarsi l’assassino Perifete, che era armato
ocando le loro membra107. Teseo con un colpo di clava liberò la Terra da quel mostro di crudeltà. Preceduto dalla fama di
e), ossia senza farsi conoscere, aspettava l’occasione che il re Egeo da sè stesso lo riconoscesse per figlio. Era giunta
ne che il re Egeo da sè stesso lo riconoscesse per figlio. Era giunta da qualche tempo alla corte d’Atene la Maga Medea, f
Era giunta da qualche tempo alla corte d’Atene la Maga Medea, fuggita da Corinto dopo essersi crudelmente vendicata di Gia
roe, come erede del trono, credè suo dovere di liberare il suo popolo da questo vergognoso tributo, o morire. Volle esser
reduce il figlio, vi si mettessero di color porpureo ad annunziargli da lontano la lieta novella e liberarlo quanto prima
sse entrato nel labirinto : quello d’incontrare il Minotauro ed esser da lui divorato, e l’altro di morir di fame per non
i ; ed al qual mostro, perchè lasciasse loro libero il passo, fa dire da Virgilio : « ……………….. Forse « Tu credi che qui s
gli Eroi mitologici. Teseo commise un atto di perfidia e di barbarie, da non potersi in modo alcuno scusare, contro la tro
, come vedremo. E parlando in prima dei più celebri fatti felicemente da lui compiuti, rammenteremo che egli prese vivo il
nere di duello ad imitazione degli arieti, e prescelto in questo caso da Teseo, ci dice il perchè Plutarco stesso : « perc
rapito dai Cartaginesi, e dopo la distruzione di Cartagine restituito da Scipione agli Agrigentini110. Si raccontano ancor
re i cavalli e sottoporli ai loro servigii ; e chi per la prima volta da lontano li vide cavalcare, credè che uomo e caval
vè soltanto ad Ercole la sua liberazione dall’Inferno114. Restano ora da raccontarsi soltanto le vicende domestiche di Tes
Da prima aveva sposato Ippolita regina delle Amazzoni a lui concessa da Ercole per averlo aiutato in quella guerra. Da Ip
ede il nome di Ippolito. Dipoi rapì la bella Elena, ma gli fu ritolta da Castore e Polluce, come dicemmo. In appresso spos
e Polluce, come dicemmo. In appresso sposò Fedra, sorella di Arianna, da lui abbandonata nell’isola di Nasso : e qui non s
a a lui causa di gravissimo lutto. Essendo già adulto Ippolito, parve da prima che Fedra, deposto il madrignal talento, co
il proprio figlio ; e per non farsene micidiale egli stesso, ottenne da Nettuno (creduto suo padre) che punisse Ippolito.
seramente perì. Altri Mitologi aggiungono che Ippolito fu risuscitato da Esculapio e trasportato da Diana in Italia, ove s
ogi aggiungono che Ippolito fu risuscitato da Esculapio e trasportato da Diana in Italia, ove si chiamò Virbio (quasi bis
si avverò la favola del Leone vecchio ; poichè discacciato dal regno da Menesteo, si ritirò alla corte di Licomede re di
e re di Sciro, ed ivi fu ucciso o col ferro, o coll’esser precipitato da un’altura in un baratro. La sua morte rimase per
un grandissimo sacrificio nel giorno stesso in cui egli era ritornato da Creta coi giovani liberati dal Minotauro ; ed ino
cui altra non havvene che sia più maravigliosa : sappiamo inoltre che da madre Tebana nacque Bacco ; di sangue Tebano furo
Ercole, il più forte e il più famigerato degli antichi Eroi. Ora sono da raccontarsi atroci fatti della corte Tebana, fier
e e sbigottito tutti, fu promesso con pubblico editto a chi liberasse da quel mostro il paese, la mano della regina vedova
che ne sperava : tutti però si accordano nel dire che egli morì lungi da Tebe di disagio e di cordoglio. Intanto Eteocle c
me primogenito incominciò a regnare in Tebe, e dimostrò subito indole da despota e non da re che dopo un anno doveva diven
cominciò a regnare in Tebe, e dimostrò subito indole da despota e non da re che dopo un anno doveva diventar suddito ; qui
all’autore stesso : « Cantai di Tebe e poi del grande Achille ; » e da Virgilio fa chiamare Eteocle e Polinice la doppia
i aveva predetto (o egli l’aveva sognato), che sarebbero state rapite da un leone e da un cinghiale. Ma venuti contemporan
to (o egli l’aveva sognato), che sarebbero state rapite da un leone e da un cinghiale. Ma venuti contemporaneamente alla c
nquistare ad entrambi col proprio esercito l’avito regno ; e cominciò da quello di Polinice, la causa del quale era molto
spada nella reggia stessa ed al convito di Eteocle ; e poi inseguito da una schiera di soldati, li mise in rotta ed in fu
valore, e la destra sua valeva per cento mani ; ma finalmente colpito da uno strale avvelenato morì sotto le mura di Tebe.
nte colpito da uno strale avvelenato morì sotto le mura di Tebe. Ebbe da Deifile un figlio che fu il famoso Diomede, il pi
i capitani greci che andarono alla guerra di Troia. Di Ippomedonte è da dirsi soltanto che egli era nipote di Adrasto e v
uesto suo figlio, e imbanditene le carni per cibo alla mensa dei Numi da lui convitati ; e inoltre che Pelope fu restituit
e Pelope fu restituito alla sua pristina forma corporea e risuscitato da Giove. Ora è a dirsi che egli sposò Ippodamia fig
vita il fio della sua folle speranza. Pelope senza essere scoraggiato da sì funesti esempi, lasciò la Frigia sua patria, e
io Egisto, nato d’illegittime e vietate nozze ; e poichè fu allattato da una capra ebbe quel nome che in greco indica un t
a e le gesta degli Antenati di Achille, di quell’Erœ che fu invidiato da Alessandro Magno, perchè ebbe per banditore delle
be per banditore delle sue lodi Omero. La prosapia di Achille deriva da Giove : genus ab Jove summo ; poichè Eaco suo avo
ca differenza di suono chiamasi Engía o Enghía. Quest’isola fu donata da Asopo re di Beozia a sua figlia Egina, e perciò d
e del figlio, ripopolò quel regno in un modo miracoloso : fece uscire da un tronco di quercia una gran quantità di grosse
re e potente del padre. Questo decreto del Destino essendo conosciuto da Giove e dagli altri Dei, trattenne ciascun di lor
no di starsene al lodo dell’arbitro rusticano. Furono dunque condotte da Mercurio in Frigia sul monte Ida davanti al pasto
e, rimase vulnerabile soltanto il calcagno che non potè esser bagnato da quelle acque infernali. Dipoi, fanciulletto ancor
volgendo in giro, « E non sapendo là dove si fosse, « Quando la madre da Chirone a Schiro « Trafugò lui dormendo in le su
sale accennava questo dubbio senza risolverlo ; e soltanto si affermò da qualcuno che sopra una parte di quel classico ter
distrutta città di Troia. E poichè un inglese di nome Frank Calvert, da molti anni abitante e possidente di terreni nella
 : « Pœta fui e cantai di quel giusto « Figliuol d’Anchise che venne da Troia « Poi che ‘l superbo Ilïòn fu combusto. »
ficato di quei due termini per intendere il preciso concetto espresso da Dante : il che noi faremo ben tosto nel dar la sp
ecco prima di tutto la genealogia dei re Troiani quale Omero fa dirla da Enea ad Achille : « Ma se più brami di mia stirp
versi è considerato Dardano come fondatore e primo re della città che da lui prese il nome di Dardania. Egli era figlio di
re dittatore discendeva dai Troiani, e il suo nome di Giulio derivava da quello di Giulo Ascanio figlio di Enea, come asse
istrati due altri re anteriori a Dardano, cioè Scamandro e Teucro ; e da questo re si fa derivare il nome di Teucria dato
o Troiano : tutti gli altri re per altro son quegli stessi rammentati da Omero. Di Erittonio figlio di Dardano i mitologi
ergamo in italiano è sinonimo di pulpito. Tra i figli di Trœ o Troo è da notarsi non solo Ilo che fu re di Troia dopo la m
e Capi e Capi Anchise, » che fu genitore di Enea, come fa dire Omero da Enea stesso ; quindi Assàraco è lo stipite della
ciò i Romani, discendenti dai Troiani, oltre ad esser chiamati Eneidi da Virgilio, son detti ancora Gens Assaraci, ossia d
 XV che fu rapito dall’aquila di Giove e trasportato in cielo per far da coppiere invece della Dea Ebe. Di Ganimede hanno
calare intesa : « Ed esser mi parea là dove foro « Abbandonati i suoi da Ganimede « Quando fu ratto al sommo concistoro. 
non però impunemente. L’ultima cinta delle mura di Troia fu ordinata da Laomedonte, ed i pœti aggiungono eseguita da Nett
ura di Troia fu ordinata da Laomedonte, ed i pœti aggiungono eseguita da Nettuno e da Apollo, esuli entrambi dal soggiorno
fu ordinata da Laomedonte, ed i pœti aggiungono eseguita da Nettuno e da Apollo, esuli entrambi dal soggiorno degli Dei, p
loro re128. Consultato l’Oracolo, rispose che i Troiani per liberarsi da questi mali dovevano tutti gli anni esporre a un
iano passò alla posterità. Degli altri figli di Laomedonte rammentati da Omero nei versi sopracitati è notabile soltanto T
ti è notabile soltanto Titone che sposò l’Aurora, come dicemmo. Ora è da aggiungersi che avendo l’Aurora ottenuto per esso
proclamato re di Troia, sposò Ècuba figlia di Dimante re di Tracia, e da essa ebbe molti figli, di ciascuno dei quali dovr
cero esporre in un bosco, perchè perisse di disagio, o fosse divorato da qualche fiera ; ma invece avvenne di lui come di
e fiera ; ma invece avvenne di lui come di Edipo, che fu trovato vivo da un pastore ed allevato come suo figlio sul monte
più bella donna che allor vivesse era la spartana Elena, rapita prima da Teseo, e poi divenuta moglie del re Menelao, come
nir moglie dell’umile pastore del monte Ida. Era un tal nodo gordiano da non potersi sciogliere facilmente neppur da una D
Era un tal nodo gordiano da non potersi sciogliere facilmente neppur da una Dea. In quanto al pastore fu trovato il modo
i l’origine di lui, scuoprirono che egli era il loro fratello esposto da bambino nelle selve, e per tale lo riconobbero se
tale aborrimento pel marito, talchè la dispose a ripudiarlo e fuggire da esso e seguire spontaneamente Paride a Troia. Ele
ipi collegati. Ecco perchè egli è chiamato dagli Antichi re dei re, e da Dante lo Gran Duca dei Greci. Fu risoluto che il
in faccia all’isola di Eubea. Vi accorsero infatti principi ed armati da quasi tutte le parti della Grecia, ma non tanto i
n appresso, per le loro grandi gesta in quell’impresa, di esser fatti da Omero i protagonisti dei suoi due poemi l’Iliade
bitava che si nascondesse in abito femminile) fu questo : Si travestì da mercante di gioie, e andò ad offrirle nelle corti
d avendo fra i monili donneschi portato ancora una finissima armatura da guerrieri, fu questa che fece palese Achille ; il
di maschi vota « Sì, che appena rimaser per le cune ; » ed eran già da 1200 le navi pronte per fare il passaggio nella T
tovagliare, e non potevano perciò cingere talmente d’assedio la città da bloccarla ; nè fino al decimo anno osarono di ass
falso sospetto di tradimento ; e questo giudizio fu dichiarato iniquo da Platone stesso nel discorso che ei riferisce come
ato iniquo da Platone stesso nel discorso che ei riferisce come fatto da Socrate ai giudici che lo condannarono 129. Fu un
o. Anche Virgilio nel libro ii dell’Eneide parla di Palamede, e ne fa da Sinone attribuire la morte all’invidia e al tradi
nne mai di Palamede il nome, « Che nomato e pregiato e glorïoso, « E da Belo altamente era disceso ; « Se ben con falso e
occa di Troia. Ulisse e Diomede essendo penetrati in Troia travestiti da mendici, uccisero alla sprovvista i custodi della
lo portarono nel campo greco. Questo fatto straordinario è rammentato da Virgilio ne lib. ii dell’Eneide 131, e da Dante n
straordinario è rammentato da Virgilio ne lib. ii dell’Eneide 131, e da Dante nel C. xxvi dell’Inferno. Dante pose nel Li
ssa le più memorabili battaglie, che furono narrate maravigliosamente da Omero. L’Iliade ne contiene la lunga serie ; e pe
e. Sebbene il titolo d’Iliade che diede Omero al suo poema, derivando da Ilio, appelli in generale alle vicende di Troia,
to « Le salme abbandonò (così di Giove « L’alto consiglio s’adempia), da quando « Primamente disgiunse aspra contesa « Il
chi non abbia prima d’ora letto l’Iliade, potrà, dopo l’introduzione da me fatta di sopra a questa lettura, intender tutt
una prepotenza del re dei re. Era uso comune in quelle antiche guerre da masnadieri devastar prima ed uccidere, e poi rapi
mbattenti. Le persone divenivano schiave ed eran trattate come bestie da soma. Finchè durò il Paganesimo, tutti i popoli a
; e venuto il padre a riscattarla con ricchi doni, era stato respinto da Agamennone stesso con modi aspri e minacciosi. Po
Calcante in pubblico parlamento, e quindi incoraggiato e rassicurato da Achille dichiarò che bisognava render Criseide al
hè in cuor suo ne fremesse, a lasciar condur via dagli araldi mandati da Agamennone, la sua schiava Briseide, rispettando
tate descritte, con vicende così mirabili che furon copiate o imitate da tutti i poeti epici. Son però belle e mirabili co
diverrebbero monotone narrandole in prosa, ora tanto più che le armi da fuoco hanno resa inutile la straordinaria forza d
si possa immaginare si è che Venere e Marte furon feriti in battaglia da Diomede : sangue non uscì dalle loro immortali, e
aspettare un sol giorno le nuove armi che la madre Teti gli fece far da Vulcano (poichè delle antiche, imprestate a Patro
ta vista Achille si sente commosso e diventa un altr’uomo ; fa alzare da terra il vecchio re, lo vuol seco a mensa, lo cos
, senza bisogno di pattuirla, una tregua necessaria indispensabile. È da credersi ancora che Achille dopo essersi inteneri
accortosi del suo errore e della sua sventura intellettuale si tolse da sè stesso la vita colla propria spada. Per la mor
parlato. Ma Ulisse sapeva bene che di Achille esisteva un figlio nato da Deidamia, e vivente anche allora alla corte dell’
gliava il leale e generoso Achille. Giunto nel campo greco fu guarito da Macaone e Podalirio figli di Esculapio ; e allora
a con una schiera di lor gente, e furono entrambi uccisi in battaglia da Achille, o secondo altri da Ulisse. Dopo la loro
te, e furono entrambi uccisi in battaglia da Achille, o secondo altri da Ulisse. Dopo la loro morte accaddero dei miracoli
racoli : il corpo di Sarpèdone fu trasportato invisibilmente (si dice da Apollo per ordine di Giove) nel suo regno di Lici
a veduta, che furon chiamati uccelli Mennònidi ; ma non v’è stato mai da sapere a qual classe appartenessero, secondo la n
aiuto dei Troiani con una schiera delle sue compagne e che fu uccisa da Achille. Virgilio così la descrive nel lib. i del
di Pindemonte.) E Virgilio nel libro ii dell’ Eneide facendo narrare da Enea la presa e l’incendio di Troia palesa pur an
pinti « Ancor da’ fati i greci condottieri « All’insidie si diero ; e da Minerva « Divinamente instrutti un gran cavallo
dal cavallo i guerrieri che vi si erano racchiusi, e tornati indietro da Tenedo i soldati della greca flotta, invadono la
li e più famigerati. L’episodio di Laocoonte fu reso celebre non solo da Virgilio, ma anche dalla greca scultura. Laocoont
e con i due suoi figli in atto di fare i supremi sforzi per liberarsi da quelli spaventevoli serpenti che li cingono con l
gono con le loro spire. Può vedersene anche una copia in marmo (fatta da Baccio Bandinelli) nella galleria degli Uffizi in
eri che entrarono nel cavallo sarà bene di conoscerne i nomi riferiti da Virgilio, per intendere qual grave perdita sarebb
fin dentro Troia, ed anche nell’alto della rôcca ; il qual racconto è da far maravigliare tutti i moderni Ingegneri e Mecc
le il sentir come fecero i Troiani, secondo quel che Virgilio fa dire da Enea : « Ruiniamo la porta, apriam le mura, « Ad
. Tal ne corse la fama che fu accolta come nunziatrice del vero anche da celebri scrittori, e tra questi dall’Alighieri. F
l suo ritorno in Grecia, come difatti avvenne. Anche di Enea fu detto da qualche scrittore di minor conto che egli fosse s
i leggi dell’umana natura, che cioè Ecuba, oppressa in sì breve tempo da tanti atroci dolori d’animo, avesse perduto la ra
ena (ratto ben diverso pel significato della parola, e negli effetti, da quello delle Sabine), ha dimostrato che non è inu
impadronito di Polissena e la sostiene col braccio sinistro sollevata da terra e stretta al suo fianco, mentre colla destr
za. Compiuta l’impresa e cessato il pericolo, ognuno si credè sciolto da qualunque vincolo di subordinazione al comandante
e era stato così concorde col fratello Agamennone, in questo discordò da lui, e volle partire con pochi altri il secondo g
eso in aria il piccolo Astianatte, ed è in atto di scagliarlo lontano da sè, mentre l’infelice madre inginocchiata ai piè
viveva ancora Nauplio padre dell’infelice Palamede che fu calunniato da Ulisse ed ucciso ingiustamente dai Greci ; e perc
inore Aiace per distinguerlo dall’altro Aiace Telamonio che si uccise da sè stesso), perì, anzichè per l’insidia di Naupli
predizioni, ma per volere di Apollo con essa adirato, non mai creduta da alcuno. Non solo ai Troiani essa presagì le loro
di lui, raggirò talmente il debole e corrotto animo di Clitennestra, da renderla convinta che per evitare di essere uccis
estra, da renderla convinta che per evitare di essere uccisi entrambi da Agamennone non v’era altro riparo che uccider lui
nnone non v’era altro riparo che uccider lui. E il re dei re scampato da mille pericoli, il giorno stesso che giunse nel s
e accoglienze, quand’era per assidersi a mensa fu ucciso a tradimento da Egisto, e Cassandra da Clitennestra, non chè tutt
a per assidersi a mensa fu ucciso a tradimento da Egisto, e Cassandra da Clitennestra, non chè tutti i più fidi compagni d
nascostamente nella sua reggia, e non senza incontrar gravi pericoli, da cui fecero a gara a sottrarlo l’affetto della sor
sacrificata una cerva, asseriscono che Diana trasportò Ifigenia a far da ministra in questi sacrifizii, e che essa, quando
e quello del figlio di lui 137. Menelao ed Elena dopo esser partiti da Tenedo erano stati spinti dalla tempesta sino in
ieme in pace più anni. Ma Elena, morto che fu Menelao, essendo odiata da tutti come causa della disastrosa guerra di Troia
arito in quella guerra, fu, per ordine di essa, soffocata in un bagno da tre sue ancelle travestite da Furie. Neottolemo,
r ordine di essa, soffocata in un bagno da tre sue ancelle travestite da Furie. Neottolemo, ossia Pirro figlio di Achille
aca vedova di Ettore. Di schiava la fece divenire sua moglie, ed ebbe da essa un figlio a cui alcuni Mitologi antichi dann
ione, o per conquista. Quindi sposò Lanassa nipote di Ercole, ed ebbe da essa più figli. La fine però di quest’eroe fu poc
ma non volle ritornare nel suo regno di Etolia, perchè seppe alienato da lui l’animo di sua moglie Egialèa, ed ebbe forse
dopo, allorquando giunse in Italia Enea, ed essendo allora richiesto da Turno di unirsi con lui per distruggere quest’ult
e mirabili vicende di quest’Eroe dopo l’eccidio di Troia, Omero trovò da scrivere un intero poema di ventiquattro Canti, c
o impaziente di aver qualche notizia di suo padre, partì segretamente da Itaca accompagnato da Minerva sotto la figura di
ualche notizia di suo padre, partì segretamente da Itaca accompagnato da Minerva sotto la figura di Mentore e andò a Pilo
taca accompagnato da Minerva sotto la figura di Mentore e andò a Pilo da Nestore e a Sparta da Menelao e da Elena a dimand
inerva sotto la figura di Mentore e andò a Pilo da Nestore e a Sparta da Menelao e da Elena a dimandarne ; ma dopo la temp
la figura di Mentore e andò a Pilo da Nestore e a Sparta da Menelao e da Elena a dimandarne ; ma dopo la tempesta che avea
fù) andò direttamente ad Itaca sua patria, com’ egli volle e desiderò da lunghi anni ; ma prima era andato sempre errando
llo stretto di Gibilterra alle foci del Don nel Mar d’ Azof. Ma non è da farne le maraviglie, quando sappiamo che Ulisse,
o fu opera d’incanto della maga Circe, ed era piuttosto uno scongiuro da Negromanti, ossia evocazione delle anime degli es
sciate le spiagge troiane col rimanente della flotta greca capitanata da Agamennone, e diviso da quella per violenza di un
e col rimanente della flotta greca capitanata da Agamennone, e diviso da quella per violenza di una tempesta, Ulisse fu sp
ssina, e si fermò alquanto nella Trinacria, ossia in Sicilia. Partito da quell’isola e perduti tutti i compagni che periro
rivò Ulisse nuotando all’isola di Ogige, e di là salpando in una nave da lui stesso costruita ebbe a soffrire un’altra tem
isse nella città e nella reggia di quello, sarà bene sentirlo narrare da Omero stesso : « Ei s’abbattero a una real fanc
de intanto empiea « Antifate. I Lestrigoni l’udiro, « E accorrean chi da un lato e chi dall’altro, « Forti di braccio, in
i : « Navigavamo addolorati intanto « Per l’angusto sentier : Scilla da un lato, « Dall’altro era l’orribile Cariddi, « C
i lasciai « Giù piombar con gran tonfo all’onde in mezzo, « Non lunge da que’ legni, a cui m’assisi « Di sopra e delle man
esta descrizione, che è una delle quattro più maravigliose rammentate da Orazio nella Poetica, apparisce, che a tempo di O
lucem. » E dovendo io riferirne qualcuno, ho preferito quelli citati da Orazio. Anzi nel parlar dei Mostri marini (V. il
a opinione è quella che segue Dante nella Divina Commedia. Anzi è qui da notarsi una gran diversità di opinione fra Omero
una gran diversità di opinione fra Omero e Dante rispetto alla stima da aversi dell’indole e delle imprese di Ulisse non
e diverse colpe : pone Achille nel cerchio della bufera con Francesca da Rimini, e Ulisse tra i rei del fuoco furo col Con
rancesca da Rimini, e Ulisse tra i rei del fuoco furo col Conte Guido da Montefeltro, il più grande ingannatore del Medio
dell’Inferno, e fa raccontare a lui stesso la sua fine (molto diversa da quella che narra Omero), affinchè sembri più vera
istanza una montagna bruna più alta di quante mai ne avesse vedute, e da quella nuova terra nacque un tal turbine, che fec
rabile in ogni sua parte, e non merita meno di quelli della Francesca da Rimini e del Conte Ugolino di essere studiato e i
ltime terzine che contengono la narrazione della fine di Ulisse posta da Dante sulle labbra di Ulisse stesso ; e ciò per d
’Ariosto e dal Tasso. Converrà dunque prima di tutto sentirlo narrare da Virgilio stesso, o almeno dal suo classico tradut
consanguinee mani ? « Chè nè di patria, nè di gente esterno « Son io da te ; nè questo atro liquore « Esce da sterpi, ma
a, nè di gente esterno « Son io da te ; nè questo atro liquore « Esce da sterpi, ma da membra umane. « Ah ! fuggi, Enea, d
esterno « Son io da te ; nè questo atro liquore « Esce da sterpi, ma da membra umane. « Ah ! fuggi, Enea, da questo empio
tro liquore « Esce da sterpi, ma da membra umane. « Ah ! fuggi, Enea, da questo empio paese : « Fuggi da questo abbominevo
da membra umane. « Ah ! fuggi, Enea, da questo empio paese : « Fuggi da questo abbominevol lito ; « Chè Polidoro io sono,
trista fine di questa infelice regina ; ma poichè Virgilio ne fa dare da Enea un’ampia spiegazione, io qui la riporto coll
, io qui la riporto colle parole del suo traduttore : « A cotal suon da dubbia tema oppresso « Stupii, mi raggricciai, mu
i monchi. « Allor porsi la mano un poco avante, « E colsi un ramoscel da un gran pruno ; « E ‘l tronco suo gridò : Perchè
i Troiani che in pena di averle offese soffrirebbero talmente la fame da divorarsi le stesse mense. La quale strana prediz
ed al dolor finestra 146. » Un ingegnosissimo episodio fu inventato da Virgilio, che cioè Enea sospinto dalla tempesta s
e Sidone nella Fenicia ; ed ebbe per marito Sichèo che poi fu ucciso da Pigmalione fratello di lei, per impadronirsi dell
secondo l’antica tradizione, ebbero il nome, che tuttora conservano, da qualcuno dei compagni di Enea. I più notabili son
a lui. Stava sul mare « Sonando il folle con Tritone a gara, « Quando da lui ch’aschio sentinne e sdegno, « (Se creder dès
tuba « Al monte appese, che d’Aerio il nome « Fino allor ebbe, ed or da lui nomato « Miseno è detto, e si dirà mai sempre
ui nomato « Miseno è detto, e si dirà mai sempre. » E finora almeno, da quasi tremila anni, continua a dirsi così, e si d
etano. Anche Dante ripete che alla città di Gaeta fu dato questo nome da Enea, poichè nel Canto xxvi dell’Inferno, facendo
dell’Inferno, facendo dire ad Ulisse : « ……………… Quando « Mi dipartii da Circe, che sottrasse « Me più d’un anno là presso
ittà di Roma e il popol di Quirino. Gli storici latini, incominciando da Tito Livio, concordano coi poeti, e principalment
e la volontà e l’intenzione di chiunque si riferisce sempre alle cose da farsi, ossia future, perciò la Divinazione fu con
lla più remota antichità, e principalmente nell’India e nella Persia, da tempo immemorabile, e si mantiene tuttora anche f
to profetico, ovvero ispirazione ; e tal significato le fu attribuito da Platone stesso156. Questo greco vocabolo in compo
rimi gli Etruschi a porla in pratica e ne divennero solenni maestri : da essi l’appresero i Romani, i quali la estesero e
ganesimo suol darsi comunemente il titolo di superstizioni ; perciò è da vedersi ancora qual’è l’etimologia di questa paro
a parola superstizione è di origine latina, e Cicerone la fa derivare da superstite, dicendo « che tutti coloro i quali og
che hanno un irrazionale terror degli Dei. Quindi egregiamente Bacone da Verulamio asserì che la superstizione altro non è
apitolo di quel genere di divinazione soltanto che credevasi derivare da spirito profetico negl’Indovini, che erano consid
dicemmo parlando di quest’Eroe, per consultare l’indovino Tiresia, e da lui ottenne notizie sicure della sua famiglia, de
arti « S’accolsero a quel luogo ch’era forte « Per lo pantan che avea da tutte parti. « Fer la città sovra quell’ossa mort
cennato in principio, che cioè l’arte loro era un effetto d’impostura da un lato e di stupida credulità dall’altro ; e dec
si ammetta tra i fatti istorici che Tarquinio Prisco avesse comprato da una donna misteriosa, creduta una Sibilla, i libr
copia di queste raccolte erano i così detti libri sibillini comprati da Tarquinio. Se poi quelle donne girovaghe e mister
parenti ; ma dieci soltanto furon riconosciute e registrate come tali da Varrone il più celebre erudito del Paganesimo ; e
scrisse le gesta di Alessandro Magno. 2ª La Sibilla Libica rammentata da Euripide nel prologo della Lamia. 3ª La Sibilla D
zione. 4ª La Sibilla Cumea, ossia di Cuma in Italia, che è rammentata da Nevio, da Pisone e da Virgilio. 5ª La Sibilla Eri
La Sibilla Cumea, ossia di Cuma in Italia, che è rammentata da Nevio, da Pisone e da Virgilio. 5ª La Sibilla Eritrèa, che
umea, ossia di Cuma in Italia, che è rammentata da Nevio, da Pisone e da Virgilio. 5ª La Sibilla Eritrèa, che nacque in Ba
sia di Tivoli, aveva nome Albunea, della quale è rammentata la grotta da Orazio in una delle sue Odi165. 71. Dicono gl
a città omonima che apparteneva al regno della Colchide. Perciò Medea da Ovidio è chiamata ancora Phasis (la donna del Fas
Geografi moderni credono che l’attuale città di Ovidiopol, fabbricata da Caterina II verso la foce del Dniester, sia sul l
68 fu proibita e condannata anche per legge. Non ostante si asserisce da alcuni autori che di tanto in tanto i medici fran
petute emorragie. (V. il giornale La Nazione del 23 novembre 1872). È da sapersi inoltre che il Reale Istituto Lombardo di
o : Iis bellum est justum, quibus est necessarium, massima commentata da Machiavelli ne’suoi Discorsi, e poi nello stesso
(Hor., De Arte poet., v. 391…..) 84. Sebbene Ercole sia celebrato da tutti i più antichi poeti, incominciando da Omero
bene Ercole sia celebrato da tutti i più antichi poeti, incominciando da Omero che accenna a cantici e poemi antichissimi
m, Hesperus. » — I Greci chiamavano Esperia l’Italia, perchè vedevano da questa parte la stella Espero, ed ultima Esperia
elegantissimo Idillio del poeta Mosco, che fu tradotto squisitamente da quel sommo ingegno del Leopardi. 93. Ved. le Met
rre il poema epico non fa altro che portar l’ esempio del modo tenuto da Omero, del quale egli dice tra le altre cose : «
sino. Il parafulmine situato sulla cupola della chiesa era illuminato da luce fosforescente, e non la sola punta, ma anche
ena. Salla punta degli altri 12 parafulmini non si vide nulla. Però è da notare che il parafulmine della cupola si eleva m
a mezz’ ora prima che incominciasse la bufera, i buoi muggivano tanto da far paura, e tentavano con ogni sforzo di svincol
n Toscana credesi fondata (per quanto asserisce Strabone nel lib. ii) da quei guerrieri della greca città di Pisa nel Pelo
i. » 129. Cicerone, nel libro i delle Tusculane, riporta tradotta da lui stesso in latino questa parlata di Socrate ;
inastia, che fu Eaco, avo di Achille. 139. La parola Odissea deriva da Odisseo, che era il greco nome di Ulisse ; e perc
icandolo parimente all’ardire di quell’eroe : « Si ch’io vedea di là da Gade il varco « Folle d’Ulisse, » ecc. 143.
comodo ; ma forse è più probabile che nelle copie di Virgilio vedute da Dante fosse scritto Cur invece di Quid, come dice
tate. » 151. Il capo Miseno resta tra Cuma e Pozzuoli, a 15 miglia da Napoli. 152. I poeti latini, e principalmente V
8 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
enti delle belle lettere nel seminario di cava L’autore F in da quel momento, in cui un grazioso volere del nostr
ne quel compendio di Mitologia iconologica, che un dì nel vostro seno da antecessore sedendo a vostre premurose inchieste
sonetti iconologici degli dei superiori detti maiorum gentium seguiti da sufficiente sviluppo per intelligenza più chiara 
Cercaste ritratti consimili delle divinità astratte almen più famose da annotazioni soltanto illustrati ? Questo ancora n
deve dalla definizione il suo principio, acciò quanto in prosieguo è da dirsi chiaramente s’intenda ; non sarà certo fuor
ime in buona parte conosciute pur si fossero per incoerenti, e strane da quel valentuomini, de’quali a tutta ragione dalla
presentar la Mitologia sia di nessun vantaggio, anzi non esente ancor da pericolo alla studiosa gioventù disposta a riceve
a volta una tal dispregevole conclusione di leggieri non si efformerà da colui, che di questa scienza esaminerà più posata
he di questa scienza esaminerà più posatamente i vantaggi. Ed in vero da qual’altro fonte attinsero i più rinomati artefic
sti forse per un’amator delle scienze frutti di poco conto ? Acquisti da disprezzarsi ?(1) Le favole, che per tanti secol
a Fenicia(3) e che propriamente sia nato nella famiglia di Rel. Cham, da cui partendo, quasi da suo fonte, si pernicioso e
riamente sia nato nella famiglia di Rel. Cham, da cui partendo, quasi da suo fonte, si pernicioso errore, culto si strano
ata la Grecia anch’essa dallo stesso contagio nel suo seno introdotto da Fenicii, nelle stesse miserie cominciò pian piano
Iddii superiori detti Maiorum Gentium, come quelli, che erano adorati da tutte le nazioni della terra, e questi erano vent
enio, Plutone, Bacco, Cibele, e Proserpina, benchè sù questi nomi non da tutti si conviene. La II classe racchiudeva tutti
I classe abbracciava tutti que’Dei, che riconoscevano la loro origine da qualche donna mortale esibitasi a qualche Dio, op
loro origine da qualche donna mortale esibitasi a qualche Dio, oppure da uomo mortale unito a qualche Dea, detti Dei Ascri
no stati innalzati al grado di Dei indigeti, come di Enea divinizzato da sua madre parla Ovidio. Metam. 14. Contigit os,
nte sagrata. Facciamoci pertanto dalla I ed incominciamo propriamente da Giove padre degli Dei, e degli uomini presente pe
ro del Monte Argeo procurò sua madre di farlo allevare dalle Ninfe, e da Cureti sacerdoti di Cibele mercè il latte della c
altea, ed il mele delle Api quivi graziosamente adunate, Come Campato da Marte, e fatto Re acciò con tal ritrovato âvesse
devole delle parole di suo padre, dover cioè venire un giorno, in cui da uno degli stessi suoi figli era spogliato temerar
avillasse la maestà del gran Giove ; pur essa oscurata venne non poco da quelle infami azioni, alle quali con ardita licen
1). Suoi nomi. Venne Giove qualificato con diversi nomi a lui dati o da luoghi, ove venne egli con special culto adorato,
i a lui dati o da luoghi, ove venne egli con special culto adorato, o da qualche sua azione, che fra le altre più singolar
brillava. Io però penso riferire i più rimarchevoli. Dagli Assirii, e da Babilonosi chiamato venne Belo, col nome appunto
fù ad introdurre l’idolatrico culto per onorar i defonti. Da Greci, e da Libii fù detto Ammone per aver sotto sembianza d’
riferisce Macrobio. Da Romani venne detto Capitolinus del monte, ove da Tarquinio Superbo fù perfezionato un sontuoso tem
da Tarquinio Superbo fù perfezionato un sontuoso tempio in suo onore, da Tarquinio Priseo molto pria di già designato. Ven
nio Priseo molto pria di già designato. Venne altresi detto Feretrius da ferre opem ; Fulminator dallo scroscio del fulmin
allo scroscio del fulmine : Stator per aver fermato i Romani fuggendo da Sabini, e finalmente Quirinus, , , , , , ,
Giove in aria di terribile Maestà tutt’accigliato, con fronte covert da nubi, co’ fulmini alla mano, coll’uccello suo min
rt da nubi, co’ fulmini alla mano, coll’uccello suo ministro a piedi, da lui stesso trasmutato per gelosia d’ onore da Reg
o suo ministro a piedi, da lui stesso trasmutato per gelosia d’ onore da Regnator d’ Atene detto Perifa in alato messaggie
ato un tal Nume ; le principali però erano i celebri giuochi Olimpici da celebrarsi verso il solistizio d’ogni està per ci
corsa, quali cose tutte comprendevansi in tai celebratissimi giuochi da sollennizzarsi da nudi Atleti, e perciò vietati a
tutte comprendevansi in tai celebratissimi giuochi da sollennizzarsi da nudi Atleti, e perciò vietati all’intervento dell
ere aver essi la facoltà di rendere oracoli, perche amati focosamente da Giove. Gl’ animali poi da svenarsi in suo onore e
i rendere oracoli, perche amati focosamente da Giove. Gl’ animali poi da svenarsi in suo onore erano bianchi bovi, da’ qua
rba, e confonde, Ogni fiume il rispetta, ed ogni scoglio. Sorge talor da viscere profonde Quando brama mostrare il vasto o
o il Ponto prodigioso germoglio della terra ; ed almo padre di Nereo, da cui, come pretendesi, venne il famoso stuolo dell
edevano a boschi, prati, fonti, monti, e mare ; pur tuttavolta perche da più recenti poeti venne egli riconosciuto pel mar
inalmente dal suo Re, e così divenne essa sua sposa onorata per altro da popoli collo stesso culto divino qual degna mogli
che successivamente si prese dette Venelia, e Salacia, credute un dì da Romani Dee destinate a menare, e respingere i flu
una gran contesa colla dea della Sapienza Minerva per ragion del nome da darsi alla novella Cittä di Cecopre, pretendendo
la cosa più vantaggiosa goderebbe della pretesa facoltà. Accettatasi da ambe le parti tal sovrana decisione Nettuno il pr
ilmente la terra a tal seconda, ma diversa percossa mandò fuori quasi da feconda radice un prodigioso Olivo. Tai produzion
a Città chiamandola Atene. Suo ritratto Pingevasi questo Dio coverto da ricco manto azzurro con occhi, e chiome çerulee,
siso dentro maestoso cocchio creduto d’avorio con ruote di oro tirato da due, o quattro CavaHi alati, nella parte inferior
Eneid : Atque rotis summas levibus perlabitur undus  ; accompagnato da tutte le divinità marine, e preceduto da Tritoni,
abitur undus  ; accompagnato da tutte le divinità marine, e preceduto da Tritoni,(1) che animavano le loro trombe con eco
rlo, stantecche in Roma altre dicevansi le feste sacrate al Dio Conso da farsi in luoghi privati, ed oscuri nel mese di Ag
ticare, anzi perche il mese di Febraio era addetto alle purificazioni da farsi mercè il ministero delle acque, questo mese
onsacrato, come general presidente alle acque ; ed universalmente poi da Libici, da Greci, da Romani, dagl’ Itali, e parti
come general presidente alle acque ; ed universalmente poi da Libici, da Greci, da Romani, dagl’ Itali, e particolarmente
al presidente alle acque ; ed universalmente poi da Libici, da Greci, da Romani, dagl’ Itali, e particolarmente da popoli
te poi da Libici, da Greci, da Romani, dagl’ Itali, e particolarmente da popoli abitanti alle marine spiagge venne Nettuno
di appoggio, e sgabello alle sue fortune. Chi fù Vulcano. Nacque egli da Giove, e da Giunone, o da questa sola, come pur p
e sgabello alle sue fortune. Chi fù Vulcano. Nacque egli da Giove, e da Giunone, o da questa sola, come pur pretende la f
le sue fortune. Chi fù Vulcano. Nacque egli da Giove, e da Giunone, o da questa sola, come pur pretende la favola, pria di
uesta, e di altre molte buone accoglienze successivamente prestategli da que’isolani durante la puerile sua età, volle egl
dì troppo barbaro dimostrato si era con lui ; laonde benchè distratto da mille occupazioni nel favorire e Dei, ed uomini d
nchè in alcune medaglie si scorge giovine sbarbato, con testa coverta da piccolo cappello, col martello alla dritta sua ma
furono in Roma i più rinomati, il primo viene ascritto a Romolo fatto da lui edificare al parer degl’ auguri fuori le mura
tempio dedicato al gran Dio del fuoco. L’altro, che credesi edificato da Tazio, stava dentro i recinti della Città, ove te
furono le cosi dette Lampadophores per le fiaccole, che si portavano da campioni accorsi a celebrar tali feste, con legge
chè figlio del troppo augusto matrimonio di Giove, e di Giunone quasi da Greci tutti questo Dio si dica ; tuttavolta miste
iccatasi fortemente del suo marito l’orgogliosa Giunone per aver egli da se solo senza vantarvi ella parte data alla luce
questo Dio col suo zio Nettuno. Egli per vindicare la violenza usata da Allirozio figliuol di Nettuno alla cara sua figli
ancor riconosce le sue, per aver divisi i suoi affetti e con Venere, da cui ebbe Ermione, e con Bistonide, da cui ebbe Te
si i suoi affetti e con Venere, da cui ebbe Ermione, e con Bistonide, da cui ebbe Tereo, e con Ilia, da cui ebbe i celebri
da cui ebbe Ermione, e con Bistonide, da cui ebbe Tereo, e con Ilia, da cui ebbe i celebri gemelli Romolo, e Remo. Suoi
r la sua asta : Ab hastae vibratione. Nominavasi finalmente Quirinus da quiris, che significa lancia, per cui i Romani si
vole però al fiero suo genio fù effigiato questo Nume. Pingevasi egli da capo a piè ricoverto di armi sedente su d’un carr
capo a piè ricoverto di armi sedente su d’un carro d’acciaio guidato da Bellona terribil Dea anche essa delle battaglie,
io guidato da Bellona terribil Dea anche essa delle battaglie, tirato da cavalli nati da Borea, e da Erinni, detti il Terr
llona terribil Dea anche essa delle battaglie, tirato da cavalli nati da Borea, e da Erinni, detti il Terrore, e lo Spaven
il Dea anche essa delle battaglie, tirato da cavalli nati da Borea, e da Erinni, detti il Terrore, e lo Spavento, da più m
cavalli nati da Borea, e da Erinni, detti il Terrore, e lo Spavento, da più mostri cinto per corteggio, con furie svolazz
co, preceduto dalla fama, che con spaventevole mormorìo ne annnnziava da per tutto la formidanda venuta. Suo culto. Quest
da venuta. Suo culto. Questo Nume perchè creduto Dio delle guerre fù da popoli anche barbari in somma stima tenuto, sicch
acia però, o perchè gloriosa della fortuna di riconoscere il suo nome da Trace figliuol di Marte, o perchè nazione fiera,
erno nemico. In suo ossequio similmente leggiamo e le feste istituite da Romolo dette Esquirie da celebrarsi pria delle ca
uio similmente leggiamo e le feste istituite da Romolo dette Esquirie da celebrarsi pria delle calende di Marzo colla cors
e di Marzo colla corsa de’ cavalli nel Campo Marzio, e quelle fissate da Numa(1) chiamate Saliari da celebrarsi alle calen
avalli nel Campo Marzio, e quelle fissate da Numa(1) chiamate Saliari da celebrarsi alle calende di Marzo da Sacerdoti Sal
ssate da Numa(1) chiamate Saliari da celebrarsi alle calende di Marzo da Sacerdoti Salii, e quelle finalmente chiamate Mar
il toro, il verre, l’ariete, il cavallo quelli appunto si erano, che da religiosa destra si apprestavano a suoi altari. P
ua lunque verso considerarlo ci aggrada. Chi fù Mercurio. Nato appena da Maia primogenita di Atlante consociata con Giove,
ad efformar una lira non mai più per l’addietro veduta, detta perciò da latini Testudo, ed un giorno ancor non compiuto d
tre Apollo guardava lungo il fiume Anfrigio gli armenti del re Admeto da lui teneramente amato, questo Dio di soppiatto a
de suoi celeri vanni ? Presenta altresi nelle mani un caduceo ornato da due attorcigliati serpenti, per dinotare, che sic
trattati di amorevolezza, di concordia, e di pace. Si veggono pendere da suoi labbri alcune ben formate catene di oro per
uovere gli ascoltatori, ed attirare a se i loro animi, quasi attratti da dolci ben forti ligami. Scorgesi finalmente in mo
ti suoi ritratti una verga, onde divisar il suo impiego di sciogliere da ligami degl’egri corpi le anime, guidarle all’ in
i collocavansi le sue statue, prive però di mani, e di piedi fù detto da latini Vialis, e da Greci Cyllenius : il titolo p
e statue, prive però di mani, e di piedi fù detto da latini Vialis, e da Greci Cyllenius : il titolo poi di Argicida, con
to occhi, alla cui vigilanza per cagion di gelosia era stata affidata da Giunone la Principessa Io cambiata in vacca da Gi
sia era stata affidata da Giunone la Principessa Io cambiata in vacca da Giove Suoi figli. Quali siano stati i figli di q
a par che ne scrisse la Mitologica penna. Tolto Ermafrodite, che ebbe da Venere, come dimostrano le stesse parole Hermes,
le stesse facende col sottrargli il tempo, avessero del pari distolti da queste cose i suoi pensieri, oppur sia, che come
ni, Splendono a lui tesori eccelsi intorno, Chè la terra salvar Ei sa da danni. Fulge il suo carro di saffiri adorno, Nè i
giuramento a negarle asilo nel vasto suo seno. Nè contenta di questo da sozzo fango fè sorgere un’orribil serpente detto
rgere un’orribil serpente detto Pitone, acciò questo inseguito avesse da per tutto la sventurata Latona sua rivale. Commos
ti. Sue vendette. Conscio intanto questo Dio de’ patimenti tollerati da sua madre per cagion del detto mostro insecutore
ostretto a mirarsi nelle sue intraprese. Fù primieramente rapito egli da violento affetto per Dafne famosa figlia del fium
quale burlandosi de’suoi amori fin a tal segno lo spregiò, che benchè da lui dopo lungo cammino presso la sponta del Lemeo
sto di perdere l’antica sua essenza coll’essere trasformata in alloro da suo padre istesso da lei chiamato in soccorso,(1)
ca sua essenza coll’essere trasformata in alloro da suo padre istesso da lei chiamato in soccorso,(1) che vittima addiveni
ta condiscendenza mentre fatto consapevole di ciò il suo padre Orcamo da Clizia tradita ne’ suoi amori da questo Dio, e no
nsapevole di ciò il suo padre Orcamo da Clizia tradita ne’ suoi amori da questo Dio, e non potendo tanta sventura tollerar
potendo salvarle la vita, la cambiò in segno d’affetto nell’ albore, da cuis tilla l’incenso, e trasformò altresi per sde
suo fianco sì Climene figlia di Teti, che Coronide figlia di Flegia, da cui ebbe in figlio quell’ Esculapio, che istruito
a cui ebbe in figlio quell’ Esculapio, che istruito nell’ arte medica da Chirone sì valente in quella addivenne, che valse
cacciandolo ancora dall’ Olimpo. Infelice Apollo ! La dura necessità da Dio glorioso lo rese vil pastore degli armenti di
Re di Troja per la gran fabbrica delle sue mura ; benchè poi tradito da lui nella convenuta mercede, con pestilenza ne at
chiome diede la pena del suo mal giudicato. Mosso dopo un tal fatto o da spirito di vendetta, oppur meglio dal fasto di or
Sue nuove sventure. Eppur non fù così, mentre siccome Esculapio avuto da Coronide fù in terra la innocente cagione delle s
elle novelle disgrazie. Per vendicarsi costui dell’ ingiuria ricevuta da Epafo figlio di Giove, che detto gli aveva di non
detto l’isola di Delo : Febo per cagion della luce, e calore del sole da lui guidato, o perche egli stesso fù creduto per
ioso fù dipinto un tal Nume. Mirasi sù d’ un carro svavillante tratto da quattro velocissimi destrieri con bionda capellat
a figlia D’opi funesta, che pur regna in Cielo, Che per l’ aria talor da noi si piglia Arbitra di procelle, e calma, e gel
mpiacersi delle sue fortune, e viver content per l’altezza del grado, da tumultuanti suoi affetti incessanemente travaglia
Dee, che ella afflisse non poco, sol perchè amate con tenero affetto da Giove. Nè qualora pensava alle vendette punto cur
fece per vendicarsi degli oltraggi, che ella credeva d’ aver ricevuti da Trojani si per la scelta di Ganimede per coppier
o portento di sapienza, anche essa la gloria volle d’ aver cavato sol da se dagl’occulti recinti del suo seno un’animato p
riamente questa Dea con aria di maestà assisa sopra d’un carro tirato da Pavoni, recando nelle mani in segno dell’ alta su
cangiato in quest’ uccello quell’ Argo di cento occhi suo esploratore da Mercurio per ordine di Giove crudelmente ammazzat
ra portarsi dalle spose nell’andare a prender marito, quale credevasi da essa disciolto qual patrocinatrice delle nozze. F
poco decente, degna perciò di non essere espressa. Gl’animali inoltre da sacrificarsi nelle sue feste erano una bianca vac
si tesori a mortali, sichè questi rapiti dalla novità del portento, e da essa, e dal figliuol di Celio Trittolemo divenuto
soccorso. Ma poiche il destino decretato aveva poter Proserpina uscir da quel luogo nel solo caso, in cui gustato non aves
, giusta l’accusa di Ascalafo, cangiato perciò in civetta, non poteva da quel luogo mai più partire, e nel seno ritornare
invero sarebbe avvenuto, se il sovrano consiglio degli Dei mosso più da motivi di affetto per la madre, che di giustizia
te lo stesso. Comparisce ella sù d’un altare in foggia di bara recata da verginee mani (benche altri la vogliano tirata da
ggia di bara recata da verginee mani (benche altri la vogliano tirata da due Dragoni) in atteggiamento festoso con aurea c
d un fascetto di recise spiche additando nell’altra, cinta finalmente da lungo ammanto variopinto, tutti simboli de’ rari
ti simboli de’ rari suoi pregi, e di sua diffusiva bontà, corteggiata da uno stuolo di contadini, che festosi per le abbon
Dea cortese accoglienze ne’ suoi affannosi viaggi(1). Di questa festa da durare nove giorni tanta era la celebrità, che ne
iorni tanta era la celebrità, che neppur gl’iniziati ad essa potevano da presso vagheggiarne i misteri, ma molto discosti
sto bandito chiunque osava violarlo. Il secondo fù chiamato Ambarvale da campi, ove celebravasi tal sacra cerimonia, secon
ampi, ove celebravasi tal sacra cerimonia, secondo i riti descrittici da Virgilio. Terque novas circum felix eat hostia f
a poi, di cui qui parla il poeta sia stata una troja chiaro si rileva da quel verso di Ovidio : Prima Ceres avidae gavisa
i fosse alle innocenti sue brame ; e quindi fatta paga de’ suoi voti, da tal entusiasmo fù presa, che dagl’ esterni segni
imossi per man di rispetto dalle vicinanze dei suoi altari, ben lungi da quei Sacri recinti con immota pupilla pregiavansi
rivandosi dell’antica reggia, volle, che di essa un atrio si formasse da servire di soggiorno a quelle vergini, alle quali
ran Sacerdote, se per sua negligenza estinto si fosse il Sacro fuoco, da riaccendersi quindi o con raggi solari, o coll’at
o ritirarsi nelle loro antiche famiglie, ed anche maritarsi ; sebbene da poche ciò si fece, e con esito assai infelice. Du
ebbe a soffrire il troppo sensibile dolore della sua fronte percossa da iterati colpi di navicella per man della Dea acci
etta la infelice Babilonese Dirce. Questa per aver un di mossa non sò da qual furia di passione eruttate alcune parole con
veniva riverita Minerva evvi quello di Pallade dal nome di un gigante da essa ucciso, oppure come più plausibile sembra da
ia, e di pudore, Alla sana ragion sempre rubella. Ogni bene, ogni mal da questa nasce Cagion d’aspri perigli, e di dolcezz
tanta beltà comparve fregiata, che qual perla in guscio rinchiusa fù da Zefiri spinta sul Cipro, dove le Ore con sviscera
nuta menarono al cielo ad esser vezzeggiata dagli Dei, i quali rapiti da tal prodigio di beltà concordamente la giudicaron
se a fare un traffico troppo infame del suo corpo, altri molti perciò da altri, ed in particolar da Marte ne ottenne, come
o infame del suo corpo, altri molti perciò da altri, ed in particolar da Marte ne ottenne, come ancor per sue figlie comun
Pingesi ella con manto di porpora di diamanti trapunto, ed affibiato da uu cinto, che in se racchiudeva ogni grazia, sedu
carro d’avorio ingegnosamente intagliato, e vagamente dipinto, tirata da cigni, o da colombe, mostrando un volto da piacev
io ingegnosamente intagliato, e vagamente dipinto, tirata da cigni, o da colombe, mostrando un volto da piacevolezza infio
vagamente dipinto, tirata da cigni, o da colombe, mostrando un volto da piacevolezza infiorato, con mille bellezze, che l
e culto. Questa Dea perchè amica di sensibili, e sensuali diletti era da tutti generalmente riguardata. I luoghi però nei
gnata si fosse, se pur era possibile, di allontanare le impure fiamme da cuori ; però altra vittima offrir non le si dovea
uori ; però altra vittima offrir non le si dovea, che la sola colomba da essa teneramente amata,(1) e tanto si credeva aff
che a turpe meretricio erano totalmente rivolte, come quelle, che più da vicino ne sapeveno imitare le operazioni, ed i tr
dopo aver con essa divorati gl’affanni de’lunghi travagliosi viaggi, da quel carcere finalmente si dischiuse là sulla iso
secondo portato distinto sotto il nome di Apollo, e penetrata quindi da dolori, da quali travagliata mirava sua madre nel
rtato distinto sotto il nome di Apollo, e penetrata quindi da dolori, da quali travagliata mirava sua madre nelle laborios
di della debolezza di Calisto figlia di Licaone infelicemente sedotta da Giove, senza riguardo alcuno tutto sdegno divenut
lle acque, venne con un pugno delle acque istesse buttategli sul viso da quella con scorno di sua natura cangiato in cervo
natura cangiato in cervo, e quindi inseguilo, ed ucciso infelicemente da suoi cani. Nè solo così fieramente puniva ella ch
sava insidiare qualche seguace sua Ninfa. La infelice sorte di Orione da suoi dardi ucciso per aver tentato di far violenz
scendere nell’inferno a rivedere il Genitore il pietoso Enea, e saper da lui le sue avventure cercò rendersela propizia co
, che del Divino. Pingesi ordinariamente assisa sopra un carro tirato da Cervi in abito sciolto, si ma decente affibiato a
e le spiagge Orientali, ma in tutte le parti del mondo, come ricavasi da molti monumenti degl’antichi scrittori. In questi
ne cerva cadit. Il tempio poi il più celebre fu l’Efesino fabbricato da popoli tutti dell’Asia in 270 anni sotto l’archit
irabile tempio poi nel giorno, in cui nacque Alessandro fù incendiato da Erostrato anche esso Efesino preso dallo stolto d
qualsivoglia vita. Alcun non giunge al fatal tron vicino, Che all’uom da lungi la carriera addita, Nè val forza mortal con
cosa fosse la più insuperabile nel mondo, tosto rispose, come abbiamo da Laerzio : Il solo Fato. Nè solamente era questi l
l’inevitabile fato. E par, che il ritratto istesso, che ne fecero più da vicino ci scnopra il loro ideato. E che altro vol
pingerlo tutto truce, e furibondo nel viso, se non perchè non era mai da piegarsi a qualunque siasi prece, e sospiro ? E c
l prò per essi, e per gl’uomini, se neppur un’apice potevano togliere da quegli indelebili caratteri ? La doglianza di Gio
ianza di Giove presso Omero di non poter evitare il destino, e campar da morte il figlio Sarpedone ne è un troppo chiaro a
e quell’altro evento di tale, e tanta durata. In tal senso infatti è da intendersi quel di Virg. Æneid. 4. Nam quia nec f
li. Perduto in Ciel il trono, e i primi onori Fra gli Arcadi salvossi da perigli, Donde piacque istruir gl’agricoltori.
irollo. Quello stesso però, che fece egli a suo padre fatto gli venne da uno de’ suoi figli, nè i barbari consigli di divo
uce della verità erano candelieri con fiammeggianti lumi. Il modo poi da sagrificarsi le vittime dagli offerenti col capo
furono le feste, che dal suo nome vennero dette Saturnali istituite o da Tullo terzo re de’ Romani, o secondo Tito Livio d
amara, Ma grande è più fra due contrarii oggetti, E di pace il piacer da lui s’impara. Dichiarazione e sviluppo Ch
uore, prosperato ogni evento ; ma miro altresi la sua mente irradiata da celeste senno, e prudenza, colla caparra sicura d
e la perenne felicità per dono del Clelo unicamente si ottiene, mosso da divoti affetti tutte rivolse le sue cure a costru
. Suo tempio. Celebre fù il tempio a due porte inalzato a questo Dio da Romolo di comun consenso con Tazio, quale per pre
ce, Gl’uomini, e i Numi a rea battaglia sfida Flagello del mortal fin da che nasce. Cieco chi il siegue a precipizio guida
mpetuoso suo soffio non fosse restata abbattuta ; mente non evvi, che da vezzosi suoi diletti non fosse rimasta infatuata 
osi suoi diletti non fosse rimasta infatuata ; cuore non mirossi, che da dolci suoi strali non fosse stato corrotto. Col t
a di instabilità, e leggerezza(1). Misero pero chi si lascia adescare da tal lusinghiera apparenza. Lo mirera fanciullo di
e prontc, Che scnote il mondo al muover delle piante, Che versa ognor da lumi un tristo fonte, E sè stesso a soffrir non è
La sola esposizione del Nume Monarca con poche circostanze a lui più da presso appartenenti sarà per me unicamente l’obie
sarà per me unicamente l’obietto. Chi fù Plutone. Riconobbe Plutone da Saturno, e da Opi non altrimenti che Giove, e Net
nicamente l’obietto. Chi fù Plutone. Riconobbe Plutone da Saturno, e da Opi non altrimenti che Giove, e Nettuno suoi germ
Orrore facevano le tre furie Tisifone, Megera, ed Aletto dette Erinni da Greci, che aggirandosi intorno al trono del lor S
antissimi denti con furor divorava chiunque osato avesse sloggiar via da quel luogo : benchè per altro dicesi essere stato
r via da quel luogo : benchè per altro dicesi essere stato incatenato da Ercole disceso in aiuto di Alceste, addormentato
stato incatenato da Ercole disceso in aiuto di Alceste, addormentato da Orfeo venuto in soccorso di Euridice ; ammanzito
eggiamento assiso sopra un carro di ferro non senza gran forza tirato da neri, e smagriti Cavalli, con chioma irsuta intor
a tirato da neri, e smagriti Cavalli, con chioma irsuta intorcigliata da lunghe corna spuntale dalla abbronzita sua fronte
irito della gelosia sia il fomento d’ogni fallo, chiaro può scorgersi da quel, che avvenne a Semele disgraziata madre di q
empo lo diè allo stesso benefattore Mercurio, il quale seco recandolo da alcune Ninfe figlie forse di Atlante presso la Ci
da alcune Ninfe figlie forse di Atlante presso la Città di Nisa lo fè da quelle con sollecito impogno allevare.(1) Sue p
l’ Arcadia, e della Siria con poche forze di uomini, e donne radunate da lui stesso in soccorso : benchè per altro si gene
tratto. Pingesi egli qual fresco, e rubicondo giovane chiamato perciò da Ovidio puer aeternus con bionda capellatura, con
cascante dagl’omeri, assiso sopra un cocchio a guisa di botta tirato da Tigri, o da Pantere, mostrando in una mano una ba
gl’omeri, assiso sopra un cocchio a guisa di botta tirato da Tigri, o da Pantere, mostrando in una mano una bacchetta cint
tigre, che del fresco tirso ; onde dalle esterne insegne, e dal furor da cui erano rapite dar chiaro ad intendere in onor
no unqua il disegno, Nell’opre sue tutto sperar conviene. Chè dipende da lei dominio, e regno Dichirazione, e sviluppo
lla sotto le sembianze di augusta matrona seduta su d’un carro tirato da leoni, tutta coronata di torri, con una chiave al
erò, che non saprei dire se per onore, o per profanazione ripetevansi da que’sciagurati innanzi al trionfal carro di tal D
i cui in quest’ultimo capitolo si parla. Chi fù Proserpina. Nata essa da Giove, e da Cerere altro affetto parve, che non n
st’ultimo capitolo si parla. Chi fù Proserpina. Nata essa da Giove, e da Cerere altro affetto parve, che non nutrisse nel
nsiere di restar solo sul trono abborrito, e negletto, per alleviarsi da suoi affanni montò un giorno il suo carro, e ratt
in aria di maestà seduta al fianco di suo marito su d’uu carro tirato da neri cavalli mostrando un gentil fardello di narc
a degli antichi sensi di piacevolezza, ed urbanità, e tutta penetrata da sentimenti di orgoglio, e di fierezza a tale segn
In più nazioni diffuso era il culto di questa Dea. Il più speciale è da dirsi quello, che ottenne nella Sicilia sotto il
rapiti in tal guisa dalla dignità del portento, lasciandosi manudurre da guide si belle potessero ad onta dell’umana frale
mia si per sua natura, che per le funeste sue conseguenze fosse stato da que’sciagurati al par delle virtù divinizzato anc
se non pensassi, che non forza di amore, ma il timore forse di essere da tali mostri infelicemente assaliti dovè esser la
usta cagione, per cui per tenerli mai sempre lontani se ci mostrarono da vicino ossequiosi, ed amici. Siasi però come sias
a Le proprie forme, e al retto sol s’appiglia ? Chi è mai costei, che da ciascuno odiata Se stessa a palesar giammai non r
uesta bella virtù, quanto degna in se stessa, altrettanto disprezzata da mortali per cagion del perverso lor animo pingesi
n mano uno specchio per additar, che essa non può esser guardata, che da se stessa soltanto. Dicesi figlia del tempo, che
n, che mangia in bocca al rio serpente, Quindi scherza con lui scevro da orrori, Ride all’altrui spavento, e assicurato Pa
gio della innocenza sotto le rappresentanze di un tenero fanciullo. E da chi altro mai, eceettuati i bambini con poche ani
r di Curzio lib. 6. Securitatem adfert innocentia. Sebbene però esule da mondani cuori ordinariamente ne vada la bella inn
rgine maestosa er simboleggiare la sua incorruzione, e la sua libertà da alcun ligame non avvinta. Vien fiangheggiata da d
one, e la sua libertà da alcun ligame non avvinta. Vien fiangheggiata da due fanciulle per indicare il suo scopo di manten
to una gentil donzella, Porta a una mano amabil tortorella, Seguitata da un can svelto, e giulivo. Tien nell’altra una pic
Providenza Sonetto V aga matrona di gentil sembianza Versa da un urna un sempre egual ruscello, Che in ogni dì
onde ombreggiare i suoi benefici influssi. E non è forse quell’urna, da cuì versa un sempre eguale, ed indeficiente rusce
nel volto alto decoro. Essa vince ne’pregi ogni tesoro, Ogni affanno da lei vien calpestato, Che per giovare altrui scord
cordiam timorem Domini relinquit, siamo amici di si bella virtù tanto da Dio inculcata per essere così amici di colui, che
itur, et extrema gaudii luctus occupat ; ma quella sibbene, che viene da Dio, onde Isaia al 6. diceva. Gaudens gaudebo in
manca a chi è felice. Ma chi mai è felice ? Mille, mille cese diconsi da Scrittori sulla felicità ; ma di tutte una sola m
Scrittori l’occasione è dipinta con una crinita fronte, e tutta calva da dietro, onde ognuno avvertisse, che se ella fugge
nsano, Al mare, al fiume, al bosco, al monte, al piano Non tragge mai da suoi sudor contenti. Rapido a questo, e a quel pa
enza contro lui fulminata dall’Eterno nell’Edem. Gen. 3. Sebbene però da tal ritratto chiaro rilevasi quanto per l’uomo pe
ere il giusto travaglio al dir di Tullio lib. 1. de Orat. condecorato da mille premii, ed onori, invece di fuggirlo atterr
messo attendiamo a tenerci lungi dalla causa se vogliam essere liberi da effetto si triste ; altrimenti all’invano sperere
ffetto si triste ; altrimenti all’invano spereremo di tenerci spediti da tormentatore si fiero, e proveremo coll’esperienz
i colore ardente, Con sguardo acceso, e suffocata voce Cinta nel seno da letal serpente. Il crin si strappa, e muove il pi
ure i Gentili per meglio farne conoscere il danno la fecero precedere da un Leone, onde ognuno ravvisasse di quale eccesso
l compire suoi rei disegni, ed il timone dimostra, che essa si aggira da per tutto in mare ed in terra perseguitando chiun
ndo chiunque l’abbia fatto qualche onta. Quanto poi sia questo mostro da evitarsi basta il solo esempio dell’ Imperatore A
iverse Torme, Ecco la Crudeltà, che atterra il tutto ; E fra i spenti da lei tranquilla dorme. Annotazioni L’effigi
rana sua indole ammaestrata la più sana parte de’ Gentili si tenevano da essa non sol lontaui, ma fuggivano ancora chiunqu
, quod mentilur occidit animam preghiamo sempre Dio a tenerci lontani da si abominevole vizio colle parole di Salomone : V
ci son l’abbominio di Dio Prov. 12 22 impari ognuno a tenersi lontano da eccesso si grave, memore di quel precetto registr
le tralci cinto. Alla gioia, e al piacer sembra sospinto, Gli affanni da sua man sembran distrutti, Crescon per esso i fiu
hio colla neve al crine, Con l’ammanto nevoso, e’l bianco mento Spira da labri il gel, la brina, il vento, E sembra dell’
tà star sul confine. Cerca le fiamme, e benche l’ hà vicine, Par, che da lor non puote aver contento, Avido un pan divora
momento, E par di minacciar sempre rüine. Corrono gonfii fiumi a lui da presso, Sembra coverto il ciel da buio eterno, Ne
e rüine. Corrono gonfii fiumi a lui da presso, Sembra coverto il ciel da buio eterno, Ne par, che sïa il respirar concesso
usto sollevò il suo trono, Che fu del soglio suo primo ornamento ; Ma da quel sangue poi scoppiò quel tuono, Che formò dei
di maggior gloria degno. Ivi l’alme si fer più ardite, e pronte, Ivi da esempio tal sprezzar la morte, Trono innalzò sù q
alzò sù quel felice monte, In cui seppe cangiar dell’ uom la sorte. E da colà stendendo i vanni suoi Tutti raccolse i vaci
enza, e perdono può essere di tal verità il più luminoso attestato. E da chi altro poi, se non dal lor padre l’esempio app
sponendone però non solo teoricamente i precetti (lo che meglio di me da molti maestri in quest’arte si è fatto) ma sforza
una ben adatta maniera di proporre l’argomento del poema ; onde è che da più scrittori il proemio poetico dicesi con stret
li stessi in prosieguo ? Suole altresì dopo la proposizione invocarsi da poeti qualche Nume in soccorso ad esempio di Virg
ntre la parsimonia, e l’ analogia in tal punto scorgiam prese in mira da più classici autori nei loro incomparabili poemi.
ed un esito sempre più sventurato ; anzi non solamente al soggetto è da subordinarsi il metro ; ma benanche tutte le espr
oggetto è da subordinarsi il metro ; ma benanche tutte le espressioni da comprendersi, sichè da soggetti funebri debbonsi
si il metro ; ma benanche tutte le espressioni da comprendersi, sichè da soggetti funebri debbonsi del tutto eliminare sch
soggetti funebri debbonsi del tutto eliminare scherzevoli frasi, come da lieti le tetre, da teneri le aspre ecc. ; fare in
bbonsi del tutto eliminare scherzevoli frasi, come da lieti le tetre, da teneri le aspre ecc. ; fare in somma che la tessi
o per chiedo, col Metastasio Straccia per strappa ec : piochè sebbene da questi valentuomini, e da altri ancora gran maest
io Straccia per strappa ec : piochè sebbene da questi valentuomini, e da altri ancora gran maestri nell’arte siansi usate,
uomo dal nulla innalzato alle piu alti grandezze ? Alete è l’un, che da principio indegno Tra le brutture della plebe è s
Creont. L’avrai Questi pochissimi esempi a fronte degli innumerabili da potersi adddurre bastano a comprovare la preposta
vidi, i Bardi, gli Enobardi, e finalmente i popoli della Scandinavia, da cui vennero i Goti, i Visigoti, i Longobardi, e t
dell’ arbitrio, altre composizioni potrebbero efformarsi a capriccio da non poter perciò esser comprese nel presente trat
l primo e terzo verso restando il secondo libero, ed il quarto tronco da rimare col tronco della stanza seguente, oppur av
attro versi ; re di sei sillabe, ed il quarto di cinque perchè tronco da rimare nella stessa guisa divisata nel capitolo p
a L’oracolo intende La cosa più cara Salute gli rende Al fuoco si da . Nè prezza l’orror. Esclama : Romani Poi monta
Una nave presso a naufragarsi. Era il sol tra nubi ascoso Cigolar da poppa a prora Quasi chiuso in denso velo, S’ode
nocchiero, che condusse Fiero il mar, che in se gorgoglia Più tesor da estranee sponde Or dell’albero la spoglia, Gett
li, e due settenarii rimati. In tal metro una particolar attenzione è da mettersi sù sdruccioli, acciò non sembrino stenta
chi hanno scritto, e cantato su questo metro ; ma diasi luogo al vero da che il celebre Manzoni scrisse il quinto Maggio i
gno che valga ad ingrandire il verso piuttosto, che essere ingrandito da quello, mentre in tal caso la metà dell’applauso
andito da quello, mentre in tal caso la metà dell’applauso si ottiene da un pubblico prevenuto per la cosa istessa, e non
auso si ottiene da un pubblico prevenuto per la cosa istessa, e non è da menticarsi unicamente dal verso. È vero altresì,
nel Frugoni ; ma che ! Dopo il lungo incredibile travaglio sostenuto da questi grand’ uomini per recarla alla sua perfezi
stro modo l’esempio. Titiro, che deplora la sua mandra tradotta via da una furiosa tempesta. Torvo il ciel di nubi ca
rvire ad ogni argomento, non soffre però esser di leggieri maneggiato da ognuno. Eccone impertanto l’esempio. Artemisia,
eneri di Mausolo. Vittima del dolor La fiamma del suo sen, Presa da doppio ardor Il suo sposo, il suo ben La donna
itore Ed invan parlò natura Di quel gallo già atterrato In quel cor da legge armato Resta il padre provocato Cadde il
i han fatto naufragio. La vera ode alcaica per le sue gran difficoltá da qualcuno, o da nessuno forse è trattata, benchè p
fragio. La vera ode alcaica per le sue gran difficoltá da qualcuno, o da nessuno forse è trattata, benchè per altro adatta
etati numi Nell’ultima sventura Serbaste a ciò i miei lumi ? Geme da disperata La vità m’è odiosa Fuor delle strutte
di forza è vuoto Cosi morir dovesti ? Sol replica affannosa Perchè da questo petto Nel più dolente suon Viver si reo
o, rozzo, ed astruso inflettente per altro anch’esso sulla fine non è da veruno di buon senno per avventura maneggiato. Ne
al suo saggio consiglio Egli mostra il tremendo periglio Come puossi da Greci fuggir. Egli impon, che alla tomba d’Achill
omedia ; in questo scrisse Francesco Berni le sue scherzevoli poesie, da cui poi è venuto il nome di stile bernesco ; in q
si, il Bruni le loro epistole eroiche ; in questo sono state tradotte da più autori le epistole eroiche di Ovidio, e in qu
macchiato Serbi la legge, e le virtù supreme, Nè esempio a trasgredir da noi fia dato Nè vò, che provi tu le pene estreme,
oni d’un tal metro servissi per esporre i moltiplici diversi affetti, da quali tiranneggiato era il suo cuore. Per tal cir
ssuno l’ ha impiegato finora in vasti argomenti. Non vorrei però, che da ciò sgomentati i giovani disperassero la fortuna
sei primi alternativamente rimati presenta alla mente un vasto campo da percorrere, offre cogli due ultimi reciprocamente
itorte Senza temere il suo vicin periglio Da grande visse, e sa morir da forte, Ed insegna spirando all’Africano Come spre
hille, il panegerista di Ulisse, e l’apologista della Grecia fù vinto da Esiodo non per altro, se non perchè quegli a suo
erciò mai il perfetto ritmo di essa. Se però ben si rifletta questa è da dirsi la vera tessitura dell’Esiodica pastorale.
aliani. In esso si distinsero il Petrarca, l’Ariosto, il Tasso, e più da vicino il chiarissimo Senatore Vincenzio da Filic
’Ariosto, il Tasso, e più da vicino il chiarissimo Senatore Vincenzio da Filicaia. Tal componimento per legge di sua lungh
rofe composte di sette, otto, e più versi Endecasillabi, e Settenarii da rimarsi a genio di chi compone, meno che nella ch
a, più grande, ed insiem più difficoltosa dell’arte poetica, tradotta da Provenzali un di nel culto seno della bella Itali
ragione molte, e molte regole con maestrevole industria prescrivansi da primi conoscitori dell’ arte su tal punto, alle q
e di quattordici versi eroici divisi in due quartine, e due terzine è da conchiudersi qualunque siasi il concepito disegno
ospirio imparerai » o di questa del Tasso : « Ch’io son dagli anni, e da fortuna oppresso » o di questa del Bentivoglio :
, ed il Lirico, mentre le altre, che sotto accenneremo, tutte partono da questi modelli, ed ad essi si possono per consegu
re. SONETTO ENDECASILLABO. L’iniqua figlia dispietata, e dura Spinta da vil fallace ambizïone Scordandosi pietà, dover, r
o, come gli acrostici, i bisdruccioli, i Bisticciati ec. ma lasciando da parte queste stentate freddure, di due soltanto p
re compagno del mio lungo errore. III. Finalmente intorno al Sonetto da tessersi colle rime prescritte non stimo necessar
cargli mai questa pertanto eccone la norma. Ovidio, che si licenzia da suoi Chi preveder potea si orribil danno ? Danno
i vede il presente sentiero. Per dar però alla materia qualch’ordine, da cui acquista non poco la chiarezza, che de’libri
la speculativa conoscenza di ciascuna di esse con una strofa pratica da me stesso bassamente lavorata a tenore della capa
lunghe, come Fortes, Terrent, Cunctos ecc. II. Il Trocheo detto ancor da Cic. Corco adoperato dagli antichi nelle cantate
ntità, come Domine, Dominus, Hominis, ecc. V. Il Dattilo detto ancora da Cic. Eroico, perchè atto a descrivere le grandios
uovo Met. è breve, perchè seguita dalla parola colendus, che comincia da consonante diventa lunga, e quindi la voce intera
nte diventa lunga, e quindi la voce intera Christus per tal’accidente da Trocheo passa a Spondeo, lo che non sarebbe avven
-no non licet ire tu-o. Ov. lib. 1. Eleg. 1. II. L’ Archilochio detto da Archiloco suo inventore costa di due Dattili, ed
: Vix durare carinae. Or. lib. 1. Od. 14. IV. L’ Adonio così nominato da Adone, di cui in onor si cantava, ha un dattilo,
t. II. L’ Asclepiadeo è composto di uno spondeo, d’un dattilo seguito da cesura, e due altri Dattili come : Sublimi feriam
ris nivis, atque dirae. Or. lib. 1. Od. 2. III. Gli Alcaici inventati da Alceo hanno quattro piedi, cioè un Giambo, o uno
ere accaduto, quel, che suole avvenire ad un titolato, che combattuto da diversi sinistri accidenti gli resta per fine il
benchè per altro coll’aver ricevuto un valore equivalente al primo è da dissi più felice del detto Titolato. Cap. III
sultanti dalla diversità della Versificazione riconosciute egualmente da Greci sotto le divise di Carmen Policolon. Qualun
di sottrarre il libro alla penna penso apporre un intero componimento da me rozzamente lavorato nelle seconde nozze del no
mune desio. Eccovi già nelle mani quel libro, che con iterate istanze da voi si pretese. Se nel percorrerlo alcun difetto
uasi di sicura guida per ben oprare, arricchiti vennero graziosamente da Dio. (2). Nino re degli Assirii falsamente da al
vennero graziosamente da Dio. (2). Nino re degli Assirii falsamente da alcuni creduto fondator di Ninive, laddove di ess
laddove di essa fù conquistatore sol, ed amplificatore, vien creduto da molti Mitografi inventor d’ogni idolatria, perchè
l’opinione però non mi è sembrata a sufficienza probabile, tra perchè da tal fatto di Cleric. Ind. Ist. De’Filos Orient. N
ug. Cic. lib. 2 de Nat. Deor. Virg. Egl. 3. Chi fù Giove Come Campato da Marte, e fatto Re Sue battaglie (1). Perche ques
quel detto di Giobbe, d’aver egli piante le sue disgrazie travagliato da dolori col tuono delle Sirene, se pur non abbia e
ndere l’orrore della solitudine, cui era ridotto, prendendo allegoria da alcuni solitarii uccelli delle Indie chiamati al
, cui comunemente si attribuisce, la invenzione di filare, e tessere, da essi fù riconosciuta sotto il nome di Nemanun, os
scender dal cielo uno scintillante scudo di rotonda figura inviatogli da Giove in segno del conceduto favore. Allora il re
ltri ben molti del tutto, simili al primo costruiti per sua ordinanza da un certo Mamurio. Tali sacerdoti poi giunte le ca
ue vittime Chi fù Mercurio. (1). Da questo fatto di Mercurio poppato da Giunone rapiti oltremodo gl’antichi follemente cr
follemente credettero, che quella striscia nel cielo, che via lattea da noi s’appella, fosse causata dal latte versato da
o di pace fra Dio, e gl’ uomini, Cristo, ed i fedeli non è certamente da provarsi, rilevandosi troppo chiaro dalle stesse
le sue Eneide fà Virgilio delle affannose voci di questa Dea recatasi da Eolo per ajuto, non che delle consolanti parole,
i, che nelle spelonche, caverne, ed altri luoghi secreti celebravansi da gentili, soprattutto in tempo di notte, non sò se
per attendere più sfrontati ad ogni sorta di oscenità degne per altro da tacersi, come consiglia Arnob. lib, 5 Sacrorum in
la cura, che che altri si dicano, fù istituito, come sopra hò detto, da Numa al numero di quattre, prodotto quindi a sei
oeti, al dir di più dotti Scrittori, la prodigiosa nascita di Minerva da Giove ; concepir però non potendo i profondi arca
chise in più Scrittori, e soprattutto in Virgilio, troppo son note, e da questi fatti forse prese occasione, e corraggio i
umanze indegne de’vicini Fenici, o di altre nazioni non molto lontane da essi nella sacrilega iniziazione, e nelle turpiss
però questo si pregia di spuntare, e vivere fra le spine, onde esser da esse custodito, e difeso. Lilium inter spinas ; c
dito, e difeso. Lilium inter spinas ; così non può conservarsi illesa da macchia la castità, se la spada del pudore essa n
forte sedizione contro di esso sollevata dagli orefici, e soprattutto da Demetrio, come negl’atti degli Apost. al 19 si le
on passi neppur per volo d’immaginazione la triste conseguenza tirata da Gentili per la immobilità del lor destino : Desi
prescienza puramente speculativa, e conseguente non mai van disgiunti da tutte quelle circostanze, che dovranno accompagna
Divina prescienza ? del resto non potendo io senza taccia di temerità da Mitologo semplice farmi gran Teologo tacendo ogn’
pologo. Un uomo una volta con un’uccello vivo chiuso in mano portossi da un oracolo per sapere cosa egli rispondesse. La i
ti, e nessun ignora aver Noè predetto l’universale inondamento. Mossi da queste, e da altre ragioni, che legger si possono
ignora aver Noè predetto l’universale inondamento. Mossi da queste, e da altre ragioni, che legger si possono nel citato a
chiave di Giano detta comunemente chiave di prudenza non si lasciasse da giovani a seder oziosa nelle mani d’un tal Nume ;
romessa ? Bacco prese vendetta di Penteo, che ritirato avea i sudditi da suoi sacrifici, e chi non conosce aver Mosè punit
atto di Proserpina figlia di Cerere antica regina di Sicilia commesso da Plutone ossia Adioneo re di Epiro stante che la m
te che la madre negata gli aveva tal figlia per sposa ; ma come poi è da spiegarsi per questa la libertà de’ sei mesi di q
ssa natura del rimato per cagione della inflessione, e sol differente da questo per la libertà della rima, io non scorgo p
. Dicesi Spondiaco quell’ Esametro, di cui il quinto piede è occupato da uno Spondeo. come : Pro molli viola, pro purpureo
vero ex foetu nucis arbulus horrida. Georg. 2 69. Entrambi degni sol da sapersi. (2). Di tutte le figure prescritte da m
9. Entrambi degni sol da sapersi. (2). Di tutte le figure prescritte da maestri dell’arte per la intelligenza dei versi d
telligenza dei versi due soltanto perchè le più evvie, e degne perciò da osservarsi qui sotto io annoto la Ectlissi, cioè,
a sua vocale in fine delle parole semprechè la susseguente incomincia da vocale. La Sinalefe è la incorporazione d’una voc
9 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
le autorevoli ed irrecusabili testimonianze della storia ; appoggiati da valide opinioni di chiari scrittori, antichi e mo
ioni dei popoli antichi, colle più recenti notizie, scritte e dettate da chiari ingegni ; analizzare i vantaggi indiscutib
esso, osservazione profonda e sottile. Nè ciò diciamo per menar vanto da noi stessi dell’opera nostra ; lunge da noi cosif
è ciò diciamo per menar vanto da noi stessi dell’opera nostra ; lunge da noi cosiffatte meschine vanità !.. Noi vogliam so
razione. Facemmo precedere il nostro Ristretto analitico della Favola da uno Studio Preliminare, che segue questa Introduz
gine dei dizionarii, cominciando a spiegare la storia della Mitologia da quei vocaboli che ne compongono la nomenclatura,
vente riportati interi brani, sia in verso che in prosa, degli autori da noi citati, per mostrare col loro autorevole appo
nto, nel racconto del quale cadeva in acconcio la citazione del passo da noi riportato. A questo proposito, e sempre a rag
maggior lucidità, diremo brevemente che fra le molte opere classiche da noi citate, ci siamo avvalsi sovente della Divina
ai lettori la ragione del perchè abbiam fatto precedere questa opera da tanto numero di epigrafi. In generale tutte le vo
le volte che un libro, un’opera, un lavoro qualsiasi, si fa precedere da una epigrafe, altro non si vuol fare che dare in
an tichi che moderni ; questo, diremo, è quasi il metodo che si è già da lungo tempo adottato da tutti gli scienziati, ed
uesto, diremo, è quasi il metodo che si è già da lungo tempo adottato da tutti gli scienziati, ed in tutte le opere di rec
e pubblicate per le stampe, non solo, ma altresi in quelle esistenti, da tempo immemorabile, negli archivii e nelle biblio
nte far comprendere il nostro pensiero, ci servimmo di epigrafi tolte da scrittori antichi e moderni, da opere di scienza,
nsiero, ci servimmo di epigrafi tolte da scrittori antichi e moderni, da opere di scienza, di arte, di letteratura, di fil
moderni, da opere di scienza, di arte, di letteratura, di filosofia, da tutto infine lo scibile umano, servendoci di scri
ci, ci hanno trasmesso sui fatti medesimi, nei brani delle loro opere da noi riportati. Sarà quindi innegabile, a noi semb
ratura antica e moderna, i cui autori ci hanno dato (con le citazioni da noi riportate) il mezzo di farli rimanere maggior
Questo scopo noi lo abbiamo raggiunto mediante le numerose citazioni da noi riportate nelle quali gli studiosi apprendera
a delle favole o dei Miti, chiamasi Mitologia. Questo vocabolo deriva da due parole greche Mithos e Loghos, che significan
i un’epoca sacerdotale primitiva ; e i secondi l’epoca eroica cantata da Omero Omero. — Sette città della Grecia si dis
conservano l’impronta, il carattere, il tipo proprio, della religione da cui hanno anima e vita. Mosè, l’universale legis
pure avevano qualche cosa di particolare e di proprio della religione da cui nascevano. Così fino dall’infanzia del cristi
no, o meglio, conservarono uno o più dei diversi miti della religione da essi osteggiata. Così gli Ebionili,19 i Carpocraz
oriche citazioni, che facciano maggiormente limpida la luce che emana da esso. Solamente aggiungeremo, a maggior trionfo d
le campagne della Trinacria in cerca di sua figlia Proserpina, rapita da Plutone, la Madonna nel giorno dell’ Assunzione25
accennammo, i loro miti tanto propri e particolari, quanto ereditati da altre credenze e da altri culti. Lo studio della
miti tanto propri e particolari, quanto ereditati da altre credenze e da altri culti. Lo studio della Mitologia abbraccia
quantità di miti si racchiuda nelle mitologiche tradizioni, emergenti da così alto numero di divinità. Similmente è chiaro
tti vi sono aggruppati, detti e sviluppati, secondo leggi ben diverse da quelle della storia, e sovente avviene che intere
il principio simbolico e configurato, al quale si è dato tacitamente, da tutti gli scrittori dell’antichità stessa, la den
a, noi scorgiamo che assai di sovente la divinità non è rappresentata da una figura umana, ma spesso da un animale, o da u
ovente la divinità non è rappresentata da una figura umana, ma spesso da un animale, o da un obbietto di una qualunque mat
à non è rappresentata da una figura umana, ma spesso da un animale, o da un obbietto di una qualunque materia ; ma ciò avv
la immaginazione dell’uomo, esaltata ed accesa dalla superstizione, e da tutti gli errori di un’età barbara ed inculta, no
XXXV. Cap. della Genesi così è scritto riguardo all’altare innalzato da Giacobbe, per comando di Dio, in Bethel : 2. E
rem suum. Martini La Sacra Bibbia, secondo la volgata innalzato da Giacobbe ; nella Mitologia pagana, il Dio Termine
o, sentimenti e passioni umane. Cosi in Omero31 vediamo Venere ferita da Diomede, pianger disperatamente nel veder scorrer
ariati sono essi miti, altrettanto svariate ed innumeri sono le fonti da cui derivano. Un’azione valorosa, eroicamente com
fatte credenze popolari, proprie delle differenti religioni, e sempre da esse emergenti, si risentono caratteristicamente
ciclopedia, avvenne il fatto della celebre cena di Cazotte, attestato da gravi e serii testimonii. Durante il banchetto, a
che axrà un confessore, sarà il Re di Francia ! I convitati, compresi da terrore si levarono, e la Duchessa di Grammont, s
o, ci viene alla mente un altro fatto, che per essere recentissimo ci da maggiore incoraggiamento a tenerne parola. In un
tili gli sforzi del figlio della Terra. La tradizione favolosa, dando da ciò vita ad un altro dei tanti simboli mitologici
uel canali le braccia di Ercole che soffoca il gigante, distaccandolo da sua madre. La maggioranza delle tradizioni mitolo
piedi.44 Tale quello di Vulcano, precipitato dal ciclo con un calcio da Giove, sucopadre45, e molti altri fatti ricordati
esplicito il concetto informatore della nostra opera, noi chiameremo, da ultimo, l’attenzione dei lettori a considerare la
ior parte però dei mitologi sostiene essere la voce Dionisio composta da Dios che vuol dire Giove, Nysso, ío ferisco ; per
i, veniva riguardata sotto il suo aspetto simbolico, e questo simbolo da principio ruvido e grossolano, veniva man mano ra
nella fraseggiatura dei periodi, una elocuzione limpida e distrigata da qualunque vano e superfluo ornamento di stile.
