Caos, Gea o la Terra, ed Amore. Dal Caos nacque l’ Erebo o la Notte;
da
questi l’ Etere, e la Giornata la Dea del giorno.
d Atropo, e Nemesi punitrice delle colpe. Gea o la Terra pria generò
da
se sola Erano o il Cielo e Ponto o il Mare. Poi u
’ quali aveva cinquanta teste, e cento braccia. Ponto o il mare pria
da
se solo generò Nereo, poi congiunto alla Terra eb
Asteria, la quale congiunta con Perse fu di madre di Ecate. Giapeto
da
Climete, figlia dell’ Oceano, ebbe Atlante, Menez
i attorno alle parti recise cadute in mare nacque Venere, cui i Greci
da
afros spuma chiamarono Afrodite. Urano da titai
acque Venere, cui i Greci da afros spuma chiamarono Afrodite. Urano
da
titainein affrettarsi appellò Titani i suoi figli
la pena. Nè questa lardò lungamente. Perciocchè avendo Saturno inteso
da
Urano, e da Gea, che doveva esser soggiogato da u
questa lardò lungamente. Perciocchè avendo Saturno inteso da Urano, e
da
Gea, che doveva esser soggiogato da uno de’ propr
avendo Saturno inteso da Urano, e da Gea, che doveva esser soggiogato
da
uno de’ proprii figli, fatto più crudele di suo p
rtito d’ inghiottire di mano in mano tutti i maschi, che gli nascevan
da
Rea. Questa di ciò oltremodo dolente, allorchè e
vinto, l’ imprigionò; che questi fu poi liberato, e rimesso nel regno
da
Giove, il quale vinse Titano coi fi gli; che aven
no coi fi gli; che avendo però Saturno compreso dover un giorno esser
da
Giove privato nuovamente del regno, armossi contr
Italia, che era abitata dagli Aborigeni, e che poscia fu detta Lazio
da
latere, perch’ ei vi stette nascosto; che cortese
latere, perch’ ei vi stette nascosto; che cortesemente vi fu accolto
da
Giano, che ivi regnava, e messo a parte del gover
i, in cui i servi erano da’ padroni trattati a lauta mensa, e serviti
da
loro medesimi. Essendo nella greca lingua Saturno
i Aborigeni, chiamati poscia Latini perla ragione detta poc’ anzi, fu
da
essi tenuto sempre in grandissima venerazione. Ra
o l’ inventore, e perchè egli apriva l’ anno nel mese di Gennaio, che
da
lui tratto aveva il suo nome. Gli si ponevano dod
uito anche quello, che non gli apparteneva. Nato egli dunque in Creta
da
Rea, che altri hanno chiamato Opi o Cibele, fu iv
pelle di lei si valse per coprirsene il petto, e lo scudo, che quindi
da
aix aigos (capra) fu detto egida, e stabili che d
ma, secondo Esiodo, fu contro i Titani, nella quale ci venne soccorso
da
Collo, Gige, e Briareo; cui per consiglio di Gea
tto a Bachino, le gambe sotto a Lilibeo, e le teste sotto dell’ Etna,
da
cui tuttavia vomita il fuoco. La terza fu contro
ntro i Giganti, che comunemente confondonsi co’ Titani, ma che Esiodo
da
essi distingue, dichiarandoli prodotti dalle gocc
i Olimpo, Pelio, ed Ossa (il che però dice Omero essersi fallo invece
da
Oto ed Efialte, figli di Nettuno e d’ Ifimedia mo
i debili, e come Giove animavaio gridando ev yie (coraggio o figlio),
da
ciò ebbe il nome di Evio. Una tal fuga però è met
lio), da ciò ebbe il nome di Evio. Una tal fuga però è metamorfosi, e
da
Ovidio si dice in cambio avvenuta nella guerra co
glio, ma allorchè que sta ebbe conceputa Minerva, Giove avendo inteso
da
Urano, e da Gea, che nascere da lei doveva un fig
orchè que sta ebbe conceputa Minerva, Giove avendo inteso da Urano, e
da
Gea, che nascere da lei doveva un figlio, il qual
onceputa Minerva, Giove avendo inteso da Urano, e da Gea, che nascere
da
lei doveva un figlio, il quale sarebbe stato re d
li stesso la diede poscia alla luce. Altri dissero, che Giove concepì
da
se stesso Minerva nel proprio capo, e per metterl
erva nel proprio capo, e per metterla fuori fecesi spaccare il cranio
da
Vulcano. La seconda moglie di Giove fu Temi Dea d
o da Vulcano. La seconda moglie di Giove fu Temi Dea della giustizia,
da
cui ebbe le Ore Eunomia, Dice, ed Irene, e le Par
nne madre di Proserpina. La quinta Mnernosine o la Dea della memoria,
da
cui nacquero le nove Muse. La sesta Latona, che p
L’ ultima moglie di Giove, secondo Esiodo, fu Giunone di lui sorella;
da
cui nacque Ebe, Marte, Ilitia e Vulcano. Da molt
, ebbe egli poscia altri figli. Da Maio figlia di Atlante ebbe curio;
da
Dione figlia dell’ Oceano ebbe Venere; da Semole
glia di Atlante ebbe curio; da Dione figlia dell’ Oceano ebbe Venere;
da
Semole figlia di Cadmo ebbe Bacco; da Alcmena mog
iglia dell’ Oceano ebbe Venere; da Semole figlia di Cadmo ebbe Bacco;
da
Alcmena moglie d’ Anfitrione, la quale egli ingan
iglia di Agenore sotto la sembianza di toro, e portolla in Creta, ove
da
essa nacquero Minosse e Radamanto; si accostò ad
e per Doreida, in aquila per Asteria sorella di Latona, la quale però
da
esso fuggì trasformata in quaglia. Finalmente in
riedificato. Un altro nel Campidoglio medesimo ne aveva posto Romolo
da
principio a Giove Feretrio cosi detto da ferre, p
desimo ne aveva posto Romolo da principio a Giove Feretrio cosi detto
da
ferre, perchè ivi portate aveva e a lui consacrat
lo un altro ne aveva già eretto sul Palatino a Giove Statore per aver
da
esso ottenuto che arrestasse la fuga, in cui i Ro
cui i Romani posti erano da’ Sabini, venuti a vendicare il rapimento
da
essi fatto delle loro donne. Altri templi innalza
di Giove, e perciò regina degli Dei, era tenuta Giunone. Fu ella però
da
principio a queste nozze ritrosa, e per vincerla
iossi, dicon le favole, in corvo, e fatta sorgere una tempesta, quasi
da
essa fuggendo, ricoverossi in grembo a Giunone, d
na tempesta, quasi da essa fuggendo, ricoverossi in grembo a Giunone,
da
cui accolto, e manifestatosi, a lei marito divenn
del pastore Argo che aveva cento occhi. Questi per ordine di Giove fu
da
Mercurio addormentato col suono della zampogna e
Furie, fintantochè ella fuggi disperata in Egitto, dove poi ottenuta
da
Giove l’ antica forma, fu dagli Egizi adorata sot
aveva il nome, sebbene opinino alcuni che Romolo questo nome traesse
da
giuniori, come quello di maggio da’ maggiori con
, era un’ agnella, Capo V. Di Pallade o Minerva. Cinque Minerve
da
Cicerone si accennano: la prima che fu detta mogl
do Ovidio, in mezzo alla sua tela rappresentò l’ anzidetta gara avuta
da
lei con Nettuno; in uno de’ quattro canti effigiò
none; nel quarto le figlie di Cinira per lo stesso motivo trasformale
da
Giunone de gradi del suo tempio. Aracne rappresen
re e per ira di non poter farne vendetta andò ad appiccarsi, e fu poi
da
Minerva cangiata in ragno. Avendo Vulcano chiesta
va cangiata in ragno. Avendo Vulcano chiesta Minerva in isposa, venne
da
lei rifiutato. Ma nell’ atto che pur tentò, sebbe
nteneva, e Minerva avvisatane dalla cornacchia in cui era stata prima
da
essa cangiata Coronide figlia di Coroneo per sott
nella costellazione di Boote. Figuravasi Minerva ossia Pallade armata
da
capo a piedi coli’ asta, e coll’ egida, per a cui
operto di simil pelle, che prima era proprio di Giove solo, ond’ egli
da
Greci ebbe il titolo di egioce, e di cui sola Pal
Metamorfosi, che in tutela di Minerva era pria la cornacchia, in cui
da
essa era stata cangiata Coronide figlia di Corone
, in una cesta il bambino Erittonio mezz’ uomo e mezzo serpente, nato
da
Vulcano nell’ atto che a lei tentando far forza n
cornacchia le riportò, che Aglauro l’ aveva aperta e temendo Minerva
da
quest’ esempio il pericolo della troppa loquacità
e Figlio sol di Giunone, dicendo che questa indispettita perchè Giove
da
se solo prodotto avesse Minerva, cercò di fare al
ino di Flora, questa le mostrò un fiore, al tocco e all’ odore di cui
da
se sola concepì Marte. Sposò egli Nerio o Nerione
sò egli Nerio o Nerione, che nel sabino linguaggio significa forza; e
da
questa pretendevano i Neroni di trarre la loro or
pretendevano i Neroni di trarre la loro origine. Oltrecciò egli ebbe
da
Venere Antero ed Ermione, o Armonia; dalla ninfa
Venere Antero ed Ermione, o Armonia; dalla ninfa stonide ebbe Tereo;
da
Ilia, o Rea Silvia ebbe Romolo e Remo. Per nascon
’ custodi. Questa, colta l’ occasione delle orgie di Bacco, vestitasi
da
Baccante, andò colle compagne a liberar Filomela,
è esporre appena nati i due gemelli in un bosco, ove furono allattati
da
una lupa. Raccolti dal pastore Faustolo furon poi
ati da una lupa. Raccolti dal pastore Faustolo furon poi essi nutriti
da
Acca Laurenzia, e cresciuti rimisero l’ avo lor N
glio di Marte, secondo Esiodo, fu anche Cigno, il quale fu poi ucciso
da
Ercole nella Focide in occasione che nel bosco Pa
dre di Romolo. Sacre a Marte erano in Roma le feste Equirie istituite
da
Romolo, che celebravansi a’ 27 di Febbraio colle
el campo Marzio. A lui dedicati eran pure le feste Scaliari istituite
da
Numa Pompilio successore di Romolo, e che celebra
cerdoti di Marte; e perchè non potesse agevolmente involarsi, ne fece
da
Mamurio costruire altri simili, da cui restasse c
sse agevolmente involarsi, ne fece da Mamurio costruire altri simili,
da
cui restasse confuso. Or questi ancili dai Sacerd
rdoti predetti venivano nelle calende di Marzo (mese a lui consecrato
da
Romolo) recati per la città con canti in lode di
della guerra teneasi pur Bellona chiamata Enio da’ Greci, e supposta
da
chi madre, da chi sorella, e da chi moglie di Mar
teneasi pur Bellona chiamata Enio da’ Greci, e supposta da chi madre,
da
chi sorella, e da chi moglie di Marte. E tra le d
a chiamata Enio da’ Greci, e supposta da chi madre, da chi sorella, e
da
chi moglie di Marte. E tra le divinità riponevasi
nelle mani. Capo VII. Di Vulcano. Quattro Vulcani sì annoverano
da
Cicerone; il primo figlio del Cielo e sposo di Mi
cielo: e cadendo nell’ isola di Lenno si ruppe la coscia, onde zoppo
da
ambi i lati rimase perpetuamente. Fu ivi nutrito
oscia, onde zoppo da ambi i lati rimase perpetuamente. Fu ivi nutrito
da
Eurinome figlia dell’ Oceano, che ne prese compas
i fulmini contro i Giganti, che osò domandargli Minerva in isposa, e
da
lei rifiutato ottenne Venere. Ebbe però sovente a
enne Venere. Ebbe però sovente a pentirsi di queste nozze, tormentato
da
perpetue gelosie, spezialmente contro di Marte. N
ato da perpetue gelosie, spezialmente contro di Marte. Nondimeno ebbe
da
lei Cupidine, sebbene altri dieno a questo divers
giavasi Vulcano, in sembianza di fabbro col martello in mano, e zoppo
da
ambi i piedi. Aveva egli in Lenno il principal cu
Venere, Cupidine, ed Imene. Quattro Venere pur si trovono nominate
da
Cicerone: la prima figlia del Cielo, e della Gior
ine, la terza figlia di Giove e di Dione, che fu moglie di Vulcano, e
da
Marte ebbe Antero; la quarta figlia di Siro e di
cerla la Propetidi native di Amatunta città di Cipro, e furori quindi
da
Venere pria condannate a mostrarsi ignude, e posc
mentre Cencreide occupata nelle feste di Cerere vivea secondo il rito
da
lui divisa, alla fine desideroso di vedere chi fo
contrarie preghiere di lei volle andarvi ad ogni patto, vi fu ucciso
da
un cignale, sotto alle sembianze di cui dissero a
igno; il passero, e specialmente la colomba, in cui si disse cangiata
da
Cupido la ninfa Peristera, perchè in una sfida ch
re la rese vittoriosa. Rappresentavasi or sopra una conchiglia tirata
da
due Tritoni, o da due Cavalli marini, or sopra un
osa. Rappresentavasi or sopra una conchiglia tirata da due Tritoni, o
da
due Cavalli marini, or sopra un cocchio tirato da
a da due Tritoni, o da due Cavalli marini, or sopra un cocchio tirato
da
due cigni, o da due colombe. Adorata era Venere p
, o da due Cavalli marini, or sopra un cocchio tirato da due cigni, o
da
due colombe. Adorata era Venere principalmente ne
; e avendo in Cipro i Cerasti osato sacrificarle umane vittime, furon
da
essa cangiati in lori. In Roma alle calende di ap
aprile, così detto secondo alcuni aphros spuma, alludendo alla spuma
da
cui nacque Venere, secondo altri da perire, perch
phros spuma, alludendo alla spuma da cui nacque Venere, secondo altri
da
perire, perchè allora la terra apre il seno alla
hè allora la terra apre il seno alla produzione de’ vegetabili. Amore
da
Esiodo è posto fra i primi Iddìi, contemporaneo a
to fra i primi Iddìi, contemporaneo al Caos, e alla terra, e distinto
da
Cupidine. Gli altri poeti comunemente contondono
lei indegno. Amore in cambio di lei si accese, e la fece trasportare
da
Zefiro in un palagio rimoto, ov’ ella era di tutt
Zefiro in un palagio rimoto, ov’ ella era di tutto lautamente fornita
da
ninfe invisibili, ed ei medesimo veniva da lei la
i tutto lautamente fornita da ninfe invisibili, ed ei medesimo veniva
da
lei la notte senza lasciarsi veder giammai. Brama
di rivedere due sorelle che avea Amore permise che fosser anch’ esse
da
Zefiro colà portate, e queste udendo la felicità
la felicità ch’ ella godeva, ma che non vedea giammai lo sposo, punte
da
invidia le fecer credere eh’ ei fosse un mostro,
sa. Avide di questo le sorelle una dopo l’ altra salirono lo scoglio,
da
cui Zefiro le avea portate al palagio di Amore, e
cui Zefiro le avea portate al palagio di Amore, ed una dopo l’ altra
da
esso precipitarono. Intanto Venere informata di q
siche davanti e fieramente la maltrattò. Le impose quindi di separare
da
un grosso mucchio di frumento, di orzo di miglio,
o; in seguito di portarle una brocca piena di un acqua nera custodita
da
due dragoni e un’ aquila, presa la brocca, andò a
, e recarle un vasetto pieno di grazie e di vezzi, che dato sarebbele
da
Proserpina; e scesa per la via del Tenaro ottenne
e dato sarebbele da Proserpina; e scesa per la via del Tenaro ottenne
da
Proserpina il vaso, ma al ritorno ebbe curiosità
letargo. Da questo però Amore la risvegliò, e salilo al cielo ottenne
da
Giove di averla in isposa, e placata Venere in ci
l leggiadrissima giovane colle ali di farfalla. Imene Dio delle nozze
da
alcuni vien detto figlio di Bacco e di Venere, da
ene Dio delle nozze da alcuni vien detto figlio di Bacco e di Venere,
da
altri figlio di Apolline, e di una delle muse, ch
rora, del Sole, e della Luna. Figli d’ Iperione e di Tea son detti
da
Esiodo l’ Aurora, il Sole, e la Luna. L’ Aurora,
se, e n’ ebbe Mennone, che poi venuto in soccorso di Troia, fu ucciso
da
Achille. Ottenne essa a Titone l’ immortalità, ma
ed ella vergognandosi fuggi ne’ boschi, ove si fece seguace di Diana,
da
cui ricevette in dono un cane di mirabile velocit
cità, ed un dardo, che sempre sicuramente colpiva. Richiamala in fine
da
Cefalo, a lui donò quel cane, e quel dardo. Ma un
pra alla riva di un fonte egli chiamava l’ aura a ristorarlo, uno che
da
lungi l’ udì, credette ch’ egli chiamasse una Nin
e fronde, che Cefalo credendo nascosta ivi una fiera lanciò il dardo,
da
cui la misera Procri rimase estinta. Si disse pos
Rappresentavasi l’ Aurora sopra di un carro a due cavalli, preceduta
da
Fosforo o Lucifero sotto la forma di un Genio ave
o avente una stella in fronte, e una fiaccola in mano ed accompagnata
da
altri Geni quali in atto di versar la rugiada, e
, che molti poeti confusero con Apollo, ma che Omero ed Esiodo sempre
da
lui distinsero, ebbe da Climene figlia dell’ Ocea
ero con Apollo, ma che Omero ed Esiodo sempre da lui distinsero, ebbe
da
Climene figlia dell’ Oceano Faetonte, Lampezia, F
iglia dell’ Oceano Faetonte, Lampezia, Faesosa, e Febe o Lampetusa; e
da
Ferse, o Perseide Eeta, Pasifae e Circe. Factente
te, secondo Ovidio, in una contesa con Epafo figlio di Io; sentendosi
da
lui negare di esser figlio del Sole, andò per con
fu re di Coleo e possessore del vello, d’ oro, che poi conquistato fu
da
Giasone per opera di Medea, siccome appresso vedr
rtorì il Minotauro mostro mezz’ uomo, e mezzo toro, che poi fu ucciso
da
Teseo nel labirinto di Creta. Circe maritatasi al
tabilì nel promontorio Circeo ora Monte Circello, ove non corrisposta
da
Glauco amante di Scilla, per vendetta avvelenò la
lavavasi onde questa cangiossi in mostro marino; rifiutata parimente
da
Pico re del Lazio lui trasformò in picchio, cangi
uminosissimo circondato dalle Ore, che le dauzavano intorno, e tirato
da
quattro focosi cavalli Eto, Piroo, Eoo, e Flegone
confondesi con Diana, fu anch’ essa dai più antichi poeti interamente
da
lei distinta. Dicon le favole, che innamorata di
te dal cielo a star seco sul monte Latino; ed aggiungono pure, che fu
da
Pane Dio de’ pastori allettata con un presente di
l quarto nato in Arcadia, e soprannomato dagl’ Arcadi Nomione, perchè
da
esso dicevano di aver avuto le leggi. Il più cele
tà portò il disco di Apollo alla testa di Giacinto; che ne morì, e fu
da
Apollo cambiato nel fiore dello stesso nome. Ovid
lo amava prevenne il colpo cangiandolo in cipresso. Tutto questo però
da
molti viene attribuito a Silvano. Innamorato prim
rse il fatto ad Orcamo, il quale fece seppellir viva Leucotoe che poi
da
Apolline fu trasformala nell’ albero, da cui stil
pellir viva Leucotoe che poi da Apolline fu trasformala nell’ albero,
da
cui stilla l’ incenso, e Clizia medesima fu cangi
de. Trasse però dal fianco di lei un bambino, cui fece prima allattar
da
una capra, e poscia allevar dal centauro Chirone,
e poscia allevar dal centauro Chirone, e chiamollo Esculapio. Questi
da
Chirone istrutto nell’ arte medica, ne divenne co
ca, ne divenne così valente, chef potè ad istanza di Diana richiamare
da
morte a vita Ippolito tiglio di Teseo. Sdegnato p
avevano i fulmini a Giove., venne esigliato dal cielo. Ebbe Esculapio
da
Epione due figli Macaone e Podalirio, che aneli e
oracolo di Apollo, il quale rispose, che conveniva condurre Esculapio
da
Epidauro in Roma. Gli ambasciatimi passarono quin
posarsi spontaneamente sopra la nave dei Romani, ch’ era nel porto, e
da
essi condotto a Roma, e deposto nell’ Isola del T
ndo ottenerla se non a condizione di condurre a Pelia un carro tirato
da
un leone e da un cignale. Apollo gl’ insegnò il m
se non a condizione di condurre a Pelia un carro tirato da un leone e
da
un cignale. Apollo gl’ insegnò il modo onde aggio
modo onde aggiogare queste due bestie feroci. Oltreciò allorchè preso
da
grave malattia era Admeto vicino a morte, ei gli
este generosamente a ciò offerta, egli fu risanato, ed Alceste fu poi
da
Ercole tratta fuor dell’ l’ Inferno, dopo avervi
e dell’ oracolo dovette esporre la figlia Esione, che fu poi liberata
da
Ercole. In Frigia fu Apollo dal Satiro Marsia sfi
il fiume Marsia, che sbocca nel fiume Meandro. Pari disfida ebbe ivi
da
Pane, e parimente vincitore ne fu dichiarato dal
sa Pitia posta sul tripode coperto della pelle del serpente Pitone, e
da
questi luoghi ei trasse i nomi di Delio, Clario,
o, come quello di Cintio dal Monte Cinto ove nacquero quello di Pitio
da
Pito sinonimo, di Delfo, quello di Febo, cioè ris
onia, parte della Beozia sopra i monti Parnasio, Castalio ed Elicona,
da
cui usciva il fonte Castalio, in cui si volle can
e Castalio, in cui si volle cangiata la ninfa Castalia mentre fuggiva
da
Apollo, e il fonte Aganippe, Ippocrene o Cavallin
Aganippe, Ippocrene o Cavallino, che si disse fatto sgorgar di terra
da
un calcio del cavallo Pegaso nato dal sangue di M
lla Tessaglia, e il monte Pindo nella Macedonia diceansi pure sovente
da
esse abitati. Narra Ovidio, che le nove figlie di
uggirono convertite in uccelli, ed ei volendo inseguirle precipitossi
da
una loggia, e rimase estinto. Capo XI. Di Dian
Di Diana. Oltre alla figlia di Giove e di Latona, due altre Diane
da
Cicerone si accennano, l’ una figlia di Giove e d
vidanza di Calista figlia di Licaone, la quale erasi lasciata sedurre
da
Giove, che per ingannarla avea assunte le sembian
iscacciò. Quella entrala in un bosco diede poi Arcade alla luce, e fu
da
Giunone cangiata in orsa. Arcade cresciuto in età
placabile, altro non potendo, ottenne, secondo Ovidio, dall’ Oceano e
da
Teti di non permettere che mai si bagnino in mare
figliuolo di Aristeo e di Autone osato di mirarla nuda nel bagno, fu
da
essa coll’ acqua, che gli gettò contro cangiato i
oll’ acqua, che gli gettò contro cangiato in cervo, e divorato poscia
da
propri cani. Orione, nato secondo le favole dall’
r violenza ad Opi ninfa di Diana, e secondo alcuni a Diana stessa, fu
da
essa ucciso, secondo alcuni, con un dardo, e seco
gendolo rapito dall’ Aurora. Chione figlia di Dedalione, che per aver
da
Mercurio generato Autolico, da Apolline Filammone
ione figlia di Dedalione, che per aver da Mercurio generato Autolico,
da
Apolline Filammone, osò a lei preferirsi, fu essa
o Autolico, da Apolline Filammone, osò a lei preferirsi, fu essa pure
da
lei trafitta, di che il padre addolorato gettossi
e da lei trafitta, di che il padre addolorato gettossi in mare, ma fu
da
Apollo a mezz’ aria cangiato in uno sparviero. Eg
le campagne calidonie un terribil cignale, il quale ben poi fu ucciso
da
Meleagro figlio di Eneo, ma con fatai danno di lu
elli di Altea, e volendo a forza ritogliere ad Atalanta il dono avuto
da
Meleagro vennero uccisi. Allora Altea madre di Me
la morte de’ suoi fratelli il tizzone sul fuoco, e Meleagro consunto
da
interna arsura insieme con quello rimase estinto.
si uccise, e le sorelle di Meleagro la morte di lui piangendo furono
da
Diana cangiate negli uccelli detti Meleagridi. Al
. Diana rappresentavasi in abito di cacciatrice sopra un carro tirato
da
due cervi, e come confondessi colla Luna, cosi a
lla Luna, cosi a lei poneasi pur anche un arco lunato in fronte; anzi
da
molti poeti pur fu confusa con Ecate, e detta per
ve era nata. Famoso era il suo tempio in Efeso, che poi fu incendiato
da
Erostrato, preso dalla mania di rendersi con ciò
è chiamato Trifonio; il terzo figlio di Giove e di Maia, dal quale e
da
Penelope alcuni pretesero nato il Dio Pane; il qu
avaglisi pure in mano il caduceo; vale a dire una verga attorcigliata
da
due serpenti, colla quale dice Omero, eh egli chi
trapassati all’ inferno. Avendo per ordin di Giove ucciso Argo posto
da
Giunone alla custodia di Io (come si disse al Cap
osto da Giunone alla custodia di Io (come si disse al Capo IV.), ebbe
da
ciò il titolo di Arcidiga. Vuolsi per alcuni ch’
, ebbe da ciò il titolo di Arcidiga. Vuolsi per alcuni ch’ egli abbia
da
Venere avuto Cupidine, per altri Ermafrodito. Inn
a lui venne attribuita eziandio l’ invenzion della lira, che si disse
da
lui formata la prima volta coi tesi nervi di una
ate si dissero le feste Orfiche; il quinto figlio di Niso e di Dione,
da
cui si credettero stabilite le Trieteridi. Comune
Dione, da cui si credettero stabilite le Trieteridi. Comunemente però
da
poeti Bacco vien detto figlio di Giove e di mele
ichiesta, sebbene a malgrado; ma quando a lei presentossi, un fulmine
da
lui uscito l’ incendiò. Allora Giove le estrasse
, e l’ ascose nella sua coscia, poi datolo alla luce lo fece allevare
da
Ino sorella di Semele sotto la custodia di Sileno
custodia di Sileno. Cresciuto in età andò alla conquista delle Indie,
da
cui tornando trovò nell’ Isola di Nasso Arianna a
Indie, da cui tornando trovò nell’ Isola di Nasso Arianna abbandonata
da
Teseo, e fattala sua sposa trasportò iu cielo la
Baccanti in una specie di furore, ond’ erano da’ Greci chiamate orge
da
furore. In queste il giovane Cisso spensieramente
giovane Cisso spensieramente saltando cadde in una profonda fossa, e
da
Bacco venne cangiato in edera. Essendosi a tale f
hiedere sconsigliatamente che in orò si convertisse tutto quello, che
da
lui fosse tocco, mutandosegli in oro anche il pan
o. Anche, le cinque figlie di Anio sacerdote di Apollo in Delo avevan
da
Bacco ottenuto di cangiare in frumento o vino od
be. Rappresentatasi Bacco in aria giovenile, sopra di un carro tirato
da
due tigri col capo inghirlandato di edera e di pa
ricchezze, unita a Giove divenne madre di Proserpina. Essendo questa
da
Plutone stata rapita nelle campagne dell’ Enna in
ume Alfeo raggiunta), diè finalmente a Cerere contezza che Proserpina
da
Plutone, era stata rapita. Essa allora sir volse
nell’ arte di coltivare la terra, Io spedì sopra il suo carro tirato
da
due dragoni in varie parti del mondo ad insegnarl
degli utili insegnamenti di Trittolemo, cercò anzi ammazzarlo; ma fu
da
Cerere cangiato in lince. Avverso a Cerere ed a T
ngiare. Ma questa mal sofferendo la schiavitù raccomandossi a Nettuno
da
cui prima era stata amata, ed ei per toglierla al
scatore. Restituita alla forma primiera tornò essa al padre, e veduta
da
lui nuovamente, e pur nuovamente si trasformò, us
il padre ne ritraeva dal venderla, sufficiente a satollarlo, ei finì
da
ultimo a doversi arrabbiatamente mangiare le prop
a, e la falce con cui si miete il frumento. Il suo cocchio era tirato
da
due dragoni. In Roma a lei offerivansi ne’ sacrif
nte era antichissimo presso gli Orientali, e in Italia vuolsi portato
da
Enea; sebben’ pretendesi da alcuni che fosse già
gli Orientali, e in Italia vuolsi portato da Enea; sebben’ pretendesi
da
alcuni che fosse già in uso presso i Tirreni. La
gini dette Vestali, che nel tempio di Vesta fabbricato secondo alcuni
da
Romolo, e secondo altri da Numa, vegliavano a vic
tempio di Vesta fabbricato secondo alcuni da Romolo, e secondo altri
da
Numa, vegliavano a vicenda intorno ad esso. Le ve
vando il fuoco sacro, il quale nell’ uno e nell’ altro caso portavasi
da
una Vestale sopra l’ altare entro un crivello di
XVI. Della Terra, e degli Dei terrestri. La Dea della terra, detta
da
Esiodo con proprio nome Gea, e dagli antichi Lati
ta da Esiodo con proprio nome Gea, e dagli antichi Latini Tellure, fu
da
essi riguardata come moglie del Cielo, e madre di
à o dal monte Cibelo nella Frigia, ove il suo culto ebbe principio, o
da
Cibelo suo primo Sacerdote. Fu detta anche Dindim
bolo delle sue produzioni; sopra di un cocchio a quattro ruote tirato
da
due leoni, e colle chiavi in mano, con cui apre a
suoi sacerdoti eran detti Galli dal fiume Gallo nella Frigia, Dattili
da
dactylos, dito, perchè erano eguali in numero all
i da dactylos, dito, perchè erano eguali in numero alle dita. Cureti,
da
cura tonsura, perchè tosavansi; Coribandi da cory
umero alle dita. Cureti, da cura tonsura, perchè tosavansi; Coribandi
da
coryptein agitare il capo, perchè con grandi agit
con grande strepito di percossi cembali di metallo le feste di Cibele
da
quelli si celebravano. Eran essi eunuchi ad imita
uchi ad imitazione di Ali, che tal si rese allor quando mirò trafitta
da
Cibele la ninfa Sangaride, colla quale violato eg
ride, colla quale violato egli avea il precetto di castità impostogli
da
Cibele nel farlo suo sacerdote. Ati fu poi da ess
o di castità impostogli da Cibele nel farlo suo sacerdote. Ati fu poi
da
essa cangiato in pino. La vittima che a Cibele sa
e alcun uomo potesse intervenirvi. Nelle viscere della terra fu posta
da
Pronabide la sede di Demogorgone, Dio terribile,
non potè vincere quella di Siringa figlia del fiume Ladone, la quale
da
lui fuggendo in riva al fiume paterno fa cangiata
recia si accinsero a spogliare il tempio di Delfo, venne loro incusso
da
Pane un improvviso terrore, per cui tutti diedero
’ 15 di Febbraio, che si dissero altrove dedicate a Giunone Februale,
da
molti si vollero dedicate a Pane, di cui si prete
tavasi con un cipresso in mano per memoria del giovane Ciparisso, che
da
lui non da Apollo vogliono molti essere stato can
un cipresso in mano per memoria del giovane Ciparisso, che da lui non
da
Apollo vogliono molti essere stato cangiato in ci
iono pure che dalla ninfa Simetide ei generasse Aci, che fu poi amato
da
Cutatea, e ucciso da Polifemo; e dalla ninfa Miri
infa Simetide ei generasse Aci, che fu poi amato da Cutatea, e ucciso
da
Polifemo; e dalla ninfa Mirica Latino, padre di L
ario. Era tenuto come il più lascivo fra tutti gli Dei. La ninfa Loto
da
lui fuggendo fu trasformata nella pianta dello st
o fu trasformata nella pianta dello stesso nome; e Driope amata prima
da
Pane e da Apolline, e divenuta poi moglie di Andr
ormata nella pianta dello stesso nome; e Driope amata prima da Pane e
da
Apolline, e divenuta poi moglie di Andremone, da
mata prima da Pane e da Apolline, e divenuta poi moglie di Andremone,
da
questa pianta cogliendo alcuni fiori per divertir
palmente nell’ agro Pontino, ovediceasi che alcuni Lacedemoni fuggiti
da
Sparta, perchè mal sofferenti delle leggi troppo
mele. Mentre inseguiva Euridice moglie di Orfeo, questa fu morsicata
da
un serpente nascosto fra l’ erbe, e ne morì. Le n
delitto il violare. La sua figura a principio non era che una pietra,
da
quale segnava il confine tra un campo e l’ altro,
. I Geni delle donne più comunemente erano detti Giunoni. Dal Genio e
da
una vergine Sabina diceasi nato il Dio Fidio fond
Vaticano quel che apre la bocca a’ vagiti, Levana quella che solleva
da
terra i bambini, Cunina quella che presiede alle
i in Italia, dove sui colle Palatino fondò una piccola città chiamata
da
lui Pallanteo; Acca Laurenzia che fu nutrice di R
fu nutrice di Romolo e di Remo, e in onor di cui voglionsi istituite
da
Romolo le feste Laurentine o Laureatali, che cele
l Popolo Romano, allorchè stava ritirato sul monte Aventino, si volle
da
esso per gratitudine onorata di perenne culto, e
ell’ Oceano partorì le Ninfe del mare dette perciò Nereidi. L’ Oceano
da
Esiodo e da Omero non è riguardato come Dio nel m
partorì le Ninfe del mare dette perciò Nereidi. L’ Oceano da Esiodo e
da
Omero non è riguardato come Dio nel mare, ma come
o a Nettuno. Questi sposò Anfitrite figlia dell’ Oceano, cui fè rapir
da
un Delfino, che in ricompensa fu poi trasportato
Delfino, che in ricompensa fu poi trasportato fra de costellazioni; e
da
essa ebbe Tritone che rappresentasi mezz’ uomo e
il carro di Nettuno sonando una conca marina. Secondo Omero, Nettuno
da
Ifimedia moglie di Aloeo ebbe due figli Oto, ed E
ti, e alla grossezza di nove, incatenarono Marte, che fu liberato poi
da
Mercurio, e soviapposero all’ Olimpo l’ Ossa ed i
osero all’ Olimpo l’ Ossa ed il Pelio per cacciar Giove dal cielo; ma
da
lui fulminati furono poi sepolti nel Tartaro. Agg
furono poi sepolti nel Tartaro. Aggiugne lo stesso Omero, che Nettuno
da
Tiro figlia di Salmoneo e moglie di Creteo, la qu
dì Giasone alla conquista del vello d’ oro, e Neleo padre di Nestore;
da
Toosa figlia di Forco ebbe il Ciclope Polifemo, c
Toosa figlia di Forco ebbe il Ciclope Polifemo, che acciecato fu poi
da
Ulisse, a cui divorato aveva sei compagni: finalm
ecato fu poi da Ulisse, a cui divorato aveva sei compagni: finalmente
da
Peribea figlia di Eurimedonte ebbe Nausitoo re de
ttendo Ceneo a favor de’ Lapiti contro i Centauri, non potendo essere
da
questi ferito, fu invece oppresso sotto il peso d
e cerulee, e col tridente in mano, sopra una grande conchiglia tirata
da
due cavalli marini. A Nettuno sacrificavasi il to
li in Roma erano ai 23 di Luglio. Il Dio Conso, particolare a’ Romani
da
alcuni venne confuso con Nettuno, da altri distin
Dio Conso, particolare a’ Romani da alcuni venne confuso con Nettuno,
da
altri distinto, e riguardato come Dio de’ consoli
Proteo figliuolo dell’ Oceano e di Teli figlia della terra, il quale
da
Nettuno avea per ricompensa ottenuto da prevision
figlia della terra, il quale da Nettuno avea per ricompensa ottenuto
da
previsione del futuro; ma noi predicea se non leg
tessa facoltà godea Tetide figlia di Nereo. Sorpresa, secondo Ovidio,
da
Peleo figlio di Eaco, mentre era addormentata, el
albero, in tigre, in uccello, e cosi a lui si sottrasse. Ma avvisalo
da
Proteo di legarla, ove la sorprendesse di nuovo,
trasformazione, per questo modo ottenne Peleo di averla in moglie, e
da
essi poi nacque Achille, che Proteo avea innanzi
orte del padre. Avendo Peleo in appresso ucciso il fratello Foco nato
da
Psamate ninfa marina, questa mandò un mostruoso l
sacro, secondo il medesimo, era il porto d’ Itaca. Ma un altro Forco
da
Cicerone si accenna, figlio dell’ Oceano e di Sal
Salacia, il quale, die’ egli, fu re di Corsica e di Sardegna, e vinto
da
Atlante in una battaglia navale e sommerso, fu de
, ma che di professione tutti dicono pescatore, veggendo, che i pesci
da
lui presi gettati sul lido al tocco di cert’ erba
, che gettandosi in mare furono ad istanza di Venere cangiati amendue
da
Nettuno in Dei marini, e chiamati poscia da’ Grec
esse, al dir di Ovidio, compagne di Proserpina, e allorchè questa fu
da
Plutone rapita, e bramando di andarne in traccia
cilla era figlio di Forco e della ninfa Cratea. Fu amata perdutamente
da
Glauco, il quale ricorse a Circe per ottenere da
u amata perdutamente da Glauco, il quale ricorse a Circe per ottenere
da
lei qualche incantesimo, onde essere da Scilla ri
ricorse a Circe per ottenere da lei qualche incantesimo, onde essere
da
Scilla riamato. Invece innammorossi Circe di, lui
voracissima, che avendo rubato ad Ercole certi buoi, secondo alcuni,
da
lui fu uccisa, e secondo altri fulminata da Giove
rti buoi, secondo alcuni, da lui fu uccisa, e secondo altri fulminata
da
Giove; e cangiata in una voragine vorticosa, che
a fu da’ Mitologi assegnato, come abbiam detto, a Giove ed a Giunone,
da
cui dipendean le piogge e le altre meteore. Ma il
ui dipendean le piogge e le altre meteore. Ma il governo de’ venti fu
da
Giove affidato ad Eolo figlio di esso e di Acesta
Eolie, ora di Lipari. Padre de’ venti tempestosi o delle procelle fu
da
Esiodo detto Tifone marito di Echidna; gli altri
siodo detto Tifone marito di Echidna; gli altri venti ei fece nascere
da
Astreo e dall’ Aurora, I principali tra questi er
o da’ quattro punti cardinali del cielo, vale a dire Borea o Aquilone
da
tramontana, Euro da levante, Austro o Noto da mez
cardinali del cielo, vale a dire Borea o Aquilone da tramontana, Euro
da
levante, Austro o Noto da mezzogiorno, Zefiro da
a dire Borea o Aquilone da tramontana, Euro da levante, Austro o Noto
da
mezzogiorno, Zefiro da ponente. Zefiro fu marito
da tramontana, Euro da levante, Austro o Noto da mezzogiorno, Zefiro
da
ponente. Zefiro fu marito di Glori o Flora Dea de
, veniva pur nominato Giove infernale, e Dite, od Orco; sebbene, Orco
da
Esiodo è chiamato più propriamente il Dio del giu
nitore degli spergiuri. Rapì egli Proserpina figlia di Cerere, il che
da
Ovidio vien raccontato in questo modo. Allorchè G
noso, con nera barba e neri capelli, sopra un cocchio di ferro tratto
da
neri cavalli, e con un bidente di ferro in mano.
ono con Diana, altri colla stessa Proserpina, ma che Esiodo distingue
da
amendue, dicendola figlia di Geo, e di Febo. Nell
ed in Alene qual Dea dell’ Inferno adoravasi anche Cotitto riguardata
da
alcuni come la stessa Proserpina, e da altri come
avasi anche Cotitto riguardata da alcuni come la stessa Proserpina, e
da
altri come una Dea da lei diversa. I Sacerdoti di
guardata da alcuni come la stessa Proserpina, e da altri come una Dea
da
lei diversa. I Sacerdoti di Cotitto chiamavansi B
i geni, che presedevano a’ morti. Da alcuni furon confusi co’ Lemuri,
da
altri furon presi per le anime stesse de’ trapass
lingua. Di là dell’ Acheronte era il cane Cerbero con tre teste, nato
da
Tifone e da Echina, ch’ era il custode dell’ Infe
à dell’ Acheronte era il cane Cerbero con tre teste, nato da Tifone e
da
Echina, ch’ era il custode dell’ Inferno. Tre giu
uolo della Terra. Avendo voluto far violenza a Latona, fu egli ucciso
da
Apollo, e sepolto nel Tartaro, dove occupava coll
nove iugeri di terreno, e le viscere sempre rinascenti gli erano rose
da
due avvoltoi. Flagia figliuolo di Marte e di Cris
di Crise, e re de’ Lapiti, avendo incendiato il tempio di Apollo, fu
da
esso ucciso, e condannato a starsi perpetuamente
ovinargli addosso a schiacciarlo. Issione figliuolo di Flegia ammesso
da
i Giove alla sua mensa osò aspirare a Giunone. Gi
legia ammesso da i Giove alla sua mensa osò aspirare a Giunone. Giove
da
essa avvertitone, per farne prova gli te comparir
o fe poi dalle furie legare giù nell’ Inferno ad una ruota circondata
da
serpenti e che sempre gira. Tantalo figlio di Gio
l peso di enorme sasso quelli, che gli cadeano tra le mani. Fu ucciso
da
Teseo, e condannato nell’ Inferno a spinger sull’
vamente ricade. Pausania pretende che di tal pena ei sia stato punito
da
Giove pei’ aver ad Asopo rivelato il luogo, in cu
catenata la Morte, finchè ad istanza dello stesso Plutone fu liberata
da
Marte. Demetrio intorno ad esso spacciò un’ altra
to dall’ Inferno con questo pretesto non volle più ritornarvi, finche
da
Mercurio non vi fu trailo a forza. Le Danaidi era
a’ Romani ed a’ Greci, alcuni altri i Romani adottati ne avevano pur
da
altre nazioni, e siugolarmente dagli Egizi., Tra
di lui moglie, la quale i Greci pretendeano esser la figlia d’ Iliaco
da
Giove prima cangiata in vacca per occultarla a Gi
rometeo che detto aveagli di rigettare qualunque presente gli venisse
da
Giove; ed avendo Pandora aperto il vaso: ne uscir
ora avvedutamente richiuse. Nè di ciò pur contento fè Giove incatenar
da
Mercurio, o come altri vogliono, da Vulcano, Prom
ò pur contento fè Giove incatenar da Mercurio, o come altri vogliono,
da
Vulcano, Prometeo, sul monte Caucaso, e mandò a r
scere un avoltoio: il quale tormento Prometeo soffrir dovette, finchè
da
Ercole pur con assenso di Giove medesimo, non ne
dall’ umida terra, e fra questi il serpente Pitone che poi fu ucciso
da
Apollo. Cerambo, secondo il medesimo, si sottrass
icò il corso della notte. Poco dopo sopravvenne lo stesso Anfitrione,
da
cui Alcmena concepì Ificlo, che nacque gemello co
la moglie di Stenelo re di Micene incinta di Euristeo. Giunone carpi
da
Giove il giuramento che chi nascerebbe il primo a
alantide, impaziente di veder Ercole estinto, il fè assalire in culla
da
due serpenti, che però l’ intrepido fanciullo str
alla fine perisse. Dodici sono le principali imprese, a cui Ercole fu
da
Euristeo obbligalo, le quali perciò comunemente s
vittoria. 2. Pugnò nel paese di Argo coll’ Idra Lernea nata parimente
da
Echidna, che era un serpente di sette teste, a cu
tutte di un colpo, secondo altri, gliele bruciò colle faci recategli
da
Giolao figlio d’ Ificlo. 3. Sul monte Erimanto in
ei pure ad Euristeo. 5. Col rumore de’ cembali di metallo prestatigli
da
Minerva mise in fuga sul lago Stinfalo in Arcadia
nerva mise in fuga sul lago Stinfalo in Arcadia gli sparvieri educati
da
Marte, che aveano il becco e gli ai tigli di ferr
a. 7. Purgò le stalle di Augia re dell’ Elide dal letame accumulatovi
da
trenta anni, coll’ introdurvi il fiume Alfeo. 8.
he avea tre corpi, e gli tolse le vacche custodite dal cane Orto nato
da
Tifone e da Echidna. Le donne di Eripilo insoffer
corpi, e gli tolse le vacche custodite dal cane Orto nato da Tifone e
da
Echidna. Le donne di Eripilo insofferenti di vede
fone e da Echidna. Le donne di Eripilo insofferenti di veder condotte
da
Ercole queste vacche pe’ loro campi furon esse me
Uccise il Drago custode del giardino delle Esperidi, nato anch’ esso
da
Echidna, e ne tolse i pomi d’ oro, o come altri d
chidna, e ne tolse i pomi d’ oro, o come altri dicono, li fè cogliere
da
Atlante, ed ei frattanto in vece di lui sostenne
ll’ inferno e gli condusse incatenato il, cane Cerbero nato parimente
da
Echidna; e dalla velenosa bava che questi lasciò
e; ei dopo aver consumalo contro di loro tutte le sue saette, ottenne
da
Giove una pioggia di sassi, co’ quali li mise in
allor regnava sul Palatino, per gratitudine di aver purgalo il paese
da
quel ladrone gli eresse un’ ara, che in grande on
liberò anche Teseo, come dirassi qui in seguito al Cap. X. Essendogli
da
Tindamante re di Misia negate le vettovaglie, irr
la nave Argo. Periclimeno figlio di Neleo e fratello di Nestore, avea
da
Nettuno ottenuto di potersi trasformare a suo tal
o volle provarsi con Ercole, e con lui combattendo sotto varie forme,
da
ultimo cangiossi in aquila. Ma Ercole lo ferì di
anira figlia di Eneo re di Calidania e sorella di Meleagro; atterrato
da
Ercole egli mutossi prima in serpente, poi afferr
ro; atterrato da Ercole egli mutossi prima in serpente, poi afferrato
da
lui pel collo e vicino ad essere strozzato si can
sere strozzato si cangiò in toro; ma essendogli sotto di questa forma
da
Ercole strappato un corno, fu alla fine costretto
promesso; ma invece allorchè Ercole l’ ebbe indossata, si senti preso
da
un interno ardor si cocente, che furioso errando
o manifestare ove fosse sepolto. Le favole aggiunsero poi che fu egli
da
Giove portato in cielo e posto nel numero degli D
stituito. Dopo la morte di Ercole, essendosi Illo, figlio di lui nato
da
Deianira, rifugiato in Atene presso di Teseo, Eur
glio l’ odio che nutrito avea contro del padre, andò ad assalirlo; ma
da
Illo medesimo in un combattimento restò ucciso e
eso dall’ oracolo di aver ad essere ucciso dal figlio, che nato fosse
da
Danae, la fece chiudere in una torre ben custodit
che nato fosse da Danae, la fece chiudere in una torre ben custodita
da
guardie, perchè niun uomo se le accostasse. Giove
accolta da’ pescatori e recata al re Pilunno, il quale sposata Danae,
da
cui ebbe Dauno (che trasferitosi nel paese de’ Ru
po Verde, nel mare Atlantico. Erano stati a Medusa i capelli cangiati
da
Pallade in serpenti, perchè nel tempio di lei era
iunque la riguardava ne rimanea petrificato. Per vincerla ebbe Perseo
da
Mercurio i talari o coturni alati, da Vulcano una
icato. Per vincerla ebbe Perseo da Mercurio i talari o coturni alati,
da
Vulcano una spada adamantina, da Plutone l’ elmo,
a Mercurio i talari o coturni alati, da Vulcano una spada adamantina,
da
Plutone l’ elmo, e da Pallade uno scudo, che risp
coturni alati, da Vulcano una spada adamantina, da Plutone l’ elmo, e
da
Pallade uno scudo, che risplendea a guisa di spec
di Cassiopea per ordine dell’ oracolo era esposta ad essere divorata
da
un mostro marino, colà mandato dalle Nereidi, per
scacciato Acrisio, erasi fattore degli Argivi, la moglie di lui detta
da
Omero Antea, da altri Stenobea si accese di Belle
o, erasi fattore degli Argivi, la moglie di lui detta da Omero Antea,
da
altri Stenobea si accese di Bellerofonte, e non p
il monte della Licia del medesimo nome. Era la Chimera un mostro nato
da
Tifone e da Echidna col capo e il petto di leone,
la Licia del medesimo nome. Era la Chimera un mostro nato da Tifone e
da
Echidna col capo e il petto di leone, il ventre d
da di drago, e che fuoco vomitava dalla bocca. Bellerofonte, ottenuto
da
Nettuno il cavallo Pegaseo, con esso andò coraggi
alla quale Bellerofonte ebbe Issandro, Ippoloco e Leodamia, che amata
da
Giove fu madre poi di Sarpendone, e Stenobea disp
e colla mania di credersi cangiate in vacche, e ne furono poi guarite
da
Melampo, il quale sposò una di esse, e diede l’ a
sul fuoco, e a misura che questo andò consumandosi, egli pur divorato
da
interno ardore finì la vita. Pentissi Altea, ma t
iate in uccelli, che il nome ebbero di Meleagridi. Atalanta ricercata
da
molti alle nozze che abborriva, promise alla fine
er suo l’ ucciderli. Ippomene figlio di Macareo per superarla ottenne
da
Venere tre pomi d’ oro colti nell’ isola di Cipro
nicia e di Telafasse, e fratello di Europa, allorchè questa fu rapita
da
Giove, ebbe ordine dal padre di andarne in tracci
r acqua alia fontana di Marte, e questi vennero tutti quanti divorati
da
un drago. Desolato per una tal perdita fu confort
della Beozia, così detta in memoria del bue sopraccennalo. Ebbe Cadmo
da
Ermione o Armonia figlia di Marie e di Venere qua
Atamante, dovette gettarsi in mare; Autonoe madre di Atteone, che fu
da
Diana cangiato in cervo: ed Agave madre di Penteo
iglia ed aggravato dagli anni, Cadmo insieme con Ermione allontanossi
da
Tebe, e andò nell’ Illirico, dove chiedendo agli
uccedette a lui nel regno di Tebe il figlio Polidoro avuto similmente
da
Ermione; ma per essersi opposto a Bacco, in breve
lidoro e Labdaco non l’ avean recinta: e queste furono poi fabbricate
da
Anfione, il quale secondo le favole al suon della
i tenerla rinchiusa in una stretta prigione. Fu però Antiopa liberata
da
Giove, e ricoveratasi sopra il monte Citerone, iv
dagli Dei per compassione fu can giata nel fiume Dirce, che non lungi
da
Tebe entra nel fiume Ismeno. Capo VII. Di Edip
igliuolo di Labdaco re di Tebe e di Giocasta o Epioasta, come è detta
da
Omero, figliuola di Creonte. Avendo Laio udito da
o per essi un vinciglio il lasciò sospeso ad un albero. Fu là trovato
da
Forba pastore di Polibio re di Corinto, e portato
là arrivato a Tebe trovò di paese infestato dalla Sfinge, mostro nato
da
Tifone e da Echidna, che avea la testa, e il pett
a Tebe trovò di paese infestato dalla Sfinge, mostro nato da Tifone e
da
Echidna, che avea la testa, e il petto di donna,
poichè era destino, che questa dovesse morire sì tosto, che l’ enimma
da
alcuno fosse disciolto. Presentossi Edipo, e la S
gno di Tebe, e Giocasta in isposa, cui non sospettò essergli madre, e
da
essa gli nacquero i due gemelli Eteocle e Polinic
desimo, ma di più che Laio era suo padre, e Giocasta sua madre. Preso
da
orrore al vedersi tutto ad un tempo reo di parric
n veder più la luce, mentre Giocasta egualmente inorridita si appiccò
da
se stessa; poi datosi ad un volontario esiglio, n
un leone si maritasse, e la seconda ad un cignale. Or mentre turbato
da
questo sogno cercando andavane il significalo, co
sto sogno cercando andavane il significalo, comparvero alla sua corte
da
un canto Polinice coperto di una pelle di leone,
a Eteocle dopo un superbo rifiuto fece pure dalle sue genti comandate
da
Licofonte e Meone tendere a Tideo un agguato per,
trarsi a quell’ impresa, ma la moglie Erfile sorella di Adrasto vinta
da
Argia moglie di Polinice col presente di un aureo
da Argia moglie di Polinice col presente di un aureo monile lasciato
da
Ermione, scoperse il luogo dov’ ei celavasi; ed e
prezzatore degli Dei, mentre scalava le mura di Tebe, venne fulminato
da
Giove; Anfiarao fu col suo carro dalla terra ingh
l governo di Tebe, vietato che gli Argivi si seppellissero, fu ucciso
da
Teseo; e Alcmeone eseguito il fiero comandamento
fratelli di lei Temeno ed Assieme fu trucidato; e questi lo furon poi
da
Acarnone e Anfotero figli di Alcmeone, e di Calli
la lana d’ oro, in un bosco consegrato a Marte; ove sfavasi custodito
da
un drago, e da due tori spiranti fuoco dalla bocc
in un bosco consegrato a Marte; ove sfavasi custodito da un drago, e
da
due tori spiranti fuoco dalla bocca e dalle nari.
cercarlo. Giunti gli Argonauti all’ isola di Lenno trovaronla abitata
da
sole donne: perocchè esse, onde vivere in lor bal
ò in prime nozze Cleopatra, che altri chiamarono Stenobra o Stenoboe,
da
cui ebbe Orito e Crambo Dopo la morte di lei in s
tti i cibi, ridotto avrebbon Fineo a perir di fame, se opportunamente
da
Calai e Zette non fossero state scacciate. Approd
ti fiamme e sottoporli al giogo poi seminare i denti del drago ucciso
da
Cadmo, che ad Eeta erano stati mandati da Pallade
re i denti del drago ucciso da Cadmo, che ad Eeta erano stati mandati
da
Pallade e Marte, e vincere gli uomini che ne sare
Scilla e Cariddi, e che in questo pericoloso passaggio aiutali furono
da
Giunone; ma come non sì saprebbe determinare ove
’ avrebbe fatto rinascere giovane; ma invece sopra di un carro tirato
da
dragoni se ne fuggi a Corinto, dove Giasone trova
annò atrocemente sotto agli occhi di Giasone medesima i due figli che
da
esso avea avuti, indi salita sul carro tirato da’
Tesèo partorì Medo, che poi diede il nome alla Media. Chirone nacque
da
Fillira figlia dell’ Oceano congiunta a Saturno,
sonar la lira, nelle quali arti istruì Giasone ed Achille, che l’ uno
da
Alcimede, come abbiam detto, l’ altro da Tetide g
asone ed Achille, che l’ uno da Alcimede, come abbiam detto, l’ altro
da
Tetide gli furon dati ad allevare. Fu anche dotti
e dottissimo in medicina, nella quale ammaestrò Esculapio affidatogli
da
Apollo; e la cognizione che egli avea delle stell
tramutata in cavallo. Castore e Polluce nacquero, secondo le favole,
da
due uova partorite da Leda; ma l’ un di questi co
Castore e Polluce nacquero, secondo le favole, da due uova partorite
da
Leda; ma l’ un di questi contenente Polluce ed El
a; ma l’ un di questi contenente Polluce ed Elena era stato fecondato
da
Giove cangiato in cigno, l’ altro contenente Cast
’ altro contenente Castore, e Clitennestra avea avuta la fecondazione
da
Tindaro re dell’ Ebalia, marito di Leda. Quindi è
store. Polluce però, onde aver col fratello una sorte comune, ottenne
da
Giove che a vicenda l’ uno morisse, e risorgesse
caduta estinta per morsicatura di un serpente nell’ atto che fuggiva
da
Aristeo, egli scese all’ inferno per riacquistarl
fu portato a Lesbo, dove un serpente che avvenissi per morderlo venne
da
Apollo cangiato in sasso, e le donne omicide furo
morderlo venne da Apollo cangiato in sasso, e le donne omicide furon
da
Bacco mutate in piante. Capo IX. Di Minosse, e
retesi, e per meglio accreditar le sue leggi dicea di averle ricevute
da
Giove stesso. Dopo la sua morte ei fu in compagni
iunto prima a Sitone ottenne coll’ oro che la città gli fosse venduta
da
Arne figlia del re, che fu quindi caugiata in mul
rte sette giovani e sette donzelle, cui dava nel laberinto fabbricato
da
Dedalo in pasto al Minotauro, il quale fu poi ucc
to fabbricato da Dedalo in pasto al Minotauro, il quale fu poi ucciso
da
Teseo. Dedalo, figlio d’ Imessione, nipote di Eup
e sua sorella il quale mostrava di voler superarlo (perciocchè giunto
da
se medesimo era già ad inventare la sega, il torn
, il torno, la ruota dei vasi, ed altri ingegnosi istrumenti.), mosso
da
invidia precipitollo dalla rocca di Minerva, che
cangiò in pernice. Rifugiatosi perciò Dedalo in Creta ivi fu accollo
da
Minosse, per ordin di cui fabbricò il laberinto,
ei privo di quelle precipitò vicino all’ Isola di Samo nel mare, che
da
lui prese il nome d’ Icario. Dedalo invece sempre
o re di Agrigento, dove andato Minosse per riaverlo a forza, fu prima
da
Cocalo accolto amichevolmente, poi soffogato in u
caldo. Capo X. Di Teseo, e di Piritoo. Teseo nacque in Trachine
da
Etra figlia del re Pitteo, la quale congiunta pri
ma a Nettuno si unì poscia ad Egeo, re di Atene, onde fu Teseo tenuto
da
alcuni per figlio di Nettuno, e da altri per figl
re di Atene, onde fu Teseo tenuto da alcuni per figlio di Nettuno, e
da
altri per figlio di Egeo. Questi nel partir da Tr
r figlio di Nettuno, e da altri per figlio di Egeo. Questi nel partir
da
Trachine per ritornarsene ad Atene, seppellì in p
Etra sotto ad un gran sasso una spada, ordinandole, che, se nascesse
da
lei un maschio allorchè fosse in grado di rimover
a morte vicino a Maratona il terribile toro, che Ercole avea condotto
da
Creta ad Euristeo, e che questi avea mandato a de
e avendo accompagnato Ercole nella spedizione contro le Amazoni, ebbe
da
esso Ippolita, o come altri dicono, Antiopa, dall
Elena figlia di Giove e di Leda; ma questa gli fu prontamente ritolta
da
Castore e Polluce di lei fratelli. Giunto finalme
ano gli Ateniesi per l’ uccisione di Androgeo figlio di Minosse stati
da
lui sottomessi, come abbiam detto, alla barbara c
uccidere quel terribile mostro. Stava questo nel labirinto fabbricato
da
Dedalo; e Teseo per potere di là sottrarsi dopo l
uro essendosi procacciato l’ amore di Arianna figlia di Minosse, ebbe
da
lei per consiglio di Dedalo un gomitolo di filo,
sso, ivi ingratamente abbandonò Arianna, che fu poi trovata e sposata
da
Bacco e tornossene in Atene, con Fedra soltanto,
mero dice però che Arianna fu trattenuta in Dia o Nasso espressamente
da
Diana ad istanza di Bacco. Il ritorno di Teseo fu
rtito; ma Teseo dimenticò il comando del padre, sicchè questi vedendo
da
lungi il naviglio tornar colle nere vele, e crede
vele, e credendo il figlio estinto, per duolo affogossi nel mare, che
da
lui prese il nome di Mar Egeo, ora Arcipelago. Co
ndannato a seder immobile sopra di un sasso, finchè ne venne liberato
da
Ercole. Vuolsi però da molti che questa Proserpin
le sopra di un sasso, finchè ne venne liberato da Ercole. Vuolsi però
da
molti che questa Proserpina fosse moglie di Edone
iritoo, il primo fu ucciso, il secondo imprigionato, e campato poscia
da
Ercole. Tornato in Atene si diede Teseo ad unire
ta. Erasi questa d’ incestuoso amore accesa per Ippolito, e rigettata
da
lui, cangiando l’ amore in odio l’ accusò presso
o. Fu egli poi richiamato in vita dà Esculapio ad istanza di Diana, e
da
lei trasportato in Italia nel bosco di Arica ove
venerato sotto il nome di Virbio, cioè due volte uomo. Ma Fedra punta
da
rimorso confessò a Teseo l’ innocenza d’ Ippolito
del figlio, dai quel momento non ebbe più pace, finchè scacciato pure
da
Atene ricoverossi nell’ isola di Sciro, ove fu uc
Atene ricoverossi nell’ isola di Sciro, ove fu ucciso secondo alcuni
da
Licomede, e secondo altri caduto in mare da un al
fu ucciso secondo alcuni da Licomede, e secondo altri caduto in mare
da
un alto scoglio restò affogato. Capo XI. Di Pe
à detto, dato in pasto agli Dei per far pruova della loro divinità, e
da
essi risuscitato ebbe una spalla di avorio in luo
e perchè bellissima, e perchè unica ed erede del regno, veniva ambita
da
molti. Ma Enomao sapendo dall’ oracolo di dover m
damia ed il regno, cui poscia ingrandì per modo che tutta la penisola
da
lui trasse il nome di Peloponneso. Ebbe esso da I
che tutta la penisola da lui trasse il nome di Peloponneso. Ebbe esso
da
Ippodamia due figli, Atreo e Trieste, il secondo
i due figli di lui glieli diede a mangiare in una abbominevole cena,
da
cui dicesi che il Sole torse per orrore la faccia
a di Giove e di Leda e sorella di Polluce. Essendo Elena stata rapita
da
Paride figlio di Priamo re di Troia, armossi tutt
e l’ armata era raccolta in Aulide porto della Beozia, trattenuta ivi
da
venti contrari, il sacerdote Calcante consu Itato
ra; ma questi salvato dalla sorella Elettra, fu allevato segretamente
da
Strofio nella Focide, di dove all’ età di venti a
uccisa la madre fu Oreste agitato dalle furie, e vagando accompagnato
da
Pilade figlio di Strofio, con cui era stato educa
li voti ei riportasse, vale a dire sei favorevoli e sei contrari, pur
da
Minerva fu assoluto e dalle Furie liberato. Diede
tranquillo nel regno per molti anni, indi giusta la predizione avuta
da
Proteo in Egitto, come sposo di Elena, e genero d
l’ incendio della Città e del regno, Priamo il fe appena nato esporre
da
Archelao in un bosco, ma Ecuba segretamente il fe
ipetere Esione, che liberata dal mostro marino era stata via condotta
da
Ercole, e data a Telamone figlio di Eaco e re di
mone figlio di Eaco e re di Salamina. Accolto ospitalmente in Isparta
da
Menelao marito di Elena, ch’ era riputata la più
i averlo ricevuto da’ Troiani per mezzo di tradimento, il fè lapidare
da
Greci. Tetide madre di Achille, sapendo che sotto
glia di esso Deidamia poi ebbe Pirro. Ma Ulisse presentatosi in abito
da
mercatante con vari ornamenti donneschi, a’ quali
del sangue dell’ Idra fossero seppellite con esso-lui, e fe giurarsi
da
Filottete di non mai ad alcuno manifestare il luo
riprenderlo sulla fine della guerra, e condotto a Troia vi fu guarito
da
Macaone figliuol di Esculapio. Mentre i Greci adu
ri ricusando, Protesilao balzò coraggioso dalla sua nave, e fu ucciso
da
Ettore. Ne’ primi anni si occuparono i Greci a pr
uesti lo ributtò bruscamente; per la qual cosa avendo Crise implorata
da
Apollo vendetta, ei desto nel greco esercito un’
con aspre ingiurie e già la mano pur gli era corsa alla spada, ma fu
da
Pallade trattenuto. Si chiuse egli pertanto nella
in Troia. Nelle battaglie, che appresso vennero, i Troiani comandati
da
Ettore malgrado la resistenza che i Greci, e sopr
elamone, vi opponevano, ebbero de’ grandi vantaggi, e poco mancò, che
da
quelli incendiate pur fosser le navi, che tratte
e le altre parti. Dice Ovidio, che la freccia di Paride fu là diretta
da
Apollo medesimo ad istanza di Nettuno al quale Ac
age credendo di uccidere Ulisse; e finalmente colla spada si trapassò
da
se stesso. Ovidio aggiugne, che dal suo sangue so
se recato i danni maggiori. Ei travestitosi un giorno, secondo Omero,
da
servo fuggitivo, e introdottosi in Troia, spiò qu
u in appresso l’ invenzione del cavallo di legno. Fece egli costruire
da
Epeo uno smisurato cavallo, entro cui si rinchius
iarono Laocoonte e due suoi figli; e mentre erano i Troiani atterriti
da
tal portento, fu innanzi a Priamo condotto il gre
portento, fu innanzi a Priamo condotto il greco Sinone, che istrutto
da
Ulisse, appostatamete erasi ascoso nelle paludi,
o dopo d’ esservi arrivati. Come Agamennone fosse a tradimento ucciso
da
Egisto e da Clitennestra, e Menelao sbattuto dall
servi arrivati. Come Agamennone fosse a tradimento ucciso da Egisto e
da
Clitennestra, e Menelao sbattuto dalla tempesta f
elao sposato avendo Ermione figlia di lui promessa innanzi ad Oreste,
da
questo fu ucciso. Aiace figlio di Oileo avendo ne
Gireo, ma poi vantandosi di aver saputo a dispetto degli Dei salvarsi
da
se medesimo, fu dallo stesso Nettuno sommerso con
del fratello Aiace, arrivato a Salamina sdegnosamente ne fu scacciato
da
Telamone, e ricoveratosi in Cipro vi fondò poi la
Gargano la città di Arpi o Siponto, e vi fu poi secondo alcuni ucciso
da
Enea, secondo altri fu da Venere convertito in uc
Siponto, e vi fu poi secondo alcuni ucciso da Enea, secondo altri fu
da
Venere convertito in uccello; sebbene Ovidio dice
dopo avere sotto alle mura di Troia perduto il figlio Antiloco ucciso
da
Mennone, potè salvo e senza altri disastri tornar
rsità ebbe a soffrir nel ritorno, fu Ulisse, le cui avventure vennero
da
Omero descritte nell’ Odissea. Partito egli da Tr
cui avventure vennero da Omero descritte nell’ Odissea. Partito egli
da
Troia con dodici navi, approdò prima in Tracia al
scoppiati riportarono le navi a Lipari, di dove Ulisse sdegnosamente
da
Eolo fu poi discacciato. Errando pel mare verso p
o. Errando pel mare verso ponente giunse al paese de’ Lestrigoni, che
da
Cicerone supponsi ove fu poscia la città di Formi
angiò in, porci la metà de’ compagni; ma egli coll’ erba moli datagli
da
Mercurio vinse l’ incanto, ed obbligò Circe a ric
hiamare i compagni alla forma primiera. Dimoralo un anno con essolei,
da
cui ebbe, secondo Esiodo, Aglio e Latino, e secon
dò altri Telegono, per ordine di lei medesima n’ andò a’ Cimmeri, che
da
Plinio pongonsi presso a Cuma ed allago di Averno
ell’ Isola Eea, mentre gli altri partivano era Timaslo insepolto; poi
da
Tiresia udì i futuri suoi casi; ragionò coll’ ani
e di Ercole. Tornato a Circe, e data sepoltura ad Elpenore, avvertito
da
lei del viaggio che aveva a tenere, e dei pericol
bbe Nausitoo e Nausinoo. Pallade protettrice di Ulisse ottenne allora
da
Giove, che per mezzo di Mercurio spedisse ordine
o di rilasciarlo. Ma allorchè navigando prosperamente sopra una zatta
da
lui costrutta ei fu vicino a Scherla, ora Corfù,
icchè Ulisse a grave stento, avvolgendosi al petto una fascia datagli
da
Ino Leucotea, potè a nuoto salvarsi in un fiume d
i Arete, che colle ancelle era andata a lavare le vesti alfiume, ebbe
da
lei ristoro di cibo e dì vestimenta, e fu scortat
da lei ristoro di cibo e dì vestimenta, e fu scortato alla città, ove
da
Alcinoo ed Arete venne liberalmente accollo, e sp
spedito con ricchi doni sicuro in Itaca sopra una loro nave, la quale
da
Nettuno sdegnato fu poi al ritorno cangiata in pi
rasformò in vecchio mendico. Sotto a questa sembianza egli andò prima
da
Eumeo guardiano de’ suoi porci, ove essendo pur g
ade a lui si manifestò, e presi seco gli opportuni concerti, condotto
da
Eumeo alla città, si pose a mendicare fra i Proci
i, e via seguendo di mano in mano cogli strali e colle aste recategli
da
Telemaco, ajutato pure da lui e da due pastori Eu
in mano cogli strali e colle aste recategli da Telemaco, ajutato pure
da
lui e da due pastori Eumeo e Filezio, e soprattut
ogli strali e colle aste recategli da Telemaco, ajutato pure da lui e
da
due pastori Eumeo e Filezio, e soprattutto da Pal
, ajutato pure da lui e da due pastori Eumeo e Filezio, e soprattutto
da
Pallade, sterminò tutti i Proci ch’ erano cento o
i servivano a forza. Fattosi quindi con sicuri contrassegni conoscere
da
Penelope, e seco passata lietamente la notte cui
e a far con essi la pace. Secondo la predizione di Tiresia, riportata
da
Omero, doveva quindi Ulisse andar con un remo sop
altri invece han detto, che egli fu ucciso dal figlio Telegono avuto
da
Circe, in occasione che questi sbattuto dalla tem
Italia. Dei capi de’ Troiani e loro alleati i soli, che avanzarono
da
quella guerra, e che dopo la presa e l’ incendio
re ed Enea. Ettore, Troilo, Cigno, Mennone e Pentesilea furono uccisi
da
Achille si disse poi che Cigno fu da Nettuno cang
nnone e Pentesilea furono uccisi da Achille si disse poi che Cigno fu
da
Nettuno cangiato in Cigno, e Mennone a’ preghi de
co’ suoi compagni negli uccelli detti Mennonidi; Paride ucciso venne
da
Filottete o da Pirro; Deifobo da Ulisse e da Mene
gni negli uccelli detti Mennonidi; Paride ucciso venne da Filottete o
da
Pirro; Deifobo da Ulisse e da Menelao; Priamo da
detti Mennonidi; Paride ucciso venne da Filottete o da Pirro; Deifobo
da
Ulisse e da Menelao; Priamo da Pirro, Sarpedone d
idi; Paride ucciso venne da Filottete o da Pirro; Deifobo da Ulisse e
da
Menelao; Priamo da Pirro, Sarpedone da Patroclo;
venne da Filottete o da Pirro; Deifobo da Ulisse e da Menelao; Priamo
da
Pirro, Sarpedone da Patroclo; Reso da Ulisse e da
da Pirro; Deifobo da Ulisse e da Menelao; Priamo da Pirro, Sarpedone
da
Patroclo; Reso da Ulisse e da Diomede. Antenore,
da Ulisse e da Menelao; Priamo da Pirro, Sarpedone da Patroclo; Reso
da
Ulisse e da Diomede. Antenore, che fu creduto fav
da Menelao; Priamo da Pirro, Sarpedone da Patroclo; Reso da Ulisse e
da
Diomede. Antenore, che fu creduto favorevole al p
uzione di Elena, e avendo in Troia scoperto Ulisse con abito simulato
da
schiavo non lo manifestò: dopo l’ incendio di Tro
pote di Assarago, fratello d’ Ilo re di Troia, fu anch’ egli accusato
da
alcuni come traditor della patria. Omero però nel
ebbene inferiore all’ uno e all’ altro, fu poi salvato nel primo caso
da
Nettuno, e nel secondo da Venere. Nella notte ter
e all’ altro, fu poi salvato nel primo caso da Nettuno, e nel secondo
da
Venere. Nella notte terribile in cui Troia fu pre
nella Tracia, ove menre tagliava de’ rami per velarne l’ altare, vide
da
essi gocciolar sangue, e udì una voce la quale gl
to. Aggiunge Ovidio, che la morte di Polidoro era stata poi vendicata
da
Ecuba perciocchè essendo i Greci dopo la presa di
racia, ove sacrificarono Polissena (che però altri dicono sacrificata
da
Pirro sopra la tomba di Achille), Ecuba accostata
e chiamato a se Polinnestore a titolo di consegnarli un nuovo tesoro
da
dare al figlio, del quale dissimulò di sapere la
ssero albergo là onde traevan l’ origine; il che essendo interpetrato
da
Anchise per l’ isola di Creta, da cui oriundo era
rigine; il che essendo interpetrato da Anchise per l’ isola di Creta,
da
cui oriundo era Teucro, Enea là si diresse, e com
ro di notte ad Enea gli Dei Penati, avvisandolo che la terra indicata
da
Apollo era l’ Italia, da cui origine traeva Darda
ei Penati, avvisandolo che la terra indicata da Apollo era l’ Italia,
da
cui origine traeva Dardano nativo di Conto ora Co
di Conto ora Cortona, fondatore della città Dardania, che ingrandita
da
Troe fu poscia chiamata Troia. Rimessosi adunque
sposata dopo la morte di Pirro. Accolto quivi con gran tripudio, ebbe
da
Eleno, che era pur vate, l’ avviso di non approda
a gli si presentò il greco Achemenide, cui Virgilio fìnge dimenticalo
da
Ulisse nella grotta di Polifemo, e che pregò di e
dimenticalo da Ulisse nella grotta di Polifemo, e che pregò di essere
da
lui raccolto. Al tempo medesimo sopravvenne Polif
Jarba, figlio di Giove e della Ninfa Garamantide, che era stato prima
da
lei rifiutato, ricorse al padre, il quale spedì M
uattro di queste rimasero incendiate, il fuoco dell’ altre fu estinto
da
una dirotta pioggia mandata da Giove. Allora il v
diate, il fuoco dell’ altre fu estinto da una dirotta pioggia mandata
da
Giove. Allora il vecchio Naute consigliò ad Enea
Italia soltanto i giovani; il qual consiglio essendosi pur confermato
da
Anchise in sogno, Enea fondò per quelli una città
sta. Partito alla volta d’ Italia perdette il piloto Palinuro, che fu
da
Morfeo addormentalo e’ gettato in mare vicino al
o. Essa lo avvertì esser prima necessario procacciarsi il ramo d’ oro
da
presentarsi a Proserpina, e questo gli fu mostrat
se trombettiere di Enea sonando la conca marina era stato per invidia
da
un Tritone gettato in mare; Enea datagli sepoltur
ingiusta morte, i suicidi, gli amanti, fra quali era Didone che fuggì
da
lui dispettosa, e i guerrieri fra’ quali conobbe
voli, prese a destra la via de’ campi Elisi, ove additate gli furono,
da
Anchise le anime di quelli che dovevano da lui di
, ove additate gli furono, da Anchise le anime di quelli che dovevano
da
lui discendere fino a Marcello nipote di Augusto.
o, e rimbarcatosi perde la sua nutrice Caieta presso il luogo che poi
da
essa n’ ebbe il nome; indi giunto alle foci del T
nome; indi giunto alle foci del Tevere vide la bianca Troia predetta
da
Eleno; e avendo a caso sull’ erba stese larghe fo
a; e finalmente fece che Ascanio coll’ uccisione di un cervo allevato
da
Tirteo pastore del re desse occasione alle prime
rzi che esso faceva per rientrare nel regno, Turno frattanto avvisato
da
Giunone per mezzo d’ iride di profittar dell’ ass
i, incendiò le navi, che per esser costruite con legni d’ Ida vennero
da
Cibele cangiale in Ninfe marine, entrò nella citt
e l’ avviso ad Enea, ma entrambi rimasero uccisi. Enea ricevè intanto
da
Venere le armi fabbricate da Vulcano, fra cui lo
mbi rimasero uccisi. Enea ricevè intanto da Venere le armi fabbricate
da
Vulcano, fra cui lo scudo, ove erano effigiate le
ine di Enea, cui egli inseguendo fino ad una nave a ciò appostata, fu
da
questa portato in Ardea capitale de’ Rutoli. Torn
orso di Turno, fu uccisa dal toscano Arunte, e questi fu poi trafitto
da
Opi Ninfa di Diana, alla quale Camilla era consag
ce generale. Enea in questa è ferito di saetta in una gamba, e sanato
da
Venere. Tornato al campo va in cerca di Turno, cu
ppicca. Turno vedendo l’ incendio della città vi accorre, ed è ucciso
da
Enea. Fin qui Virgilio. Altri aggiunsero poi, che
nome di essa chiamò Lavinia, e che Venere dopo tre anni a lui ottenne
da
Giove, che lavandosi nel fiume Numico spogliasse
cò Alba, e vi trasportò la sua sede. Dopo una lunga serie di re scese
da
lui Numitore padre d’ Ilia o Rea Silvia sacerdote
gno di Saturno fiori l’ età dell’ oro, in cui la terra tutto producea
da
se medesima. Venne sotto al regno di Giove l’ età
el rame in cui gli uomini cominciarono a farsi guerra tra loro. Seguì
da
ultimo l’ età del ferro, nella quale inondarono t
ndito a cena, per farne prova, le carni di un ostaggio de’ Molossi, è
da
lui convertito in un lupo. Dal diluvio campano su
iata in lauro. Parte I. Capo X. Io è cangiato in vacca; Argo è ucciso
da
Mercurio; Io in Egitto diventa Iside, Parte I. Ca
Parte I. Capo IV. Faetonte mal reggendo il carro del Sole è fulminato
da
Giove e precipitato nell’ Eridano; le sorelle di
admo a cercarla; questi in Beozia uccide il drago e ne semina i denti
da
cui nascono uomini armati. Parte II. Capo IV. Att
Cadmo è cangiato in cervo. Parte I. Capo XI. Semele figlia di Cadmo è
da
un fulmine incenerita; Giove n’ estrae Bacco. Par
iove in compenso gli dà la previsione del futuro. Interrogato Tiresia
da
Liriope moglie del fiume Cefiso, se il figliuol l
e parole altrui. Essendosi poscia innamorata di Narciso, e veggendosi
da
lui fuggita, ne morì di rammarico, e fu convertit
di replicare le ultime voci che la percuotono. 1 corsari di Tiro sono
da
Bacco mutati in delfini salvo Acete. Parte I. Cap
Capo XIII. Piramo e Tisbe babilonesi opponendosi i parenti alle nozze
da
lor bramate, per una fessura del muro che dividev
esso al sepolcro di Nino. Tisbe è la prima a recarvisi; ma spaventata
da
una lionessa, che fatta strage di buoi veniva a b
sopra la Libia divengon tanti serpenti. Parte II. Capo III. Atlante è
da
Perseo cangialo in monte. Parte II. Capo III. Le
rtile in coralli. Parte II. Capo III. I capelli di Medusa erano stati
da
Pallade mutati in serpenti, perchè nel tempio di
nvertito in cavallo. Parte II. Capo III. Pineo, Preto, Polidette sono
da
Perseo petrifica ti. Parte II. Capo III. Le Muse
o, e Saturno. Parte I. Capo V. Niobe sprezzando Latona si vide uccisi
da
Apollo e da Diana sette figli e sette, figlie, ed
. Parte I. Capo V. Niobe sprezzando Latona si vide uccisi da Apollo e
da
Diana sette figli e sette, figlie, ed ella è cang
è cangiata in pietra. Parte I. Capo XI. Il Satiro Marsia è scorticato
da
Apollo. Parte I. Capo X. A Pelope risuscitato è f
a richiama Esone all’ età di quarant’ anni. Parte II. Capo VII. Bacco
da
esso ottiene dì rendere la gioventù anche alle ve
una caldaia, promettendo di ringiovanirlo, poi sovra un carro tirato
da
draghi fugge a Corinto. Parte II. Capo VII. Ceram
i Laliso città di Rodi, che affascinavano altrui co’ loro occhi, sono
da
Giove mutati in iscogli sottomarini. La figlia di
ea è trasformata in colomba. Cigno figlio di Apollo e di Iride, amato
da
Fillio, dopo aver mille cose da lui ottenuto, pre
no figlio di Apollo e di Iride, amato da Fillio, dopo aver mille cose
da
lui ottenuto, pretende pure di aver un toro che F
nde pure di aver un toro che Fillio gli ricusa; per dispetto si getta
da
una rupe, ed è convertito in cigno. La madre si s
a morte da’ figli, è cangiata in uccello. Un nipote del fiume Cefiso
da
Apollo è cangiato in foca. Anteo figlio di Eumelo
II. Capo IX. Essendo l’ isola di Egina spopolata dalla peste mandata
da
Giunone, Eaco figlio di Giove e di Egina a lui ri
omini, Giove gli cangia quelle formiche in uomini, che per ciò vengon
da
Eaco nominati Mirmidoni da myrmex formica. Scilla
lle formiche in uomini, che per ciò vengon da Eaco nominati Mirmidoni
da
myrmex formica. Scilla figlia di Niso recide al p
, e Niso in avoltoio. Parte II. Cap. VIII. Perdice nipote di Dedalo è
da
lui ucciso, e da Minerva cambiato in pernice, Par
oio. Parte II. Cap. VIII. Perdice nipote di Dedalo è da lui ucciso, e
da
Minerva cambiato in pernice, Parte II. Capo X. De
iso, e da Minerva cambiato in pernice, Parte II. Capo X. Dedalo fugge
da
Creta colle ali fabbricatesi da se stesso; il fig
rnice, Parte II. Capo X. Dedalo fugge da Creta colle ali fabbricatesi
da
se stesso; il figlio Icaro cade in mare. Parte II
il tizzone, al quale la vita di lui era annessa, ed ei muore consunto
da
interna arsura. Parte I. Capo XI. Le sorelle di M
po XI. Le sorelle di Meleagro piangendo la morte di lui sono cangiate
da
Diana negli uccelli meleagridi. Parte I. Capo XI.
do agli altri Iddii, posto in non cale il Dio del fiume Acheloo, sono
da
esso gettate in mare, e si trarformano nelle cinq
ppodamante congiuntasi ad Acheloo, è dal padre precipitata in mare, e
da
Nettuno ad istanza di Acheloo cangiata in un’ iso
to umana sembianza, rigettati dagli altri, sono accolti amorevolmente
da
Filemone e Bauci di lui moglie. In ricompensa, co
otto a mangiarsi le proprie carni. Parte I. Capo XIV. Acheloo è vinto
da
Ercole. Parte II. Capo II. La ninfa Loto; e Driop
o XVI. Giolao figlio d’ Ificlo e nipote di Ercole ad istanza di lui è
da
Ebe restituito alla giovinezza. Parte II. Capo II
Lelegeidi è cangiata in fonte. Litto in Festo di Creta esige promessa
da
Teletusa sua moglie, che se partorisce una figlia
ne che Ifi sposar doveva Jante figlia di Teleste; ma Teletusa ottiene
da
Iside, che sia realmente cangiata in maschio. Orf
parisso e trasformato in cipresso. Parte I. Capo X. Ganimede è rapito
da
Giove. Parte I. Capo III. Giacinto è mutato nel f
cinto è mutato nel fiore giacinto. Parte I. Capo X. Le Propetidi sono
da
Venere cangiale in sasso. Parte I. Capo VIII. I C
te I. Capo VIII. I Cerasti, che a Venere sagrificano gli ospiti, sono
da
lei convertiti in tori. Parte I. Capo VIII. Pigma
ora di una sua statua, chiede a Venere che sia animata, e l’ ottiene;
da
essa nasce Pafo, che dà il nome alla città di Paf
Cinira s’ innamora del padre; è trasformata nell’ albero della mirra;
da
questo nasce Adone, che poi è amato da Venere, uc
mata nell’ albero della mirra; da questo nasce Adone, che poi è amato
da
Venere, ucciso da un cignale, e cangiato in anemo
della mirra; da questo nasce Adone, che poi è amato da Venere, ucciso
da
un cignale, e cangiato in anemone. Parte I Capo V
, ponendo per patto la morte a colui che resta vinto. Ippomene riceve
da
Venere tre pomi d’ oro colti in Cipro nel campo T
riesce a precorrerla. Ma ingrato poi dimostrandosi verso di Venere, e
da
lei sospinto ad accoppiarsi con Atalanta nel bosc
e, e da lei sospinto ad accoppiarsi con Atalanta nel bosco consacrato
da
Echione a Cibele, e per aver violato il luogo sac
sacrato da Echione a Cibele, e per aver violato il luogo sacro egli è
da
Cibele cangiato in leone, e Atalanta in leonessa.
, e Atalanta in leonessa. Le donne dei Ciconi assassine di Orfeo sono
da
Bacco mutate in piante, e un serpente, che si avv
tate in piante, e un serpente, che si avventa per morderne il capo, è
da
Apolline mutato in Sasso. Parte II. Capo VII. Mid
capo, è da Apolline mutato in Sasso. Parte II. Capo VII. Mide ottiene
da
Bacco di cangiare in oro tutto ciò ch’ egli tocca
retto ad esporre la figlia Esione. Parte I. Capo X. Esione è liberata
da
Ercole, il quale frodato egli pure de’ promessi c
o e Tetide. Parte I. Cap. XVII. Chione figlia di Dedalione è trafitta
da
Diana; Dedalione si precipita in mare, ed è cangi
il suo corpo è portato dalle onde verso il lido. La moglie lo scopre
da
lungi, e va per raggiungerlo in mare. Gli Dei mos
roe ama non riamato la ninfa Eperie. Mentre P insegue, questa è morsa
da
un serpente. Esaco per dolore si getta in mare, e
, questa è morsa da un serpente. Esaco per dolore si getta in mare, e
da
Tetide è convertito in mergo. Presagio avuto da’
la cerva in suo luogo. Parte II. Capo XI. Cene figlia di Elato ottien
da
Nettuno di essere cangiata in maschio. È uccisa d
uri. Parte I. Capo XVII. Periclimeno trasformato in aquila è trafitto
da
Ercole. Parte II. Capo II. Achille uccide Cigno f
gli uccelli mennonidi. Parte II. Capo XII. Le figlie di Anio ottengon
da
Bacco di cangiare tutto quello che toccano in fru
uello che toccano in frumento, olio, e vino. Fuggendo Agamennone sono
da
Bacco mutato in colombe. Parte II. Capo XI. Mentr
due giovani, che son nominati Coroni. I figli del re Molosso fuggendo
da
un incendio son convertiti in uccelli. Aci è schi
fuggendo da un incendio son convertiti in uccelli. Aci è schiacciato
da
Polifemo, e da Galatea cangiato in fiume. Parte I
incendio son convertiti in uccelli. Aci è schiacciato da Polifemo, e
da
Galatea cangiato in fiume. Parte I. Capo XVII. Gl
rcopi, due de’ quali erano Candulo ed Atlante, per le loro frodi sono
da
Giove mutati in sci mie; e posti ad abitare nelle
isole Ischia e Procida dette perciò Pitecuse. La Sibilla Cumana amata
da
Apollo, è da esso invitata a domandare tutto ciò
e Procida dette perciò Pitecuse. La Sibilla Cumana amata da Apollo, è
da
esso invitata a domandare tutto ciò ch’ ella bram
tutto il corpo, non ne riman che la voce. I compagni di Ulisse vengon
da
Circe cangiati in porci; Pico re del Lazio è muta
on ingiuriose parole è mutato in oleastro. Le navi di Enea incendiate
da
Turno sono da Cibele cangiate in Ninfe marine. Pa
parole è mutato in oleastro. Le navi di Enea incendiate da Turno sono
da
Cibele cangiate in Ninfe marine. Parte II Capo XI
de’ Feaci dopo avere deposto Ulisse in Itaca al ritorno è petrificata
da
Nettuno. Parte II. Capo XII. Ardea patria di Turn
II. Capo XII. Ardea patria di Turno dopo la morte di lui è incendiata
da
Enea, e n’ escono gli uccelli chiamati a idea. Ve
iata da Enea, e n’ escono gli uccelli chiamati a idea. Venere impetra
da
Giove, che Enea lavandosi nel fiume Numico spogli
VI. Tiberino re degli Albani si affoga nel fiume Albula, e fatto Dio,
da
al fiume il proprio nome. In Cipro Ifi ama Anassa
atto Dio, da al fiume il proprio nome. In Cipro Ifi ama Anassarete, e
da
lei sprezzato si appicca innanzi alla porta di le
lenti, e i Sabini ne sono respinti. Miscelo figlio di Alemone Argivo,
da
Ercole in sogno è avvisatoci abbandonare la patri
di Nettuno. Pittagora narra essere l’ anima di Euforbo troiano ucciso
da
Menelao in lui trasmigrata. Ippolito risuscitato
bo troiano ucciso da Menelao in lui trasmigrata. Ippolito risuscitato
da
Esculapio è trasportato da Diana nel bosco di Ari
o in lui trasmigrata. Ippolito risuscitato da Esculapio è trasportato
da
Diana nel bosco di Aricia, e venerato quivi sotto
il primo maestro dell’ arte di predire il futuro. Un’ asta scagliata
da
Romolo sul monte Palatino si planta in terra, e d
Egli invece convocato il senato ed il popolò domanda di esser escludo
da
Roma, ed in compenso gli viene assegnato quanto t
tramontare del sole. Esculapio sotto la figura di serpente e condotto
da
Epidauro a Roma, e la libera dalla peste. Parte I
ualche straordinaria azione si erano resi illustri. Questo culto però
da
principio era semplicissimo. Un mucchio di sassi
qualche luogo elevato era l’ altare, sul quale agir Dei rappresentati
da
un sasso informe o da’ un tronco offerivansi 1 fr
pure ne’ sacrifìci l’ incenso maschio, e dalla maniera con cui ardeva
da
! crepitare, dal fumo, traevansi gli auguri. Ogni
avano le interiora della vittima; e gli Aruspici si dissero istituiti
da
Tagete Etrusco, il quale si favoleggiò esser nato
issero istituiti da Tagete Etrusco, il quale si favoleggiò esser nato
da
una grossa zolla di terra, cui sollevò un agricol
pretendevasi di potere da’ movimenti e dalle posizioni degli astri, e
da
altri fenomeni della natura predire i futuri even
eci, 1. La Persiana detta dagli antichi Sambethe. 2. La Libica, detta
da
Euripide figliuola di Giove e di Lamea; 3. La Del
ibica, detta da Euripide figliuola di Giove e di Lamea; 3. La Delfica
da
Diodoro chiamata Danfe; 4. La Cimmeria, nata fra
a volere il medesimo prezzo pei tre ultimi che rimanevano, e che poi
da
Tarquinio furono comperati. Questi furono gelosam
otto alla guardia de’ Quindecemviri fino ai tempi di Silla, ne’ quali
da
un incendio rimasero consumati. Frequenti erano p
li, o per iniziarsi a’ misteri. L’ espiazioni solenni erano precedute
da
digiuni, e seguite da preghiere pubbliche, e da s
misteri. L’ espiazioni solenni erano precedute da digiuni, e seguite
da
preghiere pubbliche, e da sagrifici espiatori. Al
lenni erano precedute da digiuni, e seguite da preghiere pubbliche, e
da
sagrifici espiatori. All’ espiazioni minori basta
i nelle Romane antichità; sebbene le principali tra queste sono state
da
noi accennate a’ loro luoghi. Le feste per ordina
, che celebravansi in Olimpia città dell’ Elide, ogni quattro anni, e
da
cui prese origine il computo delle Olimpiadi: 2.
che posso quanto debbo al benefico e generoso Suo Cuore. E veramente
da
che posi il piede in questa città di Napoli, fra
o compendio, il quale potesse studiarsi da’ fanciulli nelle scuole, e
da
quelli che non amano il corredo di molta erudizio
Nomi dati a questi Numi e lor ragione. La parola Saturnus viene
da
satur, satollo, perchè il tempo, simboleggiato so
tempo, simboleggiato sotto il nome di Satùrno, si satolla di anni ; o
da
satus per satio, seminagione, perchè quel nume la
moglie di Satùrno chiamossi Cibèle (Κυβηβη e Κυβελε, Cybèle, Cybébe),
da
Cibélo ; Berecinzia (Βερεκυντια, Berecyntia), da
λε, Cybèle, Cybébe), da Cibélo ; Berecinzia (Βερεκυντια, Berecyntia),
da
Berecinto ; Idèa (Ιδαια, Idea), da Ida ; e Dindim
recinzia (Βερεκυντια, Berecyntia), da Berecinto ; Idèa (Ιδαια, Idea),
da
Ida ; e Dindimène (Δινδυμηνη, Dindymene), da Dind
to ; Idèa (Ιδαια, Idea), da Ida ; e Dindimène (Δινδυμηνη, Dindymene),
da
Dindimo, tutti monti della Frigia, ov’era in ispe
special modo venerata. Si chiamava pure la Gran Madre, per esser nati
da
lei molti e grandissimi numi ; Opi (Ops, Opis) e
la terra era riputata la comune madre degli uomini ; Rea (Ρεα, Phea)
da
un verbo greco (ρεω) che significa scorrere, perc
scorrere, perchè dalla terra scorrono tutt’i fiumi ; e Vesta (Εστια)
da
una parola greca che vuol dir fuoco, come appress
a che il tempo tutto consuma e di anni insaziabilmente si pasce(2). E
da
siffatta crudeltà di quel nume ebbe origine l’inu
una pietra avvolta in fasce, detta Abadir o Betile, la quale fu tosto
da
Satùrno inghiottita. Si avvide Titàno dell’ingann
che Giove dovea un dì spogliarlo del regno, gli mosse guerra ; ma fu
da
lui vinto e discacciato dal cielo. Il che vuol si
esse Giano ; a Giano, Pico, ed a Pico, Fauno, suo figliuolo, il quale
da
Marica, ninfa de’ Minturnesi, ebbe il re Latìno,
re Latìno, padre di Lavinia. E però il popolo Latino ebbe sua origine
da
Satùrno, di cui figliuolo era Pico, peritissimo n
con allegria grandissima nel mese di Dicembre per cinque giorni detti
da
Catullo (4) i migliori fra tutti quelli dell’anno
irgilio (2) al contrario finge nobilmente, nel tempio di Giano chiuso
da
ben cento chiavistelli di bronzo stare incatenati
tutto il mondo Romano. VI. Filìra-Chiròne-Ociroe. Da Satùrno e
da
Filìra (Φιλυρα, Philira), figliuola dell’Oceano,
i che i poeti chiamaron Centauri. Di che fu così dolente la madre che
da
Giove fu cangiata in tiglio ; percui filira si ch
; ma mentre maneggiava le armi di Ercole, ferito per caso in un piede
da
una saetta intinta nel sangue dell’idra di Lerna,
isola di Creta. E Virgilio (1) dice che il culto di Cibèle fu portato
da
Creta nella Troade. I sacrificii di quella Dea si
Attis), bellissimo giovinetto della Frigia, il quale un giorno preso
da
stranissimo furore in un bosco consacrato a Cibèl
tata a Roma la famosa pietra che dicevano essere la Madre Idèa, e che
da
P. Cornelio Scipione fu collocata nel tempio dell
econdo alcuni Vesta era figliuola primogenita di Satùrno e di Rea ; e
da
Virgilio (1) chiamasi Madre, perchè la Terra cred
stabilì nella città di Lavinia, donde Ascanio il recò ad Alba Longa,
da
cui poscia passò a Roma. Il sacro fuoco di Vesta
a Roma. Il sacro fuoco di Vesta si teneva nel famoso tempio edificato
da
Numa, presso al quale era il palagio del suo fond
ra pure il Palladio, famoso pegno del Romano impero ; ed i Penati che
da
Troia recò Enèa in Italia, erano in quel tempio a
sto fuoco, si chiamavano le Vergini Vestali. Ne furono scelte quattro
da
Numa, e Tarquinio Prisco ne aggiunse altre due ;
a Numa, e Tarquinio Prisco ne aggiunse altre due ; ed in Roma vennero
da
Alba Longa. A principio si eleggevano da’ Re, e q
terra. Per lo più si rappresentava con un disco in mano ; attorniata
da
molte belve ; con veste ornata di ogni maniera di
l frutto di quell’albero. Spesso si dipingeva sopra un cocchio tirato
da
quattro leoni ; e Virgilio (1) rassomiglia la set
quattro stagioni dell’anno cui egli presedeva. Nelle monete di Giano,
da
una parte vedeansi le due facce, e dall’altra, un
ngeva colla chiave in mano, come custode delle porte-Janus Patulcius (
da
patet) et Janus Clusius (da claudo), perchè le po
come custode delle porte-Janus Patulcius (da patet) et Janus Clusius (
da
claudo), perchè le porte del suo tempio in guerra
del mattino. Janus Pater, quasi padre degli Dei-Janus Quirinus, detto
da
curis o quiris, che in lingua Sabina significa l’
ina significa l’asta come se fosse Dio’ della guerra-Janus Consivius (
da
consero), Giano propagatore del genere umano. En
no. Enthea, cioè divina, piena di Dio, si chiama Cibèle, e Mygdonia,
da
Middonia, provincia della Frigia ; Pessinuntia De
e, e Mygdonia, da Middonia, provincia della Frigia ; Pessinuntia Dea,
da
Pessinunte, città che fu così detta da una parola
ella Frigia ; Pessinuntia Dea, da Pessinunte, città che fu così detta
da
una parola greca (πεσειν) che significa cadere, p
che condannava i debitori a pagare ; il quale vico chiamavasi Janus,
da
un tempio di lui quivi allogato. Esso dividevasi
o in pioggia. Da’ Greci dicevasi Ζευς, che pur significa l’aria forse
da
ζαν, vivere, perchè Giove dona a tutti la vita.
il natale di Giove è variamente raccontato da’Poeti. Secondo Esiodo,
da
Cibèle, o Rea ebbe Satùrno seifigliuoli, Vesta, C
folgore stessa onoravasi qual Divinità con sacre danze e con inni. E
da
ciò quel Iupiter Fulgur apresso Festo. Or del suo
l superbo Salmonèo, figliuolo di Eolo, re di Elide, in Morea, diverso
da
Eolo, re de’ venti. Il quale non contento della m
fu da’Tebani con sì gran mole di pietre oppresso, che si disse morto
da
un fulmine di Giove. IV. Continuazione. Aquila
asceva. Ma Ercole colle sue saette uccise l’uccello e liberò Prometeo
da
quel supplizio. Or Giove, per vendicare il temer
co del consiglio del fratello, apri per curiosità la fatale cassetta,
da
cui uscirono in furia tutt’i mali e le colpe, ond
come tutti gli stotti, conobbe suo danno dopo essergli intervenuto ;
da
che la proverbiale maniera presso Luciano (μεταβο
a ; e l’anima, un fuoco tratto dal cielo, per indicare la sua origine
da
Dio. Potrebbe pur dirsi che Prometeo, avendo coll
forse diede luogo alla favola. La Terra intanto (3), che avea veduto
da
Giove debellati i Titani ed i Giganti, vieppiù in
nseguì il mostro, il quale pel Mediterraneo fuggendo l’ira di lui, fu
da
quel Nume al vasto suo corpo sovrapposta tutta qu
uanta è la Sicilia. Spesso invano fa tutt’i suoi sforzi per liberarsi
da
quell’eterno peso che sdegna, gettando fiamme, e
oli, forse i campi Leborini, o Laborini, ora Campo Quarto, così detti
da
un verbo greco (φλεγω) che significa ardere, perc
ne e Pirra-Filemone e Bauci. Dal sangue de’ Giganti (4) fulminati
da
Giove nacque una razza di uomini crudeli e spregi
pruova. La quale favola può spiegarsi dicendo che il nome di Licaòne (
da
λυκος, lupus) ha dato occasione di fingere che qu
e, giacchè madre comune è la Terra. Si vide allora, le pietre gettate
da
Deucaliòne trasformarsi mirabilmente in uomini, e
e gettate da Deucaliòne trasformarsi mirabilmente in uomini, e quelle
da
Pirra, in donne ; e così rinnovellossi l’umana ge
Giove per la Frigia con Mercurio che solea portar seco per compagno,
da
niuno furono accolti che da que’ vecchi, i quali,
curio che solea portar seco per compagno, da niuno furono accolti che
da
que’ vecchi, i quali, ponendo in moto tutta la po
ficii, manifestandosi comandò loro di seguirlo sopra un colle vicino,
da
cui additò il paese pel diluvio divenuto un gran
gran Concilio degli Dei, era l’Olimpo ( Ολυμπος, Olympus). Da Omero e
da
Virgilio si scorge, esser quello fatto a guisa de
o di passeggiare. E’ fama che Mercurio fu per qualche tempo allattato
da
Giunòne, e che dal poco latte per caso caduto dal
peso del cielo(2). Si racconta che avvertito dall’oracolo a guardarsi
da
un figliuolo di Giove, non volea che abitasse in
nde la cima fra le nubi, e da’ vicini si chiama colonna del cielo ; e
da
ciò la favola che quel Re sosteneva il cielo coll
te innocente. In Diospoli, o città di Giove, era un magnifico tempio,
da
cui gli Etiopi solevan prendere le statue di Giov
ici giorni ; il che pure ha potuto dar luogo alla favola. L’ambrosia (
da
α, non, e βροτος, mortalis), ch’era il cibo degli
una dolcezza nove volte maggiore di quella del mele. Il Nettare poi (
da
νη priv. e κτεινω, occido), era la bevanda degl’I
Apollo di ungere di ambrosia il corpo del figliuolo Sarpedone ucciso
da
Patroclo. La fragranza che diffondeva, era soavis
. La fragranza che diffondeva, era soavissima e tutta cosa divina ; e
da
essa si riconoscevan le Dee. Virgilio (7) raccont
sione di molto ridere alla celeste brigata ; per cui Giove la rimosse
da
quell’uffizio ; e per compenso fu data in moglie
e Ida, mentre dava opera alla caccia. I Poeti il vogliono trasformato
da
Giove in costellazione, ch’è l’undecimo segno del
na. Virgilio però pare che per egida intenda una corazza, un’armatura
da
petto, su cui era il capo della Gorgone. Diremo q
mezzo, e le splendea sul petto Incorrotta immortal la preziosa Egida,
da
cui cento eran sospese Frange conteste di finissi
di A pugnar fieramente e senza posa. Monti. Or l’egida (αιγις, aegis
da
αιξ, αιγος, capra) era propriamente una pelle di
la capra Amaltea che allattò Giove ; o quella del mostro Egis, ucciso
da
Minerva. Anche gli altri Dei adoperavano l’Egida
o ed Enio, alle quali aggiungono la terza Dino, chiamate Gree (γραιαι
da
γραυς, vetula), perchè furon vecchie e canute fin
, di cui eran sorelle e guardiane. Or le Gorgoni (Γοργονες, Gorgones,
da
γοργος, terror) erano tre, Medusa, Steno ed Euria
he Esiodo chiama inaccessibili, perchè abitavano in luoghi circondati
da
orride selve e da straripevoli burroni. Di queste
naccessibili, perchè abitavano in luoghi circondati da orride selve e
da
straripevoli burroni. Di queste la più famosa, pe
è per volere di Minerva, la quale per vendicare l’onor del suo tempio
da
lei oltraggiato, que’ vaghissimi crini trasformò
σευς, Perseus). Acrisio cui l’oracolo avea predetto che sarebbe morto
da
un figliuolo di Danae, e la madre ed il figliuoli
, picciola isola del mare Egeo, ove rinvenuta dal pescatore Ditte, fu
da
lui recata al re Polidètte, il quale la giovane D
mpio di Minèrva. Il seppe Acrisio e pretese la figliuola ed il nipote
da
Polidètte ; ma questi ottenne che si acchetasse a
e accettò l’impresa, che si annoverava fra le impossibili ; ed avuli,
da
Mercurio il cappello ed i calzari alati ; da Vulc
impossibili ; ed avuli, da Mercurio il cappello ed i calzari alati ;
da
Vulcàno, una scimitarra o specie di falce di diam
ri alati ; da Vulcàno, una scimitarra o specie di falce di diamante ;
da
Minèrva, uno scudo lucido al pari di tersissimo s
uolo le gocciole del sangue di quel reciso teschio, dalle quali, come
da
velenosa semenza, pullullarono que’ ferali e most
baldanza, legarono la figliuola a quello scoglio per essere divorata
da
una balena. Altri dicono che le Nereidi pregarono
di Giove Ammòne avea questo re inteso, non potersi il regno liberaro
da
tanto gastigo se non avesse esposto alla balena l
o bellicoso vicino alla palude Tritonia, la quale essendo stata morta
da
Persèo insidiosamente e fra le tenebre della nott
’insigne bellezza, e recisole il capo, portollo in Grecia qual trofeo
da
servire di spettacolo a quella gente. Si dice che
ltre nobili donzelle portò seco prigioniera la figliuola di Agenore ;
da
che uscì tosto in campo Giove trasformato in toro
lli e non ritrovando la loro Euròpa, Fenìce si stabilì nell’Africa, e
da
luì gli Africani furon detti Poeni ; e Cilice, in
lla futura sua sorte. Il quale rispose, che fosse andato nella Focide
da
Pelagòne, fig. di Anfidamante, e dall’armento di
d andando ad attingere acqua ad un fonte, gli furono i compagni morti
da
un dragone, figliuolo di Marte, che il fonte guar
Giove, o a Minèrva, e però manda i suoi compagni ad attignere l’acqua
da
un fonte nella vicina selva. Quivi era appiattato
che chiamò Cadmèa (Καδμεια), perchè Tebe fu posteriormente edificata
da
Anfione. Gli antichi abitatori del paese, ov’era
o Giove, col quale egli spacciava un’intima familiarità, detto perciò
da
Omero dimestico e famigliare di Giove (Διος μεγαλ
divorati dal Minotauro. Si racconta che gli Ateniesi furono oppressi
da
crudele carestia e pestilenza, dalla quale disse
ice tributo. Di gran fama è questo laberinto ingegnosamente descritto
da
Ovidio nelle Metamorfosi (1). Plinio vuole che fo
navi di antenne e di vele. Ma tanta sua lode d’ingegno fu annebbiata
da
un vil tratto di gelosia. Dalla sorella Perdice a
un picciol pezzo di legno e così inventò la sega. Dedalo ne fu tocco
da
non lodevole invidia, percui lo precipitò dalla c
che memore della sua caduta pone il nido nelle siepi e vola poco alto
da
terra. Il canto della pernice è simile al suono c
qui fu che per colpa del suo ingegno avendo offeso quel principe, fu
da
lui nel laberinto che aveva egli stesso mirabilme
, disciolse le piume accozzate, e l’infelice Icaro cadde nel mare che
da
ciò ebbe il nome di mare Icario (2). I poeti spes
ridi (Tyndaridae), ed Ebalidi (Oebalidae). Dicono alcuni che nacquero
da
due uova, uno immortale, da cui uscì Polluce ed E
i (Oebalidae). Dicono alcuni che nacquero da due uova, uno immortale,
da
cui uscì Polluce ed Elena ; l’altro mortale, dal
le, dal quale nacque Castore e Clitennèstra. Omero dice che Leda ebbe
da
Tindaro i due gemelli Castore e Polluce ; ed Elen
ro, attribuito comunemente a Castore, domator de’ cavalli ; ciò viene
da
che entrambi questi fratelli appellavansi i Casto
egnalata destrezza nel combattimento del cesto, dice che discendevano
da
Amico e dalla gente de’ Bebrici. Or questo re tut
Olimpici ; ed Igino parla de’solenni giuochi fatti celebrare in Argo
da
Acasto, fig. di Pelia, re di Tessaglia, ne’ quali
rcurio, dal quale ebbe quella famosa lira che altri vogliono ricevuta
da
Apollo, o dalle Muse, o da Giove stesso, da lui s
la famosa lira che altri vogliono ricevuta da Apollo, o dalle Muse, o
da
Giove stesso, da lui sì dolcemente suonata, che m
e altri vogliono ricevuta da Apollo, o dalle Muse, o da Giove stesso,
da
lui sì dolcemente suonata, che mosse i sassi ad u
ove stesso, da lui sì dolcemente suonata, che mosse i sassi ad unirsi
da
se per fabbricare le mura di Tebe (1), alla quale
è chiamato duro e feroce da’ poeti (2). Or Antiope, posta in prigione
da
Dirce e fuggitane, andava vagando pel Citerone, e
d imbattutasi nel figliuolo Zeto, che quivi pascolava gli armenti, fu
da
lui villanamente discacciata. Ma poscia, fatti ac
armenti, fu da lui villanamente discacciata. Ma poscia, fatti accorti
da
un pastore ch’era lor madre, i due fratelli vendi
na all’altra vicina. Il che vedendo l’implacabile Giunone, andò tosto
da
Teti, moglie dell’Oceano e di loro nutrice, dalla
adre fu Europa, o Egina, fig. del fiume Asopo, detta per ciò Asopiade
da
Ovidio. Regnò nell’isola Enopia o Enone, che dal
ngono i Poeti che, rimasta Egina spopolata per una pestilenza mandata
da
Giunone, Eaco, veduto a piè di una quercia grandi
tri. Eaco li raccolse e diede loro domicilio più sicuro ed agiato ; e
da
ciò la trasformazione delle formiche in uomini. E
ed agiato ; e da ciò la trasformazione delle formiche in uomini. Eaco
da
Endeis, fig. del centauro Chirone, ebbe Peleo e T
Eaco da Endeis, fig. del centauro Chirone, ebbe Peleo e Telamone ; e
da
Psammate, fig. di Nereo e di Dori, ebbe Foco, il
en. Ius), la quale(1) fu fig. d’Inaco, fiume dell’Argolide, che nasce
da
Artemisio o dal Linceo, monti di Arcadia, e per c
Pireno. La favola d’Io era nello scudo di Turno, il quale discendeva
da
Inaco(2). Giove che da Io avea avuto un figliuolo
era nello scudo di Turno, il quale discendeva da Inaco(2). Giove che
da
Io avea avuto un figliuolo, la trasformò in vacca
ese sì furibonda che andò vagando quasi per tutta la terra, agitata o
da
uno spettro, ch’era l’ombra stessa di Argo ; o da
la terra, agitata o da uno spettro, ch’era l’ombra stessa di Argo ; o
da
una furia ; o dall’animaletto che appellasi estro
E la sua smania fu sì strana che precipitossi in quel mare, il quale
da
lei prese il nome d’Ionio. Passò quindi nella Sci
onio. Passò quindi nella Scizia per lo stretto di Costantinopoli, che
da
siffatto avvenimento ebbe il nome di Bosforo. Giu
Allora Giove restituì ad Io la primiera sua forma, e volle che fosse
da
que’ popoli adorata qual Dea sotto il nome d’Isid
cava la luna, della quale era simbolo una donna col capo coronato ; e
da
ciò ha potuto avere origine la trasformazione d’I
na nato fu rapito da’ Cureti per ordine di Giunone. Ma, uccisi questi
da
Giove, Io andò lungo tempo in cerca del figliuolo
mo, edificò una città famosa, che chiamò Menfi dal nome della moglie,
da
cui ebbe una figliuola chiamata Libia, la quale,
posto e ritirossi presso al polo artico. Oltre a Dardano, Giove ebbe
da
Elettra Iasio, o Eezione. Dardano, il quale si vu
o, fig. di Dardano, co’ suoi compagni si stabilì nelle montagne dette
da
lui Idee ; e Dardano, per avviso dell’oracolo, an
dò nella Teucride, ove accolto dal re Teucro sposò una sua figliuola,
da
cui ebbe Erittonio. Quivi edificò una città detta
rittonio. Quivi edificò una città detta Dardania, che fu pure il nome
da
lui dato a tutta quella regione. Dopo Dardano reg
di Elleno e che ritrovò la ragione de’venti ; ma da’più si vuole nato
da
Giove e da Sergesta, fig. d’Ippola, Troiano. Omer
che ritrovò la ragione de’venti ; ma da’più si vuole nato da Giove e
da
Sergesta, fig. d’Ippola, Troiano. Omero gli dà do
n rinchiusi in un antro vastissimo, ove rumoreggiano a lor talento, e
da
cui non uscivano che quando Eolo il permetteva. V
e vicine alla Sicilia che alcuni chiamano Eolie, ed alcuni, Vulcanie,
da
Vulcano, loro re ; fra le quali le principali son
trabone, era la sede di Eolo. A queste isole approdò Ulisse, il quale
da
Eolo ebbe tutt’i venti in un grand’otre legato ne
ui anche i Greci gli dicdero un tal soprannome. Altri il fan derivare
da
una parola greca (αμμος), che significa sabbia, p
ca (αμμος), che significa sabbia, perchè il tempio di Giove Ammone fu
da
Bacco fondato negli arenosi deserti della Libia ;
ocate arene di que’deserti, sebbene il sacro recinto intorniato fosse
da
sempre verdeggiante selva ; il che aveasi qual mi
tata da’ Caoni, così detta o dalla ninfa Dodona, fig. dell’ Oceano, o
da
Dodona, fig. di Giove e di Europa. Quivi era il f
o da’ Pelasgi, il più antico popolo della Grecia ; o secondo Erodoto,
da
una donna Egiziana che ne fu la prima sacerdotess
una colomba dal ramo di una sacra quercia ; la quale finzione nacque
da
che nel linguaggio di quel paese sì le colombe, e
In onore di Giove Olimpico si celebravano i giuochi detti Olimpici
da
Olimpia o Pisa, città dell’ Africa. Si chiamano d
chi detti Olimpici da Olimpia o Pisa, città dell’ Africa. Si chiamano
da
Luciano i grandi giuochi Olimpici (Ολυμπια μεγαλα
lli di Olimpia erano i grandi giuochi, a’quali si concorreva non solo
da
tutta la Grecia, ma eziandio dall’Italia, dall’As
o dall’Italia, dall’Asia, dall’Egitto, dalla Siria, dalla Cirenaica e
da
più altri paesi. Ed era tanto lo splendore di que
ebbe a dire che siccome l’acqua supera tutti gli elementi, e l’oro è
da
più di qualsivoglia preziosa cosa, così l’Olimpic
gli altri nobilmente primeggia. Questi giuochi si vogliono istituiti
da
Ercole, fig. di Giove, e di Alcmena, il quale vi
nta Tarquinio Prisco, dopo una guerra co’ Sabini ; ed ampliato poscia
da
Tarquinio Superbo, a tempo della Repubblica arriv
. Fu più volte consumato dal fuoco, e più volte rifatto ; e l’ultima,
da
Domiziano, il quale fece venir dalla Grecia quell
In una corniola del gabinetto del Re di Francia, l’Olimpo è indicato
da
un Giove, che siede sul trono colla folgore nella
ve con maestoso carattere, ma acceso d’ira, stando in un carro tirato
da
quattro cavalli, nella destra tenendo uno scettro
; epiteto di Giove assai frequente in Omero, Esiodo ec. così detto o
da
αιξ, αιγος, capra, ed οχη, alimento, perchè Giove
Da’ Cretesi il giorno stesso chiamavasi Giove(2). Iupiter Dictaeus,
da
Ditte, monte di Creta, ch’ebbe un tal nome dalla
nans, Fulminator ; αστεροπητης. Così quegli altri epiteli tanto usati
da
Omero, νεφεληγερετα, nubium coactor, l’adunator d
νιος, Giove ospitale ; era onorato qual vindice dell’ospitalità quasi
da
tutt’i popoli, perchè credevasi che i forestieri
tutt’i popoli, perchè credevasi che i forestieri ed i mendici vengon
da
Giove(1), e che sono da lui particolarmente prote
redevasi che i forestieri ed i mendici vengon da Giove(1), e che sono
da
lui particolarmente protetti. Iupiter Idaeus, co
e sono da lui particolarmente protetti. Iupiter Idaeus, così detto o
da
Ida, monte della Frigia ; o da Ida, monte di Cret
rotetti. Iupiter Idaeus, così detto o da Ida, monte della Frigia ; o
da
Ida, monte di Creta, ov’era la culla e la tomba d
ore di lui si celebravano sul monte Albano le ferie latine, istituite
da
Tarquinio Superbo, le quali duravano quattro gior
primo bicchiere si bevea in onore di Giove Olimpico(2). Ζευς ορκιος,
da
ορκος, giuramento ; perchè Giove teneasi per vind
usan.). Iupiter Panomphaeus, πανομφαιος, omnis ominis auctor, dicesi
da
Omero Giove, cui sacrificavano i Greci per averlo
iove, cui sacrificavano i Greci per averlo propizio contro i Troiani,
da
πας. omnis, ed ομφη, vox divina, o perchè era a d
di Giove, ìl quale adirato per aver dato mano ad un inganno fattogli
da
Giunone, la cacciò dal cielo e mandolla a convers
i Troia. Percui le guerre più che i fulmini e le inondazioni, vengono
da
Giove per liberare la terra dal peso de’malvagi(1
eti dicevano che tutto era pieno di Giove, e che tutto dee cominciare
da
Giove. Omero(3) di passaggio dice che le timide c
o e sotto una pianta di vetrice(1). Nella sua fanciullezza fu educata
da
Eubea, Prosinna ed Ascrea, fig. del fiume Asterio
fu educata da Eubea, Prosinna ed Ascrea, fig. del fiume Asterione ; o
da
Temeno, fig. di Pelasgo, che abitava nella città
nfalo. Omero(2) però fa dire a Giunone che quando Saturno fu cacciato
da
Giove nel tartaro, essa fanciulla fu dalla madre
pavone. Mosco, e dopo lui Ovidio, favoleggiò che Giunone, ucciso Argo
da
Mercurio, ne pose sulla coda del pavone i soli oc
e celebraronsi con solennità degna di siffatti numi : e Mercurio ebbe
da
Giove l’incarico d’invitarvi tutti e Dei, ed uomi
’Pigmei, la quale in bellezza vantandosi di vincere le stesse Dee, fu
da
Giunone trasformata in grù ; e da ciò l’odio fra
andosi di vincere le stesse Dee, fu da Giunone trasformata in grù ; e
da
ciò l’odio fra le grù ed i pigmei, i quali ogni a
onto è l’odio di questa Dea contro i Troiani per l’oltraggio recatole
da
Paride(2), percui dichiarossi loro irreconciliabi
vea un giorno esser distrutta dalle fiamme ; e che le mura fabbricate
da
mano divina sarebbero state inespugnabili, chiama
este, ogni anno dovea esporsi una Troiana donzella ad essere divorata
da
una balena. Dopo alcuni anni cadde la sorte su di
rivo del mostro. Per sua buona ventura la regale donzella fu liberata
da
Ercole, e Telamone, fig. di Eaco, che ritornavano
pia perfidia del re Troiano, che l’imputarono a tutto il suo popolo e
da
quelle ripetevano le sciagure de’ Troiani e de’ l
Arisba, sua prima moglie, sposò Ecuba, fig. di Dimante, re di Tracia,
da
cui ebbe molti figliuoli, de’ quali i più conosci
i rimettersi al giudizio del pastorello Paride. Le Dee se ne andarono
da
lui sul monte Ida ; e Giunone gli promise ricco e
eggia. Poco dopo, allestita una flotta, sotto specie di legazione, fu
da
Priamo mandato nella Grecia in cerca della sorell
sitò Sparta, ove con grandissima cortesia fu accolto nella sua reggia
da
Menelao, fig. di Atreo e di Europa, fratello di A
! di quanto sangue Troiano viene essa ricolma ! Partì adunque Paride
da
Sparta, seco portando con Elena lunga guerra ed i
bliando la sua dignità e solo aspirando al piacere della vendetta, va
da
Eolo, e sebbene tanto a lui superiore, non isdegn
Ma i suoi disegni sempremai le fallivano ; giacchè le convenne vedere
da
una fredda nube il trionfo di Enea, e permettere
mine. E se a Giove davasi l’aggiunto di ottimo massimo, anche Giunone
da
Virgilio(1) si chiama grande e potente regina, ed
i fig. di Giove e di Protogenia, fig. di Deucalione e di Pirra. Etlio
da
Giove fu ammesso in cielo ; ma perchè osò trattar
sso in cielo ; ma perchè osò trattar Giunone con poco rispetto, ne fu
da
Giove medesimo cacciato e confinato giù nell’Infe
e estremità o corna attigne le acque dal mare. Esiodo dice che nacque
da
Taumante, che in greco significa ammirabile, perc
rmato dalle gocce di acqua di una nube posta di rincontro al sole ; e
da
Elettra, che significa splendore del sole. Come G
ca, incostante e protettrice degl’indegni ; percui malvagia appellasi
da
Giovenale ; e da Cebete, non solo cieca, ma sorda
protettrice degl’indegni ; percui malvagia appellasi da Giovenale ; e
da
Cebete, non solo cieca, ma sorda ancora ed insana
o dell’Inferno. Nel Timone di Luciano, Pluto si finge zoppo, allorchè
da
Giove è mandato ad arricchire alcuni, pe’ quali g
lia figurata di un serpente le cinge il braccio diritto. Alla Fortuna
da
Orazio(1) si attribuisce un grosso chiodo o per s
(1) avere gli occhi di Giunone vuol dire averli grandi e belli. Viene
da
βους, βοος, bos ed ωψ, ωπος, oculus. Iuno Gabina
lla che accompagnava la novella sposa alla casa del marito ; Matrona,
da
Orazio ; e Materfamilias, da Plauto(3). Iuno Kal
la sposa alla casa del marito ; Matrona, da Orazio ; e Materfamilias,
da
Plauto(3). Iuno Kalendaris ; perchè a lei era co
a lei era consacrato il primo giorno di ciascun mese. Iuno Lacinia.
da
un promontorio del Bruzlo, oggi Capo delle colonn
omontorio del Bruzlo, oggi Capo delle colonne, antic. Lacinium, detto
da
Lacinio, masnadiere ivi ucciso da Ercole, che pos
lle colonne, antic. Lacinium, detto da Lacinio, masnadiere ivi ucciso
da
Ercole, che poscia vi fabbricò un superbissimo te
mani di sacrificare una troia gravida per divertire i mali minacciati
da
un tremuoto in tempo della guerra cogli Aurunci.
Crotoniati, abbelli con insigni pitture il tempio di Giunone Lacinia
da
loro tenuto in somma venerazione. E per uso di es
rappresentar dovea il più perfetto tipo della bellezza ; percui copiò
da
più sembianti quel che ciascuno avea di più leggi
fiume Asterione, sulle cui rive era il tempio e la fontana Eleuteria,
da
cui si attingeva l’acqua solo pe’ sacrificii e pe
, vedendo che la madre Cidippe andava al tempio su di un carro tirato
da
buoi, percui non vi potea giungere all’ora disegn
uò toccare all’uomo. Si addormentarono essi placidamente di un sonno,
da
cui mai più non si svegliarono ; con che signific
per figliuola di quella. Questa Dea poi chiamavasi Pallade (Pallas),
da
un verbo greco (παλλειν) che significa vibrare l’
antichi poeti. Riguardo al nascimento di lei, alcuni la vogliono nata
da
Giove e da Metide ; e presso Eusebio si dice figl
ti. Riguardo al nascimento di lei, alcuni la vogliono nata da Giove e
da
Metide ; e presso Eusebio si dice figliuola di Gi
ntroduce Vulcano che con una scure ben affilata sta innanzi a Giove e
da
lui riceve il comando che con quella gli aprisse
dare il gran colpo, pel quale dal divin capo uscì una Vergine armata
da
capo a piedi, che scuoteva lo scudo ed agitava l’
nte che quando dal cervello di Giove, per un colpo di mannaia datogli
da
Vulcano, uscir dovea Minerva, essa, secondo ch’er
ella Dea e le consacrò un tempio ed una statua di avorio, la quale fu
da
Silla recata a Roma. Eusebio vuole che vi era una
alamità sofferte nel ritorno alle lor patrie dopo l’eccidio di Troia,
da
Omero(1) a Minerva principalmente si attribuiscon
endo detto che anche a dispetto de’ Numi ne sarebbe uscito libero, fu
da
Nettuno adirato ad un grande scoglio sbattuto, e
endere opera alcuna se non siamo inspirati, per così dire, e condotti
da
Minerva(5). Da ciò pure venne la frase, fare un’o
pecial tutela. Varrone(1) però racconta che, regnando Cecrope, nacque
da
se un ulivo nella cittadella di Atene, e presso a
ancora un ulivo, il quale vuolsi che sia quello che fu fatto nascere
da
Minerva, quando ella venne a contesa con Nettuno.
so, o far bellissimi ricami. Ma una gran maestria di rado è disgiunta
da
cieco orgoglio. Aracne non dubitò di provocare Mi
e tutta si studiò di vincere la sua divina rivale, e fece un broccato
da
reggere al paragone con quello di Minerva. Ma la
e ha dato occasione a’poeti di foggiare quell’Aracne industriosa, che
da
Minerva fu trasformata in ragno e che pur non las
to a caso. Lo suonò alla tavola degli Dei, e ne fu con riso schernita
da
Giunone e da Venere, perchè, con que’ suoi occhi
suonò alla tavola degli Dei, e ne fu con riso schernita da Giunone e
da
Venere, perchè, con que’ suoi occhi azzurri e col
e la prima nave che solcato avesse il mare, fu la nave Argo, chiamata
da
Fedro opera Palladia (2). Giasone, al ritorno del
ovato di Ulisse, il quale in ogni sua azione era dalla Prudenza, cioè
da
Minerva, diretto ; e che però ebbe dal poeta l’ep
atore di città. Si osservi che un artefice, il quale lavora di legno,
da
Esiodo si chiama servo di Minerva. Molte altre er
iscepoli nel mese di Marzo pagavano lo stipendio a’ maestri, il quale
da
Minerva chiamavasi minerval, e davasi prima delle
a trasse dalla barbarie i popoli dell’Attica, loro dando delle leggi,
da
cui venne l’agricoltura. A Sais Iside era rappres
dato, era il simbolo di quella Dea. La città di Sais dicevasi fondata
da
Iside ; ed Atene fece lo stesso di Minerva, sicch
così detto, perchè assembravasi sul colle di Marte, ch’era non lungi
da
Atene. Non è qui luogo di favellare della incorru
, chiamata di morte. Alcuni storici dicono questo tribunale istituito
da
Cecrope ; altri, da Cranao, ed altri, da Solone.