Anche persone mature, dal veder figurate alcune scene mitologiche, o da racconti e rappresentazioni di oggetti che non si
Maffei) In questo tempo i giganti erano sulla terra e furono anche da poi… … . . Genesi. Cap. VI. Una religione, qua
a, che affatica il cielo e la terra ? Ah ! ella è pretensione codesta da far morire di riso lo stesso Dio del Riso, il vec
. Opere. A 1. Aba, o Abas. — Città della Focide così nominata da Abas, figlio di Linceo e d’Ipernestra. 2. Abadil
che divora tutto, anche i suoi figli. 3. Abans. — Nome dato ad Apollo da un tempio nel quale egli era adorato ad Aba. 4. A
. — Nome patronimico dato a Perseo, nipote di Abas, re degli Argivi ; da cui anche i re d’Argo furono detti Abantiadi. Ess
— Una delle Najadi, che Bucolione, primogenito di Laumedonte sposò, e da cui ebbe due figli Esepo, e Pevaso. Che al buon
aggio d’Apollo, fu nominato Gran sacerdote di questo Dio, e ricevette da lui, oltre allo spirito di divinazione, una frecc
i sono stati altri due famosi sotto il nome di Abaride. Uno fu ucciso da Perseo, l’altro da Eurialo. 8. Abas. — Figlio di
due famosi sotto il nome di Abaride. Uno fu ucciso da Perseo, l’altro da Eurialo. 8. Abas. — Figlio di Metanira e d’Ippoto
a per punirlo della sua oltracotanza lo cangiò in lucertola. Si crede da molti storici che egli fosse anche conosciuto sot
pure vi fu un Centauro dello stesso nome. Vi fu anche un altro Abas, da non confondersi col re degli Argivi, e che fu del
nte vive dei più ricchi colori : tiene nelle mani un corno rovesciato da cui escono a profusione i fiori e le frutta più b
lle. Essa si salvò con Saturno allorchè questi fu scacciato dal cielo da Giove. 12. Abdera. — Città della Tracia, che Abde
a, e Pédaso D’alme viti feconda………. (Omero — Iliade Libro IX tradotto da Monti). 18. Abido. — Città dell’Asia sull’ Elles
ti scrittori, che gli Aborigeni fossero venuti dall’ Arcadia, guidati da Oenotrus (Onotrio) e che appunto perciò Virgilio
Il flume della Colchide sulle cui rive avvenne l’orrenda tragedia, fu da quel giorno chiamato Absirto. 26. Abyla. — Montag
e acque dell’ Oceano col Mediterraneo. 27. Acacalide. — Ninfa sposata da Apollo. Era anche conosciuta sotto lo stesso nome
, le cui pratiche riuscirono inutili, Laodice ; figlia di Priamo ebbe da Acamao un figlio, che fu allevato, da Ethra ava p
Laodice ; figlia di Priamo ebbe da Acamao un figlio, che fu allevato, da Ethra ava paterna di Acamao, la quale Paride avea
ranamente ingannato facendo dire a Cicerone che il quarto sole nacque da un padre chiamato Acanto (Ved. Tom. 3° pag. 121).
fratelli erano figli di Alaneone e di Calliope. La loro madre ottenne da Giove che essi appena fanciulli di pochi anni, fo
heloidi. — Nome sotto il quale venivano sovente denominate le sirene, da Acheolo loro padre. 51. Achemone o Achmon. — Frat
nta di lui che avendo una volta pieno un vaso di fiori per servirsene da origliere lo avesse riempiuto di paglia onde farl
corna gliene strappò una, lo atterrò, e lo getto nel fiume Toa, detto da quel tempo Acheolo. Il vinto allora, per riavere
azione con l’inferno, e gli abitanti delle vicinanze, sostenevano che da quella caverna fosse stato tirato il cane Cerbero
di una penisola presso Eraclea del Ponte : si credeva comunemente che da quel sito fosse passato Ercole per discendere all
città, non si sarebbe mai presa, lo inviò alla corte di Scio in abito da donna, e sotto il nome di Pirra, per tenerlo a tu
azione Ulisse, perchè lo persuadesse a ritornare. Ulisse, camuffatosi da mercatante, presentò alle dame della corte di Lic
scì completamente nel suo disegno, poichè Achille, quantunque vestito da donna, appena vide le armi, non guardò nemmeno i
e. Egli sfuggì al gigante Polifemo che voleva ucciderlo, e fu salvato da Enea che lo accolse sulle sue navi. 65. Achmeno f
quella Dea che cagionava dell’ansie e delle inquietudini. Si pretende da altri essere questo il nome di una fontana, ove l
ilio, Acitio o Acisio. — Fiume della Sicilia. Gli fu dato questo nome da Acisio giovane siculo ucciso da Polifemo, e che N
ella Sicilia. Gli fu dato questo nome da Acisio giovane siculo ucciso da Polifemo, e che Nettuno per compiacere Galatea, c
Plinio, offerivano a questo Dio ricchi sacrifizii per essere liberati da quegl’insetti, che col loro moltiplicarsi erano s
ate genti, Altro non mi potè del suo lasciare, Ch’un amo ed una canna da pescare. (Ovidio. — Metamorfosi libro III trad. d
questo undecimo segno zodiacale, veniva rappresentato Ganimede rapito da Giove. 83. Acrato. — Questa parola significa vino
ovane. Però tutte le volte ch’ella voleva maritarsi, veniva attaccata da una febbre violenta. Credendo allora che questa f
greca αιδδης o αδἠς oscuro invisibile ; composta dall’ α privativa e da αδω io vedo. Davasi del pari cotesto nome di ades
06. Adiache. — Era questo il nome di alcune feste pubbliche istituite da Augusto Imperatore, per solennizzare la vittoria
bbliche istituite da Augusto Imperatore, per solennizzare la vittoria da lui avuta sopra Antonio, nelle vicinanze di Azio.
isposa che a condizione che avrebbe regalato a Pelio un carro tirato da un leone e da un cignale. Apollo riconoscente all
condizione che avrebbe regalato a Pelio un carro tirato da un leone e da un cignale. Apollo riconoscente alla bontà che Ad
o che vi prendevano parte portavano il bruno, e venivano accompagnati da tutt’i contrassegni di pubblica afflizione. Le do
della città portava ella stessa una piccola statua di Adone, seguita da tutte le dame più rinomate per illustri natali, l
oscel li d’alberi, di frutta e di profumi. Il corteggio veniva chiuso da un gran numero di altre dame, le quali portavano
dor. 116. Adporina o Aporrina o Asporena. — Soprannome dato a Cibele, da un tempio che ella aveva in Asporena, città dell’
a della vendetta degli Dei. Il suo nome, che viene dall’α privativa e da δραω, δαδρασϰω io sono, dinota una divinità a cui
oi stati. Egli levò contro i Tebani un formidabile esercito comandato da Polinice, Tideo, Capaneo, Ippomedone, Anflareo e
— Essendo il Dio Pane posto come divinità fra gli astri, si trasformò da sè medesimo in capra ; da ciò il soprannome di Ae
o come divinità fra gli astri, si trasformò da sè medesimo in capra ; da ciò il soprannome di Aegocero da due parole grech
trasformò da sè medesimo in capra ; da ciò il soprannome di Aegocero da due parole greche αις capra ϰερας corno. 127. Ael
do essi si ribellarono allo imperatore Aureliano e che di tutt’i doni da essi gettati nelle acque, nessuno rimase al fondo
ì detti perchè avevano un tempio consagrato al loro culto nel recinto da cui partivano coloro che si disputavano il premio
V. Afonis. 145. Afonis, Afonio o Afonide. — Soprannome dato a Giasone da suo padre Efone. 146. Afra (sorelle) — Ossia sore
lendo così dimostrare che la Dea era tenuta generalmente come femmina da conio. Gli offerenti ricevevano da lei regali deg
a tenuta generalmente come femmina da conio. Gli offerenti ricevevano da lei regali degni di essa. 149. Afrodite. — Parola
rprendere i ladri, fu loro teso un agguato nel quale cadde Agamede, e da cui non valse a tirarsi, per modo che suo fratell
parole della indovina, e ritornò in patria, ove in effetti fu ucciso da sua moglie Clitennestra, divenuta la druda dell’u
assedio di Troja. 158. Agastrofo. — Nome di un troiano che fu ucciso da Diomede. 159. Agathirno o Agatirno. — Figlio di E
 Figliuolo di Ercole. Fu padre di un popolo sanguinario e crudele che da lui fu detto Agathirsio. 161. Agathodomeni. — Oss
figliuole di Cadmo e di Armenia. Ancor giovanetta sposò certo Echione da cui ebbe un bambino che fu chiamato Penteo. La fa
enteo. La favola racconta di Agave un truce fatto ; imperocchè invasa da un entusiastico furore pel culto di Bacco, persua
imonie nuziali volgevano al loro termine, allorquando Agdisto, spinto da gelosia, ispirò nell’animo di Ati tale sentimento
to da gelosia, ispirò nell’animo di Ati tale sentimento di furore che da stesso si rese eunuco e lo stesso fece il re di P
l re di Pessinunte. Colpito Agdisto dal male che aveva fatto, ottenne da Giove che anche dopo la morte di Ati qualcuna del
ato a Plutone perchè attirava i morti e li facea condurre all’inferno da Mercurio. 181. Agete. — Figlio di Apollo e di Cir
r punire Aglauro la rese pazzamente gelosa di sua sorella Erse, amata da Mercurio. Un giorno che questo Dio voleva entrare
poli della tribù Ereteide nell’Attica, furono così dette alcune feste da essi celebrate in onore di Minerva. Una delle Gra
Agrotera. V. Agroletera. 214. Agyeo. — Soprannome di Apollo derivante da una parola greca che significa strada, cammino ;
icavano per allontanare le sventure, allorchè si credevano minacciati da straordinari prodigi. 215. Agytel. — Sacerdoti di
a nome Aedone, figlia di Pandareo Efeso, la quale fu tolta in moglie da un artigiano della città di Colofone a nome Polir
ixa, isola del mare Egeo, seminata di roccie scoscese, e che presenta da lunge la figura d’una capra, che i Greci chiamava
tribuiti. Noi citeremo in questo articolo i fatti che sono menzionati da quelli scrittori che godono più credito. Oileo, r
persecutore. Minerva, fortemente sdegnata, risolvè di punirlo e fece da Nettuno suscitare una furiosa tempesta, non appen
questo eroe venne legato pei piedi al carro di Achille, quando ucciso da questi in combattimento fu trascinato per tre vol
ua figlia Proserpina. Plutone era anch’egli soprannominato Ajdoneo, e da questa somiglianza di nomi ne è venuta la favola
re i magistrati che i Galli si avvicinavano. Come Ceditio era un uomo da nulla, ed i Galli una nazione lontanissima da Rom
ome Ceditio era un uomo da nulla, ed i Galli una nazione lontanissima da Roma, e perciò sconosciuta ai Romani, non si fece
questo Dio ecco quanto dice Cicerone « Quand’egli non era conosciuto da alcuno, parlava e si faceva sentire, e perciò si
il culto di questa Dea in una città, ch’egli edifico in Beozia e che da lui prese nome. 230. Alastore uno dei Cavalli di
o di Nestore ; e quello d’uno dei compagni di Sarpedone che fu ucciso da Ulisse all’assedio di Troja, venivano anche denom
ri alcuni genii malefici. 231. Alba. — Città dell’Azio : fu fabricata da Ascanio, figlio di Enea. 232. Albania, contrada d
chiamato, il quale sposò Ippodamia, figlia di Anchise. Egli fu ucciso da Idomeneo all’assedio di Troja. 238. Alceo figlio
fu padre di Anfitrione e avo di Ercole al quale per questa ragione si da tanto comunemente il nome di Alcide. Vi fu un alt
a riconoscenza intraprese di combattere la morte, discese agl’inferni da cui ritirò Alceste e la rese al marito. Omero dà
e liberato dalle Furie. Posto in esecuzione il suo disegno fu aiutato da Fegeo, il quale gli fece sposare sua figlia Arfin
ica collana che Polinice aveva regalata alla morta Erifile per sapere da lei il luogo ove Anfiaroe erasi celato. Vedendo i
stringevano ad Arfinoe, e spingendo l’audacia fino al punto di farsi da questa restituire la collana per farne presente a
ritenuta per se la mercede dovuta ad una povera operaia ne fu punita da Diana, la quale le accese nel core una violenta p
di Corcira. Il suo nome divenne celebre per la bellezza dei giardini da lui coltivati, o piuttosto per le meraviglie che
oneo aveva il potere di risuscitare, ma poi fu finalmente schiacciato da Ercole. 250. Alciope. — Figlia di Aglauro e di Ma
na delle mogli di Nettuno. 251. Alcippe. — Figlia di Marte, fu rapita da Allyrotio che Marte uccise per vendicare l’oltrag
ed un terzo figlio d’Ippocone. 256. Alea. — Soprannome dato a Minerva da una città d’Arcadia, conosciuta sotto questo nome
i Minerva V. Alea. 261. Aleissiare. — Ebe, dea della giovanezza, ebbe da Ercole una figliuola a cui fu imposto un tal nome
glio di Egisto, il quale avendo usurpato il regno di Micene fu ucciso da Oreste. 271. Aletide. — Feste in onore di Erigone
on Venere, Aletrione si addormentò, e lasciò sorprendere i due amanti da Vulcano, marito di Venere. — Marte per punire Ale
275. Alexesio V. Acesio. 276. Alexia. — Città nella Celtica edificata da Ercole. 277. Alexiroe. — Ninfa che fu una delle m
. Achmeone. 280. Alfiassa. — Diana viene conosciuta sotto questo nome da un tempio che essa aveva sulle rive del fiume Alf
precedente. 289. Alixotoe. — Ninfa che fu madre d’Esaco. Il re Priamo da cui ella ebbe questo figlio l’amò con passione. 2
bella, con un corno dell’abbondanza nella mano sinistra, e affiancata da due fanciulli, uno dei quali porta un ramo di pal
icare suo padre, il quale in una contesa con Minerva, era stato vinto da quella Dea, avesse tagliato tutti gli alberi di u
glio di Titano e della terra. Egli sposò Ifimedia, la quale ingannata da Nettuno, partorì Oto ed Efialto. Aloeo li allevò
stesso alla guerra, vi mandò i due giovanetti, i quali furono uccisi da Apollo e Diana a colpi di freccia. 298. Aloidi. —
nnero per lo spazio di tredici mesi ricchiuso in una gabbia di ferro, da cui andò poi Mercurio a liberarlo. Diana allora,
’un l’altro con le loro frecce e morirono entrambi : dopo poco furono da Giove precipitati nel fondo del Tartaro. Sotto co
osi corsari a nome Oto ed Efialto, temuti ed invincibili. Marte fatto da essi prigioniero è tenuto schiavo per tredici mes
altro che un famoso generale, che mosso contro i corsari fosse stato da essi debellato e fatto prigione. Mercurio dio del
sa fu la prima a ferire il cignale, le cui spoglie le vennero offerte da Meleagro figlio di Oeneo, ma i fratelli d’Altea,
pliche, e a malgrado di queste, avessero sagrificato l’albero abitato da un’amadriade. Così, al dire d’Ovidio, l’amadriade
tanici Amaraco. 315. Amarusia o Amarynthia. — Soprannomi dati a Diana da un borgo nell’isola d’Eubea in cui era particolar
Artosto — Orl. Fur. 1..XIX. Finalmente le Amazzoni furono distrutte da Ercole che fece prigioniera la loro regina. Al di
degli Dei, ed è opinione sufficientemente generalizzata, che gommasse da una delle corna della capra Amaltea ; mentre dall
. Caro. Omero nell’Iliade, ripete che il corpo di Ettore, trascinato da Achille per ben tre volte intorno alle mura di Tr
ito e al corpo una giovanezza eterna e ridente. Il poeta Ibico citato da Ateneo, ne ha fatto la materia di una comparazion
invecchia mai, che rimane salda, uniforme e costante in tutt’i tempi, da vicino e da lontano ; in vita ed in morte, e che
i, che rimane salda, uniforme e costante in tutt’i tempi, da vicino e da lontano ; in vita ed in morte, e che tutto si sag
di cui la tradizione favolosa narra che gli abitanti furono distrutti da una spaventevole invasione di serpenti. 335. Amic
empii ed altari. 336. Amico. — Uno dei compagni di Enea che fu ucciso da Turno re dei Rutoli. …………… Amico, un cacciator c
il nome di Amico, che fu figlio di Nettuno e di Bisinide. Visse vita da masnadiere uccidendo e depredando i viandanti. Un
gioni hanno simboli ed allegorie proprie non solo, ma anche ereditate da altre credenze e da altri culti. Finalmente Ammon
ed allegorie proprie non solo, ma anche ereditate da altre credenze e da altri culti. Finalmente Ammone era anche il nome
tofane quell’amore che ebbe principio col caos fu l’amore benefico, e da questa unione vennero gli uomini e gli animali. N
una Deità prima che Amore avesse unite fra loro le cose, e non fu che da questa comunanza fatta da lui, che furono generat
avesse unite fra loro le cose, e non fu che da questa comunanza fatta da lui, che furono generati i cieli, gli dei immorta
350. Amphiaro. — Vedi Ampiareo. 351. Ampleide. — Soprannome di Mopso, da suo padre Ampix. 352. Ampico. — Detto anche Ampix
glie di Niobe, la quale fu insieme a sua sorella Melibea, risparmiata da Latona, quando questa uccise i fratelli e le sore
le di lei. Vedi Niore. 355. Amyclao. — Apollo era così soprannominato da un magnifico tempio ch’egli avea in Amyclea, citt
ome ; ed un fratello d’Ippolita, regina delle Amazzoni, che fu uccisa da Ercole. 357. Amynta. — Nome di pastorella assai g
lunga corsa ch’ella fece per ritrovare sua figlia Proserpina, rapita da Plutone. Le donne di Megara avevano una grande ve
enere. Cesare Augusto le consacrò sotto questo nome un quadro dipinto da Apelle, nel quale la Dea veniva rappresentata al
di Castore e d’Ilacida. 379. Anaxithea. — Fu una delle Danaidi amata da Giove. 380. Anaxo. — Figlio di Augeo. Alcuni scri
tesso momento ch’egli portava la tazza alle labbra, gli fu annunciato da uno dei suoi ufficiali, che il cignale di Calidon
e non aveva ancora bevuto e corse per combattere il mostro, ma rimase da questo uccise. Un tale avvenimento dette origine
i il famoso Enea. Avendo osato vantarsi di tanto favore, ne fu punito da Giove, il quale lo fulminò senza però ucciderlo.
e alla presa di Troia era così vecchio, che non potendo camminare fu da suo figlio Enea portato in braccio fino alle navi
caro peso a gli omeri m’impongo. Virgilio — Eneide. Libro II traduz da A. Caro. 387. Anchuro. — Figlio di Mida. La trad
numero di Tessali per punirli della morte di un giovane a nome Laiso da essi ucciso a colpi d’ago, in un tempio a lei ded
ia d’Etione re di Tebe e moglie di Ettore, il più famoso eroe Troiano da cui ebbe un figlio che fu detto Astianatte. Dopo
eidi legare Andromeda ad uno scoglio e la condannò ad essere divorata da un mostro marino. La misera stava già per essere
o. 403. Anello di Minos. — Teseo essendo stato un giorno rimproverato da Minos, il quale negava a lui d’esser figlio di Ne
’anello. Infatti Teseo si gettò nel mare, ove alcuni delfini, mandati da Nettuno, lo portarono sul dorso fino al palazzo d
ndati da Nettuno, lo portarono sul dorso fino al palazzo d’Anfitrite, da cui riebbe l’anello di Minos. 404. Anetide. Vedi
lcmeone suo figlio. 409. Anfidamo. — Figlio di Busiride che fu ucciso da Ercole. 410. Anfidione. — Figlio di Deucalione e
ssediarono Troia. 413. Anfimedone. — Figlio di Melanto, che fu ucciso da Telemaco. Fu uno di coloro che volevano sposare P
altro dei pretendenti alla mano di Penelope. Telemaco lo uccise. …… da tergo Tra le spalle il feri con la pungente Lanci
si nascose nelle profondità del mare ; ma Nettuno la mandò a cercare da due delfini, i quali gliela portarono in una conc
zze. 422. Anfitrione. — Marito di Alcmena e padre di Ercole, il quale da lui fu detto Anfitrionide. Egli mosse guerra ai T
o figlio Pterelao loro re, al quale la figlia taglio un capello d’oro da cui dipendevano i destini di questo principe Fu d
la. La Sibilla di Cuma, detta anche Anfrisia trasse il suo soprannome da que to fiume. 425. Angelia. — Figlia di Mereurio.
. La favola racconta che fu nelle sue acque che i centauri, sconfitti da Ercole, andarono a lavare le loro ferite. 435. An
ell’Anguillara. Fu padre di tre giovanette le quali avevano ricevuto da Bacco il dono di cangiare tutto ciò che toccavano
a dei Greci non avrebbe mai patito difetto di provvigioni ; ma Bacco, da esse implorato le cangiò in colombe. 439. Anitide
calma i venti. 444. Annona. — Dea dell’abbondanza e delle provvigioni da bocca. 445. Anoaretha. — Ninfa che fu una delle m
igeul. — Ovidio così denomina i Tebani perchè la favola li fa nascere da un dente di drago. 450. Ansur o Assur. — Giove ra
. Altri scrittori dicono che questo nome di Assur fosse dato a Giove, da una città del Lazio chiamata Ansur ove era partic
o di baloccarsi con una palma, e con le ali agli omeri. Antero deriva da αντ contro e ερως amore. 459. Antevorta. — Dea ch
io. 461. Anteo. — Uno dei figli di Antenore. vedi Antenore. Fu ucciso da Paride per isbaglio. Si chiamava anche con tal no
e in onore di Proserpina celebrate in Sicilia. Questo vocabolo deriva da άνθος fiore e Φερω portare. 463. Anthia. — Sopran
Teseo. Vi fu anche un’altra Anthiope figlia di Nitteo, la quale ebbe da Giove due figli : il padre di lei volle farla mor
o Polinice, in opposizione agli ordini di Creonte, ella fu condannata da questo crudele principe a morire di fame in una p
rsi amico in Tebe Di Polinice ardi ? L’ardia sol ella.Il padre cieco, da tutti diserto, In chi trovò, se non in lei, pieta
re e di Euridice. Seguì suo padre all’assedio di Troia e vi fu ucciso da Mennone figlio dell’ Aurora. 476. Antinoo. — Uno
vola non ripete, egli si stabili su di una montagna della Beozia, che da lui prese il suo nome. Coll’andare del tempo tutt
Aonia tutta quella contrada. 486. Aonidi. — Soprannome dato alle muse da alcune montagne della Beozia. Vedi l’articolo pre
due Ajaci, sotto la figura dell’indovino Calcante, lo fa riconoscere da uno di essi. ……….. Agevolmente. Si riconosce un
scere da uno di essi. ……….. Agevolmente. Si riconosce un nume, ed io da tergo Lui conobbi all’incesso appunto in quella C
noi abbiam detto essere, più che proprii del paganesimo, fusi in esso da simboli e da allegorie individuali di altre relig
tto essere, più che proprii del paganesimo, fusi in esso da simboli e da allegorie individuali di altre religioni. Infatti
ontarlo, fingendo di vederlo accompagnato, gli gridò non esser azione da valoroso l’andarsi a battere seguito dai suoi. Al
ch’egli avesse preso quella forma allorchè tutti gli Dei furono vinti da Giove. Si chiamava anche Osiride e Serapide. Gli
urlo a Memfi veniva, per lo spazio di 40 giorni, segretamente nutrito da alcune donne a cui solo era permesso di avvicinar
Egiziani, il sacro animale veniva nel suo giro per la città scortato da tutti gli ufficiali e dignitari del regno, e prec
tà scortato da tutti gli ufficiali e dignitari del regno, e preceduto da un numeroso coro di fanciulle, che cantavano inni
di Latona e fratello di Diana. Egli guidava il carro del sole tirato da quattro cavalli bianchi e allora si denominava Fe
na lira, circondato di varii strumenti d’arte e su di un carro tirato da quattro cavalli.  — Ecco in qual modo Virgilio de
n qual modo Virgilio descrive la maestà di questo Dio. Qual se ne va da Licia, e da le rive Di Xanto, ove soggiorna il fr
Virgilio descrive la maestà di questo Dio. Qual se ne va da Licia, e da le rive Di Xanto, ove soggiorna il freddo inverno
to questo nome, allorchè le si domandava la grazia di essere liberati da una passione d’amore. 501. Aposteosi. — Nome dell
sse mai il recinto di quella città. Arcade essendo divenuto adulto fu da alcuni cacciatori presentato a suo avolo Licaone,
n mantello che gli scendevano sino ai piedi : portava il capo coperto da un berretto frigio, e al collo un vezzo a cui era
cole città ed agli armadi. 526. Ardalidi. — Soprannome dato alle Muse da Ardalo figlio di Vulcano, a cui si attribuisce l’
isce l’invenzione del flauto. 527. Ardea. — Città del Lazio edificata da Danao. Ovidio dice che essa fu consumata dalle fl
tino si dice Ardea. 528. Ardenna. — Soprannome di Diana che le veniva da una foresta delle Gallie chiamata anche oggi Arde
di Siracusa. Cicerone dice che se questa fontana non fosse circondata da una triplice trinciera di pietre, sarebbe affatto
ie Giunone, quando per averne gli amplessi, che ella gli negava mossa da gelosia, si trasformò in cuculo. 541. Argea o Arg
to l’istesso nome. 547. Argianna o Argolica. — Soprannome di Giunone, da un tempio che ella aveva nella città di Argo. 548
— Allor che Evandro si stabili in Italia, vi fu cortesemente ospitato da certo Argo, il quale ben presto concepì l’infame
ce fare i funerali allo scellerato, e gli fece elevare una tomba, che da lui fu detta Argilete. 550. Arginide. — Il re Aga
ce fabbricare un tempio a Venere, sotto il nome di Venere Arginide, e da allora questo soprannome rimase alla Dea degli am
ò uno in fiume, e l’altra in fontana. Però Seleno dimenticò Argira, e da quel tempo le acque di quel fiume ebbero la virtù
no alla nave ; allora Arione d’un salto si gettò in mare e fu salvato da quegli animali che sul loro dorso lo portarono a
i animali che sul loro dorso lo portarono a terra. Arione fu ospitato da Periandro il quale fece poi morire quasi tutt’i p
uale nel sottrarsi con la fuga alle persecuzioni di lui, fu morsicata da un serpente e morì nell’istesso giorno in che dov
Api. La madre di Aristeo consigliò il fi gliuolo di consultare Proteo da cui seppe che avrebbe dovuto placare l’ombra di E
ome di un celebre indovino il quale fu ucciso nella città di Naupata, da un nipote di Ercole per nome Ippote, che lo avea
ente trucidato, e allora Arpalice si ritrasse nei boschi a viver vita da masnadiere. I cronisti della mitologia raccontano
te vi fu un’altra Arpalice che mori di dolore nel vedersi disprezzata da Ifielo, che fu uno degli argonauti da lei passion
dolore nel vedersi disprezzata da Ifielo, che fu uno degli argonauti da lei passionatamente amato. Di questa Arpalice si
ni. Dante Inf. C. XIII. Le più famose Arpie furono Celeno nominata da Virgilio, Iside, Aejo ed Ocipete, e finalmente Al
gli era stato largo di cortesi accoglienze si offrirorono a liberarlo da quei mostri, ed infatti Zeto e Calaide, due degli
sua bellissima ninfa, e che a vendicarla facesse trasportare in aria da un toro il re Imolo, il quale precipitando da una
sse trasportare in aria da un toro il re Imolo, il quale precipitando da una sterminata altezza su di alcuni pali dalla pu
Arsinoe. — Figlia di Niocrone re di Cipro. Essa fu perdutamente amata da Arceofonte il quale morì di dolore non essendo ri
Arceofonte il quale morì di dolore non essendo riuscito a farsi amare da lei. Quando si fecero i funerali di Arceofonte, l
ulto per le arti e per la povertà, la quale veniva del paro deificata da essi riguardandola come madre delle invenzioni e
elfica, detta similmente Dafne. Era anche uno dei soprannomi di Diana da alcune feste dette Artemisie istituite in onore d
nore di Esculapio. 609. Asclepio. — Uno dei soprannomi di Esculapio : da ciò le feste di cui nell’articolo precedente. 610
ca un otro. 611. Ascra. — Città fabbricata ai piedi del monte Elicona da Ecalo nipote di Nettuno. Nell’antica letteratura
use mentre custodiva un armento sul monte Elicona. Si dicevano invasi da furore Ascreo coloro che improvvisavano dei versi
ano invasi da furore Ascreo coloro che improvvisavano dei versi. Che da furor Ascreo spinti, e commossi S’odono ognor tan
n la voce dell’asino. 618. Asio. — Soprannome di Giove che gli veniva da una città di questo nome nell’isola di Creta dove
nominato un altro fiume nella città di Acaia, egualmente detto Asopo da un figlio di Nettuno che aveva l’istesso nome. 62
Giove. In greco ορτυξ significa quaglia. Vi fu anche un’altra Asteria da cui Bellerofonte ebbe un figlio. 627. Asterio. — 
iovane guerriero che essendo venuto in soccorso dei Troiani fu ucciso da Achille quando questi riprese le armi per vendica
e Libro XXI, trad. di V.Monti. 632. Astiale. — Troiano che fu ucciso da Neaptolemo. 633. Astianasse. — Ancella di Elena,
indovino greco consigliò la morte di Astianatte col farlo precipitare da una torre. Per seguire il consiglio crudele ma ut
da una torre. Per seguire il consiglio crudele ma utile, Ulisse cercò da per ogni dove l’illustre rampollo dei re Troiani,
non potendo opporre resistenza al dio Marte che ne era innamorato, fu da lui resa madre di un figliuolo che sotto il nome
in potere di Ercole quando egli espugnò la città di Efina in Elide fu da lui amata e ne ebbe un figlio che fu poi noto sot
se. 641. Astiosea. — Moglie di Telefo. Si chiama anche così una donna da cui Ercole ebbe diversi figli. 642. Astipaleo. — 
a città della Fenicia. 644. Astirena o Astrena. — Soprannome di Diana da varii luoghi in cui veniva adorata con culto part
Atea. 654. Atabirio. — Giove era così denominato nell’isola di Rodi, da un tempio ch’egli aveva sul monte Atabiro. 655. A
— Figlia di Iasio re di Arcadia e di Climene. Atalanta sposò Meleagro da cui ebbe Partenopea. Essa amò con passione la cac
un’altra Atalanta figlia di Scheneo. Essa fu richiesta in matrimonio da molti giovani principi, ma suo padre non volle co
Learco. 658. Atamaso. — Figlio di Eulo e padre di Elle che egli ebbe da Nefila sua prima moglie. sposò in seconde nozze L
alla città che prima si chiamava Posidonia, che aveva prima ricevuto da Nettuno. La favola racconta che a proposito del n
rima ricevuto da Nettuno. La favola racconta che a proposito del nome da conservarsi o cangiarsi a questa città capitale d
a costumanza che imponeva ai sacerdoti di Cibele lo stesso supplizio, da essa imposto all’infido amatore. Nelle feste di C
— Figliuolo di Ercole e di Onfale. Vi fu anche un altro Atisio ucciso da Tideo, mentre conduceva all’altare Ismene. 670. A
fu così afflitto che non volle più vedere alcuno. Perseo si condusse da lui, ma non ebbe miglior trattamento degli altri,
allo sdegno del padre suo. Telefo senza riconoscere sua madre ottenne da Tetraso di sposarla ; ma Augea non volendo diveni
ione di Troia. 683. Aulisea. — Soprannome di Minerva che a lei veniva da una parola Greca che significa flauto attribuendo
e a lei veniva da una parola Greca che significa flauto attribuendosi da taluno a quella Dea la invenzione di questo istru
lui Aurora amò Cefalo che rapì alla moglie Procride e per farsi amare da lui fece nascere la discordia fra i due sposi : e
gustata di lui lo abbandonò per amore di Orione che alla sua volta fu da lei abbandonato per altri. 687. Ausone. — Figlio
 — Figlio di Ulisse e di Calipso. Egli andò a stabilirsi in Italia, e da lui questa contrada fu detta Ausonia. 688. Auspic
lattia. 692. Autolico. — Figlio di Mercurio e di Chione. Egli apprese da suo padre il mestiere di ladro col potere di pren
709. Azano. — Montagna d’ Arcadia consacrata a Cibele, così chiamata da Afan figlio di Arcaso, il primo la cui morte foss
co. Da ciò forse la voce latina bellum, che significa guerra. Abbiamo da Erodoto una descrizione bellissima del tempio di
icolarmente nella città di Biblo. Era ritenuta come moglie di Saturno da cui non ebbe che delle figliuole È la luna, ossia
tiale libidine. I Greci chiamavano anche queste cerimonie Dionisiache da Dionisio, che era uno dei soprannomi di Bacco. In
lare la forma, l’ordinanza e la celebrazione di tali feste. In Italia da principio i baccanali si celebravano tre volte l’
i fino ad una volta il mese. In Roma furono introdotte la prima volta da un greco, di cui la storia non conserva altro ric
di Roma 568, la celebrazione di questi sconci e sanguinosi misteri, e da quell’epoca non furono più celebrati i baccanali
degli altri animali. 732. Bacchiade. — Famiglia Corintia, così detta da Bacchia, figlia di Bacco, dalla quale essa preten
le essa pretendeva discendere. Questa famiglia essendo stata esiliata da Corinto, andò a stabilirsi in Sicilia. 733. Bacch
perchè un’antica tradizione della loro famiglia, li faceva discendere da una figlia di Bacco. (Vedi l’articolo precedente)
ne degli scrittori dell’antichità, sul conto di questo dio, volendosi da diversi che fosse figliuolo di Proserpina. Cicero
tutto lo splendore della sua gloria immortale ; ciò che ella ottenne da lui, dopo replicate repulse. Ma i raggi di cui er
i perfetta è ben matura La degna prole ch’in due ventri crebbe. Giove da sè spiccolla, e ne die cura Ad Ino, una sua zia,
ma faceva ricadere le sue terribili vendette sui figli che nascevano da quelle. Quando i giganti dettero la scalata al ci
elle mani e inghirlandolo di pampini ; talvolta su di un carro tirato da tigri o da pantere ; e spesso finalmente circonda
inghirlandolo di pampini ; talvolta su di un carro tirato da tigri o da pantere ; e spesso finalmente circondato di amori
satiri, e con un tirso nelle mani, in atto di far scaturire del vino da una fontana. Questo fu il padre Bacco, e l’inven
adre Semele, e seguendo la tradizione favolosa. Giove stesso gli fece da madre. Fu ritrovato esposto nell’isola di Nasso,
ppunto, salvato dalle onde. Bacco passò il Mar Rosso seguito, più che da un’armala, da un popolo intero di uomini, di donn
o dalle onde. Bacco passò il Mar Rosso seguito, più che da un’armala, da un popolo intero di uomini, di donne, di fanciull
Abbandonato nelle acque del Nilo, anch’egli fu salvato dalle onde, e da ciò gli viene il nome di Moisè perchè nella lingu
nche Buroico. Era questo uno dei soprannomi d’ Ercole, che gli veniva da una città d’ Acaia, nota sotto l’istesso nome, e
ed una femmina. Ma gli altri Titani, gelosi della preferenza ottenuta da Iperione, uccisero i figli di Basilea, la quale i
’istesso momento si rovesciò dal cielo una gran pioggia, accompagnata da baleni e tuoni orrendi, e Basilea disparve. Il po
a che ospitò Cerere, quando essa cercava la figlia Proserpina, rapita da Plutone. ….la cortese vecchia, benchè lenta. Mos
emone, vecchio quanto lei, viveva in una capanna. Giove, accompagnato da Mercurio, avendo voluto, sotto umano sembiante, t
otto umano sembiante, traversare la Frigia, fu villanamente scacciato da tutti gli abitanti della contrada in cui dimorava
un orrendo massacro. Racconta Strabone che Amico, loro re, fu ucciso da Polluce, al quale in compagnia degli altri Argona
ste iscrizioni, le quali inseguito vennero particolarmente illustrate da M. della Torre, nella sua opera delle Antichità d
sotto il nome di Danaidi. Veniva loro dato talvolta il nome di Belidi da Belo loro zio paterno. Belide era anche chiamato
a, gli fece delle proposizioni alle quali fu insensibile. Antea punta da questa indifferenza, per vendicarsi lo accusò al
iti era ritenuto il dio delle mosche, perchè il suo tempio era esente da questi insetti. Non pochi scrittori dell’antichit
ella città Pirea, presso Atene. 775. Benilucio. — Soprannome di Giove da un luogo presso Flavigni nella Borgogna, dove fu
gino. — Divinità particolare a diversi popoli dell’Italia. Si suppone da taluni che fosse qualche eroe dell’antica Roma. 7
’antica Roma. 777. Bergioso. — Uno dei figli di Nettuno che fu ucciso da Ercole. 778. Berecinta o Berecintia. — Nome che f
rosperità delle armi di suo marito. Tolomeo fu profondamente commosso da questa prova di attaccamento, per modo che, qualc
ertemente custodite : ma un astronomo, chiamato Conone o Conon, prese da ciò occasione per insinuarsi nelle buone grazie d
asportati in cielo. Tutti prestarono fede a quanto asseriva Conone, e da quel tempo si dette il nome di chioma di Berenice
, ti cela. Schiller. — Semele Traged. trad. di A. Maffei. Non pria da se la dea la nube sgombra. Che di forma senil tut
In Grecia era generale credenza che la pietra detta Abadir, divorata da Saturno, fosse una di queste. Boccart, nelle sue
re suo. Vi fu anche un principe Troiano, così chiamato, che fu ucciso da Agamennone. 788. Bibesia ed Edesia. — Dee dei ban
Biblosa o Bibio. — Città della Fenicia, ove Venere aveva un tempio : da ciò il soprannome di Biblosa a quella dea, e più
iosi. 798. Bilancia. — Il settimo segno dello Zodiaco, contrassegnato da una bilancia, che la tradizione favolosa dice ess
tere. — Ossia che ha due madri : soprannome di Bacco a cui Giove fece da madre dopo la morte di Semele. — V. Bacco. 800. B
endicarsi suscitò nel campo di lui una terribile pestilenza e ottenne da Eolo la sospensione dei venti, onde impedire ai G
endo la madre loro recarsi al tempio di Giunone su di un carro tirato da buoi, questi animali tardarono ad essere condotti
’Atene si dava il nome di βονδρομιον. Queste feste prendevano il nome da βοῡ, grido, e δρόμω, io corro. 811. Boedromio. — 
be del bosco. 820. Branchide. — Soprannome di Apollo che a lui veniva da un tempio che egli fece innalzare in onore di un
Branchidi. 821. Braurona. — Città dell’Attica, ove Ifigenia trasportò da Tauride la statua di Diana, la quale venne depost
de la statua di Diana, la quale venne deposta in un tempio fabbricato da Oreste. Ifigenia fu la più celebrata fra le sacer
gli onori divini. 822. Brauronia. — Soprannome di Diana che le veniva da un tempio ch’ella aveva nella città di Braurona.
o a Giove. La favola dice che aveva cento braccia e cinquanta teste : da ciò il soprannome di centimano. Di questo favolos
assedio di Troia, Achille avendo espugnata la città di Litnessa, ebbe da Agamennone fra le altre prede del bottino di guer
 — Altro soprannome di Bacco. 833. Bromuso. — Uno dei centauri ucciso da Ceneo. 834. Bronte. — Famoso ciclopo, figlio del
osse dal marito fatta morire a colpi di verga ; ma che poi, rinvenuto da quella specie di ebbrezza di furore, Fauno piange
ragione veniva sovente confuso con Bacco. In Grecia, sulla strada che da Tebe menava al monte Menalo, vi era un tempio a l
rsi la punse così spietatamente in una satira, che il pittore, deriso da tutti, si appiccò per disperazione. 850. Bupalo. 
nei suoi stati. Fu ucciso con suo figlio, e con tutti i suoi adepti, da Ercole, al quale egli preparava la stessa sorte.
ersonaggi noti sotto il nome di Buteo, fra i quali un trojano, ucciso da Camillo, un sacerdote, un argonauta, ed un figlio
Butrota. — Città dell’Epiro, in cui Enea trovò Andromaca, abbandonata da Eleno. C 857. Caante. — Figlio dell’Oceano
il quale svelò a Cerere il ratto di sua figlia Proserpina, consumato da Plutone. 860. abarno. — Sacerdote di Cerere, nell
rcole col resto dell’armento d’innanzi all’antro di Caco, gli animali da questo involati si dettero a muggire, e allora Er
Tebe e figlio di Agenore e di Telefassa. Essendo stata Europa rapita da Giove, Agenore ordinò a Cadmo di rintracciarla e
erta alla fontana di Dirce ; ma i suoi compagni furono tutti divorati da un drago. Minerva allora ordinò a Cadmo di combat
hè queste furono scacciate dalla Tracia. V. Arpie. Essi furono uccisi da Ercole durante la celebrazione dei giuochi funebr
a di Aete, re della Colchide : fu sorella di Medea e moglie di Frisso da cui ebbe molti figliuoli. Il padre di lei, per im
’eroe con la figliuola, Ercole l’uccise, e poscia fuggì con Calciope, da cui ebbe un figliuolo per nome Tessalo, che poi d
deva nella città di Calidone. È opinione erronea, quantunque ripetuta da varii scrittori, il credere che sotto la denomina
gigia, ove ospitò assai cortesemente Ulisse, gettato su quelle sponde da una tempesta. Essa lo amò, e visse sette anni con
una tromba nella mano diritta, con un libro nella sinistra, e seguita da altre tre figure di donne, in cui l’allegoria fav
pici, a cui non era permesso alle donne di prender parte, si travestì da maestro degli esercizî, per accompagnarvi suo fig
ondotta innanzi ai giudici ; i quali però le fecero grazia, ordinando da quel tempo con una legge che i maestri degli eser
che le Muse celebrassero col canto le azioni degli Dei e degli eroi : da ciò cantu amoeno, ossia canto gradevole. 918. Cam
de — Lib. XI. trad. di A. Caro. Camilla morì in una battaglia uccisa da un colpo di giovallotto. Si chiamavano con nome c
te violenta. 926. Campea. — Guardiana del Tartaro, la quale fu uccisa da Giove, quando questi trasse dalla prigione infern
e ciò dall’essersi ritrovati alcuni monumenti nelle contrade abitate da quei popoli, ove il Dio Camulo veniva rappresenta
. 930. Canace. — Fu figliuola di Eolo, la quale essendo stata sedotta da un Dio marino, che la Favola non determina se fos
rticolo precedente. Canacea sposò segretamente Macabro, suo fratello, da cui ebbe un bambino, il quale coi suoi vagiti pal
suoi cani il neonato, e mandò alla madre un pugnale perchè si punisse da sè dell’orrendo misfatto ; e pensava in cuor suo
ebri maghi. Il simulacro di questa Deità, era un gran vaso sormontato da una testa umana e talvolta da quella di uno sparv
esta Deità, era un gran vaso sormontato da una testa umana e talvolta da quella di uno sparviero, e coperta di geroglifici
nope, e con grande sorpresa dei Caldei, essi videro ben presto uscire da quella una grande quantità di acqua, che spense i
spense interamente le fiamme. Il Dio Canope dichiarato vincitore, fu da quel giorno ritenuto come il più possente degli D
una città dell’Egitto conosciuta sotto il nome di Canope, così detta da Canobo, pilota del vascello che conducea Menelao.
vascello che conducea Menelao. Questo principe essendo stato gettato da una violenta tempesta sulle coste dell’Egitto, eb
. 943. Canuleìa. — Era così chiamata una delle quattro vestali scelte da Numa, allorchè istituì quelle sacerdotesse. 944.
al Dio Fauno in particolare. 952. Caprotina. — Soprannome di Giunone, da cui presero ancora la denominazione di Caprotine
ellazioni della fascia zodiacale, fosse la capra Amaltea, trasportata da Giove in cielo, in riconoscenza d’averlo nutrito.
aveva nome Capi. il quale poi fondò la città di Capua….. Frate Guido da Pisa — I falli di Enea. 956. Carda. Deita anche
una donna la quale, avendo involato dei buoi ad Ercole, fu fulminata da Giove e cangiata in questo scoglio non lontano da
r il culto particolare con cui veniva adorato nella provincia fondata da suo figlio. V. Caria. 967. Carisie. — I greci chi
na Divinità, e dopo la morte si celebrarono in suo onore delle feste, da lei dette Carmentali. 973. Carmentali. — Feste in
elle dame romane coi loro mariti, dopo una lunga discordia, cagionata da una sentenza del Senato la quale proibiva alle da
rrare per cento anni le anime di quei morti che non avevano la moneta da pagargli. Caron, dimonio con occhi di bragia, Lo
 III. 981. Caropx. — Soprannome dell’Ercole Beozio, che a lui veniva da un tempio che aveva in Beozia, e propriamente nel
e a questo proposito, dicendo che Giunone aveva due carri, uno tirato da due cavalli, sul quale combatteva. 983. Cartagine
avalli, sul quale combatteva. 983. Cartagine. — Figliuola di Ercole ; da lei prese nome la famosa città dell’Africa ove re
no rapporta nelle sue cronache, che trovandosi i Cartaginesi decimati da una grande pestilenza, pensarono di placare lo sd
sua parola, e Apollo, per vendicarsi, le giurò che non si sarebbe mai da alcuno prestato fede alle sue predizioni. La vend
el nume sorti il suo pieno effetto. Le predizioni di Cassandra furono da tutti disprezzate. Ella si oppose all’ entrata in
torno in patria (vedi Clitennestra). Finalmente Cassandra morì uccisa da Egisto, nel giungere nella Lacedemonia. Ivi Cass
ro sarebbe sparito, allorchè Andromeda, legata su di una roccia fosse da lui divorata. Il re ordinò il supplizio della mis
randogli lo scudo con la testa di Medusa, liberò Andromeda, e ottenne da Giove che Cassiope fosse messa fra gli astri. 989
a, perchè la loro madre Leda, era moglie di quel monarca, quando ebbe da Giove questi due figliuoli. Appena essi furono na
Giove concesso all’immortale Polluce di raggiungere l’amato Castore, da cui non poteva vivere lontano. Essi furono annove
atenato Prometeo, allorchè Giovelo condannò ad avere il core divorato da un avvoltojo, per aver rubato il fuoco sacro. 10
n Caria il suo viaggio : E fonda per fuggir l’incesto indegno, Lontan da lei, nova cittade e regno. Ovidio — Metamorfosi
009. Cavalli del Sole. — Ovidio dice che il carro del sole era tirato da quattro destrieri bianchi, per nome Eoo, Piroi, A
essendo i Greci stanchi dell’assedio di questa città, che già durava da dieci anni, docisero finalmente di rendersene pad
spaziosi ed ampii fianchi un numero considerevole di guerrieri. …… E da Minerva Divinamente instrutti, un gran cavallo Di
a Minerva e riporre il Palladium di Troja nelle mura di quella città, da cui essi stessi l’avevano rapito. …. Per la qual
ste, o in altro modo guastaste o violaste, Troia sarebbe disfatta. G. da Pisa — I fatti di Enea. I Trojani caddero nell’
tro non fosse che una macchina di guerra, specie di ariete, inventata da certo Epeo, guerriero greco, per abbattere le mur
macchina nelle mura della città. Questa opinione è infatti appoggiata da Plinio stesso, il quale fa datare l’uso della mac
aystrio. — V. Caistrio. 1017. Cea. — Isola del mare Egeo, cosi nomata da Ceo, figlio di Titano, è celebre per la sua ferti
ata da Ceo, figlio di Titano, è celebre per la sua fertilità in bachi da seta e in armenti di buoi. 1018. Ceade. — Padre d
0. Cebrione. — Uno dei giganti che mossero guerra agli Dei. Fu ucciso da Venere. Vi fu anche un altro Cebrione, figlio nat
ua madre, essendo seduta dappresso alla fucina di Vulcano, fu colpita da una scintilla di fuoco ; e che dopo nove mesi par
olontà. Altri scrittori dicono che Cecolo, ancora bambino, fu trovato da alcuni pastori nelle fiamme senza esserne punto o
ori nelle fiamme senza esserne punto offeso, ciò che lo fece ritenere da tutti come figlio di Vulcano. 1023. Cecopro. — Ri
to nell’ Attica. 1024. Cecrope. — Trasse la sua origine dall’ Egitto, da cui condusse una colonia nella Grecia ove fondò i
no dei soprannomi di Minerva come protettrice di Atene, città fondata da Cecrope. 1026. Cecropidi. — Nome che si dava agli
ò a nascondere nei boschi la sua vergogna, ma fu ben presto raggiunta da suo marito il quale non potea vivere lontao da le
u ben presto raggiunta da suo marito il quale non potea vivere lontao da lei. Al suo ritorno nella casa del marito, essa l
ora un altro Cefeo principe di Arcadia, il quale fu teneramente amato da Minerva. La Dea in prova d’affetto gli attaccò su
hiama Alcione V. Alcione. Altri scrittori dicono che Ceix fosse amato da Aurora, e che questa lo avesse sposato. 1035. Cel
nell’ Africa settentrionale un magnifico tempio, che fu poi demolito, da Costantino. Si crede generalmente che fosse la st
. — Figlia della ninfa Pirene. Essendo stata uccisa involontariamente da Diana con una freccia che questa lanciava ad una
ome di Ceneo, il quale fu dapprima donna e si chiamò Cena, ed ottenne da Nettuno il doppio favore di cangiar sesso e di es
tà sua più verde e bella, Per nome maschio il nominar Ceneo, Perocchè da principio ei fu donzella. …………….. Fu in dubbio al
un augel ver la superna sede. Tanto veloce, coraggioso e bello Che fu da noi chiamato unico augello. Ovidio. — Metamorfos
detti Centauri. Essi furono i primi a montare sul dorso dei cavalli : da ciò la favola della doppia natura di questi esser
ilio — Eneide I.. VI trad. A. Caro. Egli nacque dal gigante Tifone e da Echidna I pagani credevano ch’egli divorasse le a
i L. Lamberti. 1064. Ceriel. — Vale a dire araldi. Così furono detti da Cerisco figlio di Mercurio. Si aveva per essi una
pparizione contribuì non poco alla apoteosi di lui, essendosi creduto da tutti che in quell’astro fosse andata a dimorare
1078. Cherone. — Figlio di Apollo. Dette il suo nome ad una città che da lui cangiò il suo antico nome di Arnea in quello
1082. Chione. — Figlia di Dedalione. Essa fu amata contemporaneamente da Apollo e da Mercurio e corrispose ad entrambi. Da
. — Figlia di Dedalione. Essa fu amata contemporaneamente da Apollo e da Mercurio e corrispose ad entrambi. Dal primo ebbe
e innamorata di questa donna bellissima, tutte le volte che si recava da lei si trasformava in cavallo per deludere la gel
dere la gelosa vigilanza di sua moglie Rea ; ed è perciò ch’egli ebbe da Filira un figlio che, secondo la tradizione mitol
e. Dante — Inferno — Canto XII. Una ferita ad un piede cagionatagli da una freccia di quelle che Ercole aveva bagnate ne
tonia. — V. Chitonea. 1087. Clane. — Ninfa della Sicilia, la quale fu da Plutone cangiata in fontana, perchè volle opporsi
icoloso quel passaggio ; e siccome all’avvicinarsi o all’allontanarsi da quegli scogli, per effetto della dubbia e fioca l
assaggio. La tradizione favolosa ripete che gli Argonauti, spaventati da un simile effetto ottico, avessero mandata una co
Appena compiuto il mostruoso incesto, l’isola di Sicilia, fu desolata da un’orribile pestilenza. L’oracolo interrogato ris
d’una donna bellissima, con una corona di torri sul capo, circondata da animali, con una gonna seminata di fiori e montat
mali, con una gonna seminata di fiori e montata su di un carro tirato da quattro leoni. Il pino le era consagrato. I sacer
onte. Apollo sdegnato per la morte di Esculapio suo figlio, fulminato da Giove, distrusse i ciclopi come coloro che avevan
i furono Piracmone, Bronte, Sterope e Polifemo. Giace tra la Sicania da l’un canto. E Lipari da l’altro un’isoletta Ch’al
te, Sterope e Polifemo. Giace tra la Sicania da l’un canto. E Lipari da l’altro un’isoletta Ch’alpestra ed alta esce de l
icogna accanto. 1100. Ciconi. — Popoli della Tracia : Ulisse, gettato da una tempesta sulle loro coste al suo ritorno da T
cia : Ulisse, gettato da una tempesta sulle loro coste al suo ritorno da Troja, fece loro la guerra, li vinse e mise a sac
terra. Egli è ritenuto come il più antico degli Dei. Fu detronizzato da suo figlio Saturno, che regnò in sua vece. 1104.
nchezza delle sue penne. Il carro di questa Dea veniva sovente tirato da due cigni. Giove, per farsi amare da Leda si tras
questa Dea veniva sovente tirato da due cigni. Giove, per farsi amare da Leda si trasformò in uno di questi animali. V. Le
nte detto un re della Liguria, figliuolo di Steneleo. Egli era legato da fraterna amicizia a Fetonte, tantochè quando queg
o fu finalmente un figliuolo di Nettuno e di una Nereide, il quale fu da suo padre reso invulnerabile fino dall’infanzia,
sedio della loro città, egli combattè contro Achille rimanendo esente da ogni ferita. Achille allora vedendo che le sue ar
figlia di Menofrone, chiamata Cillene : altri pretendono che lo abbia da una principessa di questo nome pronipote d’Afanas
e di Baja. La cronaca favolosa dice che in una delle contrade abitate da questi popoli, sorgesse il palazzo del sonno, e l
go ove il cane erasi arrestato. Didimo esegui il misterioso comando e da quel tempo fu dato ad Ercole il soprannome di Cin
dire di Luciano nelle opere, Mercurio rubò a Venere la sua cintura, e da quel giorno il suo discorso ebbe gli ornamenti, l
2. Cirra. — Città della Focide vicino alla quale esisteva una caverna da cui soffiavano dei venti che ispiravano una speci
altamente irritata contro di Giove vedendosi di continuo abbandonata da questo per altre donne, avesse deciso di dividers
nuo abbandonata da questo per altre donne, avesse deciso di dividersi da lui per mezzo di un pubblico divorzio. Allora Cit
esso nome. 1156. Citora. — Città e montagna della Galazia, così detta da Citoro figlio di Prisso. Quella contrada era cope
ledonismo, era una famosa magia ; specie di divinazione che si tirava da certe parole, che dette in alcuni dati rincontri,
sta Nemea, resa celebre per l’uccisione del famoso leone Nemeo, fatta da Ercole. — V. Ercole. 1178. Cleopatra. — Una delle
centauri. 1191. Clizia. — Figlia dell’Oceano e di Teti. Essa fu amata da Apollo, il quale l’abbandonò per ottenere i favor
Macedoni indicavano le Baccanti. 1194. Cloe. — Soprannome di Cerere, da cu i le feste in suo onore dette Clojane. 1195. C
erstiziosa credenza riguardo a questi animali, guingeva fino al punto da credere che essi avevano un grande rispetto per l
cro a Venere. Apulejo ripete che questa dea facea tirare il suo carro da due colombe e spesso prendeva le sembianze di que
a colomba di Dodona era di oro, riposava su di una quercia circondata da numeroso popolo, che vi si recava parte per offri
acoli. Secondo Sofocle due colombe della selva di Dodona, interrogate da Ercole, gli svelarono il limite della sua vita. 1
un trasporto amoroso tradi il proprio padre, il cui destino dipendeva da un capello, il cui misterioso possesso era noto s
adronirsi che di quattro soltanto, essendo stata la quinta preservata da morte da Giunone, che la volle salvare : da ciò i
che di quattro soltanto, essendo stata la quinta preservata da morte da Giunone, che la volle salvare : da ciò il titolo
tata la quinta preservata da morte da Giunone, che la volle salvare : da ciò il titolo di Conservatrice a questa dea. 1238
Antenore : volendo vendicare la morte di suo fratello Ifidamo, ucciso da Agamennone, gli trapassò la mano con un colpo di
so da Agamennone, gli trapassò la mano con un colpo di lancia ; ma fu da quest’ultimo egualmente ucciso. 1243.Coppa. — Nar
sua reggia particolarmente in una coppa di forma e di materia diversa da quelle che comunemente si costumavano in quei tem
la notte in cui i Greci si resero padroni di Troja, Corebo fu ucciso da Peneleo. 1252. Coribanti o Cureti. — Sacerdoti de
ro feste suonando il tamburo, saltando e correndo come uomini colpiti da follia. 1253. Coribante. — Secondo il parere di A
ifea. — Secondo il parere di Eschilo, così avea nome quella furia che da parte delle sue compagne espose l’accusa terribil
. 1260. Corinete. — Figlio di Vulcano : fu un celebre bandito, ucciso da Teseo. 1261. Coritalia. — V. Coritallia. 1262. Co
o di Paride e di Enone. Gelosa Enone del famoso ratto di Elena, fatto da suo marito, mandò a Troja il figliuolo Corito, ra
he fra le baccanti ve ne fu una per nome Coronide, la quale fu rapita da Buteo. Finalmente fuvvi un’altra Coronide, di cui
destini della sua vita, ne ebbe in risposta che sarebbe stato ucciso da suo figlio Altmeno. Questo giovane principe, spav
on suo fratello Orsiloco all’assedio di Troja, furono entrambi uccisi da Enea con un sol colpo. Menelao durò gran fatica a
a, la quale per vendicarsi mandò in dono a Creusa una piccola scatola da cui uscì un fuoco che s’appiccò alla reggia e fec
rata principessa e il padre di lei. Euripide dice che il dono inviato da Medea, consisteva in ornamenti muliebri i quali s
ebbe gli onori divini. 1298. Crinifo. — Principe Trojano il quale fu da Nettuno ed Apollo ajutato a riedificare le mura d
ninfe, e combattè contro Acheolo per la ninfa Egesta, che poi sposò e da cui ebbe un figlio per nome Aceste. 1399. Criniso
endosi Agamennone ricusato alle preghiere del vecchio, questi ottenne da Apollo che una terribile pestilenza avesse decima
cata nel petto. Crisippo, mortalmente ferito visse ancora tanto tempo da poter palesare la verità, ed impedire che la sua
1315. Cromio. — Figliuolo di Priamo : fu ucciso all’assedio di Troja da Diomede. 1316. Cromione. — Contrada posta nelle c
nelle circostanze di Corinto, celebre per i danni che ebbe a soffrire da un mostro che poi dette la vita, secondo la tradi
l’uccise. 1317. Cromisio. — Figlio di Neleo di Cloride, che fu ucciso da Ercole. 1318. Cromise. — Figliuolo di Ercole : av
el dio in cuculo avvenisse nel Pelopenneso sul monte Torace, chiamato da allora in poi monte Cuculo dalla parola greca Χδω
on un arco ed un turcasso pieno di frecce. Egli fu amato con passione da Psiche. Compagni di Cupido erano i piaceri, il ri
341. Dafne. — Figliuola del fiume Peneo, che fu passionatamente amata da Apollo. Un giorno mentre essa cercava di sottrars
oglie di lauro, volendo far credere con cio che essi fossero ispirati da Apollo, a cui quell’arboscello era consacrato dop
portava in giro un ramo d’alloro, sul quale riposava un globo di rame da cui ne pe ndevano sospesi molti altri, di più pic
Damasictone. — Così si chiamava uno dei figli di Niobe, che fu ucciso da Apollo. 1349. Damoso. — Uno dei soprannomi del di
te le 50 figlie di Danao, le quali furono nello stesso giorno sposate da 50 loro cugini germani. Danao, avvisato dall’orac
e gridando intorno a lui, impedivano che i suoi gridi fossero intesi da Saturno, che lo avrebbe divorato come gli altri s
un figlio al quale impose il suo stesso nome, e che poi sposò Venilia da cui ebbe Turno. 1370. Daunio-Eroe. — Denominazion
si rifugiò nell’isola di Creta, ove costruì il famoso laberinto detto da lui laberinto di Dedalo ; e nel quale Minosse, re
dalo e d’Icaro suo figlio, li fece rinchiudere nello stesso laberinto da essi costruito, per lasciarveli morire. Essi però
o al sole, per modo che i raggi liquefecero la cera e lcaro precipitò da un’enorme altezza nel mare. Dedalo, più accorto d
inomati scrittori dell’antichità, ed appoggiata dallo essersi trovato da per ogni dove le vestigie di questo culto. 1376.
una famiglia, si viene a formare una divinità riconosciuta ed adorata da tutti. Così e non altrimenti hanno avuto origine
e del culto pagano ; poichè non bisogna credere che il popolo creasse da sè solo per mezzo della Deificazione tanto numero
Deificazione o apoteosi d’un defunto imperatore, era sempre preceduta da un decreto del senato, il quale imponeva che dopo
l’apoteosi era un misto di dolore e di allegrezza, e veniva celebrata da tutta la città. Dopo che il corpo era stato sepol
volasse nel cielo fra gl’immortali suoi pari a ricevere il culto che da quel momento le era dovuto. 1379. Delfila. — Figl
Or d’uopo, Enea. Fa d’animo e di cor costante e fermo ; Ciò disse, e da furor spinta, con lui, Ch’adeguava i suoi passi a
amò con passione, tanto che per renderlo immortale, e per purificarlo da ogni terrestre caducità, Io faceva passare a trav
o di ardenti fiamme. Un giorno Meganira, madre di Deifone, spaventata da un simile spettacolo, turbò coi suoi gridi i mist
ata in furore, si dileguò negli spazi dell’aria, sul suo carro tirato da due draghi e lasciò bruciare Deifone. 1384. Deilo
ena Ercole si fu rivestito del fatale tessuto, si sentì come bruciare da un fuoco divoratore, e nel suo delirio, si gettò
dono che fosse così detta dal delfino di Arione ; — V. Arione — altri da quello che trattò il matrimonio di Nettuno con An
i da quello che trattò il matrimonio di Nettuno con Anfitrite ; altri da uno di quei marinai che Bacco cangiò in delfini ;
si ad una caverna, gittavano un forte grido e fuggivano, come colpite da terrore. Attratto dalla curiosità, si avvicinò eg
uriosità, si avvicinò egli stesso, e colpitto dai vapori che esalvano da quell’antro, si dette a predir l’avvenire, come i
he esalvano da quell’antro, si dette a predir l’avvenire, come invaso da profetico furore. Ben presto la fama di tanta mar
va quell’antro, era in uno degli scondiscimenti del monte Parnaso ; e da quel tempo si dette opera a fabbricare la città e
e, bello della sua eterna giovanezza, e con una lira d’oronella mano, da cui traeva dolcissimi e maravigliosi suoni, s’imp
a custodia di quello, e si rese solo padrone del celebre oracolo, che da quel tempo fu detto l’oracolo d’Apollo. Sotto que
amavasi Arciteoro. Le feste Delie furono istituite in onore di Apollo da Tesco, quand’egli ricondusse da Creta i giovanett
e furono istituite in onore di Apollo da Tesco, quand’egli ricondusse da Creta i giovanetti, che dovevano essere divorati
07. Democoonte. — Uno dei figli di Priamo, re di Troja, che fu ucciso da Ulisse. ….. e feri Democoonte Priamide bastardo,
i un greco, figliuolo di Megara, il quale coi suoi fratelli fu ucciso da Ercole. 1408. Demodice. — Moglie di Creteo. — V.
elle dieci sibille, di cui fa menzione Varrone. Era nativa di Cuma, e da lei vennero i libri sibillini. Racconta la tradiz
e che poscia, avendo uniti in matrimonio il Sole e la Terra, fossero da questo connubio nati il Tartaro e la Notte. Quest
iverso, essendovene nell’aria, sulle montagne, sul mare, nei boschi e da per ogni dove. I pagani non davano punto alla par
gani non esservi offerta bene accetta ai celesti, se non accompagnata da questo prezioso presente. 1419. Derceto. — Detta
alla volontà dell’oracolo, eseguirono il cenno e dalle pietre tirate da Deucalione nacquero altrettanti uomini gìà adulti
pietre tirate da Deucalione nacquero altrettanti uomini gìà adulti e da quelle di Pirra altrettante donne. Escon dal tem
privilegi ed estesissime facoltà, ed in pari tempo numerosi obblighi da compiere. Non poteva uscire se non in sedia curul
ghi da compiere. Non poteva uscire se non in sedia curule e preceduto da un littore. Non poteva prestar mai giuramanto. No
Gellii Noctium Atticarum. 1430. Diamasticosa. — Festa dei Lacedomi da essi celebrata in onore di Diana. La principal ce
rovvederà Vulcano Pieghevol arco e faretrato spoglio ; Portar facelle da ciascuna mano. Cingermi corte, vergate gonnelle,
germi corte, vergate gonnelle, E fiere vò non saettare invano. Voglio da l’Ocean sessanta ancelle Pronte a guidar le mie c
mie carole meco, Giovani tutte e fior di verginelle : Venti ne voglio da l’amnisio speco, Ch’abbian mïei veltri e miel cot
to, che apparteneva al seguito di Diana fu scacciata ignominiosamente da questa dea per aver ceduto alle lascive brame di
a passava quasi tutti i suoi giorni alla caccia ed era sempre seguita da una muta di cani. I Satiri, le Driadi, e tutte le
ste in suo onore. I poeti rappresentavano Diana su di un carro tirato da due bisce ; armata di un arco, e di un turcasso p
a. 1440. Dictisio. — Così avea nome uno dei centauri : egli fu ucciso da Piritoo. 1441. Didima. — Secondo l’opinione di Pi
o, come ladro e traditore e parricida entrò nel regno dì Tiro… . » G. da Pisa — I fatti d’Eneo. Avendo fatto sparger la
giorno impadronitasi delle navi che stavano nel porto, e accompagnata da gran numero di seguaci, e dalla sua più giovane s
ed ella approdò nella regione detta Mauritania o Taugitana, governata da Iarba, re dei Getuli. Dapprincipio egli si oppose
e fiamme che ardevano la sua reggia, disperata di vedersi abbandonata da Enea, ch’ essa amava perdutamente. No, no, si mo
dopo Achille ed Aiace, il più valoroso fra i Greci. Lampi gli uscian da l’elmo e dallo scudo D’inestinguibil flamma, a tr
lia, e venne a stabilirsi in Italia. Si dice che egli vi fosse ucciso da Enea e che i suoi seguaci ne furono così addolora
0. Dionea. — La dea Venere che fu moglie di Vulcano è quella a cui si da propriamente questo soprannome. Essa fu perduttam
cui si da propriamente questo soprannome. Essa fu perduttamente amata da Marte, che le rese madre di una figlia, di cui ne
e ; le contese e le querele d’ogni natura. Essa fu scacciata dal celo da Giove, perchè metteva la disunione fra gli altri
terra, come madre feconda di tutti i beni e si credevano discendenti da essa. 1479. Ditirambo. — Uno dei soprannomi di Ba
ite, ove la tradizione favolosa dice che Rea avesse partorito Giove : da ciò si dava il soprannome di Ditteo al padre degl
rse i pagani attribuivano alla ninfa Dittina, l’invenzione delle reti da caccia. 1482. Dius-Fidio. — Antica divinità dei S
iose dei pagani. Essa si esercitava dagli astrologhi, dagli auguri, e da tutte quelle persone che venivano designate sotto
n’ara in onore di Giove, di cui ella era stata in Tebe sacerdotessa ; da ciò ebbe origine l’oracolo di Dodona, che poi fu
egli accettò di essere spia trojana nel campo dei Greci ; ma sorpreso da Diomede e da Ulisse fu ucciso ; egli era figliuol
di essere spia trojana nel campo dei Greci ; ma sorpreso da Diomede e da Ulisse fu ucciso ; egli era figliuolo dell’araldo
Troja tutti coloro che appartenevano a questo popolo erano comandati da Pirro. 1494. Dolore. — I pagani ne avevano fatto
orisia, figlia dell’ Oceano e di Teti. Essa sposò suo fratello Nereo, da cui ebbe cinquanta figlie, che dal nome del padre
: Doris amara. Dori fu anche il nome di una delle Nereidi, così detta da sua madre. 1500. Dori. — V. Dorea. 1501. Dorielio
V. Cerbero. Draghi Cerere. Il carro di questa dea era tirato da due draghi, a cui la tradizione mitologica attrib
a quale essa cercò per tutta la terra la figliuola Proserpina, rapita da Plutone. Draghi di Medea. La cronaca mito
Giasone, fosse corsa sulle sue tracce, montata su di un carro tirato da due di questi mostruosi animali, che vomitavano f
— Una delle cinquanta Nereidi. 1513. Driope. — Ninfa d’Arcadia, amata da Mercurio. Un giorno, mentre essa teneva sulle gin
teneva sulle ginocchia un bambino suo figlio, svelse un ramo di edera da una pianta vicina, per divertire l’infante. Bacco
e, ma sopratutto avevano fama di celebri indovine ; cosicchè venivano da ogni parte persone ad interrogarle e persino gl’i
anno e il secondo giorno del mese. 1517. Durichia. — Isola dipendente da quella di Itaca. Ulisse, nativo di quest’ultima,
sua madre. Essendo stati distrutti tutti gli abitanti dei suoi stati, da una terribile pestilenza, egli ottenne da suo pad
li abitanti dei suoi stati, da una terribile pestilenza, egli ottenne da suo padre Giove che tutte le formiche si fossero
racconta che Giunone, invidiosa del supremo potere di Giove, che avea da sè solo procreato Minerva, dea della saggezza, vo
to soprannome a Bacco per indicare che la giovanezza era inseparabile da quel dio. La tradizione dell’antichità afferma ch
dopo aver avuto commercio con Asteria, la dette in moglie a Perseo e da questo connubio nacque Ecate. Teocrito lo Scolias
o scrittore Capitolino ricorda che quando una Ecatombe veniva offerta da un imperatore, le vittime erano abitualmente o ce
veniva nel medesimo tempo consumata sopra cento altari di cespugli, e da cento sacerdoti sacrificatori. Abitualmente non s
ento sotto le mura di Troia, egli fu ucciso unito al fratello Cromio, da Diomede. Due priamidi, Cromio ed Ecmone, Veniano
loro che la interrogavano. Eco amò con passione Narciso, ma vedendosi da lui disprezzata, si ritirò nella solitudine, vive
ne le mosse. Egli pregò caldamente Ecuba di nasconderlo e di salvarlo da una certa morte ; ed ora, al gran cuore della dec
jo e di Giocasta. L’oracolo aveva predetto a Lajo che morrebbe ucciso da suo figlio, il quale dopo aver consumato il parri
eva già annunziate al suo vero padre, Edipo si esiliò volontariamente da Corinto, credendo di lasciare così la sua patria.
naca favolosa aggiunge ch’essa fosse rapita dalle Arpie e trasportata da queste nell’Inferno, ove fu data in preda alle Fu
rribile divinità, si fece sentire. Essendo un giorno Politecno andato da suo suocero, per chiedergli Chelidonia, sorella d
e malinconico. 1554. Edonidi. — Le Baccanti erano così soprannominate da una montagna della Tracia, conosciuta sotto il no
La tradizione mitologica ripete che il nome di questa città derivasse da una donna chiamata Efeso, la quale dette origine
e se non una piccola borgata, vicina al tempio di Diana, la quale fin da quel tempo era venerata in quei luoghi ; e che po
tissimo recinto delle sue mura, si contavano 227 colonne, innalzatevi da altrettanti sovrani, e che erano tutte dei marmi
fetti cominciarono i lavori, respingendo persino l’offerta fatia loro da Alessandro il Grande, di pagare tutte le spese ne
re per la loro città la statua di Tiresia, che all’andare era vestito da uomo ed al ritorno da donna. Vedi Tiresia che mu
a statua di Tiresia, che all’andare era vestito da uomo ed al ritorno da donna. Vedi Tiresia che mutò sembiante. Quando d
dolorosa impressione che talvolta si risente nel sonno, accompagnato da spaventose visioni. 1569. Efidriadi. — Ninfe che
ia di Oleno e sorella di Elice. Giove in riconoscenza di essere stato da lei nutrito, la trasportò in cielo, sotto la cost
notte fu anche visitata dal dio Nettuno. Poco tempo dopo, Egeo seppe da Etra che ella era incinta, e non dubitando che il
dal re di Atene. In prosieguo Egeo sposò la famosa Medea, abbandonata da Giasone, ma quasi che le maledizioni del cielo se
uale, dalla riva vedendo il fatale colore, si precipitò nel mare, che da quel tempo prese il nome di Egeo. Gli Ateniesi pe
…. In quella guisa Che si dice Egeon con cento braccia E cento mani, da cinquanta bocche Fiamme spirando e da cinquanta p
con cento braccia E cento mani, da cinquanta bocche Fiamme spirando e da cinquanta petti, Esser già stato col gran Giove a
di Melisse, e diede il suo nome alla contrada di cui poi fu re, e che da lui fu detta Egialea. Questa contrada è propriame
a che questo nome fu proprio dello scudo di Minerva, dopo la vittoria da lei riportata sui mostro Egide — V. Egide ; e Vir
1585. Egina. — Figlia del flume Asopo, la quale fu con passione amata da Giove, che sotto la forma di un’aquila la rese ma
del fallo di sua figlia, si dette a cercarla premurosamente, e saputo da Sisifo il nome del seduttore, giurò di vendicarsi
e tempo, Giove si rivolse ad altri amori, ed Egina fu tolta in moglie da Attore, figlio di Mirmidone, che la rese madre di
. Vedi l’articolo precedente. Gli Egineti dopo essere stati governati da una lunga serie di re, dei quali solo pochi sono
rescente prosperità di Atene, gli Egineti si gettarono sull’Attica, e da questo tentato colpo di mano ebbe principio l’odi
ga, secondo gli altri. È questa per altro un’opinione non convalidata da valevoli testimonianze. Ai Satiri in generale si
e tradizioni delle antichità, e più particolarmente quelle lasciateci da Plinio, fanno menzione di alcuni mostri della Lib
io colla propria madre, che, immersa nelle tenebre, ad arte procurate da Neofronte, non aveva riconosciuto il figlio. Appe
colla propria figlia Pelopea, senza pero averla riconosciuta, nacque da questo involontario incesto Egisto, il quale, abb
o Egisto, il quale, abbandonato dalla madre in un bosco, fu allattato da una capra, e poi raccolto da alcuni pastori. A c
to dalla madre in un bosco, fu allattato da una capra, e poi raccolto da alcuni pastori. A che m’insegui, o sanguinosa. i
la contradizione completa che esiste fra quei pareri a noi tramandati da numerosi scrittori dell’antichità. Egitto secondo
in cui gli abitanti credevano generalmente che il fuoco si appiccasse da sè stesso alle legna su cui si ponevano le vittim
. Egibolo. 1598. Egocero. — Soprannome del dio Pane, che a lui veniva da una parola Greca che significa capro, perchè egli
rovata ostile alla sua vendetta ; e le avesse sacrificato una Capra ; da cio il soprannome di Egofaro che significa porta
Narra la cronaca che Menelao, ritornando dall’assedio di Troja fosse da una tempesta costretto a ricoverarsi in un’isola
à una lunga dimora perchè i venti spirarono per molti giorni per modo da rendere affatto impossibile l’uscita dall’isola.
esta celebrata dagli Ateniesi in onore di Diana : venivano cosi dette da una parola greca che significa Cervo, perchè in q
soprannomi di Diana. 1614. Eleeno. — Soprannome di Giove a lui venuto da un ricchissimo tempio che aveva in una città del
sto il destino cangiò in amara angoscia la gioia di che sembrava aver da principio sparsa la loro esistenza. Un bel giorno
Elena lo innamorò perdutamente, ed essendo in egual modo corrisposto da lei, la indusse assai facilmente ad abbandonare i
’ultimo anno di quell’assedio memorabile, ed Elena fu tolta in moglie da Deifobo, altro figlio di Priamo, col quale alcuni
utte queste liete profezie, e più ancora l’avere Eleno distolto Pirro da un viaggio in cui perirono tutt’i passeggieri, fu
te dell’Epiro, che egli in memoria di un suo fratello per nome Caone, da lui involontariamente ucciso, chiamò Caonia. — V.
Molosso, mentre al suo proprio figliuolo Cestrino, unica prole avuta da Andromaca, lasciò il governo di alcune poche citt
ca prole avuta da Andromaca, lasciò il governo di alcune poche città, da lui fondate. V. Cestrino. 1621. Elenore — Figlio
tragedia Atto II. Scena II All’epoca in cui Agamennone fu trucidato da Clitennestra sua moglie, per istigazione dell’ us
ene col suo fido Pilade, ordi, d’ accordo con la sorella, la congiura da cui risultò la morte dei due assassini di Agamenn
ilade. L’Eumenidi però straziarono ben presto Oreste per la uccisione da lui compiuta, sebbene inavvedutamente, della prop
co, ma al momento di compiere il suo fatale disegno, sentì arrestarsi da due solide braccia e riconobbe Oreste, col quale
e di una delle figlie di Atlante e di Plejone, la quale sposò Corito, da cui ebbe un figliuolo per nome Iasio. Giove, inva
uno dei piccoli laghi, posti in queste isole, cadde Fetonte fulminato da Giove, e da quel tempo le acque di queì lago esal
oli laghi, posti in queste isole, cadde Fetonte fulminato da Giove, e da quel tempo le acque di queì lago esalarono un cos
ardenti, che gli uccelli cadevano morti se volando radevano troppo e da vicino la superficie delle acque. Le arene di que
i metallo, la quinta parte del quale è argento e il rimanente è oro : da ciò il nome di Elettridi a quelle isole. 1625. El
spazio di tempo, allorchè, per ritrovare la figlia Proserpina, rapita da Plutone, abbandonò le pianure della Sicilia. 1627
ianure della Sicilia. 1627, Eleusina. — Cerere veniva così denominata da un magnifico tempio ch’ella aveva nella città di
to anch’egli Elio. Quando gli Eliadi giunsero all’età virile, seppero da Apollo, che Minerva, dea della saggezza, aveva ri
isposta dell’oracolo, egli avrebbe sempre compiuta la spedizione, che da lungo tempo meditava. Però avendo il confidente r
644. Elisa. — Nome primitivo della regina Didone, allorchè fu sposata da Sicheo. V. Didone. 1645. Elisei-Patres. — Cosi ve
Didone. 1645. Elisei-Patres. — Cosi venivano denominati i Cartaginesi da Elisa, poi detta Didone, che fu la fondatrice del
lisi. Taluni vogliono che stessero presso l’Egitto : altri poco lungi da Lesbo, chi in Italia ; chi nelle isole Fortunate 
ramente, rendendo, con la sua morte, celebre quel tratto di mare, che da lei fu detto Ellesponto. 1648. Ellera. — Questa p
perchè l’eterna giovanezza del dio del vino, è benissimo raffigurata da questa pianta, sempre verdeggiante. Presso i paga
Ciclopi che, secondo la favola, fabbricavano i fulmini a Giove ebbero da Plutone l’incarico di fargli un elmo che aveva la
uando Perseo ando a combattere la Gorgone Medusa, ottenne in prestito da Plutone, il suo elmo. 1653. Elonoforie. — Si dava
re i suoi compagni, la cui nave già stava per far vela, che precipitò da una rupe assai alta e si uccise. Un Elpenore v’e
viandanti che cadevano nelle sue mani. Ercole lo uccise e le contrade da lui liberate furono dette Ematie. 1661. Emilo. — 
di Castabea era carico di ricchezze immense, mandandosi continuamente da tutte le città circonvicine doni ed offerte ad Em
di Encelado, il monte Etna e lo seppellisse sotto di questo. I poeti da ciò finsero che le eruzioni di questo vulcano, le
er lo spazio di trent’anni. In seguito, egli fu passionatamente amato da Diana, la quale per visitarlo abbandonava di nott
ed Arfiloco, ma fu costretto a piegare innanzi alle schiere comandate da Menelao e da Antiloco. Nelle successive battaglie
ma fu costretto a piegare innanzi alle schiere comandate da Menelao e da Antiloco. Nelle successive battaglie, Enea si ebb
ti. prestò man forte ad Ettore, il quale era violentemente attaccato da Ajace, ed uccise di sua mano Jaso e Medone. …..
V. Monti. Allorchè Patroclo, l’amico più caro di Achille, fu ucciso da Ettore, Enea fu quello che riaccese nell’animo de
one Creusa sua moglie disperse le tracce del consorte Enea, il quale da quella notte non potette più averne notizia. Le c
qualche tempo, imbarcarsi su d’una nave che la favola dice costrutta da Mercurio, e che i poeti e i mitologi fanno divent
à che fu detta Eno, forse dal nome di lui. Recatosi quindi a Delo, fu da Anio, vecchio amico di Anchise, accolto con ogni
Anchise, accolto con ogni amorevolezza, e dove, l’oracolo interrogato da Enea su quanto gli restava a fare, additò al prin
egli e i suoi Trojani ebbero le più affettuose e cordiali accoglienze da Aceste principe originario della Troade. Da ultim
roce e graziosa Le giva Enea con la sua schiera a lato. Qual se ne va da Licia e da le rive Di Xanto, ove soggiorna il fre
iosa Le giva Enea con la sua schiera a lato. Qual se ne va da Licia e da le rive Di Xanto, ove soggiorna il freddo inverno
ede, Che già d’anni matura, e di bellezza Più d’ogni altra famosa era da molti Eroi del Lazio e de l’Ausonia tutta Desiata
e prima della venuta di Enea, mosse guerra al principe trojano, ma fu da questi vinto e ucciso in battaglia. E se morto m
pii sentimenti. e cantai di quel giusto Figliuol d’Anchise che venne da Troja, Poi che il superbo Ilion fu combusto. Dan
al quale successe nel governo della Calidonia, contrada dell’Etolia, da cui presero quei governanti, e tutt’i loro discen
opo averlo reso padre di Meleagro e di Dejanira. Unito a Peribea ebbe da questa Tideo che fu poi padre del famoso Diomede.
del famoso Diomede. Eneo in età assai avanzata fu cacciato dal trono, da Melas e da Agrio suoi nipoti, ma vi fu rimesso da
Diomede. Eneo in età assai avanzata fu cacciato dal trono, da Melas e da Agrio suoi nipoti, ma vi fu rimesso da Diomede. E
cacciato dal trono, da Melas e da Agrio suoi nipoti, ma vi fu rimesso da Diomede. Egli però stanco delle cure del regno, e
a geografia del mondo antico. Leggesi nella Genesi, che fu fabbricata da Caino, il quale la chiamò così dal nome di Enoc,
, si dava cotesto soprannome a Giunone per indicare ch’essa conduceva da sè stessa il suo carro. Comunemente non si andava
llissima, per nome Ippodamia. Secondo le cronache, Enomao, spaventato da un oracolo che gli aveva predetto ch’egli sarebbe
paventato da un oracolo che gli aveva predetto ch’egli sarebbe ucciso da suo genero, essendo del continuo assediato dalle
ltà del vincitore, il quale secondo il patto, non essendo stato vinto da essi nella corsa, li fece tutti morire contentand
alla condizione di pastore, dimorando sul monte Ida seppe farsi amare da Enone, e la rese madre di un bambino che fu chiam
ogli tutte le sventure che erano per accadergli, ma Paride la scacciò da sè e partì. Allorchè questo principe fu ferito da
a Paride la scacciò da sè e partì. Allorchè questo principe fu ferito da Filolette sotto le mura di Troja, andò a ritrovar
dalla sua presenza. Però essendone perdutamente innammorata, lo segui da lungi, col fermo divisamento di guarirlo, ma prim
s, della quale fu proclamato re. Tolta in moglie la ninfa Elise, ebbe da questa una figlia che chiamò Merope. Questa giova
ndo Virgilio egli dette anche il suo nome a tutta questa contrada che da principio fu detta Esperia, poscia da questo Enot
ome a tutta questa contrada che da principio fu detta Esperia, poscia da questo Enotro fu chiamata Enotria, e finalmente I
ria, poscia da questo Enotro fu chiamata Enotria, e finalmente Italia da Italo. Una parte d’Europa è, che da Greci Si dis
ata Enotria, e finalmente Italia da Italo. Una parte d’Europa è, che da Greci Si disse Esperia, antica, bellicosa. E fert
è, che da Greci Si disse Esperia, antica, bellicosa. E fertil terra, da gli Enotrii colta. Prima Enotria nomossi. or. com
città chiamata Sicheliota di Entello. La cronaca narra, ch’egli aveva da più tempo rinunciato ai violenti esercizii dell’a
tiga e molee. Se ciò non fosse, il mar, la terra e ’l ciclo, Lacerati da lor, confusi e sparsi Con essi andrian per lo gra
sua fucina. Per questa ragione le isole chiamate oggi Lipari, furono da principio dette Vulcanie, e poi cangiarono questo
ipio dette Vulcanie, e poi cangiarono questo nome in quello di Eolie, da Eolo, loro re. V. l’articolo precedente. Al dire
ssai mal concio dovè ritirarsi. Però qualche tempo dopo, accompagnato da una mano di suoi seguaci, ritornò nella casa d’Ip
vano coll’osservazione del fegato delle vittime. Questa parola deriva da due vocaboli greci Ηπρα che significa fegato σϰοπ
nero. Questi doni venivano portati pubblicamente, ed erano preceduti da un giovine vestito di bianco e con una fiaccola n
a, e quest’ultimo riuscito vincitore fu proclamato re degli Elei, che da lui presero la denominazione di Epei. Etolo, indi
e ripete ch’egli si rese celebre per l’invenzione di diverse macchine da guerra. Vari scrittori asseriscono che egli avess
o di Troja. 1714. Epi. — Città della Grecia il cui governo era tenuto da Nestore, il quale condusse gran numero dei suoi s
Omero si appiccò per disperazione appena ebbe conoscenza dell’incesto da lei commesso. V. Edipo. La favola ricorda di un’a
altra Epicasta che fu figliuola di Egeo, ed una delle mogli di Ercole da cui ebbe un figliuolo chiamato Tessalo. 1719. Epi
quale si dava il nome di Epidauria, in commemorazione della città ove da principio fu istituita. 1724. Epidauro. — Famosa
la statua, sotto la denominazione di Epidelio quasi a dinotare vemito da Delo, come suona in greco quella parola. 1726. Ep
e posto a custodire la gregge, egli assiso in una caverna fu sorpreso da un profondo sonno che durò per lo spazio di cinqu
profondo sonno che durò per lo spazio di cinquantasette anni. Destato da un forte strepito egli cercò la sua mandra ma non
invenne dopo molte ricerche la sua casa, ma appena picchiò all’uscio, da persone a lui sconosciute, gli fu domandato che c
rio per le mani di lui, il flagello sarebbe cessato. Infatti, offerto da Epimenide un sacrificio di agnelli bianchi e neri
eo, il quale avea consigliato Epimeteo a non accettar mai un presente da Giove, temendo che questi sdegnato contro Promete
nia e che si cantava ai funerali. 1739. Epione. — Moglie di Esculapio da cui egli ebbe varii figliuoli. Fra gli uomini i p
ide aveva fatto a tutti i greci, col rapimento di Elena, travestitasi da uomo, andò come semplice soldato, all’assedio di
ome dato a Posiponte ajo di Ascanio figlio d’Enea : veniva così detto da Epito suo padre. 1746. Epitembia. — Una tale qual
ttaglia. Altri asserisce esser morto in seguito delle ferite fattegli da Nitteo stesso, il quale alla sua volta mori vitti
itteo stesso, il quale alla sua volta mori vittima dei colpi ricevuti da Epopeo, mentre tentava di ucciderlo. Epopeo lasci
da Epopeo, mentre tentava di ucciderlo. Epopeo lasciò due figli avuti da Antiope ai quali dette il nome di Anfione e Zeto 
ano state tolte. 1754. Equirie. — Romolo dette questo nome alle feste da lui istituite in onore di Marte, dio della guerra
furono a lui fonte di rinomanza e di gloria. La parola Eracle deriva da due vocaboli greci Ηρα che significa Giunone e ϰλ
rono ad invadere quella contrada, ma ne furono novellamente scacciati da Atreo, ed allora essi compresero che per impadron
vanno a marito quando sono completamente donne. Questo vocabolo viene da due parole greche : Ηρα che significa donna, e ϰλ
he storico fondamento, il nome dell’eroe potrebbe facilmente derivare da due parole che in lingua greca significano gloria
do la erronea opinione di varii moderni mitologi,) egli, accompagnato da un piccolo numero di soldati e di marinai, muove
ito la sfera mistica dell’eroe, cominciarono le alterazioni dall’aver da principio voluto paragonare, e poscia identificar
di G. Borghi. Le tradizioni moderne ci presentano Ercole nato a Tebe da Alemena e da Giove. …….. In tempo alfine D’Aleme
Le tradizioni moderne ci presentano Ercole nato a Tebe da Alemena e da Giove. …….. In tempo alfine D’Alemena e Giove ad
i Giunone, avesse nascosto il fanciullo in un campo, dove fu raccolto da Minerva la quale lo rese alla madre. Secondo l’op
nini. Lo Scita Eurito fu suo maestro nel tirar d’arco ; Eurito, che da i padri ampie campagne Redato avea, l’instrusse a
eorico — L’Ercoletto — Idillio XXIV. trad. di G. M. Pagnini. Colpito da Lino, egli lo uccise con un colpo di lira per il
rteneva al re Testio, le cui cinquanta figlie furono tutte rese madri da Ercole. Del resto la tradizione del leone del mon
ta del suo esercito, marciò contro Tebe, ma fu nella battaglia ucciso da Ercole stesso, a cui Minerva avea regalato una ma
e, e in un accesso di delirio gettò nel fuoco i figli che aveva avuto da Megara e due bambini figliuoli di Ificlo. Condann
iclo. Condannatosi volontariamente all’esilio pel dolore cagionatogli da questa azione crudele, egli si recò a Delfo onde
he Euristeo. Finalmente una terza tradizione dice che Euristeo, mosso da un sentimento di gelosia, per la gloria che Ercol
turale, Ercole affronta la durezza della schiavitù ed esce trionfante da tutte le prove a lui imposte, mediante il soccors
tesso arma il suo braccio formidabile di una poderosa clava, tagliata da un secolare albero della foresta Nemea. All’altr
à di Trezene, quella avesse preso radici, e avesse poi fatto l’albero da cui Ercole taglïo la sua terribile clava. Ci fare
anto, e mentre si recava nella Focide, le cui campagne erano desolate da quel mostro, egli mise in fuga e debellò i Centau
me agli altri verso il mare Ionio, ma una tempesta violenta sollevata da Giuno ne, gli fece disperdere quasi tutti i conqu
lse i pomi d’oro dal giardino dell’ Esperidi, i quali erano custoditi da un terribile drago che vomitava fiamme dalla bocc
aggiando Ercole con Ifito figlio di Euriteo, lo uccise precipitandolo da una rupe, in un momento di furore. Dall’eccelso
Ercole errò più tempo vagando in traccia di avesse voluto purificarlo da quella uccisione, e non fu che dopo lunghe ricerc
erna Giustizia, di seguire il suo immutabile corso, ed Ercole colpito da una terribile malattia, andò a Delfo onde consult
chiavitù non durò più di un anno. Comunque ciò sia il periodo passato da Ercole fra le mollezze dell’amore, altro non è ch
o col Sandon della Lidia. Da una schiava di Onfale a nome Cleoasia, e da Onfale stessa, ebbe Ercole un figlio che fu detto
ordare che tuttociò riposa su tradizioni non molto antiche rapportate da Apollodoro e da Apollonio. Durante la sua schiavi
ciò riposa su tradizioni non molto antiche rapportate da Apollodoro e da Apollonio. Durante la sua schiavitù, Ercole sconf
La giovane sposa morì poco tempo dopo le nozze, ed Ercole fu colpito da tale disperazione, che volle gittarsi nelle fiamm
cciso un enorme serpente che desolava le rive del fiume Sangaride, fu da Giove annoverato, sotto il nome di Serpentario, f
dizione della Colchide. Altre notizie non meno tradizionali, raccolte da Apollonio, pretendono, per contrario, avere Ercol
a cinquanta remi, e secondo altri, con sole sei navi, ed accompagnato da un drappello di valorosi che volontariamente il s
Podareo ed Esioda la quale dette in moglie a Telamone. Al suo ritorno da questa spedizione, egli fu spinto da una tempesta
oglie a Telamone. Al suo ritorno da questa spedizione, egli fu spinto da una tempesta suscitata da Giunone, sull’isola di
itorno da questa spedizione, egli fu spinto da una tempesta suscitata da Giunone, sull’isola di Coos, ma gli abitanti resp
o, che Acheolo gli disputò invano. Inseguito i Calidonesi marciarono, da lui comandati, contro i Tesprodi ; avendo presa E
saggio per Itone. Ercole fu disfidato ad un particolare combattimento da Cineo figlio di Marte e di Pelopia, ed uccise il
r i suoi stati, quantunque Diodoro rapporto che Amintore fosse ucciso da Ercole per avergli negato la mano di sua figlia A
gioniera la giovanetta Iole, di rara bellezza. La tradizione ripetuta da Sofocle differisce molto da questa : Ercole da qu
di rara bellezza. La tradizione ripetuta da Sofocle differisce molto da questa : Ercole da quindici mesi è lontano dalla
La tradizione ripetuta da Sofocle differisce molto da questa : Ercole da quindici mesi è lontano dalla città di Trachina s
a quel Dio, mandò uno dei suoi araldi a Trachina, onde avere un’abito da festa. Dejanira saputo dall’araldo, che Ercole av
l’incantesimo. Ritornato l’araldo rimise ad Ercole la tunica ricevuta da Dejanira ma non appena Ercole se ne fu rivestito,
che tuo dono ell’era, E tu sel che la mandi. A questi accenti, Ei che da fiero spasmo straziarsi Le viscere sentia, d’un p
te l’immortalità e si riconciliò con Giunone, la quale lo unì ad Ebe, da cui Ercole ebbe due sigli Alesiareo e Aniceto. Un
, nello assegnare a quest’eroe fino ad ottanta e più figliuoli, avuti da un gran numero di mogli e di concubine. Similment
derivano quasi tutti, e fanno continua allusione, ai principali fatti da lui compiuti nella sua eroica carriera, o alla su
tro nel Foro Boario. Il suo famoso altare detto Ara Maxima, istituito da prima dalla famiglia dei Politioni, fu in seguito
’apoteosi d’Ercole, in cui lo si vede ascendere al cielò accompagnato da Minerva o da Mercurio con la fronte recinta di un
rcole, in cui lo si vede ascendere al cielò accompagnato da Minerva o da Mercurio con la fronte recinta di un’aureo’a lumi
1767. Ereso. — Una delle città dell’isola di Lesbo, ebbe questo nome da un figliuolo di Macario che così si chiamava. 176
1770Eretteo. — Secondo la favola fu figlio della Terra, e fu allevato da Minerva, la quale lo educò nel magnifico tempio c
Eretteo fu precipitato nel seno della terra con un colpo di tridente da Nettuno. Un’altra delle quattro figliuolo di Eret
igliuolo di Eretteo avea nome Creusa e fu secondo la cronaca, sedotta da Apollo. 1771. Ergameno. — Re di Meroe, città dell
i suo marito. È questa peraltro un’opinione assai incerta e confutata da molti autori. 1776. Erice. — Re di Sicilia, il qu
cato sul monte Erice, che essendo stato abbattuto fu poi rifabbricato da Claudio Imperadore e che si rese celebre nei fast
ie di Oreste, quantunque questi fosse suo fratello per parte materna, da questa unione naque un figliuolo chiamato Pentilo
dizione ripete di lui uno strano fatto, che egli cioè avesse ricevuta da sua madre tre anime e tre armature, per modo che
cerca, nelle campagne della Sicilia, di sua figlia Proserpina, rapita da Plutone, essa venisse incontrata da Nettuno, il q
di sua figlia Proserpina, rapita da Plutone, essa venisse incontrata da Nettuno, il quale invaghitosi della bellezza di l
me e la peste decimavano gli uomini. Allora gli dei la fecero cercare da per ogni dove, ma non giunsero a scoprirla, finch
nche Cerera Nera, la dea dell’agricoltura, perchè l’oltraggio fattole da Nettuno l’avea resa furibonda. Erinni si chiamava
a tradizione degli Eritrei ripeteva che fosse giunta nella loro città da Tiro per mare, e che entrata nel mare Jonio, si f
solamente le donne. In quanto al pescatore, la tradizione ripete che da quel momento egli ricuperò la vista, della quale
ome forse per voler significare che talvolta il silenzio, raffigurato da Arpocrate — V. Arpocrate — è eloquente quanto la
inerva, il cui nome Greco è Atene, e di Mercurio. Questa figura aveva da una parte l’elmo, lo scudo e le altre insegne di
 I Greci chiamavano Cupido colla particolare denominazione di Eros, e da ciò dissero Ermero quelle statue che avevano una
i Abido, posta sulla spiaggia del mare dalla parte dell’Asia. Essendo da imperiose ragioni obbligato Leandro a nascondere
accesa che serviva di faro al giovine nuotatore. Sesto è città, cui da l’opposta Abido Breve flutto disgiunge. Amor da l
. Sesto è città, cui da l’opposta Abido Breve flutto disgiunge. Amor da l’arco Scoccando ivi uno stral, doppia ad un temp
insero il cadavere di lui sulle spiagge di Sesto, ove fu riconosciuto da Ero, la quale disperata si precipitò nel mare vol
rido Disperata traendo, e intorno al petto Lacerando la vesta, in giù da l’alto Capovolta piomhò — Museo Grammatico Gli Am
no, se non i sepolcri degli eroi, che ordinariamente erano circondati da un bosco sacro, sul limitare del quale sorgeva un
ebbe in Atene un tempio ove le venivano tribulati gli onori divini, e da lei furono dette Erseforie, le feste che in suo o
Ersilia di tanto dolore, che Giunone mossa a pietà, la fece condurre da Iride sul monte Quirinale, ove Romolo le apparve
questa cerimonia era ritenuto come festivo ; il carro veniva accolto da per ogni dove con grande solennità, i pubblici af
i ripudiò Arisba per sposare Ecuba) che il secondo siglio che avrebbe da questa seconda moglie, sarebbe stato cagione dell
e fosse caduto nelle onde. 1824. Esaforo. — Specie di lettiga portata da sei cavalli e della quale usavano i patrizî roman
a all’imboccatura del mare Jonio. La tradizione mitologica raccontata da Ovidio, ripete, che alcune ninfe Najadi, avendo f
alvare suo figlio Esculapio e lo trasportò presso il centauro Chirone da cui poi apprese la medicina. Trasse del corpo de
pio, e l’avesse esposto ad Epidauro, sul monte Titteo, ove fu nudrito da una capra e custodito da un cane. Il pastore Aris
d Epidauro, sul monte Titteo, ove fu nudrito da una capra e custodito da un cane. Il pastore Aristano vide brillare sulla
rar l’anima sotterra, Donando al corpo si stupenda aita : Ma tì torrà da si mirande prove, Lo stral dell’avo tuo paterno G
esse sposato Lampezia figlia del Sole. Dopo la sua morte Esculapio fu da tutta la Grecia adorato come un Dio, e non fu cit
ntane generalmente ritenute siccome salutari. Il culto d’Esculapio fu da Epidauro trasportato in Roma in occasione di una
gura di un serpente, statua che gli fu, secondo la tradizione, eretta da Dionigi il tiranno. Di un altro Esculapio fa anch
statua che Vulcano fece del dio Bacco, e che secondo la tradizione fu da Giove medesimo donata a Dardano, si dava il sopra
ti gli abitanti delle spiagge vicine, ed era seguito nel suo pasaggio da una terribile pestilenza, che non solo uccideva g
one fu anche il nome di una delle figliuole di Danao, la quale, amata da Giove, lo rese padre di un fanciullo che fu chiam
io di Creteo re di Isico in Tessaglia. Egli succedette al padre ma fu da suo fratello Pelia, detronizzato e costretto a vi
alle preghiere del suo amante fece scendere dal cielo un carro tirato da due draghi, vi montò sopra, e scorrendo rapidamen
a aggiunge che l’incantesimo riuscì pienamente e che Esone riacquistò da quel giorno forza e salute. Fin quì la tradizione
olosa, altro non ci ricorda se non che Esone, essendo stato obbligato da Pelia suo fratello, a bere del sangue di toro, fo
n le Atlantidi, alle quali dà per madre una donna, per nome Esperide, da cui trassero il nome collettivo. Al dire del cita
. Espero. — Fratello di Atlante e figlio di Giapeto. Sua figlia detta da lui Esperide, fu tolta in moglie dal proprio zio
da lui Esperide, fu tolta in moglie dal proprio zio paterno Atlante, da cui ebbe sette figliuole conosciute sotto il nome
vetta di un monte, per studiare il corso degli astri, fu trasportato da un vento impetuoso, e non si seppe più novella di
re per Adrasto, reo di omicidio ; Copreo uccisore di Ifiso fu espiato da Euristeo, re di Micene ; ed Ercole stesso vediamo
espiato da Euristeo, re di Micene ; ed Ercole stesso vediamo espiato da Ceixo re di Trachina, e poi da Eumolpo dopo la mo
ene ; ed Ercole stesso vediamo espiato da Ceixo re di Trachina, e poi da Eumolpo dopo la morte del centauro Nesso ; Demofo
oprattutto le popolazioni al cessare di una pubblica calamità. Però è da notarsi che nella cerimonia della lustrazione, l’
. Però è da notarsi che nella cerimonia della lustrazione, l’esercito da purgarsi non passava, come ogni altro individuo r
ta un’altra solennità espiatoria veniva celebrata ogni cinque anni, e da questa derivò la parola lustrare, nel significato
ro Far libagioni all’oriente in faccia. Edipo Libar l’onda degg’io da quelle tazze ? Coro Libarue tre ; tutta versar
ito il trasporto di qualunque oggetto che non fosse una delle vittime da immolarsi. Da ciò, forse, derivò l’antico proverb
minavano le viscere delle vittime. V. Esta. La parola Estipici deriva da due parole latine Exla, viscere, ed inspicere, co
tà che il sole, le stelle e la luna si levassero dal monte Eta, e che da esso nascesse il giorno e la notte. La storia gre
oduceva, senza essere coltivata, i frutti ed i fiori, ed era irrigata da fiumi di latte e di miele, che scorrevano soaviss
fede fraterna, ricorse al suo suocero Adrasto, re d’Argo, e ottenuto da lui protezione ed appoggio, ritornò in patria all
. Al dire di Esiodo, alla creazione del mondo, l’essere supremo formò da principio l’etere, quando ancora il resto dell’un
hè Teseo, invaghitosi di Elena ancor giovanetta, la rapì, nel partire da Afidne la lasciò in custodia ad Etra. E quando Ca
o con se Elena a cui dettero per schiava Etra stessa la quale seguitò da quel giorno a rimanere presso la sua padrona, fin
re presso la sua padrona, finchè dopo la presa di Troja, riconosciuta da suo nipote Demofoonte, fu da lui liberata e ricon
chè dopo la presa di Troja, riconosciuta da suo nipote Demofoonte, fu da lui liberata e ricondotta in patria. 1860. Etreo 
on avessero deciso l’estremo fato dell’eroe Tro’ano. Ferito alla gola da un colpe mortale, Ettore cade, e Achille, fatto l
1864. Eubea. — Così ebbe nome una delle amanti di Mercurio, che ebbe da lei un figliuolo chiamato Polibio. La favola fa m
o. Era adorata in Roma, ove aveva un tempio. La parola Eubulia deriva da due parole greche Ευ bene ; e Βουλ η consïglio. 1
proprio della dea della felicità. In greco la parola Ευγαῳουια deriva da due vocaboli Ευ, ημερα che significano giorni fel
ufiro. — Uno dei sette figliuoli di Niobe, ucciso, coi suoi fratelli, da Apollo a colpi di frecce. V. Niobe. 1874. Eufrade
secondo la tradizione favolosa, erano state nutrite sul monte Pierio da Apollo stesso. …….. Prestanti assai Eran le fere
rà chi debbe Giudicar questa lite ; e suasive Parole e modi troverem, da trarti Di tutti i guai ; Eschilo — Le Eumenidi —
lotti. La dea in fatti, mossa a compassione, placò le furie, ottenne da queste il riposo dello sventurato giovine. Da que
’Ulisse. Narra la tradizione che Eumeo, nella sua infanzia, fu rubato da alcuni Pirati della Fenicia, i quali lo condusser
e insieme ai suoi due fratelli Melampo ed Aleone vengono soprannimati da Cicerone col nome collettivo di Dioscuri. Questa
Dioscuri. Questa opinione del celebre oratore non è peraltro adottata da molti altri scrittori. 1885. Eumolpidi. — Così si
ad Eretteo, questi gli mosse guerra. Nella battaglia decisiva che fu da ambe le parti combattuta con accanito furore, i c
le ninfe Nereidi. 1895. Euriale. — Figlia di Minosse la quale sedotta da Nettuno lo rese padre di Orione. Euriale era anch
e la caccia agli uccelli del lago Stinfalo, fu completamente risanato da questo Euribate. 1898. Euribia. — Al dire di Esio
di lei che, qualche giorno dopo il suo matrimonio, essendo inseguita da certo Aristeo ; essa fu morsicata da una serpe, s
uo matrimonio, essendo inseguita da certo Aristeo ; essa fu morsicata da una serpe, sulle sponde di un fiume, e morì in se
uerra, una cassa nella quale era rinchiusa una statua di Bacco, fatta da Vulcano, e che Giove stesso aveva donato a Dardan
andare a Delfo, onde consultare l’oracolo di Apollo ; ed infatti ebbe da questo risposta ch’egli avesse dovuto seguitare l
enendosi allora della volontà dell’ oracolo, egli si fece riconoscere da quegli abitanti, e salvò la vita a quei due giova
e giovanetti. Dopo questa avventura, Euripile risanò completamente, e da quel tempo gli abitanti di Patrasso, celebrarono
ono, a proposito di questo re, che essendo stati gli Argonauti spinti da una tempesta sulle spiagge del suo regno, egli av
le circostanze delle isole Sirti. Il simbolo della favola, prendendo, da questo fatto semplicissimo, argomento ad un altro
evoli miti, racconta che essendo stata la nave degli Argonauti spinta da una burrasca sulle spiagge della Libia, apparve l
ndava i Cetei, popoli della Misia, i quali allorchè Euripile fu morto da Achille, si fecero tutti uccidere, difendendo il
o. Divenuto adulto Euristeo, invidioso di Ercole, e temendo di essere da questi detronizzato un giorno lo perseguitò conti
uesti, che si compirono i primi amori di Giove con Europa. Giove ebbe da Europa tre figliuoli Minosse, Sarpedone e Radaman
a fosse dato a questa principessa, perchè significa bianchezza, e che da ciò si chiamasse Europa quella parte del globo, i
il cui comandante si precipitò per disperazione nel fiume Imero, che da quel tempo fu, per questa ragione, chiamato Eurot
così perchè rallegrava col suono del flauto e degli altri istrumenti da fiato, di cui si riteneva l’inventrice. La parola
onia. 1914. Eutico. — Narrano le cronache, che quando Augusto mosse da Roma, per la spedizione che poi finì con la batta
ben formato ; e l’asino si chiamava Nicone, che vuol dire vinvitore, da ciò prese Augusto lieto presagio per la vittoria,
conoscenza della origine divina dell’oreo, e seppe le gloriose azioni da lui compiute, l’onorò come una divinità. A tale u
a del tramonto. Il suo nome che significa che vive felicemente deriva da due parole greche Ev e ημερα giorni felici. 1921.
nza religiosa dei pagani alle differenti divinità, il potere d’essere da per ogni dove. In simili occasioni si cantavano a
ato. Al dire di Plinio, gli Etrurî evocavano il fulmine per liberarsi da qualche nemico. Numa Pompilio, il più saggio re d
ei Fabiani. 1926. Fabio. — Uno dei figliuoli di Ercole, che egli ebbe da una figlia del re Evandro, per nome Vinduna. Al d
a del re Evandro, per nome Vinduna. Al dire di Festo, egli chiamavasi da principio Fovio dal latino Fovea che significa fo
Dodona, uscivano dalla cavità di un’albero di faggio, e secondo altri da un albero di quercia. V. Dodona. 1931. Faja. — La
ettera suggellata, con ordine di aprirla e leggerla. Falisio credette da prima che la donna volesse prendersi giuoco di lu
nimo, alla dolorosa sventura che lo avea colpito ; ma sentendo poscia da Anite, che ella non faceva se non se ubbidire al
ra gli sguardi si trovò così miracolosamente guarito che potè leggere da capo a fondo il contenuto di quel foglio, Allora
egno di Bacco, irritato contro gli Ateniesi per l’indegno trattamento da essi fatto ad un suo protetto. Consultato nuovame
 : ma accorgendosi che non aveva potuto trovare tutte le membra, fece da valenti artefici, copiare in cera e in altre mate
È più veloce ; e com’ più va, più cresce. E maggior forza acquista. É da principio Picciola e debil cosa, e non s’arrischi
atici erano invasi dal fuoco di Bellona, forse perchè essi dimoravano da principio nel tempio sacro a quella dea. I fanati
a, fosse stata ricevuta a bordo del bastimento di Faone, e tragittata da lui con ogni prontezza, e senza pretender nulla i
di bronzo, attaccate le une alle altre. Prima di ottenere un responso da questo oracolo, bisognava sottomettersi a numeros
questa divinità durante le feste romane. 1947. Faside. — Apollo ebbe da una delle ninfe oceanidi, chiamata Ociroe, un fig
ui lo straziarono in modo che si precipitò nel fiume Arturo, il quale da quel giorno cangiò il suo primitivo nome in quell
chei. Questa prima fatalità, inevitabile come tutte le altre, nasceva da una antica tradizione secondo la quale era detto
attimento abbandonò il campo trojano, e ingrato e traditore, combattè da quel giorno nelle file dei greci. In cotal guisa
ichiamava moltissima gente non solo dal paese di Oenotria, ma persino da tutta l’Italia. Al dire del citato scrittore, all
o che col cibo nel becco volava sempre presso una data caverna, mosso da curiosità penetrò in quella, e vide due bambini a
a, mosso da curiosità penetrò in quella, e vide due bambini allattati da una lupa. Sorpreso da tale fatto, e convinto che
penetrò in quella, e vide due bambini allattati da una lupa. Sorpreso da tale fatto, e convinto che era quella una rivelaz
lla vita. L’opinione più generale però è che Apollo si chiamasse Febo da Febea o Febe sua avola e madre di Latona. — Vedi
nitra ed a fianco un pesce, un aghirone, uccello acquatico ed un urna da cui cade un’acqua abbondante. Al dire dello scrit
a questo nome durante il mese di febbraio. Queste feste, accompagnate da sacrifizi ed offerte si facevano, al dire di Plin
ne dell’ingiuria fatta alla città di Roma. Se trascorsi trenta giorni da questa intimazione, i nemici non avevano cercato
e moglie di Teseo re di Atene. Narra la cronaca che Teseo aveva avuto da una prima moglie un figliuolo chiamato Ippolito,
circonvicine. Al dire di Euripide, fece Fedra ogni sforzo per vincere da principio la funesta passione che le si era acces
mo, che quando l’uccello Fenice si sentiva prossimo a morire, formava da se stesso un nido di legna aromatiche e di gomma,
l sole. Dalle midolle, ritenevano gli egiziani, che nascesse un verme da cui poi formavasi un’altra Fenice. L’opinione gen
asce nei deserti dell’Arabia ed ha una lunghissima esistenza, vivendo da 500 ai 600 anni. Presso gli scrittori dell’antich
e. Nell’ intento di portar sempre l’attenzione dei lettori sulle idee da noi esposte nella introduzione di questa nostra o
e a quelle del fiume Asopo. Fenice si chiamava del pari un’istrumento da corda assai in uso presso gli abitatori della Tra
r i laidi vezzi di una sua concubina per nome Lizia, si facesse amare da questa, la quale abbandonò facilmente il vecchio
, concepì l’orrendo pensiero di ucciderlo, ma poscia, inspirato forse da qualche benefico nume, e temendo di cedere alla f
dei morti si agirassero per le vie della città. I Romani, spaventati da siffatti prodigi, rimisero ben presto in vigore l
are sulle sepolture. Altri pretendono invece, che quel vocabolo venga da Fera ossia Crudele, essendo questo il soprannome
rie Latine. — Riferiscono le cronache codeste Ferie fossero istituite da Tarquinio per solennizzare Roma come capitale del
toni fuorchè di quelli di Ferula. Forse i seguaci di quel dio colpiti da ebbrezza per troppo larghe libazioni, dovettero o
Cefalo e dell’Aurora il quale dopo essere stato cangiato in genio, fu da Venere adibito alla custodia d’uno dei suoi tempi
fecondi, portò a Giove i suoi lamenti, supplicandolo che la liberasse da tanta rovina ; L’alma gran Terra ch’é cinta dal
i degli dei, coloro che si illustrarono nelle arti stesse, esercitate da qualche nume come Orfeo, Lino ed altri moltissimi
ione a Venere come madre dell’ amore. 2004. Filace. — Ossia custode : da questa significazione si dava un tal soprannome a
e di Apollo. La tradizione mitologica dice che essi furono allattati da una capra, la quale essendo per ciò ritenuta come
gli Argonauti. 2008. File. — Figlio di Augia, re d’Elide, il quale fu da Ercole posto sul trono del padre suo, perchè voll
gina. Un’antica tradizione, narra che Demofoonte, re d’Atene, gettato da una tempesta sulle rive della Tracia, al suo rito
Fillide, si recò per nove volte alla spiaggia, sperando sempre veder da lungi comparire la vela desiderata ; ma ginnta la
3. Fillo. — Alcimedonte ebbe una figliuola così chiamata, la quale fu da Ercole resa madre di un bambino. Narra la cronaca
le, questa che amava teneramente Filomena, non potendo vivere lontana da lei, ottenne dal marito che egli stesso sarebbe a
ttenne dal marito che egli stesso sarebbe andato in Atene, onde avere da Pandione, la grazia che Filomena sarebbe andata a
tato miserrimo in cui si trovava. Finalmente un giorno, colpita quasi da un ispirazione del cielo, ella trapunse su di una
da un ispirazione del cielo, ella trapunse su di una tela, con un ago da ricamo, l’infame attentato di Tereo, e la triste
Fatalita di Troja, mandarono una deputazione a Filottete, onde sapere da lui il luogo dove, insieme alle ceneri dell’ eroe
a mortale ferita, la quale ben presto si cangiò in una orribile piaga da cui esalava un insopportabile puzzo, per modo che
o compirsi ; ond’ è che Ulisse, sebbene si sapesse mortalmente odiato da Filottete, acconsenti di mettersi a capo di un’ a
one, e di muovere alla volta dell’ isola di Lemnos, onde farsi cedere da Filottete le famose sue frecce ; e ciò fece l’ast
, qual or tu vedi, ottenni. E tu pur, sappi, a gloriosa vita Sorgerai da tue pene. A Troja giunto Con questo prode, all’ e
riamea, e resisi i greci padroni di essa Filottete del tutto risanato da Esculapio della sua ferita al piede, pensò dappri
della Calabria in compagnia di alcuni Tessali, che lo avevano seguito da Troja, e aiutato da questi, fondò in quella contr
mpagnia di alcuni Tessali, che lo avevano seguito da Troja, e aiutato da questi, fondò in quella contrada la città di Peti
per mezzo d’Aquilone acciecare il crudele re, il quale fu sottoposto da Borea suo avo all’istesso crudele supplizio che e
eve spazio di tempo, essendo stati gli Argonauti accolti cortesemente da Fineo, in ricompensa delle sue larghezze, lo libe
trada d’Elide visse una giovanetta chiamata in tal modo, che fu amata da Bacco e resa da lui madre di un figliuolo conosci
sse una giovanetta chiamata in tal modo, che fu amata da Bacco e resa da lui madre di un figliuolo conosciuto sotto il nom
tempie, quasi a dinotare che fossero bagnati e appoggiati ad un’ urna da cui scaturisce l’acqua che forma il flume. Da ult
l’altra riva Sovra una fonte, che bolle, e riversa Per un fossato che da lei diriva. L’acqua era buia molto più che persa 
presso i romani erano comuni i suonatori di due flauti, come si vede da gran numero di medaglie e di monumenti dell’ anti
ia non ebbe che una sola figlia chiamata Coronide la quale fu sedotta da Apollo che la rese madre di Esculapio. V . Coron
cronaca favolosa ripete che Flegia per vendicare l’ingiuria fattagli da Apollo, avesse appiccato il fuoco al tempio di De
ato a rimanere eternamente sotto ad una rupe che minaccia di cadergli da un momento all’altro sul capo e schiacciarlo sott
Flegia infelicissimo Va tra l’ombre gridando ad alta voce : Imparate da me voi che mirate La pena mia. Non violate il giu
composto tutto di uomini arditi e valorosi, che Flegia aveva riuniti da tutte le parti della Grecia e condotti seco ad ab
e saccheggiarono il tempio di Apollo in Delfo. Essi furono distrutti da continui terremoti, dalla peste, e finalmente dal
di una giovanetta bellissima e sorridente, con in mano un cornucopia da cui cadeva un’ abbondante pioggia di fiori. Cicer
Eaco e della Nereide Pfammate. Narra la cronaca, che Eaco aveva avuto da una sua prima moglie due altri figliuoli chiamati
rti, ma sventuratamente si ferì in una mano, nel togliere ùna freccia da uno dei cadaveri e dopo qualche giorno mori di qu
za, onorò Folo di splendidi funerali e lo seppelli sulla montagna che da lui prese il nome di Foloe. 2041. Fontinali. — Pr
ra un re della Corsica, il quale sconfitto in un combattimento navale da Atlante, morì senza che si potesse trovare il suo
ella Tessaglia, credevano che essi avessero tratta la la loro origine da quest’insetti, e propriamente dalle formiche dell
eda L’ eletto suolo, al suoi desir si ceda. Pindaro — Ode VIII trad. da G. Borghi. Presso i popoli Fareati, vi era un an
che Servio Tullio aveva fatto porre nel tempio, fosse rimasta intatta da un incendio, che distrusse quel monumento pochi a
ventano ed i popoli. Ed il Lazio guerriero ; Orazio — Ode XXXV trad. da Camillo de’ Conti Toriglioni. 2052. Forza. — I p
zione della favola ci ricorda che i figliuoli di Niobe fossero uccisi da Diana e da Apollo a colpi di freccia, altro non d
favola ci ricorda che i figliuoli di Niobe fossero uccisi da Diana e da Apollo a colpi di freccia, altro non deve intende
eggiò alla volta della Colchide ; ove giunto fu cortesemente ospitato da un suo parente per nome Aete, re di quell’ isola,
favolosa racconta che essendo stato Cielo, padre di Saturno, liberato da Giove, suo nipote, dalla prigione ove Saturno lo
meggiante alle due estremità ; sia come una specie di freccia puntuta da ambe le parti. Al dire di Pausania, la principale
o. Faremo qui notare che questa antica tradizione religiosa, riferita da Plinio, non avesse dovuto restare in vigore ai te
da Plinio, non avesse dovuto restare in vigore ai tempi di Euripide, da poi che quest’ ultimo scrittore ne istruisce, com
’ ultimo scrittore ne istruisce, come essendo stato Capaneo atterrato da un colpo di fulmine lanciatogli da Giove per puni
me essendo stato Capaneo atterrato da un colpo di fulmine lanciatogli da Giove per punirlo delle sue atroci bestemmie, fos
esta contrada, vi erano alcuni dati recinti chiusi tutto all’ intorno da alte muraglie senza tetto, dove il popolo correva
ntichità, l’orrenda confusione prodotta in Tebe ; dalle Furie mandate da Giunone per vendicare Atamante ; nonchè quello ch
, che appena essi entravano in quel temuto recinto, venivano assaliti da una specie di furore, che faceva loro perdere la
ibunale noto sotto il nome di Areopago Quel tempio fu fatto costruire da Oreste, quando le Furie cessarono di tormentarlo 
fosse in quel punto ch’ egli avesse innalzate le famose colonne dette da Strabone portae Gaditanae. 2071. Galantide. — Sch
regina delle dee, allude ad un errore reso popolare dall’ ignoranza, da poi che la Donnola porta quasi sempre in bocca i
iò con tanta forza il seno che gli veniva offerto, che il latte cadde da quella in gran copia, macchiando di numerosi punt
volta l’anno un pellegrinaggio di S. Jacopo nella città di Galizia : da ciò la confusione che abitualmente si fa, fra i d
fistula dà fuor l’ usato accento, Più tosto strepitoso, che soave ; E da lo stral d’ Amor piagato e punto, Col canto al do
chità che cotesti sacerdoti di Cibele, traevano la loro denominazione da un fiume nella Frigia, chiamato Gallo. Ma gli eu
IV trad. di G. B. Bianchi. La istituzione di codesti sacerdoti, ebbe da principio vita nella Frigia ; ma poi, coll’ andar
l primo sacerdote di Cibele, il quale, secondo la tradizione, si fece da se stesso eunuco V. Ati. Da ciò i sacerdoti galli
di Marte, e lasciò sorprendere Venere nelle braccia dell’ amante suo, da Vulcano marito di lei. Sdegnato Marte della poca
e protettore dei matrimoni. 2085. Gange. — Fiume delle Indie ritenuto da quegli abitanti come una delle loro più possenti
a contrada. Ganimede obbediente ai voleri paterni, partì accompagnato da un numeroso seguito di signori e di valletti. Sen
Ganimede stesso, per risarcimento di alcune vecchie ingiurie fattegli da Tros padre di lui. Comunque sia, questo fatto det
n bosco di cipressi. 2087. Garamantide. — Una delle ninfe Napee amata da Giove. Essa fu madre di diversi figli di cui i pi
pel loro coraggio, che li fece generalmente ritenere come discendenti da Ercole stesso. 2096. Gemini o Gemelli. — Il terzo
il dio Apollo e l’Ercole egiziano. Questa opinione però non è seguita da molti autori ; e vi sono anzi altri i quali danno
ueste differenti e discorde opinioni, quella più generalmente seguita da tutti i poeti dell’antichità, è che sotto il segn
se di Gennajo stando sul limitare del nuovo anno guarda in certo modo da una parte l’anno trascorso ; e dall’altra l’anno
ovano naturalmente’ sulla superficie della terra. Essi ritenevano che da quelle fenditure uscissero come dall’antro di Del
rsi punti producevano, venivano attentamente studiate ritenendosi che da quelle differenti combinazioni si potesse predire
più di un cubo di altezza e che fossero discacciati dalla loro patria da una immensa quantità di grù. Al dire dello scritt
cronaca favolosa ne ha fatto un mostruoso gigante, il quale custodiva da se stesso le sue numerose mandre, a cui facea gua
stessa che Cerere o la Terra. E questa per altro un’opinione seguita da ben pochi scrittori accreditati della mitologia.
ne. Vi sono però alcuni mitologi e cronisti i quali distinguono Bacco da Giacco e fanno quest’ultimo figliuolo della dea C
doloroso per quanto poetico. Giacinto era così passionatamente amato da Apollo, che questi abbandonò sovente la sua celes
ollo, che questi abbandonò sovente la sua celeste dimora per seguirlo da per ogni dove, e star sempre in sua compagnia. Un
nache dell’antichità ripetono, che Giacinto fosse in pari tempo amato da Apollo e da Borea ; e che quest’ultimo vedendo di
ntichità ripetono, che Giacinto fosse in pari tempo amato da Apollo e da Borea ; e che quest’ultimo vedendo di mal’occhio
pprodò in Italia ove fece delle conquiste, e fabbricò una città detta da lui Gianicola. La tradizione favolosa stabilisce
a Pace, considerando che il regno di questo dio non era stato turbato da alcuna guerra. Coll’andare degli anni questo temp
dote onora : Rideresti a’miei nomi : che or mi è dato. Quel di Clusio da lui che il sacrifizio Compie, e talor Patulcio io
venuto a stabilirsi in Italia, ove si dette ad incivilire quel popolo da principio barbaro ed incolto. Estesissimo ora in
ua bellezza. Un’antica tradizione ripele, che ella fu tolta in moglie da un giovane per nome Ifi o Ifide che si cangiò in
ente il nome di una delle porte di Roma, la stessa alla quale si dava da principio la denominazione di Viminale, cangiata
e infrante le toppe, che assicuravano quella poria. Colpiti i sabini da siffatto prodigio si precipitarono per penetrare
ocati. Ella i Sabin già fatti avea veuire Alla porta, la qual punta da i morsi D’invidia, Giuno accorsa era ad aprire.
aver Giapeto tolta in moglie la bella Climene, figliuola dell’Oceano, da cui ebbe quattro figliuoli : Prometeo, Menezio, E
 Figlio di laso. Ancor giovanetto, a somiglianza di Giacinto fu amato da Apollo, il quale gli offerse tutti i suoi doni :
lo, sovr’ogni altro amato Da Febo. E Febo stesso, allor ch’acceso Era da l’amor suo, la cetra e l’arco E ’I vaticinio, e q
ine alla guerra. Era d’Ammoue, E de la Garamantide Napea, Già rapita da lui, questo re nato. Onde a Giove suo padre entro
padre di quella giovanetta Jole, che fu così appassionatamente amata da Ercole — V.jole. 2133. Glardini. — Presso i pagan
tra, una delle ninfe Atlantidi. È detto che Giasione sposasse Cibele, da cui ebbe un figliuolo per nome Coribante. Siccome
i Cerere e che avendola voluta tentare nel pudore fosse stato colpito da un fulmine. Il cronista Igino asserisce invece, c
sta Igino asserisce invece, che Giasione sposò legittimamente Cerere, da cui ebbe un figliuolo che fu Plutone dio delle ri
ed usurpatore del trono, che sarebbe stato alla sua volta spogliato, da un principe degli Eolidi, del potere che aveva us
istata corona, aveva anche soggiunto che egli avesse dovuto guardarsi da un uomo che gli sarebbe venuto incontro con un pi
surpatore. Intanto Giasone si avviò alla reggia e fattosi riconoscere da Pelia come figliuolo di Esone, dimandò lealmente
ludere le incalzanti dimande di lui, e gli propose, onde allontanarlo da Jolco, una gloriosa e pericolosissima spedizione.
l’idea della gloria di cui avrebbe ricoperto il proprio nome ; spinto da quel desiderio di avventure onde sentiva fremersi
o, che Frisso vi aveva lasciato, — V. frisso — e che veniva custodito da un enorme ed orrendo drago, e da due tori furiosi
— V. frisso — e che veniva custodito da un enorme ed orrendo drago, e da due tori furiosi che vomitavano flamme e fumo dal
trapresa di Giasone ; e tanto che giunse felicemente al Porto Pegaso, da cui fece partire la nave e con prospero vento, fu
spero vento, fu condotto in Lenno, dove essendo quell’isola governata da donne sole, le quali sprezzando l’imperio dei mar
del re Toante, Giasone avendo insieme con i compagni vinto quelle, fu da Isifile amato, ma egli in seguito l’abbandonò, la
no andali ad impiorare, colpita dalla bellezza di Giasone, e attratta da un sentimento di irresistibile simpatia, gli aves
mmani condizioni ; e il giorno dopo si radunarono tutti gli Argonauti da una parte, e il re con gran seguito di cortigiani
ve che il giovanetto eroe si accingeva ad affrontare. In fatti furono da prima lasciati i due terribili tori, la cui sola
ezzo di un numeroso stuolo di guerrieri, che come per incanto sursero da quelli, una grossa pietra, onde essi ciechi di fu
la terribile fiera, l’addormentò con una bevanda incantata, preparata da Medea stessa, e profittando del souno del terribi
della Grecia. Ritornato a Joico si presentò a Pelia, onde pretendere da lui la restituzione del trono paterno, che ora gl
sto periodo di tempo, Giasone ponendo in non cale gl’immensi obblighi da lui contratti verso Medea ; e calpestando le prom
di sangue, montò, secondo la tradizione favolosa, in un carro tirato da due dragoni alati, e si dileguò fra le nubi in me
Secondo il citato scrittore, durante il regno di Saturno, questi ebbe da Anobret un figliuolo al quale pose il nome di Geh
o cogli ornamenti reali, e poscia lo sacrificò su di un altare. Forse da questa tradizione dell’antichità mitologica, emer
sprimere senza parlare i loro pensieri. La parola Gieroglifici deriva da due vocaboli greci ιερος, γλυφω che suonano scolp
Gieroglifici formavano un’intera frase, dice il citato scrittore che da una parte si vedeva effigiato un bambino, simbolo
lle donne dei sacerdoti Gierofanti. Però questa opinione è combattuta da diversi scrittori e mitologi accreditati, imperoc
ere congiunture, come le cose più gravi. La parola Gieromanzia deriva da due vocaboli greci ἱερος, σϰοπεα che significano
ura mostruosa, proporzionata alla loro smisurata altezza Gli vedevam da lunge in su l’arena, Quantunque indarno, minaccio
a dea della saggezza, ed in fatti, aiutato nella disastrosa battaglia da Ercole, sconfisse i Giganti a colpi di fulmini, p
nciare delle pietre di tale grandezza, invano sarebbero state rimosse da quattro uomini di ordinaria struttura. Al dire di
antichi chiamavano questa misura di liquido, e che era la più grande da essi adoperata. Al dire del cronista Flegone, fur
o cadavere di cui parla il Boccaccio, era quello di un gigante ucciso da Ercole, e che si chiamava appunto Erice ; il cui
o dei quali pesava circa cinque once. Da tutti questi numerosi esempi da noi finora citati, e facendo un parallelo storico
e la conseguenza che altra volta la terra sia stata in realtà abitata da uomini di gigantesca struttura. Noi però senza in
nel decimo al fondo le sommerse : Orribil fondo d’ogni luce muto, Che da perpetui venti è combattuto. Monti — La Musogoni
le ritraeva tutto quanto abbisognava alla sua famiglia, e che, libero da ogni altra cura, viveva tranquillo e felice. 2152
avere commercio con esse, a patto che i figliuoli che sarebbero nati da questo connubio, sarebbero stati Amazzoni, se era
enti del corpo. Da principio i giuochi Ginnici non venivano celebrati da persone ignude ; ma semplicemente vestite di legg
, che i Ginnosofisti giunti all’età della vecchiezza, si abbruciavano da sè stessi onde non lasciarsi opprimere da quei ma
vecchiezza, si abbruciavano da sè stessi onde non lasciarsi opprimere da quei malori, che sono generalmente inevitabili co
germogliare un mite seutimento d’amore. E questa anche l’idea seguita da Alfieri. …….. il ferro Ecco, dal fianco palpitan
Scena III. Queste opinioni dei due famosi scrittori sono combattute da vari antori antichi, fra cui Pausania ed Omero, i
one, e le Calende di ciascun mese. Oltre a questi giorni riconosciuti da tutti come fortunati o sfortunati ; vi erano pres
iorni del mese. Così la storia ci ammaestra della bella risposta data da Lucullo a coloro che volevano dissuaderlo dal com
on ligi i dì sereni e bei : A te consorte è Temi, e Palla è figlia, E da te scende il saggio, e ti somiglia. MONTI — La Mu
elo e dalla Terra, gli aveva annunziato ch’ egli sarebbe detronizzato da uno dei suoi figli. Però Rea, addolorata di veder
alla propria moglie Giunone ebbe Vulcano, Marte ed altri figliuoli, e da Mnemosina nove figliuole che furono poi le nove M
tava le preghiere degli uomini, qualunque si fosse la parte del mondo da essi abitata. Per contrario gli abitanti dell’ is
che dei due Giovi d’ Arcadia, uno era antico quanto il mondo, e nato da ignoti genitori, e che si fosse fatto poi conosce
r quanto riguarda poi la divisione dell’ impero dell’ universo, fatta da Giove coi suoi fratelli, Nettuno e Plutone, essa
scrittori e cronisti dell’antichità, la denominazione di Giove deriva da due parole latine juvans pater. 2162. Gioventù — 
liti ai celesti anco partio. PINDARO — Odi Ismiche — Ode VIII. trad. da G. BORGHI. Questo è di Radamanto il tristo regn
dov’egli ode, esamina, condanna E discopre i peccati che di sopra Son da le genti o vanamente ascosi In vita, o non purgat
confessa ; E quel conoscitor delle peccata Vede qual loco d’inferno è da essa : Cignesi colla coda tante volte, Quantunque
er mezzo di un prodigio. ……e la materna scorta Seguendo, da’nemici e da le fiamme Mi rendei salvo : chè dovunque il passo
spettiva patria. Al dire di Omero, Giunone fu allevata dall’Oceano e da Teti, sua moglie. Dell’alma terra Ai fini estremi
sitar men vado L’antica Teti e l’Oceàn de’numi Generator, che présami da Rea, Quando sotto la terra e le profonde Voragini
iade — Libro XV. trad. di V. MONTI. Vulcano, che tentò liberarla, fu da Giove precipitato dall’Olimpo con un calcio, per
a tregua non solo le amanti di Giove, ma i figli che egli ebbe, tanto da altre dee, quanto da donne mortali, il cui numero
amanti di Giove, ma i figli che egli ebbe, tanto da altre dee, quanto da donne mortali, il cui numero raggiunge una cifra
a Giunone pagana ; altrettanto differenti sono le notizie trasmesseci da molti di essi riguardo ai diversi figliuoli di qu
o in tutte le parti del mondo autico. Il racconto dei pretesi prodigi da essa operati, e delle terribili vendette compiute
rtagine, in Egittò e nella Siria. In Italia ed in Grecia si trovavano da per ogni dove templi, oratori, are ed oracoli a l
fferenti divinità altro non erano se non delle pietre informi ; e che da principio anche la statua della Giunone d’Argo, e
juvare, a simiglianza della etimologia del nome di Giove, che deriva da juvans pater. V. Giove. Finalmente per completare
 ; alcuni dai nomi dei luoghi in cui era adorata, ed altri moltissimi da qualche suo attributo. I più comuni fra i soprann
no nella lotta, nel pugillato e in altri combattimenti eseguiti tanto da uomini contro uomini, quanto da uomini contro ani
in altri combattimenti eseguiti tanto da uomini contro uomini, quanto da uomini contro animali. Comunemente i giuochi agon
Similmente Omero nell’Iliade, ci descrive i giuochi funebri celebrati da Achille in onore del morto amico Patroclo, e l’is
oco della dura lotta, E de’premii fè mostra ; al vincitore Un tripode da fuoco, e a cui di dodici Tauri il valore dagli Ac
ardanti stupefatti il grido. Tentò secondo il sofferente Ulisse Alzar da terra l’avversario, e alquanto Lo smosse ei si, m
lie del suo amante immortale ; il quale in premio dei favori ricevuti da lei, l’innalzò fra le divinità, e le dette la pre
e sui piccoli fiumi. Le cronache raccontano, che Giuturna, informata da Giunone che Turno ed Enea avrebbero posto fine a
Ma non essendo riuscita nel suo intento, e vedendo che Enea incalzava da vicino Turno, montò sul carro del fratello, e lo
o rogo. Virgilio — Eneide — Libro XI trad. di A. Caro. Preso alfin da spietata ira, le gole Di dodici segò prestanti fi
n essendo possibile che si fosse adorata questa mite e soave divinità da un popolo che assisteva con tanta passione ad un
son io…… Della Valle — Medea — tragedia Atto 2.° Scena III Sposata da Giasone, fu per gelosia fatta morire da Medea con
a Atto 2.° Scena III Sposata da Giasone, fu per gelosia fatta morire da Medea con un cinto avvelenato. V. Creusa. .....I
quei pesci come se fossero ancora nel loro naturale elemento. Colpito da quel fatto per sè stesso semplicissimo, Glauco no
commovimento nelle vi. scere e nel cuore ; e fu immantinenti colpito da un ardente ed indomabile desiderio di cangiar nat
r la gola, Quando tutte le viscere commosse Mi sentii d’improvviso, e da un desio Dal natural diverso il cor rapito. Nè re
e di compagno, accolto Fui da’numi del mare. Ond’io m’andassi Sciolto da tutte qualitadi umane, Oceano e Teti a me maestri
i un uomo con folta e lunga barba ; con le sopracciglia unite in modo da formarne una sola ; col petto coperto di alga mar
rmarne una sola ; col petto coperto di alga marina fino alla cintura, da cui usciva una larga coda di pesce ripiegantesi s
non essendone venuto a capo, temendo che i suoi soldati non avessero da ciò tratto cattivi auspici per le battaglie avven
netta che andava ad attinger acqua ad una prossima fonte ; e attratto da quella confidenza che ispira sempre un volto sere
tutte le loro dissensioni. Mida in riconoscenza della grazia ottenuta da Giove, fece sospendere nel tempio di questo dio i
i 2191. Gorgofona — Una delle figlie di Perseo : fu tolta in moglie da Peririete, re dei Messeni. 2192. Gorgofora —  V.
ago Tritonide, e che altro non erano se non donne guerriere governate da Medusa, loro regina, e che fossero poi completame
ate da Medusa, loro regina, e che fossero poi completamente distrutte da Ercole. Per altro, codesta opinione di Diodoro è
adi, essendosi un giorno imbattuti con una delle gorgoni, la uccisero da lontano senza che essa avesse potuto vederli, a c
ni. Plinio ne parla come di donne selvagge, abitatrici delle Gorgati, da cui venne loro il Lome di gorgoni ; ed aggiunge c
avrà portato in Grecia le ricchezze. Or dunque alla magnanima Gente da Palla Scorio Venia l’invitto Perseo Valor mostran
riade. Fu figliuola di Ossilo, e della ninfa Amadriade, la quale ebbe da lui sette altre figliuole, che insieme a questa G
hè i beni dei quali si supponevano le dispensatrice, erano desiderate da tutti. Discorde è l’opinione dei cronisti e dei m
pinte interamente nude ; e questa opinione è presso di noi avvalorata da gran numero di medaglie e di bassorilievi dell’an
ha qualcuno che ci presenta le Grazie secondo la descrizione fattaci da Paufania, pure è estesissimo il numero di quelli
radizione, queste tre divinità, informantesi in una sola, erano state da principio non solo divise, ma nemiche fra loro ;
en pochi gli autori che ne han fatta menzione. 2219. Heriafadur. — Fu da principio un re guerriero degli Asi. Coll’andare
morte e della suprema felicità : almeno così era ritenuto ed adorato da tutti gl’isolani dell’arcipelago. Un’antica tradi
ezzo. 2223. Hobal. — Nelle lingue semitiche il Sole si chiama Baal, e da ciò gli arabi danno il nome di Hobal, ad un loro
di Hobal era una grande statua di pietra, la quale veniva circondata da altre 360 statue più piccole, ognuna delle quali
eposta nella Caaba, tempio maggiore della Mecca, e quivi fu distrutta da Maometto, quando egli entrò trionfante nella citt
tato in altro paese, si lascia volontariamente morir di fame, affetto da una inguaribile nostalgia. Il cronista Eliano a s
i dei cristieri come rimedio medicinale ; imperocchè fu osservato che da sè stesso si appresta un tal rimedio, a cui si pi
dei sacrifizii. 2228. Icarlo. — Padre della famosa Penelope, sposata da Ulisse. Allorquando l’astuto greco gli chiese la
anta precipitazione, che Icaro ricadde nell’acqua e si annegò ; e che da quell’epoca, tanto quel tratto di mare, quanto l’
i e i cronisti della mitologia, foggiarono sulla tradizione accennata da Diodoro. Infatti, presso tutti i poeti dell’antic
lla sua posizione sarebbe tornato funesto allo strano volatore. Icaro da principio si attenne strettamente alle raccomanda
o l’appoggio che lo manteneva in equilibrio nel vuoto, egli precipitò da un’altezza smisurata nel mare, e vi restò miseram
to animale gli onori divini. Ciò avveniva, secondo asserisce Diodoro, da un sentimento di riconoscenza, imperocchè l’Icneu
, si lancia nelle sue viscere e, senza mangiarle, gliele rode in modo da cagionargli la morte. Presso i pagani l’Icneumone
endosi fuso pel calore del fuoco, scorreva liquefatto. Essi appresero da questo il modo di fondere i metalli. Questa tradi
il modo di fondere i metalli. Questa tradizione è peraltro oppugnata da Diodoro, il quale asserisce nelle sue cronache, c
a di Apollo, gli aveva sedotta la moglie Febe, figliuola di Leucippo, da lui sposata in seconde nozze. Però Polluce, per v
lla città di Idalia, sorgeva un bosco sacro visitato assai di sovente da Venere stessa ; e che anzi fu colà che ella trasp
estio e fratello di Altea. Secondo lo scrittore Igino, Ideo fu ucciso da Meleagro suo nipote, perchè egli, avea voluto a f
ane, fece ritorno in Creta, ma nella traversata, assalita la sua nave da una furiosa tempesta, era prossima a far naufragi
e il sacrificio fosse consumato ; e questa opinione è seguitata anche da varii autori moderni, fra cui il Fénélon, nelle s
erna. — Secondo riferisce Esiodo, questo spaventevole mostro era nato da Tifone e da Echidna. La tradizione mitologica, a
ndo riferisce Esiodo, questo spaventevole mostro era nato da Tifone e da Echidna. La tradizione mitologica, a cui s’attien
e a guidare i destrieri al suo fedele amico Iolao, il quale gli servi da cocchiere. La favola aggiunge, che quando l’eroe
li egiziani davano questo nome ad una specie di grande anfora, forata da tutte le parti, e che presso di loro raffigurava
figliuola. V. Evadne. Ifi ebbe pure nome una giovanetta che fu amato da Anassarete. Ifi finalmente era il nome di una sch
me una figlia di Proteo, re degli argivi, la quale fu tolta in moglie da un medico chiamato Melampo, per questo singolare
sentò al re, promettendo di guarire le sue figliuole, alle condizioni da lui imposte. Il re ordinò si eseguissero alla let
po ; lo stesso di cui parlammo nell’articolo precedente ; onde sapere da lui il mezzo di aver prole. Melampo gli disse all
ra gli Argonauti che fu figlio di Testio, e fratello di Altea. Ificlo da ultimo si chiamò il fratello gemello di Ercole fi
esposizione del fatto. Trattenuta l’armata greca nel porto di Aulide da una interminabile bonaccia, i capitani greci, e s
posta sua sposa. In quanto ad Ifigenia, il poeta greco ce la presenta da principio atterrita alla vista del terribile dest
sarebbe senza dubbio stata sacrificata, se Ulisse istesso, atterrito da alcuni presagi, e spaventato dalle minacce di Ach
Ifigenia trascorse diversi anni nella Tauride, generalmente ritenuta da tutti siccome morta già da tempo in Aulide, sotto
anni nella Tauride, generalmente ritenuta da tutti siccome morta già da tempo in Aulide, sotto il ferro sacrificatore del
te. Ma un giorno improvvisamente giunse in quella città, accompagnato da Pilade, Oreste fratello d’Ifigenia, il quale avea
da Pilade, Oreste fratello d’Ifigenia, il quale avea ricevuto comando da Apollo di recarsi in Tauride, levare dal tempio l
to padre, furono detti Aloidi. Vedi questo nome. Ifimedia aveva avuto da suo marito una figliuola per nome Pancratide, la
brare i misteri di Bacco, sulla riva del mare, entrambe furono rapite da alcuni corsari traci, i quali giuocarono a sorte
ide ebbe la fortuna d’esser vinta dal re stesso dei Traci ed Ifimedia da uno dei favoriti. 2255. Ifito. — Re dell’Elide, c
mpici. La tradizione ripete che ai tempi d’Ifito, la Grecia, lacerata da intestine discordie, e desolata dalla peste, geme
primitivo vigore la celebrazione dei giuochi Olimpici, interrotta già da lunghi anni. In Grecia e propriamente nella città
un tempio dedicato a suo padre. una sua statua, ricoperta interamente da un velo, e innanzi alla quale le donne di Sicione
dedicare alla dea Igiea una sua statua, tutte le volte che risanavano da una malattia. Si trova in varie cronache che il n
e. Anche i romani adoravano Igiea come dea della salute, credendo che da essa dipendesse la salute dell’impero. 2258. Ila.
lle spiagge della Troade mandarono una mano di esploratorl, comandati da Ila, ai quali dettero anche il carico di provvede
li si fosse annegato in qualche torrente, ovvero fosse stato divorato da qualche belva. La cronaca della favola ripete inv
, ma nel conflitto Castore privò di vita Linceo, mentre Ida fu ucciso da Polluce, dopo però di avere egli stesso trucidato
o la morte, onorate come immortali solo perchè ebbero varii figliuoli da Castore e Polluce. V. Castore E Polluce. 2261. Il
genza di Omero, che l’Alighieri stesso chiamò il poeta sovrano, viene da Ilio o Ilione. V. l’articolo seguente. L’Iliade e
o Ilione. V. l’articolo seguente. L’Iliade e l’Odissea, sono la fonte da cui scaturisco tutti i simboli allegorici che for
ja, chiamato Ilo, fece edificare una cittadella nelle mura di Troja e da ciò i poeti e gli scrittori dell’antichità, chiam
o Epalio, re dei Dorii, il quale essendo stato rimesso nei suoi stati da Ercole, accolse benignamente il figlio di lui, ri
stabilito. 2269. Imbrasia. — Soprannome di Giunone, che a lei veniva da un flume chiamato Imbraso, che scorreva nell’isol
per esser ella di nobile e ricca famiglia, si contentò di seguitarla da per ogni dove, felice di poterla almeno vedere e
recata alle feste e spinto dell’amore concepì il pensiero di vestirsi da donna onde poter rimanere vicino alla sua amata d
to dolore che disperato si gittò nel fiume Maratona ove si annegò ; e da quel giorno il fiume fu detto Imero. Plutarco il
no Trafitide ; e che questa pietra aveva la strana facoltà di saltare da sè sola, sulla sponda tutte le volte che gli echi
: E il reo consacro, o (se più sono) i rei Orribil vita a strascinar, da tutto E da tutti divisa. E se in mia reggia, Cons
consacro, o (se più sono) i rei Orribil vita a strascinar, da tutto E da tutti divisa. E se in mia reggia, Conscio me, sta
schia. Virgilio dice che sotto le rupi di quell’isola giace fulminato da Giove il gigante Tifeo. 2278. Incubi. — Specie di
i loro dei rustici. I greci li chiamavano Ifialti ; e i latini Incubi da incubare, perchè ritenevano che questi genii divi
erisce Servio, il soprannome d’Indigete e allora questa parola deriva da inde genitus, cioè : nato nel paese. 2281. Indovi
urato dei più rinomati scrittori e cronisti dell’antichità pagana ; e da quanto essi ci hanno trasmesso sulle costumanze d
manze dei popoli antichi, si rileva che la Indovinazione altro non fu da principio se non una specie di arte ignota e mist
vocaboli abbiamo noi già menzionati, secondo che l’ordine alfabetico da noi seguito nel corso di questa nostra opera, ce
l dire dei filosofi dell’antichità, l’inferno era egualmente distante da tutti i luoghi della terra ; e ciò, secondo l’opi
di Caronte, la quale la lasciò innanzi al trono di Plutone, custodita da Cerbero. Secondo ripete la cronaca, a cui si atti
oncittadini del celebre scrittore, non avevano la costumanza adottata da tutti gli altri abitanti della Grecia, quella cio
glia di Cadmo e di Armonia. Ella fu tolta in moglie, in seconde nozze da Atamante, re di Tebe, il quale la rese madre di d
a di religione. In quel torno di tempo, la città di Tebe, fu desolata da una terribile carestia, (della quale molti autori
certa, e si precipitò con esso nel mare. Ma la ninfa Panopea, seguita da altre cento najadi, sue sorelle, ricevè la madre
fatto, Ino si portò presso la celebre indovina Carmenta, onde sapere da lei quale sarebbe per essere il proprio destino,
attere, asserendo che le visceri degli animali svenati nel sagrificio da lui offerto agli dei, non gli avevano dato una fa
ua : il riso manca, Salvo quel ch’eccitò l’altrui dolore : E macerate da costante affanno Di riposo non gode, ma rivolge I
ia. Giunta al golfo che porta lo stesso nome, lo passò come il mare e da questo prese il nome di Bosforo. …….. onde poi s
lmente che avrebbe fissato la sua dimora in Egitto, ove avrebbe avuto da Giove un figliuolo chiamato Epafo, il cui dominio
i scrittori dell’antichità, che Io, sacerdotessa di Giunone, fu amata da un re di Argo, per nome Api, il quale era soprann
re di Argo. Erodoto ripete invece, che la principessa Io, fosse stata da alcuni mercadanti fenici, rubata ai proprii genit
offerte erano umane, imperocchè si mandavano tre vergini accompagnate da cento giovani di sperimentato coraggio, che porta
siffatta guisa, senza tetto nè porte, e che sorgeva nella strada che da Falera conduceva ad Atene ; ed il secondo ricorda
mente come figliuola di Nettuno, e che veniva raffigurata a cavallo : da ciò il soprannome di Ippia cioè, la cavaliera. 23
ive Pausania, che il più antico tempio di Nettuno Ippio sorgeva di là da Mantinea, e che non era permesso ad alcuno di ent
li dei ; ma rimase immediatamente punito dell’ atto sagrilego, perchè da una delle pareti del tempio scaturì una larga ven
alle altre divinità del mare. Sebbene l’esistenza degl’Ippocampi sia da molti ritenuta come favolosa e fantastica ; pure
i quei popoli mischiati in carnale commercio con le cavalle, nacquero da questo mostruoso connubio gl’Ippocentauri, che av
iche. Durante la celebrazione di queste feste, i cavalli erano esenti da qualunque fatica e si lasciavano andare liberi pe
su di una pietra, ne avesse fatto scaturire questa sorgente, che poi da lui prese il nome di fonte del cavallo, dalle due
del quale la tradizione mitologica narra, che giunta la figlia in età da marito, era di una così sorprendente bellezza, ch
sa regina delle Amazzoni. V. l’articolo precedente, e che fu allevato da Piteo suo avolo, nella città di Trezene. Questo p
e inique proposizioni con tutta l’energia della sua tempra, e in modo da toglierle ogni speranza. ….. Ma surprise est ext
do egli stesso il proprio carro, fu arrestato sulla spiaggia del mare da un enorme toro furioso, i cui terribili muggiti,
e forte a sè le lira. Come il remo il vogante, e tutto addictro Pende da quelle col corpo. Ma i freni. Le putedre mordendo
he, che dubitando Teseo della verità dell’ accusa terribile, lanciata da Fedra contro Ippolito, avesse comandato a questo,
spacciava per Ipppolito figlio di Teseo, miracolosamente risuscitato da Esculapio. 2312. Ippolizione. — Fu questo il nome
e innamorata V. Ippolito. Coll’ andare degl’ anni il tempio costruito da Fedra, col nome d’Ippolizione, in memoria dell’ a
nelle cronache dell’ antichità, come l’uccisore dell’ indovino Arno, da lui creduto spia dei Pelopidi. Narra la tradizion
ordine di Cercione, suo avolo ; e che quivi egli fosse stato nudrito da due cavalle V. Cercione. Ippotoo regnò nella cont
le odore, che esse furono tutte abbandonate dai loro mariti. Irritate da questo crudele, sebbene non ingiusto procedimento
er qualche tempo pacificamente. Allorquando gli Argonauti, capitanati da Giasone, mossero verso la Colchide, al conquisto
o dall’isola nativa. Rifuggitasi su d’una spiaggia deserta, fu rapita da alcuni corsari e da questi venduta a Licurgo, re
Rifuggitasi su d’una spiaggia deserta, fu rapita da alcuni corsari e da questi venduta a Licurgo, re di Tessaglia, il qua
che essi aveano smarrito, al suo ritorno trovò il bambino strangolato da una serpe. Licurgo furibondo contro di lei volle
ritrovarsi nell’ arco baleno, i cui differenti colori sono ricordati da quelli che Iride aveva nelle ali. La dicevano fig
iove e Mercurio viaggiavano sulla terra, fossero accolti benignamente da Irieo, al quale i tre numi promisero di concedere
ata, per ricompensarlo della lieta accoglienza. Irieo allora anelando da lungo tempo a diventar padre, chiese agli dei che
to in onore d’Irminsul, sorgeva nella Vestfalia, e fu fatto atterrare da Carlo Magno. 2329. Iro. — Nativo dell’ isola d’It
per essere uno degli amanti di Penelope e per la sua grande povertà, da cui i suoi concittadini trassero argomento al pro
avesse promulgata una legge, la quale esentava i discendenti di esse da qualunque balzello. 2331. Ischenio. — Nipote di N
endo Osiride morto in seguito delle persecuzioni, che ebbe a soffrire da suo fratello Tifone, Iside ne pianse lungamente l
ta Apuleio, il quale si appoggia su di un’ antica iscrizione, trovata da tempo immemorabile, e che diceva « dea Iside che
dea, durante la celebrazione dei suoi misteri, fu all’uscire, colpito da morte istantanea. Presso i romani, sebbene fosse
ea Iside, pure coll’ andare degl’ anni finì con l’essere riconosciuto da tutti, e tanto che molti luoghi pubblici furono p
rante la celebrazione delle quali, si esigeva il più stretto silenzio da coloro, che prendevano parte ai misteri di quelle
dalla madre partorito sulle sponde del fiume Ladone nella Beozia ; e da ciò quel fiume fu detto Ismeno. V. Melia. Per alt
ire una sorgente di acqua limpida, che formo poi quel fiume chiamato, da questo fatto, il piede di Cadmo. Qualche tempo do
liberarsi dagli atroci dolori, che gli cagionavano le ferite fattegli da Apollo con le sue frecce, si precipitò in quel fi
sole dell’ arcipelago inglese, erano deserte di uomini e solo abitate da demonî e da genî, e consacrate agli eroi. Il cita
rcipelago inglese, erano deserte di uomini e solo abitate da demonî e da genî, e consacrate agli eroi. Il citato autore ra
uo cammino, ove poco dopo si scatenò un furioso uragano, accompagnato da fulmini di così spaventevole rimbombo, che tutti
ale sepolto in un sonno perpetuo era custodito dal gigante Briareo, e da gran numero di demoni. 2343. Issa. — Così avea no
e che pascevano nelle campagne della Tessaglia. Issione punto al vivo da questa abusiva maniera di procedere, sebbene in q
trovare ricovero alcuno. Finalmente fu ricevuto nella propria dimora da un principe, che aveva il soprannome di Giove, il
er nome Nefele, la quale entrata di notte nella camera d’ Issione, fu da questi ricevuta con tutte le testimonianze della
a invece che il padre degli dei, mosso a pietà d’Issione, abbandonato da tutti, lo avesse accolto nell’ Olimpo, concedendo
re alla mensa degli dei. Ma un così straordinario benefizio fu pagato da una ingratitudine tanto più abbietta, per quanto
a volta Issione fu slegato dalla sua ruota, e fu quando Proserpina fu da Plutone fatta regina del regno delle ombre. 2346.