Alcuni storici dicono questo tribunale istituito da Cecrope ; altri,
da
Cranao, ed altri, da Solone. VIII. Peplo. Pana
o questo tribunale istituito da Cecrope ; altri, da Cranao, ed altri,
da
Solone. VIII. Peplo. Panatenee. Erittonio.
i soli, nel tempio di Giunone in Elea, il suo simulacro distinguevasi
da
quelli delle altre divinità. Ma oltre a ciò porta
avano ogni cinque anni, e le minori, ogni anno. Si vogliono istituite
da
Teseo, o da Erittonio, fig. di Vulcano, il quale
inque anni, e le minori, ogni anno. Si vogliono istituite da Teseo, o
da
Erittonio, fig. di Vulcano, il quale per avere i
o, fig. di Vulcano, il quale per avere i piedi di serpente, era stato
da
Minerva segretamente in un suo tempio allevato. G
In dette feste, fra gli altri giuochi, celebravansi quelli istituiti
da
Pericle per la musica e per la poesia ; e nel tea
so e colla spada. Alcuni vogliono che le Panatenee furono ristabilite
da
Teseo per riunire le sparse borgate dell’Attica i
2). Chiamavansi pure Quinquatria le feste o giuochi annuali istituiti
da
Domiziano in onore di Minerva, che si celebravano
onzelle Spartane. Negli antichi monumenti vedesi Minerva accompagnata
da
un serpente ; o con un serpe sull’elmo, perchè qu
ica della collezione di Stosch, Minerva Salutare o Medica è preceduta
da
un serpente, ed ba un parazonio, o scimitarra pen
. Nel tempio di Minerva Elidia, il casco di questa Dea era sormontato
da
un gallo, animale, cui piacciono le battaglie. Qu
ciano la chiama Dea ucciditrice de’ giganti. In un monumento riferito
da
Gorleo vedesi la Dea vincitrice di un gigante, ch
e di oro. Nello scudo vi avea scolpito la battaglia delle Amazzoni(2)
da
una parte, e dall’altra, la pugna degli Dei e de’
una medaglia di Atene vedesi Minerva che disputa con Nettuno sul nome
da
darsi alla città ; essa ha fatto nascere allora l
respirava che battaglie e stragi ». In un niccolo antico pubblicato
da
Pietro Vivenzio, vedesi Pallade colla Vittoria in
eti di Minerva. Minerva Alalcomenia (Αθηνα αλαλκομενηις) chiamasi
da
Omero o da Alalcomenia, città della Beozia, ov’er
rva. Minerva Alalcomenia (Αθηνα αλαλκομενηις) chiamasi da Omero o
da
Alalcomenia, città della Beozia, ov’era un simula
o da Alalcomenia, città della Beozia, ov’era un simulacro di lei ; o
da
Alalcomena, nutrice di questa Dea ; o dal verbo g
elio. Fu così detta o quasi Capita, perchè nata dal capo di Giove ; o
da
captus, voce degli Auguri, che significava, il su
niesi con questo nome salutavano propriamente Pallade, come si scorge
da
Aristofane e da altri(1). Εργανη, laboriosa ; Ευρ
nome salutavano propriamente Pallade, come si scorge da Aristofane e
da
altri(1). Εργανη, laboriosa ; Ευρεσιτεχνος, inven
icono gl’Italiani. Così potrebbe spiegarsi l’aggiunto di caesius dato
da
Catullo(2) ad un feroce leone della Libia. Innup
un feroce leone della Libia. Innupta ; epiteto di Minerva adoperato
da
Virgilio, che vuol dire vergine. Itonia, Ιτωνια,
vea un celebre tempio. Patrima Virgo secondo alcuni chiamasi Minerva
da
Catullo(3), perchè nacque di padre senza madre. M
de, ερισυπτολις, guardiana delle città ; πολιουχος, custode di città,
da
πολις, urbs, ed εχειν, habere. Tritonia, e τριτο
α detta o perchè apparve la prima volta presso la palude Tritonia ; o
da
τριτω, che appo i Cretesi significava capo, perch
va additò in sogno a Pericle per guarire un operaio a lui caro caduto
da
un ponte o dalla sommità di un tempio. Alla civet
i siffatti uccelli. Cicerone(1) domandò all’amico Attico un’Ermatena,
da
servire per ornamento alla sua accademia. Vi è ch
a ; e che recata al luogo, ov’era Dardano, questi consultò l’oracolo,
da
cui seppe che la città sarebbe stata in piedi sin
a facile preda del nemico. Silio Italico dice che il vero Palladio fu
da
Diomede restituito ad Enea, il quale cogli altri
di essi parleremo in un solo articolo. La voce Apollo (Απολλων) viene
da
un verbo greco che significa perdere (απολλυμι),
Vulcano e signore di Eliopoli, in Egitto ; il secondo nacque in Creta
da
Coribante ; il terzo, da Giove terzo e da Latona
poli, in Egitto ; il secondo nacque in Creta da Coribante ; il terzo,
da
Giove terzo e da Latona ; ed il quarto nato in Ar
il secondo nacque in Creta da Coribante ; il terzo, da Giove terzo e
da
Latona ; ed il quarto nato in Arcadia chiamavasi
o e da Latona ; ed il quarto nato in Arcadia chiamavasi Nomio, perchè
da
lui avean gli Arcadia ricevuto le leggi(4). Ma il
Giove trasformò Asteria, fig. di Titano, in quaglia, per essere stato
da
lei dispregiato, e che avendola gettata in mare,
alleggiare sulle acque ; il che finsero per essere quell’isola scossa
da
frequenti tremuoti(1). Or Latona ch’era fig. di P
uccisa occupava lo spazio di ben cento iugeri. Esso dava le risposte
da
un oracolo ch’era sul Parnaso, o il custodiva ; p
salvò dal dente di quel mostro. La favola di questo serpente(5) venne
da
un tiranno chiamato Pitone o Dracone, uomo crudel
e da un tiranno chiamato Pitone o Dracone, uomo crudele, forse ucciso
da
Apollo. O per Pitone(6) intesero i poeti le micid
uno fece uscir fuori delle acque l’isola Ortigia, che chiamossi Delo (
da
δηλος, manifestus), come la più appariscente fra
r Latona(3) sgravatasi de’suoi divini gemelli e perseguitata tuttavia
da
Giunone, dopo lungo errare, giunse ad un bel lago
fanciullo nascendo parve nato dalla terra. Or Apollo la madre Latona
da
ogni oltraggio del gigante difese, uccidendolo co
Lampetusa. Il quale giovinetto, dandosi assai vanto de’ suoi natali,
da
Epafo, fig. di Giove e d’Io, fu motteggiato, quas
di volergli concedere quanto avesse dimandato. Allora Fetonte, mosso
da
giovanile vaghezza, chiese di guidare per un gior
rno i cavalli del cocchio paterno. Si argomentò Apollo di distornarlo
da
sì pericolosa voglia, ma indarno ; e Fetonte pres
ciel sereno vedesi di notte trascorrere per l’aria(1). Egli fu poscia
da
Febo allogato nel cielo e trasformato in costella
e addensate danno l’elettro o sia l’ambra. Fu pianto eziandio Fetonte
da
Cigno (Cycnus), di lui parente ed amico, e fig. d
Apollo e della ninfa Coronide fu Esculapio nella medicina ammaestrato
da
Chirone in guisa che fu posto nel numero degli De
e consentendolo questi a condizione che gli donasse un cocchio tirato
da
un leone e da un cinghiale, Apollo gl’insegnò il
o questi a condizione che gli donasse un cocchio tirato da un leone e
da
un cinghiale, Apollo gl’insegnò il modo di aggiog
i Apollo, quand’era per nascondersi nelle paterne acque del Peneo, fu
da
quel Nume trasformata in alloro, di cui staccò un
irabile e quasi divina fu la sua perizia nel suonar la lira donatagli
da
Mercurio o da Apollo ; e perchè fu pure insigne p
i divina fu la sua perizia nel suonar la lira donatagli da Mercurio o
da
Apollo ; e perchè fu pure insigne poeta, con tal
a lira. Orfeo fu uno degli Argonauti ; ed instituì le orgie, le quali
da
lui si dicono Orfiche. In Orfeo scorgiamo espress
e ombre de’morti. Quivi egli evocò l’ombra di Euridice ; e credendosi
da
lei seguito, quando si avvide dell’errore, si die
e che altreve. Aristeo che fu cagione della morte di Euridice, nacque
da
Apollo e da Cirene, fig. d’ Ipseo, la quale educa
e. Aristeo che fu cagione della morte di Euridice, nacque da Apollo e
da
Cirene, fig. d’ Ipseo, la quale educata presso il
ene, fig. d’ Ipseo, la quale educata presso il monte Pelio, fu poscia
da
Apollo portata in quel luogo della Libia, ove dop
e del buon Aristeo, dalla valle di Tempe andò egli doloroso al fonte,
da
cui nasce il Peneo, ed ove la reggia era della ma
le sue api. La quale, accoltolo amorevolmente, gli propone di andare
da
Proteo, Dio marino, il quale si mutava in molte s
co. I poeti dicono che Marsia, avendo trovata la cornamusa, strumento
da
fiato inventato da Minerva, la suonò sì maestrevo
che Marsia, avendo trovata la cornamusa, strumento da fiato inventato
da
Minerva, la suonò sì maestrevolmente che ne venne
so di sua gloria, legatolo ad un albero, il fece vivo vivo scorticare
da
uno Scita, e la pelle qual trofeo della vittoria,
la prima volta i pifferi ; di che fu tanto superbo che parlò in modo
da
paragonarsi ad un Nume. E come il flauto è strume
omba sfogando il disperato suo dolore, fu cangiata in sasso, il quale
da
gagliardo vento trasportato sul monte Sipilo, è t
oria di Crise, sacerdote di Apollo Sminteo e padre di Astinome, detta
da
lui Criseide. Agamennone, sovrano duce de’ Greci,
o stranamente adirato, coll’arco su gli omeri ed il turcasso ; si ode
da
lungi lo strepito degli scossi strali, de’ quali
i di quel Nume, in pena vide miseramente darsi il guasto al suo campo
da
grandissima schiera di topi. Per allontanare tant
acò con molti sacrificii l’ira di Apollo ; il quale, volendo liberare
da
quella peste il campo del suo sacerdote, in sembi
este il campo del suo sacerdote, in sembianza di uomo accolto in casa
da
Orde, di lui pastore, colle saette uccise tutti q
ui ucciso fu esso e l’infelice profetessa, invitali a lauto banchetto
da
Egisto e dalla disleale consorte. VIII. Incumb
elle arti. I poeti erano suoi sacerdoti e figliuoli ; essi credevansi
da
lui inspirati, come tutt’i cultori delle arti bel
del canto, andava superbo di una bella lira di oro che avea ricevuta
da
Mercurio ; ed era il duce e quasi il sovrano dell
. Fedro(2) dice, le nove Muse che sono il coro delle arti, esser nate
da
Giove e dalla veneranda Mnemosine. Il che finsero
, Polinnia, Calliope ed Urania. Alcuni(1) fan derivare la parola Musa
da
un verbo greco (μαω) che significa ricercare, inv
he prima chiama vansi Casmenae, poscia Carmenae, e finalmente Camenae
da
carmen, canzone ; sicchè Camena vuol dire cantatr
l dire cantatrice. Presso Plutarco la parola Musa significa canto ; e
da
Aristofane un uomo sapiente e dotto si appella Mu
attutto. L’Elicona, monte della Beozia, sacro ad Apollo ed alle Muse,
da
Ovidio chiamato virgineo monte, perchè le Muse si
tto sacro a quelle Dee ; un antro freschissimo ; un’ombra detta molle
da
Properzio ; infine il bel fonte Aganippe(4) il fa
regnava. Vide egli un giorno le Muse che andavano sul Parnaso, colte
da
improvvisa tempesta ; e fingendo amorevolezza, pr
i un’alta torre del suo palagio, volea follemente seguirle, precipitò
da
quell’altezza e riportò la pena della sua insolen
donia(3). Pierio adunque era probabilmente di Pella, in Macedonia ; e
da
Evippe, di Peonia, ebbe nove figliuole, le quali,
Sirene eziandio(1) osarono sfidare al canto le Muse ; ma furon vinte
da
quelle Dee, che strapparon loro le piume e e ne o
ene, che alcuni mal confondono coll’ Aganippe, che forse ebbe il nome
da
Aganippe, fig. del fiume Termesso, essendo natura
cavallo, ebbe origine dal Pegaso. Esiodo dice che fu esso così detto
da
πηγη, fonte, sorgente, per esser nato presso alle
r nato presso alle fonti o sorgenti dell’ oceano. Igino il crede nato
da
Nettuno e da Medusa ; ma comunemente si vuole che
alle fonti o sorgenti dell’ oceano. Igino il crede nato da Nettuno e
da
Medusa ; ma comunemente si vuole che quando Perse
egaso, il quale un giorno sull’Elicona col piede percosse una pietra,
da
cui spicciò un bel fonte di chiarissima acqua, la
icio più d’ogni altro vasto e bellissimo, sì leggiadramente descritto
da
Pausania, e che gli abitatori del Parnasso aveano
un sacrificio. Il qual fonte chiamavasi pure Aretias, o di Marte ; e
da
Seneca fu detto Dirceo. Secondo alcuni fu chiamat
to Castalio o dalla ninfa Castalia che Apollo trasformò in fontana, o
da
Castalio, re dei dintorni del Parnasso. Dirce era
ei dintorni del Parnasso. Dirce era fonte e fiume che bagnava Tebe, e
da
cui Pindaro, il più sublime allievo delle Muse, a
del fiume Asopo, e moglie di Lico, re di Tebe, il quale, dopo averla
da
se discacciata, sposò Dirce, fig. del Sole. Antio
ope, già incita, partorì Anfione e Zeto sul monte Citerone ; i quali,
da
un pastore educati, riconobbero poscia la loro or
toccava sì dolcemente, che al suon di quelle corde i sassi, movendosi
da
se, andarono in bell’ ordine ad unirsi per costru
la virtù prodigiosa della poesia e della musica. Anfione ebbe la lira
da
Mercurio, ovvero dal nostro Apollo. XI. Contin
Pimpla. Pirene. La poesia richiede mente tranquilla e circondata
da
piacevoli obbietti ; e però i luoghi del soggiorn
’ loro giardini e sacri boschetti vi eran fontane e ruscelli di mele,
da
cui i Poeti, i quali si assomigliavano alle api,
lo eziandio fra gl’Iddii soggiornavan le Muse, dette perciò Olimpiadi
da
Omero(3). Le Muse cantavano in cielo le lodi dei
tto l’Olimpo(5). Le Clerc crede che la favola delle Muse ebbe origine
da
una qualche accademia di musica da Giove stabilit
la favola delle Muse ebbe origine da una qualche accademia di musica
da
Giove stabilita in Creta, in cui primeggiavano no
ti il Pindo, il Parnasso e l’Elicona, si confondono. Esso è celebrato
da
tutt’i poeti. Ascra era un villaggio in Beozia, v
betra fu pure un fonte di Magnesia, nella Macedonia, sacro alle Muse,
da
esso dette Libetridi presso Virgilio(2). Alcuni v
o di Oebalo, piangendo oltremodo il figlio Cencria, per caso uccisole
da
Diana, fu cangiata in quel fonte. Il caval Pegaso
ccisole da Diana, fu cangiata in quel fonte. Il caval Pegaso fu preso
da
Bellorofonte, mentre bevea al fonte di Pirene. An
he uno de’ principali fini della poesia è dilettare. Clio, così detta
da
un verbo greco (κλειω) che significa celebrare, p
gio. Quindi dissero che Apollo inventò la cetra(5), e ch’ebbe la lira
da
Mercurio(6). XIII. Oracoli di Apollo. Tempio d
gli auguri. Lo Scoliaste di Pindaro afferma che Apollo appreso avea
da
Pan la scienza dell’avvenire ; ma altri vogliono
avvenire ; ma altri vogliono che avesse ricevuto sì maraviglioso dono
da
Giove con patto che non l’avesse mai agli altri D
ta(6) che, dovendo i Romani mandare a Delfo un dono promesso con voto
da
Camillo, e non trovandosi tant’ oro che bastasse
acoli(1), ispirata dal Nume per mezzo di un vento o vapore che usciva
da
un freddo sotterraneo, quando essa sedea sul trip
’ Lapiti, ’in Tessaglia, per vendetta di un grave oltraggio recatogli
da
Apollo, incendiò il suo tempio di Delfo. E perciò
Efeso, ed ove Apollo dava i suoi oracoli in versi. Si vuole edificato
da
Manto, fig. di Tiresia, la quale, presa Tebe, sua
altro oracolo era in Cirra, la quale città essendo non molto lontana
da
Delfo, spesso si prende l’uno per l’altro. Le sue
ll’albero per aspettare che venuti fossero a maturità. Ritornò poscia
da
Febo con un’idra fra gli artigli che avea ghermit
iscoprire il cognato, le diede un bel monile di oro e gemmato, fatto
da
Vulcano ; ed ella di quel dono invaghita tradì il
mavasi veritiero ed amante della verità e non della mensogna ; percui
da
Eschilo si appella vate non mendace ; e Callimaco
zio di ben nove iugeri collo smisurato suo corpo. Altri dicono che fu
da
Giove ucciso di un fulmine. Morto Ettore, l’indom
è certo che principale attributo di Apollo è l’arco ed il turcasso ;
da
che ebbe i soprannomi di Arciero, di Ecaergo, o c
sso ; da che ebbe i soprannomi di Arciero, di Ecaergo, o che colpisce
da
lungi, e più altri ; i quali dinotano che il sole
li dinotano che il sole co’ suoi raggi che sono gli slrali di Apollo,
da
lontano fa sentire la sua influenza. Si vuole che
da lontano fa sentire la sua influenza. Si vuole che avesse ricevuto
da
Vulcano e l’arco e le sue frecce inevitabili. Sot
ialmente, di cui parlando il poeta fa menzione dell’ara cornea, fatta
da
Apollo, ed una delle maraviglie del mondo. Era es
a, sulla quale il celeste muratore avea appoggiata la sua lira, e che
da
quell’istante rendeva toccata un suono simile a q
il suon gli venne a torre, E sol fra gli altri sassi non fu muto ; Ma
da
marmo o d’acciar percosso alquanto Puro rendea di
ire e ben governare il gregge. Quindi chiamossi Nomio o pastorale fin
da
che guardò gli armenti di Admeto. Se gl’immolava
ato Sole, perchè solo risplende nel cielo ; e da’Greci Ηλιος o Ηελιος
da
una voce greca che significa splendore. Dal Sole
Ηλιος o Ηελιος da una voce greca che significa splendore. Dal Sole e
da
Perseide, una delle Oceanidi, nacque Circe ed Eet
una delle Oceanidi, nacque Circe ed Eeta, re della Colchide, il quale
da
Idìa procreò Medea. Circe poi era una maga assai
ndem. Colla virtù di quest’erba sciolse Ulisse l’incanto, ed ottenne
da
quella ninfa che i compagni ritornassero alla pri
tutt’i voluttuosi. Per modo proverbiale la tazza di Circe si adopera
da
Cicerone(3) per dinotare un uomo che subitaneamen
ono dippiù(4) che desiderosa Circe di vendicare alcuni torti ricevuti
da
Scilla, bellissima ninfa, fig. di Forco e di Cret
orticoso suo gorgo assorbiva i vascelli con rumoreggiare spaventoso ;
da
ciò la finzione di Omero, che Scilla, mostro mari
ino, presso alla Sicilia, avea divorato alcuni compagni di Ulisse ; e
da
ciò pure quella rabbia Scillea di Virgilio(1). Ci
Sicilia ed eran di loro natura immortali. Venivan guidati al pascolo
da
due ninfe, Fetusa e Lampezie, fig. del Sole, e de
attacca i cavalli al cocchio del Sole, e poscia siede sul suo tirato
da
due cavalli bianchi, secondo Teocrito, o color di
omedonte e fratello di Priamo. Fu uomo di grande bellezza, ed ottenne
da
Giove(6) il dono della immortalità per le preghie
hiamato Mennone, che recò soccorso a Troia ed avea le armi fabbricate
da
Vulcano. Egli fu re degli Etiopi, percui da Catul
d avea le armi fabbricate da Vulcano. Egli fu re degli Etiopi, percui
da
Catullo si chiama l’Etiope Mennone, e da Properzi
i fu re degli Etiopi, percui da Catullo si chiama l’Etiope Mennone, e
da
Properzio la reggia di Mennone si pone per l’Etio
esso Troia uccise Antiloco, fig. di Nestore, ed egli stesso fu ucciso
da
Achille. Titono ne fu sì dolente che dagli Dei ot
ia di Apollo. Nel Museo Borbonico vi è una statua di Apollo detta
da
Winckelmann la più bella fra le statue di questo
ll’olio degli Dei ; e simile a’ teneri viticci, scherza quasi agitata
da
una dolce auretta intorno al divino suo capo, in
ovvii in esse i capelli raccolti in nodo sopra la fronte e circondati
da
uno strofio o cordone, ornamento proprio degli De
e più altri simili. Apollo Augur, certus, cioè, infallibile, dicesi
da
Orazio, perchè presedeva alla divinazione. Gr. πρ
atra. Vi avea Apollo un tempio edificato dagli Argonauti ed abbellito
da
Augusto. Vi si celebravano alcuni giuochi detti A
l male. Essendo che per Apollo e Diana intendevasi il sole e la luna,
da
cui gli antichi dicevano provenire la salubrità d
o i Milesii, ove prima era l’oracolo de’ Branchidi, e che fu bruciato
da
Serse. Fu così detto da un giovane di Tessaglia a
ra l’oracolo de’ Branchidi, e che fu bruciato da Serse. Fu così detto
da
un giovane di Tessaglia assai amato da Apollo. Qu
uciato da Serse. Fu così detto da un giovane di Tessaglia assai amato
da
Apollo. Quest’oracolo era il più veridico dopo qu
più veridico dopo quello di Delfo. Apollo Cinzio, Κυνθιος, Cynthius,
da
Cinto, monte nell’isola di Delo, ove nacquero Apo
’isola di Delo un tempo si chiamava Cinto. Apollo Cirreo, Cirrhaeus,
da
Cirra, città della Focide, presso alla quale era
eus, da Cirra, città della Focide, presso alla quale era una caverna,
da
cui sortivan venti che infondevano un furore divi
ano un furore divino e facevan dare oracoli. Apollo Clario, Clarius,
da
un oracolo e tempio nobilissimo che avea in Claro
fneforie portava un ramoscello di alloro, con sopra un globo di rame,
da
cui molti altri piccoli pendevano. Queste feste s
nella Beozia in onore di Apollo. Apollo Delfico, Δελφικος, Delphicus,
da
Delfo, ove avea il tempio e l’oracolo. Dall’ Alig
la fronda Peneia, quando alcun di se asseta. Apollo Delio, Delius,
da
Delo, isola dell’ Egeo, ove Apollo era nato. Apo
lo, perchè figliuolo di Latona. Apollo Licigenete, λυκηγενης, dicesi
da
Omero, o perchè il Sole è quasi il generatore del
pollo Palatino, Platinus, dicevasi da’ Romani pel tempio edificatogli
da
Augusto sul monte Palatino dopo la vittoria di Az
stotele passeggiando insegnava filosofia a’suoi discepoli. Fu fondato
da
Pisistrato e molto accresciuto da Pericle. Peana
osofia a’suoi discepoli. Fu fondato da Pisistrato e molto accresciuto
da
Pericle. Peana o Peane (παιαν, paean) chiamavasi
sò di prender cibo, stando sempre cogli occhi rivolti al Sole. E però
da
Febo fu per compassione convertita in eliotropio
e Virgilio : e secondo Pausania, anche un toro. I cigni poi chiamansi
da
Callimaco cantori di Febo ; e Plutarco dice che A
iodo e ad Omero. Da Virgilio(1) si scorge che la Luna non era diversa
da
Diana. Niso, egli dice, volto inver la Luna, Che
ce aliena, cioè presa in prestito dal sole. Dai Greci dicevasi Σεληνη
da
σελας, che vuol dire splendore. II. Storia fav
no i padroni del mondo e gli Dei che tutte le cose governano. La Luna
da
Omero ora si dice fig. di Pallante, ed ora d’Iper
g. di Pallante, ed ora d’Iperione, e di Eurifessa. Ma Esiodo dice che
da
Iperione e da Tea nacque il Sole, la Luna e l’Aur
, ed ora d’Iperione, e di Eurifessa. Ma Esiodo dice che da Iperione e
da
Tea nacque il Sole, la Luna e l’Aurora. Era essa
orata dalla più parte de’popoli antichi. Oltre non pochi altri figli,
da
lei nacquero la Morte ed il Sonno, detto perciò d
co gli dà l’ala Letea ; ed in Ovidio(2) la reggia del Sonno è bagnata
da
un ruscello di acqua Letea. Il suo soggiorno seco
crive il nostro Ariosto : Giace in Arabia una valletta amena Lontana
da
cittadi e da villaggi, Che all’ ombra di due mont
ro Ariosto : Giace in Arabia una valletta amena Lontana da cittadi e
da
villaggi, Che all’ ombra di due monti è tutta pie
o va con storto passo. In questo albergo il grave Sonno giace, L’ozio
da
un canto corpulento e grasso ; Dall’altro la Pigr
per due porte, una di corno, dalla quale i veraci, l’altra d’avorio,
da
cui i falsi sogni sortivano. Così dice Omero imit
da cui i falsi sogni sortivano. Così dice Omero imitato letteralmente
da
Virgilio(3). Morfeo poi era il principal ministro
llenza Basilea o la Regina, e che vuolsi la stessa che Rea o Pandora,
da
Iperione ebbe un figliuolo chiamato Elio o il Sol
to amava il fratello, alla nuova del suo infortunio erasi precipitata
da
una loggia del suo palagio ; e dopo quel sogno in
pastore o cacciatore, ovvero re di Elide, il quale dimandò ed ottenne
da
Giove l’immortalità, un’eterna giovinezza ed un p
colla mezza luna sul capo, percui fu detta bicorne regina degli astri
da
Orazio. E Diana lucifera ch’esser dovea la Luna,
l Sole, di giorno. Ed in un bassorilievo(1) si vede la Luna preceduta
da
Espero che spegne la sua face nelle onde, e segui
Luna preceduta da Espero che spegne la sua face nelle onde, e seguita
da
uno de’ Dioscuri, mentre colla sua nera biga prec
uscivane quando compariva sull’orizzonte. Il suo cocchio era portato
da
due cavalli, e nell’arco di Costantino a Roma ved
omani. Sopra un gruppo di nubi vedesi sul suo cocchio notturno tirato
da
due ninfe nell’atto d’indicar loro colla destra l
VI. Principali epiteti di Diana Luna. Luna bicornis appellasi
da
Orazio nel Carme secolare. Diana nocturna si chi
nis appellasi da Orazio nel Carme secolare. Diana nocturna si chiama
da
Ovidio(1) ; e dall’ Ariosto, Diva taciturna, perc
alla Luna attribuivano gli antichi alcuni morbi. Gli uomini sorpresi
da
certe infermità violenti dicevansi percossi da Ap
i. Gli uomini sorpresi da certe infermità violenti dicevansi percossi
da
Apollo o dal Sole, come percosse dalla Luna appel
lo o dal Sole, come percosse dalla Luna appellavansi le donne colpite
da
morbi veementi(1). Così percossi da Giove si dice
una appellavansi le donne colpite da morbi veementi(1). Così percossi
da
Giove si dicevano quelli ch’eran colpiti dal fulm
odecimo rione della città (2). Tacito(3) parla di un tempio edificato
da
Servio Tullio. Gli Arcadi(4) si vantavano di esse
cco chiamavasi Bacchus da’ Latini, e Βακχος da’ Greci ; nome derivato
da
βακχος, che significa uomo trasportato dal furore
dal furore e che parla vaneggiando ; sebbene Servio(6) dice che viene
da
Bacca, ninfa che colla sorella Brome lo aveano ed
icavano a questo nume. Gli si dava pure il nome di Dionisio, o perchè
da
Giove fu affidato all’educazione di Niso, o dall’
il secondo, dal Nilo il quale si dice aver edificato Nisa ; il terzo,
da
Caprio, o Apio, o Cabiro, per cui s’istituirono l
o Apio, o Cabiro, per cui s’istituirono le feste Sabazie ; il quarto,
da
Giove e dalla Luna, in onore del quale si facevan
a, in onore del quale si facevano i sacrificii Orfici ; ed il quinto,
da
Niso e da Tione, che istituì le feste Trieteridi.
e del quale si facevano i sacrificii Orfici ; ed il quinto, da Niso e
da
Tione, che istituì le feste Trieteridi. Non veggo
i poeti. Strabone(4) afferma che la città di Nisa era stata edificata
da
Bacco ; ed il monte Mero soprastare alla città, e
’esse sono le ninfe nutrici di Baceo, e che chiamavansi pure Dodonidi
da
Dodona, città dell’Epiro. Si vuole che Bacco, ved
ra tornarono a bellissima giovinezza. Ma altri dicono che ciò ottenne
da
Teti. Vi è pure chi dice che queste ninfe dette D
nne da Teti. Vi è pure chi dice che queste ninfe dette Dodonidi furon
da
Giove convertite in altrettante stelle per sottra
nel covile di una lionessa i suoi leoncelli, fu posto a morte crudele
da
quella fiera. Del grandissimo pianto de’ genitori
e, Coronide, Plesauri, Pito e Tiche. Ovidio dice che furon dette Iadi
da
Iante ; ma prima avea detto dal verbo greco υειν,
i le Iadi si nominarono Suculae, porcellette, quasi che υαδες venisse
da
υες, porci. Ed invero portano seco e quando nasco
piogge e procelle gravissime a’ naviganti, sicchè furon dette tristi
da
Orazio e da Virgilio piovose. III. Continuazio
ocelle gravissime a’ naviganti, sicchè furon dette tristi da Orazio e
da
Virgilio piovose. III. Continuazione. Bacco fa
on modi sì villani che vollero pur legarlo ; ma le catene gli caddero
da
se, Destatosi il nume disse di voler andare a Nas
un’isola dell’ Egeo, fra le Cicladi nobilissima, detta pure Dionisia
da
Dionisio o Bacco, o perchè prestò a questo nume u
paura di questa subita mutazione, o per un cieco furore mandato loro
da
Bacco, i compagni di Acete saltano nelle acque e
morire. Bacco però non gli mancava del suo aiuto, giacchè gli caddero
da
se le catene, e si aprirono le porte della carcer
n carattere, quale al nume dell’ubbriachezza si conveniva. Eran lungi
da
lui le cure ed il pianto ; dilettavasi di fiori,
vergogna che uomini avvezzi a non temere i nemici brandi, sien vinti
da
insani ululati donneschi e da sozzo gregge di avv
non temere i nemici brandi, sien vinti da insani ululati donneschi e
da
sozzo gregge di avvinazzati ; che conveniva alla
l’uso soperchio e sregolato del vino, fu ucciso dalle Baccanti, cioè
da
persone furiose per immoderato bere il che ha dat
o pagarono esse il fio di tal dispregio, ché il lor lavoro fu turbato
da
forte suonar di timpani e di altri strumenti che
nta che Licurgo, fig. di Driante e re di Tracia, armato di un pungolo
da
buoi inseguiva le nutrici di Bacco e ne faceva ma
, fuggendo, i loro tirsi ; e Bacco dovè nascondersi nel mare, accolto
da
Teti ; per la qual cosa venne in odio agli Dei e
Bacco, la moglie ed il figliuolo uccise, ed esso sul monte Rodope fu
da
quel nume alle pantere esposto. Avverso eziandio
ezioso frutto della vite, fu molto amichevolmente in casa sua accolto
da
Icaro e dalla figliuola Erigone. Era questi nato
casa sua accolto da Icaro e dalla figliuola Erigone. Era questi nato
da
Ebalo, re della Laconia, ed avea a fratello Tinda
gli Ateniesi, che le loro figliuole, cadute in gran furore, si davano
da
loro stesse la morte. Per rimedio di tanto male v
i con festose carole e con canti facevan quel giorno più lieto. Anche
da
Eneo, fig. di Partaone e marito di Altea(1), fu l
erma che gli Egiziani indicavano il sole sotto il nome di Osiride ; e
da
Virgilio e da Macrobio sappiamo che Bacco era lo
giziani indicavano il sole sotto il nome di Osiride ; e da Virgilio e
da
Macrobio sappiamo che Bacco era lo stesso che il
Diodoro, intraprese una celebre spedizione nelle Indie, accompagnato
da
Pan, da Trittolemo, da donne assai esperte nel ca
, intraprese una celebre spedizione nelle Indie, accompagnato da Pan,
da
Trittolemo, da donne assai esperte nel canto, del
a celebre spedizione nelle Indie, accompagnato da Pan, da Trittolemo,
da
donne assai esperte nel canto, delle quali era ca
emo, da donne assai esperte nel canto, delle quali era capo Apollo, e
da
una turba di uomini velluti che chiamavansi Satir
endo lo sdegno di lei, si addormentò in una campagna, ove fu assalito
da
un serpente a due teste, detto anfesibena ; ed eg
si alle persecuzioni di Giunone, trascorse quasi tutta l’Asia seguito
da
un esercito, di cui non erasi mai veduto altro pi
uce. Molto han detto i poeti delle Ninfe, compagne di Bacco, il quale
da
Orazio(1) chiamasi signore delle Naiadi ; e Tibul
in mano, ed i calzari ricamati d’oro, sedeva su di un cocchio tirato
da
tigri, o da linci, avendo a lato il dio Pan ed il
i calzari ricamati d’oro, sedeva su di un cocchio tirato da tigri, o
da
linci, avendo a lato il dio Pan ed il vecchio Sil
il dio Pan ed il vecchio Sileno. Questo strano esercito era preceduto
da
una banda di Satiri, ed i soldati invece di armi
llera e di pampini. In una gemma vedesi Bacco su di un cocchio tirato
da
due centauri, de’quali uno suona il doppio flauto
gio. Bacco gli comanda di lavarsi nel Pattolo, fiume della Lidia, che
da
quel tempo ebbe l’arena d’oro ; percui di cosa pr
moglie. Le fece poscia il dono d’una corona di oro, che avea ricevuta
da
Venere. Era essa lavoro egregio di Vulcano ; e Ba
Si vedeva Bacco accompagnato dalle Baccanti, da’ suonatori di flauto,
da
donzelle con crotali e timpani in mano ; vi compa
io(2) rassomiglia l’infelice Didone ad una Baccante, la quale è presa
da
sacro furore, quando alle orgie trieteriche la ch
assai strano correva per le strade, facendo balli e cento altre cose
da
forsennati, tanto che Orazio(4) grandi cose ci di
te Edone, nella Tracia, ove celebravansi le sue feste ; Evias, o Evia
da
Orazio(1) chiamasi una Baccante, forse dalla voce
delle orgie ; Menadi dal greco μαινομαι, furo, insanio ; Mimallonidi,
da
μιμαομαι imitor, perchè imitavano il padre Bacco,
è imitavano il padre Bacco, portando, come lui, le corna ; Bassaridi,
da
βαζω clamo, perchè a Bacco sacrificavano con molt
βαζω clamo, perchè a Bacco sacrificavano con molto gridare ; Tiadi, o
da
θυω, celebrare le orgie ; o da una figliuola di C
ificavano con molto gridare ; Tiadi, o da θυω, celebrare le orgie ; o
da
una figliuola di Cefisso, fiume della Beozia, chi
, Lamptero ec. epiteti che dinotavano Bacco, ovvero il vino, generato
da
igneo seme. Ed in Pellene, città di Acaia (3), in
ia fin da’tempi di Omero(3) insigne per le viti. Egli un giorno cadde
da
un pergolato, e fu da Bacco convertito in costell
ro(3) insigne per le viti. Egli un giorno cadde da un pergolato, e fu
da
Bacco convertito in costellazione che dicesi il V
ele. A Bacco eziandio si attribuisce l’invenzione dell’aratro, percui
da
Pindaro(3) si chiama assistente di Cerere, e da S
e dell’aratro, percui da Pindaro(3) si chiama assistente di Cerere, e
da
Strabone(4), il genio di Cerere. E gli Spartani(5
κον, ficus.) Da alcuni l’origine della tragedia è attribuita a Bacco,
da
cui gli attori furon dettiartisti dionisiaci. A l
tori furon dettiartisti dionisiaci. A lui eran consacrate le maschere
da
teatro, credendosi egli l’autore degli scenici di
e ancora credo che Pausania(6), descrivendo una statua di Bacco fatta
da
Policleto, dice che i coturni che appartenevano a
ano i calzari proprii di quel nume, mentre in una mano teneva un vaso
da
bere, e nell’altra il tirso. Come dio del vino, e
bellezza, e pel fiore di una gioventù che non veniva mai meno. Quindi
da
Orazio(2) fu detto candido, epiteto proprio di un
i Arnobio, ed il tirso nella sinistra. Nell’arca di Cipselo descritta
da
Pausania vedevasi Bacco con un vaso di oro nella
’ teneri piedi(8). I poeti rappresentano il cocchio di Bacco tirato o
da
tigri, o da pantere, o da linci, per indicare for
di(8). I poeti rappresentano il cocchio di Bacco tirato o da tigri, o
da
pantere, o da linci, per indicare forse che la fo
rappresentano il cocchio di Bacco tirato o da tigri, o da pantere, o
da
linci, per indicare forse che la forza del vino d
ell’altra, de’grappoli d’uva, e qualche volta un rython, cioè un vaso
da
bere in forma di corno, o un chantharus, cioè una
uo balio ; or sopra un carro circondato di edera e di pampini, tirato
da
due pantere o da due tigri ; or colle corna in te
ra un carro circondato di edera e di pampini, tirato da due pantere o
da
due tigri ; or colle corna in testa, ma di oro, c
es. Questo rappresenta nel mezzo Bacco ed Ercole che si fanno versare
da
bere. Bacco si serve del rython, ed è osservabile
babbo Sileno. Il contorno del vaso rappresenta la vittoria riportata
da
Bacco sopra Ercole ed il suo trionfo. La truppa è
ortata da Bacco sopra Ercole ed il suo trionfo. La truppa è preceduta
da
Baccanti d’ambi i sessi, che danzano co’ crotali,
sua clava, ma non potrebbe reggersi in piedi, se non fosse sostenuto
da
altri seguaci di Bacco. Quanto a questo dio, egli
a questo dio, egli è assiso tranquillamente sopra il suo carro tirato
da
pantere ; ha una mano nella testa in segno di rip
lla sinistra si appoggia al tirso. La pantera ed i cembali si veggono
da
un lato e dall’altro del trono di questo dio che
acevano uso non solo di pelli di cervo, ma anche di pelli volpine ; o
da
βαζω, gridare ; o da Bassa, cit. della Lidia, ove
di pelli di cervo, ma anche di pelli volpine ; o da βαζω, gridare ; o
da
Bassa, cit. della Lidia, ove in particolar modo s
ραμβος, binato, bisgenitus, quasi nato due volte. Briseo, βρυσαιος o
da
βρυω, sgorgare, perchè Bacco il primo insegnò a c
sgorgare, perchè Bacco il primo insegnò a cavare il sugo dell’uva ; o
da
Brisa, una delle sue nutrici. Persio chiama Brise
Persio chiama Briseo il poeta Accio a cagion della tragedia di Bacco
da
lui composta ; o perchè i poeti tragici sono sott
tto la protezione di quel nume. Bromio, βρομιος, Bromius, così detto
da
βρομεω, fremo, cioè da’ fremiti, o rumorosi riti
in testa una corona, e che questa fu di edera. Leneo, Lenaeus pater,
da
λυαιος, torchio da vino, di cui credevasi invento
, e che questa fu di edera. Leneo, Lenaeus pater, da λυαιος, torchio
da
vino, di cui credevasi inventore. In onore di Bac
bravano le feste Lenee. Lieo, ληνος, Lyaeus ; Lisio, λυσιος, Lysius,
da
λυω, solvo, quasi liberator ; e λυσιμεριμνος, fu
, cioè montano, perchè Bacco, cioè le vili, amano le colline. Niseo,
da
Nisa, cit. dell’ Arabia, ove Bacco fu educato. R
, Bacco, fig. di Semele. Tioneo, Θυωνευς, Thyoneus, fu detto Bacco o
da
θυειν, furere ; o da Tione, sua madre, perchè egl
le. Tioneo, Θυωνευς, Thyoneus, fu detto Bacco o da θυειν, furere ; o
da
Tione, sua madre, perchè egli scese all’inferno p
veri, ma fatti di cuoio e di crini a guisa di serpenti. Da Cicerone e
da
Ovidio(4) sappiamo che i giovanetti Romani nelle
e stato allevato in un antro che avea due porte o uscite (διθυρω). Or
da
questo suo cognome fu chiamato ditirambo un inno
e. Le poesie ditirambiche a principio cantavansi nelle feste di Bacco
da
uomini invasati dal suo furore, e senza legge alc
uisa che il poeta, servendo al soperchio suo estro, passa senza legge
da
una ad un’altra maniera di versi. Ciò attesta Ora
orco. Se gli offerivano poi in voto il potatoio, i cofani, il torchio
da
vino ed altri strumenti della vendemmia. Ven
Greci επαφροδιτος vuol dire fortunato. Da’ Greci chiamavasi Αφροδιτη
da
αφρος, schiuma, perchè Venere si finge nata dalla
Venere si finge nata dalla schiuma del mare. Didimo(2) la fa derivare
da
due voci greche che significano un vivere molle e
re il dio Amore, o l’amore personificato. Da’ greci appellavasi Ερως,
da
εραω, amare. Gli antichi finalmente annoveravano
he finsero compagne di Venere. I Greci le chiamarono Cariti (χαριτες)
da
χαρις gratia ; ed i latini Charites o Gratiae, pe
uce o del Giorno ; l’altra uscita dalla spuna del mare, dalla quale e
da
Mercurio nacque Cupido secondo ; la terza nata da
mare, dalla quale e da Mercurio nacque Cupido secondo ; la terza nata
da
Giove e da Dione, che sposò Vulcano, e dalla qual
quale e da Mercurio nacque Cupido secondo ; la terza nata da Giove e
da
Dione, che sposò Vulcano, e dalla quale nacque An
Teti, era la madre di Venere, percui Cesare che si vantava discendere
da
Venere e da Anchise per parte di Enea, chiamasi D
madre di Venere, percui Cesare che si vantava discendere da Venere e
da
Anchise per parte di Enea, chiamasi Dioneo da Vir
discendere da Venere e da Anchise per parte di Enea, chiamasi Dioneo
da
Virgilio(1). I poeti però confondono queste Vener
ola di Cipro ; percui Museo(2) la chiama donna e signora del mare ; e
da
Orazio(3) appella vasi sovrana padrona di Cipro,
volta dal cielo cadde nell’ Eufrate un uovo, che sulla riva fu covato
da
alcune colombe e che da esso nacque Venere, la qu
ll’ Eufrate un uovo, che sulla riva fu covato da alcune colombe e che
da
esso nacque Venere, la quale fu poscia chiamata D
taron quell’uovo alla riva, e le colombe, ad istanza di Venere, furon
da
Giove allogate tra gli astri ; ed i Sirii non le
a che il sole e la luna erano le sole divinità degli antichi, adorate
da
diverse nazioni sotto diversi nomi, afferma che V
Venere, la più bella delle Dee, presso all’isola di Cipro, e portata
da
una conchiglia approdò a Citera, cit. di quell’is
le tenere erbette le germogliavano sotto i piedi, ed era accompagnata
da
Cupido, suo figliuolo, dal giuoco, e dal riso, ch
e la rendevano la delizia degli uomini e degli Dei. Fu poscia portala
da
Zeffiro, mentre le Stagioni, fig. di Giove e di T
i fatto un giorno sul monte Idalo, di Cipro(2), fu mortalmente ferito
da
un grosso cinghiale che vuolsi essere stato manda
almente ferito da un grosso cinghiale che vuolsi essere stato mandato
da
Marte ; sebbene altri dicano che Apollo, cangiato
iede in guardia ad un dragone di enorme grandezza detto Ladone e nato
da
Tifone e da Echidna, o da Forco e da Ceto, che av
dia ad un dragone di enorme grandezza detto Ladone e nato da Tifone e
da
Echidna, o da Forco e da Ceto, che avea cento tes
one di enorme grandezza detto Ladone e nato da Tifone e da Echidna, o
da
Forco e da Ceto, che avea cento teste e non dormi
me grandezza detto Ladone e nato da Tifone e da Echidna, o da Forco e
da
Ceto, che avea cento teste e non dormiva mai. Fu
rco e da Ceto, che avea cento teste e non dormiva mai. Fu esso ucciso
da
Ercole, e da Giunone collocato fra gli astri. Alt
, che avea cento teste e non dormiva mai. Fu esso ucciso da Ercole, e
da
Giunone collocato fra gli astri. Altri però favol
oteggere l’infelice città di Troia, e gli odiati avanzi di essa. Ella
da
Anchise, principe Troiano e nipote di Priamo, che
a per volere del fato. Nel terzo libro dell’Iliade, Paride rampognato
da
Ettore si dichiara pronto a combattere in duello
ori. Si viene al combattimento, e Paride è nel punto di essere ucciso
da
Menelao ; ma Venere fatta accorta del pericolo «
fuori del tumulto, ed ella, salita all’olimpo sul cocchio prestatole
da
Marte, fu risanata da Peone. Icore (ικορ), è un b
ella, salita all’olimpo sul cocchio prestatole da Marte, fu risanata
da
Peone. Icore (ικορ), è un bianco umore, o un sang
la nostra Venere concorrere ad una orrenda strage che i Greci aiutati
da
Nettuno fecero de’ Troiani. Giove interdetto avea
ava in Italia ; l’ira di Giunone a tutto potere volea tenerlo lontano
da
quella regione ; e Venere dovè proteggerlo dall’o
ia alla volta del Lazio, una tempesta ad istanza di Giunone suscitata
da
Eolo, fa sì che l’eroe troiano sia sbalzato con p
e le predice infine la gloria di Cesare, il quale ripeteva l’origine
da
Giulio o Ascanio, fig. di Enea e nipote di Venere
Dea il mese di Aprile, che Ovidio(2) afferma, essere stato così detto
da
Afrodite o Venere, sebbene altri dicono ab aperie
l dorso affaticando Del fugace destrier, l’Ebro varcava Al collo avea
da
cacciatrice un arco Abile e lesto : i crini a l’a
apeva, le promesse di Giove e la venuta di Enea nel Lazio non potersi
da
forza alcuna distornare. Nettuno intanto, per le
hiere di Venere, rende il mare tranquillo, ed Enea, dopo la dipartita
da
Cartagine e più altre avventure, scioglie le vele
ambe le parti all’accordo stabilito ; ma una saetta venuta non si sa
da
qual mano, ferisce gravemente quell’eroe. Si adop
osto ritorni alla battaglia ; ma vana riesce ogni arte. Allora Venere
da
Creta portò un cespuglio di dittamo, col quale ri
enere colla sua eloquenza. Esiodo rappresenta questa Dea accompagnata
da
Cupido e seguita dal Desiderio ch’egli chiama Ime
hiaror della Luna intrecciano le Ninfe e le amabili Grazie. Ed invero
da
Lucrezio (2) si scorge, essere stata antica crede
a primavera mostravasi sulla terra preceduta dall’alato Zeffiro, come
da
suo foriere. E nell’inno di Apollo dice Omero che
la Terra ; altri, di Venere e del Cielo ; ma comunemente si dice nato
da
Venere e da Marte. Per lo più si rappresenta qual
ltri, di Venere e del Cielo ; ma comunemente si dice nato da Venere e
da
Marte. Per lo più si rappresenta qual fanciullo c
na qualche strumento. Egli infine era non solo di grande bellezza, ma
da
Ovidio (1), che ne descrive elegantemente il trio
ittà eran quelle Dee con ispecial culto venerate, per cui furon dette
da
Pindaro regine della ricca Orcomeno. Quivi Eteocl
Boccaccio, e fig. di Giove e di Autonoe. Alcuni però le vogliono nate
da
Giove e da Giunone ; altri, dal Sole e da Egle ;
e fig. di Giove e di Autonoe. Alcuni però le vogliono nate da Giove e
da
Giunone ; altri, dal Sole e da Egle ; e Servio, d
lcuni però le vogliono nate da Giove e da Giunone ; altri, dal Sole e
da
Egle ; e Servio, da Bacco e da Venere. Omero (2),
no nate da Giove e da Giunone ; altri, dal Sole e da Egle ; e Servio,
da
Bacco e da Venere. Omero (2), delle tre Grazie no
Giove e da Giunone ; altri, dal Sole e da Egle ; e Servio, da Bacco e
da
Venere. Omero (2), delle tre Grazie nomina la sol
he fa belle tutte le altre perfezioni e che n’è come il fiore. Infine
da
loro solamente poteasi avere quel dono, senza il
derni di ordinario le rappresentano con ali di farfalla, accompagnate
da
Temi, e portanti oriuoli e quadranti. VII. Con
ome destinate ad alcuni de’ principali Padri, eran menate loro a casa
da
certi della plebe, che di ciò avevano avuto commi
Grazie s’introduce a danzare anche Armonia o Ermione, la quale nacque
da
Marte e da Venere, forse per dinotare che l’armon
troduce a danzare anche Armonia o Ermione, la quale nacque da Marte e
da
Venere, forse per dinotare che l’armonia e l’ordi
i erano i luoghi, ov’essa veniva in particolar modo venerata. E qui è
da
por mente che il maggior numero delle città, in c
ne avea questa Dea nella Grecia ; il che dimostra che il culto di lei
da
quella città dovè passare nella Grecia stessa. Er
), lo dicono fondato dal re Aeria ; ma altri vogliono che fu dedicato
da
Cinira, e che la Dea stessa, nata dal mare, fosse
, opera di Prassitele e di perfetta bellezza, descritta elegantemente
da
Luciano. Plinio (4) afferma che quella statua non
empii di Venere, che vuolsi edificato insieme colla città di tal nome
da
Erice, fig. di Venere e di Bute, e re di una part
. di Venere e di Bute, e re di una parte della Sicilia, che fu ucciso
da
Ercole ch’ era stato provocato a singolar tenzone
cò sul monte Erice un magnifico tempio a Venere Idalia, ben descritto
da
Polibio e da Diodoro Siculo. IX. Iconologia di
Erice un magnifico tempio a Venere Idalia, ben descritto da Polibio e
da
Diodoro Siculo. IX. Iconologia di Venere.
». L’opinione che Venere sia nata dalla spuma del mare, è consacrata
da
molti antichi monumenti, e specialmente dal subli
e si vede in molti antichi monumenti(1). La Venere celeste che nacque
da
Giove e da Armonia, e diversa dall’altra fig. di
n molti antichi monumenti(1). La Venere celeste che nacque da Giove e
da
Armonia, e diversa dall’altra fig. di Dione, era
e da Armonia, e diversa dall’altra fig. di Dione, era caratterizzata
da
un diadema sul capo simile a quello che porta Giu
statue di questa maniera. Invece del deifino della Venere Medicea ha
da
una parte un gran vaso da profumi, su cui è getta
Invece del deifino della Venere Medicea ha da una parte un gran vaso
da
profumi, su cui è gettato un panno orlato di fran
ezioso tesoro di bionda chioma ; e mentre quella spremeano, parea che
da
nugola d’oro diluviasse pioggia di perle. Sì stup
a ; e Nerone nel suo principato invece di quella ve ne pose una fatta
da
Doroteo…. Cominciò un’altra Venere a’ medesimi di
perfezionarsi che chiaramente mostrando non potersi passar più oltre
da
ingegno umano. » Fu in grande stima, dice lo stes
n grande stima, dice lo stesso Dati, un Cupido coronato di rose fatto
da
Zeusi e che si vedeva in Atene nel tempio di Vene
asi Venere Ortense, ov’era pure un tempio di Venere Urania, non lungi
da
quello di Apollo. Questa Dea(1) il più si diping
e su di una conchiglia ; si vede anche spesso su di un cocchio tirato
da
cigni, o da bianche colombe o da passeri(2), ucce
conchiglia ; si vede anche spesso su di un cocchio tirato da cigni, o
da
bianche colombe o da passeri(2), uccelli a lei co
anche spesso su di un cocchio tirato da cigni, o da bianche colombe o
da
passeri(2), uccelli a lei consacrati ; ed Ovidio(
; ma più spesso come uscente del mare sopra di una conchiglia portata
da
due Tritoni, o su di un cocchio tirato da due cav
a di una conchiglia portata da due Tritoni, o su di un cocchio tirato
da
due cavalli marini ; o da una capra marina. Qualc
a da due Tritoni, o su di un cocchio tirato da due cavalli marini ; o
da
una capra marina. Qualche volta sembra appoggiata
i lavare le Grazie. Afrodite, Αφροδιτη ; ed Afrogenia, Αφρογενης θεα
da
Esidio, απυ του αφρου, a spuma, perchè nata dalla
schiuma del mare. Ma il P. Arduino vuole che la voce Aphrodite derivi
da
απο, e ροδιτης, cangiata in απο la tenue π nell’a
ale diede il nome Amatusia, madre di Cinira. Anadiomene, Αναδιομενη,
da
αναδυμι, esco fuori ; soprannome dato a Venere co
he sia tra l’altre la ciprigna stella. Citerea, Κυτερεια, Cytherea,
da
Citera. Cupido anche chiamavasi Citereo ; ed Apri
e, fig. di Diane ; percui G. Cesare fu detto Dioneo, come discendente
da
quella Dea. Ericina, Erycina, dal monte Erice, i
aveva alla dea, se riportato avesse la vittoria.(2) Gnidia, Κνιδια,
da
Guido, città, ove Venere era particolarmente onor
dell’isola di Cipro. Libitina, Lubentina o Libentina, lat.Libintina,
da
libet, piacere. Era la dea de’ funerali, che alcu
Hortensis, perchè presedeva a’ giardini. Stratonica chiamasi Venere
da
Tacito(4), forse in onore di Stratonica, ava di S
asseri ; ed il cocchio della bella Ciprigna era portato per l’aria or
da
una bianca coppia di amorose colombe, or da’ cign
’aria or da una bianca coppia di amorose colombe, or da’ cigni ed ora
da
due neri passeri, come cantò Saffo(1) : « del pa
ciulli di aspetto assai giulivo ed alati, quali appunto son descritti
da
Filostrato, il quale li chiama figli delle ninfe,
esso l’accompagnava dalla culla sino alla tomba(2) ; per cui fu detto
da
Menandro guida segreta della nostra vita (δαιμων
ndo due dardi nella sinistra ed a fianco due veltri. L’acqua chiamasi
da
Dante lo specchio di Narciso. Questa favola signi
coraggio, che forse sono utili all’uomo nello stato naturale, furono
da
lui trasformati in una divinità che presiede all’
va l’etimologia di Cicerone, il quale(1) fa derivare la parola Mavors
da
due voci latine, le quali significano che travolg
popolo guerriero, forte, bellicoso. Altri però vogliono che derivi o
da
κραδευειν, vibrare l’asta ; o da gradior, io camm
so. Altri però vogliono che derivi o da κραδευειν, vibrare l’asta ; o
da
gradior, io cammino, perchè questo nome gli si da
elocemente. Bellona poi, detta anticamente Duellona, fu così chiamata
da
bellum, la guerra, e si sa che gli antichi diceva
iamato Odino, assai bellicoso e che fece grandi conquiste, per cui fu
da
quel popolo guerriero onorato come il dio della g
, detto Ares ; ed il quinto finalmente è il Marte de’Romani, il quale
da
Rea Silvia ebbe Romolo e Remo. I popoli della Bit
care il figliuolo Marte, fanciullo d’indole dura ed oltremodo virile,
da
Priapo che Luciano crede uno de’ Titani o de’ Dat
e per ben tredici mesi, dalla quale fu con accorto artifizio liberato
da
Mercurio. Nè fu più felice in un combattimento ch
Ercole. Avea quest’eroe ucciso Cicno, fig. di Marte e di Pelopea(3),
da
cui era stato sfidato a singolar tenzone. Allora
discendendo Giunone e Minerva a soccorrere i Greci, Diomede istigato
da
Minerva ferì Marte nel ventre, ed allora mugolò i
Peone intanto, per comando di Giove, guarì a Marte la ferita fattagli
da
Diomede. E con brusche ed acerbe parole ritenne p
ccompagnano. Da Marte, rompitore di scudi (ρινοτορος), dice Esiodo, e
da
Venere, nacque il Terrore e la Paura, compagni es
o scudo intuona, O fulmina con l’asta, e i suoi cavalli Da la furia e
da
lui cacciati e spinti Ne van co’venti a gara, urt
uerra. Ed il Furore e la Collera ne adornavano l’elmo, mentre la Fama
da
per tutto gli andava innanzi. V. Culto di Mart
protezione del Dio delle armi. Finsero adunque che Romolo fosse nato
da
Marte e da Ilia o Rea Silvia, fig. di Numitore ;
del Dio delle armi. Finsero adunque che Romolo fosse nato da Marte e
da
Ilia o Rea Silvia, fig. di Numitore ; ed un eroe
promuovere il culto del suo divin genitore, e perciò chiamò Martius,
da
Marte, il primo mese dell’ anno, che allora non e
avea col latte succhiato l’indole sua feroce. Or si finse Romolo nato
da
Marte anche perchè l’origine di cotanta città ed
portato in alto dalla violenza della tempesta. Di poi, dato principio
da
pochi, cominciarono tutti a salutare Romolo come
e de’ mesi da’ popoli latini, e che il mese di Marzo fu così chiamato
da
Marte, non perchè era il padre di Romolo, ma perc
più celebre nel culto di Marte è il sacerdozio de’ Salii, così detti
da
salio, saltare, danzare, perchè saltavano e danza
grave. Numa consulta l’oracolo e coll’intervento di que’ numi ottiene
da
Giove la promessa che sarebbe cessato il gastigo
to fosse, Numa ne fece formare altri undici al primo somigliantissimi
da
un tal Veturio Mamurio, artefice assai ingegnoso,
ffatto scudo a’ Salii, ma insieme agli altri undici simili fabbricati
da
Mamurio, acciocchè, confondendosi con essi, potes
al musico, Vate (υμνωδος). Le loro danze e processioni erano coronate
da
sontuosi banchetti ; per cui banchetti saliari vo
mo, figliuola di Marte fu Alcippe, la quale essendo stata oltraggiata
da
Alirrozio, fig. di Nettuno e della ninfa Eurite,
alle prime famiglie di Atene ; e però si disse che Marte fu giudicato
da
dodici numi, ed assoluto con sei suffragii, favor
e, o lor regina, che fabbricò il celebre tempio di Diana in Efeso ; e
da
lei ebbe Marte una figliuola chiamata Ippolita, l
. di Marte e di Otrera(1) ; anzi vogliono(2) che le Amazzoni nacquero
da
Marte e dalla naiade Armonia ; o da Marte e da Ve
liono(2) che le Amazzoni nacquero da Marte e dalla naiade Armonia ; o
da
Marte e da Venere. E veramente una nazione di don
e le Amazzoni nacquero da Marte e dalla naiade Armonia ; o da Marte e
da
Venere. E veramente una nazione di donne bellicos
poi a Pentesilea, essa, combattendo nell’assedio di Troia, fu uccisa
da
Achille. Altro degno figliuolo di Marte e di Cire
omao fu fig. di Marte e di Asterope, o di Arpina, fig. di Danao. Egli
da
Evarete, fig. di Acrisio, procreò Ippodamia, verg
che un suo genero l’avrebbe ucciso. Ora, essendo la figliuola pretesa
da
molti, non volle darla che a colui che lo vincess
do la convenzi one anche uccisi. Ma Pelope, fig. di Tantalo, ricevuti
da
Nettuno cavalli alati, e tratto al suo partito Mi
endo mantener la parola al perfido Mirtilo, il precipitò nel mare che
da
lui prese il nome di Mirtoo. Da Ippodamia Pelope
pe e la sua famiglia per questo fatto di Mirtilo, furon costantemente
da
Mercurio perseguitati, quantunque egli avesse a q
. Iconologia di Marte e di Bellona. Marte si rappresentava armato
da
capo a piedi, con lo scudo al braccio ed un gallo
ta colla barba, ma per lo più senza di essa ; sopra un cocchio tratto
da
cavalli, ovvero da lupi, armato di asta e di flag
per lo più senza di essa ; sopra un cocchio tratto da cavalli, ovvero
da
lupi, armato di asta e di flagello. Spesso si rap
o chiama Alala la figlia della guerra, ovvero Enio o Bellona. Arete,
da
Αρης, virtù, forza, soprannome di Marte, che fors
rse è l’αρετη de’ Greci. Armiger, οπλοφορος ; epiteto di questo nume
da
οπλα, arma, e φερω, occido. Da Ovidio(1) si chiam
o. Da Ovidio(1) si chiama arbiter armorum, che presiede alle armi ; e
da
Virgilio(2) armipotens, potente in armi. Bellige
rte guerriero, o amante della guerra. Da Ovidio si chiama bellicus, e
da
Virgilio, bellipotens ; ed a lui Enea per trofeo
Enea per trofeo consacrò le armi dell’ucciso Mez enzio(1). Da Omero e
da
Esiodo è chiamato omicida, ανδροφονος, distruttor
ρθος ; e più altri epiteti degni del nume della guerra. Anche Bellona
da
Omero si chiama devastatrice di città, πτολιπορθο
πτολιπορθος Ενυω. Bisultor, che si vendica due volte. Fu così detto
da
Augusto, per aver vendicato la morte di Cesare co
altra parte. Fu così detto non solo da’ latini scrittori, ma eziandio
da
Omero(3). E con bel tropo i Greci ed i Latini per
greci e da’ latini poeti ; ma alcuni vogliono che Enialio sia diverso
da
Marte, e propriamente un nume de’ Sabini detto Qu
nume de’ Sabini detto Quirinus da’ Romani. Sofocle distingueva Marte
da
Enialio, giacchè nell’ Aiace dice « o il nume arm
ota Marte, ed alle volte è un aggiunto di questo nume. Quindi Merione
da
Omero chiamasi uguale all’ omicida Enialio, cioè
o dal verbo ενυω, uccidere, per cui potrebbe significare uccisore ; o
da
Enio, cioè Bellona, dea della guerra. Mars Pater
bbonsi riconoscere due tempii, uno di Marte ultore, nel foro Augusto,
da
questo monarca edificato con rara magnificenza do
e bisultor, nel Campidoglio. Altri però pensano che uno sia il tempio
da
Augusto dedicato a Marte Ultore. Χαλκεος Αρης, Ma
ssai in uso negli oracoli. E però si finse che Romolo e Remo non solo
da
una lupa, ma da un pico eziandio furono nutriti.
i oracoli. E però si finse che Romolo e Remo non solo da una lupa, ma
da
un pico eziandio furono nutriti. Da Ovidio il pic
amo un tempio di Marte avanti a questa porta, che si vuole ristaurata
da
Silla. Nel mese di Ottobre poi gli s’immolava ogn
stesso che Trofonio ; il terzo, di Giove terzo e di Maia, dal quale e
da
Penelope nacque Pan ; il quarto, nato dal Nilo, c
le quali Maia(6) vinceva le altre sorelle in bellezza, ed ella fu che
da
Giove ebbe il nostro Mercurio, che diede alla luc
uciato. E Vulcano, mentre queste cose con istupore udiva, si accorse,
da
quel ladroncello essergli state involate le tanag
emo appresso ; solo quì notiamo che Guinone gli volle dar latte e che
da
poche gocciole di esso a caso cadute ebbe origine
i. Varie incumbenze di questo nume. Autolico. Da Diodoro Siculo e
da
altri scrittori chiaro si scorge che i Greci, com
Monarca. Incredibili cose si dicono di lui e degl’innumerevoli libri
da
lui composti. Egli ritrovò le voci articolate, le
e occupazioni quelle giornaliere di attendere alla palestra, di farla
da
araldo, d’istruire i retori e cento altre. Ma las
egavano il loro nume tutelare a dar loro buoni lucri e tale destrezza
da
poter raggirare e cogliere nella trappola i compr
iale. Alcuni son di parere che i Greci abbiano preso il loro Mercurio
da
Chanaan, fig. di Cham, perchè chanaan in ebraico
mercatante, come Mercurio dalle merci ; ed i Fenicii che discendevano
da
Chanaan, furono i primi ad esercitare con molta g
i abbisogna molta industria e destrezza d’ingegno che credevano darsi
da
quel nume. E perciò negli antichi monumenti spess
uoi di Admeto, che Apollo avea in guardia, nell’atto stesso che n’era
da
lui fortemente rampognato, gli rubò il turcasso ;
stesso ne rise, ed Apollo con lui strinse amicizia, ricevendo in dono
da
Mercurio la lira, ed a lui donando il caduceo. E
o il caduceo. E quando Mercurio rubò i buoi ad Apollo, fu solo veduto
da
un vecchio pastore di que’ dintorni chiamato Batt
giovenca. Ma per assicurarsi della fedeltà del pastore, ritornò tosto
da
lui sotto altra forma, promettendogli in premio u
he non contengono alcun sentimento. Secondo Suida, questo nome deriva
da
un certo Batto, cattivo poeta greco, che ripeteva
Mercurio era ladro, e dio de’ ladri. Da Chione, fig. di Dedalione, e
da
Mercurio nacque Autolico (1). La madre di lui fu
he Mercurio avesse scelto questo numero per onorare le sette Pleiadi,
da
una delle quali egli era nato. Perciò fu detta Χε
era nato. Perciò fu detta Χελυς (testudo) da’ Greci. Anfione, Tebano,
da
Mercurio apprese a suonar la lira, sì maestrevolm
fferma, esser noto a tutti che gli Dei aveano a lui concesso di farla
da
lor messaggiere e di presedere a’ lucri. Giove gl
iove. Il quale gl’ impone di recarsi a Calipso per indurla a liberare
da
quella specie di prigionia il divino Ulisse ; ed
della medesima. Il caduceo era simbolo della pace, e Mercurio stesso
da
Ovidio (1) vien salutato arbitro della pace e del
que’ due serpenti fatti amici si attorcigliarono al bastone in guisa
da
formar quasi un arco colla parte superiore del co
la virtù di conciliare e di togliere il sonno, detto perciò sonnifero
da
Ovidio. In un antico candelabro del Museo Borboni
senza vita. Caro. Macrobio (3) crede che Virgilio abbia ciò ricavato
da
Euripide, il quale nella tragedia l’Alceste intro
ssirilievi questo nume si rappresenta come una divinità infernali ; e
da
Orazio (5) si chiama grato sì a’ celesti che agl’
essendo obbligato di condurre le anime de’ defonti a Plutone, e farla
da
duce e scorta delle ombre. Omero(1) descrive Merc
αμοντων. Hom.). Quanto finsero i Greci di Mercurio, fu loro insegnato
da
Orfeo, che l’avea, appreso dagli Egizii. L’Oceano
e la sede de’ defonti erano un luogo vicino ad una palude non lontana
da
Menfi, chiamata Acherusia, ch’era circondata di v
gli Egiziani era un uomo che acompagnava il cadavere di Api, re e dio
da
loro adorato sotto la figura di un bue, sino ad u
un bue, sino ad un luogo, ove lo consegnava ad una persona mascherata
da
Cerbero. Orazio(1) finalmente afferma che a Mercu
di Mercurio è quella del Museo Pio-Clementino, creduta un Antinoo, e
da
Winckelmann, un Meleagro. Sopra una pietra incisa
goreo, Αγοραιος (αγορα, forum), cioè dio delle piazze e de’ mercati ;
da
Aristofane Εμπολαιος, (εμπολη, lucrum ex negotiat
cerimonie religiose portando l’acerra ed il prefericolo. Cyllenius,
da
Cillene, in Arcadia, ove fu allevato e si adorava
; e la sua statua si poneva ne’ trivii per indicare la via. Facundus
da
Orazio, λογιος (a λογος, sermo), perchè dio dell’
dio dell’eloquenza. Nomio, Νομιος (νομη, pascuum vel lex). si chiama
da
Sofocle, Aristofane ec., perchè creduto dio de’ p
eggi a’ popoli. Pacifer, nelle antiche monete, ed arbitro della pace
da
Ovidio chiamasi Mercurio, come messaggiere di pac
or de’Latini, perchè accompagnava le anime all’inferno. Chiamasi pure
da
Ateneo(1) ηγητωρ ονειρων (dux somniorum) ed υπνον
entini stragrandi ravvolgimenti(2) ; per comando di Giove stesso andò
da
Deucalione per trattare la riparazione del genere
Servio li confonde co’ Dei Mani ; e si vuole che il loro nome derivi
da
Lar o Lars, parola etrusca che significa principe
li abiti. L’erba mercuriale, detta mercorella, si vuole così chiamata
da
Mercurio che la ritrovò ; ed ha virtù sommamente
ichi credevano, la terra esser la madre comune dei mortali ; o perchè
da
essa nascono le biade ed i frutti necessarii per
erenne sorgente di ogni nostra ricchezza (1) ; o secondo Macrobio(2),
da
ops, che vuol dire aiuto, perchè coll’aiuto della
oll’aiuto della terra l’umana vita riceve gli alimenti necessarii ; o
da
opus, opera, perchè coll’opera della terra nascon
li Egizii, da’ Siri, da’ Frigil, dagli Sciti, da’ Greci, da’ Romani e
da
quasi tutti gli antichi popoli ; percui si annove
no molte comodità. Per ciò pure l’agricoltura fu tenuta in granpregio
da
tutt’i popoli e commendata da tutt’i sapienti. Se
e l’agricoltura fu tenuta in granpregio da tutt’i popoli e commendata
da
tutt’i sapienti. Secondo i Latini, non era essa,
o aver bevuto molto vino ; e l’oracolo della Sibilla Cumana descritto
da
Virgilio(2) era un antro immenso scavato nel fian
smisurata grandezza. Perciò vediamo che oltre i Titani ed i Giganti,
da
Esiodo anche i Ciclopi si dicono fig. del Cielo e
antichi scrittori. Secondo Esiodo (1) essi erano divina progenie nata
da
Crono, non più di tre, e ministri di Vulcano nel
o popoli antichissimi della Sicilia vicino all’Etna, percui Polifemo
da
Ovidio si chiama Etneo ; e Virgilio (3) chiama le
i delle torri. Le mura di Micene, e specialmente una porta sormontata
da
leoni, fu opera loro ; ed essi fabbricarono al re
hi ; ed Omero non ha mai dato un sol occhio al suo Polifemo acciecato
da
Ulisse. Strabone(2) parla delle caverne o specie
città, e campagne ed ogni altra maniera di luoghi, tutti si credevano
da
grandi schiere di numi abitati ; ed era bello ved
e di tutti gli abitanti della campagna. Quindi lo dipingevano in modo
da
sembrare che partecipasse di tutto l’universo. Av
nte uomini favolosi, che aveano forma di capra dal mezzo all’ingiù. E
da
Pane, lor capo, furon detti Pani, i Satiri, o sia
nto del crudele Tifone ; e che in grazia di sì prudente consiglio, fu
da
essi trasformato nella costellazione del Capricor
rovato la fistola o siringa (συριγξ, fistula) ch’è strumento musicale
da
fiato, formato di varie cannucce con certa propor
rzo in cui le cannuce si uniscono colla cera ; l’invenzione del quale
da
Virgilio e da Ovidio (1) si attribuisce a Pan, e
cannuce si uniscono colla cera ; l’invenzione del quale da Virgilio e
da
Ovidio (1) si attribuisce a Pan, e da Ateneo(2),
enzione del quale da Virgilio e da Ovidio (1) si attribuisce a Pan, e
da
Ateneo(2), a Marsia. Altri (3), però a Pan attrib
iniferi monti di Arcadia. E chiamavasi Menalio, dal Menalo ; e Tegeo,
da
Tegeo, città dell’Arcadia ov’era in particolar mo
edransi tutti popolati di numi. E primieramente i boschi eran abitati
da
numerose schiere di Satiri, di Fauni, di Silvani
mirabile lavoro, ritrovato in una bellissima casa di Pompei, la quale
da
questo prezioso monumento ha preso il nome di cas
edesi in atto di danzare tutto ebbrifestante. Furon poi detti Fauni o
da
Fauno, lor padre, o dal verbo fari, part. fatus,
il futuro ; ed il verbo fatuor presso Giustino significa io son preso
da
divino furore. Finalmente in onore di Fauno nelle
upercale poi era un luogo o antro sotto il monte Palatino, consacrato
da
Evandro a Pan, nume antichissimo dell’Arcadia, ov
cadia portò in Italia queste feste, e le introdusse in quel luogo che
da
lupus si disse Lupercal, come il Liceo deriva da
se in quel luogo che da lupus si disse Lupercal, come il Liceo deriva
da
λυκυς, lupus. I Luperci celebravano dette feste,
ed alla semina. Da Orazio (1) chiamasi padre e custode de’ confini, e
da
Virgilio, nume de’ campi e degli armenti. I pasto
dell’aer fosco i taciturni Silenzi, e dalla piva e dalla cetra Tocca
da
dotta man spargano all’aure Dolci querele e armon
l’aure Dolci querele e armoniosi pianti ; E che il rozzo villan sente
da
lungi Qualor scotendo del biforme capo La corona
Dette sermones, e scritte piuttosto in basso stile. Ebbe un tal nome
da
una scodella (a lance satura), che piena di varii
ncevano in bellezza. I luoghi lor consacrati eran tempietti, o antri,
da
cui spicciava qualche polla di fresche e limpide
a, alloga un antro ombroso che chiama abitazione delle Ninfe, formato
da
due scogli ed in cui erano dolci acque e sedili s
re ; la sua fronte ba il candore del giglio ; le guance sono colorite
da
vermiglie rose freschissime, ed il suo fiato spir
ale Claudia le fu edificato un tempio sull’Aventino, poscia ristorato
da
Livia, moglie di Augusto. Priapo, fig. di Bacco,
utte le ricchezze provengono. Omni parens, madre di tutti, appellasi
da
Virgilio (3) ; gr. παμμητηρ, e παντοκος, omnia pa
di tal nome è l’altro Δηω, come chiamasi dai Greci ; o fu così della
da
δηω, ritrovare, perchè quando essa andava cercand
ti suoi viaggi, assetata la povera dea, andò ad una rustica casuccia,
da
cui, picchiando, vide uscire una vecchia che al c
ui, picchiando, vide uscire una vecchia che al chiedersele dell’acqua
da
Cerere, le proferse certa polenta, che la dea tra
r tutto e pure all’amico fonte di Ciane, la quale più lingua non avea
da
dire alla madre che cosa fosse della figliuola. M
a ch’era la semenza delle biade, la quale nascosta sotterra è cercata
da
Cerere, sua madre. Lo stare Proserpina per sei me
ando Proserpina, essendo nei campi di Enna a coglier fiori, fu rapita
da
Plutone, eran con lei tre sorelle chiamate Sirene
lla e dolcissima voce umana. Igino dice che furon cangiate in uccelli
da
Cerere sdegnata con esse, perchè non avevano aiut
la mi caleva di ciò ; che anzi vedendo un giorno non poter io fuggire
da
Alfeo che mi perseguitava, pregai Diana di aiuto,
clina a credere l’unione delle acque dell’Alfeo e di Aretusa, indotto
da
una risposta dell’oracolo di Delfo, il quale, ina
izia. Quivi molti giorni si trattenne a cielo scoperto ; ma ritrovata
da
Celeo e da una sua figliuola, fu amorevolmente in
molti giorni si trattenne a cielo scoperto ; ma ritrovata da Celeo e
da
una sua figliuola, fu amorevolmente invitata a ca
Trittolemo restò mortale, ma volle la dea che su di un cocchio tirato
da
dragoni alati, discorrendo per le regioni della t
la semina ; la seconda, Tesmoforia, a Cerere Legislatrice, istituita
da
Trittolemo, perchè essa, oltre la coltura della t
, che si celebravano in Eleusi, città fra Megara ed Atene, così detta
da
Eleusi, fig. di Ogige e maestro di Mercurio. In q
di Mercurio. In questa città celebravansi le feste eleusine istituite
da
Eretteo, re di Atene, o da Museo, o da Eumolpo o
à celebravansi le feste eleusine istituite da Eretteo, re di Atene, o
da
Museo, o da Eumolpo o da Orfeo. Avendo Trittolemo
si le feste eleusine istituite da Eretteo, re di Atene, o da Museo, o
da
Eumolpo o da Orfeo. Avendo Trittolemo ordinato ch
leusine istituite da Eretteo, re di Atene, o da Museo, o da Eumolpo o
da
Orfeo. Avendo Trittolemo ordinato che niuno stran
era in tutta la Grecia festa più celebre de’ grandi Misteri Eleusini
da
Cerere stessa istituiti dopo di aver somministrat
il grato albergo. Cerere, in forma di sacerdotessa, cercò distornarlo
da
sì reo disegno, ma indarno ; percui gli mandò la
uo avere e vendè una sua figliuola Mestra o Metra, la quale, ricevuto
da
Nettuno il privilegio di potere cangiar forma, si
destra. Giove allora ritornò Pelope in vita, e per la spalla mangiata
da
Cerere ne pose una di avorio. IX. Iconologia d
Eleusi, celebre pel tempio e pe’ misteri della Dea. Ennea o Ennese,
da
Enna, città della Sicilia, ov’era in ispecial mod
res dicesi da’ Latini pel biondeggiare che fa la messe matura (1) ; e
da
Virgilio chiamasi rubicunda (2). Legifera o Tesm
la fiamma pare che vola ed è candida. Qualche erudito crede che venga
da
Tubalcain, con cui ha una manifesta somiglianza.
ne ; ma Cicerone(2) annovera molti Vulcani ; il primo fig. del Cielo,
da
cui e da Minerva nacque Apollo, protettore di Ate
icerone(2) annovera molti Vulcani ; il primo fig. del Cielo, da cui e
da
Minerva nacque Apollo, protettore di Atene ; il s
o braccia raccolto. Nella quale isola si dice che fosse stato nudrito
da
Eurinome, fig dell’Oceano e di Teti. Giove il vol
nno dicesì Vulcania(3). Ma per testimonianza di Omero, Vulcano nacque
da
Giove e da Giunone ; e Giove il precipitò dal cie
Vulcania(3). Ma per testimonianza di Omero, Vulcano nacque da Giove e
da
Giunone ; e Giove il precipitò dal cielo per aver
le armi degli Dei, ed anche i fulmini di Giove, si fingono fabbricati
da
Vulcano e da’ Ciclopi, ed anche quelle de’ più il
delle sue nozze donò alla sposa Armonia un peplo ed una collana fatta
da
Vulcano. Questi(3) fabbricò con mirabil magistero
lope, Pelope ad Atreo, Atreo a Tieste, e questi ad Agamennone. Nè son
da
tacere il bel trono d’oro che Giunone promise al
cano fu pure la reggia del Sole con tanto sfoggio d’ingegno descritta
da
Ovidio(2) ; e la corona da lui donata a Venere e
Sole con tanto sfoggio d’ingegno descritta da Ovidio(2) ; e la corona
da
lui donata a Venere e da Venere ad Arianna(3) ; e
ingegno descritta da Ovidio(2) ; e la corona da lui donata a Venere e
da
Venere ad Arianna(3) ; e le armi di Enea fabbrica
anna(3) ; e le armi di Enea fabbricate ad istanza di Venere e sì bene
da
Virgilio(4) descritte. Si vuole(5) che la collana
a ad Erifile, moglie di Anfiarao e sorella di Adrasto, data in premio
da
Polinice, per avere perfidamente scoperto il mari
ttribuiva l’antichità a Vulcano in guisa che Omero(7) chiama istruito
da
Minerva e da Vulcano un uomo che faccia molte e b
ntichità a Vulcano in guisa che Omero(7) chiama istruito da Minerva e
da
Vulcano un uomo che faccia molte e bellissime ope
o la più famosa è lo scudo di Achille descritto con arte maravigliosa
da
Omero(8) ; il che solo fa vedere che fu stoltezza
greca favella. Si vuole che la descrizione dello scudo di Enea fatta
da
Virgilio sia mollo inferiore a quella del poeta g
nferiore a quella del poeta greco. Anche lo scudo di Ercole descritto
da
Esiodo fu opera di Vulcano. Per comando di Giove
era fra i Troiani un Darete, sacerdote di Vulcano, al quale fu ucciso
da
quell’eroe il primo de’ due figliuoli Fegeo ed Id
sembianza, e grande calamità di chi in que’luoghi capitava(3) ; e che
da
Virgilio(4) chiamasi mezzo uomo e mezzo bestia. E
da Virgilio(4) chiamasi mezzo uomo e mezzo bestia. Egli gettava fuoco
da
tre bocche(5), ed abitava un antro, donde usciva
sciva per uccidere e spogliare i viandanti, e la cui bocca era chiusa
da
un sasso grandissimo, ivi fermato con ferro ed or
rappresenta con siffatta deformità. Solo in Cicerone leggiamo ch’era
da
ammirarsi in Atene un Vulcano fatto da Alcamene,
lo in Cicerone leggiamo ch’era da ammirarsi in Atene un Vulcano fatto
da
Alcamene, ch’è in piedi vestito, e pare zoppo, ma
VI.Epiteti principali di Vulcano. Anfigieo, αμφιγυηεις, zoppo
da
ambedue le parti ; lat.ambiclaudus. Clitomete, o
l monte Etna, in Sicilia, ove avea la sua fucina. Κυλλοποδιων, zoppo,
da
κυλλος, claudus, e πους, pes ; aggiunto di Vulcan
sai frequente in Omero. Ignipotens, cioè arbitro del fuoco,si chiama
da
Virgilio, perchè ritrovatore di esso. Iunonigena
hè ritrovatore di esso. Iunonigena, cioè fig. di Giunone, si appella
da
Ovidio. Lennio, Lemnius, dall’isola di Lenno, ov
uoi studii. I Romani aveano un tempio consacrato a Vulcano, edificato
da
Romolo, ch’era fuori della città, e nel quale si
tessa che Diana, o sia la Luna. Cicerone però(2) deriva il nome Diana
da
dies, perchè la Luna col suo splendore fa che la
Joviana, a Jove, perchè fig. di Giove. Da’ Greci chiamavasi Αρτεμις,
da
αρτεμης, intero, perfetto, dice Platone, perchè D
ig. di Giove e di Proserpina ; la seconda, più conosciuta, che nacque
da
Giove terzo e da Latona ; e la terza, fig. di Upi
Proserpina ; la seconda, più conosciuta, che nacque da Giove terzo e
da
Latona ; e la terza, fig. di Upi e di Glauce. Que
cacciava, per imprudenza ucciso, di che la madre sparse tante lagrime
da
farne un fonte che portò poscia il suo nome ed in
e là vicino passava coi suoi veltri, seguendo l’orme di una fiera, fu
da
Diana trasformato in cervo ; nel qual sembiante v
na trasformato in cervo ; nel qual sembiante veduto dai suoi cani, fu
da
essi miseramente lacerato. Apollodoro dice, esser
e la fanno credere anche crudele. Chione, fig. di Dedalione, chiamata
da
altri Filonide, ebbe la follia di vantarsi più be
sdegnata la uccise con uno strale. Dedalione per dolore si precipitò
da
una rupé del Parnaso, ma Apollo per compassione i
Le figliuole di Niobe, come si disse nell’articolo di Apollo, furono
da
Diana nella propria reggia uccise a colpi di frec
Di Orione ancora raccontasi che avendo oltraggiata la nostra Dea, fu
da
essa di presente ucciso colle saette, o da uno sc
raggiata la nostra Dea, fu da essa di presente ucciso colle saette, o
da
uno scorpione ch’essa fece uscire dalla terra. Or
le saette, o da uno scorpione ch’essa fece uscire dalla terra. Orione
da
Giove fu posto fra le costellazioni, il cui levar
le costellazioni, il cui levare e tramontare suol essere accompagnato
da
piogge ; e però chiamasi da Virgilio procelloso,
are e tramontare suol essere accompagnato da piogge ; e però chiamasi
da
Virgilio procelloso, ed il Petrarca cantò : Allo
armenti e di uomini e così impediva la coltura de’ campi. A liberare
da
tanto flagello quelle contrade, Meleagro, già div
que’ forti eroi. Meleagro che avea con uno spiedo trapassata la belva
da
un fianco all’altro, ad Atalanta diede il teschio
el fuoco. Pel dolore di sì acerbo fato due sorelle di Meleagro furono
da
Diana cangiate in quella specie di galline che no
uoi sacrificii partecipavano della fierezza di que’ popoli. Non lungi
da
noi, diceva l’esule di Sulmona(1), è un luogo det
del suo regno capitavano. Ma uno strano avvenimento tolse la vergine
da
que’ barbari luoghi. Oreste era fig. di Agamennon
va in Delfo a consultare l’oracolo, dal quale seppe che per liberarsi
da
quel tormento, recar si dovea nella Tauride dal r
da quel tormento, recar si dovea nella Tauride dal re Toante, rapire
da
quel tempio il simulacro di Diana e trasportarlo
ssere Oreste, perchè l’uno volea per l’altro morire(1) Ma il Re mosso
da
sì generosa gara, volle amendue salvi dalla morte
si con indicibile allegrezza. Allora senza indugio pensano di fuggire
da
que’barbari lidi, dal tempio rapiscono il simulac
a con una zona o cintura. Senofonte(1) scrive che la caccia ed i cani
da
caccia erano stati invenzione di Apollo e di Dian
dì era intesa a cacciare, ed abitava in mezzo a’boschi, accompagnata
da
una muta di cani e da un drappello di ninfe, spec
are, ed abitava in mezzo a’boschi, accompagnata da una muta di cani e
da
un drappello di ninfe, specialmente Oreadi, anche
llo di ninfe, specialmente Oreadi, anche cacciatrici. Perciò fu detta
da
Orazio vergine custode de’monti e delle foreste ;
o la comitiva delle stelle, compagne della Luna, ch’era simboleggiala
da
Diana. « Presso i Greci moderni, dice Guys(1), ve
infe, sue seguaci ». Diana oltre a ciò presedeva a’parti, deta perciò
da
Macrobio (2) duce di coloro che nascono e de’mort
alle vie ed anche avanti gli usci delle case. Ciò si scorge eziandio
da
moltissime medaglie coll’immagine di Diana battut
nità, fu bene accolto nell’isola di Delo, ov’era un altare di Apollo,
da
lui stesso fatto colle corna delle capre uccise d
altare di Apollo, da lui stesso fatto colle corna delle capre uccise
da
Diana sul monte Cinto, che era una delle maravigl
do. Essa fu pure assai venerata in Aricia, città del Lazio, edificata
da
Ippolito, fig. di Teseo, e di Antiope. Nella Grec
to di Demetrio(1), capo degli orefici che vivevano del lucro ricavato
da
certi tempietti di argento ch’essi vendevano, ne’
tempio di Efeso. Il quale, vedendo che S. Paolo allontanava il popolo
da
quel superstizioso culto, suscitò grave tumulto f
inciava ad obbliarsi la maestà di esso venerata dall’Asia tutta, anzi
da
tutto il mondo (2). In quella città adunque era i
. Diana, come Dea della caccia, si vede sempre in una biga tirata
da
due cervi velocissimi ; ovvero, in lunga verginal
iadramente a Diana che, lungo la riva dell’ Eurota o sul monte Cinto,
da
cento e cento Oreadi accompagnata, esegue le sue
aggior parte delle medaglie antiche, dice Noel, vedesi Diana in abito
da
caccia, co’capelli annodati addietro, il turcasso
ve nacque con Apollo. Dicevasi pure Delia. Διδυμος, gemella, chiamasi
da
Pindaro, perchè nata ad un parto con Apollo. Dit
ollo. Dittinna, Dictynna, gr. δικτυννα (a δικτυον, rete), dalle reti
da
caccia. Efesia, dal magnifico tempio che avea in
perchè mese della caccia (ελαφος, cervus, et βολος, iactus). Facelis
da
fax, facis, fiaccola, perchè Diana talvolta si ra
che portava, come Dea cacciatrice. Ilitia, lat. Ilithya, Ειλειθεια,
da
ελευθω, venio, quasi voglia dire, io vengo alla l
, perchè il parto per opera sua veniva alla luce. Diana saeva dicesi
da
Ovidio(1), perchè Dea vendicativa, iraconda ed av
o per eccellenza chiamasi la nostra Dea da’ poeti(2), e Latonia Virgo
da
Virgilio(3). Triformis Diva, τριμορφος, ch’è il
inghiale. Da Ovidio i cani si chiamano turba Diania ; e gli strumenti
da
caccia, arma Diania. Eroi e semidei. No
endo essi un’origine oscura ed ignobile, come quelli che discendevano
da
uomini, i quali, a guisa di fiere, viveano senza
freno di leggi e senza coltura, finsero che i loro maggiori venivano
da
uomini preclari, detti Eroi, nati dagl’Iddii o ge
di tanti altri, non gli stimarono mortali, ma dissero ch’eran discesi
da
qualche nume. A ciò si aggiunge che gli scrittori
mmasso di stranissimi avvenimenti e di favolose tradizioni. Ora è qui
da
notare che l’epoca degli Eroi della Grecia, ricca
ercules) detto da’ Greci Ηρακλης, cioè glorioso, chiamasi pure Alcide
da
αλκη, robustezza. Varrone annovera molti Ercoli,
ia di Sansone, seguendo le orme di S. Agostino, il quale sostiene che
da
Sansone principalmente, per la prodigiosa sua for
Ercolano si vede Ercole bambino che strangola i due serpenti mandati
da
Giunone. Ercole ebbe molti maestri, avendo impara
da Giunone. Ercole ebbe molti maestri, avendo imparato a tirar l’arco
da
Radamanto e da Eurito ; e da Castore, a combatter
ole ebbe molti maestri, avendo imparato a tirar l’arco da Radamanto e
da
Eurito ; e da Castore, a combattere tutto armato
maestri, avendo imparato a tirar l’arco da Radamanto e da Eurito ; e
da
Castore, a combattere tutto armato ; Chirone l’am
tù o quella del vizio, mentre incerto e pensieroso medita sul partito
da
abbracciare, gli apparvero due donne di grande st
alla corona, come fig. di Anfitrione, facealo forte temere di essere
da
lui sbalzato dal trono. Quindi a ragione Euristeo
e vedendosi gravato di tante pericolose imprese, consultò l’oracolo,
da
cui ebbe risposta, essere volontà degl’Iddii che
rso di quella grande stalla. Ma Augia, non volendo stare a’ patti, fu
da
Ercole ucciso. Da ciò il proverbio : nettare la s
na, i quali furon [dal nostro eroe colle saette uccisi, e discacciati
da
quella palude col suono di campanelli di bronzo f
discacciati da quella palude col suono di campanelli di bronzo fatti
da
Vulcano e che aveagli donato Minerva. Questi ucce
o Minerva. Questi uccelli, perchè pugnacissimi, si disse ch’eran nati
da
Marte. In settimo luogo gli fu ingiunto di prende
’ luoghi. Ercole, avendo prima condannato l’inumano tiranno ad essere
da
quelle lacerato, le condusse ad Euristeo che le c
este, dette perciò tergemino mostro (2), tricorporeo (3), e tricipite
da
Esiodo, e regnava nelle isole Baleari, o nella Sp
cole coll’Acheloo, in cui Marte era dalla parte del fiume, e Minerva,
da
quella di Ercole. Uccise Eurizione, Centauro, fig
ti fossero il termine del mondo, vi fece innalzare due colonne, dette
da
Plinio meta de’ viaggi di Ercole. Innumerevoli al
’oracolo, abitar dovea nella città di Tirinto ch’era vicina ad Argo e
da
cui fu detto Tirinzio(1). Or viaggiando colla mog
assò a nuoto, e Deianira, sulla groppa del Centauro Nesso. Ma l’eroe,
da
lui insultato, con un dardo il ferì nel petto ; i
sopra la pelle del leone Nemeo e la sua clava, vi fece attaccar fuoco
da
Filottete, fig. di Peante, al quale donato avea l
one, Ateniese. Antico regno di argo. Questo regno fu così detto
da
Argo, uno de’suoi re e fig. di Giove. I suoi pasc
, Nettuno avervi pascolato i suoi cavalli. Con Argo confinava Micene,
da
Orazio(1) celebrata per le sue dovizie. Da Argo s
nelo regnarono quattro re nell’Argolide. Stendo fu cacciato dal regno
da
Danao, il quale avea cinquanta figliuole ed altre
dritto che vi avea, come discendente di Epafo, fig. d’Io, ch’era nata
da
Inaco, primo re dell’Argolide. Il popolo avendolo
la botte delle Danaidi ». Linceo intanto successe nel regno a Danao,
da
lui ucciso ; ed a lui, Abante, il quale da Ocalea
uccesse nel regno a Danao, da lui ucciso ; ed a lui, Abante, il quale
da
Ocalea ebbe due gemelli, Preto ed Acrisio, de’ qu
Tirinto. Nacquero intanto a Preto molte figliuole, le quali sorprese
da
strana malattia e credendosi diventate vacche, er
per essersi vantate di superare Ginnone in bellezza. Ma furon guarite
da
Melampode con buona dose di elleboro. Acrisio poi
nelao ; e Tieste, di Egisto, il quale esposto in un bosco e ritrovato
da
un pastore, fu nutricato con latte di capra e per
o Puglia ; ove avendo liberato Dauno, re di quel tratto della Puglia
da
esso detto Daunia, da’nemici che forte lo stringe
bbricó una città detta Argos Hippium o Argiripa. Fu finalmente ucciso
da
Dauno. Antico regno dell’attica. Il paese d
l paese primeggiava Atene chiamata occhio della Grecia. Fu fabbricata
da
Cecrope che primo diede divini onori a Giove ; e
lomela e postala in segreta prigione in un viaggio che con lei faceva
da
Atene nella Tracia, l’infelice donzella su di un
suo infortunio e lo mandò segretamente alla sorella, la quale vestita
da
Baccante, nelle feste ; Dionisiache, liberò la so
ere con lui parentela, chiesegli in isposa la figliuola Oritia, detta
da
Properzio Pandionia dall’avo. La quale venendogli
Aquilone che si credeva abitare in un antro del monte Emo. Da Borea e
da
Oritia nacquero Zete e Calai, gemelli, poscia ucc
o. Da Borea e da Oritia nacquero Zete e Calai, gemelli, poscia uccisi
da
Ercole, che si fingono alati ne’piedì e nel capo,
durare sul trono orbo com’era di figli, consultò l’oracolo di Delfo,
da
cui ebbe sì oscura risposta che, non bastandogli
posta che, non bastandogli l’ingegno ad intenderla, si recò a Trezene
da
Pitteo, che con fama di gran sapienza reggea quel
e perchè già era incinta, per non perdere la speranza di un figliuolo
da
lei, condotta Etra in un alpestre luogo, sollevò
riposta la sua spada, sordo a’pianti della sconsolata, si accommiatò
da
lei ingiungendole che se partorisse un maschio, s
sollevare quel sasso, col contrassegno della spada, lo avesse inviato
da
lui in Atene. E di fatto Etra partorì un figlio c
fu riconosciuto dal padre all’eburneo manico della spada. Nel viaggio
da
Trezene ad Atene, udite le imprese di Ercole, e b
one, fig. di Eaco, e famoso ladrone dell’Attica, il quale precipitava
da
alte rupi i viandanti. Si segnalò ne’giuochi Eleu
evento al ritorno, e la seconda, di prospero. Giunto a Creta ottiene
da
Minos il permesso di combattere col mostro, ed uc
re e credendo il figlio divorato dal Minotauro, gittossi nel mare che
da
lui prese il nome di mare Egeo. Oltre le mentovat
ati ad essere straziati dalle Furie. Or essendo colà capitato Ercole,
da
Plutone ottenne la loro liberazione ; sebbene alt
che l’abitavano furon delle Tespiadi ; e la città di Tebe, edificata
da
Cadmo, ove, dopo la morte di Anfione e Zeto, sali
fiere ; e ciò per aver predetto l’oracolo ch’egli dovea essere ucciso
da
un suo figliuolo. Ma il pastore per compassione i
o. Ma il pastore per compassione il lasciò vivo nella campagna, donde
da
un guardiano di armenti fu condotto a Polibo, re
a risposto a Creonte che sarebbe cessato il flagello, quando si fosse
da
alcuno spiegato il seguente enigma che la sfinge
col bastone. Della quale spiegazione ebbe tanto dolore la Sfinge, che
da
uno scoglio si precipitò nel mare. Quindi un serv
to, il quale salvossi per la velocità del cavallo Arione detto vocale
da
Properzio(1), perchè prediceva il futuro. Raccont
pe’ veneficii e per le arti magiche, tanto che un venefico qualunque
da
Plauto(1) si chiama Tessalo. Celebri poi erano i
la Tessaglia, i quali, di razza assai bella, eran pure ben maneggiati
da
que’popoli ; donde nacque per avventura la favola
e consultò l’oracolo, dal quale gli fu risposto che si fosse guardato
da
colui che portava una sola scarpa. Indi a poco, f
onde, avendo domandato al nipote che dovesse mai fare di una persona,
da
cui esso per detto dell’oracolo avesse a temere l
vole che Atamante, fig. di Eolo, e re di Orcomeno, nella Beozia, ebbe
da
Nefele un fig. chiamato Frisso ed una fig. detta
di Giove, trovò la maniera di liberarlo, dandogli un ariete donatole
da
Mercurio e ch’era insigne pel suo vello d’oro ; s
quivi porre in salvo la vita ; ma l’infelice Elle cadde nel mare che
da
lei prese il nome di Ellesponto. Forse quest’arie
boschetto consacrato a Marte o in un di lui tempio, ov’era custodito
da
un dragone che sempre vegliava. Eeta poi diede in
comandi del zio, e chiamato Argo, fig. di Frisso e di Calciope, fece
da
lui, sotto la direzione di Minerva, fabbricare la
ili alle Amazzoni, delle quali era regina Issipile, moglie di Toante,
da
cui furono que’ prodi assai cortesemente accolti.
rime diedero l’onore di magnifica sepoltura a quel principe infelice,
da
cui erano stati così amorevolmente trattati. Posc
ntorno alla riuscita della loro spedizione. Dice la favola ch’esso fu
da
Giove reso cieco, perchè apriva il futuro a’ mort
στρεφω, verto), perchè là giunti i due volanti eroi, fu loro disdetto
da
Giove di più inseguirle e quindi dovettero tornar
etto fintanto che non la videro salva fuori di esso ; e le Simplegadi
da
quel tempo divennero immobili. Giunto finalmente
ata la terra, seminandovi alcuni di que’ denti didragone già seminati
da
Cadmo ed a lui donati da Minerva. Questi buoi ave
alcuni di que’ denti didragone già seminati da Cadmo ed a lui donati
da
Minerva. Questi buoi aveano le unghie di bronzo e
dono fatale di Vulcano. Giasone accettò l’arduo cimento, ed istruito
da
Medea, insigne maga, fig. di Eeta, che da lui si
’arduo cimento, ed istruito da Medea, insigne maga, fig. di Eeta, che
da
lui si avea fatto promettere con giuramento di sp
ere con giuramento di sposarla e portarla seco nella Grecia, ricevuto
da
lei un unguento di mirabile virtù, non fu punto o
a, ricevuto da lei un unguento di mirabile virtù, non fu punto offeso
da
que’ ferocissimi animali ; e post’i denti ne’solc
vigilante dragone, preso l’aureo vello e datolo a Giasone, fu accolla
da
lui nella nave insieme col fratello Absirto ; la
i Absirto e celebre per l’esilio di Ovidio(1). Giunto intanto Giasone
da
Pelia e trovato morto il padre Esone, a quel re o
Glauco o Creonte, il quale, avendo ucciso un suo fratello, si rifuggì
da
Preto, dal quale fu espiato. Ma per le cattive ar
oglie di Preto, entrato in sospetto nell’animo di questo principe, fu
da
lui mandato a lobate, re della Licia e padre dì S
lettere, nelle quali lo pregava di dar morte all’infelice giovane ; e
da
ciò si chiamano lettere di Bellerofonte quelle ch
o dalla bocca. Bellerofonte, col favore di Minerva ed avendo ottenuto
da
Nettuno il cavallo Pegaso, andò coraggioso ad ass
che nella cima gettava fuoco, e che nella parte superiore era abitato
da
leoni, nel mezzo da capre, ed alle falde, da serp
va fuoco, e che nella parte superiore era abitato da leoni, nel mezzo
da
capre, ed alle falde, da serpenti ; e che avendo
te superiore era abitato da leoni, nel mezzo da capre, ed alle falde,
da
serpenti ; e che avendo Bellerofonte distrutte qu
duta. Da Properzio(1) il Pegaso si chiama cavallo di Bellerofonte ; e
da
Orazio(2) la Chimera dicesi ignea, cioè ignivoma.
avolosi ed eroici ; e che nel tempo stesso può dirsi l’ultimo, perchè
da
quel famoso assedio a’tempi storici non vi è stat
aride ed il rapimento di Elena ; ora rimane a dire quel che tocca più
da
vicino la greca celebratissima spedizione contra
Ificle e di Diomedea. fu il primo a porre il piede a terra e tosto fu
da
Ettore ucciso, percui tutti il chiamarono Protesi
he tre ore. Ma dopo siffatto tempo ricondotto Protesilao fra le ombre
da
Mercurio, Laodamia ne morì di dolore. Poco tempo
ntanto dopo il cominciamento dell’assedio, fu il campo greco percosso
da
grave pestilenza, di cui l’origine da Omero(1) è
dio, fu il campo greco percosso da grave pestilenza, di cui l’origine
da
Omero(1) è attribuita ad Apollo ; perchè Crise, s
per riscattare la figliuola Criseide ch’era schiava di Agamennone, fu
da
questo principe villanamente discacciato. Il sace
orto all’assedio di Troia, Teti nascose il giovanetto eroe travestito
da
fanciulla nella corte di Licomede, re dell’isola
o scoprì sotto le mentite spoglie femminili ; perciocché travestitosi
da
mercante gli recò preziosi regali, fra i quali er
uerra di Troia. Di lui non vi era più forte e prode guerriero, siechè
da
Omero chiamasi di tutt’i Greci gran baluardo, e d
guerriero, siechè da Omero chiamasi di tutt’i Greci gran baluardo, e
da
Ovidio, muro de’ Greci. E se Agamennone e Menelao
1), e la sua velocità oltremodo celebrarono i poeti, percui sì spesso
da
Omero chiamasi Achille dal piè veloce (ποδυκης).
rgli sano e salvo il figlio dopo la guerra di Troia, era stato ucciso
da
Ettore, fig. di Priamo, dimenticando il suo antic
a mano sul rogo dell’estinto amico. Ovidio dice che Achille fu ucciso
da
Paride ; ed Igino aggiunge che il dardo ferì il c
rte nacque una famosa gara fra’Greci per ottenerne le armi fabbricate
da
Vulcano, le quali si ottennero da Ulisse con gran
ci per ottenerne le armi fabbricate da Vulcano, le quali si ottennero
da
Ulisse con grandissimo cruccio di Aiace, il quale
detto da’ Latini Neptunus. Cicerone(1) pretende che questo nome venga
da
una parola latina (a nando), che significa nuotar
ore deride siffatta etimologia, potendosi in questa guisa, egli dice,
da
ogni parola derivare un’altra col solo cambiament
ssio però approva l’etimologia di Varrone, che fa nascere questo nome
da
un’altra parola latina (a’nubendo vel a nuptu), c
at, i. e. cooperiat. Varr.). Da’Greci chiamasi Posidone (Ποσειδων), o
da
due voci (ποσιν δουναι) che significano dare a be
nificano dare a bere, perchè il mare è il ricettacolo delle acque ; o
da
alcune altre parole (σειειν, movere, et πεδον, so
l primo il vinceva in sapienza, come negli anni. Di fallo esso nacque
da
Saturno e da Rea, come Giove e Plutone, e come qu
nceva in sapienza, come negli anni. Di fallo esso nacque da Saturno e
da
Rea, come Giove e Plutone, e come questi due frat
ortava in mano e che forse, secondo Millin, non era che un istrumento
da
prendere i pesci, di cui anche al presente fanno
edere quella famosa valle ognuno è indotto a pensare ch’essa sia nata
da
un tremuoto. Da ciò si scorge la ragione, per cui
qualche cosa. E qui mettiamo in primo luogo il famoso Polifemo, detto
da
Omero il Ciclope per eccellenza. Egli era fig. di
mettono presso all’Etna la sede de’ Ciclopi, e però Polifemo chiamasi
da
Tibullo(3) abitatore della rupe Etnea. Telemo, fi
ti mari. Questo favoloso avvenimento è assai piacevolmente raccontato
da
Omero(5), e merita di esser letto da’giovani stud
iuoli di Nettuno furono eziandio Beoto ed Eolo o Elleno, ch’egli ebbe
da
Melanippe, fig. di Desmonte. Il primo diede il no
a i suoi armenti uno de’buoi di Gerione, che Ercole avea smarrito, fu
da
questo eroe ucciso in un duello ; Epafo, Bolo ed
e ; ed infine l’invulnerabile Cicno, l’enorme Anteo, Allirozio ucciso
da
Marte ; e molti altri, dice Millin, erano conside
Teti, diversa dalla Nereide Teti che fu madre di Achille. Da Omero e
da
Virgilio chiamasi padre degli Dei, e padre di tut
filosofi, i quali credevano che tutte le cose aveano avuto principio
da
due elementi, cioè dall’acqua, o sia dall’Oceano,
ue elementi, cioè dall’acqua, o sia dall’Oceano, e dalla terra, o sia
da
Teti. Nella descrizione dello scudo di Achille si
ovvero Oceanine, ch’erano tremila, secondo lo stesso Esiodo ; per cui
da
Catullo(2) vien detto padre delle ninfe. Lo trovi
dinotare il mare(1). Essa si rappresenta su di una conchiglia tirata
da
delfini o da cavalli marini, nell’atto di andare
mare(1). Essa si rappresenta su di una conchiglia tirata da delfini o
da
cavalli marini, nell’atto di andare a diporto su
o pure l’ufficio di calmare i fiotti e far cessare le tempeste ; anzi
da
Ovidio(3) si scorge, essere stata credenza degli
ino, era fig. di Atamante, e d’Ino, fig. di Cadmo, percui dicesi Inoo
da
Virgilio. Giunone, gelosa della prosperità d’Ino,
’altro figliuolo la stessa sorte, con Melicerta si precipitô nel mare
da
un’alta rupe del promontorio Lecheo. Nettuno allo
e. La stessa fatidica virtù si scorge attribuita a Proteo ed a Glauco
da
altri poeti. Secondo Apollodoro, il suo più ordin
ponevano l’acqua per principio di tutt’i corpi ; opinione abbracciata
da
molti antichi filosofi greci che l’attinsero dall
Winckelmann dice che la configurazione di Nettuno è alquanto diversa
da
quella di Giove, avendo la barba più increspata,
. Si rappresenta pure sopra un cocchio in forma di conchiglia, tirato
da
cavalli marini, e col tridente in mano. Una delle
la prora di un vascello carico di grano, indica l’abbondanza arrecala
da
una prospera navigazione. Sopra una medaglia, in
igaeus presso Giovenale ; soprannome di Nettuno o del mare deificato,
da
ενοσις, concussio, e γαια, terra, perchè credevas
οσις, concussio, et χθων). Questi epiteti si veggono spesso adoperati
da
Omero. Γαιηοκος, Nettuno che cinge o contiene la
cinge o contiene la terra (a γαια, et εχω, contineo), chiamasi spesso
da
Omero, perchè il mare circonda e quasi abbraccia
uno, dal culto a lui prestato sull’istmo di Corinto. Neptunus Pater,
da
un picciolo tempio consacrato in Eleusi a Nettuno
scono. Omero (4) bellamente descrive in qual guisa Ulisse ammaestrato
da
Circe passa tra Scilla e Cariddi, due scogli peri
erra, la quale, rubato avendo ad Ercole alcuni de’buoi di Gerione, fu
da
Giove fulminata e trasformata nella voragine che
sina in faccia allo scoglio di Scilla. Questa voragine detta violenta
da
Tibullo, e non altrimenti che lo scoglio di Scill
l’Inferno. In Igino leggiamo che dalla Caligine nacque il Caos ;
da
questo, l’Erebo ; e dall’Etere e dalla Terra, il
rtaro. Or questo Tartaro o Inferno da’Greci chiamavasi Αδης, o Αιδες,
da
α privativo ed ιδειν, vedere ; per cui Aide dinot
del Caos e fratello della Notte ; sebbene altri affermano che nacque
da
Demogorgone e dalla Terra ; ed era propriamente u
stesso. Sovente si chiama pure Orco, ch’era nome di Plutone ; e però
da
Properzio dicesi Minos giudice dell’Orco ; e da V
e di Plutone ; e però da Properzio dicesi Minos giudice dell’Orco ; e
da
Virgilio Caronte appellasi il nocchiero dell’Orco
ppellasi il nocchiero dell’Orco, o sia dell’inferno. Fu chiamato Orco
da
ορκος, giuramento, perchè non vi era più santo ed
uando giuravasi per la palude Stigia, o per l’Orco, fiume che nasceva
da
quella palude. Or questi nomi di Aide, Tartaro, E
paese de’Cimmerii, popoli posti all’estremità dell’Oceano, e coperti
da
tenebre eterne. Or di quali Cimmerii parla il gre
ta ? Sappiamo che i Cimmerii eran popoli dell’Asia, presso al Bosforo
da
essi detto Cimmerio, non lungi dalla Palude Meoli
e, secondo quel poeta, vi giunge il medesimo giorno che si accommiata
da
Circe, il che non avrebbe potuto avvenire, se que
ne la città de’ Cimmerii nelle vicinanze del lago di Averno non lungi
da
Pozzuoli, da’Campi Flegrei e dalla palude Acherus
che ebbe origine dall’essere que’luoghi bassi ed oscuri e circondati
da
montagne che impedivano di vedere il tramontar de
vvi una trincea di solido bronzo, e porte e mura di bronzo fabbricate
da
Nettuno, ove dimora il Sonno e la Morte, nè vi gi
di Plutone. La vasta infernale città ha mille porte ; e come il mare
da
tutta la terra accoglie i fiumi nel suo seno, cos
simili a quelle che amarono in vita. All’ingresso vi è il Cerbero che
da
tre gole manda fuori tre orrendi latrati ; e le F
la casa di Plutone. Secondo ch’egli dice, il paese degli empii giace
da
noi discosto in profonda notte avvolto, intorno a
regno di Plutone. Dice poi che coloro i quali saranno ritrovati mondi
da
ogni colpa passeranno a soggiornare nelle Isole F
del mare, rinfrescano quelle isole, eterno soggiorno de’giusti. Quivi
da
ogni parte veggonsi bei fiori che risplendono al
o e che o spuntano dal suolo o pendono dagli alberi che son nutricati
da
limpide acque. Di essi que fortunati abitatori po
ca che le Ombre debban passare il fiume Slige su di una barca guidata
da
Caronte, a cui ciascuna di esse dar debbe una mon
i insepolti, errano per cento anni sulle rive della Stigia palude, nè
da
Caronte sono ammesse nella vecchia sua barca che
il quale non avesse mostrato il fatal ramo di oro che dovea staccare
da
un albero sacro a Proserpina, che trovavasi in un
ve una profonda spelonca trovata in rozza e scheggiosa roccia, difesa
da
un lago di nere acque e cinta da annose e folte s
in rozza e scheggiosa roccia, difesa da un lago di nere acque e cinta
da
annose e folte selve. Della sua bocca usciva un a
il più celebrato da’ poeti, è quello della nostra Campania, non lungi
da
Pozzuoli, ne’ dintorni del quale essendo naturalm
fanciulli. Strabone(2) dice che l’Averno negli antichissimi tempi era
da
una selva inaccessibile di grandi alberi circonda
e i Greci chiamarono Aornos, perchè gli uccelli ne fuggivano le rive,
da
cui uscivano vapori pestilenziali, oggidì ve li t
no stati cangiati in vigneti. Si osservano tuttavia sulle sue sponde,
da
una parte gli avanzi di un tempio di Apollo, dall
nferno. » Strabone mette vicino a Miseno la palude Acherusia formata
da
un fangoso sporgere in fuori che quivi fa il mare
erano amare e malsane e dimoravano lungo tempo nascoste sotto terra ;
da
che nacque la favola di essere quello un fiume in
Dal fatto di Alessandro, re dell’Epiro, che distesamente si racconta
da
Livio (1), si scorge che vi erano due Acheronti,
Strabone però pone il Piriflegetonte vicino al lago Lucrino non lungi
da
Pozzuoli. Pare che Virgilio dica che l’Acheronte
ell’inferno che deriva dallo Stige. Esso volgeva torrenti di fiamme e
da
ogni lato circondava il Tartaro. Da una parte del
ra formato dalle lagrime de’malvagi. Lo Stige, le cui ripe appellansi
da
Properzio sorde, cioè inesorabili, è una palude d
cque mandavano fuori una nebbia foltissima, percui nebulosa appellasi
da
Ovidio. Per essa gli Dei stessi ed anche Giove te
l fiume Lete, allorchè pose nella luna un gran fiume, nel quale erano
da
un vecchio gittati i nomi di tutt’i mortali. tran
cri o idoli (βροτων ειδωλα καμοντων), cioè corpi vani ed ombratili, e
da
Virgilio, ombre tenui e simulacri. E quel che i G
, che dicevansi inferiae. E principalmente le anime di coloro ch’eran
da
immatura morte rapiti, vagando intorno a’ proprii
tro all’altra riva dell’Acheronte, ove col suo eterno latrare ch’esce
da
tre gole, fa echeggiare quelle orrende bolge e ri
ma in altro luogo egli mette Tisifone all’entrata del Tartaro, a far
da
carnefice delle anime condannate agli eterni supp
olamente Furie, ma eziandio Erinni, Eumenidi e Dire. Di esse chiamate
da
Ovidio dura ed implacabile divinità, Aletto. dice
tragittava in una barca le anime de’morti, chiamavasi Caronte, detto
da
Orazio satellite di Plutone. Il nostro Dante il d
onio con occhi di bragia. Virgilio il fa nocchiero dell’Acheronte ; e
da
Tibullo chiamasi il sozzo nocchiero della Stigia
grandissima sapienza e fu per fama di molta giustizia lodato a cielo
da
tutt’i poeti, percui il costituirono arbitro dell
ferno. Ovidio lo nomina gran legislatore, e giusto per eccellenza ; e
da
Omero e da Orazio dicesi coscio de’segreti di Gio
io lo nomina gran legislatore, e giusto per eccellenza ; e da Omero e
da
Orazio dicesi coscio de’segreti di Giove. VII.
ria de’più famosi malvagi posti da’poeti nell’inferno. Cominciamo
da
Tantalo, re di Lidia e fig. di Giove. Egli fu pad
di svelare agli uomini le segrete cose del padre de’numi. Fu per ciò
da
Giove condannato a stare nell’inferno in mezzo ad
ed a questo fatto il poeta attribuisce la cagione della pena datagli
da
Giove che gli sospese sul capo un sasso, dalla ca
ra quelle veramente povero (inter opes inops). Dell’empia vivanda poi
da
Tantalo preparata agli Dei colle carni di Pelope,
ato. A Tantalo succeda il gigante Tizio, fig. della Terra, fulminato
da
Giove e precipitato nel Tartaro, ove un avvoltoio
ciò per aver osato di oltraggiare Diana. Pindaro (1) dice ch’egli fu
da
Diana stessa ucciso a colpi di frecce. Era di eno
n voluto rappresentare il tormento perpetuo di un cuore signoreggiato
da
qualche veemente passione. Sisifo poi, discendent
il famoso Issione, re de’Lapiti, e fig. di Flegias, chiamato perfido
da
Orazio, perchè ammesso da Giove alla sua mensa os
Lapiti, e fig. di Flegias, chiamato perfido da Orazio, perchè ammesso
da
Giove alla sua mensa osò di oltraggiare la stessa
iusti, le ombre de’morti, ed altre simili finzioni, tutte erano state
da
Orfeo portate dall’Egitto nella Grecia. E di fatt
uegli che accompagnava il cadavere di Api fino ad un certo luogo, ove
da
lui era consegnato ad un’uomo mascherato a guisa
or questi non erano che un luogo presso la palude Acherusia non lungi
da
Menfi, irrigato di belle acque ed ombreggiato di
ente gli Egiziani chiamavano Caronte, davasi un obolo pel trasporto ;
da
che è nata la favola di Caronte e della sua barca
nditi e dalle giravolte del famoso laberinto di Egitto, e sopra tutto
da
quelle ch’eran sotterra, al dir di Erodoto. I Coc
e il lodare indifferentemente tutt’i morti, essendo mestieri ottenere
da
un pubblico giudizio un tale onore. Si radunavano
da un pubblico giudizio un tale onore. Si radunavano i giudici di là
da
un lago che tragittavano in una barca. Appena un
convinto di alcun mancamento, sepellivasi con onore. Or chi non vede
da
questo costume essere nata presso i Greci la favo
del quale si facevano le cerimonie de’ funerali dagli Egiziani. Di là
da
quel lago vi erano deliziosi boschetti ed un temp
vo chiamavasi Summano, cioè ladro. I Greci il chiamavano Aide (Αιδης)
da
due parole greche (ab α, priv. et ειδω, video) ch
a della terra, e sulle miniere. Da Orfeo chiamavasi Giove terrestre ;
da
Virgilio, Stiglo Monarca ; e da Ovidio, tiranno d
Da Orfeo chiamavasi Giove terrestre ; da Virgilio, Stiglo Monarca ; e
da
Ovidio, tiranno del profondo inferno. Claudiano (
icare le ombre senza misericordia di alcuno, circondato dalle Furie e
da
ogni maniera di tormenti (2). Di Plutone poi, com
ncora al Dio del mare, come in Eschilo, ed a quello dell’inferno, che
da
Omero dicesi Giove sotterraneo ed infernale ; con
o la terra, e lo sconosciuto e nascosto emisfero percorre, come si ha
da
un frammento di Porfirio (1). Con questo principi
pel quale intendevasi il sole d’inverno, è molto chiaramente esposta
da
Macrobio (2) ; e pare che possa confermarsi con c
o argomento di fingere che in quell’isola Proserpina sia stata rapita
da
Plutone, di collocarla nell’inferno per sei mesi,
sso i monumenti numismatici ci offrono Plutone che rapisce Proserpina
da
lui portata su di una quadriga. Questo Dio rappre
aticlete. Sovente vedesi sopra un carro d’oro di antica forma, tirato
da
quattro neri e focosi cavalli, che si chiamavano
di Plutone. Ades o Adesio, Adesius, Αδης, soprannome di Plutone,
da
αδης pro αιδης, Orcus, o mors. Altore, lat. Alto
erra, dice S. Agostino (1), si nutriscono tutte le cose che sono nate
da
essa. Februo, lat. Februus, chiamavasi Plutone,
ne per quell’indole sua crudele ed inesorabile, per la quale fu detto
da
Orazio illacrymabilis e torvo da Giovenale. Quie
d inesorabile, per la quale fu detto da Orazio illacrymabilis e torvo
da
Giovenale. Quietalis (1) fu detto Plutone dagli
l Tartaro, per cui diede grida di grandissimo dolore, e ne fu guarito
da
Peone, medico degli Dei, che avea pur sanata una
e, medico degli Dei, che avea pur sanata una ferita di Marte fattagli
da
Diomede. Lo scultore Cefisodoto (3) avea fatta in
rio di tutte le infernali cose, in guisa che di color ferrigno dicesi
da
Claudiano la sopravveste di quel nume. Lo stesso
rlare di Proserpina, Dea dell’inferno, diciamo che questo nome deriva
da
un verbo latino (proserpo), che significa germogl
, la quale deriva o dal greco εϰας, procul, perchè dimora assai lungi
da
noi ; o un soprannome di Apollo, di lei fratello,
o un soprannome di Apollo, di lei fratello, detto Ecato, perchè come
da
Febo dicesi Febe, così da Ecato dicesi Ecate. Da’
, di lei fratello, detto Ecato, perchè come da Febo dicesi Febe, così
da
Ecato dicesi Ecate. Da’ Greci dicevasi Persephone
utavasi la virtù vegetativa della terra personificata. Essa fu rapita
da
Plutone, signore dell’inferno, come a lungo si è
sta dell’infernale monarca. Giove, dice uno scrittore, avendo appreso
da
Pan qual fosse il luogo, ove, dopo il rapimento d
o inesorabili e non perdonano ad alcuno. Da’Greci appellavansi Μοιραι
da
μερω, dividere, perchè le Parche distribuiscono e
chè le Parche distribuiscono ed assegnano a ciascuno la sua sorte ; o
da
μοιρα, fato, perchè le Parche spesso si confondon
introduce le Parche che cantano i grandi destini del fatale eroe che
da
loro nascer dovea, essendo noto che quelle nozze
nsieme colle Ore intorno a Plutone ; ed a Megara erano state scolpite
da
Teocosmo sulla testa di un Giove, forse per dinot
spesso prescrivono il tempo che l’uomo dee dimorar sulla terra, come
da
Ovidio si scorge, allorchè parla del fatale tizzo
ritorno dall’inferno di tutti coloro che, essendovi entrati, a veano
da
Plutone ottenuto il permesso di uscirne, come Cer
o tenendo in mano de’ narcissi ch’ella raccoglieva, quando fu rapita
da
Plutone. Non di rado si vede col calato sul capo,
i, era simbolo del canestro che teneva Proserpina, allorchè fu rapita
da
Plutone. Il rapimento di questa Dea è quasi il so
e le medaglie di Siracusa vedesi la testa di Proserpina che fu presa
da
alcuni per quella di Aretusa, credendo di raffigu
me la madre. V. Epiteti principali di Proserpina. Antesforia,
da
ανθος, fiore, e φερειν, portare ; epiteto della D
daglie di Sicilia, come abbiam detto. Clonia, gr. Χθονιϰ, terrestre,
da
Χθων, terra. Giunone infernale, e Stigia, luno i
na, Stygia, come altrove si è detto. Libera, lat. Libera, così detta
da
Libero o Bacco, di cui si voleva sorella. Libiti
ecessarie. E Libitinense chiamavasi una porta dell’anfiteatro, perchè
da
essa faceansi uscire i cadaveri de’Gladiatori ucc
do al frumento che conserva l’uomo e lo libera dalla morte. Teogamia
da
θεος, Iddio, e γαμως, nozze. E Teogamie eran fest
33 sqq. Ovid. Met. 1. v. 107 sqq. (2). Ovid. Met. XIV. v. 320 sqq. E
da
Virgilio Aen. VII. v. 189. chiamasi Picus equum d
Met. I, v. 283, seq. (2). Virg. Aen. VI, v. 789. (1). Detti perciò
da
Ovidio Met. I, v. 747, linigera turba. (1). Virg
ssi conoscere le finzioni dei poeti, di scoprir loro le ricchezze che
da
più di tremila anni asconde questa perenne minier
ssi Dei a noi rappresentati come inferiori agli uomini e che non sono
da
paragonarsi a quei filosofi che tanti diritti si
ncieranno a divertirli e serviranno loro dopo di lezione : di morale,
da
cui potranno trarre profitto, se sapranno farne d
lli che inventarono le favole della Mitologia, ma geni che infiammati
da
un fuoco divino, riscaldati dalle bellezze della
studii, siccome frivoli ed infruttuosi, e come sogni d’infermo e fole
da
romanzo. Così si esprime il poeta nel porre in ch
sser gelosa. Il Canto che alla queta ombra notturna Ti vien sì dolce
da
quel bosco al core, Era il lamento di regal donze
pite in giro Armonïoso, e per l’eterea vôlta Carolanti, non più mosse
da
Dive Intelligenze, ma dannate al freno Della legg
Diana, Nettuno, Apollo, Mercurio, Vulcano e Cerere. Vi si aggiungono
da
molti il Caos, Saturno, Plutone detto anche Orco,
ti il Caos, Saturno, Plutone detto anche Orco, Proserpina e Bacco cui
da
alcuni si dà il nome di Libero. Le principali Div
os era un massa informe e rozza, una confusione di tutti gli elementi
da
eui sertirono Urano e la Terra. Urano e la Ter
, Mnemosina dea della Memoria, l’Erebo fiume dell’inferno, e la Notte
da
cui nacquero il Destino, la Vecchiezza, la Morte,
al fratello, lo vinse e lo fece prigione. Saturno fu liberato poscia
da
Giove cresciuto in età. Avvertito Saturno dal De
uella parte ove fu pei fal bricata Roma, e fuvvi cortesemente accolto
da
Giano. Saturno insegnò l’agricoltura agli uomini,
terranca a ciò costrutta nel campo, che dicevasi scellerato. Si crede
da
alcuni che il fuoco sacro così detto fosse il lum
una chiave nell’altra, con una torre sulla testa, circondata soventi
da
molte e diverse bestie, e spesso sopra un carro t
ata soventi da molte e diverse bestie, e spesso sopra un carro tirato
da
leoni. Talvolta si rappresenta con una fiaccola i
e e Giunone tentarono di sottrarsi al suo dominio, ma restarono vinti
da
Giove e furono costretti di rifuggirsi in Egitto
con essi tutti. Giove e Giunone I Giganti figli di Titano
da
esso detti Titani, per riconquistare i loro dirit
nito del fulmine, li folgorò, schiacciandoli sotto le stesse montagne
da
essi ammonticchiate. Dopo questa vittoria Giove p
gia d’oro per penetrare nella torre di bronzo ove era rinchiusa Danae
da
cui ebbe Perseo ; sotto le forme di cigno sedusse
di Ansione e di Zeto. Prese la figura di Diana per ingannare Calisto
da
cui nacque Arcade, e quella di Aquila per rapire
me il padrone assoluto di ogni cosa. Esso era adorato sotto vari nomi
da
quasi tutte le nazioni. Gli Egizi lo chiamavano G
Ammone. Gli altri nomi erano tratti o da’ suoi attributi o dai luoghi
da
esso abitati. Quello di Olimpico era il principal
del marito e perseguitò mai sempre le concubine di lui ed i figli che
da
quelle egli aveva. Contro Io figlio di Inaco re d
aveva cento occhi, ed essendo questi stato ucciso per ordine di Giove
da
Mercurio che lo avea indormentato prima col suono
o altri per mezzo delle Furie. Io si rifuggiò in Egitto ove ritornata
da
Giove all’antica forma fu adorata sotto il nome d
o essi stati vinti, il Dio del cielo la sospese in aria e le fè legar
da
Vulcano le mani con una catena d’oro dietro le sp
sue Ninfe, se faceva perire Enea colle sue navi ; ma Enea fu protetto
da
Venere. Avendo saputo che Giove senza di lei avev
Iride figlia di Taumante e di Elettra, che fu cangiata in arco baleno
da
Giunone per compensarla delle buone nuove che le
er le quali le si sacrificava. I poeti rappresentano Giunone in abito
da
regina sopra d’un trono col pavone ai piedi, o so
o la sua sposa come l’aria la più ingombra di vapori e la più pesante
da
cui siam circondati. Si conosce un pianeta sotto
ovunque l’agricoltura. Da Giasone ebbe Pluto dio delle ric-chezze, e
da
Giove Proserpina. Essendo questa stata rapita da
delle ric-chezze, e da Giove Proserpina. Essendo questa stata rapita
da
Plutone dio dell’inferno, Cerere accese due fiacc
Cerere ricorse a Giove per ottenere che le fosse restituita, ed ebbe
da
lui promessa di riaverla quando però non avesse d
anto sembra. Le furono innalzati de’ famosi tempii in molti luoghi, e
da
questi traeva diversi soprannomi. Le si offrivano
rovato il mezzo di alleviare il suo dolore. Il suo cocchio era tirato
da
due dragoni. Questo è quanto racconta la Favola d
so, egli inghiottì la madre ed il figlio. Da quel momento fu oppresso
da
un terribile mal di capo. Avendo implorato l’aiut
eta gli spaccò il cranio ; dal cervello ne sortì Minerva tutta armata
da
capo a piedi. Ella aiutò suo padre nella guerra c
se molto. Gareggiò con Nettuno per dare il nome alla città fabbricata
da
Cecrope, e fu deciso che chi avesse fatto nascere
più utile di un’altra avrebbe avuto quest’ onore. Percosso il terreno
da
Nettuno col tridente ne uscì un cavallo, che dice
elle feste in onore di lei, alle quali intervenivano degli spettatori
da
tutte le parti della Grecia. Viene questa Dea rap
tata come una donna di una bellezza semplice, nobile e grave ; armata
da
capo a piedi, coll’elmo in testa, colla lancia in
a ; il teschio di Medusa le si mette su l’egida o corazza e sul petto
da
alcuni, da altri sullo scudo ; le stanno di press
hio di Medusa le si mette su l’egida o corazza e sul petto da alcuni,
da
altri sullo scudo ; le stanno di presso la civett
e scienze e delle arti. Il pianeta detto Pallade ha preso il suo nome
da
questa Dea. Marte Marte, dio della guerra
Questa Dea, come si è già detto, indispettita che Giove avesse fatto
da
sè solo Pallade o Minerva, volle anch’essa partor
avesse fatto da sè solo Pallade o Minerva, volle anch’essa partorire
da
sè sola un figlio, e mentre andava in oriente per
iente per apprenderne il modo, si fermò nei giardini di Flora, ove fu
da
questa interrogata dell’oggetto del viaggio ; ven
cano fu beffeggiato e deriso. Si rappresenta questo Dio sempre armato
da
capo a piedi, con un gallo vicino, per aver conve
la guardia mentre Marte era con Venere, e lasciollo così sorprendere
da
Vulcano. Nei sacrifici gli si offriva il toro, il
a del mare, secondo altri dal sangue del Cielo mutilato con una falce
da
Saturno, da Giove e da Dione come opinano molti.
secondo altri dal sangue del Cielo mutilato con una falce da Saturno,
da
Giove e da Dione come opinano molti. Pare che mol
ri dal sangue del Cielo mutilato con una falce da Saturno, da Giove e
da
Dione come opinano molti. Pare che molte Veneri s
incombeva di educarla, la portarono in cielo, ove fu trovata sì bella
da
tutti gli Dei, che tutti vollero sposarla ; ma Gi
formità ed ebbe un numero infinito d’amanti. De’ suoi amori con Marte
da
cui ebbe Cupido se n’è già parlato. Da Anchise pr
e principe troiano ebbe Enea cui fece dono di una armatura fabbricata
da
Vulcano, quando passò in Italia per fondarvi un n
nuovo regno dopo l’eccidio di Troia. Amò il bello Adone che fu ucciso
da
un cignale. Venere aveva un cinto detto ceste che
a glielo offrì all’istante dicendole, che poteva tutto compromettersi
da
Giove perchè stavan in quel cinto le grazie, il r
enere in tutta la sua bellezza, le diede il pomo d’oro, contrastatole
da
Giunone e Pallade, e che la Discordia aveva getta
lle che le si consacrasse la colomba, perchè la ninfa Peristera molto
da
lei amata fu convertita in colomba da Cupido, poi
perchè la ninfa Peristera molto da lei amata fu convertita in colomba
da
Cupido, poichè in una sfida che questi ebbe con V
; e avendo in Cipro i Cerasti osato sacrificarle vittime umane furono
da
essa cangiati in toro. Fra gli alberi le era dedi
Amore e le tre Grazie. Rappresentasi or sopra una conchiglia tirata
da
due Tritoni, o da due cavalli marini, or sopra un
azie. Rappresentasi or sopra una conchiglia tirata da due Tritoni, o
da
due cavalli marini, or sopra un cocchio tirato da
a da due Tritoni, o da due cavalli marini, or sopra un cocchio tirato
da
due cigni o da due colombe. I suoi biondi capelli
i, o da due cavalli marini, or sopra un cocchio tirato da due cigni o
da
due colombe. I suoi biondi capelli sono ornati da
rato da due cigni o da due colombe. I suoi biondi capelli sono ornati
da
una corona di mirto e di rose. Da’ suoi occhi tra
ed ammirando la sua bellezza. Sono abbominevoli i disordini commessi
da
questa Dea al dir de’ poeti. Venere ha dato il su
i patimenti della madre concepì tant’odio pel matrimonio, che ottenne
da
Giove per sè e per la sorella sua Minerva la graz
r di lei, e scacciò per questo Calisto perchè si era lasciata sedurre
da
Giove, che aveva vestite le sembianze della stess
endesse più volte di notte dal cielo per venir a vederlo e che avesse
da
lui cinquanta figli. Il dio Pane ed Orione vuolsi
to la figura di una donna giovine, nel fiore della bellezza, in abito
da
cacciatrice, coi capelli annodati di dietro, coll
a luna soventi su la testa. Passeggia alle volte su d’un carro tirato
da
due cervette o da cervi bianchi ; cammina spesso
la testa. Passeggia alle volte su d’un carro tirato da due cervette o
da
cervi bianchi ; cammina spesso a piedi col suo ca
sette maraviglie del mondo dagli antichi. Questo tempio era sostenuto
da
227 colonne alte 60 piedi parigini corrispondenti
o il giorno in cui nacque Alessandro il Grande, 366 anni avanti G. C.
da
Erostrato che non trovò altro mezzo di tramandare
terità. Nettuno Nettuno figlio di Saturno e di Rea, fu salvato
da
sua madre come Giove, dal furore del padre, e con
enta per lo più in piedi sopra un carro in forma di conchiglia tirato
da
cavalli marini o tritoni con un tridente in mano.
, fu chiamato Febo in cielo perchè conduceva il carro del Sole tirato
da
quattro cavalli e Apollo in terra. Era riguardato
e, la quale pregò la Terra a negarle ricovero ove poter partorire, fu
da
Nettuno accolta nell’isola Ortigia o Delo, allora
na avendo risuscitato Ippolito, Giove lo fulminò, istigato a ciò fare
da
Plutone che vedeva pel sapere di Esculapio diminu
entasse la lira, ma credesi con maggior fondamento che gli fosse data
da
Mercurio in cambio del famoso caduceo. Il più rin
fo. Leucotoe, Dafne, Clizia, Giacinto e moltissimi altri furono amati
da
Apollo. Correndo un giorno dietro Dafne e noa pot
urono consagrati perchè in queste cose aveva egli cangiati coloro che
da
lui furono amati. Il grifone, il cigno, il corvo
con parecchi strumenti d’arti a lui vicini e sopra un carro condotto
da
quattro cavalli che percorrono lo zodiaco. Questo
rla o per vegliare su la di lei condotta ; altre volte era incaricato
da
Giove di condurre a termine qualche nuovo intrigo
felicità degli sposi. Sapeva la musica perfettamente. Fu molto amato
da
Venere e da lei ebbe Ermafrodito. Pretendesi che
gli sposi. Sapeva la musica perfettamente. Fu molto amato da Venere e
da
lei ebbe Ermafrodito. Pretendesi che abbia invent
tesi nervi di una testudine morta, e che in cambio della lira avesse
da
Apollo il caduceo. Questo caduceo era una verga,
nte gli fu accordato, perchè nella distribuzione degli elementi fatta
da
Giove a parecchie Divinità, Apollo fu incaricato
dell’anima e che questo Dio n’era il condottiero. Col caduceo vuolsi
da
alcuni che avesse il potere di chiamare o fugare
Io ed ucciderlo. Liberò Marte dalla prigione ove era stato rinchiuso
da
Vulcano e attaccò Prometeo sul monte Caucaso. Le
ono parecchi templi in onor suo. Le favole di Mercurio non sono state
da
molti dotti risguardate se non come altrettante a
e se non come altrettante allegorie del corso del sole e dei fenomeni
da
quest’astro prodotti. Bacco Non vanno d’ac
que almeno devono essere stati i soggetti che portarono questo nome ;
da
ciò traggono origine le tante opinioni su la nasc
to delle Iadi, delle Ore e delle Ninfe, fino a che arrivasse all’ età
da
poter essere istruito dalle Muse e da Sileno, vec
, fino a che arrivasse all’ età da poter essere istruito dalle Muse e
da
Sileno, vecchio satiro che fu poi amato molto da
struito dalle Muse e da Sileno, vecchio satiro che fu poi amato molto
da
Bacco. Cresciuto in età questo Dio andò a conquis
lancia ornata di pampani e di edera e dei tamburi. Erano essi agitati
da
un divino furore. Le donne erano scapigliate e ve
calzari ricamati d’oro, era assiso in un carro mezzo scoperto, tirato
da
tigri o da linci. Il dio Pane ed il vecchio Silen
amati d’oro, era assiso in un carro mezzo scoperto, tirato da tigri o
da
linci. Il dio Pane ed il vecchio Sileno gli cammi
il vecchio Sileno gli camminavano a lato. Il corteggio era preceduto
da
una banda di Satiri. Lo spavento che inspirava un
ue sacerdotesse, che celebravano le orgie sul monte Nisa, fu accecato
da
Giove ad istanza di Bacco e morì in breve miseram
onsacrata a Bacco. Questo Dio fu accolto ne’ suoi viaggi cortesemente
da
Mida re di Frigia ed avendogli di più Mida restit
andargli sconsigliatamente che in oro si convertisse tutto quello che
da
lui fosse toccato. Ma ebbe ben tosto a pentirsi d
indi acquistò la virtù di volgere arene d’oro. Bacco ebbe molti figli
da
Arianna, tra i quali si conta Ceranao, Tauropoli,
iovanile, ora seduto su di un gran tino, ora sopra di un carro tirato
da
due tigri, da linci e da pantere, col capo inghir
seduto su di un gran tino, ora sopra di un carro tirato da due tigri,
da
linci e da pantere, col capo inghirlandato di pam
i un gran tino, ora sopra di un carro tirato da due tigri, da linci e
da
pantere, col capo inghirlandato di pampani e di e
ielo, e cadendo nell’isola di Lenno si ruppe una coscia e restò zoppo
da
ambi i lati perpetuamente. Pretendono altri che f
da ambi i lati perpetuamente. Pretendono altri che fosse precipitato
da
Giove, per punirlo di aver voluto liberare la pro
pitato da Giove, per punirlo di aver voluto liberare la propria madre
da
lui appesa alla volta dell’Olimpo. Egli è certo p
che dopo la caduta stette nove anni in una grotta profonda assistito
da
Teti ed Eurinome figlie dell’Oceano, per le quali
gli anelli, dei braccialetti ed altre simili cose. Sortito finalmente
da
questo nascondiglio ricomparve nell’Olimpo, e spo
lcano fu chiamato. Dio del fuoco e de’fabbri per le cose maravigliose
da
esso fatte. Celebri sono i tripodi che camminavan
se maravigliose da esso fatte. Celebri sono i tripodi che camminavano
da
sè stessi, le donne d’oro che aiutavanlo ne’suoi
e opere di Vulcano la più maravigliosa fu la statua di Pandera che fu
da
lui anche animata. Si racconta che gli Dei irrita
so in cui racchiudevansi tutti i mali. Dicesi che Pandora ebbe ordine
da
Giove di presentarlo a Prometeo contro del quale
di Pandora. Si rappresenta Vulcano come un uomo di età matura, zoppo
da
ambe le parti, con folta barba, coi capelli spars
il titolo di Giunone infernale. Si è già parlato delle ricerche fatte
da
Cerere per rinvenire la figlia. Plutone soggiorna
o fuligginoso, barba e capelli neri, sopra un cocchio di ferro tirato
da
neri cavalli, or con un bidente di ferro in mano,
sole mentre egli percorre l’inferiore emisfero ; e quindi i sei mesi
da
lei passati nell’inferno e sei mesi in cielo. Alc
’Inferno andavano le ombre o le anime de’mortali per essere giudicate
da
Minosse, Eaco e Radamanto. I tre giudici Minosse,
i non potevano espiarsi. Questa prigione è dipinta vasta, fortificata
da
tre giri di mura e circondata da Flegetonte e Coc
rigione è dipinta vasta, fortificata da tre giri di mura e circondata
da
Flegetonte e Cocito ; un’alta torre ne difende l’
orno l’olezizo de’fiori ; un sole novello e nuovi astri mai non erano
da
nube alcuna velati. Boschetti imbatsamati, selve
irito. L’ambizione, la sete dell’oro, l’odio e tutte le vili passioni
da
cui sono agitati i mortali, più non alteravano la
ella Spagna meridionale. L’idea del Tartano pare che sin stata presa
da
Tartesso piccola isola che esisteva una volta all
e, Lete e Flegetonte. Acheronte diceasi figlio del Sole e della Terra
da
alcuni e di Titano e di Cerere da altri, e cambia
ceasi figlio del Sole e della Terra da alcuni e di Titano e di Cerere
da
altri, e cambiato in fiume infernale per aver for
gli Auguri e dava a temere le più gravi sciagure. Cocito risguardató
da
alcuni come un ramo di Stige circondava il Tartar
nell’Inferno. Flegetonte o Priflegetonte volgeva torrenti di fiamme e
da
ogni lato circondava le caroeri de’colpevoli. Era
na porta che comunicava col Tartaro. Si raffigura come un vecchio che
da
una mano tiene l’urna, dall’altra la tazza dell’o
e dell’Inferno e per l’Inferno stesso. Si fa anche marito della Notte
da
cui si vuele abbia avuto il Giorno. Prima di giug
to magico ramo. La favola di Caronte si spiega in vari modi. Credesi
da
alcuni che Caronte fosse un potente principe che
secondo l’opinione comune non ne aveva che tre. Questo mostro nacque
da
Echidna metà ninfa e metà serpente, e da Tifone v
he tre. Questo mostro nacque da Echidna metà ninfa e metà serpente, e
da
Tifone vento procelloso e violento. Echidna era f
roe. Benchè gli Dei la tenessero chiusa in una caverna ebbe nondimeno
da
Tifone, Orco, Cerbero, l’Idra di Lerna, la Chimer
che credesi derivata dall’uso degli Egizi di far custodire i sepolcri
da
grossi alani, uso arrivato fino a’ giorni nostri
ondono con Diana, altri cólla stessa Proserpina, e taluni distinguono
da
amendue, facendola figlia di Ceo Titano e Febe sa
giornavano nell’Inferno le tre Parche, Cloto, Lachesi ed Atropo dette
da
alcuni figlie della Notte e dell’Averno, da altri
, Lachesi ed Atropo dette da alcuni figlie della Notte e dell’Averno,
da
altri di Giove e di Temi. Gli antichi credevano
r’essi emanansi dai giudici dell’Inferno. Si fanno figlie della Terra
da
alcuni, da altri della Discordia ; ed avvi chi le
ansi dai giudici dell’Inferno. Si fanno figlie della Terra da alcuni,
da
altri della Discordia ; ed avvi chi le vuole figl
lo e della Terra, Dea delle Tenebre che sposò l’Erebo fiume d’Averno,
da
cui ebbe molti figli e che rappresentavasi per lo
ignere acqua perpetuamente con un vaglio. Si chiamavano anche Belidi,
da
Belo re d’Egitto padre di Danao. Si è immaginato
di Danao. Si è immaginato questo favoloso castigo perchè si pretende
da
certuni che le Danaidi comunicassero agli Argivi
l peso di enorme sasso quelli che gli cadevano tra le mani. Fu ucciso
da
Teseo e condannato nell’ Inferno a spingere sulla
i fu costretto ad errare lungo tempo senza trovare asilo. Abbandonato
da
tutti si rivolse a Giove il quale ebbe pietà de’
alle attrattive di Giunone osò dichiararle la propria passione. Giove
da
essa avvertito lo mise alla prova e convintosi de
da essa avvertito lo mise alla prova e convintosi della verità, preso
da
giusto sdegno lo percosse col fulmine e lo fece l
ne e lo fece legare dalle Furie nell’ Inferno ad una ruota circondata
da
serpenti e che gira sempre. I serpenti che circon
di terreno, fu condannato ad avere le viscere sempre rinascenti rose
da
due avoltoi. Annoverano i poeti tra i più celebri
he mossero guerra a Giove, il più formidabile dei quali fu Tifone che
da
sè solo diede a fare agli Dei più assai che tutti
ro seppelliti vivi parte sotto l’Etna, parte in diversi paesi. Vuolsi
da
alouni che Briareo famoso tra i giganti, che avea
a i giganti, che avea cento braccia e cento mani e che mandava fiamme
da
cinquanta bocche e da cinquanta petti, ad istanza
cento braccia e cento mani e che mandava fiamme da cinquanta bocche e
da
cinquanta petti, ad istanza di Teti, nella cospir
e a Gige e Cotto, suoi fratelli, per servirgli di guardia. Pretendesi
da
altri che Briareo avesse parte nella guerra de’Ti
ei pastori e di tutti gli abitanti delle campagne. Siccome Pane viene
da
una parola greca che significa tutto, fu egli per
ne da una parola greca che significa tutto, fu egli perciò riguardato
da
alcuni come il Dio della natura tutta e sotto que
Dei che aveva per compagni il Tempo ed il Caos, la cui sede fu posta
da
alcuni nelle viscere della terra. Questi era un D
a non potè vincere Siringa figlia di Ladone fiume d’Arcadia, la quale
da
lui fuggendo in riva al fiume paterno, fu cangiat
correndo la Grecia a spogliare il tempio di Delfo, venne loro incusso
da
Pane un improvviso terrore per cui tutti diedersi
ha un ramo di cipresso in mano per memoria del giovane Ciparisso che
da
lui non da Apollo, come si è già detto, pretendon
di cipresso in mano per memoria del giovane Ciparisso che da lui non
da
Apollo, come si è già detto, pretendono alcuni si
pretendono alcuni sia stato cangiato in cipresso. A Silvano offrivasi
da
principio solo latte, gli venne poscia immolato u
mo giovine la sposò. Ebbe anch’esse un tempio in Roma. Si rappresenta
da
alcuni seduta su di un cesto pieno di fiori e di
i con un ramoscello nella mano dritta ed alcuni pomi nella sinistra ;
da
altri si rappresenta coronata di foglie di vite e
e di Fenice, dimorava ordinariamente nel mar Carpazio, così chiamato
da
Carpata, ora Scarpanto isola situata tra quelle d
impenetrabile ne’suoi segreti, e bisognava, per così dire, circuirlo
da
vicino per iscoprirli. Si mostrava di rado in pub
era secondo essi una delle Ninfe delle Isole Fortunate. Essa fu amata
da
Zefiro, il quale la rapì e la fece sua sposa, con
e’ fiori. Priapo Priapo, il Dio e custode degli orti, era nato
da
Venere e da Bacco in Lampsaco, città dell’Asia Mi
Priapo Priapo, il Dio e custode degli orti, era nato da Venere e
da
Bacco in Lampsaco, città dell’Asia Minore ora Nat
presiedeva ad ogni sorta di dissolutezze era particolarmente venerato
da
coloro che mantenevano delle mandre di capre o di
rsi su di una tavola. Questo principe si presentò nuovamente ad Eolo,
da
cui fu con isdegno respinto, riguardandolo come u
n mano, seduto su di alcuni gruppi di nubi, o all’entrata di un antro
da
cui sortono i venti sotto la figura di teste gonf
dre dei venti tempestosi o delle procelle Tifone marito di Echidna, e
da
Astreo e dall’Aurora o da Eribea si fanno procede
delle procelle Tifone marito di Echidna, e da Astreo e dall’Aurora o
da
Eribea si fanno procedere gli altri. I principali
nti cardinali del cielo, Borea o Aquilone cioè dal settentrione, Euro
da
levante, Austro o Noto da mezzogiorno, Zefiro da
orea o Aquilone cioè dal settentrione, Euro da levante, Austro o Noto
da
mezzogiorno, Zefiro da ponente. Il vento Borea po
l settentrione, Euro da levante, Austro o Noto da mezzogiorno, Zefiro
da
ponente. Il vento Borea posto tra gli Dei soffia
superficie del mare senza affondare. Quelli che distinguono Aquilone
da
Borea rappresentano il primo, che dicono vento fu
’oriente vien dipinto come un vento impetuoso che seguita la tempesta
da
lui suscitata. I moderni lo rappresentano con un
ta sì infuocato che ardeva le città ed i vascelli in mare. Si dipinge
da
alcuni di statura alta, vecchio, con capelli canu
ti, di aspetto cupo, col capo circondato di nuvole, e stillante acqua
da
tutte le parti de’ suoi vestimenti ; si mette anc
sue ali dorate, e pigliò il volo a traverso il nascente mondo. Vuolsi
da
altri che Amore fosse figlio di Giove e di Venere
dimostrare che non c’è creatura tanto selvatica che non sia ammansata
da
Amore. Si fa calvacare alcune volte su di un delf
sa certi dardi che mandano scintille di fuoco. Cupido fu molto amato
da
Psiche la quale fece trasportare da Zefiro in un
di fuoco. Cupido fu molto amato da Psiche la quale fece trasportare
da
Zefiro in un luogo delizioso ov’ella dimorò per q
e ripigliavano il loro antico stato ogni volta che Antero era lontano
da
lui. Non è difficile di scorgere che questo seco
degli uomini, e si rappresentava perciò in atto di levare la maschera
da
un volto. Altri lo dipingono con un bastone su la
insegnare che si deve custodire il secreto delle lettere. Si pretende
da
alcuni che sua madre lo desse alla luce prima del
sa il nettare. Il nettare era una deliziosa bevanda degli Dei, benchè
da
alcuni sia considerato come alimento ; e bisogna
, figlio di Laomedonte ; essa lo rapì, lo allevò e ne divonne moglie,
da
cui ebbe due figli, Memnone e Ematione. Fu tanto
si figura la Fortuna seduta su di un trono sospeso in aria e portato
da
venti contrari, essa tiene una bacchetta magica i
in cui si celebrava la sua festa era permesso agli uomini di vestire
da
donna, ed alle donne di abbigliarsi da uomo. I su
ermesso agli uomini di vestire da donna, ed alle donne di abbigliarsi
da
uomo. I suoi seguaci correvano di notte in masche
schera al chiarore delle torce, col capo cinto di fiori, accompagnati
da
garzoni e da donzelle che cantavano e ballavano s
arore delle torce, col capo cinto di fiori, accompagnati da garzoni e
da
donzelle che cantavano e ballavano sonando. Andav
atto di appoggiarsi colla sinistra sopra un tronco. Gli si fa tenere
da
altri una tazza d’oro ed un piatto di frutti. Que
sposi, sopra un piedestallo ornato di fiori. Il Destino Vuolsi
da
alcuni che il Destino sia nato dal Caos, da altri
Il Destino Vuolsi da alcuni che il Destino sia nato dal Caos,
da
altri si crede figlio della Notte, e che essa lo
il concorso di nessuna altra divinità. Tutte le divinità dipendevano
da
lui. Il Cielo, la Terra, il Mare, l’Inferno erano
oter piegare il Destino per Sarpedonte suo figlio re di Licia natogli
da
Laodamia figlia di Bellerofonte, nè salvarlo dall
dalla protezione di qualche divinità. Questi decreti stavano scritti
da
tutta l’eternità in un determinato luogo ove gli
e era inevitabile, si figurò dagli antichi con una ruota tenuta ferma
da
una catena. Si pretende che sia miserabile e che
auro Chirone, sul monte Tittone in vicinanza di Epidauro ; fu nutrito
da
una donna chiamata Trigone, e passando la sua vit
tanto valente nella medicina, che potè ad istanza di Diana richiamare
da
morte a vita Ippolito figlio di Teseo. Abbiam già
che tanto potere si arrogasse Esculapio, lo fulminò, eccitatovi anche
da
Plutone che vedeva diminuirsi notabilmente il num
he vedeva diminuirsi notabilmente il numero dei morti. Ebbe Esculapio
da
Eppione due figli Macaone e Podaliro che anch’ess
sete, che divorava gli uomini e sacrificavali, il quale fu poi ucciso
da
Teseo che ne disperse le membra. Esculapio si ado
li uomini, e teneva mano affinchè tutto fosse esattamente osservato :
da
alcuni si vuole che versasse pur anche il nettare
n una bilancia in mano e con una benda agli occhi. La sua bilancia fu
da
Giove posta tra i segni dello zodiaco. Da alcuni
zia ed alla verità non fosse conforme. La Pace Questa Dea nata
da
Giove e da Temide o Temi si rappresenta di un con
verità non fosse conforme. La Pace Questa Dea nata da Giove e
da
Temide o Temi si rappresenta di un contegno dolce
erra chiamata Enio da’ Greci, confusa molte volte con Pallade, vuolsi
da
alcuni che fosse figlia di Forcide o Forco e di C
mano, lo scudo nell’altra, in atto di slanciarsi dal suo carro tirato
da
cavalli focosi, che calpestano tutto quanto rinco
. A Comane nell’Asia Minore ne aveva uno servito, per quanto narrasi,
da
tremila sacerdoti ; e questi sacerdoti erano sogg
e giuramento, tentò ogni via ma inutilmente di distogliere suo figlio
da
una sì ardita impresa, onde suo malgrado gli cons
freschissima età, e lasciò le sue osservazioni ancora imperfette ; e
da
ciò i poeti dissero non aver egli potuto condurre
scende sin verso la metà delle coscie e che è ritenuta sotto la gola
da
una cintura. Gli Egizi la rappresentavano sotto
o una corona di corna di cervo. Questa sì temuta divinità, riguardata
da
molti come solare potenza, estendeva il suo imper
ità sotto il nome di Nemese figlie dell’Erebo e della Notte, le quali
da
altri sono prese per le Eumenidi. Una era il Pudo
fu anche madre di tremila Niufe chiamate le Oxeanidi. Si fan nascere
da
lei non solo i fiumi e le fonti, ma la maggior pa
la famiglia dei Titani, fece uso di stranieri soccorsi per trar Giove
da
qualche periglio. Pare nondimeno che Teti altro n
con ricurve conchiglie. Circondavan eglino il carro della Dea, tirato
da
cavalli marini più della neve bianchi, e che il s
scendevano loro sulle spalle ed in balía de’ venti ondeggiavano. Teti
da
una mano portava lo scettro d’oro per comandare a
ne suo figlio attaccato alla mammella. Aveva essa sereno il sembiante
da
una dolce maestà accompagnato, che faceva i sediz
, e nipote dell’Oceano e di Teti gran dea delle acque, colla quale fu
da
quasi tutti i moderni confusa. Si disse la più be
no sposarla, ma avvertiti che era stabilito dal Destino che il figlio
da
essa nato sarebbe più grande e più possente del p
tto diverse forme per isfuggire alle ricerche di Peleo ; ma raggiunta
da
questo principe, ei la incatenò per consiglio di
o ove diceva che Giove, suo padre, a lui le dettava, nè mai ritornava
da
quello senza portare qualche nuova legge. Avvi ch
alche nuova legge. Avvi chi asserisce che Minosse ricevè le sue leggi
da
Apollo e che viaggiò a Delfo per apprenderle da q
e ricevè le sue leggi da Apollo e che viaggiò a Delfo per apprenderle
da
quel Dio. Si rappresenta con uno scettro in mano,
tutti i suoi vicini e fece delle conquiste nelle isole poco distanti
da
Creta e divenne padrone del mare. Questo principe
que si fosse con tutta la forza attaccata alla nave di lui ; si vuole
da
altri che disperata si precipitasse nelle onde. G
. Gli Dei cambiarono Scilla in un pesce, e il padre di lei che si era
da
sè stesso ucciso per non cadere nelle mani del vi
i ad essere preda del mostro, lo uccise, liberando così la patria sua
da
questo crudele castigo e sortì felicemente dal la
olo di filo che Arianna figlia di Minosse gli aveva dato. Nel partire
da
Creta Teseo condusse seco la sua liberatrice, che
Minotauro si spiega in tal guisa. Dicesi che Pasifae era stata colta
da
amorosa inclinazione per Tauro che si vuole uno d
Creta fu edificato per ordine di Minosse II presso la città di Guosso
da
Dedalo sul modello di quello d’Egitto, espressame
io Icaro, alcuni dicono nel Labirinto, altri in una stretta prigione,
da
cui altra speranza non poteva animarli di sortirn
di restituirlo al re di Creta che andò a chiederglielo, e pretendesi
da
alcuni che Minosse trovasse in Sicilia la morte d
alcuni che Minosse trovasse in Sicilia la morte datagli a tradimento
da
Cocalo. L’Areopago era un celebre tribunale di gi
un celebre tribunale di giustizia degli Ateniesi. Traeva il suo nome
da
Ares, Marte e da Pagos, collina. L’Areopago era i
nale di giustizia degli Ateniesi. Traeva il suo nome da Ares, Marte e
da
Pagos, collina. L’Areopago era in fatti situato i
la città di Antedone in Beozia. Osservando egli un giorno che i pesci
da
lui presi e posti su di una certa erba, ripigliav
etto, preferendo la giovine Scilla, la quale per vendetta fu cangiata
da
Circe in mostro marino dopo aver avvelenato la fo
una delle tre suindicate. I Gréci le chiamavano Carite, nome derivato
da
una parola greca che significa gioia. Esse estend
Sono dette vergini perchè inalterabili sonoducazione. Sono dette Muse
da
una parola greca che significa spiegare i misteri
ntusiasmo tanto all’arte lor necessario. Clio che prende il suo nome
da
Kleos, gloria, fama, presiedeva alla storia e all
ossia la giocosa e rallegrante, presiede al flauto ed agli istromenti
da
fiato e la sua giurisdizione estendesi su la musi
ra e al liuto, presiede alle galanti, appassionate o erotiche poesie,
da
Eros, che significa amore. Calliope, il cui nome
ate Pieridi, dal monte Pierio sul quale credesi essere elleno nate, o
da
Piero che alcuni danno loro per padre. Facevano p
ea, nome che le venne dalla Villa Medici ove fu in origine trasferita
da
Roma nel 1587 sotto Ferdinando I figlio del Gran
delle Ore mantiene le Leggi, la Giustizia e la Concordia. Pretendesi
da
alcuni che non se ne contassero che tre dagli ant
a maturità. Il tempio che avevano in Atene fu edificato in loro onore
da
Anfittione terzo re di Atene figlio di Deucalione
età. I moderni rappresentano le Ore con ali di farfalla, accompagnate
da
Temide e portando dei quadranti o degli oriuoli.
le distrusse insieme alle loro rivali, persuaso che nel gran progetto
da
lui concepito di rendersi utile al genere umano,
è Perseo troncò il capo di Medusa, dalle gocce del sangue che caddero
da
esso si vuole che nascessero tutte le specie di s
consacrato ad Apollo ed alle Muse vogliono alcuni che fosse scoperto
da
Cadmo che insegnò ai Greci le lettere dell’alfabe
po della Medusa, comperando dell’oro dagli Africani aveva preso anche
da
loro un artefice che sapesse porlo in uso. Il Peg
o, il quale appena uscito dalla nave fuggì e non fu fermato se non se
da
Bellerofonte, che lo ferì ei pure e disparve.
l nome di Ninfa indica nel suo vero significato una donzella maritata
da
poco tempo, una novella sposa. Si diede questo no
Driadi ed Amadriadi. Le Oreadi, Ninfe de’ monti che si fanno nascere
da
Foroneo antico re d’Argo ed uno de’ primi che con
rgo ed uno de’ primi che contribuirono all’incivilimento de’ Greci, e
da
Ecate, si dicevano anche le Ninfe di Diana, perch
ro consacrate, e sopravvivere alla distruzione degli alberi che erano
da
esse protetti. Potevano maritarsi. Euridice mogli
i di un albero. La parte superiore, senza alcun velo, era ombreggiata
da
una capellatura sparsa al vento. Il loro capo era
mbreggiata da una capellatura sparsa al vento. Il loro capo era cinto
da
una corona di foglie di quercia, ed avevano in ma
ano meno fortunate delle Driadi. Il destino delle Amadriadi dipendeva
da
certi alberi coi quali esse nascevano e morivano,
ano mai separare ; tali alberi erano per lo più le querce. Pretendesi
da
alcuni che non ne fossero assolutamente inseparab
o severamente quelli la cui màno sacrilega osava insultare gli alberi
da
cui esse dipendevano. Narrasi a questo proposito
non offendere quell’albero, dicendogli : « La mia esistenza dipende
da
questa pianta : converrà ch’ io perisca nel momen
sera stessa l’empio ed avido legnaiuolo fu colpito assieme col figlio
da
inaspettata morte immatura. Un altro storico nar
lo del servigio che avevale reso con prolungare la sua esistenza, che
da
quella quercia dipendeva ; e la Ninfa non mancò a
ine. Variano i poeti nel fissarne il numero, passandovi la differenza
da
sette fino a tremila e più. Sarebbe quindi inutil
fino a tremila e più. Sarebbe quindi inutile il riportare i nomi dati
da
que’ poeti che ne contano soltanto da sette a cin
nutile il riportare i nomi dati da que’ poeti che ne contano soltanto
da
sette a cinquanta. I loro nomi sono tratti quasi
de, le tempeste, la calma, le rade, le isole, i porti, ecc. ; e non è
da
maravigliarsi perciò se i poeti ne annoverano un
per la divina bellezza delle forme, per l’avvenenza del volto. Amata
da
Polifemo e da Aci, preferì questo giovine ed avve
bellezza delle forme, per l’avvenenza del volto. Amata da Polifemo e
da
Aci, preferì questo giovine ed avvenente pastore
ino alla Sicilia, anzi nel porto stesso di Siracusa, unita alla città
da
un ponte, ove vedesi ancora. L’Aretusa era realme
midi. Le Naiadi vengono d’ordinario dipinte in atto di versar l’acqua
da
un’ urna, oppure portanti in mano una conchiglia.
ne non gli cedeva. Essa aveva rappresentato sulla tela Europa sedotta
da
Giove trasformato in toro ; Asteria, che si dibat
stiere di tessitore. Vicino a questa figura eravi quella di un ragno,
da
essi chiamato Aracne, parola che significa, fare
ono posti nell’orto delle Esperidi sotto la custodia di un drago nato
da
Tifone e da Echidna. Quest’orribile mostro aveva
ll’orto delle Esperidi sotto la custodia di un drago nato da Tifone e
da
Echidna. Quest’orribile mostro aveva cento teste
indirizzò ad alcune Ninfe che abitavano presso l’Eridano, onde sapere
da
loro ove fossero le Esperidi. Quelle Ninfe lo man
edì dei pirati che le rapirono nel loro giardino ; ma furono sorpresi
da
Ercole che li ucelse, e Atlante in prova della su
custodire un oro che le diviene inutìle, e che non vuole sia toccato
da
nessuno. Nella favola delle Esperidi non iscorgon
e appresso lei evvi un arbusto che mette le prime foglie ; tien essa
da
una mano nu capretto ed un agnello. L’Estate coro
apretto ed un agnello. L’Estate coronata di spiche di frumento, tiene
da
una mano un fascio pur di spiche e dall’altra una
l capo coperto, sta presso di un albero spoglio di verdura ; ei tiene
da
una mano dei frutti secchi e dall’altra degli acq
sulla superficie delle acque ; altre volte appare in un carro tirato
da
due cavalli turchini. Si poneva d’ordinario la fi
a Tersicore. Erano compagne di Proserpina e allerchè questa fu rapita
da
Plutone, ebbero le braccia cangiate in ali e le g
n traccia di Proserpina per aria, per terra e per acqua ; si sostiene
da
altri che Cerere in punizione di non aver soccors
altri che Cerere in punizione di non aver soccorso sua figlia rapita
da
Plutone le cambiò in uccelli. Partite dalla Sicil
lisse dovendo passare colla sua nave dinanzi alle Sirene, e avvertito
da
Circe, turò colla cera le oreochie di tutti i suo
lungi dal secondare i suoi desiderii, a norma dell’ordine che avevano
da
lui ricevuto, con nuove corde più fortemente all’
iuscirono inutili, giacchè Ulisse malgrado dell’avvertimento ricevuto
da
Circe riguardo al pericolo cui stava per esporsi
una donna voracissima che avendo rubato ad Ercole certi buoi, dicesi
da
certuni che fosse da lui uocisa, da certi altri f
a che avendo rubato ad Ercole certi buoi, dicesi da certuni che fosse
da
lui uocisa, da certi altri fulminata da Giove e c
bato ad Ercole certi buoi, dicesi da certuni che fosse da lui uocisa,
da
certi altri fulminata da Giove e cangiata in una
, dicesi da certuni che fosse da lui uocisa, da certi altri fulminata
da
Giove e cangiata in una voragine vorticosa, nello
o di soventi che per evitare le terre alla sinistra, si radeva troppo
da
vicino quelle che si trovano a destra ; d’onde na
quelle che si trovano a destra ; d’onde nacque il proverbio : Cadere
da
Scilla a Cariddi. Non è cosa rara che bene spesso
secondi ; ma comunemente prendevansi gli uni per gli altri. Si vuole
da
alcuni che i Lari fossero figli di Mercurio e di
Tebe. Giove aveva giurato che dei due bambini i quali doveano nascere
da
Alcmena e secondo alcuni da Alcmena uno e da Sten
e dei due bambini i quali doveano nascere da Alcmena e secondo alcuni
da
Alcmena uno e da Stenelo l’altro, il primo che na
i quali doveano nascere da Alcmena e secondo alcuni da Alcmena uno e
da
Stenelo l’altro, il primo che nascesse avrebbe l’
vesse raccomandato. Ercole ebbe molti maestri : imparò a tirar l’arco
da
Radamanto e da Eurito, da Castore a combattere tu
ato. Ercole ebbe molti maestri : imparò a tirar l’arco da Radamanto e
da
Eurito, da Castore a combattere tutto armato Chir
ebbe molti maestri : imparò a tirar l’arco da Radamanto e da Eurito,
da
Castore a combattere tutto armato Chirone fu suo
no viaggiando con Ilo suo figlio, sorpresi dalla fame ambidue, chiese
da
mangiare ad un bifolco che stava lavorando coll’
Alcuni pretendono che questo suo procedere non fossé volontario e che
da
principio ricusasse di sottomettersi agli ordini
bbedienza lo colpì con tale delirio che uccise i propri figli natigli
da
Megara sua prima moglie credendo di togliere di v
ò sempre coperto. 2.° Nel paese di Argo pugnò coll’ Idra Lernea, nata
da
Echidna anch’essa, e che era un serpente di sette
a. Ercole la uocise, ed uccise pur anche il cancro marino, mandatogli
da
Giunone, e dal quale fu punto in un piede. 3.° P
ero molte guerre coi loro vicini e furono quasi interamente distrutte
da
Ercole. 7.° Purgò le stalle di Augia re dell’Elid
Elide, le quali contenevano tremila buoi e che non erano state pulite
da
trent’anni, col farvi passare il fiume Alfeo. Dop
cadere nelle sue mani. Ercole preso che ebbe Diomede lo fece divorare
da
quegli stessi cavalli, i quali condusse poscia ad
o e non li lasciò in libertà che sul monte Olimpo ove furono divorati
da
animali feroci. 10.° Uccise Gerione figlio di Cr
° Uccise il Drago custode del giardino delle Esperidi, nato anch’esso
da
Echidna, e ne tolse i pomi d’oro, o come altri di
chidna, e ne tolse i pomi d’oro, o come altri dicono, li fe’ cogliere
da
Atlante ed ei frattanto sostenne invece di lui su
igliosa di lui azione. Per vendicarsi delle persecuzioni suscitategli
da
Giunone, diresse contro questa Dea una freccia a
n atleta ; e siccome dopo lungo combattimento, il vantaggio fu eguale
da
ambe le parti, il Dio si diede a conoscere e si c
more ch’ebbe per Onfale regina di Lidia fu sì ardente, che si vestiva
da
donna per piacerle e silava con lei. La morte di
, ed appena se l’ebbe egli posta in dosso, che sentissi subito ardere
da
un crudel fuoco, ed il veleno di cui essa era inf
di. Rifuggiatosi Ilo in Atene Euristeo andò ad assalirvelo, ma ucciso
da
Ilo medesimo in un combattimento, il regno di Mic
brato conveniente all’uomo che esso aveva formato. Innalzato al cielo
da
Minerva, ed avendo osservato che tutti i corpi ce
meteo che detto gli aveva di rifiutare qualunque presente gli venisse
da
Giove. L’ira di Giove nel veder che Prometeo era
tale supplizio, sintanto che andò a liberarlo Ercole. L’uomo formato
da
Prometeo per quelli che vogliono spiegare questa
ella famiglia dei Titani fu compreso nella persecuzione ad essi fatta
da
Giove e fu quindi obbligato a ritirarsi nella Sci
. Non compresero su le prime il senso dell’oracolo e furono allarmati
da
un ordine che parve loro crudele. Ma Deucalione d
ale erano le pietre. Riunite che n’ebbero buon numero, quelle gettate
da
Deucalione si convertirono in uomini e quelle get
elle gettate da Deucalione si convertirono in uomini e quelle gettate
da
Pirra in donne. Gli altri animali, secondo alcuni
irra in donne. Gli altri animali, secondo alcuni mitologi, rinacquero
da
sè stessi dall’umida terra, tra quali citasi il s
l’umida terra, tra quali citasi il serpente Pitone, che fu poi ucciso
da
Apollo. Anche Cerambo, abitante del monte Otri in
no di Deucalione re di Tessaglia, il corso del fiume Peneo fu fermato
da
un terremoto nel luogo ove questo fiume ingrossat
i figli di quelli che si salvarono dall’inondazione. Deucalione ebbe
da
Pirra due figli. Elleno che alcuni mitologi chiam
Attica. Ebbe inoltre una figlia per nome Protogenea la quale fu amata
da
Giove che la rese madre di Etlio. L’epoca del dil
lla luce un figlio chiamato Perseo. Pretendono alcuni, ma son creduti
da
pochi, che quegli che s’introdusse nella torre fo
i da pochi, che quegli che s’introdusse nella torre fosse Preto e che
da
ciò ne naeque l’odio implacabile che regnò tra i
coste dell’isola di Serifo una delle Cicladi nel mar Egeo e raccolta
da
un pescatore nomato Ditti il quale condusse la ma
dusse la madre ed il figlio a Polidete sovrano dell’isola, che dicesi
da
alcuni fratello a Ditti. Il re accolse cortesemen
che risplendeva ad uso di specchio. Armato in tal guisa ed assistito
da
Minerva partì, vinse le Gorgoni e tagliò la testa
dello stesso nome presentendogli il capo di Medusa, e gli rapì i pomi
da
lui accuratamente guardati. Di là passò in Etiopi
nel momento in cui Andromeda stava per finire i suoi giorni divorata
da
un mostro marino colà mandato dalle Nereidi, che
i a Larissa volle far prova della sua destrezza nel lanciare il disco
da
lui inventato e che ebbe la disgrazia di uccidere
tal modo quanto aveva predetto l’oracolo. Intanto il dolore provato
da
Perseo per la morte del suo avolo gli fece abband
sotto la forma sferica per cui si dice che portava il cielo. Si narra
da
altri che Giove lo condannò veramente a sostenere
cui si conservavano i pomi d’oro. Avvertito dall’oracolo di guardarsi
da
un figlio di Giove, si decise a non ricevere più
di sostenere un globo colla testa, il collo e le spalle. Atlante ebbe
da
Pleïone sette figlie chiamate Elettra, Alcione, C
, Coronide, Polisso, Fileto e Tienea sorelle di la che venne divorato
da
un leone. Fu tanto il dolore che provarono le fig
le pose su la fronte del toro, ov’esse piangono tuttora. Si racconta
da
altri che le Iadi erano ninfe trasportate in ciel
ra. Si racconta da altri che le Iadi erano ninfe trasportate in cielo
da
Giove e convertite in astri, per sottrarle alla c
, per sottrarle alla collera di Giunone che voleva punirle delle cure
da
esse avute per educare Bacco. La costellazione fo
è foriera di pioggia e di cattivo tempo. Questa costellazione nomasi
da
alcuni Ia dal nome del fratello delle Iadi. Fanno
zene città di Morea o in Tracline di Tessaglia, come vogliono alcuni,
da
Etra figlia del re Pitteo, la quale fu moglie pri
rima di Nettuno, poscia di Egeo re di Atene, onde fu Teseo riguardato
da
alcuni figlio di quel Dio, da altri di Egeo. Tese
o re di Atene, onde fu Teseo riguardato da alcuni figlio di quel Dio,
da
altri di Egeo. Teseo vantavasi di nascere da Nett
cuni figlio di quel Dio, da altri di Egeo. Teseo vantavasi di nascere
da
Nettuno. Qualunque siasi la sua origine diede egl
Proserpina. Piritoo fu divorato dal can Cerbero e Teseo fu condannato
da
Plutone ad essere legato ad un sasso e vi stette
asso, che vi lasciò attaccata una parte della pelle. Egli aveva avuto
da
Antiope o Ippolita un figlio chiamato Ippolito. F
ulapio lo risuscitò e questa Dea lo converse in istella. Fedra punta
da
rimorso confessò a Teseo l’innocenza d’Ippolito,
uccise ; e Teseo addolorato per l’ingiusta morte del figlio, non ebbe
da
quel momento più pace. Il ritorno di Teseo in pat
tito ; ma Teseo dimenticò il comando del padre, sicchè questi vedendo
da
lungi tornar il naviglio colle nere vele, e crede
vele, e credendo il figlio estinto, per duolo affogossi nel mare, che
da
lui prese il nome di mar Egeo ora Arcipelago. Rib
condannato a seder immobile su di un sasso, finchè ne venne liberato
da
Ercole. Vuolsi da molti che questa Proserpina fos
r immobile su di un sasso, finchè ne venne liberato da Ercole. Vuolsi
da
molti che questa Proserpina fosse moglie di Edomo
e Piritoo, il secondo fu ucciso, il primo imprigionato e liberato poi
da
Ercole. Si pone Piritoo nel numero dei famosi sce
estrati in que’paesi dei cavalli si proposero di liberare la montagna
da
quegli animali e vi riescirono. Divenuti arditi p
n’estrema sveltezza dopo aver scoccate le loro frecce, li giudicarono
da
lontano mezzo uomini e mezzo cavalli. Ercole, Tes
one, Eurito, Amico, Folo ed Anfione. Dagli scritti di alcuni autori e
da
varie opere di antichi artisti come bassirilievi,
padre, di Nettuno e di Libia. Europa sua sorella essendo stata rapita
da
Giove, Agenore che ignorava la qualità del rapito
lcuni che Cadmo non abbia fondata che una cittadella, la quale pigliò
da
lui il nome di Cadmea e ch’egli abbia gettato sol
abitanti. Sposò Ermione figlia di Marte e di Venere, chiamata Armonia
da
alcuni mitologi. Questo maritaggio ebbe felicissi
oro non ebbe miglior fortuna ; questo principe fu avo di Laio, ucciso
da
Edipo suo proprio figlio. Cadmo cedendo al fine a
e tosto furono cangiati in serpenti, o secondo altri, furono mandati
da
Giove nei Campi Elisi, sopra un carro tirato da s
altri, furono mandati da Giove nei Campi Elisi, sopra un carro tirato
da
serpenti. Vuolsi che Cadmo insegnasse ai Greci l’
ente Castore e Clitennestra, tutti e due mortali, era stato fecondato
da
Tindaro di lei marito ; l’altro fecondato da Giov
ali, era stato fecondato da Tindaro di lei marito ; l’altro fecondato
da
Giove produsse Polluce ed Elena che partecipavano
produsse Polluce ed Elena che partecipavano dell’immortalità di colui
da
cui traevan la loro origine. I due fratelli legat
nella loro patria ripresero la loro sorella Elena ch’era stata rapita
da
Teseo. Caddero però in breve anch’essi nello stes
a. Inseguiti dagli amanti e venuti a combattimento, Castore fu ucciso
da
Linceo, cui diede morte Polluce ferito anch’esso
Castore fu ucciso da Linceo, cui diede morte Polluce ferito anch’esso
da
Ida. Polluce afflitto per la morte del fratello p
gli era figlio di Apollo e della musa Clio e questa opinione adottata
da
alcuni poeti è divenuta quasi generale. Narrasi c
all’avvenenza, gli parve degna dell’amor suo ; la sposò quindi, e fu
da
quella teneramente amato ; ma poco tempo dopo l’i
rfeo ; avvi chi pretende che nell’eccesso del suo dolore si uccidesse
da
sè stesso, altri lo fanno perire di un colpo di f
ciclo e gli Dei ne fecero una costellazione. Le donne omicide furono
da
Bacco mutate in piante ; e i due infelicissimi co
. Antiope, Zeto Antiope moglie di Lico re di Tebe fu ripudiata
da
suo marito per sospetto che fosse invaghita di Ep
sua lira : le pietre sensibili alla soavità de’suoi concenti andavano
da
sè stesse a porsi le une su le altre. Egli vi fe’
li si attribuisce l’invenzione dei versi lirici e delle canzoni. Ebbe
da
Apollo la lira a tre corde di lino. Ma per aver e
tello Pelia ; l’oracolo predisse a quest’ultimo che sarebbe scacciato
da
un figlio di Es one. Quindi appena Giasone vide l
re a tale abbigliamento una pelle di leopardo simile a quella portata
da
Chirone, di munirsi di due lance e portarsi in ta
i apertamente, ma cercò la via di perderlo con segretezza. Tormentato
da
lungo tempo da terribili sogni, fa consultare l’o
ma cercò la via di perderlo con segretezza. Tormentato da lungo tempo
da
terribili sogni, fa consultare l’oracolo di Apoll
o e questi risponde che bisogna placare l’ombra di Frisso discendente
da
Eolo, crudelmente trucidato nella Colchide e tras
tarlo in Grecia ; di più aggiunge che Frisso costretto d’allontanarsi
da
Tebe, ha portato seco un preziosissimo vello, la
nella Giorgia. Colà era appeso ad un albero il vello d’oro portatovi
da
Frisso, custodito da due tori vomitanti fiamme e
era appeso ad un albero il vello d’oro portatovi da Frisso, custodito
da
due tori vomitanti fiamme e da un orribile drago.
o d’oro portatovi da Frisso, custodito da due tori vomitanti fiamme e
da
un orribile drago. Giunone e Minerva che protegge
erale necessario per salvare il suo amante. Le condizioni prescritte
da
Eete a Giasone e colle quali acconsentiva di rime
oro si uccidono ; colle erbe incantate e colla magica bevanda dategli
da
Medea addormenta il drago, lo uccide e l’aureo ve
one il trono del padre, Medea trovò il mezzo di liberare il suo sposo
da
questo nemico, consigliando le figlie di Pelia ch
Creusa figlia di Creonte, la sposò e ripudiò Medea. La vendetta seguì
da
presso l’ingiuria. Medea disperata di vedersi tra
stessa colle proprie mani sotto gli occhi di Giasone i due figli che
da
lui aveva avuti e predisse al traditore marito ch
gli stava riposando, su le rive del mare, riparato dai raggi del sole
da
quel vascello tirato a terra, una trave che se ne
cisi i propri figli se ne fuggì per aria salita su di un carro tirato
da
draghi, andò in Atene ove sposò Egeo padre di Tes
n carro tirato da draghi, andò in Atene ove sposò Egeo padre di Teseo
da
cui ebbe Medo il quale diede il suo nome alla Med
Borea e di Orizia, il poeta Orfeo, Teseo secondo alcuni, non nominato
da
altri, ed Ercole in fine, il quale perduto Ila, g
erduto Ila, giovinetto di singolare beltà, nella Misia, ove fu rapito
da
alcune Ninfe presso ad un fonte ivi andato in cer
a d’acqua, abbandonò i compagni per andar in cerca di quel giovinetto
da
esso molto amato. Anche i suoi compagni non poter
ia in Tessaglia. Approdarono all’isola di Lenno che trovarono abitata
da
sole donne, le quali per vivere in loro balìa, av
ò in prime nozze Cleopatra, che altri chiamarono Stenobea o Stenobae,
da
cui ebbe Orito e Crambo. Dopo la morte di lei in
oi stati ; e Giunone e Nettuno mandarono le arpie Aello e Ocipete cui
da
alcuni si aggiunge Celeno figlie di Taumante e di
r la Grecia inseguiti dal re Eete. Fosse il timore di esser raggiunti
da
questo re, fosse la mira di evitare gli scogli Ci
hezza e dal dolore oppresso approdò col suo montone a un capo abitato
da
barbari vicino a Colco ed ivi si addormentò. Aven
e fu permesso ad ognuno di provarsi a farne la conquista. Raccontasi
da
altri che Ino meditava la morte di Frisso e di El
tri, fu cambìato in metallo dopo che l’ariete ne fu spogliato. Vuolsi
da
alcuni che quell’animale fosse coperto d’oro inve
tragga origine dalle belle lane di quel paese e che il viaggio fatto
da
alcuni greci mercatanti per recarsi a comperarne,
ome. La Chimera era un mostro alato, d’estrema agilità, nato in Licia
da
Tifone e da Echidna, ed allevato da Emisodaro. Av
era era un mostro alato, d’estrema agilità, nato in Licia da Tifone e
da
Echidna, ed allevato da Emisodaro. Aveva la testa
d’estrema agilità, nato in Licia da Tifone e da Echidna, ed allevato
da
Emisodaro. Aveva la testa di lione, la coda di dr
ellerofonte sostenuto dalla protezione di Minerva, ed avendo ottenuto
da
Nettuno il caval Pegaso, andò coraggioso ad assal
ri paesi vicini, ed egli le vinse similmente. Ritornando Bellerofonte
da
questa terza spedizione, fu assalito da una trupp
ente. Ritornando Bellerofonte da questa terza spedizione, fu assalito
da
una truppa di Lici che erano stati inboscati da G
edizione, fu assalito da una truppa di Lici che erano stati inboscati
da
Giobate per assassinarlo, ma egli si difese corag
a morte di Giobate, il quale non aveva lasciato figli maschi. Narrasi
da
altri che Minerva diede il caval Pegaso a questo
rese madre di Sarpedonte. Laodamia pel suo troppo orgoglio fu uccisa
da
Diana. Il sepolcro di Bellerofonte era in Corinto
che trovasi soventi Bellerofonte col caval Pegaso. La Chimera, dicesi
da
chi vuol spiegare questa favola, era una montagna
lle capre ; ed appiè del monte stesso vi erano delle paludi infestate
da
sérpenti. Bellerofonte fu forse il primo che lo r
nel fuoco, e a misura che questo andò consumandosi, egli pur divorato
da
interno ardore finì la vita. Pentissi Altea, ma t
lte montagne d’Arcadia, e passava le notti in una grotta poco lontana
da
una folta foresta. Abitavano in vicinanza due Cen
dividiate meco l’onore e la preda. » Atalanta fu tanto più lusingata
da
questa distinzione, in quanto che i più illustri
avevano ambita. Essendo Atalanta bellissima, fu chiesta in matrimonio
da
molti principi ; ma sia ch’ella non amasse gli uo
sì colpito dall’avvenenza di lei che rinunciando alla vita selvaggia
da
lui sin allora condotta, la seguì ed accrebbe il
a ed Ippomene non fossero già trasformati in lioni, ma bensì divorati
da
due lioni sopraggiunti nell’antro consacrato a Ci
cielo o piuttosto dal suo paese, approdò anch’esso in Italia, ove fu
da
Giano cortesemente accolto ed associato al propri
Giove lo perseguitava. Dall’aver associato Saturno al regno si crede
da
qualche mitologo derivare l’uso di rappresentare
ponevagli sempre sott’occhio il passato ed il futuro di cui fu dotato
da
Saturno inricompensa dell’accordatagli ospitalità
i inventasse le toppe e perchè aprisse l’anno nel mese di gennaio che
da
lui tratto aveva il suo nome ; ed un bastone perc
i re e di sovrano. Egli condusse con sè questa donzella onde imparare
da
lei la forma del sacrificio, ed avendola poscia s
ifferenze. Mida, in riconoscenza del favore che Gordio aveva ottenuto
da
Giove, gli dedicò il carro di suo padre, e lo sos
olo fosse compiuto ; la qual cosa venne nella stessa notte comfermata
da
tuoni e baleni, cosicchè il principe fece nell’in
figlia di Creonte. L’oracolo aveva predetto a Laio che sarebbe ucciso
da
suo figlio il quale avrebbe poi sposata la madre,
toso del figlio lo attaccò solo pei piedi ad un albero. Fu là trovato
da
Forba pastore di Polibio re di Corinto e portato
rivato a Tebe trovò il paese infestato dalla Sfinge mostro alato nato
da
Tifone e da Echidna che aveva la testa ed il pett
e trovò il paese infestato dalla Sfinge mostro alato nato da Tifone e
da
Echidna che aveva la testa ed il petto di donna,
e, perchè era destino che questa dovesse morire sì tosto che l’enimma
da
alcuno fosse disciolto. Presentossi Edipo e la Sf
e Giocasta in isposa cui non sospettò essergli madre ; e gli nacquero
da
essa due gemelli Eteocle e Polinice e le due figl
olo di Delfo su ciò consultato, non sarebbe cessata, finchè non fosse
da
Tebe esiliato l’uccisore di Laio. Or mentre Edipo
edesimo, ma di più che Laio era suo padre e Giocasta sua madre. Preso
da
orrore nel vedersi tutt’ad un tempo reo di parric
gli occhi per non veder più la luce, mentre Giocasta presa egualmente
da
disperazione, sale al più eminente luogo del pala
tario esilio o come altri scacciato dai propri figli si fece condurre
da
sua figlia Antigone in poca distanza di un borgo
unque contesa, quello che non fosse sul trono, si dovesse allontanare
da
Tebe : ma Eteocle prese le redini del governo per
erbo rifiuto, ma fe’pure tendere un agguato dalle sue genti comandate
da
Licofonte e Meone a Tideo per assassinalo. Questi
sprezzatore degli Dei, mentre scalava le mura di Tebe venne fulminato
da
Giove ; anfiarao fu col suo carro dalla terra ing
tizzato. Incontratisi corpo a corpo nella mischia o come si asserisce
da
alcuni avendo chiesto, per risparmiare il sangue
in pena d’aver disubbidito. Evitò essa quel crudele supplizio dandosi
da
sè stessa la morte. Spiegano alcuni così la favol
le e mille disordini ivano commettendo, locchè la fece come un mostro
da
tutti riguardare. Gli artigli di lione indicavano
già detto, dato in pasto agli Dei per far prova della loro divinità e
da
essi risuscitato ebbe una spalla d’avorio in luog
uoi vicini ; estese il proprio dominio sopra tutta l’Elide ; e perciò
da
lui tutta la famosa penisola conosciuta poscia so
ambedue rei della morte di Crisippo altro suo figlio che aveva avuto
da
una concubina per nome Astioche, non volle mai pi
le teste di questi figli. Dicesi che il sole retrocedette inorridito
da
sì fiero spettacolo. Spaventato Tieste si ritirò
ato Tieste si ritirò in Sicione città dell’Acaia. Atreo fu poi ucciso
da
Egisto figlio di Tieste. Atreo ebbe due mogli. I
Troiani, per ricuperare Elena moglie di Menelao che era stata rapita
da
Paride figlio di Priamo re di Troia. Prima della
l’armata era raccolta in Aulide porto della Beozia, e trattenuta ivi
da
venti contrari, il sacerdote Calcante consultato
go. Oreste figlio di Agamennone e di Clitennestra dovea esser ucciso
da
Egisto, ma fu salvato dalla sorella Elettra, ed a
Egisto, ma fu salvato dalla sorella Elettra, ed allevato secretamente
da
Strofio nella Focide, di dove all’età di venti an
isa la madre fu Oreste tormentato dalle Furie, e vagando accompagnato
da
Pilade figlio di Strofio, con cui era stato educa
li voti ei riportasse vale a dire sei favorevoli e sei contrari, pure
da
Minerva fu assolto e dalle Furie liberato. Diede
to assassinare ; questa è almeno l’opinione generale, malgrado dicasi
da
alcuni che Pirro fosse ucciso da Oreste medesimo
l’opinione generale, malgrado dicasi da alcuni che Pirro fosse ucciso
da
Oreste medesimo innanzi al patrio altare. Oreste
di esporlo sul monte Ida, ove la madre il fece secretamente allevare
da
alcuni pastori. Quantunque Paride vivesse tra pas
ità che talvolta gli sfuggivano, fecero sospettare ch’ei fosse uscito
da
una illustre famiglia. Venne a lui affidata la cu
ricevette e diedegli il posto che gli conveniva. Poco dopo fu eletto
da
Priamo per andare in qualità d’ambasciadore a Spa
d’ambasciadore a Sparta a ridomandare Esione sua avola, condotta via
da
Telamone fin dal tempo che regnava Laomedonte. Ac
fin dal tempo che regnava Laomedonte. Accolto ospitalmente in Isparta
da
Menelao marito di Elena, che era riputata la più
glia di esso Deidamia poi ebbe Pirro. Ma Ulisse presentatosi in abito
da
mercante con vari ornamenti donneschi a’quali fra
nni riuscirono i Greci a soggiogare ed ardere Troia. Paride fu ucciso
da
Pirro e vide prima di morire interamente ruinata
o i consigli di Nestore e le preghiere di Ulisse. I Troiani comandati
da
Ettore ad onta della resistenza de’ Greci e sopra
ace figlio di Telamone, ebbero dei grandi vantaggi ; e poco mancò che
da
quelli incendiate non fossero le navi che tratte
articolo di Teti. Niuno fu più scaltro di Ulisse. Tra gli stratagemmi
da
lui impiegati a danno di Troia il più fatale fu l
più fatale fu l’invenzione del cavallo di legno. Fece egli costruire
da
Epeo uno smisurato cavallo, entro cui si rinchius
iarono Laocoonte e due suoi figli, e mentre erano i Troiani atterriti
da
tal portento, fu innanzi a Priamo condotto il gre
portento, fu innanzi a Priamo condotto il greco Sinone, che istrutto
da
Ulisse, appostamente erasi ascoso nelle paludi, f
si e di cenere. Dei capi troiani e loro alleati i soli che avanzarono
da
quella guerra e che dopo la presa e l’incendio de
uzione di Elena, e avendo in Troia scoperto Ulisse con abito simulato
da
schiavo non lo manifestò, dopo l’incendio di Troi
ni opinano. Enea figlio di Anchise e di Venere fu anch’egli accusato
da
alcuni come traditor della patria. Omero però lo
sebbene all’uno ed all’altro inferiore, lo fa salvato nel primo caso
da
Nettuno nel secondo da Venere. Nella notte terrib
’altro inferiore, lo fa salvato nel primo caso da Nettuno nel secondo
da
Venere. Nella notte terribile in cui fu presa Tro
icò Alba e vi trasportò la sua sede. Dopo una lunga serie di re scese
da
lui Numitore padre d’Ilia o Rea Silvia sacerdotes
e Ulisse ebbe a soffrire nel ritorno dopo la guerra di Troia, vennero
da
Omero descritte nell’Odissea. Le vicende sofferte
i Troia, vennero da Omero descritte nell’Odissea. Le vicende sofferte
da
Enea dalla sua partenza dall’Asia fino al suo sta
partenza dall’Asia fino al suo stabilimento in Italia furone cantate
da
Virgilio nella Eneide. L’avventura di Laocoonte
tre eccellenti maestri dell’arte, i quali d’accordo lo scarpellarono
da
un sol ceppo di marmo. Esso fu rinvenuto a’ tempi
ertile in Oracoli non iscorgevansi che rupi inaccessibili, circondate
da
monti, da boschi e da antri isolati, orribili all
Oracoli non iscorgevansi che rupi inaccessibili, circondate da monti,
da
boschi e da antri isolati, orribili all’aspetto.
iscorgevansi che rupi inaccessibili, circondate da monti, da boschi e
da
antri isolati, orribili all’aspetto. I sacerdoti
I sacerdoti di tutti questi tempii non volevano essere consultati che
da
grandi personaggi o da uomini che fossero a parte
esti tempii non volevano essere consultati che da grandi personaggi o
da
uomini che fossero a parte de’ loro secreti ; e d
Giove Ammone nella Libia, ove la statua di lui solennemente portavasi
da
sacerdoti, e da’ segni che ella dava coi suoi mov
loro senso pareva sempre favorevole. Questa asserzione è convalidata
da
infiniti esempi che presenta la storia. Per consu
a Sardica, l’Egizia e la Samia ; e Varrone la cui opinione è adottata
da
molti ne annovera dieci, la Persica, la Libica, l
in Cuma città d’Italia, l’Eritrea, la Samia, la Cumana così chiamata
da
Cuma città dell’Eolide, detta anche Amaltea e Dem
Sibille era quella di Cuma città d’Italia, chiamata dagli uni Dafne,
da
altri Manto, da parecchi Femonoe o Deifoba e da t
lla di Cuma città d’Italia, chiamata dagli uni Dafne, da altri Manto,
da
parecchi Femonoe o Deifoba e da taluni Amaltea. L
mata dagli uni Dafne, da altri Manto, da parecchi Femonoe o Deifoba e
da
taluni Amaltea. La si vuole figlia di Tiresia fam
altri che fosse Demofila o Erofila, la settima delle Sibille nominate
da
Varrone, la quale era di Cuma in Eolide e confusa
con minaccia di bruciarli in caso di rifiuto. Tarquinio maravigliato
da
tale ostinazione, mandò a cercare gli auguri, i q
mini che per qualche straordinaria azione si erano resi illustri, era
da
principio semplicissimo. Un mucchio di sassi cope
qualche luogo elevato, era l’altare, sul quale agli Dei rappresentati
da
un sasso informe o da un troneo offrivansi i frut
era l’altare, sul quale agli Dei rappresentati da un sasso informe o
da
un troneo offrivansi i frutti della terra e non p
a. Aracolo d’Apollo I Sacrifici erano sempre accompagnati
da
libazioni, che consistevano nel versare del vino,
banchetti dovevano aver luogo in onore degli Dei. Il loro numero che
da
principio era solo di tre, venne portato sino a d
erte divinità consacrati. Quest’incarico fu affidato agli Epuloni che
da
alcuni furono chiamati Parassiti. Questo nome che
agli Epuloni che da alcuni furono chiamati Parassiti. Questo nome che
da
lungo tempo è divenuto spregevole fu in origine m
à, per le armate, per i templi. Le espiazioni solenni erano precedute
da
digiuni e seguite da preghiere pubbliche e da sac
i templi. Le espiazioni solenni erano precedute da digiuni e seguite
da
preghiere pubbliche e da sacrifici espiatorii. Al
solenni erano precedute da digiuni e seguite da preghiere pubbliche e
da
sacrifici espiatorii. All’Espiazioni minori basta
orta o al vestibolo dei templi, e quelli che entravano se ne lavavano
da
sè modesimi o se ne facevano lavare dai sacerdoti
tre gli esercizi di questi giuochi servivano d’ordinario a due mire :
da
una parte i Greci, fin dalla prima giovinezza acq
ci, che celebravansi in Olimpia città dell’Elide ogni quattro anni, e
da
cui prese origine il computo delle Olimpiadi : 2.
o. In questi giuochi che facevansi con tanta pompa, ai quali non solo
da
tutta la Grecia, ma da tutte le parti della terra
e facevansi con tanta pompa, ai quali non solo da tutta la Grecia, ma
da
tutte le parti della terra accorreva una prodigio
Giuochi Romani erano regolati dai re ; ma dopo ch’essi furono espulsi
da
Roma, dall’istante in cui la repubblica prese una
ascorse. Non saprei però, se finalmente oggidì ciascuna di esse fosse
da
risguardarsi come a tale grado di perfezione rido
tassero, che potessero acquistarsi il nome di Mitologica Istoria. Ciò
da
alcuni già si fece ; ma l’opra loro non è poi cos
desiderare, se non che questo mio, qualunque siasi lavoro, a cui lio
da
varj anni consecrato i ritagli di tempo, che le a
si diffuse, che quelle sognate Deità ben presto si acquistarono quasi
da
per tutto immensa turba di adoratori. Queglino st
anorare questi Dei, uniti insieme. Gli Dei principali, benchè fossero
da
per tutto riconosciuti, e però detti Azoni, ossia
diede a Saturno, ond’ egli insieme co’ Ciclopi(5), suoi fratelli, che
da
Urano erano stati rinchiusi nel Tattaro(6), ne fa
li gli nascevano(c). Esiodo però asserisce ch’egli ciò faceva, perchè
da
Urano e da Titea riguardo al suo Destino(8) aveva
evano(c). Esiodo però asserisce ch’egli ciò faceva, perchè da Urano e
da
Titea riguardo al suo Destino(8) aveva udito, che
rimise sul trono il genitore. Questi per timore di esserne nuovamente
da
Giove stesso scacciato, cominciò a tendergli insi
o erasi ivi in certa guisa nascosto(d). Il Nume, accolto benignamente
da
quel re, gl’ insegnò la maniera di vivere, e di c
i carita di catene, simbolo di quelle, con cui egli era stato avvinto
da
Giove, allora si scioglieva, per indicare la di l
e la medesima fosse stata innalzata dagli Epei, compagni di Ercole, o
da
Ercole stesso. Cerei pure ardevano in gran copia
Plutarco vuole, che dalla falce si ricordi, che gli uomini appresero
da
Saturno a coltivare la terra(c). Cibele. Ci
esero da Saturno a coltivare la terra(c). Cibele. Cibele nacque
da
Urano e da Titea, e fu moglie di Saturno. Venne c
turno a coltivare la terra(c). Cibele. Cibele nacque da Urano e
da
Titea, e fu moglie di Saturno. Venne così denomin
enominata dal monre Cibelo, situato nella Frigia, e sopra il quale fu
da
principio venerata(a). Sotto ii nome di questa De
benchè questa, come abbiamo osservato, fosse di lei madre ; ma non è
da
maravigliarsi, giacchè appresso i Mitologi spesso
verso scherzare di quella fiamma si traevano gli Oracoli(3) ; ed ebbe
da
ciò origine quella spezie di Divinazione, chiamat
Dea Vesta in Roma, conveniva usare l’ acqua della fontana, in cui fu
da
Giove trasformata Giuturna(c) (6). Eravi finalmen
ide(10), e per una delle più grandi Divinità dell’ Egitto. Da Iside e
da
Osiride nacque Oro, l’ ultimo degli Dei, cui ador
nuchi. Quindi appresso i Greci si chiamavano Coribanti, ossia agitati
da
sacro furore (b). Strabone(c) poi vuole che sieno
mitra, al collo una gran collana, che gli discendeva sino al petto, e
da
cui pendevano due busti di Ati(a). Era stato ques
iti(c). Le Vestali, così dette dalla loro Dea Vesta, furono istituire
da
Numa Pompilio. Questi ne aveva stabilito quatrro,
he essendo vivo il loro padre ; in giudizio non si poteva mai esigere
da
esse il giuramento, ma bastava la loro semplice a
rie, e le Ordinali o Ordicidie. Al tempo delle Vestalie s’imbandivano
da
per tutto in Roma conviti dinanzi alle porte ; si
accresciuto, qualora avessero potuto trasferire appresso di se Cibele
da
Pessimunte, città della Galazia nella Frigia. Egl
olazione conveniva placaro Cibele col sacrifizio di due vittime, nate
da
una sola giovenca. Trenta di queste gravide s’imm
appresso i Latini(c). Sta ella altresì assisa sopra un carro, tirato
da
un leone e da un leonessa. Finalmente le si diede
tini(c). Sta ella altresì assisa sopra un carro, tirato da un leone e
da
un leonessa. Finalmente le si diede anche le scet
insegnò a fortificare le città co mezzo di quelle(d). I due animali,
da
cui viene tirato il di lei carro, ricordano Ippom
acareo o Megareo, e Atalanta, figlia di Scheneo re di Scito, cangiati
da
questa Dea negli anzideetti animali(e) (22). Lo s
leva accendere di notte due fiaccole sull’ Etna, monte della Sicilia,
da
cui esalavano globi di fuoco ; e però fu detta Te
o latte, e lo nascondeva la notte sotto il fuoco. Ne venne interrotta
da
Celeo(b), e in vece gl’insegnò l’arte di seminare
l frumento(6). La stessa Dea gli somministrò altresì un carro, tirato
da
dragoni alati(7), onde potesse indicare a tutti g
nore una festa(e) (9). Non altrimenti Cerere per essere stata accolta
da
Fitale, uno de’ primi abitanti dell’ Attica, lo r
ssero alle di lei sacre ceremonie : il quale onore fu loro confermato
da
Teseo(a). Cerere pure si presentò a Plemneo, re d
nella di melogranato. L’ avea veduta Ascalafo, partorito ad Acheronte
da
Orfne, una delle più celebri Ninfe dell’ Averno.
le più celebri Ninfe dell’ Averno. Colui palesò il fatto, e fu quindi
da
Proserpina cangiato in Gufo, uccello annunziatore
quali s’introducevano nel tempio, e successivamente vi s’ immolavano
da
quattro matrone (e). Il nome di Raria le derivò d
derivò dal campo Rario in Eleusi, che fu il primo ad essere seminato
da
Trittolemo (f). In onote di Cerere s’instituirono
isie, le Paganali, le Ambarvali, e la Epacte. L’Eleusinie, così dette
da
Eleusi, borgo dell’ Attica, ove si celebravano, e
za anche il nome di Misterj, perchè in esse tutto era mistico. Dicesi
da
alcuni, che sieno state istituite dalla stessa Ce
no state istituite dalla stessa Cerere ; altri dal re Eretteo ; altri
da
Museo, padre di Eumolpo ; altri dallo stesso Eumo
ni di vino, uno de’ quali versavasi dalla parte d’ Oriente, e l’altro
da
quella d’ Occidente (c) ; finalmente si andava co
ltro da quella d’ Occidente (c) ; finalmente si andava con gran pompa
da
Atene ad Eleusi, più volte fermandosi, cantando i
n poteva essere ammesso alle maggiori (g). Le Misie furono così dette
da
un certo Misio Argivo, che dedicò a Cerere un tem
o Argivo, che dedicò a Cerere un tempio in un luogo alquanto distance
da
Pellene, città dell’ Acaja. Si solemizzavano pel
delle spighe al tempio di Cerere (d). Le Tesmoforie furono così dette
da
Cerere, chiamata Tesmofora (e), ossia Legislatric
con maggior pompa d’ogni altro luogo in Atene (f). Furono instituite
da
Trittolemo, re d’ Eleusi (g) (15). Si celebravano
urono instituite da Trittolemo, re d’ Eleusi (g) (15). Si celebravano
da
donne nobili e di onesta vita, e due di loro cias
ste si dissero anche Cereali (b), e sotto tal nome vennero introdotte
da
C. Memmio Edile in Roma. Quivi si estendevano a o
oso silenzio (c). Le Proerosie o Prerosie, celebrate dagli Ateniesi e
da
que’ d’ Eleusi, consistevano in sactifizj, offert
lacare la Dea, che affliggeva tutta la Grecia colla fame. Cerere pute
da
tali Feste fu denominata Proerosia (d). Le Talisi
la liberasse. La compiacque il Nume ; e cambiatala in uomo, la vestì
da
pescatore. Non molto dopo Metra ritornò alla prim
rra. Cerere finalmente comparisce anche assisa sopra un carro, tirato
da
Dragoni alati, con un fascetto di papaveri nella
dire i vagiti del Nume bambino (b). Variano i Mitografi nel riferirci
da
chi Giove sia stato nutrito e allevato. Lattanzio
ra quelle una Ninfa del monte Ida in Creta, chiamata Cinosura, che fu
da
Giove convertita in una stella dello stesso nome
). Altri pretendono, che il Nume abbia ricevuto il suo primo alimento
da
certe Colombe (e) : altri dalle Api (f) ; e che G
d’oro (g) (3). V’è finalmente chi dice, che Giove sia stato allevato
da
Celmo, uno degl’ Idei Dattili ; e che questi, per
rometeo (e) (7) e re della Tessaglia, e la di lui moglie, Pirra, nata
da
Epimeteo eda Pandora, poichè l’uno e l’altra eran
sti, e gettarono dietro allo loro spalle alcuni sassi. Quelli, tirati
da
Deucalione, in breve tempo si viddero cangiati in
rifizj in un magnifico terupio, che eresse a Giove(8). Pirra poi ebbe
da
Deucalione due figliuoli, Anfittione (b) ed Ellen
li, Anfittione (b) ed Elleno(c), e una figlia, Protogenia (d), che fu
da
Giove renduta madre di Etlio, padre di Endimione
e più diffusamente vedremo. Altri vogliono che sieno stati instituiti
da
Ercole, figlio di Alcmena, in onore di Pelope, da
no stati instituiti da Ercole, figlio di Alcmena, in onore di Pelope,
da
cui egli traeva origine per parte di madre, e che
esimi, essendo stati per qualche tempo sospesi, si sieno poi rinovati
da
Ifito o Ificlo, figlio di Ercole (a). Altri narra
amata Callipatera. Costei, sapendo, che le donne venivano precipitate
da
una rupe, qualora avessero passato il fiume Alfeo
presenti a que’ Giuochi, ma anche esercitarvisi (e). Il premio, dato
da
principio a’ vincitori, fu una corona d’ulivo sel
ronzo o in manno(g). Il tempo, in cui questi Giuochi vennero rinovati
da
Ifito, fu pure l’Epoca degli Ellanodici, ministri
ono di nuovo int rrotti a’ tempi di Corebo(b), e che si ristabilirono
da
Climeno, figlio di Arcade, uno de’ discendenti d’
sacerdote di Giove, detto Taulone, o Diomo, o Sopatro, vide mangiarsi
da
un bue una focaccia, ch’ egli avea offerto al suo
ove il maggiore si appellava Flamine Diale. Questa dignità s’instituì
da
Numa Pompilio (b), ed era la più distinta tra tut
nistero. Il Flamine Diale, quando andava per le strade, era preceduto
da
un littore. Benediceva le armi, e pronunziava imp
o le Feste, dette pure Ecalesie (f). Filocoro, Istorico Greco, citato
da
Plutarco, soggiunge, che Teseo le istituì in memo
ti. Colei non potè farlo, perchè morì, primachè (g). Teseo ritornasse
da
quella spedizione. Prese il nome di Mecaneo dal v
glio di Carmida (e). Le fondamenta del predetto tempio furono gettate
da
Pisistrato, e moltissimi di lui successori v’aggi
uali fu ridotto a tutta perfezione. Il medesimo tempio era circondato
da
un bosco sacro, detto Alti (f), e per cui anche G
(b). Queste soleano essere celebrate appresso Asopo, fiume di Platea,
da
ambasciatori, spediti da quasi tutte le Città, de
e celebrate appresso Asopo, fiume di Platea, da ambasciatori, spediti
da
quasi tutte le Città, della Grecia (c). Vennero i
mbre di quegli Eroi (e). Fu detto Dodoneo, perchè in Dodona, creduta
da
alcuni Città della Tessaglia, da altri dell’Epiro
o Dodoneo, perchè in Dodona, creduta da alcuni Città della Tessaglia,
da
altri dell’Epiro (a), eravi una foresta piena di
ssaglia, da altri dell’Epiro (a), eravi una foresta piena di quercie,
da
dove credevasi che il Nume desse i suoi Oracoli.
abitarono la Grecia (b). Altri soggiungono, che una nera colomba volò
da
Tebe in Dodona. Quivi sopra i rami delle predette
i era un vaso, ma secondo la comune opinione era una sedia, sostenuta
da
tre piedi(f). Non molto dopo s’immaginò un’altra
(a). Questo Oracolo finalmente si consultava colle Sorti(14). Vuolsi
da
alcuni, che Giove sia stato denominato Ammone da
le Sorti(14). Vuolsi da alcuni, che Giove sia stato denominato Ammone
da
un certo pastore dello stesso nome, che fu il pri
cennava dove voleva andarsene ; e faceva altri moti, che interpretati
da
di lui Ministri, servivano di risposta a chi ne l
a a chi ne lo consultava. Così Alessandro il Grande ottenne di essere
da
questo Oracolo dichiarato figliuolo di Giove (b).
bano in singolare modo onorato. L’origine di siffatto culto si deriva
da
Tarquinio il Superbo. Questi, dopo aver fatto all
zione (d). Tale sacrifizio si appellava Laziare (e). Questa ceremonia
da
prima durava un giorno, poi due, indi tre, e fina
(f). Il Dio sotto questo aspetto era dagli Ateniesi chiamato Iezio, e
da
loro eragli stato eretto un altare sul monte Imet
li eresse un maestoso temoio, le di cui fondamenta erano sute gettate
da
Tarquinio Prisco(20). Tarquinio il Superbo lo ulc
ulvillo ne fece la dedicazione (f). Il medesimo tempio era circondato
da
un vasto portico. Quivi eravi riposta un’ Oca d’a
, che Tarquinio Prisco, prima di fondarlo, ordinò, che si rimovessero
da
quel luogo le statue degli altri Nunti, e se ne a
e la terza sotto Tito. Tre volte parimenti venne rifabbricato : l’una
da
Silla Dittatore, l’altra dall’Imperatore Vespasia
’una da Silla Dittatore, l’altra dall’Imperatore Vespasiano, l’ultima
da
Domiziano(a). In onore di Giove Capitolino, che a
erchè gli Arcadi, mentre passavano a nuoto una certa palude, venivano
da
lui cangiati in lupi, e a que’medesimi di loro, i
mo raccontato, presentò a Saturno in vece di Giove una pietra, che fu
da
quello divorata (c). Si chiamò Asbameo dal tempio
rba (l) Questo Nume era anche tenuto per l’aria o pel Cielo. Quindi
da
lui sotto il nome di Mematte se no implorava in A
ssia Fulminatore, dal fulmine, il quale veniva scagliato spezialmente
da
lui (b) (25). Que’ di Megara eressero un tempio s
i (a). Gli ospiti, quando partivano, erano ricolmati di doni, i quali
da
loro si conservavano poi con somma diligenza, com
cibi, imbanditi al tempo di tale solennità agli Dei (a). Eglino erano
da
principio tre, in seguito divennero cinque, poi s
gli e Mercurio sotto le sembianze di viaggiatori ricercatono alloggio
da
molte case in un villaggio della Frigia, e ne ven
ono alloggio da molte case in un villaggio della Frigia, e ne vennero
da
per tutto rigettati. Li accolse alfine la capanna
vennero da per tutto rigettati. Li accolse alfine la capanna, abitata
da
Baucide e da Filemone, vecchi ambedue, ma sino da
r tutto rigettati. Li accolse alfine la capanna, abitata da Baucide e
da
Filemone, vecchi ambedue, ma sino dagli anni plù
Divinità la ornarono poscia di molte belle prerogative. Costei venne
da
Mercurio condotta a Prometeo, affinchè gli offris
Pandora lo recò in vece ad Epimeteo, di lui fratello. Questi, spinto
da
stolta curiosità, aprì il vaso fatale ; e tutti s
sti, spinto da stolta curiosità, aprì il vaso fatale ; e tutti subito
da
di là si sparsero sulla terra i rinchiusivi mali,
colonna (c), o ad una rupe (d). Là un avoltojo (e), o un’aquila, nata
da
Tifone e da Echidna, ogni dì gli diverava le visc
o ad una rupe (d). Là un avoltojo (e), o un’aquila, nata da Tifone e
da
Echidna, ogni dì gli diverava le viscere : e affi
avoltojo, ministro delle sovrane vendette (f). Molti vennero favoriti
da
Giove. Tra questi si nomina, Calamo, figlio del f
fiume Moandro. Egli amava Carpo, figlio di Zefiro e di una delle Ore,
da
cui con pari tenerezza n’era corrisposto. Avvenne
re di Sparta (a) ; che cangiatosi in Cigno, finse d’essore inseguito
da
Venere, trasformatasi pure in Aquila, e ch’egli v
la Ninfa Calliroe e di Troe, re della Frigia(37), e per farsi porgere
da
lui in Cielo il nettare in vece di Ebe (f). L’Aqu
bito rinchiuso appresso la palude Stigia in una boscaglia, circondata
da
triplice muro. Un antico Oracolo avea dichiarato,
incere gli Dei. I Titani, e tra questi spezialmente Briareo, eccitato
da
Saturno, lo uccise, ed era anche per abbruciarne
ese le sembianze della di lei nutrice, Beroe, e la eccitò a ricercare
da
quel Nume, ch’ei si lasciasse vedere da lei, com’
eroe, e la eccitò a ricercare da quel Nume, ch’ei si lasciasse vedere
da
lei, com’era solito a comparire dinanzi a Giunone
nomi delle nutrici di Bacco. Ovidio dice, ch’ egli fu prima allevato
da
Ino, sorella di Semele, e che da quella venne poi
dio dice, ch’ egli fu prima allevato da Ino, sorella di Semele, e che
da
quella venne poi affidato alle Ninse di Nisa, det
dallo strepito, che si faceva al tempo delle di lui solennità, ovvero
da
quello, che sogliono fare i bevitori. Altri dicon
mmolate a Bacco un bellissimo giovinetto. Così per molti anni si fece
da
loro, e finalmente per volere di Bacco stesso sos
Teino, ossia Dio de l vino, con cui appellavasi Bacco (h). Le stesse
da
quelli si chiamarono anche Orgie(i). Erano Feste,
itto avea portato un certo Melampo(l) ; o come altri vogliono, Orfeo,
da
cui furono delle Orfiche (m). La maniera, con cui
a cui furono delle Orfiche (m). La maniera, con cui si solenizzavano,
da
principio era semplicissima, e si mantenne tale,
e le corna di un giovane cervo (h). Un ragazzo sopra un carro, tirato
da
que’ finti animali, rappresentava Bacco, mentre a
al Nume(b). La statua di Bacco era collocata sulla Tensa(11), tirata
da
animali (c). In Roma poi così crebbe in tali Fest
cui gli antichi Romani soleano chiamare Bacco (g). Vennero instituite
da
Romolo, il quale durante le medesime trattava a c
capra. Santio girò il capo per vedere chi era seco, e restò frattanto
da
Melanto ucciso. Gli Ateniesi in memoriz di questo
, cogno, ossia gran misura di vino, perchè ne’ conviti ciascuno bevea
da
una tazza, la quale serviva per lui solo. Voleasi
. Egli ebbe un tempio nell’ Attica presso una Cittadella, detta Caria
da
Car, siglio di Foroneco(d). Le Agrionie o Agranie
lle donne Greche, coronate d’ellera. Elleno le cominciavano, corrando
da
tutte le parti in cerca di Bacco ; e non trovando
delle Feste di Bacco(d). Pausania vuole, che sieno state dette Tiadi
da
una certa Tia, che fuila prima Sacerdotessa di Ba
di(g), Edonidi(h), e Bassaridi(i). Il nome di Mimallonidi derivò loro
da
Mimante, monte della Jonia, sacro a Bacco ; o dal
tale per l’amore, che nutriva per Calliroe, Principessa di Calidone,
da
cui però altro non otteneva che indifferenza e di
. Mera del pari morì per eccessiva tristezza(a). Molti vennero puniti
da
Bacco, tra’quali Licurgo, figlio di Driante, e re
o di Echione e di Agave ; Alcitoe colle altre sorelle, dette Minieidi
da
Minia, loro padre. Licurgo perseguitò sul monte N
riope stava tenendo tralle braccia il suo figliuolino, Anfisso, avuto
da
Andremone, e per divertirlo gli diede in mano un
evettero nel loro naviglio un fanciullo bellissimo. Era stato predato
da
uno di loro stessi, di nome Ofelte, in solitaria
esi allora a divedere coronato d’uve, col tirso in mano, e circondato
da
tigri, leoni, e pantere. Tutti i nocchieri s’avvi
eri, e fosse fatto crudelmente morire. Stavasi per trucidarlo, quando
da
se si aprirono le porte, che lo racchiudevano, e
o uno scuotimento di tutta la casa. Questa comparve poscia illuminata
da
molte fiaccole, e si sentirono orribili urli di f
ipingesi ora giovine, ed ora vecchio. Cinge egli la fronte di corona,
da
cui pendono varj corimbi, ossia grappoli d’ellera
antera. Tiene in mano un tirso(23). Sta assiso sopra un carro, tirato
da
tigri(f), o da pantere, e talvolta da leoni o da
n mano un tirso(23). Sta assiso sopra un carro, tirato da tigri(f), o
da
pantere, e talvolta da leoni o da linci(g). Virgi
a assiso sopra un carro, tirato da tigri(f), o da pantere, e talvolta
da
leoni o da linci(g). Virgilio dice che le redini
pra un carro, tirato da tigri(f), o da pantere, e talvolta da leoni o
da
linci(g). Virgilio dice che le redini del predett
rgo, dove fu in modo particolare onorata (c). Neppure si va d’accordo
da
chi si sia allevata : alcuni pretendono dalle Ore
da chi si sia allevata : alcuni pretendono dalle Ore (d). Omero vuole
da
Oceano e da Teti (e) ; i Greci dicevano dalle tre
a allevata : alcuni pretendono dalle Ore (d). Omero vuole da Oceano e
da
Teti (e) ; i Greci dicevano dalle tre figliuole d
inalmente narra, che la Dea fu allevata in Sinfalo, città d’ Arcadia,
da
Temeno, figlio di Pelasgo, il quale le alzò tre t
er cui Giunone non visse quasi mai in pace col marito, fu la gelosia,
da
cui era continuamente agitata (c), e per cui fu s
o (e) o di Belo o di Libia (f), e le Ninfa Io, nata dal fiume Inaco e
da
Ismene, e sacerdotessa di questa Divinità (g). La
questa Divinità (g). Lamia per la sua sorprendente bellezza era amata
da
Giove, che la rendette madre della Sibilla Erofil
ati gli occhi, alla terra, e osservatovi quel bosco d’ Acaja oscurato
da
insolita : nebbia, sospettò, che colà sone istess
cogliesse la predetta giovenca all’ importuno custode. Calò Mercurio.
da
Cielo in abito di pastore, e al suono di rustical
retendono, che Giunone abbia mandato a molestare Io un insetto, detto
da
loro Estro, da’ Latini Asilo, e dagl’ Italiani Ta
ue orelle, Ifianassa e Lisippe (d) (7), dette Pretidi, erchè nacquero
da
Preto, re d’ Argo nel Peloponeso(8) ; Antigone, f
a lei in bellezza (c). Aedone e Politecno erano due sposi felici, ma
da
che si vantarono di amarsi piucchò Giove e Giunon
n uccelli tutti quelli, che la componevano (a) (12). Ferecide, citato
da
Apollodoro (b), dice che Giunone fece perire Sida
esservi tra loro (a). Questo medesimo sacrifizio chiamavasi Eratelia
da
Era, nome proprio della Dea, di cui quanto prima
elia da Era, nome proprio della Dea, di cui quanto prima parleremo, e
da
telos, voce, che anticamente usavasi in vece di g
alle partorienti (e). Alcuni dicono, che fu così detta, perchè nacque
da
Ope (f). Le derivò il nome di Lucina, ed anche di
e, ed esse al decimo mese ebbero un pronto e felice parto. Dicesi che
da
ciò ne sia derivato, che le donne, le quali desid
nori. Come Regina ebbe sul monte Aventino un tempio, che le fu cretto
da
Camillo (e). Ivi la statua della Dea era tenuta d
nque anni sì celebrava in Elide, instituita ad onore della stessa Dea
da
Ippodamia. Vi presiedevano sedici matrone con alt
ta Dea, perchè Giove avea preso ad amare molte altre donne, si divise
da
lui, e ritirossi in Eubea. Il Nume voleva riconci
esta una Matrona di ciascuna città, coperta di lunga veste, e seguita
da
numerosa moltitudine di Beozj, portava la statua
intraprendere alcuna fabbrica (a) (21). Il nome di Lacinia le derivo
da
Lacinio, promontorio d’ Italia, nella Gran Grecia
à d’ Italia nel Lazio, e due altri in Roma, uno de’ quali si fabbricò
da
C. Cornelio. Dicono, che i Consoli, prima di assu
mosa, ed eccone la ragioneremo Admere, figliuola d’ Euristeo, fuggita
da
Argo, approdò a Samo ; e credendosi debitrice del
sportata la statua in un naviglio, questo non si potè mai allontanare
da
Samo. Persuasi finalmente i Tirreni, che fosse qu
go della Dea, ne deposero a terra la statua, e procurarono di placare
da
Deità, cui essa rappresentava. Sul far del giorno
ansa del tempio che aveva in Lanuvio, città del Lazio. Numerose genti
da
per tutto concorrevano a quel tempio per offerirv
na dava la caccia nelle pianure della Tessaglia, una ne venne salvasa
da
Giunone (c). Derivò a Giunone il nome di Natale d
a Giunone (c). Derivò a Giunone il nome di Natale dall’esiere onorata
da
ognuno nel di lui giorno natalizio (d) (23). Si c
lmente v’interveniva la Sacerdotessa della Dea sopra un carro, tirato
da
due candidi buoi. La statua della Dea sedeva nel
nnero collocate nel tempio. Giunone nella Laconia dava i suoi Oracoli
da
uno stagno, in cui, gettandosi delle focacce, se
portava una palma (c). Giunone dipingesi anche sopra un carro, tirato
da
Pavoni (d), uno de’quali le sta anche d’appresso
ride, soprannominata Taumanziade (g), o Taumantide (a), perchè nacque
da
Taumante. Era questa la di lei ambasciatrice (b)
questa la di lei ambasciatrice (b) (26). Tralle altre Ninfe, le quali
da
Virgilio (c) dicesi essere quattordici, si nomina
o principalmente Ebe, e l’Eresidi. La prima, rigettata, come vedemmo,
da
Giove, fu stabilita da Giunone ad attaccare i cav
l’Eresidi. La prima, rigettata, come vedemmo, da Giove, fu stabilita
da
Giunone ad attaccare i cavalli al suo carro (d).
Gorgoni(9), le Parche(10), e gli Dei Mani(11). E’ quel Regno bagnato
da
cinque fiumi, e da un Iago : i fiumi si chiamano
che(10), e gli Dei Mani(11). E’ quel Regno bagnato da cinque fiumi, e
da
un Iago : i fiumi si chiamano l’ Acheronte(12), l
; Radamanto, di lui fratello ; ed Eaco, nato dalla Ninfa Egina(20), e
da
Giove, il quale per unirsi a colei erasi converti
o i Giuochi Taurilj(d) o Taurj, e i Terentini. I primi s’introdussero
da
Tarquinio il Superbo, e così si denominarono, per
ocavano, non entrassero in città(e). I Terentini presero il loro nome
da
Terento, luogo del Campo Marzio, ov’ eravi il tem
to in Pilo, ed ebbe ivi un assai magnifico tempio(c). Non molto lungi
da
di là evvi il monte Menta, così detto da Menta, g
o tempio(c). Non molto lungi da di là evvi il monte Menta, così detto
da
Menta, giovine amata da Plutone, e da lui convert
ungi da di là evvi il monte Menta, così detto da Menta, giovine amata
da
Plutone, e da lui convertita in erba, che conserv
evvi il monte Menta, così detto da Menta, giovine amata da Plutone, e
da
lui convertita in erba, che conservò il di lei no
tra, non può più uscirne(b). Egli finalmente viene tirato in un carro
da
quattro neri cavalli, chiamati Etone, Orfnco, Nit
li (a). Comunemente però non si riconobbe che quello, il quale nacque
da
Giove e da Latona (b), figlia secondo Omero (c) d
unemente però non si riconobbe che quello, il quale nacque da Giove e
da
Latona (b), figlia secondo Omero (c) di Saturno,
ntenta di ciò, suscitò contro di Latona il mostro Pitone(1), affinchè
da
per tutto la inseguisse per divorarla. Nettuno pe
sti Giuochi verso il principio della Primavera (b). Si solennizzavano
da
prima ogni nove anni, e poi ognicinque giusta il
erio. Mostravasi allora l’indicato Pitone in atto di essere inseguito
da
Apollo (i). Apollo non dimorò sempre nell’isola d
ito la vita, sacrificasse genetosamente la sua (g) : lo che le meritò
da
Omero il soprannome di Divina (h) (7). Apollo dur
espresse le due lettere A. I., le quali indicano il sospiro, mandato
da
Giacinto nell’ésalare lo spirito (a). Dopo tal fa
edeva la pietra, su cui il Nume avea deposto la sua cetra, e la quale
da
quel momento rendeva, ogni qual volta veniva tocc
va aperta una voragine, ove alcuno capro avvicinatesi furono assalite
da
moti convulsivi. Aggiunge, che gli abitanti de’lu
di quella fossa, vi si soprappose un trepiede, perchè non pochi presi
da
insolito furore eranvi caduti(a). Il primo pastor
urore eranvi caduti(a). Il primo pastore, il quale videsi trasportato
da
tal furore profetico, si chiamava Coreta(b). Apol
he Cortina(d), e il quale era tutto circondato d’alberi. Presa allora
da
violentissimo e improvviso tremore, faceva risuon
ssa ; più giorni eranle necessarj a riaversene ; e bene spesso veniva
da
una presta morte sorpresa. Molte precauzioni si u
eroico(a). Molte furono le Pitonesse, che ne vennero appresso. Elleno
da
principio si sceglievano tra il fiore della giove
. Elleno da principio si sceglievano tra il fiore della gioventù ; ma
da
che Echecrate, giovino Tessalo, rapì la Pitonessa
ri Lampusia di Colofone(9), figlia di Calcante ; Nicostrata(10), nata
da
Ionio, re d’Arcadia ; e la Ninfa Egeria(11), mogl
ricchi doni (c). Tali ricchezze, se crediamo a Teopompo, consistevano
da
principio in un gran numero di vasi, e tripodi di
grandissima quantità di vasi d’oro e d’argento(12). Venne poi imitato
da
Creso, suo successore. Questi tra gli altri doni
i questi tesori fu affidata a Ione, figlio d’Apollo e di Creusa, nata
da
Eretteo, re d’Atene(b) (15). Il predetto tempio n
a cercando e chiamando Apollo e Diana (a). Le Teofanie si celebrarono
da
que’di Delfo in memoria del giorno, in cui Apollo
tria ne’pubblici luoghi. La pompa s’incamminava verso Amicle, guidata
da
uno col nome di Legato, il quale offeriva i voti
di questi fu poi introdotto il costume d’immolargli de’buoi : lo che
da
prima riputavasi nefando delitto(a). Le Galasie s
zio. Anche Apollo fu detto Galasio ; ma tale denominazione gli derivò
da
un luogo della Beozia, così chiamato, e dov’era i
erchè negli stessi era indicato, che se i Romani volevano allontanare
da
se il nemico, dovevano obbligarsi con voto solenn
cui si doveano celebrare tali Giuochi. Si determinò poi anche quello
da
Licinio Varo Pretore(b). Moltissimi altri nomi fu
Moltissimi altri nomi furono dati ad Apollo. Egli si denominò Oropeo
da
Oropo, città dell’Eubea, dove dava Oracoli(c) ; P
’ara, sacra ad Apollo, la quale appellavasi Ceraton, perchè era stata
da
Apollo fanciulletto composta di corna di capri, u
è era stata da Apollo fanciulletto composta di corna di capri, uccisi
da
Diana sul monte Cinto(a). Su quest’ara non si sac
nifico e ricco tempio. Famosi n’erano i sacerdoti, chiamati Branchidi
da
Branco, il quale fu pure sacerdote d’Apollo, e un
e una fonte in Claro, città della Ionia, fabbricata appresso Colofone
da
Manto, figlia di Tiresia, e grande Indovina, come
anno conferivano il sacerdozio d’ Apollo Ismenio ad un giovane, nato
da
nobile famiglia, e di avvenente aspetto(e). Licog
o da nobile famiglia, e di avvenente aspetto(e). Licogene o Licottono
da
licos, lupo, fu detto il Nume, perchè Latona, ess
sse la terra, che lo tenea coperto(f). Il nome di Spondio, che deriva
da
spondì, trattato, diedesi ad Apollo, perchè egli
pollo, perchè egli prosiedeva anch e a’ trattati(g). Fu detto Spodio
da
spodòs, cenere, attesochè i Beozj gli aveano alza
E’ incerto, donde derivasse ad Apollo il nome di Carneo. Altri dicono
da
Carneo Trojano ; altri dal bellissimo giovine Car
o, figlio di Giove e di Europa, cui il Nume teneramente amava ; altri
da
Carno d’ Acarnania, che Apollo erudì nell’ arte d
rj, venne vendicata dallo stesso Nume con orribile pestilenza. Vuolsi
da
alcuni, che que’ popoli per liberarsi da tale cas
orribile pestilenza. Vuolsi da alcuni, che que’ popoli per liberarsi
da
tale castigo abbiano instituite le Feste Carnie.
ia, e singolarmente a Sparta. Nove giorni dimoravano i Greci, vestiti
da
soldati, in un campo. Si alzavano nove tende, sot
lzavano nove tende, sotto ciascuna delle quali nove cittadini, scelti
da
tre differenti Tribù, se ne stavano notte e giorn
no. Esichio aggiunge, che si eleggevano altri cinqué cittadini, presi
da
tutte le Tribù, e detti Carneati, i quali presied
sso luogo un tempio al Nume, e lo denominarono Epidelio, ossia venuto
da
Delo (a). Certi popoli, detti Iperborei, venerava
mizie de’ Ioro frutti. Da prima erano due o tre vergini, accompagnate
da
cento giovani di grande coraggio, le quali portav
uello del Sole(c). Il Sole arse d’amore per la vezzosa Leucotoe, nata
da
Eurinome ; una delle Oceanidi, e da Orcamo, re de
ore per la vezzosa Leucotoe, nata da Eurinome ; una delle Oceanidi, e
da
Orcamo, re degli Assirj(d). Il lucido Dio, prese
e Oceanidi, che amava assaissimo il Sole, penetrò il fatto ; e spinta
da
gelosia e invidia, corse a palesarlo ad Orcamo, S
dovette pagarne il fio. Più non la degnò Febo de’suoi sguardi, e fino
da
quel momento ebbe a giurarle odio e abbominazione
no spezialmente Rodia(26), Aurora(27), Circe(28), Factonto(29), avuto
da
Climene(30), e Factusa e Lampezia(31). Questo Nu
i produce. Ha in capo una corona di raggi, ed è tirato sopra un carro
da
quattro cavalli, chiamati da Ovidio Piroente, Eoo
ona di raggi, ed è tirato sopra un carro da quattro cavalli, chiamati
da
Ovidio Piroente, Eoo, Etone, e Flegone(a). Omero
rmesso(38), Castalio(39), e Aganippe(40). Varj altri furono castigati
da
Apollo. Tra questi si nominano Marsia, Satiro del
e niuno potesse uguagliarlo nell’ arte di suonare la tibia, stromento
da
fiato, simile al nostro flauto(42). Osò di provoc
do Omero sei maschi e altrettante femmine(e) ; secondo Esiodo, citato
da
Apollodoro, dieci dell’uno e dell’altro sesso(f)
a Tizio, che le conducesse dinanzi la medesima ; e che Giove irritato
da
tale violenza, colpì il Gigante col fulmine, e lo
e questi lo uecise(g). Tizio nell’ Inferno è tormentato secondo Igino
da
un serpente, che di continuo gli rode il fegato e
o doveva andare in traccia di sua sorella. Melia, ch’era stata rapita
da
Apollo, e fatta madre d’Ismeno e di Tenero(45). E
na una fossa, ed ivi appagò il suo desiderio. Qualche tempo dopo uscì
da
quel terreno quantità di canne ; e queste, agitat
vevano lasciato divorare da’cani un figliuolo, che Apollo aveva avuto
da
Psamate, figlia di Crotopo. Il Nume per punirli s
l’Eroe ciò, che l’Oracolo aveagli indicato ; e il vicino villaggio fu
da
lui denominato Tripodisco, ossia del tripode (b).
rendette madre di Siro, il quale diede poi il suo nome a’Sirj. Dicesi
da
alcuni, ch’ella abbia ottenuto da Giove e da Apol
iede poi il suo nome a’Sirj. Dicesi da alcuni, ch’ella abbia ottenuto
da
Giove e da Apollo la prerogativa di conservarsi s
suo nome a’Sirj. Dicesi da alcuni, ch’ella abbia ottenuto da Giove e
da
Apollo la prerogativa di conservarsi sempre vergi
a Apollo la prerogativa di conservarsi sempre vergine(c). Da Stilbe e
da
Apollo nacquero Lapito e Centauro, dal primo de’q
ollo, e lo pregò di prenderne cura. Così fece il Nume(a). Apollo ebbe
da
Acacalide nell’Isola di Creta due figli, Filandro
li, Filandro e Filacide. Questi furono esposti alle bestie, e nutriti
da
una capra. In memoria di tal fatto gli abitanti d
zo, che allattava due bambini(b). Apollo, per ottenere corrispondenza
da
Isse, si cangiò in un Pastore, che colei tenerame
a(c). Bolina, originaria d’Acaja, contrada del Peloponneso, era amata
da
Apollo, ma non voleva corrispondergli. Inseguita
Orfeo(52). Sulla montagna, la quale chiamavasi Soratte, poco lontana
da
Roma, v’avea un tempio dedicato ad Apollo, in cui
ve, commise ad un Corvo di recargli pel sacrifizio dell’acqua, tratta
da
una fontana, che gl’indicò. L’uccello spiegò a ta
ne, figlia di Peneo, uno de’fiumi maggiori della Tessaglia, era amata
da
questo Dio (56). E benchè ella con odio implacabi
Luna era figlia di uno de’ Titani, cioè d’ Iperione, il quale la ebbe
da
Tia, una anch’ella delle Titanidi, per cui la Lun
ti del suo sdegno ad Atteone, cacciatore, nato dal celebre Aristeo, e
da
Autonoe, figlia di Cadmo. Quegli, avento fatta un
dalla caccia per ripigliarla poi nel dì seguente. Non molto distante
da
quel luogo eravi la valle Gargafia, solitaria e i
to s’incontrò ne’ suoi cani. Fuggì impaurito, ma finalmente raggiunto
da
quelli, che non potevano ravvisarlo pel loro padr
nio chiama Atteone figlio di Melisso, e soggiunge ch’egli fu lacerato
da
coloro, i quali celebravano le Orgie di Bacco (b)
redersi più abile di Diana nell’arte della caccia (c) (2). Nè sarebbe
da
maravigliarsi, che ciò avesse potuto essere la ca
i, che ciò avesse potuto essere la causa del di lui castigo. Sappiamo
da
Omero, che questa Dea come intese, che anche Orio
osia(4), e privò lui pure di vita(5). Ella poi se ne pentì, e ottenne
da
Giove, che colui fosse trasferito in Cielo, dove
elo, dove forma una Costellazione (a) (6). Molti altti vennero puniti
da
Diana. Si nominano spezialmente Chione, Cidippe,
versi, e senz’avvedersene s’impegnò nella promessa, che desideravasi
da
Aconzio. Non molto dopo Cidippe fu dal padre dest
mione, figlio di Calice e di Etlio, e re d’ Elide ; Britomarti, detta
da
Diodoro Britona, Ninfa di Creta, e figlia di Giov
eo e di Coride, nata in Elide. Endimione per la sua giustizia ottenne
da
Giove il privilegio di sempre dormire(8) in una s
arlo per dimostrargli il suo affetto. Endimione secondo Pausania ebbe
da
lei cinquanta figliuole (e) (9). Diana amava assa
ima s’imbarazzò nelle reti, e vedendosi in pericolo d’essere divorata
da
qualche bestia selvaggia, implorò l’ajuto di Dian
ecuzioni di Minos, re di Creta, si gettò in mare, e che dopo morte fu
da
Diana ammessa tralle Divinità (a). Avvertasi altr
ale sacrifizio Senofonte dice, che fattasi nell’ Attica un’ irruzione
da
Dario, re di Persia, Callimaco fece voto di sacri
cadeva sopra, benchè fosse all’aperto (f). Prese il nome d’ Aricina
da
Aricia, piccola città del’ Lazio, fabbricata, com
ricina da Aricia, piccola città del’ Lazio, fabbricata, come vedremo,
da
Ippolito, figlio di Teseo (a). Questi le eresse u
la predetta selva per sacrificare alla Dea (b). Fu denominata Saronia
da
Sarone, terzo re di Trezene. Questi amò assaissim
Saronie (c). Fu detta Munichia dal re Munico, figlio di Pentacleo ; o
da
quella parte del Pireo, che si chiamava Munichia,
quali le si offerivano delle focacce (d). Ebbe il nome di Brauronia
da
Brauron, borgo dell’ Attica (a). Ivi eravi un tem
ron, borgo dell’ Attica (a). Ivi eravi un tempio di Diana, fabbricato
da
Oreste, colla statua della Dea. Ogni anno vi si c
iesi aveanle consecrato una statua, la quale denominavanò Epipirgide,
da
epi, sopra, epirgos, torre, perchè quella avea tr
tre, sulle quali si riponeva il di lei simulacro (c). Si chiamò Febe
da
Febo, suo fratello, il quale le comunica parte de
, mentr’era adirata per causa del delitto, commesso nel di lei tempio
da
Cometo e Melanippo (g). Si disse Nottiluca, ossia
lzò un tempio, adorno di colonne, e di statue di bronzo, e circondato
da
un bosco sacro. Ivi comperavasi tutto ciò, che do
asi tutto ciò, che doveva servire a’ funerali. Per costume intredotto
da
Servio Tullo, sesto re de’ Romani, si portava anc
tralle quali eravi la statua di Diana, chiamata da’ Calidonj Lafria,
da
che credettero che si fosse calmata la sua coller
a. Una vergine sacerdotessa compariva l’ultima sopra un carro, tirato
da
due cervi. Si preparava il sacrifizio d’ogni sort
sacrifizj, e sulle pubbliche strade collocavano delle tavole con pani
da
distribuirsi a’ poveri. Eglino furono imitati anc
per ottonere un felice matrimonio (c) (15). L’Efesie s’instituirono
da
que’ di Efeso, la principale ceremonia delle qual
o a ballare le sole vergini. La Diamastigosa era una Festa instituita
da
Licurgo, nella quale gli Spartani sull’altare del
nne di maravigliosa lunghezza e bellezza, le quali erano state erette
da
altrettanti Re (c). Serse, il più fiero nemico de
lla Chersoneso Taurica divenne famoso pel barbaro costume, introdotto
da
Toante(16), re di quel paese, il quale sacrificav
un cane a’suoi piedi. Alle volte ancora dipingesi in un carro, tirato
da
bianchi servi (f). Venere. ALcuni Antichi p
el Giorno ; l’altra, prodotta dalla schiuma del mare ; la terza, nata
da
Giove e da Dione, da cui ella acquistò il nome di
l’altra, prodotta dalla schiuma del mare ; la terza, nata da Giove e
da
Dione, da cui ella acquistò il nome di Dejonea(b)
prodotta dalla schiuma del mare ; la terza, nata da Giove e da Dione,
da
cui ella acquistò il nome di Dejonea(b). I Poeti
Citera(d), e secondo Omero in quella di Cipro(e). Ella vi fu portata
da
Zefiro. Le Ore la educarono, e poi la trasferiron
a quale divenne celebre per una maravigliosa statua di marmo, formata
da
Prassitele, la quale rappresentava questa Dea(d)
scendosi ricolmato dalla Dea di favori, le consecrò la città di Pafo,
da
lui fabbricata, e le alzò un tempio, di cui egli
he la città e il tempio di Pafo, dedicato a Venere, furono fabbricati
da
Pafo, figlio del mentovato Pigmalione. Coloro, ch
fros, schiuma, fu detta Afrodite, per alludere alla schiuma del mare,
da
cui era nata(i). E’stata denominata Genetillide(l
te nella creazione del mondo(m). Cesare, che pretendeva di descendere
da
questa Dea per mezzo di Julo, figlio d’Enea, le f
ior parte degli uomini(c). Un giovane dell’ Artica, fatto prigioniero
da
certi corsali Tineni, poi liberato dalla figlia d
de’pigri, perchè tali rende i suoi adoratori. Altridicono, che Venere
da
prima si diceva Mirzia dal mirto, ch’erale sacro
ono dal sangue sparso, e innalzarono a Venere un tempio poco distante
da
Roma in un luogo paludoso, ove gli uni e gli altr
de, figlia di Timandra, restò uccisa nel di lei tempio a colpi d’aghi
da
alcune donne Tessale, ch’erano divenute gelose de
. Non si fece alcun male ; e presa la fuga, montò in un naviglio, che
da
se si mise in viaggio. I venti la portarono al lu
n esso eravi la statua la più bella di questa Dea, che si fosse fatta
da
Prassitele, e di cui un ragguardevole giovine ne
o(b), e Pomponio Mela(c) vogliono, che questo tempio sia stato eretto
da
Enea Trojano. Diodoro di Sicilia poi dice, che il
sotto il predetto nome avea anche nel Campidoglio un tempo, dedicato
da
Q. Fabio Massimo nel tempo stesso, in cui il suo
n tempio, in cui ella compariva velata, con catene a’piedi, impostele
da
Tindaro, per indicare che la fedeltà delle donne
isa quelli, che anche vecchi divengono amanti(b). Si chiamò Arginnide
da
un tempio, che Agamennone le consecrò nella Beozi
le consecrò nella Beozia dopo la morte di Arginno, il quale era stato
da
lui teneramente amato, ed erasi finalmente annega
rodisie. Le più celebri erano quelle dell’ Isola di Cipro, introdotte
da
Cinira. Niuno v’era ammesso, se non isborsava una
perchè allora dalla parte dell’ Africa Venere e le colombe ; guidate
da
una porporina, e molto più bella delle altre, se
nell’albero, che ritenne il di lei nome(b). Altri dicono, ch’ella fu
da
Venere assoggettata a tale cangiamento ; perchè s
già spirato, estremamente si afflisse, e lo convertì nel fiore, detto
da
alcuni rosa (a), e da altri anemone (b). Bione po
nte si afflisse, e lo convertì nel fiore, detto da alcuni rosa (a), e
da
altri anemone (b). Bione poi vuole, che la rosa s
tto di Salamina in Cipro, bastò di rimirare un giorno Anasarete, nata
da
Teucro, per concepirne un amore senza limiti. La
Mitologico. Arsinoe, figlia di Nicocreonte, re di Cipro, fu cangiata
da
Venere in pietra, perchè fu spettatrice de’funera
minio. Toante, figlio di Bacco e d’Arianna, e re di Lenno, avea avuto
da
Mirina, sua moglie, una figlia, di nome Ipsipile.
gnava (15). Questa pietà si voleva punita colla morte. Ipsipile fuggì
da
Lenno, e presa da’corsari, fu venduta a Licurgo,
ovandosi sulle spiaggie del mare per asciugarsi i capelli, e veggendo
da
lungi una ciurma di Satiri, corse a nascondersi t
l’Imperatrice, sua moglie. Venere rappresentasi in un cocchio, tirato
da
Colombe (b), o da Cigni (c), o da Passere (d). E’
moglie. Venere rappresentasi in un cocchio, tirato da Colombe (b), o
da
Cigni (c), o da Passere (d). E’accompagnata da Cu
rappresentasi in un cocchio, tirato da Colombe (b), o da Cigni (c), o
da
Passere (d). E’accompagnata da Cupido, ed ha per
rato da Colombe (b), o da Cigni (c), o da Passere (d). E’accompagnata
da
Cupido, ed ha per suo speziale ornamento una mist
come abbiamo detto, alla luce, mediante una bevanda, che gli fu data
da
Meti. Secondo un’altra tradizione più seguita, e
li fu data da Meti. Secondo un’altra tradizione più seguita, e citata
da
Pausania(a), la di lui madre, tostochè lo partorl
dia, e fece credere a Saturno, che le fosse nato un pulodro, il quale
da
lui venne tosto divorato. Arno fu la nutrice di N
l potere di rendore tale la terra(b). Strabone racconta ; che il mare
da
quattro giorni videsi coperto di fiamme, che estr
ll’Arcadia, eravi un antichissimo tempio di Nettuno Ippio, fabbricato
da
Agamede e Trofonio : L’Imperatore Adriano intorno
ol dire spezza vascelli, e fu così detto Nettuno, perchè le procelle,
da
lui suscitate, soventi volte cigionano tal’effett
ciò di celebrarli neppure dopochè la città di Corinto venne distrutta
da
Mummio, Duce de’Romani, ma s’incaricarono i Sicio
ervivano d’epoca a’Corintj e agli abitanti dell’Istmo(c). I vincitori
da
principio si coronavano con fron li di pino, indi
ca piazza. Fu loro aggiunta finalmente anche una somma di danaro, che
da
Solone si fissò a cento dramme. I Romani v’assegn
credevasi, che quella voce piacesse al Nume, soprannominato Eliconio
da
Elice, città dell’Acaja(c). Furono parimenti cele
Alcune figure ivi rappresentavano il Dio sopra un carro, strascinato
da
cavalli alati. Quell’Isola, continua lo stesso Sc
cavalli alati. Quell’Isola, continua lo stesso Scrittore, fu popolata
da
dieci figliuoli, che partorì a Nettuno una figlia
aveva in Tenaro, Promontorio della Laconia, e ch’eragli stato eretto
da
Tenaro, fratello di Geresto, e figlio di Giove, c
iccola isola, situata in faccia al porto di Trezene, e detta Calavria
da
Calavro, figlio di Nettuno : così narra Filostefa
venerazione il tempio, là dedicato a quel Dio ; e tanto lo restò, che
da
Strabone e Pausania si sa aver servito d’asilo, e
Il suo carro è una vasta conchiglia, tirata sulla superfizie del mare
da
animali anfibj, cioè mezzo cavallo e mezzo pesci,
al cavallo Arione. Dicesi che questo animale insieme con Era sia nato
da
Corere e da Nettuno, che si trasformò in cavallo,
rione. Dicesi che questo animale insieme con Era sia nato da Corere e
da
Nettuno, che si trasformò in cavallo, perchè anch
Minerva. MInerva secondo Erodoto nacque dalla palude Tritonia e
da
Nettuno, e fu poi adottata da Giove(a). Altri la
Erodoto nacque dalla palude Tritonia e da Nettuno, e fu poi adottata
da
Giove(a). Altri la chiamarono figlia di Pallante(
llante(b). La maggior parte de’ Mitologi dicono, ch’ella fu concepita
da
Meti ; che questa, tostochè ne comparve gravida,
a fu concepita da Meti ; che questa, tostochè ne comparve gravida, fu
da
Giove ingojata ; che lo stesso Nume, poco tempo d
, fu da Giove ingojata ; che lo stesso Nume, poco tempo dopo sorpreso
da
gagliardissimo dolor di capo, ricorse a Vulcano,
pretendono, ch’ella abbia acquistato l’anzidetto nome, perchè offesa
da
Pallante, suo padre, lo scorticò, e della di lui
gide. Evvi finalmente chi asserisce, che sia stata appellata Pallade,
da
che uccise Pallante, uno de’ Giganti, i quali ave
rate(3) in Atene, fu denominato Partenon. Questo era tutto circondato
da
un portico, sostenuto da molte colonne, e si pote
minato Partenon. Questo era tutto circondato da un portico, sostenuto
da
molte colonne, e si poteva dire uno de’ più magni
usciva ne’ lavori di tapezzerie, che moltissimi stranieri si recavano
da
lontani paesi ad ammirare la bellezza di quelli.
no a Minerva d’averla provocata, sicura di conseguirlo. Aracne trattò
da
insensata la donna, e protestò che non sarebbe ma
ta dalla sua competitrice : bensì la disgustarono i simboli, espressi
da
Aracne nel suo arazzo ; nè potendo più frenare la
la memoria del suo antico esercizio,(a) (4). Fu denominata Scirade o
da
un tempio, che le era stato eretto in Sciro, borg
mpio, che le era stato eretto in Sciro, borgo tra Atene ed Eleusi ; o
da
un certo vate, appellato Sciro(5) ; o dalla voce
, o gesso, perchè di tal materia era composta la statua di lei, fatta
da
Teseo, ritornato da Creta ; o finalmente dall’alt
tal materia era composta la statua di lei, fatta da Teseo, ritornato
da
Creta ; o finalmente dall’altra voce sciron, ombr
è sotto di questa portavasi la di lei statua dal sacerdote Eretteo, o
da
uno degli Eteobutadi, famiglia sacerdotale in Ate
o sotto questo titolo un tempio(c). Le si diede il nome di Calinitide
da
chalinòs, freno, perchè aveva in Corinto un tempi
vano inventrice delle quadrighe, ossia de’carri a due ruote, e tirati
da
quattro cavalli(a) ; ovvero perchè fu la prima, c
figlio d’Aleo, per assicurarlo, che Tegea non sarebbe mai stata presa
da
nemiche armi. Il Sacerdote di questo tempio v’ent
nne alla luce il terzo giorno del mese, come vuole Callistene, citato
da
Tzétze(c). Sotto il nome di Tritonia aveva un tem
cese in mano(a). Tra Minerva e Nettuno nacque contesa intorno il nome
da
imporsi alla nuova città, fabbricata da Gecrope n
acque contesa intorno il nome da imporsi alla nuova città, fabbricata
da
Gecrope nella Grecia. Gli Dei, scelti per giudici
d’oglio e una corona d’ulivo. Tali Giuochi erano accompagnati altresì
da
balli, e sì conpivano con solenne sacrifizio e pu
escare gli Ateniesi, che celebravano queste Feste. Erano esse seguite
da
scelte nobilissime vergini, appellate Canefore, p
quelle sacre ceremonie. Anche queste finalmente venivano accompagnate
da
altre vergini, dette Difrefore ; perchè portavano
itutore delle medesime fu Erittonio, generato senza materna fecondità
da
Vulcano(8), e che fu quarto re d’Atene(a). Egli,
Vulcano(8), e che fu quarto re d’Atene(a). Egli, tostochè nacque, fu
da
Minerva rinchiuso in un cestello, e dato in custo
ello, e dato in custodia ad Erse, Pandroso, e Aglauro o Agraulo, nate
da
Cecrope, re d’Atene, e da una figlia di Atteo, an
d Erse, Pandroso, e Aglauro o Agraulo, nate da Cecrope, re d’Atene, e
da
una figlia di Atteo, antico abitatore dell’Attica
gelosia di Erse, la quale però ne veniva impedita di vedere Mercurio,
da
cui era sommamente amata ; e che il Nume quindi c
’ulivo. Questo in Epidauro maficava ; e però fu necessario ricercarlo
da
Atene ; che ne abbondava. Gli Ateniesi aderirono
are certe offerte a Minerva Gli Epidaurj accettarono la condizione, e
da
che eseguirono gli ordini dell’Oracolo, viddero r
(c) (11). Una figlia di Coroneo, Principe della Focide, era richiesta
da
più personaggi in moglie. Lo stesso Nettuno se n’
i i Poeti Greci era figlio di Giove e di Giunone. Ovidio poi, seguito
da
altri Poeti Latini, così lo fa nascere dalla sola
eano per conoscere in qual maniera avrebbe potuto anch’ella partorire
da
se sola un figlio. Stanca dal lungo viaggio, si p
ne fece l’esperienza, e diede alla luce Marte (b). Questi fu allevato
da
Priapo, che lo addestrò nella danza e in altri es
ia il bambino col proprio latte. Ciò si ebbe per un prodigio, operato
da
Marte. Que’ d’ Arcadia inalzarono sul monte Cresi
o Afneo dalla voce afenos, abbondanza (f). Venne appellato Ginecotene
da
que’ di Tegea, quando le donne di quella città gl
irie, le Ancilie, le Matronali, e le Armilustri. Le prime, instituite
da
Romolo, furono dette Equirie da equus, cavallo, p
e le Armilustri. Le prime, instituite da Romolo, furono dette Equirie
da
equus, cavallo, perchè consistevano in corse di c
che denominate Giuochi Marziali (b). Le Ancilie trassero il loro nome
da
certi piccoli scudi, incavati a forma di conca da
assero il loro nome da certi piccoli scudi, incavati a forma di conca
da
due parti, i quali si chiamavano ancili. In Roma
ri sono di parere, che gli anzidetti Sacerdoti sieno stati detti Salj
da
un certo Salio, il quale, venuto dalla Samottacia
ati detti Salj da un certo Salio, il quale, venuto dalla Samottacia o
da
Mantinea in Italia, v’avea insegnato la danza (a)
vevano dei regali da’ loro mariti, come a questi si davano i medesimi
da
quelle al tempo delle Feste Saturnali. Le donne i
o. Le acque li portarono appresso una quercia, dove vennero allattati
da
una lupa. Il pastore Telefo poi li raccolse, pres
matrigna degli stessi Aloidi, non avesse pregato Mercurio a toglierlo
da
quell’ infelice stato (a). Marte inoltre alle pre
l’ infelice stato (a). Marte inoltre alle preghiere di Venere, ferita
da
Diomede, figlio di Tideo, avea preso a proteggere
i, quello, fabbricato nella piazza sotto il nome di Marte Vendicatore
da
Augusto dopo la battaglia di Filippo, era uno de’
vesti militari, e con manto sulle spalle. Alcuni gli danno un bastone
da
comando in mano, e gli addattano al petto l’Egide
ne’ suoi lavori i Ciclopi(f). Secondo un’antica tradizìone, riferita
da
Pausania, una delle prime opere di Vulcano fu una
del dono, si affrettò a sedervisi, e sì fortemente ne rimase stretta
da
certi occulti legami, che diede motivo agli Dei d
i, che Giapeto abbia sposasito Asia, figlia di Oceano e di Partenope,
da
cuigli vennero partoriti Espero, Atlante, Menezio
leggi e senza religione ; si cibavano solamente di ciò, che la terra
da
se produceva ; e divoravano gli stranieri, che ca
stato Polifemo(f). Questi al dire d’Omero nacque dalla Ninfa Toosa e
da
Nettuno(g). Apollonio gli dà per madre Europa, fi
d’oro, nella quale gli uomini viveano nell’ innocenza, la terra dava
da
se le frutta, perpetua era la primavera, scorreva
heog. 460. (a). Hesiod. in Theog. v. 484. (9). La pietra, divorata
da
Saturno in vece di Giove, fu da’ Latini detta Aba
lod. l. 1. c. 4. (10). V’è chi dice, che Saturno non potè mai uscire
da
quel luogo(h). Luciano poi pretende, che Saturno
di tutte le altre cose(a). (c). Nat. Com. Myth. l. 2. (11). Giano
da
alcuni fu risguardato come il Mondo : e perchè qu
rocamente si spedivano doni di buon augurio, detti Strene(a), i quali
da
prima consistevano in semplici frutta della terra
toccare la toga dell’ Imperatore, ne rimaneva assolto(b). Tali Feste
da
prima si denominavano Agonie, e furono poi anche
dette Agonali e Agnali(c) : banchè sotto questo nome si riconoscevano
da
Festo(d) altre solennità, sacre ad Agonio, Dio, i
ochi funebri. Queglino poi, che li sostenevano, si dissero Gladiatori
da
gladium, spada, di cui per lo più facevano uso. Q
diportato con grande valore. Il premio, che riportavano i Gladiatori,
da
prima consisteva in una palma, in danaro, e in un
nquecento anni, formisi un nido di odorose legna, che sopra di queste
da
se si abbruci, e che rinasca poi dalle stesse sue
uci, e che rinasca poi dalle stesse sue ceneri(c). (21). I sacrifizj
da
principio consistevano in semplici offerte di erb
cerdote con acqua, detta lustrale. Questa doveva essere stato attinta
da
fonti o fiumi, e doveva esservi stato estinto un
opportuno a fare tal ceremonia, poichè non era permesso di prenderne
da
una vigna, che non ancora fosse stata tagliata. E
ora fosse stata tagliata. Era parimenti vietato l’usare vino spremuto
da
uve cadute da se a terra, o tagliate da ferro, o
a tagliata. Era parimenti vietato l’usare vino spremuto da uve cadute
da
se a terra, o tagliate da ferro, o calcate co’pie
vietato l’usare vino spremuto da uve cadute da se a terra, o tagliate
da
ferro, o calcate co’piedi nel torchio, o colpite
ello di Apollo : e sì in Delfo, che in Atene si custodiva il medesimo
da
vedove avanzate in età(d) (i). Plutarc. in Num
i Sacerdoti del Paganesimo ne ritraevano, fece sì che sempre di nuovi
da
per tutto se ne stabilissero(e). I Ministri che l
i altri ancora parleremo altrove. Quì soltanto aggiungiamo, che non è
da
confondersi l’Oracolo colla Teomanzia.Questa era
storo si distinguevano in tre classi, in Demoniaci, ossia in invasati
da
fatidici Spiriti, i quali o dettavano loro le ris
e è famoso il fatto, che intorno all’ Indovino Accio Navio raccontasi
da
Tito Livio(a). Tarquinio Prisco gli ricercò, se p
lle quali chi mavano tempio. Ciò fatto, esaminavano, quali uccelli, e
da
qual parte vi comparivano. I segni a sinistra era
i poi vogliono, che Diomede dopo la distruzione di Troja, trasportato
da
una burrasca in Italia, sia stato dagli Dei avver
e maldicenze(a). Giuturna poi secondo l’opinione de’ Romani conseguì
da
Giove l’immortalità, e venne cangiata in fontana,
igura maschile. Alla Buona-Dea sul monte Aventino si eresse un tempio
da
una vergine, la quale altri credono essere stata
Cesare nel tempio di Ope depositò il suo tesoro, che fu poi dissipato
da
Antonio. (b). Apulej. Metam. l. 2. (10). Osiri
ssipato da Antonio. (b). Apulej. Metam. l. 2. (10). Osiride nacque
da
Giove e da Niobe, figlia di Foroneo, a cui succes
Antonio. (b). Apulej. Metam. l. 2. (10). Osiride nacque da Giove e
da
Niobe, figlia di Foroneo, a cui successe nel regn
a Mensi(d). Essendo poscia apparso agli Egiziani un bue, si credette
da
loro, che Osiride si fosse trasformato in quell’
si dicevano Limniadi(c) ; Nereidi si chiamavano quelle del mare, nate
da
Nereo, e da sua sorella, Doride. Queste secondo E
Limniadi(c) ; Nereidi si chiamavano quelle del mare, nate da Nereo, e
da
sua sorella, Doride. Queste secondo Esiodo erano
ente negli antichi Monumenti si rappresentavano come giovani, portate
da
Delfini o da Cavalli marini, tenendo in mano una
tichi Monumenti si rappresentavano come giovani, portate da Delfini o
da
Cavalli marini, tenendo in mano una corona o un p
Orestiadi, e le fa figliuole di Giove(g). Strabone dice, che nacquero
da
Foroneo e da Ecate ; e vuole che fossero cinque(h
le fa figliuole di Giove(g). Strabone dice, che nacquero da Foroneo e
da
Ecate ; e vuole che fossero cinque(h). Virgilio s
ti, e riferisce la seguente favola : Giove, dic’ egli, dormendo diede
da
se solo alla luce un mostro, ch’ era maschio e fe
schio e femmina, e a cui diedesi il nome di Agdesti o Agdisto. Nacque
da
questo un mandorlo, i di cui frutti erano belliss
isi altresì, che secondo alcuni Scrittori Lido e Tirreno non nacquero
da
Sagaritide e da Ati, ma da Onfale e da Ercole(a).
secondo alcuni Scrittori Lido e Tirreno non nacquero da Sagaritide e
da
Ati, ma da Onfale e da Ercole(a). (16). Ati dopo
cuni Scrittori Lido e Tirreno non nacquero da Sagaritide e da Ati, ma
da
Onfale e da Ercole(a). (16). Ati dopo morte rice
ri Lido e Tirreno non nacquero da Sagaritide e da Ati, ma da Onfale e
da
Ercole(a). (16). Ati dopo morte ricevette gli on
lia di Beroso. Ella, continua lo stesso Storico, e quella stessa, che
da
alcuni si appella la Sibilla di Babilonia, e da a
e quella stessa, che da alcuni si appella la Sibilla di Babilonia, e
da
altri la Sibilla d’Egitto(g). La Libica era credu
te asserisce che questa Sibilla era figlia di Dardano e di Neso, nata
da
Teucro, e ch’era particolmente onorata nell’ Asia
a le sue risposte nel tempio di Apollo dal fondo di un antro, uscendo
da
cento parti del medesimo orribili voci, che rende
re ella si esprimeva : scrivea cioè i suoi detti sopra secche foglie,
da
lei disposte nell’ingresso dell’antro. Spesso poi
del sacro bosco era gravissimo delitto. Neppure era lecito il levare
da
di là se non gli alberi, i quali si credeva che a
ne’ giorni festivi, e vi s’imbandivano pubblici conviti, accompagnati
da
danze e da altri indizj d’allegrezza(e). La Samia
festivi, e vi s’imbandivano pubblici conviti, accompagnati da danze e
da
altri indizj d’allegrezza(e). La Samia avea il no
secondo Esiodo dalla Chimera e dal cane Orto(a). Igino lo fa nascere
da
Tifone e da Echidna(b). La Dea Giunone, nemica di
odo dalla Chimera e dal cane Orto(a). Igino lo fa nascere da Tifone e
da
Echidna(b). La Dea Giunone, nemica di Tebe, prese
o onore nell’Asia, o grande concorso vide Ancira, città della Frigia,
da
dove questa fatidica donna dava le sue risposte.
offerse gli altri sei allo stesso prezzo. Derisa vieppiù, e rigettata
da
lui con maggiore disprezzo, ne diede, altri tre a
Tribuni, C. Licinio e L. Sesto, fu poi ridotto a dieci, e finalmente
da
L. Silla a quindici, denominati Quindicenviri. Qu
rtarono mille versi. Col progresso del tempo se ne raccolsero inoltre
da
varj altri luoghi, ove le Sibille aveano vaticina
co, e li mise a morte(e). Virgilio però vuole, che sieno stati uccisi
da
Bacco(f) ; e Ovidio pretende, che li abbia fatti
dell quali parletemo altrove. Comuncue ciò sia, Atalanta importunata
da
molti, affinchè siscegliesse uno di loro in ispos
gettò fuori di strada e quanto più lungi potè uno de’ pomi, ricevuti
da
Venere. Avida Atalanta di farne l’acquisto, uscì
il trionfo. Ippomene sconoscente obbliò del tutto il favore ricevuto
da
Venere. La Dea, volendo prenderne vendetta, inspi
Cibele sdegnatà li cangiò in leoni(a). Notiamo per ultimo, che non è
da
confondersi questa Atalanta coll’altra d’ Arcadia
d’ Arcadia, e figlia di Giasio o Giasone, la quale fu presa in moglie
da
Milanione(b). (f). Falg. Myth. l. 3. (a). Hes
te Robigali (s), Plinio riferisce, che le medesime vennero instituite
da
Numa Pompilio (t). Al tempo delle stesse si offri
Agenore, figlio di Triopa, re d’Argo, e dove avea sposato una donna,
da
cui ebbe i due figli, Trittolemo ed Eubuleo. Altr
dell’ Oceano, e della Terra (a). Cherilo, Poeta Greco, lo fa nascere
da
Raros, Principe Ateniese, e da quella tralle figl
). Cherilo, Poeta Greco, lo fa nascere da Raros, Principe Ateniese, e
da
quella tralle figlie di Anfizione, la quale ebbe
ncipe Ateniese, e da quella tralle figlie di Anfizione, la quale ebbe
da
Nettuno il figlio Cercione, di cui parleremo (b).
fuoco, ed ungerlo d’ambrosia il giorno. Ma la di lui madre, sorpresa
da
si strano spettacolo, mise un grido, con cui inte
ero spesse volte stabiliti a custodire le cose preziose (i) : ed ebbe
da
ciò origine l’uso di na scondere la loro testa so
che nella Costellazione dell’ Emisfero Boreale, detta Serpentario, fu
da
Cerere convertito uno de’ Re de’ Geti, popoli di
altri dicono, che Ercole, avendo liberato le rive del fiume Sangario
da
un grosso serpente, che ne divorava gli abitanti,
iume Sangario da un grosso serpente, che ne divorava gli abitanti, fu
da
Giove con quel serpente collocato tragli Astri (f
mo. Generalmente si distinguevano in ginnici e scenici. Questi ultimi
da
principio non erano che Inni e Canti in onore deg
volta si faceva con due cavalli, saltando con maravigliosa destrezza
da
uno sull’altro, e sempre correndo (f). La Corsa p
ercitavano, erano chiamati Discoboli (c). Il Pugilato s’intraprendeva
da
due, armati di bracciale, guernito di piombo, o d
i loro cedeva, o cadeva morto (d). La Lotta finalmente si faceva pure
da
due, i quali si sforzavano di suambievolmente att
ano un certo abito di lungo pelo, detto Endromide (o). Il premio, che
da
principio riportavano a tali Giuochi, era una sem
e Agamennone e Merione voleano disputare na loro il premio, stabilito
da
Achille nell’ esercizio del Disco, Achille lo die
ornavano di una corona il capo, e stringevano in mano una bacchetta,
da
cui si denominavano Rabduchi, o Rabdonomi (e). Il
Atleti, violatori delle leggi, e li facevano anche battere con verghe
da
un servo, detto perciò Mastigoforo (f). Il luogo,
io conteneva un altro luogo, detto Efebeo o Efebio dagli Efebi, ossia
da
que’ giovani, che arrivati alla pubertà, comincia
che altti ministri, detti Pedotribi (e). Il Circo si fabbricò in Roma
da
Tarquinio Prisco tra’ monti, Aventino e Palatino
ini e sedili, i quali andavano alzandosi in guisa, che gli spettatori
da
ogni lato potevano vedere. Nell’ Anfiteatro celeb
ito le donne Pelasge (b). Altri dicono, che tali Feste s’instituirono
da
Orfeo (c). (a). Potter. Archacol. Grate. l. 2.