uiti ; ed aggiungono che i giuochi istmici ebbero la loro istituzione da Sisifo, e furono la prima volta celebrati in onor
ce asserisce nelle sue opere, che i giuochi istmici fossero istituiti da Teseo, in onore di Nettuno, il quale come dio del
nti così importante, che anche allorquando la loro città fu distrutta da Mummio, essi legarono ai Sicioni, loro vicini, l’
i giuochi. Immenso era il concorso di popolo che affluiva in Corinto, da tutte le altre città della Grecia, onde assistere
ormente solenni, si aggiunsero alcuni esercizii musicali e poetici, e da ultimo vi fu anche introdotta la rappresentazione
esentazione di una gran caccia, per la quale i Corinti facevan venire da lontane contrade, i più rari animali. I vincitori
giuochi Istmici, di apio secco. Poi fu decretata una somma di danaro da Solone fissata a cento dramme che doveva unirsi a
no, altro non è che un piccolo scoglio, perduto nelle onde, e abitato da poveri pescatori. 2351. Iti. — Figliuolo di Tereo
Giunone. J 2358. Ja. — Fratello delle Jadi : egli morì sbranato da una leonessa. — V. Jadi. — Vi sono varii autori c
acconta la cronaca che allorquando il loro fratello Ja, morì sbranato da una lionessa, esse piansero così disperatamente l
la sorprese nel bagno. 2364. Jante. — Detta anche Giante, fu sposata da Ifide quando questa cangiò il suo sesso e divenne
Monti La Musogonia — Canto. 2366. Jarba. — Lo stesso al quale si dà, da quasi tutti gli scrittori, il nome di Giarba, che
sue membra affralite dagl’anni, Jolao fu costretto a farsi sorreggere da alcuni guerrieri. Ma appena squillò la tromba ann
di Ercole, similmente conosciuto sotto il nome di Jolao, il quale, fu da quell’eroe ucciso in un accesso di furore, a cui
e, come soggetto di una sua tragedia, intitolata Jon. Creusa, sedotta da Apollo, dette alla luce un fanciullo senza che il
io di Diana. Quivi la sacerdotessa custoditrice del tempio, inspirata da Apollo, concepì una passione quasi materna per l’
cchissimi tesori del tempio. Intanto Creusa era stata tolta in moglie da Xuto, e Apollo, spinto sempre dal suo affetto pel
a dato l’incarico micidiale. All’ inattesa rivelazione, Jone, seguito da tutti i convitati, corse nel tempio, e dimandò ad
negare la verità del fatto, condannarono Creusa ad essere precipitata da una rupe. A questa notizia, Creusa colpita da spa
a ad essere precipitata da una rupe. A questa notizia, Creusa colpita da spavento, si ricoverò presso l’ altare d’ Apollo,
di lei, per trascinarla al supplizio, quando la sacerdotessa mandata da Apollo, comparve nel tempio, con un piccolo panie
aro. 2377. Josso. — Dejoneo, figlio d’ Eurito, re di Tessaglia, ebbe da una giovanetta per nome Perigona, un figliuolo ch
ivenuto adulto, egli si stabilì nella Caria, e fu capo di una colonia da cui poi discesero gli Jossidi. A proposito di que
eva alle ricolte. Come antitesi del principio del bene, rappresentato da Kacimana, vi era Arimane genio meno potente, ma p
uatto dicembre, i popoli slavi celebravano solenni feste accompagnate da giuochi, da banchetti e da sacrifizii in onore de
re, i popoli slavi celebravano solenni feste accompagnate da giuochi, da banchetti e da sacrifizii in onore del dio Kaleda
avi celebravano solenni feste accompagnate da giuochi, da banchetti e da sacrifizii in onore del dio Kaleda. 2381. Kama. —
orna il capo ; mentre ai suoi piedi è deposto un grosso corno marino, da cui esce fino alla cintola, il corpo di un giovan
ese Kapa e i suoi due compagni in un luogo chiamato Tuat-Imbir, e che da quel giorno essi divennero i tre più grandi e fam
i dall’idea informatrice della potenza celeste feminile rappresentata da Keasaire, dea suprema. Da ciò risulta che il sess
affigurato con gli occhi spalancati e terribili con la bocca attratta da uno spaventoso sogghigno, e con le vesti grondant
2394. Kolna. — Nella mitologia scandinava, Kolna è un genio scacciato da Odino dal regno d’Asgart, e che sopraintende alle
si vuole che le altre due più piccole laterali siano state costruite da uno dei re Faraoni, il quale amantissimo della re
ona di Vassudeva ; e che quest’ambizioso disegno era in lui fomentato da un’antica predizione a lui fatta da alcuni Muni i
ioso disegno era in lui fomentato da un’antica predizione a lui fatta da alcuni Muni ispirati, specie d’indovini, i quali
be jerduta la corona e la vita per mano di un suo nipote. Preoccupato da siffatte apprensioni, Kansa allorquando sua sorel
ato da siffatte apprensioni, Kansa allorquando sua sorella fu sposata da Vassudeva, giurò a sè stesso che nessun figlio ma
one, figliuolo di un cittadino di Corinto per nome Echecrate, ed ebbe da quello un figliuolo che fu chiamato Cipfelo, perc
poteva in quei tempi produrre la mano dell’uomo. Inarrivabile, e tale da superare ogni più ricca e fervida immaginativa, e
almente coperte di maravigliose sculture, ed ogni sala era circondata da una specie di gran portico di colonne, in pietra
Il laberinto di Grecia che sorgeva nell’isola di Creta, fu costruito da Dedalo, sul modello di quello egiziano, ma in più
e cronache dell’antichità. Uno di questi laberinti fu fatto edificare da Porsenna, re dell’Etruria, nell’intenzione di far
a. Quella statua era d’oro e d’avorio, e rappresentava Diana in abito da caccia. Al dire di Pausania, gli abitanti di Patr
, sotto il nome di lago dei due corvi, perchè sulle sue rive avevano, da lungo tempo, fissato la loro dimora due di questi
onaca, Laide morì uccisa a colpi di spillone, in un tempio di Venere, da alcune donne di Corinto, invidiose della suprema
ei fasti della cronaca pagana, sotto il nome di Ilaria, che fu rapita da Castore al momento che dovea sposare Linceo. V. C
rò nel sotterraneo. Pausania racconta, d’una lampada d’oro consacrata da Callimaco, innanzi ad una statua di Diana in Aten
nell’ Inghilterra. Questa credenza delle lampade perpetue, attestata da tanti chiarissimi scrittori, è combattuta da altr
pade perpetue, attestata da tanti chiarissimi scrittori, è combattuta da altri meltissimi, degni anch’essi di fede e di co
o fatto come un prodigio, non fa che ripetere quanto veniva attestato da quegli istessi sacerdoti, i quali avean troppo pe
Ulisse coi suoi seguaci abbandonò la Sicilia, la sua nave fu assalita da una così furiosa tempesta, che a stento riuscì eg
e. V. Fetontidi. In alla di lei muover tentando La candida Lampezie. da improvvisa Radice si senti confitta al suolo. Ov
re del destino inesorabile. L’azione intanto di Laocoonte fu ritenuta da tutti come un sacrilegio, e sul capo di lui la ci
rendo attorcigliamento. La morte di Laocoonte e dei suoi figliuoli fu da tutti ritenuta come il castigo del suo sacrilegio
ro II. trad. di A. Caro : Il gruppo in marmo del Laocoonte, scolpito da Fidia è una delle più stupende opere dell’arte gr
resentò alla fedele Laodamia. Ma questa, trascorso il tempo assegnato da Giove non volle separarsi dallo sposo adorato e s
no uccisi tutti i componenti della reale famiglia. Nereide fu sposata da Gelone, re di Sicilia, e seguì il marito e fu sal
i ricoverata ai piedi d’una statua della dea, fu uccisa spietatamente da certo Milone, che cieco d’ira contro la disgrazia
Milone, che avea dato alla misera Laodamia il colpo mortale, assalito da terribili accessi di frenesia, si lacerò da sè st
l colpo mortale, assalito da terribili accessi di frenesia, si lacerò da sè stesso le visceri, e morì fra i più atroci tor
entil. Omero — Iliade — Libro VI trad. di V. Monti. Tolta in moglie da uno dei tanti figli di Ercole per nome Telefo, La
ti figli di Ercole per nome Telefo, Laodice fu ben presto abbandonata da lui, che dapprima combatteva nelle fila dei troja
a servire l’odiata consorte di Telefo, suo primo marito, si precipitò da una rupe, anteponendo l’onore alla vita. Al dire
rono della Cappadocia l’ultimo figliuolo dell’uccisa regina, il quale da alcuni parenti di Ariarate, era stato sottratto f
di Ariarate, era stato sottratto furtivamente dalla reggia. Laodice, da ultimo, fu una figliuola di Agapenore che seguì i
dice fu a parte di ogni buona e cattiva fortuna del padre, e lo seguì da per ogni dove, finchè caduta Troja, andò con lui
andare del tempo le onde fatto rovinare uno degli argini, fu ritenuto da tutti che Nettuno sdegnato contro Laomedonte, per
V.—  trad. di G. B. Bianchi. Al dire di Plauto gli dei Lari venivano da principio rappresentati sotto la figura di un can
vano i loro Penati intorno al focolare, e spesso anche dietro l’uscio da via. Quando gli schiavi ricevevano la libertà app
ieme a diversi altri sovrani, al possesso d’ Ippodamia, e morì ucciso da Enomao. 2446. Laterano. — I romani chiamavano lat
atino avesse avuto dalla regina Amata, un figliuolo che gli fu rapito da alcuni delfini ; per modo che non gli restò altra
lli che furono Apollo e Diana. Narra la tradizione, che Giunone mossa da geloso furore, perseguitò instancabilmente la bel
gelosia, istrutta dell’inatteso ricovero che la sua rivale avea avuto da Nettuno, la obbligò a fuggire dall’ospitale dimor
dispetto. Fama è però che per fuggir lo sdegno Di Giuno, la puerpera da Delo Pur si partisse, trasportando in collo I due
olo d’Apollo, onde sapere cosa avesse dovuto fare per essere liberato da tale castigo ; e l’oracolo rispose che sua madre
ue domestiche pareti, si accorse che il ridere gli era sempre inibito da una forza superiore. Però dopo qualche tempo aven
liuole gemelle di Tersandro, re di Cleone. Esse furono tolte in mogli da due figliuoli del re Aristodemo, anch’essi gemell
ede, Che già d’anni matura, e di bellezza Più d’ogn’altra famosa, era da molti Eroi del Lazio, e dell’ Ausonia tutta Desia
o a sostenere una lunga e disastrosa guerra. Il re Latino, spaventato da simili predizioni, mosse a consultare l’oracolo d
molti anni di regno, la vedova Lavinia vedendo il suo trono occupato da Ascanio, figlio d’Enea, e di Creusa, prima moglie
e, si dava codesto soprannome di Laziale ad una statua fatta scolpire da Tarquinio il superbo, e che sorgeva sopra un’alta
loro dio Saturno. 2459. Laziar. — Nome proprio della festa istituita da Tarquinio il superbo, in onore di Giove Laziale.
questa l’istituzione primitiva della festa Laziar, il cui periodo fu, da principio, di un giorno solo : poi al tempo dei p
si nel seno di Leda, la quale dopo nove mesi dette alla luce un uovo, da cui, secondo alcuni scrìttori, uscirono i due div
lluce. Però codesta opinione dei cronisti si trova sovente combattuta da altri chiarissimi autori, i quali pretendono che
da altri chiarissimi autori, i quali pretendono che le uova partorite da Leda fossero due, e che da uno uscissero Castore
, i quali pretendono che le uova partorite da Leda fossero due, e che da uno uscissero Castore e Polluce, e dall’altro Ele
he Nemesi stessa, avesse partorito un uovo, il quale trovato e covato da Leda, si fosse poi schiuso ed avesse dato alla lu
orso, che appena fu sguinzagliato contro la volpe che la seguitò così da vicino, che sembrava ad ora ad ora avesse potuto
fasti della mitologia è ripetuto che il cane Lelapo era stato formato da Vulcano, che ne fece un dono a Giove, il quale al
e volle con quelle cerimonie, placare l’ ombra di Remo, suo fratello, da lui ucciso. È questa la ragione per la quale molt
per la quale molti autori han creduto che la parola Lemuri derivasse da Remures, ossia feste in onore di Remo. 2470. Lene
greca ληὑς che significa torchio, si dava questo soprannome a Bacco, da alcune feste in suo onore celebrate nell’ Attica,
i vino, sfidò Ercole ad un particolare combattimento, e rimase ucciso da quell’ eroe. 2475. Lerna. — Antichissimo lago nel
itologia, il lago di Lerna è celebre per la famosa Idra che fu uccisa da Ercole e che formò una delle dodici fatiche dell’
na, è Pausania, il quale asserisce che gli argivi pretendevano che fu da questo lago che Bacco discendesse all’inferno, on
a metà dei suoi compagni. ….. I Lestrigoni l’ udiro, E accorrean chi da un lato e chi dall’ altro Forti di braccio, in nu
rendeva parie al convito, mentre il posto delle dee era contrasegnato da una semplice sedia. Il primo Lettisternio fu sol
’ anno 356 della sua fondazione. Un rigido e pessimo inverno, seguito da un’estate ancor più cattiva ; una qualche epidemi
tà. 2482. Levana. — Divinità tutelare dei bambini, il suo nome deriva da una costumanza generalizzata presso tutti i pagan
mani con un forte drappello di soldati, ch’ egli supponeva comandati da Aiace stesso, ma ferito mortalmente nel petto, do
le due figliuole di Leucippo, dette Febea ed Ilaria che furono rapite da Castore e da Polluce. V. Ilaria e Febea. È a nota
ole di Leucippo, dette Febea ed Ilaria che furono rapite da Castore e da Polluce. V. Ilaria e Febea. È a notare che varii
ucippo di far parte del suo seguito ; e siccome egli, se pure vestito da donna conservava tutta la sua forza e la sua dest
va, fu ucciso a colpi di puguale e di frecce. V’ à qualche autore che da questa tradizione toglie solamente l’intervento d
che. 2488. Leucofrina. — Uno dei soprannomi di Diana che a lei veniva da un luogo, sulle rive del fiume Meandro, nella con
a rappresentava col seno coperto di più mammelle, e col capo coronato da due vittorie. 2489. Leucosia. — Una delle Sirene.
abone, che quando essa e le sue compagne si precipitarono in mare, fu da questa che l’isola del mar Tirreno, sulla spiaggi
ero accesso presso la desiderata giovinetta. Orcamo intanto, avvisato da certa Clizia del tranello che per amore gli facev
ardentemente Leucotea perchè l’incenso si produce solo in gran copia da quelle piante, che ricevono largamente i raggi de
della Sicilia davano alla Luna, credendo che essa li avesse liberati da una epidemia. 2493. Liagora. — Una delle cinquant
lisse ritornando in patria accompagnato dai suoi seguaci, fu assalito da una violenta tempesta e gettato sulla spiaggia it
rsi d’aver ceduto al furore, imperocchè l’ombra dell’ucciso, tormentò da quel giorno e perseguitò così implacabilmente gli
ciata ombra dell’ eroe, a cui bisognava dedicare un tempio circondato da un bosco sacro, e offerire ogni anno la più bella
issolutezze. Il suo nome, viene secondo Varrone, dalla parola libendo da cui poi provennero gli altri due vocaboli libido
era nelle circostanze di Libetra un torrente chiamato Sus. Ingannati da questa oscura ambiguità dell’ oracolo, gli abitan
uella montagna scaturiva la fonte chiamata Libetride, la quale usciva da un sasso che imitava così perfettamente il seno d
così perfettamente il seno di una donna che pareva l’acqua scaturisse da due mammelle, nè più nè meno che il latte. Sul mo
o statue. 2506. Libia. — Figliuola di Epafo e di Cassiopea : fu amata da Nettuno, che la rese madre di Belo e di Agenore.
i d’ Alicarnasso. In Roma la dea Libitina aveva un tempio, circondato da un bosco sacro, nel quale si vendevano tutti gli
rivestita la tunica intrisa del sangue del centauro Nesso, inviatagli da Deianira, e che rese l’eroe furibondo. Ovidio, di
a avesse conservato, anche dopo la morte, la sua sensibilità. Questi da terra il leva, e poichè il volse Tre volte e quat
esso, racconta di questo Licaone, che caduto in potere di Achille, fu da questo venduto ad Euneo, figlio di Giasone, nell’
nell’ isola di Lenno ; poscia fu riscattato con molti e preziosi doni da Eezione, che lo mandò nella città di Arisbo. A Li
lla città di Arisbo. A Licaone riuscì, dopo qualche tempo, di fuggire da quest’ ultima città, e di far ritorno a Troja, al
pirà la vita. Omero — Iliade — Libro XXI trad. di V. Monti. ucciso da Ettore, duce supremo delle squadre trojane, lo ra
nore di Giove Liceo, al quale egli stesso sacrificava umane vittime : da ciò ha principio la tradizione favolosa, la quale
logica riferisce, che furono, a somiglianza di Romolo e Remo, nutriti da una lupa. 2512. Licea. — Montagna dell’Arcadia, d
514. Liceo. — Soprannome dato a Giove dal monte Liceo in Arcadia, che da principio era conosciuto col nome di monte sacro.
dio Pane, col quale egli aveva un tempio sul monte Liceo, circondato da un bosco sacro, ove da tempi remotissimi si celeb
li aveva un tempio sul monte Liceo, circondato da un bosco sacro, ove da tempi remotissimi si celebravano i giuochi e le f
di Latona. Però quest’ ultima credenza viene dallo stesso cronista e da molti altri autori attribuita al seguente fatto.
e Bacco stesso spaventato si nascose in fondo al mare, ove fu accolto da Teti. Però sdegnato Giove contro l’ empio sacrile
sull’ aver Licurgo fatto sbarbicare tutte le viti dalla sua patria ; da ciò Bacco che si precipita in mare, insieme alle
ti gli spartani accettarono, con reverente riconoscenza, le leggi che da allora in poi dovevano reggere il loro paese ; e
to in Delfo, onde consultare, anche una volta l’ oracolo, e prendere, da Apollo stesso, consiglio sopra alcuni immegliamen
suo popolo, s’ andò a nascondere in un luogo lontano e remotissimo, e da quel giorno gli spartani non intesero più a parla
obbedienza che fino a quel giorno, avean tributata alle ottime leggi da lui imposte. Gli spartani, riconoscenti ai grandi
la statua di quella dea fosse venuta dalla Tauride a Sparta, avvinta da sarmenti di vite. 2528. Ligea. — Ninfa, madre di
Al dire di Plinio, coloro che volevano interrogare l’ oracolo davano da mangiare ai pesci, e se quegli animali mangiavano
gare coll’ aver egli avuto grande cognizione dei metalli. Morì ucciso da Polluce, allorquando questi, e Castore suo fratel
, mentre grave era dal sonno. Ma colui che vibrar tentava il ferro Fu da Cerere in lince trasformato. Ovidio — Metamorfos
i Urania. Al dire di Pausania, egli fu nipote di Nettuno, e fu ucciso da Apollo, perchè essendo Lino il più bravo musico d
oco. La tradizione mitologica dice, che il carro di Cibele era tirato da due lioni ; e vi sono infatti ancora molte medagl
olte medaglie antiche, che rappresentano la dea sopra un carro tirato da due di quegli animali. Anche nei sacrifizii della
trumento di musica, che era uno degli attributi del dio Apollo, viene da taluni autori antichi attribuita ad Anfione, ment
il furore. Fu a questa Furia che Giunone ordinò di farsi accompagnare da Iride presso Ercole, onde ispirargli quel furore
contro dell’altro, rendevano certo suono argentino più o meno chiaro, da cui i pagani pretendevano conoscere la volontà de
romba guerriera ricurva, avente qualche somiglianza coi moderni corni da caccia. 2552. Locuzio. — Lo stesso che Ceditio, c
Secondo riferisce Plutarco, gli egiziani dipingevano allegoricamente, da questo fiore, il sole che nasce. In tutti i miste
di Barbaria, nel gran golfo di Sirte. Narra Omero, che Ulisse gettato da una furiosa tempesta sulla spiaggia dei Lotofagi,
ette anche Lucerie, feste romane che prendevano la loro denominazione da un bosco sacro chiamato Lucus, nel quale si celeb
e di quel bosco. Altri autori traggono l’origine delle feste Lucarie, da alcuni donativi di moneta che si facevano ai bosc
i Giunone, e madre di Cupido. Secondo Ovidio, la parola Lucina deriva da lux ossia luce, perchè essa dava la luce ai bambi
la luce ai bambini, rinchiusi nelle tenebre dell’alvo materno, ovvero da lucus bosco sacro. V. Lucarie. Grazie a Lucina s
2566. Luna. — Il Sole e la Luna sono stati gli dei planetarii adorati da quasi tutti i popoli dell’antichità, i quali, mer
uomini. Ma come la più profonda superstizione non poteva esser divisa da un culto religioso tributato da nazioni affatto s
superstizione non poteva esser divisa da un culto religioso tributato da nazioni affatto spoglie d’incivilimento, così i p
andavano facilmente soggetti al potere delle donne, ed erano dominati da esse ; mentre per contrario gli adoratori del dio
rità sulle loro mogli, e non correvano il rischio di essere ingannati da esse. Da ciò nasce, sempre al dire di Sparziano,
o avvisa il ritorno della luce. Finalmente il cronista Sparziano, già da noi più sopra citato, ripete a proposito del cult
durante i sacrifizi che si facevano al dio Luno, gli uomini vestivano da donna, e le donne da uomo. Forse per mostrare la
he si facevano al dio Luno, gli uomini vestivano da donna, e le donne da uomo. Forse per mostrare la promiscuità dei due s
e Remo, celebrando codesta festa, fossero derubati delle loro mandre da alcuni ladri, i quali approfittarono di quella co
culto religioso dei romani, furono, secondo alcuni autori, istituiti da Romolo, e secondo altri da Evandro Arcade. — V. L
, furono, secondo alcuni autori, istituiti da Romolo, e secondo altri da Evandro Arcade. — V. Lupercale. I Luperci furono
, e secondo altri da Evandro Arcade. — V. Lupercale. I Luperci furono da principio divisi in due collegî distinti, detti d
nè si faceva verun conto di essi, così questa amplificazione portata da Giulio Cesare in quell’ordino sacerdotale, fu una
i romani credevano di purificare una città o una persona, contaminata da qualche impurità o da qualche delitto. Le lustraz
purificare una città o una persona, contaminata da qualche impurità o da qualche delitto. Le lustrazioni si facevano in tr
antiche scritture sacre del culto indiano. Brahma è la gran sorgente, da cui nacquero il visibile universo, tutte le deità
se e filosofiche, un complesso di principii e di opinioni, professate da alcuni filosofi mal convertiti, i quali pretesero
vissero. 17. Cerentiani. — Seguaci dell’eresia Gnostica, cosi decti da Corinto, fondatore della loro scuola. Di lui si p
cipio di fede, l’amore contro natura. 19. Ebioniti. — Cosi chiamati da Ebione, che fu il fondatore di una delle tante sc
soprattutto coi fanciulli ; vivendo completamente divisi dalle donne, da cui si allontanavano con sacro giuramento, al mom
soprattutto coi fanciulli ; vivendo completamente divisi dalle donne, da cui si allontanavano con sacro giuramento, al mom
soprattutto coi fanciulli ; vivendo completamente divisi dalle donne, da cui si allontanavano con sacro giuramento, al mom
Zeusi, famoso pittore greco del V secolo, avanti Gesù Cristo, scritta da Carlo Dati : « Scherzava nella culla il bambino E
an cimento ; e avendo preso con ambe le mani l’uno e l’altro serpente da Giunone mandati, non si alterava punto nè poco in
XXXV. Cap. della Genesi così è scritto riguardo all’altare innalzato da Giacobbe, per comando di Dio, in Bethel : 2. E
tempio della Mecca, il quale, secondo la loro credenza, fu edificato da Abramo e da suo figlio Ismaele. Questo tempio god
a Mecca, il quale, secondo la loro credenza, fu edificato da Abramo e da suo figlio Ismaele. Questo tempio gode il privile
o per ogni sorta di colpevoli ; ed è famoso pei pellegrinaggi fattivi da più musulmani, i quali lo tengono in cosi grande
i di altezza, che presenta una fronte dirupata e quasi perpendicolare da ogni lato, e soprattutto all’est ed al sud. Marm
omati scrittori sacri, onde riportare citazioni dirette, tratte tanto da quella. che da questi ; ma non consentendoci lo s
sacri, onde riportare citazioni dirette, tratte tanto da quella. che da questi ; ma non consentendoci lo spazio una lunga
rispose : per qual motivo consulti me mentre il Signore si è ritirato da te, ed è favorevole al tuo rivale ? 20. Subitamen
si rese celebre nella storia delle Crociate. Essa traeva il suo nome da una piccola città del Poitou, poco lungi dalla qu
ggiunto quello di Voltaire col quale é conosciuto in tutta l’ Europa, da una terra che faceva parte della fortuna di sua m
ella monarchia persiana. figlio di Cambise persiano e di Mandane nata da Astiage re del Medi onde dall’oracolo fu detto mu
il vero padre della filosofia della storia, nacque nel 1668 in Napoli da onesti ma poveri genitori, essendo suo padre Anto
caddero nella generale uccisione degli adoratori del fuoco, ordinata da Argiasp. 50. Dionisio. — Soprannome dato dal G
ior parte però dei mitologi sostiene essere la voce Dionisio composta da Dios che vuol dire Giove, Nysso, ío ferisco ; per
10 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
istruzione di un mondo civile e morale. Il falso poi traendo origine da immagini tutte fantastiche, ci dipinge forse megl
siffatti concetti, siffatte immagini ; ed aggiungiamo, per toglierci da tali censure : che le umane, virtù di rado sorgon
o, educato nella scuola di Dio, onde potè aver lo intuito della Idea, da cui nacque la vera religione — L’uomo cadde da qu
lo intuito della Idea, da cui nacque la vera religione — L’uomo cadde da questo stato, addivenne selvaggio, la iniziativa
la falce, e dar loro diversi siguificati — Ragioni ed esempii tratti da Depuis, da Esiodo, da Giamblico, da Pitagorici e
e dar loro diversi siguificati — Ragioni ed esempii tratti da Depuis, da Esiodo, da Giamblico, da Pitagorici e da Macrobio
diversi siguificati — Ragioni ed esempii tratti da Depuis, da Esiodo, da Giamblico, da Pitagorici e da Macrobio. 10. Icono
icati — Ragioni ed esempii tratti da Depuis, da Esiodo, da Giamblico, da Pitagorici e da Macrobio. 10. Iconologia, ossia p
ed esempii tratti da Depuis, da Esiodo, da Giamblico, da Pitagorici e da Macrobio. 10. Iconologia, ossia personificazione
lo insano spettacolo di tante fole e smentirle e rigettarle come cose da trivio e viete. Solo la voce di alcuni filosofi,
con la cicuta, e così il politeismo sorgeva impavido gigante e temuto da ogni parte. Noi in queste brevi investigazioni no
si disperde per le ambage e circuizioni dell’errore, non dipartendosi da un’ontologismo perfetto, che mena alla primitiva
one la vera con l’erronea filosofia. « Il pensiero umano, ei dice(1), da primi tempi fino a noi ha percorso due strade dis
, il nominalismo del medio evo e la filosofia che predomina in Europa da Cartesio fino a noi ». 3. E rannodando insieme la
to selvaggio o parvolo, sprovveduto di siffatti elementi, non potendo da sè stesso porgere amica mano ai suoi bisogni, sen
stesso e nella debolezza di sua vita. L’uomo nato adulto e manodotto da Dio, la Idea presentoglisi spontaneamente allo in
li uomini della prima età del mondo, e può trarsene un esempio ancora da Platone, sebbene viveva in una età assai posterio
ingersi i caratteri poetici, che sono generi od universali fantastici da ridurvi come a certi modelli, o pure ritratti ide
effetti di sapienza civile, riducevano al genere del sapiente civile da essi fantasticato, Mercurio Trimegistro ; perchè
esenta vasi sotto il simbolo di un globo. E col globo istesso porto o da Dio ad un principe, o da un principe a’popoli di
olo di un globo. E col globo istesso porto o da Dio ad un principe, o da un principe a’popoli di lui, indicavasi e un pote
agine di sacra inaugurazione di un principe, si presentava sormontato da un’aquila ad ali dispiegate ; e quando davasi una
ispiegate ; e quando davasi una nozione della eternità veniva seguito da una fenice ; e quando alle vittorie ed ai trionfi
che celebrate solo da’ nobili, non si permettevano alla plebe, e ciò da una delle leggi delle XII. Tavole(1), cui presso
a gli estranei venuti in Creta con una nave detta Toro. Da’ questi e da innumeri altri miti, che potremmo portare in mezz
come Iddii tutti gli obbietti, che sembrano loro inintelligibili ; e da Tacito(1), che facendo parola degli antichi Germa
rmani abitatori della maremme appo il mare diacciato, diceva credersi da costoro, come altra volta abbiamo favellato(2), d
empiute tutte le cose, Iovis omnia plena, concetto tutto panteistico, da cui tragge gli esordii quello emanatismo, con cui
disgombrati dalla orridezza di natura, che li circondava, e tutelati da mostri, che vi avevano disteso antico impero. E q
ociali, che anzi torna di nocumento a’ popoli ; l’altro da’principi e da sacerdoti. Da questa esposizione di Scevola lo im
creati dal fuoco, come credeva Eraclito, che tutto voleva far nascere da questo elemento, e tutto ritornare in esso ; o da
questa riponeva tutti gl’ Iddii, che furono immaginafi da’principi e da Sacerdoti, e che meritano il culto degli uomini.
si distese la seconda teologia de’ filosofi, detta naturale o fisica da Varrone. Finalmente si ritrovò un terzo genere di
i celesti, ed un’anima sparsa dappertutto e motrice della natura, che da Pitagorici era detta anima del mondo, che con un’
di che volevano esser ella produttrice, e secondo gli esseri diversi da lei usciti, tutta sopra queste intelligenze e sop
ndo i gradi dell’Essere supremo(3), che dice essere e Dio, e la mente da lui nata, e l’anima del mondo, vuole che su di qu
ue altro non essere i miti e le favole, che un velo ingegnoso gettato da prudente mano su tutte le opere di natura, e seco
orali, e così può chiamarsi la favola di Leucotoe cangiata in albero, da cui tragge fuori lo incenso ; o quella di Clizia
ezzo al convito degli Dei, per darsi alla più bella delle Dee, quando da Giove scelto Paride per giudice, onde a quale del
reci, e donde può trarsene la etimologia — Iconologia di Giove e come da questa si trae la interpetrazione del mito, cui s
to, cui si scopre esser quegli l’etere o l’aere sparso dappertutto, e da ciò si dà la vera spiega di alcuni concetti de’cl
cetti de’classici latini — si rafforza la esplicazione di questo mito da un simulacro di Giove, ricordato da Pausania, a t
za la esplicazione di questo mito da un simulacro di Giove, ricordato da Pausania, a tre occhi, e che voleva intendere lo
così immaginarlo 14. Giove preso per l’anima del Mondo, nozioni tolte da S. Agostino nella Città di Dio. 15. Esposizione d
da S. Agostino nella Città di Dio. 15. Esposizione del mito di Giove da Plutarco. 16. Bacco, figlio di Giove, interpetraz
 — Etimologia della parola Saturno — varie attribuzioni di lui tratte da un inno che si vuole di Orfeo — Interpetrazione d
Orfeo — Interpetrazione di alcuni miti di Saturno, esposti e spiegati da Tullio nel lib. 11 della Natura degli Dei. 18. Ne
lla Natura degli Dei. 18. Nettuno — etimologia di questa parola tolta da Tullio e da Varrone — varii nomi di Nettuno, e lo
egli Dei. 18. Nettuno — etimologia di questa parola tolta da Tullio e da Varrone — varii nomi di Nettuno, e loro significa
opre non essere che il sole, ragioni — etimologia della parola Apollo da Platone e da altri classici greci — interpetrazio
re che il sole, ragioni — etimologia della parola Apollo da Platone e da altri classici greci — interpetrazione di tutti i
22. Apollo uccide il serpente Pitone, allegoria di questo mito, tolta da Macrobio. 23. Apollo cacciato dal cielo pastura l
to, cui intendonsi gl’igniti vulcani — traslato de’fulmini fabbricati da loro. Giove, Satvrno, Nettvno, Plvtone, Apollo,
credevasi versare a larga mano per lo universo, veniva rappresentato da tutta l’antichità in atto di fulminare, e credeva
’aere diffuso dappertutto. « Vedi, diceva Ennio in un verso riportato da Tullio(2), tutto questo che cade giù dall’alto e
Tullio(3) « vedi, diceva, ciò che su in alto si eleva mobile e sparso da ogni lato, che con tenero amplesso circonda la te
del cielo, della terra e dell’ inferno, e se ne può trarre argomento da un simulacro, che, come dice Pausania, vedevasi i
terzo in mezzo alla fronte ; perciocchè oltre la idea dello scultore, da cui fu fatto, per indicare lo impero di Dio sul t
e Giove non altro che l’anima del mondo, come mirabilmente fu esposto da Virgilio, svolgendo un principio della scuola pit
o globo della Luna, ed i pianeti andar tutti interiormente alimentati da un anima, ed una mente trasfusa da ogni parte agi
dar tutti interiormente alimentati da un anima, ed una mente trasfusa da ogni parte agitare la immensa mole del mondo, e m
latini, tutto si allude al vino, ed all’ubbriachezza. Ei è così detto da Βακχος, clamore, vociferazione ; o da Βαξειν, inf
l’ubbriachezza. Ei è così detto da Βακχος, clamore, vociferazione ; o da Βαξειν, infuriare. È nominato ancora Briseo da Βρ
ore, vociferazione ; o da Βαξειν, infuriare. È nominato ancora Briseo da Βριθειν aggravare il capo ; e Fiso da φλυειν, let
riare. È nominato ancora Briseo da Βριθειν aggravare il capo ; e Fiso da φλυειν, letificare, e ciò tutto dagli effetti del
asta nodosa ed obbliqua indicavasi gli ubbriachi andar vacillanti or da una parte, or da un’altra. A lui si innalzavano s
bbliqua indicavasi gli ubbriachi andar vacillanti or da una parte, or da un’altra. A lui si innalzavano simulacri per lo p
i suoi concetti, chè era solito divorare tutte le cose che nascessero da lui ; perciocchè i semi ritornano nel luogo da cu
le cose che nascessero da lui ; perciocchè i semi ritornano nel luogo da cui son nati ; e quando si disse che a lui fu pre
cchè la terra in certo modo divora le cose, che ha generato, nascendo da essa i semi, ed in essa ritornando. Se nella favo
tellato. Ancor di lui si raccontarono alcuni miti, che furono esposti da Tullio, i concetti di cui noi qui voltiamo nella
etti di cui noi qui voltiamo nella nostra favella, soprattutto perchè da questi vengono ad interpetrarsi i concetti dell’i
i dice(1), portava un’antica credenza, che Vrano fosse stato mutilato da suo figlio Saturno, e questi stretto in catene da
aziabile di anni consuma tutti quei che corrono. Si dice essere stato da Giove avvinto in catene, per non iscorrere troppo
i fiumi si dipingono solto le sembianze di toro, e con sguardi torvi da toro, quasi il corso di loro esprimesse un non so
è stesso è invisible, credendosi aver la sede nell’imo della terra, o da ανδανειν, placare, perchè presedendo alla morte,
non va discorde dal sentimento di Porfirio in un frammento riportato da Eusebio(3), in cui dice esser Plutone il Sole, ch
le ; ma onde dar maggior peso a questo dettato daremo alcune nozioni, da cui scorgerassi, non essere Apollo che il pianeta
voce tutta greca Απολλων, o come vuole Platone nel Cratilo, riportato da Macrobio(1), dal vibrare che fa il sole de’suoi r
la produce con la sua temperie. Perciò la parola Apollo può derivarsi da απολλυοντα, cioè dal tenerci lontani da’morbi. Po
he si è detto dianzi, può derivarsi la parola Apollo dal greco απλος, da a privativa, e πολυς molto, ossia non molto, unic
tteristica ben si addice al Sole ; se pure non si voglia far derivare da a, che come scorgesi da Screvelio esprime unità,
al Sole ; se pure non si voglia far derivare da a, che come scorgesi da Screvelio esprime unità, e da πελειν essere, come
ia far derivare da a, che come scorgesi da Screvelio esprime unità, e da πελειν essere, come se si volesse dire απελος, pe
u detto ancora Peon, cioè fornito di facoltà medica. Chiamavasi Delio da δηλος illustrazione,cioè dallo illustrarsi tutte
razione,cioè dallo illustrarsi tutte le cose dal Sole. Si nomava Febo da φοιβος quasi φως luce, o calore, e βιος vita, per
βιος vita, per esprimersi il calore vitale del Sole. Si diceva Pizio da πυθιος serpente, che si credeva di avere strozzat
dal suo centro. A suoi piedi ponevano tre figure muliebri circondate da un serpente, tra le quali quella, che sorgeva in
hi detti Pizii, onde perpetuare una vittoria, che si voleva riportata da questo nume in uccidere il serpente Pitone. Anche
a, e noi qui ne daremo la interpetrazione come saggiamente fu esposta da Macrobio, la quale egli stesso improntava da Anti
e saggiamente fu esposta da Macrobio, la quale egli stesso improntava da Antipatro filosofo stoico — Dalla terra, così vol
ugate e svanite, i poeti ne immaginarono la favola del dragone ucciso da Apollo. 23. Raccontasi del pari di Apollo un’altr
lo. 23. Raccontasi del pari di Apollo un’altra favola — che scacciato da Giove dal cielo andasse a pasturare le greggi del
i fu detto Απολλων νομιος, Apollo pastore, derivando la parola νομιος da νομη, pascolo, o dal verbo νομιν, pasturare. Macr
della luce civile, onde gli eroi si dissero κλειτοι, chiari da’greci, da κλεος gloria, e si dissero inclyti dai latini, da
ι, chiari da’greci, da κλεος gloria, e si dissero inclyti dai latini, da cluer, splendore d’armi…… Ed è detto Apollo Dio f
apelli dalla loro chioma : e forse quindi dissero la Gallia chiomata, da nobili, che fondarono tale nazione, come certamen
che dileguale addensate tenebre della notte ; e con i colubri, tenuti da tutta l’antichità per simbolo della vita, associa
credeva che Mercurio scendesse nello inferno per ricondurre le ombre da que’luoghi tenebrosi : con questo indicavasi l’ap
re e le larve, figlie della notte. Narrossi di lui di aver morto Argo da cento occhi, posto a custodia della giovanetta Io
Argo da cento occhi, posto a custodia della giovanetta Io, trasmutata da Giove in vacca, onde trarla al furore di Giunone 
questo egli era detto Cillenio, parola tutta greca, che può derivarsi da κυλλω, che risponde all’italiano rendere zoppican
sivi alla parola. E su le prime è detto Hermes, che potrebbe derivare da ερειν parlare, o come altri vogliono Διοστορος, v
nò il censo…. Da Mercurio de’Greci fu ritrovata la lira e gli fu data da Apollo, Dio della luce civile, ossia della nobilt
so. Nacque questo Dio in mente de’Greci, onde personificare il fuoco, da cui l’uomo sa trarre molti vantaggi.  — Il fuoco,
Ηφαιστος che s’interpetra Vulcano, e perciò questo Dio si vuole nato da Giove e da Giunone, intendendosi con l’uno non al
he s’interpetra Vulcano, e perciò questo Dio si vuole nato da Giove e da Giunone, intendendosi con l’uno non altro che l’e
 : con questo si alludeva all’ignivomo cratere dei Vulcani. I fulmini da loro fabbricati si volevano essere composti di tr
alludere a’terribili effetti, che sentivano coloro, che erano colpiti da tali fulmini, e lanciati dalla destra dell’altito
lo III. Sommario — 33. Giunone attribuzioni di questa Diva tratte da un’inno di Orfeo —  da’concetti di Orfeo traluce
altro che l’aria, ragioni. 34. Etimologia della parola Giunone tolta da Tullio —  interpetrazione de’miti di Giunone dell
esto mito. 38. Diverse interpetrazioni del mito di Proserpina stratte da Eusebio, e da Bacone. 39. Cibele — Maniera di rap
Diverse interpetrazioni del mito di Proserpina stratte da Eusebio, e da Bacone. 39. Cibele — Maniera di rappresentarsi di
use — Etimologia di questa parola, e vario suo significato. 50. Donde da tre si immaginarono nove Muse, opinioni di Varron
a vedesi in alcune antiche medaglie assisa su di un carro trasportata da pavoni per le vie dell’aria. Da questo del pari f
esentar l’aria sotto le sembianze di una Diva, portata su di un carro da pavoni. 34. Tullio traendo la etimologia della pa
nni, che dalla solennità degli auspicii di Giove furono detti giusti, da fratelli, e da sorelle dovettero incominciare : r
solennità degli auspicii di Giove furono detti giusti, da fratelli, e da sorelle dovettero incominciare : regina degli uom
nciare : regina degli uomini e degli Dei, perchè i regni poi nacquero da essi matrimonii legittimi….. È Giunone detta Giog
poi nacquero da essi matrimonii legittimi….. È Giunone detta Giogale da quel giogo, onde il matrimonio solenne fu detto c
α, dalla quale debbono essere stati detti essi eroi, perchè nascevano da nozze solenni, delle quali era nume Giunone, e pe
cibo dell’uomo selvaggio. Ella rappresentavasi su di un carro guidato da Trittolemo, o trascinato da due serpenti alati. È
la rappresentavasi su di un carro guidato da Trittolemo, o trascinato da due serpenti alati. È questa una simbolica tutta
tesso un migliore alimento. 36. Presa Cerere per la terra con ragione da greci fu detta γημητηρ, da γη terra, e μητηρ, mad
36. Presa Cerere per la terra con ragione da greci fu detta γημητηρ, da γη terra, e μητηρ, madre, madre alimentatrice deg
uta madre di Giove ; perciocchè tutto quello che porge la terra viene da Giove, ossia dall’aria. Per questo ancora si diss
o un nome tutto greco περσεφονη, che Screvelio nel suo lessico deriva da περθιν devastare, e φενιν uccidere. Quanto sia a
tutta la terra. Sapendo finalmente di trovarsi nello inferno, ottiene da Giove di riportarla con seco per sei mesi su la t
ve e di Cerere, cioè del cielo e dell’agricoltura, come può scorgersi da ciò che abbiamo detto di Giove e di Cerere istess
gersi da ciò che abbiamo detto di Giove e di Cerere istessa. È rapita da Plutone — con questo volevasi indicare, ch’è d’uo
aginato, la figlia di Cerere, ossia l’istessa fecondità essere rapita da Plutone e portata con lui nell’Orco ; e compianta
verno percorre le parti più remote del mondo, onde vogliono di venire da lui rapita Proserpina «  E diversamente ancora lo
ro quello spirito etereo, che si racchiude sotto terra, rappresentato da Plutone, e vi è rattenuto disgiunto dalla parte s
nascere lo incivilimento ove prima non’era che fierezza ed un vivere da selvaggio. Quanto si disse di lei tutto era una s
inverno e fuori tragge nella estate. Assisa su di un carro sostenuto da ruote trascinate da leoni, indicandosi col carro
gge nella estate. Assisa su di un carro sostenuto da ruote trascinate da leoni, indicandosi col carro la terra librata in
nia, perciocchè questo triangolo si divide in tre perpendicole tirate da tre angoli. Così Plutaron(1). Altri la derivano d
erpendicole tirate da tre angoli. Così Plutaron(1). Altri la derivano da una parola celtica men, che in italiano risponde
ano da una parola celtica men, che in italiano risponde a giudizio, e da errua, che interpetrano forza e giudizio, onde Me
le loro meditazioni metafisiche, che la Idea eterna in Dio è generata da esso Dio, ove le idee create sono in noi prodotte
n Dio è generata da esso Dio, ove le idee create sono in noi prodotte da Dio. Ma i poeti teologi contemplarono Minerva com
non poche altre cose, poichè ne’suoi nomi, e nelle sue attribuzioni, da noi spigolati con lungo studio ne’classici greci,
a, onde l’uomo è plasmato. Il suo nome tutto greco Αθηνη può derivare da ατρειν, raccogliere ; perciocchè personificandosi
ttribuirono virilità e truculenza, quali caratteristiche trasparivano da gli occhi suoi, dipingendoli di color glauco, com
d Euripide ne tragge etimologia ; poichè tutti coloro, che sono presi da Venere, addiventano, come ei dice, αφρονες cioè s
Cupido, ed una a lei era venerato. Chi sia questo nume ben si scorge da un frammento delle Commedie di Alesside, e noi qu
che con tanta pompa esce dal grembo delle acque, passò per aver avuto da quelle il suo nascere. Fra i piccoli pianeti è de
ribuito un moderato calore, e il privilegio di umettare l’atmosfera : da ciò vennero gl’influssi, che le furono attribuiti
secondo i diversi suoi aspetti in cielo ». 45. Diana — Ella fu detta da Orazio Diva Triformis, perciocchè ella era consid
di Ecate e Proserpina, o per altra cagione che poco dopo esporremo, e da questo triplice aspetto era detta ancora Epipirgi
agitazione della mente, pensiero. I latini ne traggono la etimologia da Dea iens, cioè Dea che trovasi in continuo movime
, che credevasi di avere per la caccia, se pur non si voglia derivare da dies giorno, che’è una stella, che precede la com
è detta Lucifer apportatrice del giorno. Portava poi il nome di Ecate da εκατον cento, o perchè ella veniva placata con ce
caccia, e perciò si dipingeva con l’arco, con il turcasso, e seguita da cani. Era questa una simbolica, con cui volevasi
unisce a gli altri segni celesti. 46. Si vuole che Diana veduta nuda da Atteone celebre cacciatore, mentre si bagnava una
ll’uomo, e può trarsene argomento dal tempio a lei fabbricato in Roma da Numa Pompilio quasi in forma di un globo, per dim
n di rado fu presa per la terra. Invero Aristarco di Samo fu accusato da Cleonte, uditore di Zenone, di non aver tributato
centro dell’universo, per farla rivolgere intorno al sole. Posciachè da gli antichi fu creduto rimanersi la terra sempre
pre immobile e fissa nel suo centro, a Vesta fu dato il nome di εστια da εστενια, stare, per indicare che quasi su di un f
rocchè tutte le cose fatte dalla terra si risolvono in essa, e poscia da essa di nuovo risorgono. Per questo i greci da Ve
vono in essa, e poscia da essa di nuovo risorgono. Per questo i greci da Vesta prendevano le iniziative de’sacrificii, e c
te dal greco μουσειν, che risponde all’italiano spiegare i misteri, o da απο της μωσεως, ricerca, perchè si voleva di aver
icare che le discipline necessarie all’uomo, ritrovate la prima volta da Giove non si possono acquistare dagli altri che c
poema. E dalla lettura delle opere dello stesso Pausania apprendiamo da tre essersene fatte nove — Piero principe Macedon
ante graziose donzelle sue figlie — Varrone ne fragge la loro origine da diverso avvenimente — Volendo gli abitatori di Si
belle arti, della poesia, della musica, delle danze, e degli effetti da queste prodotti. Con la parola Clio κλεος gloria,
e degli effetti da queste prodotti. Con la parola Clio κλεος gloria, da κλειειν, cantar le geste, onde volevasi personifi
e sentesi in cuore di coloro, che odono la melode de’versi. Per Talia da θαλεια immortalità e verdezza, esprimevasi la flo
erbo τερπω e χορος dilettare, significavasi il diletto, che si tragge da coloro, che hanno apparato le belle arti. Per Era
che si tragge da coloro, che hanno apparato le belle arti. Per Erato da ερατος amabile, la stima che il tempe e la fama a
teri il loro nome per gl’inni cantati in laude degl’Iddii. Per Vrania da ουρανος cielo, la contemplazione de’cieli, l’astr
e Giano un segno celeste. 69. Altre ragioni per lo stesso argomento —  da altri si vuole essere il mondo, e da ciò Tullio t
agioni per lo stesso argomento — da altri si vuole essere il mondo, e da ciò Tullio tragge la etimologia della parola Gian
, pane. 55. Ercole — Egli è così detto dal greco Ερακλεης, che deriva da ερα Giunone, ossia l’aria, e κλεος gloria, come s
attribuirono tutte le più grandiose azioni eseguite di tempo in tempo da tanti illustri, onde la gran selva della terra ir
le lane, onde presso il poeta della Iliade Atreo si duole di essergli da Tieste immolate le pecore di oro. Degli Argonauti
biade. E il sommo cantor dell’Eneide(1) portando innanzi il traslato, da questi pomi di oro fece quel memorabile ramo di o
ne uno, rovesciollo. Le Naiadi raccolsero questo corno, e riempiutolo da loro di fiori e frutti, fu detto il corno dell’ab
n quella di toro le sue inondazioni ne’campi — con venirgli strappato da Ercole un corno il porsi in un solo letto le due
allri Dei del mare, perciocchè Ercole non andava disgiunto nel culto da tutte queste divinità. Ne’suoi tempii ancora si a
Zodiaco per mezzo di altrettante fatiche che la favole vuole eseguite da Ercole. Nè Ercole, diceva Macrobio(2), va estrani
le la forza della natura. E per esprimere questa forza fu porta a lui da Greci un’arma possente, la clava, e del pari si i
ge su le sponde del fiume Alfeo, e seco porta il toro di Creta, amato da Pasife, che devastava le pianure di Maratona. Com
isteo, figlio del fiume Peneo. X. Ercole vince Gerione, cui la favola da tre corpi, e ne conquista i suoi buoi, uccide un
to di Orione, che andò amante delle Atlantidi, ossia delle Pleiadi, e da quello del Boaro, conduttore dei buoi di Icaro. X
sacrificio, una tonica sparsa di sangue di un Cintauro, che fu morto da lui stesso al guado di un fiume, e questa tonica,
uoi compagni alla fonte di Dirce, per cavarne acqna, li vide divorati da un Dragone, che egli uccise, e seminandone i dent
chi sono significati essi ordini ». 65. Giano — Giano è rappresentato da tutta l’antichità a due facce, ond’è detto Bifron
mente nel Lazio, suo regno, Saturno scacciato dal cielo, avesse avuto da lui il dono di conoscere l’avvenire, e non mai ob
abbiamo preso di mira la favola nel senso tutto allegorico, dobbiamo da altri principii interpetrare questo mito di Giano
da’ Romani, come loro prima divinità tutelare, il eulto del quale fu da loro unito a quello del tempo e del Dio-Luce, oss
nsiderato come un segno celeste, che rifulge tra gli astri, preceduti da lui nel loro cammino intorno il sole. 67. E onde
istoria — Giù, Vate operoso, il timore ; odi le mie voci, ed apprendi da me stesso ciò, che desideri sapere. Caosse era il
pprendi da me stesso ciò, che desideri sapere. Caosse era il mio nome da gli antichi. Questo lucido aere, e questi tre cor
ta, non ignori del pari quale sia il mio ufficio. Tutto ciò, che vedi da ogni lato, il Cielo, il mare, le nubi, la terra,
do va sempre movenlosi con ravvolgersi in giro, e con darsi principio da sè, ed in sè ritornare, onde Tullio riportato da
con darsi principio da sè, ed in sè ritornare, onde Tullio riportato da Cornificio(2), vuole non Giano, ma Eano ab cundo
la sua istessa coda, onde far comprendere, che il mondo e si sostiene da sè stesso, ed in sè stesso si ravvolge — molti te
endo coloro, che non sapevanli interpetrare, fino a quando indovinata da Edipo, gittossi giù da un monte e finì di vivere.
pevanli interpetrare, fino a quando indovinata da Edipo, gittossi giù da un monte e finì di vivere. La interpetrazione di
e sotto le sembianze di caprone. Era questa una simbolica escogitata da gli antichi, onde personificare la natura, tutto
frondi degli alberi, o dall’agitamento delle selve, senza esser mosse da vento, o da altri improvvisi suoni dagli antri e
alberi, o dall’agitamento delle selve, senza esser mosse da vento, o da altri improvvisi suoni dagli antri e dalle voragi
trarre la etimologia dal verbo patet. (6). Ostilina — E così detta da hostire, che importa eguagliare, ond’è nato hosti
ne del tempo mattutino. (3). Roncina — Varrone deriva questa parola da runcare, che importa svellere, onde nacque averru
la quale gravida di Mercurio desse alla luce Evandro, e poscia presa da furore presagisse i destini a’mortali, onde il ca
nel Campidoglio, ove ella abbe stanza. (4). Rvmina —  È così detta da una parola antiquata rumen, che significa mamma,
lib. I ver. 88 e seg. (1). Giano è detto Patulcio, che può derivare da patet, aprire, e Clusio, da Claudere, chiudere, o
Giano è detto Patulcio, che può derivare da patet, aprire, e Clusio, da Claudere, chiudere, ossia dall’aprirsi le porte d
11 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
boschi sacri, vittime, libri santi, ec. I Romani la chiamarono favola da fari, discorrere. 2. Alle descrizioni delle divin
luzioni naturali del globo (e ne fanno fede i tanti diluvj rammentati da ogni nazione e le tracce frequentissime dei vulca
e va d’ accordo con la morale antica il credere che le stelle inviate da Giove splendessero sulla terra quali occhi del ci
ttima della propria bellezza, rappresenta gli effemminati e i sedotti da eccessivo amor proprio. 11. La poesia destinata a
i e cunei e graffi e liquido piombo, e tutta intera una suppellettile da patibolo, per significare che il cattivo destino
chi lo merita, e che il male par necessario solamente perchè l’ uomo da sè stesso si allontana dal bene (332. 2°). Le tre
i figliuoli. 28. Ma vedremo poi come le promesse incaute, consigliate da sfrenata e crudele ambizione, tornino a danno di
ito, e gli tenne celato Giove, offrendogli in sua vece una pietra che da Saturno fu subito divorata. E ciò fece anche quan
o vinse, e lo imprigionò con Cibele in angusto carcere ; ma poi Giove da buon figliuolo venne a capo di liberarli ambedue.
uoni, virtuosi, in pace, godendosi i beni della terra, spontaneamente da essa prodotti. Ma le età successive travagliate d
ra, spontaneamente da essa prodotti. Ma le età successive travagliate da nuovi bisogni, per sodisfare ai quali nacquero le
delicato frutto Dava il grato terren liberamente ; E quale egli venia da lui produtto, Tra sé il godea la fortunata gente 
Dei Lari e Penati (325). Secondo altri questo tempio era stato eretto da Romolo fondatore di Roma e da Tazio re dei Sabini
do altri questo tempio era stato eretto da Romolo fondatore di Roma e da Tazio re dei Sabini, in memoria del trattato di p
este istituite nel Lazio in onor di Saturno e in memoria della dimora da esso fattavi e dell’ età dell’ oro, furon dette S
la moneta per agevolare il commercio ; e i primi conj rappresentavano da un lato una nave, simbolo del commercio, e dall’a
a per essere divorato allude alla favola dei figli. È questo il luogo da ricordare i bellissimi concetti del Petrarca nel
ifica i tesori chiusi nelle viscere della terra. Il suo carro, tratto da due leoni, è l’ emblema della terra equilibrata n
ti cedevano ad esse il primo posto, e fuor del tempio erano precedute da un littore armato dei fasci consolari. Se una Ves
orpora. 48. I sacerdoti di Cibele avevano il nome di Galli in latino, da Gallus, fiume di Frigia, bevendo l’ acqua del qua
ùzo, in greco, vuol dire io spavento, essendochè lo sciagurato spinto da soverchio affanno a levarsi la vita è oggetto di
Sicilia, rapilla ; nè valse l’ ardita difesa della ninfa Ciane che fu da lui trasformata in fontana. La terra si spalancò
avea vòlto il pensiero Alle ghirlande e a’ fior, come si vede Prender da quel cosi affumato e nero, Stridendo alle compagn
n suo soccorso. Anguillara. Cerere sconsolata salì un carro tratto da draghi alati per volare in traccia della predilet
liarono in Linco re della Sicilia, se costui non fosse stato cangiato da Cerere in lince. Indi Celeo eresse un tempio in o
asa di una vecchiarella per nome Bècubo, che amorevolmente le offerse da bevere, e le dette da mangiare una scodella di pa
a per nome Bècubo, che amorevolmente le offerse da bevere, e le dette da mangiare una scodella di pappa. E Cerere a dir ve
ma ogni preghiera fu vana. Corse poi opinione che Giove, impietosito da Cerere, concedesse a Proserpina (53) di passare s
ad Orfeo (469), altri ad Eumolpo.16Gli Ateniesi poi le fanno derivare da Cerere stessa, che sotto spoglie mortali aveva ab
e (thesmos, legge, phéro, io porto, gr.) in memoria delle savie leggi da essa date ai mortali. Erano celebrate dalle donne
tinte, le quali parecchi giorni prima dovevano purificarsi, astenersi da ogni divertimento, e vivere con sobrietà esemplar
inque giorni della loro durata le donzelle vestite di bianco andavano da Atene ad Eleusi recando in capo i canestri sacri
liuola Metra, degna di miglior padre, studiando ogni via di liberarlo da tanta miseria, ottenne da Nettuno di potersi, com
lior padre, studiando ogni via di liberarlo da tanta miseria, ottenne da Nettuno di potersi, come il marino Proteo (195),
nito ! Nanrano alcuni che Erisittone perisse d’un colpo d’asce datosi da sè stesso mentre abbatteva il bosco sacro di Cere
5) moglie di Celo (25) per vendicare i Titani suoi nipoti precipitati da Giove nel Tartaro, gli fece ribellare i Giganti (
gura d’un leone, combattè per qualche tempo con intrepidezza, animato da Giove che di continuo gli gridava : Coraggio, fig
9 70. Giove, mantenutosi l’impero del mondo e non avendo più nemici da temere, s’occupò della formazione dell’uomo. Indi
rte nell’ambizioso potere, così la pena di Prometeo appariva ordinata da Giove. Ma lo stesso rigeneratore a veva presagito
ore e Clitennestra (441), di Polluce e d’Elena (601) ;22 poi comparve da satiro ad Antiope regina delle Amazzoni e madre d
e (274) ossia alla ninfa Mnemosine (Mnéme, memoria, gr.). 76. Perifa ( da perì e phaino, io splendo intorno), che era uno d
Dei, e per questa assuefazione alle atrocità divenne crudele a segno da far morire tutti i forestieri che passavano pe’su
avano pe’suoi stati. Giove in sembianza umana volle andare ad ospizio da lui, e Licaone s’apparecchiò a levargli la vita m
: Lucezio o Diespiter, ossia diei pater, padre del giorno : Feretrio, da ferre, perchè nel suo tempio erano recate le spog
delle mosche, perchè, mentre Ercole sacrificava agli Dei, fu assalito da uno sciame di mosche trattovi dall’odore della vi
in Olimpia, ed ivi era la mirabile statua di Giove Olimpico, scolpita da Fidia, e annoverata tra le sette maraviglie del m
43). Sotto il nome di Giove Statore (79) n’ebbe uno in Roma erettogli da Romolo ; e moltissimi altri per tutto. I suoi tre
onj, Matrona o Pronuba ; e presiedeva anche ai parti pigliando allora da lux (luce) il nome di Lucina. Fu anche detla Mone
gliando allora da lux (luce) il nome di Lucina. Fu anche detla Moneta da moneo, per cagione dei salutari avvertimenti o am
ta da moneo, per cagione dei salutari avvertimenti o ammonizioni date da essa ai Romani, massime nella guerra coi Galli Se
a col piede ; Vulcano (270) che Giove precipitò dal cielo sulla terra da quanto era deforme ; ed Ebe (87) Dea della giovin
edos, consiglio, gr.) figliuolo di Tros re di Troja, facendolo rapire da un’aquila nel tempo che il giovinetto era a cacci
a due calamite, con due incudini ai piedi e colle mani legate a tergo da una catena d’oro. 89. Ma non essendo stata effica
sdeguata contro Io la consegnò alle Furie (232), e la fece tormentare da un assillo che di continuo la pungeva ; sicchè la
e ; la figliuola Semele (147, 148) restò, per sua malizia, incenerita da Giove ; e fu esposto Ercote (364) a grandi rischi
l padre perchè ripopolasse il suo regno ; ed egli fece scaturir fuori da una vecchia querce della dodonea foresta una quan
Ifianasse, per essersi vantate belle quanto Giunone, furono assalite da tale impeto di frenesia, che andavano errando fur
messaggera di Giunone ; l’ambiziosa regina degli Dei non volle esser da menò del-marito, il quale aveva per suo araldo Me
one. 94. Giunone più spesso è rappresentata sopra un carro tirato da due pavoni, con lo scettro in mano, e la fronte c
rire nel mare Egeo l’isola di Delo,27 e Latona trasformata in quaglia da Giove, si rifugiò in quell’isola, e vi partorì Ap
olito gastigo di convertirli in rane. 99. Appena che Apollo fu in età da far uso delle sue forze, consacrò la prima prova
a Pitia o Pitonessa (122) per dare gli oracoli. Indi furono istituiti da Teseo i giuochi Pitii per rammentare questa prova
o questa risurrezione quale oltraggio alla divina potenza, e istigato da Plutone (213), che malvolentieri vedeva ritorsi d
otenza, e istigato da Plutone (213), che malvolentieri vedeva ritorsi da Esculapio i suoi morti, fulminò il medico temerar
ce di Diana e figliuola del fiume Peneo, fu incontrata all’improvviso da Apollo nel tempo del suo esilio sopra la terra, e
nderla, sulle proprie sponde la trasformò in alloro. Apollo, afflitto da questa avventura, staccò un ramo dall’albero, se
la, Zeffiro, per gelosia d’amicizia, fece stornare la palla ribattuta da Apollo, in modo che Giacinto ne restò colpito ed
, (Dante, Parai., c. X.) apparisce guidando il carro del sole tratto da quattro focosi cavalli, chiamati Etone (aitho, io
’Aurora sposò Titone, figlio di Laomedonte re di Troia, e gli ottenne da Giove l’immortalità, ma non pensò ad implorargli
a perpetua giovinezza ; sicchè Titone, riducendosi ad essere oppresso da interminabile decrepitezza, desiderò ed ottenne d
ale militò con Priamo (587) nella guerra di Troia, e vi rimase ucciso da Achille (536). Questa morte riescì dolorosa oltre
no in due branchi, e si combatterono con tanto furore ed ostinazione, da cader morti accanto al rogo a guisa di vittime im
d’Atene. Questo Cefalo andava di continuo a caccia ; e Procri, presa da gelosia, volle seguirlo occultamente e nasconders
te accostare smosse il cespuglio. Cefalo si credè di essere insidiato da una belva nascosta in quelle fronde, vi lanciò il
ra con la veste di color rancio, con una face in mano, in sull’uscire da un palazzo vermiglio, assisa sopra un carro color
l’abito, componendone pur di molti uno che paia più appropriato, s’ha da considerare che ella, come ha tre stati e tre col
a posta a sedere in una sedia indorata sopra un carro simile tirato o da un Pegaseo alato, o da due cavalli, chè nell’un m
sedia indorata sopra un carro simile tirato o da un Pegaseo alato, o da due cavalli, chè nell’un modo o nell’altro si dip
ndo il nome che Omero dà loro di Lampo e di Fetonte. Facciasi sorgere da una marina tranquilla, che mostri d’esser crespa,
e vantando, secondo il solito, l’alta sua origine, gli fu contradetta da tutti. Di che andato a lagnarsi col padre, gli ch
ed Apollo, benchè sulle prime ne lo dissuadesse, fu poi tanto debole da acconsentirvi. Allora i cavalli, accortisi di ess
debole da acconsentirvi. Allora i cavalli, accortisi di esser guidati da mano inesperta, deviano il corso ; ed ora salendo
già canuto e veglio In augel si converse, e con la voce, E con l’ali da terra al cielo alzossi. Eneide, lib. X, trad. d
za delle penne, i miti costumi ne fecero un animale caro ai poeti ; e da essi ebbe culto, quale uccello sacro ad Apollo, a
ole (364) ; il quale Ercole, se volessimo credere alla favola, offeso da una riprensione troppo severa, avrebbe con la sua
pode della Sibilla, tutto d’oro massiccio, era stato trovato nel mare da alcuni pescatori. Costoro, dopo molte contese int
a’Greci la prima cognizione delle scienze ; e l’eloquenza e la musica da lui professate o inventate impressero nel loro an
l monte Elicona dalle acque della ninfa Castalia trasformata in fonte da Apollo, e da quelle dell’Ippocrene (hippos, caval
na dalle acque della ninfa Castalia trasformata in fonte da Apollo, e da quelle dell’Ippocrene (hippos, cavallo, kréne, fo
a singolare prerogativa, comunicandola alle acque del Pattolo che fin da quel tempo recarono sabbia d’oro. Potremmo riflet
referita Leucotoe (la stessa che Ino) (449), ne concepì tanta gelosia da lasciarsi morire di fame. Il Nume la cangiò allor
figie della madre per indurla a sposarlo ; ma Orcano, avutone sentore da Clizia, celò in un sotterraneo la figliuola. Allo
quand’ecco che inavvertentemente lo uccide, e ne rimane sì addolorato da perdere a poco a poco la vita. Apollo, afflittone
ronide figlia di Flegias e madre d’Esculapio (289) fu anch’essa amata da Apollo ; ma poichè un corvo gli ebbe svelato ch’e
llo, ha la raggiera e percorre lo Zodiaco (676) sopra un carro tirato da quattro cavalli bianchi. A Lebadia nella Beozia,
i. A Lebadia nella Beozia, dov’era il bellissimo tempio fabbricatogli da Trofonio, i popoli e i re andavano frequentemente
o di Diana in Efeso (143) ; la statua di Giove-Olimpico (81) scolpita da Fidia ; i giardini e le mura di Babilonia costrui
(81) scolpita da Fidia ; i giardini e le mura di Babilonia costruiti da Semiramide ; il palazzo di Ciro che dicono avesse
e ancora diamo lo stesso nome ai sepolcrali monumenti. Era circondato da 36 colonne, aveva 200 braccia di circuito, 70 di
circuito, 70 di altezza, e sorgeva sulla sua cima un bel carro tirato da quattro cavalli. Le statue e i bassi rilievi di q
pongono tra le meraviglie il Faro d’Alessandria in Egitto, costruito da Sostrate architetto di Gnido sotto il regno di To
97), e sorella d’Apollo (96). Forse questo suo nome principale deriva da dios che in greco vuol dire Giove. 138. In cielo
era sostenuto sopra cento ventisette colonne alte 30 braccia, erette da altrettanti re, nello spazio di duecento venti an
ostruirono il tempio con eguale magnificenza ; ma fu poi saccheggiato da Nerone ; e gli Sciti lo arsero nuovamente verso l
simulacro. 145. Sulla maggior parte delle antiche medaglie è vestita da caccia, in abito succinto, coi capelli annodati d
e l’arco in mano ; e i poeti la dipingono anche sopra un carro tirato da cerve o da cervi bianchi ; ma quando presiede all
mano ; e i poeti la dipingono anche sopra un carro tirato da cerve o da cervi bianchi ; ma quando presiede all’astro nott
isolvo che le facciate l’arco come di sopra. Cavalchi un carro tirato da cavalli, un nero, l’ altro bianco, o (se vi piace
o da cavalli, un nero, l’ altro bianco, o (se vi piacesse di variare) da un mulo, secondo Festo Pompeio, oda giovenchi, se
lia di Cadmo (482) fondatore e re di Tebe. 147. Giunone (85) fu presa da fiera gelosia della predilezione di Giove per Sem
sua infanzia, le cangiò in stelle chiamate Jadi. Ma quando fu in età da essere istruito, presero a educarlo le Muse (274)
na, figliuola di Minosse (228) re di Creta, che era stata abbandonata da Teseo (402), c le regalò una corona d’ oro ingemm
olto al dio Mitra (707) dei Persiani ; tal altra è in un carro tirato da tigri o da pantere od anche da Centauri (430). 1
Mitra (707) dei Persiani ; tal altra è in un carro tirato da tigri o da pantere od anche da Centauri (430). 158. Era imm
siani ; tal altra è in un carro tirato da tigri o da pantere od anche da Centauri (430). 158. Era immolata a Bacco la gaz
lio, Encide, lib. IV. Trad. del Caro. 161. Il caduceo tenuto in mano da Mercurio era una verga alata in cima e con due se
ce dall’ aver ammesso la Metempsicosi, ossia il passaggio delle anime da un corpo morto in un corpo vivo. Cosi gli antichi
he la loro anima passi dal corpo di un uomo in quello d’un animale, e da questo in un albero o in una pianta, perchè essi
bizzarra allegoria della prontezza con la quale Mercurio seppe anche da giovinetto cattivarsi l’animo di tutti, e divenir
ermine di paragone per metterli a prova. Un’altra metamorfosi operata da Mercurio, ma non più in occasione di furti, vien
perata da Mercurio, ma non più in occasione di furti, vien rammentata da Dante nel c. XIV del Purg. a proposito dell’invid
re d’ Atene, che invidiosa perchè la sua sorella Erse fosse protetta da Mercurio, pose ostacoli all’amore del Nume ; ed e
ela punire, la converse in pietra. 168. Mercurio fu chiamato Cillenio da un monte d’Arcadia che secondo alcuni fu luogo de
, Imene o Imeneo, le tre Grazie ed Enea ; e figurarono parimente nati da lei il Riso, gli Scherzie i Piaceri, che apparisc
lascivia umana, Nutrito di pensier dolci e soavi, Fatto signore e Dio da gente vana. Qual é morto da lui, qual con più gra
ensier dolci e soavi, Fatto signore e Dio da gente vana. Qual é morto da lui, qual con più gravi Leggi mena sua vita aspra
empre a far bella la verità e profittevole la finzione, lo fa nascere da Poro Dio dell’ abbondanza unitosi in matrimonio c
principalmente con la carità, la quale santifica gli affetti ispirati da lui. Saffo (177), celebre e soavissima e sventura
or suo fosse santo ed unico in terra, lo pose nel cielo, ed inspirato da esso a quel canto che dovea rendere ma ravigliata
n Amore universale, un sentimento comune in tutti gli nomini, spirato da tutti gli oggetti della pura e schietta natura ;
esso ; regola immortale data ai mortali dal Cielo, che è indipendente da ogni umano volere, che la natura insegna, che la
ompagne inseparabili della madre, perchè la Dea della bellezza riceve da loro la leggiadria e tutti i divini pregi che la
vantarsi di tanta predilezione, fu punito di questa sua indiscretezza da Giove (63) con un colpo di fulmine che gli sfiorò
corse che la passione più dominante di Psiche era la curiosità, e fin da quel punto ravvolse nel mistero le sue intenzioni
a Psiche : « Voi siete padrona di questo palazzo, o potete comandarvi da principessa. » Psiche ordina infatti, e ad ogni s
eccitavano a discoprire il mistero. Finalmente arrivarono a tal segno da inspirarle diffidenza contro il donatore meravigl
ccosta…. ed oh maraviglia ! trova addormentato colui ch’ ella cercava da tanto tempo. « Oh ! egli dorme, » esclamò sotto v
come ! lo stesso Amore è il mio amante ! Ed è questo il mostro temuto da me e dalle mie sorelle ? Ah ! è il dio Amore, egl
are ad attingere una secchia d’acqua fangosa ad una fontana custodita da quattro furibondi draghi ; quindi dovè arrampicar
che le si ferma sul volto : si specchia, e scorge la deforme maschera da cui è rimasta coperta. A tal vista sviene, e si r
a cui è rimasta coperta. A tal vista sviene, e si riduce in uno stato da far temere della sua vita. Le vengono prodigati s
e giovinetta aleggia, E le ripete susurrando i primi Detti d’amor che da un garzone udia. 179. Venere ebbe maggior culto
pia era stata dipinta in atto di uscir dalle onde, incoronata di rose da Pito o Suada, Dea, della persuasione e sua fida c
in un carro di madreperla, ossia sopra una conchiglia marina, tratta da colombe, da cigni o da passeri. Senza velo era be
di madreperla, ossia sopra una conchiglia marina, tratta da colombe, da cigni o da passeri. Senza velo era bella, velata
rla, ossia sopra una conchiglia marina, tratta da colombe, da cigni o da passeri. Senza velo era bella, velata poi era div
ll’ ara di Venere nuziale che teneva nell’una mano il globo del mondo da essa rigenerato, e presso alle mammelle la face d
no della conca marina. Talora anch’ essi erano assisi su carri tratti da cavalli azzurri. I pœti hanno attribuita loro la
nominate Son certe isole in mezzo al grande Ionio Dalla fera Celeno e da quell’altre Rapaci e lorde sue compagne Arpie Fin
aduz. del Caro.) Alcuni dicono che la favola delle Arpie fu originata da un gran nuvolo di enormi cavallette che, dopo ave
to numero di divinità secondarie chiamate Ninfe (313) e rappresentate da tante vezzose fanciullette. 194. Anche i Fiumi er
gente del fiume al quale presiedono. 195. Proteo nacque dall’Oceano e da Teti ; ed era guardiano dei greggi di Nettuno com
spondere, bisognava armarsi di coraggio, assalirlo, e legarlo in modo da non lasciargli campo a scappare. Parrebbe questo
ori delle apparenze. 198. Cinquanta anni dopo, Ulisse (568), ammonito da Circe (575), turò con cera le orecchie di tutti i
ogo fu chiamato Sirenide dal loro nome. 199. Tra gli Dei marini non è da passare sotto silenzio Eolo, il quale aveva il po
vegliava affinchè non accadessero più sconvolgimenti simili a quelli da essi cagionati, allorchè separarono la Sicilia da
. I.) 202. Scilla era una bella ninfa figlia di Forco ed’Ecale, amata da Glauco (201), ma che non gli voleva corrispondere
la favola, fu padre delle Gorgoni (357). Toossa altra sua figlia ebbe da Nettuno il ciclope Polifemo (273) e quella Scilla
3) e quella Scilla della quale abbiamo già parlato (202). Credono che da Forco fosse nato ancora il serpente che stava a c
e di Ceice re di Trachinia, sognò che il marito naufragava ritornando da Delfo, sicchè atterrita, in sul far del giorno co
si slanciò per abbracciarlo e per morire con lui, Gli Dei inteneriti da tanto amor coniugale cangiarono l’una e l’altro i
le acque del mare, e spesso procede mæstosamente in un carro condotto da cavalli marini che hanno la parte posteriore del
ti di Trezene avevan coniato sulle loro monete il tridente di Nettuno da un lato e la testa di Minerva dall’altro, per ind
di rozza e di scheggiosa roccia : Da negro lago era difesa intorno, E da selve ricinta annose e folte. Escia della sua boc
i in loco d’ogni luce muto, Che mugghia, come fa mar per tempesta, Se da contrari venti è combattuto. La bufera infernal c
, il Cocito, il Flegetonte, lo Stige, l’Erebo e il Lete. Dante impara da Virgilio la misteriosa origine delle acque infern
ciò con Saturno la prima età, s’innalza la statua del Tempo, composta da capo a piedi di varie materie gradatamente inferi
amente inferiori, come quella che nelle Scritture Sacre dicesi veduta da Nabuccodonosor : e dal corrompimento delle materi
ri metalli, talchè niun vaso può contenerle ; e scorrono tanto rapide da travolver seco enormi scogli, sicchè nulla vale a
ho, io brucio, gr.) menava torrenti e vortici di fiamme, e circondava da ogni lato il Tartaro. Nella sua vicinanza non cre
del suo figlio Enea. Si dice che l’ambrosia scaturisse la prima volta da uno dei corni della capra Amaltea. 223. L’Erebo,
abbandonato e vinto. (Loc. cit.) Questo mostro favoloso deriva forse da un antico uso degli Egiziani, i quali facevano cu
isola del Mediterraneo al sud dell’Arcipelago, e governò il suo regno da savio e mite sovrano. Affinchè le sue leggi avess
confessa : E quel conoscitor delle peccata Vede qual loco d’inferno è da essa : Cignesi colla coda tante volte Quantunque
229. Eaco, figlio di Giove (63) e d’Egina, fu re dell’isola d’Egina da lui così chiamata in onor della madre. Siccome la
one si trovò alla spedizione di Colchide ed alla presa di Troja fatta da Ercole sotto il regno di Laomedonte, ed ebbe la g
el Caos (22). Sposò l’Acheronte (218) dal quale ebbe le Furie (232) ; da sè sola concepì la Morte (242) ; dal Caos (22) eb
pel cielo, sopra un carro d’ebano, dopo il tramonto del sole, seguita da un corteggio di Costellazioni (686). Talora ha in
derli sulla terra. Il Nume è coricato sopra un letto d’ebano, coperto da brune cortine. « Ovidio la pone (la casa del son
n trasformarsi in cose possibili ed in impossibili. Morfeo è chiamato da Ovidio, artefice e fingitore di figure ; e però l
va sempre a turbare i sonni degl’intemperanti o di coloro che avevano da rimproverarsi qualche malvagia azione. Costoro po
ti fosse a Flegra…. Io son colei che si importuna e fera Chiamata son da voi, e sorda, e cieca, Gente a cui si fa notte in
forse per indicare che nemmeno l’abbondanza di tutte le cose ci salva da lei, e le svolazza intorno una farfalla per ramme
gli ; ma il lavoro e la fatica non son perduti quando vengono animati da emulazione virtuosa, e non da bassa gelosia. 246.