. L. l. 4. (c). Antiq. Rom. l. 2. (17). I Fratelli Arvali, detti
da
Plinio i Sacerdoti de’ campi (e), erano dodici Sa
moglie del pastore Faustolo, e nutrice di Remo e di Romolo, proceduta
da
dodici suoi figliuoli, faceva ogni anno un sacrif
i Antichi. Alcuni pretendono, che sieno nati non dalla sola Terra, ma
da
questa e da Urano (f), ovvero dal Tartaro (g). Om
lcuni pretendono, che sieno nati non dalla sola Terra, ma da questa e
da
Urano (f), ovvero dal Tartaro (g). Omero li fa fi
. Altri dicono, che sieno stati prodotti dal sangue de’Titani, uccisi
da
Giove (i). L’aspetto de’ Giganti era terribile, l
i Aloidi erano due fratelli, di nome Oto ed Efialte. Costoro nacquero
da
Ifimedia e da Nettuno(e) L’uno è l’altro ogni ann
due fratelli, di nome Oto ed Efialte. Costoro nacquero da Ifimedia e
da
Nettuno(e) L’uno è l’altro ogni anno crescevano u
in grossezza, e due braccia in altezza. Furono poi denominati Aloidi
da
Aloeo, con cui la loro madre erasi unita in matri
il Cielo, la Terra, e tutti gli altri Dei di permettere, ch’ella pure
da
se sola partorisse ; e che battendo poscia con un
uni dichiarò solo la guerra agli Dei per vendicare gli altri Giganti,
da
loro sterminati(l). Vuolsi altresì da Filostrato,
er vendicare gli altri Giganti, da loro sterminati(l). Vuolsi altresì
da
Filostrato, cu’ egli fosse lo stesso che Encelado
arono alcuno de’ loro animali ; e che anche allora quando si dosiderò
da
Tolommeo, re d’Egitto, di stringere alleanza co’
sepolto vivo sotto il monte Etna(l). Egeone venne fulminato e sepolto
da
Giove sotto lo scesso monte(m). Minerva uccise Pa
monte(m). Minerva uccise Pallante(n). Ippolito restò privato di vita
da
Mercurio, e Grazione da Diana(o). Clizio fu fatto
e Pallante(n). Ippolito restò privato di vita da Mercurio, e Grazione
da
Diana(o). Clizio fu fatto morire da Vulcano con u
o di vita da Mercurio, e Grazione da Diana(o). Clizio fu fatto morire
da
Vulcano con un colpo di massa di ferro infuocato(
però dice, che li privò di vita il solo Apollo(d)Polibote, inseguito
da
Nettuno, giunse all’Isola di Coo, quando il prede
ola, detta Nisiro(e)Apollonio di Rodi racconta, che Tifone, fulminato
da
Giove sul monte Caucaso, andò a seppellisri nella
pirare, che vi faceva lo stesso Gigante : e quindi l’anzidetta palude
da
loro chiamavasi lo spiraglio di Tifone(g). Virgil
ript. Elid. (d). Potter. Archacol. Graec. l. 2. (9). Callipatera
da
alcuni si denomina Ferenice, o Berenice(o). Coste
iuochi. La forza di lui eguagliava la sua voracità. Invitato a pranzo
da
Ariobarzane, re di Persia, mangiò da se solo tutt
sua voracità. Invitato a pranzo da Ariobarzane, re di Persia, mangiò
da
se solo tutte le vivande, che doveano servire per
ochi Acusilao, figlio di Diagora, e fratello di Damagete, discendenti
da
que’ di Rodi. Narrasi, che la prima volta che Acu
adde, e mise a morte sessanta fanciulli. Cleomede, inseguito co sassi
da
quegli abitanti, entrò in un tempio di Minerva, e
rno se lo abbia mangiato(d). Questo Atleta portò altresì sulle spalle
da
Crotona sino ad Alti la statua di bronzo, cretta
nella mano sì chiuso un Melogranato, che niuno glielo poteva estrarre
da
quella. Saltava altresì co’piedi uniti sopra un d
so, donde l’avea presa. Dopo morte gli s’innalzò una statua, la quale
da
uno de’ di lui nemici veniva frequentemente insul
o, eccettuata una sola volta, in cui per via d’inganno restò superato
da
Teagene(c). Fu pure ne’ medesimi Giuochi coronato
ppresso Pausania oltre i predetti Atleti si fa menzione di Pite, nato
da
Andromaco in Adbera, città della Tracia ; di Tele
orare i loro parenti morti. Ausonio vuole, che sieno state instituite
da
Numa Pompilio ; e Ovidio ne riconosce per autore
principio gli Oracoli di Dodona al dire di Strabone erano manifestati
da
uomini(a), detti Tomari da Tomaro o Tmaro, monte
dona al dire di Strabone erano manifestati da uomini(a), detti Tomari
da
Tomaro o Tmaro, monte della Tesprozia, alle di cu
este o si estraevano a sorte dalla faretra, o si gettavano in aria, e
da
quella parte, ove cadevano, si dirigeva il viaggi
che di una pietra(d). Il giuramento appresso i Greci era accompagnato
da
un sacrifizio al Nume, per cui si giurava. Vi si
ispetto pe’ giuramenti. Ogni promessa, confermata con essi, si doveva
da
loro indispensabilmente osservare, ancorchè chi l
rco Massimo (e). I Greci credevano, che fossero stati così denominati
da
Circe, figlia del Sole, perchè questa fu la prima
a si chiamava Saturnio, perchè v’avea dimorato Saturno, e poi Tarpejo
da
Tarpeja, Vergine Vestale, fu in fine detto Campid
concepì in un modo straordinario. Questa Dea, invitata ad un convito
da
Apollo, mangiò certe erbe, per cui avvenne, che m
e gravida, e partorì Ebe (e). Costel per la sua singolare bellezza fu
da
Giove trasferita in Cielo a mescergli il nettare.
lo stesso Poeta la porgeva Ganimede (h). La Dea Ebe fu molto venerata
da
que’di Fliasia, contrada della Grecia nel Pelopon
sore (a). Dopo sedici anni si fece la dedicazione del medesimo tempio
da
C. Licinio Lucullo, il quale vi celebrò allora an
va seppellirlo (f). Ciò però non era in uso appresso i Greci, giacchè
da
Euripide sappiamo, che Capaneo, dopo essere rimas
a un mucchio di legna per abbruciare i morti (h). Esso era circondato
da
cipressi, onde temperare il cattivo odore. A tale
a vera differenza, che v’è tra Rogo, Pira, e Busto (b). Egli la prese
da
Servio (c), ed eccola : la catasta, non ancor acc
). Dionisio d’Alicarnasso poi vuole, che il medesimo sia stato eretto
da
Tarquinio il Superbo, e che quaranta anni dopo la
i (a). Gli ospiti, quando partivano, erano ricolmati di doni, i quali
da
loro si conservavano poi con somma diligenza, com
cibi, imbanditi al tempo di tale solennità agli Dei (a). Eglino erano
da
principio tre, in seguito divennero cinque, poi s
o imposto, proruppe in grande riso, e li lasciò in libertà (a). Non è
da
confondere l’anzidetto Acmone con quello, il qual
Giove s’invaghì di Proserpina. Cerere, di lei madre, per allontanarla
da
quel Nume, la nascose in una grotta della Sicilia
ne lo fecero in pezzi (f). (33). La madre d’Arcade fu Callisto, nata
da
Licaone, re d’Arcadia, del quale abbiamo parlato.
de, secondo alcuni fu anche detta Boote (b). (34). Giove ebbe le Ore
da
Temi. Sembra, che Pausania non ne abbia riconosci
rivano sacrifizj per ottenere un anno dolce e temperato (h). Non sono
da
confondersi queste Dee coll’altra Divinità, detta
lia, moglie di Romolo, la quale dopo la morte di suo marito era stata
da
Giunone trasferita in Cielo (a). La medesima si c
Samotracia (b). Furono anche soprannominati Dioscori, perchè nacquero
da
Giove (c). La loro madre al dire dello stesso Cic
icerone fu Proserpina (d). Ferecide vuole, che sia stata Cabera, nata
da
Proteo. Lo stesso Scrittore dà loro per padre Vul
uarto, di nome Casmilo, ossia Mercurio. Finalmente Atenione dice, che
da
Giove e da Elettra nacquero Giasione e Dardano, i
ome Casmilo, ossia Mercurio. Finalmente Atenione dice, che da Giove e
da
Elettra nacquero Giasione e Dardano, i quali furo
i Dei per costituirlo coppiere di Giove (e). Altri lo vogliono rapito
da
un’Aquila, mandata da Giove (f). (f). Nat. Com.
coppiere di Giove (e). Altri lo vogliono rapito da un’Aquila, mandata
da
Giove (f). (f). Nat. Com. Mythol. l. 9. (g).
teva strapparnela, quando doveasi combattere ; o se veniva circondata
da
nubi, mentre il cielo appariva altrove sereno. Il
Gic. l. 3. de Nat. Deor. (1). Orfeo in altro Inne fa nascere Bacco
da
Giove e da Proserpina(a). (2). Semele, dopochè v
de Nat. Deor. (1). Orfeo in altro Inne fa nascere Bacco da Giove e
da
Proserpina(a). (2). Semele, dopochè venne tratta
speziale e generale delle Iadi. Vi sono alcuni, che le fanno nascere
da
Eretteo, altri da Cadmo(a), ed altri da Atlante e
le delle Iadi. Vi sono alcuni, che le fanno nascere da Eretteo, altri
da
Cadmo(a), ed altri da Atlante e da Etra, una dell
alcuni, che le fanno nascere da Eretteo, altri da Cadmo(a), ed altri
da
Atlante e da Etra, una delle Oceanidi(b). Chi ne
le fanno nascere da Eretteo, altri da Cadmo(a), ed altri da Atlante e
da
Etra, una delle Oceanidi(b). Chi ne numera cinque
auri, Pito, e Tiche(d). Alcuni pretendoro, che sieno state dette Jadi
da
Jante, loro fratello, il quale, essendo stato mes
e Jadi da Jante, loro fratello, il quale, essendo stato messo a morte
da
un serpente o da un cinghiale o da una leonessa,
loro fratello, il quale, essendo stato messo a morte da un serpente o
da
un cinghiale o da una leonessa, fu da loro pianto
quale, essendo stato messo a morte da un serpente o da un cinghiale o
da
una leonessa, fu da loro pianto sino a morire di
messo a morte da un serpente o da un cinghiale o da una leonessa, fu
da
loro pianto sino a morire di dolore(e). Altri dic
ittà dell’ Epiro, le quali perciò si denominarono Dodonidi, e vennero
da
Giove trasportate in Cielo, per sottrarle all’ira
di Licurgo, re della Tracia(g). Finalmente v’è chi le chiama Dodonine
da
Dodono, figlio d’ Europa(h). Atlante poi ebbe alt
a Dodono, figlio d’ Europa(h). Atlante poi ebbe altre sette figliuole
da
Plejone, nata da Oceano e da Teti. Anch’elleno, p
d’ Europa(h). Atlante poi ebbe altre sette figliuole da Plejone, nata
da
Oceano e da Teti. Anch’elleno, perseguitate colla
. Atlante poi ebbe altre sette figliuole da Plejone, nata da Oceano e
da
Teti. Anch’elleno, perseguitate colla loro madre
nata da Oceano e da Teti. Anch’elleno, perseguitate colla loro madre
da
Orione per cinque anni nella Beozia, ricorsero su
figlio di Giove e di Proserpina, assai più antico, che il Bacco, nato
da
Semele(a). Altri attribuiscono questo stesso nome
ano le primizle de’pomi e delle uve(e). I Fauni poi furono così detti
da
Fauno, figliuolo di Pico, re de’ Latini in Italia
ol sacrifizio di un capro, o con libazioni di vino. Si cessava allora
da
ogni lavoro, si viveva in allegria, e si lasciava
da ogni lavoro, si viveva in allegria, e si lasciavano andare eziando
da
per tutto i buoi(i). Credeasi, che Fauno in una f
iarsi andava spacciando quanto gli si destava in mente, come ispirato
da
Fauno, e gli si prestava credenza. A tale Oracolo
Roma Fauno ebbe anche sul monte Celio un tempio rotondo e circondato
da
colonne(a). La Ninfa Semetide gli avea partorito
no comparve alla luce mezzo uomo emezzo capra. Plutarco lo fa nascere
da
Valeria Tusculanaria(a). Virgilio lo dice figlio
le soglie(g). Cardea(h) o Cardinea(i) era la. Dea de’cardini. Questa
da
Ovidio(a) viene confusa con Carna, la quale presi
a, la quale presiedeva alle parti nobili del corpo umano. La medesima
da
principio era una Ninfa della selva Elerna no’din
Tevese, conosciuta sotto il nome di Grane, e la quale era molto amata
da
Giano(b). Giuno Bruto, primo Console, le alzò un
ano il nome di Sileni(e). Tra questi va ne fu uno molto celebre, nato
da
Mercurio o da Pane, e da una Ninfa(f). Nonno lo f
Sileni(e). Tra questi va ne fu uno molto celebre, nato da Mercurio o
da
Pane, e da una Ninfa(f). Nonno lo fa figlio della
Tra questi va ne fu uno molto celebre, nato da Mercurio o da Pane, e
da
una Ninfa(f). Nonno lo fa figlio della Terra. Dic
vi un serpente vivo. Eravi colà questo animale, o perchè Bacco nacque
da
Proserpina e da Giove, trasformato in serpente ;
ivo. Eravi colà questo animale, o perchè Bacco nacque da Proserpina e
da
Giove, trasformato in serpente ; o perchè Bacco s
no costrette a procacciarsi più vasti terreni. Elleno nel trasferirsi
da
uno all’altro paese ebbero sempre la cura di seco
preziosi, adorni alle volte d’oro, d’argento, e d’avorio, e tirati o
da
animali o da uomini, che rappresentavano gli anim
orni alle volte d’oro, d’argento, e d’avorio, e tirati o da animali o
da
uomini, che rappresentavano gli animali, sacri al
iovani d’ Atene si appiccarono. Per rimediare a tal disordine, si udì
da
Apollo essere necessario, che si placasse l’ombra
). Plutarch. in Parall. (16). Una Ninfa, chiamata Lotide, fuggendo
da
Priapo, che la inseguiva, si trovò trasformata in
vius in Virg. Eclog. 8. (17). Orfe, Caria, e Lico aveano conseguito
da
Apollo il dono di predire il futuro, perchè quel
n quello, e Io fece in mille pezzi. Piramo, che più tardi era partito
da
casa, all’appressarsi colà, s’abbattè nel velo, s
mo, che insegnò a mescolare l’àcqua col vino (d). (22). Narce nacque
da
una giovine della Bassa Elidé, di nome Fiscoa. Fe
Meursio osserva, che tale uccello soleva darsi anche agli Eroi, quale
da
prima erasi considerato Bacco, forse perchè il vo
eid. l. 4. (c). Hom. Iliad. l. 1. (1). L’Esperidi, così denominate
da
Espero, fratello di Atlante, e loro padre, erano
voci (h). Rapporto alla origine del medesimo Apollonio lo fa nascere
da
Tifone e da Echidna (i) ; Esiodo lo vuole figlio
apporto alla origine del medesimo Apollonio lo fa nascere da Tifone e
da
Echidna (i) ; Esiodo lo vuole figlio di Ceto e di
a, contrada d’Asia, nella Bitinia, il quale fu cangiato in isparviero
da
Nettuno, perchè avea somministrato del formento a
o sulle rive de’ frumi, alla ventura. Sì barbaro costume era adottato
da
tutti i Greci, eccettochè da’ Tebani, che lo risg
mpì co’ sacrifizj la funebre ceremonia. Era trascorso un anno intero,
da
che Filomela gemeva rinchiusa e custodita da cert
rascorso un anno intero, da che Filomela gemeva rinchiusa e custodita
da
certe guardie entro il recinto predetto, senzachè
). Il Dio Giugatino congiungeva gli sposi (g). Questo Nume però non è
da
confondersi coll’altro dello stesso nome, e il qu
nascita. Erodoto lo fa nascere in Arcadia alle rive del fiume Ladone
da
Mercurio, e da Penelope, figlia d’Icario (c) ; Om
to lo fa nascere in Arcadia alle rive del fiume Ladone da Mercurio, e
da
Penelope, figlia d’Icario (c) ; Omero da Mercurio
fiume Ladone da Mercurio, e da Penelope, figlia d’Icario (c) ; Omero
da
Mercurio, e dalla Ninfa Driope (d) ; il Poeta Epi
c) ; Omero da Mercurio, e dalla Ninfa Driope (d) ; il Poeta Epimenide
da
Giove, e da Calisto (e) ; Apollodoro da Giove, e
a Mercurio, e dalla Ninfa Driope (d) ; il Poeta Epimenide da Giove, e
da
Calisto (e) ; Apollodoro da Giove, e da Ibri (f)
iope (d) ; il Poeta Epimenide da Giove, e da Calisto (e) ; Apollodoro
da
Giove, e da Ibri (f) ; il Poeta Acheo da Urano, e
l Poeta Epimenide da Giove, e da Calisto (e) ; Apollodoro da Giove, e
da
Ibri (f) ; il Poeta Acheo da Urano, e da Titea (g
da Calisto (e) ; Apollodoro da Giove, e da Ibri (f) ; il Poeta Acheo
da
Urano, e da Titea (g). Altri vogliono che abbia a
(e) ; Apollodoro da Giove, e da Ibri (f) ; il Poeta Acheo da Urano, e
da
Titea (g). Altri vogliono che abbia avuto origine
cheo da Urano, e da Titea (g). Altri vogliono che abbia avuto origine
da
Demogorgone (h) ; altri da Etere, ossia da una Ne
g). Altri vogliono che abbia avuto origine da Demogorgone (h) ; altri
da
Etere, ossia da una Nereide (i). V’è finalmente c
no che abbia avuto origine da Demogorgone (h) ; altri da Etere, ossia
da
una Nereide (i). V’è finalmente chi dice, che Gio
e la sampogna (e). Questo stromento musicale prese il nome di Siringa
da
una Ninfa d’Arcadia, figlia del fiume Ladone. Era
Pane si dà pure una corona di pino (g) in memoria della Ninfa Piti ;
da
lui parimenti amata, e poi cangiata in quell’albe
cangiata in quell’albero, quando Borea, di lui rivale, fu trasportato
da
sì grande gelosia, che la precipitò dalla sommità
(e). (16). Le Feste Lupercali, dette da’ Greci Licee, si celebrarono
da
prima nell’Arcadia in onore del Dio Pane (f), e d
ee, si celebrarono da prima nell’Arcadia in onore del Dio Pane (f), e
da
Evandro vennero poi trasportate in Italia (g). Pa
sacre a Giove Liceo (h). Altri pretendono, che sieno state instituite
da
Romolo e da Remo, per aver essi ottenuto dal loro
e Liceo (h). Altri pretendono, che sieno state instituite da Romolo e
da
Remo, per aver essi ottenuto dal loro Avo, Numito
a paterna ; ivi nel dì seguente pernottava, ma in una stanza separata
da
quella della sposa ; finalmente nel terzo giorno
te con gran pompa alla casa dello sposo sopra un carro (b), precedute
da
suoni, e seguite da giovani a mici o parenti, chi
la casa dello sposo sopra un carro (b), precedute da suoni, e seguite
da
giovani a mici o parenti, chiamati da’ Greci Para
iamati Ninfolepti (c). L’antro poi era denominato Sfragidìo, e quindi
da
esso anche le predette Ninfe vennero appellate Sf
onno(b). Quindi gli Spartani rappresentavano ne loro tempj il Sonno e
da
Morte uniti insieme(c). Questa Dea rappresentasi
al Sonno le ali(d). Innumerabili figliuoli, chiamati Sogni, nacquero
da
lui(e). Due sorta ne riconobbero gli antichi Paga
scono dalla mentovata porta dell’ Inferno, ch’è di corno, e i secondi
da
quella d’avorio(f). Sì gli uni, che gli altri, so
essa un cattivo vicino(a). Tacciò di difetto l’eccellente toro, fatto
da
Nettuno, perchè quello non aveva le corna davanti
no(g) ; Sofocle dalla Terra e dalle Tenebre(h) ; e il Poeta Epimenide
da
Saturno e da Evonime(i). I nomi loro erano Tisifo
le dalla Terra e dalle Tenebre(h) ; e il Poeta Epimenide da Saturno e
da
Evonime(i). I nomi loro erano Tisifone, Megera, e
i nel Cielo(g). Le Furie poi da’ Greci si chiamarono anche Erinnie(h)
da
erinnyin, adirarsi (i). Ovidio le dice Palestine
anche Erinnie(h) da erinnyin, adirarsi (i). Ovidio le dice Palestine
da
Paleste, città dell’ Epiro(a) ; Aristofane le app
di qualche delitto, ch’egli, tostochè v’ entrava, veniva sopraffatto
da
improvviso furore, per cui perdeva il senno(d). I
(d). Esiodo non fa menzione, che delle due prime, e dice che nacquero
da
Taumante e da Elettra, figlia d’Oceano(e). Altri
n fa menzione, che delle due prime, e dice che nacquero da Taumante e
da
Elettra, figlia d’Oceano(e). Altri asserirono, ch
infettavano ciò, che non potevano rapiro(i). (7). La Chimera nacque
da
Echidna e da Tifone(l). Altri dicono da Tifone e
ciò, che non potevano rapiro(i). (7). La Chimera nacque da Echidna e
da
Tifone(l). Altri dicono da Tifone e da Chedria(m)
o(i). (7). La Chimera nacque da Echidna e da Tifone(l). Altri dicono
da
Tifone e da Chedria(m). Essa era un mostro compos
La Chimera nacque da Echidna e da Tifone(l). Altri dicono da Tifone e
da
Chedria(m). Essa era un mostro composto di una st
ell’ Acaja, accidentalmente uccise il suo fratello, Bellero, chiamato
da
altri Alcimeno, o Deliade, o Pirene, o Alcimene(b
i Argivi. Quivi fu accusato di falso delitto appresso lo stesso Preto
da
Stenobea, o Antea,(d), di lui moglie. Preto, che
ta, ma lo mandò invece a combattere la Chimera. Bellerofonte ricevuto
da
Nettuno il Cavallo Pegaso, volò per l’aria, assal
imi con poco presidio, sperando che facilmente sarebbe rimasto ucciso
da
quella ferocissima gente. Bellerofonte in questo
enevano contro i Solimi. Ippoloco salì al paterno soglio. Laodamia fu
da
Giove renduta madre di Sarpedone, re di Licia(b).
Territorio d’Argo, eravi un mostro orribilissimo, detto Idra, e nato
da
Tifone e da Eschidna. Avea più teste : alcuni gli
d’Argo, eravi un mostro orribilissimo, detto Idra, e nato da Tifone e
da
Eschidna. Avea più teste : alcuni gliene numerano
abilmente la morte(g). (9). Le Gorgoni erano tre mostri marini, nati
da
Ceto, figlia della Terra, e da Forco, Nume marino
Gorgoni erano tre mostri marini, nati da Ceto, figlia della Terra, e
da
Forco, Nume marino. I nomi loro erano Steno, Euri
ttà dell’ Epiro(b). Numa denomino il secondo mese dell’ anno Febbrajo
da
februare, ossia lustrare, a motivo de’ sacrifizj,
dicenza(e). Oltre le predette Feste si celebravano le Lemurie. Queste
da
principio si chiamavano Remurie, perchè le avea i
ali amavano il silenzio(a). (12). L’Acheronte, dicono alcuni, nacque
da
Cerere senza padre. La di lui madre, temendo i Ti
tendono, che il medesimo sia figliuolo di Titano e della Terra, e che
da
Giove, perchè dissetò i Titani nel momento, in cu
me entrano nella palude Acherusia(d). Altri sono d’opinione ch’escano
da
quella(e). Dicesi, che sia questo il primo fiume,
andassero errando per cento anni lungo quelle sponde, agitati sempre
da
violento desiderio di aver riposo negli Elisj. Qu
a barca alcuno de’ viventi, che non gli avesse mostrato il Ramo d’oro
da
offerirsi in omaggio a Proserpina. Quello cogliev
il Ramo d’oro da offerirsi in omaggio a Proserpina. Quello coglievasi
da
un albero, collocato nel mezzo d’una foresta vici
a d’Oceano, e moglie di Pallante o Pirante(c). Pausania lo fa nascere
da
Acheronte e dalla Terra(d). Apollodoro Grammatico
dalla Terra(d). Apollodoro Grammatico vuole, che abbia tratto origine
da
una certa pietta, la quale trovavasi nell’ Infern
e Cefisso, e di Liriope, bella Ninfa della Beozia. Era stato predetto
da
Tiresia, che colui sarebbe vissuto, finchè non av
prima, ma solo per ripetere le ultime parole altrui. Narcisso poi fu
da
Venere punito. Eravi in que’ luoghi una fonte di
ro sulla terra ad animarvi altri corpi d’uomini o d’animali(f). Non è
da
confondersi la Metempsicosi colla Palingenesia, o
a, ossia rigenerazione. La prima suppone che il passaggio delle anime
da
uno in un altro corpo succeda dopo un determinato
upponevasi, che le rapide acque dello stesso fossero fiamme, le quali
da
ogni lato circondassero il Tartaro(d). (17). L’A
gia, figlio di Marte, e re de’ Lapiti nella Tessaglia ; Tantalo, nato
da
Etone(d) o da Giove, e dalla Ninfa Plota, e re de
Marte, e re de’ Lapiti nella Tessaglia ; Tantalo, nato da Etone(d) o
da
Giove, e dalla Ninfa Plota, e re della Lidia(e) ;
che Sisifo indicò ad Asopo il rapimento d’ Egina, sua figlia, fattosi
da
Giove, trasformato in fiamma di fuoco(h). Altri r
so un carro, che produceva uno strepito simile a quello del tuono ; e
da
di là lanciava fiaccole accese a guisa di fulmine
cosa Psafone, e sìo felicemente vi riuscì, che gli uccelli, avvezzati
da
lui a dire che Psafone era un gran Dio, andarono
detto Poeta vuole, che Tantalo siasi appropriato un cane, affidatogli
da
Giove, affinchè con esso custodisse il di lui tem
che gl’inspirarono nuova vita ; e che in luogo della spalla, mangiata
da
Cerere, gliene sostituirono un’altra di candidiss
nelle di lui figliuole, Camiro e Clizia. Elleno erano state allevate
da
Venere, e ficolmate di favori dalle altre Dee. Cr
soggiunge, che quegli ebbe per padre Antione ; Ferecide lo fa nascere
da
Pisione e da Etone ; ed altri da Marte e da Pisid
e quegli ebbe per padre Antione ; Ferecide lo fa nascere da Pisione e
da
Etone ; ed altri da Marte e da Pisidice. Issione
dre Antione ; Ferecide lo fa nascere da Pisione e da Etone ; ed altri
da
Marte e da Pisidice. Issione avea preso in moglie
; Ferecide lo fa nascere da Pisione e da Etone ; ed altri da Marte e
da
Pisidice. Issione avea preso in moglie Dia, a pat
una pietra. Proserpina le corse dietro, e nel riptenderla vide uscire
da
sotto a quella pietra una sorgente d’acqua copios
rimenti Ercinnie (b). (22). Proserpina nel momento, in cui fu rapita
da
Plutone, stava raccogliendo secondo alcuni delle
rono in onore di Proserpina le Antesforie, feste così dette da’fiori,
da
lei raccolti nel predetto tempo (d). In que’giorn
25). Dite da’Greci si riconosce sotto il nome di Pluto (c) ; e vuolsi
da
Esiodo (d), da Aristofaue (e), e da Igino (f), ch
eci si riconosce sotto il nome di Pluto (c) ; e vuolsi da Esiodo (d),
da
Aristofaue (e), e da Igino (f), ch’egli non-sia P
o il nome di Pluto (c) ; e vuolsi da Esiodo (d), da Aristofaue (e), e
da
Igino (f), ch’egli non-sia Plutone, ma ministro d
ch’egli non-sia Plutone, ma ministro di lui, nato nell’Isola di Creta
da
Cerere e da Iasione. Pluto al dire de’Poeti è cie
sia Plutone, ma ministro di lui, nato nell’Isola di Creta da Cerere e
da
Iasione. Pluto al dire de’Poeti è cieco, per indi
allorchè trattasi di abbandonarli, spiega le ali, e rapidamente fugge
da
loro : lo che significa, che le ricchezze d’ordin
enerne l’argento. Argentino era creduto figliuolo di Esculano, perchè
da
principio le monete erano di rame (b). In Roma fi
, che due figliuoli e una figlia d’un certo Valesio vennero attaccati
da
gravissima malattia. Il loro padre pregò gli Dei,
a stagnante, bastevole a ristorarla. Volea bere, ma ne venne impedita
da
certi villani, ch’erano accorsi ad intorbidare qu
uelle acque. Latona chiese agli Dei, che coloro non uscissero mai più
da
quella palude. Non andò a vuoto l’imprecazione, t
(a). Ovid. Metam. l. I. (5). Pausania dice, che Diomede, ritomando
da
Troja, ed essendosi salvato da una burrasca appre
Pausania dice, che Diomede, ritomando da Troja, ed essendosi salvato
da
una burrasca appresso i Trezenj, dedicò un tempio
, che avesse condotto in giro la sua figliuola sopra un carro, tirato
da
un leone e da un cinghiale. Admeto ebbe da Apollo
ondotto in giro la sua figliuola sopra un carro, tirato da un leone e
da
un cinghiale. Admeto ebbe da Apollo i due animali
ola sopra un carro, tirato da un leone e da un cinghiale. Admeto ebbe
da
Apollo i due animali, e con questi avendo eseguit
nò in vita la generosa consorte(b). Altri dicono, ch’Ercole, sorpreso
da
quel raro esempio di amore conjugale, discese nel
he una fontana, in cui immaginarono, che colei fosse stata convertita
da
Diana(b). Le donne le sacrificavano, onde procura
i vogliono, Ismenio(b). (14). Tra quelle statue ve n’era una, eretta
da
Lisandro, Generale degli Spartani, al famoso Indo
che un artifizio per collocare sul trono il figlio di qualche schiava
da
lui amata ; e però ella si determinò di far perir
iena facoltà di provedere al pùbblico bene(a). Eglino presero il nome
da
Anfizione, figlio di Deucalione, terzo re d’ Aten
Dei(f). Dicesi, che questi abbia risanato Plutone, gravemente ferito
da
Ercole(g). (f). Joh. Jacob. Hofman. Lex. Univ.
l’anzicetto fanciullo. Questi, trovandosi in una selva, baciò Apollo,
da
cui venne preso e regalato di una corona e di una
soprannominato Branchiade(c), e Filesio a cagione del bacio ricevuto
da
Branco(d). Branco pure dopo morte ebbe un tempio,
e stabilì l’Oracolo d’Apollo. Ivi sposò Racio, Sovrano di quel paese,
da
cui ebbe il figlio Mopso(g). Trasferitasi in Ital
. L’ Aurora era figlia d’ Iperione e di Tia(e). Alcuni la dicono nata
da
Titano e dalla Terra(f) ; altri da Pallante, figl
e di Tia(e). Alcuni la dicono nata da Titano e dalla Terra(f) ; altri
da
Pallante, figlio di Crio(g). Ella precede il Sole
di gran velo, con una stella in capo, e assisa sopra un carro, tirato
da
quattro(i), o da due cavalli di color bianco o ro
una stella in capo, e assisa sopra un carro, tirato da quattro(i), o
da
due cavalli di color bianco o rosso(l). Licofrone
, dove gli partorì Mennone, di cuì parleremo altrove (a). Nacque pure
da
loro il Dio Fosforo, ossia Lucifero, che pariment
nte lo cangiò in cicala(b). (28). Orfeo pretende, che Circe sia nata
da
Asterope e da Iperione(c). Ella era famosa Maga,
in cicala(b). (28). Orfeo pretende, che Circe sia nata da Asterope e
da
Iperione(c). Ella era famosa Maga, e applicavasi
(d). (29). Faetonte millantavasi sempre della sua nasoita, originata
da
un Nunre. Epafo, figliuolo di Giove e della Ninfa
dare almeno per un giorno il di lui carro, insigne lavoro di Vulcano,
da
cui diffondevasi la luce sulla terra. A tale inch
la quale perciò fu soprannominata Faetontide(b). Febo altresì, preso
da
grave tristezza per la perdita del figlio, privò
Notisi, che secondo Esiodo(d), e secondo Pausania(e) Faetonte nacque
da
Aurora e da Cefalo ; è secondo Apollodoro(a) da T
secondo Esiodo(d), e secondo Pausania(e) Faetonte nacque da Aurora e
da
Cefalo ; è secondo Apollodoro(a) da Titone e da A
ia(e) Faetonte nacque da Aurora e da Cefalo ; è secondo Apollodoro(a)
da
Titone e da Aurora. Finalmente riguardo alle sore
te nacque da Aurora e da Cefalo ; è secondo Apollodoro(a) da Titone e
da
Aurora. Finalmente riguardo alle sorelle di Faeto
il di cui figliuolo, Croco, dopo morte per le preghiere delle Muse fu
da
Giove trasferito tra gli Astri, ove forma la Cost
più famosi Poemi Epici, l’Iliade, l’Odissea, e l’Eneide. Vuolsi, che
da
Calliope sia nato Jalemo, inventore del canto lug
li se ne stavano, e de’quali pure si parlerà. Si chiamarono Pimpleidi
da
Pimpla, monte della Macedonia ne’confini della Te
quà ç là trasportarle(h). Questo cavallo nacque colle ali ; e vuolsi
da
alcuni, che sia stato prodotto dal sangue di Medu
ù alto di tutti i montì della Focide(d). Da prima chiamavasi Larnasso
da
Larnace, che fu l’arca di Deucalione, la quale er
trasferita dalle acque del Diluvio(e). Acquistò poi il predetto nome
da
Parnasso, figlio della Ninfa Cleodora e di Cleopo
’Elicona era monte della Beozia, vicino al Parnasso. Fu così chiamato
da
Elicone, il quale dicesi essere ivi venuto col fr
). Questo fiume fu così denominato dalla Ninfa Castalia, che fuggendo
da
Apollo, rimase convertita in questo fiume(f). (4
agro(a) ; Plutarco Jagnide(b) ; Apollodoro Olimpo(c). (42). La tibia
da
principio non avea che tre o quattro buchi. Atene
allo stesso Marsia. Apollodoro poi pretende, ch’egli l’abbia ricevuta
da
Minerva(f). (a). Hyg. fab. 165. (b). Diod. Si
o Minerva. Questa Dea, suonando il flauto alla presenza degli Dei, fu
da
Giunone e da Venere avvertita, che il suono di qu
esta Dea, suonando il flauto alla presenza degli Dei, fu da Giunone e
da
Venere avvertita, che il suono di quello strument
Questi dopo morte fu pianto dalle Ninfe, da’ Satiri, suoi fratelli, e
da
ogni pastore di que’ dintorni. Da tali lagrime si
iuoli rimaseto insepolti per nove giotni, perchè i Tebani erano stati
da
Giove cangiati in sassi, e che gli Dei stessi nel
ch’ egli doveva sacrificare il carro a Giove. Gordio si fece dirigere
da
lei nella forma del sacrifizio, la sposò, e n’ebb
vaticinio : e tanto più, perchè ciò venne çonfermato la notte stessa
da
tuoni e baleni(b). (a). Nat. Com. Mythol. l. 9.
(d). Paus. l. 7. (48). Quel Lino, il quale comunemente dicesi nato
da
Apollo e da Terpsicore, vuolsi da alcuni, che abb
l. 7. (48). Quel Lino, il quale comunemente dicesi nato da Apollo e
da
Terpsicore, vuolsi da alcuni, che abbia tratto i
o, il quale comunemente dicesi nato da Apollo e da Terpsicore, vuolsi
da
alcuni, che abbia tratto i natali da Mercurio e d
a Apollo e da Terpsicore, vuolsi da alcuni, che abbia tratto i natali
da
Mercurio e da Urania(b). Egli addestrò molti nel
Terpsicore, vuolsi da alcuni, che abbia tratto i natali da Mercurio e
da
Urania(b). Egli addestrò molti nel suono della li
gli altri Tamira, Orfeo, ed Ercole, il quale poi, sgridato fortemente
da
lui, perchè non aveva suonato bene, gli ruppe la
tra certi virgulti, dove i cani finalmente lo lacerarono(d). Non sono
da
confondersi i due anzidetti Lini con quello, che
. Non sono da confondersi i due anzidetti Lini con quello, che nacque
da
Urania e da Anfiarao. Anch’ egli fu eccellente mu
a confondersi i due anzidetti Lini con quello, che nacque da Urania e
da
Anfiarao. Anch’ egli fu eccellente musico, ma ave
fu eccellente musico, ma avendo osato di paragonarsi ad Apollo, venne
da
questo Nume ucciso. Gli abitanti di Elicona ogni
l corpo di un Rosignuolo(a). (50). Anfione nacque sul monte Citerone
da
Antiope, figlia di Nitteo. Era peritissimo nella
da Antiope, figlia di Nitteo. Era peritissimo nella Musica. Ricevette
da
Mercurio una lira, a cui egli v’aggiunse tre coid
valse della medesima, al di cui suono le pietre, divenute sensibili,
da
se sole si disposero le une sopra le altre con am
ne fu il primo che innalzò un altare a Mercurio nella Grecia per avet
da
lui ricevuto il predotto strumento. Alcuni preten
to il predotto strumento. Alcuni pretendono che ne sia stato regalato
da
Apollo(c). Ebbe un fratello, di nome Zeto. Eglino
ia mare. Il naviglio continuò il suo viaggio, e ’l cantore fu portato
da
un Delfino in Tenero, donde si rimise a Corinto.
da un Delfino in Tenero, donde si rimise a Corinto. Periandro, udito
da
lui il perverso attentato di que’ marinai, volle,
e acque e delle foreste, allettate dal canoro suo canto, lo seguivano
da
per tutto, e lo desideravano in isposo. La sola E
più verde degli anni suoi la fece morire. Altri dicono, che fu punta
da
quell’ animale, mentre fuggiva dal pastore Ariste
Dio, luogo della Macedonia. Altri lasciarono scritto, ch’ egli venne
da
Giove fulminato nella Tracia, perchè rivelò a gen
bbandonato a sì eccessiva tristezza, che finalmente si diede la morte
da
se medesimo(b). Le Muse piansero assai la di lui
inità Romana, e Dea de’ cancelli. Il Muratori pubblicò un’ Iscrizione
da
una tavola di bronzo con due figure. L’ una rappr
gure. L’ una rappresenta Apollo, l’ altra una donna con uno strumento
da
suono, detto sistro, con un serpente, con un cane
Panteo(f). (c). Nat. Com. Mythol. l. 4. (55). Dafne era pur amata
da
Leucippo, figlio d’Enomao, re di Pisa. Questi, co
nte omise per piacerle. Apollo, geloso di vedere Leucippo corrisposto
da
Dafne, inspirò sì a lei, che alle compagne di ess
si allontanò dalla società, e andò a vivere ne boschi, ove fu accolta
da
Diana, che la ammis’ nel numero delle sue compagn
era per farli in brani, quando Marte, perchè eglino erano discendenti
da
lui, ottenne, che fossero cangiati colla madre in
li s’innalzarono magnifici monumenti (b). (3). Orione non fu creduto
da
tutti figlio di Nettuno e di Brille, ma la di lui
to da tutti figlio di Nettuno e di Brille, ma la di lui nascita venne
da
alcuni diversamente raccontata. Giove, Nettuno, e
opeo o Enopione, o come altri lo chiamano, Ireo (c) o Irieo (d), nato
da
Nettuno e da Alcione, una delle Atlantidi. Questi
ne, o come altri lo chiamano, Ireo (c) o Irieo (d), nato da Nettuno e
da
Alcione, una delle Atlantidi. Questi, comechè fos
o della Ninfa, Sida, la quale, come abbiamo riferito, fu fatta morire
da
Giunone, perchè erasì vantata di essere più bella
rappò gli occhi, e lo scacciò dal suo paese. Passò Orione in Lenno, e
da
Vulcano vi ricevette per guida uno de’ di lui min
chiamato Cedalione. Da di là si trasferì in Orieute appresso il Sole,
da
cui gli fu restituita la primiera vista. Fu allor
Lucano vuole, che il predetto scorpione siasi suscitato contro Orione
da
Diana (a). Orione lasciò due figliuole, Menippe,
de’ loro più preziosi doni. Avvenne, che la Beozia si trovò afflitta
da
pestilenza. L’Oracolo fece intendere a’ Tebani, c
eno. Plutone e Proserpina ne raccolsero i corpi. Dalla terra, bagnata
da
quel sangue, sorsero due stelle, che in forma di
corpo delle due anzidette giovani siasi abbruciato da’ Tebani, e che
da
quelle ceneri si sieno prodotti due giovani coron
ati in astri (c). (a). Job. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (6). Orione
da
Omero ci si dà a divedere sempre occupato nell’ I
età di quindici anni fu incontrata nella Bassa Tessaglia, sua patria,
da
Apollo e da Mercurio, l’uno de’ quali era di rito
ici anni fu incontrata nella Bassa Tessaglia, sua patria, da Apollo e
da
Mercurio, l’uno de’ quali era di ritorno da Delfo
, sua patria, da Apollo e da Mercurio, l’uno de’ quali era di ritorno
da
Delfo, e l’altro dal monte Cilleno. I due Numi se
di cui si servono i cacciatori ; o perchè ella fu raccolta nelle reti
da
certi pescatori, allorchè si precipitò nel mare p
ste, e sì ornava di fiorite corone e di verdi tami : Io che si faceva
da
certi Ministri, chiamati Pollintori(a). Le vesti
lacerazione del petto e de’fianchi sino a sangue : il quale costume e
da
Solone fu vietato agli Ateniesi, e da’ Decemviri
littori co’fasci, ch’erano scuri, attaccate ad un manico, attorniato
da
un fascio di verghe. Oltre i fasci vi si portavan
Porta Viminale(b). V’intervenivano pure i Sicinnisti, così denominati
da
un certo antico ballo, il quale chiamavasi Sicinn
ttà. Le ceremonie, solite a praticarsi in quell’occasione, furono già
da
noi altrove esposte. Quì notiamo, che non si usò
navano a’poveri e a’plebei, e si chiamavano Puticuli. Erano non lungi
da
Roma fuoti della porta Esquilina. Mà perchè a mot
si usava un liquore, in cui v’entrava della mirra, ma fu poi proibito
da
una legge delle dodici Tavole(d). Finalmente la f
stre Diction. Mythol. (14). Altri dicono che Diana fu detta Lafria,
da
Lafrio, figlio di Delfo, che le eresse il predett
30. (1). Appresso le mentovate statue se ne vedeva pure una, eretta
da
Lieurgo al Dio Riso. A questo Nume anche la Tessa
ogni anno dei sacrifizj (a). (2). Apollodoro dice, che Cinira nacque
da
Tanace, e da Sandoco, figlio di Faetonte, e nipot
sacrifizj (a). (2). Apollodoro dice, che Cinira nacque da Tanace, e
da
Sandoco, figlio di Faetonte, e nipote di Titone e
va del predetto mare trovavasi Abido, ove abitava il giovine Leandro,
da
cui colei era estremamente amata. Egli non poteva
iorni passare a nuoto il mare, spedì ad Erone un foglio per toglierla
da
ogni inquietudine ; e che la giovine gli signific
l. 22., Paus. l. 9. (6). Il Buon-Senso ebbe un altro tempio, eretto
da
M. Marcello dopo la presa di Siracusa (e). (c).
istor. l. 1. (7). Priapo nacque bruttissimo per un incantesimo fatto
da
Giunone, la quale oltremodo odiava Venere. Questa
di vigna, o d’alloro. Le di lui statue qualche volta sono acompagnate
da
strostrumentì per coltivare gli orti, da ceste pe
alche volta sono acompagnate da strostrumentì per coltivare gli orti,
da
ceste per tipori vi le frutta, da una mazza per a
rostrumentì per coltivare gli orti, da ceste per tipori vi le frutta,
da
una mazza per allontanare i ladri, e da una bacch
este per tipori vi le frutta, da una mazza per allontanare i ladri, e
da
una bacchatta per impaurice gli uccelli (a). Que’
vittima d’ordinario era l’asino, perchè questo, ossendo rimastovinto
da
Priapo in una certa questione, lo uccise (d). (
ive del mare celebravano i Misterj di Cerere, a’quali anche l’oggetto
da
lui amato doveva intervenire. Avvenne, che certi
acco e di Venere, come abbiarno detto ; altri vollero, che fosse nato
da
Calliope e da Apollo ; ed altri finalmente lo fec
re, come abbiarno detto ; altri vollero, che fosse nato da Calliope e
da
Apollo ; ed altri finalmente lo fecero discendere
to da Calliope e da Apollo ; ed altri finalmente lo fecero discendere
da
Bacco e da Urania. Egli ha la figura di giovine b
ope e da Apollo ; ed altri finalmente lo fecero discendere da Bacco e
da
Urania. Egli ha la figura di giovine biondo, coro
lezza moritarono di essere denominate le Grazie (g). Anche Suadela fu
da
alcuni annoverata tralle medesime (h). Non si va
si va d’accordo tra’Mitologi sulla loro origine. Servio le fa nascere
da
Bacco e da Venere, come abbiamo detto (i) ; e Lat
ordo tra’Mitologi sulla loro origine. Servio le fa nascere da Bacco e
da
Venere, come abbiamo detto (i) ; e Lattanzio da G
fa nascere da Bacco e da Venere, come abbiamo detto (i) ; e Lattanzio
da
Giove e da Armonia (l). Questi dà a Talia il nome
da Bacco e da Venere, come abbiamo detto (i) ; e Lattanzio da Giove e
da
Armonia (l). Questi dà a Talia il nome di Pasitea
tri di Egle e del Sole(d). Esiodo finalmente dice, ch’elleno nacquero
da
Giove e da Eurinome, figlia dell’Oceano(e), la qu
e del Sole(d). Esiodo finalmente dice, ch’elleno nacquero da Giove e
da
Eurinome, figlia dell’Oceano(e), la quale ebbe pu
Variano i Mitologi sulla genealogia di Cupido. Simonide lo vuole nato
da
Venere e da Marte ; Esiodo dal Caos(b). Aristofan
tologi sulla genealogia di Cupido. Simonide lo vuole nato da Venere e
da
Marte ; Esiodo dal Caos(b). Aristofane dice, che
te produsse un uovo, il quale ella avea concepito dal vento Zefiro, e
da
cui nacque poi Cupido(c). Offeo soggiunge, che Cu
nacque poi Cupido(c). Offeo soggiunge, che Cupido trasse sua origine
da
Saturno ; e Saffo pretende dal Cielo e dalla Terr
d’ogni altro Nume. La giovine fu situata, ove Apollo avea indicato, e
da
di là il vento Zefiro la trasferì in un luogo del
dì certe voci, le quali la eccitarono a trattenervisi, ed era servita
da
invisibili Ninfe. In tempo di notte lo sposo reca
orte, ma il Nume invisibilmente ne la trattenne. Ella andò a cercarlo
da
per tutto, nè ebbe riguardo di ricorrere per fino
re in un vaso porzione della bellezza di Proserpina, nel ritornarsene
da
di là, aprì per curiosità il vaso, che dovea tene
esse risvegliata. Lo stesso Nume volò subito dopo al Cielo, e ottenne
da
Giove, che Venere non si opponesse alle di lui no
e non si opponesse alle di lui nozze con Psiche. Costei finalmente fu
da
Mercurio trasferita nell’Olimpo, ove, bevuto il n
onte, questi ricusò di dare la pattuita ricompensa. Ercole, assistito
da
Euripilo, figlio di Desameno, re d’Olene, e da Oi
nsa. Ercole, assistito da Euripilo, figlio di Desameno, re d’Olene, e
da
Oicleo, figlio d’Anrifato o Tifato, e di Zeusippa
tato con qualche dono. Colei offerì un pennacchio libero, e ricevette
da
quel momento il nome di Priamo, che conservò poi
reo diedero i loro nomi a due porti di Corinto. Cencreo rimase ucciso
da
Diana. Pirene per tale fatto versò tante lagrime,
difficile il consultarlo (h), perchè faceva successivamente passaggio
da
una in un’altra forma, del tutto diversa. Compari
colloquj cogli Dei del mare. Finalmente si annegò, o fu messo a morte
da
qualche pesce (e). Ovidio narra il fatto diversam
fu assoggettato alla lavanda di cento fiumi, ed esso divenne diverso
da
quel di prima (a). A Glauco si attribuiva la cogn
nelle quali erasi immersa Scilla, secondo altri vennero infettate non
da
Circe, ma da Anfitrite, perchè questa s’adirò nel
rasi immersa Scilla, secondo altri vennero infettate non da Circe, ma
da
Anfitrite, perchè questa s’adirò nel vedere Scill
Scilla vi fosse un altro orrido mostro, chiamato Cariddi. Questo pure
da
prima era femmina, e poi colpito da Giove col ful
ro, chiamato Cariddi. Questo pure da prima era femmina, e poi colpito
da
Giove col fulmine, fu ridotto ad essere tale in p
ell’agricoltura. Uno re suoi servi, stanco d’affaticare in una vigna,
da
lui piantata, gli predisse, che già non ne godreb
della predizione, si appressò alle libbra una tazza di vino, raccolto
da
quella vigna. Nel momento stesso accorse un certo
e contro quell’animale, e ne rimase ucciso (e). (10). Cencreo nacque
da
Salamina, figlia del fiume Asopo. Nettuno, avendo
e il nome di sua madre (a). (11). Tafio ebbe per madre Ippotoe, nata
da
Nestore, e da Lisidice, figlia di Pelope. Egli di
ua madre (a). (11). Tafio ebbe per madre Ippotoe, nata da Nestore, e
da
Lisidice, figlia di Pelope. Egli divenne re delle
o Pausania poi era re di Tebe nella Beozia(c). Sposò Amaltea Cretese,
da
cui gli si partorirono due figlis, Nittimene e An
doro(g), e quasi tutti i Mitologi fu Anfitrite. Acesandro poi, citato
da
Tzetze(h), gli dà per madre Celene. I Poeti ci de
ndo rimasto insepolto sul predetto Istmo, que’ paesi vennero afflitri
da
grave pestilenza. Si consultò l’Oracolo, e questi
o, e l’altro Melicerta(c). Riguardo a questo, e a Melicerta è inoltre
da
sapersi, che ambedue si tennero come Divinità mar
agli stessi Dei(d). Igino poi vuole, che i Venti impetuosi sieno nati
da
Aurora e dal Titano Astreo(e). Zefiro da’ Latini
. Servio lo fa sposare una delle Stagioni, e ne fa nascere Carpo, che
da
Giove veniva ogni anno trasformata in bellissimo
pellò anche Vulturno(b). Altri però soggiungono, che questo è diverso
da
quello, e ch’esso fu anche detto Euronoto, perchè
enecla, figlia d’Illo Liparese(i). Eudoso Cnidio dice, ch’Eolo nacque
da
Ligia figlia d’Attore Caristio(l). Primachè Eolo
ma i Numi cangiarono sì lei, che il marito suo in volatili(b). Non è
da
confondersi l’anzidetta Alcione coll’altra, figli
Marpesia. Il di lei marito usò dell’arco e delle saette per riaverla
da
Apollo, che gliela aveva rapita ; ma ne rimase de
o Pantica fu da’ Romani tenuta in somma vencrazione. Così fu chiamata
da
Tazio, il quale, volendo impadronirsi del Campido
ch’ella faceva le porte delle città in tempo di pace(e). Elio, citato
da
Varrone(f), crede, ch’ella fosse Cerero stessa, c
divise le spoglie. Queste però vennero per invidia tolte alla giovine
da
Plesippo e Tosseo, fratelli di Altea, madre di Me
ole di sua sciagura, quando all’improvviso si sentì ardere le viscere
da
interna violentissima fiamma. Non ne comprendeva
o per opera di Agrio, suo cugino. Fu in seguito ristabilito sul trono
da
Diomede, suo nipote. Finalmente veggendosi in pre
abilì di ritirarsi nell’Argolide. Morì per viaggio, e il suo corpo fu
da
Diomede fatto trasferite in una città del Territo
d. Ibid. (c). Id. Ibid. (8). V’ è chi dice, che Erittonio nacque
da
Vulcano e da Minerva(i). (a). Job. Jacob. Hofma
). Id. Ibid. (8). V’ è chi dice, che Erittonio nacque da Vulcano e
da
Minerva(i). (a). Job. Jacob. Hofman. Lex. Univ.
si, e ne rimase vincitore. Gli Atenieti, grati al sacrifizio, fattosi
da
Eretteo pel comune bene, lo annoverarono dopo mor
fo, co’ profumi, o talora coll’ agitare l’aria intorno a ciò, che era
da
purificare. Quando poi si faceva questa sacra cer
e Dea eguale in potenza a Marte(c). Aveva in Roma un tempio, inalzato
da
Appio Claudio il Cieco presso il Circo. Si trovav
oè che favorivano indifferentemente tutti i partiti, ed erano adorati
da
tutte le Nazioni (c). Il culto di Bellona, se era
). Id. Ibid. (6). L’Areopago era un tribunale d’Atene ; così detto
da
Marte, che i Greci chiamano Ares, e dalla voce pa
rchè quel tribunale era situato sopra una collina, sacra a Marte (f),
da
che questo Nume ivi trattò la sua causa, quando f
to d’aver dato la morte al mentovato Allirrozio (g). A quel Tribunale
da
principio si ammetteva indifferentemente qualsivo
dirigevano i giudici nel pronunziare le loro sentenze. Gli Areopagiti
da
prima si radunavano solo i tre ultimi giorni di c
modo. Dicesi ch’ egli erasi proposto di vendicare il padre suo, vinto
da
Minerva, allorchè le due Divinità gareggiavano tr
à gareggiavano tra loro nel dare il nome alla nuova città, fabbricata
da
Cecrope. La vendetta dovea consistero nel recider
Fu ad esse eretto fuori della città di Roma un tempio per voto, fatto
da
T. Ostilio, quando osservò che le sue truppe pren
ri lo dissero figlio del predetto Nume, perchè appena nato fu trovato
da
certi pastori in mezzo alle fiamme, senzachè ne a
sì che essi non concepissero i fenomeni naturali se non come animati
da
uno spirito quasi umano, nè i fenomeni dello spir
ci e dei Romani suol esser detta Mitologia classica, per distinguerla
da
quella d’ altri popoli. 2. La Mitologia di un pop
astanza fedele dei miti relativi a quelle non lasciandoli contaminare
da
innesti volgari o sconcie interpolazioni, e ad es
eusi ogni sacra memoria relativa al culto di Demetra mantenevasi pura
da
ogni profanazione, invece la mitologia volgare, a
a mitologia volgare, abbandonata alla fantasia del popolo, accoglieva
da
ogni parte mutazioni od aggiunte, che alteravano
le credenze religiose; ma nelle pagine seguenti noi faremo astrazione
da
questo suo aspetto, e non la considereremo se non
sti la loro ispirazione; anzi molti generi letterari in Grecia ebbero
da
quelle il primo impulso o da quelle tolsero il mo
molti generi letterari in Grecia ebbero da quelle il primo impulso o
da
quelle tolsero il motivo fondamentale, e in grand
scolature di pubblici e privati monumenti si ricavarono, com’ è noto,
da
scene mitologiche. Le arti alla lor volta esercit
ecco perchè in questo libro l’ esposizione dei singoli miti è seguita
da
un breve cenno illustrato delle principali opere
guita da un breve cenno illustrato delle principali opere d’ arte che
da
essi trassero l’ ispirazione e vi rappresentano q
anza lunga la schiera dei seguaci di questa dottrina. — In ultimo son
da
ricordare i nobili studi e i notevoli risultati a
logici non sono altro che una deformazione di frasi immaginose, usate
da
principio a esprimere i grandiosi fenomeni della
n piccolo strumento composto di due pezzi di legno congegnati in modo
da
produr fuoco per mezzo della confricazione, strum
non s’ è formato d’ un tratto, ma sorse a poco a poco, incominciando
da
poche leggende ereditate dai progenitori ariani,
vo, dell’ utile e del dannoso, si rispecchiavano in diverse leggende,
da
riferirsi a un medesimo essere mitico. Molte caus
celerità; Ermes, nato al mattino, suona già a mezzogiorno colla lira
da
lui inventata, e dalla culla ov’ è in fasce sfugg
me il loro corpo può essere ferito, così l’ anima può essere afflitta
da
pene di varia natura; ma ciò non guasta la loro f
i malvagi e vindici d’ ogni umana scelleratezza, non eran però liberi
da
passioni più o men disordinate, e spesso ci vengo
deli, pronti a ogni sorta di intrighi e di frodi, insonnia non immuni
da
quelle colpe e disordini ond’ è afflitta l’ umani
gine e somiglianza, pur concedendo loro un cotal grado di superiorità
da
giustificare la venerazione e il culto che erano
i a lor volta ebbero figli in tutto diversi, l’ Etra e il Giorno, Gea
da
sè produceva Urano ossia il cielo, le montagne, e
re; Iperione, l’ errante dio della luce e Tea (Theia), l’ irradiante,
da
cui nacquero i tre esseri datori di luce, Elio il
tessa sua sorte; e così avvenne. Crono temendo di essere detronizzato
da
uno de’ suoi figli, li ingoiava tutti appena nati
ingannato, ingoiò. Così Zeus fu salvo; e allevato dipoi segretamente
da
alcune ninfe in una grotta dell’ isola di Creta,
una lotta contro Zeus dei Giganti, nati dalle goccie di sangue sparse
da
Urano dopo la lotta con Crono. Fra essi erano Pal
grande battaglia che seguì presero parte tutti gli Dei, aiutati anche
da
Eracle e da Dioniso. I Giganti sopraffatti dovett
glia che seguì presero parte tutti gli Dei, aiutati anche da Eracle e
da
Dioniso. I Giganti sopraffatti dovettero subire l
cato quindi Saturno con Crono, si favoleggiò che questi, detronizzato
da
Giove, si fosse rifugiato nel Lazio, ed ivi nasco
ato con faccia torva e accigliata, con la testa coperta all’ indietro
da
un velo, e con una piccola falce in mano. Un bust
per accogliere nella destra mano. Si ricorda l’ inganno fatto a Crono
da
Rea, quando gli presentò una pietra in luogo del
libro terzo d’ Orazio, ove il racconto della lotta titanica è seguita
da
quella savia riflessione: Vis consili expers mol
eo del Museo Nazionale di Napoli rappresenta Giove su un carro tirato
da
quattro cavalli, in atto di scagliare il fulmine
terra o cadenti. Noi presentiamo nelle fig. 2 e 3 due gruppi ricavati
da
rilievi marmorei di un altare di Giove in Pergamo
entre a sinistra un altro gigante, già fulminato, si solleva a stento
da
terra in atto di chieder grazia. Il secondo grupp
ome vincitrice in lotta contro un gigante e vicina a esser incoronata
da
una Niche; in fondo si scorge la figura di Rea ch
Posidone, le sorelle Era, Estia e Demetra, i figli Ares, Efesto, nati
da
Era, Apollo ed Artemide nati da Leto, Atena uscit
e Demetra, i figli Ares, Efesto, nati da Era, Apollo ed Artemide nati
da
Leto, Atena uscita dal cervello di Zeus, Ermes na
Artemide nati da Leto, Atena uscita dal cervello di Zeus, Ermes nato
da
Maia e Afrodite nata da Dione. Salvo Posidone, tu
Atena uscita dal cervello di Zeus, Ermes nato da Maia e Afrodite nata
da
Dione. Salvo Posidone, tutte queste divinità, ins
ava toccasse il cielo e ivi sorgessero i palazzi degli Dei fabbricati
da
Efesto. Gli Dei minori poi erano innumerevoli e a
unisce lo spergiuro. Il sacro dovere dell’ ospitalità è pure tutelato
da
Zeus Xenios (Hospitalis); a nome di lui si presen
bole, impotente come tutti i bambini degli uomini. A stento sottratto
da
Rea alla crudeltà di suo padre, venne allevato, i
n l’ Oceanide Metis (l’ assennatezza), ma ben presto temendo nascesse
da
lei un figlio che gli togliesse la signoria dell’
po egli conobbe Temi (Themis), appartenente alla famiglia dei Titani,
da
cui generò le Ore e le Parche. Il Zeus di Dodona
be in moglie Dione, la madre di Afrodite; quello d’ Arcadia ebbe Maia
da
cui nacque Ermes (Hermes). Inoltre, con Demeter Z
s (Marte) ed Efesto (Hephaistos, Vulcano). Tra le donne mortali amate
da
Zeus, la più celebre è Semele, figlia di Cadmo il
petto a questi molteplici amori attribuiti dalla leggenda a Zeus, son
da
notare due cose: prima che spesso il linguaggio m
one di Apollo e Artemide significa l’ unione del cielo e della notte,
da
cui provengono i raggi del sole e quelli della lu
gentesi a lui con una benda, simbolo di vittoria, quasi significasse:
da
te vien la forza, da te il vincere. Nel volto era
benda, simbolo di vittoria, quasi significasse: da te vien la forza,
da
te il vincere. Nel volto era mirabilmente armoniz
i culto, una palla sotto o vicino al trono, come segno dell’ universo
da
lui governato, infine la Niche o Dea della vittor
Specialmente erano celebrate le sacre nozze delle due deità celesti,
da
cui si faceva dipendere tutta la feracità della t
na e tale che non esitava a perseguitare accanitamente le donne amate
da
Zeus e la loro discendenza; do ve ricordiamo che
di strano e d’ immorale che a prima vista presentano. Così Io, amata
da
Zeus e mutata da Era in vacca e data a custodire
mmorale che a prima vista presentano. Così Io, amata da Zeus e mutata
da
Era in vacca e data a custodire ad Argo dai cent’
Micene. Ivi trovavasi la più bella e preziosa statua della Dea, fatta
da
Policleto di Sicione, artista poco più giovane di
tutela; Iuno Lucina presiedeva all’ atto del nascere, ed era invocata
da
chi stava per divenir madre; Iuno Pronuba presied
fizi. Alla Iuno Lucina era dedicato il primo d’ ogni mese. — Ancora è
da
ricordare la Iuno Moneta, così invocata in ringra
amento d’ un avviso (monere — avvisare) che si credeva aver ricevuto
da
lei in occasione d’ una pubblica calamita. Per co
iati in serpi, il corpo fatto squamoso, lo sguardo reso si terribile,
da
impietrare chi la riguardasse. Quando Perseo l’ u
ea protettrice delle città e degli stati (detta perciò Athena Polias,
da
polis, città, stato); essa favorisce la coltura,
o sviluppo, la vera patria di Pallade Atena fu la città che ebbe nome
da
lei, anzi l’ intiera regione Attica. Per il posse
avevano il locale per le adunanze loro i poeti; il secondo aveva nome
da
Minerva Capta o Capita, ossia l’ ingegnosa, essen
Aracne che avendo voluto competere colla Dea nell’ arte del ricamo fu
da
lei punita e mutata in ragno. Ben più numerose le
gli artisti greci nel rappresentare la Dea, ma furono tutti superati
da
Fidia, il quale non solo curo l’ ornamentazione p
ella Medusa; la testa difesa coll’ elmetto attico, adorno sul dinanzi
da
una figura di sfinge, e sul lati da due grifoni i
lmetto attico, adorno sul dinanzi da una figura di sfinge, e sul lati
da
due grifoni in alto rilievo, simbolo quello della
no. In tutti questi monumenti la figura di Atena appar contrassegnata
da
una grande dignità di linee, qual convenivasi all
tà di linee, qual convenivasi alla casta e vergine Dea, e ad un tempo
da
tutto quel che indica ferma volontà e forza. Dell
pugnasse contro i tenebrosi nemici; la leggenda ce lo rappresenta fin
da
giovinetto in lotta contro il gigante Tizio (Tity
Tizio (Tityos), nato dalla terra, che avendo osato offendere Leto fu
da
Apollo ucciso; e contro il serpente Pitone (Pytho
eribili agli effetti della luce e del calore solare. E per i benefizi
da
lui apportati alla vegetazione, Apollo era venera
ra (di qui il nome del mese Targelione, o Maggio); era soprannominato
da
alcuni Sminteo (Smintheus, da sminthos, topo), pe
rgelione, o Maggio); era soprannominato da alcuni Sminteo (Smintheus,
da
sminthos, topo), perchè distruttore dei topi che
da sminthos, topo), perchè distruttore dei topi che rodono le biade;
da
altri Parnopio (Parnopios da parnops cavalletta)
istruttore dei topi che rodono le biade; da altri Parnopio (Parnopios
da
parnops cavalletta) perchè difesa contro le caval
e che domina d’ inverno; onde il soprannome di Apollo Licio (Lycius,
da
lycos, lupo). D’ altra parte il sole estivo è pur
ro è il mito di Giacinto (Hyacinthus), il bel giovane Spartano, amato
da
Apollo per la sua straordinaria bellezza, e da lu
iovane Spartano, amato da Apollo per la sua straordinaria bellezza, e
da
lui ucciso con un involontario colpo di disco men
issipa quelle della notte; e persino i perseguitati dalle Furie solio
da
lui compassionati e difesi; di che la leggenda di
rdotessa del Dio, assisa su un tripode sopra una apertura del terreno
da
cui esalava un vapore innebriante, era invasa da
apertura del terreno da cui esalava un vapore innebriante, era invasa
da
una specie di estasi, durante la quale, in mezzo
nvulsivi del corpo, la schiuma alla bocca, articolava oscure sillabe,
da
cui poi i sacerdoti ricavavano il divino responso
ttro anni feste solenni con varii giochi, che dicevansi istituiti già
da
Teseo. 4. L’ Apollo della mitologia romana non è
tempio in Roma fin dal 325/429, in occasione d’ una grave epidemia. E
da
allora si estese il culto sempre più. Al tempo de
to, che attribuiva la vittoria d’ Azio principalmente all’ aiuto dato
da
questo Dio; onde gli eresse uno splendido tempio
lo per Dafne ritrosa, e il mutamento di costei nella pianta di lauro,
da
quel momento divenuta sacra al Dio. Così lo fa pa
n Apollo Citaredo, ammirato per la sua bellezza nei secoli seguenti e
da
Augusto trasportato a Roma dopo la vittoria di Az
e traverso a ombrose montagne, in luoghi deserti e boscosi, scortata
da
un coro di ninfe leggiadre, preceduta dagli arden
te Algido presso Tuscolo; ma più celebre di tutti fu il tempio eretto
da
Servio Tullio sul Monte Aventino, che era tempio
ai Latini. Il 34o carme di Catullo, è una preghiera innalzata a Diana
da
un coro di fanciulli e fanciulle; ivi è salutata
deggianti selve, delle strade più riposte e dei fragorosi torrenti »;
da
lei si riconoscono i prodotti annui della terra,
arabile. Non ostante tanto impeto e furia, venne pero vinto in guerra
da
Atena; espressione simbolica del maggior valore c
nfronto della forza selvaggia e temeraria. E quando cadde Ares ferito
da
Atena, ricoperse del suo corpo uno spazio di sett
le strade pubbliche, tagliava la testa ai viandanti, finchè fu ucciso
da
Eracle; e del selvaggio re tracio Diomede che pas
e pasceva i suoi cavalli con carne umana, finchè fu ucciso anch’ egli
da
Eracle e dato in pasto a’ suoi cavalli istessi; e
i trovati in segreto convegno nella casa di Efesto, questi, avvertito
da
Elios, il sole che tutto vede, comparve improvvis
dente coppia, onde n’ ebbero sollazzo tutti gli Dei e le Dee chiamati
da
Efesto a contemplare il gustoso spettacolo. Secon
dicava dei delitti di sangue. Culto speciale aveva in Tracia, abitata
da
genti rozze e dedite alla guerra, le quali lui ve
ommo degli Dei. 3. Il Dio italico identificato con Ares è Marte. Ma è
da
notarsi che in origine Marte non era già dio dell
rlo, ne fece fabbricare altri undici somigliantissimi a quello, tanto
da
non poteri distinguere. I dodici ancilia così ott
na Claudio Claudiano nel carme contro Rufino, dove dice che, invocato
da
Stilicone perchè venga a difendere i suoi Traci,
data ad Efesto in moglie Afrodite, ed altre leggende, registrate già
da
Omero ed Esiodo, gli facevan compagna una delle G
lo scorrer del bronzo fuso e dell’ oro nelle forme, il ferro battuto
da
pesanti magli mossi dai Ciclopi. Altri narrarono
e parti delle leggende di questo Dio. L’ aneddoto di Venere, sorpresa
da
Vulcano con Marte, narrato nel famoso passo dell’
0 e segg.) In rapporto con Venere e le Grazie Vulcano ci è presentato
da
Orazio là ove dice (Od. 1,4,5): Iam Cytherea cho
vista ne sarebbe stata disaggradevole. Pero zoppa era la statua fatta
da
Alcamene, di cui parla Cicerone nel primo libro D
atio non deformis 12. Del resto lo si figurava in berretta e abito
da
operaio (exomis, sorta di tunica che lasciava nud
Si hanno ben pochi monumenti antichi di Efesto. La fig. 23 è ricavata
da
un busto che conservasi in Vaticano. VIII.
do alcuni Ermes non è altro che il crepuscolo. Le giovenche di Apollo
da
lui rubate sarebbero i raggi solari che il crepus
gi solari che il crepuscolo della sera par nasconda in qualche abisso
da
cui viene il domane a riprenderli il sole. Second
ro mito relativo ad Ermes è l’ incarico datogli di liberare Io, amata
da
Zeus, cui Era gelosa aveva trasformata in vacca e
porto col mondo umano, le altre col mondo sovrannaturale. Cominciando
da
queste ultime, Ermes era anzitutto il messaggiero
uccidere Agamennone; fu mandato ad Enea per indurlo a subita partenza
da
Cartagine. Già abbiamo ricordato l’ incarico più
da Cartagine. Già abbiamo ricordato l’ incarico più difficile datogli
da
Zeus di uccidere Argo dai cento occhi, custode di
Dei, Ermes portava sempre il caduceus. Era la verga stessa donatagli
da
Apollo, e constava di tre rampolli, di cui uno er
serpenti intorno attorcigliati. Siccome i sogni si credeva venissero
da
Zeus, così Ermes, come messaggero di Zeus, era an
denominazione delle erme, ossia di quelle pietre quadrate, sormontate
da
una testa o anche da due addossate, che si colloc
rme, ossia di quelle pietre quadrate, sormontate da una testa o anche
da
due addossate, che si collocavano nei crocicchi e
tardi Mercurio si identificò con Ermes, ma si avverta che il bastone
da
araldo, il caduceo, non fu mai adottato dagli ara
endere la guerra troiana; era ciò un compenso per la celebre sentenza
da
lui Paride pronunziata, allorquando dovendo scegl
ane, onde Afrodite era innamorata, morisse durante una caccia, ucciso
da
un cinghiale. Ella, addoloratissima, prego Zeus d
tempio sul Campidoglio, e della Venus Genetrix, venerata soprattutto
da
Giulio Cesare che faceva discendere da lei per vi
Genetrix, venerata soprattutto da Giulio Cesare che faceva discendere
da
lei per via di Enea la sua famiglia, e che a lei
nere e Roma, alle quali uno splendido tempio doppio fu eretto in Roma
da
Adriano. 4. Il nascimento e la storia di una dea
ne toccarono nelle loro opere. Oltre l’ inno omerico ad Afrodite, son
da
ricordare gli autori che celebrarono specialmente
ella dolce stagione è annoverata anche la danza delle Grazie, diretta
da
Venere; il luogo fu già da noi citato dove si dis
erata anche la danza delle Grazie, diretta da Venere; il luogo fu già
da
noi citato dove si discorreva di Vulcano (pag. 90
uscire dalle onde alla vita. Celebre tra l’ altre la Venere scolpita
da
Prassitele per quei di Cnido, posta nel loro temp
ta figlia maggiore di Crono e Rea, quindi sorella di Zeus e di Era; è
da
notarsi pero che nei poemi omerici non è mai menz
’ ella aveva voluto rimaner vergine, e che anche sollecitata di nozze
da
Posidone ed Apollo, aveva opposto un deciso rifiu
monie religiose era nominata la prima, onde il proverbio « cominciare
da
Estia », e la leggenda che Estia nella divisione
rice dello Stato. Il più antico tempio di lei, che si credeva fondato
da
Numa Pompilio, sorgeva alle falde del Palatino vi
luce il sito preciso. Ivi si son trovate parecchie statue di Vestali,
da
cui si rileva qual ne fosse il portamento (fig. 2
ano sul focolare varii cibi e si conducevano al tempio di Vesta asini
da
macina inghirlandati e con pani appesi all’ intor
a nell’ arte statuaria. La causa dev’ essere in parte quella espressa
da
Ovidio nel sesto dei Fasti, dove parlando del tem
chicchera con lungo manico usata nei sacrifizi), lo scettro. È anche
da
notare che l’ indice della mano sinistra è un ris
opera di Giano; onde era invocato cogli epiteti Patulcius e Clusius (
da
patere, essere aperto, e claudere, chiudere). Sul
ecialmente signore di tutti i passaggi, delle porte grandi e piccole (
da
Ianus, ianua — la porta). Gli archi di passaggio,
mpo. Egli iniziava il nuovo anno, di cui il primo mese era denominato
da
lui, Januarius, Gennaio. E il primo dì dell’ anno
nia religiosa, in onor di qualsiasi divinità, doveva essere preceduta
da
una preghiera a Giano. Tra i fatti più notevoli d
ccasione il comandante dell’ esercito faceva un sacrifizio a Giano, e
da
quel momento per tutta la durata della guerra si
i Giano; le curie, inaugurando ogni loro adunanza, prendevan le mosse
da
una preghiera a lui; e dei pari nella vita privat
che dal vecchio foro conduceva al foro di Cesare. Lo si diceva eretto
da
Numa, ed era appunto il tempio le cui porte si te
a sul Quirinale; il qual tempio fu rifatto nel 411 di R. (293 av. C.)
da
L. Papirio Cursore e ornato delle spoglie Sanniti
aversata l’ immaginazione popolare avevagli assegnato un carro tirato
da
quattro focosi destrieri; nè a tutta prima si pen
a notte navigasse sull’ oceano entro un battello d’ oro fabbricatogli
da
Efesto, e così tornasse al paese degli Etiopi dov
vinosa del sole d’ estate i cui effetti possono essere temperati solo
da
Giove con opportuni temporali. 2. Il dio Elio ave
e proporzione delle membra; ma soli 60 anni dopo eretta, fu distrutta
da
un terremoto. — Anche la caduta di Fetonte trovas
tti dell’ oceano per percorrere la volta celeste sul suo carro tirato
da
due cavalli bianchi. Si favoleggiò pure de suoi s
e un altro antichissimo santuario di lei era sull’ Aventino, fondato
da
Servio Tullio. Come Dea mensile era festeggiata l
ezza splende argentea, nascondono la loro viva luce; pensiero imitato
da
Orazio, ove paragona lo splendore della famiglia
nte la rappresentazione della luna, comunemente sul suo carro, tirato
da
due cavalli o da giovenchi; tale ad es., la già r
azione della luna, comunemente sul suo carro, tirato da due cavalli o
da
giovenchi; tale ad es., la già ricordata figura d
e sul monumenti sepolcrali l’ immagine di Endimione dormente visitato
da
Selene. Essa è contrassegnata dalla mezzaluna sul
ella sposò il re de’ Troiani Titone. Per lui chiese e ottenne in dono
da
Giove l’ immortalità; se non che, essendosi scord
i Etiopi, quello che essendo venuto in soccorso dei Troiani fu ucciso
da
Achille. D’ allora in poi piange Eos incessanteme
in un episodio del 13o delle Metamorfosi, dove, riferita la preghiera
da
lei rivolta a Giove perchè qualche funebre onore
in onore del morto, mentre l’ Aurora: …………………………… pias Nunc quoque
da
t lacrimas et toto rorat in orbe 18 . Su vasi e
are i cavalli del sole, o fornita d’ ali vola per l’ aria intanto che
da
un vaso versa sulla terra la rugiada. Nel grande
lla mitologia. Tali anzitutto le stelle del mattino e della sera, che
da
principio erano credute stelle diverse, denominat
fiaccole in mano. 2. Molte leggende correvano intorno ad Orione, già
da
noi menzionato come sposo di Eos, e come cacciato
per compassione le mutarono in stelle. Il loro nome derivano gli uni
da
un verbo greco che vuol dire « piovere »; altri r
a mandra di porcellini, che sarebbe simbolo di fecondità. 5. Infine è
da
notare Arctos, l’ Orsa, detta anche il Carro. La
ficava con Callisto, una ninfa Arcade, del seguito di Artemide, amata
da
Zeus epperò perseguitata da Artemide per ayer off
fa Arcade, del seguito di Artemide, amata da Zeus epperò perseguitata
da
Artemide per ayer offeso la legge della castità,
rò perseguitata da Artemide per ayer offeso la legge della castità, e
da
Zeus portata in cielo. I Latini chiamavano questo
ca raccontava appunto di Orizia (Oreithyia) figlia di Eretteo, rapita
da
Borea mentre stava giocando sulle rive dell’ Ilis
ti nella storia degli Argonauti. Leggasi su ciò la narrazione scritta
da
Ovidio nell’ ultima parte del sesto delle Metamor
lia, sotto la custodia di Eolo loro re, il quale ricevutone l’ ordine
da
qualche Dio, apriva loro un passaggio e lasciava
vento di ovest-nord-ovest (soffiava dalla Iapigia verso la Grecia, e
da
Onchesmo città dell’ Epiro verso le terre orienta
nti del canto e compiacentisi dei luoghi solitari, ombrosi e irrigati
da
limpidi ruscelli. Due regioni greche furono parti
pure uno stilo o una cassa di libri, non sempre facile a distinguersi
da
Clio; Urania un globo celeste e una bacchetta; Me
oesia, arti dalle Cariti ricevevano la loro più alta consecrazione, e
da
loro pure derivavano la sapienza, la virtù, l’ am
’ uomo simpatico a’ suoi simili. Le Cariti erano oggetto di culto fin
da
antichi tempi in Orcomeno di Beozia dove un santu
o e altrove. Le feste in loro onore, le Caritesie, erano accompagnate
da
gare musicali e poetiche. Spesso erano messe in r
resso i Romani si veneravan le Grazie, identiche affatto alle Cariti,
da
cui n’ era stata tolta l’ idea. 3. Che queste Dei
ento dipende, e se v’ è alcun savio, alcuno bello, alcuno illustre, è
da
voi; e neanche gli Dei senza le sante Cariti non
amente rose e mirti; talvolta anche con strumenti musicali o con dadi
da
giuoco; per lo più si figuravano con mani e bracc
poli sulla terra. Le Ore alla lor volta, come ministre di Zeus, erano
da
Omero dette le portinaie del cielo; ora ne richiu
one dell’ autunno; ma i nomi più comunemente accolti eran quelli dati
da
Esiodo, Eunomia, Diche e Irene, ossia l’ ordine l
e ivi venivasi a offrir sacrifizio tre volte l’ anno. Dopo fu eretto
da
Vespasiano uno splendido tempio nelle vicinanze d
ti, secondo le stagioni volute rappresentare. La nostra fig. 38 tolta
da
un rilievo del Museo Campana, ora a Parigi, rappr
oggetto di maggior venerazione. È celebre la statua di Irene scolpita
da
Cefisodoto, della giovane scuola ateniese, di cui
della giovane scuola ateniese, di cui credesi un’ imitazione l’ opera
da
noi riprodotta nella fig. 39 che è nella Gliptote
; altri ne istituì Cesare dopo la vittoria di Farsalo. Più di tutte è
da
ricordare la statua di bronzo eretta da Augusto n
ia di Farsalo. Più di tutte è da ricordare la statua di bronzo eretta
da
Augusto nella Curia Iulia dopo la vittoria d’ Azi
r riportata vittoria, come l’ iscrizione dice, avevano fatto eseguire
da
Peonio di Mende della scuola di Fidia e consecrat
nave. Era questa la statua eretta a ricordo della vittoria riportata
da
Demetrio Poliorcete sopra Tolomeo I (306 av. C.).
Dei; tale apparisce già in Omero. Essa va con velocità straordinaria
da
un capo all’ altro del mondo, penetra anche nelle
a figlia di Taumante e dell’ Oceanina Elettra, sorella delle Arpie. È
da
notare che nella mitologia posteriore Iride diven
Come Ebe, così Ganimede (Ganymedes) aveva in Olimpo il compito di far
da
coppiere agli Dei. Omero dice che era figlio del
e era figlio del re Troiano Tros, e che per la sua grande bellezza fu
da
Giove assunto in cielo, reso immortale e adibito
leggenda nella ultima sua forma, secondo la quale Ganimede era amato
da
Giove. Anche questo è il racconto a cui si attien
a divinità dell’ Amore, ebbe pei Greci un doppio significato; giacchè
da
una parte era il Dio cosmogonico, già da noi rico
doppio significato; giacchè da una parte era il Dio cosmogonico, già
da
noi ricordato, rappresentante della forza di attr
i, che la povera Psiche non sarebbe in grado di prestare se non fosse
da
invisibili potenze aiutata. Infine, essendo essa
nze aiutata. Infine, essendo essa discesa all’ inferno per farsi dare
da
Persefone certa scatola voluta da colei che era l
discesa all’ inferno per farsi dare da Persefone certa scatola voluta
da
colei che era la sua signora, e avendola per curi
uo aiuto; allora le sue sofferenze furon finite, perchè Amore ottenne
da
Giove che Psiche fosse accolta in cielo tra gli i
l mondo. b) Asclepio-Esculapio. 1. Asclepio era nato, dicevasi,
da
Apollo e da Coronide, una figlia del re tessalo F
b) Asclepio-Esculapio. 1. Asclepio era nato, dicevasi, da Apollo e
da
Coronide, una figlia del re tessalo Flegias, ed e
i alla benefica natura, ai miti raggi del sole, e Coronide aveva nome
da
corone, la cornacchia, uccello di lunga vita. Con
che risana; e tra i suoi figli, oltre i due celebri medici ricordati
da
Omero, Podalirio e Macaone, annoveravasi Igiea (H
vatore, amicissimo degli uomini, e adducendo le guarigioni miracolose
da
lui operate, le sue epifanie, i suoi oracoli. 4.
ale che si ringiovanisce; e questa serpe o si rappresentava carezzata
da
lui, o avvolgentesi intorno ad un bastone da lui
rappresentava carezzata da lui, o avvolgentesi intorno ad un bastone
da
lui tenuto. Tale si scorge in una statua del Muse
giovane donna, sana e robusta e nell’ atteggiamento simbolico di dar
da
mangiaro a un serpente. IV. Divinità del Dest
o un’ intonazione morale, spesso fanno cenno di Nemesi e delle misure
da
lei prese contro persone troppo felici e per ciò
mpli di Preneste e di Anzio. Il primo tempio alla Felicitas fu eretto
da
Lucullo nell’ età di Silia e venne arricchito di
nate nelle opere letterarie; basti ricordare l’ inno a Tiche composto
da
Pindaro, di cui però si conservano ora pochi fram
sima che è nel Braccio nuovo del Vaticano. La fig. 50 è pure ricavata
da
una statua del Vaticano; è copia di un antico lav
n individuo sia assistito, guidato nelle varie congiunture della vita
da
un Dio speciale; questi Dei speciali i Greci li c
talici Genii; e così popolaron di Dei le case, le città, le campagne)
da
loro si aspettavano prosperità di eventi, e ricch
acconti, specialmente in Grecia, paese così riceo di acque correnti e
da
tutte parti a contatto col mare. I. L’ Oceano e
termini, si credeva che i fiumi avessero tutti origine dal gran mare
da
cui gli antichi immaginavano circondata la terra,
o dell’ abbondanza, e la sorgente Aretusa, che la favola diceva amata
da
Alfeo e seguita da lui sotto al Mar Ionio fino in
e la sorgente Aretusa, che la favola diceva amata da Alfeo e seguita
da
lui sotto al Mar Ionio fino in Sicilia. Gli Dei f
uente e due piccole corna in fronte; per lo più appoggiati a un’ urna
da
cui esce abbondevole corso d’ acqua, e forniti di
pure si ammira una bella statua del Tigri, la cui testa fu ristaurata
da
Michelangelo. II. Ponto e la sua stirpe.
, figlio di Eaco, perche un oracolo aveva predetto che il figlio nato
da
lei sarebbe divenuto più grande del padre. Sia ri
ntazione monumentale delle Arpie si trova nel Museo Britannico, tolta
da
un sepolcro trovato a Xanto nell’ Asia Minore. Iv
itasse in uno splendido palazzo; e di là movesse su un cocchio tirato
da
terapestosi cavalli, dall’ unghie di bronzo, per
i dovette dare in pasto la figlia del re, Esione, che fu poi liberata
da
Eracle. Un fatto analogo si ha nella leggenda di
ella leggenda di Andromeda esposta pure a un mostro marino e liberata
da
Perseo; leggenda di cui riparleremo. Invece la na
più fioriva nelle terre delle coste e nelle isole. Nell’ interno son
da
ricordare pel culto di Posidone la Tessaglia, che
po Marzio. I Romani davan per moglie a Nettuno la dea marina Salacia (
da
salum, mare; altri nominano come moglie Venilia,
ono vicino a Posidone o su mi carro con lui, circondata e corteggiata
da
Tritoni e Nereidi in groppa a cavalli, tori ed al
omo e mezzo pesce è descritto minutamente già in Apollonio di Rodi, e
da
lui trasse Virgilio il suo: … im
suono della conchiglia che rabbonisce le onde agitate è ben descritto
da
Ovidio nel primo delle Metamorfosi, dove si racco
ereide riluttante. VI. Proteo. Era Proteo un servo di Posidone,
da
lui incaricato di custodirgli il gregge delle foc
a lui volontà divina. Questo è narrato e descritto con vivaci colori
da
Omero nel quarto dell’ Odissea, dove Menelao parl
parla del proprio viaggio in Egitto; e il passo fu abilmente imitato
da
Virgilio, nel quarto delle Georgiche, ove narrasi
zia orientale sull’ Euripo. Quivi era viva la leggenda che egli fosse
da
principio pescatore; e che un giorno, fatta la su
tale sovreccitazione che si gettò in mare, dove benignamente accolto
da
Oceano e Teti, e purificatosi di tutte le debolez
naufraghi e attribuitogli anche il dono della protezia. Questo culto
da
Antedone si diffuse a molte altre città litoraneo
to argomento predilotto della poesia. Pindaro ed Eschilo, sollecitati
da
quel diantedone, come dice Pausania (9, 22, 7), o
entava salvare l’ altro figlio, finchè tutte due si gettarono in mare
da
un alto scoglio, fra Megara e Corinto. Dice Dante
tanto insano Che veggendo la moglie con due figli Andar carcata
da
ciascuna mano, Gridò: « Tendiam le reti, si ch’ i
Dio italico identificare Ino e Palemone, si scelsero Mater Matuta già
da
noi ricordata come dea del mattino, e Pater Portu
usione dei Baccanali, sotto il nome di Stimula; ivi le Menadi aizzate
da
Giunone avrebbero voluto strapparle il fanciullo;
aiutò e Carmentis le offrì ospitalità; ond’ ella poi non si mosse più
da
Roma. 3. La favola d’ Ino molto piacque ai poeti
lemone era rappresentato come un bellissimo giovane portato in groppa
da
un delfino, ovvero in braccio alla madre in atto
ale per riprender vigore in primavera? È dunque naturale che, indotti
da
queste riflessioni, gli antichi abbiano creata tu
passionato e rumoroso, di qui il culto e le leste dette orgiastiche (
da
una parola greca che significa sovreccitazione de
da una parola greca che significa sovreccitazione dell’ animo). È poi
da
notarsi che il concetto di tali divinità, e speci
e si credesse sorta la terra dalle tenebre del Caos, come essa avesse
da
sè prodotto Urano e Ponto, e di poi con essi cong
ntorniata di bambini, una cornucopia in una mano, un vitello giacente
da
lato, a significare la prospera agricoltura. Una
ui favoleggiavasi che la Dea amasse andare attorno su un carro tirato
da
leoni, o pantere, e col corteo de’ suoi sacerdoti
e. Di che afllittala Dea, ordinò in onor di lui una cerimonia funebre
da
celebrarsi nell’ equinozio di primavera. I Coriba
erata come l’ idolo di Cibele, e che forse era una pietra meteoritica
da
secoli conservata nel tempio di Pessinunte. Fu po
le fu subito votato un tempio, che fu dedicato nel 563/191 poco lungi
da
quello di Apollo Palatino, tempio che più volte f
atino, tempio che più volte fu distrutto e ricostruito, tra gli altri
da
Augusto. Anche in Roma i sacerdoti di Cibele, det
ttà di Tebe; e sua madre era Semele, una delle figlie di Cadmo, amata
da
Zeus. A costei l’ amore di Zeus fu fatale, perche
cura di Sileno, Dioniso pianta la vite, e s’ innebria dell’ umor che
da
essa cola e allora compiacesi di girare di luogo
n bel ragazzo col capelli ricciuti e il mantello di porpora, fu preso
da
alcuni pirati Tirreni che ideavano portario con s
i che saltando in mare dove lo accolse Tetide; ma Licurgo fu accecato
da
Zeus ed ebbe accorciata la vita, come in Omero si
ambiandolo per un tralcio di vite, e fu poi sbranato sul monte Pangeo
da
selvaggi cavalli aizzatigli contro da Dioniso. Li
u poi sbranato sul monte Pangeo da selvaggi cavalli aizzatigli contro
da
Dioniso. Licurgo è il lungo inverno di Tracia, ch
monte Citerone. Ma sua madre che trovavasi tra le Baccanti, invasata
da
sacro furore, l’ uccise avendolo scambiato per un
ell’ isola di Nasso. Questa figlia di Minosse cretese, era renuta via
da
Creta seguendo Teseo cui essa aveva aiutato a usc
a quando, svegliatasi, si vide sola in un’ isola deserta, abbandonata
da
colui ch’ ella aveva tanto amato? Diè in ismanie,
ioniso. Questi vedutala se n’ innamora e la fa sua sposa, ottenendole
da
Zeus l’ immortalità. Ella gli fu d’ allora in poi
essendo egli destinato al dominio supremo del mondo, i Titani aizzati
da
Era, lo presero fanciullo e tagliarono a pezzi e
ndonandosi a movimenti incomposti, quali suggeriva la sovreccitazione
da
cui erano invasate. Intanto cantavano inni a Dion
la stagione della vendemmia per lesteggiare il raccolto fatto. È però
da
notare che le feste italiche non avevano quel car
l’ antica letteratura, non si può in poche linee, tante sono le opere
da
questo Dio e dal suo culto ispirate. Già il ditir
nte le Anacreontiche; ricordiamo la festa bacchica così ben descritta
da
Aristofano negli Acarnesi; ricordiamo la grande o
i riproduciamo colla fig. 58; essa è di rara bellezza e probabilmente
da
ricondurre a un’ originale greco. Anche è freq
preda; i così colpiti erano dai Latini chiamati linfatici (lymphatici
da
lympha = nympha). Secondo il regno della natura i
lore, si ridusse a non esser più altro che voce. Ma Narciso fu punito
da
Afrodite, perchè accostatosi per dissetarsi a una
esenza delle ninfe. Le leggenda di Dafni è ricordata più d’ una volta
da
Teocrito ne’ suoi idillii, e diè poi argomento a
utto i rilievi dov’ esse son rappresentate in atto di danzare guidate
da
Ermes, al suono della zampogna di Pane. Le Naiadi
i hanno particolari attributi riferentisi all’ acqua, come rane, vasi
da
attinger acqua, conchiglie. — Non infrequenti son
ncagnato, capelli arruffati, orecchie caprine, e una codetta dietro o
da
cavallo o da capra, con tutte le altre membra uma
elli arruffati, orecchie caprine, e una codetta dietro o da cavallo o
da
capra, con tutte le altre membra umane. Vivevano
« Satiri », se ne composero altresi nella età alessandrina, per es.,
da
Timone di Fliunte, non più in verità per rapprese
di reggersi in piedi, seguisse Dioniso a caval d’ un asino e sorretto
da
giovani Satiri. Gli orfici poi si formarono un al
ie avesse visto al suo padrone; poi rigetto la terra nel fosso. Sorto
da
quel punto un boschetto di tremule canne, queste
so. Sorto da quel punto un boschetto di tremule canne, queste agitate
da
leggieri venticelli, ripetevano le parole mormora
racconti di Marsia e Mida hanno avuto la loro più bella forma poetica
da
Ovidio, il quale discorre del primo nel sesto del
lle Metamorfosi, descrivendone il supplizio con tal forza ed evidenza
da
destar raccapriccio; e parla dell’ ultimo nell’ u
di guardare con meraviglia e curiosità insieme il flauto gettato via
da
Minerva. Anche il Marsia appeso all’ albero e sco
ttato via da Minerva. Anche il Marsia appeso all’ albero e scorticato
da
Apollo offrì argomento a lavoro di scultura del 2
erato solamente dagli abitanti della montuosa regione dell’ Arcadia e
da
altre popolazioni dedite alla pastorizia, ma che
popolazioni dedite alla pastorizia, ma che più tardi fu riconosciuto
da
tutta la nazione ellenica e ottenne un culto diff
gli antichi il suo nome (pan=tutto); laddove in verità esso proveniva
da
una radice significante pascolo, pascolare. Allev
cielo la loro cima coperta di neve, tra quelle profonde valli solcate
da
deliziosi ruscelli, tra quei folti cespugli, tra
ra de’ monti al modo di Artemide. Un di ch’ ella era per essere presa
da
lui che rincorrevala, pregò Gea l’ aiutasse; ques
ella ninfa strinse canne palustri; ma il lamento armonioso che usciva
da
esse suggeri al Dio l’ idea di unire più canne di
iacchè appena egli aveva cominciato a sonare una tromba di conchiglia
da
lui trovata, i Titani erano stati invasi da un co
una tromba di conchiglia da lui trovata, i Titani erano stati invasi
da
un così grande terrore da non osar più continuare
da lui trovata, i Titani erano stati invasi da un così grande terrore
da
non osar più continuare la pugna. Come tutti i ge
profetessa. Secondo alcuni, Apollo stesso avrebbe imparato la mantica
da
lui. In rapporto con Apollo fu pensato anche per
casione a immaginare altri atteggiamenti e altre leggende di lui. Già
da
tempi abbastanza antichi fu pensato in rapporto c
vasi che quando l’ oste nemico avvicinavasi, gli ambasciatori mandati
da
Atene a Sparta per chiedere aiuto, giunti ai conf
le orecchie dritte, il mento pieno di ispida barba; in mano un baston
da
pastore e il lato sinistro del corpo velato da un
rba; in mano un baston da pastore e il lato sinistro del corpo velato
da
una pelle di daino. Non v’ è balza così ripida e
occhi e perlustra i pascoli intorno intorno. Nell’ arti figurative è
da
distinguere una figura più antica di Pane ed una
nga barba e piedi caprini. Esempio ce n’ offre la fig. 65 che è tolta
da
una pittura murale trovata ad Ercolano. Gli attri
di Pane erano la corona di pino o un ramo di pino in mano, il baston
da
pastore e la zampogna. b) Silvano. È il
acciatori, come Pane. D’ altro lato anche i rumori delle foreste eran
da
lui, ed egli pure, divertivasi a incutere spavent
. 597) nelle vicinanze di Cere. Un tempio sull’ Aventino venne eretto
da
Traiano imperatore a Santo Silvano Salutare. Silv
iene anche una pelle ferina piena di frutti; nella destra un coltello
da
giardiniere. Spesso anche gli si dava un cane per
talica, come indica il nome stesso, significante « il dio propizio » (
da
faveo; cfr. faustus, e il vento primaverile Favon
sogni. Per questo rispetto aveva il soprannome di Fatuus o Fataelus (
da
fari, parlare). Un celebre oracolo di Fauno era i
to alla purificazione del paese, quel giorno dicevasi dies februatus (
da
februare, purgare) e di qui anche derivò il nome
a Dea Bona o Fauna aveva essa pure il suo santuario e il suo culto. È
da
ricordare specialmente la festa che in onor di le
iorni scavano con tanta fatica. I Fauni in arte non differivano punto
da
Pane. Un bel Fauno in marmo rosso, dell’ età impe
in Italia e a Roma. Priapo era detto figlio di Dioniso e di Afrodite,
da
lui si faceva dipendere la prosperità degli armen
de anche la prosperità dei frutteti e delle vigne si faceva dipendere
da
lui. Allorquando le idee greche penetrarono in Ro
entificato con Crono e allora sorse la leggenda che privato del trono
da
Giove, dopo lungo peregrinare fosse venuto in Ita
e fosse venuto in Italia ed ivi si fosse nascosto in quella terra che
da
questo fatto avrebbe avuto il nome di Lazio (a la
il nome di Lazio (a latendo). Si aggiungeva, che accolto benignamente
da
Giano, avrebbe posto sua sede ai piedi del Colle
erata, trovavasi sulla discesa dal Campidoglio al Foro. Fu cominciato
da
Tarquinio Superbo, ma non terminato che nei primi
edate. 3. Nella letteratura Saturno figura più come il padre di Giove
da
lui cacciato dal trono celeste che non come Dio d
rappresentato come un vecchio e suo costante attributo è il. coltello
da
giardiniere o una piccola falce. b) Vertunno e
i italici, rilerentisi ai prodotti della terra. Vertumnus o Vertumnus
da
vertere (annus vertens, la stagione che cambia),
riero, di cacciatore, di giardiniere, di pescatore, ecc. Pomona pure,
da
pomum frutto, era la dea dei giardini e degli alb
Pomona pure, da pomum frutto, era la dea dei giardini e degli alberi
da
frutta. Armata della sua piccola falce, essa si c
ro brama, non d’ altro vive. La leggenda narrava che l’ agreste ninfa
da
molti era stata ricercata d’ amore, ma tutti avev
’ agreste ninfa da molti era stata ricercata d’ amore, ma tutti aveva
da
sè respinto. Vertunno che n’ era innamorato piu d
e forma d’ una vecchia, entrò nel suo orto, lodo frutti maturi curati
da
lei, con dolci parole rimproverolla della fierezz
sacerdote o flamine. 3. Una poetica descrizione di Vertunno ci è data
da
Properzio nella seconda elegia del quinto libro,
ltre ciù ogni impianto o mutazione di termini era sempre accompagnato
da
cerimonie religiose con invocazione del Dio. Ma i
a far riscontro a Dioniso, la cui missione civilizzatrice già è stata
da
noi rilevata; il che ha portò occasione a mettere
a lei la terra e sbucarne fuori Ade o Pluto sulla sua carrozza tirata
da
cavalli immortali; costui afferra non visto la gi
a sua chiamata, e nessuno sapeva darle notizie, cominciò a ricercarla
da
per tutto, e, accese fiaccole, errò nove giorni e
; ma questa aveva già gustato il melograno, simbolo d’ amore, datogli
da
Ades e non poteva più tornare definitivamente all
gli uomini e d’ inverno sparisce? Si confronti il mito di Adone amato
da
Venere, mito che ha lo stesso significato. Un’ al
ata a una cotal soggezione e rispetto in presenza di lei; pure rimase
da
principio incognita. Assunto l’ ufficio suo, Demo
ascia capire alla madre che quel fuoco doveva purificare il fanciullo
da
ogni elemento terrestre e renderlo immortale. Poi
i la Dea prestò le sue cure. D’ allora in poi Trittolemo, ammaestrato
da
Demetra, prese a girare il mondo sopra un carro t
ammaestrato da Demetra, prese a girare il mondo sopra un carro tirato
da
draghi insegnando a tutti l’ agricoltura e il cul
un migliore assetto della società, e più civili ordinamenti. Non però
da
tutti tu accolto benignamente; trovò le sue oppos
à di Eleusi situata nella baia di Salamina, a quattro ore di distanza
da
Atene. Celebravansi annue feste dette Eleusinie,
era la grande processione che aveva luogo il quinto giorno, e movendo
da
Atene si recava ad Eleusi. Chi vi prendeva parte,
iati. Si esigevano certe condizioni di moralità per essere ammessi; e
da
principio n’ erano esclusi i barbari, col progres
alle feste maggiori. Tra gli iniziati poi v’ eran dei gradi; giacchè
da
semplici misti (mystae) si passava al grado di ep
ia, e Trittolemo è fatto figlio di Celeo, e la Dea l’ avrebbe guarito
da
una grave malattia per guadagnarlo poi al suo cul
idone. Già s’ è riferita la leggenda del rapimento di Persefone, ma è
da
avvertire che essa si è formata relativamente tar
e erano eternamente felici, i reprobi nel Tartaro, ove dalle Erinni e
da
altri infernali mostri erano in diverse guise tor
lla confidenza degli Dei rivelando agli uomini i loro segreti, o come
da
altri si raccontava, per aver dato in cibo agli D
di dover spingere un pesante masso su su fino alla cima d’ un monte,
da
cui esso riprecipita inevitabilmente al piano; on
i esso riprecipita inevitabilmente al piano; ond’ egli deve ripigliar
da
capo l’ inutil fatica. Issione, re dei Lapiti, re
a discesa all’ inferno; son l’ ombre che evocate dal sacrifizio fatto
da
Ulisse gli passano davanti ed egli le interroga.
g.). Fra le rappresentazioni figurate, va menzionata la pittura fatta
da
Polignoto (celebre artista dell’ età di Pericle
XIV. Le Erinni-Furie. 1. Tra gli Dei che han sede in inferno, son
da
annoverare le terribili Erinni, le dee della vend
rrò molto tempo sulla terra non trovando pace; ma a Delfo fu protetto
da
Apollo, il quale dopo molti riti di espiazione lo
accolti, e portando calamità a tutta la terra; ma alfin luron placate
da
Atena, colla promessa che sopra il colle dell’ Ar
sporge dalla bocca e digrignano i denti; le vesti nere sono tenute su
da
una cintura rosseggiante di sangue. Il loro coro
aspetti della luna come luna piena, mezza e nuova. — L’ arte, com’ è
da
aspettarsi, si attenne pure a questo tipo. E già
questo tipo. E già lo scultore Alcamene aveva figurato così un’ Ecate
da
collocarsi all’ ingresso dell’ Acropoli d’ Atene.
o alla vita dei mortali. Oltre a cio la morte era rappresentata anche
da
altre divinità come Apollo e Artemide, e tra le i
ta anche da altre divinità come Apollo e Artemide, e tra le infernali
da
Plutone e Persefone. Infine un Dio speciale della
adottarono le stesse idee circa il Sonno, la Morte e i Sogni. Però è
da
notare che ab antico avevano essi il loro Dio del
ontro lui, l’ avrebbe precipitato in mare se non fosse stato soccorso
da
sua madre, la notte. — Ma la più bella descrizion
lidi tiranni di Corinto) era impressa la Notte che portava in braccio
da
una parte un fanciullo nero, dall’ altra un fanci
servavano le immagini di que’ Penati che la tradizione diceva portati
da
Enea in Italia. In onor di essi il Pontefice Mass
non prendessero parte, ogni fatto solenne della vita era accompagnato
da
uno speciale sacrifizio ai Lari, ad es. la vestiz
omba finchè non fossero compiuti i sacri riti. 3. Tornando ai Lari, è
da
ricordare la rappresentazione che del Lar familia
ra sacrificale o un orciuolo, e dall’ altra un rhyton, specie di vaso
da
bere a forma di corno, in atto di versare da ques
n rhyton, specie di vaso da bere a forma di corno, in atto di versare
da
questo vaso nella patera o nell’ orciuolo il liqu
a città, i quali si figuravan vestiti di pelle di cane e accompagnati
da
un cane; ancora si nominavano dei Lari hostilii p
che potevan dirsi pubblici per contrapposto ai Lari privati. Anche è
da
notare che si accentuò sempre più la tendenza a i
vvero quelli che si segnalavano per fatti di arme straordinarii, tali
da
attestare doti fisiche e morali più che umane. Co
di Ercole. Si chiede: erano gli Eroi dagli antichi venerati in guisa
da
essere oggetto d’ un qualche culto? In Omero non
pinione, relativamente più recente, immaginò i prischi uomini formati
da
qualche divinità colla terra, alla maniera che un
ersare e di mensa cogli Dei, gli altri narrando invece che si trovano
da
principio rozzi e senza agi della vita, condizion
che si trovano da principio rozzi e senza agi della vita, condizione
da
cui si sarebbero rilevati progredendo a poco a po
no, le Ore e le Cariti l’ adornarono di flori e abiti leggiadri; così
da
tutti donata fu chiamata Pandora. Zeus però le co
e consegnò una scatola chiusa dove si trovavano tutti i mali; e la fè
da
Ermes accompagnare per donaria ad Epimeteo. L’ im
rudente, sebbene fosse stato avvisato dal fratello a non ricever doni
da
Zeus, non seppe resistere alle attrattive della d
nità, giacchè la curiosità spinse Pandora ad aprire la scatola datale
da
Giove, e i mali là racchiusi subito volaron via e
lenza. Trascuravan persino di rendere onori agli Dei; onde Zeus preso
da
furore disperse questa schiatta, e te essere l’ e
nti di lotte e di guerre. Non ebbe bisogno Zeus di annientarli perchè
da
sè stessi si sterminarono colla loro irrefrenata
di Deucalione; giacchè si affermava che il diluvio era stato mandato
da
Zeus appunto per disperdere le corrotte generazio
terra. Deucalione era figlio di Prometeo; sua moglie era Pirra, nata
da
Epimeteo e Pandora. Avvertito da suo padre dell’
Prometeo; sua moglie era Pirra, nata da Epimeteo e Pandora. Avvertito
da
suo padre dell’ intenzione che Zeus aveva di ster
omacho apposuisse nostr o; 46 dove si riferisce tradizione non nota
da
altri scrittori, rispetto all’ aver Prometeo mesc
ttori, rispetto all’ aver Prometeo mescolato al limo particelle tolte
da
diverse cose. — Nella statuaria Prometeo plasmato
i a sè una figura fatta di terra, nell’ atto che questa viene animata
da
Atena; il che è rappresentato col simbolo di una
ta da Atena; il che è rappresentato col simbolo di una farfalla posta
da
Atena sulla testa della figura. Più vivace era la
Prometeo come di un Titano benefattore dell’ umanità, che ne è punito
da
Zeus, e pur tra i tormenti tiene alta la testa e
mi si dicevano figli di Issione e di Nefele, cioè una nuvola foggiata
da
Giove a somiglianza di Era. La forma comunemente
ei Lapiti, Teseo e Nestore, amici di Piritoo. — Fra i campioni loro è
da
ricordare Ceneo, nato femmina poi mutato da Posid
. — Fra i campioni loro è da ricordare Ceneo, nato femmina poi mutato
da
Posidone in un uomo, e fatto invulnerabile; per c
osto Chirone, figlio di Crono e dell’ Oceanina Filira, già menzionato
da
Omero come amico di Peleo ed educatore di Achille
c. Abitava in una caverna dei Pelio, ma dopo la cacciata dei Centauri
da
quel monte, si diceva avesse posto sede sul promo
i Londra; sono varie scene, ora è un centauro che porta via una donna
da
lui rapita tenendola strettamente abbracciata; or
lotta degli uomini inciviliti (nel nostro caso gli Ateniesi condotti
da
Teseo) contro la brutalità ferina. Nè vanno taciu
di i Ciclopi fu obbligato a rimaner schiavo di qualche mortale, venne
da
Admeto e stette un intiero anno al suo servizio c
ccettar la morte per prolungar la vita al marito. Persefone, commossa
da
un si bell’ esempio di fedeltà, la rimandò ad Adm
a di lui e l’ atto eroico di Alcestide, è la tragedia di Euripide che
da
Alcestide appunto s’ intitola. Ivi dopo un fiero
o, e quindi fratello di Europa. Allorchè Europa era stata portata via
da
Zeus in forma di toro, e già era giunta all’ isol
acca indicatagli, e seguitala, ove si fermò, ivi fondò la città detta
da
lui Cadmea, che più tardi fu Tebe. Ma una pericol
i, sostenne fiera lotta col drago e infine l’ uccise. Allora ammonito
da
Minerva, seminò in terra i denti di quel drago. E
ono in Illiria; in ultimo poi, trasformati in draghi, entrambi furono
da
Zeus ammessi all’ eterna vita dei Campi Elisi. Mo
rigine fenicia di Cadmo di cui ancora Omero non sa nulla. Piuttosto è
da
credere che Cadmo fosse una specie di Ermes teban
o, ma già fornito di corna che prenunziano la metamorfosi, si difende
da
due de’ suoi cani che lo hanno assalito. c)
ne, i gemelli Anfione e Zeto. Furon questi immediatamente esposti, ma
da
un pietoso pastore raccolti e allevati. Intanto A
ta Antiope; ne gettarono poi il cadavere in una fonte presso Tebe che
da
lei fu denominata Dircea. Coll’ uccisione di Lico
e; ma Anfione al suono dolcissimo della lira moveva le pietre, si che
da
sè si ponevano una sopra l’ altra dove occorreva.
ei regal padre, così erano l’ orgoglio della madre fortunatissima. Ma
da
questa felicità dovevano piombare nella più crude
I poveri genitori non sopravvissero a tanto dolore; Anfione si uccise
da
sè, Niobe impietrita dal dolore fu mutata in sass
dal tempio di Zeus in Creta e perciò fu mutato in sasso. Aedona ebbe
da
Zeto un unico figliuolo, che presso Omero ha nome
he la sua vita seguente fu tutta un piangere e lamentarsi. Convertita
da
Zeus in usignolo, continua co’ suoi queruli trill
ie celebri; basti ricordare quella d’ Euripide, imitata poi in latino
da
Pacuvio. Tra le opere di scoltura è degnissimo di
gura di Niobe. Chi non ricorda le superbe parole messe a lei in bocca
da
Ovidio nel sesto delle Metamorfosi, poi la descri
sua figlia e supplicando per lei, eccola (fig. 78) in marmo, scolpita
da
mano antica, la qual statua fa parte del celebre
teggiarlo come eroe di una straordinaria scaltrezza. Quando Zeus rapì
da
Fliunte Egina la figlia del fiume Asopo, si dice
fan violenza. Dopo d’ allora fu venerato come spauracchio dei cavalli
da
corsa nei santuari di Posidone e negli ippodromi.
enza dal re Preto. Ivi avvenne che la moglie di Preto, chiamata Antea
da
Omero, Stenebea (Stheneboea) presso i Tragici, co
aveva tagliato la testa; e che poi posatosi sulla rocca di Corinto fu
da
Bellerofonte, coll’ aiuto di Atena, domato. Jobat
mpresa a cui lo mandò Jobate fu di combattere la Chimera, mostro nato
da
Tifone e da Echidna, che davanti era leone, a mez
lo mandò Jobate fu di combattere la Chimera, mostro nato da Tifone e
da
Echidna, che davanti era leone, a mezzo capra sel
o contro le terribili Amazoni, le donne guerriere che formavano Stato
da
sè, senza uomini, dedite ad esercizi di guerra; l
e morse e fe’ infuriare il cavallo, il quale buttò giù il cavaliere e
da
solo poi si levò al cielo ove ancor ora tira il c
oi si levò al cielo ove ancor ora tira il carro del tuono. — Ancora è
da
ricordare la fine di Stenebea. Raccontasi che fat
a) Io. 1. La più illustre famiglia Argiva si volera discendesse
da
Inaco, propriamente il Dio del fiume omonimo, che
figlio Foroneo, rappresentante del territorio fecondo di Argo, detto
da
alcuni il primo uomo, venerato come iniziatore de
zione d’ Io, figurata questa però come l’ avvenente fanciulla che era
da
principio; ed è tolta da una pittura murale che f
sta però come l’ avvenente fanciulla che era da principio; ed è tolta
da
una pittura murale che fu trovata nella casa di L
regnò sul Fenicii, questi sull’ Egitto. Ora Belo ebbe alla sua volta
da
Anchirroe (la lonte scorrente), una figlia del Ni
na, la prima nave di cinquanta remi, mosse alla volta di quella terra
da
cui era venuta la progenitrice di sua stirpe, Io.
qua in un vaso senza fondo. Anche nel mito di Danao e delle Danaidi è
da
credere che gli elementi più antichi fossero d’ o
edie col titolo « le Danaidi » e Teodette un’ altra che si intitolava
da
Linceo. In pitture vascolari e murali si rapprese
o Stenebea, in moglie, e lo rimandò a Tirinto, dove gli fè costruire
da
operai licii una forte cittadella, assicurandogli
adre osarono manear di rispetto agli Dei, in pena di che furono colte
da
schifosa malattia che le rese dementi sicchè pres
omune, di cui si dovevano servire alternatamente. Inoltre Perseo ebbe
da
Ermes una falce e da Atena uno specchio. Con ques
vano servire alternatamente. Inoltre Perseo ebbe da Ermes una falce e
da
Atena uno specchio. Con queste istruzioni e arnes
così le obbligò a insegnargli la via per giungere alle Ninfe; venuto
da
queste, ottenne facilmente i tre oggetti onde ave
accinse a troncar la testa a Medusa secondo gli ammaestramenti avuti
da
Atena. Siccome lo sguardo di Medusa aveva la forz
giovandosi dello specchio di Atena, tagliò di netto colla falce avuta
da
Ermes il capo della Gorgone e lo ripose nella mag
po averlo ucciso, scambiò Argo con Tirinto, cedutagli questa signoria
da
Megapente figlio di Preto. Ivi egli fondò le citt
fondò le città di Midea e di Micene, e per via dei figliuoli natigli
da
Andromeda fu il capo di una illustre prosapia; fr
altri di Eracle, giacchè suo figlio Elettrione fu padre di Alcmena e
da
un altro suo figlio nacque anche Anfitrione. Anch
uli, come è ricordato in Virgilio (En. 7, 410), vantava di discendere
da
Acrisio. Il significato naturale di questo mito n
ssa, il secondo in una Danae, in un’ Andromeda e un’ altra intitolata
da
Ditti il pescatore di Serifo. Il commovente episo
fosi, dove specialmente la liberazione di Andromeda e la guerra mossa
da
Fineo contro Perseo sono raccontate con vivaci co
to in terra e Andromeda tutta lieta scende giù dallo scoglio, aiutata
da
Perseo; entrambe le statue nottevoli per espressi
) in Laconia, uccise Ippocoonte e i di lui bellicosi figliuoli. Ora è
da
ricordare che un’ antichissima leggenda raccontav
ricordare che un’ antichissima leggenda raccontava di Leda come amata
da
Zeus, che le s’ era accostato in forma d’ un cign
tale e figlio di Zeus. In alcuni racconti si parla di un uovo deposto
da
Leda, dal quale poi sarebbero usciti Elena e i du
sta lotta fu fatale ad entrambe le fraterne coppie; Castore fu ucciso
da
Ida, allora Polluce pieno di dispetto uccise Linc
ra Polluce pieno di dispetto uccise Linceo, mentre Ida veniva colpito
da
un fulmine di Zeus. Polluce, addoloratissimo per
fulmine di Zeus. Polluce, addoloratissimo per la morte del fratello,
da
cui non avrebbe voluto staccarsi mai, pregò Zeus
nsi sulla cima degli alberi delle navi e in genere sulle punte, dette
da
noi « fuochi di St. Elmo » considerate anche ora
nide di Ceo il quale serbava gratitudine ai Dioscuri per essere stato
da
loro salvato da certa morte. In una poesia scritt
uale serbava gratitudine ai Dioscuri per essere stato da loro salvato
da
certa morte. In una poesia scritta in onor di Sco
no di parlargli. Appena Simonide ebbe messo il piede luori della sala
da
pranzo, d’ un tratto sprofonda il pavimento di qu
er salvar la vita al poeta. — Cenni di benefici ottenuti od aspettati
da
Castore e Polluce si ritrovano spesso anche negli
ndomiti cavalli. Portavano in testa un berretto semi-ovale sormontato
da
una stella. I colossi di Monte Cavallo a Roma, so
non un lavoro originale di scalpello greco, bensì una copia ricavata
da
modelli in bronzo, ma in ogni modo una copia fatt
di Cadmo, si favoleggiò che fosse venuto dall’ Egitto e precisamente
da
Sais nel basso Egitto. All’ essere nato dal suolo
a doppia figura, ond’ è detto dimorfo dagli scrittori greci e geminus
da
Ovidio (Met. 2, 555). b) Eretteo od Erittonio,
re d’ Attica. 1. A Cecrope successe nel regno dell’ Attica Cranao,
da
alcuni detto suo figlio. Sotto Cranao sarebbe avv
fizione, figlio di Deucalione. Questi sarebbe stato privato del regno
da
Eretteo o Erittonio. Anche Erittonio aveva la fig
, quella secondo la quale sotto di lui l’ Attica sarebbe stata invasa
da
Eumolpo figlio di Posidone con buon numero di Tra
raci e d’ Eleusini; Erittonio, si diceva, non potè liberare la patria
da
quest’ invasione se non sacrificando, per ordine
lebri per la loro sorte avventurosa, Orizia (Oreithyia) che fu rapita
da
Borea e fatta madre dei gemelli Calai e Zete, e P
cacciatore Cefalo, poi tormentata dalla gelosia e uccisa per sbaglio
da
lui stesso mentre ella lo spiava. In Atene dopo l
omela. Progne era andata sposa a Teseo re di Tracia, e con lui viveva
da
molti anni in buona compagnia. Le venne il deside
odio e di vendetta, sgozzarono il piccolo Iti che Progne aveva avuto
da
Teseo, e tagliatene le membra le apprestarono in
Niso la Megaride. Poco dure peraltro la pace; perchè Lico fu cacciato
da
Egeo e si riparò in Asia Minore, Niso vide la sua
da Egeo e si riparò in Asia Minore, Niso vide la sua città assediata
da
Minosse cretese ed è allora che la figlia di lui,
forestiero assediatore, strappò di testa al padre quel capello d’ oro
da
cui dipendeva la sua vita, onde Niso morì e fu po
di Teseo, l’ eroe più celebre e come a dire l’ Eracle dell’ Attica, è
da
ricordare prima chi gli fu madre. Essendo Egeo se
i Etra e n’ ebbe un figliuolo che fu Teseo; ma siccome Etra era amata
da
Posidone, Teseo era detto anche figlio di Posidon
vitabile per un eroe dell’ età mitica. Allorquando Egeo prese congedo
da
Etra, pose la sua spada e i suoi sandali sotto un
seo portato dalla madre avanti a quel masso, lo sollevò facilmente, e
da
quel momento iniziò la sua vita di eroe. — Avviat
nione. 4º Liberò lo stretto passo Scironico ai confini della Megaride
da
un terzo malfattore, Schirone, che obbligava i vi
igava i passanti a lottare corpo a corpo con lui. 6º Poco dopo uscito
da
Eleusi, ebbe a combattere contro il terribile Dam
membra corte; ond’ era anche chiamato Procruste 50. Anche costui ebbe
da
Teseo la meritata morte. — Superati tutti questi
suo padre irretito nei lacci della pericolosa incantatrice Medea, che
da
Corinto s’ era rifuggita ad Atene. E già Medea mi
to a cio dovette lasciare Atene. Ma nuovo ostacolo sorgeva contro lui
da
parte dei Pallantidi, i cinquanta figli di Pallan
lla quale ebbero la peggio i Pallantidi, parte uccisi, parte cacciati
da
Teseo. Così rimase Teseo col padre incontestato s
seo. Così rimase Teseo col padre incontestato signore di Atene. Qui è
da
collocare la spedizione più pericolosa e più impo
zzo uomo mezzo toro, nato dall’ unione di Pasifae con un toro mandato
da
Posidone, nascosto da Minosse nel labirinto di Cn
ato dall’ unione di Pasifae con un toro mandato da Posidone, nascosto
da
Minosse nel labirinto di Cnosso (probabilmente ri
are contro il Minotauro ed esporre la sua vita per liberare la patria
da
si doloroso tributo. Gli fu guida ed aiuto la Dea
e. Come poi Ariadne accompagnò Teseo nel suo ritorno, come a Nasso fu
da
lui abbandonata, e divenne moglie di Dioniso, già
mò il toro di Maratona, quello stesso che Eracle aveva portato con sè
da
Creta, e lo sacrificò ad Apollo Delfinio; 2º aiut
iato alla virtù delle sua matrigna Fedra (sorella di Ariadne, sposata
da
Teseo dopo Antiopa), Teseo pregò Posidone a punir
e alla spedizione degli Argonauti, di cui parleremo appresso. — Riman
da
raccontare la fine di Teseo. Toltagli la signoria
— Riman da raccontare la fine di Teseo. Toltagli la signoria di Atene
da
Menesteo aiutato dai Dioscuri, egli si recò nell’
icomede, ma poi proditoriamente ucciso. Demofonte, suo figlio natogli
da
Fedra, riuscì a ottenere la successione. Più tard
essione. Più tardi le ossa di Teseo furono, per ordine dell’ oracolo,
da
Sciro trasportate ad Atene, e un tempio fu eretto
te fine di Egeo e di Ippolito. Persino un dramma satirico fu composto
da
Euripide sull’ avventura di Schirone. È una biogr
Peleo e di Tetide, e Ovidio che nell’ ottavo delle Metamorfosi narrò
da
par suo la caduta di Megara e l’ uccisione del Mi
aria e pittura murale e vascolare e arti minori, trassero ispirazione
da
qualche punto della leggenda di Teseo. In genere
a e primo re fu Minosse. Era figlio di Zeus e di Europa. Costei, nata
da
un Fenice, dice Omero, da Agenore re dei Fenici,
ra figlio di Zeus e di Europa. Costei, nata da un Fenice, dice Omero,
da
Agenore re dei Fenici, dicono i mitografi posteri
posò con Pasifae, figlia di Elio (altra personificazione della luna);
da
cui gli nacquero Catreo, suo successore nel gover
esta di toro, che Minosse fece rinchiudere nel labirinto costruttogli
da
Dedalo. Questo celebre figlio di Mezione e pronip
liquefattasi la cera e staccatesi l’ aie, precipitò in quel mare che
da
lui ebbe il nome di Icario. Dedalo più prudente e
fu richiamato in vita dall’ indovino Poliido di Argo, o secondo altri
da
Asclepio; infine l’ ultimo figlio, Androgeo, il q
loro. 3. La leggenda del rapimento d’ Europa fu trattata poeticamente
da
Ovidio nel secondo delle Metamorfosi (844-855); e
otauro (vv. 1-182). b) Talo. 1. Tra le leggende Cretesi è ancor
da
menzionare lo strano mito di Talo, l’ uomo di bro
he molte son di origine relativamente recente, inventate o introdotte
da
altre fonti per compire la biografia Eraclea. A)
per sottrarsi alla vendetta di Stenelo fratello dell’ ucciso, fuggire
da
Tirinto colla sua sposa e cercar rifugio in Tebe
di Zeus, fosse anche detto Anfitrioniade. Gemello con Eracle, ma nato
da
Anfitrione, si disse Ificle. Eracle, nato di donn
ma mentre egli faceva rapidi progressi nelle cose di guerra, essendo
da
Eurito esercitato nel trar d’ areo, da Autolico n
nelle cose di guerra, essendo da Eurito esercitato nel trar d’ areo,
da
Autolico nella lotta, da Castore nel maneggio del
sendo da Eurito esercitato nel trar d’ areo, da Autolico nella lotta,
da
Castore nel maneggio dell’ armi, da Anfitrione st
d’ areo, da Autolico nella lotta, da Castore nel maneggio dell’ armi,
da
Anfitrione stesso nel guidare i cavalli, rimaneva
suo primo atto eroico uccidendo un leone che infestava quel monte. Se
da
questo avesse ricavato la pelle di cui si rivesti
li montato in furore, così la leggenda, uccise i suoi tre figli avuti
da
Megara e due figli di Iflcle. Tornato in sè, si r
condo la leggenda più comune, avvertendo, che alle fatiche prescritte
da
Euristeo s’ intrecciano altre gesta accessorie, c
ca voce, parerga. a) La lotta col leone di Nemea. Era un mostro nato
da
Tifone ed Echidna, ed aveva la pelle invulnerabil
di elmo. b) L’ Idra di Lerna. Era un grosso serpente, nato anch’ esso
da
Tifone ed Echidna, con nove teste (il numero vari
rsa dall’ idra morente tinse i suoi dardi, e ne ottenne che le ferite
da
quelli prodotte divenissero insanabili. Si noti c
secondo alcuni, menar buona questa fatica perche Eracle si fè aiutare
da
Iolao. c) Il cinghiale di Erimanto era sbucato da
le ne uccise alcuni, altri spaventò con un sonaglio di bronzo datogli
da
Atena, si che non comparirono più. Secondo la leg
) Il cinto di Ippolita era un dono fatto a lei, regina delle Amazoni,
da
Ares. Or desiderava possederlo Admeta, la figlia
ero le armi contro Eracle e i suoi. Ne seguì aspra zuffa; Ippolita fu
da
Eracle uccisa, e questi potè andarsene col deside
uesta fatica si connettono altre, che son fra i parerga. Tra queste è
da
ricordare l’ avventura di Esione, figlia del re t
troiano Laomedonte, esposta a un mostro marino, che era stato mandato
da
Posidone per punire quel re della fraudata merced
osidone per punire quel re della fraudata mercede, dopo l’ aiuto dato
da
lui e da Apollo a ri far le mura di Troia. Eracle
er punire quel re della fraudata mercede, dopo l’ aiuto dato da lui e
da
Apollo a ri far le mura di Troia. Eracle ucciso i
a. Laomedonte che gli aveva promesso, se ciò facesse, i cavalli avuti
da
Zeus in cambio del rapito Ganimede, non mantenne
letame. Augia ne fu lieto, ma quando seppe che la fatica era imposta
da
Euristeo, non voleva più dare ad Eracle il pattui
che istituì i giochi Olimpici. h) Il toro di Creta era quello mandato
da
Posidone a preghiera di Minosse, come s’ è narrat
fa viaggiare Eracle traverso la Libia; gli si fa piantare le colonne
da
lui denominate sullo stretto di Gibilterra; si ra
rza, ond’ era invincibile. Eracle dovè per vincerlo tenerlo sollevato
da
terra e soffocarlo così con una stretta delle sue
con una stretta delle sue braccia poderose. Altri nemici vinti allora
da
Eracle furono Erice in Sicilia, Alcioneo sull’ Is
delle Esperidi. Erano questi un dono di nozze che Era aveva ricevuto
da
Gea in occasione del suo matrimonio con Zeus. Era
lie della notte e del drago Ladone, nato, come tutti i mostri simili,
da
Tifone e da Echidna. Eracle doveva andare a prend
tte e del drago Ladone, nato, come tutti i mostri simili, da Tifone e
da
Echidna. Eracle doveva andare a prendere questi p
, allo scopo di interrogare le ninfe di questo fiume intorno alla via
da
percorrere per giungere alle Esperidi. Gli fu sug
fintantochè n’ ebbe la notizia, che la via gli sarebbe stata rivelata
da
Prometeo incatenato sul Caucaso. Eracle allora s’
avviò verso la Libia; ivi ebbe, secondo alcuni, l’ avventura di Anteo
da
altri riferita alla fatica precedente. Poi si rec
o Prometeo uccidendo 1’ aquila che gli rodeva il fegato. Descrittagli
da
Prometeo la via alle Esperidi, giunse egli finalm
. n) La cattura di Cerbero fu l’ ultima e più grave fatica prescritta
da
Euristeo ad Eracle. Aiutato da Ermes e Atena, s’
’ ultima e più grave fatica prescritta da Euristeo ad Eracle. Aiutato
da
Ermes e Atena, s’ avviò alla volta dell’ Erebo, p
viò ad Ecalia (luogo incerto, dagli uni viene collocata in Tessaglia,
da
altri nel Peloponneso sul confini dell’ Arcadia e
li la figliuola pel motivo ch’ egli aveva ucciso i suoi bambini avuti
da
Megara, ed era stato in servitii presso Euristeo.
to in servitii presso Euristeo. Anelando vendetta allora s’ allontanò
da
Ecalia l’ eroe; e poco dopo avuto in suo potere I
tre anni tra le donne di Onfale, filando lana come loro, anzi vestito
da
donna anch’ egli, avendo lasciato che Onfale indo
premio a Telamone, che la rese madre di Teucro; e poichè Esione ebbe
da
Eracle facoltà di salvare col suo velo uno dei pr
leo fu naturalmente distrutta; compreso il terribile Periclimeno, che
da
Posidone aveva avuto il dono di assumere tutte le
nse e restituì la signoria a Tindareo. In questa occasione ebbe aiuto
da
Cefeo re di Tegea, e mentre era in questa città,
nti dell’ eroe; infine come toro perdette uno dei corni, che riempito
da
una ninfa di flori e frutti diventò il Corno dell
suo sangue e dicendo avrebbe potuto prepararne dell’ unguento magico
da
assicurarsi in ogni caso l’ amore di suo marito.
se in tale promessa. Giunto a Trachine, Eracle ebbe buona accoglienza
da
Ceice. Là combattè contro i Driopi e aiutò il re
i Iole, credendo assicurarsi l’ amore del marito coll’ unguento avuto
da
Nesso, mandò in dono ad Eracle una bianca veste i
crosciar dei tuoni comparir una nuvola in cielo, e un cocchio guidato
da
Atena accoglie l’ eroe illustre e portalo su sull
’ Olimpo. Là egli visse cogli immortali, e riconciliato con Era, ebbe
da
Zeus il dono di eterna gioventù, fatto sposo di E
con Era, ebbe da Zeus il dono di eterna gioventù, fatto sposo di Ebe,
da
cui ebbe due figli, Alexiare e Aniceto. 2. Tali s
andro ed i suoi fecero festa ad Ercole che aveva liberato quei luoghi
da
un così terribile nemico. Di qui il principio di
e ad essere l’ argomento principale. Tacendo di altri epici minori, è
da
ricordare Pisandro di Rodi, vissuto nel 7º sec. a
ra con nobil arte la lotta di Eracle fanciullo col dragoni mandatigli
da
Era. Alla loro volta i poeti tragici e comici è n
ggiando un Eracle tipo di forza, di costanza nelle avversità, modello
da
proporre ai giovani avidi di gloria. Tale è il no
via della vita deva scegliere e percorrere, se quella del piacere che
da
una donna apparsagli, tutta vezzi e lusinghe, gli
gli vien descritta piena di gioie e di riso, o quella della virtù che
da
altra donna, più severa nell’ aspetto, gli vien a
die’ argomento a lavori poetici diversi, o trattata per intiero come
da
Riano di Creta, o parzialmente come da Teocrito e
i, o trattata per intiero come da Riano di Creta, o parzialmente come
da
Teocrito e da Mosco, le cui poesie di ispirazione
per intiero come da Riano di Creta, o parzialmente come da Teocrito e
da
Mosco, le cui poesie di ispirazione eraclea vanno
e di poi, divenuto furioso, uccide l’ infelice Megara e i figli avuti
da
lei; e l’ altra dello stesso Seneca Hercules Oela
traordinaria; quindi testa piccola e collo corto e toroso su un corpo
da
gigante, tutto carne e muscoli. Sopra tutti gli a
tre la sua statua colossale di Ercole in bronzo ch’ era in Taranto, e
da
Taranto dopo la presa della città fu portata sul
sierosa. Altro capolavoro di Lisippo era una statuetta, quasi ninnolo
da
mensa, detta perciò epitrapezios, posseduta prima
a, quasi ninnolo da mensa, detta perciò epitrapezios, posseduta prima
da
Alessandro il Grande, poi da Annibale e da Silla,
tta perciò epitrapezios, posseduta prima da Alessandro il Grande, poi
da
Annibale e da Silla, influe da Nonio Vindice, pre
trapezios, posseduta prima da Alessandro il Grande, poi da Annibale e
da
Silla, influe da Nonio Vindice, presso cui la vid
uta prima da Alessandro il Grande, poi da Annibale e da Silla, influe
da
Nonio Vindice, presso cui la vide il poeta Stazio
lla destra in atto di riguardare con aria di dileggio l’ eroe vestito
da
donna colla rocca in mano. Capitolo terzo.
ranquillità se non nelle città fortificate. Cacciarla non era impresa
da
soli; quindi Meleagro invitò i più valorosi ed er
tese insidie ad Atalanta, le tolsero vilmente il dono che aveva avuto
da
Meleagro. Il quale indignato di questo li uccise.
il nobile e coraggioso eroe, nel flore della gioventù, come divorato
da
un fuoco interiore, se ne morì. Altea, troppo tar
i Minii in Orcomeno di Beozia. Aveva in moglie Nefele (= la nuvola) e
da
essa aveva avuto due figli, Frisso (Phrixos, la p
, e fe’ loro dono di un ariete dal vello d’ oro datole a questo scopo
da
Ermes; sul quale ariete Frisso ed Elle se ne fugg
Eusino o Mar Nero. Cammin facendo, cadde Elle in mare, quel mare che
da
lei ricevette il nome di Ellesponto; Frisso invec
nti, e appese il vello d’ oro nel bosco di Ares facendovelo custodire
da
un terribile drago, sempre vigilante. Sposò anche
aese che ne impazzi, e nella pazzia perseguitando Ino e i figli avuti
da
lei, prese Learco e lo scaraventò contro una rupe
piro, la signoria dei Minii passò a Creteo, suo fratello. Questi ebbe
da
Tiro figliuola di un terzo fratello più giovane,
e (Aeson). Questi succedette al padre nel regno, ma ne fu discacciato
da
un fratellastro Pelia, che era detto figlio di Ti
a Pelia con un sandalo solo; ora Pelia era stato poco prima avvertito
da
un oracolo si guardasse da un forestiero monosand
; ora Pelia era stato poco prima avvertito da un oracolo si guardasse
da
un forestiero monosandalo. Perciò preso sospetto
li trasportava. Secondo la leggenda più comune, gli Argonauti salpati
da
Iolco toccaron terra prima all’ isola di Lenno, o
per l’ Ellesponto giunsero a Cizico, ove furono benevolmente accolti
da
Cizico, re dei Dolioni. Partiti di là, furono da
benevolmente accolti da Cizico, re dei Dolioni. Partiti di là, furono
da
una notturna tempesta risospinti a Cizico, e qui
aneva il duro compito di rapire il vello d’ oro gelosamente custodito
da
un drago. Qui entra in scena Medea, la figlia di
volontà del re; ma Eeta col pretesto che Giasone aveva ricevuto aiuto
da
Medea, non voleva più cedere il vello. Allora Gia
Medea il vigile drago, prese il vello e lo portò sulla nave, seguito
da
Medea; e salparono subito per tornare in Occident
che tagliando a pezzi il padre e facendoli cuocere in certi farmachi
da
lei preparati, avrebbero a lui ridonato fiorente
o morire, e poi trucide i due figliuoletti ch’ ella Medea aveva avuto
da
Giasone, ed essa quindi fuggì ad Atene sopra un c
avuto da Giasone, ed essa quindi fuggì ad Atene sopra un carro tirato
da
un drago alato. Ivi ebbe un figlio da Egeo, di no
ad Atene sopra un carro tirato da un drago alato. Ivi ebbe un figlio
da
Egeo, di nome Medo, e con questo poi tornò in Col
la letteratura e all’ arte. Conosciuta già nelle sue linee principali
da
Omero e da Esiodo, ispira poi, in questo o quello
ura e all’ arte. Conosciuta già nelle sue linee principali da Omero e
da
Esiodo, ispira poi, in questo o quello de’ suoi m
Medea, quella d’ Euripide rappresentante le scene di Corinto, imitata
da
Ennio nella Medea exul, l’ altra di Ennio stesso
dalla Colchide e la Medea di Ovidio tanto lodata dai contemporanei. È
da
menzionare in modo speciale il poema di Apollonio
ema di Apollonio liodio intitolato le Argonautiche, imitato in latino
da
Valerio Flacco, e quello attribuito ad Orfeo, ma
Ma un giorno in un banchetto qualche parola lanciata al suo indirizzo
da
un giovane corinzio gli gettò nell’ anima il sosp
li gettò nell’ anima il sospetto sulla sua origine. Allora egli partì
da
Corinto per recarsi a Delfo e interrogare l’ orac
Era questa un mostro col corpo di leone e la faccia di donna, mandato
da
Era, adirata contro Laio, a infestar Tebe. E post
ro figuran figli di Edipo e di Euriganea figlia di Iperfante, sposata
da
lui dopo Giocasta. Dopo qualche tempo una terribi
tesso tempo che vi cercava rifugio anche Tideo figlio di Eneo fuggito
da
Calidone. Adrasto accolse i due fuggiaschi promet
giossi in Attica che si fosse riparato a Colono e avesse poi ottenuto
da
Teseo s’ interponesse presso Creonte, il nuovo si
a sua energia, e uccise in battaglia Egialeo, ma fu morto egli stesso
da
Alcmeone. I Tebani non potendo più difendere la c
ente anche Euripide trattò nelle « Fenicie » lo stesso terna trattato
da
Eschilo nei « Sette contro Tebe, » dando però mag
itarlo spesso alla loro mensa. Di che insuperbito non seppe astenersi
da
atti temerari e malvagi. Per mettere alla prova l
guitati anch’ essi dalla sventura. La storia dolorosa di Niobe fu già
da
noi narrata dove si parlava delle leggende tebane
rata dove si parlava delle leggende tebane. Pelope richiamato in vita
da
Ermes, sostituitagli in avorio una spalla che Dem
la morte, perchè egli raggiungendolo alla corsa l’ avrebbe trapassato
da
tergo colla sua lancia. Pelope si decise a tentar
tar la prova, ma aveva a disposizione sua dei cavalli alati donatigli
da
Posidone, poi guadagnossi Mirtilo, il cocchiere d
cera. Così Pelope vinse la gara ed Enomao o rimase morto o si uccise
da
sè vedendosi vinto. In questo modo Pelope ottenne
promesso, lo precipite in mare. Secondo alcuni, costui sarebbe stato
da
suo padre Ermes mutato nella costellazione dell’
one di Ippodamia il loro consanguineo Crisippo che Pelope aveva avuto
da
altra moglie. Obbligati a fuggire per questo, si
no alla famiglia degli Eacidi. Eaco era un altro figlio di Zeus, nato
da
una figliuola del fiume Asopo. Era re dell’ isola
entauro Chirone. Per la sua pietà e bontà era caro agli Dei. Desolata
da
una peste la sua isola e spoglia d’ abitanti, ott
ei. Desolata da una peste la sua isola e spoglia d’ abitanti, ottenne
da
Zeus che uno sciame di formiche fossero trasforma
Ftia, e si recò a Iolco dove prese parte ai giochi funebri istituiti
da
Acasto in onore di suo padre Pelia. In quest’ occ
per l’ astuzia di Ulisse. — Telamone, il fratello di Peleo, fuggendo
da
Egina, trovò una nuova patria in Salamina, ove il
Troia; di là trasse con sè cattiva Esione figlia del re Laomedonte, e
da
lei ebbe un altro figlio, Teucro, che divenne cel
gonauti. Cresciuto sotto la guida di un tal padre, spesso palleggiato
da
Eracle, Aiace non poteva non essere un grande ero
alla leggera. Diomede era figlio di quel Tideo di Eneo, che, fuggito
da
Calidone e accolto da Adrasto re d’ Argo e sposat
era figlio di quel Tideo di Eneo, che, fuggito da Calidone e accolto
da
Adrasto re d’ Argo e sposata una figlia di lui, p
i figliuoli di un suo fratello Agrio. Nella guerra di Troia, protetto
da
Pallade Atena, compì molti atti di valore; specia
primo Nestore. Era l’ ultimo dei dodici figli di Neleo, il quale nato
da
Posidone e da Tiro, e pero fratello di Pelia, era
Era l’ ultimo dei dodici figli di Neleo, il quale nato da Posidone e
da
Tiro, e pero fratello di Pelia, era stato cacciat
o da Posidone e da Tiro, e pero fratello di Pelia, era stato cacciato
da
lui e aveva trovato nuova patria in Messenia. Ven
uerrieri Troiani. La famiglia regnante in Troia traeva la sua origine
da
Dardano, figlio di Zeus, emigrato dall’ Arcadia a
o, Dardano ebbe un figliuolo, Erittonio, il più ricco degli uomini; e
da
costui nacque Troo che diè il nome ai Troi o Troi
ti tre figli, Ilo, Assaraco e Ganimede. Di quest’ ultimo, fatto rapir
da
Zeus, per la sua straordinaria bellezza e divenut
ebre Palladion, una statua in legno di Pallade Atena, al cui possesso
da
quel momento era legata la felicità e il benesser
etendevano aver diritto alla mela. Zeus ordinò che le tre Dee fossero
da
Ermes condotte sul Gargaro, parte del monte Ida n
sto figliuolo, fu esposto appena nato sul monte Ida, ivi poi raccolto
da
un pastore e come tale allevato. Le tre Dee gareg
te della persona, vinto tutti i suoi fratelli in certe gare istituite
da
Priamo, venne riconosciuto e allora torno in graz
viaggio oltre mare, e in questa occasione ebbe il premio promessogli
da
Afrodite; alla corte di Menelao re di Sparta ove
a bella Elena aveva fatto giurare, sarebbero corsi in aiuto di quello
da
lei prescelto, quando questi fosse assalito. In b
te. A capo di tutta quest’ armata fu scelto Agamennone re d’ Argo che
da
solo aveva allestito più di cento navi. Senonchè
racle, durante un sacrifizio fatto sull’ isola Crise venne. morsicato
da
un serpe in un piede; dopo di che molestando i co
co de’ Greci sulla costa troiana invano s’ opposero i Troiani guidati
da
Ettore ed Enea; bensì il primo greco che saltò a
bile. — Poichè i Greci ebbero costrutto il loro campo presso le navi,
da
quel punto comincia propriamente la guerra. Riusc
offrendo congruo prezzo di riscatto, n’ ebbe dura ripulsa e derisione
da
Agamennone; di che il Dio Apollo infesto il campo
alorose sortite principiarono a tormentare gli Achei; e Zeus, pregato
da
Tetide la madre di Achille, fè che la vittoria fo
tavia i Troiani, e continuarono a resistere vigorosamente, aiutati or
da
questi or da quelli eserciti ausiliari; e Achille
ni, e continuarono a resistere vigorosamente, aiutati or da questi or
da
quelli eserciti ausiliari; e Achille ebbe ancora
guidate dalla loro regina Pentesilea, figlia di Ares, e diedero molto
da
fare ai Greci, finchè Achille non ebbe vinto e uc
nto e ucciso la valorosa regina. Poi vennero le genti Etiope, guidate
da
Mennone, detto figlio di Titone, fratello di Pria
re già egli stava per entrare in città, lo colpiva un dardo scagliato
da
Paride e diretto da Apollo. Secondo una leggenda
r entrare in città, lo colpiva un dardo scagliato da Paride e diretto
da
Apollo. Secondo una leggenda posteriore, mentre f
ci. Bisognava giocar d’ astuzia oltrechè di braccio; ed egli era eroe
da
ciò. Egli dall’ indovino troiano Eleno seppe che
sua voglia Filottete a Troia; il quale fu poi guarito della sua piaga
da
Macaone, e con una delle sue freccie uccise Parid
Troia. Finalmente Ulisse ebbe il merito di suggerire e far costruire
da
Epeo il famoso cavallo di legno, e disporre quell
notte seguente la flotta greca avvisata per mezzo di un fuoco acceso
da
Sinone, o, secondo altre leggende, da Elena, se n
ta per mezzo di un fuoco acceso da Sinone, o, secondo altre leggende,
da
Elena, se ne tornò silenziosamente al lido di Tro
protezione presso l’ ara di Zeus con Ecuba e le figlie, venne ucciso
da
Neottolemo che aveva già pure ucciso Polite di lu
sena. L’ infelice ragazza strappata dal seno della madre già affranta
da
tanti dolori, verso sulla tomba d’ Achille il suo
ennone e Clitennestra, al tempo della spaventosa catastrofe era stato
da
una sorella maggiore, Elettra, portato via e cond
fe era stato da una sorella maggiore, Elettra, portato via e condotto
da
uno zio, Strofio, abitante nella Focide. Ivi creb
uovere a vendicare suo padre così indegnamente ucciso; e accompagnato
da
Pilade se ne venne a Micene, sette anni dopo che
ore alla guerra di Troia. Appresso narrasi, che Diomede colto in mare
da
una tempesta fosse sbalzato nelle coste italiane,
no avventure nell’ estremo occidente, in luoghi non ben determinati e
da
non potersi identificare, spesso fantastici. La p
lope tardi s’ accorse del tiro fattogli e dovè contentarsi di invocar
da
suo padre Posidone vendetta contro Ulisse. d) Dal
teneva racchiusi in un antro per scatenarli quando ne riceveva ordine
da
qualche Dio. Eolo accolse Ulisse con cortesia, e
doppia mercede giornaliera. Con una sola nave riuscì Ulisse a fuggire
da
questo paese; le altre s’ erano fracassate tra gl
uesto destino e venne a dar la notizia ad Ulisse. Questi allora mosse
da
solo, e, aiutato da Ermes il quale diedegli un’ e
e a dar la notizia ad Ulisse. Questi allora mosse da solo, e, aiutato
da
Ermes il quale diedegli un’ erba che lo proteggev
olo, e, aiutato da Ermes il quale diedegli un’ erba che lo proteggeva
da
ogni magia, indusse Circe a ridar ai compagni la
nel vestibolo dell’ inferno, interrogare l’ anima di Tiresia e saper
da
lui in che modo potesse riuscire a toccar la patr
pervenne all’ isola di Ogigia. l) Era quest’ isola solitaria abitata
da
Calipso, figlia di Atlante. Costei accolse il nau
Calipso di lasciar partire l’ eroe. Egli felice partiva su uno schifo
da
lui costruito abbandonandosi un’ altra volta all’
adre Laerte viveva immerso nella tristezza; Penelope era perseguitata
da
molti che aspiravano alla sua mano, i quali intan
fargli ritrovare il figlio Telemaco e porgergli modo di concertare il
da
farsi contro i Proci. Si avvicinava la festa d’ A
to di Telemaco e di Atena tutti li uccise. Fattosi infine riconoscere
da
Penelope, con lei e col vecchio Laerte visse i su
lo faceva poi morire per mano di Telegono, figlio di lui e di Circe,
da
questa mandato alla ricerca del padre e sbarcato
e a Butroto in Epiro, dove ritrovò Eleno figlio di Priamo che portato
da
Troia con Neottolemo, alla morte di questo, aveva
e la prora all’ isola di Sicilia. Ivi giunto ebbe gentile accoglienza
da
Aceste figlio dei fiume Crimiso e di Egesta, nobi
tore Anchise cui egli seppelli sul monte Erice. Rimessosi in mare, lu
da
una nuova tempesta sbalzato sulle coste d’ Africa
lio di scendere all’ Averno per veder l’ ombre dei trapassati e saper
da
loro notizie del proprio avvenire e della sua dis
ecoli della vita greca vi attinsero letterati e artisti, contribuendo
da
parte loro ad allargare, rinnovare, rielaborare l
e di Stasino di Cipro, la Iliu Persis o distruzione d’ Ilio di Lesche
da
Lesbo, i Nosti di Argia da Trezene, la Telegonia
liu Persis o distruzione d’ Ilio di Lesche da Lesbo, i Nosti di Argia
da
Trezene, la Telegonia di Eugammone da Cirene. Anc
sche da Lesbo, i Nosti di Argia da Trezene, la Telegonia di Eugammone
da
Cirene. Ancora nella tarda età bizantina, ripresi
erzio; infine si dee tener presente che tutti i poeti tragici latini,
da
Livio Andronico a Seneca dedicarono la più gran p
o Pelope ed Ippodamia, a destra Enomao con la moglie Sterope; seguono
da
una parte e dall’ altra le quadrighe e altre figu
e. Fu trovato nel 1506 in una vigna presso le terme di Tito a Roma, e
da
papa Giulio II acquistato per il museo Vaticano.
seo Vaticano. Mancava il braccio destro di Laocoonte, e fu ristaurato
da
Giov. Angelo Montorsoli; ma par certo non sia riu
chi; la bocca s’ apre a mandar non un grido, ma un sospiro, un gemito
da
moribondo. In quel volto lo spavento, l’ angoscia
ista, secondo alcuni per opera d’ Atena che era stata vista nel bagno
da
lui, secondo altri per aver egli rivelato i segre
e, sua sposa. Morta questa di acerba morte per essere stata morsicata
da
un serpe, egli la pianse in dolcissimi canti che
sfogo al suo dolore, e gli avvenne poi di perire miseramente lacerato
da
uno stuolo di Baccanti nel quale s’ imbattè. — Li
e precede la cruda Nécessità portando nella sua mano di bronzo chiodi
da
travi e cunei, nè le manea il ferro arpione e il
scogli far seccare i verdi capelli, altre correre sull’ onde portate
da
pesci; non hanno tutte le stesse fattezze, ma nep
al limo, che era la materia principale, particelle di sostanze prese
da
ogni parte, e che al nostro petto apponesse la vi
dei fiumi e i celeri venti, carezzevole così col suon della sua cetra
da
trascinare a sè come fossero manite d’ orecchi an
i era stata illustre la nascita, o nobili le azioni. L’essere disceso
da
qualche Divinità, l’essere fornito di straordinar
orte tra gli Dei(a). Le tombe degli Eroi erano d’ordinario circondate
da
un sacro bosco, appresso il quale trovavasi un al
Polluce, Pelope, Edipo, Eteocle e Polinice. Cadmo. Cadmo nacque
da
Telafassa(a) (1), e da Aganore, ro de’ Fenicj. Al
Eteocle e Polinice. Cadmo. Cadmo nacque da Telafassa(a) (1), e
da
Aganore, ro de’ Fenicj. Altri dicono, che la madr
re indarno ; nè poteva ritornarsene al padre, perchè ciò eragli stato
da
lui vietato, qualora non avesse seco condotto anc
iarsi. La risposta del Nume fu, che il trovare Europa non era impresa
da
uomo, e che Cadmo in vece tenesse dietro alla pri
patrj di quel luogo. Commise pertanto a’suoi seguaci di cercare acqua
da
qualche sorgente vicina. Non molto lungi eravi un
li, cui essa arrivò, credendo che fosse stata scagliata contro di lui
da
uno de’suoi fratelli, si avventò contro lo stesso
Udeo(c) (4). Furono chiamati anche Ofionj. e Draconigeni, ossia nati
da
un dragone (d). Coll’ajuto de’medesimi Cadmo fabb
(a). Cadmo prese in moglié Ermione, detta anche Armonia, discendente
da
Marte e da Venere. Per onorare quelle nozze scese
prese in moglié Ermione, detta anche Armonia, discendente da Marte e
da
Venere. Per onorare quelle nozze scesero dal Ciel
colla moglie nell’ Illiria. Là gli venne in pensiero, che il Dragone,
da
lui ucciso, fosse vissuto sotto la tutela di qual
o, dope d’aver goduto per molti anni il regno, ne sia stato stacciato
da
Ansene e da Zete(b). Perseo. PErseo fu fig
er goduto per molti anni il regno, ne sia stato stacciato da Ansene e
da
Zete(b). Perseo. PErseo fu figliuolo di Gi
Zete(b). Perseo. PErseo fu figliuolo di Giove e di Danae, nata
da
Euridice e da Acrisiore d’Argo. Questi, recatosi
rseo. PErseo fu figliuolo di Giove e di Danae, nata da Euridice e
da
Acrisiore d’Argo. Questi, recatosi a interrogare
cognizione, diedo tosto in balia delle onde la figlia, e il bambino,
da
lei partorito. Eglino vennero portati sulle spiag
sti s’invaghì di Danae, e avendo timore di Perseo, volle allontanarlo
da
se. Sotto pretesto quindi d’acquistarsi immortale
mo giovine, e fatto questi più coraggioso ancona per l’elmo, ricevuto
da
Plutone, per le ali a’ piedi, e l’arma, datagli d
r l’elmo, ricevuto da Plutone, per le ali a’ piedi, e l’arma, datagli
da
Mercurio(5), e per lo scudo, che Pallade aveagli
uelle arene, che fecondate produssero gran copia di serpenti, i quali
da
di là si propagarono anche nelle altre parti del
ntinuò il suo aereo viaggio, finchè arrivò nella Mauritania, dominata
da
Atlante. Questi oltre a parecchie migliaja di gre
andogli, ch’egli era figliuolo di Giove. Memore Atlante d’aver inteso
da
un antico Oracolo di Temi, che un figlio di Giove
si trovò finalmente in quello degli Etiopi, popoli barbari, governati
da
Cefeo. Era allora, quando superba di se stessa Ca
traniero quella giovine, di cui egli ne ambiva il possesso, assistito
da
varj partigiani, tentò di rapirla dalle mani di P
zuffa si trovarono anche i due celebri Lapiti, Brotea e Orione, nati
da
Micala, famosa Maga della Tessaglia, la quale co’
acolo aveagli predetto. Avvenne, che il Disco, gettato di tutta forza
da
Perseo, lo colpì nel capo, e lo uccise. Perseo ne
c). Giasone. TIro, figlia di Salmoneo, re d’Elide, si rendette
da
Nettuno, trasformato nel fiume Enipeo, cui ella a
la poco tempo dopo sposò Creteo, figlio d’Eolo, e re di Iolco. Nacque
da
quel matrimonio Esone (a). Pelia, divenuto grande
rgli tristi conseguenze, per consiglio dell’Oracolo prese a guardarsì
da
quello tra’discendenti d’ Eolo, che gli si sarebb
calzato e l’altro ignudo (b). Fu per questo, che Esone, avendo avuto
da
Alcimede, figlia di Filaco(1), un figlio, sparse
aterno soglio. S’abbattè lungo le rive del fume Anauro(3) in Giunone,
da
lui non conosciuta, perchè ella aveva preso le se
rettanto pericolosissima, promettendogli, che qualora fosse ritornato
da
quella, lo avrebbe collocato sul trono, che gli a
ese, erasi impadronito(c). Varie strane condizioni si erano stabilite
da
Eeta per conseguirlo. Si dovevano primieramente r
ti dello stesso drago ne, e finalmente vincere gli uomini armati, che
da
quel seme etano per mascere (d) (7). Giasone avid
gi, di lui nemici, dichiarò loro la guerra, nella quale rimase ucciso
da
Giasone. Questi, appenachè ne venne in cognizione
er sempre più rendere glorioso il nome di Giasone, dice, ch’eglipure,
da
che cominiciarono gli anzidetti uomini a vicendev
i Colco (a) (21). Eeta lo inseguì, nè Giasone avrebbe potuto salvarsi
da
lui, se Medea anche in ciò nol avesse assistito.
tello, Absirto, chiamato anche Egialeo (a), nato al dire di Apollonio
da
Asteroclea(b), o da Eurilite, come riferisce lo S
mato anche Egialeo (a), nato al dire di Apollonio da Asteroclea(b), o
da
Eurilite, come riferisce lo Scoliaste del predett
ta la Maga di tutto ciò, prese i due figliuoli, Mermero e Fere, avuti
da
Giasone (d), e li trucidò sugli occhi di lui mede
Giasone (d), e li trucidò sugli occhi di lui medesimo (e). Indi fuggì
da
Corinto (f), e si recò in Tebe appresso Ercole, i
econdo Varrone quaranta tre. Il più celebre fu l’Ercole, nato in Tebe
da
Giove e da Alcmena, moglie d’Anfitrione(1). L’ist
one quaranta tre. Il più celebre fu l’Ercole, nato in Tebe da Giove e
da
Alcmena, moglie d’Anfitrione(1). L’istoria poi de
decretato, che dei due fanciulli, i quali doveano nascere, l’uno cioè
da
Alcmenà, l’altrò da Nicippe, figlia di Pelope, e
ue fanciulli, i quali doveano nascere, l’uno cioè da Alcmenà, l’altrò
da
Nicippe, figlia di Pelope, e moglie di Stenelo, r
la Chimera, e dal Cane, Orto, il quale era di prodigiosa grandezza, e
da
lungo tempo faceva orribile guasto nel paese, sit
e adoperato il ferro e il fuoco per farlo morire. Ercole, ammaestrato
da
Radamanto o da Eurito (b) a tirare d’arco, in età
ferro e il fuoco per farlo morire. Ercole, ammaestrato da Radamanto o
da
Eurito (b) a tirare d’arco, in età d’anni dieci o
Sonovi alcuni, i quali pretendono, che Ercole abbia ricevuto la clava
da
questo Molorco (b). L’altra impresa, commessa da
ia ricevuto la clava da questo Molorco (b). L’altra impresa, commessa
da
Euristeo ad Ercole, consistette nel dover combatt
ombattere l’Idra della palude di Lerna.L’Eroe sopra un carro, guidato
da
Iolao, figlio d’Ificlo, re d’un cantone della Tes
di quella le sue frecce : dal che ne avveniva, che le ferite, recate
da
quelle, riusciavano incurabili. Euristeo però, co
o, che gli riuscì di legarlo, e di portarlo vivo in Micene(a). E’ quì
da
notare, ch’ Ercole, mentre andava in traccia di q
uosi, perchè aveano ali, testa, becco, ed unghie di ferro. Addestrati
da
Marte a combattere, vibravano dardi contro chi li
sero ne’ deserti dell’ Arabia (d). Ercole con certi timpani, ricevuti
da
Minerva, ed atti a spaventire, trasse quegli ucce
cavalli, e li pasceva di carne umana. Ercole fece divorare lui stesso
da
quegli animali, e seco li portò via. I Bistoni, s
(8). V’è chi pretende, che gli anzidetti cavalli sieno stati condotti
da
Ercole in Micene, e che poi Euristeo li abbia abb
, dove certe bestie selvaggie li divorarono(b). Ercole aveva ricevuto
da
Euristeo il comando di portargli la zona, ossia l
quella spedizione(d) (9). Plutarco dice, che quella Regina fu uccisa
da
Ercole(e). Augia, re d’ Elide, il quale, mentr’er
ruppe a’due fratelli, Eurito e Cteato, detti Molioni, perchè nacquero
da
Molione e da Attore(a) (10). Una ferita, ch’ Erco
ratelli, Eurito e Cteato, detti Molioni, perchè nacquero da Molione e
da
Attore(a) (10). Una ferita, ch’ Ercole aveva rice
sia anche morto un certo Calcodone, ch’erasi unito con Ercole, e che
da
questo sia stato onorevolmente sepolto(e) (12). E
la sua città, e mise a morte lui, e tutti i figli(13), che avea avuto
da
Clori, figlia d’ Anfione, eccettuatone uno, di no
nciullo, non avea avuto parte in quella guerra(b) (14). Gerione, nato
da
Crisaore e dalla Ninfa Calliroe, era tricorporeo.
i quali erano di rara bellezza, avea un Dragone di sette teste, nato
da
Tifone e da Echidna, e un Cane, di nome Ortro, il
no di rara bellezza, avea un Dragone di sette teste, nato da Tifone e
da
Echidna, e un Cane, di nome Ortro, il quale pure
presso il fiume Eridano in una spelonca. Elleno lo inviarono a Nereo,
da
cui ne venne istruito. L’ Eroe uccise il Dragone,
del monte Erimanto nell’ Elide(c). Il medesimo Eroe liberò l’ Egitto
da
Poligono e. Telegono, fratelli, nati da Proteo, e
edesimo Eroe liberò l’ Egitto da Poligono e. Telegono, fratelli, nati
da
Proteo, e da una Ninfa, detta Coronide. Queglino,
liberò l’ Egitto da Poligono e. Telegono, fratelli, nati da Proteo, e
da
una Ninfa, detta Coronide. Queglino, soggiornando
nte morire(d). Calai e Zete, figli del vento Borea, e di Oritia, nata
da
Eretteo, re d’ Atene(17), vennero uccisi da Ercol
Borea, e di Oritia, nata da Eretteo, re d’ Atene(17), vennero uccisi
da
Ercole nell’ Isola di Tenedo(18), perchè si erano
vagli si pose a dormire sulle arene della Libia. Quivi venne assalito
da
un infinito numero di Pigmei, sudditi di Anteo, i
. Antonino Liberale(e) e Ovidio(f) dicono, che coloro erano governati
da
una donna, la quale, per essersi creduta superino
ro modo raccontano la morte dell’anzidetto re. Riusciva, dicono essi,
da
nove anni scarsissima la raccolta nell’Egitto, at
ima la raccolta nell’Egitto, attesa la scarsezza delle pioggie. Venne
da
Cipro l’ Indovino Trasea, o Trasio, e questi acce
e Borgione erano due giganti, i quali avevano tratta la loro origine
da
Nettuno. Ercole dovette azzuffarsi con loro, perc
ò quel luogo si denominò Campo lapideo (d). Piplea, pastorella, amata
da
Dafnide, pastore della Grecia, venne rapita da’co
fnide, inconsolabile per la perdita di Piplea, intraprese di cercarla
da
per tutto, nè di mai riposare, finchè la avesse t
iglio di Bute e di Venere, e re d’un Cantone della Sicilia, detta poi
da
lui Ericia, riputavasi invincibile nel Cesto, o,
contentò di due soli, di Alceo e di Stenelo, figli d’ Androgeo, na to
da
Minos, re di Creta. Da di là continuando il suo v
a del medesimo Caco, quella che scoperse ad Ercole il furto, fattogli
da
suo fratello. Fu perciò, dicono, annoverata trall
Vesta (a). Pirecine, re d’Eubea, facendo la guerra a’Beozj, comandati
da
Ercole, fu vinto da questo Eroe, che lo fece squa
re d’Eubea, facendo la guerra a’Beozj, comandati da Ercole, fu vinto
da
questo Eroe, che lo fece squarciare da due cavall
comandati da Ercole, fu vinto da questo Eroe, che lo fece squarciare
da
due cavalli. Ercole pure non ville permettere, ch
a ritasciare a’Dorj i paesi, che aveano promesso (c). Ritornando sene
da
Trachina, vinse, ed uccise Cigno, figlio di Marte
ffese Plutone, che fu costretto di salire al Cielo, per farsi guarire
da
Peone, medico degli Dei (a). Ercole nelle anzidet
i spezialmente da’letterati (b). Esso venne magnificamente ristaurato
da
Lucio Marcio Filippo. Plinio ne fa la descrizione
. Plinio ne fa la descrizione (c). Ercole acquistò il nome di Buraico
da
Bura, città dell’ Acaja. Ivi era celebre l’Oracol
tera, perchè gli Eritrei pretendevano, che quella fosse così arrivata
da
Tiro appresso di loro. Dicesi, che la stezze zatt
one e gloria. Ercole fu così appellato, per indicare, che i travagli,
da
lui intrapresi per causa di Giunone, lo rendetter
a questo omaggio per vendicare la morte di Climeno, suo padre, ucciso
da
un Tebano. Quel re spediva ogni anno a Tebe certi
egnalato servigio diede in moglio all’ Eroe la sua figliuola, Megara,
da
cui nacquero Lamio, Creonziade, Terimaco, e Deico
, che diceva essere quelle di Micene. Uccise i figli, che aveva avuto
da
Megara, credendoli figli del predetto Euristeo. A
promessa, allegando per pretesto, chegli aveva ucciso i figli, avuti
da
Megara, sua prima moglie, e che temeva che fosse
Ifito, spedito dal padre a trovare i buoi, che gli erano stati rubati
da
Autolico. Ercole dopo d’aver pregato inutilmente
(c). Altri dicono, ch’egli la sposò, e che n’ebbe un figlio, il quale
da
Diodoro Siciliano si appella Lamo o Lamone (d) (2
lio, il quale da Diodoro Siciliano si appella Lamo o Lamone (d) (28),
da
Apollodoro dicesi Agelao, (e), e da Palefato si c
i appella Lamo o Lamone (d) (28), da Apollodoro dicesi Agelao, (e), e
da
Palefato si chiama Laomede (f). Durante la di lui
veleno dell’Idra. Sofferì, finchè potè, l’ardore del fuoco venefico,
da
cui internamente veniva cruciato, ma il dolore e
bbia inalzata Potizio ; e Dionisio pretende, che sia stata consecrata
da
Evandro (a). Filottete poi sulle ceneri d’Ercole
monie, ch’ erano state loro prescritte. Quello poi della sera si fece
da
Potizio solo, perchè Pinario non v’arrivò che tar
a d’amore, di cui ardeva per Cigno : lo che talmente avvilì l’oggetto
da
prima cotanto amato, che si gettò nel lagò di Can
vi traloro, perchè Pitteo era fratello di Lisidice, madre di Alcmena,
da
cui, come vedemmo, era n ato Ercole(a). Teseo se
giovine si rimise nelle di lui mani, gli partorì Menalippo, e fu poi
da
Teseo ceduta in moghe a Dejoneo, figlio d’Eurito,
rito, re d’Ecalia(b). Teseo poscia fece strage del Toro, che, portato
da
Ercole ad Euristeo, da questo era stato mandato,
eseo poscia fece strage del Toro, che, portato da Ercole ad Euristeo,
da
questo era stato mandato, come abbiamo esposto, a
uale obbligava i passeggieri a lavargli i piedi, e poi li precipitava
da
un’altezza nel mare. Anch’egli in egual modo fu t
(f) (5). Teseo lo uccise, e vi sostituì sul trono Ippotoonte(6), nato
da
Alope, figlia dell’anzidetto Cercione(g). Appress
ia dell’anzidetto Cercione(g). Appresso il fiume Cefiso, sulla strada
da
Eleusi in Atene, Polipemone, detto anche Damaste
ene, e vi trovò Medea, figlia di Ecta, re di Colco, la quale, fuggita
da
Corinto, erasi ritirata appresso Egeo, ed era div
atrice. La Maga si sottrasse al di lui furore, fuggì precipitosamente
da
Atene, e tirata da Dragoni, si occultò fra le nuv
sottrasse al di lui furore, fuggì precipitosamente da Atene, e tirata
da
Dragoni, si occultò fra le nuvole(c) (8). Pallant
te giovanette, affinchè venissero rinchiuse nel Labirinto, fabbricato
da
Dedalo (11) S’accorse appena l’ afflitto Dedalo d
essere infelici vittime del Minotauto(12). Era questo un mostro, nato
da
Pasifae, moglie dello stesso Minos, e figlia del
ine(14). Egli rapì inoltre le due figlie di Minos ; e sciolte le vele
da
Creta, sbarcò verso sera alle spiaggie di Nasso.
Delie, la Grue, le Cibernesie, e le Oscoforie(16). Teseo, ritornando
da
Creta, fece un sacrifizio ad Apollo di tutte le v
nche d’intorno un ramo d’ulivo, coperto di lana, che si attaccava poi
da
un fanciullo sulle porte per allontanare la cares
me abbiamo testè accennato(c). Le Cibernesie furono Feste, instituite
da
Teseo in onore di Nausiteo e Feacide, che eransi
di vite, e fero, portare, attesochè certi nobili giovanetti, vestiti
da
donzelle(e), e con rami di vite, carichi d’uva, c
uite in onore di Bacco e di Minerva(i) (18). Teseo, primachè partisse
da
Atene per trasferirsi in Creta, aveva ricevuto or
diedero il nome di lui a tutto il mare circonvicino(a), il quale poi
da
noi oggidì chiamasi Arcipelago(b) (19). Teseo fin
nferno, come fra poco diremo. Vuolsi eziandio, che sia stato invitato
da
Ercole a combattere seco lui le Amazoni, e che do
i lui imprese fece sì, che egli venisse provocato a singolare tenzone
da
Piritoo, figliuolo d’Issione e di Dia, e re de’ L
naso, e le orecchie. A vendicarlo si fece innanzi Farco, che, scavato
da
una rupe un macigno, tentò di scaricarlo sopra Te
adde alla fine, dove il Centauro desiderava. Teseo, avvertito a tempo
da
Pallade, schivò quel pericolo.(a) (24). Morta Ipp
, stabilirono di procurarsene ciascuno un’ altra, la quale fosse nata
da
Giove. Teseo rapì Elena, figlia di quel Nume, e d
’ impresa. Discesi amendue nell’ Inferno, Piritoo tosto rimase ucciso
da
Cerbero(e). Teseo poi doveva rimanersene anch’ eg
ante il favore di Proserpina di ricondurlo sulla terra(f). Teseo ebbe
da
Fedra due figliuoli, Acamante e Demofonte(g) (27)
Demofonte(g) (27). Questo Eroe, veggendosi calunniato appresso i suoi
da
un certo Lico (h), fece passare la sua famiglia n
icomede, figlio di Apollo e di Partenope, e re di quell’ Isola, preso
da
invilia di sì grande personaggio, lo precipitò da
tenti venivano perseguitati : e ciò in memoria del soccorso, prestato
da
Teseo agl’ infelici (c). Nello stesso tempio l’ot
a (a) (1). Era pieno di coraggio, e fornito di marziale valore. Posto
da
Ercole sul trono del predetto Laomedonte, suo pad
ì seco lui nella Troade(14). Priamo la accolse appresso di se, poichè
da
lungo tempo eravi tra’ Greci e i Trojani un odio
poichè da lungo tempo eravi tra’ Greci e i Trojani un odio fomentato
da
reciptoci oltraggi(b). L’anzidetto abbominevole r
ra espotremo. Priamo, allorchè fu combattuto dalle armi Greche, venne
da
molti difeso, Tra quelli, che accorsero ad ajutar
moltitudine degli altri estinti (b). Secondo una Tradizione, riferita
da
Servio, Pirro trasse Priamo fuori della di lui Re
de, che due de’ più robusti uomini avrebbono durato fatica ad alzarla
da
terra ; ed egli solo con tutta facilità lo fece,
in città ; ma nè le preghiere, nè le lagrime loro poterono smuoverlo
da
di là. Venne finalmente Achille colla picca alla
te Achille colla picca alla mano. Ettore, appenachè lo vide, sorpreso
da
grande terroce, si diede precipitosamente alla fu
e pesò il destino dell’uno e dell’altro. Piombò quello del Trojano, e
da
quel momento tutti i colpi di lui riuscirono inut
ebbe ivi la cura di numeroso gregge ; il suo coraggio nel difenderlo
da
chi cercava di rubarglielo, gli acquistò il nome
nozze, le quali si celebrarono sul monte Pelio. La sola Eride, detta
da
noi Discordia, n’era stata omessa, per timore che
o, sopra il quale era scritto : si dia alla più bella . Tutte le Dee
da
prima lo pretendevano, ma il contrasto finalmente
stata al mondo. Paride diede il pomo a Venere. Giunone e Minerva fino
da
quel momento concepirono contro di lui implacabil
o (o Ettore(d)), mal comportando di essere rimasto superato in quelli
da
lui, che non ancor erasi riconosciuto, voleva ucc
tatosi allora per quello ch’era, cangiò la gelosia in tenerezza, e fu
da
Priamo di nuovo accolto nella sua Reggia(a). Pari
emici. Come poi vide andargli incontro lo stesso Menelao, fu sorpreso
da
tale spavento, che ben tosto si ritirò tra’ suoi.
la freccia, che lò colpì, era una di quelle ch’erano state avvelenate
da
Ercole nel sangue dell’Idra di Lerna. Paride spir
allora di dolore(e) (5). Enea. Enea, Principe Trojano, nacque
da
Venere e da Anchise(a) (1). Fu allattato da una c
olore(e) (5). Enea. Enea, Principe Trojano, nacque da Venere e
da
Anchise(a) (1). Fu allattato da una certa Caieta,
Principe Trojano, nacque da Venere e da Anchise(a) (1). Fu allattato
da
una certa Caieta, la quale diede poi il suo nome
d’Apollo(h). Dopo tali ed altre eroiche imprese fu in sogno avvertito
da
Ettore, che si salvasse colla fuga. Tuttavia la n
talia. Anchise si rammentò, che lo stesso eragli stato predetto anche
da
Cassandra. Subito Enea intraprese il viaggio per
da Cassandra. Subito Enea intraprese il viaggio per colà ; e balzato
da
furiosa tempesta alle Isole Strofadi, le Arpie di
le Isole Strofadi, le Arpie discesero a divorarsi le vivande, offerte
da
lui a Giove. I Trojani presero le armi per allont
ascese sul rogo, si trafisse il petto, e spirò(a) (13). Partito Enea
da
que’ lidi, i contratj venti ad istanza sempre di
roe tragli Antenati della sua famiglia s’abbattè nell’ombra d’Anchise
da
cui apprese in quali terre avrebbe regnato, e qua
palagio : dal che si congetturò, che somma gloria, accompagnata però
da
guerre, era per derivare a quella giovine. Latino
uolo di Mercurio(18). Questi gli regalò quattrocento cavalli, guidati
da
Pallante, suo figliuolo. Poco dopo si collegarono
Enea con tali soccorsi e con armi, che Venere aveagli fatto lavorare
da
Vulcano, si avanzò contro Turno(b) (20). Grande f
n’era lontano. Non poterono farlo, perchè quelle navi vennero subito
da
Giove cangiate in Ninfe marine ad istanza di Cibe
vi egli accolse Anna, sorella di Didone, la quale eravi stata portata
da
una burrasca, mentre fuggiva dalle persecuzioni d
r supremo Comandante della Greca armata contro i Trojani (d). Allestì
da
se solo cento vascelli, e ne somministrò sessanta
Alizzoni (d) ; Elato (e) ; Iperenore (f) ; Pisandro e Ippoloco, nati
da
Antimaco. Dicesi, che questi due a vista di Agame
ronto, che in lui ricadeva. L’armata de’Greci fu presa immediatamente
da
fiera pestilenza. Se ne interrogò Calcante ; e qu
gamenonne a farlo, e Achille parlò più vivamente d’ogni altro. Quegli
da
prima si mostrò alquanto restio, ma finalmente in
lo subito si placò, e svanì il desolante castigo (b). Agamenonne ebbe
da
Clitennestra un unico figliuolo, che si chiamava
o Scoliaste d’Euripide (c) soggiungono, che essi erano realmente nati
da
Plistene, ma che, essendo quegli morto giovine, f
ti da Plistene, ma che, essendo quegli morto giovine, furono allevati
da
Atreo, e però considerati di lui figliuoli. Lo sc
Nume lo avea regalato a Giove, che Giove ne fece un dono a Mercurio ;
da
cui passò a Pelope, figlio di Tantalo, indi ad At
avea contratto strettissima amicizia. Ivi si dichiatò come incaricato
da
Strofio di portarvi la notizia della morte d’Ores
famia del supplizio, a grande stento avea ottenuto di poter togliersi
da
se la vita ; ma Apollo, che gli aveva comandata l
a restare pel sacrifizio, e chi partire. Ifigenia finalmente, pregata
da
Oreste, diede il foglio a Pilade. E temendo che q
rcadia. Lasciò successore al trono il figlio Tisameno, che avea avuto
da
Ermione. (a). Pausania soggiunge, che gli Spartan
lvato. Vennero finalmente amendue a singolare tenzone. Erasi proposto
da
Antenoré, che Elena e le ricchezze di lei fossero
tenoré, che Elena e le ricchezze di lei fossero del vincitore. Paride
da
prima ri cusava di stare a siffatto progetto, ma
amandrio, figlio di Strofio(e). Elena, conquistata Troja da’Greci, fu
da
loro restituita a Menelao. Questi voleva immolarl
Quivi però non giunse Menelao che dopo otto anni, attesochè, partendo
da
Troja, avea trascurato di sacrificare a Giove e a
eliberarono di muovere guerra a’Trojani, Tetide, la quale avea inteso
da
un Oracolo, che Achille sarebbe perito, se fosse
finzione, che niuno seppe ravvisarlo. Dìmorando in quell’Isola, ebbe
da
Deidamia, figlia del predetto Licomede, un figliu
al Greco campo(a). Desolata Tetide nel vederlo a partire, gli procurò
da
Vulcano delle armi, che noa potevano essere abbat
gli procurò da Vulcano delle armi, che noa potevano essere abbattute
da
forza emana(b). Era altresì costume de’Greci l’of
marciò contro Troja, seguito in cinquanta navi da’ Mimidoni(d) (4), e
da
Menescio, suo parente(5), a cui diede il comando
i. Affidò pure il comando di altri suoi soldati al prode Eudoro, nato
da
Polimela, figlia di Filante, e da Mercurio (e). E
suoi soldati al prode Eudoro, nato da Polimela, figlia di Filante, e
da
Mercurio (e). Egli poi nell’avviarsi all’assedio
i dal nome di lui Achillea. Molte altre gloriose imprese si operarono
da
Achille. Egli uccise i Capitani Trojani, Demoleon
dispiacere d’averla uccisa(e). Secondo un’antica Tradizione, riferita
da
Servio(f). Achille avea amato questa Amazone anch
ette quasì un anno senza più combattere, perchè Agamennone, costretto
da
lui a restituire Criseide al di lei padre, avea s
istabilì la cadente fortuna de’suoi(c). Tetide gli ottenne nuove armi
da
Vulcano, ed egli con quelle fece orribile strage
ella di lei bellezza, voleva per forza farsela sua. Ne venne impedito
da
Tene, ed egli lo uccise. Insisteva il Greco nel v
ronì di dodici città nemiche, tralle quali si conta, Moncia. Sembrava
da
prima impossibile all’Eroe il prenderla ; e già e
giovine in pena del suo delitto(b) (12). Ad Achille, per essere nato
da
Peleo, diedesi il soprannome di Pelide(c), e quel
ome di Pelide(c), e quello di Eacide, perchè il di lui padre era nato
da
Eaco(d). Variano gli Scrittori sul fine d’Achille
j, ove soggiornavano molti Eroi(c) (15). Ulisse. ULisse nacque
da
Anticlea, e da Laerte(a), e fu re delle due picco
avano molti Eroi(c) (15). Ulisse. ULisse nacque da Anticlea, e
da
Laerte(a), e fu re delle due piccole Isole del ma
io(b) (1). Ebbe per nutrice Euriclea, figlia del Greco Ope, comperata
da
Laerte per venti buoi(2), e fornita di bellissime
dicesi che abbia preso a lavorare l’arena del mare con aratro, tirato
da
due animali di diversa spezie, e che in vece di g
rio figlio, torse tosto altrove lo strumento, e in tale guisa scuoprì
da
se l’inganno. Palamede allora l’obblig ò ad unirs
ci contro i Trojani(a). Ulisse, irritato contro di colui, concepì fin
da
quel momento il pensiero di farlo perire. Avvenne
re. Uccise Democoonte, uno de’figli di Priamo ; il quale erasi recato
da
Abido a difendere Troja(d). Sapeva altresì, che n
di notte in Troja, quando Ulisse e Diomede, avvertiti del loro arrivo
da
Dolone, si recarono ov’eransi accampati, parte ne
pretende Igino(g), sciolse le vele alla volta dell’Isola di Lenno, e
da
di là ricondusse al Greco campo Filottete(8), che
fagi, così detti dal frutto, Loto, di cui abbiamo parlato. Fu accolto
da
quelle genti molto cortesemente ; ma i compagni d
Fu accolto da quelle genti molto cortesemente ; ma i compagni di lui,
da
che si cibarono dell’anzidetto frutto, perdettero
se l’ingresso con una pietra, la quale non si sarebbe potuto smuovere
da
venti carri, tirati da robusti buoi. Il Ciclope a
ietra, la quale non si sarebbe potuto smuovere da venti carri, tirati
da
robusti buoi. Il Ciclope allo splendore del fuoco
ad Ulisse, com’egli si chiamasse, e protestò di voler fargli un dono
da
Ciclope. L’Eroe rispose, ch’egli si chiamava Niun
isse allora gli porse un otre, pieno di squisitissimo vino, donatogli
da
Marone, figlio d’Evanteo, e sommo sacerdote d’Apo
perchè lo avea reso esente dal sacco nel tempo dell’irruzione, fatta
da
lui nel paese de’ Ciconi. Il Ciclope non ristette
he li attendevano nelle navi. Il Ciclope allora all’udire Ulisse, che
da
lungi lo beffeggiava, svelse una cima di monte ;
palagio di quella Maga, e nell’ingresso della Reggia vennero accolti
da
gran numero di lupi, frammischiati con lionesse e
. Ulisse le allontanò, finchè giunse l’ombra dell’anzidetto Indovino,
da
cui intese quanti ostacoli ancora erano per imped
arire sulla terra, qualora fosse rimasto impunito l’insulto, sofferto
da
coloro. Giove non tardò a dar segni di sua coller
sua dimora, ma egli non mai v’acconsentì. Minerva finalmente ottenne
da
Giove, che Mercurio dichiarasse a Calipso essere
Eumeo alla città(a). Giunto al suo palagio, venne tosto riconosciuto
da
uno de’suoi cani, che portava il nome di Argo. Là
Euriclea, nutrice d’ Ulisse, lo fece ; e fu allora, che lo riconobbe
da
certa cicatrice, rimastagli da una ferita, ch’egl
o fece ; e fu allora, che lo riconobbe da certa cicatrice, rimastagli
da
una ferita, ch’egli aveva ricevuto, quando andò a
nchè si difendessero. Anche in quella circostanza Ulisse fu assistito
da
Minerva, la quale gli apparve sotto la figura di
quindici o sedici anni dopo il ritorno ne’suoi Stati. Egli avea avuto
da
Circe un figliuolo, di nome Telegano(d) (22). Que
io con varj compagni per amlarsene ad Itaca, ed ivi farsi riconoscere
da
Ulisse. Venne gettato da una burrasca sulle coste
amlarsene ad Itaca, ed ivi farsi riconoscere da Ulisse. Venne gettato
da
una burrasca sulle coste di quell’Isola, di cui n
si ricordò allora di un Oracolo, che lo aveva avvertito di guardarsi
da
un suo figliuolo. Ei tuttavia volle sapere chi er
gilio dice, che Minerva lo colpì con un fulmine, e che fattolo rapire
da
un turbine in aria, lo attaccò ad uno scoglio(b).
sciarono un luogo vuoro, come se quello avesse dovuto essere occupato
da
Ajace. Fu là, dove, Autoleone, Generale de’Croton
’Oracolo(d) (2). L’altro Ajace fu denominato Telamonio, perchè nacque
da
Telamone, re di Salamina e di Megara(3). Ercole,
a vendetta fallita e derisa, tanto se ne cruciò, che preso nuovamente
da
brutale ferocia, imbrandì la spada, che aveva avu
eso nuovamente da brutale ferocia, imbrandì la spada, che aveva avuto
da
Ettore, e ritiratosi in solitario luogo, si diede
Giove si ritirò appresso Leda, che dopo tal fatro partorì un uovo, e
da
esso nacquero Castore, Polluce, ed Elena. Alcuni
pretendono, che Leda abbia concepito per opera di Giove un solo uovo,
da
cui trassero origine Polluce ed Elena ; e che Tin
di Castore e di Clitennestra. Castore e Polluce, appena nati, vennero
da
Mercurio portati in Pellena, città della Laconia,
nell’ Attica per riavere la loro sorella, Elena, ch’era stata rapita
da
Teseo ; e venuti in cognizione, che colei trovava
ella città di Arene nella Messenia, la quale città egli così denominò
da
Arene, sua moglie, e madre dei predetti Linceo ed
nacque Anagonte, il quale alcuni chiamano Anasi, ed altri Auloto ; e
da
Febe e Polluce nacque Mnesinoo, il quale altri de
preceduti dallo spettacolo de’ gladiatori. I Magistrati, accompagnati
da
quelli tra’ loro figli, i quali si avvicinavano a
elli tra’ loro figli, i quali si avvicinavano alla pubertà, e seguili
da
numerosa cavalleria, si recavano colle statue di
mpa di tori Giuochi durava otto giorni. Essa è descritta diffusamente
da
Dionisio d’ Alicarnasso(a) Polluce poi ebbe anche
che aveva formato l’elogio delle stesse Divinità, ne fu fatto uscire
da
due non conosciute persone(a). Pelope. PEl
sa per Pelope fu quella d’aversi guadagnato in isposa Ippodamia, nata
da
Enomao, figlio di Marte(1), e re d’ Elide e di Pi
be perito per le insidie di un suo genero. A fine dunque di liberarsi
da
tutti quelli, che gliela ricercavano in moglie, p
hi lo avesse oltrepassato, mentre egli correva sopra un carro, tirato
da
velocissimi cavalli ; e nello stesso tempo dichia
tempo dichiarò, che la morte sarebbe la pena del vinto(2). Lo spazio
da
corrersi cominciava dal fume Clade sino all’Istmo
arie imprecazioni contro Mirtilo, e tralle altre, che restasse ucciso
da
Pelope. Avvenne, che essendo Ippodamia molestata
enne, che essendo Ippodamia molestata dalla sete, Pelope si allontanò
da
lei per andar ad attignerle dell’acqua. Colse Mir
di Lajo, re di Tebe, e di Giocasta, figliuola di Creonte, la quale fu
da
Omero(a)nominata Epicastà. L’Oracolo d’Apollo Del
bello assai, lo portasse alla moglie di Polibo, re di Corinto, detta
da
Apollodoro(b) e da Igino(c) Peribea, e Merope da
rtasse alla moglie di Polibo, re di Corinto, detta da Apollodoro(b) e
da
Igino(c) Peribea, e Merope da Pisandro(d) e da Se
re di Corinto, detta da Apollodoro(b) e da Igino(c) Peribea, e Merope
da
Pisandro(d) e da Seneca(e). Questa, ch’era senza
tta da Apollodoro(b) e da Igino(c) Peribea, e Merope da Pisandro(d) e
da
Seneca(e). Questa, ch’era senza prole, lo ricevet
ti enimmi, costrigendole a darne la spiegezione sotto pena di restare
da
esso altrimenti divorate. Tra i varj enimmi si fa
rrore a se medesimo, si trasse gli occhi per disperazione ; e guidato
da
Antigona, sua figliuola, fuggì il consorzio di tu
o di se lo sdegno del Cielo ; e fu abbruciato sopra un rogo, separatò
da
quello, degli altri Eroi, i quali morirono all’as
er lui, e diede di se medesima un grande spettacolo. Ella si trasferì
da
Argo in Eleusina, ove era stato inalzatò il rogo
ve niuno l’avrebbe mai trovato, se Erifile, di lui moglie, guadagnata
da
suo fratello, Adrasto, con una collana d’oro nol
o al predetto tempio eravi una fontana, sacra allo stesso Anfiarao, e
da
cui, credevasi, che fosse asceso al Cielo. Si rip
hiamava Alfesibea, e le regalò la collana, che Erifile aveva ricevuto
da
Adrasto in dono. Non potendo poi trovare appresso
oe desiderava di vedere vendicata la morte del suo marito ; e ottenne
da
Giove, che i di lei piccoli figliuoli, avuti da A
uo marito ; e ottenne da Giove, che i di lei piccoli figliuoli, avuti
da
Alcmeone, divenissero in un istante così grandi,
nno(7), la quale stava allattando Ofelte, detto anche Archemoro, nato
da
Licurgo, re di Nemea. Le ricercarono, ove avrebbo
e, figlio di Emone, e Licofonte, figlio di Autofono. Tideo, assistito
da
Pallade, se ne difese con tanto valore, che non l
ccocle del pari distribuì i suoi più valorosi guerrieri in guisa, che
da
ogni parte potesse difendersi nello stesso tempo,
ta la salvezza della patria(b). L’eroica azione di Meneceo fu imitata
da
Androclea, ed Eraclea, figlinole di Antipeno Teba
eriorità, ch’ella esercita sopra il vizio, giachè questo viene sempre
da
quella combattuto. La Virtù parimenti stringe una
che non altrimenti la Virtù è in ogni tempo la medesima, nè resta mai
da
veruna avversità abbattuta. Prudenza. La Pr
e. Le saggie direzioni e misure, che prende il Prudente per guardarsi
da
quel, che potrebbe nuocerlo, e per seguire quel,
o è iracondo, e il Delfino riesce al nuoto rapidissimo. Sono pertanto
da
questa Divinità calcati, per avvertire, che ne’co
timo sia erba bruschissima, e molto arida, tuttavia le Api pucchiano
da
quella il mele. Tale mostrasi anche il Diligente,
ell’erbe. Questo ultimo al tempo della guerra Punica restò abbruciato
da
un fulmine, sotto il Consolato di Q. Fabio, e di
e. Aveva per sorella la Forza, per fratello il Valore, e accompagnava
da
per tutto Giove(a). Gli Ateniesi le fabbricarono
ra la di lei statua, affinchè non potesse in alcun tempo allontanarsi
da
loro : come gli Spartani incatenarono la statua d
ssità, ovvero dell’Oceano e della Notte. Essa fu anche detta Adrastia
da
Adrasto, che fu il primo a dedicarle un tempio. G
edi sopra una pietra quadrata, la quale, essendo perfettamente eguale
da
ogni lato, indica il carattere di questa virtù, c
e come premia le buone, così punisce le cattive. Quindi la Giustizia
da
altri venne anche rappresentata con velo agli o c
Pretore a morte. Il Triumviro che doveva eseguirne la sentenza, preso
da
compassione di quella rea, non volle imbrattarsi
stessa cosa avvenne appresso i Greci ad un vecchio reo, detto Cimone
da
Valerio Massimo(b), e Micone da Igino(c). Tiene l
Greci ad un vecchio reo, detto Cimone da Valerio Massimo(b), e Micone
da
Igino(c). Tiene la Pietà una mano sul proprio cuo
ro alla Pudicizia Patrizia, ossia delle Dame ; l’altro, che fu eretto
da
Virginia, figlia di Aulo, era dedicato alla Pudic
colle virtù dalle Dame, quanto quoste pretendevano di essere distinte
da
esse per causa della loro nobiltà(a). Festo prete
conde nozze, e consideravano la moltiplicità de’ matrimonj, contratti
da
una stessa persona, come un’impudicizia, tollerat
’eseguire i voleri degli altri. Ha in mano un filatojo, che si aggira
da
tutte le parti. Ciò dimostra, che non è diverso l
erzo tempio le fu fabbricato nella Piazza di Vulcano, e fu consecrato
da
Cn. Flavio(a). Due spighe di grano adornano la ma
tra loro. Questo fu cominciato dall’Imperatore Claudio ; altri dicono
da
Vespasiano. Gl’Imperatori, Tito e Domiziano, molt
ea allontanasse ogni disapore dalle loro dispute(b). Esso fu rovinato
da
un incendio al tempo dell’Imperatore Comodo(c). L
scoperto un fianco sino al cuore, ove col dito mostra l’altro moto :
da
lontano e da vicino, perchè l’amicizia è sempre f
fianco sino al cuore, ove col dito mostra l’altro moto : da lontano e
da
vicino, perchè l’amicizia è sempre fedele, ossiac
simbolo della secretezza, la quale il più delle volte deesi osservare
da
questa virtù. Qualche volta viene rappresentata p
, tanto più s’inalza ; così l’Umiltà viene esaltata a misura ch’ essa
da
se si abbassa. La medesima Virtù vedesi anche in
oi mai alle sue imperfezioni. Esso finalmente sta appresso una fonte,
da
cui scaturiscono moltissimi fiumi, perchè la Supe
la fronte di reale corona, e con ali alle tempia. Versa colla destra
da
un Cornucopio molte cose preziose sopra rozze cas
tiva. Tiene nella destra una maschera, perchè l’Affettato s’allontana
da
ciò, che gli è naturale, per cercare in un’aria,
rocride. Cefalo, come dicemmo, sposò Procride. Uniti questi due sposi
da
un amore il più tenero viveano contenti e felici,
li stesso esperimentarne la fedeltà. Entrato, senza essero conosciuto
da
alcuno, nella sua casa, trovò la consorte, che pi
nella sua casa, trovò la consorte, che piangeva, e doleasi di vedersi
da
lui divisa. A tale vista talmente egli s’intenerì
vere seco lui in dolce concordia. Ma Procride anch’ ella poi fu presa
da
tale gelosia, che la ridusse a morte. Ella, come
rezza, e ritornava, senzachè alcuno la rimandasse, nella mano stessa,
da
cui era stata vibrata. Cefalo, che amava anch’egl
uente ripigliò Cefalo il consueto esercizio, niente accorgendosi, che
da
lungi lo seguiva la sposa. Grondante alfine di su
a. La Vanagloria tiene colla destra una tromba, perchè chi è dominato
da
siffatta passione, di propria bocca e con magnifi
rlo. In capo ha varie penne di Pavone. Queste alludono alla superbia,
da
cui la Disobbedienza trae d’ordinario la sua orig
à, con cui l’Arrogante coltiva le sue opinioni, beachè sieno false, e
da
tutti disappaovate. Indocilità. L’Indocilit
olore poi di ruggine indica, che coloro, i quali si lasciano dominare
da
questo vizio, facilmente consumano tutte le loro
igliorare la sua condizione. Giace in luogo sozzo, perchè chi è preso
da
essa, ama la vita sorrida. Ha in mano l’Upupa, ur
o chi li benefica, ma poi inveiscono contro lo stesso benefattore, se
da
questo non vengono più favoriti. Loquacità.
tudine, prodotta dall’avere ricevuto qualche ingluria, e accompagnata
da
forte desiderio di vendicarsi. Ella è giovine, pe
te fa perdere il lume della ragione. Ha per cimiero una testa d’Orso,
da
cui escono fiamme e fumo. L’Orso è all’ira inclin
in questa la Tignuola : i quali animali logorano poi la cosa stessa,
da
cui ebbero principio. Un tal’effetto si produce a
e ravvolto in panno nero, perchè la mento dell’ Accidioso è occupata
da
tale torpore, che lo rende insensato. Il pesce po
il profondo pensiero, in cui s’immergono coloro, che sono sopraffatti
da
questo Vizio. Ha appresso di se una Volpe, animal
sto Vizio. Porta con se varie reti, le quali indicano le insidie, che
da
molti Giuocatori si tramano alle sostanze altrui.
ri si tramano alle sostanze altrui. Colla destra tiene alquante carte
da
giuoco, nelle quali fissa attentamente gli occhi.
are, che il Giuoco è per lo più fondato sulla sorte. Viene finalmente
da
quella agirato sopra una ruota, sotto di cui v’è
ilia ; ma la morte ne lo impedì. Il disegno però di lui fu verificato
da
Lepido il Triumviro. Raccontasi finalmente, che s
llegrezze di quaggiù non sono mai sì compite, che non vengano turbate
da
qualche amarezza. Altri la dipingono in atto di p
u il tempio, erettale in Preneste, città d’ Italia nell’ antico Lazio
da
cui la Fortuna fu soprannominata Prenestina (c).
, vicine a maritarsi, offerivano alla Dea un sacrifizio, accompagnato
da
profumi e incensi. Elleno inoltre si spogliavano
va. Ivi le statue di queste Divinità al dire di Macrobio si muovevano
da
se sole, e i loro diversi movimenti indicavano, s
agricoltori porgevano i loto voci per avere buona raccolta(a). Non è
da
confondersi la Dea Fortuna coll’ altra, detta For
vasi anche in atto di portare Pluto fanciullo, per far intendere, che
da
essa dipende il possesso d’ogni ricchezza. Dub
zza. Dubbio. Il Dubbio è ambiguità dell’ animo, la quale deriva
da
opposti ed eguali motivi, riguardo al sapere o al
tri pretendono, che l’anzidetta parte del mondo siasi così denominata
da
Europa ; figlio di Egialo, secondo re di Sicione(
(c). Id. Ibid. (4). Udeo si rese famoso anche per questo, perchè
da
lui discese il celebre Tiresia(f). Questi nacque
er questo, perchè da lui discese il celebre Tiresia(f). Questi nacque
da
Evero e dalla Ninfa Cariclo, figlia d’ Apollo(g).
che Tiresia per averne bevuto mori(b). Egli anche dopo morte ottenne
da
Proserpina il privilegio di conoscere il più rimo
popoli concorrevano ad offerire loro solenni sacrifizj, accompagnati
da
altri straordinarj onori(a). (6). Agave stracciò
ni. Ella ebbe feste in Creta, dette Inachie, forse dal di lei nome, e
da
achos, dolore, perchè venivano celebrate in memor
Metam. l. 3. (1). La torre, ove venne rinchiusa Danae, fu distrutta
da
Perila o Perilao, tiranno d’Argo, che regnò molti
ò molti secoli dopo Perseo(a). (2). Secondo una tradizione, riferita
da
Apollodoro(b), non Giove, ma Preto, fratello d’Ac
so il re Giobate, che gli diede in moglie Stenobea, sua figliuola(d),
da
cui nacque Megapente, il quale regnò in Tirinto(e
quale regnò in Tirinto(e). (3). V’è chi dice, che le onde portarono
da
prima Danae e il figlio di lei al lido di Daunia
Danae e il figlio di lei al lido di Daunia ; che ivi furono raccolti
da
un pescatore, e portati al re, Pilunno ; che ques
, ed Igino (b)pretendono, che Perseo abbia ricevuto la mentovata arma
da
Vulcano, e ch’essa avesse la forma di falee. (a)
mondo con una spada d’oro in mano(c). Igino però fa nascere Crisaore
da
Medusa e da Nettuno ; e soggiunge, ch’egli sposò
na spada d’oro in mano(c). Igino però fa nascere Crisaore da Medusa e
da
Nettuno ; e soggiunge, ch’egli sposò Calliroe, fi
llodoro (g). Quinto Curzio poi dice, che i Persiani furono così detti
da
Perseo(h). (9). Stenelo ebbe molti figliuoli, e
iglia di Pelope, detta Lisidice, che partorì Ippotoe, la quale rapita
da
Nettuno, e condotta nelle Isole Eschinadi, partor
). Alceo fu padre d’ Anfitrione e di Anasso, e avo d’Ercole, il quale
da
lui venne soprannominato Alcide(a). (12). Elettr
oro di Sicilia la chiama Anfinome(c). Androne la dice Teognete ; nata
da
Laodico. Stesicoro finalmente pretende, ch’ essa
lo, e re di Tebe, nella Beozia. Egli si unì in matrimonio con Nefele,
da
cui ebbe un maschio, di nome Frisso, e una femmin
ì. Eglino fuggirono, ascesi sul dorso di un montone, ricevuto in dono
da
Minerva, e nato da Teofane, figlia di Bisalto, pe
, ascesi sul dorso di un montone, ricevuto in dono da Minerva, e nato
da
Teofane, figlia di Bisalto, per avvicinarsi alla
risce a chi fugge ; e vi sposò Calciope, figlia del re Eeta(c), detta
da
Ferecide Evenia(d), da altri Ofiusa, e da altri I
i sposò Calciope, figlia del re Eeta(c), detta da Ferecide Evenia(d),
da
altri Ofiusa, e da altri Iofosse(e), la quale par
iglia del re Eeta(c), detta da Ferecide Evenia(d), da altri Ofiusa, e
da
altri Iofosse(e), la quale partorì quattro figli,
partorì quattro figli, Argo, Fronti, Mela, e Citissoro. Questo ultimo
da
alcuni si denominò Citoro, Cisissoro da altri, e
a, e Citissoro. Questo ultimo da alcuni si denominò Citoro, Cisissoro
da
altri, e da Igino in più luoghi Cilindro. Epimeni
ro. Questo ultimo da alcuni si denominò Citoro, Cisissoro da altri, e
da
Igino in più luoghi Cilindro. Epimenide a’ predet
emoria della fuga di Frisso diedero a Giove il soprannome di Lafistio
da
lafistin, fuggire ; e da quel tempo lo stesso Num
so diedero a Giove il soprannome di Lafistio da lafistin, fuggire ; e
da
quel tempo lo stesso Nume fu risguardato come il
l monte Lafistio, nella Beozia(h). Ritornando al montone, sacrificato
da
Frisso, dicesi che la pelle di quello si chiamò T
a quale studiavasi sempre dì far perire i figliuoli, nati ad Atamante
da
altra moglie(d). Ciò ebbesi a vedere anche quando
va cercando il mezzo di togliere la vita a Learco e a Melicerta, nati
da
Ino, perchè colei sperava, che il regno in tal gu
2. (6). Apollonio(a) dice, che que’ tori erano stati formati ad Eeta
da
Vulcano, onde mostrarsi grato al Sole, padre del
ve lo colpì col fulmine sul Caucaso. Igino lo dice semplicemente nato
da
Tifone. Valerio Flacco soggiunge, che lo stesso D
che Pallade regalò ad Eeta i mentovati denti, affinchè si seminassero
da
Giasone, mentre Cadnio avea fattò lo stesso di al
quali era stata costruita, furono tagliati sul monte Pelio(g). Vuolsi
da
Eratostene(h) e da Igino(i), che il naviglio, di
truita, furono tagliati sul monte Pelio(g). Vuolsi da Eratostene(h) e
da
Igino(i), che il naviglio, di cui parliamo, sia s
che solcasse il mare. Questo però resta smentito nella sua generalità
da
Apollonio(l), e da altre ben fondate autorità, le
e. Questo però resta smentito nella sua generalità da Apollonio(l), e
da
altre ben fondate autorità, le quali danno a’ Fen
e(a).Difatti che la Nave, Argo, dovessessere grande oltre al solito ;
da
ciò pure si desume, che, essendo vietato in quel
e conteneva cinquanta, detta perciò anche Pentecontoro, e qualificata
da
Teocrito per capace di trenta banchi. Nè è quì da
toro, e qualificata da Teocrito per capace di trenta banchi. Nè è quì
da
tacersi, che la stessa nave venne finalmente cons
stri(c). (10). Tifi era figlio d’Agnio(d). Igino vuole, che sia nato
da
Forbante e da Imane(e). Egli concorse all’ impres
. Tifi era figlio d’Agnio(d). Igino vuole, che sia nato da Forbante e
da
Imane(e). Egli concorse all’ impresa degli Argona
ngono, che vi sottentrò Anceo, figlio di Nettuno, il quale, ritornato
da
Colco, regnò nella Ionia, dove sposò la figlia de
bono poluto oltrepassare le Sirene, delle quali parleremo altrove. Fu
da
alcuni creduto, che l’Orfeo Argonauta fosse lo st
pso, Tessalo di patria, celebre indovino, nacque dalla Ninfa Clori, e
da
Ampico, per cui fu anche detto Ampicide(d).Ritorn
nfa Clori, e da Ampico, per cui fu anche detto Ampicide(d).Ritornando
da
Colco, mori per un morso di serpe. Giasone gli al
io, donde dava Oracoli(e). (14). Idmone al dire di Ferecide, seguito
da
Apollonio Rodio, era figlio d’ Apollo e della Nin
nfa Cirene. Orfeo poi lo vuole figlio di Abante, e quindi discendente
da
Eolo(f). Possedeva grande scienza nel ricavare gl
ore, per alludere alla sua arte di vaticinare, e alla sua provenienza
da
Apollo(b). (15). Ercole, deposto in Micene il fa
pensò a far ritorno agli Argonauti(d). (16). Echione, nato in Alope
da
Mercurio e da Antianira secondo Apollonio, o seco
itorno agli Argonauti(d). (16). Echione, nato in Alope da Mercurio e
da
Antianira secondo Apollonio, o secondo Orfeo dall
. Stava costei sollazzandosi sulle rive del mare, quando venne rapita
da
alcuni pirati, e venduta ad Icaro, re della Caria
e, che, per appagare i suoi desiderj, conveniva, ch’ ella si vestisse
da
sacerdote d’ Apollo, e che sotto quelle divise si
ere Alcimede, madre di Giasone, sorella d’Ificlo, perchè nati amendue
da
Climene e da Filaco, come dice il Burmanno. Valer
madre di Giasone, sorella d’Ificlo, perchè nati amendue da Climene e
da
Filaco, come dice il Burmanno. Valerio Flacco poi
olo per dare consigli (b).Ificlo ebbe un figlio, di nome Podarce, che
da
Omero dicesi essere stato uno degli Eroi alla gue
figlia di Merope, nativo di Percote, per nome Clite(d). Questo Merope
da
Omero viene nominato come re della Pineta, ossia
lore. Euforione, citato pure dal predetto Scoliaste, oltre il variare
da
Apollonio nella patria, e nel padre di Clite, la
e, la quale egli fa figlia di Piasio, e Tracia di patria, varia anche
da
esso nel dire, che nulla sofferì dopo la morte de
abbruciarne la loronave ; ma che queglino, essendone stati avvertiti
da
Medea, con essa lei se ne fuggirono. Altri soggiu
gono, che gli Argonauti, conquistato il Vello d’oro, vennero invitati
da
Eeta a lautissimo convito, coll’idea di farli tut
ge, che ne furono poscia sparse le membra verso la città, detta Torno
da
temno, fare in pezzi, per ricordare il predetto s
d’Apollonio (d) ed Igino (e) pretendono, che Absirto sia stato ucciso
da
Giasone.Finalmente fuvi chi ebbe a dire, che Mede
id. Metam. l. 7. (23). Bacco, avendo osservato il prodigio, operato
da
Medea nella persona di Esone, chese a quella Maga
, Apollod. l. I. (24). Le figlie di Pelia, come si viddero ingannate
da
quella Maga ; tale vergogna concepirono e orrore
iction. Mythol. (b). Joh. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (25). Vuolsi
da
alcuni, che Medea abbia spedito a Creusa solament
orno avvennero, quando ella partorì Ercole (b). Alcmena dopo morte fu
da
Mercurio per ordine di Giove sposata con Radamant
bid. (4). Igino dice, ch’ essendosi tentato di far allattare Ercole
da
Giunone, senzachè ella se ne accorgesse, la medes
unone, senzachè ella se ne accorgesse, la medesima, avvedutasene poi,
da
se con impeto lo rigettasse, e se ne spargesse qu
virtù d’Ercole, dimostrata nell’ uccidere il Leone Nemeo, fu imitata
da
Polidamante, figlio di Nicia, e famoso Atleta del
Atleta con una sola mano arrestò in un momento un carro, che, tirato
da
robustissimi cavalli, rapidamente correva. Dario
ci per salvarsi dalla tempesta, ardì di sostenerla a forza di braccia
da
quella parte, ov’ essa precipitava, e vi rimase s
(c). Apollod. l. 2., Diod. Sir. l. 4. (7). Il toro di Maratona fu
da
Tesco combattuto, trasferito in Atene, e sacrific
d. in Ibio. (8). Altri dicono, che la città di Abdera fu fabbricata
da
una sorella di Diomede, che le impose il proprio
claustre. Diction. Mythol. (9). Antiope acquistò il nome d’Ippolita
da
Ippolito, suo figliuolo(e). (e). Quaest. Graec.
tto Cal odone, o di quello, che fu padre di Elefenore, e restò ucciso
da
Anfitrione in una guerra, ch’ebbero i Tebani cont
. Tra’figli di Neleo si nomina Peticlimeno, il quale aveva conseguito
da
Nettuno, suo Avo, il privilegio di trasformarsi a
solo si accordano nel riferirci, ch’ei visse tre generazioni. Queste
da
Erodoto(e) e da Igino(f) vengono computate tre se
no nel riferirci, ch’ei visse tre generazioni. Queste da Erodoto(e) e
da
Igino(f) vengono computate tre secoli : sicchè i
rione. Egli mentre conduceva i buoi di quello a Tebe, restò morsicato
da
una serpe, e morì. I di lui compagni lo trasporta
rbero, tostochè si trovò sulla terra, la asperse di marciosa schiuma,
da
cui nacquero certe erbe nocive, dette Aconiti(a).
sorella, Cleopatra(a). Colei aveva dato alla luce due figli, chiamati
da
Sofocle Crambo e Orito, e da altri Mariandino e T
aveva dato alla luce due figli, chiamati da Sofocle Crambo e Orito, e
da
altri Mariandino e Tino. Fineo, essendogli morta
ea, figlia di Dardano, la quale lo persuase d’arcecare i figli, avuti
da
Cleopatra. Gli Dei, per ponirlo di sì ingiusta ba
lla crudeltà, esercitata cogli anzidetti suoi figliuoli, restò ucciso
da
Ercole(e). (a). Joh. Jacoh. Hofman. Lex. Univ.
isia(g). (b). Id. Ibid. (20). Anteo fu sotterrato in Tingi, città
da
lui fabbricata allo Stretto di Gibilterrà. Sertor
potuto raggiungere, si precipitò nel fiume Licorma, che poi acquistò
da
lui il nome di Eveno(a). Dicesi, che Apollo avess
ch’ella si sarebbe scelto. La giovine, temendo di essere abbandonata
da
Apollo, quando fosse divenuta vecchia, si riunì a
a la figlia, e Afarclo il rapitore di questa(c). (26). Nesso, ferito
da
Ercole, si ridusse nella Locride, ove morì ; e il
erasi rifugiata. In pena dell’enorme delitto il perfido venne gettato
da
un toro sopra certi paletti di legno, appuntitì,
re questo nome per allusione all’abbondanza delle pioggie, che vuolsi
da
lui derivare(c). (b). Apollod. l. 2., Died. Sic
, ne strappò anche gli occhi(c). Altri dicono, che Euristeo fu ucciso
da
Iolao, amico di Ercole(d). Que’ di Atene, per ete
nel Feloponneso, sua patria, cogli altri Eraclidi, ma ne, fu impedito
da
Echemo, re d’Arcadia, il quale alla testa di alqu
ello d’Alemena, essendo assai vecchio, si faceva condurre e sostenera
da
uno schiavo. Tlepolemo, osservando che quello sch
cuni rimasugli d’una lepre, che poco tempo innanzi era stata divorata
da
uno di quegli avoltoi, se ne cuoprì il corpo, e s
reggere al dolore, concepito per la perdita del figlio, si precipitò
da
una rupe, e delle lagrime, ch’ella avea versato,
lo coperto d’una parte della sua veste. Là il bambino venne allattato
da
un giumento, smarrito dalla mandra. Il pastore, c
Id. Ibid. (c). Plutarch. in Vit. Thes. (8). Medea, fuggita anche
da
Atene, si trasferì nell’ Asia superiore, dove si
e precipitoso in quel tratto di mare, ch’ è tra Micone e Giaro, e che
da
lui prese il nome d’ Icario(a). (b). Diod. Sic.
Jacoh. Hofman. Lex. Univ. (12). Filocoro, Istorico Ateniese, citato
da
Plutarco (d), dice, che tutta la gioventù, spedit
a Plutarco (d), dice, che tutta la gioventù, spedita in Creta, veniva
da
Minos non data al Minotauro, ma distribuita in qu
n Del. (f). l. 2. (14). I fanciulli, condotti fuori del Labirinto
da
Teseo secondo il Meursio si chiamavano Ippoforban
o(d). Altri poisono di parere, che Bacco abbia ricevuto quella corona
da
Psalacanta, Ninfa di quell’ Isola ; la quale ment
l predetto Nume cangiata in pianta, che acquistò il di lei nome, e fu
da
lui stesso riposta sulla mentovata corona(a). Igi
(b) e Pausania (c) pretendono, che Teseo abbia ricevato quella corona
da
Anfitrite, ed ecco come : tralle sette giovani At
la vide, ne divenne amante, e usò ogni sforzo per aver corrispondenza
da
colei, che ricusava di farlo. Teseo vi si oppose
ltimo, che Arianna secondo l’ opinione di Plutarco non fu abbandonata
da
Teseo, ma gli fu rapita in quell’ Isola da un Sac
lutarco non fu abbandonata da Teseo, ma gli fu rapita in quell’ Isola
da
un Sacerdote di Bacco (d). In Nasso si celebrò un
a e lutto, perchè essa ricordava Arianna, abbandonata in quell’ Isola
da
Teseo (a). (16). La gioventù, che Teseo aveva li
ell’ Isola da Teseo (a). (16). La gioventù, che Teseo aveva liberato
da
quel Labirinto, eseguì l’ Ormo, ossia la danza, i
liberato da quel Labirinto, eseguì l’ Ormo, ossia la danza, inventata
da
Dedalo, e la quale consisteva nel formare un circ
). Potter. Archaeol. Graec. l. 2. (17). La nave Deliade si chiamava
da
prima. Salaminia, perchè il mentovato Nausiteo, c
man. Lex. Univ. (18). Altri vogliono, che le Oscoforie si dicessero
da
principio l’ Oscillazione, e che questa Festa si
Univ. (19). V’ è chi pretende, che quel mare siasi denominato Egeo
da
Egea, regina delle Amazoni, la quale vi naufragò,
carica delle spoglie, che aveva ripotate dall’ Asia, allorchè seguita
da
una potente armata, disfece gli eserciti di Laome
m. Mythol. l. 7. (21). I’ Lapiti furono così detti, perchè discesero
da
Lapito, figlio d’ Apollo, e della Ninfa Stilbe(a)
n donna venne convertito(c). Ceneo ebbe un figlio di nome Corone, che
da
Apollonio viene ascritto tra gli Argonauti(d). (
a testa dell’ uccisore, che sputò sangue e i denti ; e fracassato poi
da
nuovi colpi, passò nell’ Erebo. Grineo, che stava
pigliate le corna di un cervo, le quali erano state appese ad un pino
da
un Cacciatore in onore di Venere, con esse gli ca
e i due Lapiti, mihacciavi lo stesso a Driante ; ma colpito nel collo
da
una pertica abbrustolita, grondante di sangue si
dere quella spezie di combattimento. Colpiti però costoro alle spalle
da
Driante, molti, tra’ quali Areo, Imbreo, Eurinomo
di armi adoperava corna di bue, lorde di sangue. Uno strale, scoccato
da
non so chie, privò, allora di vita anche il belli
cciata. In tale circostanza Feocomete, le di cui membra erano copette
da
più pelli di Leoni, con un tronco sterminato alla
ja di buoi. Volèva Feocomete anche spogliarlo del tutto, ma raggiunto
da
Nestore, sotto i colpi della di lui spada vi lasc
ionfò d’Ideo. Fu pure uno spettacolo il vadere steso a terra Erigdupo
da
Macateo di Peletronia con un colpo di stanga, dat
ia con un colpo di stanga, datogli nel petto. Cimelo poi restò ferito
da
una freccia nell’inguinaglia. Sotto il ferro di M
a. Sotto il ferro di Mopso, insigne indovino, e prode guerriero, nato
da
Ampiciue, finì di vivere Odite. I Centauri, Stife
tauri, Stifelo, Bromo, Antimaco, Elimo, e Piracmone vennero trucidati
da
Ceneo. A vendicare i compagni s’avventò contro di
mantinente scagliò sopra Ceneo un grosso tronco di pianta, schiantata
da
gagliardissimo vento. L’esempio fu di stimolo agl
agli altri, perchè eglino pure facessero lo stesso. Schiacciato Ceneo
da
sì sterminato peso, anch’egli finalmente discese
a). (a). Plut. in Vit. Thes., Ovid. Mes. l. 12. (24). Piritoo ebbe
da
Ippodamia molti figliuoli, e tra gli altri Polipe
il suò. Ma Demofoonte, che attendeva ad assicurarsi il trono d’Atene,
da
cui il padre suo n’era stato escluso per opera de
quale, trasferitosi in Italia, fondò la città di Padova ((a)). Vuolsi
da
alcuni, che egli pure sia stato uno di quelli, i
uali tradirono la loro patria ((b)). Altri dichiatano Antenore immune
da
tale delitto, e soggiungono ch’egli solamente si
à ad Antenore altti due figliuoli, Elicaone cioè, e Polidamante, nati
da
Teano, figliuola di Cisseo, e sacerdotessa di Min
e, non volle sopravvivere neppure un istante ad angustia sì acerba, e
da
uno scoglio si precipitò nel mare. Teti lo trasfo
a condotto gli Orcomenj all’assedio di Troja. Due volte rimase ferito
da
Merione(c). Dopo la morte di Paride prese egli in
trascinando il corpo del Trojano Simoisio, figlio d’Antemione, ucciso
da
Ajace, figlio di Telamone. Achille sorprese e con
gi del loro padre sul monte Ida. Tutti due finalmente rimasero uccisi
da
Agamennone(e). (5). Eleno fu il solo de’figliuol
preci, e dopo esservisi dispositi con certo ordine alcuni caratteri,
da
se si muovevan e quasi con voce pnerile rispondev
d’Ettore, e gli cedette una parte dell’Epiro, chiamata poscia Caonia
da
Caone, fratello dello stesso Eleno, il quale, tro
ovandosi secolui alla caccia, senza avvedersene lo uccise. Eleno ebbe
da
Andromaca un figlio, di nome Cestrino(d). (6). P
store, suo marito, sostituì il fratello a Deifilo, ch’ella avea avuto
da
quel re ; e allevando Polidoro, come su proprio f
Polinestore(b). Notisi per ultimo, che Omero fa nascere Polidoro non
da
Ecuba, ma da Laotoe figlia d’Alte, re de’ Lelegi(
b). Notisi per ultimo, che Omero fa nascere Polidoro non da Ecuba, ma
da
Laotoe figlia d’Alte, re de’ Lelegi(c), e lo fa c
trasportato dalla giovanile audacïa, ardi di azzuffarsi con Achille,
da
cui senza fatica alcuna rimase ucciso(a). Licofro
Greci si avanzavano verso la medesima(d). (9). Polissena fu immolata
da
Pirro sul sepolcro del di lui padre, Achille, per
, siasi ritirata nel campo de’Greci, dove onorevolmente venne accolta
da
Agamennone ; e ch’ella poi di notte sia andata su
fama, che fosse di singolare costumatezza. Sì belle doti le ottennero
da
Apollo il dono di conoscore i più secreti arcani
a Priamo le funeste vicende, che il tempo verifico. Fu altora derisa
da
prima, e poi chiusa in una torre. Qui raddoppie l
(a). L. 3. (13). I vascelli mentovati di Paride furono costruiti
da
Fereclo, figlio d’Armenide, ed eccellente Artista
ruiti da Fereclo, figlio d’Armenide, ed eccellente Artista, decantato
da
Omero. Fereclo poi, combattendo per la sua patria
o da Omero. Fereclo poi, combattendo per la sua patria, rimase ferito
da
Merione, I figlio di Molo, Principe Cretese, e ce
he Elena, essendosi imbarcata con Paride per trasferirsi in Troja, fu
da
una procella gettata sulla costa d’Egitto, all’im
Troja d’assedio. Menelao, vinta la predetta città, si reco a Pruteo,
da
cui gli fu restituita la moglie. Omero(a) finalme
restituita la moglie. Omero(a) finalmente dice, ch’Elena fu regalata
da
Polidampa, moglie di Tone Egiziano, d’un erba, de
i pertanto, come se la vide rapita, ne ricecò la stipulata assistenza
da
tutti i mentovati Principi. Il giuramento prestat
ente la rapita donna. Antimaco, Capitano Trojano, corrotto dall’oro e
da
altri doni di Paride, non volle che colei fosse r
anche Acamante, figlio di Teseo e di Fedra. Questi in quel tempo ebbe
da
Laodice ; natà da Ecuba e da Priamo, un figlio, n
glio di Teseo e di Fedra. Questi in quel tempo ebbe da Laodice ; natà
da
Ecuba e da Priamo, un figlio, nominato Munito. Qu
eo e di Fedra. Questi in quel tempo ebbe da Laodice ; natà da Ecuba e
da
Priamo, un figlio, nominato Munito. Questo fanciu
e da Priamo, un figlio, nominato Munito. Questo fanciullo fu allevato
da
Etra, madre di Teseo, che Paride avea condotto da
nciullo fu allevato da Etra, madre di Teseo, che Paride avea condotto
da
Sparta con Elena. Come fu presa Troja, Etra mostr
tore e di Euridice(a). Ovidio però vuole, che quegli sia staso ucciso
da
Ettore(b). Nestore, veduto morto, il suo figliuol
edde ceneri di Mennone, e servirono di sacrifizio all’ombra di lui, e
da
lui pure ne presero il nome. A rendere vieppiù st
ni. Egli molto si segnalò in quella guerra, e finalmente restò ucciso
da
Licomede, uno de’ Capi dell’armata nemica(a). (2
i lui cocchiere chiamavasi Midone, il quale venne rovesciato e ucciso
da
Antiloco(d). Pilemene lasciò un figlio, di nome A
Arpalione, ch’egli avea seco condotto a Troja, e che fu messo a morte
da
Merione(e). Si collegarono pure co’ Trojani altri
ito di Meoni, nati appiè del monte Tmolo(f). (24). Astinoo fu ucciso
da
Diomede, figlio di Tideo (g). (a). L. 2. &
L. 2. & 3. (25). (25) Pireme secondo Ditti Cretese rimase ucciso
da
Diomede(h). Omero lo fa cadere sotto Patroclo (i)
7). Satnio, dopo aver combattuno con molto valore, fu privato di vita
da
Ajace, figlio d’ Oileo(a). (28). Mori, venuto in
to in soccorso de’ Trojani col padre e co’ fratelli, fu messo a morte
da
Merione(b). (29). Astipilo fu ucciso da Achille
’ fratelli, fu messo a morte da Merione(b). (29). Astipilo fu ucciso
da
Achille sulle rive del fiume Xanto(c). (30). Adr
rive del mare il corpo di Polidoro, pochi giorni prima messo a morte
da
Polianestore, re di quel paese. Colei corse a rec
iglio, invitò quel re a secreto colloquio per iscuoprirgli un tesoro,
da
se nascosto, e riserbato al figliuolo. L’avaro Tr
bbe stato di Polidoro, com’era stato il trasmessogli ne’ tempi scorsi
da
Priamo. La donna diede un’occhiata torbida e fier
si, che lo stesso Eroe, arrivato in Sicilia, sia rimasto così agitato
da
funesti sogni, che per liberarsene abbia inalzato
claustre Diction. Mytbol. (1). Lo scudo di Ettore era stato formato
da
Tichio, celebre Artista, e nativo d’Ile, città de
, peschè nacque in Filace, città della Tessaglia, o perchè discendeva
da
Filaco, fondatore della stessa città(d). (b). H
. Iliad. l. 17. (e). Id. Iliad. l. 15. (3). Cebrione rimase ucciso
da
Patroclo con un colpo di pieltra, che gli spaccò
i pieltra, che gli spaccò la testa(e). (4). Eniopeo fu messo a morte
da
Diomede, figlio di Tideo(f). (f). Joh. Jacob. H
arini a gareggiare secolui nel suono della tromba, sia stato sommerso
da
Tritone ne’ flutti. Enea ne trovò il corpo, e lo
he Astimatte, e gli altri figliuoli di Ettore furono condotti schiavi
da
Pirro nella Grecia ; che poscia ne furono lasciat
stre Diction. Mytbol. (8). Andromaca, divenuta schiava di Pirto, fu
da
lui sommamente amata. Ella gli partorì tre figliu
e esposto percinque giorni, e che in tutto quel tempo venne allattato
da
un’orse. Altri soggiungono, che fu allevato dal p
ette ritirarsi in Etis, città della Fessaglia, appresso il re Eurito,
da
cui ne venne espiato. Concorso poscin alla caccia
lo privò di vita. Per tale motivo fu costretto ad allontanarsi anche
da
Ftia, ed a ricorrere ad Acasto, re di lolco, il q
li Dei per in zzo di Mercurio gli abbiano spedito una spada, lavorata
da
Vulcano, con cui potè provedere alla sua salvezza
a Vulcano, con cui potè provedere alla sua salvezza. Assistito poscia
da
Giasone e da altri suoi amici(a), rientrò in lolc
n cui potè provedere alla sua salvezza. Assistito poscia da Giasone e
da
altri suoi amici(a), rientrò in lolco, e vi uccis
oi, perchè Proteo (o Prometeo(d)) lo avvertì, che chiunque fosse nato
da
colei, sarebbe divenuto maggiore del padre suo. L
. (4). Enone, divenuta gelosa di Paride pel ratto di Elena, fattosi
da
lui, spedì il suo figliuolo, Corito, a Troja per
iare la condotta della sua rivale. Ma il giovine fu preso in sospetto
da
Paride, cosicchè questi, trovatolo vicino ad Elen
re appresso di lei, affinchè ne lo guarisse della ricevuta ferita, fu
da
lei rimandato indietro col commettergli, che sugg
ferita, fu da lei rimandato indietro col commettergli, che suggerisse
da
parte sua a Paride di farsi piuttosto risanare da
gli, che suggerisse da parte sua a Paride di farsi piuttosto risanare
da
Elena. Un sentimento poi di tenerezza fece ben pr
stezza, ch’ella pure morì, e fu sepolta con Paride. Finalmente vuolsi
da
altri, che Enone abbia trattato Paride con eccess
nza. Aggiungesi che colei n’ebbe poscia sì grande rincrescimento, che
da
se si gettò sul rogo, e si abbruciò col corpo di
lle stesse Feste si celebravano. Credesi, che siento state introdotte
da
Servio Tullo, sesto re de’Romani. Queste Feste si
e armati di lancia (c). (4). Tito Livio dubita, se Ascanio sia nato
da
Creusa, o da Lavinia. Questo figliuolo di Priamo
lancia (c). (4). Tito Livio dubita, se Ascanio sia nato da Creusa, o
da
Lavinia. Questo figliuolo di Priamo da orima fu d
Ascanio sia nato da Creusa, o da Lavinia. Questo figliuolo di Priamo
da
orima fu detto Ascanio da un fiume della Troade ;
a, o da Lavinia. Questo figliuolo di Priamo da orima fu detto Ascanio
da
un fiume della Troade ; poi Ilo da Ilo, re de’Tro
i Priamo da orima fu detto Ascanio da un fiume della Troade ; poi Ilo
da
Ilo, re de’Trojani ; finalmente Giulo dalla prima
(c). Altri soggiungono, che i Greci lo lasciarono uscire liberamente
da
Troja, perchè egli con Antenore, e Polidamante, f
). Tra coloro, che seguirono Enea, si nomina Latago, che restò ucciso
da
Mezenzio (d) ; Darete (e) ; Oronte, che perì per
e perì per naufragio sulla costa d’Africa (f) ; Ladone, che fu ucciso
da
Aleso (g) ; Eumede, figlio di Dolone ; Clizio, fi
olo, nato in Lirnessa, nella Troade. Questi due ultimi vennero uccisi
da
Turno (h). Si unirono pure con Enea Mnesteo, Prin
pe Trojano, discendente d’Assaraco (i), e Naute, nelle di cui mani fu
da
Diomede rimesso il Pallade, rapito da Troja. Daqu
, e Naute, nelle di cui mani fu da Diomede rimesso il Pallade, rapito
da
Troja. Daquel tempo Naute, e i suoi discendente e
di Birsa, voce Greca, che significa pelle (a). (12). Varrone, citato
da
Servio (b), dice, che non Didone, ma la di lei so
e ucciso, se Enea nol avesse assistito (b). I Giuochi poi, instituiti
da
Enea in onore di Anchise, vennero chiamati i Giuo
ni, o perchè si genera insieme con loro (d). Due sorta di Genj furono
da
altri riconosciuti : gli uni, che eccitavano al b
rdia, delle Parche, e dell’Erebo (d). Teodonzio, Autore Greco, citato
da
Bocaccio (e), lo riconosce come il più antico deg
Ai Cenj si offerivano in sacrifizio vino e fiori (g) : e ciò facevasi
da
ciascuno spezialmente nel suo giorno natalinio (a
. Id. Acneid. l. 6. (a). Virg. Aeneid. l. 7. (18). Evandro nacque
da
una figlia del fiume Ladone (f), o dalla Ninfa, c
ro nacque da una figlia del fiume Ladone (f), o dalla Ninfa, chiamata
da
Dionisio d’Alicarnasso Temi, da Solmo Nicostrata,
e Ladone (f), o dalla Ninfa, chiamata da Dionisio d’Alicarnasso Temi,
da
Solmo Nicostrata, e comunemente da’Latini Carment
he tre volte dovette dargli la morte, attesochè colui avea conseguito
da
Feronia, sua madre, tre anime, e tre armature (a)
llente nell’arte di maneggiare i cavalli (d) ; Mago, che restò ucciso
da
Enea (e) ; il famoso augure, Tolumnio (f) ; Ufent
’boschi, e nutrita col latte di un giumento. Venne consecrata a Diana
da
Metabo, quando egli, scacciato per invidia de’suo
a, fece cadere sotto i suoi colpi un’infinità di Frigj. Rimase uccisa
da
Arunte, soldato Trojano, il quale approfittò del
armi Cloreo, antico Sacerdote di Cibele. Arunte poi fu messo a morte
da
Diana (c). (c). Id. Acneid. l. 12. (d). Joh.
di Anna, e ordì contro di lei varie insidie. Anna, avvertita in sogno
da
Didone, che abbandonasse quel soggiorno, fuggì pe
à e là per ignoti mari. Uno di questi ultimi fu anche Agapenore. Egli
da
una procella fu gettato sulle coste di Cipro ; e
ed ivi finalmente si stabilì la dimora (a). Una tradizione, riferita
da
Pausania (b), soggiunge, che Teucro ritornò alla
e gli toccò una cassa, che racchiudedeva una statua di Bacce, formata
da
Vulcano, e poi regalata da Giove a Dardano. Eurip
racchiudedeva una statua di Bacce, formata da Vulcano, e poi regalata
da
Giove a Dardano. Euripilo aprì quella cassa imitò
eta, e genero d’Anchise(e). Ritornando dall’assedio di Troja fu colto
da
sì fiera burrasca, che stette per naufragare. Fec
di Pilemene, re de’Paflagonj(a). (8). Patroclo nacque da’Stenele, e
da
Menezio, figlio d’Attore, per cui lo stesso Patro
si appresso Peleo, suo parente, e re di Ftia. Quegli lo fece allevare
da
Chirone insieme col suo figliuole, Achille. Da ci
dal solo Achille. Così armato, alla testa de’Mirmidoni, prima guidati
da
Achille, si avventò contro i Trojani. Eglino lo c
, Elaso, Molio, e Pharte spirarono pure sotto le di lui mani. Animato
da
sì feliciosuccessi, nè ancor satollo del sangue n
oclo, pieno di spavento, balzò dal darro, e lanciò una grossa pietra,
da
cui colpito Cebrione nella fronte perdette la vit
vita. Patroclo voleva spogliarlo delle armi ; una Ettore, incoraggito
da
Apollo, gli si oppose. Combatterono per lungo tem
e Pierio, e, le quali, ersendoveloti al pati degli uccelli, portavano
da
per tutto il terrore e lo spavento di Marte(d). N
ferita in una coscia(a). (14). Tersite era un miserabile buffone. Fu
da
Agamennone ammesso tralla sua armata, affinchè fa
diceva tutto ciò che gli veniva in bocca. Era inoltre guercio, zoppo
da
un piede, e colle spalle curve, che gli si rovesc
adre Dorippe, e si chiamavano Eno, Spermo, ed Elaide. Aveano ottenuto
da
Bacco la virtù di cangiare in vino, grano, ed oli
, era una figlia, la quale Elena, sorella di Clitennestra, avea avuto
da
Tesseo, e che da lei non era stata mai dichiarata
la quale Elena, sorella di Clitennestra, avea avuto da Tesseo, e che
da
lei non era stata mai dichiarata per sua figliuol
morte di Bienore, di cui n’era il cocchiere, rimase parimenti ucciso
da
Agamennone(c). (b). Id. Iliad. l. 5. (20). Dei
ano d’avviso, che il sospetto dono o fosse gittato in mare, o venisse
da
sottoposte fiamme ridotto in cenere, o almeno si
figlio di Priamo e di Ecuba, e sacerdote di Nettuno. Quegli, seguito
da
moltitudine di popolo, e pieno d’estro fatidico,
nuovo con favorevo le vento alle patrie terre. Soggiunse, che Ulisse,
da
cui egli era fieramente perseguitato, eccitò Calc
lo entro le mura, e nol avessero in loro difesa. I Trojani, ingannati
da
questi detti insidiosi, si affrettarono a ritirar
, tutti si abbanconarono in preda al sonno. Andava intanto muovendosi
da
Tenedo la Greca armata ; e come fu vicina a’ Troj
ne fecero orribile strage degli abitanti (a). (22). Corebo, chiamato
da
Omero Ortrione, era figlio di Migdone. Egli, vegg
ome schiava, Cassandra, tentò di far loro resistenza, e rimase ucciso
da
Peneleo (a). (23). Tieste rendette Pelopea, sua
sposto nelle selve. Un certo pastore lo raccolse, e lo fece allattare
da
una capra. E siccome tal’animale chiamasi da’ Gre
e Oreste fu spedito appresso Strofio dalla sua nutrice, detta Atsinoe
da
Pindaro (a), Laodamia da Ferecide (b), e Gelissa
sso Strofio dalla sua nutrice, detta Atsinoe da Pindaro (a), Laodamia
da
Ferecide (b), e Gelissa da Eschilo (c). Un Greco
ce, detta Atsinoe da Pindaro (a), Laodamia da Ferecide (b), e Gelissa
da
Eschilo (c). Un Greco Autore antichissimo pretend
. Dionisiocle riferisce, che Oreste fu accusato dinanzi all’ Areopago
da
Tindaro, padre di Clitennestra (e). V’è chi soggi
o, che nell’ Arcadia v’avea un tempio, dedicato a certe Dee, chiamate
da
quegli abitanti Manie. Lo stesso Storico crede ch
tica statua di Diana, la quale credevasi essere quella, che fu rapita
da
Oreste. In quel tempio si celebrava ogni anno la
spada sulla testa d’una vittima umana, e alcune gocce di sangue, che
da
quella si facevano uscire, erano in luogo di sacr
Menelao dall’assedio di Troja, chiamavasi Canobo. Questi rimase punto
da
un serpente, mentre Menelao era da’venti trattenu
lla navigazione(a). (2). Elena dopo la morte di Menelao fu scacciata
da
Sparta, e dovette andarsene appresso Poliso, mogl
te, che il Lirico Poeta, Stesicore, essendo stato privato degli occhi
da
Castore e da Polluce, perchè avea osato di dir ma
rico Poeta, Stesicore, essendo stato privato degli occhi da Castore e
da
Polluce, perchè avea osato di dir male di Elena i
ripilo(e). I sudditi di questo, come lo viddero morto, rimasero presi
da
sì veemente dolore, che tutti si lasciarono uccid
o progetto, allorchè ne fu impedita, altri dicono, dal popolo, altri,
da
Peleo. Temendo poi lo sdegno del marito, voleva u
ato, fu esposto sul monte Partenio nell’Arcadia, e là venne allattato
da
una cerva. Aleo, padre d’Auge, intesa la mascita
ice, che Auge, rinchiusa col figlio, Telefo, in una cesta, fu gettata
da
Nauplio in mare, e che venne raccolta, e sposata
cesta, fu gettata da Nauplio in mare, e che venne raccolta, e sposata
da
Teutrante(e). Anche Igino riferisce ; che Teutran
e ; che Teutrante la adottò per sua figliuola ; ma soggiunge, ch’ella
da
se medesima si ritirò nella Misia par sottrarsi a
mise la propria corona ed Auge in matrimonio a chi lo avesse liberato
da
quel nemico. Telefo alla testa de’ Misj trionfò d
fo si attaccò al partito de’ Trojani contro i Greci. Costoro, gettati
da
una procella sulle coste della Misia, si disponev
Ottera. (8). Darete di Frigia vuole, che Pentesilea sia stata uccisa
da
Neottolemo, figlio d’Achille(a). Lo Scoliaste d’O
di Pterelao, re di Tafo, città dell’Argolide. Pterelao avea ricevuto
da
Nettuno, suo avo, il dono dell’immortalità a cond
, ch’egli appena nato fu esposto sul monte Ida, e che venne allattato
da
una cagna(e). Il medesimo molto si segnalò, comba
l’una che nell’altra molto si distinse ne’ Giuochi funebri, celebrati
da
Achille a Patroclo(a). Mennone, come abbiamo dett
lope, ancor bambina, sia stata esposta ; e che essendo stata allevata
da
certi uccelli, detti Penelopi, ella abbia acquist
Declaustre Diction. Mythol. (4). Secondo una tradizione, riferita
da
Pausania(c), Icario, volendo maritare la mentovat
Belide, perchè confonde Nauplio, di lui padre, con quello, che nacque
da
Aminome, una delle Danaidi, le quali, per essere
lamede. Dopo poi la presa di Troja venendo la flotta de’ Greci spinta
da
furiosa tempesta sulle coste dell’ Eubea, Nauplio
che la predetta piaga fu un effetto del morso di un serpente, mandato
da
Giunone, la quale, odiando implacabilmente Ercole
c). Teocrito soggiunge, che Filottete rimase in quel modo danneggiato
da
un serpente, mentre egli nel tempio di Apollo Tim
io di Apollo Timbreo stava contemplando il sepolcro di Troilo, ucciso
da
Achille(d). Macaone, figlio di Esculspio, finalme
se ne sdegnò, che la avrebbe uccisi, se non ne fosse stato trattenuto
da
Diore, di lei fratello. (12). Tra’ Greci, che da
se stato trattenuto da Diore, di lei fratello. (12). Tra’ Greci, che
da
Circe furono converti in porci, si nomina un cert
ole Cherilo, Telsiope, Molpe, e Agl ofono. Clearco finalmente, citato
da
Natale de’ Conti, le nomina Leucosia, Ligea, e Pa
vio(f), in un’Isola, vicina al Capo di Sicilia, e detta Peloro, cinta
da
scoscesi scogli. Da di là traevano a se colla soa
que’mostri, perchè non difesero la di lei figlia, quando fu sorpresa
da
Plutone(a). (14). Le Sirene, disperate per non a
Odyss. l. 5. (e). l. 4. Pons. (15). Esiodo dice, che Ulisse ebbe
da
Calipso due figli, Nausitoo, e Nausinoo(c). (a).
no, adiratosi co’ Feaci, perchè aveano prestato assistenza ad Ulisse,
da
lui perseguitato, cangiò il loro naviglio in isco
chiamato Cresio Ormenide ; ma preso poi nel fiore della sua gioventù
da
certi corsari Fenici, era stato venduto a Laerte,
a sua gioventù da certi corsari Fenici, era stato venduto a Laerte, e
da
questo stabilito guardiano delle sue greggi(a). O
(20). Penelope, benchè sia stata per lo spazio di venti anni divisa
da
Ulisse, tuttavia corrispose con invitta costanza
te disfaceva quel ch’era andata facendo il giorno. Al fine fu tradita
da
una sna schiava, e obbligata a ultimare l’opera i
(21). Il fine, che que’ Nobili incontrarono, era stato loro predetto
da
Aliterse Mastoride, celebre Indovino ed Augure, a
Melampode di Pilo. Colui, obbligato a lasciare Argo per un omicidio,
da
lui commesso, si rifugiò in Pilo nel momento, in
so, si rifugiò in Pilo nel momento, in cui Telemaco stava per partire
da
di là, e per ritornarsene alla sua patria. Egli l
e Anfimedonte, figlio di Melanzio. Questi due ultimi rimasero uccisi
da
Telemaco(d). Eupiteo, padre d’Antinoo, volendo ve
d’alcuni d’Itaca, che avea sollevato contro Ulisse ; ma restò ucciso
da
Laerte, padre dello stesso Ulisse(a). Tra gli ama
Apud Parthen. Erot. c. 3. (d). Hom. Odyss. l. 10. (22). Circe ebbe
da
Ulisse due figli, che si denominarono Agrio e Lat
co, re degli Egineti. Egli, giuocando con Folo, suo fratello, ma nato
da
diversa madre, lo uccise. Eaco lo scacciò dalla s
tuo esilio. Il giovanetto montò sopra una nave, e come videsi lontano
da
quelle spiaggie, spedì un araldo al padre per giu
erede del trono, perchè col mezzo di lui eransi liberate quelle terre
da
un serpente, che andava facendone orribile guasto
e guasto(a). Telamone intervenne altresì alla presa di Troja, fattasi
da
Ercole sotto il regno di Laomedonte. Egli allora
ad Ercole Callinico, cioè vinciture per eccellenza. L’Eroe, acciecato
da
tale adulazione, lo ricolmò d’elogi, e per ricomp
bea. Tutti poi s’accordano a dire, ch’ella era figlia d’Alcatoo, nato
da
Pelope, e re di Megara. E’ questa quella, che die
to sull e coste della Sicilia, vi perdette le armi di Achille. Questé
da
una burrasca vennero portate sulla tomba d’Ajace(
a Troade(b). (a). Potter. Archacol. Graec. l. 2. (1). Da Tindaró e
da
Leda nacque anche Filònoe, la quale per favore di
denominata perciò Academia. Gli Spartani, memori del favore, ricevuto
da
Academo, rispettarono quel luogo nel tempo delle
e e di Polluce furono veduti dagli Argonauti, mentre erano minacciati
da
orrida procella nel viaggio, che facevano per la
ne, re della Tracia. Era colei sì bella, che molti Principi recavansi
da
lontani paesi a ricercarla in matrimonio. Il padr
Epimenide numera tredici Principi del vicinato di Pisa, che, superati
da
Enomao, ne rimasero anche uccisi. Cadde morto in
Orest. (6). V’è chi dice, che il mentovato mare fu detto Mirtoo non
da
Mirtilo, ma da una giovine, chiamata Mirtone, la
’è chi dice, che il mentovato mare fu detto Mirtoo non da Mirtilo, ma
da
una giovine, chiamata Mirtone, la quale restò in
nio poi pretende, che quel mare abbia presa l’anzidetta denominazione
da
Mirto, piccola isola del mare Egeo, poco distante
ta denominazione da Mirto, piccola isola del mare Egeo, poco distante
da
Caristo, città dell’ Eubea(g). (e). l. 12. rer.
in un pozzo l’altro loro fratello, Crisippo, perchè que sti era nato
da
altra donna(a). Pelope li cacciò in esilio, ed eg
enti per certo conveniva dire di Arpalice, bella giovine d’Argo, nata
da
Climeno e da Epicasta. Anche colei si lasciò tras
o conveniva dire di Arpalice, bella giovine d’Argo, nata da Climeno e
da
Epicasta. Anche colei si lasciò trasportare a som
tore in isposo, se n’era pentito, e lo avea privato di vita(f). Non è
da
confondersi la predetta Arpalice coll’altra, che,
on è da confondersi la predetta Arpalice coll’altra, che, disprezzata
da
Ifielo, uno degli Argonauti, cui ella grandemente
reo promise il regno e la sua figliuola a chiunque lo avesse liberato
da
quell’animale. Alcatoo uccise il leone, sposò la
simile a quello, che avvenne ad Edipo, successe anche a Crateo, nato
da
Minos, re dell’Isola di Creta, e ad Altemene, suo
infelice padre avea inteso dall’Oracolo, ch’egli sarebbe stato ucciso
da
uno de’ suoi figliuoli. Altemene in forza di tale
venne in cognizione, quando quegli stava per morire ; e preso allora
da
estremo cordoglio, supplicò gli Dei, che nol lasc
nge, ve la avea fatta uscrire. Altri dicono ch’essa sia stata mandata
da
Bacco, perchè i Tebani lo aveano disprezzato. Tut
curio e di Erse, ne andò anch’egli alla caccia col cane Lelapo, detto
da
Apollo loro(a) Fae, che Procride, figlia di Erett
ia di Eretteo, o d’Ificlo, re d’Atene, e di lui moglie, avea ricevute
da
Minos, re di Creta(b). Quel cane, tostochè si tro
do questa opinione, soggiunge, che i pred tti figli nacquero ad Edipo
da
Euriganea, figlia di Perifa, sposata da lui dopo
d tti figli nacquero ad Edipo da Euriganea, figlia di Perifa, sposata
da
lui dopo la morte di Giocasta ; che Edipo regnò s
file in matrimonio a Tideo, e Argia a Polinice(a). (2). Tideo nacque
da
Eneo, re di Calidone, e da Peribea, detta da altr
e Argia a Polinice(a). (2). Tideo nacque da Eneo, re di Calidone, e
da
Peribea, detta da altri Altea(b). Egli commise un
e(a). (2). Tideo nacque da Eneo, re di Calidone, e da Peribea, detta
da
altri Altea(b). Egli commise un omicidio, e fu qu
suo fratello. Comunque ciò sia, Tideo finalmente restò ferito a morte
da
una freccia, vibrata contro di lui dal Tebano Men
una spalla. Il figlìo di Tideo, furibondo per tale ferita ; e ajutato
da
Minerva, si avventò contro i Trojani con nuovo ar
le(d). Questi eranò tre, Balio, Santo, e Pedaso. I due primi nacquero
da
Podarge, una delle Arpie, e dal vento Zefiro. I m
itò la maniera del camminare di quell’animale per non essère scoperto
da
alcuno. Come poi si vide preso da Diòmede e da Ul
ell’animale per non essère scoperto da alcuno. Come poi si vide preso
da
Diòmede e da Ulisse, manifestò loro tutti i proge
er non essère scoperto da alcuno. Come poi si vide preso da Diòmede e
da
Ulisse, manifestò loro tutti i progetti de’ Troja
o di se lo sdegno del Cielo ; e fu abbruciato sopra un rogo, separatò
da
quello, degli altri Eroi, i quali morirono all’as
er lui, e diede di se medesima un grande spettacolo. Ella si trasferì
da
Argo in Eleusina, ove era stato inalzatò il rogo
ve niuno l’avrebbe mai trovato, se Erifile, di lui moglie, guadagnata
da
suo fratello, Adrasto, con una collana d’oro nol
o al predetto tempio eravi una fontana, sacra allo stesso Anfiarao, e
da
cui, credevasi, che fosse asceso al Cielo. Si rip
hiamava Alfesibea, e le regalò la collana, che Erifile aveva ricevuto
da
Adrasto in dono. Non potendo poi trovare appresso
oe desiderava di vedere vendicata la morte del suo marito ; e ottenne
da
Giove, che i di lei piccoli figliuoli, avuti da A
uo marito ; e ottenne da Giove, che i di lei piccoli figliuoli, avuti
da
Alcmeone, divenissero in un istante così grandi,
one, ma anche Fegeo, e la di lui moglie(a). (5). Ippomedonte nacque
da
Nisimaco e Mitidice, figlia di Talao, e sorella d
ue da Nisimaco e Mitidice, figlia di Talao, e sorella d’Adrasto(b), o
da
Nisimaco e Nasica, come vuole Lattanzio(c). Egli
enopeo fu figliuolo di Meleagro e di Atalanta. Altri lo fanno nascere
da
Marte e da Menalippe ; ed altri gli danno per pad
igliuolo di Meleagro e di Atalanta. Altri lo fanno nascere da Marte e
da
Menalippe ; ed altri gli danno per padre Milanion
costantissimo amatore della virtù(f). Eschilo dice, che restò ucciso
da
Aufidico(g). (a). Aeschyl. sept. ante Theb. , E
o dalla loro isola. Ella andò a nascondersi lungo le rive del mare, e
da
di là fù presa da certi pirati, e venduta a Licur
. Ella andò a nascondersi lungo le rive del mare, e da di là fù presa
da
certi pirati, e venduta a Licurgo(a). (a). Joh.
ochi Nemei sieno stati introdotti in onore di Ercole per la vittoria,
da
lui ripottata sopra il Leone Nemeo, di cui abbiam
a che gente guerriera, perchè tali n’erano gl’ institutori. I Giuochi
da
prima consisistevano in combattimenti equestri. C
ta la salvezza della patria(b). L’eroica azione di Meneceo fu imitata
da
Androclea, ed Eraclea, figlinole di Antipeno Teba
oro vuole, che Antigona abbia incotrato trato la morte, già comandata
da
Creonte(a). Dicesi inoltre, che Emone, figlio di
icoltà erano straordinarie : conveniva entrare in uno steccato difeso
da
tori spiranti fiamme, aggiogarne due ad un aratro
doli quindi a fare un solco ; e, seminati i denti del serpente ucciso
da
Cadmo, combattere coi guerrieri che nascevano da
del serpente ucciso da Cadmo, combattere coi guerrieri che nascevano
da
quelli ; e finalmente uccidere il drago alato che
, specialmente allorquando Giasone seminò i denti del serpente ucciso
da
Cadmo, e ne nacquero uomini. Dante allude a quest
e una invenzione poetica per encomiar quegli Eroi che non ebber nulla
da
fare nella conquista del vello d’oro : la narrazi
recia accompagnarono Giasone e Medea in Tessaglia, ed ivi si divisero
da
loro per andare a compiere altre illustri imprese
i altri dicono che il padre di Giasone fosse stato molto prima ucciso
da
Pelia ; ma però tutti si accordano ad asserire ch
, benchè chiusa nella reggia fuggì per aria a volo in un carro tirato
da
serpenti alati, e se ne andò ad Atene nella corte
le più distanti negli altri mari, non avrebbero potuto esser popolate
da
gente che vi si fosse trasportata a nuoto ; e sap
perchè tutti i più celebri scrittori latini ne parlano con tante lodi
da
far credere che fosse un capo lavoro dell’arte tr
credere che fosse un capo lavoro dell’arte tragica76 ; e tanto più è
da
lamentare una tal perdita in quanto che nessuna a
zionamento economico, morale e politico77 Civiltà e civile derivano
da
città e cittadino, e stanno ad indicare nel primi
li considerarono esseri soprannaturali, o figli degli Dei, o ispirati
da
loro. Tali erano Orfeo ed Anfione, la cui esisten
ne, la cui esistenza appartiene ai tempi eroici più remoti. Essi sono
da
annoverarsi tra i Semidei, anzichè tra i semplici
i popoli. Essendo incerto chi di loro due esistesse prima, comincierò
da
Anfione, del quale è più breve il racconto. Anfi
idice, perdè la sua sposa che morì per essere stata morsa in un piede
da
una vipera. La desolazione di Orfeo è indescrivib
ltore dell’Antichità. Egli era figlio della Ninfa Cirene, e perciò fu
da
taluni considerato come uno dei Semidei. Ambiva a
ma però molte altre ancora ne compiè spontaneamente dovunque trovasse
da
uccider mostri o tiranni. Ammesso che egli fosse
ri o tiranni. Ammesso che egli fosse figlio di Giove e di Alcmena v’è
da
aspettarsi che Giunone lo perseguiterà. Infatti s
rivendola nei seguenti versi della Divina Commedia : « Come distinta
da
minori e maggi « Lumi biancheggia tra i poli del
me in greco fu Heracles, che in quella lingua significa reso illustre
da
Era, ossia da Giunone, vale a dire per le persecu
Heracles, che in quella lingua significa reso illustre da Era, ossia
da
Giunone, vale a dire per le persecuzioni di quest
amavasi anche Alcide, o dall’avo suo Alceo, come asserisce Erodoto, o
da
un greco vocabolo significante forza e per trasla
ole manifestò sin dalla prima infanzia andò sempre talmente crescendo
da
sembrare indomabile e irresistibile. Quindi si pr
la umanità ed alla gloria. Accenneremo prima le 12 imprese impostegli
da
Euristeo, e conosciute sotto il nome di fatiche d
te sotto il nome di fatiche d’Ercole, e poi le altre non meno celebri
da
lui spontaneamente compiute. Le dispongo in quell
te compiute. Le dispongo in quell’ordine in cui si trovano rammentate
da
Ausonio in 12 esametri latini, che riporto in not
3 stelle. 2ª Fatica : L’Idra di Lerna La parola Idra derivando
da
un vocabolo che significa acqua è il nome che dav
o menava stragi e devastazioni come il cinghiale di Calidonia. Ercole
da
sè solo compiè una più ardua impresa che ucciderl
me Ladone. 5ª Fatica : Le Arpie Questi mostri furono descritti
da
noi colle parole di Virgilio e di Dante nel parla
ar che facevano presso il lago Stìnfalo in Arcadia. Ercole le scacciò
da
quel territorio, ed esse fuggirono in Tracia a to
esse fuggirono in Tracia a tormentar Fineo ; discacciate anche di là
da
Calai e Zete si fermarono nelle Isole Stròfadi, c
iù comune e adottata generalmente, che fa derivare la parola Amazzone
da
due vocaboli greci che significano senza mammella
cioè per esser più spedite a tirar d’arco, si tagliavano o bruciavano
da
bambine la mammella destra. Abitarono da prima ne
, si tagliavano o bruciavano da bambine la mammella destra. Abitarono
da
prima nella Sarmazia presso il fiume Tanai (ora i
polita la uccidesse, non pensarono che questa stessa Amazzone fu data
da
Ercole in moglie al suo amico Teseo, e ne nacque
cialmente dai tragici antichi e moderni. L’esistenza delle Amazzoni è
da
riporsi tra le favole : non ostante era creduta n
sciandovi quanto asportandone le immondezze. Ercole trovò un compenso
da
valenti ingegneri : deviò il corso del fiume Alfe
imanto, non dovè sembrargli una straordinaria fatica il liberar Creta
da
un Toro furioso mandato da Nettuno ai danni di qu
una straordinaria fatica il liberar Creta da un Toro furioso mandato
da
Nettuno ai danni di quel popolo. Se poi lo prende
de Mostri peggiori delle fiere crudeli sono i tiranni ; ed Ercole
da
par suo non li risparmia. Seppe che Diomede re de
casione ad altre straordinarie imprese di Ercole, non comandate a lui
da
Euristeo, parleremo fra poco. Qui convien dire ch
erchè questi avrebbero allettato la cupidigia di molti, eran guardati
da
un terribil dragone con cento teste pronte all’of
an Cerbero arrivato all’aria aperta sparse sul terreno la sua bava, e
da
quella ivi nacque la pianta erbacea chiamata Acòn
sa sull’economia animale. Dante ci fa supporre che Cerbero trascinato
da
Ercole tentasse di resistere, e puntasse il muso
condo le parole stesse di Dante89 Oltre le dodici fatiche impostegli
da
Euristeo, compì Ercole di proprio moto e di spont
scorsi sulla prima Deca di Tito Livio : « Anteo re di Libia assaltato
da
Ercole Egizio fu insuperabile, mentre che lo aspe
e dice di aver veduto nell’Inferno, anzi fu quello stesso che pregato
da
Virgilio prese colle sue mani i due poeti in un f
rese colle sue mani i due poeti in un fascio 90, e li calò lievemente
da
una grande altezza nel profondo dell’Inferno : «
v. 142.) Tra i più famosi masnadieri e assassini che Ercole uccise è
da
rammentarsi principalmente il gigante Caco. È que
ino, che egli chiudeva con un macigno e con ordigni di ferro fattigli
da
suo padre. Di là scendeva a rubare ed uccidere ;
più minute particolarità di tale avvenimento furono a gara descritte
da
Virgilio e da Ovidio ; e Dante che vide Caco nell
rticolarità di tale avvenimento furono a gara descritte da Virgilio e
da
Ovidio ; e Dante che vide Caco nell’Inferno lo fa
dio ; e Dante che vide Caco nell’Inferno lo fa rammentar concisamente
da
Virgilio stesso : « Lo mio Maestro disse : Queg
angiò Atlante nel monte di tal nome, come dicemmo. Non apparisce però
da
altri fatti o invenzioni della Mitologia che Erco
ione di Esìone, figlia di Laomedonte re di Troia, dall’esser divorata
da
un mostro marino, e alla vendetta di Ercole perch
da un mostro marino, e alla vendetta di Ercole perchè non gli furono
da
quel re spergiuro osservati i patti, sarà più a p
roismo pari a quello mostrato in tutto il corso della sua vita. Sposò
da
prima Mègara figlia del re Creonte tebano92 e pos
e sorella di Meleagro. I Mitologi gli attribuiscono molte altre mogli
da
lui sposate in Grecia, ed anche una in Italia, e
a col Dio del fiume Acheloo, il più gran fiume della Grecia, e perciò
da
Omero chiamato il re dei fiumi. Questi fu il solo
ritornar colla sposa a Tebe, trovò il fiume Evèno sì gonfio di acque
da
non potersi guadare. Sopraggiunto il Centauro Nes
lle sue imprese eroiche, avesse avuto la debolezza di filare, vestito
da
donna fra le ancelle di Onfale regina di Lidia ;
tre disponevasi a fare un sacrifizio a Giove ; gradì le vesti mandate
da
Deianira e se le indossò ; ma poco dopo sentì ard
ate da Deianira e se le indossò ; ma poco dopo sentì ardersi le carni
da
occulto fuoco : il veleno dell’Idra cominciava a
ttora chiamasi Lica. Ma trovando inefficace ogni rimedio, volle morir
da
forte com’era vissuto, e acceso il rogo preparato
che è composta di 128 stelle ; e gli Astronomi moderni, incominciando
da
Herschel, dicono che il nostro Sole con tutto il
dicono che il nostro Sole con tutto il cortèo dei pianeti è attratto
da
forza preponderante verso quella costellazione. L
atto di scagliarlo nel mare, e l’Ercole appoggiato alla clava, inciso
da
Benvenuto Cellini nel sigillo di Cosimo I granduc
ima origine, alludendosi all’origine della guerra Troiana, che derivò
da
un uovo, da quello cioè da cui nacque la bella El
alludendosi all’origine della guerra Troiana, che derivò da un uovo,
da
quello cioè da cui nacque la bella Elena, la qual
l’origine della guerra Troiana, che derivò da un uovo, da quello cioè
da
cui nacque la bella Elena, la quale fu la vera ca
esi per ritogliere ad essi la loro sorella Elena che era stata rapita
da
Teseo ; ma avendola trovata nella città di Afidna
e del fratello, uccise l’uccisore di esso. Ida fu poco dopo fulminato
da
Giove. I poeti classici lodano molto quelle due s
io già rimiro, « Per apportar salute al legno infermo, « Sull’antenna
da
prua muoversi in giro « L’oricrinite stelle di Sa
trologico, era sotto l’influenza di questa costellazione. La rammenta
da
prima col nome di Castore e Polluce nei seguenti
radiso : « ……………io vidi il segno « Che segue il Tauro, e fui dentro
da
esso. » Al qual segno o costellazione, rivolge u
ndeva vosco « Quegli ch’è padre d’ogni mortal vita, « Quand’io senti’
da
prima l’aer Tosco. » (Parad., C. xxii, v. 107…..