non son perduti quando vengono animati da emulazione virtuosa, e non da bassa gelosia. 246. Salmoneo, fratello di Sisifo
255) e di Crisa, ebbe una figlia chiamata Coronide (133) che fu amata da Apollo (96). e divenne madre d’Esculapio (100). M
Flegia infelicissimo Va tra l’ombre gridando ad alta voce : Imparate da me, voi che mirate La pena mia : non violate il g
re. Questo delitto svegliò universale orrore ; ed Issione fu assalito da così cocenti rimorsi, che non solo quella degli a
pesso il colpevole è anche ingrato ; ed Issione si diportò tanto male da cortigiano col padre dei Numi, che questi lo fulm
aduzione del Caro.) Ebbe costui tanta audacia per essere così grosso, da volere offendere nell’onore Latona (99) ; ma Apol
be tanto a male di dover fare le spese a quegli ospiti, che dando lor da mangiare se ne doleva come se si trattasse di sac
lle punire nel Tartaro (216) l’avarizia di Tantalo ; e Nettuno, preso da compassione pel suo figlioletto Pelope che menava
ro nell’Odissea (lib. XI) descrive così il supplizio di Tantalo visto da Ulisse (576) : Stava là presso con acerba pena T
lo, ebbe cinquanta figlie chiamate dal nome paterno Danaidi, o Belidi da quello dell’avo ; ed Egitto, suo fratello e re d’
ccole per celebrare la tenerezza coniugale d’Ipermestra. Ecco dunque da chi era popolato il Tartaro ; e poi …… Tra quest
tto di rapire Proserpina (53), recandola svenuta nel suo carro tirato da cavalli neri. Nell’Inferno siede sopra un trono d
ve (63) e di Giunone (85) ; ma taluni scrissero che Giunone lo generò da sè sola battendo con un piede la terra (86), o me
l proprio cervello, così la moglie del Tonante non aveva voluto esser da meno di lui. 256. Marte ebbe da Venere (170) una
ie del Tonante non aveva voluto esser da meno di lui. 256. Marte ebbe da Venere (170) una figlia chiamata Ermione, e da Re
i lui. 256. Marte ebbe da Venere (170) una figlia chiamata Ermione, e da Rea-Silvia sacerdotessa di Vesta, Romolo e Remo.
ci, restò ferito dalla lancia di Diomede (377) invisibilmente guidata da Minerva (262) ; e che nel ritrarsela dalla piaga
è, le braccia e ’I collo » (Petrarca), e talora sopra un carro tratto da ardenti cavalli ch’ei guida da sè o fa guidar da
rarca), e talora sopra un carro tratto da ardenti cavalli ch’ei guida da sè o fa guidar da Bellona (283). Gli mettono acca
opra un carro tratto da ardenti cavalli ch’ei guida da sè o fa guidar da Bellona (283). Gli mettono accanto un gallo per i
a lancia confitta in terra.56 260. I suoi dodici sacerdoti istituiti da Numa eran detti Salii dal latino sallare, perchè
a, alle scienze ed alle arti.58 La favola narra che Giove, tormentato da un gran dolore di testa, chiese aiuto a Vulcano (
sce, gli spaccò il cranio. Allora ne uscì fuori Minerva bell’e armata da capo a piedi, e già in età da poter valorosamente
ora ne uscì fuori Minerva bell’e armata da capo a piedi, e già in età da poter valorosamente soccorrere il padre contro i
la sua disputa con Nettuno (185) per dare un nome alla città fondata da Cecrope egiziano, condottiero d’una colonia in Gr
tti giudicarono a favore della Dea della sapienza, e la città fondata da Cecrope fu detta Atene in onor di Minerva, che un
o l’agricoltura. 265. Una lezione per gli orgogliosi ci viene offerta da Aracne abile tessitrice e ricamatrice, che si van
star vinta, che, per disperazione, stracciato il lavoro, s’impiccò, e da Minerva fu allora cangiata in ragno sulla sua tel
riputazion della Dea ; essendochè, dicono fosse superata ella stessa da Aracne, la quale ne menò troppo vanto ; ed allora
n la pelle di un mostro chiamato Egide, il quale vomitava fuoco, e fu da lei ucciso. Su questa divina armatura campeggiava
uon augurio se stava zitto, perchè la prudenza non è ciarliera. Forse da questa antichissima allegoria è nato il pregiudiz
e s’ei dovè rimanere sbalordito per la caduta, dopoche, secondo narra da sè stesso nell’Iliade …… Un giorno intero Rovin
a brutale gelosia glielo schiacciò sotto un scoglio. Galatea trafitta da immenso dolore, cangiò il sangue del suo diletto
anti della virtù e del sapere, e nutrirono sentimenti così magnanimi, da meritare la venerazione di tutti gli uomini. Da c
la loro eguaglianza. Infatti Cassiodoro fa derivare il vocabolo Muse da una parola greca che significa eguali, simili. 2
e nella poesia vogliano essere cercati nella natura e sempre ricavati da oggetti sommamente morali. Il ministero delle Mus
a ; Talia (thalia, giorno di festa, gr.) alla commedia ; Tersicore ( da terpo, e choros, che si diletta di danze, gr.) al
gioconda » gr.) alla musica ed agli istrumenti musicali ; Polinnia ( da polys, e ymnos, di molto canto, gr.) all’ode e al
in mano. Sarà in atto di fuggire dal cospetto d’Apollo, saltando giù da un sasso rozzamente scolpito e rappresentante una
o re della Focide, presso il quale avevano sperato di trovar ricovero da un improvviso temporale. Il principe ardì far lor
dia, il Furore, altro non sono che virtù o vizj che gli antichi mossi da rispetto o da paura, solevano personificare ed on
, altro non sono che virtù o vizj che gli antichi mossi da rispetto o da paura, solevano personificare ed onorare di speci
far nulla di suo, come suole chi pretende troppo dagli altri. Scelto da Nettuno. da Vulcano e da Minerva per giudicare le
i suo, come suole chi pretende troppo dagli altri. Scelto da Nettuno. da Vulcano e da Minerva per giudicare le loro opere,
uole chi pretende troppo dagli altri. Scelto da Nettuno. da Vulcano e da Minerva per giudicare le loro opere, non fece che
ffinchè l’animale potesse cozzar più dritto ; criticò l’uomo composto da Vulcano, pretendendo che avesse dovuto fargli un
tutti, e fu espulso dal cielo. 284. È rappresentato col capo coperto da un berretto ornato di sonagli con una maschera in
e intorno a questo satirico Nume un grazioso sonetto moderno composto da uno dei più colti ed arguti ingegni del nostro te
al vizio, e non serbò misura. Lode si grande derivonne a lui Ch’ebbe da prima e sacrificii e tempio : Avvolse quindi negl
cherati, al lume di fiaccole, cinta di fiori la testa, e accompagnati da fanciulli e donzelle che cantavano e ballavano al
ssite. E’ s’appoggia languidamente col braccio sopra una lunga lancia da cacciatori ; gli sta presso una fiaccola arrovesc
ne celebravano le feste con tanta ebrezza di furore, che si facevano da sè stessi tali ferite da versarne sangue ; e poi
con tanta ebrezza di furore, che si facevano da sè stessi tali ferite da versarne sangue ; e poi raccolto quel sangue l’of
pio era figliuol d’Apollo (96) e della ninfa Coronide (133). Istruito da Chirone (430), diventò presto abile nell’arte di
lità : Or quanti afflitti volsero Al grande alunno60 il passo, Vinti da piaga ingenita, Ovver da ferro o da scagliato sas
i volsero Al grande alunno60 il passo, Vinti da piaga ingenita, Ovver da ferro o da scagliato sasso, E quanti raggio fervi
l grande alunno60 il passo, Vinti da piaga ingenita, Ovver da ferro o da scagliato sasso, E quanti raggio fervido, O acuto
arte di concimare la terra. Fauna dopo la morte del marito si segregò da tutti, e morì senza aver più parlato ad alcun uom
cie di malattie. Fu chiamata anche Fatua o Fatuella quand’era animata da ispirazione divina, e prediceva ai suoi contempor
e di capra ; la barba, le corna e le orecchie di caprone ; eran cinti da una corona d’abeto, e ne tenevano un ramo nella d
atiri, molto somiglianti ai Fauni, erano divinità agresti discendenti da Bacco (146) e dalla naiade Nicea che fu da esso i
vinità agresti discendenti da Bacco (146) e dalla naiade Nicea che fu da esso inebriata col trasformare in vino l’acqua d’
palle straordinariamente larghe, ed una invereconda deformità insomma da non ’si dire. Ma egli sdegnato della cattiva acco
proteggeva i confini dei campi, e credesi ne fosse istituito il culto da Numa a fine di porre un freno, che fosse anche pi
sse munto sempre puro ed in abbondanza. Queste feste furono istituite da Romolo il giorno stesso della fondazione di Roma,
l giorno stesso della fondazione di Roma, ed i pastori vi accorrevano da ogni parte incoronati d’olivo e di ramerino, il c
preposta al governo dei frutti nascenti, finchè Pomona (311) non vien da sè a regnare nel suo impero : Era diletto suo, d
o il nome di Ninfe ad un gran numero di divinità subalterne originate da Nereo e Doride (193), e rappresentate sotto belle
ise in più schiere, ed avevano vari nomi secondo la natura dei luoghi da esse abitati, come : Driadi, Napee, Oreadi e Amad
), Nettuno (185) ed Apollo (96) se ne disputaron le nozze ; ma saputo da un antico oracolo di Temi (337) come il primogeni
rischio la propria dignità e potenza, e la cederono a Peleo. Infatti da questo connubio nacque il divino e prode Achille
ella Terra ; essendochè meritato avendo lo sdegno di Giunone (85), fu da lei condannata a ripeter sempre le ultime sillabe
edesimo, che diventò passione sfrenata, e gli logorò la vita al punto da cadere estinto in quello stesso luogo. Ecco la so
II. Trad. del Caro.) Indi Enea lasciava la città incenerita, seguito da Creusa (608) e da Julo, e recandosi in ispalla il
.) Indi Enea lasciava la città incenerita, seguito da Creusa (608) e da Julo, e recandosi in ispalla il vecchio Anchise i
e’patrii Penati, perchè al guerriero, lordo di sangue e uscito allora da tanta uccisione, non era permesso toccarli prima
ella vince ogni umana prudenza. Talora è ritta sopra un carro tirato da quattro cavalli ciechi al par di lei, e schiaccia
chi vicenda consegue.72 Quest’ è colei ch’è tanto posta in croce Pur da color che le dovrian dar lode, Dandole biasmo a t
pra la terra, giurando che non sarebbe mai più tornata nel cielo. Fin da quell’ epoca ella va percorrendo ogni dove la ter
la seguono sempre, ma zoppicando, e s’ingegnano di rimediare ai mali da essa prodotti. Arpocrate. 336. Arpocrate,
ata quale Dea della Giustizia. La favola aggiunge che Giove (63) ebbe da lei, ed era ben naturale, questre tre figlie : l’
ta come gli uomini giungano spesso a farne un mostro, quando le danno da raccontare vane o cattive azioni, e quando mescol
o È più veloce, e com’ più va più cresce, E maggior forza acquista. È da principio Piccola e debil cosa, e non s’arrischia
Dee un pomo fatale, per cui nacque la famosa disputa che fu giudicata da Paride (598), e cagionò poi infinite sventure ai
involto in lacero bruno, il quale, addietro volgendosi, scorgea venir da lungi la Verità, non meno allegra che modesta, nè
l più grande ed il più sontuoso che fosse nella città ; fu cominciato da Agrippina e finito da Vespasiano, e accolse le sp
sontuoso che fosse nella città ; fu cominciato da Agrippina e finito da Vespasiano, e accolse le spoglie che questo imper
ermata sul piè destro, e tenendo il sinistro indietro sospeso, mostri da un canto di posar saldamente, e dall’ altro di av
tà è dell’anima, e la Quiete è del corpo. Figureremo dunque la Quiete da noi in questo modo. Una giovane d’aspetto piacevo
braccio sinistro. Abbia un’asta che le si posi disopra nella spalla e da piè punti in terra, e sopr’essa lasci cadere il b
er infingardia. Tenga una corona di papaveri ed uno scettro appartato da un canto, ma non sì che non possa prontamente rip
i hanno tarpato le ali alla Vittoria : ella non può ormai più fuggire da noi. » La speranza. 349. Gli antichi imm
il suo cuore, nel cui mezzo erano scritte queste parole : Da vicino e da lontano. La fedeltà. 351, 3°. La Fedeltà
anto al Campidoglio ebbe un tempio consacratole, per quanto si crede, da Numa Pompilio. La Dea era rappresentata a mani gi
o alla fedeltà. I sacerdoti della Fedeltà erano al par di lei coperti da lungo e candido manto che ravvolgeva la loro test
denaro le guardie della principessa, la involò e la fece sua moglie ; da questo imeneo nacque Perseo. 354. Acrisio, scope
avventure l’adoperò ad impietrire i nemici. Parte del sangue versato da Medusa produsse il mostro Crisaorso che sposò Cal
sfera. 361. Perseo con l’aiuto d’un’arme così tremenda potè liberare da cruda morte l’infelice Andromeda. Questa principe
Cassiopea, era stata esposta sulla riva del mare per esservi divorata da un drago marino, in pena d’aver gareggiato di bel
via s’adoperò per rimetterlo sul trono, dal quale era stato scacciato da Preto (462) suo fratello ; ed uccise l’usurpatore
orto. Così rimase avverato l’oracolo. Fu tanto il dolore cagionatogli da questa disgrazia, che abbandonò il soggiorno d’Ar
ndare una nuova città col nome di Micene, ove poi fu ucciso con frode da Megapento figliuolo di Preto (462), che volle ven
efeo (361). Ercole o Alcide. 364. Ercole ed Euristeo nacquero da Alcmena moglie d’Anfitrione re di Tebe, e vennero
an cimento ; e avendo preso con ambe le mani l’uno e l’altro serpente da Giunone mandati, non si alterava punto nè poco in
367. Parecchi furono i maestri d’Ercole, poichè imparò a trar d’arco da Radamanto (230) o secondo altri da Eurito ; a com
rcole, poichè imparò a trar d’arco da Radamanto (230) o secondo altri da Eurito ; a combattere in armi da Castore ; col Ce
o da Radamanto (230) o secondo altri da Eurito ; a combattere in armi da Castore ; col Centauro Chirone (430) studiò l’ast
ore ; col Centauro Chirone (430) studiò l’astronomia e la medicina, e da Lino (121) gli fu insegnato suonar la lira. 368.
i noi ed in tutto il vigore della gioventù, dobbiamo scegliere la via da percorrere : se quella dei piaceri e delle mollez
ntiero : Quivi di riposar l’affanno aspetta… (Dante, Purg. c. IV.) E da ciò ha origine la favola d’Ercole al bivio, il qu
frecce nel sangue dell’Idra perchè mortali ne fossero le ferite. Così da ogni impresa uscia vittorioso e più forte e più t
questa fatica il prosciugamento di qualche pestifera palude. Oppure è da credere con alcuni che questa Idra significasse u
chie dove s’annidavano ; l’espediente riuscì ; il paese rimase libero da quei rettili ; e la poesia tramandò ai posteri l’
h’esso li pose in fuga battendo grandi colpi sopra un tamburo di rame da lui stesso inventato. 375. Le Amazzoni (a, senza 
i a commettere ogni sorta di scelleraggini ; ed Ercole purgò la terra da quei nefandi. 377. Diomede, re di Tracia, figlio
on tre teste, tre corpi e sei ali, che faceva custodire i suoi greggi da un cane con due teste, e da un drago con sette. D
i ali, che faceva custodire i suoi greggi da un cane con due teste, e da un drago con sette. Dicono anche di lui che faces
l Sole (110), aveva certe stalle che contenevano tremila bovi, e fino da trenta anni non erano state ripulite, sicchè appe
a Ercole accorse ad incatenare il Cerbero (226), e potè così liberare da tanto rischio il suo emulo. 384. Giunto a buon fi
dei sette colli ove fu poi fabbricata Roma. Ebbe costui tanta audacia da rubare alcuni dei bovi che Ercole avea tolti a Ge
viaggiatori che attraversavano le sabbie della Libia. Ercole, offeso da questo mostro, lo assalì, e lo atterrò tre volte 
n dono ad Euristeo. 388. La mano d’Alceste figlia di Pelia fu ambita da molti principi ; e suo padre, per liberarsi dall’
dmeto il sangue : Or, qual di questi in vece sua disfatto Esser potea da morte ? Il figlio forse ? Ei due lustri non compi
vagi, soccorrendo gli sventurati, liberando gli uomini dalle calamità da cui erano oppressi. Anche Prometeo (70) andò a lu
er render mite ad Ercole l’implacabile Dea ; chè anzi inasprita l’ira da nuova gelosia, Giunone (85) lo dette in preda a u
er voler del Fato, Troja non avrebbe potuto esser presa ; e tagliando da sè medesimo alcuni alberi sul monte Eta, s’ alzò
d’ Ercole dopo avere strangolato i due serpenti mandatigli nella cuna da Giunone ; e questo nome derivante da due vocaboli
e serpenti mandatigli nella cuna da Giunone ; e questo nome derivante da due vocaboli greci, hèra e cléos, suona appunto l
un maschio, di non lo inviare a lui se non quando fosse tanto robusto da sollevare la pietra, e prendere quella spada che
i era rifugiata Medea (454), che pe’ suoi delitti aveva dovuto fuggir da Corinto, e governava a nome d’ Egeo preso da foll
itti aveva dovuto fuggir da Corinto, e governava a nome d’ Egeo preso da folle passione per la rea maga. Ella temendo che
questo modo il promesso salario ; indi Falaride stesso fu massacrato da Teseo ; o, secondo altri, cadde per sollevazione
nzo. Severa lezione ai malvagi, che con le loro iniquità si preparano da sè stessi il gastigo. 410. Sciro, crudelissimo as
contorni d’ Epidauro, dove assaliva i viaggiatori. Teseo, nel recarsi da Trezene a Corinto, lo uccise, e ne prese la clava
o valore contro i mostri, ed ebbe tosto la gloria di liberar la terra da un toro di smisurata grandezza che devastava le c
ta. L’ orrenda belva si nutriva di carne umana, e gli Ateniesi, vinti da Minosse, erano obbligati a mandarvi per tributo o
di mandargli la loro prole. Indi la storia narra che fu loro imposto da Minosse per vendicare la morte del suo figlio And
osto da Minosse per vendicare la morte del suo figlio Androgeo ucciso da alcuni giovani ateniesi gelosi di lui perchè era
elva. 418. Teseo, che aveva condotto seco la sua liberatrice fuggendo da Creta, l’ abbandonò poi con atroce ingratitudine
0. I Laberinli più celebri furon due : il primo in Egitto, fabbricato da dodici re, secondo Erodoto 86 in vicinanza del la
dodici re, secondo Erodoto 86 in vicinanza del lago Meride non lungi da Arsinoe, e fu annoverato fra le maraviglie del mo
empi, e distrutta poi dai grandi sconvolgimenti fisici della terra, o da quelli dell’ ordine sociale. Dedalo ebbe un nipot
esima nave che soleva condurre le sette vittime chieste in espiazione da Minosse ; e quella nave era armata di nere vele a
ingiunzione paterna. 426. Quel povero padre, veggendo la nave tornar da lontano col funebre arredo, credè morto il figliu
fronde d’ olivo, e adoperavano a ciò la medesima nave che fu condotta da Teseo, e che tenevano custodita con gran cura, pe
 ; ma quando i due eroi furono in procinto di venire alle mani, vinti da segreta scambievole ammirazione, si abbracciarono
n sì tosto Fedra ebbe visto il giovine Ippolito, che si sentì pungere da acuto rammarico per non aver dato ella stessa a T
ata dai rimorsi, fu astretta a confessare la sua calunnia, e si diede da sè stessa la morte. 439. Alla fine gli Ateniesi,
e dolcezze della vita privata. Ma Licomede, re di quell’ isola, mosso da gelosia per la fama dell’ eroe, o istigatovi da’
hiamare Tindaridi ambedue i maschi. Ebbero anche il nome di Dioscuri, da diòs, di Giove, e kouros, giovine, parole greche.
ia, i Dioscuri liberarono la sorella Elena (433) che era stata rapita da Teseo (405), e condussero schiava Etra madre di q
contr’ essi un ostinato combattimento, nel quale Castore restò ucciso da Linceo che pur cadde sotto i colpi di Polluce, ne
pur cadde sotto i colpi di Polluce, nel tempo che Ida restò fulminato da Giove (63). 446. Polluce, pieno d’ afflizione
ria immortalità : e così questi due fratelli, che furono sempre uniti da tenerissimo affetto, vivevano e morivano a vicend
i sono rappresentati in due giovani di rara bellezza, coperti d’ armi da capo a piedi e con due cavalli bianchi ; il loro
dre Esone re d’ lolco in Tessaglia, al quale era stato tolto il trono da Pelia fratello ; ma quando Giasone ebbe vent’ ann
sue persecuzioni contro i figliastri ; poichè Atamante, reso furioso da Tisifone per opera di Giunone, incontrando la mog
enne tanto insano, Che veggendo la moglie co’ duo figli Andar carcata da ciascuna mano, Gridò : Tendiam le reti, si ch’ io
quattro jugeri di terreno, per seminarvi i denti del drago già ucciso da Cadmo. Da quei denti sarebber nati tanti guerrier
nto, che bisognava esterminare fino all’ ultimo : e finalmente v’ era da uccidere un mostro enorme posto a custodia del Ve
li altri ostacoli. 455. Dopo aver predato il tesoro, Giasone fuggì da Colco insieme con Medea, alla quale non rimaneva
prevenendolo con nuovi delitti, salì alla fine sopra un carro tratto da due draghi alati, e disparve. 459. Aggiungono che
le sue frodi anche Teseo (406) erede del trono d’ Atene ; ma scoperta da Egeo la sua malvagità, e costretta nuovamente a f
ta colpa, e istigandolo a pigliarne vendetta. Bellerofonte, ingannato da Preto, s’ immaginava di recar lettere di cortese
dava fuoco e fiamme. I poeti lo dicono nato dal gigante Tifone (69) e da Echidna mostro mezzo donna e mezzo serpente. 90
chidna mostro mezzo donna e mezzo serpente. 90 467. L’ eroe protetto da Minerva (262) che gl’ inviò il Pegaseo, salì sull
e sue gesta volle salire in cielo col Pegaseo ; ma Giove fece pungere da un insetto il piede del destriero, che lo precipi
chi le porta. Omero fa narrare queste avventure con bella semplicità da un discendente dell’eroe : …….. Dagli Dei scorta
, e la richiese a Plutone (213). La melodia della sua lira, inspirata da tanto dolore, commosse le divinità infernali ; e
, e quella tenera sposa gli fu ritolta per sempre. 471. Allora, preso da disperazione, andò a nascondere il suo dolore sul
giorno stesso delle sue nozze, volendo fuggirne la presenza, fu punta da un serpe, e morì nell’atto. 475. Gli Dei per vend
iglio, immolò subito quattro tori e altrettante giovenche, e fu preso da inesprimibile gioia al vedere uscir fuori da quel
te giovenche, e fu preso da inesprimibile gioia al vedere uscir fuori da quelle vittime una moltitudine d’api, anche maggi
uo ingegno era largamente ricompensato. Un giorno, mentr’ei ritornava da Taranto a Corinto, i marinari s’argomentarono di
veva recato in salvo Arione. Quel delfino per ricompensa fu collocato da Giove fra gli astri, in una costellazione vicina
ragio Falanto generale spartano, e Telemaco figlio d’Ulisse (568) che da giovinetto cadde nelle onde baloccandosi sulla ri
re un delfino sul suo scudo. Anfione. 481. Anfione discendeva da Giove (63), ed era figlio d’Antiope, moglie di Li
co re di Tebe, e sposò Niobe (629). Egli fu tanto abile nella musica, da far dire ai poeti che le mura di Tebe furono alza
, poichè le pietre sensibili alla dolcezza di quell’ armonia andavano da sè stesse a collocarsi l’una sull’altra. Ingegnos
Europa, fanciulla di così rara bellezza che fu protetta singolarmente da Giove (63). 483. Il padre degli Dei si trasformò
inò allora di fondare una città nel punto dove sarebbe stato condotto da un bove. Cadmo obbedì, e fabbricò Tebe in Beozia
nell’andare a prendere l’acqua dalla fontana di Diria furono divorati da un drago, e Cadmo andato per vendicarli uccise il
me un oracolo aveva detto a Cadmo che la sua posterità era minacciata da grandi sventure, cosi prese volontario bando da T
terità era minacciata da grandi sventure, cosi prese volontario bando da Tebe per non esserne spettatore, e si ritirò in I
e. Allora, atterrito dalla funesta predizione, prese volontario bando da Corinto, e s’incamminò verso la Focide. 495. Appu
declinando la vita, regge la sua vecchiaia con un bastone che gli fa da terzo piede. La Sfinge, vinta da questa spiegazio
vecchiaia con un bastone che gli fa da terzo piede. La Sfinge, vinta da questa spiegazione, si annegò da sè stessa nel ma
fa da terzo piede. La Sfinge, vinta da questa spiegazione, si annegò da sè stessa nel mare. 500. edipo , dopo aver libe
gone ed Ismene. 501. Qualche anno dopo, il regno di Tebe fu desolato da crudelissima peste. Consultarono l’oracolo, e sep
i Laio. 502. Dopo molte ricerche, edipo stesso conobbe l’esser suo da chi l’aveva condotto bambino fuor di Tebe, e scop
n le proprie mani. I figliuoli, più scellerati di lui, lo scacciarono da Tebe ; ed egli povero, sfuggito con orrore da tut
di lui, lo scacciarono da Tebe ; ed egli povero, sfuggito con orrore da tutti, e cieco, non ebbe altro sostegno, altra gu
cessava, e mille affanni Dimenticai per un amplesso. 504. Tratto poi da quel bosco, che era interdetto ai profani, edipo
r certame, perirono. 509. Creonte, dopo la morte dei figli d’ edipo , da lui stesso accesi al fraterno odio perchè venisse
o, ma il re, che lo inseguiva con una lunghissima lancia ; era tratto da due cavalli invincibili, perchè figliuoli del ven
ste offese Atreo nell’onore, e dovè fuggirne lo sdegno ; ma ingannato da una falsa riconciliazione pagò crudelmente il fio
re città dell’universo.95 Ma sotto il regno di Priamo restò distrutta da capo a fondo dall’armata dei Greci collegati a ve
a fondo dall’armata dei Greci collegati a vendicare l’ingiuria fatta da Paride (601) a Menelao (528) re di Sparta. 518. D
eliberate anch’esse di pigliar vendetta del preteso affronto ricevuto da Paride (597) nel giudizio della bellezza. 520. Ma
Che i Greci possedessero le frecce d’ Ercole (364) ; 3° Che rapissero da Troja il Palladio, statua di Minerva collocata ne
ero nella loro armata Telefo figlio d’ Ercole e re di Misia. 522. Già da dieci anni durava l’assedio della città fatale, q
tridi. 527. Agamennone, dopo essere stato spogliato del trono d’Argo da Tiesle (514) suo zio, si rifugiò alla corte di Ti
di Tindaro (441) re di Sparta ; con 1’aiuto del qual principe cacciò da Argo Tieste, uccise Tantalo figliuolo dell’usurpa
bella « per cui tanto reo tempo si volse » essendogli stata involata da Paride (597), tutti i principi greci presero le a
er distornare questa predizione funesta, vestì il giovinetto in abiti da donna, e mentre dormiva lo tolse a Chirone, e lo
i rivolgendo in giro, E non sapendo là dove si fosse, Quando la madre da Chirone a Sciro Trafugò lui dormendo in le sue br
diglio d’Achille, e adoperò ogni artifizio per trarnelo. Travestitosi da mercante andò alla corte di Licomede, e offerse a
io di Troja, ed ebbe dalla madre un’armatura impenetrabile fabbricata da Vulcano (270), e quattro cavalli immortali.96 Pre
le, dopo che era stato più di un anno senza combattere. Spinto allora da brutale vendetta privò di vita Ettore combattendo
roclo (593), finchè lo rese alle lacrime dello sventurato Priamo, che da sè stesso andò a’ piedi d’Achille per implorar pa
i consigli di Chirone che lo aveva ammonito di non lasciarsi vincere da molle affetto, finchè la patria avesse avuto biso
a la morte del suo figliuolo, uscì dal seno delle acque, accompagnata da una lunga schiera di ninfe per andare a piangere
incitori di Troja, gli toccò Andromaca vedova d’Ettore, e l’amò tanto da preferirla ad Ermione che doveva essere sua sposa
queste frecce, i Greci spedirono ambasciatori a Filottete per sapere da lui in che luogo fossero riposte ; e Filottete, n
col quale aveva additata la tomba d’ Ercole, e vi produsse una piaga da cui esalava un fetore così insopportabile, che gl
na (371). 549. Dopo la presa di Troja la piaga di Filottete fu curata da Macaone figlio d’ Esculapio (289). Ma l’eroe non
gnava. Ma fu tanto utile ai Greci per la saviezza dei suoi consigli, da far dire ad Agamennone, che se avesse avuto nell’
saviezza e la longevità di Nestore son passate in proverbio. Nè è qui da tacere ciò che narrano Omero e Pindaro del figliu
ficandosi per la patria, balzò dalla sua, e appena sbarcato fu ucciso da Ettore (591). 557. E tanto più era da valutare qu
ua, e appena sbarcato fu ucciso da Ettore (591). 557. E tanto più era da valutare quest’azione, in quanto che Protesilao a
padre voleva esser fedele al suo voto ! 560. Ma i Cretesi inorriditi da tanta barbarie gliela impedirono ; nè vollero più
dato il primo a riscattarle ; ma Ulisse, che in cuore non si reputava da tanto, fece rigettare l’ ardita proposta, e con l
che perdette l’uso della ragione, e divenne così mattamente furioso, da scagliarsi nel mezzo ad un branco di maiali, e ma
acotanza, gli suscitò contro una furiosa burrasca mentr’ ei ritornava da Troja. Ajace Oileo, sfidando la maggior furia deg
r prudenza che per bellezza, e fu sì grande l’amore ch’ei le portava, da indurlo a fingersi pazzo per non accompagnare i p
tempio di questa Dea, e che vantavano scesa dal cielo, e collocatasi da sè stessa sopra l’ altare.100 3° Reso, re di
ate le campagne dai Greci, ed egli stesso era stato ferito gravemente da Achille. Ulisse, che seppe dall’oracolo non poter
iusi i venti contrarj alla sua navigazione. Ma i suoi compagni, vinti da indiscreta curiosità, apersero gli otri, e tosto
empesta, ed appena potè egli stesso approdare all’isola d’ Ea abitata da Circe, bellissima figlia del Sole. Questa Dea, se
potè serbare la forma umana in virtù d’un’erba che gli era stata data da Giove. Con l’aiuto del medesimo Dio obbligò Circe
cilla e Cariddi, ebbe a patire un’ altra tempesta suscitatagli contro da Nettuno che volle punirlo per aver tolto la vista
mpi antichi ; i figliuoli erano umili e discreti, e sapevano servirsi da sè medesimi ; la moglie dava l’ esempio del lavor
ci manda i poveri e i supplichevoli perchè sieno assistiti : dategli da mangiare, e conducetelo lungo il fiume in luogo r
hi principi suoi vicini, che lo credevano morto, erano andati a farla da padroni in casa sua, e volevano costringere Penel
ccorreva per sedarlo ; e senza esser visto dal figliuolo restò ucciso da una sua freccia avvelenata. Ma Dante, che lo trov
ro modo l’ esito dei medesimi : (Canto XXVI). …………Quando Mi diparti’ da Circe, che sottrasse Me più d’un anno là presso a
ua tenda una somma di denaro per far credere che gli fosse stata data da Priamo (587) ; tantochè i suoi stessi soldati gli
flotta dei Greci, tornando dalla presa di Troja, fu assalita di notte da una furiosa tempesta, egli fece subito accendere
a successe a suo padre Laomedonte (106) ; rifabbricò la città ruinata da Ercole (368), e rese floridissimi i suoi stati ;
se floridissimi i suoi stati ; ma il rapimento d’Elena (601) commesso da Paride (597) pose fine a tanta prosperità. I Grec
Priamo e tutta la sua famiglia. 588. Lo sventurato padre fu ucciso da Pirro (543), in mezzo a’suoi Dei, e quando appunt
qualunque descrizione. 589. Ecuba, infelice moglie di Priamo, scampò da morte per cadere in misera schiavitù, nelle mani
. 590. Le guardie del principe sleale la inseguirono per lapidarla, e da quanto ella era disperata mordeva le pietre ancia
a varj scontri co’più formidabili eroi dell’assedio, respinse i Greci da tutti i luoghi ove s’erano afforzati, e approfitt
o a non combattere ; ma egli deliberato inesorabilmente a non passare da vile, riman solo fuori della città assediata per
itata e il volto tutto Bruttavasi, quel volto in pria si bello, Allor da Giove abbandonato all’ira Degl’inimici nella patr
sciolse la voce : Divino Achille, ti rammenta il padre, Il padre tuo da ria vecchiezza oppresso Qual io mi sono. In quest
inire lo scandalo, mandò le tre Dee sul monte Ida ad essere giudicate da Paride. Ognuna d’esse pose in opera il suo potere
tro dalla promessa, giudicò doversi dare a lei il pomo d’oro ; e fino da quel momento Giunone e Minerva, punte da gelosia,
a lei il pomo d’oro ; e fino da quel momento Giunone e Minerva, punte da gelosia, macchinarono la rovina di Troja ; nè tar
dare a Salamina a richiedere Esione (518) sorella di lui stata rapita da Ercole. Allora, a istigazion di Minerva, di Giuno
rcole. Allora, a istigazion di Minerva, di Giunone e di Venere, mosse da fini diversi, si fermò per viaggio negli stati di
ma per la bellezza ; laonde Paride, abusando dell’ospitalità ricevuta da Menelao, se la tolse per sè ; e la condusse a Tro
ede (584), ed uccise, ma a tradimento, Achille (541), operando sempre da vile qual si conveniva ad un rapitore di donne. 6
a vile qual si conveniva ad un rapitore di donne. 603. Ferito a morte da Filotlete (546) con una freccia d’Ercole (368), P
ole (368), Paride si fece recar subito sul monte Ida alla ninfa Enone da lui conosciuta quand’era pastore, e che aveva ric
one da lui conosciuta quand’era pastore, e che aveva ricevuto in dono da Apollo una profonda cognizion delle piante medici
dolore. 604. Cassandra, sorella di Paride e d’Ettore, aveva ottenuto da Apollo il dono di conoscere il futuro ; ma questo
Apollo il dono di conoscere il futuro ; ma questo Dio vistosi negare da lei il contraccambio d’altri favori, e non potend
ma invano di recarsi loro in ajuto, ne faceva spettacolo sì doloroso da vincere ogni più lacrimevol tragedia. 607. Questa
a che lo gettò sulle coste dell’Affrica, dove fu accolto in Cartagine da Didone, resagli favorevole da Venere. Così un com
l’Affrica, dove fu accolto in Cartagine da Didone, resagli favorevole da Venere. Così un compagno di Enea, Ilioneo, narra
suo marito per possederne le ricchezze. Approdata all’Affrica, comprò da Jarba, re d’un paese vicino, tanto terreno quanto
sse con la spada che aveva donato all’eroe. 613. Spinto nella Sicilia da una nuova tempesta, Enea vi celebrò i giuochi fun
a scomparve nel tempo di una battaglia, essendo stato rapito in cielo da Venere (170), secondo quello che racconta la favo
one, celebre pel suo grande amore all’astronomia che gli fu insegnata da Atlante (359), e per la sua passione della caccia
rare a segno, e mirò tanto bene, che Orione rimase mortalmente ferito da una sua freccia. Ecco come sovente i capricci e l
oggetti ! 620. Ma altri mitologi suppongono di Orione un fine diverso da questo, poichè dicono che avesse, non si sa come,
diminuire facendogli gli onori del funerale, vale a dire, impetrando da Giove che fosse posto nel cielo, ove forma la cos
o fino al tempio, facendo un tragitto di circa sei miglia. Intenerita da quest’azione, la madre implorò dalla Dea pe’suoi
stro ; e siccome Atalanta, figliuola del re d’Arcadia vivamente amata da lui, era stata la prima a ferirlo, credè ben fatt
eleagro, che aveva già sposato Atalanta, cominciò a sentirsi divorare da interno fuoco, a languire, a consumarsi come il t
agna, dove continuò a spargere lacrime, le quali si vedevano sgorgare da una rupe marmorea. — Nella galleria pubblica di F
di Tracia, marito di sua sorella, la quale non poteva vivere separata da lei. 635. Tereo si fece a perseguitarla, e la ten
i Scheneo re di Sciro, fu dotata di straordinaria bellezza ; ma non è da confondersi con l’ altra che fu sposa di Meleagro
sì risolse di rimaner sempre nubile ; ed essendo tanto agile al corso da non poter venire superata dagli uomini più veloci
oter venire superata dagli uomini più veloci, dichiarò, per liberarsi da una folla importuna di pretendenti, che non volev
uindi minacciava di far perire tutti coloro che fossero rimasti vinti da lei. 641. Già molti avevano dovuto soccombere, qu
ano dovuto soccombere, quando si offerse alla prova Ippomene protetto da Venere (170), che gli aveva regalato tre pomi d’o
protetto da Venere (170), che gli aveva regalato tre pomi d’oro colti da Ercole (368) nel giardino delle Esperidi.120 642
o dopo, avendo i due sposi recato offesa a Cibele (40), furono puniti da questa Dea coll’ essere trasformati in leoni.
Nino. 645. Tisbe arrivò la prima sotto quel gelso, ma fu sorpresa da una leonessa che aveva le fauci lorde di sangue ;
orpresa da una leonessa che aveva le fauci lorde di sangue ; e spinta da terrore si dette a fuga tanto precipitosa, che pe
il suo cadavere sotto quella medesima torre di dove Ero, già turbata da tristo presentimento, spingeva i suoi sguardi ora
aglia sotto il regno di Deucalione verso l’anno 1532 ; e fu cagionato da un terremoto e da continue piogge per le quali il
no di Deucalione verso l’anno 1532 ; e fu cagionato da un terremoto e da continue piogge per le quali il fiume Peneo somme
ita è tessuta di prodigj. Ancor giovinetto si smarrì col gregge lungi da una casa campestre di suo padre ; e venuta la not
urono Tiresia, Anfiarao e Calcante. 660. Tiresia vantava l’esser suo da uno di quei guerrieri nati dai denti del serpente
sparti, S’accolsero a quel luogo, ch’era forte Per lo pantan che avea da tutte parti. Fèr la città sovra quell’ossa morte 
e Giunone (85) su chi sia più felice, o l’uomo o la donna. Vedi senno da Numi di prima classe ! Tiresia giudicò a favore d
e secoli. Diversamente, e con più gentile poetica finzione, è narrato da altri l’ avvenimento per cui Tiresia perdette la
ino è ne’fati. Ah ! senza pianto L’uomo non vede la beltà celeste. E da questa favola può cavarne grande insegnamento chi
e aspettare in sogno la risposta del Nume. 664. Calcante ebbe in dono da Apollo (96) la cognizion del presente, del passat
rato ad Apollo, per non aver potuto indovinare gli enimmi propostigli da un altro indovino chiamato Mopso. Le Sibille
ontenevano i destini dell’ impero romano, ed erano tenuti in custodia da quindici sacerdoti chiamati quindecemviri, col di
67. La più celebre tra le Sibille fu la Cumana che dicevano inspirata da Apollo (96), e rispondeva dal fondo di una cavern
vi erano religiosamente conservati i versi proferiti dalla Sibilla, e da ogni parte accorrevano gli uomini a consultarla,
settecento, e per compiere il numero dei chicchi di sabbia le restava da vivere altri tre secoli. Dopo il qual tempo il su
gilità della corsa a piedi, i pericoli di quella col celete o cavallo da sella e coi carri, il salto, il disco, la lotta e
lla e compiuta descrizione dei primitivi giuochi dei Greci, celebrati da Achille alla memoria di Patroclo ; e Virgilio, ne
amente detti d’ Olimpia, legga la bella descrizione che ne vien fatta da Barthelemy, nel viaggio d’Anacarsi, dove sono anc
esser pasto delle belve. — Polidamante, suo emulo ed amico, il quale da fanciullo, dicono, aveva soffocato un leoue mostr
era capace in età più adulta di fermare con una mano un carro tirato da sci cavalli, banchettava un giorno in una grotta
econdo alcuni l’anno 884 av. G. C. Vi è ancora chi li crede istituiti da cinque fratelli chiamati Dattili, parola greca ch
e significa dito, e indica il loro numero e la loro riunione ; ovvero da Pelope figlio di Tantalo ; e v’è memoria che anch
stema cronologico del quale si sieno valsi i Greci, e che fu adottato da molti scrittori latini per andar d’accordo con lo
l monte Parnaso, o dalla città medesima o dal serpente Pitone, ucciso da Febo (99), più comunemente appellati si vogliono.
moria dell’ucciso Archemoro, furono ripristinati e consacrati a Giove da Ercole dopo la sua vittoria contro il famoso leon
con gran pompa erano solennizzati ogni cinque anni. Furono istituiti da Sisifo in onore di Melicerta, e poscia verso l’an
Melicerta, e poscia verso l’anno 1260 av. l’èra volgare ripristinati da Teseo (482) e consacrati a Nettuno (185). Ogni ge
itori. In tempo di questi giuochi il console Flaminio fece proclamare da un araldo la libertà della Grecia dopo aver vinto
alla quale distanza non poteva giungere un dardo, quantunque scoccato da robusto arciero. Si presentarono dieci cursori, v
Risonò l’aria di lietissimi applausi ; dai quali punto, non meno che da desiderio della corona, colui che il primo essend
salti maravigliosi, e riapparve ben presto innanzi di tutti, siccome da prima, a sè di nuovo rivolgendo lo stridore degli
modo, che l’altro sentiva l’affannoso di lui respiro, onde, per tôrsi da tale molestia, trattenendosi all’improvviso, con
spariva nel turbine polveroso. Ma pure alla fine surse leggiero vento da un lato, e spinse la sollevata polvere nelle cont
mostrò una maravigliosa equità : perchè, subitamente variando, spinse da un lato all’altro la densa polvere, sollevando da
spaventati i biondi destrieri, cadde uno di loro ; e gli altri tutti, da lui repentinamente trattenuti, furono stesi sul t
condottiero traboccò sul timone : ed intanto l’altro cocchio pendeva da una parte, trascinando nella polvère l’asse privo
te di quelle membra così delicate, dovevano essere gli animi commossi da dubbio così pietoso. Mentre gli spettatori erano
si in questi pensieri, quelli, attentamente guardandosi l’un l’altro, da prima alquanto discosti, e poi con lento e cauto
ntrambi, alla fine di slancio strettamente si abbracciarono. Stettero da prima alquanto immobili, aspettando ciascuno di l
o immobili, aspettando ciascuno di loro qualche atto dell’avversario, da cui ritrarre vantaggio ; e quasi si combaciavano
stui, impaziente della vittoria, incominciò a scuotere il garzone, or da una parte or dall’altra agitandolo, per istenderl
la corona su le tempie di lui, ed aggiunse in premio un lucido elmo, da cui pendevano bianchissime chiome di destriero, e
eggendo Il pro’ d’ Atene aurigator, le redini Stringe ad un tratto, e da una parte sbalza, Evitando de’ carri e de’ cavall
le teorie dell’astronomia, se si prendono nove gradi del cielo, tanto da una parte quanto dall’altra dell’eclittica,142 pe
ioni ; ma v’è chi dice piuttosto essere la ninfa Io condotta in cielo da Giove, dopo che l’ebbe cangiata in giovenca (89).
iore altezza estiva. Ma la mitologia dice che fu quel gambero mandato da Giunone (85) contro Ercole, mentr’egli combatteva
ari ; e questo dicono fosse il leone della foresta Nemea (370) ucciso da Ercole. 682. La Vergine, la qual si dipinge con
enotare le malattie dell’ Autunno ; ed è quello stesso che fu mandato da Diana (137) a pungere il calcagno d’ Orione (618)
o delle pioggie ? e secondo la favola è Ganimede (87) rapito in cielo da Giove. Ci rammenteremo che questo giovine mesceva
gitata divampò sublime Tutta notte la fiamma, e tutta notte Il Pelide da vasto aureo cratére Il vino attinse con tritonda
ib. XXIII.) 693. Nè meno solenni erano gli anniversarj, come rilevasi da quello che il pio Enea istituì per Anchise : Gen
fiamme, e ’ncenerissi Il rogo e il corpo, le reliquie e l’ossa Furon da Corineo tra le faville Ricerche e scelte, e di vi
nora tuba Al monte appese, che d’Aerio il nome Fino allor ebbe, ed or da lui nomato Miseno è detto, e si dirà mai sempre.
degli Egiziani e il più generalmente adorato. Lo facevano discendere da Giove(63) e da Niobe(629), e, secondo alcuni, da
e il più generalmente adorato. Lo facevano discendere da Giove(63) e da Niobe(629), e, secondo alcuni, da Inaco re d’Argo
facevano discendere da Giove(63) e da Niobe(629), e, secondo alcuni, da Inaco re d’Argo (89) ; ed ebbe per sorella e comp
lui perfidia. 699. Tifone trovò tra gli stessi cortigiani beneficati da Osiride un numero di malcontenti indiscreti e des
uali ordì una congiura, e, invitato Osiride ad un banchetto, gli fece da essi togliere a tradimento la vita e gettarne il
lissima nave sino a Memfi, ed allo sbarco era accolto dai sacerdoti e da immensa folla di popolo. Condottolo nel santuario
mezzo ad ufiziali che allontanavano la moltitudine, ed era preceduto da fanciulli che celebravano le sue lodi. — Secondo
erte medaglie antichissime ha in mano una nave per denotare i servigi da lei resi alla navigazione, essendochè le fu attri
lla vela erano scritti a grandi lettere i voti del popolo per ottener da lei felice navigazione. I sacerdoti d’Iside, dett
rata sotto lo stesso nome. A Roma le feste d’Iside erano accompagnate da tali disordini che furono vietate 60 anni avanti
orti aver cura dell’illibatezza dei costumi. Alcuni dotti credono che da Iside venisse il nome alla città di Parigi (Paris
bilonesi era Belo considerato come il sole o come la natura fecondata da questo astro benefico ; e il tempio che eragli st
iaria. 713. I Persiani conoscevano l’unità di Dio. Il Sole che veniva da loro adorato sotto il nome di Mitra, e il fuoco s
sacerdoti, chiamati Magi, erano venerabili per virtù e per sapere ; e da Zoroastro antico legislatore dei Persiani avevano
ccidere enti animati ; poichè, secondo la dottrina della metempsicosi da lui professata, le anime degli uomini passavano n
e. 741. Odino aveva in Upsal un magnifico tempio col tetto contornato da una catena d’oro ; e un altro gliene fu eretto in
lchirie che nel Valhalla (paradiso delle divinità scandinave) versano da bere birra e idromele agli eroi, e che da Odino s
ivinità scandinave) versano da bere birra e idromele agli eroi, e che da Odino son mandate nelle battaglie per fissar quel
iacamac o anima del mondo. Da lui, essi dicono, l’universo ebbe vita, da lui si conserva. Ma come ei non l’hanno veduto ma
o alla venuta di Pasciacamac che più potente mutò in belve gli uomini da Scioun creati, e ne creò di nuovi. Adoravano il S
etti a nominarlo, sputavano in terra per dimostrar l’orrore svegliato da quest’essere malvagio. Conoscevano anche i buoni
de Spirito prese certo numero di frecce e piantatele in terra, trasse da questo germe l’uomo e la donna. Riconoscono essi
alvolta fino a cinquantamila scudi, e la cerimonia viene accompagnata da danze. 7. Avvertiremo ora per sempre che i ne
l centro di un tempio rotondo, volle simboleggiare il sistema ammesso da Pittagora, e secondo il quale il Sole è centro de
la tomba del Sole o di Vulcano. La guerra poi dei Giganti, suscitata da Tifeo per vendicara i Titani, e cho, sccoudo una
e confuao insieme, o la stessa cronologia separa la gnerra dei Titani da quella dei Giganti loro figliuoli, sebbene gli un
ercizio di esse. Finalmente sì fatti mali furono il gastigo del fuoco da Prometeo rubato (70,71). Il fuoco è lo atrumento
i. Ninno seppe dove fossero aeppelliti ; quindi la Beozia fn desolata da tanta siccità che il popolo implorò l’oracolo di
l’oracolo di Delfo (122). Apollo per esser grato al servigio rèsogli da Trofonio nell’erigergli il tempio, rispose a colo
elo pasaava per una delle msrsviglie del mondo, e lo credevano eretto da lui atesso quando era fanciullo, con lo corna del
rdinariamente. Anche il paslore appena a’accoslò alla grotta fu preso da vertigini, e si pose a fare atravaganti discorsi
ma non si sa con qoale esito. Millo anni più tardi Saffo, abbaudooata da Faone, si gettò dalla cima del fatale scoglio, ed
no di denare ; gli scaltri secerdoti sapevano come ripescarlo in modo da non perdere una sola moneta, e lacerimonia andava
frica dall’Europa, e l’Atlantide spari inghiottita dall’Oceano, sieno da attribuire ai terremoti, alle eruzioni vulcaniche
vi dei forestieri attraverso gli scogli di Scilla, indicando la linea da percorrere con sicurezza nel difficile passo. 41
de esalava un vapor nero, felido e malsano. Credevano gli anlichi che da quesla solterranea volla si giungesse alla dimora
l corso regolare dell’Acheloo diventò sorgente di ricchezza pei paesi da esso irrigati. 86. Storico greco vissuto 484 ann
sì nella politica che nell’ industria ; mentre i tiranni ed i mostri da essi combattuti e vinti rappresentavano il dispot
. Il qual vello altro non era in sostanza che un ricco tesoro portato da Frisso sopra una nave, che fu l’ ariete meravigli
o la Chimera essere stata una montagna vulcanica della Licia, abitala da leoni in cima, coperta di pasture e di greggi di
iato. E ll Sole Infaticabile, e la tonda Loua, e gli astri diversi oa da afavilla Incoruaata la celeste volla, E le Pleiad
ompartimenti descrive la mietitura, la vendemmia, un armento assalito da due leoni, e un’amena paatura con danze di pastor
to a coloro che vivono dimentichi dell’essere proprio, come si rileva da uno squarcio di Dante che riporteremo nel seguito
rivo d’abitatori) dietro al sol (camminando secondo il corso del sole da Oriente a Occidente). 110. Verso l’Oriente. 111
Oriente a Occidente). 110. Verso l’Oriente. 111. Dirigendoci sempre da manca. 112. Spento. Erano già cinque mesi che ec
Mauritania Tingitana abbondavano squisite arancie, ed erano custodite da grossi cani. Chiamavansi Esperidi perchè posti ve
llesponto, in riva al mare a l’una rimpatto all’ altra, aono aeparate da un tratto di più d’un miglio. 122. Queslo rallo,
i Trento, quel di Brescia e quel di Verona. 133. Bella a forte rocca da far fronte ai Bresciani e ai Bergamaschi là dove
, aia che si trattasse di dichiarar guerra, concluder pace, liberarai da un flagello, stabilir leggi, fondar colonie, o in
iale parimente di cuoio a più doppi ec. 141. Faone (177 nola), amato da Saffo, famosa poetessa, era assai valente in ques
12 (1880) Lezioni di mitologia
ffriva all’occhio uno dei vostri dotti opuscoli, colle cortesi parole da voi scrittevi per me: « in testimonianza d’amica
memoria dei colloqui nostri in Torino, singolarmente nell’anno 1862, da quando ebbi la ventura di conoscervi dappresso ne
luce del sommo Toscano del nostro secolo, fra le Opere del Niccolini da voi tanto ammirato, la Mitologia Teologica. Dettò
la Critica odierna; ed egli ben lo sapeva, e lo scrisse a chiare note da sè medesimo. Tuttavia le versioni che qua e là vi
dimeno gli son riconoscente della sua graziosa offerta » 1. Ed è pure da riferire la breve lettera, colla quale, trenta an
tieri permetto loro, secondo che desiderano, di stampare le Lezioni da me recitate nell’Accademia di Belle Arti nel prim
irazione per le versioni del Niccolini, lodato rispetto ad esse anche da critici non a lui molto benigni. Pubblicheremo la
1871. Corrado Gargiolli . Lezione prima. Che contiene il Metodo da tenersi per insegnare la Mitologia. Poiché gli
il Metodo da tenersi per insegnare la Mitologia. Poiché gli uomini da Dio ribellatisi ne meritarono la vendetta, che su
iari, e così la vostra mente, ricca delle immagini veramente ritratte da questi ingegni sovrani, nuova vita imprimendo nel
o viaggio degli Argonauti di cui fu prezzo il vello d’oro conquistato da Giasone, che, soccorso da Giunone, dal coraggio e
di cui fu prezzo il vello d’oro conquistato da Giasone, che, soccorso da Giunone, dal coraggio e più dall’amore, vinse tan
l’Asia. Le avventure dell’accorto figlio di Laerte narrate ci saranno da Omero nel suo poema. Egli è grande ancora in ques
ro i diversi infortunj degli Achei. Essi mal vinsero: i Penati rapiti da Enea in fra l’iliache rovine torneranno sul Tarpe
logiche ed istoriche, tralasciassi di parlarvi delle divinità adorate da quelle nazioni che barbare furono dai Greci e dai
mali mostruosi, simili a quelli che erano ritratti nel tempio di Belo da Erodoto descritto. Omorca, che signoreggiava l’un
descritto. Omorca, che signoreggiava l’universo, narra lo stesso, fu da Belo divisa in due parti: con una di queste formò
i pesci. Nè meno assurde erano le opinioni dei Fenicj, come si rileva da Eusebio, che ci ha conservato un frammento di San
ci ha conservato un frammento di Sanconiatone, che forse egli trasse da Filone, traduttore delle opere di questo antichis
mata. Di qui cominciò l’universo: ma lo spirito mentovato non conobbe da verun altro la sua produzione. Si unì finalmente
rse questa cosmogonia a tanto sospetto soggiacque, perchè fu derivata da quella di Thoth, che fu pure agli Egiziani comune
l proprio peso, e si accumulò tutto in un luogo, dove essendo agitato da continuo moto, le parti acquee si separarono dall
dagli Egiziani era adorata fra l’altre una certa divinità detta Neph, da cui era opinione di alcuno che fosse formata la m
ro, sulla testa un maestoso pennacchio, dalla bocca gli usciva un ove da cui si schiudeva un altro iddio detto Phta, il qu
a di serpente col capo di sparviere, è sentimento di alcuni che fosse da loro Iddio ancora adorato. Se questo apriva gli o
icj e degli Egizj, ragion vuole che quella dei Greci si discorra, che da ambedue queste nazioni riceverono parte della lor
i Dei e confusa la loro genealogia. Altri, al contrario, lo difendono da tanto rimprovero, asserendo che di Dìo ebbe idee
ttore. « Nel principio Iddio formò l’Etere, ove abitavano gli Dei, e da ogni parte di questo erano il Caos e la Notte che
, dedusse Esiodo la sua teogonia, della quale darò il compendio fatto da Banier, poiché tutto il sistema mitologico compre
to materno, gli fé’ colla falce quell’ingiuria che in lui fu ripetuta da Giove suo figlio. Dal sangue che piovea dalla fer
i. La Notte, benché niun dio degnasse il suo letto di tenebre, generò da sé stessa l’inesorabil Destino, la nera Parca, la
ra ebbe il giusto Nereo, Taumante, Forci, Ceto ed Euritia. Da Nereo e da Dori, figliuola dell’Oceano, nacquero le Nereidi
ra figlia deirOceano, e n’ebbe Iride e l’Arpie Aello e Ocipete. Forci da Ceto ebbe Pefredo ed Enio, che ambedue furono sub
ad Echidna ogni commercio, chiudendola in un antro della Siria, pure da Tifone ebbe Orco, Cerbero, l’Idra Lernea, la Chim
a Tifone ebbe Orco, Cerbero, l’Idra Lernea, la Chimera, che fu uccisa da Bellerofonte, e la Sfinge onde tanto in Tebe si p
onte, e la Sfinge onde tanto in Tebe si pianse, e il Leone Nemeo, che da Ercole fu ucciso. Ceto generò pure da Forci il Dr
i pianse, e il Leone Nemeo, che da Ercole fu ucciso. Ceto generò pure da Forci il Drago custode del giardino delle Esperid
olle che nel di lei nome temessero di spergiurare gli Dei. Febea ebbe da Geo l’amabile Latona ed Asteria, che poi maritata
per dare alla luce Minerva. Sapendo il padre che il figlio, il quale da lei fosse nato, dominerebbe l’universo, divorò la
ema di Esiodo stato soggetto a molti cangiamenti, come viene asserito da tutti i dotti. Ebbe ancora da Eurinome figlia del
molti cangiamenti, come viene asserito da tutti i dotti. Ebbe ancora da Eurinome figlia dell’Oceano le tre Grazie: Talia,
urinome figlia dell’Oceano le tre Grazie: Talia, Eufrosine ed Aglaia; da Cerere, Proserpina, che fu da Plutone rapita, da
tre Grazie: Talia, Eufrosine ed Aglaia; da Cerere, Proserpina, che fu da Plutone rapita, da Mnemosine le Nove Muse, da Lat
Eufrosine ed Aglaia; da Cerere, Proserpina, che fu da Plutone rapita, da Mnemosine le Nove Muse, da Latona Apollo e Diana,
ere, Proserpina, che fu da Plutone rapita, da Mnemosine le Nove Muse, da Latona Apollo e Diana, da Giunone Ebe, Marte, Luc
Plutone rapita, da Mnemosine le Nove Muse, da Latona Apollo e Diana, da Giunone Ebe, Marte, Lucina e Vulcano. Nettuno ebb
Apollo e Diana, da Giunone Ebe, Marte, Lucina e Vulcano. Nettuno ebbe da Anfitrite Tritone; Venere generò da Marte lo Spav
e, Lucina e Vulcano. Nettuno ebbe da Anfitrite Tritone; Venere generò da Marte lo Spavento, il Timore, eterni compagni di
bella. Maia figlia di Atlante partorì Mercurio a Giove, che ebbe pure da Semele Bacco, ed Ercole da Alcmena. Vulcano sposò
te partorì Mercurio a Giove, che ebbe pure da Semele Bacco, ed Ercole da Alcmena. Vulcano sposò Aglaia la più giovane dell
Medea. Tale è la generazione degli Dei, secondo i Greci, conservataci da Esiodo, il di cui poema non è del tutto privo di
paura il danno Soffrimmo, or con prudente e intensa mente Fia difeso da noi l’impero tuo Contro i Titani nella forte pugn
randeggiava innanzi lui nell’Egitto. Vi è anzi ragione di credere che da questo paese piuttosto derivasse il costume di ed
degli Egiziani differivano dagli altri contenendo tre vestiboli, come da Erodoto si rileva. È da notarsi, specialmente per
no dagli altri contenendo tre vestiboli, come da Erodoto si rileva. È da notarsi, specialmente per gli artisti, che gli an
presso i Tegeati, dove queste diverse norme dell’ architettura furono da Scopa Pario con solenne artificio distribuite. Ma
so la terra, al contrario dell’ ostie offerte ai celesti, scannavansi da sacerdoti in veste nera gli atri animali, che man
nfernali madre era la paura, e perciò il sacrifizio che loro facevasi da quei che scampati erano al furore di una malattia
stìnta il volto, Quasi rosa tra fior, Briseide bella. Il cignal sacro da più funi avvolto Tenea Taltibio; Agamennón s’acco
e del sq pra lodato autore la terribile espiazione offerta a Patroclo da Achille per dolore forsennato. Usanza fu degli an
ora se sussista veramente la differenza notata fra l’are e gli altari da Servio, che afferma questi ultimi solamente propr
ata a questo uso, ed è celebre l’altare che a Giove Olimpio fu eretto da Ercole Ideo in faccia al Pelopio ed al tempio di
er gli altari, onde nè lume profano poteva accendere il loro foco, nè da questo poteva accendersi lume profano. Guai a chi
a. Gli ufficj di questi ultimi non sono abbastanza distinti, e quindi da alcuni sono stati confusi. Fra i Gentili erano pr
de doversi placare colle colpe e col sangue dei mortali: Aspetterassi da costoro pietà, e moderazione? » Dopo il discorso
cui l’estremo fianco Lambe il flutto reteo. L’avversa parte Chiusa è da colle facile, che sorge A guisa di teatro. Era og
umano. Grato era a Baal il fumo de’ cadaveri offertogli dai Cananei e da altri popoli nemici d’Isdraele, che prevaricando,
’Isdraele, che prevaricando, macchiò anch’egli le mani già pure, onde da Dio abominati furono e puniti sì crudeli olocaust
il tremulo collo dei vecchi che avevano oltrepassati i settant’anni; da alcuni gli ospiti, da altri gli schiavi erano sca
vecchi che avevano oltrepassati i settant’anni; da alcuni gli ospiti, da altri gli schiavi erano scannati. Oh barbarie ! c
della madre, ponevasi sugli altari sanguinosi. Questo rito crudele è da Lucano attestato, I Galli (Cesare lo riporta) sac
che per celebrare queste empietà si osservavano ve lo dirà Euripide, da cui ho tradotto quei versi immortali ai quali è c
arsi ardisca: Vittima volontaria offro il mio petto. Libera nacqui, e da regina io voglio Morir. Paventi il ferro alma pri
sola di Leuce si congiunse ad Achille. Evvi un’altra opinione seguita da molti famosi lirici, e specialmente da Stesicoro,
Evvi un’altra opinione seguita da molti famosi lirici, e specialmente da Stesicoro, la quale narra che una donzella di que
le divinità; quindi lantamente l’arte seppe loro infondere tanta vita da gareggiare quasi colle vive sembianze. È impossib
sogno dei numi deve esser nato col tempo e colle sciagure. I mortali, da queste avvertiti, avranno con facile errore sotto
più delle volte, fidati a poche relazioni di rassomiglianza, dedurre da queste generali conseguenze, e tessere di tutti i
i piccolissimi, e tali che comandavano riso ed affronti, e gli ebbero da Cambise allora che a Memfi vide il tempio di Vulc
Memfi vide il tempio di Vulcano. Però quando l’Egitto fu conquistato da Alessandro, retto quindi dai Tolomei, imitarono i
tre genti l’esempio, non permise che l’altare di Dio fosse circondato da alberi a foggia di selva. Pure, tanto l’inclinazi
Qui, con gli occhi vedi Ciò che udire è terror; splende la selva Come da fiamme accesa, e di latrati Triplice suona. Inusi
confortato dalla lusinghiera esperienza del vostro compatimento. Sia da Giove il principio. Lungo e difficile, come Pausa
te, fu loro risposto che cesserebbero quando l’ossa di Ettore fossero da Obrino trasportate in quella città che non avesse
ei natali di Giove, del parto di R.ea, dell’inganno di Saturno deluso da un sasso fasciato, si trova espressa in un’ara gr
in onore di Antonino Pio esprime nel rovescio Giove b'ambino portato da questo animale. Virgilio nelle Georgiche dice che
no, lo nutrivano del latte amalteo e del mèle dell’ape, detta Panacri da Callimaco; onde nacque l’opinione, seguita da Vir
dell’ape, detta Panacri da Callimaco; onde nacque l’opinione, seguita da Virgilio, espressa in un’antichissima gemma vedut
e le fiamme. Ma non rispose l’evento all’ardire ed alla forza; poiché da Giove fu superato, e sotto l’Etna sepolto; ove, a
occhio sulla fronte del nume. Così effisriato era Giove Patroo veduto da Pausania nel tempio di Minerva in Corinto. Era fa
dell’Oceano? e come Avrai qui cibo? sei tu forse un dio? Ma non opri da nume. In mare il toro Non cammina, nè può sopra l
nella passata Lezione il ratto di Europa. x\ggiungerò che Giove ehbe da lei Minosse e Radamanto. Fra le amanti di Giove i
o. Costei, fìgha di Nitteo e moglie di Lieo re dei Tebani, fu violata da Giove mutato in Satiro. Il marito, cui non placò
lode ottenne pugnando sotto le mura d’Ilio) furono figli di Deidamia, da Giove delusa. Che dirò d’Ercole, prima lode di Gi
non l’ire della matrigna? E noto a tutti che tanto figlio ebbe Giove da Alcmena, che ingannò colle sembianze d’Anfitrione
illustre. Eccovi il catalogo di altri figli meno chiari. Deu calione da lodoma, Britomarte da Carme, Megato da una delle
atalogo di altri figli meno chiari. Deu calione da lodoma, Britomarte da Carme, Megato da una delle ninfe Sitinidi, Edio p
figli meno chiari. Deu calione da lodoma, Britomarte da Carme, Megato da una delle ninfe Sitinidi, Edio padre d’Endimione
da Carme, Megato da una delle ninfe Sitinidi, Edio padre d’Endimione da Protogenia, Arcesilao e Carlio da Torabia, Colaxe
fe Sitinidi, Edio padre d’Endimione da Protogenia, Arcesilao e Carlio da Torabia, Colaxe da Ora, Cimo da Birno, e Bardano
adre d’Endimione da Protogenia, Arcesilao e Carlio da Torabia, Colaxe da Ora, Cimo da Birno, e Bardano da Elettra, e i fra
one da Protogenia, Arcesilao e Carlio da Torabia, Colaxe da Ora, Cimo da Birno, e Bardano da Elettra, e i fratelli Palici
rcesilao e Carlio da Torabia, Colaxe da Ora, Cimo da Birno, e Bardano da Elettra, e i fratelli Palici da Talia. Nè Giove n
laxe da Ora, Cimo da Birno, e Bardano da Elettra, e i fratelli Palici da Talia. Nè Giove nelle sue galanterie si dimenticò
re di Apollo e Biana, li due occhi del cielo; la bionda Cerere generò da lui Proserpina, per cui tanto pianse ed errò, che
ne nomina e tutte le nazioni sotto nomi diversi, come afferma Eusebio da Cesarea, si disputarono Giove. Nè minor discordia
colle quali fu dagli antichi rappresentato. Udite intanto come viene da Pausania descritto il tempio di Giove Olimpico ne
ede. Del resto, il tempio di Giove Olimpico è antico: si pretende che da Deucalione fosse edificato; ed in prova, la tomba
rno al tempio un cordone, e vi erano affissi ventuno scudi aurei, che da Mummie vincitore furono consacrati al dio. Con so
stri, onde fu la terra vendicata e difesa. Sotto due loggie sostenute da due ordini di colonne si arrivava al trono e al s
nel numero di tre. Nella base di questa macchina Fidia avea scolpito da una parte Giunone, Giove e le Grazie; dall’altra
ntichi, nel loro entusiasmo, questo edifizio fu chiamato Cielo. Udite da Ovidio, nell’insigne traduzione delFAnguillara, d
già nel suo cor sente. Perchè non ne cerchi altro, che la terra L’ha da sé partorita, afferma e mente. Ella, ch’aver non
re le braccia Per abbracciar il suo nuovo custode; Ma col piede bovin da se lo scaccia. Nò man può ritrovar onde l’annode.
padre afflitto. Quando il mìsero padre in terra legge Che la fìo’lia da lui cercata tanto E quella, che credeva esser nel
tà dolce ristoro. È questo dunque il ben, ch’io ne sperava? Dunque ho da darti per marito un toro? Dunque i vitelli al nos
e, Che in capo tien tante facelle accese. Come rozzo pastor gli erra da canto, Che alle fresche erbe il suo gregge ristor
l primo stato: Si fan due bionde trecce ambe le corna; Ogni altro pel da lei toglie commiato: L’occhio suo come pria picci
osi cognomi dati al figlio di Saturno. Padre, Re, Ottimo, Massimo, fu da tutti chiamato, poiché nella religione pagana gli
o Statore Tito Livio lo insegna, riportando queste parole pronunziate da Romolo, mentre i suoi cedevano; — Padre desili uo
iove dell’Aventino: questa scienza fu posseduta, secondo gli storici, da Numa; e Dutens, così liberale per gli antichi, sc
otto silenzio Giove Vimineo, che diede, o più probabilmente ebbe nome da un colle di Roma, dove fra i vimini l’antica semp
nza del perdono, onde Giove Vendicatore ebbe adorazioni dai Romani; e da Agrippa, al dir di Plinio, il Panteon gli fu cons
a, che lasciò scritto che Priamo davanti a questo simulacro fu ucciso da Pirro, immemore della pietà paterna. Fu anche chi
i di Roma, e ne fu disotterrata una copia in piccolo, presso Corinto, da un viaggiatore inglese che la reputò un Nettuno I
avea patteggiato coi Titani solamente la morte dei maschi: che nulla da femmine imbelli potevan temere quegli animosi che
orintiaco Pausania, che nell arcadico sembra contradirsi, dicendo che da Temeno fu educata. Ole antichissimo poeta, attrib
one andando a visitare Teti, l’Oceano dice che nelle loro case già fu da essi beatamente nutrita. In questa diversità di n
sse dei gigli già crocei il colore. Ercole adulto ferì lo stesso seno da cui fu nutrito, come Omero nel quinto libro dell’
ie per plausibile congettura, nè sappiamo la provenienza della statua da tempi remoti. Ci é soltanto noto, che fu nel pass
in uno scavo intrapreso per ordine del cardinale Barberini, e diretto da Leonardo Agostini antiquario. Dalla similitudine
non so che di quel quadrato, secondo la frase di Varrone, rammentato da Plinio; e se si fa riflessione alla maniera nella
no verso il mezzo e vanno decrescendo nei lati, ci è stato conservato da Polluce, e più precisamente da Eustazio, che così
scendo nei lati, ci è stato conservato da Polluce, e più precisamente da Eustazio, che così lo descrive. — Dicono gli anti
è un ornamento femminile, così detto per la similitudine colla fionda da lanciare, perchè anch’esso è largo nel mezzo, o n
io; io cedo: La mia pietà, la mia ragione audace Nel petto affogherò, da te discorde Non sarò mai pur d’un pensiero: il gi
e, e: Sì, dice, vincesti, Tuo ritorno, son tuo: che ignota forza Esce da te, dai detti tuoi: qual nova Spezie di bello in
il suo tempio che Camillo, unica lode della patria cadente, trasportò da Yeio sull’Aventino. Altro pure ne sorgeva sul Cam
ausania vuole che l’uso di sacrificarle quell’animale fosse stabilito da Ercole, quando dopo aver pugnato con Ippocoonte e
onda non è Ercole, come reputavano, ma Marte t il quale come nascesse da Giunone fa Ovidio nei Fasti narrare a Flora custo
’ha creduto Ercole bambino, cui Giunone porsela mammella, o ingannata da Giove, come crede Pausania, o persuasa da Pallade
rsela mammella, o ingannata da Giove, come crede Pausania, o persuasa da Pallade, al dir di Tzetze. Si aggiunge che il rob
e. Il fiore che è nella destra della dea n’è un’altra prova. Sappiamo da Ovidio che offesa Giunone per non aver avuta part
o il fiore che ha nella destra nelle monete di Gallo e di Volusiano, da alcuni antiquari preso per una tanaglia, alluda f
ne abbia assai rispettata l’ integrità. » Nascita di Marte narrata da Flora. Io già fui ninfa del beato campo, Che vide
ino mutò sua sembianza; Cerere deluse trasformato in cavallo; ed ebbe da varie ninfe infinito numero di figli. Libia lo fé
le favole col vero, ne avverta che questa fama fu sparsa accortamente da Piteo, avolo materno dell’eroe, per conciliargli
ne, giacché congiurò con gli altri per legar Giove, che fatto accorto da Teti, fu contento di punire la ribellione in Apol
ttuno formò un toro. Minerva inventò il modo di costruire una casa, e da Vulcano fu l’uomo composto. Un’altra volta ebbe g
o dai Trezenii, perchè unitamente a Minerva Poliade, o Urbana, gli fu da Giove assegnato il dominio della loro regione. Al
i Tessali; cognome di Eliconio Elice gli diede, città sessanta stadii da Egio lontana. Nisireo da un’isola del mare Carpaz
conio Elice gli diede, città sessanta stadii da Egio lontana. Nisireo da un’isola del mare Carpazio; Egeo da Egide isola d
a stadii da Egio lontana. Nisireo da un’isola del mare Carpazio; Egeo da Egide isola dell’Eubea. Si legge che Portunno anc
re per porgere ai Greci soccorso. Questa passo dell’ Iliade, ammirato da Longino, merita di esservi letto nella traduzione
e un distintivo particolare; ma dal tridente principalmente, chiamato da Eschilo 10 l’insegna di Nettuno, ch’egli stringe
per Giove, e per tale ristorato nel palazzo Verospi: errore derivato da una certa simiglianza colle sembianze fraterne. O
la sventura di un nome comune. Infatti, al dire di Cicerone, seguito da Arnobio, quattro, oltre il figlio del re degli De
ell’Arcadia; Pausania afferma nel suo Viaggio in Beozia che non lungi da Tanagro, in un monte chiamato Coricio, vide la lu
, lavarono il tenero corpo. Alcuni dicono che Mercurio, e non Ercole, da Giunone ingannata suggesse il latte, che a parte
i Pierii, dove le liete erbe pasceva l’armento degl’immortali. Separò da questo cinquanta bovi, e delle sue arti non dimen
tto ne furono diversi figli. Da Aglauro figlia di Cecrope ebbe Erico, da Daira Eleusina, Buno da Alcidamea, Calco da Ociro
gli. Da Aglauro figlia di Cecrope ebbe Erico, da Daira Eleusina, Buno da Alcidamea, Calco da Ociroe, Evandro dalla figlia
ia di Cecrope ebbe Erico, da Daira Eleusina, Buno da Alcidamea, Calco da Ociroe, Evandro dalla figlia di Cadmo, e da Cleob
Buno da Alcidamea, Calco da Ociroe, Evandro dalla figlia di Cadmo, e da Cleobula Mirtillo. Lungo sarebbe 1’ annoverarli t
sicurezza della concordia, e favoleggiarono che alla verga, donatagli da Apollo gli aggiungesse il nume, poiché ne divise
del Museo Strozzi, ed un’altra della collezione Stoschiana illustrata da Winkelmann. Conviene infatti il segreto al messag
osamente sulle sue labbra, e l’aria vezzosa del volto, son rammentati da Luciano in uno dei suoi Dialoghi, in cui delinea
Plinio, la concordia dei feroci, o si allude ad una favola rammentata da Igino, che ha lo stesso significato. « Benché il
on ve n’ha forse alcuno più ripetuto che quello di Cillenio, il quale da Cillene, monte di Arcadia e patria del nume, seco
sta, il cui mento, il cui dorso E per nevi e per gel canuto e curvo E da fiumi rigato. In questo monte. Che fu padre di Ma
ttribuitogli narra che gli fu data l’aurea verga in cambio della lira da Apollo, che la cura gli affidò degli armenti. I m
perchè aureo fu detto ancora dagli antichi quello che era bello, come da Esichio e da Ateneo si rileva. Di Mercurio chiama
fu detto ancora dagli antichi quello che era bello, come da Esichio e da Ateneo si rileva. Di Mercurio chiamato Acacesio,
come da Esichio e da Ateneo si rileva. Di Mercurio chiamato Acacesio, da Acaco figlio di Licaone educatore del nume, era c
ercurio, perchè presso i Tanagrj vi era un simulacro del dio scolpito da Calami antichissimo artefice, in memoria che il n
rno alle mura sugli omeri il mentovato animale. Nonacrite fu nominato da Nonacrizia città dell’Arcadia, e Melopoo perchè c
i questa asserzione favellando delle divinità egiziane. Udite intanto da Apuleio come veniva rappresentato. » Di Anubi il
no che Giove affidasse pure la cura di Bacco fanciullo, come rilevasi da Plinio, da Pausania, da molte gemme annulari, e d
e affidasse pure la cura di Bacco fanciullo, come rilevasi da Plinio, da Pausania, da molte gemme annulari, e da due antic
ure la cura di Bacco fanciullo, come rilevasi da Plinio, da Pausania, da molte gemme annulari, e da due antichi bassirilie
llo, come rilevasi da Plinio, da Pausania, da molte gemme annulari, e da due antichi bassirilievi, uno del Museo Chiaramon
u scoperto questo bel marmo, e ch’egli sospetta esser potuto derivare da un’aggiunta fatta da quell’Augusto alle vicine Te
marmo, e ch’egli sospetta esser potuto derivare da un’aggiunta fatta da quell’Augusto alle vicine Terme di Tito; come se
o Winkelmann, che sicuramente non avea veduto l’originale. « Mi resta da osservare che il contorno del basamento antico ne
e delle dee, alla Morte. Sdegnato Giove perchè T umana gente liberata da questo terrore sarebbe in ogni colpa trascorsa, u
Apollo l’oblivione di tante cure, ed inventò la musica; scoperta che da altre divinità gli venne contrastata. Infatti nel
l Visconti. Molte cose intorno a questa divinità insegnate vi saranno da Callimaco nel suo Inno, che in parte ho tradotto.