Finalmente alludendo alla favola che Castore e Polluce fossero nati
da
un uovo partorito da Leda, chiama la costellazion
o alla favola che Castore e Polluce fossero nati da un uovo partorito
da
Leda, chiama la costellazione di questi gemelli i
° XXX che Minosse era figlio di Giove e di Europa, la quale fu rapita
da
Giove stesso trasformato in toro, e trasportata n
i l’era volgare. Come re e legislatore dei Cretesi è rammentato anche
da
Cicerone nelle Tusculane e nei libri della Repubb
iti tortuosi (alcuni dicono tre mila) talmente a bella posta disposti
da
non poter chi vi entrava ritrovar la porta per us
lo scopo o l’uso. Quello di Creta fu costruito per ordine di Minosse
da
Dedalo, ingegnoso architetto e meccanico, il qual
dalo, ingegnoso architetto e meccanico, il quale costretto ad esulare
da
Atene sua patria erasi rifugiato nella suddetta i
one imposta loro dal vincitore. La terza volta però ne furon liberati
da
Teseo riconosciuto come figlio del loro re Egeo.
si tradotte dal Pompei : « Ora mi fosse possibile purgare il racconto
da
quanto v’ha di favoloso e ridurlo a prendere aspe
» E di certo neppur la decima parte di quel che egli narra di Teseo è
da
considerarsi come verità istorica, essendo tutto
eo è da considerarsi come verità istorica, essendo tutto il rimanente
da
riporsi tra le favole. Più volte prima d’ora abbi
ltanto i più straordinarii che si distinguono per qualche singolarità
da
quelli degli altri Eroi. Tra i masnadieri coi qu
tà da quelli degli altri Eroi. Tra i masnadieri coi quali combattè è
da
rammentarsi l’assassino Perifete, che era armato
ocando le loro membra107. Teseo con un colpo di clava liberò la Terra
da
quel mostro di crudeltà. Preceduto dalla fama di
e), ossia senza farsi conoscere, aspettava l’occasione che il re Egeo
da
sè stesso lo riconoscesse per figlio. Era giunta
ne che il re Egeo da sè stesso lo riconoscesse per figlio. Era giunta
da
qualche tempo alla corte d’Atene la Maga Medea, f
Era giunta da qualche tempo alla corte d’Atene la Maga Medea, fuggita
da
Corinto dopo essersi crudelmente vendicata di Gia
roe, come erede del trono, credè suo dovere di liberare il suo popolo
da
questo vergognoso tributo, o morire. Volle esser
reduce il figlio, vi si mettessero di color porpureo ad annunziargli
da
lontano la lieta novella e liberarlo quanto prima
sse entrato nel labirinto : quello d’incontrare il Minotauro ed esser
da
lui divorato, e l’altro di morir di fame per non
i ; ed al qual mostro, perchè lasciasse loro libero il passo, fa dire
da
Virgilio : « ……………….. Forse « Tu credi che qui s
gli Eroi mitologici. Teseo commise un atto di perfidia e di barbarie,
da
non potersi in modo alcuno scusare, contro la tro
, come vedremo. E parlando in prima dei più celebri fatti felicemente
da
lui compiuti, rammenteremo che egli prese vivo il
nere di duello ad imitazione degli arieti, e prescelto in questo caso
da
Teseo, ci dice il perchè Plutarco stesso : « perc
rapito dai Cartaginesi, e dopo la distruzione di Cartagine restituito
da
Scipione agli Agrigentini110. Si raccontano ancor
re i cavalli e sottoporli ai loro servigii ; e chi per la prima volta
da
lontano li vide cavalcare, credè che uomo e caval
vè soltanto ad Ercole la sua liberazione dall’Inferno114. Restano ora
da
raccontarsi soltanto le vicende domestiche di Tes
Da prima aveva sposato Ippolita regina delle Amazzoni a lui concessa
da
Ercole per averlo aiutato in quella guerra. Da Ip
ede il nome di Ippolito. Dipoi rapì la bella Elena, ma gli fu ritolta
da
Castore e Polluce, come dicemmo. In appresso spos
e Polluce, come dicemmo. In appresso sposò Fedra, sorella di Arianna,
da
lui abbandonata nell’isola di Nasso : e qui non s
a a lui causa di gravissimo lutto. Essendo già adulto Ippolito, parve
da
prima che Fedra, deposto il madrignal talento, co
il proprio figlio ; e per non farsene micidiale egli stesso, ottenne
da
Nettuno (creduto suo padre) che punisse Ippolito.
seramente perì. Altri Mitologi aggiungono che Ippolito fu risuscitato
da
Esculapio e trasportato da Diana in Italia, ove s
ogi aggiungono che Ippolito fu risuscitato da Esculapio e trasportato
da
Diana in Italia, ove si chiamò Virbio (quasi bis
si avverò la favola del Leone vecchio ; poichè discacciato dal regno
da
Menesteo, si ritirò alla corte di Licomede re di
e re di Sciro, ed ivi fu ucciso o col ferro, o coll’esser precipitato
da
un’altura in un baratro. La sua morte rimase per
un grandissimo sacrificio nel giorno stesso in cui egli era ritornato
da
Creta coi giovani liberati dal Minotauro ; ed ino
cui altra non havvene che sia più maravigliosa : sappiamo inoltre che
da
madre Tebana nacque Bacco ; di sangue Tebano furo
Ercole, il più forte e il più famigerato degli antichi Eroi. Ora sono
da
raccontarsi atroci fatti della corte Tebana, fier
e e sbigottito tutti, fu promesso con pubblico editto a chi liberasse
da
quel mostro il paese, la mano della regina vedova
che ne sperava : tutti però si accordano nel dire che egli morì lungi
da
Tebe di disagio e di cordoglio. Intanto Eteocle c
me primogenito incominciò a regnare in Tebe, e dimostrò subito indole
da
despota e non da re che dopo un anno doveva diven
cominciò a regnare in Tebe, e dimostrò subito indole da despota e non
da
re che dopo un anno doveva diventar suddito ; qui
all’autore stesso : « Cantai di Tebe e poi del grande Achille ; » e
da
Virgilio fa chiamare Eteocle e Polinice la doppia
i aveva predetto (o egli l’aveva sognato), che sarebbero state rapite
da
un leone e da un cinghiale. Ma venuti contemporan
to (o egli l’aveva sognato), che sarebbero state rapite da un leone e
da
un cinghiale. Ma venuti contemporaneamente alla c
nquistare ad entrambi col proprio esercito l’avito regno ; e cominciò
da
quello di Polinice, la causa del quale era molto
spada nella reggia stessa ed al convito di Eteocle ; e poi inseguito
da
una schiera di soldati, li mise in rotta ed in fu
valore, e la destra sua valeva per cento mani ; ma finalmente colpito
da
uno strale avvelenato morì sotto le mura di Tebe.
nte colpito da uno strale avvelenato morì sotto le mura di Tebe. Ebbe
da
Deifile un figlio che fu il famoso Diomede, il pi
i capitani greci che andarono alla guerra di Troia. Di Ippomedonte è
da
dirsi soltanto che egli era nipote di Adrasto e v
uesto suo figlio, e imbanditene le carni per cibo alla mensa dei Numi
da
lui convitati ; e inoltre che Pelope fu restituit
e Pelope fu restituito alla sua pristina forma corporea e risuscitato
da
Giove. Ora è a dirsi che egli sposò Ippodamia fig
vita il fio della sua folle speranza. Pelope senza essere scoraggiato
da
sì funesti esempi, lasciò la Frigia sua patria, e
io Egisto, nato d’illegittime e vietate nozze ; e poichè fu allattato
da
una capra ebbe quel nome che in greco indica un t
a e le gesta degli Antenati di Achille, di quell’Erœ che fu invidiato
da
Alessandro Magno, perchè ebbe per banditore delle
be per banditore delle sue lodi Omero. La prosapia di Achille deriva
da
Giove : genus ab Jove summo ; poichè Eaco suo avo
ca differenza di suono chiamasi Engía o Enghía. Quest’isola fu donata
da
Asopo re di Beozia a sua figlia Egina, e perciò d
e del figlio, ripopolò quel regno in un modo miracoloso : fece uscire
da
un tronco di quercia una gran quantità di grosse
re e potente del padre. Questo decreto del Destino essendo conosciuto
da
Giove e dagli altri Dei, trattenne ciascun di lor
no di starsene al lodo dell’arbitro rusticano. Furono dunque condotte
da
Mercurio in Frigia sul monte Ida davanti al pasto
e, rimase vulnerabile soltanto il calcagno che non potè esser bagnato
da
quelle acque infernali. Dipoi, fanciulletto ancor
volgendo in giro, « E non sapendo là dove si fosse, « Quando la madre
da
Chirone a Schiro « Trafugò lui dormendo in le su
sale accennava questo dubbio senza risolverlo ; e soltanto si affermò
da
qualcuno che sopra una parte di quel classico ter
distrutta città di Troia. E poichè un inglese di nome Frank Calvert,
da
molti anni abitante e possidente di terreni nella
: « Pœta fui e cantai di quel giusto « Figliuol d’Anchise che venne
da
Troia « Poi che ‘l superbo Ilïòn fu combusto. »
ficato di quei due termini per intendere il preciso concetto espresso
da
Dante : il che noi faremo ben tosto nel dar la sp
ecco prima di tutto la genealogia dei re Troiani quale Omero fa dirla
da
Enea ad Achille : « Ma se più brami di mia stirp
versi è considerato Dardano come fondatore e primo re della città che
da
lui prese il nome di Dardania. Egli era figlio di
re dittatore discendeva dai Troiani, e il suo nome di Giulio derivava
da
quello di Giulo Ascanio figlio di Enea, come asse
istrati due altri re anteriori a Dardano, cioè Scamandro e Teucro ; e
da
questo re si fa derivare il nome di Teucria dato
o Troiano : tutti gli altri re per altro son quegli stessi rammentati
da
Omero. Di Erittonio figlio di Dardano i mitologi
ergamo in italiano è sinonimo di pulpito. Tra i figli di Trœ o Troo è
da
notarsi non solo Ilo che fu re di Troia dopo la m
e Capi e Capi Anchise, » che fu genitore di Enea, come fa dire Omero
da
Enea stesso ; quindi Assàraco è lo stipite della
ciò i Romani, discendenti dai Troiani, oltre ad esser chiamati Eneidi
da
Virgilio, son detti ancora Gens Assaraci, ossia d
XV che fu rapito dall’aquila di Giove e trasportato in cielo per far
da
coppiere invece della Dea Ebe. Di Ganimede hanno
calare intesa : « Ed esser mi parea là dove foro « Abbandonati i suoi
da
Ganimede « Quando fu ratto al sommo concistoro.
non però impunemente. L’ultima cinta delle mura di Troia fu ordinata
da
Laomedonte, ed i pœti aggiungono eseguita da Nett
ura di Troia fu ordinata da Laomedonte, ed i pœti aggiungono eseguita
da
Nettuno e da Apollo, esuli entrambi dal soggiorno
fu ordinata da Laomedonte, ed i pœti aggiungono eseguita da Nettuno e
da
Apollo, esuli entrambi dal soggiorno degli Dei, p
loro re128. Consultato l’Oracolo, rispose che i Troiani per liberarsi
da
questi mali dovevano tutti gli anni esporre a un
iano passò alla posterità. Degli altri figli di Laomedonte rammentati
da
Omero nei versi sopracitati è notabile soltanto T
ti è notabile soltanto Titone che sposò l’Aurora, come dicemmo. Ora è
da
aggiungersi che avendo l’Aurora ottenuto per esso
proclamato re di Troia, sposò Ècuba figlia di Dimante re di Tracia, e
da
essa ebbe molti figli, di ciascuno dei quali dovr
cero esporre in un bosco, perchè perisse di disagio, o fosse divorato
da
qualche fiera ; ma invece avvenne di lui come di
e fiera ; ma invece avvenne di lui come di Edipo, che fu trovato vivo
da
un pastore ed allevato come suo figlio sul monte
più bella donna che allor vivesse era la spartana Elena, rapita prima
da
Teseo, e poi divenuta moglie del re Menelao, come
nir moglie dell’umile pastore del monte Ida. Era un tal nodo gordiano
da
non potersi sciogliere facilmente neppur da una D
Era un tal nodo gordiano da non potersi sciogliere facilmente neppur
da
una Dea. In quanto al pastore fu trovato il modo
i l’origine di lui, scuoprirono che egli era il loro fratello esposto
da
bambino nelle selve, e per tale lo riconobbero se
tale aborrimento pel marito, talchè la dispose a ripudiarlo e fuggire
da
esso e seguire spontaneamente Paride a Troia. Ele
ipi collegati. Ecco perchè egli è chiamato dagli Antichi re dei re, e
da
Dante lo Gran Duca dei Greci. Fu risoluto che il
in faccia all’isola di Eubea. Vi accorsero infatti principi ed armati
da
quasi tutte le parti della Grecia, ma non tanto i
n appresso, per le loro grandi gesta in quell’impresa, di esser fatti
da
Omero i protagonisti dei suoi due poemi l’Iliade
bitava che si nascondesse in abito femminile) fu questo : Si travestì
da
mercante di gioie, e andò ad offrirle nelle corti
d avendo fra i monili donneschi portato ancora una finissima armatura
da
guerrieri, fu questa che fece palese Achille ; il
di maschi vota « Sì, che appena rimaser per le cune ; » ed eran già
da
1200 le navi pronte per fare il passaggio nella T
tovagliare, e non potevano perciò cingere talmente d’assedio la città
da
bloccarla ; nè fino al decimo anno osarono di ass
falso sospetto di tradimento ; e questo giudizio fu dichiarato iniquo
da
Platone stesso nel discorso che ei riferisce come
ato iniquo da Platone stesso nel discorso che ei riferisce come fatto
da
Socrate ai giudici che lo condannarono 129. Fu un
o. Anche Virgilio nel libro ii dell’Eneide parla di Palamede, e ne fa
da
Sinone attribuire la morte all’invidia e al tradi
nne mai di Palamede il nome, « Che nomato e pregiato e glorïoso, « E
da
Belo altamente era disceso ; « Se ben con falso e
occa di Troia. Ulisse e Diomede essendo penetrati in Troia travestiti
da
mendici, uccisero alla sprovvista i custodi della
lo portarono nel campo greco. Questo fatto straordinario è rammentato
da
Virgilio ne lib. ii dell’Eneide 131, e da Dante n
straordinario è rammentato da Virgilio ne lib. ii dell’Eneide 131, e
da
Dante nel C. xxvi dell’Inferno. Dante pose nel Li
ssa le più memorabili battaglie, che furono narrate maravigliosamente
da
Omero. L’Iliade ne contiene la lunga serie ; e pe
e. Sebbene il titolo d’Iliade che diede Omero al suo poema, derivando
da
Ilio, appelli in generale alle vicende di Troia,
to « Le salme abbandonò (così di Giove « L’alto consiglio s’adempia),
da
quando « Primamente disgiunse aspra contesa « Il
chi non abbia prima d’ora letto l’Iliade, potrà, dopo l’introduzione
da
me fatta di sopra a questa lettura, intender tutt
una prepotenza del re dei re. Era uso comune in quelle antiche guerre
da
masnadieri devastar prima ed uccidere, e poi rapi
mbattenti. Le persone divenivano schiave ed eran trattate come bestie
da
soma. Finchè durò il Paganesimo, tutti i popoli a
; e venuto il padre a riscattarla con ricchi doni, era stato respinto
da
Agamennone stesso con modi aspri e minacciosi. Po
Calcante in pubblico parlamento, e quindi incoraggiato e rassicurato
da
Achille dichiarò che bisognava render Criseide al
hè in cuor suo ne fremesse, a lasciar condur via dagli araldi mandati
da
Agamennone, la sua schiava Briseide, rispettando
tate descritte, con vicende così mirabili che furon copiate o imitate
da
tutti i poeti epici. Son però belle e mirabili co
diverrebbero monotone narrandole in prosa, ora tanto più che le armi
da
fuoco hanno resa inutile la straordinaria forza d
si possa immaginare si è che Venere e Marte furon feriti in battaglia
da
Diomede : sangue non uscì dalle loro immortali, e
aspettare un sol giorno le nuove armi che la madre Teti gli fece far
da
Vulcano (poichè delle antiche, imprestate a Patro
ta vista Achille si sente commosso e diventa un altr’uomo ; fa alzare
da
terra il vecchio re, lo vuol seco a mensa, lo cos
, senza bisogno di pattuirla, una tregua necessaria indispensabile. È
da
credersi ancora che Achille dopo essersi inteneri
accortosi del suo errore e della sua sventura intellettuale si tolse
da
sè stesso la vita colla propria spada. Per la mor
parlato. Ma Ulisse sapeva bene che di Achille esisteva un figlio nato
da
Deidamia, e vivente anche allora alla corte dell’
gliava il leale e generoso Achille. Giunto nel campo greco fu guarito
da
Macaone e Podalirio figli di Esculapio ; e allora
a con una schiera di lor gente, e furono entrambi uccisi in battaglia
da
Achille, o secondo altri da Ulisse. Dopo la loro
te, e furono entrambi uccisi in battaglia da Achille, o secondo altri
da
Ulisse. Dopo la loro morte accaddero dei miracoli
racoli : il corpo di Sarpèdone fu trasportato invisibilmente (si dice
da
Apollo per ordine di Giove) nel suo regno di Lici
a veduta, che furon chiamati uccelli Mennònidi ; ma non v’è stato mai
da
sapere a qual classe appartenessero, secondo la n
aiuto dei Troiani con una schiera delle sue compagne e che fu uccisa
da
Achille. Virgilio così la descrive nel lib. i del
di Pindemonte.) E Virgilio nel libro ii dell’ Eneide facendo narrare
da
Enea la presa e l’incendio di Troia palesa pur an
pinti « Ancor da’ fati i greci condottieri « All’insidie si diero ; e
da
Minerva « Divinamente instrutti un gran cavallo
dal cavallo i guerrieri che vi si erano racchiusi, e tornati indietro
da
Tenedo i soldati della greca flotta, invadono la
li e più famigerati. L’episodio di Laocoonte fu reso celebre non solo
da
Virgilio, ma anche dalla greca scultura. Laocoont
e con i due suoi figli in atto di fare i supremi sforzi per liberarsi
da
quelli spaventevoli serpenti che li cingono con l
gono con le loro spire. Può vedersene anche una copia in marmo (fatta
da
Baccio Bandinelli) nella galleria degli Uffizi in
eri che entrarono nel cavallo sarà bene di conoscerne i nomi riferiti
da
Virgilio, per intendere qual grave perdita sarebb
fin dentro Troia, ed anche nell’alto della rôcca ; il qual racconto è
da
far maravigliare tutti i moderni Ingegneri e Mecc
le il sentir come fecero i Troiani, secondo quel che Virgilio fa dire
da
Enea : « Ruiniamo la porta, apriam le mura, « Ad
. Tal ne corse la fama che fu accolta come nunziatrice del vero anche
da
celebri scrittori, e tra questi dall’Alighieri. F
l suo ritorno in Grecia, come difatti avvenne. Anche di Enea fu detto
da
qualche scrittore di minor conto che egli fosse s
i leggi dell’umana natura, che cioè Ecuba, oppressa in sì breve tempo
da
tanti atroci dolori d’animo, avesse perduto la ra
ena (ratto ben diverso pel significato della parola, e negli effetti,
da
quello delle Sabine), ha dimostrato che non è inu
impadronito di Polissena e la sostiene col braccio sinistro sollevata
da
terra e stretta al suo fianco, mentre colla destr
za. Compiuta l’impresa e cessato il pericolo, ognuno si credè sciolto
da
qualunque vincolo di subordinazione al comandante
e era stato così concorde col fratello Agamennone, in questo discordò
da
lui, e volle partire con pochi altri il secondo g
eso in aria il piccolo Astianatte, ed è in atto di scagliarlo lontano
da
sè, mentre l’infelice madre inginocchiata ai piè
viveva ancora Nauplio padre dell’infelice Palamede che fu calunniato
da
Ulisse ed ucciso ingiustamente dai Greci ; e perc
inore Aiace per distinguerlo dall’altro Aiace Telamonio che si uccise
da
sè stesso), perì, anzichè per l’insidia di Naupli
predizioni, ma per volere di Apollo con essa adirato, non mai creduta
da
alcuno. Non solo ai Troiani essa presagì le loro
di lui, raggirò talmente il debole e corrotto animo di Clitennestra,
da
renderla convinta che per evitare di essere uccis
estra, da renderla convinta che per evitare di essere uccisi entrambi
da
Agamennone non v’era altro riparo che uccider lui
nnone non v’era altro riparo che uccider lui. E il re dei re scampato
da
mille pericoli, il giorno stesso che giunse nel s
e accoglienze, quand’era per assidersi a mensa fu ucciso a tradimento
da
Egisto, e Cassandra da Clitennestra, non chè tutt
a per assidersi a mensa fu ucciso a tradimento da Egisto, e Cassandra
da
Clitennestra, non chè tutti i più fidi compagni d
nascostamente nella sua reggia, e non senza incontrar gravi pericoli,
da
cui fecero a gara a sottrarlo l’affetto della sor
sacrificata una cerva, asseriscono che Diana trasportò Ifigenia a far
da
ministra in questi sacrifizii, e che essa, quando
e quello del figlio di lui 137. Menelao ed Elena dopo esser partiti
da
Tenedo erano stati spinti dalla tempesta sino in
ieme in pace più anni. Ma Elena, morto che fu Menelao, essendo odiata
da
tutti come causa della disastrosa guerra di Troia
arito in quella guerra, fu, per ordine di essa, soffocata in un bagno
da
tre sue ancelle travestite da Furie. Neottolemo,
r ordine di essa, soffocata in un bagno da tre sue ancelle travestite
da
Furie. Neottolemo, ossia Pirro figlio di Achille
aca vedova di Ettore. Di schiava la fece divenire sua moglie, ed ebbe
da
essa un figlio a cui alcuni Mitologi antichi dann
ione, o per conquista. Quindi sposò Lanassa nipote di Ercole, ed ebbe
da
essa più figli. La fine però di quest’eroe fu poc
ma non volle ritornare nel suo regno di Etolia, perchè seppe alienato
da
lui l’animo di sua moglie Egialèa, ed ebbe forse
dopo, allorquando giunse in Italia Enea, ed essendo allora richiesto
da
Turno di unirsi con lui per distruggere quest’ult
e mirabili vicende di quest’Eroe dopo l’eccidio di Troia, Omero trovò
da
scrivere un intero poema di ventiquattro Canti, c
o impaziente di aver qualche notizia di suo padre, partì segretamente
da
Itaca accompagnato da Minerva sotto la figura di
ualche notizia di suo padre, partì segretamente da Itaca accompagnato
da
Minerva sotto la figura di Mentore e andò a Pilo
taca accompagnato da Minerva sotto la figura di Mentore e andò a Pilo
da
Nestore e a Sparta da Menelao e da Elena a dimand
inerva sotto la figura di Mentore e andò a Pilo da Nestore e a Sparta
da
Menelao e da Elena a dimandarne ; ma dopo la temp
la figura di Mentore e andò a Pilo da Nestore e a Sparta da Menelao e
da
Elena a dimandarne ; ma dopo la tempesta che avea
fù) andò direttamente ad Itaca sua patria, com’ egli volle e desiderò
da
lunghi anni ; ma prima era andato sempre errando
llo stretto di Gibilterra alle foci del Don nel Mar d’ Azof. Ma non è
da
farne le maraviglie, quando sappiamo che Ulisse,
o fu opera d’incanto della maga Circe, ed era piuttosto uno scongiuro
da
Negromanti, ossia evocazione delle anime degli es
sciate le spiagge troiane col rimanente della flotta greca capitanata
da
Agamennone, e diviso da quella per violenza di un
e col rimanente della flotta greca capitanata da Agamennone, e diviso
da
quella per violenza di una tempesta, Ulisse fu sp
ssina, e si fermò alquanto nella Trinacria, ossia in Sicilia. Partito
da
quell’isola e perduti tutti i compagni che periro
rivò Ulisse nuotando all’isola di Ogige, e di là salpando in una nave
da
lui stesso costruita ebbe a soffrire un’altra tem
isse nella città e nella reggia di quello, sarà bene sentirlo narrare
da
Omero stesso : « Ei s’abbattero a una real fanc
de intanto empiea « Antifate. I Lestrigoni l’udiro, « E accorrean chi
da
un lato e chi dall’altro, « Forti di braccio, in
i : « Navigavamo addolorati intanto « Per l’angusto sentier : Scilla
da
un lato, « Dall’altro era l’orribile Cariddi, « C
i lasciai « Giù piombar con gran tonfo all’onde in mezzo, « Non lunge
da
que’ legni, a cui m’assisi « Di sopra e delle man
esta descrizione, che è una delle quattro più maravigliose rammentate
da
Orazio nella Poetica, apparisce, che a tempo di O
lucem. » E dovendo io riferirne qualcuno, ho preferito quelli citati
da
Orazio. Anzi nel parlar dei Mostri marini (V. il
a opinione è quella che segue Dante nella Divina Commedia. Anzi è qui
da
notarsi una gran diversità di opinione fra Omero
una gran diversità di opinione fra Omero e Dante rispetto alla stima
da
aversi dell’indole e delle imprese di Ulisse non
e diverse colpe : pone Achille nel cerchio della bufera con Francesca
da
Rimini, e Ulisse tra i rei del fuoco furo col Con
rancesca da Rimini, e Ulisse tra i rei del fuoco furo col Conte Guido
da
Montefeltro, il più grande ingannatore del Medio
dell’Inferno, e fa raccontare a lui stesso la sua fine (molto diversa
da
quella che narra Omero), affinchè sembri più vera
istanza una montagna bruna più alta di quante mai ne avesse vedute, e
da
quella nuova terra nacque un tal turbine, che fec
rabile in ogni sua parte, e non merita meno di quelli della Francesca
da
Rimini e del Conte Ugolino di essere studiato e i
ltime terzine che contengono la narrazione della fine di Ulisse posta
da
Dante sulle labbra di Ulisse stesso ; e ciò per d
’Ariosto e dal Tasso. Converrà dunque prima di tutto sentirlo narrare
da
Virgilio stesso, o almeno dal suo classico tradut
consanguinee mani ? « Chè nè di patria, nè di gente esterno « Son io
da
te ; nè questo atro liquore « Esce da sterpi, ma
a, nè di gente esterno « Son io da te ; nè questo atro liquore « Esce
da
sterpi, ma da membra umane. « Ah ! fuggi, Enea, d
esterno « Son io da te ; nè questo atro liquore « Esce da sterpi, ma
da
membra umane. « Ah ! fuggi, Enea, da questo empio
tro liquore « Esce da sterpi, ma da membra umane. « Ah ! fuggi, Enea,
da
questo empio paese : « Fuggi da questo abbominevo
da membra umane. « Ah ! fuggi, Enea, da questo empio paese : « Fuggi
da
questo abbominevol lito ; « Chè Polidoro io sono,
trista fine di questa infelice regina ; ma poichè Virgilio ne fa dare
da
Enea un’ampia spiegazione, io qui la riporto coll
, io qui la riporto colle parole del suo traduttore : « A cotal suon
da
dubbia tema oppresso « Stupii, mi raggricciai, mu
i monchi. « Allor porsi la mano un poco avante, « E colsi un ramoscel
da
un gran pruno ; « E ‘l tronco suo gridò : Perchè
i Troiani che in pena di averle offese soffrirebbero talmente la fame
da
divorarsi le stesse mense. La quale strana prediz
ed al dolor finestra 146. » Un ingegnosissimo episodio fu inventato
da
Virgilio, che cioè Enea sospinto dalla tempesta s
e Sidone nella Fenicia ; ed ebbe per marito Sichèo che poi fu ucciso
da
Pigmalione fratello di lei, per impadronirsi dell
secondo l’antica tradizione, ebbero il nome, che tuttora conservano,
da
qualcuno dei compagni di Enea. I più notabili son
a lui. Stava sul mare « Sonando il folle con Tritone a gara, « Quando
da
lui ch’aschio sentinne e sdegno, « (Se creder dès
tuba « Al monte appese, che d’Aerio il nome « Fino allor ebbe, ed or
da
lui nomato « Miseno è detto, e si dirà mai sempre
ui nomato « Miseno è detto, e si dirà mai sempre. » E finora almeno,
da
quasi tremila anni, continua a dirsi così, e si d
etano. Anche Dante ripete che alla città di Gaeta fu dato questo nome
da
Enea, poichè nel Canto xxvi dell’Inferno, facendo
dell’Inferno, facendo dire ad Ulisse : « ……………… Quando « Mi dipartii
da
Circe, che sottrasse « Me più d’un anno là presso
ittà di Roma e il popol di Quirino. Gli storici latini, incominciando
da
Tito Livio, concordano coi poeti, e principalment
e la volontà e l’intenzione di chiunque si riferisce sempre alle cose
da
farsi, ossia future, perciò la Divinazione fu con
lla più remota antichità, e principalmente nell’India e nella Persia,
da
tempo immemorabile, e si mantiene tuttora anche f
to profetico, ovvero ispirazione ; e tal significato le fu attribuito
da
Platone stesso156. Questo greco vocabolo in compo
rimi gli Etruschi a porla in pratica e ne divennero solenni maestri :
da
essi l’appresero i Romani, i quali la estesero e
ganesimo suol darsi comunemente il titolo di superstizioni ; perciò è
da
vedersi ancora qual’è l’etimologia di questa paro
a parola superstizione è di origine latina, e Cicerone la fa derivare
da
superstite, dicendo « che tutti coloro i quali og
che hanno un irrazionale terror degli Dei. Quindi egregiamente Bacone
da
Verulamio asserì che la superstizione altro non è
apitolo di quel genere di divinazione soltanto che credevasi derivare
da
spirito profetico negl’Indovini, che erano consid
dicemmo parlando di quest’Eroe, per consultare l’indovino Tiresia, e
da
lui ottenne notizie sicure della sua famiglia, de
arti « S’accolsero a quel luogo ch’era forte « Per lo pantan che avea
da
tutte parti. « Fer la città sovra quell’ossa mort
cennato in principio, che cioè l’arte loro era un effetto d’impostura
da
un lato e di stupida credulità dall’altro ; e dec
si ammetta tra i fatti istorici che Tarquinio Prisco avesse comprato
da
una donna misteriosa, creduta una Sibilla, i libr
copia di queste raccolte erano i così detti libri sibillini comprati
da
Tarquinio. Se poi quelle donne girovaghe e mister
parenti ; ma dieci soltanto furon riconosciute e registrate come tali
da
Varrone il più celebre erudito del Paganesimo ; e
scrisse le gesta di Alessandro Magno. 2ª La Sibilla Libica rammentata
da
Euripide nel prologo della Lamia. 3ª La Sibilla D
zione. 4ª La Sibilla Cumea, ossia di Cuma in Italia, che è rammentata
da
Nevio, da Pisone e da Virgilio. 5ª La Sibilla Eri
La Sibilla Cumea, ossia di Cuma in Italia, che è rammentata da Nevio,
da
Pisone e da Virgilio. 5ª La Sibilla Eritrèa, che
umea, ossia di Cuma in Italia, che è rammentata da Nevio, da Pisone e
da
Virgilio. 5ª La Sibilla Eritrèa, che nacque in Ba
sia di Tivoli, aveva nome Albunea, della quale è rammentata la grotta
da
Orazio in una delle sue Odi165. 71. Dicono gl
a città omonima che apparteneva al regno della Colchide. Perciò Medea
da
Ovidio è chiamata ancora Phasis (la donna del Fas
Geografi moderni credono che l’attuale città di Ovidiopol, fabbricata
da
Caterina II verso la foce del Dniester, sia sul l
68 fu proibita e condannata anche per legge. Non ostante si asserisce
da
alcuni autori che di tanto in tanto i medici fran
petute emorragie. (V. il giornale La Nazione del 23 novembre 1872). È
da
sapersi inoltre che il Reale Istituto Lombardo di
o : Iis bellum est justum, quibus est necessarium, massima commentata
da
Machiavelli ne’suoi Discorsi, e poi nello stesso
(Hor., De Arte poet., v. 391…..) 84. Sebbene Ercole sia celebrato
da
tutti i più antichi poeti, incominciando da Omero
bene Ercole sia celebrato da tutti i più antichi poeti, incominciando
da
Omero che accenna a cantici e poemi antichissimi
m, Hesperus. » — I Greci chiamavano Esperia l’Italia, perchè vedevano
da
questa parte la stella Espero, ed ultima Esperia
elegantissimo Idillio del poeta Mosco, che fu tradotto squisitamente
da
quel sommo ingegno del Leopardi. 93. Ved. le Met
rre il poema epico non fa altro che portar l’ esempio del modo tenuto
da
Omero, del quale egli dice tra le altre cose : «
sino. Il parafulmine situato sulla cupola della chiesa era illuminato
da
luce fosforescente, e non la sola punta, ma anche
ena. Salla punta degli altri 12 parafulmini non si vide nulla. Però è
da
notare che il parafulmine della cupola si eleva m
a mezz’ ora prima che incominciasse la bufera, i buoi muggivano tanto
da
far paura, e tentavano con ogni sforzo di svincol
n Toscana credesi fondata (per quanto asserisce Strabone nel lib. ii)
da
quei guerrieri della greca città di Pisa nel Pelo
i. » 129. Cicerone, nel libro i delle Tusculane, riporta tradotta
da
lui stesso in latino questa parlata di Socrate ;
inastia, che fu Eaco, avo di Achille. 139. La parola Odissea deriva
da
Odisseo, che era il greco nome di Ulisse ; e perc
icandolo parimente all’ardire di quell’eroe : « Si ch’io vedea di là
da
Gade il varco « Folle d’Ulisse, » ecc. 143.
comodo ; ma forse è più probabile che nelle copie di Virgilio vedute
da
Dante fosse scritto Cur invece di Quid, come dice
tate. » 151. Il capo Miseno resta tra Cuma e Pozzuoli, a 15 miglia
da
Napoli. 152. I poeti latini, e principalmente V
enti delle belle lettere nel seminario di cava L’autore F in
da
quel momento, in cui un grazioso volere del nostr
ne quel compendio di Mitologia iconologica, che un dì nel vostro seno
da
antecessore sedendo a vostre premurose inchieste
sonetti iconologici degli dei superiori detti maiorum gentium seguiti
da
sufficiente sviluppo per intelligenza più chiara
Cercaste ritratti consimili delle divinità astratte almen più famose
da
annotazioni soltanto illustrati ? Questo ancora n
deve dalla definizione il suo principio, acciò quanto in prosieguo è
da
dirsi chiaramente s’intenda ; non sarà certo fuor
ime in buona parte conosciute pur si fossero per incoerenti, e strane
da
quel valentuomini, de’quali a tutta ragione dalla
presentar la Mitologia sia di nessun vantaggio, anzi non esente ancor
da
pericolo alla studiosa gioventù disposta a riceve
a volta una tal dispregevole conclusione di leggieri non si efformerà
da
colui, che di questa scienza esaminerà più posata
he di questa scienza esaminerà più posatamente i vantaggi. Ed in vero
da
qual’altro fonte attinsero i più rinomati artefic
sti forse per un’amator delle scienze frutti di poco conto ? Acquisti
da
disprezzarsi ?(1) Le favole, che per tanti secol
a Fenicia(3) e che propriamente sia nato nella famiglia di Rel. Cham,
da
cui partendo, quasi da suo fonte, si pernicioso e
riamente sia nato nella famiglia di Rel. Cham, da cui partendo, quasi
da
suo fonte, si pernicioso errore, culto si strano
ata la Grecia anch’essa dallo stesso contagio nel suo seno introdotto
da
Fenicii, nelle stesse miserie cominciò pian piano
Iddii superiori detti Maiorum Gentium, come quelli, che erano adorati
da
tutte le nazioni della terra, e questi erano vent
enio, Plutone, Bacco, Cibele, e Proserpina, benchè sù questi nomi non
da
tutti si conviene. La II classe racchiudeva tutti
I classe abbracciava tutti que’Dei, che riconoscevano la loro origine
da
qualche donna mortale esibitasi a qualche Dio, op
loro origine da qualche donna mortale esibitasi a qualche Dio, oppure
da
uomo mortale unito a qualche Dea, detti Dei Ascri
no stati innalzati al grado di Dei indigeti, come di Enea divinizzato
da
sua madre parla Ovidio. Metam. 14. Contigit os,
nte sagrata. Facciamoci pertanto dalla I ed incominciamo propriamente
da
Giove padre degli Dei, e degli uomini presente pe
ro del Monte Argeo procurò sua madre di farlo allevare dalle Ninfe, e
da
Cureti sacerdoti di Cibele mercè il latte della c
altea, ed il mele delle Api quivi graziosamente adunate, Come Campato
da
Marte, e fatto Re acciò con tal ritrovato âvesse
devole delle parole di suo padre, dover cioè venire un giorno, in cui
da
uno degli stessi suoi figli era spogliato temerar
avillasse la maestà del gran Giove ; pur essa oscurata venne non poco
da
quelle infami azioni, alle quali con ardita licen
1). Suoi nomi. Venne Giove qualificato con diversi nomi a lui dati o
da
luoghi, ove venne egli con special culto adorato,
i a lui dati o da luoghi, ove venne egli con special culto adorato, o
da
qualche sua azione, che fra le altre più singolar
brillava. Io però penso riferire i più rimarchevoli. Dagli Assirii, e
da
Babilonosi chiamato venne Belo, col nome appunto
fù ad introdurre l’idolatrico culto per onorar i defonti. Da Greci, e
da
Libii fù detto Ammone per aver sotto sembianza d’
riferisce Macrobio. Da Romani venne detto Capitolinus del monte, ove
da
Tarquinio Superbo fù perfezionato un sontuoso tem
da Tarquinio Superbo fù perfezionato un sontuoso tempio in suo onore,
da
Tarquinio Priseo molto pria di già designato. Ven
nio Priseo molto pria di già designato. Venne altresi detto Feretrius
da
ferre opem ; Fulminator dallo scroscio del fulmin
allo scroscio del fulmine : Stator per aver fermato i Romani fuggendo
da
Sabini, e finalmente Quirinus, , , , , , ,
Giove in aria di terribile Maestà tutt’accigliato, con fronte covert
da
nubi, co’ fulmini alla mano, coll’uccello suo min
rt da nubi, co’ fulmini alla mano, coll’uccello suo ministro a piedi,
da
lui stesso trasmutato per gelosia d’ onore da Reg
o suo ministro a piedi, da lui stesso trasmutato per gelosia d’ onore
da
Regnator d’ Atene detto Perifa in alato messaggie
ato un tal Nume ; le principali però erano i celebri giuochi Olimpici
da
celebrarsi verso il solistizio d’ogni està per ci
corsa, quali cose tutte comprendevansi in tai celebratissimi giuochi
da
sollennizzarsi da nudi Atleti, e perciò vietati a
tutte comprendevansi in tai celebratissimi giuochi da sollennizzarsi
da
nudi Atleti, e perciò vietati all’intervento dell
ere aver essi la facoltà di rendere oracoli, perche amati focosamente
da
Giove. Gl’ animali poi da svenarsi in suo onore e
i rendere oracoli, perche amati focosamente da Giove. Gl’ animali poi
da
svenarsi in suo onore erano bianchi bovi, da’ qua
rba, e confonde, Ogni fiume il rispetta, ed ogni scoglio. Sorge talor
da
viscere profonde Quando brama mostrare il vasto o
o il Ponto prodigioso germoglio della terra ; ed almo padre di Nereo,
da
cui, come pretendesi, venne il famoso stuolo dell
edevano a boschi, prati, fonti, monti, e mare ; pur tuttavolta perche
da
più recenti poeti venne egli riconosciuto pel mar
inalmente dal suo Re, e così divenne essa sua sposa onorata per altro
da
popoli collo stesso culto divino qual degna mogli
che successivamente si prese dette Venelia, e Salacia, credute un dì
da
Romani Dee destinate a menare, e respingere i flu
una gran contesa colla dea della Sapienza Minerva per ragion del nome
da
darsi alla novella Cittä di Cecopre, pretendendo
la cosa più vantaggiosa goderebbe della pretesa facoltà. Accettatasi
da
ambe le parti tal sovrana decisione Nettuno il pr
ilmente la terra a tal seconda, ma diversa percossa mandò fuori quasi
da
feconda radice un prodigioso Olivo. Tai produzion
a Città chiamandola Atene. Suo ritratto Pingevasi questo Dio coverto
da
ricco manto azzurro con occhi, e chiome çerulee,
siso dentro maestoso cocchio creduto d’avorio con ruote di oro tirato
da
due, o quattro CavaHi alati, nella parte inferior
Eneid : Atque rotis summas levibus perlabitur undus ; accompagnato
da
tutte le divinità marine, e preceduto da Tritoni,
abitur undus ; accompagnato da tutte le divinità marine, e preceduto
da
Tritoni,(1) che animavano le loro trombe con eco
rlo, stantecche in Roma altre dicevansi le feste sacrate al Dio Conso
da
farsi in luoghi privati, ed oscuri nel mese di Ag
ticare, anzi perche il mese di Febraio era addetto alle purificazioni
da
farsi mercè il ministero delle acque, questo mese
onsacrato, come general presidente alle acque ; ed universalmente poi
da
Libici, da Greci, da Romani, dagl’ Itali, e parti
come general presidente alle acque ; ed universalmente poi da Libici,
da
Greci, da Romani, dagl’ Itali, e particolarmente
al presidente alle acque ; ed universalmente poi da Libici, da Greci,
da
Romani, dagl’ Itali, e particolarmente da popoli
te poi da Libici, da Greci, da Romani, dagl’ Itali, e particolarmente
da
popoli abitanti alle marine spiagge venne Nettuno
di appoggio, e sgabello alle sue fortune. Chi fù Vulcano. Nacque egli
da
Giove, e da Giunone, o da questa sola, come pur p
e sgabello alle sue fortune. Chi fù Vulcano. Nacque egli da Giove, e
da
Giunone, o da questa sola, come pur pretende la f
le sue fortune. Chi fù Vulcano. Nacque egli da Giove, e da Giunone, o
da
questa sola, come pur pretende la favola, pria di
uesta, e di altre molte buone accoglienze successivamente prestategli
da
que’isolani durante la puerile sua età, volle egl
dì troppo barbaro dimostrato si era con lui ; laonde benchè distratto
da
mille occupazioni nel favorire e Dei, ed uomini d
nchè in alcune medaglie si scorge giovine sbarbato, con testa coverta
da
piccolo cappello, col martello alla dritta sua ma
furono in Roma i più rinomati, il primo viene ascritto a Romolo fatto
da
lui edificare al parer degl’ auguri fuori le mura
tempio dedicato al gran Dio del fuoco. L’altro, che credesi edificato
da
Tazio, stava dentro i recinti della Città, ove te
furono le cosi dette Lampadophores per le fiaccole, che si portavano
da
campioni accorsi a celebrar tali feste, con legge
chè figlio del troppo augusto matrimonio di Giove, e di Giunone quasi
da
Greci tutti questo Dio si dica ; tuttavolta miste
iccatasi fortemente del suo marito l’orgogliosa Giunone per aver egli
da
se solo senza vantarvi ella parte data alla luce
questo Dio col suo zio Nettuno. Egli per vindicare la violenza usata
da
Allirozio figliuol di Nettuno alla cara sua figli
ancor riconosce le sue, per aver divisi i suoi affetti e con Venere,
da
cui ebbe Ermione, e con Bistonide, da cui ebbe Te
si i suoi affetti e con Venere, da cui ebbe Ermione, e con Bistonide,
da
cui ebbe Tereo, e con Ilia, da cui ebbe i celebri
da cui ebbe Ermione, e con Bistonide, da cui ebbe Tereo, e con Ilia,
da
cui ebbe i celebri gemelli Romolo, e Remo. Suoi
r la sua asta : Ab hastae vibratione. Nominavasi finalmente Quirinus
da
quiris, che significa lancia, per cui i Romani si
vole però al fiero suo genio fù effigiato questo Nume. Pingevasi egli
da
capo a piè ricoverto di armi sedente su d’un carr
capo a piè ricoverto di armi sedente su d’un carro d’acciaio guidato
da
Bellona terribil Dea anche essa delle battaglie,
io guidato da Bellona terribil Dea anche essa delle battaglie, tirato
da
cavalli nati da Borea, e da Erinni, detti il Terr
llona terribil Dea anche essa delle battaglie, tirato da cavalli nati
da
Borea, e da Erinni, detti il Terrore, e lo Spaven
il Dea anche essa delle battaglie, tirato da cavalli nati da Borea, e
da
Erinni, detti il Terrore, e lo Spavento, da più m
cavalli nati da Borea, e da Erinni, detti il Terrore, e lo Spavento,
da
più mostri cinto per corteggio, con furie svolazz
co, preceduto dalla fama, che con spaventevole mormorìo ne annnnziava
da
per tutto la formidanda venuta. Suo culto. Quest
da venuta. Suo culto. Questo Nume perchè creduto Dio delle guerre fù
da
popoli anche barbari in somma stima tenuto, sicch
acia però, o perchè gloriosa della fortuna di riconoscere il suo nome
da
Trace figliuol di Marte, o perchè nazione fiera,
erno nemico. In suo ossequio similmente leggiamo e le feste istituite
da
Romolo dette Esquirie da celebrarsi pria delle ca
uio similmente leggiamo e le feste istituite da Romolo dette Esquirie
da
celebrarsi pria delle calende di Marzo colla cors
e di Marzo colla corsa de’ cavalli nel Campo Marzio, e quelle fissate
da
Numa(1) chiamate Saliari da celebrarsi alle calen
avalli nel Campo Marzio, e quelle fissate da Numa(1) chiamate Saliari
da
celebrarsi alle calende di Marzo da Sacerdoti Sal
ssate da Numa(1) chiamate Saliari da celebrarsi alle calende di Marzo
da
Sacerdoti Salii, e quelle finalmente chiamate Mar
il toro, il verre, l’ariete, il cavallo quelli appunto si erano, che
da
religiosa destra si apprestavano a suoi altari. P
ua lunque verso considerarlo ci aggrada. Chi fù Mercurio. Nato appena
da
Maia primogenita di Atlante consociata con Giove,
ad efformar una lira non mai più per l’addietro veduta, detta perciò
da
latini Testudo, ed un giorno ancor non compiuto d
tre Apollo guardava lungo il fiume Anfrigio gli armenti del re Admeto
da
lui teneramente amato, questo Dio di soppiatto a
de suoi celeri vanni ? Presenta altresi nelle mani un caduceo ornato
da
due attorcigliati serpenti, per dinotare, che sic
trattati di amorevolezza, di concordia, e di pace. Si veggono pendere
da
suoi labbri alcune ben formate catene di oro per
uovere gli ascoltatori, ed attirare a se i loro animi, quasi attratti
da
dolci ben forti ligami. Scorgesi finalmente in mo
ti suoi ritratti una verga, onde divisar il suo impiego di sciogliere
da
ligami degl’egri corpi le anime, guidarle all’ in
i collocavansi le sue statue, prive però di mani, e di piedi fù detto
da
latini Vialis, e da Greci Cyllenius : il titolo p
e statue, prive però di mani, e di piedi fù detto da latini Vialis, e
da
Greci Cyllenius : il titolo poi di Argicida, con
to occhi, alla cui vigilanza per cagion di gelosia era stata affidata
da
Giunone la Principessa Io cambiata in vacca da Gi
sia era stata affidata da Giunone la Principessa Io cambiata in vacca
da
Giove Suoi figli. Quali siano stati i figli di q
a par che ne scrisse la Mitologica penna. Tolto Ermafrodite, che ebbe
da
Venere, come dimostrano le stesse parole Hermes,
le stesse facende col sottrargli il tempo, avessero del pari distolti
da
queste cose i suoi pensieri, oppur sia, che come
ni, Splendono a lui tesori eccelsi intorno, Chè la terra salvar Ei sa
da
danni. Fulge il suo carro di saffiri adorno, Nè i
giuramento a negarle asilo nel vasto suo seno. Nè contenta di questo
da
sozzo fango fè sorgere un’orribil serpente detto
rgere un’orribil serpente detto Pitone, acciò questo inseguito avesse
da
per tutto la sventurata Latona sua rivale. Commos
ti. Sue vendette. Conscio intanto questo Dio de’ patimenti tollerati
da
sua madre per cagion del detto mostro insecutore
ostretto a mirarsi nelle sue intraprese. Fù primieramente rapito egli
da
violento affetto per Dafne famosa figlia del fium
quale burlandosi de’suoi amori fin a tal segno lo spregiò, che benchè
da
lui dopo lungo cammino presso la sponta del Lemeo
sto di perdere l’antica sua essenza coll’essere trasformata in alloro
da
suo padre istesso da lei chiamato in soccorso,(1)
ca sua essenza coll’essere trasformata in alloro da suo padre istesso
da
lei chiamato in soccorso,(1) che vittima addiveni
ta condiscendenza mentre fatto consapevole di ciò il suo padre Orcamo
da
Clizia tradita ne’ suoi amori da questo Dio, e no
nsapevole di ciò il suo padre Orcamo da Clizia tradita ne’ suoi amori
da
questo Dio, e non potendo tanta sventura tollerar
potendo salvarle la vita, la cambiò in segno d’affetto nell’ albore,
da
cuis tilla l’incenso, e trasformò altresi per sde
suo fianco sì Climene figlia di Teti, che Coronide figlia di Flegia,
da
cui ebbe in figlio quell’ Esculapio, che istruito
a cui ebbe in figlio quell’ Esculapio, che istruito nell’ arte medica
da
Chirone sì valente in quella addivenne, che valse
cacciandolo ancora dall’ Olimpo. Infelice Apollo ! La dura necessità
da
Dio glorioso lo rese vil pastore degli armenti di
Re di Troja per la gran fabbrica delle sue mura ; benchè poi tradito
da
lui nella convenuta mercede, con pestilenza ne at
chiome diede la pena del suo mal giudicato. Mosso dopo un tal fatto o
da
spirito di vendetta, oppur meglio dal fasto di or
Sue nuove sventure. Eppur non fù così, mentre siccome Esculapio avuto
da
Coronide fù in terra la innocente cagione delle s
elle novelle disgrazie. Per vendicarsi costui dell’ ingiuria ricevuta
da
Epafo figlio di Giove, che detto gli aveva di non
detto l’isola di Delo : Febo per cagion della luce, e calore del sole
da
lui guidato, o perche egli stesso fù creduto per
ioso fù dipinto un tal Nume. Mirasi sù d’ un carro svavillante tratto
da
quattro velocissimi destrieri con bionda capellat
a figlia D’opi funesta, che pur regna in Cielo, Che per l’ aria talor
da
noi si piglia Arbitra di procelle, e calma, e gel
mpiacersi delle sue fortune, e viver content per l’altezza del grado,
da
tumultuanti suoi affetti incessanemente travaglia
Dee, che ella afflisse non poco, sol perchè amate con tenero affetto
da
Giove. Nè qualora pensava alle vendette punto cur
fece per vendicarsi degli oltraggi, che ella credeva d’ aver ricevuti
da
Trojani si per la scelta di Ganimede per coppier
o portento di sapienza, anche essa la gloria volle d’ aver cavato sol
da
se dagl’occulti recinti del suo seno un’animato p
riamente questa Dea con aria di maestà assisa sopra d’un carro tirato
da
Pavoni, recando nelle mani in segno dell’ alta su
cangiato in quest’ uccello quell’ Argo di cento occhi suo esploratore
da
Mercurio per ordine di Giove crudelmente ammazzat
ra portarsi dalle spose nell’andare a prender marito, quale credevasi
da
essa disciolto qual patrocinatrice delle nozze. F
poco decente, degna perciò di non essere espressa. Gl’animali inoltre
da
sacrificarsi nelle sue feste erano una bianca vac
si tesori a mortali, sichè questi rapiti dalla novità del portento, e
da
essa, e dal figliuol di Celio Trittolemo divenuto
soccorso. Ma poiche il destino decretato aveva poter Proserpina uscir
da
quel luogo nel solo caso, in cui gustato non aves
, giusta l’accusa di Ascalafo, cangiato perciò in civetta, non poteva
da
quel luogo mai più partire, e nel seno ritornare
invero sarebbe avvenuto, se il sovrano consiglio degli Dei mosso più
da
motivi di affetto per la madre, che di giustizia
te lo stesso. Comparisce ella sù d’un altare in foggia di bara recata
da
verginee mani (benche altri la vogliano tirata da
ggia di bara recata da verginee mani (benche altri la vogliano tirata
da
due Dragoni) in atteggiamento festoso con aurea c
d un fascetto di recise spiche additando nell’altra, cinta finalmente
da
lungo ammanto variopinto, tutti simboli de’ rari
ti simboli de’ rari suoi pregi, e di sua diffusiva bontà, corteggiata
da
uno stuolo di contadini, che festosi per le abbon
Dea cortese accoglienze ne’ suoi affannosi viaggi(1). Di questa festa
da
durare nove giorni tanta era la celebrità, che ne
iorni tanta era la celebrità, che neppur gl’iniziati ad essa potevano
da
presso vagheggiarne i misteri, ma molto discosti
sto bandito chiunque osava violarlo. Il secondo fù chiamato Ambarvale
da
campi, ove celebravasi tal sacra cerimonia, secon
ampi, ove celebravasi tal sacra cerimonia, secondo i riti descrittici
da
Virgilio. Terque novas circum felix eat hostia f
a poi, di cui qui parla il poeta sia stata una troja chiaro si rileva
da
quel verso di Ovidio : Prima Ceres avidae gavisa
i fosse alle innocenti sue brame ; e quindi fatta paga de’ suoi voti,
da
tal entusiasmo fù presa, che dagl’ esterni segni
imossi per man di rispetto dalle vicinanze dei suoi altari, ben lungi
da
quei Sacri recinti con immota pupilla pregiavansi
rivandosi dell’antica reggia, volle, che di essa un atrio si formasse
da
servire di soggiorno a quelle vergini, alle quali
ran Sacerdote, se per sua negligenza estinto si fosse il Sacro fuoco,
da
riaccendersi quindi o con raggi solari, o coll’at
o ritirarsi nelle loro antiche famiglie, ed anche maritarsi ; sebbene
da
poche ciò si fece, e con esito assai infelice. Du
ebbe a soffrire il troppo sensibile dolore della sua fronte percossa
da
iterati colpi di navicella per man della Dea acci
etta la infelice Babilonese Dirce. Questa per aver un di mossa non sò
da
qual furia di passione eruttate alcune parole con
veniva riverita Minerva evvi quello di Pallade dal nome di un gigante
da
essa ucciso, oppure come più plausibile sembra da
ia, e di pudore, Alla sana ragion sempre rubella. Ogni bene, ogni mal
da
questa nasce Cagion d’aspri perigli, e di dolcezz
tanta beltà comparve fregiata, che qual perla in guscio rinchiusa fù
da
Zefiri spinta sul Cipro, dove le Ore con sviscera
nuta menarono al cielo ad esser vezzeggiata dagli Dei, i quali rapiti
da
tal prodigio di beltà concordamente la giudicaron
se a fare un traffico troppo infame del suo corpo, altri molti perciò
da
altri, ed in particolar da Marte ne ottenne, come
o infame del suo corpo, altri molti perciò da altri, ed in particolar
da
Marte ne ottenne, come ancor per sue figlie comun
Pingesi ella con manto di porpora di diamanti trapunto, ed affibiato
da
uu cinto, che in se racchiudeva ogni grazia, sedu
carro d’avorio ingegnosamente intagliato, e vagamente dipinto, tirata
da
cigni, o da colombe, mostrando un volto da piacev
io ingegnosamente intagliato, e vagamente dipinto, tirata da cigni, o
da
colombe, mostrando un volto da piacevolezza infio
vagamente dipinto, tirata da cigni, o da colombe, mostrando un volto
da
piacevolezza infiorato, con mille bellezze, che l
e culto. Questa Dea perchè amica di sensibili, e sensuali diletti era
da
tutti generalmente riguardata. I luoghi però nei
gnata si fosse, se pur era possibile, di allontanare le impure fiamme
da
cuori ; però altra vittima offrir non le si dovea
uori ; però altra vittima offrir non le si dovea, che la sola colomba
da
essa teneramente amata,(1) e tanto si credeva aff
che a turpe meretricio erano totalmente rivolte, come quelle, che più
da
vicino ne sapeveno imitare le operazioni, ed i tr
dopo aver con essa divorati gl’affanni de’lunghi travagliosi viaggi,
da
quel carcere finalmente si dischiuse là sulla iso
secondo portato distinto sotto il nome di Apollo, e penetrata quindi
da
dolori, da quali travagliata mirava sua madre nel
rtato distinto sotto il nome di Apollo, e penetrata quindi da dolori,
da
quali travagliata mirava sua madre nelle laborios
di della debolezza di Calisto figlia di Licaone infelicemente sedotta
da
Giove, senza riguardo alcuno tutto sdegno divenut
lle acque, venne con un pugno delle acque istesse buttategli sul viso
da
quella con scorno di sua natura cangiato in cervo
natura cangiato in cervo, e quindi inseguilo, ed ucciso infelicemente
da
suoi cani. Nè solo così fieramente puniva ella ch
sava insidiare qualche seguace sua Ninfa. La infelice sorte di Orione
da
suoi dardi ucciso per aver tentato di far violenz
scendere nell’inferno a rivedere il Genitore il pietoso Enea, e saper
da
lui le sue avventure cercò rendersela propizia co
, che del Divino. Pingesi ordinariamente assisa sopra un carro tirato
da
Cervi in abito sciolto, si ma decente affibiato a
e le spiagge Orientali, ma in tutte le parti del mondo, come ricavasi
da
molti monumenti degl’antichi scrittori. In questi
ne cerva cadit. Il tempio poi il più celebre fu l’Efesino fabbricato
da
popoli tutti dell’Asia in 270 anni sotto l’archit
irabile tempio poi nel giorno, in cui nacque Alessandro fù incendiato
da
Erostrato anche esso Efesino preso dallo stolto d
qualsivoglia vita. Alcun non giunge al fatal tron vicino, Che all’uom
da
lungi la carriera addita, Nè val forza mortal con
cosa fosse la più insuperabile nel mondo, tosto rispose, come abbiamo
da
Laerzio : Il solo Fato. Nè solamente era questi l
l’inevitabile fato. E par, che il ritratto istesso, che ne fecero più
da
vicino ci scnopra il loro ideato. E che altro vol
pingerlo tutto truce, e furibondo nel viso, se non perchè non era mai
da
piegarsi a qualunque siasi prece, e sospiro ? E c
l prò per essi, e per gl’uomini, se neppur un’apice potevano togliere
da
quegli indelebili caratteri ? La doglianza di Gio
ianza di Giove presso Omero di non poter evitare il destino, e campar
da
morte il figlio Sarpedone ne è un troppo chiaro a
e quell’altro evento di tale, e tanta durata. In tal senso infatti è
da
intendersi quel di Virg. Æneid. 4. Nam quia nec f
li. Perduto in Ciel il trono, e i primi onori Fra gli Arcadi salvossi
da
perigli, Donde piacque istruir gl’agricoltori.
irollo. Quello stesso però, che fece egli a suo padre fatto gli venne
da
uno de’ suoi figli, nè i barbari consigli di divo
uce della verità erano candelieri con fiammeggianti lumi. Il modo poi
da
sagrificarsi le vittime dagli offerenti col capo
furono le feste, che dal suo nome vennero dette Saturnali istituite o
da
Tullo terzo re de’ Romani, o secondo Tito Livio d
amara, Ma grande è più fra due contrarii oggetti, E di pace il piacer
da
lui s’impara. Dichiarazione e sviluppo Ch
uore, prosperato ogni evento ; ma miro altresi la sua mente irradiata
da
celeste senno, e prudenza, colla caparra sicura d
e la perenne felicità per dono del Clelo unicamente si ottiene, mosso
da
divoti affetti tutte rivolse le sue cure a costru
. Suo tempio. Celebre fù il tempio a due porte inalzato a questo Dio
da
Romolo di comun consenso con Tazio, quale per pre
ce, Gl’uomini, e i Numi a rea battaglia sfida Flagello del mortal fin
da
che nasce. Cieco chi il siegue a precipizio guida
mpetuoso suo soffio non fosse restata abbattuta ; mente non evvi, che
da
vezzosi suoi diletti non fosse rimasta infatuata
osi suoi diletti non fosse rimasta infatuata ; cuore non mirossi, che
da
dolci suoi strali non fosse stato corrotto. Col t
a di instabilità, e leggerezza(1). Misero pero chi si lascia adescare
da
tal lusinghiera apparenza. Lo mirera fanciullo di
e prontc, Che scnote il mondo al muover delle piante, Che versa ognor
da
lumi un tristo fonte, E sè stesso a soffrir non è
La sola esposizione del Nume Monarca con poche circostanze a lui più
da
presso appartenenti sarà per me unicamente l’obie
sarà per me unicamente l’obietto. Chi fù Plutone. Riconobbe Plutone
da
Saturno, e da Opi non altrimenti che Giove, e Net
nicamente l’obietto. Chi fù Plutone. Riconobbe Plutone da Saturno, e
da
Opi non altrimenti che Giove, e Nettuno suoi germ
Orrore facevano le tre furie Tisifone, Megera, ed Aletto dette Erinni
da
Greci, che aggirandosi intorno al trono del lor S
antissimi denti con furor divorava chiunque osato avesse sloggiar via
da
quel luogo : benchè per altro dicesi essere stato
r via da quel luogo : benchè per altro dicesi essere stato incatenato
da
Ercole disceso in aiuto di Alceste, addormentato
stato incatenato da Ercole disceso in aiuto di Alceste, addormentato
da
Orfeo venuto in soccorso di Euridice ; ammanzito
eggiamento assiso sopra un carro di ferro non senza gran forza tirato
da
neri, e smagriti Cavalli, con chioma irsuta intor
a tirato da neri, e smagriti Cavalli, con chioma irsuta intorcigliata
da
lunghe corna spuntale dalla abbronzita sua fronte
irito della gelosia sia il fomento d’ogni fallo, chiaro può scorgersi
da
quel, che avvenne a Semele disgraziata madre di q
empo lo diè allo stesso benefattore Mercurio, il quale seco recandolo
da
alcune Ninfe figlie forse di Atlante presso la Ci
da alcune Ninfe figlie forse di Atlante presso la Città di Nisa lo fè
da
quelle con sollecito impogno allevare.(1) Sue p
l’ Arcadia, e della Siria con poche forze di uomini, e donne radunate
da
lui stesso in soccorso : benchè per altro si gene
tratto. Pingesi egli qual fresco, e rubicondo giovane chiamato perciò
da
Ovidio puer aeternus con bionda capellatura, con
cascante dagl’omeri, assiso sopra un cocchio a guisa di botta tirato
da
Tigri, o da Pantere, mostrando in una mano una ba
gl’omeri, assiso sopra un cocchio a guisa di botta tirato da Tigri, o
da
Pantere, mostrando in una mano una bacchetta cint
tigre, che del fresco tirso ; onde dalle esterne insegne, e dal furor
da
cui erano rapite dar chiaro ad intendere in onor
no unqua il disegno, Nell’opre sue tutto sperar conviene. Chè dipende
da
lei dominio, e regno Dichirazione, e sviluppo
lla sotto le sembianze di augusta matrona seduta su d’un carro tirato
da
leoni, tutta coronata di torri, con una chiave al
erò, che non saprei dire se per onore, o per profanazione ripetevansi
da
que’sciagurati innanzi al trionfal carro di tal D
i cui in quest’ultimo capitolo si parla. Chi fù Proserpina. Nata essa
da
Giove, e da Cerere altro affetto parve, che non n
st’ultimo capitolo si parla. Chi fù Proserpina. Nata essa da Giove, e
da
Cerere altro affetto parve, che non nutrisse nel
nsiere di restar solo sul trono abborrito, e negletto, per alleviarsi
da
suoi affanni montò un giorno il suo carro, e ratt
in aria di maestà seduta al fianco di suo marito su d’uu carro tirato
da
neri cavalli mostrando un gentil fardello di narc
a degli antichi sensi di piacevolezza, ed urbanità, e tutta penetrata
da
sentimenti di orgoglio, e di fierezza a tale segn
In più nazioni diffuso era il culto di questa Dea. Il più speciale è
da
dirsi quello, che ottenne nella Sicilia sotto il
rapiti in tal guisa dalla dignità del portento, lasciandosi manudurre
da
guide si belle potessero ad onta dell’umana frale
mia si per sua natura, che per le funeste sue conseguenze fosse stato
da
que’sciagurati al par delle virtù divinizzato anc
se non pensassi, che non forza di amore, ma il timore forse di essere
da
tali mostri infelicemente assaliti dovè esser la
usta cagione, per cui per tenerli mai sempre lontani se ci mostrarono
da
vicino ossequiosi, ed amici. Siasi però come sias
a Le proprie forme, e al retto sol s’appiglia ? Chi è mai costei, che
da
ciascuno odiata Se stessa a palesar giammai non r
uesta bella virtù, quanto degna in se stessa, altrettanto disprezzata
da
mortali per cagion del perverso lor animo pingesi
n mano uno specchio per additar, che essa non può esser guardata, che
da
se stessa soltanto. Dicesi figlia del tempo, che
n, che mangia in bocca al rio serpente, Quindi scherza con lui scevro
da
orrori, Ride all’altrui spavento, e assicurato Pa
gio della innocenza sotto le rappresentanze di un tenero fanciullo. E
da
chi altro mai, eceettuati i bambini con poche ani
r di Curzio lib. 6. Securitatem adfert innocentia. Sebbene però esule
da
mondani cuori ordinariamente ne vada la bella inn
rgine maestosa er simboleggiare la sua incorruzione, e la sua libertà
da
alcun ligame non avvinta. Vien fiangheggiata da d
one, e la sua libertà da alcun ligame non avvinta. Vien fiangheggiata
da
due fanciulle per indicare il suo scopo di manten
to una gentil donzella, Porta a una mano amabil tortorella, Seguitata
da
un can svelto, e giulivo. Tien nell’altra una pic
Providenza Sonetto V aga matrona di gentil sembianza Versa
da
un urna un sempre egual ruscello, Che in ogni dì
onde ombreggiare i suoi benefici influssi. E non è forse quell’urna,
da
cuì versa un sempre eguale, ed indeficiente rusce
nel volto alto decoro. Essa vince ne’pregi ogni tesoro, Ogni affanno
da
lei vien calpestato, Che per giovare altrui scord
cordiam timorem Domini relinquit, siamo amici di si bella virtù tanto
da
Dio inculcata per essere così amici di colui, che
itur, et extrema gaudii luctus occupat ; ma quella sibbene, che viene
da
Dio, onde Isaia al 6. diceva. Gaudens gaudebo in
manca a chi è felice. Ma chi mai è felice ? Mille, mille cese diconsi
da
Scrittori sulla felicità ; ma di tutte una sola m
Scrittori l’occasione è dipinta con una crinita fronte, e tutta calva
da
dietro, onde ognuno avvertisse, che se ella fugge
nsano, Al mare, al fiume, al bosco, al monte, al piano Non tragge mai
da
suoi sudor contenti. Rapido a questo, e a quel pa
enza contro lui fulminata dall’Eterno nell’Edem. Gen. 3. Sebbene però
da
tal ritratto chiaro rilevasi quanto per l’uomo pe
ere il giusto travaglio al dir di Tullio lib. 1. de Orat. condecorato
da
mille premii, ed onori, invece di fuggirlo atterr
messo attendiamo a tenerci lungi dalla causa se vogliam essere liberi
da
effetto si triste ; altrimenti all’invano sperere
ffetto si triste ; altrimenti all’invano spereremo di tenerci spediti
da
tormentatore si fiero, e proveremo coll’esperienz
i colore ardente, Con sguardo acceso, e suffocata voce Cinta nel seno
da
letal serpente. Il crin si strappa, e muove il pi
ure i Gentili per meglio farne conoscere il danno la fecero precedere
da
un Leone, onde ognuno ravvisasse di quale eccesso
l compire suoi rei disegni, ed il timone dimostra, che essa si aggira
da
per tutto in mare ed in terra perseguitando chiun
ndo chiunque l’abbia fatto qualche onta. Quanto poi sia questo mostro
da
evitarsi basta il solo esempio dell’ Imperatore A
iverse Torme, Ecco la Crudeltà, che atterra il tutto ; E fra i spenti
da
lei tranquilla dorme. Annotazioni L’effigi
rana sua indole ammaestrata la più sana parte de’ Gentili si tenevano
da
essa non sol lontaui, ma fuggivano ancora chiunqu
, quod mentilur occidit animam preghiamo sempre Dio a tenerci lontani
da
si abominevole vizio colle parole di Salomone : V
ci son l’abbominio di Dio Prov. 12 22 impari ognuno a tenersi lontano
da
eccesso si grave, memore di quel precetto registr
le tralci cinto. Alla gioia, e al piacer sembra sospinto, Gli affanni
da
sua man sembran distrutti, Crescon per esso i fiu
hio colla neve al crine, Con l’ammanto nevoso, e’l bianco mento Spira
da
labri il gel, la brina, il vento, E sembra dell’
tà star sul confine. Cerca le fiamme, e benche l’ hà vicine, Par, che
da
lor non puote aver contento, Avido un pan divora
momento, E par di minacciar sempre rüine. Corrono gonfii fiumi a lui
da
presso, Sembra coverto il ciel da buio eterno, Ne
e rüine. Corrono gonfii fiumi a lui da presso, Sembra coverto il ciel
da
buio eterno, Ne par, che sïa il respirar concesso
usto sollevò il suo trono, Che fu del soglio suo primo ornamento ; Ma
da
quel sangue poi scoppiò quel tuono, Che formò dei
di maggior gloria degno. Ivi l’alme si fer più ardite, e pronte, Ivi
da
esempio tal sprezzar la morte, Trono innalzò sù q
alzò sù quel felice monte, In cui seppe cangiar dell’ uom la sorte. E
da
colà stendendo i vanni suoi Tutti raccolse i vaci
enza, e perdono può essere di tal verità il più luminoso attestato. E
da
chi altro poi, se non dal lor padre l’esempio app
sponendone però non solo teoricamente i precetti (lo che meglio di me
da
molti maestri in quest’arte si è fatto) ma sforza
una ben adatta maniera di proporre l’argomento del poema ; onde è che
da
più scrittori il proemio poetico dicesi con stret
li stessi in prosieguo ? Suole altresì dopo la proposizione invocarsi
da
poeti qualche Nume in soccorso ad esempio di Virg
ntre la parsimonia, e l’ analogia in tal punto scorgiam prese in mira
da
più classici autori nei loro incomparabili poemi.
ed un esito sempre più sventurato ; anzi non solamente al soggetto è
da
subordinarsi il metro ; ma benanche tutte le espr
oggetto è da subordinarsi il metro ; ma benanche tutte le espressioni
da
comprendersi, sichè da soggetti funebri debbonsi
si il metro ; ma benanche tutte le espressioni da comprendersi, sichè
da
soggetti funebri debbonsi del tutto eliminare sch
soggetti funebri debbonsi del tutto eliminare scherzevoli frasi, come
da
lieti le tetre, da teneri le aspre ecc. ; fare in
bbonsi del tutto eliminare scherzevoli frasi, come da lieti le tetre,
da
teneri le aspre ecc. ; fare in somma che la tessi
o per chiedo, col Metastasio Straccia per strappa ec : piochè sebbene
da
questi valentuomini, e da altri ancora gran maest
io Straccia per strappa ec : piochè sebbene da questi valentuomini, e
da
altri ancora gran maestri nell’arte siansi usate,
uomo dal nulla innalzato alle piu alti grandezze ? Alete è l’un, che
da
principio indegno Tra le brutture della plebe è s
Creont. L’avrai Questi pochissimi esempi a fronte degli innumerabili
da
potersi adddurre bastano a comprovare la preposta
vidi, i Bardi, gli Enobardi, e finalmente i popoli della Scandinavia,
da
cui vennero i Goti, i Visigoti, i Longobardi, e t
dell’ arbitrio, altre composizioni potrebbero efformarsi a capriccio
da
non poter perciò esser comprese nel presente trat
l primo e terzo verso restando il secondo libero, ed il quarto tronco
da
rimare col tronco della stanza seguente, oppur av
attro versi ; re di sei sillabe, ed il quarto di cinque perchè tronco
da
rimare nella stessa guisa divisata nel capitolo p
a L’oracolo intende La cosa più cara Salute gli rende Al fuoco si
da
. Nè prezza l’orror. Esclama : Romani Poi monta
Una nave presso a naufragarsi. Era il sol tra nubi ascoso Cigolar
da
poppa a prora Quasi chiuso in denso velo, S’ode
nocchiero, che condusse Fiero il mar, che in se gorgoglia Più tesor
da
estranee sponde Or dell’albero la spoglia, Gett
li, e due settenarii rimati. In tal metro una particolar attenzione è
da
mettersi sù sdruccioli, acciò non sembrino stenta
chi hanno scritto, e cantato su questo metro ; ma diasi luogo al vero
da
che il celebre Manzoni scrisse il quinto Maggio i
gno che valga ad ingrandire il verso piuttosto, che essere ingrandito
da
quello, mentre in tal caso la metà dell’applauso
andito da quello, mentre in tal caso la metà dell’applauso si ottiene
da
un pubblico prevenuto per la cosa istessa, e non
auso si ottiene da un pubblico prevenuto per la cosa istessa, e non è
da
menticarsi unicamente dal verso. È vero altresì,
nel Frugoni ; ma che ! Dopo il lungo incredibile travaglio sostenuto
da
questi grand’ uomini per recarla alla sua perfezi
stro modo l’esempio. Titiro, che deplora la sua mandra tradotta via
da
una furiosa tempesta. Torvo il ciel di nubi ca
rvire ad ogni argomento, non soffre però esser di leggieri maneggiato
da
ognuno. Eccone impertanto l’esempio. Artemisia,
eneri di Mausolo. Vittima del dolor La fiamma del suo sen, Presa
da
doppio ardor Il suo sposo, il suo ben La donna
itore Ed invan parlò natura Di quel gallo già atterrato In quel cor
da
legge armato Resta il padre provocato Cadde il
i han fatto naufragio. La vera ode alcaica per le sue gran difficoltá
da
qualcuno, o da nessuno forse è trattata, benchè p
fragio. La vera ode alcaica per le sue gran difficoltá da qualcuno, o
da
nessuno forse è trattata, benchè per altro adatta
etati numi Nell’ultima sventura Serbaste a ciò i miei lumi ? Geme
da
disperata La vità m’è odiosa Fuor delle strutte
di forza è vuoto Cosi morir dovesti ? Sol replica affannosa Perchè
da
questo petto Nel più dolente suon Viver si reo
o, rozzo, ed astruso inflettente per altro anch’esso sulla fine non è
da
veruno di buon senno per avventura maneggiato. Ne
al suo saggio consiglio Egli mostra il tremendo periglio Come puossi
da
Greci fuggir. Egli impon, che alla tomba d’Achill
omedia ; in questo scrisse Francesco Berni le sue scherzevoli poesie,
da
cui poi è venuto il nome di stile bernesco ; in q
si, il Bruni le loro epistole eroiche ; in questo sono state tradotte
da
più autori le epistole eroiche di Ovidio, e in qu
macchiato Serbi la legge, e le virtù supreme, Nè esempio a trasgredir
da
noi fia dato Nè vò, che provi tu le pene estreme,
oni d’un tal metro servissi per esporre i moltiplici diversi affetti,
da
quali tiranneggiato era il suo cuore. Per tal cir
ssuno l’ ha impiegato finora in vasti argomenti. Non vorrei però, che
da
ciò sgomentati i giovani disperassero la fortuna
sei primi alternativamente rimati presenta alla mente un vasto campo
da
percorrere, offre cogli due ultimi reciprocamente
itorte Senza temere il suo vicin periglio Da grande visse, e sa morir
da
forte, Ed insegna spirando all’Africano Come spre
hille, il panegerista di Ulisse, e l’apologista della Grecia fù vinto
da
Esiodo non per altro, se non perchè quegli a suo
erciò mai il perfetto ritmo di essa. Se però ben si rifletta questa è
da
dirsi la vera tessitura dell’Esiodica pastorale.
aliani. In esso si distinsero il Petrarca, l’Ariosto, il Tasso, e più
da
vicino il chiarissimo Senatore Vincenzio da Filic
’Ariosto, il Tasso, e più da vicino il chiarissimo Senatore Vincenzio
da
Filicaia. Tal componimento per legge di sua lungh
rofe composte di sette, otto, e più versi Endecasillabi, e Settenarii
da
rimarsi a genio di chi compone, meno che nella ch
a, più grande, ed insiem più difficoltosa dell’arte poetica, tradotta
da
Provenzali un di nel culto seno della bella Itali
ragione molte, e molte regole con maestrevole industria prescrivansi
da
primi conoscitori dell’ arte su tal punto, alle q
e di quattordici versi eroici divisi in due quartine, e due terzine è
da
conchiudersi qualunque siasi il concepito disegno
ospirio imparerai » o di questa del Tasso : « Ch’io son dagli anni, e
da
fortuna oppresso » o di questa del Bentivoglio :
, ed il Lirico, mentre le altre, che sotto accenneremo, tutte partono
da
questi modelli, ed ad essi si possono per consegu
re. SONETTO ENDECASILLABO. L’iniqua figlia dispietata, e dura Spinta
da
vil fallace ambizïone Scordandosi pietà, dover, r
o, come gli acrostici, i bisdruccioli, i Bisticciati ec. ma lasciando
da
parte queste stentate freddure, di due soltanto p
re compagno del mio lungo errore. III. Finalmente intorno al Sonetto
da
tessersi colle rime prescritte non stimo necessar
cargli mai questa pertanto eccone la norma. Ovidio, che si licenzia
da
suoi Chi preveder potea si orribil danno ? Danno
i vede il presente sentiero. Per dar però alla materia qualch’ordine,
da
cui acquista non poco la chiarezza, che de’libri
la speculativa conoscenza di ciascuna di esse con una strofa pratica
da
me stesso bassamente lavorata a tenore della capa
lunghe, come Fortes, Terrent, Cunctos ecc. II. Il Trocheo detto ancor
da
Cic. Corco adoperato dagli antichi nelle cantate
ntità, come Domine, Dominus, Hominis, ecc. V. Il Dattilo detto ancora
da
Cic. Eroico, perchè atto a descrivere le grandios
uovo Met. è breve, perchè seguita dalla parola colendus, che comincia
da
consonante diventa lunga, e quindi la voce intera
nte diventa lunga, e quindi la voce intera Christus per tal’accidente
da
Trocheo passa a Spondeo, lo che non sarebbe avven
-no non licet ire tu-o. Ov. lib. 1. Eleg. 1. II. L’ Archilochio detto
da
Archiloco suo inventore costa di due Dattili, ed
: Vix durare carinae. Or. lib. 1. Od. 14. IV. L’ Adonio così nominato
da
Adone, di cui in onor si cantava, ha un dattilo,
t. II. L’ Asclepiadeo è composto di uno spondeo, d’un dattilo seguito
da
cesura, e due altri Dattili come : Sublimi feriam
ris nivis, atque dirae. Or. lib. 1. Od. 2. III. Gli Alcaici inventati
da
Alceo hanno quattro piedi, cioè un Giambo, o uno
ere accaduto, quel, che suole avvenire ad un titolato, che combattuto
da
diversi sinistri accidenti gli resta per fine il
benchè per altro coll’aver ricevuto un valore equivalente al primo è
da
dissi più felice del detto Titolato. Cap. III
sultanti dalla diversità della Versificazione riconosciute egualmente
da
Greci sotto le divise di Carmen Policolon. Qualun
di sottrarre il libro alla penna penso apporre un intero componimento
da
me rozzamente lavorato nelle seconde nozze del no
mune desio. Eccovi già nelle mani quel libro, che con iterate istanze
da
voi si pretese. Se nel percorrerlo alcun difetto
uasi di sicura guida per ben oprare, arricchiti vennero graziosamente
da
Dio. (2). Nino re degli Assirii falsamente da al
vennero graziosamente da Dio. (2). Nino re degli Assirii falsamente
da
alcuni creduto fondator di Ninive, laddove di ess
laddove di essa fù conquistatore sol, ed amplificatore, vien creduto
da
molti Mitografi inventor d’ogni idolatria, perchè
l’opinione però non mi è sembrata a sufficienza probabile, tra perchè
da
tal fatto di Cleric. Ind. Ist. De’Filos Orient. N
ug. Cic. lib. 2 de Nat. Deor. Virg. Egl. 3. Chi fù Giove Come Campato
da
Marte, e fatto Re Sue battaglie (1). Perche ques
quel detto di Giobbe, d’aver egli piante le sue disgrazie travagliato
da
dolori col tuono delle Sirene, se pur non abbia e
ndere l’orrore della solitudine, cui era ridotto, prendendo allegoria
da
alcuni solitarii uccelli delle Indie chiamati al
, cui comunemente si attribuisce, la invenzione di filare, e tessere,
da
essi fù riconosciuta sotto il nome di Nemanun, os
scender dal cielo uno scintillante scudo di rotonda figura inviatogli
da
Giove in segno del conceduto favore. Allora il re
ltri ben molti del tutto, simili al primo costruiti per sua ordinanza
da
un certo Mamurio. Tali sacerdoti poi giunte le ca
ue vittime Chi fù Mercurio. (1). Da questo fatto di Mercurio poppato
da
Giunone rapiti oltremodo gl’antichi follemente cr
follemente credettero, che quella striscia nel cielo, che via lattea
da
noi s’appella, fosse causata dal latte versato da
o di pace fra Dio, e gl’ uomini, Cristo, ed i fedeli non è certamente
da
provarsi, rilevandosi troppo chiaro dalle stesse
le sue Eneide fà Virgilio delle affannose voci di questa Dea recatasi
da
Eolo per ajuto, non che delle consolanti parole,
i, che nelle spelonche, caverne, ed altri luoghi secreti celebravansi
da
gentili, soprattutto in tempo di notte, non sò se
per attendere più sfrontati ad ogni sorta di oscenità degne per altro
da
tacersi, come consiglia Arnob. lib, 5 Sacrorum in
la cura, che che altri si dicano, fù istituito, come sopra hò detto,
da
Numa al numero di quattre, prodotto quindi a sei
oeti, al dir di più dotti Scrittori, la prodigiosa nascita di Minerva
da
Giove ; concepir però non potendo i profondi arca
chise in più Scrittori, e soprattutto in Virgilio, troppo son note, e
da
questi fatti forse prese occasione, e corraggio i
umanze indegne de’vicini Fenici, o di altre nazioni non molto lontane
da
essi nella sacrilega iniziazione, e nelle turpiss
però questo si pregia di spuntare, e vivere fra le spine, onde esser
da
esse custodito, e difeso. Lilium inter spinas ; c
dito, e difeso. Lilium inter spinas ; così non può conservarsi illesa
da
macchia la castità, se la spada del pudore essa n
forte sedizione contro di esso sollevata dagli orefici, e soprattutto
da
Demetrio, come negl’atti degli Apost. al 19 si le
on passi neppur per volo d’immaginazione la triste conseguenza tirata
da
Gentili per la immobilità del lor destino : Desi
prescienza puramente speculativa, e conseguente non mai van disgiunti
da
tutte quelle circostanze, che dovranno accompagna
Divina prescienza ? del resto non potendo io senza taccia di temerità
da
Mitologo semplice farmi gran Teologo tacendo ogn’
pologo. Un uomo una volta con un’uccello vivo chiuso in mano portossi
da
un oracolo per sapere cosa egli rispondesse. La i
ti, e nessun ignora aver Noè predetto l’universale inondamento. Mossi
da
queste, e da altre ragioni, che legger si possono
ignora aver Noè predetto l’universale inondamento. Mossi da queste, e
da
altre ragioni, che legger si possono nel citato a
chiave di Giano detta comunemente chiave di prudenza non si lasciasse
da
giovani a seder oziosa nelle mani d’un tal Nume ;
romessa ? Bacco prese vendetta di Penteo, che ritirato avea i sudditi
da
suoi sacrifici, e chi non conosce aver Mosè punit
atto di Proserpina figlia di Cerere antica regina di Sicilia commesso
da
Plutone ossia Adioneo re di Epiro stante che la m
te che la madre negata gli aveva tal figlia per sposa ; ma come poi è
da
spiegarsi per questa la libertà de’ sei mesi di q
ssa natura del rimato per cagione della inflessione, e sol differente
da
questo per la libertà della rima, io non scorgo p
. Dicesi Spondiaco quell’ Esametro, di cui il quinto piede è occupato
da
uno Spondeo. come : Pro molli viola, pro purpureo
vero ex foetu nucis arbulus horrida. Georg. 2 69. Entrambi degni sol
da
sapersi. (2). Di tutte le figure prescritte da m
9. Entrambi degni sol da sapersi. (2). Di tutte le figure prescritte
da
maestri dell’arte per la intelligenza dei versi d
telligenza dei versi due soltanto perchè le più evvie, e degne perciò
da
osservarsi qui sotto io annoto la Ectlissi, cioè,
a sua vocale in fine delle parole semprechè la susseguente incomincia
da
vocale. La Sinalefe è la incorporazione d’una voc
le autorevoli ed irrecusabili testimonianze della storia ; appoggiati
da
valide opinioni di chiari scrittori, antichi e mo
ioni dei popoli antichi, colle più recenti notizie, scritte e dettate
da
chiari ingegni ; analizzare i vantaggi indiscutib
esso, osservazione profonda e sottile. Nè ciò diciamo per menar vanto
da
noi stessi dell’opera nostra ; lunge da noi cosif
è ciò diciamo per menar vanto da noi stessi dell’opera nostra ; lunge
da
noi cosiffatte meschine vanità !.. Noi vogliam so
razione. Facemmo precedere il nostro Ristretto analitico della Favola
da
uno Studio Preliminare, che segue questa Introduz
gine dei dizionarii, cominciando a spiegare la storia della Mitologia
da
quei vocaboli che ne compongono la nomenclatura,
vente riportati interi brani, sia in verso che in prosa, degli autori
da
noi citati, per mostrare col loro autorevole appo
nto, nel racconto del quale cadeva in acconcio la citazione del passo
da
noi riportato. A questo proposito, e sempre a rag
maggior lucidità, diremo brevemente che fra le molte opere classiche
da
noi citate, ci siamo avvalsi sovente della Divina
ai lettori la ragione del perchè abbiam fatto precedere questa opera
da
tanto numero di epigrafi. In generale tutte le vo
le volte che un libro, un’opera, un lavoro qualsiasi, si fa precedere
da
una epigrafe, altro non si vuol fare che dare in
an tichi che moderni ; questo, diremo, è quasi il metodo che si è già
da
lungo tempo adottato da tutti gli scienziati, ed
uesto, diremo, è quasi il metodo che si è già da lungo tempo adottato
da
tutti gli scienziati, ed in tutte le opere di rec
e pubblicate per le stampe, non solo, ma altresi in quelle esistenti,
da
tempo immemorabile, negli archivii e nelle biblio
nte far comprendere il nostro pensiero, ci servimmo di epigrafi tolte
da
scrittori antichi e moderni, da opere di scienza,
nsiero, ci servimmo di epigrafi tolte da scrittori antichi e moderni,
da
opere di scienza, di arte, di letteratura, di fil
moderni, da opere di scienza, di arte, di letteratura, di filosofia,
da
tutto infine lo scibile umano, servendoci di scri
ci, ci hanno trasmesso sui fatti medesimi, nei brani delle loro opere
da
noi riportati. Sarà quindi innegabile, a noi semb
ratura antica e moderna, i cui autori ci hanno dato (con le citazioni
da
noi riportate) il mezzo di farli rimanere maggior
Questo scopo noi lo abbiamo raggiunto mediante le numerose citazioni
da
noi riportate nelle quali gli studiosi apprendera
a delle favole o dei Miti, chiamasi Mitologia. Questo vocabolo deriva
da
due parole greche Mithos e Loghos, che significan
i un’epoca sacerdotale primitiva ; e i secondi l’epoca eroica cantata
da
Omero Omero. — Sette città della Grecia si dis
conservano l’impronta, il carattere, il tipo proprio, della religione
da
cui hanno anima e vita. Mosè, l’universale legis
pure avevano qualche cosa di particolare e di proprio della religione
da
cui nascevano. Così fino dall’infanzia del cristi
no, o meglio, conservarono uno o più dei diversi miti della religione
da
essi osteggiata. Così gli Ebionili,19 i Carpocraz
oriche citazioni, che facciano maggiormente limpida la luce che emana
da
esso. Solamente aggiungeremo, a maggior trionfo d
le campagne della Trinacria in cerca di sua figlia Proserpina, rapita
da
Plutone, la Madonna nel giorno dell’ Assunzione25
accennammo, i loro miti tanto propri e particolari, quanto ereditati
da
altre credenze e da altri culti. Lo studio della
miti tanto propri e particolari, quanto ereditati da altre credenze e
da
altri culti. Lo studio della Mitologia abbraccia
quantità di miti si racchiuda nelle mitologiche tradizioni, emergenti
da
così alto numero di divinità. Similmente è chiaro
tti vi sono aggruppati, detti e sviluppati, secondo leggi ben diverse
da
quelle della storia, e sovente avviene che intere
il principio simbolico e configurato, al quale si è dato tacitamente,
da
tutti gli scrittori dell’antichità stessa, la den
a, noi scorgiamo che assai di sovente la divinità non è rappresentata
da
una figura umana, ma spesso da un animale, o da u
ovente la divinità non è rappresentata da una figura umana, ma spesso
da
un animale, o da un obbietto di una qualunque mat
à non è rappresentata da una figura umana, ma spesso da un animale, o
da
un obbietto di una qualunque materia ; ma ciò avv
la immaginazione dell’uomo, esaltata ed accesa dalla superstizione, e
da
tutti gli errori di un’età barbara ed inculta, no
XXXV. Cap. della Genesi così è scritto riguardo all’altare innalzato
da
Giacobbe, per comando di Dio, in Bethel : 2. E
rem suum. Martini La Sacra Bibbia, secondo la volgata innalzato
da
Giacobbe ; nella Mitologia pagana, il Dio Termine
o, sentimenti e passioni umane. Cosi in Omero31 vediamo Venere ferita
da
Diomede, pianger disperatamente nel veder scorrer
ariati sono essi miti, altrettanto svariate ed innumeri sono le fonti
da
cui derivano. Un’azione valorosa, eroicamente com
fatte credenze popolari, proprie delle differenti religioni, e sempre
da
esse emergenti, si risentono caratteristicamente
ciclopedia, avvenne il fatto della celebre cena di Cazotte, attestato
da
gravi e serii testimonii. Durante il banchetto, a
che axrà un confessore, sarà il Re di Francia ! I convitati, compresi
da
terrore si levarono, e la Duchessa di Grammont, s
o, ci viene alla mente un altro fatto, che per essere recentissimo ci
da
maggiore incoraggiamento a tenerne parola. In un
tili gli sforzi del figlio della Terra. La tradizione favolosa, dando
da
ciò vita ad un altro dei tanti simboli mitologici
uel canali le braccia di Ercole che soffoca il gigante, distaccandolo
da
sua madre. La maggioranza delle tradizioni mitolo
piedi.44 Tale quello di Vulcano, precipitato dal ciclo con un calcio
da
Giove, sucopadre45, e molti altri fatti ricordati
esplicito il concetto informatore della nostra opera, noi chiameremo,
da
ultimo, l’attenzione dei lettori a considerare la
ior parte però dei mitologi sostiene essere la voce Dionisio composta
da
Dios che vuol dire Giove, Nysso, ío ferisco ; per
i, veniva riguardata sotto il suo aspetto simbolico, e questo simbolo
da
principio ruvido e grossolano, veniva man mano ra
nella fraseggiatura dei periodi, una elocuzione limpida e distrigata
da
qualunque vano e superfluo ornamento di stile.
Anche persone mature, dal veder figurate alcune scene mitologiche, o
da
racconti e rappresentazioni di oggetti che non si
Maffei) In questo tempo i giganti erano sulla terra e furono anche
da
poi… … . . Genesi. Cap. VI. Una religione, qua
a, che affatica il cielo e la terra ? Ah ! ella è pretensione codesta
da
far morire di riso lo stesso Dio del Riso, il vec
. Opere. A 1. Aba, o Abas. — Città della Focide così nominata
da
Abas, figlio di Linceo e d’Ipernestra. 2. Abadil
che divora tutto, anche i suoi figli. 3. Abans. — Nome dato ad Apollo
da
un tempio nel quale egli era adorato ad Aba. 4. A
. — Nome patronimico dato a Perseo, nipote di Abas, re degli Argivi ;
da
cui anche i re d’Argo furono detti Abantiadi. Ess
— Una delle Najadi, che Bucolione, primogenito di Laumedonte sposò, e
da
cui ebbe due figli Esepo, e Pevaso. Che al buon
aggio d’Apollo, fu nominato Gran sacerdote di questo Dio, e ricevette
da
lui, oltre allo spirito di divinazione, una frecc
i sono stati altri due famosi sotto il nome di Abaride. Uno fu ucciso
da
Perseo, l’altro da Eurialo. 8. Abas. — Figlio di
due famosi sotto il nome di Abaride. Uno fu ucciso da Perseo, l’altro
da
Eurialo. 8. Abas. — Figlio di Metanira e d’Ippoto
a per punirlo della sua oltracotanza lo cangiò in lucertola. Si crede
da
molti storici che egli fosse anche conosciuto sot
pure vi fu un Centauro dello stesso nome. Vi fu anche un altro Abas,
da
non confondersi col re degli Argivi, e che fu del
nte vive dei più ricchi colori : tiene nelle mani un corno rovesciato
da
cui escono a profusione i fiori e le frutta più b
lle. Essa si salvò con Saturno allorchè questi fu scacciato dal cielo
da
Giove. 12. Abdera. — Città della Tracia, che Abde
a, e Pédaso D’alme viti feconda………. (Omero — Iliade Libro IX tradotto
da
Monti). 18. Abido. — Città dell’Asia sull’ Elles
ti scrittori, che gli Aborigeni fossero venuti dall’ Arcadia, guidati
da
Oenotrus (Onotrio) e che appunto perciò Virgilio
Il flume della Colchide sulle cui rive avvenne l’orrenda tragedia, fu
da
quel giorno chiamato Absirto. 26. Abyla. — Montag
e acque dell’ Oceano col Mediterraneo. 27. Acacalide. — Ninfa sposata
da
Apollo. Era anche conosciuta sotto lo stesso nome
, le cui pratiche riuscirono inutili, Laodice ; figlia di Priamo ebbe
da
Acamao un figlio, che fu allevato, da Ethra ava p
Laodice ; figlia di Priamo ebbe da Acamao un figlio, che fu allevato,
da
Ethra ava paterna di Acamao, la quale Paride avea
ranamente ingannato facendo dire a Cicerone che il quarto sole nacque
da
un padre chiamato Acanto (Ved. Tom. 3° pag. 121).
fratelli erano figli di Alaneone e di Calliope. La loro madre ottenne
da
Giove che essi appena fanciulli di pochi anni, fo
heloidi. — Nome sotto il quale venivano sovente denominate le sirene,
da
Acheolo loro padre. 51. Achemone o Achmon. — Frat
nta di lui che avendo una volta pieno un vaso di fiori per servirsene
da
origliere lo avesse riempiuto di paglia onde farl
corna gliene strappò una, lo atterrò, e lo getto nel fiume Toa, detto
da
quel tempo Acheolo. Il vinto allora, per riavere
azione con l’inferno, e gli abitanti delle vicinanze, sostenevano che
da
quella caverna fosse stato tirato il cane Cerbero
di una penisola presso Eraclea del Ponte : si credeva comunemente che
da
quel sito fosse passato Ercole per discendere all
città, non si sarebbe mai presa, lo inviò alla corte di Scio in abito
da
donna, e sotto il nome di Pirra, per tenerlo a tu
azione Ulisse, perchè lo persuadesse a ritornare. Ulisse, camuffatosi
da
mercatante, presentò alle dame della corte di Lic
scì completamente nel suo disegno, poichè Achille, quantunque vestito
da
donna, appena vide le armi, non guardò nemmeno i
e. Egli sfuggì al gigante Polifemo che voleva ucciderlo, e fu salvato
da
Enea che lo accolse sulle sue navi. 65. Achmeno f
quella Dea che cagionava dell’ansie e delle inquietudini. Si pretende
da
altri essere questo il nome di una fontana, ove l
ilio, Acitio o Acisio. — Fiume della Sicilia. Gli fu dato questo nome
da
Acisio giovane siculo ucciso da Polifemo, e che N
ella Sicilia. Gli fu dato questo nome da Acisio giovane siculo ucciso
da
Polifemo, e che Nettuno per compiacere Galatea, c
Plinio, offerivano a questo Dio ricchi sacrifizii per essere liberati
da
quegl’insetti, che col loro moltiplicarsi erano s
ate genti, Altro non mi potè del suo lasciare, Ch’un amo ed una canna
da
pescare. (Ovidio. — Metamorfosi libro III trad. d
questo undecimo segno zodiacale, veniva rappresentato Ganimede rapito
da
Giove. 83. Acrato. — Questa parola significa vino
ovane. Però tutte le volte ch’ella voleva maritarsi, veniva attaccata
da
una febbre violenta. Credendo allora che questa f
greca αιδδης o αδἠς oscuro invisibile ; composta dall’ α privativa e
da
αδω io vedo. Davasi del pari cotesto nome di ades
06. Adiache. — Era questo il nome di alcune feste pubbliche istituite
da
Augusto Imperatore, per solennizzare la vittoria
bbliche istituite da Augusto Imperatore, per solennizzare la vittoria
da
lui avuta sopra Antonio, nelle vicinanze di Azio.
isposa che a condizione che avrebbe regalato a Pelio un carro tirato
da
un leone e da un cignale. Apollo riconoscente all
condizione che avrebbe regalato a Pelio un carro tirato da un leone e
da
un cignale. Apollo riconoscente alla bontà che Ad
o che vi prendevano parte portavano il bruno, e venivano accompagnati
da
tutt’i contrassegni di pubblica afflizione. Le do
della città portava ella stessa una piccola statua di Adone, seguita
da
tutte le dame più rinomate per illustri natali, l
oscel li d’alberi, di frutta e di profumi. Il corteggio veniva chiuso
da
un gran numero di altre dame, le quali portavano
dor. 116. Adporina o Aporrina o Asporena. — Soprannome dato a Cibele,
da
un tempio che ella aveva in Asporena, città dell’
a della vendetta degli Dei. Il suo nome, che viene dall’α privativa e
da
δραω, δαδρασϰω io sono, dinota una divinità a cui
oi stati. Egli levò contro i Tebani un formidabile esercito comandato
da
Polinice, Tideo, Capaneo, Ippomedone, Anflareo e
— Essendo il Dio Pane posto come divinità fra gli astri, si trasformò
da
sè medesimo in capra ; da ciò il soprannome di Ae
o come divinità fra gli astri, si trasformò da sè medesimo in capra ;
da
ciò il soprannome di Aegocero da due parole grech
trasformò da sè medesimo in capra ; da ciò il soprannome di Aegocero
da
due parole greche αις capra ϰερας corno. 127. Ael
do essi si ribellarono allo imperatore Aureliano e che di tutt’i doni
da
essi gettati nelle acque, nessuno rimase al fondo
ì detti perchè avevano un tempio consagrato al loro culto nel recinto
da
cui partivano coloro che si disputavano il premio
V. Afonis. 145. Afonis, Afonio o Afonide. — Soprannome dato a Giasone
da
suo padre Efone. 146. Afra (sorelle) — Ossia sore
lendo così dimostrare che la Dea era tenuta generalmente come femmina
da
conio. Gli offerenti ricevevano da lei regali deg
a tenuta generalmente come femmina da conio. Gli offerenti ricevevano
da
lei regali degni di essa. 149. Afrodite. — Parola
rprendere i ladri, fu loro teso un agguato nel quale cadde Agamede, e
da
cui non valse a tirarsi, per modo che suo fratell
parole della indovina, e ritornò in patria, ove in effetti fu ucciso
da
sua moglie Clitennestra, divenuta la druda dell’u
assedio di Troja. 158. Agastrofo. — Nome di un troiano che fu ucciso
da
Diomede. 159. Agathirno o Agatirno. — Figlio di E
Figliuolo di Ercole. Fu padre di un popolo sanguinario e crudele che
da
lui fu detto Agathirsio. 161. Agathodomeni. — Oss
figliuole di Cadmo e di Armenia. Ancor giovanetta sposò certo Echione
da
cui ebbe un bambino che fu chiamato Penteo. La fa
enteo. La favola racconta di Agave un truce fatto ; imperocchè invasa
da
un entusiastico furore pel culto di Bacco, persua
imonie nuziali volgevano al loro termine, allorquando Agdisto, spinto
da
gelosia, ispirò nell’animo di Ati tale sentimento
to da gelosia, ispirò nell’animo di Ati tale sentimento di furore che
da
stesso si rese eunuco e lo stesso fece il re di P
l re di Pessinunte. Colpito Agdisto dal male che aveva fatto, ottenne
da
Giove che anche dopo la morte di Ati qualcuna del
ato a Plutone perchè attirava i morti e li facea condurre all’inferno
da
Mercurio. 181. Agete. — Figlio di Apollo e di Cir
r punire Aglauro la rese pazzamente gelosa di sua sorella Erse, amata
da
Mercurio. Un giorno che questo Dio voleva entrare
poli della tribù Ereteide nell’Attica, furono così dette alcune feste
da
essi celebrate in onore di Minerva. Una delle Gra
Agrotera. V. Agroletera. 214. Agyeo. — Soprannome di Apollo derivante
da
una parola greca che significa strada, cammino ;
icavano per allontanare le sventure, allorchè si credevano minacciati
da
straordinari prodigi. 215. Agytel. — Sacerdoti di
a nome Aedone, figlia di Pandareo Efeso, la quale fu tolta in moglie
da
un artigiano della città di Colofone a nome Polir
ixa, isola del mare Egeo, seminata di roccie scoscese, e che presenta
da
lunge la figura d’una capra, che i Greci chiamava
tribuiti. Noi citeremo in questo articolo i fatti che sono menzionati
da
quelli scrittori che godono più credito. Oileo, r
persecutore. Minerva, fortemente sdegnata, risolvè di punirlo e fece
da
Nettuno suscitare una furiosa tempesta, non appen
questo eroe venne legato pei piedi al carro di Achille, quando ucciso
da
questi in combattimento fu trascinato per tre vol
ua figlia Proserpina. Plutone era anch’egli soprannominato Ajdoneo, e
da
questa somiglianza di nomi ne è venuta la favola
re i magistrati che i Galli si avvicinavano. Come Ceditio era un uomo
da
nulla, ed i Galli una nazione lontanissima da Rom
ome Ceditio era un uomo da nulla, ed i Galli una nazione lontanissima
da
Roma, e perciò sconosciuta ai Romani, non si fece
questo Dio ecco quanto dice Cicerone « Quand’egli non era conosciuto
da
alcuno, parlava e si faceva sentire, e perciò si
il culto di questa Dea in una città, ch’egli edifico in Beozia e che
da
lui prese nome. 230. Alastore uno dei Cavalli di
o di Nestore ; e quello d’uno dei compagni di Sarpedone che fu ucciso
da
Ulisse all’assedio di Troja, venivano anche denom
ri alcuni genii malefici. 231. Alba. — Città dell’Azio : fu fabricata
da
Ascanio, figlio di Enea. 232. Albania, contrada d
chiamato, il quale sposò Ippodamia, figlia di Anchise. Egli fu ucciso
da
Idomeneo all’assedio di Troja. 238. Alceo figlio
fu padre di Anfitrione e avo di Ercole al quale per questa ragione si
da
tanto comunemente il nome di Alcide. Vi fu un alt
a riconoscenza intraprese di combattere la morte, discese agl’inferni
da
cui ritirò Alceste e la rese al marito. Omero dà
e liberato dalle Furie. Posto in esecuzione il suo disegno fu aiutato
da
Fegeo, il quale gli fece sposare sua figlia Arfin
ica collana che Polinice aveva regalata alla morta Erifile per sapere
da
lei il luogo ove Anfiaroe erasi celato. Vedendo i
stringevano ad Arfinoe, e spingendo l’audacia fino al punto di farsi
da
questa restituire la collana per farne presente a
ritenuta per se la mercede dovuta ad una povera operaia ne fu punita
da
Diana, la quale le accese nel core una violenta p
di Corcira. Il suo nome divenne celebre per la bellezza dei giardini
da
lui coltivati, o piuttosto per le meraviglie che
oneo aveva il potere di risuscitare, ma poi fu finalmente schiacciato
da
Ercole. 250. Alciope. — Figlia di Aglauro e di Ma
na delle mogli di Nettuno. 251. Alcippe. — Figlia di Marte, fu rapita
da
Allyrotio che Marte uccise per vendicare l’oltrag
ed un terzo figlio d’Ippocone. 256. Alea. — Soprannome dato a Minerva
da
una città d’Arcadia, conosciuta sotto questo nome
i Minerva V. Alea. 261. Aleissiare. — Ebe, dea della giovanezza, ebbe
da
Ercole una figliuola a cui fu imposto un tal nome
glio di Egisto, il quale avendo usurpato il regno di Micene fu ucciso
da
Oreste. 271. Aletide. — Feste in onore di Erigone
on Venere, Aletrione si addormentò, e lasciò sorprendere i due amanti
da
Vulcano, marito di Venere. — Marte per punire Ale
275. Alexesio V. Acesio. 276. Alexia. — Città nella Celtica edificata
da
Ercole. 277. Alexiroe. — Ninfa che fu una delle m
. Achmeone. 280. Alfiassa. — Diana viene conosciuta sotto questo nome
da
un tempio che essa aveva sulle rive del fiume Alf
precedente. 289. Alixotoe. — Ninfa che fu madre d’Esaco. Il re Priamo
da
cui ella ebbe questo figlio l’amò con passione. 2
bella, con un corno dell’abbondanza nella mano sinistra, e affiancata
da
due fanciulli, uno dei quali porta un ramo di pal
icare suo padre, il quale in una contesa con Minerva, era stato vinto
da
quella Dea, avesse tagliato tutti gli alberi di u
glio di Titano e della terra. Egli sposò Ifimedia, la quale ingannata
da
Nettuno, partorì Oto ed Efialto. Aloeo li allevò
stesso alla guerra, vi mandò i due giovanetti, i quali furono uccisi
da
Apollo e Diana a colpi di freccia. 298. Aloidi. —
nnero per lo spazio di tredici mesi ricchiuso in una gabbia di ferro,
da
cui andò poi Mercurio a liberarlo. Diana allora,
’un l’altro con le loro frecce e morirono entrambi : dopo poco furono
da
Giove precipitati nel fondo del Tartaro. Sotto co
osi corsari a nome Oto ed Efialto, temuti ed invincibili. Marte fatto
da
essi prigioniero è tenuto schiavo per tredici mes
altro che un famoso generale, che mosso contro i corsari fosse stato
da
essi debellato e fatto prigione. Mercurio dio del
sa fu la prima a ferire il cignale, le cui spoglie le vennero offerte
da
Meleagro figlio di Oeneo, ma i fratelli d’Altea,
pliche, e a malgrado di queste, avessero sagrificato l’albero abitato
da
un’amadriade. Così, al dire d’Ovidio, l’amadriade
tanici Amaraco. 315. Amarusia o Amarynthia. — Soprannomi dati a Diana
da
un borgo nell’isola d’Eubea in cui era particolar
Artosto — Orl. Fur. 1..XIX. Finalmente le Amazzoni furono distrutte
da
Ercole che fece prigioniera la loro regina. Al di
degli Dei, ed è opinione sufficientemente generalizzata, che gommasse
da
una delle corna della capra Amaltea ; mentre dall
. Caro. Omero nell’Iliade, ripete che il corpo di Ettore, trascinato
da
Achille per ben tre volte intorno alle mura di Tr
ito e al corpo una giovanezza eterna e ridente. Il poeta Ibico citato
da
Ateneo, ne ha fatto la materia di una comparazion
invecchia mai, che rimane salda, uniforme e costante in tutt’i tempi,
da
vicino e da lontano ; in vita ed in morte, e che
i, che rimane salda, uniforme e costante in tutt’i tempi, da vicino e
da
lontano ; in vita ed in morte, e che tutto si sag
di cui la tradizione favolosa narra che gli abitanti furono distrutti
da
una spaventevole invasione di serpenti. 335. Amic
empii ed altari. 336. Amico. — Uno dei compagni di Enea che fu ucciso
da
Turno re dei Rutoli. …………… Amico, un cacciator c
il nome di Amico, che fu figlio di Nettuno e di Bisinide. Visse vita
da
masnadiere uccidendo e depredando i viandanti. Un
gioni hanno simboli ed allegorie proprie non solo, ma anche ereditate
da
altre credenze e da altri culti. Finalmente Ammon
ed allegorie proprie non solo, ma anche ereditate da altre credenze e
da
altri culti. Finalmente Ammone era anche il nome
tofane quell’amore che ebbe principio col caos fu l’amore benefico, e
da
questa unione vennero gli uomini e gli animali. N
una Deità prima che Amore avesse unite fra loro le cose, e non fu che
da
questa comunanza fatta da lui, che furono generat
avesse unite fra loro le cose, e non fu che da questa comunanza fatta
da
lui, che furono generati i cieli, gli dei immorta
350. Amphiaro. — Vedi Ampiareo. 351. Ampleide. — Soprannome di Mopso,
da
suo padre Ampix. 352. Ampico. — Detto anche Ampix
glie di Niobe, la quale fu insieme a sua sorella Melibea, risparmiata
da
Latona, quando questa uccise i fratelli e le sore
le di lei. Vedi Niore. 355. Amyclao. — Apollo era così soprannominato
da
un magnifico tempio ch’egli avea in Amyclea, citt
ome ; ed un fratello d’Ippolita, regina delle Amazzoni, che fu uccisa
da
Ercole. 357. Amynta. — Nome di pastorella assai g
lunga corsa ch’ella fece per ritrovare sua figlia Proserpina, rapita
da
Plutone. Le donne di Megara avevano una grande ve
enere. Cesare Augusto le consacrò sotto questo nome un quadro dipinto
da
Apelle, nel quale la Dea veniva rappresentata al
di Castore e d’Ilacida. 379. Anaxithea. — Fu una delle Danaidi amata
da
Giove. 380. Anaxo. — Figlio di Augeo. Alcuni scri
tesso momento ch’egli portava la tazza alle labbra, gli fu annunciato
da
uno dei suoi ufficiali, che il cignale di Calidon
e non aveva ancora bevuto e corse per combattere il mostro, ma rimase
da
questo uccise. Un tale avvenimento dette origine
i il famoso Enea. Avendo osato vantarsi di tanto favore, ne fu punito
da
Giove, il quale lo fulminò senza però ucciderlo.
e alla presa di Troia era così vecchio, che non potendo camminare fu
da
suo figlio Enea portato in braccio fino alle navi
caro peso a gli omeri m’impongo. Virgilio — Eneide. Libro II traduz
da
A. Caro. 387. Anchuro. — Figlio di Mida. La trad
numero di Tessali per punirli della morte di un giovane a nome Laiso
da
essi ucciso a colpi d’ago, in un tempio a lei ded
ia d’Etione re di Tebe e moglie di Ettore, il più famoso eroe Troiano
da
cui ebbe un figlio che fu detto Astianatte. Dopo
eidi legare Andromeda ad uno scoglio e la condannò ad essere divorata
da
un mostro marino. La misera stava già per essere
o. 403. Anello di Minos. — Teseo essendo stato un giorno rimproverato
da
Minos, il quale negava a lui d’esser figlio di Ne
’anello. Infatti Teseo si gettò nel mare, ove alcuni delfini, mandati
da
Nettuno, lo portarono sul dorso fino al palazzo d
ndati da Nettuno, lo portarono sul dorso fino al palazzo d’Anfitrite,
da
cui riebbe l’anello di Minos. 404. Anetide. Vedi
lcmeone suo figlio. 409. Anfidamo. — Figlio di Busiride che fu ucciso
da
Ercole. 410. Anfidione. — Figlio di Deucalione e
ssediarono Troia. 413. Anfimedone. — Figlio di Melanto, che fu ucciso
da
Telemaco. Fu uno di coloro che volevano sposare P
altro dei pretendenti alla mano di Penelope. Telemaco lo uccise. ……
da
tergo Tra le spalle il feri con la pungente Lanci
si nascose nelle profondità del mare ; ma Nettuno la mandò a cercare
da
due delfini, i quali gliela portarono in una conc
zze. 422. Anfitrione. — Marito di Alcmena e padre di Ercole, il quale
da
lui fu detto Anfitrionide. Egli mosse guerra ai T
o figlio Pterelao loro re, al quale la figlia taglio un capello d’oro
da
cui dipendevano i destini di questo principe Fu d
la. La Sibilla di Cuma, detta anche Anfrisia trasse il suo soprannome
da
que to fiume. 425. Angelia. — Figlia di Mereurio.
. La favola racconta che fu nelle sue acque che i centauri, sconfitti
da
Ercole, andarono a lavare le loro ferite. 435. An
ell’Anguillara. Fu padre di tre giovanette le quali avevano ricevuto
da
Bacco il dono di cangiare tutto ciò che toccavano
a dei Greci non avrebbe mai patito difetto di provvigioni ; ma Bacco,
da
esse implorato le cangiò in colombe. 439. Anitide
calma i venti. 444. Annona. — Dea dell’abbondanza e delle provvigioni
da
bocca. 445. Anoaretha. — Ninfa che fu una delle m
igeul. — Ovidio così denomina i Tebani perchè la favola li fa nascere
da
un dente di drago. 450. Ansur o Assur. — Giove ra
. Altri scrittori dicono che questo nome di Assur fosse dato a Giove,
da
una città del Lazio chiamata Ansur ove era partic
o di baloccarsi con una palma, e con le ali agli omeri. Antero deriva
da
αντ contro e ερως amore. 459. Antevorta. — Dea ch
io. 461. Anteo. — Uno dei figli di Antenore. vedi Antenore. Fu ucciso
da
Paride per isbaglio. Si chiamava anche con tal no
e in onore di Proserpina celebrate in Sicilia. Questo vocabolo deriva
da
άνθος fiore e Φερω portare. 463. Anthia. — Sopran
Teseo. Vi fu anche un’altra Anthiope figlia di Nitteo, la quale ebbe
da
Giove due figli : il padre di lei volle farla mor
o Polinice, in opposizione agli ordini di Creonte, ella fu condannata
da
questo crudele principe a morire di fame in una p
rsi amico in Tebe Di Polinice ardi ? L’ardia sol ella.Il padre cieco,
da
tutti diserto, In chi trovò, se non in lei, pieta
re e di Euridice. Seguì suo padre all’assedio di Troia e vi fu ucciso
da
Mennone figlio dell’ Aurora. 476. Antinoo. — Uno
vola non ripete, egli si stabili su di una montagna della Beozia, che
da
lui prese il suo nome. Coll’andare del tempo tutt
Aonia tutta quella contrada. 486. Aonidi. — Soprannome dato alle muse
da
alcune montagne della Beozia. Vedi l’articolo pre
due Ajaci, sotto la figura dell’indovino Calcante, lo fa riconoscere
da
uno di essi. ……….. Agevolmente. Si riconosce un
scere da uno di essi. ……….. Agevolmente. Si riconosce un nume, ed io
da
tergo Lui conobbi all’incesso appunto in quella C
noi abbiam detto essere, più che proprii del paganesimo, fusi in esso
da
simboli e da allegorie individuali di altre relig
tto essere, più che proprii del paganesimo, fusi in esso da simboli e
da
allegorie individuali di altre religioni. Infatti
ontarlo, fingendo di vederlo accompagnato, gli gridò non esser azione
da
valoroso l’andarsi a battere seguito dai suoi. Al
ch’egli avesse preso quella forma allorchè tutti gli Dei furono vinti
da
Giove. Si chiamava anche Osiride e Serapide. Gli
urlo a Memfi veniva, per lo spazio di 40 giorni, segretamente nutrito
da
alcune donne a cui solo era permesso di avvicinar
Egiziani, il sacro animale veniva nel suo giro per la città scortato
da
tutti gli ufficiali e dignitari del regno, e prec
tà scortato da tutti gli ufficiali e dignitari del regno, e preceduto
da
un numeroso coro di fanciulle, che cantavano inni
di Latona e fratello di Diana. Egli guidava il carro del sole tirato
da
quattro cavalli bianchi e allora si denominava Fe
na lira, circondato di varii strumenti d’arte e su di un carro tirato
da
quattro cavalli. — Ecco in qual modo Virgilio de
n qual modo Virgilio descrive la maestà di questo Dio. Qual se ne va
da
Licia, e da le rive Di Xanto, ove soggiorna il fr
Virgilio descrive la maestà di questo Dio. Qual se ne va da Licia, e
da
le rive Di Xanto, ove soggiorna il freddo inverno
to questo nome, allorchè le si domandava la grazia di essere liberati
da
una passione d’amore. 501. Aposteosi. — Nome dell
sse mai il recinto di quella città. Arcade essendo divenuto adulto fu
da
alcuni cacciatori presentato a suo avolo Licaone,
n mantello che gli scendevano sino ai piedi : portava il capo coperto
da
un berretto frigio, e al collo un vezzo a cui era
cole città ed agli armadi. 526. Ardalidi. — Soprannome dato alle Muse
da
Ardalo figlio di Vulcano, a cui si attribuisce l’
isce l’invenzione del flauto. 527. Ardea. — Città del Lazio edificata
da
Danao. Ovidio dice che essa fu consumata dalle fl
tino si dice Ardea. 528. Ardenna. — Soprannome di Diana che le veniva
da
una foresta delle Gallie chiamata anche oggi Arde
di Siracusa. Cicerone dice che se questa fontana non fosse circondata
da
una triplice trinciera di pietre, sarebbe affatto
ie Giunone, quando per averne gli amplessi, che ella gli negava mossa
da
gelosia, si trasformò in cuculo. 541. Argea o Arg
to l’istesso nome. 547. Argianna o Argolica. — Soprannome di Giunone,
da
un tempio che ella aveva nella città di Argo. 548
— Allor che Evandro si stabili in Italia, vi fu cortesemente ospitato
da
certo Argo, il quale ben presto concepì l’infame
ce fare i funerali allo scellerato, e gli fece elevare una tomba, che
da
lui fu detta Argilete. 550. Arginide. — Il re Aga
ce fabbricare un tempio a Venere, sotto il nome di Venere Arginide, e
da
allora questo soprannome rimase alla Dea degli am
ò uno in fiume, e l’altra in fontana. Però Seleno dimenticò Argira, e
da
quel tempo le acque di quel fiume ebbero la virtù
no alla nave ; allora Arione d’un salto si gettò in mare e fu salvato
da
quegli animali che sul loro dorso lo portarono a
i animali che sul loro dorso lo portarono a terra. Arione fu ospitato
da
Periandro il quale fece poi morire quasi tutt’i p
uale nel sottrarsi con la fuga alle persecuzioni di lui, fu morsicata
da
un serpente e morì nell’istesso giorno in che dov
Api. La madre di Aristeo consigliò il fi gliuolo di consultare Proteo
da
cui seppe che avrebbe dovuto placare l’ombra di E
ome di un celebre indovino il quale fu ucciso nella città di Naupata,
da
un nipote di Ercole per nome Ippote, che lo avea
ente trucidato, e allora Arpalice si ritrasse nei boschi a viver vita
da
masnadiere. I cronisti della mitologia raccontano
te vi fu un’altra Arpalice che mori di dolore nel vedersi disprezzata
da
Ifielo, che fu uno degli argonauti da lei passion
dolore nel vedersi disprezzata da Ifielo, che fu uno degli argonauti
da
lei passionatamente amato. Di questa Arpalice si
ni. Dante Inf. C. XIII. Le più famose Arpie furono Celeno nominata
da
Virgilio, Iside, Aejo ed Ocipete, e finalmente Al
gli era stato largo di cortesi accoglienze si offrirorono a liberarlo
da
quei mostri, ed infatti Zeto e Calaide, due degli
sua bellissima ninfa, e che a vendicarla facesse trasportare in aria
da
un toro il re Imolo, il quale precipitando da una
sse trasportare in aria da un toro il re Imolo, il quale precipitando
da
una sterminata altezza su di alcuni pali dalla pu
Arsinoe. — Figlia di Niocrone re di Cipro. Essa fu perdutamente amata
da
Arceofonte il quale morì di dolore non essendo ri
Arceofonte il quale morì di dolore non essendo riuscito a farsi amare
da
lei. Quando si fecero i funerali di Arceofonte, l
ulto per le arti e per la povertà, la quale veniva del paro deificata
da
essi riguardandola come madre delle invenzioni e
elfica, detta similmente Dafne. Era anche uno dei soprannomi di Diana
da
alcune feste dette Artemisie istituite in onore d
nore di Esculapio. 609. Asclepio. — Uno dei soprannomi di Esculapio :
da
ciò le feste di cui nell’articolo precedente. 610
ca un otro. 611. Ascra. — Città fabbricata ai piedi del monte Elicona
da
Ecalo nipote di Nettuno. Nell’antica letteratura
use mentre custodiva un armento sul monte Elicona. Si dicevano invasi
da
furore Ascreo coloro che improvvisavano dei versi
ano invasi da furore Ascreo coloro che improvvisavano dei versi. Che
da
furor Ascreo spinti, e commossi S’odono ognor tan
n la voce dell’asino. 618. Asio. — Soprannome di Giove che gli veniva
da
una città di questo nome nell’isola di Creta dove
nominato un altro fiume nella città di Acaia, egualmente detto Asopo
da
un figlio di Nettuno che aveva l’istesso nome. 62
Giove. In greco ορτυξ significa quaglia. Vi fu anche un’altra Asteria
da
cui Bellerofonte ebbe un figlio. 627. Asterio. —
iovane guerriero che essendo venuto in soccorso dei Troiani fu ucciso
da
Achille quando questi riprese le armi per vendica
e Libro XXI, trad. di V.Monti. 632. Astiale. — Troiano che fu ucciso
da
Neaptolemo. 633. Astianasse. — Ancella di Elena,
indovino greco consigliò la morte di Astianatte col farlo precipitare
da
una torre. Per seguire il consiglio crudele ma ut
da una torre. Per seguire il consiglio crudele ma utile, Ulisse cercò
da
per ogni dove l’illustre rampollo dei re Troiani,
non potendo opporre resistenza al dio Marte che ne era innamorato, fu
da
lui resa madre di un figliuolo che sotto il nome
in potere di Ercole quando egli espugnò la città di Efina in Elide fu
da
lui amata e ne ebbe un figlio che fu poi noto sot
se. 641. Astiosea. — Moglie di Telefo. Si chiama anche così una donna
da
cui Ercole ebbe diversi figli. 642. Astipaleo. —
a città della Fenicia. 644. Astirena o Astrena. — Soprannome di Diana
da
varii luoghi in cui veniva adorata con culto part
Atea. 654. Atabirio. — Giove era così denominato nell’isola di Rodi,
da
un tempio ch’egli aveva sul monte Atabiro. 655. A
— Figlia di Iasio re di Arcadia e di Climene. Atalanta sposò Meleagro
da
cui ebbe Partenopea. Essa amò con passione la cac
un’altra Atalanta figlia di Scheneo. Essa fu richiesta in matrimonio
da
molti giovani principi, ma suo padre non volle co
Learco. 658. Atamaso. — Figlio di Eulo e padre di Elle che egli ebbe
da
Nefila sua prima moglie. sposò in seconde nozze L
alla città che prima si chiamava Posidonia, che aveva prima ricevuto
da
Nettuno. La favola racconta che a proposito del n
rima ricevuto da Nettuno. La favola racconta che a proposito del nome
da
conservarsi o cangiarsi a questa città capitale d
a costumanza che imponeva ai sacerdoti di Cibele lo stesso supplizio,
da
essa imposto all’infido amatore. Nelle feste di C
— Figliuolo di Ercole e di Onfale. Vi fu anche un altro Atisio ucciso
da
Tideo, mentre conduceva all’altare Ismene. 670. A
fu così afflitto che non volle più vedere alcuno. Perseo si condusse
da
lui, ma non ebbe miglior trattamento degli altri,
allo sdegno del padre suo. Telefo senza riconoscere sua madre ottenne
da
Tetraso di sposarla ; ma Augea non volendo diveni
ione di Troia. 683. Aulisea. — Soprannome di Minerva che a lei veniva
da
una parola Greca che significa flauto attribuendo
e a lei veniva da una parola Greca che significa flauto attribuendosi
da
taluno a quella Dea la invenzione di questo istru
lui Aurora amò Cefalo che rapì alla moglie Procride e per farsi amare
da
lui fece nascere la discordia fra i due sposi : e
gustata di lui lo abbandonò per amore di Orione che alla sua volta fu
da
lei abbandonato per altri. 687. Ausone. — Figlio
— Figlio di Ulisse e di Calipso. Egli andò a stabilirsi in Italia, e
da
lui questa contrada fu detta Ausonia. 688. Auspic
lattia. 692. Autolico. — Figlio di Mercurio e di Chione. Egli apprese
da
suo padre il mestiere di ladro col potere di pren
709. Azano. — Montagna d’ Arcadia consacrata a Cibele, così chiamata
da
Afan figlio di Arcaso, il primo la cui morte foss
co. Da ciò forse la voce latina bellum, che significa guerra. Abbiamo
da
Erodoto una descrizione bellissima del tempio di
icolarmente nella città di Biblo. Era ritenuta come moglie di Saturno
da
cui non ebbe che delle figliuole È la luna, ossia
tiale libidine. I Greci chiamavano anche queste cerimonie Dionisiache
da
Dionisio, che era uno dei soprannomi di Bacco. In
lare la forma, l’ordinanza e la celebrazione di tali feste. In Italia
da
principio i baccanali si celebravano tre volte l’
i fino ad una volta il mese. In Roma furono introdotte la prima volta
da
un greco, di cui la storia non conserva altro ric
di Roma 568, la celebrazione di questi sconci e sanguinosi misteri, e
da
quell’epoca non furono più celebrati i baccanali
degli altri animali. 732. Bacchiade. — Famiglia Corintia, così detta
da
Bacchia, figlia di Bacco, dalla quale essa preten
le essa pretendeva discendere. Questa famiglia essendo stata esiliata
da
Corinto, andò a stabilirsi in Sicilia. 733. Bacch
perchè un’antica tradizione della loro famiglia, li faceva discendere
da
una figlia di Bacco. (Vedi l’articolo precedente)
ne degli scrittori dell’antichità, sul conto di questo dio, volendosi
da
diversi che fosse figliuolo di Proserpina. Cicero
tutto lo splendore della sua gloria immortale ; ciò che ella ottenne
da
lui, dopo replicate repulse. Ma i raggi di cui er
i perfetta è ben matura La degna prole ch’in due ventri crebbe. Giove
da
sè spiccolla, e ne die cura Ad Ino, una sua zia,
ma faceva ricadere le sue terribili vendette sui figli che nascevano
da
quelle. Quando i giganti dettero la scalata al ci
elle mani e inghirlandolo di pampini ; talvolta su di un carro tirato
da
tigri o da pantere ; e spesso finalmente circonda
inghirlandolo di pampini ; talvolta su di un carro tirato da tigri o
da
pantere ; e spesso finalmente circondato di amori
satiri, e con un tirso nelle mani, in atto di far scaturire del vino
da
una fontana. Questo fu il padre Bacco, e l’inven
adre Semele, e seguendo la tradizione favolosa. Giove stesso gli fece
da
madre. Fu ritrovato esposto nell’isola di Nasso,
ppunto, salvato dalle onde. Bacco passò il Mar Rosso seguito, più che
da
un’armala, da un popolo intero di uomini, di donn
o dalle onde. Bacco passò il Mar Rosso seguito, più che da un’armala,
da
un popolo intero di uomini, di donne, di fanciull
Abbandonato nelle acque del Nilo, anch’egli fu salvato dalle onde, e
da
ciò gli viene il nome di Moisè perchè nella lingu
nche Buroico. Era questo uno dei soprannomi d’ Ercole, che gli veniva
da
una città d’ Acaia, nota sotto l’istesso nome, e
ed una femmina. Ma gli altri Titani, gelosi della preferenza ottenuta
da
Iperione, uccisero i figli di Basilea, la quale i
’istesso momento si rovesciò dal cielo una gran pioggia, accompagnata
da
baleni e tuoni orrendi, e Basilea disparve. Il po
a che ospitò Cerere, quando essa cercava la figlia Proserpina, rapita
da
Plutone. ….la cortese vecchia, benchè lenta. Mos
emone, vecchio quanto lei, viveva in una capanna. Giove, accompagnato
da
Mercurio, avendo voluto, sotto umano sembiante, t
otto umano sembiante, traversare la Frigia, fu villanamente scacciato
da
tutti gli abitanti della contrada in cui dimorava
un orrendo massacro. Racconta Strabone che Amico, loro re, fu ucciso
da
Polluce, al quale in compagnia degli altri Argona
ste iscrizioni, le quali inseguito vennero particolarmente illustrate
da
M. della Torre, nella sua opera delle Antichità d
sotto il nome di Danaidi. Veniva loro dato talvolta il nome di Belidi
da
Belo loro zio paterno. Belide era anche chiamato
a, gli fece delle proposizioni alle quali fu insensibile. Antea punta
da
questa indifferenza, per vendicarsi lo accusò al
iti era ritenuto il dio delle mosche, perchè il suo tempio era esente
da
questi insetti. Non pochi scrittori dell’antichit
ella città Pirea, presso Atene. 775. Benilucio. — Soprannome di Giove
da
un luogo presso Flavigni nella Borgogna, dove fu
gino. — Divinità particolare a diversi popoli dell’Italia. Si suppone
da
taluni che fosse qualche eroe dell’antica Roma. 7
’antica Roma. 777. Bergioso. — Uno dei figli di Nettuno che fu ucciso
da
Ercole. 778. Berecinta o Berecintia. — Nome che f
rosperità delle armi di suo marito. Tolomeo fu profondamente commosso
da
questa prova di attaccamento, per modo che, qualc
ertemente custodite : ma un astronomo, chiamato Conone o Conon, prese
da
ciò occasione per insinuarsi nelle buone grazie d
asportati in cielo. Tutti prestarono fede a quanto asseriva Conone, e
da
quel tempo si dette il nome di chioma di Berenice
, ti cela. Schiller. — Semele Traged. trad. di A. Maffei. Non pria
da
se la dea la nube sgombra. Che di forma senil tut
In Grecia era generale credenza che la pietra detta Abadir, divorata
da
Saturno, fosse una di queste. Boccart, nelle sue
re suo. Vi fu anche un principe Troiano, così chiamato, che fu ucciso
da
Agamennone. 788. Bibesia ed Edesia. — Dee dei ban
Biblosa o Bibio. — Città della Fenicia, ove Venere aveva un tempio :
da
ciò il soprannome di Biblosa a quella dea, e più
iosi. 798. Bilancia. — Il settimo segno dello Zodiaco, contrassegnato
da
una bilancia, che la tradizione favolosa dice ess
tere. — Ossia che ha due madri : soprannome di Bacco a cui Giove fece
da
madre dopo la morte di Semele. — V. Bacco. 800. B
endicarsi suscitò nel campo di lui una terribile pestilenza e ottenne
da
Eolo la sospensione dei venti, onde impedire ai G
endo la madre loro recarsi al tempio di Giunone su di un carro tirato
da
buoi, questi animali tardarono ad essere condotti
’Atene si dava il nome di βονδρομιον. Queste feste prendevano il nome
da
βοῡ, grido, e δρόμω, io corro. 811. Boedromio. —
be del bosco. 820. Branchide. — Soprannome di Apollo che a lui veniva
da
un tempio che egli fece innalzare in onore di un
Branchidi. 821. Braurona. — Città dell’Attica, ove Ifigenia trasportò
da
Tauride la statua di Diana, la quale venne depost
de la statua di Diana, la quale venne deposta in un tempio fabbricato
da
Oreste. Ifigenia fu la più celebrata fra le sacer
gli onori divini. 822. Brauronia. — Soprannome di Diana che le veniva
da
un tempio ch’ella aveva nella città di Braurona.
o a Giove. La favola dice che aveva cento braccia e cinquanta teste :
da
ciò il soprannome di centimano. Di questo favolos
assedio di Troia, Achille avendo espugnata la città di Litnessa, ebbe
da
Agamennone fra le altre prede del bottino di guer
— Altro soprannome di Bacco. 833. Bromuso. — Uno dei centauri ucciso
da
Ceneo. 834. Bronte. — Famoso ciclopo, figlio del
osse dal marito fatta morire a colpi di verga ; ma che poi, rinvenuto
da
quella specie di ebbrezza di furore, Fauno piange
ragione veniva sovente confuso con Bacco. In Grecia, sulla strada che
da
Tebe menava al monte Menalo, vi era un tempio a l
rsi la punse così spietatamente in una satira, che il pittore, deriso
da
tutti, si appiccò per disperazione. 850. Bupalo.
nei suoi stati. Fu ucciso con suo figlio, e con tutti i suoi adepti,
da
Ercole, al quale egli preparava la stessa sorte.
ersonaggi noti sotto il nome di Buteo, fra i quali un trojano, ucciso
da
Camillo, un sacerdote, un argonauta, ed un figlio
Butrota. — Città dell’Epiro, in cui Enea trovò Andromaca, abbandonata
da
Eleno. C 857. Caante. — Figlio dell’Oceano
il quale svelò a Cerere il ratto di sua figlia Proserpina, consumato
da
Plutone. 860. abarno. — Sacerdote di Cerere, nell
rcole col resto dell’armento d’innanzi all’antro di Caco, gli animali
da
questo involati si dettero a muggire, e allora Er
Tebe e figlio di Agenore e di Telefassa. Essendo stata Europa rapita
da
Giove, Agenore ordinò a Cadmo di rintracciarla e
erta alla fontana di Dirce ; ma i suoi compagni furono tutti divorati
da
un drago. Minerva allora ordinò a Cadmo di combat
hè queste furono scacciate dalla Tracia. V. Arpie. Essi furono uccisi
da
Ercole durante la celebrazione dei giuochi funebr
a di Aete, re della Colchide : fu sorella di Medea e moglie di Frisso
da
cui ebbe molti figliuoli. Il padre di lei, per im
’eroe con la figliuola, Ercole l’uccise, e poscia fuggì con Calciope,
da
cui ebbe un figliuolo per nome Tessalo, che poi d
deva nella città di Calidone. È opinione erronea, quantunque ripetuta
da
varii scrittori, il credere che sotto la denomina
gigia, ove ospitò assai cortesemente Ulisse, gettato su quelle sponde
da
una tempesta. Essa lo amò, e visse sette anni con
una tromba nella mano diritta, con un libro nella sinistra, e seguita
da
altre tre figure di donne, in cui l’allegoria fav
pici, a cui non era permesso alle donne di prender parte, si travestì
da
maestro degli esercizî, per accompagnarvi suo fig
ondotta innanzi ai giudici ; i quali però le fecero grazia, ordinando
da
quel tempo con una legge che i maestri degli eser
che le Muse celebrassero col canto le azioni degli Dei e degli eroi :
da
ciò cantu amoeno, ossia canto gradevole. 918. Cam
de — Lib. XI. trad. di A. Caro. Camilla morì in una battaglia uccisa
da
un colpo di giovallotto. Si chiamavano con nome c
te violenta. 926. Campea. — Guardiana del Tartaro, la quale fu uccisa
da
Giove, quando questi trasse dalla prigione infern
e ciò dall’essersi ritrovati alcuni monumenti nelle contrade abitate
da
quei popoli, ove il Dio Camulo veniva rappresenta
. 930. Canace. — Fu figliuola di Eolo, la quale essendo stata sedotta
da
un Dio marino, che la Favola non determina se fos
rticolo precedente. Canacea sposò segretamente Macabro, suo fratello,
da
cui ebbe un bambino, il quale coi suoi vagiti pal
suoi cani il neonato, e mandò alla madre un pugnale perchè si punisse
da
sè dell’orrendo misfatto ; e pensava in cuor suo
ebri maghi. Il simulacro di questa Deità, era un gran vaso sormontato
da
una testa umana e talvolta da quella di uno sparv
esta Deità, era un gran vaso sormontato da una testa umana e talvolta
da
quella di uno sparviero, e coperta di geroglifici
nope, e con grande sorpresa dei Caldei, essi videro ben presto uscire
da
quella una grande quantità di acqua, che spense i
spense interamente le fiamme. Il Dio Canope dichiarato vincitore, fu
da
quel giorno ritenuto come il più possente degli D
una città dell’Egitto conosciuta sotto il nome di Canope, così detta
da
Canobo, pilota del vascello che conducea Menelao.
vascello che conducea Menelao. Questo principe essendo stato gettato
da
una violenta tempesta sulle coste dell’Egitto, eb
. 943. Canuleìa. — Era così chiamata una delle quattro vestali scelte
da
Numa, allorchè istituì quelle sacerdotesse. 944.
al Dio Fauno in particolare. 952. Caprotina. — Soprannome di Giunone,
da
cui presero ancora la denominazione di Caprotine
ellazioni della fascia zodiacale, fosse la capra Amaltea, trasportata
da
Giove in cielo, in riconoscenza d’averlo nutrito.
aveva nome Capi. il quale poi fondò la città di Capua….. Frate Guido
da
Pisa — I falli di Enea. 956. Carda. Deita anche
una donna la quale, avendo involato dei buoi ad Ercole, fu fulminata
da
Giove e cangiata in questo scoglio non lontano da
r il culto particolare con cui veniva adorato nella provincia fondata
da
suo figlio. V. Caria. 967. Carisie. — I greci chi
na Divinità, e dopo la morte si celebrarono in suo onore delle feste,
da
lei dette Carmentali. 973. Carmentali. — Feste in
elle dame romane coi loro mariti, dopo una lunga discordia, cagionata
da
una sentenza del Senato la quale proibiva alle da
rrare per cento anni le anime di quei morti che non avevano la moneta
da
pagargli. Caron, dimonio con occhi di bragia, Lo
III. 981. Caropx. — Soprannome dell’Ercole Beozio, che a lui veniva
da
un tempio che aveva in Beozia, e propriamente nel
e a questo proposito, dicendo che Giunone aveva due carri, uno tirato
da
due cavalli, sul quale combatteva. 983. Cartagine
avalli, sul quale combatteva. 983. Cartagine. — Figliuola di Ercole ;
da
lei prese nome la famosa città dell’Africa ove re
no rapporta nelle sue cronache, che trovandosi i Cartaginesi decimati
da
una grande pestilenza, pensarono di placare lo sd
sua parola, e Apollo, per vendicarsi, le giurò che non si sarebbe mai
da
alcuno prestato fede alle sue predizioni. La vend
el nume sorti il suo pieno effetto. Le predizioni di Cassandra furono
da
tutti disprezzate. Ella si oppose all’ entrata in
torno in patria (vedi Clitennestra). Finalmente Cassandra morì uccisa
da
Egisto, nel giungere nella Lacedemonia. Ivi Cass
ro sarebbe sparito, allorchè Andromeda, legata su di una roccia fosse
da
lui divorata. Il re ordinò il supplizio della mis
randogli lo scudo con la testa di Medusa, liberò Andromeda, e ottenne
da
Giove che Cassiope fosse messa fra gli astri. 989
a, perchè la loro madre Leda, era moglie di quel monarca, quando ebbe
da
Giove questi due figliuoli. Appena essi furono na
Giove concesso all’immortale Polluce di raggiungere l’amato Castore,
da
cui non poteva vivere lontano. Essi furono annove
atenato Prometeo, allorchè Giovelo condannò ad avere il core divorato
da
un avvoltojo, per aver rubato il fuoco sacro. 10
n Caria il suo viaggio : E fonda per fuggir l’incesto indegno, Lontan
da
lei, nova cittade e regno. Ovidio — Metamorfosi
009. Cavalli del Sole. — Ovidio dice che il carro del sole era tirato
da
quattro destrieri bianchi, per nome Eoo, Piroi, A
essendo i Greci stanchi dell’assedio di questa città, che già durava
da
dieci anni, docisero finalmente di rendersene pad
spaziosi ed ampii fianchi un numero considerevole di guerrieri. …… E
da
Minerva Divinamente instrutti, un gran cavallo Di
a Minerva e riporre il Palladium di Troja nelle mura di quella città,
da
cui essi stessi l’avevano rapito. …. Per la qual
ste, o in altro modo guastaste o violaste, Troia sarebbe disfatta. G.
da
Pisa — I fatti di Enea. I Trojani caddero nell’
tro non fosse che una macchina di guerra, specie di ariete, inventata
da
certo Epeo, guerriero greco, per abbattere le mur
macchina nelle mura della città. Questa opinione è infatti appoggiata
da
Plinio stesso, il quale fa datare l’uso della mac
aystrio. — V. Caistrio. 1017. Cea. — Isola del mare Egeo, cosi nomata
da
Ceo, figlio di Titano, è celebre per la sua ferti
ata da Ceo, figlio di Titano, è celebre per la sua fertilità in bachi
da
seta e in armenti di buoi. 1018. Ceade. — Padre d
0. Cebrione. — Uno dei giganti che mossero guerra agli Dei. Fu ucciso
da
Venere. Vi fu anche un altro Cebrione, figlio nat
ua madre, essendo seduta dappresso alla fucina di Vulcano, fu colpita
da
una scintilla di fuoco ; e che dopo nove mesi par
olontà. Altri scrittori dicono che Cecolo, ancora bambino, fu trovato
da
alcuni pastori nelle fiamme senza esserne punto o
ori nelle fiamme senza esserne punto offeso, ciò che lo fece ritenere
da
tutti come figlio di Vulcano. 1023. Cecopro. — Ri
to nell’ Attica. 1024. Cecrope. — Trasse la sua origine dall’ Egitto,
da
cui condusse una colonia nella Grecia ove fondò i
no dei soprannomi di Minerva come protettrice di Atene, città fondata
da
Cecrope. 1026. Cecropidi. — Nome che si dava agli
ò a nascondere nei boschi la sua vergogna, ma fu ben presto raggiunta
da
suo marito il quale non potea vivere lontao da le
u ben presto raggiunta da suo marito il quale non potea vivere lontao
da
lei. Al suo ritorno nella casa del marito, essa l
ora un altro Cefeo principe di Arcadia, il quale fu teneramente amato
da
Minerva. La Dea in prova d’affetto gli attaccò su
hiama Alcione V. Alcione. Altri scrittori dicono che Ceix fosse amato
da
Aurora, e che questa lo avesse sposato. 1035. Cel
nell’ Africa settentrionale un magnifico tempio, che fu poi demolito,
da
Costantino. Si crede generalmente che fosse la st
. — Figlia della ninfa Pirene. Essendo stata uccisa involontariamente
da
Diana con una freccia che questa lanciava ad una
ome di Ceneo, il quale fu dapprima donna e si chiamò Cena, ed ottenne
da
Nettuno il doppio favore di cangiar sesso e di es
tà sua più verde e bella, Per nome maschio il nominar Ceneo, Perocchè
da
principio ei fu donzella. …………….. Fu in dubbio al
un augel ver la superna sede. Tanto veloce, coraggioso e bello Che fu
da
noi chiamato unico augello. Ovidio. — Metamorfos
detti Centauri. Essi furono i primi a montare sul dorso dei cavalli :
da
ciò la favola della doppia natura di questi esser
ilio — Eneide I.. VI trad. A. Caro. Egli nacque dal gigante Tifone e
da
Echidna I pagani credevano ch’egli divorasse le a
i L. Lamberti. 1064. Ceriel. — Vale a dire araldi. Così furono detti
da
Cerisco figlio di Mercurio. Si aveva per essi una
pparizione contribuì non poco alla apoteosi di lui, essendosi creduto
da
tutti che in quell’astro fosse andata a dimorare
1078. Cherone. — Figlio di Apollo. Dette il suo nome ad una città che
da
lui cangiò il suo antico nome di Arnea in quello
1082. Chione. — Figlia di Dedalione. Essa fu amata contemporaneamente
da
Apollo e da Mercurio e corrispose ad entrambi. Da
. — Figlia di Dedalione. Essa fu amata contemporaneamente da Apollo e
da
Mercurio e corrispose ad entrambi. Dal primo ebbe
e innamorata di questa donna bellissima, tutte le volte che si recava
da
lei si trasformava in cavallo per deludere la gel
dere la gelosa vigilanza di sua moglie Rea ; ed è perciò ch’egli ebbe
da
Filira un figlio che, secondo la tradizione mitol
e. Dante — Inferno — Canto XII. Una ferita ad un piede cagionatagli
da
una freccia di quelle che Ercole aveva bagnate ne
tonia. — V. Chitonea. 1087. Clane. — Ninfa della Sicilia, la quale fu
da
Plutone cangiata in fontana, perchè volle opporsi
icoloso quel passaggio ; e siccome all’avvicinarsi o all’allontanarsi
da
quegli scogli, per effetto della dubbia e fioca l
assaggio. La tradizione favolosa ripete che gli Argonauti, spaventati
da
un simile effetto ottico, avessero mandata una co
Appena compiuto il mostruoso incesto, l’isola di Sicilia, fu desolata
da
un’orribile pestilenza. L’oracolo interrogato ris
d’una donna bellissima, con una corona di torri sul capo, circondata
da
animali, con una gonna seminata di fiori e montat
mali, con una gonna seminata di fiori e montata su di un carro tirato
da
quattro leoni. Il pino le era consagrato. I sacer
onte. Apollo sdegnato per la morte di Esculapio suo figlio, fulminato
da
Giove, distrusse i ciclopi come coloro che avevan
i furono Piracmone, Bronte, Sterope e Polifemo. Giace tra la Sicania
da
l’un canto. E Lipari da l’altro un’isoletta Ch’al
te, Sterope e Polifemo. Giace tra la Sicania da l’un canto. E Lipari
da
l’altro un’isoletta Ch’alpestra ed alta esce de l
icogna accanto. 1100. Ciconi. — Popoli della Tracia : Ulisse, gettato
da
una tempesta sulle loro coste al suo ritorno da T
cia : Ulisse, gettato da una tempesta sulle loro coste al suo ritorno
da
Troja, fece loro la guerra, li vinse e mise a sac
terra. Egli è ritenuto come il più antico degli Dei. Fu detronizzato
da
suo figlio Saturno, che regnò in sua vece. 1104.
nchezza delle sue penne. Il carro di questa Dea veniva sovente tirato
da
due cigni. Giove, per farsi amare da Leda si tras
questa Dea veniva sovente tirato da due cigni. Giove, per farsi amare
da
Leda si trasformò in uno di questi animali. V. Le
nte detto un re della Liguria, figliuolo di Steneleo. Egli era legato
da
fraterna amicizia a Fetonte, tantochè quando queg
o fu finalmente un figliuolo di Nettuno e di una Nereide, il quale fu
da
suo padre reso invulnerabile fino dall’infanzia,
sedio della loro città, egli combattè contro Achille rimanendo esente
da
ogni ferita. Achille allora vedendo che le sue ar
figlia di Menofrone, chiamata Cillene : altri pretendono che lo abbia
da
una principessa di questo nome pronipote d’Afanas
e di Baja. La cronaca favolosa dice che in una delle contrade abitate
da
questi popoli, sorgesse il palazzo del sonno, e l
go ove il cane erasi arrestato. Didimo esegui il misterioso comando e
da
quel tempo fu dato ad Ercole il soprannome di Cin
dire di Luciano nelle opere, Mercurio rubò a Venere la sua cintura, e
da
quel giorno il suo discorso ebbe gli ornamenti, l
2. Cirra. — Città della Focide vicino alla quale esisteva una caverna
da
cui soffiavano dei venti che ispiravano una speci
altamente irritata contro di Giove vedendosi di continuo abbandonata
da
questo per altre donne, avesse deciso di dividers
nuo abbandonata da questo per altre donne, avesse deciso di dividersi
da
lui per mezzo di un pubblico divorzio. Allora Cit
esso nome. 1156. Citora. — Città e montagna della Galazia, così detta
da
Citoro figlio di Prisso. Quella contrada era cope
ledonismo, era una famosa magia ; specie di divinazione che si tirava
da
certe parole, che dette in alcuni dati rincontri,
sta Nemea, resa celebre per l’uccisione del famoso leone Nemeo, fatta
da
Ercole. — V. Ercole. 1178. Cleopatra. — Una delle
centauri. 1191. Clizia. — Figlia dell’Oceano e di Teti. Essa fu amata
da
Apollo, il quale l’abbandonò per ottenere i favor
Macedoni indicavano le Baccanti. 1194. Cloe. — Soprannome di Cerere,
da
cu i le feste in suo onore dette Clojane. 1195. C
erstiziosa credenza riguardo a questi animali, guingeva fino al punto
da
credere che essi avevano un grande rispetto per l
cro a Venere. Apulejo ripete che questa dea facea tirare il suo carro
da
due colombe e spesso prendeva le sembianze di que
a colomba di Dodona era di oro, riposava su di una quercia circondata
da
numeroso popolo, che vi si recava parte per offri
acoli. Secondo Sofocle due colombe della selva di Dodona, interrogate
da
Ercole, gli svelarono il limite della sua vita. 1
un trasporto amoroso tradi il proprio padre, il cui destino dipendeva
da
un capello, il cui misterioso possesso era noto s
adronirsi che di quattro soltanto, essendo stata la quinta preservata
da
morte da Giunone, che la volle salvare : da ciò i
che di quattro soltanto, essendo stata la quinta preservata da morte
da
Giunone, che la volle salvare : da ciò il titolo
tata la quinta preservata da morte da Giunone, che la volle salvare :
da
ciò il titolo di Conservatrice a questa dea. 1238
Antenore : volendo vendicare la morte di suo fratello Ifidamo, ucciso
da
Agamennone, gli trapassò la mano con un colpo di
so da Agamennone, gli trapassò la mano con un colpo di lancia ; ma fu
da
quest’ultimo egualmente ucciso. 1243.Coppa. — Nar
sua reggia particolarmente in una coppa di forma e di materia diversa
da
quelle che comunemente si costumavano in quei tem
la notte in cui i Greci si resero padroni di Troja, Corebo fu ucciso
da
Peneleo. 1252. Coribanti o Cureti. — Sacerdoti de
ro feste suonando il tamburo, saltando e correndo come uomini colpiti
da
follia. 1253. Coribante. — Secondo il parere di A
ifea. — Secondo il parere di Eschilo, così avea nome quella furia che
da
parte delle sue compagne espose l’accusa terribil
. 1260. Corinete. — Figlio di Vulcano : fu un celebre bandito, ucciso
da
Teseo. 1261. Coritalia. — V. Coritallia. 1262. Co
o di Paride e di Enone. Gelosa Enone del famoso ratto di Elena, fatto
da
suo marito, mandò a Troja il figliuolo Corito, ra
he fra le baccanti ve ne fu una per nome Coronide, la quale fu rapita
da
Buteo. Finalmente fuvvi un’altra Coronide, di cui
destini della sua vita, ne ebbe in risposta che sarebbe stato ucciso
da
suo figlio Altmeno. Questo giovane principe, spav
on suo fratello Orsiloco all’assedio di Troja, furono entrambi uccisi
da
Enea con un sol colpo. Menelao durò gran fatica a
a, la quale per vendicarsi mandò in dono a Creusa una piccola scatola
da
cui uscì un fuoco che s’appiccò alla reggia e fec
rata principessa e il padre di lei. Euripide dice che il dono inviato
da
Medea, consisteva in ornamenti muliebri i quali s
ebbe gli onori divini. 1298. Crinifo. — Principe Trojano il quale fu
da
Nettuno ed Apollo ajutato a riedificare le mura d
ninfe, e combattè contro Acheolo per la ninfa Egesta, che poi sposò e
da
cui ebbe un figlio per nome Aceste. 1399. Criniso
endosi Agamennone ricusato alle preghiere del vecchio, questi ottenne
da
Apollo che una terribile pestilenza avesse decima
cata nel petto. Crisippo, mortalmente ferito visse ancora tanto tempo
da
poter palesare la verità, ed impedire che la sua
1315. Cromio. — Figliuolo di Priamo : fu ucciso all’assedio di Troja
da
Diomede. 1316. Cromione. — Contrada posta nelle c
nelle circostanze di Corinto, celebre per i danni che ebbe a soffrire
da
un mostro che poi dette la vita, secondo la tradi
l’uccise. 1317. Cromisio. — Figlio di Neleo di Cloride, che fu ucciso
da
Ercole. 1318. Cromise. — Figliuolo di Ercole : av
el dio in cuculo avvenisse nel Pelopenneso sul monte Torace, chiamato
da
allora in poi monte Cuculo dalla parola greca Χδω
on un arco ed un turcasso pieno di frecce. Egli fu amato con passione
da
Psiche. Compagni di Cupido erano i piaceri, il ri
341. Dafne. — Figliuola del fiume Peneo, che fu passionatamente amata
da
Apollo. Un giorno mentre essa cercava di sottrars
oglie di lauro, volendo far credere con cio che essi fossero ispirati
da
Apollo, a cui quell’arboscello era consacrato dop
portava in giro un ramo d’alloro, sul quale riposava un globo di rame
da
cui ne pe ndevano sospesi molti altri, di più pic
Damasictone. — Così si chiamava uno dei figli di Niobe, che fu ucciso
da
Apollo. 1349. Damoso. — Uno dei soprannomi del di
te le 50 figlie di Danao, le quali furono nello stesso giorno sposate
da
50 loro cugini germani. Danao, avvisato dall’orac
e gridando intorno a lui, impedivano che i suoi gridi fossero intesi
da
Saturno, che lo avrebbe divorato come gli altri s
un figlio al quale impose il suo stesso nome, e che poi sposò Venilia
da
cui ebbe Turno. 1370. Daunio-Eroe. — Denominazion
si rifugiò nell’isola di Creta, ove costruì il famoso laberinto detto
da
lui laberinto di Dedalo ; e nel quale Minosse, re
dalo e d’Icaro suo figlio, li fece rinchiudere nello stesso laberinto
da
essi costruito, per lasciarveli morire. Essi però
o al sole, per modo che i raggi liquefecero la cera e lcaro precipitò
da
un’enorme altezza nel mare. Dedalo, più accorto d
inomati scrittori dell’antichità, ed appoggiata dallo essersi trovato
da
per ogni dove le vestigie di questo culto. 1376.
una famiglia, si viene a formare una divinità riconosciuta ed adorata
da
tutti. Così e non altrimenti hanno avuto origine
e del culto pagano ; poichè non bisogna credere che il popolo creasse
da
sè solo per mezzo della Deificazione tanto numero
Deificazione o apoteosi d’un defunto imperatore, era sempre preceduta
da
un decreto del senato, il quale imponeva che dopo
l’apoteosi era un misto di dolore e di allegrezza, e veniva celebrata
da
tutta la città. Dopo che il corpo era stato sepol
volasse nel cielo fra gl’immortali suoi pari a ricevere il culto che
da
quel momento le era dovuto. 1379. Delfila. — Figl
Or d’uopo, Enea. Fa d’animo e di cor costante e fermo ; Ciò disse, e
da
furor spinta, con lui, Ch’adeguava i suoi passi a
amò con passione, tanto che per renderlo immortale, e per purificarlo
da
ogni terrestre caducità, Io faceva passare a trav
o di ardenti fiamme. Un giorno Meganira, madre di Deifone, spaventata
da
un simile spettacolo, turbò coi suoi gridi i mist
ata in furore, si dileguò negli spazi dell’aria, sul suo carro tirato
da
due draghi e lasciò bruciare Deifone. 1384. Deilo
ena Ercole si fu rivestito del fatale tessuto, si sentì come bruciare
da
un fuoco divoratore, e nel suo delirio, si gettò
dono che fosse così detta dal delfino di Arione ; — V. Arione — altri
da
quello che trattò il matrimonio di Nettuno con An
i da quello che trattò il matrimonio di Nettuno con Anfitrite ; altri
da
uno di quei marinai che Bacco cangiò in delfini ;
si ad una caverna, gittavano un forte grido e fuggivano, come colpite
da
terrore. Attratto dalla curiosità, si avvicinò eg
uriosità, si avvicinò egli stesso, e colpitto dai vapori che esalvano
da
quell’antro, si dette a predir l’avvenire, come i
he esalvano da quell’antro, si dette a predir l’avvenire, come invaso
da
profetico furore. Ben presto la fama di tanta mar
va quell’antro, era in uno degli scondiscimenti del monte Parnaso ; e
da
quel tempo si dette opera a fabbricare la città e
e, bello della sua eterna giovanezza, e con una lira d’oronella mano,
da
cui traeva dolcissimi e maravigliosi suoni, s’imp
a custodia di quello, e si rese solo padrone del celebre oracolo, che
da
quel tempo fu detto l’oracolo d’Apollo. Sotto que
amavasi Arciteoro. Le feste Delie furono istituite in onore di Apollo
da
Tesco, quand’egli ricondusse da Creta i giovanett
e furono istituite in onore di Apollo da Tesco, quand’egli ricondusse
da
Creta i giovanetti, che dovevano essere divorati
07. Democoonte. — Uno dei figli di Priamo, re di Troja, che fu ucciso
da
Ulisse. ….. e feri Democoonte Priamide bastardo,
i un greco, figliuolo di Megara, il quale coi suoi fratelli fu ucciso
da
Ercole. 1408. Demodice. — Moglie di Creteo. — V.
elle dieci sibille, di cui fa menzione Varrone. Era nativa di Cuma, e
da
lei vennero i libri sibillini. Racconta la tradiz
e che poscia, avendo uniti in matrimonio il Sole e la Terra, fossero
da
questo connubio nati il Tartaro e la Notte. Quest
iverso, essendovene nell’aria, sulle montagne, sul mare, nei boschi e
da
per ogni dove. I pagani non davano punto alla par
gani non esservi offerta bene accetta ai celesti, se non accompagnata
da
questo prezioso presente. 1419. Derceto. — Detta
alla volontà dell’oracolo, eseguirono il cenno e dalle pietre tirate
da
Deucalione nacquero altrettanti uomini gìà adulti
pietre tirate da Deucalione nacquero altrettanti uomini gìà adulti e
da
quelle di Pirra altrettante donne. Escon dal tem
privilegi ed estesissime facoltà, ed in pari tempo numerosi obblighi
da
compiere. Non poteva uscire se non in sedia curul
ghi da compiere. Non poteva uscire se non in sedia curule e preceduto
da
un littore. Non poteva prestar mai giuramanto. No
Gellii Noctium Atticarum. 1430. Diamasticosa. — Festa dei Lacedomi
da
essi celebrata in onore di Diana. La principal ce
rovvederà Vulcano Pieghevol arco e faretrato spoglio ; Portar facelle
da
ciascuna mano. Cingermi corte, vergate gonnelle,
germi corte, vergate gonnelle, E fiere vò non saettare invano. Voglio
da
l’Ocean sessanta ancelle Pronte a guidar le mie c
mie carole meco, Giovani tutte e fior di verginelle : Venti ne voglio
da
l’amnisio speco, Ch’abbian mïei veltri e miel cot
to, che apparteneva al seguito di Diana fu scacciata ignominiosamente
da
questa dea per aver ceduto alle lascive brame di
a passava quasi tutti i suoi giorni alla caccia ed era sempre seguita
da
una muta di cani. I Satiri, le Driadi, e tutte le
ste in suo onore. I poeti rappresentavano Diana su di un carro tirato
da
due bisce ; armata di un arco, e di un turcasso p
a. 1440. Dictisio. — Così avea nome uno dei centauri : egli fu ucciso
da
Piritoo. 1441. Didima. — Secondo l’opinione di Pi
o, come ladro e traditore e parricida entrò nel regno dì Tiro… . » G.
da
Pisa — I fatti d’Eneo. Avendo fatto sparger la
giorno impadronitasi delle navi che stavano nel porto, e accompagnata
da
gran numero di seguaci, e dalla sua più giovane s
ed ella approdò nella regione detta Mauritania o Taugitana, governata
da
Iarba, re dei Getuli. Dapprincipio egli si oppose
e fiamme che ardevano la sua reggia, disperata di vedersi abbandonata
da
Enea, ch’ essa amava perdutamente. No, no, si mo
dopo Achille ed Aiace, il più valoroso fra i Greci. Lampi gli uscian
da
l’elmo e dallo scudo D’inestinguibil flamma, a tr
lia, e venne a stabilirsi in Italia. Si dice che egli vi fosse ucciso
da
Enea e che i suoi seguaci ne furono così addolora
0. Dionea. — La dea Venere che fu moglie di Vulcano è quella a cui si
da
propriamente questo soprannome. Essa fu perduttam
cui si da propriamente questo soprannome. Essa fu perduttamente amata
da
Marte, che le rese madre di una figlia, di cui ne
e ; le contese e le querele d’ogni natura. Essa fu scacciata dal celo
da
Giove, perchè metteva la disunione fra gli altri
terra, come madre feconda di tutti i beni e si credevano discendenti
da
essa. 1479. Ditirambo. — Uno dei soprannomi di Ba
ite, ove la tradizione favolosa dice che Rea avesse partorito Giove :
da
ciò si dava il soprannome di Ditteo al padre degl
rse i pagani attribuivano alla ninfa Dittina, l’invenzione delle reti
da
caccia. 1482. Dius-Fidio. — Antica divinità dei S
iose dei pagani. Essa si esercitava dagli astrologhi, dagli auguri, e
da
tutte quelle persone che venivano designate sotto
n’ara in onore di Giove, di cui ella era stata in Tebe sacerdotessa ;
da
ciò ebbe origine l’oracolo di Dodona, che poi fu
egli accettò di essere spia trojana nel campo dei Greci ; ma sorpreso
da
Diomede e da Ulisse fu ucciso ; egli era figliuol
di essere spia trojana nel campo dei Greci ; ma sorpreso da Diomede e
da
Ulisse fu ucciso ; egli era figliuolo dell’araldo
Troja tutti coloro che appartenevano a questo popolo erano comandati
da
Pirro. 1494. Dolore. — I pagani ne avevano fatto
orisia, figlia dell’ Oceano e di Teti. Essa sposò suo fratello Nereo,
da
cui ebbe cinquanta figlie, che dal nome del padre
: Doris amara. Dori fu anche il nome di una delle Nereidi, così detta
da
sua madre. 1500. Dori. — V. Dorea. 1501. Dorielio
V. Cerbero. Draghi Cerere. Il carro di questa dea era tirato
da
due draghi, a cui la tradizione mitologica attrib
a quale essa cercò per tutta la terra la figliuola Proserpina, rapita
da
Plutone. Draghi di Medea. La cronaca mito
Giasone, fosse corsa sulle sue tracce, montata su di un carro tirato
da
due di questi mostruosi animali, che vomitavano f
— Una delle cinquanta Nereidi. 1513. Driope. — Ninfa d’Arcadia, amata
da
Mercurio. Un giorno, mentre essa teneva sulle gin
teneva sulle ginocchia un bambino suo figlio, svelse un ramo di edera
da
una pianta vicina, per divertire l’infante. Bacco
e, ma sopratutto avevano fama di celebri indovine ; cosicchè venivano
da
ogni parte persone ad interrogarle e persino gl’i
anno e il secondo giorno del mese. 1517. Durichia. — Isola dipendente
da
quella di Itaca. Ulisse, nativo di quest’ultima,
sua madre. Essendo stati distrutti tutti gli abitanti dei suoi stati,
da
una terribile pestilenza, egli ottenne da suo pad
li abitanti dei suoi stati, da una terribile pestilenza, egli ottenne
da
suo padre Giove che tutte le formiche si fossero
racconta che Giunone, invidiosa del supremo potere di Giove, che avea
da
sè solo procreato Minerva, dea della saggezza, vo
to soprannome a Bacco per indicare che la giovanezza era inseparabile
da
quel dio. La tradizione dell’antichità afferma ch
dopo aver avuto commercio con Asteria, la dette in moglie a Perseo e
da
questo connubio nacque Ecate. Teocrito lo Scolias
o scrittore Capitolino ricorda che quando una Ecatombe veniva offerta
da
un imperatore, le vittime erano abitualmente o ce
veniva nel medesimo tempo consumata sopra cento altari di cespugli, e
da
cento sacerdoti sacrificatori. Abitualmente non s
ento sotto le mura di Troia, egli fu ucciso unito al fratello Cromio,
da
Diomede. Due priamidi, Cromio ed Ecmone, Veniano
loro che la interrogavano. Eco amò con passione Narciso, ma vedendosi
da
lui disprezzata, si ritirò nella solitudine, vive
ne le mosse. Egli pregò caldamente Ecuba di nasconderlo e di salvarlo
da
una certa morte ; ed ora, al gran cuore della dec
jo e di Giocasta. L’oracolo aveva predetto a Lajo che morrebbe ucciso
da
suo figlio, il quale dopo aver consumato il parri
eva già annunziate al suo vero padre, Edipo si esiliò volontariamente
da
Corinto, credendo di lasciare così la sua patria.
naca favolosa aggiunge ch’essa fosse rapita dalle Arpie e trasportata
da
queste nell’Inferno, ove fu data in preda alle Fu
rribile divinità, si fece sentire. Essendo un giorno Politecno andato
da
suo suocero, per chiedergli Chelidonia, sorella d
e malinconico. 1554. Edonidi. — Le Baccanti erano così soprannominate
da
una montagna della Tracia, conosciuta sotto il no
La tradizione mitologica ripete che il nome di questa città derivasse
da
una donna chiamata Efeso, la quale dette origine
e se non una piccola borgata, vicina al tempio di Diana, la quale fin
da
quel tempo era venerata in quei luoghi ; e che po
tissimo recinto delle sue mura, si contavano 227 colonne, innalzatevi
da
altrettanti sovrani, e che erano tutte dei marmi
fetti cominciarono i lavori, respingendo persino l’offerta fatia loro
da
Alessandro il Grande, di pagare tutte le spese ne
re per la loro città la statua di Tiresia, che all’andare era vestito
da
uomo ed al ritorno da donna. Vedi Tiresia che mu
a statua di Tiresia, che all’andare era vestito da uomo ed al ritorno
da
donna. Vedi Tiresia che mutò sembiante. Quando d
dolorosa impressione che talvolta si risente nel sonno, accompagnato
da
spaventose visioni. 1569. Efidriadi. — Ninfe che
ia di Oleno e sorella di Elice. Giove in riconoscenza di essere stato
da
lei nutrito, la trasportò in cielo, sotto la cost
notte fu anche visitata dal dio Nettuno. Poco tempo dopo, Egeo seppe
da
Etra che ella era incinta, e non dubitando che il
dal re di Atene. In prosieguo Egeo sposò la famosa Medea, abbandonata
da
Giasone, ma quasi che le maledizioni del cielo se
uale, dalla riva vedendo il fatale colore, si precipitò nel mare, che
da
quel tempo prese il nome di Egeo. Gli Ateniesi pe
…. In quella guisa Che si dice Egeon con cento braccia E cento mani,
da
cinquanta bocche Fiamme spirando e da cinquanta p
con cento braccia E cento mani, da cinquanta bocche Fiamme spirando e
da
cinquanta petti, Esser già stato col gran Giove a
di Melisse, e diede il suo nome alla contrada di cui poi fu re, e che
da
lui fu detta Egialea. Questa contrada è propriame
a che questo nome fu proprio dello scudo di Minerva, dopo la vittoria
da
lei riportata sui mostro Egide — V. Egide ; e Vir
1585. Egina. — Figlia del flume Asopo, la quale fu con passione amata
da
Giove, che sotto la forma di un’aquila la rese ma
del fallo di sua figlia, si dette a cercarla premurosamente, e saputo
da
Sisifo il nome del seduttore, giurò di vendicarsi
e tempo, Giove si rivolse ad altri amori, ed Egina fu tolta in moglie
da
Attore, figlio di Mirmidone, che la rese madre di
. Vedi l’articolo precedente. Gli Egineti dopo essere stati governati
da
una lunga serie di re, dei quali solo pochi sono
rescente prosperità di Atene, gli Egineti si gettarono sull’Attica, e
da
questo tentato colpo di mano ebbe principio l’odi
ga, secondo gli altri. È questa per altro un’opinione non convalidata
da
valevoli testimonianze. Ai Satiri in generale si
e tradizioni delle antichità, e più particolarmente quelle lasciateci
da
Plinio, fanno menzione di alcuni mostri della Lib
io colla propria madre, che, immersa nelle tenebre, ad arte procurate
da
Neofronte, non aveva riconosciuto il figlio. Appe
colla propria figlia Pelopea, senza pero averla riconosciuta, nacque
da
questo involontario incesto Egisto, il quale, abb
o Egisto, il quale, abbandonato dalla madre in un bosco, fu allattato
da
una capra, e poi raccolto da alcuni pastori. A c
to dalla madre in un bosco, fu allattato da una capra, e poi raccolto
da
alcuni pastori. A che m’insegui, o sanguinosa. i
la contradizione completa che esiste fra quei pareri a noi tramandati
da
numerosi scrittori dell’antichità. Egitto secondo
in cui gli abitanti credevano generalmente che il fuoco si appiccasse
da
sè stesso alle legna su cui si ponevano le vittim
. Egibolo. 1598. Egocero. — Soprannome del dio Pane, che a lui veniva
da
una parola Greca che significa capro, perchè egli
rovata ostile alla sua vendetta ; e le avesse sacrificato una Capra ;
da
cio il soprannome di Egofaro che significa porta
Narra la cronaca che Menelao, ritornando dall’assedio di Troja fosse
da
una tempesta costretto a ricoverarsi in un’isola
à una lunga dimora perchè i venti spirarono per molti giorni per modo
da
rendere affatto impossibile l’uscita dall’isola.
esta celebrata dagli Ateniesi in onore di Diana : venivano cosi dette
da
una parola greca che significa Cervo, perchè in q
soprannomi di Diana. 1614. Eleeno. — Soprannome di Giove a lui venuto
da
un ricchissimo tempio che aveva in una città del
sto il destino cangiò in amara angoscia la gioia di che sembrava aver
da
principio sparsa la loro esistenza. Un bel giorno
Elena lo innamorò perdutamente, ed essendo in egual modo corrisposto
da
lei, la indusse assai facilmente ad abbandonare i
’ultimo anno di quell’assedio memorabile, ed Elena fu tolta in moglie
da
Deifobo, altro figlio di Priamo, col quale alcuni
utte queste liete profezie, e più ancora l’avere Eleno distolto Pirro
da
un viaggio in cui perirono tutt’i passeggieri, fu
te dell’Epiro, che egli in memoria di un suo fratello per nome Caone,
da
lui involontariamente ucciso, chiamò Caonia. — V.
Molosso, mentre al suo proprio figliuolo Cestrino, unica prole avuta
da
Andromaca, lasciò il governo di alcune poche citt
ca prole avuta da Andromaca, lasciò il governo di alcune poche città,
da
lui fondate. V. Cestrino. 1621. Elenore — Figlio
tragedia Atto II. Scena II All’epoca in cui Agamennone fu trucidato
da
Clitennestra sua moglie, per istigazione dell’ us
ene col suo fido Pilade, ordi, d’ accordo con la sorella, la congiura
da
cui risultò la morte dei due assassini di Agamenn
ilade. L’Eumenidi però straziarono ben presto Oreste per la uccisione
da
lui compiuta, sebbene inavvedutamente, della prop
co, ma al momento di compiere il suo fatale disegno, sentì arrestarsi
da
due solide braccia e riconobbe Oreste, col quale
e di una delle figlie di Atlante e di Plejone, la quale sposò Corito,
da
cui ebbe un figliuolo per nome Iasio. Giove, inva
uno dei piccoli laghi, posti in queste isole, cadde Fetonte fulminato
da
Giove, e da quel tempo le acque di queì lago esal
oli laghi, posti in queste isole, cadde Fetonte fulminato da Giove, e
da
quel tempo le acque di queì lago esalarono un cos
ardenti, che gli uccelli cadevano morti se volando radevano troppo e
da
vicino la superficie delle acque. Le arene di que
i metallo, la quinta parte del quale è argento e il rimanente è oro :
da
ciò il nome di Elettridi a quelle isole. 1625. El
spazio di tempo, allorchè, per ritrovare la figlia Proserpina, rapita
da
Plutone, abbandonò le pianure della Sicilia. 1627
ianure della Sicilia. 1627, Eleusina. — Cerere veniva così denominata
da
un magnifico tempio ch’ella aveva nella città di
to anch’egli Elio. Quando gli Eliadi giunsero all’età virile, seppero
da
Apollo, che Minerva, dea della saggezza, aveva ri
isposta dell’oracolo, egli avrebbe sempre compiuta la spedizione, che
da
lungo tempo meditava. Però avendo il confidente r
644. Elisa. — Nome primitivo della regina Didone, allorchè fu sposata
da
Sicheo. V. Didone. 1645. Elisei-Patres. — Cosi ve
Didone. 1645. Elisei-Patres. — Cosi venivano denominati i Cartaginesi
da
Elisa, poi detta Didone, che fu la fondatrice del
lisi. Taluni vogliono che stessero presso l’Egitto : altri poco lungi
da
Lesbo, chi in Italia ; chi nelle isole Fortunate
ramente, rendendo, con la sua morte, celebre quel tratto di mare, che
da
lei fu detto Ellesponto. 1648. Ellera. — Questa p
perchè l’eterna giovanezza del dio del vino, è benissimo raffigurata
da
questa pianta, sempre verdeggiante. Presso i paga
Ciclopi che, secondo la favola, fabbricavano i fulmini a Giove ebbero
da
Plutone l’incarico di fargli un elmo che aveva la
uando Perseo ando a combattere la Gorgone Medusa, ottenne in prestito
da
Plutone, il suo elmo. 1653. Elonoforie. — Si dava
re i suoi compagni, la cui nave già stava per far vela, che precipitò
da
una rupe assai alta e si uccise. Un Elpenore v’e
viandanti che cadevano nelle sue mani. Ercole lo uccise e le contrade
da
lui liberate furono dette Ematie. 1661. Emilo. —
di Castabea era carico di ricchezze immense, mandandosi continuamente
da
tutte le città circonvicine doni ed offerte ad Em
di Encelado, il monte Etna e lo seppellisse sotto di questo. I poeti
da
ciò finsero che le eruzioni di questo vulcano, le
er lo spazio di trent’anni. In seguito, egli fu passionatamente amato
da
Diana, la quale per visitarlo abbandonava di nott
ed Arfiloco, ma fu costretto a piegare innanzi alle schiere comandate
da
Menelao e da Antiloco. Nelle successive battaglie
ma fu costretto a piegare innanzi alle schiere comandate da Menelao e
da
Antiloco. Nelle successive battaglie, Enea si ebb
ti. prestò man forte ad Ettore, il quale era violentemente attaccato
da
Ajace, ed uccise di sua mano Jaso e Medone. …..
V. Monti. Allorchè Patroclo, l’amico più caro di Achille, fu ucciso
da
Ettore, Enea fu quello che riaccese nell’animo de
one Creusa sua moglie disperse le tracce del consorte Enea, il quale
da
quella notte non potette più averne notizia. Le c
qualche tempo, imbarcarsi su d’una nave che la favola dice costrutta
da
Mercurio, e che i poeti e i mitologi fanno divent
à che fu detta Eno, forse dal nome di lui. Recatosi quindi a Delo, fu
da
Anio, vecchio amico di Anchise, accolto con ogni
Anchise, accolto con ogni amorevolezza, e dove, l’oracolo interrogato
da
Enea su quanto gli restava a fare, additò al prin
egli e i suoi Trojani ebbero le più affettuose e cordiali accoglienze
da
Aceste principe originario della Troade. Da ultim
roce e graziosa Le giva Enea con la sua schiera a lato. Qual se ne va
da
Licia e da le rive Di Xanto, ove soggiorna il fre
iosa Le giva Enea con la sua schiera a lato. Qual se ne va da Licia e
da
le rive Di Xanto, ove soggiorna il freddo inverno
ede, Che già d’anni matura, e di bellezza Più d’ogni altra famosa era
da
molti Eroi del Lazio e de l’Ausonia tutta Desiata
e prima della venuta di Enea, mosse guerra al principe trojano, ma fu
da
questi vinto e ucciso in battaglia. E se morto m
pii sentimenti. e cantai di quel giusto Figliuol d’Anchise che venne
da
Troja, Poi che il superbo Ilion fu combusto. Dan
al quale successe nel governo della Calidonia, contrada dell’Etolia,
da
cui presero quei governanti, e tutt’i loro discen
opo averlo reso padre di Meleagro e di Dejanira. Unito a Peribea ebbe
da
questa Tideo che fu poi padre del famoso Diomede.
del famoso Diomede. Eneo in età assai avanzata fu cacciato dal trono,
da
Melas e da Agrio suoi nipoti, ma vi fu rimesso da
Diomede. Eneo in età assai avanzata fu cacciato dal trono, da Melas e
da
Agrio suoi nipoti, ma vi fu rimesso da Diomede. E
cacciato dal trono, da Melas e da Agrio suoi nipoti, ma vi fu rimesso
da
Diomede. Egli però stanco delle cure del regno, e
a geografia del mondo antico. Leggesi nella Genesi, che fu fabbricata
da
Caino, il quale la chiamò così dal nome di Enoc,
, si dava cotesto soprannome a Giunone per indicare ch’essa conduceva
da
sè stessa il suo carro. Comunemente non si andava
llissima, per nome Ippodamia. Secondo le cronache, Enomao, spaventato
da
un oracolo che gli aveva predetto ch’egli sarebbe
paventato da un oracolo che gli aveva predetto ch’egli sarebbe ucciso
da
suo genero, essendo del continuo assediato dalle
ltà del vincitore, il quale secondo il patto, non essendo stato vinto
da
essi nella corsa, li fece tutti morire contentand
alla condizione di pastore, dimorando sul monte Ida seppe farsi amare
da
Enone, e la rese madre di un bambino che fu chiam
ogli tutte le sventure che erano per accadergli, ma Paride la scacciò
da
sè e partì. Allorchè questo principe fu ferito da
a Paride la scacciò da sè e partì. Allorchè questo principe fu ferito
da
Filolette sotto le mura di Troja, andò a ritrovar
dalla sua presenza. Però essendone perdutamente innammorata, lo segui
da
lungi, col fermo divisamento di guarirlo, ma prim
s, della quale fu proclamato re. Tolta in moglie la ninfa Elise, ebbe
da
questa una figlia che chiamò Merope. Questa giova
ndo Virgilio egli dette anche il suo nome a tutta questa contrada che
da
principio fu detta Esperia, poscia da questo Enot
ome a tutta questa contrada che da principio fu detta Esperia, poscia
da
questo Enotro fu chiamata Enotria, e finalmente I
ria, poscia da questo Enotro fu chiamata Enotria, e finalmente Italia
da
Italo. Una parte d’Europa è, che da Greci Si dis
ata Enotria, e finalmente Italia da Italo. Una parte d’Europa è, che
da
Greci Si disse Esperia, antica, bellicosa. E fert
è, che da Greci Si disse Esperia, antica, bellicosa. E fertil terra,
da
gli Enotrii colta. Prima Enotria nomossi. or. com
città chiamata Sicheliota di Entello. La cronaca narra, ch’egli aveva
da
più tempo rinunciato ai violenti esercizii dell’a
tiga e molee. Se ciò non fosse, il mar, la terra e ’l ciclo, Lacerati
da
lor, confusi e sparsi Con essi andrian per lo gra
sua fucina. Per questa ragione le isole chiamate oggi Lipari, furono
da
principio dette Vulcanie, e poi cangiarono questo
ipio dette Vulcanie, e poi cangiarono questo nome in quello di Eolie,
da
Eolo, loro re. V. l’articolo precedente. Al dire
ssai mal concio dovè ritirarsi. Però qualche tempo dopo, accompagnato
da
una mano di suoi seguaci, ritornò nella casa d’Ip
vano coll’osservazione del fegato delle vittime. Questa parola deriva
da
due vocaboli greci Ηπρα che significa fegato σϰοπ
nero. Questi doni venivano portati pubblicamente, ed erano preceduti
da
un giovine vestito di bianco e con una fiaccola n
a, e quest’ultimo riuscito vincitore fu proclamato re degli Elei, che
da
lui presero la denominazione di Epei. Etolo, indi
e ripete ch’egli si rese celebre per l’invenzione di diverse macchine
da
guerra. Vari scrittori asseriscono che egli avess
o di Troja. 1714. Epi. — Città della Grecia il cui governo era tenuto
da
Nestore, il quale condusse gran numero dei suoi s
Omero si appiccò per disperazione appena ebbe conoscenza dell’incesto
da
lei commesso. V. Edipo. La favola ricorda di un’a
altra Epicasta che fu figliuola di Egeo, ed una delle mogli di Ercole
da
cui ebbe un figliuolo chiamato Tessalo. 1719. Epi
quale si dava il nome di Epidauria, in commemorazione della città ove
da
principio fu istituita. 1724. Epidauro. — Famosa
la statua, sotto la denominazione di Epidelio quasi a dinotare vemito
da
Delo, come suona in greco quella parola. 1726. Ep
e posto a custodire la gregge, egli assiso in una caverna fu sorpreso
da
un profondo sonno che durò per lo spazio di cinqu
profondo sonno che durò per lo spazio di cinquantasette anni. Destato
da
un forte strepito egli cercò la sua mandra ma non
invenne dopo molte ricerche la sua casa, ma appena picchiò all’uscio,
da
persone a lui sconosciute, gli fu domandato che c
rio per le mani di lui, il flagello sarebbe cessato. Infatti, offerto
da
Epimenide un sacrificio di agnelli bianchi e neri
eo, il quale avea consigliato Epimeteo a non accettar mai un presente
da
Giove, temendo che questi sdegnato contro Promete
nia e che si cantava ai funerali. 1739. Epione. — Moglie di Esculapio
da
cui egli ebbe varii figliuoli. Fra gli uomini i p
ide aveva fatto a tutti i greci, col rapimento di Elena, travestitasi
da
uomo, andò come semplice soldato, all’assedio di
ome dato a Posiponte ajo di Ascanio figlio d’Enea : veniva così detto
da
Epito suo padre. 1746. Epitembia. — Una tale qual
ttaglia. Altri asserisce esser morto in seguito delle ferite fattegli
da
Nitteo stesso, il quale alla sua volta mori vitti
itteo stesso, il quale alla sua volta mori vittima dei colpi ricevuti
da
Epopeo, mentre tentava di ucciderlo. Epopeo lasci
da Epopeo, mentre tentava di ucciderlo. Epopeo lasciò due figli avuti
da
Antiope ai quali dette il nome di Anfione e Zeto
ano state tolte. 1754. Equirie. — Romolo dette questo nome alle feste
da
lui istituite in onore di Marte, dio della guerra
furono a lui fonte di rinomanza e di gloria. La parola Eracle deriva
da
due vocaboli greci Ηρα che significa Giunone e ϰλ
rono ad invadere quella contrada, ma ne furono novellamente scacciati
da
Atreo, ed allora essi compresero che per impadron
vanno a marito quando sono completamente donne. Questo vocabolo viene
da
due parole greche : Ηρα che significa donna, e ϰλ
he storico fondamento, il nome dell’eroe potrebbe facilmente derivare
da
due parole che in lingua greca significano gloria
do la erronea opinione di varii moderni mitologi,) egli, accompagnato
da
un piccolo numero di soldati e di marinai, muove
ito la sfera mistica dell’eroe, cominciarono le alterazioni dall’aver
da
principio voluto paragonare, e poscia identificar
di G. Borghi. Le tradizioni moderne ci presentano Ercole nato a Tebe
da
Alemena e da Giove. …….. In tempo alfine D’Aleme
Le tradizioni moderne ci presentano Ercole nato a Tebe da Alemena e
da
Giove. …….. In tempo alfine D’Alemena e Giove ad
i Giunone, avesse nascosto il fanciullo in un campo, dove fu raccolto
da
Minerva la quale lo rese alla madre. Secondo l’op
nini. Lo Scita Eurito fu suo maestro nel tirar d’arco ; Eurito, che
da
i padri ampie campagne Redato avea, l’instrusse a
eorico — L’Ercoletto — Idillio XXIV. trad. di G. M. Pagnini. Colpito
da
Lino, egli lo uccise con un colpo di lira per il
rteneva al re Testio, le cui cinquanta figlie furono tutte rese madri
da
Ercole. Del resto la tradizione del leone del mon
ta del suo esercito, marciò contro Tebe, ma fu nella battaglia ucciso
da
Ercole stesso, a cui Minerva avea regalato una ma
e, e in un accesso di delirio gettò nel fuoco i figli che aveva avuto
da
Megara e due bambini figliuoli di Ificlo. Condann
iclo. Condannatosi volontariamente all’esilio pel dolore cagionatogli
da
questa azione crudele, egli si recò a Delfo onde
he Euristeo. Finalmente una terza tradizione dice che Euristeo, mosso
da
un sentimento di gelosia, per la gloria che Ercol
turale, Ercole affronta la durezza della schiavitù ed esce trionfante
da
tutte le prove a lui imposte, mediante il soccors
tesso arma il suo braccio formidabile di una poderosa clava, tagliata
da
un secolare albero della foresta Nemea. All’altr
à di Trezene, quella avesse preso radici, e avesse poi fatto l’albero
da
cui Ercole taglïo la sua terribile clava. Ci fare
anto, e mentre si recava nella Focide, le cui campagne erano desolate
da
quel mostro, egli mise in fuga e debellò i Centau
me agli altri verso il mare Ionio, ma una tempesta violenta sollevata
da
Giuno ne, gli fece disperdere quasi tutti i conqu
lse i pomi d’oro dal giardino dell’ Esperidi, i quali erano custoditi
da
un terribile drago che vomitava fiamme dalla bocc
aggiando Ercole con Ifito figlio di Euriteo, lo uccise precipitandolo
da
una rupe, in un momento di furore. Dall’eccelso
Ercole errò più tempo vagando in traccia di avesse voluto purificarlo
da
quella uccisione, e non fu che dopo lunghe ricerc
erna Giustizia, di seguire il suo immutabile corso, ed Ercole colpito
da
una terribile malattia, andò a Delfo onde consult
chiavitù non durò più di un anno. Comunque ciò sia il periodo passato
da
Ercole fra le mollezze dell’amore, altro non è ch
o col Sandon della Lidia. Da una schiava di Onfale a nome Cleoasia, e
da
Onfale stessa, ebbe Ercole un figlio che fu detto
ordare che tuttociò riposa su tradizioni non molto antiche rapportate
da
Apollodoro e da Apollonio. Durante la sua schiavi
ciò riposa su tradizioni non molto antiche rapportate da Apollodoro e
da
Apollonio. Durante la sua schiavitù, Ercole sconf
La giovane sposa morì poco tempo dopo le nozze, ed Ercole fu colpito
da
tale disperazione, che volle gittarsi nelle fiamm
cciso un enorme serpente che desolava le rive del fiume Sangaride, fu
da
Giove annoverato, sotto il nome di Serpentario, f
dizione della Colchide. Altre notizie non meno tradizionali, raccolte
da
Apollonio, pretendono, per contrario, avere Ercol
a cinquanta remi, e secondo altri, con sole sei navi, ed accompagnato
da
un drappello di valorosi che volontariamente il s
Podareo ed Esioda la quale dette in moglie a Telamone. Al suo ritorno
da
questa spedizione, egli fu spinto da una tempesta
oglie a Telamone. Al suo ritorno da questa spedizione, egli fu spinto
da
una tempesta suscitata da Giunone, sull’isola di
itorno da questa spedizione, egli fu spinto da una tempesta suscitata
da
Giunone, sull’isola di Coos, ma gli abitanti resp
o, che Acheolo gli disputò invano. Inseguito i Calidonesi marciarono,
da
lui comandati, contro i Tesprodi ; avendo presa E
saggio per Itone. Ercole fu disfidato ad un particolare combattimento
da
Cineo figlio di Marte e di Pelopia, ed uccise il
r i suoi stati, quantunque Diodoro rapporto che Amintore fosse ucciso
da
Ercole per avergli negato la mano di sua figlia A
gioniera la giovanetta Iole, di rara bellezza. La tradizione ripetuta
da
Sofocle differisce molto da questa : Ercole da qu
di rara bellezza. La tradizione ripetuta da Sofocle differisce molto
da
questa : Ercole da quindici mesi è lontano dalla
La tradizione ripetuta da Sofocle differisce molto da questa : Ercole
da
quindici mesi è lontano dalla città di Trachina s
a quel Dio, mandò uno dei suoi araldi a Trachina, onde avere un’abito
da
festa. Dejanira saputo dall’araldo, che Ercole av
l’incantesimo. Ritornato l’araldo rimise ad Ercole la tunica ricevuta
da
Dejanira ma non appena Ercole se ne fu rivestito,
che tuo dono ell’era, E tu sel che la mandi. A questi accenti, Ei che
da
fiero spasmo straziarsi Le viscere sentia, d’un p
te l’immortalità e si riconciliò con Giunone, la quale lo unì ad Ebe,
da
cui Ercole ebbe due sigli Alesiareo e Aniceto. Un
, nello assegnare a quest’eroe fino ad ottanta e più figliuoli, avuti
da
un gran numero di mogli e di concubine. Similment
derivano quasi tutti, e fanno continua allusione, ai principali fatti
da
lui compiuti nella sua eroica carriera, o alla su
tro nel Foro Boario. Il suo famoso altare detto Ara Maxima, istituito
da
prima dalla famiglia dei Politioni, fu in seguito
’apoteosi d’Ercole, in cui lo si vede ascendere al cielò accompagnato
da
Minerva o da Mercurio con la fronte recinta di un
rcole, in cui lo si vede ascendere al cielò accompagnato da Minerva o
da
Mercurio con la fronte recinta di un’aureo’a lumi
1767. Ereso. — Una delle città dell’isola di Lesbo, ebbe questo nome
da
un figliuolo di Macario che così si chiamava. 176
1770Eretteo. — Secondo la favola fu figlio della Terra, e fu allevato
da
Minerva, la quale lo educò nel magnifico tempio c
Eretteo fu precipitato nel seno della terra con un colpo di tridente
da
Nettuno. Un’altra delle quattro figliuolo di Eret
igliuolo di Eretteo avea nome Creusa e fu secondo la cronaca, sedotta
da
Apollo. 1771. Ergameno. — Re di Meroe, città dell
i suo marito. È questa peraltro un’opinione assai incerta e confutata
da
molti autori. 1776. Erice. — Re di Sicilia, il qu
cato sul monte Erice, che essendo stato abbattuto fu poi rifabbricato
da
Claudio Imperadore e che si rese celebre nei fast
ie di Oreste, quantunque questi fosse suo fratello per parte materna,
da
questa unione naque un figliuolo chiamato Pentilo
dizione ripete di lui uno strano fatto, che egli cioè avesse ricevuta
da
sua madre tre anime e tre armature, per modo che
cerca, nelle campagne della Sicilia, di sua figlia Proserpina, rapita
da
Plutone, essa venisse incontrata da Nettuno, il q
di sua figlia Proserpina, rapita da Plutone, essa venisse incontrata
da
Nettuno, il quale invaghitosi della bellezza di l
me e la peste decimavano gli uomini. Allora gli dei la fecero cercare
da
per ogni dove, ma non giunsero a scoprirla, finch
nche Cerera Nera, la dea dell’agricoltura, perchè l’oltraggio fattole
da
Nettuno l’avea resa furibonda. Erinni si chiamava
a tradizione degli Eritrei ripeteva che fosse giunta nella loro città
da
Tiro per mare, e che entrata nel mare Jonio, si f
solamente le donne. In quanto al pescatore, la tradizione ripete che
da
quel momento egli ricuperò la vista, della quale
ome forse per voler significare che talvolta il silenzio, raffigurato
da
Arpocrate — V. Arpocrate — è eloquente quanto la
inerva, il cui nome Greco è Atene, e di Mercurio. Questa figura aveva
da
una parte l’elmo, lo scudo e le altre insegne di
I Greci chiamavano Cupido colla particolare denominazione di Eros, e
da
ciò dissero Ermero quelle statue che avevano una
i Abido, posta sulla spiaggia del mare dalla parte dell’Asia. Essendo
da
imperiose ragioni obbligato Leandro a nascondere
accesa che serviva di faro al giovine nuotatore. Sesto è città, cui
da
l’opposta Abido Breve flutto disgiunge. Amor da l
. Sesto è città, cui da l’opposta Abido Breve flutto disgiunge. Amor
da
l’arco Scoccando ivi uno stral, doppia ad un temp
insero il cadavere di lui sulle spiagge di Sesto, ove fu riconosciuto
da
Ero, la quale disperata si precipitò nel mare vol
rido Disperata traendo, e intorno al petto Lacerando la vesta, in giù
da
l’alto Capovolta piomhò — Museo Grammatico Gli Am
no, se non i sepolcri degli eroi, che ordinariamente erano circondati
da
un bosco sacro, sul limitare del quale sorgeva un
ebbe in Atene un tempio ove le venivano tribulati gli onori divini, e
da
lei furono dette Erseforie, le feste che in suo o
Ersilia di tanto dolore, che Giunone mossa a pietà, la fece condurre
da
Iride sul monte Quirinale, ove Romolo le apparve
questa cerimonia era ritenuto come festivo ; il carro veniva accolto
da
per ogni dove con grande solennità, i pubblici af
i ripudiò Arisba per sposare Ecuba) che il secondo siglio che avrebbe
da
questa seconda moglie, sarebbe stato cagione dell
e fosse caduto nelle onde. 1824. Esaforo. — Specie di lettiga portata
da
sei cavalli e della quale usavano i patrizî roman
a all’imboccatura del mare Jonio. La tradizione mitologica raccontata
da
Ovidio, ripete, che alcune ninfe Najadi, avendo f
alvare suo figlio Esculapio e lo trasportò presso il centauro Chirone
da
cui poi apprese la medicina. Trasse del corpo de
pio, e l’avesse esposto ad Epidauro, sul monte Titteo, ove fu nudrito
da
una capra e custodito da un cane. Il pastore Aris
d Epidauro, sul monte Titteo, ove fu nudrito da una capra e custodito
da
un cane. Il pastore Aristano vide brillare sulla
rar l’anima sotterra, Donando al corpo si stupenda aita : Ma tì torrà
da
si mirande prove, Lo stral dell’avo tuo paterno G
esse sposato Lampezia figlia del Sole. Dopo la sua morte Esculapio fu
da
tutta la Grecia adorato come un Dio, e non fu cit
ntane generalmente ritenute siccome salutari. Il culto d’Esculapio fu
da
Epidauro trasportato in Roma in occasione di una
gura di un serpente, statua che gli fu, secondo la tradizione, eretta
da
Dionigi il tiranno. Di un altro Esculapio fa anch
statua che Vulcano fece del dio Bacco, e che secondo la tradizione fu
da
Giove medesimo donata a Dardano, si dava il sopra
ti gli abitanti delle spiagge vicine, ed era seguito nel suo pasaggio
da
una terribile pestilenza, che non solo uccideva g
one fu anche il nome di una delle figliuole di Danao, la quale, amata
da
Giove, lo rese padre di un fanciullo che fu chiam
io di Creteo re di Isico in Tessaglia. Egli succedette al padre ma fu
da
suo fratello Pelia, detronizzato e costretto a vi
alle preghiere del suo amante fece scendere dal cielo un carro tirato
da
due draghi, vi montò sopra, e scorrendo rapidamen
a aggiunge che l’incantesimo riuscì pienamente e che Esone riacquistò
da
quel giorno forza e salute. Fin quì la tradizione
olosa, altro non ci ricorda se non che Esone, essendo stato obbligato
da
Pelia suo fratello, a bere del sangue di toro, fo
n le Atlantidi, alle quali dà per madre una donna, per nome Esperide,
da
cui trassero il nome collettivo. Al dire del cita
. Espero. — Fratello di Atlante e figlio di Giapeto. Sua figlia detta
da
lui Esperide, fu tolta in moglie dal proprio zio
da lui Esperide, fu tolta in moglie dal proprio zio paterno Atlante,
da
cui ebbe sette figliuole conosciute sotto il nome
vetta di un monte, per studiare il corso degli astri, fu trasportato
da
un vento impetuoso, e non si seppe più novella di
re per Adrasto, reo di omicidio ; Copreo uccisore di Ifiso fu espiato
da
Euristeo, re di Micene ; ed Ercole stesso vediamo
espiato da Euristeo, re di Micene ; ed Ercole stesso vediamo espiato
da
Ceixo re di Trachina, e poi da Eumolpo dopo la mo
ene ; ed Ercole stesso vediamo espiato da Ceixo re di Trachina, e poi
da
Eumolpo dopo la morte del centauro Nesso ; Demofo
oprattutto le popolazioni al cessare di una pubblica calamità. Però è
da
notarsi che nella cerimonia della lustrazione, l’
. Però è da notarsi che nella cerimonia della lustrazione, l’esercito
da
purgarsi non passava, come ogni altro individuo r
ta un’altra solennità espiatoria veniva celebrata ogni cinque anni, e
da
questa derivò la parola lustrare, nel significato
ro Far libagioni all’oriente in faccia. Edipo Libar l’onda degg’io
da
quelle tazze ? Coro Libarue tre ; tutta versar
ito il trasporto di qualunque oggetto che non fosse una delle vittime
da
immolarsi. Da ciò, forse, derivò l’antico proverb
minavano le viscere delle vittime. V. Esta. La parola Estipici deriva
da
due parole latine Exla, viscere, ed inspicere, co
tà che il sole, le stelle e la luna si levassero dal monte Eta, e che
da
esso nascesse il giorno e la notte. La storia gre
oduceva, senza essere coltivata, i frutti ed i fiori, ed era irrigata
da
fiumi di latte e di miele, che scorrevano soaviss
fede fraterna, ricorse al suo suocero Adrasto, re d’Argo, e ottenuto
da
lui protezione ed appoggio, ritornò in patria all
. Al dire di Esiodo, alla creazione del mondo, l’essere supremo formò
da
principio l’etere, quando ancora il resto dell’un
hè Teseo, invaghitosi di Elena ancor giovanetta, la rapì, nel partire
da
Afidne la lasciò in custodia ad Etra. E quando Ca
o con se Elena a cui dettero per schiava Etra stessa la quale seguitò
da
quel giorno a rimanere presso la sua padrona, fin
re presso la sua padrona, finchè dopo la presa di Troja, riconosciuta
da
suo nipote Demofoonte, fu da lui liberata e ricon
chè dopo la presa di Troja, riconosciuta da suo nipote Demofoonte, fu
da
lui liberata e ricondotta in patria. 1860. Etreo
on avessero deciso l’estremo fato dell’eroe Tro’ano. Ferito alla gola
da
un colpe mortale, Ettore cade, e Achille, fatto l
1864. Eubea. — Così ebbe nome una delle amanti di Mercurio, che ebbe
da
lei un figliuolo chiamato Polibio. La favola fa m
o. Era adorata in Roma, ove aveva un tempio. La parola Eubulia deriva
da
due parole greche Ευ bene ; e Βουλ η consïglio. 1
proprio della dea della felicità. In greco la parola Ευγαῳουια deriva
da
due vocaboli Ευ, ημερα che significano giorni fel
ufiro. — Uno dei sette figliuoli di Niobe, ucciso, coi suoi fratelli,
da
Apollo a colpi di frecce. V. Niobe. 1874. Eufrade
secondo la tradizione favolosa, erano state nutrite sul monte Pierio
da
Apollo stesso. …….. Prestanti assai Eran le fere
rà chi debbe Giudicar questa lite ; e suasive Parole e modi troverem,
da
trarti Di tutti i guai ; Eschilo — Le Eumenidi —
lotti. La dea in fatti, mossa a compassione, placò le furie, ottenne
da
queste il riposo dello sventurato giovine. Da que
’Ulisse. Narra la tradizione che Eumeo, nella sua infanzia, fu rubato
da
alcuni Pirati della Fenicia, i quali lo condusser
e insieme ai suoi due fratelli Melampo ed Aleone vengono soprannimati
da
Cicerone col nome collettivo di Dioscuri. Questa
Dioscuri. Questa opinione del celebre oratore non è peraltro adottata
da
molti altri scrittori. 1885. Eumolpidi. — Così si
ad Eretteo, questi gli mosse guerra. Nella battaglia decisiva che fu
da
ambe le parti combattuta con accanito furore, i c
le ninfe Nereidi. 1895. Euriale. — Figlia di Minosse la quale sedotta
da
Nettuno lo rese padre di Orione. Euriale era anch
e la caccia agli uccelli del lago Stinfalo, fu completamente risanato
da
questo Euribate. 1898. Euribia. — Al dire di Esio
di lei che, qualche giorno dopo il suo matrimonio, essendo inseguita
da
certo Aristeo ; essa fu morsicata da una serpe, s
uo matrimonio, essendo inseguita da certo Aristeo ; essa fu morsicata
da
una serpe, sulle sponde di un fiume, e morì in se
uerra, una cassa nella quale era rinchiusa una statua di Bacco, fatta
da
Vulcano, e che Giove stesso aveva donato a Dardan
andare a Delfo, onde consultare l’oracolo di Apollo ; ed infatti ebbe
da
questo risposta ch’egli avesse dovuto seguitare l
enendosi allora della volontà dell’ oracolo, egli si fece riconoscere
da
quegli abitanti, e salvò la vita a quei due giova
e giovanetti. Dopo questa avventura, Euripile risanò completamente, e
da
quel tempo gli abitanti di Patrasso, celebrarono
ono, a proposito di questo re, che essendo stati gli Argonauti spinti
da
una tempesta sulle spiagge del suo regno, egli av
le circostanze delle isole Sirti. Il simbolo della favola, prendendo,
da
questo fatto semplicissimo, argomento ad un altro
evoli miti, racconta che essendo stata la nave degli Argonauti spinta
da
una burrasca sulle spiagge della Libia, apparve l
ndava i Cetei, popoli della Misia, i quali allorchè Euripile fu morto
da
Achille, si fecero tutti uccidere, difendendo il
o. Divenuto adulto Euristeo, invidioso di Ercole, e temendo di essere
da
questi detronizzato un giorno lo perseguitò conti
uesti, che si compirono i primi amori di Giove con Europa. Giove ebbe
da
Europa tre figliuoli Minosse, Sarpedone e Radaman
a fosse dato a questa principessa, perchè significa bianchezza, e che
da
ciò si chiamasse Europa quella parte del globo, i
il cui comandante si precipitò per disperazione nel fiume Imero, che
da
quel tempo fu, per questa ragione, chiamato Eurot
così perchè rallegrava col suono del flauto e degli altri istrumenti
da
fiato, di cui si riteneva l’inventrice. La parola
onia. 1914. Eutico. — Narrano le cronache, che quando Augusto mosse
da
Roma, per la spedizione che poi finì con la batta
ben formato ; e l’asino si chiamava Nicone, che vuol dire vinvitore,
da
ciò prese Augusto lieto presagio per la vittoria,
conoscenza della origine divina dell’oreo, e seppe le gloriose azioni
da
lui compiute, l’onorò come una divinità. A tale u
a del tramonto. Il suo nome che significa che vive felicemente deriva
da
due parole greche Ev e ημερα giorni felici. 1921.
nza religiosa dei pagani alle differenti divinità, il potere d’essere
da
per ogni dove. In simili occasioni si cantavano a
ato. Al dire di Plinio, gli Etrurî evocavano il fulmine per liberarsi
da
qualche nemico. Numa Pompilio, il più saggio re d
ei Fabiani. 1926. Fabio. — Uno dei figliuoli di Ercole, che egli ebbe
da
una figlia del re Evandro, per nome Vinduna. Al d
a del re Evandro, per nome Vinduna. Al dire di Festo, egli chiamavasi
da
principio Fovio dal latino Fovea che significa fo
Dodona, uscivano dalla cavità di un’albero di faggio, e secondo altri
da
un albero di quercia. V. Dodona. 1931. Faja. — La
ettera suggellata, con ordine di aprirla e leggerla. Falisio credette
da
prima che la donna volesse prendersi giuoco di lu
nimo, alla dolorosa sventura che lo avea colpito ; ma sentendo poscia
da
Anite, che ella non faceva se non se ubbidire al
ra gli sguardi si trovò così miracolosamente guarito che potè leggere
da
capo a fondo il contenuto di quel foglio, Allora
egno di Bacco, irritato contro gli Ateniesi per l’indegno trattamento
da
essi fatto ad un suo protetto. Consultato nuovame
: ma accorgendosi che non aveva potuto trovare tutte le membra, fece
da
valenti artefici, copiare in cera e in altre mate
È più veloce ; e com’ più va, più cresce. E maggior forza acquista. É
da
principio Picciola e debil cosa, e non s’arrischi
atici erano invasi dal fuoco di Bellona, forse perchè essi dimoravano
da
principio nel tempio sacro a quella dea. I fanati
a, fosse stata ricevuta a bordo del bastimento di Faone, e tragittata
da
lui con ogni prontezza, e senza pretender nulla i
di bronzo, attaccate le une alle altre. Prima di ottenere un responso
da
questo oracolo, bisognava sottomettersi a numeros
questa divinità durante le feste romane. 1947. Faside. — Apollo ebbe
da
una delle ninfe oceanidi, chiamata Ociroe, un fig
ui lo straziarono in modo che si precipitò nel fiume Arturo, il quale
da
quel giorno cangiò il suo primitivo nome in quell
chei. Questa prima fatalità, inevitabile come tutte le altre, nasceva
da
una antica tradizione secondo la quale era detto
attimento abbandonò il campo trojano, e ingrato e traditore, combattè
da
quel giorno nelle file dei greci. In cotal guisa
ichiamava moltissima gente non solo dal paese di Oenotria, ma persino
da
tutta l’Italia. Al dire del citato scrittore, all
o che col cibo nel becco volava sempre presso una data caverna, mosso
da
curiosità penetrò in quella, e vide due bambini a
a, mosso da curiosità penetrò in quella, e vide due bambini allattati
da
una lupa. Sorpreso da tale fatto, e convinto che
penetrò in quella, e vide due bambini allattati da una lupa. Sorpreso
da
tale fatto, e convinto che era quella una rivelaz
lla vita. L’opinione più generale però è che Apollo si chiamasse Febo
da
Febea o Febe sua avola e madre di Latona. — Vedi
nitra ed a fianco un pesce, un aghirone, uccello acquatico ed un urna
da
cui cade un’acqua abbondante. Al dire dello scrit
a questo nome durante il mese di febbraio. Queste feste, accompagnate
da
sacrifizi ed offerte si facevano, al dire di Plin
ne dell’ingiuria fatta alla città di Roma. Se trascorsi trenta giorni
da
questa intimazione, i nemici non avevano cercato
e moglie di Teseo re di Atene. Narra la cronaca che Teseo aveva avuto
da
una prima moglie un figliuolo chiamato Ippolito,
circonvicine. Al dire di Euripide, fece Fedra ogni sforzo per vincere
da
principio la funesta passione che le si era acces
mo, che quando l’uccello Fenice si sentiva prossimo a morire, formava
da
se stesso un nido di legna aromatiche e di gomma,
l sole. Dalle midolle, ritenevano gli egiziani, che nascesse un verme
da
cui poi formavasi un’altra Fenice. L’opinione gen
asce nei deserti dell’Arabia ed ha una lunghissima esistenza, vivendo
da
500 ai 600 anni. Presso gli scrittori dell’antich
e. Nell’ intento di portar sempre l’attenzione dei lettori sulle idee
da
noi esposte nella introduzione di questa nostra o
e a quelle del fiume Asopo. Fenice si chiamava del pari un’istrumento
da
corda assai in uso presso gli abitatori della Tra
r i laidi vezzi di una sua concubina per nome Lizia, si facesse amare
da
questa, la quale abbandonò facilmente il vecchio
, concepì l’orrendo pensiero di ucciderlo, ma poscia, inspirato forse
da
qualche benefico nume, e temendo di cedere alla f
dei morti si agirassero per le vie della città. I Romani, spaventati
da
siffatti prodigi, rimisero ben presto in vigore l
are sulle sepolture. Altri pretendono invece, che quel vocabolo venga
da
Fera ossia Crudele, essendo questo il soprannome
rie Latine. — Riferiscono le cronache codeste Ferie fossero istituite
da
Tarquinio per solennizzare Roma come capitale del
toni fuorchè di quelli di Ferula. Forse i seguaci di quel dio colpiti
da
ebbrezza per troppo larghe libazioni, dovettero o
Cefalo e dell’Aurora il quale dopo essere stato cangiato in genio, fu
da
Venere adibito alla custodia d’uno dei suoi tempi
fecondi, portò a Giove i suoi lamenti, supplicandolo che la liberasse
da
tanta rovina ; L’alma gran Terra ch’é cinta dal
i degli dei, coloro che si illustrarono nelle arti stesse, esercitate
da
qualche nume come Orfeo, Lino ed altri moltissimi
ione a Venere come madre dell’ amore. 2004. Filace. — Ossia custode :
da
questa significazione si dava un tal soprannome a
e di Apollo. La tradizione mitologica dice che essi furono allattati
da
una capra, la quale essendo per ciò ritenuta come
gli Argonauti. 2008. File. — Figlio di Augia, re d’Elide, il quale fu
da
Ercole posto sul trono del padre suo, perchè voll
gina. Un’antica tradizione, narra che Demofoonte, re d’Atene, gettato
da
una tempesta sulle rive della Tracia, al suo rito
Fillide, si recò per nove volte alla spiaggia, sperando sempre veder
da
lungi comparire la vela desiderata ; ma ginnta la
3. Fillo. — Alcimedonte ebbe una figliuola così chiamata, la quale fu
da
Ercole resa madre di un bambino. Narra la cronaca
le, questa che amava teneramente Filomena, non potendo vivere lontana
da
lei, ottenne dal marito che egli stesso sarebbe a
ttenne dal marito che egli stesso sarebbe andato in Atene, onde avere
da
Pandione, la grazia che Filomena sarebbe andata a
tato miserrimo in cui si trovava. Finalmente un giorno, colpita quasi
da
un ispirazione del cielo, ella trapunse su di una
da un ispirazione del cielo, ella trapunse su di una tela, con un ago
da
ricamo, l’infame attentato di Tereo, e la triste
Fatalita di Troja, mandarono una deputazione a Filottete, onde sapere
da
lui il luogo dove, insieme alle ceneri dell’ eroe
a mortale ferita, la quale ben presto si cangiò in una orribile piaga
da
cui esalava un insopportabile puzzo, per modo che
o compirsi ; ond’ è che Ulisse, sebbene si sapesse mortalmente odiato
da
Filottete, acconsenti di mettersi a capo di un’ a
one, e di muovere alla volta dell’ isola di Lemnos, onde farsi cedere
da
Filottete le famose sue frecce ; e ciò fece l’ast
, qual or tu vedi, ottenni. E tu pur, sappi, a gloriosa vita Sorgerai
da
tue pene. A Troja giunto Con questo prode, all’ e
riamea, e resisi i greci padroni di essa Filottete del tutto risanato
da
Esculapio della sua ferita al piede, pensò dappri
della Calabria in compagnia di alcuni Tessali, che lo avevano seguito
da
Troja, e aiutato da questi, fondò in quella contr
mpagnia di alcuni Tessali, che lo avevano seguito da Troja, e aiutato
da
questi, fondò in quella contrada la città di Peti
per mezzo d’Aquilone acciecare il crudele re, il quale fu sottoposto
da
Borea suo avo all’istesso crudele supplizio che e
eve spazio di tempo, essendo stati gli Argonauti accolti cortesemente
da
Fineo, in ricompensa delle sue larghezze, lo libe
trada d’Elide visse una giovanetta chiamata in tal modo, che fu amata
da
Bacco e resa da lui madre di un figliuolo conosci
sse una giovanetta chiamata in tal modo, che fu amata da Bacco e resa
da
lui madre di un figliuolo conosciuto sotto il nom
tempie, quasi a dinotare che fossero bagnati e appoggiati ad un’ urna
da
cui scaturisce l’acqua che forma il flume. Da ult
l’altra riva Sovra una fonte, che bolle, e riversa Per un fossato che
da
lei diriva. L’acqua era buia molto più che persa
presso i romani erano comuni i suonatori di due flauti, come si vede
da
gran numero di medaglie e di monumenti dell’ anti
ia non ebbe che una sola figlia chiamata Coronide la quale fu sedotta
da
Apollo che la rese madre di Esculapio. V . Coron
cronaca favolosa ripete che Flegia per vendicare l’ingiuria fattagli
da
Apollo, avesse appiccato il fuoco al tempio di De
ato a rimanere eternamente sotto ad una rupe che minaccia di cadergli
da
un momento all’altro sul capo e schiacciarlo sott
Flegia infelicissimo Va tra l’ombre gridando ad alta voce : Imparate
da
me voi che mirate La pena mia. Non violate il giu
composto tutto di uomini arditi e valorosi, che Flegia aveva riuniti
da
tutte le parti della Grecia e condotti seco ad ab
e saccheggiarono il tempio di Apollo in Delfo. Essi furono distrutti
da
continui terremoti, dalla peste, e finalmente dal
di una giovanetta bellissima e sorridente, con in mano un cornucopia
da
cui cadeva un’ abbondante pioggia di fiori. Cicer
Eaco e della Nereide Pfammate. Narra la cronaca, che Eaco aveva avuto
da
una sua prima moglie due altri figliuoli chiamati
rti, ma sventuratamente si ferì in una mano, nel togliere ùna freccia
da
uno dei cadaveri e dopo qualche giorno mori di qu
za, onorò Folo di splendidi funerali e lo seppelli sulla montagna che
da
lui prese il nome di Foloe. 2041. Fontinali. — Pr
ra un re della Corsica, il quale sconfitto in un combattimento navale
da
Atlante, morì senza che si potesse trovare il suo
ella Tessaglia, credevano che essi avessero tratta la la loro origine
da
quest’insetti, e propriamente dalle formiche dell
eda L’ eletto suolo, al suoi desir si ceda. Pindaro — Ode VIII trad.
da
G. Borghi. Presso i popoli Fareati, vi era un an
che Servio Tullio aveva fatto porre nel tempio, fosse rimasta intatta
da
un incendio, che distrusse quel monumento pochi a
ventano ed i popoli. Ed il Lazio guerriero ; Orazio — Ode XXXV trad.
da
Camillo de’ Conti Toriglioni. 2052. Forza. — I p
zione della favola ci ricorda che i figliuoli di Niobe fossero uccisi
da
Diana e da Apollo a colpi di freccia, altro non d
favola ci ricorda che i figliuoli di Niobe fossero uccisi da Diana e
da
Apollo a colpi di freccia, altro non deve intende
eggiò alla volta della Colchide ; ove giunto fu cortesemente ospitato
da
un suo parente per nome Aete, re di quell’ isola,
favolosa racconta che essendo stato Cielo, padre di Saturno, liberato
da
Giove, suo nipote, dalla prigione ove Saturno lo
meggiante alle due estremità ; sia come una specie di freccia puntuta
da
ambe le parti. Al dire di Pausania, la principale
o. Faremo qui notare che questa antica tradizione religiosa, riferita
da
Plinio, non avesse dovuto restare in vigore ai te
da Plinio, non avesse dovuto restare in vigore ai tempi di Euripide,
da
poi che quest’ ultimo scrittore ne istruisce, com
’ ultimo scrittore ne istruisce, come essendo stato Capaneo atterrato
da
un colpo di fulmine lanciatogli da Giove per puni
me essendo stato Capaneo atterrato da un colpo di fulmine lanciatogli
da
Giove per punirlo delle sue atroci bestemmie, fos
esta contrada, vi erano alcuni dati recinti chiusi tutto all’ intorno
da
alte muraglie senza tetto, dove il popolo correva
ntichità, l’orrenda confusione prodotta in Tebe ; dalle Furie mandate
da
Giunone per vendicare Atamante ; nonchè quello ch
, che appena essi entravano in quel temuto recinto, venivano assaliti
da
una specie di furore, che faceva loro perdere la
ibunale noto sotto il nome di Areopago Quel tempio fu fatto costruire
da
Oreste, quando le Furie cessarono di tormentarlo
fosse in quel punto ch’ egli avesse innalzate le famose colonne dette
da
Strabone portae Gaditanae. 2071. Galantide. — Sch
regina delle dee, allude ad un errore reso popolare dall’ ignoranza,
da
poi che la Donnola porta quasi sempre in bocca i
iò con tanta forza il seno che gli veniva offerto, che il latte cadde
da
quella in gran copia, macchiando di numerosi punt
volta l’anno un pellegrinaggio di S. Jacopo nella città di Galizia :
da
ciò la confusione che abitualmente si fa, fra i d
fistula dà fuor l’ usato accento, Più tosto strepitoso, che soave ; E
da
lo stral d’ Amor piagato e punto, Col canto al do
chità che cotesti sacerdoti di Cibele, traevano la loro denominazione
da
un fiume nella Frigia, chiamato Gallo. Ma gli eu
IV trad. di G. B. Bianchi. La istituzione di codesti sacerdoti, ebbe
da
principio vita nella Frigia ; ma poi, coll’ andar
l primo sacerdote di Cibele, il quale, secondo la tradizione, si fece
da
se stesso eunuco V. Ati. Da ciò i sacerdoti galli
di Marte, e lasciò sorprendere Venere nelle braccia dell’ amante suo,
da
Vulcano marito di lei. Sdegnato Marte della poca
e protettore dei matrimoni. 2085. Gange. — Fiume delle Indie ritenuto
da
quegli abitanti come una delle loro più possenti
a contrada. Ganimede obbediente ai voleri paterni, partì accompagnato
da
un numeroso seguito di signori e di valletti. Sen
Ganimede stesso, per risarcimento di alcune vecchie ingiurie fattegli
da
Tros padre di lui. Comunque sia, questo fatto det
n bosco di cipressi. 2087. Garamantide. — Una delle ninfe Napee amata
da
Giove. Essa fu madre di diversi figli di cui i pi
pel loro coraggio, che li fece generalmente ritenere come discendenti
da
Ercole stesso. 2096. Gemini o Gemelli. — Il terzo
il dio Apollo e l’Ercole egiziano. Questa opinione però non è seguita
da
molti autori ; e vi sono anzi altri i quali danno
ueste differenti e discorde opinioni, quella più generalmente seguita
da
tutti i poeti dell’antichità, è che sotto il segn
se di Gennajo stando sul limitare del nuovo anno guarda in certo modo
da
una parte l’anno trascorso ; e dall’altra l’anno
ovano naturalmente’ sulla superficie della terra. Essi ritenevano che
da
quelle fenditure uscissero come dall’antro di Del
rsi punti producevano, venivano attentamente studiate ritenendosi che
da
quelle differenti combinazioni si potesse predire
più di un cubo di altezza e che fossero discacciati dalla loro patria
da
una immensa quantità di grù. Al dire dello scritt
cronaca favolosa ne ha fatto un mostruoso gigante, il quale custodiva
da
se stesso le sue numerose mandre, a cui facea gua
stessa che Cerere o la Terra. E questa per altro un’opinione seguita
da
ben pochi scrittori accreditati della mitologia.
ne. Vi sono però alcuni mitologi e cronisti i quali distinguono Bacco
da
Giacco e fanno quest’ultimo figliuolo della dea C
doloroso per quanto poetico. Giacinto era così passionatamente amato
da
Apollo, che questi abbandonò sovente la sua celes
ollo, che questi abbandonò sovente la sua celeste dimora per seguirlo
da
per ogni dove, e star sempre in sua compagnia. Un
nache dell’antichità ripetono, che Giacinto fosse in pari tempo amato
da
Apollo e da Borea ; e che quest’ultimo vedendo di
ntichità ripetono, che Giacinto fosse in pari tempo amato da Apollo e
da
Borea ; e che quest’ultimo vedendo di mal’occhio
pprodò in Italia ove fece delle conquiste, e fabbricò una città detta
da
lui Gianicola. La tradizione favolosa stabilisce
a Pace, considerando che il regno di questo dio non era stato turbato
da
alcuna guerra. Coll’andare degli anni questo temp
dote onora : Rideresti a’miei nomi : che or mi è dato. Quel di Clusio
da
lui che il sacrifizio Compie, e talor Patulcio io
venuto a stabilirsi in Italia, ove si dette ad incivilire quel popolo
da
principio barbaro ed incolto. Estesissimo ora in
ua bellezza. Un’antica tradizione ripele, che ella fu tolta in moglie
da
un giovane per nome Ifi o Ifide che si cangiò in
ente il nome di una delle porte di Roma, la stessa alla quale si dava
da
principio la denominazione di Viminale, cangiata
e infrante le toppe, che assicuravano quella poria. Colpiti i sabini
da
siffatto prodigio si precipitarono per penetrare
ocati. Ella i Sabin già fatti avea veuire Alla porta, la qual punta
da
i morsi D’invidia, Giuno accorsa era ad aprire.
aver Giapeto tolta in moglie la bella Climene, figliuola dell’Oceano,
da
cui ebbe quattro figliuoli : Prometeo, Menezio, E
Figlio di laso. Ancor giovanetto, a somiglianza di Giacinto fu amato
da
Apollo, il quale gli offerse tutti i suoi doni :
lo, sovr’ogni altro amato Da Febo. E Febo stesso, allor ch’acceso Era
da
l’amor suo, la cetra e l’arco E ’I vaticinio, e q
ine alla guerra. Era d’Ammoue, E de la Garamantide Napea, Già rapita
da
lui, questo re nato. Onde a Giove suo padre entro
padre di quella giovanetta Jole, che fu così appassionatamente amata
da
Ercole — V.jole. 2133. Glardini. — Presso i pagan
tra, una delle ninfe Atlantidi. È detto che Giasione sposasse Cibele,
da
cui ebbe un figliuolo per nome Coribante. Siccome
i Cerere e che avendola voluta tentare nel pudore fosse stato colpito
da
un fulmine. Il cronista Igino asserisce invece, c
sta Igino asserisce invece, che Giasione sposò legittimamente Cerere,
da
cui ebbe un figliuolo che fu Plutone dio delle ri
ed usurpatore del trono, che sarebbe stato alla sua volta spogliato,
da
un principe degli Eolidi, del potere che aveva us
istata corona, aveva anche soggiunto che egli avesse dovuto guardarsi
da
un uomo che gli sarebbe venuto incontro con un pi
surpatore. Intanto Giasone si avviò alla reggia e fattosi riconoscere
da
Pelia come figliuolo di Esone, dimandò lealmente
ludere le incalzanti dimande di lui, e gli propose, onde allontanarlo
da
Jolco, una gloriosa e pericolosissima spedizione.
l’idea della gloria di cui avrebbe ricoperto il proprio nome ; spinto
da
quel desiderio di avventure onde sentiva fremersi
o, che Frisso vi aveva lasciato, — V. frisso — e che veniva custodito
da
un enorme ed orrendo drago, e da due tori furiosi
— V. frisso — e che veniva custodito da un enorme ed orrendo drago, e
da
due tori furiosi che vomitavano flamme e fumo dal
trapresa di Giasone ; e tanto che giunse felicemente al Porto Pegaso,
da
cui fece partire la nave e con prospero vento, fu
spero vento, fu condotto in Lenno, dove essendo quell’isola governata
da
donne sole, le quali sprezzando l’imperio dei mar
del re Toante, Giasone avendo insieme con i compagni vinto quelle, fu
da
Isifile amato, ma egli in seguito l’abbandonò, la
no andali ad impiorare, colpita dalla bellezza di Giasone, e attratta
da
un sentimento di irresistibile simpatia, gli aves
mmani condizioni ; e il giorno dopo si radunarono tutti gli Argonauti
da
una parte, e il re con gran seguito di cortigiani
ve che il giovanetto eroe si accingeva ad affrontare. In fatti furono
da
prima lasciati i due terribili tori, la cui sola
ezzo di un numeroso stuolo di guerrieri, che come per incanto sursero
da
quelli, una grossa pietra, onde essi ciechi di fu
la terribile fiera, l’addormentò con una bevanda incantata, preparata
da
Medea stessa, e profittando del souno del terribi
della Grecia. Ritornato a Joico si presentò a Pelia, onde pretendere
da
lui la restituzione del trono paterno, che ora gl
sto periodo di tempo, Giasone ponendo in non cale gl’immensi obblighi
da
lui contratti verso Medea ; e calpestando le prom
di sangue, montò, secondo la tradizione favolosa, in un carro tirato
da
due dragoni alati, e si dileguò fra le nubi in me
Secondo il citato scrittore, durante il regno di Saturno, questi ebbe
da
Anobret un figliuolo al quale pose il nome di Geh
o cogli ornamenti reali, e poscia lo sacrificò su di un altare. Forse
da
questa tradizione dell’antichità mitologica, emer
sprimere senza parlare i loro pensieri. La parola Gieroglifici deriva
da
due vocaboli greci ιερος, γλυφω che suonano scolp
Gieroglifici formavano un’intera frase, dice il citato scrittore che
da
una parte si vedeva effigiato un bambino, simbolo
lle donne dei sacerdoti Gierofanti. Però questa opinione è combattuta
da
diversi scrittori e mitologi accreditati, imperoc
ere congiunture, come le cose più gravi. La parola Gieromanzia deriva
da
due vocaboli greci ἱερος, σϰοπεα che significano
ura mostruosa, proporzionata alla loro smisurata altezza Gli vedevam
da
lunge in su l’arena, Quantunque indarno, minaccio
a dea della saggezza, ed in fatti, aiutato nella disastrosa battaglia
da
Ercole, sconfisse i Giganti a colpi di fulmini, p
nciare delle pietre di tale grandezza, invano sarebbero state rimosse
da
quattro uomini di ordinaria struttura. Al dire di
antichi chiamavano questa misura di liquido, e che era la più grande
da
essi adoperata. Al dire del cronista Flegone, fur
o cadavere di cui parla il Boccaccio, era quello di un gigante ucciso
da
Ercole, e che si chiamava appunto Erice ; il cui
o dei quali pesava circa cinque once. Da tutti questi numerosi esempi
da
noi finora citati, e facendo un parallelo storico
e la conseguenza che altra volta la terra sia stata in realtà abitata
da
uomini di gigantesca struttura. Noi però senza in
nel decimo al fondo le sommerse : Orribil fondo d’ogni luce muto, Che
da
perpetui venti è combattuto. Monti — La Musogoni
le ritraeva tutto quanto abbisognava alla sua famiglia, e che, libero
da
ogni altra cura, viveva tranquillo e felice. 2152
avere commercio con esse, a patto che i figliuoli che sarebbero nati
da
questo connubio, sarebbero stati Amazzoni, se era
enti del corpo. Da principio i giuochi Ginnici non venivano celebrati
da
persone ignude ; ma semplicemente vestite di legg
, che i Ginnosofisti giunti all’età della vecchiezza, si abbruciavano
da
sè stessi onde non lasciarsi opprimere da quei ma
vecchiezza, si abbruciavano da sè stessi onde non lasciarsi opprimere
da
quei malori, che sono generalmente inevitabili co
germogliare un mite seutimento d’amore. E questa anche l’idea seguita
da
Alfieri. …….. il ferro Ecco, dal fianco palpitan
Scena III. Queste opinioni dei due famosi scrittori sono combattute
da
vari antori antichi, fra cui Pausania ed Omero, i
one, e le Calende di ciascun mese. Oltre a questi giorni riconosciuti
da
tutti come fortunati o sfortunati ; vi erano pres
iorni del mese. Così la storia ci ammaestra della bella risposta data
da
Lucullo a coloro che volevano dissuaderlo dal com
on ligi i dì sereni e bei : A te consorte è Temi, e Palla è figlia, E
da
te scende il saggio, e ti somiglia. MONTI — La Mu
elo e dalla Terra, gli aveva annunziato ch’ egli sarebbe detronizzato
da
uno dei suoi figli. Però Rea, addolorata di veder
alla propria moglie Giunone ebbe Vulcano, Marte ed altri figliuoli, e
da
Mnemosina nove figliuole che furono poi le nove M
tava le preghiere degli uomini, qualunque si fosse la parte del mondo
da
essi abitata. Per contrario gli abitanti dell’ is
che dei due Giovi d’ Arcadia, uno era antico quanto il mondo, e nato
da
ignoti genitori, e che si fosse fatto poi conosce
r quanto riguarda poi la divisione dell’ impero dell’ universo, fatta
da
Giove coi suoi fratelli, Nettuno e Plutone, essa
scrittori e cronisti dell’antichità, la denominazione di Giove deriva
da
due parole latine juvans pater. 2162. Gioventù —
liti ai celesti anco partio. PINDARO — Odi Ismiche — Ode VIII. trad.
da
G. BORGHI. Questo è di Radamanto il tristo regn
dov’egli ode, esamina, condanna E discopre i peccati che di sopra Son
da
le genti o vanamente ascosi In vita, o non purgat
confessa ; E quel conoscitor delle peccata Vede qual loco d’inferno è
da
essa : Cignesi colla coda tante volte, Quantunque
er mezzo di un prodigio. ……e la materna scorta Seguendo, da’nemici e
da
le fiamme Mi rendei salvo : chè dovunque il passo
spettiva patria. Al dire di Omero, Giunone fu allevata dall’Oceano e
da
Teti, sua moglie. Dell’alma terra Ai fini estremi
sitar men vado L’antica Teti e l’Oceàn de’numi Generator, che présami
da
Rea, Quando sotto la terra e le profonde Voragini
iade — Libro XV. trad. di V. MONTI. Vulcano, che tentò liberarla, fu
da
Giove precipitato dall’Olimpo con un calcio, per
a tregua non solo le amanti di Giove, ma i figli che egli ebbe, tanto
da
altre dee, quanto da donne mortali, il cui numero
amanti di Giove, ma i figli che egli ebbe, tanto da altre dee, quanto
da
donne mortali, il cui numero raggiunge una cifra
a Giunone pagana ; altrettanto differenti sono le notizie trasmesseci
da
molti di essi riguardo ai diversi figliuoli di qu
o in tutte le parti del mondo autico. Il racconto dei pretesi prodigi
da
essa operati, e delle terribili vendette compiute
rtagine, in Egittò e nella Siria. In Italia ed in Grecia si trovavano
da
per ogni dove templi, oratori, are ed oracoli a l
fferenti divinità altro non erano se non delle pietre informi ; e che
da
principio anche la statua della Giunone d’Argo, e
juvare, a simiglianza della etimologia del nome di Giove, che deriva
da
juvans pater. V. Giove. Finalmente per completare
; alcuni dai nomi dei luoghi in cui era adorata, ed altri moltissimi
da
qualche suo attributo. I più comuni fra i soprann
no nella lotta, nel pugillato e in altri combattimenti eseguiti tanto
da
uomini contro uomini, quanto da uomini contro ani
in altri combattimenti eseguiti tanto da uomini contro uomini, quanto
da
uomini contro animali. Comunemente i giuochi agon
Similmente Omero nell’Iliade, ci descrive i giuochi funebri celebrati
da
Achille in onore del morto amico Patroclo, e l’is
oco della dura lotta, E de’premii fè mostra ; al vincitore Un tripode
da
fuoco, e a cui di dodici Tauri il valore dagli Ac
ardanti stupefatti il grido. Tentò secondo il sofferente Ulisse Alzar
da
terra l’avversario, e alquanto Lo smosse ei si, m
lie del suo amante immortale ; il quale in premio dei favori ricevuti
da
lei, l’innalzò fra le divinità, e le dette la pre
e sui piccoli fiumi. Le cronache raccontano, che Giuturna, informata
da
Giunone che Turno ed Enea avrebbero posto fine a
Ma non essendo riuscita nel suo intento, e vedendo che Enea incalzava
da
vicino Turno, montò sul carro del fratello, e lo
o rogo. Virgilio — Eneide — Libro XI trad. di A. Caro. Preso alfin
da
spietata ira, le gole Di dodici segò prestanti fi
n essendo possibile che si fosse adorata questa mite e soave divinità
da
un popolo che assisteva con tanta passione ad un
son io…… Della Valle — Medea — tragedia Atto 2.° Scena III Sposata
da
Giasone, fu per gelosia fatta morire da Medea con
a Atto 2.° Scena III Sposata da Giasone, fu per gelosia fatta morire
da
Medea con un cinto avvelenato. V. Creusa. .....I
quei pesci come se fossero ancora nel loro naturale elemento. Colpito
da
quel fatto per sè stesso semplicissimo, Glauco no
commovimento nelle vi. scere e nel cuore ; e fu immantinenti colpito
da
un ardente ed indomabile desiderio di cangiar nat
r la gola, Quando tutte le viscere commosse Mi sentii d’improvviso, e
da
un desio Dal natural diverso il cor rapito. Nè re
e di compagno, accolto Fui da’numi del mare. Ond’io m’andassi Sciolto
da
tutte qualitadi umane, Oceano e Teti a me maestri
i un uomo con folta e lunga barba ; con le sopracciglia unite in modo
da
formarne una sola ; col petto coperto di alga mar
rmarne una sola ; col petto coperto di alga marina fino alla cintura,
da
cui usciva una larga coda di pesce ripiegantesi s
non essendone venuto a capo, temendo che i suoi soldati non avessero
da
ciò tratto cattivi auspici per le battaglie avven
netta che andava ad attinger acqua ad una prossima fonte ; e attratto
da
quella confidenza che ispira sempre un volto sere
tutte le loro dissensioni. Mida in riconoscenza della grazia ottenuta
da
Giove, fece sospendere nel tempio di questo dio i
i 2191. Gorgofona — Una delle figlie di Perseo : fu tolta in moglie
da
Peririete, re dei Messeni. 2192. Gorgofora — V.
ago Tritonide, e che altro non erano se non donne guerriere governate
da
Medusa, loro regina, e che fossero poi completame
ate da Medusa, loro regina, e che fossero poi completamente distrutte
da
Ercole. Per altro, codesta opinione di Diodoro è
adi, essendosi un giorno imbattuti con una delle gorgoni, la uccisero
da
lontano senza che essa avesse potuto vederli, a c
ni. Plinio ne parla come di donne selvagge, abitatrici delle Gorgati,
da
cui venne loro il Lome di gorgoni ; ed aggiunge c
avrà portato in Grecia le ricchezze. Or dunque alla magnanima Gente
da
Palla Scorio Venia l’invitto Perseo Valor mostran
riade. Fu figliuola di Ossilo, e della ninfa Amadriade, la quale ebbe
da
lui sette altre figliuole, che insieme a questa G
hè i beni dei quali si supponevano le dispensatrice, erano desiderate
da
tutti. Discorde è l’opinione dei cronisti e dei m
pinte interamente nude ; e questa opinione è presso di noi avvalorata
da
gran numero di medaglie e di bassorilievi dell’an
ha qualcuno che ci presenta le Grazie secondo la descrizione fattaci
da
Paufania, pure è estesissimo il numero di quelli
radizione, queste tre divinità, informantesi in una sola, erano state
da
principio non solo divise, ma nemiche fra loro ;
en pochi gli autori che ne han fatta menzione. 2219. Heriafadur. — Fu
da
principio un re guerriero degli Asi. Coll’andare
morte e della suprema felicità : almeno così era ritenuto ed adorato
da
tutti gl’isolani dell’arcipelago. Un’antica tradi
ezzo. 2223. Hobal. — Nelle lingue semitiche il Sole si chiama Baal, e
da
ciò gli arabi danno il nome di Hobal, ad un loro
di Hobal era una grande statua di pietra, la quale veniva circondata
da
altre 360 statue più piccole, ognuna delle quali
eposta nella Caaba, tempio maggiore della Mecca, e quivi fu distrutta
da
Maometto, quando egli entrò trionfante nella citt
tato in altro paese, si lascia volontariamente morir di fame, affetto
da
una inguaribile nostalgia. Il cronista Eliano a s
i dei cristieri come rimedio medicinale ; imperocchè fu osservato che
da
sè stesso si appresta un tal rimedio, a cui si pi
dei sacrifizii. 2228. Icarlo. — Padre della famosa Penelope, sposata
da
Ulisse. Allorquando l’astuto greco gli chiese la
anta precipitazione, che Icaro ricadde nell’acqua e si annegò ; e che
da
quell’epoca, tanto quel tratto di mare, quanto l’
i e i cronisti della mitologia, foggiarono sulla tradizione accennata
da
Diodoro. Infatti, presso tutti i poeti dell’antic
lla sua posizione sarebbe tornato funesto allo strano volatore. Icaro
da
principio si attenne strettamente alle raccomanda
o l’appoggio che lo manteneva in equilibrio nel vuoto, egli precipitò
da
un’altezza smisurata nel mare, e vi restò miseram
to animale gli onori divini. Ciò avveniva, secondo asserisce Diodoro,
da
un sentimento di riconoscenza, imperocchè l’Icneu
, si lancia nelle sue viscere e, senza mangiarle, gliele rode in modo
da
cagionargli la morte. Presso i pagani l’Icneumone
endosi fuso pel calore del fuoco, scorreva liquefatto. Essi appresero
da
questo il modo di fondere i metalli. Questa tradi
il modo di fondere i metalli. Questa tradizione è peraltro oppugnata
da
Diodoro, il quale asserisce nelle sue cronache, c
a di Apollo, gli aveva sedotta la moglie Febe, figliuola di Leucippo,
da
lui sposata in seconde nozze. Però Polluce, per v
lla città di Idalia, sorgeva un bosco sacro visitato assai di sovente
da
Venere stessa ; e che anzi fu colà che ella trasp
estio e fratello di Altea. Secondo lo scrittore Igino, Ideo fu ucciso
da
Meleagro suo nipote, perchè egli, avea voluto a f
ane, fece ritorno in Creta, ma nella traversata, assalita la sua nave
da
una furiosa tempesta, era prossima a far naufragi
e il sacrificio fosse consumato ; e questa opinione è seguitata anche
da
varii autori moderni, fra cui il Fénélon, nelle s
erna. — Secondo riferisce Esiodo, questo spaventevole mostro era nato
da
Tifone e da Echidna. La tradizione mitologica, a
ndo riferisce Esiodo, questo spaventevole mostro era nato da Tifone e
da
Echidna. La tradizione mitologica, a cui s’attien
e a guidare i destrieri al suo fedele amico Iolao, il quale gli servi
da
cocchiere. La favola aggiunge, che quando l’eroe
li egiziani davano questo nome ad una specie di grande anfora, forata
da
tutte le parti, e che presso di loro raffigurava
figliuola. V. Evadne. Ifi ebbe pure nome una giovanetta che fu amato
da
Anassarete. Ifi finalmente era il nome di una sch
me una figlia di Proteo, re degli argivi, la quale fu tolta in moglie
da
un medico chiamato Melampo, per questo singolare
sentò al re, promettendo di guarire le sue figliuole, alle condizioni
da
lui imposte. Il re ordinò si eseguissero alla let
po ; lo stesso di cui parlammo nell’articolo precedente ; onde sapere
da
lui il mezzo di aver prole. Melampo gli disse all
ra gli Argonauti che fu figlio di Testio, e fratello di Altea. Ificlo
da
ultimo si chiamò il fratello gemello di Ercole fi
esposizione del fatto. Trattenuta l’armata greca nel porto di Aulide
da
una interminabile bonaccia, i capitani greci, e s
posta sua sposa. In quanto ad Ifigenia, il poeta greco ce la presenta
da
principio atterrita alla vista del terribile dest
sarebbe senza dubbio stata sacrificata, se Ulisse istesso, atterrito
da
alcuni presagi, e spaventato dalle minacce di Ach
Ifigenia trascorse diversi anni nella Tauride, generalmente ritenuta
da
tutti siccome morta già da tempo in Aulide, sotto
anni nella Tauride, generalmente ritenuta da tutti siccome morta già
da
tempo in Aulide, sotto il ferro sacrificatore del
te. Ma un giorno improvvisamente giunse in quella città, accompagnato
da
Pilade, Oreste fratello d’Ifigenia, il quale avea
da Pilade, Oreste fratello d’Ifigenia, il quale avea ricevuto comando
da
Apollo di recarsi in Tauride, levare dal tempio l
to padre, furono detti Aloidi. Vedi questo nome. Ifimedia aveva avuto
da
suo marito una figliuola per nome Pancratide, la
brare i misteri di Bacco, sulla riva del mare, entrambe furono rapite
da
alcuni corsari traci, i quali giuocarono a sorte
ide ebbe la fortuna d’esser vinta dal re stesso dei Traci ed Ifimedia
da
uno dei favoriti. 2255. Ifito. — Re dell’Elide, c
mpici. La tradizione ripete che ai tempi d’Ifito, la Grecia, lacerata
da
intestine discordie, e desolata dalla peste, geme
primitivo vigore la celebrazione dei giuochi Olimpici, interrotta già
da
lunghi anni. In Grecia e propriamente nella città
un tempio dedicato a suo padre. una sua statua, ricoperta interamente
da
un velo, e innanzi alla quale le donne di Sicione
dedicare alla dea Igiea una sua statua, tutte le volte che risanavano
da
una malattia. Si trova in varie cronache che il n
e. Anche i romani adoravano Igiea come dea della salute, credendo che
da
essa dipendesse la salute dell’impero. 2258. Ila.