e un Apollo jmbere insidiante ad un serpente lucertola con una saetta da vicino. L’età della nostra figura, l’attitudine d
ino. L’età della nostra figura, l’attitudine di scagliare una freccia da vicino e senza l’arco, la situazione del giovinet
la situazione del giovinetto mezzo nascoso dietro al tronco, indicata da Plinio colla parola insidiante, da Marziale col f
nascoso dietro al tronco, indicata da Plinio colla parola insidiante, da Marziale col fanciullo insidioso, sono altrettant
che dovevano un giorno trafiggere il Pitone, lo potremmo congetturare da questa statua. La nobiltà delle forme e la bellez
i loro armenti verso questo luogo, si trovarono ad un tratto agitati da un vapore che gli occupò, e che inspirati da Apol
ono ad un tratto agitati da un vapore che gli occupò, e che inspirati da Apollo cominciarono a predire il futuro. Ma Femon
ra e colle loro proprie ali, e che la prima fu agli Iperborei mandata da Apollo. Ma secondo un’altra tradizione, questa se
Ma secondo un’altra tradizione, questa seconda cappella fu edificata da uno di Delfo chiamato Ptera, che coll’equivoco de
che ne sia, il tempio di Apollo fu rifatto di pietra la quarta volta da Agamede e da Trofonio. Fu bruciato di nuovo sotto
il tempio di Apollo fu rifatto di pietra la quarta volta da Agamede e da Trofonio. Fu bruciato di nuovo sotto l’arcontato
leopompo, l’altro immortale in Nettuno. Il monte Parnaso, e la selva, da lui ebbero, il nome. Aggiungono che trovasse l’ar
ai tempi nostri ancora vien chiamato. « E fama inoltre che lamo nato da Licore ehhe per figlia Celeno, che partorì ad Apo
he per figlia Celeno, che partorì ad Apollo un figlio chiamato Delfo, da cui la città ha tolto la sua denominazione. Altri
imonie, e Tiadi sono state dette. « Secondo i mentovati, Delfo nacque da Apollo e da questa Tia: alcuni gli danno per madr
adi sono state dette. « Secondo i mentovati, Delfo nacque da Apollo e da questa Tia: alcuni gli danno per madre ancora Mel
ivi di tomba, avvelenavano l’aria dell’isola. « I poeti dicono che fu da Apollo ucciso un drago, cui la sicurezza dei suoi
el che avanza del suo racconto nella se^’uente Lezione. Udite intanto da Orazio nuove lodi del nume. Nume, che ultor dell
e Dardanie mura Con la, fato di Troia, asta tremenda. Qual pin reciso da bipenne acuta, O querce, ch’il furor di Noto atte
, che hanno nell’arte loro riportata la palma, Faille di Crotone sarà da me solo rammentato, illustre per tre vittorie rip
alao, Tideo figlio di Eneo, i discendenti di Preto, come Capaneo nato da Ipponoo, ed Eteocto da Isi; finalmente lo stesso
neo, i discendenti di Preto, come Capaneo nato da Ipponoo, ed Eteocto da Isi; finalmente lo stesso Polinice ed Ippomedonte
ed Eteocto da Isi; finalmente lo stesso Polinice ed Ippomedonte, nato da una sorella di Adrasto. Là pure vedesi il carro d
ola innocente. Accanto ad essa è Linceo, e tutti gli eroi discendenti da Ercole, e da Perseo d’Ercole ancora più antico. «
. Accanto ad essa è Linceo, e tutti gli eroi discendenti da Ercole, e da Perseo d’Ercole ancora più antico. « Succede il p
Vedrete ancora in Delfo una testa di toro di Peonia in bronzo, donata da Dropione re di quella contrada. Davanti alla nomi
il fare un dono ad Apollo, che consistè in un tripode d’oro sostenuto da un drago di bronzo. Il serpente rimane ancora: ma
ato dai generali dell’armata focose. « L’ascia che si vede fu offerta da Periclito figlio di Eutimaco. Ecco quello che int
e sorella di quel Caletore che, secondo Omero nell’Iliade, fu ucciso da Aiace, mentre voleva bruciare la nave di Protesil
so da Aiace, mentre voleva bruciare la nave di Protesilao. Cigno ebbe da Proclea un maschio ed una femmina; il primo si ch
ssione, l’accusò al marito di averla volata violare. Cigno, ingannato da questa impostura, fece chiudere il fratello e la
a dell’isola d’Io, ove terminerai i tuoi giorni. Riguardati solamente da un enigma. — Però gli abitanti d’Io mostrano anco
torno. « Si prepara il vascello che deve salire Menelao, equipaggiato da soldati, marinari e fanciulli: Fronti, celebre pi
ede un certo Ictemene, che porta dei vestiti, ed Echeace che discende da un ponte con un’urna di bronzo. Polite, Strofìo e
è il solo che abbia la barba, e di cui Polignoto abbia preso il nome da Omero. Briseide è in piede: Diomede sopra essa, e
ogno d’iscrizione per conoscere che è Eleno figliuolo di Priamo. — (È da notarsi questo passo di Pausania, perchè ci fa in
l suo poema sul sacco di Troia, poiché dice che il medesimo fu ferito da Admeto argivo, nel combattimento che i Troiani so
i Creonte, ferito nel pugno, come il mentovato poeta narra ch’egli fu da Agenore. Polignoto avea dunque lette le poesie di
ci nella seguente Lezione. Udite la sorte di Niobe e dei figli di lei da Ovidio, che in questa parte ho volgarizzato. Vi r
eterna maraviglia e disperazione dell’arte. « Questa statua, che già da tre secoli si am mira in Vaticano come il miracol
rte. I suoi capelli raccolti in un nodo sopra la fronte, e circondato da uno strofio, o cordone, ornamento proprio dei num
porto e pel tempio della Fortuna, e per le delizie imperiali chiamate da Filostrato col nome di reggia dei- Cesari, che ta
ttesa la premura che si presero di abbellirle tanti imperalori romani da Augusto fino ad Antonino Pio. Fra questi alcuni,
questo genere e in ciò la forza della verità mi obbliga a dissentire da un grand’uomo dei nostri tempi (il celebre Mengs)
sta opinione, comecché faccia onore a chi l’ha proposta, perchè nasce da un’idea di perfezione assai superiore alla comune
grandi artefici. La non originalità dell’Apollo era poi un argomento da estendere i dubbi sopra qualunque altra scultura.
discorso. L’essere stato collocato piuttosto ad Anzo che a Roma non è da badarsi da chi ò versato nella storia romana e de
’essere stato collocato piuttosto ad Anzo che a Roma non è da badarsi da chi ò versato nella storia romana e degl’imperato
vano più interessanti. Si è fatta commem orazione assai inesattamente da Plinio e Pausania, e casualmente da alcuni altri;
mmem orazione assai inesattamente da Plinio e Pausania, e casualmente da alcuni altri; e perciò sono restate ignote quasi
ramente è questo uno dei quattro celebri Apollini in marmo rammentati da Plinio, ma che non può determinarsi per mancanza
può determinarsi per mancanza di piìi accurata descrizione, Lasciando da parte quelli che non possono convenire all’azione
Nerone, donde può essere stata trasferita nelle delizie Anziatine, o da Antonio, o da Adriano che frequentavano quel sogg
può essere stata trasferita nelle delizie Anziatine, o da Antonio, o da Adriano che frequentavano quel soggiorno. « Quest
nume cessava poi per la sua clemenza col mezzo dell’arti agli uomini da lui insegnate. Che se si voglia vibrante i dardi
: la sua morbida chioma simile a teneri pampini scherza quasi agitata da una dolce auretta intorno al divino suo capo, in
o dal credere che lo scultore dell’Apollo abbia imitata questa statua da una delle più antiche di Calamide, correggendone
ide in Parigi un marmo di Carrara, che si credeva greco. Udite adesso da Ovidio, che, incoraggito dal voNicccLiNi. Lez. di
ffemminato e molle, allevato fra le fresche ombre, e come dice Ibico, da Venere stessa nutrito di rose, ma son degne di un
rappresentare Apollo pastore (νομιος) per indicare l’arte pastorizia da lui esercitata presso Admeto re di Tessaglia. Vi
cevole che quello dei capelli biondi; verità di pratica, riconosciuta da tutti gli artisti. Un passo di Ateneo che contie
a osservazione. La prima è il tono della voce di una vergine che esce da una bocca di porpora, ed il personaggio messo in
ne che esce da una bocca di porpora, ed il personaggio messo in scena da Ateneo dimanda: Questo giro non sembra egli bel
on può aver luogo, perchè la bella natura ci prova al contrario, ed è da presumersi che i Greci avranno fatta la stessa os
mostrarvi almeno quanto si possa rimanere ingannati, volendo ricavare da certe tradizioni notizie intorno ai costumi. « A
quale consisteva in questo frutto. Apollo traversando l’aria portato da un cigno è un’immagine rara, ma bella e significa
. La medaglie della città di Tessalonica offrono Apollo che si corona da sé stesso di lauro come vincitore nel suo combatt
to di Stosch, Temi gli presenta una tazza di ambrosia, immagine tolta da Omero. Apollo si trova con dei cervi e dei cani s
mostra Apollo che tiene il piede sopra un orso: non ho potuto trovare da che questo simbolo sia derivato. Un topo accanto
o, che nel dialetto cretese significa Topo, perchè Apollo deve averli da questa isola banditi. A Delo vi era una statua de
d’inoltrare le confetture, dirò che è una replica, o una copia fatta da mano maestra, dell’Apollo sonatore di cetra di Ti
ro quasi al vaticinio, è questo coronato dal lauro, pianta consacrata da Apollo ad esser l’ornamento dei vincitori e dei p
. Tali cetre più grandi, che così per comodo si sospendevano, vengono da Esichio dette φορμιγγες, parola greca con cui tal
Greci άγκωνες o cubiti. Intendiamo adesso quanto voglia significarsi da Tibullo colle citate parole opera di rara arte, e
il lagno. La causa nel guerrier combatte, e dona Viltade o forza: se da sé diparte Il giusto, toglie dalle mani incaute L
fu detto il simulacro di lui, il quale, dopo che l’isola predetta fu da un Prefetto di Mitridate saccheggiata, la fortuna
tto; e Pausania si contradice, perchè nel Viaggio in Attica lo deduce da Lieo figliuolo di Pandione, e nel Viaggio a Corin
e, forse, onde la velocità significare. Lucigenete Apollo fu chiamato da Omero, non come generato di Licia (poiché questa
smene, che sorgeva della destra porta di Tebe all’ingresso, celebrato da due statue, una di Fidia, l’altra di Scopa, rappr
do appare sull’orizzonte. Ecaergo, o Lungi-saettante, sovente è detto da Omero, perchè equiparato al sole che da lontano i
gi-saettante, sovente è detto da Omero, perchè equiparato al sole che da lontano i suoi effetti produce. Pagaseo, perchè i
è in Pagase, ove la prima nave fu fabbricata, aveva un tempio. Clario da Claro città dell’Asia, nella quale ebbe oracoli e
da Claro città dell’Asia, nella quale ebbe oracoli ed altari fondato da Manto figlia di Tiresia, che qui fuggiva la vende
tempio del nume celebravansi il certame chiamato Teoxenia, istituito da Castore e da Polluce, del quale era premio, secon
ume celebravansi il certame chiamato Teoxenia, istituito da Castore e da Polluce, del quale era premio, secondo Pindaro, u
omina Orazio in un’Ode, di cui vi ho letta la traduzione. 14 Patareo da Patara città della Licia lo dissero, onde il Liri
ene i gioghi e la selva nobile di Licia. » Amicleo lo nomarono ancora da Amicla, luogo nell’agro spartano, dove al nume ed
trova frequentemente Apollo mentovato dagli scrittori e specialmente da CaUimaco: alcuni rintracciano il motivo di questo
he per brevità tralascio. Timbreo afferma Strabene che fosse chiamato da Timbra, luogo prossimo a Troia, dove vogliono che
da Timbra, luogo prossimo a Troia, dove vogliono che Achille, essendo da Paride ucciso, fosse inventata ìa favola che Apol
a soglia Doppie porte d’argento, e dal lavoro La materia era vinta. È da Vulcano Qui sculto il mar, che della terra abbrac
mbedue questi numi vedessero la luce in Delo ad un parto stesso, come da Cornelio Tacito si rileva. Ecco le parole di lui.
anità delle nazioni soggiace a infiniti cangiamenti. Sappiamo infatti da Erodoto che gli Egiziani dicevano generate da Cer
menti. Sappiamo infatti da Erodoto che gli Egiziani dicevano generate da Cerere e da Dionisio queste due divinità, alle qu
amo infatti da Erodoto che gli Egiziani dicevano generate da Cerere e da Dionisio queste due divinità, alle quali Latona n
na non era stata che una semplice nutrice. Questa opinione fu seguita da Eschilo, che chiamò Diana figlia di Cerere, la qu
e venti ninfe Amnisidi per ancelle, che abbiano cura dei miei coturni da caccia, e dell’altra suppellettile destinata a qu
ò solamente coi luoghi abitati dagli uomini quando le donne, oppresse da acerbe doglie, mi chiameranno in soccorso. Le Par
nta cittadi trenta che non sapranno esaltare altro dio che te sola, e da te si chiameranno. Disegnerai pure a comune molte
eti perchè mandarono le loro figlie in compagnia di Diana. Circondata da queste andò ai Ciclopi, e gli trovò che nell’isol
Ariosto nella seguente maravigliosa ottava che fa indirizzare a Diana da Medoro, famoso per la fedeltà e per gli amori non
a no stra statua che non è succinta come le sue immagiai ce l’offrono da cacciatrice, eppure la sua attitudine non è il ri
a l’osserviamo in veste talare con un cervo che ha raggiunto, stretto da lei per le corna colla sua destra, e con una lanc
iunto, stretto da lei per le corna colla sua destra, e con una lancia da cacciatrice nella sinistra. E poi si può dare che
suo credemno al naufrago Ulisse perchè gii fosse di scampo. Deducesi da tutto ciò che Ino o Leucotea con tal benda soleva
ontri con simile abbigliamento, poiché le Muse stesse non sono aliene da questo nume, a cui è sacra una delle sommità del
na corona bacchica. Anzi osservo in Polluce che un abbigliamento, che da lui ai cacciatori si attribuisce, non si osserva
to illustrato. Fra i piccoli busti dell’ Ercolano è un Ercole vestito da donna con corona e abbiggliamento da baccaute. Qu
ll’ Ercolano è un Ercole vestito da donna con corona e abbiggliamento da baccaute. Questo bronzo mi serve di lume per rico
inile nel superbo simu lacro della Villa Panfili, spiegato per Clodio da certi antiquarii. E questi un giovine robusto di
a Jole così mollemente si adorna, forse nella licenza de’ baccanali, da quest’ultima circostanza indicati nel marmo della
e, e cacciatrice anch’essa e in atto di cacciatrice dipinta una volta da Lesche, a cui sarebbe stato dato il credemno come
ità, che non può dubitarsi che non provengano queste diverse immagini da un medesimo originale. Sarà stata questa qualche
sse ai Ciclopi: — Su via, fabbricatemi un arco Cidonio (così dicevasi da Cidone città di Creta, celebre per questo genere
egna di me. — Di cinque, quattro ne prese senza il corso dei cani, ma da per se stessa, acciocché le portassero il cocchio
racia, ove il turbine di Borea i mortali con grave gelo flagella. Qui da un pino tagliasti la fiaccola che accendesti sul
riceve le tue armi. Apollo la tua caccia. Ma non ha più questo premio da che il fiero Alcide è venuto nel cielo. Egli osti
di una montagna nel mare, e quivi balzata nelle reti ai pescatori fu da questi posta in salvo. Quindi i Cidoni chiamaron
idoni chiamaron la ninfa Dittinna, cioè dalle reti, e Ditteo il monte da cui saltò; eressero altari, vi fanno sacrifizii,
lla mentre fuggiva. Fu tua compagna ancora Cirene, cui desti due cani da caccia, e la bionda Procri consorte di Cefalo Pei
li omeri: di dietro sono legati a molta distanza dalla testa, e cinti da un diadema, su cui stanno otto rose rilevate d’un
a pieghe parallele e compresse, viene nell’orlo esteriore circondato da una stretta fascia di color d’oro, sopra alla qua
mmentare fra molti Ippolito, emulo della castità di questa dea, tanto da meritare l’ira di Venere, cui soddisfece l’amore
ezione la descrizione della morte di Ippolito, la quale ho tra ciotta da Racine, che ne accrebbe le bellezze derivate dal
l quale avevano cognizione; e ciò perchè qualche tempo prima disfatte da Ercole, e precedentemente da Bacco, nel di lei te
ciò perchè qualche tempo prima disfatte da Ercole, e precedentemente da Bacco, nel di lei tempio si erano rifugiate. Ci v
ente da Bacco, nel di lei tempio si erano rifugiate. Ci vien riferito da Dionigi il Geografo che ve ne ha uno molto più an
larghezza: le 127 colonne che sostenevano Tedifizio sono state donate da altrettanti re, ed erano di 60 piedi alte. Fra qu
animo: e dice che il seguente mattino vi-, desi la pietra discendere da per se stessa, e adattarsi nel luogo in cui si do
à del culto di quella dea. Sembra peraltro che la descrizione fattane da Plinio riguardi il tempio, che fu bruciato da Ero
la descrizione fattane da Plinio riguardi il tempio, che fu bruciato da Erostrato nella maniera che a tutti è ben nota: i
nota: imperocché quello che esisteva a suo tempo era stato fabbricato da Dinocrate, o, secondo Plinio, Dinocare, ristesse
tos voleva fare una statua ad Alessandro. Quest’ultimo, che fu veduto da Strabene, era altrettanto vago e pieno di ricchez
d’ ordine ionico era dipterico, vale a dire tutto ai lati circondato da due ordini di colonne in forma di un doppio porti
ra questo tempio un asilo dei più celebri, il quale, secondo l’autore da me citato, si estendeva fino a 125 piedi all’into
e le sventure e i delitti onde venne accompagnata, e che ho tradotto da Ovidio. Caccia di Meleagro. Dedalo stanco nella
o i suoi nemici incontra Il cinghial, più di folgore veloce, Che vien da nube che squarciata tuona. Cede ogni ramo, l’abba
occhi, e fiamme e spuma Fulminava la bocca: e come vola Mole librata da potente ordigno Che ruina le mura, e l’alte torri
prole Iva, allorché Teseo gli grida: cara Metà dell’alma mia, ferma; da lungo Star si lice anche ai forti: e giacque Ance
oco il ramo: acuto grido Diede, e l’ardeva involontaria fiamma. Sente da cieco fuoco arder le membra L’ignaro Meleagro, e
ianeta, norma alle pastorali fatiche. Davasi alla luna la biga tirata da un cavallo bianco e da un nero, ovvero da bovi. P
orali fatiche. Davasi alla luna la biga tirata da un cavallo bianco e da un nero, ovvero da bovi. Per testimonianza di Fes
si alla luna la biga tirata da un cavallo bianco e da un nero, ovvero da bovi. Per testimonianza di Festo, anche il mulo u
ecchiata argentea biga II silenzio sedea tuo fido auriga. » Ecate fu da molti reputata lo stesso che Diana e la Luna. Non
la di Latona e moglie di Perseo. Titania fu cognominata Diana, perchè da uno dei Titani nata. Partenia sì disse dall’ amor
nata. Partenia sì disse dall’ amor della castità, o più propabilmente da Partenio monte di Arcadia, atto alla caccia, occu
io presso gli Argivi. Ortia scrive Esichio che fosse denominata Diana da una regione dell’Arcadia, ed infame ne era il tem
e immagine della dea, che in questa tavola ci si presenta, quando già da troppi monumenti non conoscessimo il mistico simu
que non siamo stati iniziati ai misteri di questo nume, possiamo pure da un solo passo di San Girolamo indovinare il siste
n sostegno: perciò si veggono nelle medaglie e nelle gemme come rette da due bastoni, che veru si appellavano dall’antichi
eru si appellavano dall’antichità, per esser simili agli spiedi, armi da caccia, e così confacenti a Diana. Un luogo di Mi
uasto da’ critici, è stato colla sua vera lezione esposto e sostenuto da Luca Olstenio. Eccone le parole: « Diana Efesia c
lte mammelle e spiedi costruita. » Questa descrizione vien confermata da tutte le antiche medaglie, che di simili sostegni
hi essere presa indifferentemente per la stessa natura, tanto più che da lei alcuni filosofi derivavano persino il Sole. Q
to il simulacro della dea ornato di figure di animali, tutti prodotti da lei e nutricati, non è maraviglia se incomincian
à. La seconda scende a guisa di luna crescente, ed è tutta tramezzata da ghiande, sotto un festone di varie frutta, denota
one ed archi nelle mani, credute sinora dagli antiquarii Vittorie, ma da me piuttosto riguardate come le Ore, o le Stagion
se a tumulto la moltitudine, perchè le dottrine evangeliche predicate da San Paolo aveano fatto di molto decrescere lo spa
alludeva alla fondazione di quel gran tempio, alle Amazoni attribuita da parecchi scrittori. » Illustre fra le compagne d
ii pei danni dall’ ardimento di Fetonte prodotti. Uditene il racconto da Ovidio che ho tradotto: Cura del nume era l’Arca
olìche, che formano la religione dei popoli antichi. Erodoto, citato da Pausania, lasciò scritto che Minerva dicevasi fig
Omero, nel quarto libro dell’ Iliade, non dalla palude Tritonide, ma da Alalcomenio castello di Beozia, Alalcomenia disse
nia disse Minerva; e questo luogo per patria del nume vien confermato da Strabone, che riporta che Rodi ancora si arrogava
lla Biblioteca dà per genitori a Pallade Euritia e Orio; ma distingue da Pallade Minerva, scrivendo la prima esser madre a
nda nata dal Nilo, e dagli Egizii in Salde adorata; la terza generata da Giove nel modo sopra espresso: la quarta nata dal
a da Giove nel modo sopra espresso: la quarta nata dallo stesso dio e da Corife figlia dell’Oceano, detta dagli Arcadi Cor
simil figura per Circe. La testa di toro ornata di bende, che si vede da un lato nelle medaglie ateniesi, significa il sac
rice dei regni mostra nell’atteggiamento una franchezza e superiorità da sovrana di quasi tutto il mondo allora conosciuto
egame or più or men presso pendono in lunghi ricci paralleli. — Forse da quell’acconciatura dei crini a lei propria ha pre
grec), e (grec), cìoò che ha bella ed aurea celata. E questa fregiata da due civette, uccello a lei sacro per la somiglian
guerra. Cacciò alle spalle l’egida co’ fiocchi Orrenda, che ‘1 timore da per tutto, E la fuga d’intorno incoronava. Eravi
mostro piuttosto che la sua immagine sull’egida di Minerva, lo ricavo da ciò che narra Pausania, che nel tempio di Minerva
tato il suono, si vide nell’acque per l’enfiate gote così deforme che da sé gettò lungi il mal trovato istrumento. Custode
mal trovato istrumento. Custode delle città udirete chiamata Minerva da Callimaco nella celebre Elegia sui lavacri di lei
to cognome. Minerva Oftalmite, cioè Oculare, ebbe un tempio in Sparta da Licurgo costrutto, cbe diede questo cognome alla
tto, cbe diede questo cognome alla dea, perchè gli fu tolto un occhio da Alcandro, giovine feroce, che il popolo consegnò
mitare le opere antiche, eressero a Pallade i primi un simulacro, che da loro fu nominato. Rinomato presso i Danni, antich
e, la istessa nazione la disse, onde nelle ‘medaglie di Atene si vede da una parte il tridente, dall’ altra la testa di Pa
fatta maniera la dea mentre sotto mortali sembianze cercava distorlo da lanciare un dardo contro Agamennone. Ritornato in
della parma. Che poi tale si fin gesse lo scudo di Pollade apparisce da Plinio, che lo chiama parma al libro xxvi. Gli sc
Pallade in Argo, nello sposalizio delle figlie di Adrasto, è chiamato da Stazio orbe di bronzo. In quello della nostra sta
o è figurata, anzi è ripetuta l’egida che ha sul petto. L’egida usata da Giove per scudo sì vede in una gemma presso Winke
la santa cappella di Parigi, rappresentante l’apoteosi di x\ugusto. È da notarsi che rari sono i simulacri degli Dei in un
o, che sarebbe determinata naturalmente dalla sua gravità. Sembra che da tal circostanza, certamente non rappresentata a c
e lasciò scritto che più furono le Veneri adorate dagli antichi, nate da genitori diversi. La prima di queste, del Cielo e
dalla spuma, diede con Mercurio la vita al secondo Cupido; la terza, da Giove e da Dionea creata, fu moglie di Vulcano. P
a, diede con Mercurio la vita al secondo Cupido; la terza, da Giove e da Dionea creata, fu moglie di Vulcano. Platone vuol
Esiodo nella Teogonia vuole che appena nata andasse al monte Citerò, da cui di Citerea sortì il cognome, e quindi a Cipro
esser figlia di Otreo, che alla ben munita Frigia comandava, e rapita da Mercurio dal coro di Diana come destinata in spos
lla riverenza che come dea le inspirava, e condusse al talamo coperto da pelli d’orse e di leoni di propria mano uccisi la
nual tributo di lacrime, come udirete nel fine della presente Lezione da Mosco in un bellissimo canto funebre sulla morte
Il Salvini volgarizzandolo con non ordinaria eleganza mi ha dissuaso da tentare la stessa fatica. Gli altri amori e le al
ttato dall’amante alla fanciulla era una dichiarazione di amore, come da molti antichi scrittori si rileva. Si trova più r
imboli alla Venere armata. Saffo dipinge Venere sopra un carro tirato da dei passeri, immagine di cui l’arte non pare che
eleste porta il diadema come Giunone, e questo attributo la distingue da Venere Afrodite. Di simili teste isolate, che son
ol fine di attrarre quasi per grazie segrete un Marte di ferro. Udite da Winkelmann altre pregevoli cognizioni intorno a q
, non è punto guasta; tal pure è altra statua, la quale è copia fatta da Menofanto di una Venere che stava presso Troade,
eci chiamavano (grec), cioè umidità. Un tal guardo però è ben lontano da quei tratti indicanti lascivia, coi quali alcuni
ggetto del simulacro, perchè non converrebbe a Diana veduta nel bagno da Atteone, che in qualche antico marmo viene rappre
cialmente al sinistro, non è taciuto dagli antichi; anzi è illustrato da Festo, che lo appella spinther, e lo spiega: gene
appunto alla nostra statua, e la foggia stessa del serpe è rammentata da Polluce, che fra gli ornati muliebri che solean p
cui visse questo rinomato artefice: prima cioè che le Grazie chiamate da Prassitele fossero discese ad animare il greco sc
ica della Venere nel bagno di Policarmo ammirata in Roma e rammentata da Plinio. » Canto funerale di Adone. « Io piango,
e il bel color di rosa, E intorno al labbro langue il moribondo Bacio da Vener non lasciato mai; Di lui morto anco il baci
in tanto: io questo bacio Guarderò, come fusse Adone istesso; Giacché da me, sposo infelice, fuggi. Tu lontan fuggi, Adone
Vuol Cicerone che l’ etimologia rintracciar se ne debba nel provenire da lei tutte le cose. Lascerò ai grammatisi il dispu
Venere appellata Celeste v’ indicai nella passata Lezione come fosse da Fidia scolpita, e quali siano i fregi per riconos
questa denominazione adorassero la luna. Amatusia fu chiamata la dea da Amatunta città di Cipro, ove veneravasi sommament
ente. Di Citerea è freqirente il cognome, che secondo Pausania deriva da Citerà, isola nell’estremità del golfo Beotico. V
piedi incatenati. Ericina dissero pure la diva gli antichi scrittori da Erice monte della Sicilia, sopra il quale Enea ed
uale Enea edificò un tempio alla madre. Cognominata fu pure Arginnide da Arginno fanciullo amato dal re Agamennone, che nu
a siffatte immagini. Egli, nella descrizione delle figure travagliate da Minerva stessa nel paludamento di Giasone, non om
ci poeti alle, immagini di Venere attribuite. Apparisce evidentemente da un epigramma di Antipatro nella greca Antologia c
i a lei i porti e i promontori:: come consta fra gli altri del Circeo da una iscrizione vetustissima scolpita sul vivo sas
ri del Circeo da una iscrizione vetustissima scolpita sul vivo sasso, da quella parte appunto ov’è stata scoperta una cava
resente statua di Venere era già in Vaticano, collocata probabilmente da Giulio II insieme col Laocoonte e l’Apollo, nel c
parecchie altre del suo poema avesse preesistito all’Eneide, sarebbe da credersi che questa favola si fosse voluta volger
uta volgere in un complimento a Giulio Cesare stesso, che discendente da Venere e vincitore, si paragonasse ad un nuovo En
cato dalle scimmie, e per la sua deformità tanto al padre dispiacesse da essere in Lenno precipitato, dove quei pietosi ab
estingueva era con infamia escluso dal corso. Se alcuno era superato da chi lo seguiva, per legge del giuoco era costrett
ano, di cui Virgilio così descrive la fucina: « Giace tra la Sicilia da l’un canto E Lipari da l’altro un’isoletta, Ch’al
sì descrive la fucina: « Giace tra la Sicilia da l’un canto E Lipari da l’altro un’isoletta, Ch’alpestra ed alta esce dal
na spelonca, e grotte intorno Che de’ feri Ciclopi antri e fucine Son da lor fuochi affumicati e rosi. Il picchiar de l’in
d anelar si vede. Questa è la casa ove qua giù s’adopra Vulcano, onde da lui Vulcania è detta; E qui per l’armi fabbricar
ronzo di Procri, e di quel famoso scettro che, fatto per Giove, passò da esso a Mercurio, da Mercurio a Pelope, da Pelope
i quel famoso scettro che, fatto per Giove, passò da esso a Mercurio, da Mercurio a Pelope, da Pelope ad Atreo, da Atreo a
che, fatto per Giove, passò da esso a Mercurio, da Mercurio a Pelope, da Pelope ad Atreo, da Atreo a Tieste, e da Tieste a
, passò da esso a Mercurio, da Mercurio a Pelope, da Pelope ad Atreo, da Atreo a Tieste, e da Tieste ad Agamennone. Era an
curio, da Mercurio a Pelope, da Pelope ad Atreo, da Atreo a Tieste, e da Tieste ad Agamennone. Era anche ai tempi di Pausa
che i poeti gli attribuiscono, ho scelto l’armi d’Achille descritteci da Omero, e mi prevalgo dell’insigne traduzione dell
, e torna Alla fucina sua: dall’arca schiude I mantici riposti, e già da venti Ferrate bocche esce ad un tempo un soffio M
rentesima. Marte. La maravigliosa maniera nella quale nacque Marte da Giunone col mezzo d’ un fiore indicatole dalla mo
a custode. Il giovinetto si abbandonò al sonno, e lasciò sorprendere da Vulcano i due amanti. Sdegnato il dio lo converse
fé’ andare il colpo a vuoto. Diomede, al contrario, coU’asta guidata da Minerva penetrò ben avanti al di sotto le coste,
Egitto volendo far osservare con tutto il rigore la legge promulgata da suo padre contro gli adulteri, ed essendo stato i
à vicino alla porta, quasi per allontanare i nemici. Fu detto Enialio da Enio, la quale è lo stesso che Bellona, ed è del
trice. Il tempio di Marte Ultore, o Vendicatore, in Roma, fu dedicato da Augusto dopo la battaglia di Filippi, nella quale
le sue maggiori crudeltà, e in quella sua massima tirannica accennata da Capitolino, che senza crudeltà non si manteneva l
ana offrono la testa barbata di Marte colla medesima fìsonomia. Udite da Stazio la descrizione della reggia di Marte, alla
un rivale, col fulmine l’uccise. Lo Scoliaste di Teocrito vuole che da questo amore infelice nascesse Pluto, il dio dell
iamò Drepano dalla falce di Saturno, come è la più comune opinione, o da quelle che Cerere fé’ fabbricare a Vulcano onde i
Celeo, soggiungendo che fu padre di Trittolemo, e che amendoe furono da Cerere nella mentovata arte dottrinati. Ed ancora
tovata arte dottrinati. Ed ancora altre opinioni vi sono, che saranno da me accennate quando vi leggerò l’Inno su Cerere a
attribuivano la gloria di tutte due a Cerere, che i Latini confusero da principio con Rea, la Terra. Distinta da questa,
rere, che i Latini confusero da principio con Rea, la Terra. Distinta da questa, ella fu nonostante chiamata la regina di
uardasse con essa sotto relazioni misteriose: così si vede circondata da questi rettili tortuosi, e il suo carro n’è qualc
i riguardò come i servi della dea, che si rappresentava ancora tirata da cavalli, o da buoi. La dea stava in piedi sul suo
e i servi della dea, che si rappresentava ancora tirata da cavalli, o da buoi. La dea stava in piedi sul suo carro, teneva
ta da cavalli, o da buoi. La dea stava in piedi sul suo carro, teneva da una mano le redini, dall’altra una fiaccola, che
isteriosi. Però si vede nelle medaglie romane Cerere con una fiaccola da ambedue le mani, e con una troia ai piedi. Degli
u conservata a Cerere sotto il nome di Paria, o Egiziana, perchè poco da Iside differisce, o sia per accennare che deve lo
de che la Pace rappresentata sopra le medaglie con spighe nella mano, da Cerere non differisca. Che che ne sia di questa c
Temi, e tutte e tre dovevano necessariamente avere simboli comuni. E da notarsi che i Greci considerando Cerere come la t
e per intenderla non vi abbisounano iscrizioni, come in un monumento da Winkelmaun pubblicato. In quello si vede sopra un
on credo antichissima l’ idea di fare trasportare il carro di Plutone da dei cigni, o da cavalli guidati dall’Amore, come
ssima l’ idea di fare trasportare il carro di Plutone da dei cigni, o da cavalli guidati dall’Amore, come si vede in due g
pietra incisa del Gabinetto di Stosch questa dea è in un carro tirato da due elefanti. In un’ altra si vede presso lei una
a di Farnese, già nel Gabinetto del re di Napoli: quello che è tenuto da questa figura sembra essere una specie di sacco.
ura sembra essere una specie di sacco. Un’urna sepolcrale, pubblicata da Montfaucon, rappresenta Cerere in piedi sopra un
cata da Montfaucon, rappresenta Cerere in piedi sopra un carro tirato da due serpenti. Cerere è rappresentata sulle medagl
sentata sulle medaglie di Palermo come Giunone, cioè col capo coperto da una parte della sua veste. Osserva Winkelmann che
erva Winkelmann che non si vede mai con una chiave sulle spalle, come da Callimaco è dipinta. Ma è difficile, come Lessing
llo stelo del grano anziché di canna palustre, quali furono giudicate da alcuni scrittori, che perciò si avvisarono di ved
usa. Quali siano le forme che a Cerere convengono, le potete rilevare da Visconti nelle seguenti descrizioni. « Uno dei p
ra un esemplare nel suo genere quasi inimitabile, e a cui non si sono da lungi nemmeno saputi appressare i moderni. Quanto
meno saputi appressare i moderni. Quanto è certo però e riconoscibile da ogni intendente quel che esponiamo sulr artifizio
dell’agricoltura, e una statura quadrata e robusta così bene espressa da Lucrezio con quei due epiteti di doppia e mammosa
uito su questa idea. La divinità nella destra ostenta le spighe, dono da lei fatto alla nostra specie, che pei suoi insegn
evano alle Tesmoforie due donne maritate, di legittimi natali, scelte da un’assemblea del loro sesso. La spesa della festa
a dea, o per astenersi dai suoi doni, o per timore della carestia già da lei mandata sulla terra. Alcuni, e fra questi Teo
lle sue feste. Il sacrario, secondo Strabene e Vitruvio, fu edificato da Ittino nella foggia dorica senza colonne esterior
e nella fronte. Questa fabbrica però, secondo Plutarco, fu cominciata da Corebo; Fidia pose le colonne nel pavimento e le
ra per lungo uso, e allora la consecravano a Proserpina e a Cerere, e da alcuni era serbata per formar delle fasce ai fanc
e, e ciò che toglie Da genti ignote la fenice eterna: Così tocca sarò da man divina, E saranno i miei fior serto dei numi.
eree schiere Movono i regi, e che per l’erbe elette L’esercito gentil da cavo faggio Venendo esulta: qua l’onor dei prati
osto, detto dai Greci Boedromione, aveva principio la solennità, come da Plutarco nella vita di Camillo e di Alessandro si
tava in un carro tratto dai bovi. Alludeva questo rito ai fiori colti da Proserpina nei prati siciliani, ed al ratto di le
ebano figlio di Giove e di Semele, ma un altro che dal re degli Dei e da Cerere, o Proserpina, era nato. Aveva un tempio p
io, perchè instituito dagli Ateniesi in onore di Esculapio, che venne da Epidauro dopo i celebrati misteri, per essere amm
li presso i Romani, e la sua intenzione fu posta col tempo in effetto da Adriano. Eccovi date, con quella brevità che si p
tentar ne vieta Reverenza del Padre: in tua difesa Non vagliam vinte da maggior impero; In te congiura il genitor, al mut
i, Oh Padre in me che non torcesti? ali* ombre Mi consegni, o crudel: da tutto il mondo Discacciarmi ti piace, e nulla in
il fuoco etereo, di che simbolo è Vesta, perpetuo degli antichi, onde da Orazio etenra nel terzo libro delle Odi vien chia
Non intendere per Vesta altro che la viva fiamma, che non vede nascer da questa alcun corpo. — Infatti, in Corinto vi era
tingueva, se si espiava questa negligenza con cure e con inquietudini da non dirsi. Non potevano più accenderlo con altro
solamente nei templi, ma ancora alla porta di ogni casa particolare, da che la parola vestibolo è derivata. Il tempio di
e Genealogie dice che Vesta si figura in una donna sedente circondata da delle piante, e da ogni genere di animali, che l’
he Vesta si figura in una donna sedente circondata da delle piante, e da ogni genere di animali, che l’accarezza. È chiaro
l; notte ripete I timori del giorno; in ogni sonno Pere la figlia. Or da vibrato dardo È trafitta, ora vede inorridita Mut
rima del sopor materno: Di carcere nel mesto orror vederla Pareale, e da crudel catena avvinta, Non qual fidolla ai sicili
iasti, e sei Cerere santa, e che di tigre ircana Il sen non ti nutrì, da questi lacci Salva la figlia tua: rendimi il sole
n è facile il rintracciare. Alcuni la dissero nata dal litigio, altri da Demogorgone, non appoggiati però alle antiche tes
ze ogni volta che toccava la Terra. Sopra una pasta antica è indicata da uno scoglio sul quale Temide è assisa per indicar
Museo Passeri vedesi la Terra in mezzo a sette pianeti, come appunto da Macrobio viene espressa. La Terra è turrita, ed h
: il secondo di Mercurio e Venere; il terzo nato dalla Venere terza e da Marte, ed Antero chiamato: lo Scoliaste di Teocri
e dalla Terra. Acusilao dalla Notte e dall’Etere, Alceo dalla Lite e da Zeffiro, Saffo da Venere e dal Cielo, e Simonide
usilao dalla Notte e dall’Etere, Alceo dalla Lite e da Zeffiro, Saffo da Venere e dal Cielo, e Simonide finalmente, second
e dal Cielo, e Simonide finalmente, secondo l’opinione più seguitata, da Venere e Marte. Platone definisce l’Amore figliuo
riguarda Cerere col leggervi il delitto e la pena di Eresittone. che da Ovidio ho tradotto: Eresittone selva a Cerer sac
rte, e tronca Il capo, e poscia nella querce il colpo Ripete, e allor da mezzo il tronco uscìa Cotal voce: Dimora in quest
e l’orbe Dal ginocchio rileva, e sorge acuto Il tumido tallone. A lei da lungi Narra la ninfa della diva i cenni, E le par
are genitori dell’Amore. Riunirò adesso le altre notizie tramandateci da ^li antichi intorno a questa divinità potente. Nel
gli effetti. Oltre l’arco e la face, consueto ornamento, noi sappiamo da un antico poeta che sosteneva nelle mani un delfi
cia attribuirono allo dio sii antichi poeti, che finsero essere stati da lui spogliati tutti i numi delle loro armi. Esrli
lascivia umana Nutrito di pensier dolci e soavi, Fatto signore e dio da gente vana. » E Properzio, uno dei più grandi po
l’altra spalla. « Infatti ne ferisce prima che ce n’avvediamo, poiché da noi senza paura si mira un tanto nemico e niuno v
pera adesso il favellare dei monumenti dell’Amore veduti nella Grecia da Pausania, che non può mai esser letto abbastanza
crò un altare a questa divinità. A Megara scorgevasi l’Amore scolpito da Scopa insieme col Desiderio e la Passione. Fra le
bel marmo del Monte Pentelico. I Tespiesi narravano che loro fu tolto da Cajo imperatore dei Romani, che Claudio lo rimand
dei Romani, che Claudio lo rimandò, ed ultimamente fu di nuovo rubato da Nerone e situato in Roma, ove fu consumato dal fu
Notte, e gli astri la seguono immantinente, — Le davano la biga, onde da Virgilio fu scritto: La Notte nera portata dalle
re col tempo su questa favola ingegnosa, con tanta venustà raccontata da L. Apuleio: « Maggior sarebbe il pregio di quest
ura, inclinerei molto ad attribuirla anch’essa a Prassitele. Sappiamo da Plinio ch’egli scolpì l’Amore a Tespi piccola cit
per questo solo era visitata dai forestieri; che fu tolta ai Tespiesi da Caligola e portata a Roma, donde Claudio la rimos
to nume; ed io la crederei volentieri un’immagine dell’Amore scolpito da Prassitele a Parlo; e quell’altra in età più fanc
in Campidoglio, nel Palazzo Laute e altrove, potrebbe essere imitato da quello di Tespi. » Amore e Psiche « E tu, cura so
l’antica fiamma, Ed obliò le offese, E a più beata sorte La conservò da morte. E volgea ratto al sommo Olimpo l’ali, E in
i sogni sono la compagnia eterna di questa cara divinità, come appare da Tibullo, che dice: — E poi viene il sonno colle a
colle ali fulve, e i neri sogni con incerto piede. — Questa immagine da lui derivò il Casa nella prima terzina di questo
non avrebbe addormentato Giove, perchè, avendolo una volta ardito, fu da lui precipitato nel mare, dove sarebbe perito, se
tuata, secondo quel faceto scrittore, in una vasta pianura circondata da una selva di papaveri grossi come alberi, e di ma
nza: il suo corso è cheto, e le sue acque sono simili all’odio. Nasce da due fonti, che sgorgano in sconosciuto loco. Uno
essere cotanto accetta alle Muse quanto la fantasìa, convenìa pur che da loro si onorasse il Sonno, il quale, tenendo lega
alla vita, che ne ha scritta il Bellori, benché pubblicato per antico da Montfaucon. Con questo Nume sia effigiato nel bel
nte si appellano, e finalmente il suo busto col nome greco pubblicato da Fulvio Orsino, che si custodisce a Firenze nella
egoria nell’ali di farfalla, come simbolo dell’immortalità dell’anima da Platone difesa, oltre le sovraccennate difficoltà
accennate figure, che a Lessing è sembrata impropria, ed è attribuita da lui, che non vedeva gli originali, all’ inesattez
sopore aggrava: Cade, ricade, col mento notante Percote il seno, e sé da sé discaccia: Sul gomito s’inalza, e a lei dimand
padre con una falce adamantina quell’ingiuria, che in lui fu ripetuta da Giove, e nacquero dal sangue della parte recisa l
o di lei che ne resti è nel Museo Clementine, e così viene illustrato da Visconti. «Uno dei pezzi più singolari per la rar
sso. « Lodevole è l’interpretazione che fa lo Scott sì della spelonca da lui riconosciuta per l’antro Concio, sì della sta
ntro Concio, sì della statua appoggiata ad un tripode, ingegnosamente da lui spiegata per Biante Prieneo: lo che tanto più
i Dei, come Giove, Giunone, Nettuno, Plutone ed altri, ch’ella generò da Saturno, e sottrasse alla crudeltà di così mostru
l suolo e sopra un toro appoggiata. Non così penso che Rea differisca da Cibele, come afferma il sopra lodato scrittore, e
orme di mediocre grandezza. Fu incontrata la nave ricca di tanto dono da immensa folla verso l’imboccatura del Tevere. Nar
rzo la nave nel porto. L’idolo al suono di voci e strumenti fu lavato da sacerdoti Frigii dove l’Aimone si perde nel Tever
one si perde nel Tevere: collocato dopo la lustrazione sopra un carro da buoi, fece il suo ingresso in Roma per la porta C
associarono a così turpe ministero. La dea fu probabilmente scolpita da Fidia con timpani in mano e con leoni a basso del
ltimo modo è il più frequente, come il più dignitoso, e probabilmente da Fidia prescelto. In un’ara riprodotta dal Murator
ue, e camminano a lento passo, senza briglie come nell’ara pubblicata da Zoega; talvolta corrono con velocità, la dea stes
a ove la dea rimane assisa sulla schiena di un leone, come nel quadro da Plinio celebrato Nicomaco la dipinse. Tale è l’un
tro e favorito, è il frigio eunuco Ati, il quale nel marmo pubblicato da Zoega scorgesi incontro il cocchio della dea quas
a di un pino, al cui tronco egli si appoggia. L’abbigliamento di esso da quello degli altri Frigii si distingue per quel s
tà eterna. Innamoratosi della ninfa Sangaride ruppe il voto, e perciò da Cibele accesa di furore si privò di quelle parti
sco Sacro alla frigia Dea, Di spesse, annose piante intorno cinto, U’ da rabbioso alto furor sospinto, Tratto fuor di sua
è: Mia facitrice, Mia genitrice, Mia cara patria ohimè: Ed io, lasso: da te Lungi portando il pie. Quale i padronfuggenti
operta lettiga, ovvero sotto carro coperto ad uso di carpento, tirato da buoi, per essere con segreti riti lavato in un vi
riconducevasi al tempio. Il significato di questa favola fu indagato da quelli che nel decadimento del Paganesimo si arma
lor sangue per quei fori piombasse come pioggia addosso al devoto, e da capo a piedi lo tingesse. Rimosso indi il cadaver
ntro Celo, lo incatenò, gli fece quell’oltraggio ch’egli poi sofierse da Giove, ed avendo liberato i fratelli, ottenne fac
sofierse da Giove, ed avendo liberato i fratelli, ottenne facilmente da loro di succeder nel regno del padre. Oltre i Cic
he Saturno solo regnasse a condizione che educasse i tigli maschi che da lui nascessero, onde in uno di esso pervenisse pe
oi Titani, e che la sua pietà facendolo spergiuro, fosse colla moglie da essi incatenato. Giove volò per liberare il padre
o genitore. Saturno fuggitosi dalla sua carcere giunse con una flotta da Giano in Italia, che gli fu ospite cortese. Lo di
del suo regno. La grata posterità, dice Ovidio, impresse nelle monete da una parte una nave, e dall’altra un’effigie con d
e. Diodoro di Sicilia riferisce che essendo i Cartaginesi stati vinti da Agatocle, attribuirono la loro sconfìtta all’aver
re loro rassomiglianti, e con ciò levò lo scrupolo che poteva nascere da questo cangiamento. Roma e molte altre città dell
oglievano il giorno della sua festa. Una statua di Saturno, riportato da Montfaucon ha delle piccole ali ai piedi, forse p
rinto. Questi sono i Ciclopi ai quali un’antica tradizione, riportata da Strabene, attribuiva la costruzione delle fortezz
iva la costruzione delle fortezze di Tirinto e di Nauplia, fabbricate da Acrisie avo di Perseo. Eglino erano sette, tutti
Lipari. Euripide nella sua tragedia di Alceste fa uccidere i Ciclopi da Apollo per aver fabbricato il fulmine col quale G
ulcano dell’Iliade ha la sua fucina in cielo: vi lavora solo, servito da statue d’oro, che sono il capolavoro della sua ar
furono cento, nacque, secondo Apollonio, dal nominato dio del mare e da Europa di Tizio figliuola. Omero nel primo libro
da Europa di Tizio figliuola. Omero nel primo libro dell’Odissea gli da per madre Toosa. Lo stesso autore, nel nono libro
io ra^onamento udirete quanto que;,to mo.struo.so ardesse di Oalatea, da 7’eocrito, di cui l’Idillio, detto il CìcIojjC, h
ono con <|uesta confusione a urna nizzare paesi fin allora abitati da selvaggi. Questa difi’usione di cognizioni e di l
opinione più comune. Egli è vero che alcuni autori li facevano venire da Creta, ma la maggior parte suppongono che eglino
lli che s’allontanano in questo punto dal sentimento ordinario veniva da un equivoco cagionato dal soprannome dato comunem
ce il poeta, scoprirono il ferro nelle valli del monte Ida, e formati da Vulcano eglino istruirono gli uomini a lavorare q
ga, io so perché mi fuggi: Perché sopra la fronte irsuto ciglio Unico da un orecchio all’altro arriva, E sotto d’esso é un
uu largo naso. Ma come son, pecore mille io pasco, L’ottimo umore che da lor si munge Mi bevo, e copia di rappreso latte H
e baionette. La danza dei Coribanti era per lo contrario accompagnata da movimenti quasi convulsivi di tutto il corpo e di
questa città si vedono col berretto del dio, di forma conica, tenenti da una mano un martello, dall’altra una tanaglia. Do
farlo. Plutone, che dio dell’Inferno fu reputato dagli antichi nacque da Rea e da Saturno, militò con Giove i contro Titan
utone, che dio dell’Inferno fu reputato dagli antichi nacque da Rea e da Saturno, militò con Giove i contro Titani, ed ebb
e di questo dio si limitano al suo ratto di Proserpina, che Claudiano da me tradotto vi ha descritto nelle passate Lezioni
eguente descrizione di una statua di Plutone del Museo dementino data da Quirino Visconti. «Alle deità del cielo, del mare
in Racòti, luogo ove fu edificata Alessandria; che incominciò appunto da questa epoca ad essere più conosciuto Serapide, e
ere più conosciuto Serapide, e che il suo culto divenne più divulgato da che il primo dei Tolomei fece, a motivo d’un suo
quel modio, sempre dovrà riconoscersi per uno di quei fregi chiamati da Giovenale: « antichi ornamenti degli Dei di Asia.
ia, han pensato alludersi con questo simbolo all’abbondanza procurata da Giuseppe all’Egitto, e han traveduto quel patriar
sua integrità e per rappresentarci forse l’immagine stessa di Plutone da Sinope trasportata in Alessandria. Certo che il v
imere nell’aria del volto quel non so che di torvo e di feroce notato da Winkelmann come caratteristico di Plutone, cui so
io del male presso quegli antichi Dualisti.» Tornando al simulacro è da notarsi che le mani sono di moderno ristauro, che
o al trono di Plutone e di Proserpina, favola narrata con tanto vezzo da L. Apuleio. Il Plutone è molto simile alla statua
ito, ne dà per prova la descrizione di due pitture di Polignoto fatta da questo autore. Vi regna una confusione che oscura
è al di sotto della barca di Caronte; un figlio snaturato è strozzato da suo padre. Accanto vi è un empio che ha saccheggi
e ha saccheggiati i tempi degli Dei: egli è punito del suo sacrilegio da una donna perita nella composizione dei veleni, e
no riconosciuta come essenziale alla pittura. Qui il delitto è punito da altri delitti. Siccome l’azione del padre in se s
Gefalo sposò Glimene figlia di Minia e n’ebbe Ifìclo. In un piano più da lungi si vede Megara tebana. Ercole privato dei f
iano più da lungi si vede Megara tebana. Ercole privato dei figli che da essa aveva avuti, la repudiò come una sposa disgr
Anticlea madre di Ulisse seduta sopra una pietra. Elpenore è vestito da marinaro con una tunica corta tessuta di giunchi
li diede un anello. Foco essendo ritornato ad Egina fu fatto uccidere da Peleo. lasco vuol veder questo anello, e Foco lo
tengono un cerbiatto, e sono seduti sopra una pelle di cervo. Un cane da caccia è seduto ai loro piedi. Il Conte Caylus ha
ra parte dell’albero. Alcuni credono che sia un personaggio inventato da Polignoto: altri dicono che era un Greco amante d
o notare che l’artista aveva avuto cura di allontanare il re d’ Itaca da questo gruppo. L’osservazione che fa sulla schium
di una giovine che tiene un arco scitico, e che ha le spalle coperte da una pelle di leopardo. Più in alto vi sono due do
eroi. Un poco più basso vedesi Tantalo in mezzo ai tormenti descritti da Omero. Di più vi ha uno scoglio che minaccia schi
coli’ armonia del suo canto potè riavere dall’Inferno la moglie, che da subitanea follia occupato perde, violando la legg
che da subitanea follia occupato perde, violando la legge impostagli da Proserpina, è con tanta maestà di stile descritta
all’egra mente. Solo scorreva gl’Iperborei geli Ed il Tanai nevoso, e da Rifee Pruine i mai non vedovati campi: E la rapit
e osserva Zoega, ove sotto il pallio quel dio porti la tunica: in ciò da Giove diverso, ed accostantesi al costume di Sera
ide, di cui però non ha in testa il medio, come per inavvertenza, già da Visconti notata, asserisce Winkelmann; ma ha la c
ibuiva il furore che agitava gli scellerati. Eumenidi furono chiamate da Oreste, perchè col consiglio di Pallade potè in A
mano degli artisti antichi. Infatti sopra un basso rilievo pubblicato da Zoega, rappresentante Oreste in Delfo, sono forni
qualche greco monumento si veggono con endromidi, cioè vesti pesanti da inverno, si crederebbero dagli Etruschi per solo
bero dagli Etruschi per solo capriccio di tal foggia calzate, usitata da loro in molte altre figure, e con qualche predile
ino al numero di cinquanta. 1 nomi delle tre Furie così sono espressi da Orfeo: Udite queste cose, Dee tremende e venerand
io non ardisco nominare, spaventano il mio fratello. — Edipo, fuggito da Tebe nell’Attica, si rifugiò nel loro bosco, e so
ro avea consacrato in Corina villaggio dell’Achea, fosse nell’istante da furori e paure agitato. Gli antichi di nere vesti
. Questi autori pretendono che la derivazione di questo nome provenga da (grec) sbalordimento, ed era sacro alle Furie, pe
o terrore ai rei. Relativamente alle Furie dice Pausania, che andando da Megalopoli in Messenia non si è fatto sette stadi
to; Lachesi, che significa sorte, riguarda l’avvenire; Cloto che vien da (grec), filare, pensa al presente. Quindi Cloto,
to. Ma generalmente però, osserva Winkelmann, che le Parche, le quali da Catullo vengonci descritte quali vecchie e schifo
ato autore, vengono rappresentate quali avvenenti fanciulle, chiamate da Sofocle sempre vergini, e talora hanno dei serpen
rmestra, la quale salvò Linceo suo sposo. Udirete in Ovidio, tradotto da Remigio, la pittura di quella orribile notte, nar
ggito sposo dalla stessa Ipermestra, e la vostra fantasia potrà forse da questa descrizione ricavare il soggetto di una pi
a Del Tonator del Ciel lasciò quel giorno Argo sua bella, e se n’andò da lunge Per non veder le scelerate nozze. Quand’ ec
lo stelo del grano, anziché di canna palustre, quali furono giudicate da alcuni scrittori, che perciò si avvisarono di ved
e per intenderla non vi ha bisogno d’iscrizioni, come in un monumento da Winkelmann pubblicato. Non credo però molto antic
della Notte, secondo Esiodo, il quale nella sua Teogonia afferma che da questi due nacquero la maggior parte dei mostri d
e eterne, in caldo e in gelo: E tu che se’ costì, anima viva, Partiti da cotesti che son morti. Ma poi ch’ei vide ch’io no
III, v. 82 e segg. Polignoto pure fra i pittori antichi, come udiste da Pausania nella descrizione del quadro di lui, vec
i funerali. Tanta opinione ha avuto sempre il genere umano del danaro da crederlo necessario fino nell’Inferno. Gli Ermion
nferno secondo i Mitologi: Minosse, Radamanto ed Eaco. Minosse nacque da Giove e da Europa, figliuola, secondo alcuni, di
ndo i Mitologi: Minosse, Radamanto ed Eaco. Minosse nacque da Giove e da Europa, figliuola, secondo alcuni, di Fenice, sec
e^ e che dal furto di Giove partorì pure Sarpedonte e Radamanto. Nato da padre furtivo, dopo la morte di Giove Asterie, i
sola regnò per nove anni, quantunque Eusebio ed altri scrittori molto da lui dissentano su questo particolare. E fama che
entano su questo particolare. E fama che fosse tanto potente per mare da imporre tributo agli Ateniesi per la morte di And
Andro geo, come dichiarerò a suo luogo parlandovi di Teseo. Nacquero da lui (non contando Androgeo) Glauco, Deucalione, F
ogliono che inseguendo Dedalo autore del laberinto venisse in Sicilia da Cocalo, che gli fu ospite liberale. Ma le di lui
da Cocalo, che gli fu ospite liberale. Ma le di lui figlie ingannate da Dedalo, lo uccisero gettando all’improvviso acqua
città assediata se ne innamorò, e recise al padre il capello fatale, da cui dipendeva la sorte della patria. Minosse inor
reo capello di Niso sono significate le chiavi della città consegnate da Scilla a Minosse. Nell’Inferno egli era, secondo
divino Licurgo. Nell’Inferno gli attributi del fratello di Minos così da Virgilio sono esposti: « Questo è di Radamanto i
fa molto dubitare della giustizia di Radamanto, narrandoci che fuggì da Creta per aver ucciso il fratello, e rifugiatosi
si fu condottiero Achille, che ad Eaco fu nipote. Egli ebbe tre figli da due donne. Foco da Sam mete figlia di Nereo, Tela
chille, che ad Eaco fu nipote. Egli ebbe tre figli da due donne. Foco da Sam mete figlia di Nereo, Telamone e Peleo padre
a Sam mete figlia di Nereo, Telamone e Peleo padre dell’eroe d’ Omero da Endaide figlia di Chirone. Del resto Eaco fu in t
ferno per sottrarsi al furore dei fratelli. Favoleggiano altri che fu da Giove precipitato nell’Inferno, perchè le sue acq
a sete dei Titani. Secondo l’opinione riportata dal Boccaccio, nacque da Oerere nell’Isola di Oreta, e non potendo sostene
gine alla favola, Acherusa, lago dell’Egitto presso Menfi, circondato da campagne ripiene di tombe. E il giudizio che si e
Terra. Vogliono che si sposasse a Fallante, a cui generò l’Idra: ebbe da Acheronte la Vittoria, la Forza, lo Zelo, che mil
spergiuravano erano per del tempo allontanati dalla mensa celeste, e da ogni conversazione cogli Dei. Iride messaggiera d
do altri è un fonie dell’Arcadia vicino al monte Cilleno, che cadendo da una rupe altissima dopo poco cammino fra i macign
torrenti di fiamme, e che gli erano corona le carceri dei condannati da Radamanto. Dirò adesso di Nemesi, che vendicava g
zia che stende le sue ali immense, che la superbia dei mortali toglie da Nemesi e dal Tartaro. — Da questi versi non disse
ntata con una ruota ai suoi piedi, e tenente un freno nella mano, che da Buonarroti e da Winkelmann è stato preso per una
ota ai suoi piedi, e tenente un freno nella mano, che da Buonarroti e da Winkelmann è stato preso per una fionda, quantunq
’ suoi decreti. Una figura di marmo alla Villa Albani è stata creduta da Winkelmann Nemesi, ma da lui con ragione dissente
a di marmo alla Villa Albani è stata creduta da Winkelmann Nemesi, ma da lui con ragione dissente, come udirete, Visconti.
donna alata, che in un quadro dell’ Ercolano sembra consolare Arianna da Teseo abbandonata, mostrandole col braccio teso l
il significato, si riferisce forse all’epiteto d’ irreprensibile dato da Omero a questa nazione. Quindi Fidia può avere av
emesi del Museo Pio dementino. « Quando la penna di un antiquario ha da versare sull’esposizione di un argomento interess
mo marmo, se non domandasse qualche periodo la descrizione lasciataci da Pausania della famosa Nemesi di Ramnunte borgo de
o dell’Attica, simulacro per la divozione e per l’arte memorando, che da Varrone venia preposto a quanto sino da’ suoi tem
vittorie dei forti. » Questa illustrazione di Visconti non è esente da molti sbagli, come ha rilevato un mio dottissimo
dell’amico mi ha suggerite, stancar la vostra attenzione, onde udite da Ovidio, che ho tradotto, come Dedalo, il più anti
dell’ale. Già la bocca, che grida il patrio nome, Occupa l’acqua che da lui si chiama. Ma il padre, ahi non più padre I a
quella dominatrice del genere umano così spesso invocata, o maledetta da tutti, sarà l’argomento della presente Lezione, n
to ad Omero, figlia la chiama dell’Oceano, e questa origine vien pure da Pausania attestata, che 1’ annovera fra l’altre n
ono tutti soldati. Euripide fu tanto invaso dal potere della fortuna, da affermare che non Giove, ma essa tutte le cose mo
n chi vicenda consegue. Questa è colei, ch’è tanto posta in croce Pur da color che le dovrian dar lode, Dandole biasmo a t
ltea indica il dono dei beni e della felicità. Le ali d’oro sono date da Eschilo alla Fortuna, ed a proposito delle Nemesi
ir ali si vede in una iscrizione appresso il Grutero, che venne presa da alcuni per l’Aurora. Nessuna cosa fu però più par
à degli uni, e il deprimersi alle miserie degli altri, ch’era creduto da questa Dea farsi con tanta velocità quanto si vol
o le pose col tempo in testa una croce per mostrare la sua dipendenza da Dio. Ciò diede motivo a Giuliano Apostata di leva
o Valentiniano il Giovine, come si vede dalla relazione di Simmaco, e da Sant’Ambrogio, e da Prudenzio che ne scrissero co
ovine, come si vede dalla relazione di Simmaco, e da Sant’Ambrogio, e da Prudenzio che ne scrissero contro. La Fortuna fel
a. Nel Museo dementino una statua della Fortuna così viene illustrata da Visconti: « l simulacro inciso nella tavola che
gli antichi, il cranio dell’uomo, e fino l’orologio solare, il quale da una concava superficie di segmento sferico venia
superficie di segmento sferico venia formato, e vien perciò comparato da Polluce ad una specie di scodella o di conca. Com
e dei vetusti simulacri adorati in Anzio, non dissimili per avventura da altri consacrati nei Greco-Italici santuario Ques
i vede coronata la Fortuna in più monumenti, e che gli ottenero forse da Pindaro il magnifico titolo di(grec); cioè portat
si vede nelle medaglie. Non perciò è priva del suo trofeo, quantunque da alcuni possa credersi più adattato alla Vittoria
so altero Di bellezza e d’impero Dolci lusinghe scintillare alfine, E da l’interno seno Uscirò allor maravigliosi accenti,
ò star su l’ale il gran momento. — Una felice donna ed immortale, Che da la mente è nata de gli Dei, (Allor risposi a lei)
cadia tenta Fare insin de’ miei doni anco rifiuto? II mio furor non è da lui temuto? Son forse l’opre de’ mìei sdegni igno
uguagliare anco le trombe. — Indi levossi furiosa a volo, E chiamati da lei Su la capanna mia vennero i nembi: Venner tur
io musa deiristoria, che siccome rammenta i secoli addietro in prosa, da una parte può scrivere con piiì franchezza, e dal
tarco, che le attribuiscono gli elogi e la poesia eroica, lo derivano da (grec) che dicon significare gloria e’ lode. Non
antico e più genuino di questa voce, in che è con preferenza adoprata da Omero, è quello di esprimere piuttosto che gloria
iuttosto all’altra danzante. In ciò questo greco monumento differisce da ^-li scrittori che ci rimangono. Nel sarcofago del
suo simbolo più comune nella maggior parte dei monumenti. Qui però è da osservarsi che la capigliera di queste maschere d
bolo. Non è calzata di coturno, ma di una semplice aluta, calcare già da noi in altre statue delle Muse osservato. « Per c
e derivano dal Greco(grec), volgere, ed allude alla maniera di girare da destra a sinistria e da sinistra a destra, nel co
c), volgere, ed allude alla maniera di girare da destra a sinistria e da sinistra a destra, nel condurre la danza intorno
La grazia dell’attitudine di questo simulacro la rende pregevolissima da osservarsi, ed avvene un’altra copia antica in pi
Muse, che eran forse, come abbiamo più volte notato, quelle scolpite da Filisco, ed ammirate dall’antica Roma e da Plinio
te notato, quelle scolpite da Filisco, ed ammirate dall’antica Roma e da Plinio nei portici di Ottavia. Questa statua era
tro nella destra e nella manca la cetra. Lo Schott, indotto in errore da una stampa, ha preso il plettro per un volume, ed
itolini, che si è contentato di seguire l’epigramma di Callimaco, già da noi osservato come il più lontano dalle comuni op
omineremo Tersicore, avendo già ravvisata Clio nella Musa col volume, da luì chiamata Calliope. È da notarsi quanto questo
già ravvisata Clio nella Musa col volume, da luì chiamata Calliope. È da notarsi quanto questo epigramma abbia confuso gli
a di Mitilene, la più celebrata maestra delle nostre canzoni.» Udite da Filostrato di altre due pitture la descrizione, c
ettuato Ettore audacissimo fra loro) trasportano Anfìarao che ritorna da Tebe, nel qual tempo si dice che la terra per lui
cadrà sopra lei, tutto ciò rappresenta il modo, nel quale, ritornando da Troia, fu ricevuto da Clitennestra Agamennone, co
ciò rappresenta il modo, nel quale, ritornando da Troia, fu ricevuto da Clitennestra Agamennone, cosi ebro, che lo stesso
e quali si nutrivano i principi eroi. Ma tutto è scompigliato, poiché da quelli che banchettando spirano, parte è rovescia
date pitture di Ercolano, il quale atto resta a maraviglia illustrato da un greco epigramma sfuggito all’immensa erudizion
i esemplare, vedendosi trasparire al di sotto la mano della Musa come da un velo. « Consideriamo ora la nostra Musa ne’ re
che la chiama Erato, e dà il nome di Polinnia alla Musa dei pugillari da noi creduta Calliope, come abbiamo altrove accenn
iope, come abbiamo altrove accennato, e confermeremo in appresso. « È da notarsi che la stessa Musa, nella situazione mede
ssistenti all’azione, una delle quali è precisamente la stessa figura da noi determinata per Polinnia nel sarcofago Capito
la statua a questa Musa si appartenesse, resta evidentemente provato da un’altra statua antica, precisamente la stessa co
isivo, nella Musa colossale eh’ era già nel cortile della Cancelleria da me creduta parimente Melpomene. « Rilevo con magg
a di un abbigliamento teatrale.» Eccovi altre descrizioni che traggo da Filostrato. Antigone. — Gli Ateniesi avendo intr
o uscita di notte fuori del recinto delle mura, contro l’editto fatto da Creonte, che nessuno osasse di seppellirlo nella
il ginocchio in terra. Ecco un tronco di melagrano nato nell’istante da se, il quale si dice esser stato piantato dalle F
giace sulla tenera erba spargendo gran stille di sudore, ed ha messo da parte la sua spaventevole Gorgone onde non conver
Dopo la illustrazione di queste altre due statue Yoi avrete avuto da Visconti tutte le notizie che sono necessarie a s
di riconoscervi piuttosto i sandali Tirrenici, così appunto descritti da Polluce quali li veggiamo scolpiti. Aggiunge il m
una penna, fregio non insolito delle Muse come trofeo della vittoria da loro ottenuta sulle Sirene, o come memoria del pu
dovevano esser l’incanto di tutte le generazioni avvenire. Se dunque da Omero fin a Orazio i poeti han costumato di regis
perciò il bisogno dell’epigrafe: Calliope, il poema, per distinguerla da Clio, che ha pure in quelli intonachi lo stesso a
esta figura, per la quale merita di essere con meraviglia considerata da chiunque ama le belle arti: essendo questo il lor
maduzzi espositore di quel monumento, e con scelta erudizione, tratta da vetuste lapidi, gli ha recentemente illustrati: l
a seguito altra scorta che quell’epigramma dell’ Antologia, riportato da noi nella Clio, che abbiamo già notato aver confu
del Tesoro Brandeburgico. La prima moneta offre la testa d’ Apolline da una parte, dall’ altra 1’ Ercole Musagete coli’ e
servato l’Havercampo, e al rovescio una Musa che suona la cetra retta da una colonna, ed è prohabilmente Erato; secondo il
accenna col radio i circoli segnati su del globo che vien sostentato da una specie di tripode. La quinta moneta rappresen
o del rovescio. « Le ragioni di queste denominazioni sono le medesime da noi accennate nello spiegare ciascuna Musa, e fon
o. » Ed ora udite altre descrizioni di antiche pitture che io traggo da Filostrato. Arianna. — Che Teseo ingratissimo co
Antiloco. — Che Achille amasse Antiloco voi potete averlo rilevato da Omero, quando lo vedete il più giovane di tutti i
ne di queste amabili divinità. Esiodo nella sua Teogonia le vuol nate da Eurinome figlia dell’Oceano e da Giove. L’ autore
iodo nella sua Teogonia le vuol nate da Eurinome figlia dell’Oceano e da Giove. L’ autore degl’Inni che si attribuiscono a
ro dà in genitori Egle ed il Sole: r opinione più comune le vuol nate da Venere e da Bacco. Discordia vi è pure nel numero
itori Egle ed il Sole: r opinione più comune le vuol nate da Venere e da Bacco. Discordia vi è pure nel numero: la maggior
no Auxo ed Egemona, Pito, sia la dea della Persuasione, fu annoverata da Pausania fra le Grazie, ed Egle la più giovine di
più, furono nell’Odea così dipinte dal primo pittore dell’antichità, da Apelle. Pitagora in Pergamo, e Socrate figliuolo
ure di Mercurio, erano ancora alle Grazie dedicati, per indicarci che da esse deve essere accompagnato 1’ amore, la bellez
n tre brindisi era costume di onorarle. Mille belle allegorie possono da queste divinità rilevarsi. Avendo gli Ateniesi pr
asciando questo vasto campo delle illusioni, che può trarre la morale da queste dee, ragionerò di quello che più v’ intere
zie è quello del Palazzo Ruspoli. Sopra una pietra incisa, rammentata da Winkelmann nei suoi Monumenti inediti, si vedono
o due Grazie che a Venere accomodano la chioma. Può essere illustrata da questa delicata immagine di Claudiano, che ho esp
viene dare a una Grazia l’attributo della dea della Sapienza, giacché da loro proviene, secondo Pindaro, se un uomo è sagg
, se dovizioso. In un bassorilievo del Museo Pio dementino pubblicato da Visconti si veggono le Grazie con Esculapio e Mer
rappresentano. I loro capelli sono leggiadramente rannodati e stretti da nastri, nè altro ornamento hanno sul capo. Le man
di grano. Pensa a ragione Visconti che sia una tavola votiva offerta da un convalescente al dio della Medicina, fondato s
to della fecondità di quell’Augusta. Eccovi due altre pitture antiche da Filostrato descritte. Aiace Locrense. — Questi s
’Aurora, il quale essendo arrivato por soccorrere i Troiani fu ucciso da Achille, benché fosse di statura niente a lui min
duto: ma quando il raggio del sole ne percoterà la bocca, quasi cetra da plettro percossa manderà una voce, che consolerà
i di Epidauro partorì Esculapio, il quale fu esposto in un monte, che da questo evento fu chiamato Tittione, quantunque al
resto pure si diffondesse l’opinione che il nume di poco nato guariva da ogni malat tia. Trigone fu la nutrice dello dio,
a lui attribuito. Abbiamo osservato che fu istruito, secondo Pindaro, da Chirone l’inventore dei rimedi, quantunque questo
ndaro, da Chirone l’inventore dei rimedi, quantunque questo vanto sia da alcuni ascritto ad Apollo: ed Eschilo ne dia la g
ola, la vita ad Esculapio, sol dopo morte divinizzato, poiché nasceva da madre mortale. Ippolito essendo ritornato in vita
che gli uomini potessero trionfare della morte, che uccise Esculapio, da Apollo suo padre vendicato e pianto. Si celebrava
coll’aiuto del nume guariti. Il culto di Esculapio fu portato in Asia da Epidauro, secondo riferisce Pausania nelle Corint
el medaglione di Vero pubblicato dal Buonarotti, e che vien descritto da Tertulliano, per ornamento delle statue di Escula
lapio se ne servisse per ammazzare il serpente, e vien così descritto da Apuleio: — Diresti che del dio medico nel bastone
to allo scettro, in mano a due statue del bosco di Trofonio, dice che da quello avrebbe qualcheduno congetturato che fosse
Argo, in Beea, in Olimpia, in Egio, in Megalopoli, come si può vedere da Pausania, e in Roma nel tempio della Concordia, c
vedere da Pausania, e in Roma nel tempio della Concordia, come viene da Plinio riferito. E la ragione si era, perchè, sec
rpente per l’attenenza con Esculapio: e lo facevano in atto di dargli da mangiare, per alludere ai serpenti in varii templ
quali eran forse per questo chiamate generalmente Igia) per dar loro da mangiare; e secondo Macrobio, riferendosi questi
elesforo, che Pausania dice esser così chiamato da’ Pergameni, Acesio da quei di Epidauro, e Evamerione in Titano: onde si
allegoria fu dai monaci adottato. In molte statue vedesi esser chiuso da per tutto; in quella di Telesforo è fatto in form
tutto; in quella di Telesforo è fatto in forma di un piccolo piviale da potersi serrare, e accostare affatto davanti. Nel
pregevole, poiché lo possiamo credere una copia di quello descrittoci da Pausania, come il più illustre fra tutti i simula
sale presso l’altre volte lodato signor Pacetti, e in altre figure. È da notarsi che la cortina dell’Esculapio Farnesiano
primo volume delle Gemme del signor Bracci Cista, Mistica. » Eccovi da Filostrato un altro soggetto di pittura antica.
e Ercole, o forti, e mettetevigli davanti, poiché egli non si asterrà da questo infelice fanciullo che resta, mentre i due
ve, genitori di lui secondo la volgare opinione, era menzogna tessuta da Orfeo iniziato ai misteri di Osiride, coli’ ogget
iglia lo storico, profittando della simiglianza che un fanciullo nato da Semele sua figlia non unita in matrimonio, aveva
ù del maraviglioso che del vero, la storia cede alla favola abbellita da Orfeo, e perdonar si deve all’antichità questo er
tanto poeta. Ed il sentimento dei sacerdoti egiziani avvalorato viene da Erodoto, che paragonando le feste di Bacco e di O
rassomiglianza di queste due divinità, e crede trasportato in Grecia da Melampo il culto di Osiride, sotto il nome di Bac
amosa colonna. Le imprese del Nume sono consegnate al poema di Nonno, da cui estrarrò quello che per voi vi ha di più inte
dei piaceri e della mollezza, il compagno di Venere e delle ninfe, o da dogmi di un’antica teologia rediviva nei tempi ch
gia rediviva nei tempi che precedettero la caduta del culto pagano, o da un genio di moralizzare, che fosse dai poeti pass
tte e tre le opinioni han fondamento sulle gre che e latine autorità: da qualunque principio, ho detto, ciò provenisse, ce
er dir meglio con Aristide, avea così miste le qualità dei due sessi, da sembrare fra le fanciulle un giovinetto, fra i ga
i esaurite le Immagini di Filostrato. Ho scelta la viva pittura fatta da Valerio Fiacco della strage di Lenno, che vi acce
perduto in Valerio Fiacco: » Sorgi fra l’acque, per diverso affanno da Vulcano lacrimata Lenno: Nè a te le Furie e le ma
, i lieti templi Visita il Nume. Di Ciprigna è sempre Freddo l’altare da che i lacci ascosi Svelare al Ciel l’invidiata co
e e d’Amiton desta nei lari, Risuona tutta la città: raminghe Par che da Lenno debban gire, e sorge Ira, dolore: a gara as
del tuo figlio: io sono Penteo: tu mi nutristi. — inutil voce, Cessa da tuoi discorsi: è sorda Agave!— Se di Bacco mi vuo
enture di Bacco cominciano nel settimo Canto del poema di Nonno; onde da questo io dò principio all’estratto che ho promes
per rappresentargli l’infelicità dell’uomo. Egli ricusa di governare da qui innanzi un mondo destinato a tanti mali, ed u
ssipano tutti i dolori. Accusa Pandora di aver aperto il vaso fatale, da cui sono escite tutte le sciagure, e non riconosc
e. Non ostante l’Amore, quel nume accorto, che non prende lezioni che da se stesso, e che governa il tempo, dopo avere sco
. Vi si distingueva sopra tutto un presagio che annunziava il fulmine da cui sarebbe colpita, e la cura che prese Giove de
del suo sposo, delle quali il cielo conserva ancora tutta l’istoria, da che egli vi ha trasportate tutte le sue amanti, e
he egli vi ha trasportate tutte le sue amanti, e i figli che ha avuti da donne mortali. Callisto occupa le vicinanze del p
o, che se n’ è esiliato. La dea della Furberia, ingannata ella stessa da Giunone, le accorda la dimanda. Armata di questo
molte dimando la persuade che, se lo crede Giove, lo inviti a venire da lei in tutto lo splendore della sua gloria, ed ar
ribile l’ira di Giunone. Il caso di Atamante e d’ Ino che ho tradotto da Ovidio n’ è un esempio ancor più tremendo. Innanz
e. Schiacciò Learco fanciuUetto: ed Ino a un tale spettacolo sorpresa da un trasporto furibondo di terrore, fuggì, tenendo
aggiungi: il mare Alcun poco mi deve: ebbero vita Per me le spume, e da lor tengo il nome Grato. — Nettuno ai suoi preghi
or tengo il nome Grato. — Nettuno ai suoi preghi acconsente: Scioglie da tutta qualità mortale Ed Ino, e Melicerta; a loro
ù tenera giovinezza la dea gì’ insegna a montar sopra un carro tirato da leoni, animali consacrati al Sole. Così Bacco cre
i loro giuochi. Si vede Bacco che prende piacere a lasciarsi superare da quello che ama. Ampelo è sempre vincitore alla lo
i animali delle foreste, e si espone a ricevere dei teneri rimproveri da Bacco, che tutti i pericoli gli dimostra: lo avve
lo copre di rose e di gigli. Versa nelle piaghe l’ambrosia donatagli da Rea, che dopo la metamorfosi di Ampelo in vite, b
, va a raggiungere le sue sorelle, e ritorna verso il mare d’oriente, da cui esce il Sole. Bacco però era sempre inconsola
di Bacco nelle Indie cantata in tutte le istorie del nume, raccontata da Diodoro Siculo, comincia nell’altro Libro, e comi
’altro Libro, e comincieremo a narrarla nella seguente Lezione. Udite da Filostrato la descrizione di due pitture antiche
salcio rovesciato, forza maravigliosa per donne che non siano invase da Bacco. Le scellerate hanno gettato a terra il mis
spiriti dal furore del vino sono alterati! Bacco guarda tutto questo da una rupe con le gote gonfie pel corruccio, e pung
abili come il ritrovato più utile pel genere umano. Iride dunque vola da Rea, beve il nuovo liquore, intima a Bacco gli or
ori e delle sue danze per riunire un’armata, che deve esser comandata da Bacco. Si legge il lungo cataloga di tutti quelli
Attica hanno parte in somma nella spedizione del pari che gl’Italiani da Fauno comandati. Emazione conduce i suoi guerrier
rincierate sulle rive del fiume, di cui le acque son cangiate in vino da Bacco dopo la disfatta di una parte degl’Indiani.
aver passato il fiume Astaco si appressa alla vicina foresta abitata da una ninfa detta Nice, Vittoria. Questa era una gi
la cerca in mezzo alle selve coir aiuto del suo cane fedele donatogli da Pane, al quale promette di collocarlo nel cielo a
ensa a gustare del suo nuovo liquore, e gli dà pur una pianta di vite da coltivare. Bacco continua il suo cammino, e marci
iani, al quale Astraide avea di già partecipata la furberia impiegata da Bacco contro gl’Indiani, che avea sulle rive dell
Bacco in esempio Perseo di Andromeda liberatore: vi sarà caro l’udire da Manilio poeta latino la descrizione di questo avv
orito è obbligato a fuggire e a precipitarsi nel mare, ove è ricevuto da Teti, e da Nereo consolato. Licurgo minaccia con
ligato a fuggire e a precipitarsi nel mare, ove è ricevuto da Teti, e da Nereo consolato. Licurgo minaccia con un discorso
er parte della dea a consolar Bacco, e gli dà un’ armatura fabbricata da Vulcano. Lo scudo vien descritto: nel mezzo vi er
n dipresso i soggetti mitologici scolpiti sul magnifico scudo inviato da Rea a Bacco, e che attraeva la vista di tutte le
e sembianze. Deriade unisce incontanente i suoi guerrieri, che chiama da tutte le parti dell’Oriente. Agreo e Flogio si pr
esercito numeroso Deriade, che si gloria di discendere dall’Idaspe e da Astraide una delle figlie del Sole, e secondo alt
dall’Idaspe e da Astraide una delle figlie del Sole, e secondo altri da Ceto e da una Naiade. Questo Canto contiene notiz
pe e da Astraide una delle figlie del Sole, e secondo altri da Ceto e da una Naiade. Questo Canto contiene notizie curiose
per la difesa di Bacco, mostrando loro le diverse ragioni che esigono da esse questo interesse. Gli Dei si dividono: Palla
la gelosa Cerere, che devono opporsi alle imprese del dio. Ora udite da Flostrato, che traduco, la descrizione di antiche
itture. Pelope ed Ippodamia. — La maraviglia, che qui vedete, deriva da Enomao arcade, e di Arcadia sono pure quelli che
usavano bighe ai tempi di Pelope: ma col tempo divennero così valenti da accoppiar insieme otto cavalli. Guardate ora come
emio del corso: stanno ambedue assisi sul cocchio, e sono trasportati da un ardente desiderio di abbracciarsi. Pelope è ve
e gli amici di Capaneo lo seppelliscono in Argo, essendo stato ucciso da Giove davanti a Tebe mentre n’aveva già superate
sopra tutti pel numero delle vittime ch’egli immola, e muore trafitto da mille dardi. Un guerriero ateniese, dopo aver per
e sopravveniente separa i combattenti. Marte dorme, e la sua quiete è da un sogno agitata. Si alza quando 1’ aurora appena
alla guerra. Sosroùoo’ato dall’ amore acconsente di essere incatenato da Bacco. Il poeta dopo averci descritto i teneri so
che sposarlo. Ma Teti, sotto l’aspetto di una Baccante, la distoglie da questa disperata risolu zione: le dice eh’ ella p
a inviluppando la giovine ninfa la tolse dagli sguardi dei mortali, e da ogni insulto la difese. Dallo stesso poeta, del q
porvi brevemente la favola. Essendo stato Bacco ricevuto ospitalmente da Icaro volle ricompensarlo, facendogli gustare il
di un’ oca, che tenendosi in ginocchio sopra le sue spalle, gli versa da un vaso il liquore nella bocca. Il Gori pensa che
a Samo, finché Bacco la raggiunse. Il carro di questo dio è condotto da tigri e pantere perchè questi animali amano il vi
i tempi si rappresentava Bacco con una testa di toro; e si congettura da un Inno degli abitanti di Elide, commemorato da P
toro; e si congettura da un Inno degli abitanti di Elide, commemorato da Plutarco, le sue statue pure devono avere avuti i
roserpina. Ma lo dio si effigiava con essa nella mano, come si rileva da Euripide che dice: Di più lo vedrai sulle delfich
che Bacco, con la face. E Libanio, descrivendo Alcibiade come vestito da Bacco in atto di celebrare gli Orgii, mostra che
in cui per questo chiamavansi Lamptera, cioè festa delle fiaccole, e da molti luoghi di San Clemente Alessandrino nell Am
i, si sogliono vedere adornati: onde nella Pompa di Bacco di Tolomeo, da citarsi sovente, vi era la statua che rappresenta
tirsi, chiamate aste tirssi; e forse furono di tal sorte quelle dette da Appiano di capo largo, ch’erano adoprate anche da
sul tirso aggiungo la descrizione d’una mezza figura di Bacco datane da Visconti. Voi ci troverete rammentati i caratteri
come appresso Winkelmann abbiamo rilevato altra volta. » Filostrato da me tradotto vi porrà davanti agli occhi due antic
. Un giovinetto tornato di poco dalla caccia vi sta sopra: trae amore da lui, e s’innamora della propria bellezza. Nell’ac
; e gli vai incontro come ad un amico e pare che aspetti qualche cosa da lui. Noi lo descriveremo col discorso come è dipi
dalla testa incontanente che il disco vi piombò. Errore ben grave, e da dubitarsi che da Apollo sia stato commesso. Ma si
ntanente che il disco vi piombò. Errore ben grave, e da dubitarsi che da Apollo sia stato commesso. Ma siccome qui venuti
oggio su che il disco vien mandato via. Certo, il poggio è piccolo, e da bastare ad uno che sta in piedi. Quest’ altura so
arte destra, che guardi i suoi fianchi, e che lo lanci come levandosi da terra, appoggiato tutto sul piede destro. Così Ap
ggiare il suo elmo; ma la Grecia credette che questo fosse un rimedio da lui inventato contro l’ubriachezza. Tiene in mano
genia diversa dai Satiri. Tutta questa famiglia si credette derivata da un antichissimo Sileno, che avendo avuto coda a’
calzari di color bianco, e si fa pur menzione di cappello. Si rileva da ciò l’enorme difi’erenza che correva fra i Satiri
quello che ha provato Heine. La Mitologia dei Latini è diversa molto da quella dei Greci: questa spira soavità ed eleganz
assirilievi antichi, che alle solennità dello dio sono relativi, sarà da voi intesa e gustata. Nulla senza l’istoria e la
ppo istesso che gli si vedeva propinato dall’Ebrietà in un bel gruppo da Pausania osservato e descritto. La perfezione col
artefice ha espresso il suo concetto non può abbastanza comprendersi da chi non ha sotto gli occhi il marmo stesso: la te
glianza con Socrate; la quale, non solo ne’ tempi antichi fu rilevata da Aristofane maligno, ma che ha indotto i moderni a
nali. Questa statua di Sileno è assai stimabile, ed è affatto diversa da quelle che si conoscono, come dalla famosa Borghe
Virgilio: Enfiato le vene come sempre dal vino di ieri — e finalmente da quella curiosissima del Palazzo Gentili, ove Sile
i Lapiti; ma furono superati con l’aiuto di Teseo nella pugna, in cui da principio volavano le mense e i bicchieri. Supera
aragonando a quegli i cacciatori, scrive che fosse questo dio educato da Chirone: quindi è che si vedono negli antichi int
teneo, dove parla dell’olmo e del rito che fu ordinato la prima volta da Tolomeo Filadelfo per adornarne la statua di Arsi
ella Pompa di Tolomeo vi era un carro carico di uve, ch’erano pigiate da sessanta Satiri, i quali a suon di tibie cantavan
per lo più erano le nebridi, le quali propriamente erano quelle prese da cervi giovani, che il primo anno si chiamavano (g
esse si veggono in un bassorilievo del Museo dementino così descritto da Visconti. « Che Zeusi sia stato il primo ad immag
to il primo ad immaginar le Centauresse par che Luciano l’ insinui. E da una pittura di lui, crede Winkelmann, imitata una
Rappresentano Bacco inebriato dal ritorno di un banchetto. Preceduto da un Fauno barbato e cinto d’una pelle ai lombi che
otali, istrumento sonoro composto di due verghette rotonde di metallo da una parte più sottili che dall’altra dove termina
copie ad eguagliare la bellezza degli originali, che furono scolpiti da Aristeo e Pappo Afrodisio in un bellissimo bigio
siede vincitore sul suo dorso. Non è molto differente questo concetto da quello del secondo Idilio di Bione, dov’è descrit
vedendo Cupido per la foresta volea farne sua preda; ma fu avvertito da un vecchio che lasciasse l’inutil caccia, e che a
ai rozzi uomini tutto un animale’, essi e il destriero. Comprendiamo da Omero che molto tempo prima che si cavalcasse si
tori abbia fatto inventare un’altra origine storica di questo mostro, da Palefato diffusamente descritta. Ma ciò basti per
significa ululare smodatamente, come quello di Menadi ha sua origine da (grec) che equivale ad infuriare. Ma il furore no
li che considerar vogliono le Tiadi come Baccanti ne deducono il nome da (grec), infurio: altri che la riguardano come sac
rio: altri che la riguardano come sacerdotesse, prendono l’etimologia da (grec), sacrifico, o da Tuia sacerdotessa di Bacc
dano come sacerdotesse, prendono l’etimologia da (grec), sacrifico, o da Tuia sacerdotessa di Bacco, la prima che istituì
la prima che istituì le Orgie. Pausania tiene la seconda sentenza, e da Tuia dice derivato quel coro di donne attiche, ch
a quelle che veggiamo nelle pitture dei vasi occupate intorno a ciste da Orgie, e a tanti simboli che in esse si racchiude
simboli che in esse si racchiudevano, e che per la più parte sappiamo da Clemente Alessandrino. Tali erano il talo, la pal
erdotessa. Le Mimallonidi, lasciando coloro che derivano il loro nome da Mima città dell’Asia, hanno il nome da (grec), im
loro che derivano il loro nome da Mima città dell’Asia, hanno il nome da (grec), imito, e sono propriamente le Baccanti ch
trettoi, dice il Costantini, come le Naiadi dei fonti. L’etimologia è da (grec), torcolare, onde pure e Bacco leneo, e le
eggia nel modo che Euripide descrive Agave nel Citerone. Non è dunque da dubitarsi che quelle nei vasi dipinti dispensan v
uanta ne conta Igino, cento Virgilio, e tutte paiono addette a Bacco, da che generalmente trovo in Tibullo: Bacco, ama le
ella Galleria. Le più celebri fra loro sono Ippa, Nisa e Bacca. Udite da Visconti l’illustrazione di un bassorilievo Bacch
orie, e taluna ancora se ne conserva. Are basse le sentiamo ricordate da vetusti scrittori e alcuna pur ne sussiste. Più r
en lentamente colla sinistra un timpano o tamburello, e vien sorretta da un altro Fauno. La statua di Priapo in profilo, c
come per indicare il luogo agreste della scena, quale appunto amavasi da quel nume pei suoi diporti non meno che per gli a
gni vivente, non altrimenti d’un convitato che sì levi pago e satollo da ricca mensa. » Il Visconti ha presa questa idea
dee sul vero soggetto del simulacro. Il mio parere è molto diverso sì da quello di Winkelmann, sì dal comune. Lo sottopong
giato nel marmo un uomo, il di cui volto maestoso e sereno è decorato da una lunga e coltissima barba che gli cade sul pet
he; la maggior parte rimane femìnilmente raccolta sul collo e stretta da un’alta benda che gli circonda la testa. La molez
ra circonda e copre, lasciando fuori soltanto il destro braccio, che, da quel che rimane d’ antico apparisce sollevato in
e falde segnato in greche lettere Sardanapalo. Tanto è bastato perchè da alcuni si riconoscesse nel simulacro il lussurios
i ruderi d’una Villa Tosculana, era situata in una nicchia che veniva da quattro feminili statue sorretta, le quali a guis
coi volgarmente creduti ritratti di Platone, e siccome quel filosofo da qualche taccia di mollezza non andò esente, sospe
tasse il simulacro ad un più antico e sobrio Sardanapalo rammentatoci da Snida. Nessuna di tali opinioni mi sembra tanto f
mmentatoci da Snida. Nessuna di tali opinioni mi sembra tanto fondata da poter reggere ad un ragionato esame della scultur
volle un ritratto di Platone. Oltre le ragioni rilevate in contrario da Winkelmann, l’unico fondamento della somiglianza
acri ci sien pervenuti di un principe, la cui storia rimaneva isolata da quella dei Greci e dei Romani, e le cui memorie q
gnote ai vetusti annali, si ricavano a gran pena ed assai dubbiamente da qualche notizia indiretta. Io penso che prima di
ebbono rilevarsi nel simulacro proposto. La sua nicchia era sostenuta da quattro statue muliebri, e un simile accompagname
a statua di Sardanapalo alzava la destra colle dita disposte in guisa da fare uno scoppio, col che s’ indicava ciò che sch
to con una somma verità d’ imitazione, e composto con ottimo gusto. È da notarsi la manica del braccio destro, il cui prin
zari somigliano estremamente a quelli coi quali è stato rappresentato da Salpione nel bel vaso di Gaeta, il cui soggetto è
la seconda scena del nostro, cioè la consegna di Bacco infante fatta da Mercurio a Leucotea. Nè mancano al nostro bassori
lmente anch’essa avvolta nella sua palla, o peplo, colle spighe, dono da lei fatto ai mortali, nella destra, e collo scett
ali di miglior bevanda, ed amendue un genere di alimenti introdussero da procurarsi difficilmente nell’antico selvaggio vi
rfezione dell’uomo civile. Quindi Cerere si unisce con Bacco non solo da Euripide e da Virgilio, ma nel gran cammeo già de
uomo civile. Quindi Cerere si unisce con Bacco non solo da Euripide e da Virgilio, ma nel gran cammeo già del Museo Carpeg
gli altri pubblici riti e ceremonie del Paganesimo. A Pirea non lungi da Sicione erano insieme le statue di Cerere, di Pro
ie ancora del culto di questo nume. Il presente bassorilievo staccato da un sarcofago la cui fronte adornava, ci offre Bac
tribuite sul campo con buona economia; felicemente inventate, e forse da egregi maestri Greci: hanno, è vero, il minor pre
lla forza e sicurezza di stile necessaria a >far distinguere ancor da lontano tutte le parti essenziali di un lavoro. «
rato, o Ampelo, sotto la spalla sinistra, e tenuto pel destro braccio da una Baccante, ch’è forse Mete dea dell’Ubriachezz
sull’omero sinistro una pelle di pardo, suona con forza un istrumento da fiato, tien le gambe incrocicchiate, e non avendo
ara coronata ed accesa è presso questa figura, la quale è poi seguita da quella di una Menade, o Baccante furiosa, che può
da quella di una Menade, o Baccante furiosa, che può sembrare invasa da quella religiosa mania, dalla quale credeasi comp
uale dee aver tratto questa composizione tanto superiore al suo genio da egregio, ma ora incognito originale. » Lezion
il grandioso ammanto di cui una statuetta di Bacco sostenuta in mano da un Fauno vedovasi coperta, ed al quale ha dato Pl
nga e ben acconcia chioma avvinta dal diadema, dec orazione inventata da questo figlio di Giove: onde ne ha il capo cinto
antichi giardini. « La scultura di questo marmo è diligente, e tratta da buono esemplare, che vi è stato reso con fedeltà
urono cognominati dai poeti, e più mobili di tutti gli animali, quasi da senno furon detti da un commentatore. « Quindi i
poeti, e più mobili di tutti gli animali, quasi da senno furon detti da un commentatore. « Quindi i cori dei Satiri danza
iglianza che accenno è argomento della provenienza di figure sì fatte da nobile originale, di cui però nelle scarse notizi
ebbe nel vero, e trattato quasi di mezzo rilievo. Una tal pratica mai da me non osservata in immagini che non possono cred
tume greco furono imitate dai Romani le solennità lupercali istituite da Evandro. La connessione di Sileno con Pan non ha
e Sileni forniti di questa specie di sferza. Bacco sul carro tirato da Centauri. « I Tiasi, le feste Baccanali, danno an
ie simili a quelle dei Fauni, come appunto descrive Luciano i dipinti da Zeusi. Un genio intanto si regge in piedi sul dor
o degl’imperatori cristiani, cioè un drappo quasi quadrato, che pende da ambe le parti di un bastone incrociato nella somm
di un bastone incrociato nella sommità d’ un’ asta. Questo può forse da un passo di Plinio rilevarsi come invenzione di B
nestri le primizie delle frutta consacrate al nume, sono accompagnate da una pantera e da un leone, sul cui dorso, giusta
e delle frutta consacrate al nume, sono accompagnate da una pantera e da un leone, sul cui dorso, giusta la descrizione di
ntrodusse tra loro sì nuovi costumi, i Greci dipingonci la sua venuta da quelle contrade come il ritorno trionfale di un c
ngono di questo nume. ch’egli s’invaghisse di Arianna abbandonata già da Teseo, o che a forza e con naval certame gliela t
a attitudine. « Sul carro tirato dalle pantere segue la sposa involta da quel gran peplo, o velo, che poi dai Latini si di
a degli Imenei. Più curioso e singolare è il carro di Bacco: è tratto da cavalli, come in nessun altro monumento, ed è a q
condiscese pure a porgere a lui adulto il proprio petto per guarirlo da una furiosa mania, non saprei deciderlo. La prima
guito nello stile solito dei sarcofagi sì bella composizione tratta o da greca pittura, o da greco bassorilievo, ha reso a
lito dei sarcofagi sì bella composizione tratta o da greca pittura, o da greco bassorilievo, ha reso alcuni oggetti con sì
quell’eroe gli uccelli Stinfalidi. Il comune loro culto fu ravvivato da una superstiziosa adulazione quando Settimio Seve
poco risparmio nell’antica scultura fin dall’impero di Severo stesso da quel di Comodo. « Il bassorilievo rappresenta un
esso da quel di Comodo. « Il bassorilievo rappresenta un carro tratto da due Centauri, uno dei quali solleva il tirso, l’a
ltimo. Egli giace sulle spoglie del leone abbracciando una gran tazza da bere in m’ezzo a Satiri e Fauni, che gli recano i
o, è forse Nisa nudrice di Bacco, il cui simulacro colossale e mobile da per se stesso in virtù delle segrete macchine, co
Bacco a quelle di Cibele confuse, e ci danno argomento di quel furore da cui comprese le Menadi rendeansi più forti delle
iro fanciullo, che la precede, sembra intento anch’ esso a trar suono da una specie di piva conosciuta presso gli antichi
o a terra con espressione maravigiiosa di avidità si tracanna il vino da una tazza da lui con ambe le mani sostenuta. Tutt
espressione maravigiiosa di avidità si tracanna il vino da una tazza da lui con ambe le mani sostenuta. Tutte le parti so
idea, sono il Sole e la Luna personificate in una quadriga sostenuta da una nave. Tutto questo è scolpito in un vaso esis
ecimaquinta. 14. Vedi la Lezione XVI. 15. Questa idea Ovidio derivò da Omero, imitato in pittura da Apelle. 16. Secondo
ione XVI. 15. Questa idea Ovidio derivò da Omero, imitato in pittura da Apelle. 16. Secondo altri da Priapo. Vedi Lucia
dio derivò da Omero, imitato in pittura da Apelle. 16. Secondo altri da Priapo. Vedi Luciano , De sacrificiis. 17. Jasi
r Alessandri, che mi assicurò reputarlo tale anche il celebre Canova, da cui gli fu commendato come uno dei più reputati a
13 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
rono, riguardavano questi immaginarj racconti, come gerghi misteriosi da non doversene punto dubitare, e non vedevano nel
uttogiorno in moda fra noi, ed hanno un incantesimo tanto lusinghiero da farci ravvisare sempre in esse delle nuove bellez
ori, in guisa che Pane, Pomona, Vertunno, e tanti altri sono allegati da Ovidio tra ’l basso popolo degli Dei. La terza cl
La terza classe sarà composta de’ Semidei così detti, per esser nati da un Dio, ed una mortale, o da un Uomo, ed una Dea,
a de’ Semidei così detti, per esser nati da un Dio, ed una mortale, o da un Uomo, ed una Dea, come Ercole, Castore, e Poll
un’idea sublime, e consolante, che la Divinità regnasse sovranamente da pertutto, assegnarono un posto nel Cielo alle Vir
mento il suo posto. Agitandosi in un ammasso di luce sembra dissipare da per ogni dove la densità delle nuvole. Una piccio
sposò sua sorella Gè, o Titèa, eioè la Terra. Ebbero molti figli, che da Titèa furon detti Titani, o figli della Terra. I
i condannò ad essere eternamente legati : il solo Saturno andò esente da tal pena per cura di Titea per essere il predilet
rò tutt’i figli, ai quali aveva data la vita. Il solo Giove fu esente da tale disgrazia, mercè le cure di Cibele sua madre
volle questa volta salvare la prole futura. Consigliata segretamente da Titèa si ritirò in una grotta Chiamata Dittèa nel
na bevanda allo stesso suo padre, colla quale gli fece recere i figli da lui precedentemente divorati. Il Regno di Saturno
cità. Egli in fine fu rovesciato dal Trono, e discacciato dall’Olimpo da Giove suo figlio. Ritirossi perciò in Italia, e p
re, perchè ivi si nascose per sottrarsi dall’ira di Giove. Fu accolto da Giano, principe Tessalo, che regnava allora nel L
ra. I suoi attributi indicano le sue funzioni, Egli è vecchio, perchè da gran tempo creato : L’età sua avanzata non gli sc
partorì molti figli. Varj furono i suoi nomi. Ebbe il nome di Cibele da una montagna della Frigia : come pure Titèa, cioè
di Giove, recando seco la Vittoria, il Potere, l’Emulazione, la Forza da lei nati. Per compenso volle Giove, che i giurame
a più nobile di Giove, ce lo dipinge accigliato, colla fronte coverta da nuvole, coll’aquila accanto, ed armato del fulmin
armava il braccio sinistro. Questa Capra dopo la sua morte fu situata da Giove per gratitudine fra le costellazioni, e del
Latona. Argo fornito di cent’occhi, che aveva in guardia Io cangiata da Giove in vacca, fu ammazzato da Mercurio, e trans
chi, che aveva in guardia Io cangiata da Giove in vacca, fu ammazzato da Mercurio, e transformato in pavone. La Dea in com
o degli Dei. Il sacrifizio fu adempito, e cessò il pericolo. Nacquero da questa Dea tre figli, Vulcano, Ebe, e Marte. I du
a questa Dea tre figli, Vulcano, Ebe, e Marte. I due primi li concepì da Giove, il terzo nacque da essa particolarmente. C
lcano, Ebe, e Marte. I due primi li concepì da Giove, il terzo nacque da essa particolarmente. Crucciata Giunone per esser
consimile miracolo. Dopo avere affidato il suo segreto a Flora, le fu da questa indicato un fiore, che appena toccato dall
e è rappresentata riccamente vestita, assisa sopra di un carro tirato da pavoni, portando lo scettro in mano, ed un pavone
ande, radici, ed animali presi alla caccia. Questa diva benefica ebbe da Giove la rinomata Proserpina, infelice cagione di
non fosse corrisposto, la rapì, e la fece sedere nel suo carro tirato da cavalli di color nero a dispetto delle lagnanze d
to delle lagnanze di Minerva, e Cianea, che fu punita per tal cagione da Plutone, con averla cangiata in un fonte ne’ cont
iamavano altresì Febo, assiso sopra di un carro sfavillante, e tirato da quattro furiosi cavalli. « Nume del giorno, e del
e fiori, e frutta, e mercè il calore de’ tuoi raggi la natura è ricca da per tutto. Dove tu non sei, tutto è lutto, orrore
lasciato dalle acque un orribile serpente detto Pitone, che inseguiva da per ogni dove la sventurata Latona. Un giorno sta
le sue cure : malgrado però tutt’i suoi pregi, non fu mai corrisposto da questa Ninfa. Un giorno mentre l’inseguiva a tutt
l sole, come volendo rinfacciargli la sua poca corrispondenza. Nacque da Apollo, e Coronide Esculapio, che da bambino fu d
sua poca corrispondenza. Nacque da Apollo, e Coronide Esculapio, che da bambino fu dato ad allevare al Centauro Chirone,
de Esculapio, che da bambino fu dato ad allevare al Centauro Chirone, da chi fu istruito della virtù delle piante Diventò
ra rappresentato questo Dio sotto la figura di un uomo grave, coperto da un mantello con bastone, a cui sta una serpe atto
lo di Eaco Re di Salamina sposasse Esione, in guiderdone del coraggio da esso mostrato per essere stato il primo nell’assa
de’ suoi figliuoli gli attirò una nuova disgrazia. Fetonte a lui nato da Climene figlia di Teti, e dell’Oceano, ebbe un gi
ove, e di Jo, per avergli quest’ultimo rinfacciato di non essere nato da Apollo, come egli credeva. Il giovane Fetonte por
sì le Ninfe, che la seguivano. Callisto figliuola di Licaone fu amata da Giove, che per sedurla più facilmemte, prese l’as
gando per ben quindici anni sotto tal forma, finchè non fu incontrata da Arcade suo figlio, e valente cacciatore. Questi n
ego di condurre il carro della luna. Talvolta è tirata su di un carro da due cervi : qualche volta porta una fiaccola in m
tento, presedeva alla musica, ed alla poesia boschereccia, circondata da istrumenti musicali, e dal doppio flauto. La Musa
componimenti. La lira è il suo istrumento musicale, ed è corteggiata da piccoli amori. Polimnia è la musa della memoria.
l Cielo, ed è perciò la Musa dell’astronomia. La sua testa è coronata da un diadema di stelle : ha per insegna un compasso
si è detto, dal sangue, che versò nel mare Urano, allorchè fu ferito da Saturno suo figlio. Appena uscita alla luce quest
ra della sua educazione : quindi fu detta Ciprigna, come pure Citerea da Citera Isola dov’ella regnava. Venere fu maritata
bella fra le Dee, ed a lei in concorso di Pallade, e Giunone, fu dato da Paride il pomo di oro, che la Discordia aveva git
trare1. Osserviamo ordinariamente Venere accompagnata dalle Grazie, o da Amore, assisa su di un carro tirato da cigni, o d
e accompagnata dalle Grazie, o da Amore, assisa su di un carro tirato da cigni, o da colombe. Queste furono a lei sacrate
ta dalle Grazie, o da Amore, assisa su di un carro tirato da cigni, o da colombe. Queste furono a lei sacrate al proposito
si di esser egli più sollecito in raccoglierli : ed agile saltellando da fiore in fiore mercè le ali, l’avrebbe vinta, se
mali, per indi dirigerli ai cuori degli uomini. Amò Psiche, e la fece da Zefiro trasportare in un luogo di delizie, ove la
duta in presenza degli Dei, lasciò pur essa un tale impiego, dato poi da Giove al suo caro Ganimede1. Minerva. Minerva
Vi ha chi dice, che l’Egida era fatta dalla pelle della capra Amaltea da Giove a lei donata. Marte Dio della guerra. P
donata. Marte Dio della guerra. Piccata Giunone contro Giove, che da se solo aveva fatto nascere Minerva, volle ella f
lo dicono figlio di Giove, e di Giunone. Marte è rappresentato armato da capo a piedi, avendo un gallo a lui vicino, simbo
ui vicino, simbolo della vigilanza. Il suo carro di acciajo è guidato da Bellona Dea similmente della guerra : i suoi cava
guidato da Bellona Dea similmente della guerra : i suoi cavalli nati da Borea, ed Erìnni chiamansi il Terrore, e lo Spave
re, e lo Sdegno formano l’ornamento del suo elmo : la Fama lo precede da lontano, ed il Terrore gli sta d’accanto. Eccone
grande in età egli rubò alcune vacche degli armenti del Re Admeto, e da Apollo custodite, che trasportò nei boschi. Un pa
i paragone : pietra che ha la virtu di scoprire la natura de’ metalli da essa toccati. Nacque da Mercurio, e da Venere un
ha la virtu di scoprire la natura de’ metalli da essa toccati. Nacque da Mercurio, e da Venere un figliuolo chiamato Ermaf
scoprire la natura de’ metalli da essa toccati. Nacque da Mercurio, e da Venere un figliuolo chiamato Ermafrodito, voce gr
dell’eloquenza, del commercio, e dei ladri, come si è detto. Vedevasi da per tutto nel cielo, nella terra, e nell’Inferno,
asi da per tutto nel cielo, nella terra, e nell’Inferno, e per potere da per tutto accorrere, aveva le ali nella testa, e
Bacco Dio del Vino. Bacco è figliuolo di Giove, e di Semele nata da Cadmo2. Ella ad insinuazione di Giunone, che le c
n una mano tiene un tirso, e nell’altra de’ grappoli d’uva, o un vaso da bere. Una pelle di pantera gli covre gli omeri si
tera gli covre gli omeri si talvolta assiso sopra una botte, e tirato da due tigri1. Nettuno Dio del mare. Nettuno fig
rappresentare in piedi sopra un carro, formato di conchiglie, tirato da cavalli marini : tiene in mano il tridente, col q
fra le immense sotterranee voragini, ove risplendeva una luce diversa da quella, che sfavilla sotto le volte de’ Cieli. L’
i giuramenti fatti neppure gli Dei potevano mandare a vuoto : Cocito da sole lagrime formato : Flegetonte, che in vece di
iù intrepidi : erano macilenti, scarne, con lunghe smunte mammelle, e da per tutto spiravano ferocia : il loro abbigliamen
he ardì di attentare all’onore di Latona, sentiva lacerarsi i visceri da un avoltojo, che li divorava a misura, che si rin
orta le labbra : se stende la mano per cogliere delle frutta, il ramo da se stesso si allontana. Supplizio proporzionato a
cecità degli uomini, che non potevano concepire le divinità separate da tutte le passioni, ed esenti dalle umane debolezz
iera pareva che dovesse spaventare i pastori piuttosto che riscuotere da essi un culto. Vedesi rappresentato metà uomo, e
medesima di Pane. Pico suo padre non avendo voluto ascoltar Circe, fu da questa trasformato in un uccello detto Picchio.
n guisachè sarebbe morto per inedia in mezzo alle ricchezze, se Bacco da lui nuovamente chiamato in soccorso non lo avesse
lo sorpresero nel fondo di una grotta, ove egli erasi addormentato : da lungo tempo Sileno aveva loro promesso alcuni ver
quelle che avevano l’impero sulle acque del mare, erano dette Nereidi da Nereo loro genitore. Eco. Eco figlia dell’Ar
di. Tra il numero di quest’ultime vi ha Teti, che bisogna distinguere da Teti sua madre. Giove la guardava di buon occhio 
. Giove la guardava di buon occhio : ma avendo saputo dal Destino che da quella nascerebbe un bambino, che avrebbe un gior
qual coppia nacque Melicerta, Frisso, ed Helle figli di Atamante nati da un altro matrimonio divennero l’oggetto dell’odio
’oggetto dell’odio di Ino loro madrigna. Intimoriti volendo sottrarsi da tale indignazione, sen fuggirono seco portando un
i Atene, dalla quale ebbe Zeto, e Calai effigiati cogli omeri coverti da scaglie dorate, e co’ piedi alati. Austro che spi
voce bellissima, seguaci di Proserpina. Allorchè questa Dea fu rapita da Pluto, chiesero le ali agli Dei per andarla cerca
crudele, che dava addosso, o assassinava i passeggleri. Fu ammazzata da Ercole, al quale aveva rubato alcuni bovi : indi
mostro del mare. Per lo innanzi era stata una ninfa bellissima amata da Glauco : ma Circe sua rivale avvelenò la fontana,
a del Sole ella percorre la superficie della terra in un carro tirato da due cavalli neri. Il suo velo, e la veste sono di
posa il Nume in una stanza sopra il letto coverto di piume circondato da cortine di color nero. Gli si vede appresso una q
sisa sopra un timone, o pur avendo a suoi piedi una ruota per correre da pertutto, e giudicare del merito di ognuno. D
ustodia degli uomini, che erano assistiti secondo il proprio naturale da due Genj, uno buono, l’altro cattivo1. Tal creden
ola del Cielo, e della Terra era Temi Dea della Giustizia. Fu creduta da Eusebio quella tale Carmenta donna savissima di A
Avevano picciola statura ; ma un’aria dolce, e ridente, accompagnata da una fisonomia parlante, ed atta a conquistare i c
i cuori più duri. Divinità allegoriche. Oltre le tante fin quì da noi descritte Divinità, avevano i Greci, ed i Rom
r vinto Mitridate, e Tigrane. Crede il Vossio che la Felicità adorata da Greci col nome di Ευδαιμονια sia la stessa che Sa
Pace, e col tuo ciglio Arresta Tu del Ciel la troppo giusta Meritata da noi tarda vendetta. La Fedeltà. La fedeltà,
e1. Il Pudore. Vedesi il Pudore in sembianza di una donna coverta da un velo. La Sanità. Vien espressa con una cop
beve una biscia, è l’effigie della Voluttà. La Legge. Da Giove, e da Temi è nata la Legge. Porta in mano uno scettro p
del suo impero. La Sfrenatezza o la Licenza. Compariva fulminata da Giove, mentre ella si sforzava d’infrangere una t
perto fino a vedersi il cuore che mostrava col dito, ov’era il detto, da vicino, e da lontano : simboli ingegnosi per most
vedersi il cuore che mostrava col dito, ov’era il detto, da vicino, e da lontano : simboli ingegnosi per mostrare, che l’a
cari. La Fatica. Era espressa in figura gigantesca, e circondata da tutti gli strumenti che indicavano la sua attivit
supplizio è di vedere innalzati i talenti. In somma è un mostro, che da se stesso si macera, e da tutti è detestato. L
alzati i talenti. In somma è un mostro, che da se stesso si macera, e da tutti è detestato. La Vittoria. Era figlia di
e’ semidei, e degli eroi. Semidei chiamavansi quei ch’ erano nati da un Dio, e da una mortale, oppur da un uomo, e da
degli eroi. Semidei chiamavansi quei ch’ erano nati da un Dio, e da una mortale, oppur da un uomo, e da una Dea. Dava
ei chiamavansi quei ch’ erano nati da un Dio, e da una mortale, oppur da un uomo, e da una Dea. Davasi il titolo di Eroe a
quei ch’ erano nati da un Dio, e da una mortale, oppur da un uomo, e da una Dea. Davasi il titolo di Eroe a chi per qualc
ta dei primi vanno sotto il nome di Storia favolosa, perchè combinata da un miscuglio di fatti veri, e di favole. Storia e
evette tutt’i doni immaginabili, e fu chiamata Pandora, nome composto da due voci Greche indicanti ch’ ella aveva tutt’i d
le di lei ossa, eseguirono a puntino il consiglio. Dai sassi gittati da Deucalione nacquero gli uomini, e da quei che git
il consiglio. Dai sassi gittati da Deucalione nacquero gli uomini, e da quei che gittava Pirra ne usciron fuori le donne1
olo fu di Agenore re di Fenicia, e fratello della bella Europa rapita da Giove sotto l’aspetto di un toro. Disperato Ageno
rara bellezza chiamata Danae. Come l’oracolo gli aveva predetto, che da costei nascerebbe un bambino, che avrebbe dato la
Medusa per odio di Minerva, che in tal guisa la sfigurò perchè amata da Nettuno, che con poco rispetto di questa Dea atte
vane nel tempio di Minerva. Poichè Perseo fu allontanato dalla reggia da Polidette, i Dei ebbero cura della sua salvezza.
a. Minerva gli diede l’egida, Mercurio le ali, ed un cimiero lavorato da Vulcano. Allora l’Eroe si levò rapidamente a volo
la di Cefèo, e di Cassiope. Perseo sbrigatosi da’ suoi nemici ritornò da Polidette : indi con sua madre Danae ritornò ad A
olo Teseo in qual maniera Teseo ammazzò questo mostro, e liberò Atene da sì crudele tributo. Minosse servendosi dell’opera
e in viaggio ad oggetto di combattere col Minotauro, e liberare Atene da sì umiliante tributo. Sarebbe però senza dubbio p
ili talvolta, come altresì di felicità, e di disgrazie. Trovò in fine da pertutto occasioni per accrescere la riputazione
cenza. Fedra lacerata dai rimorsi confessò il suo delitto, e si diede da se stessa la morte. Contrasse Teseo un’amicizia s
uffarsi, furono entrambi sorpresi del proprio coraggio : quindi mossi da sentimenti di vera stima, si diedero vicendevolme
di Sparta, volle un dì visitarla trasformatosi in cigno perseguitato da un’aquila. Questa principessa lo accolse nel seno
giustificare, e per sostenere l’oltraggio. Castore uccise Lincèo, che da Ida fu vendicato colla morte del primo. Polluce v
Giove era immortale. Ma il vivere gli era insoffribile perchè, diviso da Castore. Quindi supplicò Giove o che lo avesse pr
incapace di difendere i dritti del suo popolo ; fu sbalzato dal trono da Pelia suo fratello. Questi per palliare l’usurpaz
Frisso, ed Elle figliuoli di Atamante re di Tebe. Perseguitati questi da Ino loro madrigna, sen fuggirono sul dorso di un
to del vello. Bisognava in primo luogo rompere una barriera custodita da due tori (dono di Vulcano) che avevano le corna,
mostro mercè l’efficacia di alcune erbe, o di una bevanda apprestata da Medèa. S’impadronì Giasone dell’aureo vello che p
a sventurata figlia di Creonte appena ne fu vestita, che fu consumata da un fuoco sul momento. Non contenta la maga di tal
nta la maga di tale strepitosa vendetta prese i figli che aveva avuti da Giasone, ed al cospetto del padre barbaramente li
aduta di una trave che si era staccata. Ercole. Nacque quest’Eroe da Alcmena, e da Giove, che la sedusse sotto l’aspet
rave che si era staccata. Ercole. Nacque quest’Eroe da Alcmena, e da Giove, che la sedusse sotto l’aspetto del suo spo
le corna di oro, che per un anno intero inseguì. Fu ucciso parimente da Ercole il famoso cinghiale di Erimanto che traspo
conquistò i pomi d’oro, che stavano agli orti dell’Esperidi guardati da un dragone che ammazzò. L’Esperidi erano tre, Egl
he per ottenerla in isposa dovevano condurla sopra di un carro tirato da due bestie feroci di differente specie. Admeto eb
izio sul monte Eta. Appena Ercole ne fu rivestito che sentì divorarsi da un fuoco interno, indi preso da furore precipitò
e ne fu rivestito che sentì divorarsi da un fuoco interno, indi preso da furore precipitò dall’alto della montagna il suo
ogliendo Euridice de’ fiori in una prateria, fu morsicata al calcagno da una biscia, e dopo pochi momenti infelicemente mo
e que’ mostri al suono della sua lira. Gli riuscì in fatti di riavere da Plutone la cara sua sposa a condizione però, che
empre la compagnia delle donne. Le femmine di Tracia furono sì offese da tale disprezzo, che avendolo incontrato mentre ce
e Aristèo che la inseguiva mentre coglieva de’ fiori, e nella fuga fu da una serpe morsicata. Quindi Aristèo a consigli di
to in Tebe.Gli fu predetto dall’oracolo, che il figlio che nascerebbe da questo matrimonio avrebbe a suo tempo ammazzato i
libo non era il padre suo. Volle a tale oggetto consultare l’oracolo, da cui gli fu risposto, che giammai non pensasse a f
i occhi. Giocasta spaventata egualmente dalla sua posizione, si diede da se stessa la morte. Eteocle, e Polinice. Il d
ata, che non tardò a scoprire mercè di una bella collana a lei donata da Polinice. Amfiarao fu obbligato a partire con ave
e si era uccisa prevedendo lo sdegno di Creonte. Tal morte fu seguita da quella di Emone amante di Antigone, e figliuolo d
Creonte : e la madre di Emone non potendo reggere al dolore parimente da se stessa si uccise. Creonte visse soltanto per s
infa Plota, e regnava nella Frigia. Non essendo questi stato chiamato da Troe in una festa che si celebrò nella città di T
in vita Pelope per opra degli Dei, che in luogo della spalla mangiata da Cerere, gliene sostituirono un’ altra di avorio.
one d’Ippodamia loro madre ammazzarono il loro fratello Crisippo nato da una concubina di Pelope chiamata Astiochea ; perl
due figli. Avendo Atrèo scoverto l’incestuoso commercio, si contentò da prima di cacciare il fratello dalla sua corte : m
consagrato a Minerva, la violentò. Questa era Pelopea sua figlia, che da gran tempo aveva perduta. Ella gli strappò la spa
veva perduta. Ella gli strappò la spada, e la conservò. Nacque Egisto da questa violenza, che esposto dalla madre fu allev
ragioni, e sopratutto l’affare di Ganimede figliuolo di Troe, rapito da Tantalo. Ecco la terribile guerra, che interessò
vendicare la morte del padre ; arrollò delle truppe, e prese congedo da Strofio insieme col caro suo Pilade. Elettra segr
one per Teti figliuola di Nereo, e di Dori, che fa d’uopo distinguere da Teti moglie dell’Oceano. Sapendo però per detto d
’Oceano. Sapendo però per detto di Temi, che il figlio che nascerebbe da Teti avanzerebbe di gran lunga la gloria di suo p
tide nella Tessaglia. Achille, che superò la gloria del padre, nacque da questa coppia. Tali nozze furono celebrate con gr
ora occupato a custodire i suoi armenti sul monte Ida, colà confinato da Ecuba senza che Priamo lo sapesse, giacchè gli er
nere presso di se nella reggia. Mercurio intanto condusse le tre Dive da questo fortunato pastore. Ciascuna di esse procur
di Nettuno faticato ad edificare le mura di Troja. Achille discendeva da questo principe : ma Teti sua madre sapendo che i
fato comandava, che si cercassero le frecce di Filottete lasciategli da Ercole, che i Greci avevano vilmente abbandonato,
nella quale consisteva la salvezza della città. Ulisse, che accorreva da per ogni dove, colla sua destrezza seppe involarl
rovò anche la maniera di far venire Telefo figliuolo di Ercole ferito da Achille con un colpo di lancia, e che si era dich
’abbellisce con dire, che Venere inviluppò in una nuvola il guerriero da lei protetto, e lo ricondusse in città. I suoi fr
dubbia. Spossati i due guerrieri proposero una tregua, per aver campo da rendere gli onori della sepoltura ai cadaveri deg
alore : che la sua collera finalmente doveva aver fine, e gli promise da parte di Agamennone dieci talenti di oro, venti v
po stesso comanda ad Apollo di recarsi al padiglione di Ettore ferito da Ajace figliuolo di Telamone. L’Eroe erasi già ris
questo Dio gl’ispirò un coraggio quasi divino. Marcia Ettore guidato da Apollo : abbatte le trincee de’ Greci, che per la
agrime con promettergli le armi pel dì vegnente. Infatti recossi ella da Vulcano che spese tutta la notte a fabbricarne de
a dimandarlo, e che offrì de’ doni di gran valore rifiutati peraltro da Achille. Ecco il contenuto dell’Iliade. Omero non
riamo accettò l’offerta ; ma nel punto che tali nozze si celebravano, da Paride fu lanciata una freccia, che Apollo diress
vulnerabile : il solo tallone, per il quale lo teneva, non fu bagnato da quest’acque salutari. È inutile quì notare, che O
on tutt’i Greci. Ritornato in se, n’ebbe tanta vergogna, che si diede da se stesso la morte, ed indi fu cangiato in un fio
ebbe potuto soccorrere. Abbiamo per l’opposto veduto gl’Iddj dominati da uno spirito di partito : il ritratto che il poeta
di coraggio far fronte ai perigli, ed alle disgrazie, e trar profitto da suoi lunghi, e penosi viaggi. Dic mihi, Musa, vi
se partì alla volta della Grecia dopo la presa di Troja : ma ritenuto da Calipso nell’isola di Ogigia, ove regnava, aveva
a sotto la figura di un uccello, come altresì perchè si sentì animato da una forza più che naturale. Intima pel dì vegnent
e, dal quale non avendo avuto notizie soddisfacenti, si reca a Sparta da Menelao. Colà appena arrivato, è chiamato ad una
a per le nozze di una figliuola di quel re, che gli disse aver inteso da Proteo Dio marino, che suo Padre Ulisse è tratten
e aver inteso da Proteo Dio marino, che suo Padre Ulisse è trattenuto da una ninfa in un’isola, dove sospira notte, e gior
ta questo giovanetto principe a Sparta, e per far passare i leggitori da un luogo all’altro, espone quel che accadeva nel
i, dove ritroverà la sua salvezza : gli dà un velo, che lo garantisce da ogui periglio, con ordine di gittarlo nel mare al
a asperso ancora di polvere spaventa le giovani donzelle, che fuggono da pertutto. La sola figliuola di Alcinoo non si sgo
a divenire suo sposo. Finalmente il destino ha permesso che scappasse da questa terra fatale, e battuto da nuova burrasca
l destino ha permesso che scappasse da questa terra fatale, e battuto da nuova burrasca è stato gittato sul lido de’ Feaci
resa di Troja, egli con i suoi compagni si pose alla vela, e sbattuto da una tempesta approdò alle Coste de’ Ciconi dove f
Gli esploratori osservarono nell’atrio della sua reggia degli uomini da Circe cangiati in leoni, in orsi, in lupi. La mag
orci. Avvisato l’Eroe di questo nuovo disastro, strada facendo ricevè da Mercurio un’ erba, che lo garantiva dalle più fun
nte : le carni de’ bovi scannati muggivano sopra le braci, e le pelli da per se si stendevano. Un tale prodigio li spavent
i de’ persecutori di Penelope. Entrano separatamente in città. Ulisse da pitoccante entra nella sua reggia per dimandare l
In un istante le strade sono inondate dal sangue di questi perfidi, e da quello dei loro aderenti. I sudditi che attendeva
a Penelope, che Ulisse è in Itaca : egli viene riconosciuto, e corre da suo padre Laerte, che piangeva la perdita di un f
è quello di dare una origine illustre ai Romani, facendoli discendere da un principe Trojano. L’eroe da lui scelto non occ
lustre ai Romani, facendoli discendere da un principe Trojano. L’eroe da lui scelto non occupa un posto luminoso nell’Ilia
a flotta si separa, e sarebbe sicuramente perita, se Nettuno sorpreso da tanto tumulto che regnava nel suo impero, non fus
ito dal suo fedele Acate s’incamina l’Eroe verso Cartagine, e coverto da un velo che lo rende invisibile, si approssima al
chiesto Enea di fare il racconto dell’assedio di Troja, e dei malanni da lui sofferti dopo un’epoca così funesta. « Stanc
cavallo, stando in atto di fare un sagrifizio a Nettuno, fu assalito da due grossi serpenti, che uscirono dal mare. Quest
osti ; in un istante l’infelice città è piena di soldati, che portano da per tutto il ferro, il fuoco, e la desolazione. D
Corre pertanto Enea in soccorso di Priamo, assediato nel suo palazzo da Pirro, che ivi l’uccide con quanti a lui si prese
e il tutto per la partenza, e col favore della notte scioglie le vele da un lido, dove era stato accolto con tanta cortesi
, trafitta dalla disperazione, e dal dolore. Enea intanto sopraffatto da una burrasca fu costretto a fermarsi in Trapani,
o sopraffatto da una burrasca fu costretto a fermarsi in Trapani, ove da un anno era morto il vecchio suo padre Anchise, i
temendo d’incontrare nuovi pericoli, ad insinuazione d’Iride inviata da Giunone sotto l’aspetto di una vecchia, appiccaro
lore. Il loro sangue zampillando sulla pianta del moro, le sue frutta da bianche divennero di color rosso. Polifemo, e
di tuffarsi nell’onde : ma Aci ebbe la sventura di essere schiacciato da un gran sasso, che il Ciclope gli scagliò. Incons
rne a mangiare le frutta a suo figlio. Alcune gocce di sangue caddero da questa pianta che prima era stata donna, ed inseg
ngue caddero da questa pianta che prima era stata donna, ed inseguita da Pane aveva perduta l’antica bellezza, e figura :
auditi : il marmo si ammollì, e diventò carne. Pigmalione la sposò, e da questa coppia nacque Pafo, che fabbricò la città
nto. Allorchè questa giovane era sul punto di maritarsi, era sorpresa da una febbre violenta, finchè i suoi parenti si det
opria mano. Conobbe allora Calliroe la fedeltà di quel cuore, e mossa da compassione volle immolarsi per placare in tal gu
tenti sulla terra. Ceneo. In compenso di essere stata amata Ceneo da Nettuno, ottenne in grazia di essere cangiata in
di Cuma ebbe presso a poco la medesima sorte di Titono. Ella fu amata da Apollo, al quale dimandò di poter vivere tanti an
vergogna sen fuggì fra le selve. Cefalo che non poteva vivere lontano da Procri, la richiamò con premura. Al suo ritorno e
ire le due sorelle : ma queste gli scapparono dalle mani, involandosi da lui coll’ajuto delle ali, essendo stata Progne al
ò in cervo. Dopo la morte di questo suo figlio, si ritirò in Sardegna da lui per la prima volta coltivata : indi passò nel
o di Latino. Sposò Canente figliuola di Giano, e di Venilia. Fu amato da Circe famosa maga, e figlia del Sole, e che lo vi
ione fu un musico celeberrimo nativo di Metimna di Lenno, molto amato da Periandro re di Corinto. Un giorno mentre navigav
to nel cielo al Delfino, che aveva salvato un musico tanto ben veduto da Apollo, e dalle Muse. Anfione. Era questi un
Persiani ed altre nazioni. Saremmo in tal caso usciti dal piano, che da principio ci abbiamo proposto : riserbandoci non
ro, il corso lampadico, la palestra ci somministrano bastante materia da parlare delle varie Divinità, che presedevano a t
.   Dove la voce Eumelis vale lo stesso che Partenope. Noi lasciando da parte le poetiche opinioni, che trattandosi dell’
i altri popoli, onde Neapolis, nuova Città fu detta, per distinguerla da Palepoli, cioè vecchia città. Andò però quasi in
olossale di Partenope. Ignorasi il luogo preciso del sepolcro di lei, da molti situato nel monticello, dove oggi è la Chie
ssavano i primi abitatori di Napoli a questo patrio siumicello, esige da noi di doversene quì far parola, ed appunto dietr
i crede di ricavarla dal Sabbato degli Ebrei, giorno in cui cessavano da ogni lavoro, per indicare l’indole della voce rip
scrizione P. Maevivs Evtychvs Aedicvlam Restituit Sebetho. Dov’è da notarsi che questo tale Eutico di origine Greca r
apuana. Citano gli antiquarj diverse iscrizioni in conferma di quanto da noi si assersce. A questa Fratria crede il Martor
Seguito sì atroce misfatto, la giovane si pentì, e svelato l’arcano, da se stessa con un laccio si diede la morte. I Tana
uanto si è detto in questo corso di Mitologia nell’articolo Apollo, è da notarsi riguardo a questo Nume, che un culto assa
unti magnifico Apollinis templo consecratum Soli colunt taurum . Nè è da dispregiarsi l’opinione di taluni, che credono ad
cri riti praticati ne’ sacrifiz di lui. La sua figura eccola espressa da Lattanzio Grammatico : Colebatur in antro, finge
bat Parthenope studiis florentem ignobilis otî. Artemis è chiamata da Omero la luna, e con questo motto eran segnate le
re Nettuno, e sua madre fu Euriale. Di lui narra la favola, che amato da Diana era già presso a sposarla. Mal soffriva Apo
questo Dio tutelare adorato in Napoli dalla gente di mare, e nel sito da noi enunciato è probabile che stesse il tempio a
erchè vicinissimo al mare. Sappiamo per tradizione, che fino a’ tempi da noi non molto remoti avevano per costume i Napole
erno Viceregnale. Costui con grandissima facilità caminava sott’acqua da Reggio a Messina, portando lettere, ed altro. Ma
imonie si alludeva al ratto di Proserpina, figliuola di Cerere rapita da Plutone nelle fertili campagne della Sicilia. Il
Sicilia. Il nostro Capaccio ce ne ha trasmesso il contenuto, ricavato da pitture antichissime, e da un basso rilievo situa
ce ne ha trasmesso il contenuto, ricavato da pitture antichissime, e da un basso rilievo situato nella sommità della facc
coda accanto S. Gio : Maggiore. Correvano in queste feste i sacerdoti da disperati, e fra questi si annovera egli stesso i
nute le immaginette di questi due fratelli. Questo gran tempio scosso da un fiero terremoto, come si è detto, nel 1688 qua
ecialmente nel circo : ed avendo i Napoletani sì l’uno che l’altro, è da supporsi che adorassero cotali Deità fin da tempi
i sì l’uno che l’altro, è da supporsi che adorassero cotali Deità fin da tempi più remoti. Oltre a ciò essendo questi Numi
Chiesa di S. Agostino Maggiore. L’antico Ercolano, oggi Resina, vanta da Ercole la sua origine, come altresì il Portico di
vi ancora esistente con iscrizione del dotto Matteo Egizio, ed ornata da varj simboli, e diversi putti indicanti le molte
o fiume. Colà altresì stava la Fratria degli Alessandrini (Cynaeorum, da Κυων, il cane) poichè gli Egiziani oltre di Osiri
ntemente osservato, si può aggiugnere che nelle antiche nostre monete da una parte si leggeva. Νεοπ. Nepolitae, e dall’alt
esto Nume istituiti dal re Dionigi col massimo silenzio, e rammentati da Cicerone. Il Capaccio azzarda varie altre congett
sì Giove in Omero si duole di non potere piegare il destino, e salvar da morte il figlio Sarpedone, E lo stesso tuttochè v
o stesso Giove, al dire di Filemone, fu soggetto. Vien ella descritta da Orazio :                     Saeva Necessitas Cl
, liquidumque plumbum. 2. I destini, secondo Ovidio, erano scritti da tutta l’eternità in un luogo, ove gli Dei venivan
cchi altri animali crano al servizio di questa Dea, a lungo descritti da Lucrezio nel libro secondo de rerum nat. (2). M
o corpi. (1). Dal fragore del tuono Giove fu detto Jovis anticamente da Latini, siccome Zevs dal fischio del fulmine lo d
. A questo Dio fu eretto un magnifico tempio in Roma detto Capitolium da caput, cioè da una testa di un uomo chiamato Tolo
fu eretto un magnifico tempio in Roma detto Capitolium da caput, cioè da una testa di un uomo chiamato Tolo, che si trovò
di Sicilia, e di Metaponto. Si vede sovente sopra di un carro tirato da serpenti ; talora aver nelle mani il modio, simbo
zione, le hanno confuse. 1. Trovasi rapportata questa Venere seconda da Pausania, ed Esichio. Senofonte lasciò scritto ch
o l’esprimono di una maniera poco sensibile. Il Vulcano d’Atene fatto da Alcamene pareva zoppo, ma senza difformità. 2. N
famosa statua di questa Dea che conservavasi in Troja, e trasportata da Enea in Italia, fu gelosamente custodita in Roma
più parte relativi alle armi, Armigero, Bellicoso ec. Dato gli venne da Augusto il soprannome di Bisultor, che accorda du
attribuiscono tutti gli utili ritrovati. 1. Si rappresenta Mercurio da giovine con viso gaio, con capelli biondi e cresp
ei c. 25. parla di cinque Bacchi, aggiungendone duc ai tre rapportati da Diodoro, e da Filostrato. Di essi il più famoso è
a di cinque Bacchi, aggiungendone duc ai tre rapportati da Diodoro, e da Filostrato. Di essi il più famoso è il figlio di
suo genio Ampelo, e talora con corna dorate per notare la sua nascita da Giove Ammone. Quindi Orazio : Te vidit ingens Ce
giunte, capelli sparsi, in atto umile e pietoso. 1. La Frode è posta da Boccaccio tra le Divinità Romane, quantunque ness
sodi, e che Omero non abbia mai esistito. Quale opinione è combattuta da diversi altri critici. Leggasi il libro della Sci
i insigni personaggi, e poeti, che in quell’età fiorirono. Ritornando da Atene con Augusto, si ammalò in Brindisi : prima
si vede. Poco prima di morire compose egli stesso il seguente distico da apporsi sul tumulo : Mantua me genuit : Calabri
Fra tanti rispettabili personaggi che in Napoli godevano vivere, sono da contarsi Virgilio, Orazio, Aulo Gellio, Claudiano
nuta dalla Grecia sopra di una flotta. 2. Volucrem, eioè la colomba da noi sopra indicata. 1. Nama fluentum, rivus. Gr
14 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
, i Romani, ch’erano divenuti il popolo dominatore dell’universo, già da lungo tempo vedevano svanire le antiche loro cred
va persino dell’esistenza d’una natura divina. Cotesta rivoluzione fu da principio lenta e quasi impercettibile. I dogmi r
i di Roma, e de’ Romani che inchinavansi ai vani simulacri immaginati da Numa, paragonando il loro religioso terrore a que
. Tuttavia (poichè su questo proposito voglio che il mio pensiero sia da tutti ben inteso) la caduta della superstizione n
ontinuo alimento alla fede dei soldati. Vincitori, credeano negli Dei da cui si sentivano protetti ; vinti, attribuivano i
sto a consacrare una tradizione religiosa. Ma l’incredulità s’era già da molto tempo intrusa fra i sacerdoti, ed avea fatt
e. Alessandria, città di commercio, di scienza e di piaceri, visitata da tutti i navigatori d’Europa e d’Asia, co’suoi mon
bilità delle loro caste ereditarie. Le comunicazioni che aveano avuto da tempo immemorabile coll’Europa, e le cui tracce,
 ; era il nuovo mondo di quell’epoca, e vi s’accorreva dalla Grecia e da altre parti dell’universo, e se ne narravano le c
contrasto o dalla confusione delle loro credenze, andava sfasciandosi da tutte parti, o, a dir meglio, si maturava per un
o, si maturava per un grande mutamento. Ma gli uomini non avean forza da ciò. Essi commentavano le antiche favole in vece
ll’ uomo e affratellare tra loro le nazioni. Il Cristianesimo solo fu da tanto : esso profittò dell’ordine e della pace fi
di giornate su quelle vaste strade che la politica romana avea aperto da un capo all’altro dell’impero pel passaggio delle
ea, per così dire, che pei sensi. Il culto, simbolo vano, non era più da veruna credenza rafforzato, e conservavasi per co
uttà ; e le sette più severe nella loro origine, degenerate fra breve da un’austerità presa ad imprestito, per opera d’un
le campagne, e persino i luoghi più deserti, si coprono di stromenti da tortura, di eculei, di roghi ; i giuochi si framm
tortura, di eculei, di roghi ; i giuochi si frammettono al macello ; da tutte parti s’accorre a goder dello spettacolo de
a della speranza. La croce, sacro segno di pace e di salute, sventola da lontano sulle rovine del Pagancsimo abbattuto. I
n può egli essere che essi medesimi odiino ciò che non debbono ? Così da ogni parte restan convinti, o mentre ignorano que
e occulto, non essendo loro lecito di sospettare più rettamente e più da vicino scrutinare. Qui solo la curiosità umana s’
no ! E chi lo nega ? Contuttociò quello che è veramente male, neppure da que’ medesimi che da esso travolti sono, per cosa
Contuttociò quello che è veramente male, neppure da que’ medesimi che da esso travolti sono, per cosa buona è difeso. La n
tale cognizione. Pure se noi siamo colpevoli, perchè non ci trattate da pari nostri, cioè come gli altri colpevoli ? Al d
no, e li dispergono. Contuttociò di questi, per altro intrepidi, così da voi trattati, quali offese potete contare ? Da qu
male, il quale fa prova della sua virtù. Che, se noi volessimo farla da nemici scoperti, non da occulti vendicatori, ci m
della sua virtù. Che, se noi volessimo farla da nemici scoperti, non da occulti vendicatori, ci mancherebbe egli la forza
o in nostro potere, disarmati e non ribelli, ma solamente separandoci da voi altri, il combatter contra di voi ; mentre, s
ra di voi ; mentre, se tanta moltitudine d’uomini si fosse distaccata da voi e ritirata in qualche remoto angolo del mondo
tosto avete voluto chiamarli nemici del genere umano. Chi di voi però da quegli occulti nemici che devastano per ogni part
asioni, io dico, dei demonj, i quali noi senza premio e senza mercede da voi cacciamo ? Sarebbe alla nostra vendetta basta
abbracciare la nostra religione, che tanto più germoglia, quanto più da voi si miete, essendo il sangue de’ Cristiani una
enze, mentre al contrario di quello che s’opera dagli uomini, s’opera da Dio ; poichè quando siamo da voi condannati, siam
quello che s’opera dagli uomini, s’opera da Dio ; poichè quando siamo da voi condannati, siamo assoluti da Dio. Costum
’opera da Dio ; poichè quando siamo da voi condannati, siamo assoluti da Dio. Costumanze de’cristiani contrapposte a q
a quelle de’gentili. 749. Siamo un corpo unito dalla religione, e da una dottrina divina, e da una confederazione pien
49. Siamo un corpo unito dalla religione, e da una dottrina divina, e da una confederazione piena di speranza. Siamo solit
aestri. Ivi parimenti si fanno esortazioni, si gastiga, e si corregge da parte di Dio ; poichè quivi si giudica, ma con gr
modo pecca, che si venga a relegarlo dalla comunione dell’orazioni, e da queste adunanze, e da ogni santo commercio. Presi
ga a relegarlo dalla comunione dell’orazioni, e da queste adunanze, e da ogni santo commercio. Presiedono alcuni buoni uom
nico seno della medesima ignoranza usciti, sono restati abbarbagliati da una stessa luce di verità ! Ma forse tanto meno s
è indiviso fuori che la moglie…. Che maraviglia, se con tanta carità da noi si fanno de’conviti ? Anche le nostre povere
nche le nostre povere cene, oltre ad averle infamate per iscellerate, da voi son tacciate di prodighe. Veramente a noi cal
he suona carità appresso di noi, talchè sia di qualunque dispendio, è da reputarsi guadagno, mentre si spende per la pietà
si beve quanto giova ad uomini pudichi ; onde si satollano in maniera da non si scordare di dovere nella notte levarsi ad
che siamo disuniti, ed in comune siamo gli stessi che soli : nessuno da noi s’offende, nessuno da noi si contrista. Quand
comune siamo gli stessi che soli : nessuno da noi s’offende, nessuno da noi si contrista. Quando i giusti, i buoni, i pii
er non servircene smoderatamente e fuori di regola ; onde non si vive da noi nel secolo senza il fòro, senza il macello, s
e cenano per l’ultima volta. Tuttavia, quando io ceno, compro le roba da voi altri. Quando però mi cibo, non compro la cor
veniamo negli spettacoli ; ma ciò che in quelle adunanze si vende, se da me sarà bramato, con maggior libertà lo prenderò
sola spezie di cose, vien compensata dal comodo degli altri dazj che da noi medesimi ricavate con tutta esattezza. Tertul
lcolarsi quanti secoli sarebbero bisognati al genere umano per uscire da quella ignoranza e da quella corrotta barbarie, n
sarebbero bisognati al genere umano per uscire da quella ignoranza e da quella corrotta barbarie, nelle quali si sarebbe
l’Evangelio impedì la distruzione della società : perchè, supponendo da un lato ch’esso non fosse comparso sulla terra, e
eva che sussistesse ancora qualche costumatezza nelle province ; ma è da notare che queste province già cominciavano a div
si è, che dopo lunghe guerre civili, e dopo un generale sommovimento da durare più secoli, la stirpe umana si sarebbe rid
el proprio paese. I popoli nel loro complesso avevan principi diversi da quelli del cittadino particolare. Il pudore e l’u
ristianesimo apportò un rimedio sicuro, come fece manifesto liberando da questi mali medesimi le società moderne. Anche l’
z. di L. Toccagni.) 144. Dotlrina filosofica, che prendeva il nome da Epicuro, e che professavs massime assai libere, p
uccidessero un bambino e sel mangiassero ; calunnia che avea origine da una atorta interpretazione del Sacramento dell’ E
e vicina la fine del mondo. 151. I Preli o Presbileri, così chiamali da una voce greca, che suona vecchio. 152. Numera
15 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424
ra di Perseo, 363. Admeto, re di Tessaglia, 102, 388. Adone, protetto da Venere ; — trasformato in anemone, 177. Adonie, f
ata in cielo, 77. Amatunta, V. Cipro. Amazzoni, donne guerriere vinte da Ercole, 375 ; — vinte da Teseo, 432. Ambrosia, ci
a, V. Cipro. Amazzoni, donne guerriere vinte da Ercole, 375 ; — vinte da Teseo, 432. Ambrosia, cibo degli Dei, 222. Amiciz
42. Amore, figlio di Venere, 172, 173. Anchise, eroe trojano protetto da Venere, e padre d’Enea, 176, 608. Androgeo, figli
416. Andromaca, moglie d’Ettore, 545, 593 e 596. Andromeda, liberata da Perseo, 361. Anfiarao, indovino ; sue sventure, 5
a disfida con Marsia, 125 ; — punisce il re Mida, 126 ; — metamorfosi da esso operate, 130-133 ; — come vien rappresentato
’Enea, 609, 616. Asclepiadi, 293. Asopo, regina d’Egina, perseguitata da Giunone, 92. Astianatte, figlio di Ettore, 595. A
una delle Parche, 235. Atteone, cangiato in cervo, 138. Augia, punito da Ercole, 380. Aulide, 529. Aurora, moglie di Titon
venture, 421 ; — sua abilità, 422 ; — sua morte, 423. Deianira, amata da Ercole, 393 ; — Nesso tenta rapirla, 394 ; — cagi
Egitto, fratello di Danao, 252. Elena, sacerdotessa di Diana ; rapita da Teseo, 433 ; — liberata dai fratelli, 434 ; — div
ata dai fratelli, 434 ; — divien moglie di Menelao, e gli vien rapita da Paride, 528, 601 ; — è resa a Menelao dopo la cad
e re di Tebe, 510. Encelado, gigante, 69. Endimione, pastore protetto da Diana, 139. Enea, figlio d’Anchise e di Venere, 6
o da Diana, 139. Enea, figlio d’Anchise e di Venere, 608 ; — fuggendo da Troja perde Creusa sua moglie, 609 ; — suoi amori
 — avventure della sua figlia Ippodamia, 512, 513. Enone, Ninfa amata da Paride, 603. Enosigeo, soprannome di Nettuno, 212
ella d’Aglauro, 167. Esculapio, Dio della medicina, 289 ; — fulminato da Giove, 290 ; — suo culto, 291 ; — come vien rappr
a di Laomedonte ; 108 ; — sposa Telamone, 109, 229, 518 ; — è chiesta da Paride, 601. Eso, divinità gallica, 730. Esone, p
seg. Eveno, fiume, 393. F Falanto, generale spartano, salvato da un delfino, 480. Falaride, tiranno ; suo gastigo,
Giacinto, sua metamorfosi, 104. Giano, re del Lazio, 32 ; — protetto da Saturno, 33 ; — suo regno chiamato Età dell’oro,
93 ; — come vien rappresentata, 94 ; — suo culto, 95 ; — abbandonata da Giove, 96. Giuochi pubblici, 669, 670. — Olimpici
ro, figlio di Dedalo, 422. Icelo, uno dei sogni, 240. Ida, fulminato da Giove, 445. Idalia. Vedi Cipro. Idolatria, sua or
1. Ippodromio, 212. Ippolita, regina delle Amazzoni fatta prigioniera da Ercole, 375 ; — sposa Teseo, 432. Ippolito, figli
olito, figlio di Teseo, 432, 436 ; — sua morte, 437 ; — è resuscitato da Esculapio, 438. Ippomedonte, uno degli Eroi della
rtà, divinità allegorica, 341 2°. Libica (sibilla), 665. Lica, ucciso da Ercole, 397. Licaone. Sua istoria, 78. Licisia, 6
e, Dio della guerra : sua nascita, 255 ; — suoi figli, 256 ; — ferito da Diomede, 257 ; — come vien rappresentato, 258 ; —
psicosi, 162. Metra. Sue trasformazioni, 62. Micene, città fabbricata da Perseo, 363. Mida, punito da Apollo, 126 ; — sue
formazioni, 62. Micene, città fabbricata da Perseo, 363. Mida, punito da Apollo, 126 ; — sue orecchie, 168 ; — privilegio
nito da Apollo, 126 ; — sue orecchie, 168 ; — privilegio accordatogli da Bacco, 128, 129, 459. Milone, atleta, 670 ; — sue
glia d’Alcitoo, 229. Perifa, cangiato in aquila, 76. Perifeto, ucciso da Teseo, 412. Perillo. Gastigo della sua scellerate
anza, 173. Preto, re d’Argo, 462. Priamo, re di Troja, 587 ; — ucciso da Pirro, 588. Priapo, Dio dei giardini, 307. Procri
rondinella, 638. Prometeo. Sua audacia punita, 70, 71 ; — è liberato da Ercole, 71, 389. Proserpina. Sua nascita, 52 ; —
liberato da Ercole, 71, 389. Proserpina. Sua nascita, 52 ; — rapita da Plutone, 53 ; — divien moglie di questo Dio, 58.
arte, 260. Salmoneo. Suo orgoglio punito, 246. Sangaride, ninfa amata da Ati, 50. Satiri, divinità campestri, 304. Saturna
 sua moglie, 28 ; — suoi figli, ivi ; — è combattuto e fatto prigione da . Titano, 30 ; — sue avventure con Giove, 30, 31 ;
e, soprannome di Giove, 79. Stelle o Stellio, convertito in tarantola da Cerere, 57. Steno, una delle Gorgoni, 357. Stenob
; — sua infanzia, 404 ; — sue gesta nell’Attica, 405 ; — riconosciuto da suo padre, 406 ; — uccide Falaride, 408 ; — Sciro
122. Tritoni, figli di Nettuno, 190. Trittolemo. Impara l’agricoltura da Cerere, 54. Trofonio, oracolo di Giove o d’Apollo
finta follia, 569 ; — sue gesta all’assedio di Troja, 570 ; — scampa da Polifemo, 573 ; — tempesta che distrugge gran par
16 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cronologia Mitologica. » pp. 387-393
poeti narrano che fu trasformato in lupo. — Io, sua figlia, rapita da mercanti Fenicj, e condotta in Egitto, e per la s
o, e per la sua bontà stimata degna d’Osiride, soprannominato Giove ; da ciò evidentemente ebbe origine la nota favola del
cj. 1835. Primi popoli della Grecia.160 I Pelasgi. Sicione fondata da Egialeo. 1764. Diluvio d’Ogige, re dell’Atti
Agenoro re di Fenicia, non potendo rinvenire la sorella Europa rapita da Giove (vedi la favola), conduce una colonia nella
incipali popoli della Grecia. Questa Lega o Confederazione prese nome da Amfizione figlio di Deucalione. Adunavasi nella P
os, legge, phero porto), in memoria delle savie leggi date ai mortali da Cerere. Altri dicono che questa festa fu istituit
Grecia, servi di modello ai greci operaj ; era grandissimo, e spinto da cinquanta rematori. (Vedi la favola.) 1480. Imp
insegna l’agricoltura. 1350. Gli Argonauti nella Colchide, condotti da Giasone alla conquista del Vello d’oro, ec. (Vedi
ell’oro (vedi la favola. Saturno ec.). Ma prima di questa epoca, fino da tempi antichissimi, l’Italia è abitata da popoli
prima di questa epoca, fino da tempi antichissimi, l’Italia è abitata da popoli che forse precederono la stessa Grecia nel
ncipalmente di guerrieri di Micene, d’Ornea, di Corinto, ec. condotti da Agamennone, capitano supremo che aveva 100 navi ;
ennone, capitano supremo che aveva 100 navi ; di Lacedemoni, condotti da Menelao con 60 navi ; quei d’Argo, Epidauro, Tiri
60 navi ; quei d’Argo, Epidauro, Tirinte, Trezene, Ermione, condotti da Stenelo, Eurialo, Diomede, con 80 navi ; i Messen
lo, Eurialo, Diomede, con 80 navi ; i Messenj di Pilo e di Ciparisso, da Nestore con 90 navi ; Ateniesi, da Menesteo con 5
i Messenj di Pilo e di Ciparisso, da Nestore con 90 navi ; Ateniesi, da Menesteo con 50 navi ; di Megara e di Salamina, d
0 navi ; Ateniesi, da Menesteo con 50 navi ; di Megara e di Salamina, da Ajace Telamonio, con 12 navi ; Locresi, da Ajace
; di Megara e di Salamina, da Ajace Telamonio, con 12 navi ; Locresi, da Ajace d’Oileo, con 40 navi ; di Calcide, Calidone
 ; Locresi, da Ajace d’Oileo, con 40 navi ; di Calcide, Calidone, ec. da Toante re d’Etolia, con 40 navi ; Mirmidoni, Elle
e, ec. da Toante re d’Etolia, con 40 navi ; Mirmidoni, Elleni, Achei, da Achille re di Larissa, con 50 navi ; di Metone, d
i, da Achille re di Larissa, con 50 navi ; di Metone, di Melibea, ec. da Filottete con 7 navi ; i Magnesiani del Peneo, da
ne, di Melibea, ec. da Filottete con 7 navi ; i Magnesiani del Peneo, da Protoo, con 40 navi ; di Zacinto, Nerito, Cefalon
Peneo, da Protoo, con 40 navi ; di Zacinto, Nerito, Cefalonia, Itaca, da Ulisse con 11 navi ; Cretesi, da Idomeneo e Merio
i Zacinto, Nerito, Cefalonia, Itaca, da Ulisse con 11 navi ; Cretesi, da Idomeneo e Merione con 80 navi ; Rodiani, da Tlep
e con 11 navi ; Cretesi, da Idomeneo e Merione con 80 navi ; Rodiani, da Tlepolemo, figlio d’Ercole, con 9 navi. — Erano i
io d’Ercole, con 9 navi. — Erano insiem coi Trojani, e condotti tutti da Ettore figlio di Priamo, i Dardanii, con a lor ca
17 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
i il Mondo antico, avevan però un’idea generale dell’Oceano che cinge da tutte le parti la Terra, e perciò lo chiamavan ci
lo chiamavan circumvagus, ossia che gira all’intorno, perchè vedevano da ogni parte dove finivan le terre da loro conosciu
gira all’intorno, perchè vedevano da ogni parte dove finivan le terre da loro conosciute, una immensa e per loro incommens
rte. Il nome di Nettuno, dio e re del mare deriva, come dice Varrone, da un verbo latino (nubere), che significa velare o
ante marine, e sta in una gran conchiglia posta sopra un carro tirato da quattro cavalli marini attaccati di fronte. I Rom
rappresentata questa Dea come un’avvenente giovane con una reticella da capelli che le cinge la testa, – probabilmente a
la di Cipri e di Maiolica « Non vide mai sì gran fallo Nettuno, « Non da pirati, e non da gente Argolica ; » per dire che
Maiolica « Non vide mai sì gran fallo Nettuno, « Non da pirati, e non da gente Argolica ; » per dire che non fu commesso
ettuno al più lontano pianeta del nostro sistema solare, preconizzato da Leverrier dietro le osservazioni ed i calcoli sul
d i calcoli sulle perturbazioni di Urano, e veduto per la prima volta da Galle a Berlino il 23 settembre 1846. E coerentem
simbolo o segno astronomico di questo pianeta è un circolo sormontato da un piccolo tridente. Nella nautica si chiamano Ne
uali diedero il nome di Amfitrite al 29° pianeta telescopico scoperto da Marth il 1° marzo 1854. E Cuvier assegnò il nome
bicoli, che abitano in tubi leggieri che questi animali si fabbricano da sè stessi e seco trasportano. Tra questi si disti
mente Tritone anche la salamandra aquatica ; e Tritoniani furon detti da alcuni geologi quei terreni che sono stati format
lla regia famiglia, perchè vi apparteneva Semele madre di Bacco amata da Giove), passarono ambedue all’apoteosi per compas
e tanto insano, « Che veggendo la moglie co’due figli « Andar carcata da ciascuna mano « Gridò : tendiam le reti sì ch’io
nvece di annegarsi divennero la Dea Leucotoe e il Dio Palemone. Ora è da notarsi che gli Antichi fecero presiedere Leucoto
gio consiglio l’affidar la protezione dei naviganti e le due cose più da loro desiderate, cioè la calma del mare ed il rit
un pescatore della Beozia, il quale un giorno si accorse che i pesci da lui pescati e deposti in terra sopra l’erba, gust
he subito gli fece lo stesso effetto, e sentendosi spinto e sollevato da forza soprannaturale, si trovò in un istante senz
nell’ascendere al Cielo con Beatrice si sentì trasumanato e sospinto da forza soprannaturale verso il Cielo, ed in sì bre
ecisamente 300, quando il Giusti così scriveva, cominciando a contare da Cosimo I. 213. Questa è quella Teti nel cui pal
eco vocabolo Ennosigèo (scuotitor della terra) ; il qual nome è usato da Giovenale nella Satira x, v. 182, parlando di Ser
e piu compassionevoli per le altrui sventure. Perciò il Tasso fa dire da Erminia al pietoso pastore che piangeva al suo pi
18 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
alle cerimonie religiose notate nella mitologia. I. Apoteosi (apo, da , theós, dio, gr.), deificazione ; cerimonia con l
Greci e i Romani. Prima gli uomini adorarono le cose materiali create da Dio, come il sole dal quale riceviamo la benefica
celebrazioni di pubbliche feste. III. Aruspici,1 sacerdoti istituiti da Romolo, e destinati principalmente ad esaminare g
iati dal becco, favorevole ; 4° infine gli auguri traevan prognostici da molte altre combinazioni, come dall’arrovesciarsi
i da molte altre combinazioni, come dall’arrovesciarsi d’una saliera, da uno starnuto, da uno strepito insolito, da un inc
combinazioni, come dall’arrovesciarsi d’una saliera, da uno starnuto, da uno strepito insolito, da un incendio, da una can
rovesciarsi d’una saliera, da uno starnuto, da uno strepito insolito, da un incendio, da una candela che si spengesse senz
a saliera, da uno starnuto, da uno strepito insolito, da un incendio, da una candela che si spengesse senza motivo apparen
un incendio, da una candela che si spengesse senza motivo apparente, da un topo che rodesse i mobili, dall’incontro di un
l proferir parole di cattivo augurio. I Romani chiamaron ferie (feriœ da ferire, colpire, immolar la vittima) i giorni sac
dei magistrati, degli scolari ec. VII. Flamini,4 sacerdoti istituiti da Numa, e destinati al culto di qualche deità in pa
andi furono i privilegi del Flamine di Giove : andava fuori preceduto da un littore,5 aveva la sedia curule o da senatore,
iove : andava fuori preceduto da un littore,5 aveva la sedia curule o da senatore, l’anello d’oro, ed un posto in senato.
ifugiavano, e di far grazia a quelli che, andando al supplizio, erano da lui incontrati per via. Egli benediva gli esercit
di peste e di carestia le purifieazioni dei Greci erano aceompagnate da azioni erudeli. Un omicida non si poteva purifica
o aceompagnate da azioni erudeli. Un omicida non si poteva purificare da sè del suo delitto, e rieorreva a un saeerdote eh
i, secondo che attesla Valerio Massimo. 2. O indovini, così chiamati da garritu avium, perchè principalmento dal canto de
ero in Italia gli Etruschi. In Roma furono prima tre auguri islituiti da Romolo ; poi quattro, e più ; Silla no creò fin q
e il povero popolo. 3. Perciò è probabile che il loro nome derivasso da faciendo fœdere. I Feciali formavano un collegio
formavano un collegio composto di venti ; e credesi fossero istiluiti da Numa. 4. Flamines u Filamines forse perchè purt
mezzu, destinato a scurtare i cunsoli ec. Forse il nome littore viene da ligo, perchè essi arrestavanu e legavanu i rei.
re in essi, ognuno se ne lavava il viso e le mani, o si faceva lavare da un sacerdote.
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
e favole. Acrisio avea saputo dall’Oracolo che se nascesse un figlio da Danae ucciderebbe l’avo. Il solo modo di render b
o. S’intende facilmente che l’oro col quale furon comprate le guardie da un ricco principe aprì le porte della torre di br
ia che ne acquisterebbe, ad una impresa stranissima e pericolosissima da eseguirsi nelle isoleGorgadi, situate nell’Oceano
dicono che Medusa aveva due sorelle chiamate Stenio ed Euriale, e che da prima eran tutte bellissime, e poi divennero most
edusa. Dante asserisce che a tempo suo la Gorgone era già all’Inferno da lunga pezza ; e ci racconta che egli ebbe una gra
far laggiù quel suo celebre viaggio, le tre Furie infernali vedendolo da lontano dall’alto di una torre : « Venga Medusa,
porte del tempio di Minerva in Siracusa49. Tra i lavori moderni poi è da rammentarsi la testa di Medusa dipinta da Leonard
Tra i lavori moderni poi è da rammentarsi la testa di Medusa dipinta da Leonardo da Vinci, che si ammira nella Galleria d
i moderni poi è da rammentarsi la testa di Medusa dipinta da Leonardo da Vinci, che si ammira nella Galleria degli Uffizi
po di Zoofiti che formano la 1ª divisione degli Acalefi. Non v’è però da spaventarsi a veder queste Meduse, perchè son pic
mare. Proseguendo ora il racconto mitologico delle gesta di Perseo, è da dirsi prima di tutto che dal sangue sgorgato dal
e di Etiopia e della ninfa Cassiopea ; e fu esposta ad esser divorata da un mostro marino, perchè o essa o sua madre erasi
regno per dote. Questa mirabile liberazione di Andromeda fu espressa da Benvenuto Cellini nel bassorilievo di bronzo fuso
ndromeda legata allo scoglio ; ma l’Orca è di così piccole dimensioni da render risibile la paura di Arianna di poter esse
sioni da render risibile la paura di Arianna di poter essere divorata da quel piccolo mostro poco più grosso di un granchi
e nozze di Perseo con Andromeda furono disturbate negli ultimi giorni da una improvvisa invasione delle truppe del re Fine
uanto egli fosse di statura e di forza gigantesca, dovea tutto temere da un figlio di Giove. Ma la sua stessa precauzione
el regno di Micene ; e si narra che ivi Perseo fu ucciso a tradimento da Megapente, figlio di Preto, per vendicare la mort
ed alla Archeologia è fondamento indispensabile ; « E non è impresa da pigliare a gabbo, « Nè da lingua che chiami mamma
damento indispensabile ; « E non è impresa da pigliare a gabbo, « Nè da lingua che chiami mamma e babbo. » 48. Vedasi
vero), « Quell’era un negromante, e facea spesso « Quel varco, or più da lungi, or più da presso. « Volando talor s’alza n
a un negromante, e facea spesso « Quel varco, or più da lungi, or più da presso. « Volando talor s’alza nelle stelle « E p
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
a cavallo su quell’animale, lo spinsero in mare per farsi trasportar da esso fra le onde sino alla Colchide. Ma nel passa
a Colco. Frisso fu benissimo accolto con quel raro e prezioso animale da Eeta re di quella regione : e volendo mostrarsi g
ima inventata dagli uomini, e celebrata perciò con lodi interminabili da tutti gli antichi. La nave fu chiamata Argo, e qu
nauti gli Eroi che navigarono in quella. Se le fosse dato questo nome da quello dell’architetto che la costruì, o dall’ess
ll’architetto che la costruì, o dall’esser fabbricata in Argo, oppure da un greco vocabolo, che secondo alcuni etimologist
n greco vocabolo, che secondo alcuni etimologisti significa veloce, o da altro ortograficamente poco dissimile, ma che sig
mi a quisquilie filologiche. All’invito di Giasone accorsero gli Eroi da tutte le parti della Grecia, alcuni dei quali era
elva di Dodona sacra a Giove, e, aggiungono i poeti, sul disegno dato da Minerva stessa, per significarne la perfetta cost
tava Linceo di vista acutissima, (come significa il suo nome derivato da lince, per osservare se v’eran sott’ acqua scogli
lo scopo del loro viaggio, ed anche per rinnovare le loro provvisioni da bocca, perchè Ercole, oltre ad essere il più fort
ui condanna, « Ed anche di Medea si fa vendetta. « Con lui sen va chi da tal parte inganna. » Dopo questo episodio, poco
menti che fieramente ammorbavano. Il loro stesso nome di Arpie deriva da un greco vocabolo (arpazo) che significa rapire 6
greco vocabolo (arpazo) che significa rapire 69. Ad essere infestato da tali mostri era condannato dagli Dei Fineo re di
r anco la cecità. Approdati gli Argonauti nella Tracia o bene accolti da Fineo, vollero per gratitudine liberarlo dalle Ar
tre a cacciarle dalla reggia colle armi, le fecero inseguire per aria da Calai e Zete, figli di Borea, che avevano le ali
quali le respinsero fino alle isole Strofadi, ove poi furono trovate da Enea nel venire in Italia, come a suo luogo direm
ma l’imitazione degli Antichi, e dipoi il diverso modo di liberazione da lui immaginato : « Dentro una ricca sala immanti
iglior modo di schivare i pericoli della loro navigazione ; e partiti da lui colmi di ringraziamenti e di doni proseguiron
la nave, e senza doversi così spesso fermare a far nuove provvisioni da bocca. Tutti gli altri incidenti che avvennero av
a e il braccio di tanti famosi Eroi rendesse sicura qualunque impresa da compiersi colla forza, trovaron per altro che que
atronimico Æsonides, cioè figlio di Esone, e coll’aggettivo Pagasaeus da Pagasa (ora Armiro,) città marittima della Tessag
agasa (ora Armiro,) città marittima della Tessaglia, rammentata anche da Plinio il naturalista, ed ove Valerio Fiacco dice
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
ello Apollo, vale a dire i genitori, il luogo di nascita e i nomi che da quello le derivarono, l’abbiamo detto nel N° XVI.
percorresse le vie del Cielo in un carro d’argento o d’avorio tirato da 2 o 4 cavalli bianchi ; ma non seppero inventare
li stregoni, i quali colle loro magiche parole avessero tanta potenza da trarre la Luna dal Cielo in Terra per farla servi
redeva di certo, perchè l’ignoranza fu sempre un terreno fertilissimo da allignarvi e crescervi qualunque più bestiale err
in una di quelle caverne addormentato di un profondo sonno mandatogli da Giove, la Luna andava tutte le notti non vista a
ne, paragonando a quello il sonno della morte138. La Luna era adorata da quasi tutti i popoli idolatri ; e Cesare rammenta
era considerata come Dea della caccia ; e credevasi che accompagnata da 50 ninfe, le quali al par di lei avevan rinunziat
ma), perchè si accorse che amoreggiava con Giove. La qual’orsa fu poi da Giove trasformata in una costellazione per impedi
llazione dell’Orsa nel C. xxxi del Paradiso : « Se i Barbari venendo da tal plaga, « Che ciascun giorno d’Elice si cuopra
duto o dimenticato nella poesia italiana ; e chi mai non si allontani da qualche cara cosa o persona fu detto che egli le
ta costellazione è vicinissima a quelle, e di certo non si scosta mai da quel posto. Una più terribile punizione inflisse
asformò in cervo, che nel fuggire fu raggiunto dai suoi propri cani e da essi miseramente dilaniato. Dissero i mitologi ch
apparteneva ad una famiglia odiosa a Giunone, fu spinto malignamente da questa Dea ad entrare in quel boschetto per procu
fine. Atroce e vergognosa vendetta ! Il Petrarca si credè autorizzato da questo racconto mitologico a darci ad intendere,
l’uso nei trivii di offrir delle cene ad Ecate, che lasciate intatte da questa Dea eran poi ben volentieri divorate dai p
no ; e lo stesso Dante seguì tale opinione ; poichè nel farsi predire da Farinata degli Uberti (nel C. x dell’Inferno) il
anifestamente che l’ufficio di Proserpina e non di Ecate è accomunato da Dante con quel della Luna144. Anche il titolo di
aviglie del mondo, che fu arso, pur d’acquistar fama ancorchè infame, da Erostrato Efesio la notte in cui nacque Alessandr
lo di Diana Efesina146. Pochi anni dopo fu questo tempio saccheggiato da Nerone, e nel terzo secolo dell’era volgare distr
vasi che qualche lurida capanna mezzo sepolta in una pianura paludosa da cui sollevansi esalazioni deleterie dell’organism
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
della sua vita è un misto di favole e di fatti storici. Perciò diremo da prima quanto ne riferisce la Mitologia, e aggiung
nerva lo confortò, e gli suggerì di prendere i denti di quel serpente da lui ucciso e seminarne alquanti nel terreno. Da q
li cinque sopravvissuti lo aiutarono a fabbricare la città. Questa fu da prima chiamata Cadmea dal nome di Cadmo, e poi Te
fu detto Beozia dal greco nome dell’animale ivi trovato e sacrificato da Cadmo. Fondata la città, prese Cadmo per moglie E
na solitudine, e che ivi furono ambedue cangiati in serpenti, e posti da Plutone a guardia degli Elisii. La qual metamorfo
presso. In quanto poi ai guerrieri nati dai denti del serpente ucciso da Cadmo, gli Antichi ci hanno trasmesso anche il no
inati, alludendosi appunto alla sementa dei denti del serpente ucciso da Cadmo58. Anche la trasformazione di Cadmo in ser
. La trasformazione di Cadmo in serpente fu narrata così egregiamente da Ovidio, che sembrò mirabile, nonchè al Tasso, anc
uanto alla sua sorella Europa, della quale dicono i Mitologi che ebbe da Giove il privilegio di dare il nome alla terza pa
a tempo della conquista dei Romani è notizia storica confermata anche da Cornelio Nipote nelle sue Vite degli eccellenti c
d oltre al dirsi precisamente quali erano le sedici lettere importate da Cadmo, si notavano ancora le quattro inventate da
i lettere importate da Cadmo, si notavano ancora le quattro inventate da Palamede al tempo dell’assedio di Troia, e le alt
alamede al tempo dell’assedio di Troia, e le altre quattro aggiuntevi da Simonide cinque secoli dopo ; che in tutte vengon
ropa nel Canto xxvii del Paradiso, dicendo : « Si ch’ io vedea di là da Gade il varco « Folle di Ulisse, e di qua presso
 » 58. Anche gli altri nobili greci pretendevano di esser discesi da qualche eroe mitologico, e la maggior parte da Pe
evano di esser discesi da qualche eroe mitologico, e la maggior parte da Perseo. Una origine miracolosa e divina si attrib
iremo per lo meno che qui è davvero applicabile la massima attribuita da Fedro a Giove : « Nisi utile est quod facimus, s
tà molto utile neppure il conoscere quali furono le lettere inventate da Palamede, e quelle aggiunte da Simonide, mentre l
cere quali furono le lettere inventate da Palamede, e quelle aggiunte da Simonide, mentre le altre furono attribuite a Cad
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
Roma che altrove. Nel mese di Gennaio, il cui nome facevasi derivare da quello di Giano, si celebrava nel primo giorno la
no agli ultimi tempi del romano impero, le stesse cerimonie descritte da Ovidio nel libro i dei Fasti si mantennero in Rom
ora di dir l’uno all’altro parole di buon augurio si mantiene tuttora da quasi tremila anni, e non in Roma e in Italia sol
come Dea anche Giuturna, sorella di Turno re dei Rutuli, resa celebre da Virgilio nel suo poema dell’Eneide. Le fu dedicat
arzio il giorno stesso delle Feste Carmentali. Nel mese di Febbraio è da notarsi la festa della Dea Sospita, il cui nome s
Fornace fu un’invenzione del re Numa Pompilio. Era veramente una Dea da quelle etadi grosse, come direbbe Dante ; ma Ovid
nzio ; e dicono che era una Naiade, la quale fu privata della favella da Giove, perchè parlava troppo. La pregavano perchè
credevano che fosse quella stessa Anna sorella di Didone, rammentata da Virgilio nel lib. iv dell’Eneide, e dopo la morte
feste Robigali, cioè in onore del Dio Robìgo, facevansi per implorare da questo Dio che tenesse lontana la ruggine dalle b
st’epiteto di Prestiti dato ai Lari è d’origine tutta latina : deriva da prœstare opem (prestar soccorso). Sotto questo ti
i narra che essendovisi introdotto il licenzioso P. Clodio travestito da donna, egli fu stimato sacrilego ; e questo scand
vinatione. Bellona, il cui nome è di origine tutta romana, derivando da bellum cioè dalla guerra, era creduta sorella del
doti di questo culto si chiamavano Bellonarii, derivando il loro nome da quello della Dea. Il Dio Summàno, quantunque ave
ello della Dea. Il Dio Summàno, quantunque avesse un tempio in Roma, da prima nel Campidoglio, e poi, al tempo delle guer
ta festa il dì 20 di giugno ; e per quanto questo Nume sia rammentato da molti dei più celebri scrittori Latini, restò per
lli diurni. Ma questa conclusione è quella stessa di Plinio nel luogo da me citato di sopra. Non ha fatto dunque il Prelle
ella Val di Nievole » mentre non approva « l’etimologia di Monsummano da Sommo Mane (il Plutone dei Pagani) che fu adottat
tro che le notizie date dal dotto autore tedesco non discordano punto da quelle, più erudite del Giornale Arcadico stampat
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
e. Le si dà inoltre un trono d’oro, un ricco e splendido carro tirato da due pavoni, una messaggiera chiamata Iride ed un
iovanetta ingenua e gentile con un’idria in mano ed in atto di mescer da quella la celeste bevanda. Aggiungono alcuni mito
fu dato dagli astronomi al sesto pianeta telescopico che fu scoperto da Hencke il 1° luglio 1847. Di Marte e di Vulcano c
ero parenti od anche soltanto connazionali di qualche donna preferita da Giove. Vi sarebbe da riempire un grosso volume a
soltanto connazionali di qualche donna preferita da Giove. Vi sarebbe da riempire un grosso volume a raccoglier quanto ne
lare di altre divinità odiose a questa Dea, o di famiglie o di popoli da essa perseguitati. Qui per altro è indispensabile
alla Diva dalle bianche braccia. La concordia coniugale era già rotta da gran tempo fra Giove e Giunone ; e Omero sin dal
or la maestosa il guardo « Veneranda Giunon : gran tempo è pure « Che da te nulla cerco e nullo chieggo, « E tu tranquillo
el Monti.) Malcontenta era sì, ma non rassegnata, come ben si capisce da questi versi ; e Giove faceva di certo ogni suo v
gettarsi nel mare, che traversò a nuoto dalla Grecia all’Egitto, ove da quei feticisti egiziani che adoravano le bestie f
ravano le bestie fu ricevuta e adorata come una Dea, e restituita poi da Giove nella primiera forma fu venerata sotto il n
di questo fenomeno, poichè Iride (in greco e in latino Iris), deriva da un greco verbo che significa dire o annunziare, e
corda perciò la messaggiera di Giunone ; e Taumante è nome che deriva da tauma, che in greco significa prodigio, e ramment
ri « Di tre colori e di una contenenza ; « E l’un dall’altro come Iri da Iri « Parea reflesso, e il terzo parea fuoco « C
ggio del sole e dedurne che l’aria ancor umida dopo la pioggia faccia da prisma e rifranga i 7 colori della luce. Newton s
on separati, e presentano per ordine questi sette colori, cominciando da quello meno refratto, cioè : rosso, arancio, gial
nome di Iride il 7° asteroide, o piccolo pianeta telescopico scoperto da Hind il 13 agosto 1847. Gli astronomi però non av
rti in questo secolo, e precisamente al 3°, veduto per la prima volta da Harding il 1° settembre 1804. 91. Anche in lati
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
dicono sempre che cantano, ancorchè scrivano soltanto o belino versi da fare spiritare i cani, e da cantarsi al suon d’un
ancorchè scrivano soltanto o belino versi da fare spiritare i cani, e da cantarsi al suon d’un campanaccio, come diceva sc
ano. Melpomene con volto serio, la regal corona in capo, la maschera da tragedia in una mano, e nell’altra lo scettro o i
bosco Castalio, dal fiume Permèsso e dalla fontana Ippocrene, luoghi da loro frequentati. Anzi spesse volte questi stessi
, per confonder le loro emule presuntuose, cantarono così divinamente da farle rimanere attonite ed atterrite, se ne vale
attonite ed atterrite, se ne vale stupendamente coll’ invocar per sè da quelle Dee un simil canto, che abbatta l’invida r
pinte colle ali. Inventarono i mitologi che le Muse fossero inseguite da Pireneo re della Focide, e che per salvarsi dalle
ecato dal furore, pretendendo di inseguirle anche per aria, precipitò da quell’altezza e rimase morto nella sottoposta pia
) fece scorticar vivo il satiro Marsia, dopo averlo vinto nella sfida da lui ricevuta a chi meglio cantasse. A Dante non s
come perdè il suo figlio Fetonte : dicemmo ancora che perì fulminato da Giove l’altro suo figlio Esculapio, ad istanza di
lle ascoltare Apollo, e datasi a fuggire pregando gli Dei a sottrarla da tal persecuzione, fu cangiata in quella pianta di
sto. Una ninfa dell’Oceano, chiamata Clizia, invaghita di lui, spinta da gelosia si lasciò morire di fame e di sete ; e Ap
n tutto il suo fiato contro una tempia di Giacinto il disco scagliato da Apollo ; e il giovinetto per questo colpo dopo br
di esso ad Apollo, e perciò perseguitandolo, lo costrinsero a fuggire da quel soggiorno. Ei se ne andò allora in Frigia, o
. Anche il loro nome comune di Muse alcuni mitologi lo fanno derivare da un greco vocabolo che significa insegnar cose sub
rigero tua fortior æstro « Facta canam. » (Theb., i, 32.) 130. E da notarsi che Dante nel Canto xviii del Paradiso, i
Vaticinari in latino è lo stesso che fata canere, frase usata anche da Orazio nell’ Ode 15 del lib. i, ut caneret fera N
terne della corolla del giacinto si vedono alcune fibre cosi disposte da imitare le lettere A J ; e i poeti subito inventa
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
ivinazione, cioè interpretazione della volontà degli Dei. Lo stesso è da dirsi del vocabolo responsi, latinismo che è dive
cratico o più veramente oligarchico, dipendendo con assoluta autorità da cinque Sommi Sacerdoti, che eran chiamati i cinqu
penetrale, eravi una voragine dalla quale esalavano vapori inebrianti da allucinar la vista e far venir le traveggole, ovv
anti da allucinar la vista e far venir le traveggole, ovvero mofetici da mozzare il fiato. Un tripode, che alcuni dissero
io ne adduce diversi esempi, tra i quali il più celebre è quello, già da noi registrato, dei figli di Tarquinio il Superbo
perciò eran detti Italici, come l’antico oracolo di Fauno, rammentato da Virgilio nell’Eneide, quelli della Fortuna, di Ma
i aggiunsero gli Augurii, di cui eran solenni mæstri gli Etruschi ; e da essi li appresero i Romani che ne facevano un uso
rettante solenni imposture del Politeismo, e sì abilmente organizzate da allucinare per molti secoli non solo i popoli roz
che era l’effetto naturalissimo della impostura dei sacerdoti pagani, da prima nascosta ed ignota, e poi a poco a poco sco
to origine nei tempi preistorici è asserito non solo dai mitologi, ma da tutti i più antichi scrittori. I mitologi dicono
me sono gli empii e i violenti, gli ignoranti, gli oziosi, i vili e i da poco. E nessuno sarà mai sì pazzo, o sì savio, o
stagli la elezione delle due qualità d’uomini, non laudi quella che è da laudare e biasimi quella che è da biasimare. » (D
tà d’uomini, non laudi quella che è da laudare e biasimi quella che è da biasimare. » (Discorsi, lib. I, cap. 10.) E passa
i arioli e degli aruspici ; tutte le altre loro cerimonie dipendevano da questi. Perchè loro facilmente credevano che quel
mondo in ammirazione e devoto. » Da tutte le preaccennate autorità e da altre molte che si potrebbero citare, e delle qua
altri modi d’interpretazione della volontà degli Dei furono inventati da prima con intenzion casta e benigna per uno scopo
Nosce te precetto di Apollo, ed aggiunge che essendo di tal sublimità da parer superiore all’ingegno umano, fu perciò attr
tre termini che non furono adottati nella lingua italiana, e soltanto da manteion furon composte le denominazioni di Necro
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
utrice di Semele, suggerì a questa di farsi promettere con giuramento da Giove di comparirle innanzi con tutta la maestà e
ferventi non solo fra gli uomini, ma ancor fra le donne. Accompagnato da una turba magna di zelanti seguaci di ambo i sess
te le membra, nude in tutto il resto ; e viaggiava in un carro tirato da animali feroci, per lo più tigri o pantere. Tutti
lla forza del vino. Il nome stesso di Bacco, o che si faccia derivare da un greco vocabolo che significa favellare, ed acc
che significa favellare, ed accenni al vaniloquio dell’ubriachezza, o da altro termine greco significante urlare, e indich
si altri nomi e titoli. In greco chiamavasi Dionisio, parola composta da Dios, uno dei nomi di Giove suo padre, e dall’iso
o in eccessi ributtanti, oltre che Baccanali furono dette anche Orgie da un greco vocabolo che significa pur esso furore.
e di approvazione e d’incoraggiamento che i mitologi suppongono dette da Giove a Bacco suo figlio, allorchè questi sotto l
quali significa furenti, il secondo impetuose, ed il terzo è derivato da uno degli appellativi di Bacco accennati di sopra
no o di cervo, le quali pelli diconsi nebridi con voce greca adottata da alcuni poeti latini204) e italiani. Cosi cantò il
one che porta ancora il nome di corona di Arianna. Tre figli nacquero da questo matrimonio di Bacco, ed ebbero nomi relati
al vino, cioè Evante, che significa fiorente ; Stafilo, nome derivato da staphis che era una specie di vite e d’uva antica
suoi Stati, nel volerne recidere alcune di propria mano si tagliasse da sè stesso le gambe. Penteo re di Tebe che voleva
presto sarebbe morto di fame in mezzo all’oro, se non avesse ottenuto da quel Nume benigno la cessazione di sì funesto don
iù comunemente superbia e oltracotanza, si può dedurre principalmente da Orazio, da Ovidio, dall’ Ariosto e dal Tasso. « 
nte superbia e oltracotanza, si può dedurre principalmente da Orazio, da Ovidio, dall’ Ariosto e dal Tasso. « Viresque ad
e thyrso. » (Hor., Od., ii, 19.) 202. Il Ditirambo, voce derivata da due parole greche che appellano alla doppia nasci
aud., De iv Cons. Hon., 606.) 205. Il termine di vipistrello usato da Dante sembra preferibile agli altri due vipistrel
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
ci delle lingue dotte e in quelli enciclopedici più moderni9. Bacone da Verulamio, che nel suo libro De Sapientia Veterum
e anch’egli) nella etimologia della parola Pan e nel simbolo indicato da questo Dio che, cioè, significhi il tutto e rappr
na Ninfa di nome Siringa ; ma essa avendo pregato gli Dei a liberarla da un sì fatto sposo, ottenne soltanto di esser cang
e ambiva, si ammogliò in appresso colla Ninfa Eco, la quale era stata da Giunone cangiata in voce, in punizione della sua
sto Dio era adorato principalmente in Arcadia come Dio dei pastori, e da quella regione fu trasportato il suo culto in Ita
e egli chiamò Palatino dal nome di suo figlio Pallante, ed ove poi fu da Romolo fabbricata l’eterna città. Anche a tempo d
sue epistole familiari, esisteva sotto quel colle un antro consacrato da Evandro al Dio Pane. Dai Romani ebbe questo Dio a
nando nelle solitudini più selvagge e piene di sacro orrore, spaventa da quelle colla sua terribil voce i passeggieri, vi
Galli che volevano saccheggiare quel ricchissimo tempio, ecc. È però da notarsi che gli aneddoti riferibili alle voci mir
gli aneddoti riferibili alle voci miracolose del Dio Pane, raccontati da Erodoto, da quel miracolaio di Plutarco e da altr
riferibili alle voci miracolose del Dio Pane, raccontati da Erodoto, da quel miracolaio di Plutarco e da altri scrittori
del Dio Pane, raccontati da Erodoto, da quel miracolaio di Plutarco e da altri scrittori di minor conto, sono la relazione
he, perchè greca è l’origine di questo aggettivo al pari del nome Pan da cui deriva, e perchè quel celeberrimo oratore lo
nerò esponendo una solenne osservazione filosofica del celebre Bacone da Verulamio sul timor pànico. Egli afferma che ai t
er la conservazion della vita si aggiungono sempre molti timori vani, da cui tutti gli uomini, chi più, chi meno, sono ass
Dio Pane come il Nume dei Pastori, l’etimologia di questo nome deriva da pao (io pasco) ; e che pan è perciò una contrazio
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
a diminuirne o aggravarne le pene, che giudici di diritto e di fatto, da lui indipendenti, nelle loro sentenze avevano ass
on compariva più come l’avvenente e delicata Ninfa che sceglieva fior da flore alle falde del monte Etna, e a cui Dante as
la città del fuoco (di cui abbiam detto nel Cap. precedente) : e poi da Virgilio poeta pagano facendo chiamar Dite il gra
zeri. Di Pluto, Dio delle ricchezze, considerato come un ente diverso da Plutone, conveniva trovare una diversa origine e
arlato bastantemente nel Cap. della Diva Triforme ; nè si trova altro da aggiungervi. Resta dunque soltanto a trattare dei
o e narrato intorno alle Parche si deduce che esse erano indipendenti da Plutone ; e perciò dovrebbero chiamarsi piuttosto
esso Virgilio ci narra che nelle regioni sotterranee vi son due porte da cui escono i sogni per venire sulla Terra ; la pr
te da cui escono i sogni per venire sulla Terra ; la prima è di corno da cui escono i sogni veri, e la seconda di avorio,
ssa ; « E quel conoscitor delle peccata « Vede qual luogo d’Inferno è da essa : « Cingesi con la coda tante volte « Quantu
tifiche fece riconoscere differenti, per certi particolari caratteri, da quelle che avevan chiamate vulcaniche, e perciò d
icolari caratteri, da quelle che avevan chiamate vulcaniche, e perciò da doversi distinguere con altro nome. E poichè ques
ormazioni vulcaniche, prescelsero per esse una denominazione derivata da Plutone Dio infernale che aveva maggiore affinità
Gli astronomi diedero il nome di Proserpina al 26° asteroide scoperto da Luther il 5 maggio 1853 ; ed in appresso avendone
volgari novelle : « Mentre aspettiamo, in gran piacer sedendo, « Che da cacciar ritorni il signor nostro, « Vedemo l’ Orc
tender poi che questa è una imitazione del gigante Polifemo descritto da Omero nell’ Odissea, basta legger la seguente ott
cuno le legga e rilegga finchè le abbia imparate così bene a memoria, da non dimenticarle mai : « Nolite enim putare, que
za di quei Potestà e giudici dell’antica repubblica fiorentina, tolti da altre terre, « Come suol esser tolto un uom soli
nè guelfi nè ghibellini. Ma io credo che nell’invenzione dantesca sia da ammirarsi principalmente la facoltà poetica del q
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
eroi, Teseo, Ercole, Orfeo, Ulisse ed Enea in corpo e in anima, ossia da vivi, fossero andati a visitar questi luoghi, e r
e, che percorsero a briglia sciolta, e senza paura di essere smentiti da chi, dopo la morte, nulla vi avesse trovato di qu
utto lo cingeva ; e perchè non v’erano ponti, nè l’acqua era sì bassa da poterlo guadare, bisognava necessariamente passar
Flegetonte scorrevano dentro il Tartaro, ed erano fiumi propriamente da dannati, perchè le acque dell’Acheronte erano cor
o del Tartaro era orrido e sterile come il paese della Fame descritto da Ovidio, senza biade, senz’alberi ; e soltanto nel
rica dell’Inferno è quella che Dante ha delineato in modo sì mirabile da superare l’abilità di qualsivoglia architetto. La
i, un castello « Sette volte cerchiato d’alte mura, « Difeso intorno da un bel fiumicello, » e finalmente, tralasciando
e sotto la superficie del nostro globo. Lo spazio è abbastanza grande da entrarvi parecchie cose. Con una periferia di 21,
chissima di animali e di vegetabili di specie e varietà molto diverse da quelle che esistono ancora oggidì. Tutte le scien
molto diverse da quelle che esistono ancora oggidì. Tutte le scienze da qualche tempo congiurano amichevolmente ad ottene
arte della materia ignea componente il globo solare, e poi distaccati da quello in forza del movimento di rotazione. Inolt
i Antichi dovevan conoscerle soltanto di nome e non averle vedute che da lontano, poichè credevano che vi abitassero le an
denza esser ivi il Campo Elisio e quell’abitazione de’beati decantata da Omero. » 236. Son questi i versi originali di
ierisia chiaro ed esatto nel far la descrizione dell’immensa fabbrica da lui architettata, riporterò soltanto quella di Ma
ai fortezze dai lor sogli « Alla ripa di fuor son ponticelli ; « Così da imo della roccia scogli « Movien, che recidean gl
ipii di Geologia e di Paleontologia, desunti dalle opere recentissime da Gustavo Strafforello. — Milano, 1872. Ediz. di G.
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
gettato giù dall’Olimpo nel mare, e pietosamente raccolto ed allevato da due Dee marine Teti ed Eurinome. Ma Omero fa racc
per la qual caduta divenne zoppo) lo ricevè essendo già adulto, e non da Giunone, ma da Giove, poichè il poeta così introd
uta divenne zoppo) lo ricevè essendo già adulto, e non da Giunone, ma da Giove, poichè il poeta così introduce Vulcano a p
erò tanto brutto quanto dicono i poeti ; e il difetto di essere zoppo da un piede è appena accennato. E per farne distingu
tanto 500 anni dopo di esso, fu così abile Archita, come si racconta, da costruire una colomba volante. Altri automi più s
e non di umana forma, ma non meno mirabili, descrive Omero come fatti da Vulcano : « ……..Avea per mano « Dieci tripodi e
e rotelle, onde ne gisse « Da sè ciascuno all’assemblea de’Numi, « E da sè ne tornasse onde si tolse : « Maraviglia a ved
mosca e l’aquila volante di Regiomontano, diversi automi di Leonardo da Vinci, e specialmente il famoso leone, di cui par
parmiano loro la fatica materiale e meccanica, come fanno le macchine da filare, da tessere, da cucire, ecc. Inoltre per b
ro la fatica materiale e meccanica, come fanno le macchine da filare, da tessere, da cucire, ecc. Inoltre per bellezza e c
materiale e meccanica, come fanno le macchine da filare, da tessere, da cucire, ecc. Inoltre per bellezza e comodo si mol
edere che il fuoco che essi chiamavan celeste fosse di natura diversa da quello terrestre, non sapendo essi che risulta eg
diversa da quello terrestre, non sapendo essi che risulta egualmente da combustione o ignizione di materie più o meno inf
forma nell’atmosfera della nostra Terra e con elementi che provengon da questa ? e che noi possiamo riprodurre a nostro b
a, tanto importante per le innumerevoli applicazioni che se ne fecero da un mezzo secolo a questa parte. » — E parlando di
pila, che serve a svolgere l’elettricità dinamica, e che fu inventato da Volta nel 1800, riporta questa notizia istorica n
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
Anzi poichè la seconda fu più terribile e più decisiva della prima, e da quella in poi non corse più pericoli il regno di
cinto a cantar la guerra dei Giganti, e non dei Titani ; ma distratto da altre più facili poesie, e impedito poi dall’esil
fer paura ai Dei, e ne pone un gran numero nel profondo dell’ Inferno da lui immaginato e descritto ; e l’esempio del gran
endo adempiuta l’apposta condizione sine qua non, la dinastia divenne da quel momento in poi usurpatrice ; e Giove in appr
brarono la vittoria di questo72. Fatta una tal distinzione, resta ora da accennare soltanto i fatti e le vicende principal
iarèo scagliava enormi massi e interi scogli a sì prodigiose distanze da perdersi di vista dove andassero a colpire o cade
di quelli più mostruosi. Eran tutti però molto alti e grossi, talchè da lontano tra la caligine infernale li aveva presi
e per celarsi meglio e non esser riconosciuti, invece di travestirsi da plebei come fanno i principi fuggiaschi del nostr
ciati all’Inferno. Questa vittoria di Giove fu rammentata e celebrata da tutti i più illustri poeti antichi e moderni. Lo
E Dante gareggiando col maestro, e, com’è suo stile, distinguendosi da esso e da qualsivoglia altro scrittore per insupe
gareggiando col maestro, e, com’è suo stile, distinguendosi da esso e da qualsivoglia altro scrittore per insuperabile con
ate le esalazioni nell’aria circostante ai crateri. Non troverà nulla da opporre neppure lo stesso sir Carlo Lyell, il pri
dio sulla battaglia dei Titani coi Saturnii, che fu tradotto in versi da quel sommo ingegno del Leopardi. Il traduttore lo
to che egli fece a Ravenna nel visitare il sepolero del divino poeta, da lui invocato come una divinità : « O gran padre
u sei lo mio maestro e ’l[ILLISIBLE]mio autore : « Tu se’ solo colui, da cui io tolsi « Lo bello stile che m’ha fatto onor
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
antasia, non seppero dipingere e rappresentare talmente ameno e beato da preferirsi alle terrestri condizioni di questa mo
del Panteismo 257. Appunto perciò la religione dei Pagani è chiamata da alcuni filosofi il Panteismo mitologico. L’antich
losofi il Panteismo mitologico. L’antichissima invenzione dell’ obolo da pagarsi a Caronte fu bonariamente creduta una ind
la sepoltura del cadavere, affinchè l’anima potesse esser traghettata da Caronte all’altra riva, e non andare errando per
tando, « Spingea ; ma giunto in sul ciglion non era, « Che risospinta da un poter supremo, « Rotolavasi rapida pel chino «
za, li invitò a pranzo e imbandì loro le membra del suo figlio Pelope da lui stesso ucciso. Tutti gli Dei inorriditi si as
ita pena di Tantalo aggiunge il timore continuo di essere schiacciato da una rupe che sta sempre per cadergli addosso, e i
esso opposto son più ridicoli degli avari, e meritamente si puniscono da sè stessi delle loro smodate e irrazionali cupidi
e irrazionali cupidità. Del gigante Tizio che offese Latona, udiremo da Omero qual fosse la pena nel Tartaro : « Sul ter
erciò fu punito nel Tartaro col perpetuo timore di essere schiacciato da un masso che gli pendea sulla testa. Virgilio agg
unge che Flegia « Va tra l’ombre gridando ad alta voce : « Imparate da me voi che mirate « La pena mia : non violate il
sero le 50 figlie di Danao. Questi avrebbe acconsentito, se l’oracolo da lui consultato non avesse risposto che egli sareb
o da lui consultato non avesse risposto che egli sarebbe stato ucciso da un genero suo nipote. Ma Belo coll’insistenza e c
dell’Inferno. Egli finge che sia Virgilio che gli dà tale spiegazione da lui richiesta : « Filosofia, mi disse, a chi la
la parte, « Come natura lo suo corso prende « Dal divino intelletto e da sua arte : « E se tu ben la tua Fisica note, « Tu
della classe dei Trampolieri, simile all’Airone ed all’Ibi. I Chimici da Tantalo denominaron Tantalio un nuovo elemento o
essa l’anima s’immedesima colla divina sostanza, supponendosi emanata da questa, ovvero sussistente eternamente con essa. 
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
ato Apollo come il Dio del Sole, chi è che non l’abbia veduto dipinto da più o men valenti pittori come un giovane imberbe
cura quattro focosi destrieri per le vie del firmamento, e circondato da dodici avvenenti ninfe piè-veloci, che intreccian
ognuno li intende facilmente senza bisogno di spiegazione : solo son da notarsi i nomi assegnati dai poeti ai quattro cav
. Da essa cominciava il suo corso diurno, e la sera andava a riposare da Teti, dea marina, in un palazzo di cristallo in f
e gambe. Era questa una delle 7 maraviglie del mondo, ma fu atterrata da un terremoto ; e poi i Saracini conquistatori di
asformato in cigno. Questa favola di Fetonte è descritta e celebrata da molti poeti e principalmente da Ovidio nelle Meta
la di Fetonte è descritta e celebrata da molti poeti e principalmente da Ovidio nelle Metamorfosi ; e lo stesso Dante trov
fu la religione degli Stati e dei popoli, è ben naturale che fossero da tutti celebrate ; ma pur anco i poeti e gli artis
i greci, le greche parole le Pai, che significano ferisci o figlio, e da queste parole trassero tanto i Greci quanto i Lat
di Esculapio fu in Epidauro ; e sappiamo dallo stesso Livio, non che da Ovidio, che da quella città fu trasportata solenn
u in Epidauro ; e sappiamo dallo stesso Livio, non che da Ovidio, che da quella città fu trasportata solennemente la statu
ione dellaSanità, come significa il greco nome di questa Dea. Infatti da Igiea è denominata Igiene l’arte di conservar la
re, fu aggiunto che Esculapio, a richiesta di Plutone, morì fulminato da Giove : il che evidentemente significa, che la su
li rami « L’umana probitate : e questo vuole « Quei che la dà perchè da lui si chiami. » 113. Il Po era chiamato dai L
mente il più gran fiume. 114. L’ambra è detta in greco electron ; e da questo termine è derivato il nome di elettricità,
al lamento ed alla preghiera che si trova rettoricamente amplificata da Ovidio nel ii lib. delle Metamorfosi. 117. È not
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
greca fra Megara e il Pireo), e che questi sul carro di Cerere tirato da draghi volanti avesse percorso gran parte della t
a prima produttrice, delle biade (magna parens frugum)51. Cerere ebbe da Giove una figlia chiamata Proserpina in latino e
 ; che mentre essa coglieva fiori alle falde del monte Etna fu rapita da Plutone Dio dell’inferno, per farla sua sposa e r
Proserpina è tanto amplificato ed abbellito di straordinarie fantasie da tutti i poeti antichi e moderni, che troppo lungo
lla bella Matelda, « ………… (che si gìa « Cantando ed iscegliendo fior da fiore, « Ond’era sparsa tutta la sua via), « Tu m
to Proserpina piangente e spaventata, in un carro ferrugginoso tirato da neri cavalli guidati e spinti precipitosamente da
ferrugginoso tirato da neri cavalli guidati e spinti precipitosamente da Plutone per le vie sotterranee verso le regioni i
o esser libera e ritornar colla madre. Si affrettò Cerere di ritornar da Plutone ; e mentre sperava di essere stata in tem
Cerere, cioè colla corona e col covone di spighe, e inoltre la falce da grano, parve anche necessario l’aggiungere il dis
nderla con altre Dee, quando si vede rappresentata in un carro tirato da serpenti alati, o vogliam dire draghi volanti, ed
suo grifo le biade sacre a questa Dea. Fra i supposti miracoli fatti da Cerere, oltre alla trasformazione di Ascalafo in
Un altro celebre miracolo mitologico attribuito a Cerere è rammentato da molti poeti, e dallo stesso Dante, e perfino dal
olle loro dotte investigazioni sui tempi mitologici ed eroici, Bacone da Verulamio, il Vico, Mario Pagano ed altri. 52. P
no farà bene a leggere e rileggere questo mito egregiamente descritto da Ovidio nel libro viii delle Metamorfosi.
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
e ; e solo quando si accorsero che avevano un movimento molto diverso da quello apparente delle Stelle, e apparentemente m
sti due Numi figli di Giove e di Latona, il Sole e la Luna esistevano da gran tempo ; e quanto al Sole accennai che era re
esistevano da gran tempo ; e quanto al Sole accennai che era regolato da un Titano di nome Iperione. Il Sole era detto dai
olo trovasi anche in Ebraico in significato di eccelso (poichè deriva da El, uno dei nomi ebraici di Dio), l’adoprò con qu
o nel C. xiv del Paradiso, dopo aver descritto i variopinti splendori da lui veduti nell’Empireo, esclama : « O Elios, ch
tona loro madre era figlia di uno dei Titani ; e perchè fu prediletta da Giove100), era appunto perciò odiata e perseguita
fu prediletta da Giove100), era appunto perciò odiata e perseguitata da Giunone. La quale impegnò la Dea Tellùre, ossia l
in lei facesse il nido « A parturir li due occhi del Cielo ; » ove è da notarsi tra le altre belle espressioni l’ardita e
lo. Altri mitologi invece raccontano che l’isola di Delo fu sollevata da Nettuno con un colpo di tridente dal fondo del ma
di cui dicemmo nel Capitolo della Dea Tellure. Fu scoperto il selenio da Berzelius nel 1817. 100. « Latonamque supremo
oldt, si formano in tutte le zone ; ne ho vedute nel fiume Guayaquil, da 8 a 9 metri di lunghezza, nuotanti in mezzo alla
usonio che anticamente esisteva una bellissima statua di Niobe sculta da Prassitele : « Vivebam : sum facta silex, quæ de
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
istingueremo subito i mostri marini che avevano in parte figura umana da quelli che erano soltanto animali marini di orrib
ssa umane delle vittime delle Sirene, pur non ostante chi udiva anche da lontano il loro canto non poteva resistere alla t
e lo attendeva. Da circa 3000 anni quasi tutti i poeti, incominciando da Omero, ed incluso anche Dante, hanno parlato dell
ica strega « Che sola sovra noi omai si piagne ? « Vedesti come l’uom da lei si slega ? « Bastiti, e batti a terra le calc
passeggieri e i naviganti, e di annegarli nel mare ; e che, fulminata da Giove, cadde nello stretto o faro di Messina, e v
o a passar lo stretto fra Scilla e Cariddi ; e i poeti, incominciando da Omero229, abbellirono con straordinarie invenzion
ma secondo la geografia, come un vortice, qual è veramente, prodotto da due opposte correnti di acqua del mare : « Come
che devastò la Troade ai tempi dello spergiuro Laomedonte, e l’altra da cui Perseo liberò Andromeda : e di queste dovremo
eggere sapere dai libri di Storia Naturale, o aver sentito raccontare da chi li ha letti, che la vera e propria Balena,231
are una sapiente e filosofica osservazione, che cioè la Natura non ha da pentirsi di aver creato animali marini e terrestr
enza e il raziocinio, l’uomo che ne è fornito può non solo difendersi da essi, ma vincerli e dominarli, facendoli servire
avessero osato affidarsi con fragil barca al tempestoso mare e mirar da vicino i mostri marini : « Illi robur et æs trip
quindici pollici. In tutto il rimanente questa descrizione par tratta da qualche libro moderno di Storia Naturale, sol che
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
tichissimo, poichè Virgilio asserisce che praticavasi in Troia, e che da Enea fu trasportato in Italia46. E che questa Dea
e sacerdotesse Vestali, lo deduciamo dallo stesso Tito Livio, non che da tutti gli altri storici e poeti latini, i quali c
uasi sul posto stesso di quello che Orazio dice atterrato a tempo suo da una violenta inondazione ; un altro simile si ved
simile si vede nella parte più elevata di Tivoli. Se poco hanno avuto da inventare e da raccontarci i mitologi sulla vita
nella parte più elevata di Tivoli. Se poco hanno avuto da inventare e da raccontarci i mitologi sulla vita semplice e mono
voti. Il numero delle Vestali non fu mai più di sette. Si prendevano da famiglie illustri, o almeno civili ed oneste48 :
ri privilegi. Tutte le volte che uscivano in pubblico erano precedute da sei littori come i magistrati curuli, inferiori s
inoltre dallo Stato e beni e cospicue rendite. Assuefatte perciò sin da bambine ad una vita così dignitosa, splendida e p
irg., Æneid,iii.) 47. Il Palladio Troiano, che dicevasi trasportato da Enea in Italia, era affidato alla custodia delle
ione, a tutte le Vestali in memoria di quella prima che fu consacrata da Numa riformatore di quel sacerdozio, e della qual
ta stanza sotterranea, ma subito dopo le si gettava sopra tanta terra da riempire tutto il sotterraneo ; e la morte così e
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
i Giove e di Dione, ninfa della stirpe dei Titani, nata dall’Oceano e da Teti. Esiodo poi lasciò scritto che Venere nacque
, che le acque del mare furono fecondate dal sangue di Urano mutilato da Saturno ; e che da questa fecondazione delle acqu
mare furono fecondate dal sangue di Urano mutilato da Saturno ; e che da questa fecondazione delle acque marine nacque Afr
iguratamente che era nata dalle onde del mare per dire che era uscita da quelle. Quindi alludendo a questa origine la rapp
nerata, in Citera, in Pafo, in Idalio, in Àmatunta, in Gnido, ed ebbe da questi luoghi del suo culto i titoli di Citerèa,
erazion delle parti, fa la rassegna delle più grandi bellezzè che son da ammirarsi nelle opere della creazione ; ed Ugo Fo
, per la sua singolare e impareggiabil bellezza, era ambita in isposa da tutti gli Dei ; e questo è naturale e probabiliss
olto serio e riflessivo, perchè non v’è cosa più seria, e che dia più da pensare, del matrimonio ; con una face ardente ne
evasi splendidamente vestita con aurei ornamenti e col cinto donatole da Vulcano. Aveva quasi sempre presso di sè il fanci
ella produsse l’anemone trasformando in questo fiore il giovane Adone da lei favorito e protetto, e che fu ucciso nella ca
iovane Adone da lei favorito e protetto, e che fu ucciso nella caccia da un cinghiale. A Venere fu dedicato il venerdì ; e
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
supporre che questo unico Genio sarebbe troppo occupato a provvedere da sè solo a tutti gli esseri della creazione ; e pe
ti, o trinità Indiana di Brahma, Visnù e Siva, o di altre triadi poco da questa dissimili ; e mi basta per la spiegazione
principii coeterni, del bene e del male, insegnata antichissimamente da Manete, prese voga dopo stabilito il cristianesim
poi a concludere giustamente che con questo sistema si libera l’uomo da ogni responsabilità, sottomettendolo al cieco des
di tutte probabile la interpretazione della parola Dèmone derivandola da daimon che significa intelligente 272). Il popolo
i. E queste etimologie e somiglianze di ufficio non furon contradette da alcuno274. L’opinione poi di Socrate sull’esisten
are il linguaggio e le idee dei suoi connazionali e per essere inteso da loro ; ma in cuor suo e per intimo convincimento
rimunerazione secondo le opere di ciascuno. » Sembran parole copiate da qualche libro di Teologia cristiana ! Eppure Socr
titolo che si dava soltanto al principe delle tenebre, come deducesi da queste parole di sant’Agostino : « Diabolus et an
 ; bellare cum genüs suis. L’aggettivo genialis, geniale, usato anche da Cicerone, è divenuto italiano nello stesso signif
ezioni approvate dalla Crusca, se ne trovano altre 6 ; tra le quali è da notarsi il genio della lingua, espressione che il
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
Alba Lunga ; che dalla dinastia dei re Albani discesi in linea retta da Enea, nacque il fondatore di Roma a cui si attrib
iade ne rammenta sempre almeno le principali, come adorate egualmente da entrambe le nazioni. E poi, in quanto al Politeis
rma nelle sue lettere, esisteva nel monte Palatino l’antro consacrato da Evandro al culto del Dio Luperco, vale a dire del
o. Anche il culto di Ercole Tebano fu introdotto nella stessa regione da Evandro ed accolto dai popoli limitrofi in ringra
to dai popoli limitrofi in ringraziamento dell’averli Ercole liberati da quel mostro dell’assassino Caco, « Che sotto il
e dei Romani era il politeismo dei Troiani e dei Greci già professato da Romolo e dai suoi compagni prima di fabbricare la
e, poichè credevasi che fosse la stessa Ninfa Io trasformata in vacca da Giove, fu ben presto adorata ed ebbe un tempio in
a Dea eran devote principalmente le donne ; tra le quali è rammentata da Tibullo la sua Delia, che passò ancora qualche no
a morto o perduto ; di che facevasi un gran lutto con gemiti e pianti da tutto il popolo ; ma dopo tre giorni, avendo già
ere « Sol d’azzannarli, fora un fallo immenso. « O sante genti, a cui da terra sorti « Questi Numi sì ben nascon negli ort
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
reci e dai Troiani sino dai più remoti tempi preistorici, lo sappiamo da Omero « Primo pittor delle memorie antiche. » I
uciamo per Giove, prendendo questa voce, come generalmente suol farsi da noi in tutti gli altri nomi latini, dall’ablativo
cenno faceva tremar tutto l’Olimpo (Æneid., ix), e Orazio non lascia da aggiunger nulla di più affermando, che facea muov
la dipendenza della Terra dal Cielo e dal supremo suo Nume, fu ideata da Omero, attribuendone l’invenzione a Giove stesso,
a vetta dell’immoto Olimpo « Annoderò la gran catena, ed alto « Tutte da quella penderan le cose. « Cotanto il mio poter v
ati, ma commentata pur anco splendidamente dai filosofi, e tra questi da quel potente e straordinario ingegno del nostro G
sso una nobilissima idea del Dio filosofico, riconosciuto e affermato da Socrate, da Cicerone e dagli altri sommi greci e
lissima idea del Dio filosofico, riconosciuto e affermato da Socrate, da Cicerone e dagli altri sommi greci e romani antic
colo che « Fidia vantavasi di aver dedotto la statua di Giove Olimpio da tre versi di Omero. » E questi tre versi nell’ori
di proprietà di umana natura, che non può esser tolta all’uomo nemmen da Dio, senza distruggerlo. »
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
guevasi essa dalle altre due Dee rappresentanti la Terra, resta altro da aggiungere. Circa alla Dea Tellùre basterà il sap
Alcuni autori la chiamano ancora Cibebe, e fanno derivar questo nome da cubo, ossia dado, che è la più salda e stabile fi
Rhea (nome che fu poi dato anche alla madre di Romolo, Rhea Sylvia), da un greco verbo che significa scorrere, perchè dal
a, vi facea far le grida ; » alludendo evidentemente alla favola già da noi raccontata dell’infanzia di Giove e de’suoi f
ssia tamburo ed un leone ; e spesso le si dava ancora un carro tirato da due leoni. La veste ornata di piante e di animali
esto delle sue parole, disapprovandolo45. Il nome di Coribanti deriva da due parole greche che significano cozzanti col co
significa dito. A Cibele era sacro il pino, perchè in quest’albero fu da lei cangiato un suo prediletto sacerdote chiamato
ablativo del nome latino tellus, telluris, che significa la Terra ; e da quella voce latina son derivate in chimica più e
llurio, che è un corpo elementare elettro negativo, scoperto nel 1772 da Muller, e che per molti suoi caratteri imita le s
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
delle Ninfe dovesse essere esaurito. Ma non è così, perchè v’è ancora da parlare delle Ninfe dei monti, delle valli, delle
ro significato a quali cose queste Dee presiedevano ; poichè derivano da greci nomi significanti monti, valli, acque, quer
e Ninfe a cui fu dato un nome proprio dai Mitologi e dai poeti furono da noi rammentate sinora : qui torna in acconcio di
ltra che non troverebbe luogo più opportuno altrove. Tra le quali son da rammentarsi pel loro proprio nome le Ninfe che eb
me di una di queste due Ninfe a cui apparteneva. La qual capra fu poi da Giove trasportata in Cielo e cangiata nella coste
ella Ninfa Eco cangiata in voce è raccontata anche in un modo diverso da quello che accennammo nel Cap. XXXIV ; ed è colle
abbellano e felicitano, operando, l’umanità ; sono stelle nel Cielo, da cui derivano e dove Dio le premia. » La quale spi
uderemo, in soggetti profani. Infatti, anche gli Scienziati trovarono da far nuove applicazioni del significato di questo
trovarono da far nuove applicazioni del significato di questo nome e da formarne vocaboli derivati e composti. Gli Zoolog
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
i celesti odioso, come troviamo scritto in Omero. Differiva pertanto da Minerva, quando era considerata anch’essa come De
mente significa borgo di Marte ; e poi sotto questo nome fu istituito da Solone il famoso tribunale dell’Areopago, di tant
tribunale vi entrasse Marte, lo dice la Mitologia. Marte fu accusato da Nettuno di avergli ucciso contro ogni ragione il
bili effetti della guerra. Chiamavasi ancora Gradivo, titolo derivato da un verbo che significa camminare, o avanzarsi a p
la ; sottintendendo in favore dei Romani ; i quali si credevano tanto da lui prediletti e così esclusivamente protetti che
o Dio protettore : e tra queste Firenze che non fu già tutta plasmata da « ….quell’ingrato popolo maligno « Che discese d
sario nelle battaglie. I mitologi aggiungono che fu cangiato in gallo da Marte un suo soldato di nome Elettrione, perchè n
a si aveva di lui per morale condotta !179 In onore di Marte fu dato da Romolo il nome al mese di marzo che era in quel t
. » (De Nat. Deor., ii.) E col nome di Mavors è chiamato Marte anche da Virgilio : magnam Mavortis ad urbem. (Æneid., vi,
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
e, come dice Virgilio, « ….. Il mar, la terra, e ‘l cielo « Lacerati da lor, confusi e sparsi « Con essi andrian per lo g
Tirreno fra la Sicilia e l’Italia. Il nome stesso di Eolo, che deriva da un greco vocabolo significante vario o mutabile,
X dell’Odissea, dice che Eolo « …. de’venti dispensier supremo « Fu da Giove nomato ; ed a sua voglia « Stringer lor puo
farne brevemente la rassegna. I 4 Venti principali, rammentati anche da Omero, sono Borea, Noto, Euro e Zeffiro, nomi ado
gione è questa, che gli Antichi stessi furono incerti nel determinare da qual punto preciso quei Venti da loro notati e de
tessi furono incerti nel determinare da qual punto preciso quei Venti da loro notati e denominati spirassero ; e poi perch
co e Favonio ; fra Zeffiro e Borea, Cirico o Iapige e Cauro o Coro. È da notarsi però che talvolta gli Autori e specialmen
ei Venti, secondo ciò che ne scrive il suo maestro Virgilio nei versi da noi citati in principio di questo Numero, poichè
o detto altra volta spiegando il titolo di padre dato ad Apollo anche da Dante ; e per la stessa ragione Virgilio appella
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
VII Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio Poichè i mitologi, e special
l re Giano ; che il territorio di quel regno in memoria di Saturno fu da prima chiamato terra Saturnia, e poi Lazio, termi
fiche denominazioni. Dopo qùalche anno di esilio Saturno fu riammesso da Giove nel cielo fra gli Dei maggiori, ma destinat
dicevano i pagani, per simboleggiare le due prerogative accordategli da Saturno, di prevedere il futuro e di non dimentic
anche come portinaio del cielo, affinchè potesse vedere e invigilare da per tutto senza bisogno di voltarsi. Quattro facc
facevansi libazioni e preghiere prima che gli altri Dei, per ottenere da lui facile accesso a qualunque altro nume. In que
28. Suppongono alcuni che, dopo essere stata la Giudea conquistata da Pompeo conoscessero i dotti, specialmente del sec
Bibbia negli scrittori di quell’epoca, si sa per altro di certo anche da Orazio, che molti Ebrei (o come li chiamavano all
37. Il pianeta di Saturno dai Greci era detto Phœnon, come sappiamo da Cicerone nel lib. 2° De Natura Deorum. 38. Ovi
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
non sono libere, ossia non dipendono dalla nostra libera volontà, ma da legge irrevocabile e da forza insuperabile del de
non dipendono dalla nostra libera volontà, ma da legge irrevocabile e da forza insuperabile del destino, come i fenomeni f
nche nella schiavitù. Perciò Dante, avversando il fatalismo, proclama da par suo il libero volere in questi splendidi vers
te dei suoi lettori questa fondamentale dottrina del libero arbitrio, da cui dipende la moralità delle azioni, e quindi il
resenta in atto di portar colla mano di bronzo lunghi e grossi chiodi da travi, e cunei, ossia biette o zeppe, e uncini e
trizione o coazione15 La parola Fortuna è di origine latina ; deriva da fors significante il caso ; Fortuna è dunque la D
r indicare la facile sua mutabilità. Le si dava inoltre il cornucopia da cui spargeva inesauribilmente frutti e fiori sopr
ha fatto poeticamente dipinger la Fortuna nel Canto vii dell’ Inferno da Virgilio poeta pagano, e perciò quella dipintura
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
ed anche le assolutamente malvagie. Quando i Titani furono spodestati da Giove ed espulsi dal cielo, andarono profughi sul
potere di crear gli uomini, punì crudelmente Prometeo col farlo legar da Vulcano ad una rupe del monte Caucaso, e di più c
fanno sopra tanti ricami e intorno intorno tante aggiunte e frangie, da tener lungamente occupato chi volesse darne di tu
ofi nostri e stranieri. Lo stesso gran luminare degli Inglesi, Bacone da Verulamio, nel suo libro De Sapientia Veterum, es
, esamina ed interpetra più a lungo questa favola che le altre trenta da lui prescelte come meritevoli delle sue considera
combustibili che trovansi sulla Terra. Il fuoco poi, come dice Bacone da Verulamio, è la mano delle mani, lo stromento deg
ne tutt’altro che eruditissime. Di Pandora stessa raccontasi pur anco da alcuni mitologi, che Giove, nel regalarle il fata
i mali. È poi molto notabile e filosofica l’interpretazione di Bacone da Verulamio che Pandora, unita in matrimonio coll’i
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
del popolo romano secondo le più comuni credenze antiche, fa derivare da Troia gli Dei Penati ; e da quel che egli ne scri
più comuni credenze antiche, fa derivare da Troia gli Dei Penati ; e da quel che egli ne scrive s’intende chiaramente che
imologia del titolo di questi Dei, che furon portati in Italia « ……. da quel giusto « Figliuol d’Anchise che venne da Tro
ortati in Italia « ……. da quel giusto « Figliuol d’Anchise che venne da Troia, » lasceremo decidere ai solenni filologi
pensa nè punto nè poco, e ci dice soltanto che la voce Penati deriva da due vocaboli latini usitatissimi (penus e penitus
stata comune opinione che quegli stessi idoli degli Dei Penati venuti da Troia fossero custoditi dalle Vestali in luogo na
perchè figli della Ninfa Lara o Larunda, ed altri ne derivano il nome da Lar antica parola etrusca che significa capo o pr
amo veduto di sopra, si potrebbero citare molte autorità di classici, da cui chiaramente apparisce il differente ufficio d
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
gue affini, è di origine greca ; ed i filologi antichi, incominciando da Servio commentator di Virgilio, ne danno tre dive
ommentator di Virgilio, ne danno tre diverse etimologie,45deducendole da tre diverse accezioni in cui trovasi usata quella
de dai più antichi e famosi personaggi ai più moderni e ridicoli Eroi da poltrona proverbiati dal Giusti46. Varcati quest
i racconti delle leggende, riferibili a quell’epoca dolorosissima ; e da quei fatti leggendarii s’informarono i poemi roma
Servio nel commento all’egloga 4ª di Virgilio deduce il nome di Heros da Hera significante, secondo esso, la Terra : quind
pra significare indes genitus cioè è terra genitus. Altri lo derivano da Aer, e fanno così corrisponder gli Eroi ai Genii
ui cosi conciando). » Finalmente alcuni dicono formato il nome Heros da Eros significante Cupido ossia l’amore, alludendo
edasi l’epigramma del Giusti, che ha per titolo : Il Poeta e gli Eroi da poltrona.
52 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
remi ; e questi erano soltanto venti, per lo più conosciuti e adorati da tutte le antiche nazioni. La seconda classe compr
ali), è necessaria a conoscersi nella Mitologia pel doppio scopo, che da quella si deducono spesso i rapporti di causa e d
Giove sposò Giunone elevandola al grado di regina del Cielo, ed ebbe da essa Marte, Vulcano ed Ebe ; e poi da altre Dee,
do di regina del Cielo, ed ebbe da essa Marte, Vulcano ed Ebe ; e poi da altre Dee, ed anche da donne mortali, altri figli
ed ebbe da essa Marte, Vulcano ed Ebe ; e poi da altre Dee, ed anche da donne mortali, altri figli in gran numero, tra i
è appartiene alla seconda o inferior classe degli Dei. Intanto però è da notarsi che questo termine di Natura è di un uso
l telescopio, scoprirono molti altri pianeti, e ai primi e principali da loro scoperti diedero il nome degli altri Dei sup
i scienziati, a preghiera dell’ astronomo scopritore, propone il nome da darsi al neo-scoperto pianeta ; il qual nome è su
53 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
ti, non credevano di far male, poichè imitavano un Dio e si stimavano da lui protetti. Anzi lo pregavano apertamente a fav
ca e un bove, se glie ne indicava le traccie. Batto si lasciò vincere da insaziabile cupidigia e manifestò quel che sapeva
stacoli alla conclusione degli sponsali. Mercurio che non aveva tempo da perdere, per levar di mezzo quest’impaccio, la ca
o corpo come quelle degli uccelli, ma due eran fissate in un cappello da viaggio chiamato con greco nome il petaso (termin
« Risit Apollo. » (Hor., ut sopra.) 151. « Da modo lucra mihi, da facto gaudia lucro ; « Et face ut emptori verba d
l 1° Canto della Gerusalemme liberata la partenza dell’Angelo mandato da Dio a Goffredo : « Così gli disse ; e Gabriel s’
ve « Circa e vicino a lui Maia e Dione. » Le stesse osservazioni son da farsi sul nome di Dione, che è qui posto a signif
Venere, la qual Dea era figlia di Dione. 164. Orazio si annovera da sè stesso tra gli uomini mercuriali, ossia tra i
54 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
dei Satiri, per quanto poco esemplari. Siccome poi, come dicemmo fin da principio, avevan foggiato i loro Dei a somiglian
ttivi, ne immaginarono ancora degli scioperati e dei fannulloni, come da Esiodo son chiamati i Satiri. Se questi eran poco
anali di Rubens, che è parimente nella stessa Galleria. Il Dio Momo è da porsi vicino ai Satiri pel suo umor satirico ed i
atiri pel suo umor satirico ed impudente. Il greco nome Momos datogli da Esiodo significa disdoro ossia disonore. Era in f
stintivi significanti che egli con sfrenata licenza plebea e con modi da pazzo censurava tutti, pretendendo di smascherarn
no di Flora come asserisce Ovidio21. Sposò il vento Zeffiro e ottenne da esso l’impero sui fiori. Le feste Florali cominci
ano la statua di Priapo nei loro orti o giardini, ma per far soltanto da spauracchio agli uccelli ; e a tal fine ed effett
org., i.) 18. Gli antichi Mitologi facevan derivare il nome di Pale da palea cioè dalla paglia, e i moderni filologi ted
55 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
ecc. ; e lasciando libero il freno alla immaginazione videro Divinità da per tutto, nei monti, nei fiumi, nelle fonti, nel
i, nelle selve e perfino nelle piante, come col microscopio si vedono da per tutto brulicar gl’insetti e gl’infusorii. Sap
1, molte particolarità che non si trovano altrove, perchè le trassero da quei libri dei Pagani2, che posteriormente furon
ome dicemmo nel N. III ; e deve parer probabile che fossero aumentati da quell’epoca al tempo in cui scriveva S. Agostino,
i stessi5 : « Fatto v’avete Dio d’oro e d’argento ; « E che altro è da voi all’ Idolatre6 « Se non ch’egli uno e voi n’
o stesso che migliaia e migliaia di questi sono sine nomine vulgus, e da spacciarsi in massa, (o come taluni dicono in blo
ro e d’argento. » Stando soltanto al numero di 30 mila Dei dichiarato da Varrone, e moltiplicandolo per cento, come dice D
56 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Introduzione » pp. 6-9
one precedente della storia naturale, perchè è impossibile il dedurre da frammenti di esseri organici fossilizzati, da sec
impossibile il dedurre da frammenti di esseri organici fossilizzati, da secoli e secoli non più viventi sulla faccia dell
dia. E quando nel dar la spiegazione di qualche mito o favola non v’è da citare qualche verso o espressione di Dante, ripo
Petrarca, il Poliziano, l’Ariosto, il Tasso, il Monti e il Foscolo. È da osservarsi peraltro che nè Dante nè gli altri poe
e un libro facile e popolare di cognizioni mitologiche, non aggravato da una pesante mole di peregrina e non necessaria er
no andar disgiunti gli stùdii letterarii dagli scientifici, nè questi da quelli, confido che il mio tentativo di farne con
ica utilità. Considerando poi che le Arti Belle non hanno mai cessato da tremila anni, neppur dopo la caduta della religio
57 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
era detta città Cecropia, perchè costruita o rifabbricata ed ampliata da Cecrope ; e quindi Cecropidi gli abitanti. Aggiun
italiano si dà elegantemente questo nome di Ateneo alle Università, e da noi ed altrove suol darsi anche ad alcune società
chiamava il Quinquatruo 169. Questa Dea era venerata al par di Giove da tutti i popoli civili, o almeno non affatto barba
eva un tempio ed una celebre statua che i Romani pretendevano salvata da Enea e trasportata in Italia, e che fosse quella
era di Fidia, più non esiste ; del Partenone vi restarono tali avanzi da poter fare su quelli la completa restaurazione de
nome di Pallade al secondo asteroide o pianeta telescopico, scoperto da Olbers il 28 maggio 1802. 165. « Atene e Lac
iù accreditato e diffuso è l’Ateneo inglese che si pubblica in Londra da molti anni. 168. « Mille Dea est operum : cert
58 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVIII. Apoteosi degl’Imperatori Romani » pp. 497-499
i illustri elevati agli onori divini, tali apoteosi molto differivano da quelle degl’Imperatori romani. Infatti in Grecia
degl’Imperatori romani. Infatti in Grecia richiedevasi 1° che l’eroe da considerarsi come un Dio fosse figlio di una Divi
ni memori delle virtù dei suoi uomini illustri, e grate dei benefizii da essi ricevuti. Chi poteva infatti stimar benefici
one degl’ Imperatori romani, ci furono descritte estesamente non solo da Erodiano, ma ancora da Dione Cassio senatore, che
mani, ci furono descritte estesamente non solo da Erodiano, ma ancora da Dione Cassio senatore, che assistè per dovere d’u
cia. Quando le fiamme giungevano all’ultimo piano, vedevasi volar via da quello un’aquila, e dicevasi che l’augel di Giove
59 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
ità della greca fantasia ; e gli antichi precetti religiosi riportati da Cicerone con antico stile nel libro ii delle Legg
blica, che studiarono e imitarono la greca mitologia. Da Tito Livio e da Cicerone sappiamo che esistevano in Roma sino dai
redute protettrici del vizio. Gli stessi Baccanali introdotti in Roma da un Greco di oscura nascita (Grœcus ignobilis, com
ladri, in cui alla furfanteria è congiunta la ipocrisia colle parole da justum sanctumque videri, perchè cioè quel ladro
ali non vi sono in queste astrazioni, o personificazioni, o apoteosi, da raccontare. Questa facoltà poetica di rappresenta
religiose, sono rappresentate per mezzo di figure umane accompagnate da oggetti simbolici che ne suggeriscono il signific
60 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
ano. Qual mai poteva esser la moglie del Cielo ? La Terra : non v’era da sceglier molto fra i quattro elementi, poichè ave
8. Le fu aggiunto in appresso l’aggettivo di Prisca, per distinguerla da un’altra Vesta sua nipote, Dea del fuoco del cult
intorno al nostro globo, diedero il nome di Urano al pianeta scoperto da Herschel nel 1781, imitando così gli antichi astr
ome di Vesta fu attribuito al 4° piccolo pianeta o asteroide scoperto da Olbers nel marzo del 1807 : ma poichè il segno si
le carte uranografiche rappresenta questo pianeta è un’ara sormontata da viva fiamma, convien dedurne che gli astronomi ab
61 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
dei migliori Titani, quella degli uomini plasmati di creta e animati da Prometeo col fuoco celeste, e l’altra degli uomin
ro ambedue a viaggiare sotto forma di pellegrini pel mondo. Trovarono da per tutto orribili delitti, nefandità di nuova id
poco dopo videro con maraviglia che le pietre scagliate dietro di sè da Pirra erano divenute donne e quelle di Deucalione
a studiando i materiali stessi del nostro globo travolti e seppelliti da migliaia e milioni di anni per le forze irresisti
iche, e lo tradurrà per trasformate. Questa denominazione fu proposta da sir Carlo Lyell, il più celebre dei geologi ingle
62 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
neppure i più strani ed assurdi miti della greca mitologia inventati da quelle fervide e sbrigliate fantasie dei greci po
astanza forte contro le prosperità e le ricchezze, e si lasciò vincer da queste, le idee morali cominciarono ad esser negl
to negli ultimi anni dello stesso secolo furono officialmente aboliti da Teodosio il Grande quasi tutti i sacerdozii del P
llaggi o borghi, che in latino chiamavansi pagani (aggettivo derivato da pagus che significa borgo o villaggio), e perciò
63 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
questi re ; e forse perciò aggiungono che fu subito dopo detronizzato da Preto e costretto a restar come ostaggio alla cor
diosità di farlo morire egli stesso senza apparente motivo), lo mandò da suo suocero Iobate re di Licia, con una lettera c
ll’Eroe, sottoponendo ai suoi servigi il caval Pegaso posseduto prima da Perseo ; e con tale efficacissimo aiuto egli potè
seo ; e con tale efficacissimo aiuto egli potè velocemente schermirsi da qualunque pericolo e vincere ed uccidere la Chime
64 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330
o di lui. Non molto lungi dalla città v’era la folta selva Calidonia, da cui usciva il cinghiale per devastare ed uccidere
amme. Meleagro assente cominciò subito a sentirsi consumar le viscere da un fuoco interno inestinguibile. Se la madre aves
glie di Ercole), furon cangiate in uccelli detti Meleàgridi, nome che da alcuni Ornitologi si dà tuttora alle galline affr
« Di lor magrezza e di lor trista squama ; » e non potendo trovarla da sè, finalmente, fattosi coraggio, domandò a Virgi
65 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — I. La Cosmogonia mitologica » p. 10
iti, convien trattenersi alquanto, considerando il principio generale da essi riconosciuto, che la materia fosse eterna, c
mitologiche sono avanzi di tradizioni religiose e sociali tramandate da tempi migliori, e per la degenerazione degli uomi
traffatte. (Osservazione del Tommasèo, a me comunicata per lettera, e da lui riportata nella Nuova Antologia, dicembre 187
66 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Avvertimento. » pp. 1-2
questa lettura, eccitando i giovinetti a ricavare utili avvertimenti da ciò che per lo più era di solo pascolo alla curio
oi strane allegorie della favola ; ma l’esporla non sarebbe argomento da libro elementare, nè studio adattato all’età de’
o e migliorato con aggiunte del traduttore, ed ornato di stampe fatte da valenti artisti, utilissime a dar meglio a conosc
67 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30
ore Titano, di non allevar cioè figli maschi, il primo che gli nacque da sua moglie Cibele, lo divorò. Il qual fatto, inte
) 24), quei mitologi i quali ci raccontano che quella pietra divorata da Saturno, e da lui non ben digerita, adoravasi nel
tologi i quali ci raccontano che quella pietra divorata da Saturno, e da lui non ben digerita, adoravasi nel mondo sotto i
68 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
e la pendenza dell’ alveo : ha ciascuno di essi presso di sè un’urna da cui esce l’acqua per significar la sorgente ; e s
n cui ne’piovosi « Tempi il torrente, nel guadarlo, affoga. » Avremo da parlar tanto delle prodezze di Achille (invidiato
le aperture del terreno son chiamate gli occhi della Guadiana. 31. E da notarsi che in Omero si trovano spesso due nomi d
69 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) «  Avviso. per questa terza edizione.  » pp. -
in molte e nuove illustrazioni poetiche dei fatti mitologici, cavate da alcuni dei nostri più valenti poeti ; in una Cron
rte proficua della storia dell’umano incivilimento, e che vada immune da qualsivoglia rischio d’ingenerare [ILLISIBLE]nell
70 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Avvertenza » pp. -
uole, che sotto fascia le mando, è parte di un lavoro compiuto, e che da esperti nell’insegnare ebbe lode ; e io, proponen
a il Compendio di Cosmografia, lavoro dell’autore medesimo, accettato da più di una Scuola in Toscana, e di cui l’avveduto
71 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
teismo Mitologico, è questo un altro motivo di credere che il sistema da me prescelto sia il più opportuno a spiegare i mi
astri fossero regolati e diretti nel vero o nell’apparente lor corso da Esseri soprannaturali che vi presiedevano. Così a
72 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14
ere ad un tratto dagli elementi del Caos gli stessi Dei, come nascono da un giorno all’altro i funghi dalla terra. Noto su
Storie sacre e dalle profane. Sembra che voglia dire a chi ha orecchi da intendere : Vedete ! anche gli Antichi ci hanno t
73 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
enati Europei eran forse più rozzi dei selvaggi dell’America scoperti da Colombo, non potrà stimarsi meno importante lo st
74 (1895) The youth’s dictionary of mythology for boys and girls
f Jupiter. Grasshopper, see Tithonus. Grief, see Niobe. H Ha′ da [Hada]. The Babylonian Juno. Ha′des [Hades]. The
mis. Lean′der [Leander], see Hero. Leather Bottle, see Ascolia. Le′ da [Leda] was the mother of Castor and Pollux, their
heir baleful streams, Abhorrèd Styx, the flood of deadly hate.” Sua′ da [Suada], the goddess of Persuasion. See Pitho. S
75 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Indice alfabetico » pp. 516-
ati son distinti con caratteri italici, e posti subito dopo quei nomi da cui derivano. Per mezzo di quest’ Indice alfabeti
76 (1898) Classic myths in english literature
t seq., from vases, seals, marbles, etc. Modern Painting. — Leonardo da Vinci, Head of Medusa. § 138. Textual. — The desc
5-217; Com. § 126. Gal-ate′a and Pygma’ lion, 167; Com. § 97- Gan-yme′ da ; a name of Hebe. Gan′ymede, 71; Com. § 43 (2). Ga
m. § 150. Ic′elus, a producer of dreams; son of Somnus; Com. § 113. I′ da , Mount, 124, 136. I′da, the nymph, 39. I′da, the
oducer of dreams; son of Somnus; Com. § 113. I′da, Mount, 124, 136. I′ da , the nymph, 39. I′da, the plain, 391. I-dæ′us, 30
of Somnus; Com. § 113. I′da, Mount, 124, 136. I′da, the nymph, 39. I′ da , the plain, 391. I-dæ′us, 301. I-da′lium; a mount
Com. § 97; see under Hero. Leb-ade′a, Com. § 38. Le-byn′thos, 256. Le′ da , 91; see under Castor and Pollux; the myth of, re
Referred to, 33; publ. Nibelungenlied, Com. § 185. Bologna, Giovanni da , 1524-1608 (sculpt.). Com. § 41, Flying Mercury;
rse. David, J. L., 1748-1825 (paint.). Com. § 167, Paris and Helen. da Vinci, Leonardo, 1452-1519 (paint.). Com. § 133-1
77 (1900) Myths of old Greece in story and song
oeotia; the home of the Muses. Here Hercules got his club, 85. Mt. I΄ da . A mountain near Troy, 212. It was here that Pans
78 (1909) The myths of Greece and Rome
s of, 141 Ic′a-rus. Son of Dædalus; fell into the Icarian Sea, 222 I′ da . Mountain in Crete, and near Troy also, 9, 285 I′
-94 Le-ar′chus. Son of Athamas and Ino; slain by his father, 150 Le′ da . Mother of Castor and Pollux, Helen and Clytæmnes
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