lle spiagge della Troade mandarono una mano di esploratorl, comandati
da
Ila, ai quali dettero anche il carico di provvede
li si fosse annegato in qualche torrente, ovvero fosse stato divorato
da
qualche belva. La cronaca della favola ripete inv
, ma nel conflitto Castore privò di vita Linceo, mentre Ida fu ucciso
da
Polluce, dopo però di avere egli stesso trucidato
o la morte, onorate come immortali solo perchè ebbero varii figliuoli
da
Castore e Polluce. V. Castore E Polluce. 2261. Il
genza di Omero, che l’Alighieri stesso chiamò il poeta sovrano, viene
da
Ilio o Ilione. V. l’articolo seguente. L’Iliade e
o Ilione. V. l’articolo seguente. L’Iliade e l’Odissea, sono la fonte
da
cui scaturisco tutti i simboli allegorici che for
ja, chiamato Ilo, fece edificare una cittadella nelle mura di Troja e
da
ciò i poeti e gli scrittori dell’antichità, chiam
o Epalio, re dei Dorii, il quale essendo stato rimesso nei suoi stati
da
Ercole, accolse benignamente il figlio di lui, ri
stabilito. 2269. Imbrasia. — Soprannome di Giunone, che a lei veniva
da
un flume chiamato Imbraso, che scorreva nell’isol
per esser ella di nobile e ricca famiglia, si contentò di seguitarla
da
per ogni dove, felice di poterla almeno vedere e
recata alle feste e spinto dell’amore concepì il pensiero di vestirsi
da
donna onde poter rimanere vicino alla sua amata d
to dolore che disperato si gittò nel fiume Maratona ove si annegò ; e
da
quel giorno il fiume fu detto Imero. Plutarco il
no Trafitide ; e che questa pietra aveva la strana facoltà di saltare
da
sè sola, sulla sponda tutte le volte che gli echi
: E il reo consacro, o (se più sono) i rei Orribil vita a strascinar,
da
tutto E da tutti divisa. E se in mia reggia, Cons
consacro, o (se più sono) i rei Orribil vita a strascinar, da tutto E
da
tutti divisa. E se in mia reggia, Conscio me, sta
schia. Virgilio dice che sotto le rupi di quell’isola giace fulminato
da
Giove il gigante Tifeo. 2278. Incubi. — Specie di
i loro dei rustici. I greci li chiamavano Ifialti ; e i latini Incubi
da
incubare, perchè ritenevano che questi genii divi
erisce Servio, il soprannome d’Indigete e allora questa parola deriva
da
inde genitus, cioè : nato nel paese. 2281. Indovi
urato dei più rinomati scrittori e cronisti dell’antichità pagana ; e
da
quanto essi ci hanno trasmesso sulle costumanze d
manze dei popoli antichi, si rileva che la Indovinazione altro non fu
da
principio se non una specie di arte ignota e mist
vocaboli abbiamo noi già menzionati, secondo che l’ordine alfabetico
da
noi seguito nel corso di questa nostra opera, ce
l dire dei filosofi dell’antichità, l’inferno era egualmente distante
da
tutti i luoghi della terra ; e ciò, secondo l’opi
di Caronte, la quale la lasciò innanzi al trono di Plutone, custodita
da
Cerbero. Secondo ripete la cronaca, a cui si atti
oncittadini del celebre scrittore, non avevano la costumanza adottata
da
tutti gli altri abitanti della Grecia, quella cio
glia di Cadmo e di Armonia. Ella fu tolta in moglie, in seconde nozze
da
Atamante, re di Tebe, il quale la rese madre di d
a di religione. In quel torno di tempo, la città di Tebe, fu desolata
da
una terribile carestia, (della quale molti autori
certa, e si precipitò con esso nel mare. Ma la ninfa Panopea, seguita
da
altre cento najadi, sue sorelle, ricevè la madre
fatto, Ino si portò presso la celebre indovina Carmenta, onde sapere
da
lei quale sarebbe per essere il proprio destino,
attere, asserendo che le visceri degli animali svenati nel sagrificio
da
lui offerto agli dei, non gli avevano dato una fa
ua : il riso manca, Salvo quel ch’eccitò l’altrui dolore : E macerate
da
costante affanno Di riposo non gode, ma rivolge I
ia. Giunta al golfo che porta lo stesso nome, lo passò come il mare e
da
questo prese il nome di Bosforo. …….. onde poi s
lmente che avrebbe fissato la sua dimora in Egitto, ove avrebbe avuto
da
Giove un figliuolo chiamato Epafo, il cui dominio
i scrittori dell’antichità, che Io, sacerdotessa di Giunone, fu amata
da
un re di Argo, per nome Api, il quale era soprann
re di Argo. Erodoto ripete invece, che la principessa Io, fosse stata
da
alcuni mercadanti fenici, rubata ai proprii genit
offerte erano umane, imperocchè si mandavano tre vergini accompagnate
da
cento giovani di sperimentato coraggio, che porta
siffatta guisa, senza tetto nè porte, e che sorgeva nella strada che
da
Falera conduceva ad Atene ; ed il secondo ricorda
mente come figliuola di Nettuno, e che veniva raffigurata a cavallo :
da
ciò il soprannome di Ippia cioè, la cavaliera. 23
ive Pausania, che il più antico tempio di Nettuno Ippio sorgeva di là
da
Mantinea, e che non era permesso ad alcuno di ent
li dei ; ma rimase immediatamente punito dell’ atto sagrilego, perchè
da
una delle pareti del tempio scaturì una larga ven
alle altre divinità del mare. Sebbene l’esistenza degl’Ippocampi sia
da
molti ritenuta come favolosa e fantastica ; pure
i quei popoli mischiati in carnale commercio con le cavalle, nacquero
da
questo mostruoso connubio gl’Ippocentauri, che av
iche. Durante la celebrazione di queste feste, i cavalli erano esenti
da
qualunque fatica e si lasciavano andare liberi pe
su di una pietra, ne avesse fatto scaturire questa sorgente, che poi
da
lui prese il nome di fonte del cavallo, dalle due
del quale la tradizione mitologica narra, che giunta la figlia in età
da
marito, era di una così sorprendente bellezza, ch
sa regina delle Amazzoni. V. l’articolo precedente, e che fu allevato
da
Piteo suo avolo, nella città di Trezene. Questo p
e inique proposizioni con tutta l’energia della sua tempra, e in modo
da
toglierle ogni speranza. ….. Ma surprise est ext
do egli stesso il proprio carro, fu arrestato sulla spiaggia del mare
da
un enorme toro furioso, i cui terribili muggiti,
e forte a sè le lira. Come il remo il vogante, e tutto addictro Pende
da
quelle col corpo. Ma i freni. Le putedre mordendo
he, che dubitando Teseo della verità dell’ accusa terribile, lanciata
da
Fedra contro Ippolito, avesse comandato a questo,
spacciava per Ipppolito figlio di Teseo, miracolosamente risuscitato
da
Esculapio. 2312. Ippolizione. — Fu questo il nome
e innamorata V. Ippolito. Coll’ andare degl’ anni il tempio costruito
da
Fedra, col nome d’Ippolizione, in memoria dell’ a
nelle cronache dell’ antichità, come l’uccisore dell’ indovino Arno,
da
lui creduto spia dei Pelopidi. Narra la tradizion
ordine di Cercione, suo avolo ; e che quivi egli fosse stato nudrito
da
due cavalle V. Cercione. Ippotoo regnò nella cont
le odore, che esse furono tutte abbandonate dai loro mariti. Irritate
da
questo crudele, sebbene non ingiusto procedimento
er qualche tempo pacificamente. Allorquando gli Argonauti, capitanati
da
Giasone, mossero verso la Colchide, al conquisto
o dall’isola nativa. Rifuggitasi su d’una spiaggia deserta, fu rapita
da
alcuni corsari e da questi venduta a Licurgo, re
Rifuggitasi su d’una spiaggia deserta, fu rapita da alcuni corsari e
da
questi venduta a Licurgo, re di Tessaglia, il qua
che essi aveano smarrito, al suo ritorno trovò il bambino strangolato
da
una serpe. Licurgo furibondo contro di lei volle
ritrovarsi nell’ arco baleno, i cui differenti colori sono ricordati
da
quelli che Iride aveva nelle ali. La dicevano fig
iove e Mercurio viaggiavano sulla terra, fossero accolti benignamente
da
Irieo, al quale i tre numi promisero di concedere
ata, per ricompensarlo della lieta accoglienza. Irieo allora anelando
da
lungo tempo a diventar padre, chiese agli dei che
to in onore d’Irminsul, sorgeva nella Vestfalia, e fu fatto atterrare
da
Carlo Magno. 2329. Iro. — Nativo dell’ isola d’It
per essere uno degli amanti di Penelope e per la sua grande povertà,
da
cui i suoi concittadini trassero argomento al pro
avesse promulgata una legge, la quale esentava i discendenti di esse
da
qualunque balzello. 2331. Ischenio. — Nipote di N
endo Osiride morto in seguito delle persecuzioni, che ebbe a soffrire
da
suo fratello Tifone, Iside ne pianse lungamente l
ta Apuleio, il quale si appoggia su di un’ antica iscrizione, trovata
da
tempo immemorabile, e che diceva « dea Iside che
dea, durante la celebrazione dei suoi misteri, fu all’uscire, colpito
da
morte istantanea. Presso i romani, sebbene fosse
ea Iside, pure coll’ andare degl’ anni finì con l’essere riconosciuto
da
tutti, e tanto che molti luoghi pubblici furono p
rante la celebrazione delle quali, si esigeva il più stretto silenzio
da
coloro, che prendevano parte ai misteri di quelle
dalla madre partorito sulle sponde del fiume Ladone nella Beozia ; e
da
ciò quel fiume fu detto Ismeno. V. Melia. Per alt
ire una sorgente di acqua limpida, che formo poi quel fiume chiamato,
da
questo fatto, il piede di Cadmo. Qualche tempo do
liberarsi dagli atroci dolori, che gli cagionavano le ferite fattegli
da
Apollo con le sue frecce, si precipitò in quel fi
sole dell’ arcipelago inglese, erano deserte di uomini e solo abitate
da
demonî e da genî, e consacrate agli eroi. Il cita
rcipelago inglese, erano deserte di uomini e solo abitate da demonî e
da
genî, e consacrate agli eroi. Il citato autore ra
uo cammino, ove poco dopo si scatenò un furioso uragano, accompagnato
da
fulmini di così spaventevole rimbombo, che tutti
ale sepolto in un sonno perpetuo era custodito dal gigante Briareo, e
da
gran numero di demoni. 2343. Issa. — Così avea no
e che pascevano nelle campagne della Tessaglia. Issione punto al vivo
da
questa abusiva maniera di procedere, sebbene in q
trovare ricovero alcuno. Finalmente fu ricevuto nella propria dimora
da
un principe, che aveva il soprannome di Giove, il
er nome Nefele, la quale entrata di notte nella camera d’ Issione, fu
da
questi ricevuta con tutte le testimonianze della
a invece che il padre degli dei, mosso a pietà d’Issione, abbandonato
da
tutti, lo avesse accolto nell’ Olimpo, concedendo
re alla mensa degli dei. Ma un così straordinario benefizio fu pagato
da
una ingratitudine tanto più abbietta, per quanto
a volta Issione fu slegato dalla sua ruota, e fu quando Proserpina fu
da
Plutone fatta regina del regno delle ombre. 2346.
uiti ; ed aggiungono che i giuochi istmici ebbero la loro istituzione
da
Sisifo, e furono la prima volta celebrati in onor
ce asserisce nelle sue opere, che i giuochi istmici fossero istituiti
da
Teseo, in onore di Nettuno, il quale come dio del
nti così importante, che anche allorquando la loro città fu distrutta
da
Mummio, essi legarono ai Sicioni, loro vicini, l’
i giuochi. Immenso era il concorso di popolo che affluiva in Corinto,
da
tutte le altre città della Grecia, onde assistere
ormente solenni, si aggiunsero alcuni esercizii musicali e poetici, e
da
ultimo vi fu anche introdotta la rappresentazione
esentazione di una gran caccia, per la quale i Corinti facevan venire
da
lontane contrade, i più rari animali. I vincitori
giuochi Istmici, di apio secco. Poi fu decretata una somma di danaro
da
Solone fissata a cento dramme che doveva unirsi a
no, altro non è che un piccolo scoglio, perduto nelle onde, e abitato
da
poveri pescatori. 2351. Iti. — Figliuolo di Tereo
Giunone. J 2358. Ja. — Fratello delle Jadi : egli morì sbranato
da
una leonessa. — V. Jadi. — Vi sono varii autori c
acconta la cronaca che allorquando il loro fratello Ja, morì sbranato
da
una lionessa, esse piansero così disperatamente l
la sorprese nel bagno. 2364. Jante. — Detta anche Giante, fu sposata
da
Ifide quando questa cangiò il suo sesso e divenne
Monti La Musogonia — Canto. 2366. Jarba. — Lo stesso al quale si dà,
da
quasi tutti gli scrittori, il nome di Giarba, che
sue membra affralite dagl’anni, Jolao fu costretto a farsi sorreggere
da
alcuni guerrieri. Ma appena squillò la tromba ann
di Ercole, similmente conosciuto sotto il nome di Jolao, il quale, fu
da
quell’eroe ucciso in un accesso di furore, a cui
e, come soggetto di una sua tragedia, intitolata Jon. Creusa, sedotta
da
Apollo, dette alla luce un fanciullo senza che il
io di Diana. Quivi la sacerdotessa custoditrice del tempio, inspirata
da
Apollo, concepì una passione quasi materna per l’
cchissimi tesori del tempio. Intanto Creusa era stata tolta in moglie
da
Xuto, e Apollo, spinto sempre dal suo affetto pel
a dato l’incarico micidiale. All’ inattesa rivelazione, Jone, seguito
da
tutti i convitati, corse nel tempio, e dimandò ad
negare la verità del fatto, condannarono Creusa ad essere precipitata
da
una rupe. A questa notizia, Creusa colpita da spa
a ad essere precipitata da una rupe. A questa notizia, Creusa colpita
da
spavento, si ricoverò presso l’ altare d’ Apollo,
di lei, per trascinarla al supplizio, quando la sacerdotessa mandata
da
Apollo, comparve nel tempio, con un piccolo panie
aro. 2377. Josso. — Dejoneo, figlio d’ Eurito, re di Tessaglia, ebbe
da
una giovanetta per nome Perigona, un figliuolo ch
ivenuto adulto, egli si stabilì nella Caria, e fu capo di una colonia
da
cui poi discesero gli Jossidi. A proposito di que
eva alle ricolte. Come antitesi del principio del bene, rappresentato
da
Kacimana, vi era Arimane genio meno potente, ma p
uatto dicembre, i popoli slavi celebravano solenni feste accompagnate
da
giuochi, da banchetti e da sacrifizii in onore de
re, i popoli slavi celebravano solenni feste accompagnate da giuochi,
da
banchetti e da sacrifizii in onore del dio Kaleda
avi celebravano solenni feste accompagnate da giuochi, da banchetti e
da
sacrifizii in onore del dio Kaleda. 2381. Kama. —
orna il capo ; mentre ai suoi piedi è deposto un grosso corno marino,
da
cui esce fino alla cintola, il corpo di un giovan
ese Kapa e i suoi due compagni in un luogo chiamato Tuat-Imbir, e che
da
quel giorno essi divennero i tre più grandi e fam
i dall’idea informatrice della potenza celeste feminile rappresentata
da
Keasaire, dea suprema. Da ciò risulta che il sess
affigurato con gli occhi spalancati e terribili con la bocca attratta
da
uno spaventoso sogghigno, e con le vesti grondant
2394. Kolna. — Nella mitologia scandinava, Kolna è un genio scacciato
da
Odino dal regno d’Asgart, e che sopraintende alle
si vuole che le altre due più piccole laterali siano state costruite
da
uno dei re Faraoni, il quale amantissimo della re
ona di Vassudeva ; e che quest’ambizioso disegno era in lui fomentato
da
un’antica predizione a lui fatta da alcuni Muni i
ioso disegno era in lui fomentato da un’antica predizione a lui fatta
da
alcuni Muni ispirati, specie d’indovini, i quali
be jerduta la corona e la vita per mano di un suo nipote. Preoccupato
da
siffatte apprensioni, Kansa allorquando sua sorel
ato da siffatte apprensioni, Kansa allorquando sua sorella fu sposata
da
Vassudeva, giurò a sè stesso che nessun figlio ma
one, figliuolo di un cittadino di Corinto per nome Echecrate, ed ebbe
da
quello un figliuolo che fu chiamato Cipfelo, perc
poteva in quei tempi produrre la mano dell’uomo. Inarrivabile, e tale
da
superare ogni più ricca e fervida immaginativa, e
almente coperte di maravigliose sculture, ed ogni sala era circondata
da
una specie di gran portico di colonne, in pietra
Il laberinto di Grecia che sorgeva nell’isola di Creta, fu costruito
da
Dedalo, sul modello di quello egiziano, ma in più
e cronache dell’antichità. Uno di questi laberinti fu fatto edificare
da
Porsenna, re dell’Etruria, nell’intenzione di far
a. Quella statua era d’oro e d’avorio, e rappresentava Diana in abito
da
caccia. Al dire di Pausania, gli abitanti di Patr
, sotto il nome di lago dei due corvi, perchè sulle sue rive avevano,
da
lungo tempo, fissato la loro dimora due di questi
onaca, Laide morì uccisa a colpi di spillone, in un tempio di Venere,
da
alcune donne di Corinto, invidiose della suprema
ei fasti della cronaca pagana, sotto il nome di Ilaria, che fu rapita
da
Castore al momento che dovea sposare Linceo. V. C
rò nel sotterraneo. Pausania racconta, d’una lampada d’oro consacrata
da
Callimaco, innanzi ad una statua di Diana in Aten
nell’ Inghilterra. Questa credenza delle lampade perpetue, attestata
da
tanti chiarissimi scrittori, è combattuta da altr
pade perpetue, attestata da tanti chiarissimi scrittori, è combattuta
da
altri meltissimi, degni anch’essi di fede e di co
o fatto come un prodigio, non fa che ripetere quanto veniva attestato
da
quegli istessi sacerdoti, i quali avean troppo pe
Ulisse coi suoi seguaci abbandonò la Sicilia, la sua nave fu assalita
da
una così furiosa tempesta, che a stento riuscì eg
e. V. Fetontidi. In alla di lei muover tentando La candida Lampezie.
da
improvvisa Radice si senti confitta al suolo. Ov
re del destino inesorabile. L’azione intanto di Laocoonte fu ritenuta
da
tutti come un sacrilegio, e sul capo di lui la ci
rendo attorcigliamento. La morte di Laocoonte e dei suoi figliuoli fu
da
tutti ritenuta come il castigo del suo sacrilegio
ro II. trad. di A. Caro : Il gruppo in marmo del Laocoonte, scolpito
da
Fidia è una delle più stupende opere dell’arte gr
resentò alla fedele Laodamia. Ma questa, trascorso il tempo assegnato
da
Giove non volle separarsi dallo sposo adorato e s
no uccisi tutti i componenti della reale famiglia. Nereide fu sposata
da
Gelone, re di Sicilia, e seguì il marito e fu sal
i ricoverata ai piedi d’una statua della dea, fu uccisa spietatamente
da
certo Milone, che cieco d’ira contro la disgrazia
Milone, che avea dato alla misera Laodamia il colpo mortale, assalito
da
terribili accessi di frenesia, si lacerò da sè st
l colpo mortale, assalito da terribili accessi di frenesia, si lacerò
da
sè stesso le visceri, e morì fra i più atroci tor
entil. Omero — Iliade — Libro VI trad. di V. Monti. Tolta in moglie
da
uno dei tanti figli di Ercole per nome Telefo, La
ti figli di Ercole per nome Telefo, Laodice fu ben presto abbandonata
da
lui, che dapprima combatteva nelle fila dei troja
a servire l’odiata consorte di Telefo, suo primo marito, si precipitò
da
una rupe, anteponendo l’onore alla vita. Al dire
rono della Cappadocia l’ultimo figliuolo dell’uccisa regina, il quale
da
alcuni parenti di Ariarate, era stato sottratto f
di Ariarate, era stato sottratto furtivamente dalla reggia. Laodice,
da
ultimo, fu una figliuola di Agapenore che seguì i
dice fu a parte di ogni buona e cattiva fortuna del padre, e lo seguì
da
per ogni dove, finchè caduta Troja, andò con lui
andare del tempo le onde fatto rovinare uno degli argini, fu ritenuto
da
tutti che Nettuno sdegnato contro Laomedonte, per
V.— trad. di G. B. Bianchi. Al dire di Plauto gli dei Lari venivano
da
principio rappresentati sotto la figura di un can
vano i loro Penati intorno al focolare, e spesso anche dietro l’uscio
da
via. Quando gli schiavi ricevevano la libertà app
ieme a diversi altri sovrani, al possesso d’ Ippodamia, e morì ucciso
da
Enomao. 2446. Laterano. — I romani chiamavano lat
atino avesse avuto dalla regina Amata, un figliuolo che gli fu rapito
da
alcuni delfini ; per modo che non gli restò altra
lli che furono Apollo e Diana. Narra la tradizione, che Giunone mossa
da
geloso furore, perseguitò instancabilmente la bel
gelosia, istrutta dell’inatteso ricovero che la sua rivale avea avuto
da
Nettuno, la obbligò a fuggire dall’ospitale dimor
dispetto. Fama è però che per fuggir lo sdegno Di Giuno, la puerpera
da
Delo Pur si partisse, trasportando in collo I due
olo d’Apollo, onde sapere cosa avesse dovuto fare per essere liberato
da
tale castigo ; e l’oracolo rispose che sua madre
ue domestiche pareti, si accorse che il ridere gli era sempre inibito
da
una forza superiore. Però dopo qualche tempo aven
liuole gemelle di Tersandro, re di Cleone. Esse furono tolte in mogli
da
due figliuoli del re Aristodemo, anch’essi gemell
ede, Che già d’anni matura, e di bellezza Più d’ogn’altra famosa, era
da
molti Eroi del Lazio, e dell’ Ausonia tutta Desia
o a sostenere una lunga e disastrosa guerra. Il re Latino, spaventato
da
simili predizioni, mosse a consultare l’oracolo d
molti anni di regno, la vedova Lavinia vedendo il suo trono occupato
da
Ascanio, figlio d’Enea, e di Creusa, prima moglie
e, si dava codesto soprannome di Laziale ad una statua fatta scolpire
da
Tarquinio il superbo, e che sorgeva sopra un’alta
loro dio Saturno. 2459. Laziar. — Nome proprio della festa istituita
da
Tarquinio il superbo, in onore di Giove Laziale.
questa l’istituzione primitiva della festa Laziar, il cui periodo fu,
da
principio, di un giorno solo : poi al tempo dei p
si nel seno di Leda, la quale dopo nove mesi dette alla luce un uovo,
da
cui, secondo alcuni scrìttori, uscirono i due div
lluce. Però codesta opinione dei cronisti si trova sovente combattuta
da
altri chiarissimi autori, i quali pretendono che
da altri chiarissimi autori, i quali pretendono che le uova partorite
da
Leda fossero due, e che da uno uscissero Castore
, i quali pretendono che le uova partorite da Leda fossero due, e che
da
uno uscissero Castore e Polluce, e dall’altro Ele
he Nemesi stessa, avesse partorito un uovo, il quale trovato e covato
da
Leda, si fosse poi schiuso ed avesse dato alla lu
orso, che appena fu sguinzagliato contro la volpe che la seguitò così
da
vicino, che sembrava ad ora ad ora avesse potuto
fasti della mitologia è ripetuto che il cane Lelapo era stato formato
da
Vulcano, che ne fece un dono a Giove, il quale al
e volle con quelle cerimonie, placare l’ ombra di Remo, suo fratello,
da
lui ucciso. È questa la ragione per la quale molt
per la quale molti autori han creduto che la parola Lemuri derivasse
da
Remures, ossia feste in onore di Remo. 2470. Lene
greca ληὑς che significa torchio, si dava questo soprannome a Bacco,
da
alcune feste in suo onore celebrate nell’ Attica,
i vino, sfidò Ercole ad un particolare combattimento, e rimase ucciso
da
quell’ eroe. 2475. Lerna. — Antichissimo lago nel
itologia, il lago di Lerna è celebre per la famosa Idra che fu uccisa
da
Ercole e che formò una delle dodici fatiche dell’
na, è Pausania, il quale asserisce che gli argivi pretendevano che fu
da
questo lago che Bacco discendesse all’inferno, on
a metà dei suoi compagni. ….. I Lestrigoni l’ udiro, E accorrean chi
da
un lato e chi dall’ altro Forti di braccio, in nu
rendeva parie al convito, mentre il posto delle dee era contrasegnato
da
una semplice sedia. Il primo Lettisternio fu sol
’ anno 356 della sua fondazione. Un rigido e pessimo inverno, seguito
da
un’estate ancor più cattiva ; una qualche epidemi
tà. 2482. Levana. — Divinità tutelare dei bambini, il suo nome deriva
da
una costumanza generalizzata presso tutti i pagan
mani con un forte drappello di soldati, ch’ egli supponeva comandati
da
Aiace stesso, ma ferito mortalmente nel petto, do
le due figliuole di Leucippo, dette Febea ed Ilaria che furono rapite
da
Castore e da Polluce. V. Ilaria e Febea. È a nota
ole di Leucippo, dette Febea ed Ilaria che furono rapite da Castore e
da
Polluce. V. Ilaria e Febea. È a notare che varii
ucippo di far parte del suo seguito ; e siccome egli, se pure vestito
da
donna conservava tutta la sua forza e la sua dest
va, fu ucciso a colpi di puguale e di frecce. V’ à qualche autore che
da
questa tradizione toglie solamente l’intervento d
che. 2488. Leucofrina. — Uno dei soprannomi di Diana che a lei veniva
da
un luogo, sulle rive del fiume Meandro, nella con
a rappresentava col seno coperto di più mammelle, e col capo coronato
da
due vittorie. 2489. Leucosia. — Una delle Sirene.
abone, che quando essa e le sue compagne si precipitarono in mare, fu
da
questa che l’isola del mar Tirreno, sulla spiaggi
ero accesso presso la desiderata giovinetta. Orcamo intanto, avvisato
da
certa Clizia del tranello che per amore gli facev
ardentemente Leucotea perchè l’incenso si produce solo in gran copia
da
quelle piante, che ricevono largamente i raggi de
della Sicilia davano alla Luna, credendo che essa li avesse liberati
da
una epidemia. 2493. Liagora. — Una delle cinquant
lisse ritornando in patria accompagnato dai suoi seguaci, fu assalito
da
una violenta tempesta e gettato sulla spiaggia it
rsi d’aver ceduto al furore, imperocchè l’ombra dell’ucciso, tormentò
da
quel giorno e perseguitò così implacabilmente gli
ciata ombra dell’ eroe, a cui bisognava dedicare un tempio circondato
da
un bosco sacro, e offerire ogni anno la più bella
issolutezze. Il suo nome, viene secondo Varrone, dalla parola libendo
da
cui poi provennero gli altri due vocaboli libido
era nelle circostanze di Libetra un torrente chiamato Sus. Ingannati
da
questa oscura ambiguità dell’ oracolo, gli abitan
uella montagna scaturiva la fonte chiamata Libetride, la quale usciva
da
un sasso che imitava così perfettamente il seno d
così perfettamente il seno di una donna che pareva l’acqua scaturisse
da
due mammelle, nè più nè meno che il latte. Sul mo
o statue. 2506. Libia. — Figliuola di Epafo e di Cassiopea : fu amata
da
Nettuno, che la rese madre di Belo e di Agenore.
i d’ Alicarnasso. In Roma la dea Libitina aveva un tempio, circondato
da
un bosco sacro, nel quale si vendevano tutti gli
rivestita la tunica intrisa del sangue del centauro Nesso, inviatagli
da
Deianira, e che rese l’eroe furibondo. Ovidio, di
a avesse conservato, anche dopo la morte, la sua sensibilità. Questi
da
terra il leva, e poichè il volse Tre volte e quat
esso, racconta di questo Licaone, che caduto in potere di Achille, fu
da
questo venduto ad Euneo, figlio di Giasone, nell’
nell’ isola di Lenno ; poscia fu riscattato con molti e preziosi doni
da
Eezione, che lo mandò nella città di Arisbo. A Li
lla città di Arisbo. A Licaone riuscì, dopo qualche tempo, di fuggire
da
quest’ ultima città, e di far ritorno a Troja, al
pirà la vita. Omero — Iliade — Libro XXI trad. di V. Monti. ucciso
da
Ettore, duce supremo delle squadre trojane, lo ra
nore di Giove Liceo, al quale egli stesso sacrificava umane vittime :
da
ciò ha principio la tradizione favolosa, la quale
logica riferisce, che furono, a somiglianza di Romolo e Remo, nutriti
da
una lupa. 2512. Licea. — Montagna dell’Arcadia, d
514. Liceo. — Soprannome dato a Giove dal monte Liceo in Arcadia, che
da
principio era conosciuto col nome di monte sacro.
dio Pane, col quale egli aveva un tempio sul monte Liceo, circondato
da
un bosco sacro, ove da tempi remotissimi si celeb
li aveva un tempio sul monte Liceo, circondato da un bosco sacro, ove
da
tempi remotissimi si celebravano i giuochi e le f
di Latona. Però quest’ ultima credenza viene dallo stesso cronista e
da
molti altri autori attribuita al seguente fatto.
e Bacco stesso spaventato si nascose in fondo al mare, ove fu accolto
da
Teti. Però sdegnato Giove contro l’ empio sacrile
sull’ aver Licurgo fatto sbarbicare tutte le viti dalla sua patria ;
da
ciò Bacco che si precipita in mare, insieme alle
ti gli spartani accettarono, con reverente riconoscenza, le leggi che
da
allora in poi dovevano reggere il loro paese ; e
to in Delfo, onde consultare, anche una volta l’ oracolo, e prendere,
da
Apollo stesso, consiglio sopra alcuni immegliamen
suo popolo, s’ andò a nascondere in un luogo lontano e remotissimo, e
da
quel giorno gli spartani non intesero più a parla
obbedienza che fino a quel giorno, avean tributata alle ottime leggi
da
lui imposte. Gli spartani, riconoscenti ai grandi
la statua di quella dea fosse venuta dalla Tauride a Sparta, avvinta
da
sarmenti di vite. 2528. Ligea. — Ninfa, madre di
Al dire di Plinio, coloro che volevano interrogare l’ oracolo davano
da
mangiare ai pesci, e se quegli animali mangiavano
gare coll’ aver egli avuto grande cognizione dei metalli. Morì ucciso
da
Polluce, allorquando questi, e Castore suo fratel
, mentre grave era dal sonno. Ma colui che vibrar tentava il ferro Fu
da
Cerere in lince trasformato. Ovidio — Metamorfos
i Urania. Al dire di Pausania, egli fu nipote di Nettuno, e fu ucciso
da
Apollo, perchè essendo Lino il più bravo musico d
oco. La tradizione mitologica dice, che il carro di Cibele era tirato
da
due lioni ; e vi sono infatti ancora molte medagl
olte medaglie antiche, che rappresentano la dea sopra un carro tirato
da
due di quegli animali. Anche nei sacrifizii della
trumento di musica, che era uno degli attributi del dio Apollo, viene
da
taluni autori antichi attribuita ad Anfione, ment
il furore. Fu a questa Furia che Giunone ordinò di farsi accompagnare
da
Iride presso Ercole, onde ispirargli quel furore
contro dell’altro, rendevano certo suono argentino più o meno chiaro,
da
cui i pagani pretendevano conoscere la volontà de
romba guerriera ricurva, avente qualche somiglianza coi moderni corni
da
caccia. 2552. Locuzio. — Lo stesso che Ceditio, c
Secondo riferisce Plutarco, gli egiziani dipingevano allegoricamente,
da
questo fiore, il sole che nasce. In tutti i miste
di Barbaria, nel gran golfo di Sirte. Narra Omero, che Ulisse gettato
da
una furiosa tempesta sulla spiaggia dei Lotofagi,
ette anche Lucerie, feste romane che prendevano la loro denominazione
da
un bosco sacro chiamato Lucus, nel quale si celeb
e di quel bosco. Altri autori traggono l’origine delle feste Lucarie,
da
alcuni donativi di moneta che si facevano ai bosc
i Giunone, e madre di Cupido. Secondo Ovidio, la parola Lucina deriva
da
lux ossia luce, perchè essa dava la luce ai bambi
la luce ai bambini, rinchiusi nelle tenebre dell’alvo materno, ovvero
da
lucus bosco sacro. V. Lucarie. Grazie a Lucina s
2566. Luna. — Il Sole e la Luna sono stati gli dei planetarii adorati
da
quasi tutti i popoli dell’antichità, i quali, mer
uomini. Ma come la più profonda superstizione non poteva esser divisa
da
un culto religioso tributato da nazioni affatto s
superstizione non poteva esser divisa da un culto religioso tributato
da
nazioni affatto spoglie d’incivilimento, così i p
andavano facilmente soggetti al potere delle donne, ed erano dominati
da
esse ; mentre per contrario gli adoratori del dio
rità sulle loro mogli, e non correvano il rischio di essere ingannati
da
esse. Da ciò nasce, sempre al dire di Sparziano,
o avvisa il ritorno della luce. Finalmente il cronista Sparziano, già
da
noi più sopra citato, ripete a proposito del cult
durante i sacrifizi che si facevano al dio Luno, gli uomini vestivano
da
donna, e le donne da uomo. Forse per mostrare la
he si facevano al dio Luno, gli uomini vestivano da donna, e le donne
da
uomo. Forse per mostrare la promiscuità dei due s
e Remo, celebrando codesta festa, fossero derubati delle loro mandre
da
alcuni ladri, i quali approfittarono di quella co
culto religioso dei romani, furono, secondo alcuni autori, istituiti
da
Romolo, e secondo altri da Evandro Arcade. — V. L
, furono, secondo alcuni autori, istituiti da Romolo, e secondo altri
da
Evandro Arcade. — V. Lupercale. I Luperci furono
, e secondo altri da Evandro Arcade. — V. Lupercale. I Luperci furono
da
principio divisi in due collegî distinti, detti d
nè si faceva verun conto di essi, così questa amplificazione portata
da
Giulio Cesare in quell’ordino sacerdotale, fu una
i romani credevano di purificare una città o una persona, contaminata
da
qualche impurità o da qualche delitto. Le lustraz
purificare una città o una persona, contaminata da qualche impurità o
da
qualche delitto. Le lustrazioni si facevano in tr
antiche scritture sacre del culto indiano. Brahma è la gran sorgente,
da
cui nacquero il visibile universo, tutte le deità
se e filosofiche, un complesso di principii e di opinioni, professate
da
alcuni filosofi mal convertiti, i quali pretesero
vissero. 17. Cerentiani. — Seguaci dell’eresia Gnostica, cosi decti
da
Corinto, fondatore della loro scuola. Di lui si p
cipio di fede, l’amore contro natura. 19. Ebioniti. — Cosi chiamati
da
Ebione, che fu il fondatore di una delle tante sc
soprattutto coi fanciulli ; vivendo completamente divisi dalle donne,
da
cui si allontanavano con sacro giuramento, al mom
soprattutto coi fanciulli ; vivendo completamente divisi dalle donne,
da
cui si allontanavano con sacro giuramento, al mom
soprattutto coi fanciulli ; vivendo completamente divisi dalle donne,
da
cui si allontanavano con sacro giuramento, al mom
Zeusi, famoso pittore greco del V secolo, avanti Gesù Cristo, scritta
da
Carlo Dati : « Scherzava nella culla il bambino E
an cimento ; e avendo preso con ambe le mani l’uno e l’altro serpente
da
Giunone mandati, non si alterava punto nè poco in
XXXV. Cap. della Genesi così è scritto riguardo all’altare innalzato
da
Giacobbe, per comando di Dio, in Bethel : 2. E
tempio della Mecca, il quale, secondo la loro credenza, fu edificato
da
Abramo e da suo figlio Ismaele. Questo tempio god
a Mecca, il quale, secondo la loro credenza, fu edificato da Abramo e
da
suo figlio Ismaele. Questo tempio gode il privile
o per ogni sorta di colpevoli ; ed è famoso pei pellegrinaggi fattivi
da
più musulmani, i quali lo tengono in cosi grande
i di altezza, che presenta una fronte dirupata e quasi perpendicolare
da
ogni lato, e soprattutto all’est ed al sud. Marm
omati scrittori sacri, onde riportare citazioni dirette, tratte tanto
da
quella. che da questi ; ma non consentendoci lo s
sacri, onde riportare citazioni dirette, tratte tanto da quella. che
da
questi ; ma non consentendoci lo spazio una lunga
rispose : per qual motivo consulti me mentre il Signore si è ritirato
da
te, ed è favorevole al tuo rivale ? 20. Subitamen
si rese celebre nella storia delle Crociate. Essa traeva il suo nome
da
una piccola città del Poitou, poco lungi dalla qu
ggiunto quello di Voltaire col quale é conosciuto in tutta l’ Europa,
da
una terra che faceva parte della fortuna di sua m
ella monarchia persiana. figlio di Cambise persiano e di Mandane nata
da
Astiage re del Medi onde dall’oracolo fu detto mu
il vero padre della filosofia della storia, nacque nel 1668 in Napoli
da
onesti ma poveri genitori, essendo suo padre Anto
caddero nella generale uccisione degli adoratori del fuoco, ordinata
da
Argiasp. 50. Dionisio. — Soprannome dato dal G
ior parte però dei mitologi sostiene essere la voce Dionisio composta
da
Dios che vuol dire Giove, Nysso, ío ferisco ; per
istruzione di un mondo civile e morale. Il falso poi traendo origine
da
immagini tutte fantastiche, ci dipinge forse megl
siffatti concetti, siffatte immagini ; ed aggiungiamo, per toglierci
da
tali censure : che le umane, virtù di rado sorgon
o, educato nella scuola di Dio, onde potè aver lo intuito della Idea,
da
cui nacque la vera religione — L’uomo cadde da qu
lo intuito della Idea, da cui nacque la vera religione — L’uomo cadde
da
questo stato, addivenne selvaggio, la iniziativa
la falce, e dar loro diversi siguificati — Ragioni ed esempii tratti
da
Depuis, da Esiodo, da Giamblico, da Pitagorici e
e dar loro diversi siguificati — Ragioni ed esempii tratti da Depuis,
da
Esiodo, da Giamblico, da Pitagorici e da Macrobio
diversi siguificati — Ragioni ed esempii tratti da Depuis, da Esiodo,
da
Giamblico, da Pitagorici e da Macrobio. 10. Icono
icati — Ragioni ed esempii tratti da Depuis, da Esiodo, da Giamblico,
da
Pitagorici e da Macrobio. 10. Iconologia, ossia p
ed esempii tratti da Depuis, da Esiodo, da Giamblico, da Pitagorici e
da
Macrobio. 10. Iconologia, ossia personificazione
lo insano spettacolo di tante fole e smentirle e rigettarle come cose
da
trivio e viete. Solo la voce di alcuni filosofi,
con la cicuta, e così il politeismo sorgeva impavido gigante e temuto
da
ogni parte. Noi in queste brevi investigazioni no
si disperde per le ambage e circuizioni dell’errore, non dipartendosi
da
un’ontologismo perfetto, che mena alla primitiva
one la vera con l’erronea filosofia. « Il pensiero umano, ei dice(1),
da
primi tempi fino a noi ha percorso due strade dis
, il nominalismo del medio evo e la filosofia che predomina in Europa
da
Cartesio fino a noi ». 3. E rannodando insieme la
to selvaggio o parvolo, sprovveduto di siffatti elementi, non potendo
da
sè stesso porgere amica mano ai suoi bisogni, sen
stesso e nella debolezza di sua vita. L’uomo nato adulto e manodotto
da
Dio, la Idea presentoglisi spontaneamente allo in
li uomini della prima età del mondo, e può trarsene un esempio ancora
da
Platone, sebbene viveva in una età assai posterio
ingersi i caratteri poetici, che sono generi od universali fantastici
da
ridurvi come a certi modelli, o pure ritratti ide
effetti di sapienza civile, riducevano al genere del sapiente civile
da
essi fantasticato, Mercurio Trimegistro ; perchè
esenta vasi sotto il simbolo di un globo. E col globo istesso porto o
da
Dio ad un principe, o da un principe a’popoli di
olo di un globo. E col globo istesso porto o da Dio ad un principe, o
da
un principe a’popoli di lui, indicavasi e un pote
agine di sacra inaugurazione di un principe, si presentava sormontato
da
un’aquila ad ali dispiegate ; e quando davasi una
ispiegate ; e quando davasi una nozione della eternità veniva seguito
da
una fenice ; e quando alle vittorie ed ai trionfi
che celebrate solo da’ nobili, non si permettevano alla plebe, e ciò
da
una delle leggi delle XII. Tavole(1), cui presso
a gli estranei venuti in Creta con una nave detta Toro. Da’ questi e
da
innumeri altri miti, che potremmo portare in mezz
come Iddii tutti gli obbietti, che sembrano loro inintelligibili ; e
da
Tacito(1), che facendo parola degli antichi Germa
rmani abitatori della maremme appo il mare diacciato, diceva credersi
da
costoro, come altra volta abbiamo favellato(2), d
empiute tutte le cose, Iovis omnia plena, concetto tutto panteistico,
da
cui tragge gli esordii quello emanatismo, con cui
disgombrati dalla orridezza di natura, che li circondava, e tutelati
da
mostri, che vi avevano disteso antico impero. E q
ociali, che anzi torna di nocumento a’ popoli ; l’altro da’principi e
da
sacerdoti. Da questa esposizione di Scevola lo im
creati dal fuoco, come credeva Eraclito, che tutto voleva far nascere
da
questo elemento, e tutto ritornare in esso ; o da
questa riponeva tutti gl’ Iddii, che furono immaginafi da’principi e
da
Sacerdoti, e che meritano il culto degli uomini.
si distese la seconda teologia de’ filosofi, detta naturale o fisica
da
Varrone. Finalmente si ritrovò un terzo genere di
i celesti, ed un’anima sparsa dappertutto e motrice della natura, che
da
Pitagorici era detta anima del mondo, che con un’
di che volevano esser ella produttrice, e secondo gli esseri diversi
da
lei usciti, tutta sopra queste intelligenze e sop
ndo i gradi dell’Essere supremo(3), che dice essere e Dio, e la mente
da
lui nata, e l’anima del mondo, vuole che su di qu
ue altro non essere i miti e le favole, che un velo ingegnoso gettato
da
prudente mano su tutte le opere di natura, e seco
orali, e così può chiamarsi la favola di Leucotoe cangiata in albero,
da
cui tragge fuori lo incenso ; o quella di Clizia
ezzo al convito degli Dei, per darsi alla più bella delle Dee, quando
da
Giove scelto Paride per giudice, onde a quale del
reci, e donde può trarsene la etimologia — Iconologia di Giove e come
da
questa si trae la interpetrazione del mito, cui s
to, cui si scopre esser quegli l’etere o l’aere sparso dappertutto, e
da
ciò si dà la vera spiega di alcuni concetti de’cl
cetti de’classici latini — si rafforza la esplicazione di questo mito
da
un simulacro di Giove, ricordato da Pausania, a t
za la esplicazione di questo mito da un simulacro di Giove, ricordato
da
Pausania, a tre occhi, e che voleva intendere lo
così immaginarlo 14. Giove preso per l’anima del Mondo, nozioni tolte
da
S. Agostino nella Città di Dio. 15. Esposizione d
da S. Agostino nella Città di Dio. 15. Esposizione del mito di Giove
da
Plutarco. 16. Bacco, figlio di Giove, interpetraz
— Etimologia della parola Saturno — varie attribuzioni di lui tratte
da
un inno che si vuole di Orfeo — Interpetrazione d
Orfeo — Interpetrazione di alcuni miti di Saturno, esposti e spiegati
da
Tullio nel lib. 11 della Natura degli Dei. 18. Ne
lla Natura degli Dei. 18. Nettuno — etimologia di questa parola tolta
da
Tullio e da Varrone — varii nomi di Nettuno, e lo
egli Dei. 18. Nettuno — etimologia di questa parola tolta da Tullio e
da
Varrone — varii nomi di Nettuno, e loro significa
opre non essere che il sole, ragioni — etimologia della parola Apollo
da
Platone e da altri classici greci — interpetrazio
re che il sole, ragioni — etimologia della parola Apollo da Platone e
da
altri classici greci — interpetrazione di tutti i
22. Apollo uccide il serpente Pitone, allegoria di questo mito, tolta
da
Macrobio. 23. Apollo cacciato dal cielo pastura l
to, cui intendonsi gl’igniti vulcani — traslato de’fulmini fabbricati
da
loro. Giove, Satvrno, Nettvno, Plvtone, Apollo,
credevasi versare a larga mano per lo universo, veniva rappresentato
da
tutta l’antichità in atto di fulminare, e credeva
’aere diffuso dappertutto. « Vedi, diceva Ennio in un verso riportato
da
Tullio(2), tutto questo che cade giù dall’alto e
Tullio(3) « vedi, diceva, ciò che su in alto si eleva mobile e sparso
da
ogni lato, che con tenero amplesso circonda la te
del cielo, della terra e dell’ inferno, e se ne può trarre argomento
da
un simulacro, che, come dice Pausania, vedevasi i
terzo in mezzo alla fronte ; perciocchè oltre la idea dello scultore,
da
cui fu fatto, per indicare lo impero di Dio sul t
e Giove non altro che l’anima del mondo, come mirabilmente fu esposto
da
Virgilio, svolgendo un principio della scuola pit
o globo della Luna, ed i pianeti andar tutti interiormente alimentati
da
un anima, ed una mente trasfusa da ogni parte agi
dar tutti interiormente alimentati da un anima, ed una mente trasfusa
da
ogni parte agitare la immensa mole del mondo, e m
latini, tutto si allude al vino, ed all’ubbriachezza. Ei è così detto
da
Βακχος, clamore, vociferazione ; o da Βαξειν, inf
l’ubbriachezza. Ei è così detto da Βακχος, clamore, vociferazione ; o
da
Βαξειν, infuriare. È nominato ancora Briseo da Βρ
ore, vociferazione ; o da Βαξειν, infuriare. È nominato ancora Briseo
da
Βριθειν aggravare il capo ; e Fiso da φλυειν, let
riare. È nominato ancora Briseo da Βριθειν aggravare il capo ; e Fiso
da
φλυειν, letificare, e ciò tutto dagli effetti del
asta nodosa ed obbliqua indicavasi gli ubbriachi andar vacillanti or
da
una parte, or da un’altra. A lui si innalzavano s
bbliqua indicavasi gli ubbriachi andar vacillanti or da una parte, or
da
un’altra. A lui si innalzavano simulacri per lo p
i suoi concetti, chè era solito divorare tutte le cose che nascessero
da
lui ; perciocchè i semi ritornano nel luogo da cu
le cose che nascessero da lui ; perciocchè i semi ritornano nel luogo
da
cui son nati ; e quando si disse che a lui fu pre
cchè la terra in certo modo divora le cose, che ha generato, nascendo
da
essa i semi, ed in essa ritornando. Se nella favo
tellato. Ancor di lui si raccontarono alcuni miti, che furono esposti
da
Tullio, i concetti di cui noi qui voltiamo nella
etti di cui noi qui voltiamo nella nostra favella, soprattutto perchè
da
questi vengono ad interpetrarsi i concetti dell’i
i dice(1), portava un’antica credenza, che Vrano fosse stato mutilato
da
suo figlio Saturno, e questi stretto in catene da
aziabile di anni consuma tutti quei che corrono. Si dice essere stato
da
Giove avvinto in catene, per non iscorrere troppo
i fiumi si dipingono solto le sembianze di toro, e con sguardi torvi
da
toro, quasi il corso di loro esprimesse un non so
è stesso è invisible, credendosi aver la sede nell’imo della terra, o
da
ανδανειν, placare, perchè presedendo alla morte,
non va discorde dal sentimento di Porfirio in un frammento riportato
da
Eusebio(3), in cui dice esser Plutone il Sole, ch
le ; ma onde dar maggior peso a questo dettato daremo alcune nozioni,
da
cui scorgerassi, non essere Apollo che il pianeta
voce tutta greca Απολλων, o come vuole Platone nel Cratilo, riportato
da
Macrobio(1), dal vibrare che fa il sole de’suoi r
la produce con la sua temperie. Perciò la parola Apollo può derivarsi
da
απολλυοντα, cioè dal tenerci lontani da’morbi. Po
he si è detto dianzi, può derivarsi la parola Apollo dal greco απλος,
da
a privativa, e πολυς molto, ossia non molto, unic
tteristica ben si addice al Sole ; se pure non si voglia far derivare
da
a, che come scorgesi da Screvelio esprime unità,
al Sole ; se pure non si voglia far derivare da a, che come scorgesi
da
Screvelio esprime unità, e da πελειν essere, come
ia far derivare da a, che come scorgesi da Screvelio esprime unità, e
da
πελειν essere, come se si volesse dire απελος, pe
u detto ancora Peon, cioè fornito di facoltà medica. Chiamavasi Delio
da
δηλος illustrazione,cioè dallo illustrarsi tutte
razione,cioè dallo illustrarsi tutte le cose dal Sole. Si nomava Febo
da
φοιβος quasi φως luce, o calore, e βιος vita, per
βιος vita, per esprimersi il calore vitale del Sole. Si diceva Pizio
da
πυθιος serpente, che si credeva di avere strozzat
dal suo centro. A suoi piedi ponevano tre figure muliebri circondate
da
un serpente, tra le quali quella, che sorgeva in
hi detti Pizii, onde perpetuare una vittoria, che si voleva riportata
da
questo nume in uccidere il serpente Pitone. Anche
a, e noi qui ne daremo la interpetrazione come saggiamente fu esposta
da
Macrobio, la quale egli stesso improntava da Anti
e saggiamente fu esposta da Macrobio, la quale egli stesso improntava
da
Antipatro filosofo stoico — Dalla terra, così vol
ugate e svanite, i poeti ne immaginarono la favola del dragone ucciso
da
Apollo. 23. Raccontasi del pari di Apollo un’altr
lo. 23. Raccontasi del pari di Apollo un’altra favola — che scacciato
da
Giove dal cielo andasse a pasturare le greggi del
i fu detto Απολλων νομιος, Apollo pastore, derivando la parola νομιος
da
νομη, pascolo, o dal verbo νομιν, pasturare. Macr
della luce civile, onde gli eroi si dissero κλειτοι, chiari da’greci,
da
κλεος gloria, e si dissero inclyti dai latini, da
ι, chiari da’greci, da κλεος gloria, e si dissero inclyti dai latini,
da
cluer, splendore d’armi…… Ed è detto Apollo Dio f
apelli dalla loro chioma : e forse quindi dissero la Gallia chiomata,
da
nobili, che fondarono tale nazione, come certamen
che dileguale addensate tenebre della notte ; e con i colubri, tenuti
da
tutta l’antichità per simbolo della vita, associa
credeva che Mercurio scendesse nello inferno per ricondurre le ombre
da
que’luoghi tenebrosi : con questo indicavasi l’ap
re e le larve, figlie della notte. Narrossi di lui di aver morto Argo
da
cento occhi, posto a custodia della giovanetta Io
Argo da cento occhi, posto a custodia della giovanetta Io, trasmutata
da
Giove in vacca, onde trarla al furore di Giunone
questo egli era detto Cillenio, parola tutta greca, che può derivarsi
da
κυλλω, che risponde all’italiano rendere zoppican
sivi alla parola. E su le prime è detto Hermes, che potrebbe derivare
da
ερειν parlare, o come altri vogliono Διοστορος, v
nò il censo…. Da Mercurio de’Greci fu ritrovata la lira e gli fu data
da
Apollo, Dio della luce civile, ossia della nobilt
so. Nacque questo Dio in mente de’Greci, onde personificare il fuoco,
da
cui l’uomo sa trarre molti vantaggi. — Il fuoco,
Ηφαιστος che s’interpetra Vulcano, e perciò questo Dio si vuole nato
da
Giove e da Giunone, intendendosi con l’uno non al
he s’interpetra Vulcano, e perciò questo Dio si vuole nato da Giove e
da
Giunone, intendendosi con l’uno non altro che l’e
: con questo si alludeva all’ignivomo cratere dei Vulcani. I fulmini
da
loro fabbricati si volevano essere composti di tr
alludere a’terribili effetti, che sentivano coloro, che erano colpiti
da
tali fulmini, e lanciati dalla destra dell’altito
lo III. Sommario — 33. Giunone attribuzioni di questa Diva tratte
da
un’inno di Orfeo — da’concetti di Orfeo traluce
altro che l’aria, ragioni. 34. Etimologia della parola Giunone tolta
da
Tullio — interpetrazione de’miti di Giunone dell
esto mito. 38. Diverse interpetrazioni del mito di Proserpina stratte
da
Eusebio, e da Bacone. 39. Cibele — Maniera di rap
Diverse interpetrazioni del mito di Proserpina stratte da Eusebio, e
da
Bacone. 39. Cibele — Maniera di rappresentarsi di
use — Etimologia di questa parola, e vario suo significato. 50. Donde
da
tre si immaginarono nove Muse, opinioni di Varron
a vedesi in alcune antiche medaglie assisa su di un carro trasportata
da
pavoni per le vie dell’aria. Da questo del pari f
esentar l’aria sotto le sembianze di una Diva, portata su di un carro
da
pavoni. 34. Tullio traendo la etimologia della pa
nni, che dalla solennità degli auspicii di Giove furono detti giusti,
da
fratelli, e da sorelle dovettero incominciare : r
solennità degli auspicii di Giove furono detti giusti, da fratelli, e
da
sorelle dovettero incominciare : regina degli uom
nciare : regina degli uomini e degli Dei, perchè i regni poi nacquero
da
essi matrimonii legittimi….. È Giunone detta Giog
poi nacquero da essi matrimonii legittimi….. È Giunone detta Giogale
da
quel giogo, onde il matrimonio solenne fu detto c
α, dalla quale debbono essere stati detti essi eroi, perchè nascevano
da
nozze solenni, delle quali era nume Giunone, e pe
cibo dell’uomo selvaggio. Ella rappresentavasi su di un carro guidato
da
Trittolemo, o trascinato da due serpenti alati. È
la rappresentavasi su di un carro guidato da Trittolemo, o trascinato
da
due serpenti alati. È questa una simbolica tutta
tesso un migliore alimento. 36. Presa Cerere per la terra con ragione
da
greci fu detta γημητηρ, da γη terra, e μητηρ, mad
36. Presa Cerere per la terra con ragione da greci fu detta γημητηρ,
da
γη terra, e μητηρ, madre, madre alimentatrice deg
uta madre di Giove ; perciocchè tutto quello che porge la terra viene
da
Giove, ossia dall’aria. Per questo ancora si diss
o un nome tutto greco περσεφονη, che Screvelio nel suo lessico deriva
da
περθιν devastare, e φενιν uccidere. Quanto sia a
tutta la terra. Sapendo finalmente di trovarsi nello inferno, ottiene
da
Giove di riportarla con seco per sei mesi su la t
ve e di Cerere, cioè del cielo e dell’agricoltura, come può scorgersi
da
ciò che abbiamo detto di Giove e di Cerere istess
gersi da ciò che abbiamo detto di Giove e di Cerere istessa. È rapita
da
Plutone — con questo volevasi indicare, ch’è d’uo
aginato, la figlia di Cerere, ossia l’istessa fecondità essere rapita
da
Plutone e portata con lui nell’Orco ; e compianta
verno percorre le parti più remote del mondo, onde vogliono di venire
da
lui rapita Proserpina « E diversamente ancora lo
ro quello spirito etereo, che si racchiude sotto terra, rappresentato
da
Plutone, e vi è rattenuto disgiunto dalla parte s
nascere lo incivilimento ove prima non’era che fierezza ed un vivere
da
selvaggio. Quanto si disse di lei tutto era una s
inverno e fuori tragge nella estate. Assisa su di un carro sostenuto
da
ruote trascinate da leoni, indicandosi col carro
gge nella estate. Assisa su di un carro sostenuto da ruote trascinate
da
leoni, indicandosi col carro la terra librata in
nia, perciocchè questo triangolo si divide in tre perpendicole tirate
da
tre angoli. Così Plutaron(1). Altri la derivano d
erpendicole tirate da tre angoli. Così Plutaron(1). Altri la derivano
da
una parola celtica men, che in italiano risponde
ano da una parola celtica men, che in italiano risponde a giudizio, e
da
errua, che interpetrano forza e giudizio, onde Me
le loro meditazioni metafisiche, che la Idea eterna in Dio è generata
da
esso Dio, ove le idee create sono in noi prodotte
n Dio è generata da esso Dio, ove le idee create sono in noi prodotte
da
Dio. Ma i poeti teologi contemplarono Minerva com
non poche altre cose, poichè ne’suoi nomi, e nelle sue attribuzioni,
da
noi spigolati con lungo studio ne’classici greci,
a, onde l’uomo è plasmato. Il suo nome tutto greco Αθηνη può derivare
da
ατρειν, raccogliere ; perciocchè personificandosi
ttribuirono virilità e truculenza, quali caratteristiche trasparivano
da
gli occhi suoi, dipingendoli di color glauco, com
d Euripide ne tragge etimologia ; poichè tutti coloro, che sono presi
da
Venere, addiventano, come ei dice, αφρονες cioè s
Cupido, ed una a lei era venerato. Chi sia questo nume ben si scorge
da
un frammento delle Commedie di Alesside, e noi qu
che con tanta pompa esce dal grembo delle acque, passò per aver avuto
da
quelle il suo nascere. Fra i piccoli pianeti è de
ribuito un moderato calore, e il privilegio di umettare l’atmosfera :
da
ciò vennero gl’influssi, che le furono attribuiti
secondo i diversi suoi aspetti in cielo ». 45. Diana — Ella fu detta
da
Orazio Diva Triformis, perciocchè ella era consid
di Ecate e Proserpina, o per altra cagione che poco dopo esporremo, e
da
questo triplice aspetto era detta ancora Epipirgi
agitazione della mente, pensiero. I latini ne traggono la etimologia
da
Dea iens, cioè Dea che trovasi in continuo movime
, che credevasi di avere per la caccia, se pur non si voglia derivare
da
dies giorno, che’è una stella, che precede la com
è detta Lucifer apportatrice del giorno. Portava poi il nome di Ecate
da
εκατον cento, o perchè ella veniva placata con ce
caccia, e perciò si dipingeva con l’arco, con il turcasso, e seguita
da
cani. Era questa una simbolica, con cui volevasi
unisce a gli altri segni celesti. 46. Si vuole che Diana veduta nuda
da
Atteone celebre cacciatore, mentre si bagnava una
ll’uomo, e può trarsene argomento dal tempio a lei fabbricato in Roma
da
Numa Pompilio quasi in forma di un globo, per dim
n di rado fu presa per la terra. Invero Aristarco di Samo fu accusato
da
Cleonte, uditore di Zenone, di non aver tributato
centro dell’universo, per farla rivolgere intorno al sole. Posciachè
da
gli antichi fu creduto rimanersi la terra sempre
pre immobile e fissa nel suo centro, a Vesta fu dato il nome di εστια
da
εστενια, stare, per indicare che quasi su di un f
rocchè tutte le cose fatte dalla terra si risolvono in essa, e poscia
da
essa di nuovo risorgono. Per questo i greci da Ve
vono in essa, e poscia da essa di nuovo risorgono. Per questo i greci
da
Vesta prendevano le iniziative de’sacrificii, e c
te dal greco μουσειν, che risponde all’italiano spiegare i misteri, o
da
απο της μωσεως, ricerca, perchè si voleva di aver
icare che le discipline necessarie all’uomo, ritrovate la prima volta
da
Giove non si possono acquistare dagli altri che c
poema. E dalla lettura delle opere dello stesso Pausania apprendiamo
da
tre essersene fatte nove — Piero principe Macedon
ante graziose donzelle sue figlie — Varrone ne fragge la loro origine
da
diverso avvenimente — Volendo gli abitatori di Si
belle arti, della poesia, della musica, delle danze, e degli effetti
da
queste prodotti. Con la parola Clio κλεος gloria,
e degli effetti da queste prodotti. Con la parola Clio κλεος gloria,
da
κλειειν, cantar le geste, onde volevasi personifi
e sentesi in cuore di coloro, che odono la melode de’versi. Per Talia
da
θαλεια immortalità e verdezza, esprimevasi la flo
erbo τερπω e χορος dilettare, significavasi il diletto, che si tragge
da
coloro, che hanno apparato le belle arti. Per Era
che si tragge da coloro, che hanno apparato le belle arti. Per Erato
da
ερατος amabile, la stima che il tempe e la fama a
teri il loro nome per gl’inni cantati in laude degl’Iddii. Per Vrania
da
ουρανος cielo, la contemplazione de’cieli, l’astr
e Giano un segno celeste. 69. Altre ragioni per lo stesso argomento —
da
altri si vuole essere il mondo, e da ciò Tullio t
agioni per lo stesso argomento — da altri si vuole essere il mondo, e
da
ciò Tullio tragge la etimologia della parola Gian
, pane. 55. Ercole — Egli è così detto dal greco Ερακλεης, che deriva
da
ερα Giunone, ossia l’aria, e κλεος gloria, come s
attribuirono tutte le più grandiose azioni eseguite di tempo in tempo
da
tanti illustri, onde la gran selva della terra ir
le lane, onde presso il poeta della Iliade Atreo si duole di essergli
da
Tieste immolate le pecore di oro. Degli Argonauti
biade. E il sommo cantor dell’Eneide(1) portando innanzi il traslato,
da
questi pomi di oro fece quel memorabile ramo di o
ne uno, rovesciollo. Le Naiadi raccolsero questo corno, e riempiutolo
da
loro di fiori e frutti, fu detto il corno dell’ab
n quella di toro le sue inondazioni ne’campi — con venirgli strappato
da
Ercole un corno il porsi in un solo letto le due
allri Dei del mare, perciocchè Ercole non andava disgiunto nel culto
da
tutte queste divinità. Ne’suoi tempii ancora si a
Zodiaco per mezzo di altrettante fatiche che la favole vuole eseguite
da
Ercole. Nè Ercole, diceva Macrobio(2), va estrani
le la forza della natura. E per esprimere questa forza fu porta a lui
da
Greci un’arma possente, la clava, e del pari si i
ge su le sponde del fiume Alfeo, e seco porta il toro di Creta, amato
da
Pasife, che devastava le pianure di Maratona. Com
isteo, figlio del fiume Peneo. X. Ercole vince Gerione, cui la favola
da
tre corpi, e ne conquista i suoi buoi, uccide un
to di Orione, che andò amante delle Atlantidi, ossia delle Pleiadi, e
da
quello del Boaro, conduttore dei buoi di Icaro. X
sacrificio, una tonica sparsa di sangue di un Cintauro, che fu morto
da
lui stesso al guado di un fiume, e questa tonica,
uoi compagni alla fonte di Dirce, per cavarne acqna, li vide divorati
da
un Dragone, che egli uccise, e seminandone i dent
chi sono significati essi ordini ». 65. Giano — Giano è rappresentato
da
tutta l’antichità a due facce, ond’è detto Bifron
mente nel Lazio, suo regno, Saturno scacciato dal cielo, avesse avuto
da
lui il dono di conoscere l’avvenire, e non mai ob
abbiamo preso di mira la favola nel senso tutto allegorico, dobbiamo
da
altri principii interpetrare questo mito di Giano
da’ Romani, come loro prima divinità tutelare, il eulto del quale fu
da
loro unito a quello del tempo e del Dio-Luce, oss
nsiderato come un segno celeste, che rifulge tra gli astri, preceduti
da
lui nel loro cammino intorno il sole. 67. E onde
istoria — Giù, Vate operoso, il timore ; odi le mie voci, ed apprendi
da
me stesso ciò, che desideri sapere. Caosse era il
pprendi da me stesso ciò, che desideri sapere. Caosse era il mio nome
da
gli antichi. Questo lucido aere, e questi tre cor
ta, non ignori del pari quale sia il mio ufficio. Tutto ciò, che vedi
da
ogni lato, il Cielo, il mare, le nubi, la terra,
do va sempre movenlosi con ravvolgersi in giro, e con darsi principio
da
sè, ed in sè ritornare, onde Tullio riportato da
con darsi principio da sè, ed in sè ritornare, onde Tullio riportato
da
Cornificio(2), vuole non Giano, ma Eano ab cundo
la sua istessa coda, onde far comprendere, che il mondo e si sostiene
da
sè stesso, ed in sè stesso si ravvolge — molti te
endo coloro, che non sapevanli interpetrare, fino a quando indovinata
da
Edipo, gittossi giù da un monte e finì di vivere.
pevanli interpetrare, fino a quando indovinata da Edipo, gittossi giù
da
un monte e finì di vivere. La interpetrazione di
e sotto le sembianze di caprone. Era questa una simbolica escogitata
da
gli antichi, onde personificare la natura, tutto
frondi degli alberi, o dall’agitamento delle selve, senza esser mosse
da
vento, o da altri improvvisi suoni dagli antri e
alberi, o dall’agitamento delle selve, senza esser mosse da vento, o
da
altri improvvisi suoni dagli antri e dalle voragi
trarre la etimologia dal verbo patet. (6). Ostilina — E così detta
da
hostire, che importa eguagliare, ond’è nato hosti
ne del tempo mattutino. (3). Roncina — Varrone deriva questa parola
da
runcare, che importa svellere, onde nacque averru
la quale gravida di Mercurio desse alla luce Evandro, e poscia presa
da
furore presagisse i destini a’mortali, onde il ca
nel Campidoglio, ove ella abbe stanza. (4). Rvmina — È così detta
da
una parola antiquata rumen, che significa mamma,
lib. I ver. 88 e seg. (1). Giano è detto Patulcio, che può derivare
da
patet, aprire, e Clusio, da Claudere, chiudere, o
Giano è detto Patulcio, che può derivare da patet, aprire, e Clusio,
da
Claudere, chiudere, ossia dall’aprirsi le porte d
boschi sacri, vittime, libri santi, ec. I Romani la chiamarono favola
da
fari, discorrere. 2. Alle descrizioni delle divin
luzioni naturali del globo (e ne fanno fede i tanti diluvj rammentati
da
ogni nazione e le tracce frequentissime dei vulca
e va d’ accordo con la morale antica il credere che le stelle inviate
da
Giove splendessero sulla terra quali occhi del ci
ttima della propria bellezza, rappresenta gli effemminati e i sedotti
da
eccessivo amor proprio. 11. La poesia destinata a
i e cunei e graffi e liquido piombo, e tutta intera una suppellettile
da
patibolo, per significare che il cattivo destino
chi lo merita, e che il male par necessario solamente perchè l’ uomo
da
sè stesso si allontana dal bene (332. 2°). Le tre
i figliuoli. 28. Ma vedremo poi come le promesse incaute, consigliate
da
sfrenata e crudele ambizione, tornino a danno di
ito, e gli tenne celato Giove, offrendogli in sua vece una pietra che
da
Saturno fu subito divorata. E ciò fece anche quan
o vinse, e lo imprigionò con Cibele in angusto carcere ; ma poi Giove
da
buon figliuolo venne a capo di liberarli ambedue.
uoni, virtuosi, in pace, godendosi i beni della terra, spontaneamente
da
essa prodotti. Ma le età successive travagliate d
ra, spontaneamente da essa prodotti. Ma le età successive travagliate
da
nuovi bisogni, per sodisfare ai quali nacquero le
delicato frutto Dava il grato terren liberamente ; E quale egli venia
da
lui produtto, Tra sé il godea la fortunata gente
Dei Lari e Penati (325). Secondo altri questo tempio era stato eretto
da
Romolo fondatore di Roma e da Tazio re dei Sabini
do altri questo tempio era stato eretto da Romolo fondatore di Roma e
da
Tazio re dei Sabini, in memoria del trattato di p
este istituite nel Lazio in onor di Saturno e in memoria della dimora
da
esso fattavi e dell’ età dell’ oro, furon dette S
la moneta per agevolare il commercio ; e i primi conj rappresentavano
da
un lato una nave, simbolo del commercio, e dall’a
a per essere divorato allude alla favola dei figli. È questo il luogo
da
ricordare i bellissimi concetti del Petrarca nel
ifica i tesori chiusi nelle viscere della terra. Il suo carro, tratto
da
due leoni, è l’ emblema della terra equilibrata n
ti cedevano ad esse il primo posto, e fuor del tempio erano precedute
da
un littore armato dei fasci consolari. Se una Ves
orpora. 48. I sacerdoti di Cibele avevano il nome di Galli in latino,
da
Gallus, fiume di Frigia, bevendo l’ acqua del qua
ùzo, in greco, vuol dire io spavento, essendochè lo sciagurato spinto
da
soverchio affanno a levarsi la vita è oggetto di
Sicilia, rapilla ; nè valse l’ ardita difesa della ninfa Ciane che fu
da
lui trasformata in fontana. La terra si spalancò
avea vòlto il pensiero Alle ghirlande e a’ fior, come si vede Prender
da
quel cosi affumato e nero, Stridendo alle compagn
n suo soccorso. Anguillara. Cerere sconsolata salì un carro tratto
da
draghi alati per volare in traccia della predilet
liarono in Linco re della Sicilia, se costui non fosse stato cangiato
da
Cerere in lince. Indi Celeo eresse un tempio in o
asa di una vecchiarella per nome Bècubo, che amorevolmente le offerse
da
bevere, e le dette da mangiare una scodella di pa
a per nome Bècubo, che amorevolmente le offerse da bevere, e le dette
da
mangiare una scodella di pappa. E Cerere a dir ve
ma ogni preghiera fu vana. Corse poi opinione che Giove, impietosito
da
Cerere, concedesse a Proserpina (53) di passare s
ad Orfeo (469), altri ad Eumolpo.16Gli Ateniesi poi le fanno derivare
da
Cerere stessa, che sotto spoglie mortali aveva ab
e (thesmos, legge, phéro, io porto, gr.) in memoria delle savie leggi
da
essa date ai mortali. Erano celebrate dalle donne
tinte, le quali parecchi giorni prima dovevano purificarsi, astenersi
da
ogni divertimento, e vivere con sobrietà esemplar
inque giorni della loro durata le donzelle vestite di bianco andavano
da
Atene ad Eleusi recando in capo i canestri sacri
liuola Metra, degna di miglior padre, studiando ogni via di liberarlo
da
tanta miseria, ottenne da Nettuno di potersi, com
lior padre, studiando ogni via di liberarlo da tanta miseria, ottenne
da
Nettuno di potersi, come il marino Proteo (195),
nito ! Nanrano alcuni che Erisittone perisse d’un colpo d’asce datosi
da
sè stesso mentre abbatteva il bosco sacro di Cere
5) moglie di Celo (25) per vendicare i Titani suoi nipoti precipitati
da
Giove nel Tartaro, gli fece ribellare i Giganti (
gura d’un leone, combattè per qualche tempo con intrepidezza, animato
da
Giove che di continuo gli gridava : Coraggio, fig
9 70. Giove, mantenutosi l’impero del mondo e non avendo più nemici
da
temere, s’occupò della formazione dell’uomo. Indi
rte nell’ambizioso potere, così la pena di Prometeo appariva ordinata
da
Giove. Ma lo stesso rigeneratore a veva presagito
ore e Clitennestra (441), di Polluce e d’Elena (601) ;22 poi comparve
da
satiro ad Antiope regina delle Amazzoni e madre d
e (274) ossia alla ninfa Mnemosine (Mnéme, memoria, gr.). 76. Perifa (
da
perì e phaino, io splendo intorno), che era uno d
Dei, e per questa assuefazione alle atrocità divenne crudele a segno
da
far morire tutti i forestieri che passavano pe’su
avano pe’suoi stati. Giove in sembianza umana volle andare ad ospizio
da
lui, e Licaone s’apparecchiò a levargli la vita m
: Lucezio o Diespiter, ossia diei pater, padre del giorno : Feretrio,
da
ferre, perchè nel suo tempio erano recate le spog
delle mosche, perchè, mentre Ercole sacrificava agli Dei, fu assalito
da
uno sciame di mosche trattovi dall’odore della vi
in Olimpia, ed ivi era la mirabile statua di Giove Olimpico, scolpita
da
Fidia, e annoverata tra le sette maraviglie del m
43). Sotto il nome di Giove Statore (79) n’ebbe uno in Roma erettogli
da
Romolo ; e moltissimi altri per tutto. I suoi tre
onj, Matrona o Pronuba ; e presiedeva anche ai parti pigliando allora
da
lux (luce) il nome di Lucina. Fu anche detla Mone
gliando allora da lux (luce) il nome di Lucina. Fu anche detla Moneta
da
moneo, per cagione dei salutari avvertimenti o am
ta da moneo, per cagione dei salutari avvertimenti o ammonizioni date
da
essa ai Romani, massime nella guerra coi Galli Se
a col piede ; Vulcano (270) che Giove precipitò dal cielo sulla terra
da
quanto era deforme ; ed Ebe (87) Dea della giovin
edos, consiglio, gr.) figliuolo di Tros re di Troja, facendolo rapire
da
un’aquila nel tempo che il giovinetto era a cacci
a due calamite, con due incudini ai piedi e colle mani legate a tergo
da
una catena d’oro. 89. Ma non essendo stata effica
sdeguata contro Io la consegnò alle Furie (232), e la fece tormentare
da
un assillo che di continuo la pungeva ; sicchè la
e ; la figliuola Semele (147, 148) restò, per sua malizia, incenerita
da
Giove ; e fu esposto Ercote (364) a grandi rischi
l padre perchè ripopolasse il suo regno ; ed egli fece scaturir fuori
da
una vecchia querce della dodonea foresta una quan
Ifianasse, per essersi vantate belle quanto Giunone, furono assalite
da
tale impeto di frenesia, che andavano errando fur
messaggera di Giunone ; l’ambiziosa regina degli Dei non volle esser
da
menò del-marito, il quale aveva per suo araldo Me
one. 94. Giunone più spesso è rappresentata sopra un carro tirato
da
due pavoni, con lo scettro in mano, e la fronte c
rire nel mare Egeo l’isola di Delo,27 e Latona trasformata in quaglia
da
Giove, si rifugiò in quell’isola, e vi partorì Ap
olito gastigo di convertirli in rane. 99. Appena che Apollo fu in età
da
far uso delle sue forze, consacrò la prima prova
a Pitia o Pitonessa (122) per dare gli oracoli. Indi furono istituiti
da
Teseo i giuochi Pitii per rammentare questa prova
o questa risurrezione quale oltraggio alla divina potenza, e istigato
da
Plutone (213), che malvolentieri vedeva ritorsi d
otenza, e istigato da Plutone (213), che malvolentieri vedeva ritorsi
da
Esculapio i suoi morti, fulminò il medico temerar
ce di Diana e figliuola del fiume Peneo, fu incontrata all’improvviso
da
Apollo nel tempo del suo esilio sopra la terra, e
nderla, sulle proprie sponde la trasformò in alloro. Apollo, afflitto
da
questa avventura, staccò un ramo dall’albero, se
la, Zeffiro, per gelosia d’amicizia, fece stornare la palla ribattuta
da
Apollo, in modo che Giacinto ne restò colpito ed
, (Dante, Parai., c. X.) apparisce guidando il carro del sole tratto
da
quattro focosi cavalli, chiamati Etone (aitho, io
’Aurora sposò Titone, figlio di Laomedonte re di Troia, e gli ottenne
da
Giove l’immortalità, ma non pensò ad implorargli
a perpetua giovinezza ; sicchè Titone, riducendosi ad essere oppresso
da
interminabile decrepitezza, desiderò ed ottenne d
ale militò con Priamo (587) nella guerra di Troia, e vi rimase ucciso
da
Achille (536). Questa morte riescì dolorosa oltre
no in due branchi, e si combatterono con tanto furore ed ostinazione,
da
cader morti accanto al rogo a guisa di vittime im
d’Atene. Questo Cefalo andava di continuo a caccia ; e Procri, presa
da
gelosia, volle seguirlo occultamente e nasconders
te accostare smosse il cespuglio. Cefalo si credè di essere insidiato
da
una belva nascosta in quelle fronde, vi lanciò il
ra con la veste di color rancio, con una face in mano, in sull’uscire
da
un palazzo vermiglio, assisa sopra un carro color
l’abito, componendone pur di molti uno che paia più appropriato, s’ha
da
considerare che ella, come ha tre stati e tre col
a posta a sedere in una sedia indorata sopra un carro simile tirato o
da
un Pegaseo alato, o da due cavalli, chè nell’un m
sedia indorata sopra un carro simile tirato o da un Pegaseo alato, o
da
due cavalli, chè nell’un modo o nell’altro si dip
ndo il nome che Omero dà loro di Lampo e di Fetonte. Facciasi sorgere
da
una marina tranquilla, che mostri d’esser crespa,
e vantando, secondo il solito, l’alta sua origine, gli fu contradetta
da
tutti. Di che andato a lagnarsi col padre, gli ch
ed Apollo, benchè sulle prime ne lo dissuadesse, fu poi tanto debole
da
acconsentirvi. Allora i cavalli, accortisi di ess
debole da acconsentirvi. Allora i cavalli, accortisi di esser guidati
da
mano inesperta, deviano il corso ; ed ora salendo
già canuto e veglio In augel si converse, e con la voce, E con l’ali
da
terra al cielo alzossi. Eneide, lib. X, trad. d
za delle penne, i miti costumi ne fecero un animale caro ai poeti ; e
da
essi ebbe culto, quale uccello sacro ad Apollo, a
ole (364) ; il quale Ercole, se volessimo credere alla favola, offeso
da
una riprensione troppo severa, avrebbe con la sua
pode della Sibilla, tutto d’oro massiccio, era stato trovato nel mare
da
alcuni pescatori. Costoro, dopo molte contese int
a’Greci la prima cognizione delle scienze ; e l’eloquenza e la musica
da
lui professate o inventate impressero nel loro an
l monte Elicona dalle acque della ninfa Castalia trasformata in fonte
da
Apollo, e da quelle dell’Ippocrene (hippos, caval
na dalle acque della ninfa Castalia trasformata in fonte da Apollo, e
da
quelle dell’Ippocrene (hippos, cavallo, kréne, fo
a singolare prerogativa, comunicandola alle acque del Pattolo che fin
da
quel tempo recarono sabbia d’oro. Potremmo riflet
referita Leucotoe (la stessa che Ino) (449), ne concepì tanta gelosia
da
lasciarsi morire di fame. Il Nume la cangiò allor
figie della madre per indurla a sposarlo ; ma Orcano, avutone sentore
da
Clizia, celò in un sotterraneo la figliuola. Allo
quand’ecco che inavvertentemente lo uccide, e ne rimane sì addolorato
da
perdere a poco a poco la vita. Apollo, afflittone
ronide figlia di Flegias e madre d’Esculapio (289) fu anch’essa amata
da
Apollo ; ma poichè un corvo gli ebbe svelato ch’e
llo, ha la raggiera e percorre lo Zodiaco (676) sopra un carro tirato
da
quattro cavalli bianchi. A Lebadia nella Beozia,
i. A Lebadia nella Beozia, dov’era il bellissimo tempio fabbricatogli
da
Trofonio, i popoli e i re andavano frequentemente
o di Diana in Efeso (143) ; la statua di Giove-Olimpico (81) scolpita
da
Fidia ; i giardini e le mura di Babilonia costrui
(81) scolpita da Fidia ; i giardini e le mura di Babilonia costruiti
da
Semiramide ; il palazzo di Ciro che dicono avesse
e ancora diamo lo stesso nome ai sepolcrali monumenti. Era circondato
da
36 colonne, aveva 200 braccia di circuito, 70 di
circuito, 70 di altezza, e sorgeva sulla sua cima un bel carro tirato
da
quattro cavalli. Le statue e i bassi rilievi di q
pongono tra le meraviglie il Faro d’Alessandria in Egitto, costruito
da
Sostrate architetto di Gnido sotto il regno di To
97), e sorella d’Apollo (96). Forse questo suo nome principale deriva
da
dios che in greco vuol dire Giove. 138. In cielo
era sostenuto sopra cento ventisette colonne alte 30 braccia, erette
da
altrettanti re, nello spazio di duecento venti an
ostruirono il tempio con eguale magnificenza ; ma fu poi saccheggiato
da
Nerone ; e gli Sciti lo arsero nuovamente verso l
simulacro. 145. Sulla maggior parte delle antiche medaglie è vestita
da
caccia, in abito succinto, coi capelli annodati d
e l’arco in mano ; e i poeti la dipingono anche sopra un carro tirato
da
cerve o da cervi bianchi ; ma quando presiede all
mano ; e i poeti la dipingono anche sopra un carro tirato da cerve o
da
cervi bianchi ; ma quando presiede all’astro nott
isolvo che le facciate l’arco come di sopra. Cavalchi un carro tirato
da
cavalli, un nero, l’ altro bianco, o (se vi piace
o da cavalli, un nero, l’ altro bianco, o (se vi piacesse di variare)
da
un mulo, secondo Festo Pompeio, oda giovenchi, se
lia di Cadmo (482) fondatore e re di Tebe. 147. Giunone (85) fu presa
da
fiera gelosia della predilezione di Giove per Sem
sua infanzia, le cangiò in stelle chiamate Jadi. Ma quando fu in età
da
essere istruito, presero a educarlo le Muse (274)
na, figliuola di Minosse (228) re di Creta, che era stata abbandonata
da
Teseo (402), c le regalò una corona d’ oro ingemm
olto al dio Mitra (707) dei Persiani ; tal altra è in un carro tirato
da
tigri o da pantere od anche da Centauri (430). 1
Mitra (707) dei Persiani ; tal altra è in un carro tirato da tigri o
da
pantere od anche da Centauri (430). 158. Era imm
siani ; tal altra è in un carro tirato da tigri o da pantere od anche
da
Centauri (430). 158. Era immolata a Bacco la gaz
lio, Encide, lib. IV. Trad. del Caro. 161. Il caduceo tenuto in mano
da
Mercurio era una verga alata in cima e con due se
ce dall’ aver ammesso la Metempsicosi, ossia il passaggio delle anime
da
un corpo morto in un corpo vivo. Cosi gli antichi
he la loro anima passi dal corpo di un uomo in quello d’un animale, e
da
questo in un albero o in una pianta, perchè essi
bizzarra allegoria della prontezza con la quale Mercurio seppe anche
da
giovinetto cattivarsi l’animo di tutti, e divenir
ermine di paragone per metterli a prova. Un’altra metamorfosi operata
da
Mercurio, ma non più in occasione di furti, vien
perata da Mercurio, ma non più in occasione di furti, vien rammentata
da
Dante nel c. XIV del Purg. a proposito dell’invid
re d’ Atene, che invidiosa perchè la sua sorella Erse fosse protetta
da
Mercurio, pose ostacoli all’amore del Nume ; ed e
ela punire, la converse in pietra. 168. Mercurio fu chiamato Cillenio
da
un monte d’Arcadia che secondo alcuni fu luogo de
, Imene o Imeneo, le tre Grazie ed Enea ; e figurarono parimente nati
da
lei il Riso, gli Scherzie i Piaceri, che apparisc
lascivia umana, Nutrito di pensier dolci e soavi, Fatto signore e Dio
da
gente vana. Qual é morto da lui, qual con più gra
ensier dolci e soavi, Fatto signore e Dio da gente vana. Qual é morto
da
lui, qual con più gravi Leggi mena sua vita aspra
empre a far bella la verità e profittevole la finzione, lo fa nascere
da
Poro Dio dell’ abbondanza unitosi in matrimonio c
principalmente con la carità, la quale santifica gli affetti ispirati
da
lui. Saffo (177), celebre e soavissima e sventura
or suo fosse santo ed unico in terra, lo pose nel cielo, ed inspirato
da
esso a quel canto che dovea rendere ma ravigliata
n Amore universale, un sentimento comune in tutti gli nomini, spirato
da
tutti gli oggetti della pura e schietta natura ;
esso ; regola immortale data ai mortali dal Cielo, che è indipendente
da
ogni umano volere, che la natura insegna, che la
ompagne inseparabili della madre, perchè la Dea della bellezza riceve
da
loro la leggiadria e tutti i divini pregi che la
vantarsi di tanta predilezione, fu punito di questa sua indiscretezza
da
Giove (63) con un colpo di fulmine che gli sfiorò
corse che la passione più dominante di Psiche era la curiosità, e fin
da
quel punto ravvolse nel mistero le sue intenzioni
a Psiche : « Voi siete padrona di questo palazzo, o potete comandarvi
da
principessa. » Psiche ordina infatti, e ad ogni s
eccitavano a discoprire il mistero. Finalmente arrivarono a tal segno
da
inspirarle diffidenza contro il donatore meravigl
ccosta…. ed oh maraviglia ! trova addormentato colui ch’ ella cercava
da
tanto tempo. « Oh ! egli dorme, » esclamò sotto v
come ! lo stesso Amore è il mio amante ! Ed è questo il mostro temuto
da
me e dalle mie sorelle ? Ah ! è il dio Amore, egl
are ad attingere una secchia d’acqua fangosa ad una fontana custodita
da
quattro furibondi draghi ; quindi dovè arrampicar
che le si ferma sul volto : si specchia, e scorge la deforme maschera
da
cui è rimasta coperta. A tal vista sviene, e si r
a cui è rimasta coperta. A tal vista sviene, e si riduce in uno stato
da
far temere della sua vita. Le vengono prodigati s
e giovinetta aleggia, E le ripete susurrando i primi Detti d’amor che
da
un garzone udia. 179. Venere ebbe maggior culto
pia era stata dipinta in atto di uscir dalle onde, incoronata di rose
da
Pito o Suada, Dea, della persuasione e sua fida c
in un carro di madreperla, ossia sopra una conchiglia marina, tratta
da
colombe, da cigni o da passeri. Senza velo era be
di madreperla, ossia sopra una conchiglia marina, tratta da colombe,
da
cigni o da passeri. Senza velo era bella, velata
rla, ossia sopra una conchiglia marina, tratta da colombe, da cigni o
da
passeri. Senza velo era bella, velata poi era div
ll’ ara di Venere nuziale che teneva nell’una mano il globo del mondo
da
essa rigenerato, e presso alle mammelle la face d
no della conca marina. Talora anch’ essi erano assisi su carri tratti
da
cavalli azzurri. I pœti hanno attribuita loro la
nominate Son certe isole in mezzo al grande Ionio Dalla fera Celeno e
da
quell’altre Rapaci e lorde sue compagne Arpie Fin
aduz. del Caro.) Alcuni dicono che la favola delle Arpie fu originata
da
un gran nuvolo di enormi cavallette che, dopo ave
to numero di divinità secondarie chiamate Ninfe (313) e rappresentate
da
tante vezzose fanciullette. 194. Anche i Fiumi er
gente del fiume al quale presiedono. 195. Proteo nacque dall’Oceano e
da
Teti ; ed era guardiano dei greggi di Nettuno com
spondere, bisognava armarsi di coraggio, assalirlo, e legarlo in modo
da
non lasciargli campo a scappare. Parrebbe questo
ori delle apparenze. 198. Cinquanta anni dopo, Ulisse (568), ammonito
da
Circe (575), turò con cera le orecchie di tutti i
ogo fu chiamato Sirenide dal loro nome. 199. Tra gli Dei marini non è
da
passare sotto silenzio Eolo, il quale aveva il po
vegliava affinchè non accadessero più sconvolgimenti simili a quelli
da
essi cagionati, allorchè separarono la Sicilia da
. I.) 202. Scilla era una bella ninfa figlia di Forco ed’Ecale, amata
da
Glauco (201), ma che non gli voleva corrispondere
la favola, fu padre delle Gorgoni (357). Toossa altra sua figlia ebbe
da
Nettuno il ciclope Polifemo (273) e quella Scilla
3) e quella Scilla della quale abbiamo già parlato (202). Credono che
da
Forco fosse nato ancora il serpente che stava a c
e di Ceice re di Trachinia, sognò che il marito naufragava ritornando
da
Delfo, sicchè atterrita, in sul far del giorno co
si slanciò per abbracciarlo e per morire con lui, Gli Dei inteneriti
da
tanto amor coniugale cangiarono l’una e l’altro i
le acque del mare, e spesso procede mæstosamente in un carro condotto
da
cavalli marini che hanno la parte posteriore del
ti di Trezene avevan coniato sulle loro monete il tridente di Nettuno
da
un lato e la testa di Minerva dall’altro, per ind
di rozza e di scheggiosa roccia : Da negro lago era difesa intorno, E
da
selve ricinta annose e folte. Escia della sua boc
i in loco d’ogni luce muto, Che mugghia, come fa mar per tempesta, Se
da
contrari venti è combattuto. La bufera infernal c
, il Cocito, il Flegetonte, lo Stige, l’Erebo e il Lete. Dante impara
da
Virgilio la misteriosa origine delle acque infern
ciò con Saturno la prima età, s’innalza la statua del Tempo, composta
da
capo a piedi di varie materie gradatamente inferi
amente inferiori, come quella che nelle Scritture Sacre dicesi veduta
da
Nabuccodonosor : e dal corrompimento delle materi
ri metalli, talchè niun vaso può contenerle ; e scorrono tanto rapide
da
travolver seco enormi scogli, sicchè nulla vale a
ho, io brucio, gr.) menava torrenti e vortici di fiamme, e circondava
da
ogni lato il Tartaro. Nella sua vicinanza non cre
del suo figlio Enea. Si dice che l’ambrosia scaturisse la prima volta
da
uno dei corni della capra Amaltea. 223. L’Erebo,
abbandonato e vinto. (Loc. cit.) Questo mostro favoloso deriva forse
da
un antico uso degli Egiziani, i quali facevano cu
isola del Mediterraneo al sud dell’Arcipelago, e governò il suo regno
da
savio e mite sovrano. Affinchè le sue leggi avess
confessa : E quel conoscitor delle peccata Vede qual loco d’inferno è
da
essa : Cignesi colla coda tante volte Quantunque
229. Eaco, figlio di Giove (63) e d’Egina, fu re dell’isola d’Egina
da
lui così chiamata in onor della madre. Siccome la
one si trovò alla spedizione di Colchide ed alla presa di Troja fatta
da
Ercole sotto il regno di Laomedonte, ed ebbe la g
el Caos (22). Sposò l’Acheronte (218) dal quale ebbe le Furie (232) ;
da
sè sola concepì la Morte (242) ; dal Caos (22) eb
pel cielo, sopra un carro d’ebano, dopo il tramonto del sole, seguita
da
un corteggio di Costellazioni (686). Talora ha in
derli sulla terra. Il Nume è coricato sopra un letto d’ebano, coperto
da
brune cortine. « Ovidio la pone (la casa del son
n trasformarsi in cose possibili ed in impossibili. Morfeo è chiamato
da
Ovidio, artefice e fingitore di figure ; e però l
va sempre a turbare i sonni degl’intemperanti o di coloro che avevano
da
rimproverarsi qualche malvagia azione. Costoro po
ti fosse a Flegra…. Io son colei che si importuna e fera Chiamata son
da
voi, e sorda, e cieca, Gente a cui si fa notte in
forse per indicare che nemmeno l’abbondanza di tutte le cose ci salva
da
lei, e le svolazza intorno una farfalla per ramme
gli ; ma il lavoro e la fatica non son perduti quando vengono animati
da
emulazione virtuosa, e non da bassa gelosia. 246.
non son perduti quando vengono animati da emulazione virtuosa, e non
da
bassa gelosia. 246. Salmoneo, fratello di Sisifo
255) e di Crisa, ebbe una figlia chiamata Coronide (133) che fu amata
da
Apollo (96). e divenne madre d’Esculapio (100). M
Flegia infelicissimo Va tra l’ombre gridando ad alta voce : Imparate
da
me, voi che mirate La pena mia : non violate il g
re. Questo delitto svegliò universale orrore ; ed Issione fu assalito
da
così cocenti rimorsi, che non solo quella degli a
pesso il colpevole è anche ingrato ; ed Issione si diportò tanto male
da
cortigiano col padre dei Numi, che questi lo fulm
aduzione del Caro.) Ebbe costui tanta audacia per essere così grosso,
da
volere offendere nell’onore Latona (99) ; ma Apol
be tanto a male di dover fare le spese a quegli ospiti, che dando lor
da
mangiare se ne doleva come se si trattasse di sac
lle punire nel Tartaro (216) l’avarizia di Tantalo ; e Nettuno, preso
da
compassione pel suo figlioletto Pelope che menava
ro nell’Odissea (lib. XI) descrive così il supplizio di Tantalo visto
da
Ulisse (576) : Stava là presso con acerba pena T
lo, ebbe cinquanta figlie chiamate dal nome paterno Danaidi, o Belidi
da
quello dell’avo ; ed Egitto, suo fratello e re d’
ccole per celebrare la tenerezza coniugale d’Ipermestra. Ecco dunque
da
chi era popolato il Tartaro ; e poi …… Tra quest
tto di rapire Proserpina (53), recandola svenuta nel suo carro tirato
da
cavalli neri. Nell’Inferno siede sopra un trono d
ve (63) e di Giunone (85) ; ma taluni scrissero che Giunone lo generò
da
sè sola battendo con un piede la terra (86), o me
l proprio cervello, così la moglie del Tonante non aveva voluto esser
da
meno di lui. 256. Marte ebbe da Venere (170) una
ie del Tonante non aveva voluto esser da meno di lui. 256. Marte ebbe
da
Venere (170) una figlia chiamata Ermione, e da Re
i lui. 256. Marte ebbe da Venere (170) una figlia chiamata Ermione, e
da
Rea-Silvia sacerdotessa di Vesta, Romolo e Remo.
ci, restò ferito dalla lancia di Diomede (377) invisibilmente guidata
da
Minerva (262) ; e che nel ritrarsela dalla piaga
è, le braccia e ’I collo » (Petrarca), e talora sopra un carro tratto
da
ardenti cavalli ch’ei guida da sè o fa guidar da
rarca), e talora sopra un carro tratto da ardenti cavalli ch’ei guida
da
sè o fa guidar da Bellona (283). Gli mettono acca
opra un carro tratto da ardenti cavalli ch’ei guida da sè o fa guidar
da
Bellona (283). Gli mettono accanto un gallo per i
a lancia confitta in terra.56 260. I suoi dodici sacerdoti istituiti
da
Numa eran detti Salii dal latino sallare, perchè
a, alle scienze ed alle arti.58 La favola narra che Giove, tormentato
da
un gran dolore di testa, chiese aiuto a Vulcano (
sce, gli spaccò il cranio. Allora ne uscì fuori Minerva bell’e armata
da
capo a piedi, e già in età da poter valorosamente
ora ne uscì fuori Minerva bell’e armata da capo a piedi, e già in età
da
poter valorosamente soccorrere il padre contro i
la sua disputa con Nettuno (185) per dare un nome alla città fondata
da
Cecrope egiziano, condottiero d’una colonia in Gr
tti giudicarono a favore della Dea della sapienza, e la città fondata
da
Cecrope fu detta Atene in onor di Minerva, che un
o l’agricoltura. 265. Una lezione per gli orgogliosi ci viene offerta
da
Aracne abile tessitrice e ricamatrice, che si van
star vinta, che, per disperazione, stracciato il lavoro, s’impiccò, e
da
Minerva fu allora cangiata in ragno sulla sua tel
riputazion della Dea ; essendochè, dicono fosse superata ella stessa
da
Aracne, la quale ne menò troppo vanto ; ed allora
n la pelle di un mostro chiamato Egide, il quale vomitava fuoco, e fu
da
lei ucciso. Su questa divina armatura campeggiava
uon augurio se stava zitto, perchè la prudenza non è ciarliera. Forse
da
questa antichissima allegoria è nato il pregiudiz
e s’ei dovè rimanere sbalordito per la caduta, dopoche, secondo narra
da
sè stesso nell’Iliade …… Un giorno intero Rovin
a brutale gelosia glielo schiacciò sotto un scoglio. Galatea trafitta
da
immenso dolore, cangiò il sangue del suo diletto
anti della virtù e del sapere, e nutrirono sentimenti così magnanimi,
da
meritare la venerazione di tutti gli uomini. Da c
la loro eguaglianza. Infatti Cassiodoro fa derivare il vocabolo Muse
da
una parola greca che significa eguali, simili. 2
e nella poesia vogliano essere cercati nella natura e sempre ricavati
da
oggetti sommamente morali. Il ministero delle Mus
a ; Talia (thalia, giorno di festa, gr.) alla commedia ; Tersicore (
da
terpo, e choros, che si diletta di danze, gr.) al
gioconda » gr.) alla musica ed agli istrumenti musicali ; Polinnia (
da
polys, e ymnos, di molto canto, gr.) all’ode e al
in mano. Sarà in atto di fuggire dal cospetto d’Apollo, saltando giù
da
un sasso rozzamente scolpito e rappresentante una
o re della Focide, presso il quale avevano sperato di trovar ricovero
da
un improvviso temporale. Il principe ardì far lor
dia, il Furore, altro non sono che virtù o vizj che gli antichi mossi
da
rispetto o da paura, solevano personificare ed on
, altro non sono che virtù o vizj che gli antichi mossi da rispetto o
da
paura, solevano personificare ed onorare di speci
far nulla di suo, come suole chi pretende troppo dagli altri. Scelto
da
Nettuno. da Vulcano e da Minerva per giudicare le
i suo, come suole chi pretende troppo dagli altri. Scelto da Nettuno.
da
Vulcano e da Minerva per giudicare le loro opere,
uole chi pretende troppo dagli altri. Scelto da Nettuno. da Vulcano e
da
Minerva per giudicare le loro opere, non fece che
ffinchè l’animale potesse cozzar più dritto ; criticò l’uomo composto
da
Vulcano, pretendendo che avesse dovuto fargli un
tutti, e fu espulso dal cielo. 284. È rappresentato col capo coperto
da
un berretto ornato di sonagli con una maschera in
e intorno a questo satirico Nume un grazioso sonetto moderno composto
da
uno dei più colti ed arguti ingegni del nostro te
al vizio, e non serbò misura. Lode si grande derivonne a lui Ch’ebbe
da
prima e sacrificii e tempio : Avvolse quindi negl
cherati, al lume di fiaccole, cinta di fiori la testa, e accompagnati
da
fanciulli e donzelle che cantavano e ballavano al
ssite. E’ s’appoggia languidamente col braccio sopra una lunga lancia
da
cacciatori ; gli sta presso una fiaccola arrovesc
ne celebravano le feste con tanta ebrezza di furore, che si facevano
da
sè stessi tali ferite da versarne sangue ; e poi
con tanta ebrezza di furore, che si facevano da sè stessi tali ferite
da
versarne sangue ; e poi raccolto quel sangue l’of
pio era figliuol d’Apollo (96) e della ninfa Coronide (133). Istruito
da
Chirone (430), diventò presto abile nell’arte di
lità : Or quanti afflitti volsero Al grande alunno60 il passo, Vinti
da
piaga ingenita, Ovver da ferro o da scagliato sas
i volsero Al grande alunno60 il passo, Vinti da piaga ingenita, Ovver
da
ferro o da scagliato sasso, E quanti raggio fervi
l grande alunno60 il passo, Vinti da piaga ingenita, Ovver da ferro o
da
scagliato sasso, E quanti raggio fervido, O acuto
arte di concimare la terra. Fauna dopo la morte del marito si segregò
da
tutti, e morì senza aver più parlato ad alcun uom
cie di malattie. Fu chiamata anche Fatua o Fatuella quand’era animata
da
ispirazione divina, e prediceva ai suoi contempor
e di capra ; la barba, le corna e le orecchie di caprone ; eran cinti
da
una corona d’abeto, e ne tenevano un ramo nella d
atiri, molto somiglianti ai Fauni, erano divinità agresti discendenti
da
Bacco (146) e dalla naiade Nicea che fu da esso i
vinità agresti discendenti da Bacco (146) e dalla naiade Nicea che fu
da
esso inebriata col trasformare in vino l’acqua d’
palle straordinariamente larghe, ed una invereconda deformità insomma
da
non ’si dire. Ma egli sdegnato della cattiva acco
proteggeva i confini dei campi, e credesi ne fosse istituito il culto
da
Numa a fine di porre un freno, che fosse anche pi
sse munto sempre puro ed in abbondanza. Queste feste furono istituite
da
Romolo il giorno stesso della fondazione di Roma,
l giorno stesso della fondazione di Roma, ed i pastori vi accorrevano
da
ogni parte incoronati d’olivo e di ramerino, il c
preposta al governo dei frutti nascenti, finchè Pomona (311) non vien
da
sè a regnare nel suo impero : Era diletto suo, d
o il nome di Ninfe ad un gran numero di divinità subalterne originate
da
Nereo e Doride (193), e rappresentate sotto belle
ise in più schiere, ed avevano vari nomi secondo la natura dei luoghi
da
esse abitati, come : Driadi, Napee, Oreadi e Amad
), Nettuno (185) ed Apollo (96) se ne disputaron le nozze ; ma saputo
da
un antico oracolo di Temi (337) come il primogeni
rischio la propria dignità e potenza, e la cederono a Peleo. Infatti
da
questo connubio nacque il divino e prode Achille
ella Terra ; essendochè meritato avendo lo sdegno di Giunone (85), fu
da
lei condannata a ripeter sempre le ultime sillabe
edesimo, che diventò passione sfrenata, e gli logorò la vita al punto
da
cadere estinto in quello stesso luogo. Ecco la so
II. Trad. del Caro.) Indi Enea lasciava la città incenerita, seguito
da
Creusa (608) e da Julo, e recandosi in ispalla il
.) Indi Enea lasciava la città incenerita, seguito da Creusa (608) e
da
Julo, e recandosi in ispalla il vecchio Anchise i
e’patrii Penati, perchè al guerriero, lordo di sangue e uscito allora
da
tanta uccisione, non era permesso toccarli prima
ella vince ogni umana prudenza. Talora è ritta sopra un carro tirato
da
quattro cavalli ciechi al par di lei, e schiaccia
chi vicenda consegue.72 Quest’ è colei ch’è tanto posta in croce Pur
da
color che le dovrian dar lode, Dandole biasmo a t
pra la terra, giurando che non sarebbe mai più tornata nel cielo. Fin
da
quell’ epoca ella va percorrendo ogni dove la ter
la seguono sempre, ma zoppicando, e s’ingegnano di rimediare ai mali
da
essa prodotti. Arpocrate. 336. Arpocrate,
ata quale Dea della Giustizia. La favola aggiunge che Giove (63) ebbe
da
lei, ed era ben naturale, questre tre figlie : l’
ta come gli uomini giungano spesso a farne un mostro, quando le danno
da
raccontare vane o cattive azioni, e quando mescol
o È più veloce, e com’ più va più cresce, E maggior forza acquista. È
da
principio Piccola e debil cosa, e non s’arrischia
Dee un pomo fatale, per cui nacque la famosa disputa che fu giudicata
da
Paride (598), e cagionò poi infinite sventure ai
involto in lacero bruno, il quale, addietro volgendosi, scorgea venir
da
lungi la Verità, non meno allegra che modesta, nè
l più grande ed il più sontuoso che fosse nella città ; fu cominciato
da
Agrippina e finito da Vespasiano, e accolse le sp
sontuoso che fosse nella città ; fu cominciato da Agrippina e finito
da
Vespasiano, e accolse le spoglie che questo imper
ermata sul piè destro, e tenendo il sinistro indietro sospeso, mostri
da
un canto di posar saldamente, e dall’ altro di av
tà è dell’anima, e la Quiete è del corpo. Figureremo dunque la Quiete
da
noi in questo modo. Una giovane d’aspetto piacevo
braccio sinistro. Abbia un’asta che le si posi disopra nella spalla e
da
piè punti in terra, e sopr’essa lasci cadere il b
er infingardia. Tenga una corona di papaveri ed uno scettro appartato
da
un canto, ma non sì che non possa prontamente rip
i hanno tarpato le ali alla Vittoria : ella non può ormai più fuggire
da
noi. » La speranza. 349. Gli antichi imm
il suo cuore, nel cui mezzo erano scritte queste parole : Da vicino e
da
lontano. La fedeltà. 351, 3°. La Fedeltà
anto al Campidoglio ebbe un tempio consacratole, per quanto si crede,
da
Numa Pompilio. La Dea era rappresentata a mani gi
o alla fedeltà. I sacerdoti della Fedeltà erano al par di lei coperti
da
lungo e candido manto che ravvolgeva la loro test
denaro le guardie della principessa, la involò e la fece sua moglie ;
da
questo imeneo nacque Perseo. 354. Acrisio, scope
avventure l’adoperò ad impietrire i nemici. Parte del sangue versato
da
Medusa produsse il mostro Crisaorso che sposò Cal
sfera. 361. Perseo con l’aiuto d’un’arme così tremenda potè liberare
da
cruda morte l’infelice Andromeda. Questa principe
Cassiopea, era stata esposta sulla riva del mare per esservi divorata
da
un drago marino, in pena d’aver gareggiato di bel
via s’adoperò per rimetterlo sul trono, dal quale era stato scacciato
da
Preto (462) suo fratello ; ed uccise l’usurpatore
orto. Così rimase avverato l’oracolo. Fu tanto il dolore cagionatogli
da
questa disgrazia, che abbandonò il soggiorno d’Ar
ndare una nuova città col nome di Micene, ove poi fu ucciso con frode
da
Megapento figliuolo di Preto (462), che volle ven
efeo (361). Ercole o Alcide. 364. Ercole ed Euristeo nacquero
da
Alcmena moglie d’Anfitrione re di Tebe, e vennero
an cimento ; e avendo preso con ambe le mani l’uno e l’altro serpente
da
Giunone mandati, non si alterava punto nè poco in
367. Parecchi furono i maestri d’Ercole, poichè imparò a trar d’arco
da
Radamanto (230) o secondo altri da Eurito ; a com
rcole, poichè imparò a trar d’arco da Radamanto (230) o secondo altri
da
Eurito ; a combattere in armi da Castore ; col Ce
o da Radamanto (230) o secondo altri da Eurito ; a combattere in armi
da
Castore ; col Centauro Chirone (430) studiò l’ast
ore ; col Centauro Chirone (430) studiò l’astronomia e la medicina, e
da
Lino (121) gli fu insegnato suonar la lira. 368.
i noi ed in tutto il vigore della gioventù, dobbiamo scegliere la via
da
percorrere : se quella dei piaceri e delle mollez
ntiero : Quivi di riposar l’affanno aspetta… (Dante, Purg. c. IV.) E
da
ciò ha origine la favola d’Ercole al bivio, il qu
frecce nel sangue dell’Idra perchè mortali ne fossero le ferite. Così
da
ogni impresa uscia vittorioso e più forte e più t
questa fatica il prosciugamento di qualche pestifera palude. Oppure è
da
credere con alcuni che questa Idra significasse u
chie dove s’annidavano ; l’espediente riuscì ; il paese rimase libero
da
quei rettili ; e la poesia tramandò ai posteri l’
h’esso li pose in fuga battendo grandi colpi sopra un tamburo di rame
da
lui stesso inventato. 375. Le Amazzoni (a, senza
i a commettere ogni sorta di scelleraggini ; ed Ercole purgò la terra
da
quei nefandi. 377. Diomede, re di Tracia, figlio
on tre teste, tre corpi e sei ali, che faceva custodire i suoi greggi
da
un cane con due teste, e da un drago con sette. D
i ali, che faceva custodire i suoi greggi da un cane con due teste, e
da
un drago con sette. Dicono anche di lui che faces
l Sole (110), aveva certe stalle che contenevano tremila bovi, e fino
da
trenta anni non erano state ripulite, sicchè appe
a Ercole accorse ad incatenare il Cerbero (226), e potè così liberare
da
tanto rischio il suo emulo. 384. Giunto a buon fi
dei sette colli ove fu poi fabbricata Roma. Ebbe costui tanta audacia
da
rubare alcuni dei bovi che Ercole avea tolti a Ge
viaggiatori che attraversavano le sabbie della Libia. Ercole, offeso
da
questo mostro, lo assalì, e lo atterrò tre volte
n dono ad Euristeo. 388. La mano d’Alceste figlia di Pelia fu ambita
da
molti principi ; e suo padre, per liberarsi dall’
dmeto il sangue : Or, qual di questi in vece sua disfatto Esser potea
da
morte ? Il figlio forse ? Ei due lustri non compi
vagi, soccorrendo gli sventurati, liberando gli uomini dalle calamità
da
cui erano oppressi. Anche Prometeo (70) andò a lu
er render mite ad Ercole l’implacabile Dea ; chè anzi inasprita l’ira
da
nuova gelosia, Giunone (85) lo dette in preda a u
er voler del Fato, Troja non avrebbe potuto esser presa ; e tagliando
da
sè medesimo alcuni alberi sul monte Eta, s’ alzò
d’ Ercole dopo avere strangolato i due serpenti mandatigli nella cuna
da
Giunone ; e questo nome derivante da due vocaboli
e serpenti mandatigli nella cuna da Giunone ; e questo nome derivante
da
due vocaboli greci, hèra e cléos, suona appunto l
un maschio, di non lo inviare a lui se non quando fosse tanto robusto
da
sollevare la pietra, e prendere quella spada che
i era rifugiata Medea (454), che pe’ suoi delitti aveva dovuto fuggir
da
Corinto, e governava a nome d’ Egeo preso da foll
itti aveva dovuto fuggir da Corinto, e governava a nome d’ Egeo preso
da
folle passione per la rea maga. Ella temendo che
questo modo il promesso salario ; indi Falaride stesso fu massacrato
da
Teseo ; o, secondo altri, cadde per sollevazione
nzo. Severa lezione ai malvagi, che con le loro iniquità si preparano
da
sè stessi il gastigo. 410. Sciro, crudelissimo as
contorni d’ Epidauro, dove assaliva i viaggiatori. Teseo, nel recarsi
da
Trezene a Corinto, lo uccise, e ne prese la clava
o valore contro i mostri, ed ebbe tosto la gloria di liberar la terra
da
un toro di smisurata grandezza che devastava le c
ta. L’ orrenda belva si nutriva di carne umana, e gli Ateniesi, vinti
da
Minosse, erano obbligati a mandarvi per tributo o
di mandargli la loro prole. Indi la storia narra che fu loro imposto
da
Minosse per vendicare la morte del suo figlio And
osto da Minosse per vendicare la morte del suo figlio Androgeo ucciso
da
alcuni giovani ateniesi gelosi di lui perchè era
elva. 418. Teseo, che aveva condotto seco la sua liberatrice fuggendo
da
Creta, l’ abbandonò poi con atroce ingratitudine
0. I Laberinli più celebri furon due : il primo in Egitto, fabbricato
da
dodici re, secondo Erodoto 86 in vicinanza del la
dodici re, secondo Erodoto 86 in vicinanza del lago Meride non lungi
da
Arsinoe, e fu annoverato fra le maraviglie del mo
empi, e distrutta poi dai grandi sconvolgimenti fisici della terra, o
da
quelli dell’ ordine sociale. Dedalo ebbe un nipot
esima nave che soleva condurre le sette vittime chieste in espiazione
da
Minosse ; e quella nave era armata di nere vele a
ingiunzione paterna. 426. Quel povero padre, veggendo la nave tornar
da
lontano col funebre arredo, credè morto il figliu
fronde d’ olivo, e adoperavano a ciò la medesima nave che fu condotta
da
Teseo, e che tenevano custodita con gran cura, pe
; ma quando i due eroi furono in procinto di venire alle mani, vinti
da
segreta scambievole ammirazione, si abbracciarono
n sì tosto Fedra ebbe visto il giovine Ippolito, che si sentì pungere
da
acuto rammarico per non aver dato ella stessa a T
ata dai rimorsi, fu astretta a confessare la sua calunnia, e si diede
da
sè stessa la morte. 439. Alla fine gli Ateniesi,
e dolcezze della vita privata. Ma Licomede, re di quell’ isola, mosso
da
gelosia per la fama dell’ eroe, o istigatovi da’
hiamare Tindaridi ambedue i maschi. Ebbero anche il nome di Dioscuri,
da
diòs, di Giove, e kouros, giovine, parole greche.
ia, i Dioscuri liberarono la sorella Elena (433) che era stata rapita
da
Teseo (405), e condussero schiava Etra madre di q
contr’ essi un ostinato combattimento, nel quale Castore restò ucciso
da
Linceo che pur cadde sotto i colpi di Polluce, ne
pur cadde sotto i colpi di Polluce, nel tempo che Ida restò fulminato
da
Giove (63). 446. Polluce, pieno d’ afflizione
ria immortalità : e così questi due fratelli, che furono sempre uniti
da
tenerissimo affetto, vivevano e morivano a vicend
i sono rappresentati in due giovani di rara bellezza, coperti d’ armi
da
capo a piedi e con due cavalli bianchi ; il loro
dre Esone re d’ lolco in Tessaglia, al quale era stato tolto il trono
da
Pelia fratello ; ma quando Giasone ebbe vent’ ann
sue persecuzioni contro i figliastri ; poichè Atamante, reso furioso
da
Tisifone per opera di Giunone, incontrando la mog
enne tanto insano, Che veggendo la moglie co’ duo figli Andar carcata
da
ciascuna mano, Gridò : Tendiam le reti, si ch’ io
quattro jugeri di terreno, per seminarvi i denti del drago già ucciso
da
Cadmo. Da quei denti sarebber nati tanti guerrier
nto, che bisognava esterminare fino all’ ultimo : e finalmente v’ era
da
uccidere un mostro enorme posto a custodia del Ve
li altri ostacoli. 455. Dopo aver predato il tesoro, Giasone fuggì
da
Colco insieme con Medea, alla quale non rimaneva
prevenendolo con nuovi delitti, salì alla fine sopra un carro tratto
da
due draghi alati, e disparve. 459. Aggiungono che
le sue frodi anche Teseo (406) erede del trono d’ Atene ; ma scoperta
da
Egeo la sua malvagità, e costretta nuovamente a f
ta colpa, e istigandolo a pigliarne vendetta. Bellerofonte, ingannato
da
Preto, s’ immaginava di recar lettere di cortese
dava fuoco e fiamme. I poeti lo dicono nato dal gigante Tifone (69) e
da
Echidna mostro mezzo donna e mezzo serpente. 90
chidna mostro mezzo donna e mezzo serpente. 90 467. L’ eroe protetto
da
Minerva (262) che gl’ inviò il Pegaseo, salì sull
e sue gesta volle salire in cielo col Pegaseo ; ma Giove fece pungere
da
un insetto il piede del destriero, che lo precipi
chi le porta. Omero fa narrare queste avventure con bella semplicità
da
un discendente dell’eroe : …….. Dagli Dei scorta
, e la richiese a Plutone (213). La melodia della sua lira, inspirata
da
tanto dolore, commosse le divinità infernali ; e
, e quella tenera sposa gli fu ritolta per sempre. 471. Allora, preso
da
disperazione, andò a nascondere il suo dolore sul
giorno stesso delle sue nozze, volendo fuggirne la presenza, fu punta
da
un serpe, e morì nell’atto. 475. Gli Dei per vend
iglio, immolò subito quattro tori e altrettante giovenche, e fu preso
da
inesprimibile gioia al vedere uscir fuori da quel
te giovenche, e fu preso da inesprimibile gioia al vedere uscir fuori
da
quelle vittime una moltitudine d’api, anche maggi
uo ingegno era largamente ricompensato. Un giorno, mentr’ei ritornava
da
Taranto a Corinto, i marinari s’argomentarono di
veva recato in salvo Arione. Quel delfino per ricompensa fu collocato
da
Giove fra gli astri, in una costellazione vicina
ragio Falanto generale spartano, e Telemaco figlio d’Ulisse (568) che
da
giovinetto cadde nelle onde baloccandosi sulla ri
re un delfino sul suo scudo. Anfione. 481. Anfione discendeva
da
Giove (63), ed era figlio d’Antiope, moglie di Li
co re di Tebe, e sposò Niobe (629). Egli fu tanto abile nella musica,
da
far dire ai poeti che le mura di Tebe furono alza
, poichè le pietre sensibili alla dolcezza di quell’ armonia andavano
da
sè stesse a collocarsi l’una sull’altra. Ingegnos
Europa, fanciulla di così rara bellezza che fu protetta singolarmente
da
Giove (63). 483. Il padre degli Dei si trasformò
inò allora di fondare una città nel punto dove sarebbe stato condotto
da
un bove. Cadmo obbedì, e fabbricò Tebe in Beozia
nell’andare a prendere l’acqua dalla fontana di Diria furono divorati
da
un drago, e Cadmo andato per vendicarli uccise il
me un oracolo aveva detto a Cadmo che la sua posterità era minacciata
da
grandi sventure, cosi prese volontario bando da T
terità era minacciata da grandi sventure, cosi prese volontario bando
da
Tebe per non esserne spettatore, e si ritirò in I
e. Allora, atterrito dalla funesta predizione, prese volontario bando
da
Corinto, e s’incamminò verso la Focide. 495. Appu
declinando la vita, regge la sua vecchiaia con un bastone che gli fa
da
terzo piede. La Sfinge, vinta da questa spiegazio
vecchiaia con un bastone che gli fa da terzo piede. La Sfinge, vinta
da
questa spiegazione, si annegò da sè stessa nel ma
fa da terzo piede. La Sfinge, vinta da questa spiegazione, si annegò
da
sè stessa nel mare. 500. edipo , dopo aver libe
gone ed Ismene. 501. Qualche anno dopo, il regno di Tebe fu desolato
da
crudelissima peste. Consultarono l’oracolo, e sep
i Laio. 502. Dopo molte ricerche, edipo stesso conobbe l’esser suo
da
chi l’aveva condotto bambino fuor di Tebe, e scop
n le proprie mani. I figliuoli, più scellerati di lui, lo scacciarono
da
Tebe ; ed egli povero, sfuggito con orrore da tut
di lui, lo scacciarono da Tebe ; ed egli povero, sfuggito con orrore
da
tutti, e cieco, non ebbe altro sostegno, altra gu
cessava, e mille affanni Dimenticai per un amplesso. 504. Tratto poi
da
quel bosco, che era interdetto ai profani, edipo
r certame, perirono. 509. Creonte, dopo la morte dei figli d’ edipo ,
da
lui stesso accesi al fraterno odio perchè venisse
o, ma il re, che lo inseguiva con una lunghissima lancia ; era tratto
da
due cavalli invincibili, perchè figliuoli del ven
ste offese Atreo nell’onore, e dovè fuggirne lo sdegno ; ma ingannato
da
una falsa riconciliazione pagò crudelmente il fio
re città dell’universo.95 Ma sotto il regno di Priamo restò distrutta
da
capo a fondo dall’armata dei Greci collegati a ve
a fondo dall’armata dei Greci collegati a vendicare l’ingiuria fatta
da
Paride (601) a Menelao (528) re di Sparta. 518. D
eliberate anch’esse di pigliar vendetta del preteso affronto ricevuto
da
Paride (597) nel giudizio della bellezza. 520. Ma
Che i Greci possedessero le frecce d’ Ercole (364) ; 3° Che rapissero
da
Troja il Palladio, statua di Minerva collocata ne
ero nella loro armata Telefo figlio d’ Ercole e re di Misia. 522. Già
da
dieci anni durava l’assedio della città fatale, q
tridi. 527. Agamennone, dopo essere stato spogliato del trono d’Argo
da
Tiesle (514) suo zio, si rifugiò alla corte di Ti
di Tindaro (441) re di Sparta ; con 1’aiuto del qual principe cacciò
da
Argo Tieste, uccise Tantalo figliuolo dell’usurpa
bella « per cui tanto reo tempo si volse » essendogli stata involata
da
Paride (597), tutti i principi greci presero le a
er distornare questa predizione funesta, vestì il giovinetto in abiti
da
donna, e mentre dormiva lo tolse a Chirone, e lo
i rivolgendo in giro, E non sapendo là dove si fosse, Quando la madre
da
Chirone a Sciro Trafugò lui dormendo in le sue br
diglio d’Achille, e adoperò ogni artifizio per trarnelo. Travestitosi
da
mercante andò alla corte di Licomede, e offerse a
io di Troja, ed ebbe dalla madre un’armatura impenetrabile fabbricata
da
Vulcano (270), e quattro cavalli immortali.96 Pre
le, dopo che era stato più di un anno senza combattere. Spinto allora
da
brutale vendetta privò di vita Ettore combattendo
roclo (593), finchè lo rese alle lacrime dello sventurato Priamo, che
da
sè stesso andò a’ piedi d’Achille per implorar pa
i consigli di Chirone che lo aveva ammonito di non lasciarsi vincere
da
molle affetto, finchè la patria avesse avuto biso
a la morte del suo figliuolo, uscì dal seno delle acque, accompagnata
da
una lunga schiera di ninfe per andare a piangere
incitori di Troja, gli toccò Andromaca vedova d’Ettore, e l’amò tanto
da
preferirla ad Ermione che doveva essere sua sposa
queste frecce, i Greci spedirono ambasciatori a Filottete per sapere
da
lui in che luogo fossero riposte ; e Filottete, n
col quale aveva additata la tomba d’ Ercole, e vi produsse una piaga
da
cui esalava un fetore così insopportabile, che gl
na (371). 549. Dopo la presa di Troja la piaga di Filottete fu curata
da
Macaone figlio d’ Esculapio (289). Ma l’eroe non
gnava. Ma fu tanto utile ai Greci per la saviezza dei suoi consigli,
da
far dire ad Agamennone, che se avesse avuto nell’
saviezza e la longevità di Nestore son passate in proverbio. Nè è qui
da
tacere ciò che narrano Omero e Pindaro del figliu
ficandosi per la patria, balzò dalla sua, e appena sbarcato fu ucciso
da
Ettore (591). 557. E tanto più era da valutare qu
ua, e appena sbarcato fu ucciso da Ettore (591). 557. E tanto più era
da
valutare quest’azione, in quanto che Protesilao a
padre voleva esser fedele al suo voto ! 560. Ma i Cretesi inorriditi
da
tanta barbarie gliela impedirono ; nè vollero più
dato il primo a riscattarle ; ma Ulisse, che in cuore non si reputava
da
tanto, fece rigettare l’ ardita proposta, e con l
che perdette l’uso della ragione, e divenne così mattamente furioso,
da
scagliarsi nel mezzo ad un branco di maiali, e ma
acotanza, gli suscitò contro una furiosa burrasca mentr’ ei ritornava
da
Troja. Ajace Oileo, sfidando la maggior furia deg
r prudenza che per bellezza, e fu sì grande l’amore ch’ei le portava,
da
indurlo a fingersi pazzo per non accompagnare i p
tempio di questa Dea, e che vantavano scesa dal cielo, e collocatasi
da
sè stessa sopra l’ altare.100 3° Reso, re di
ate le campagne dai Greci, ed egli stesso era stato ferito gravemente
da
Achille. Ulisse, che seppe dall’oracolo non poter
iusi i venti contrarj alla sua navigazione. Ma i suoi compagni, vinti
da
indiscreta curiosità, apersero gli otri, e tosto
empesta, ed appena potè egli stesso approdare all’isola d’ Ea abitata
da
Circe, bellissima figlia del Sole. Questa Dea, se
potè serbare la forma umana in virtù d’un’erba che gli era stata data
da
Giove. Con l’aiuto del medesimo Dio obbligò Circe
cilla e Cariddi, ebbe a patire un’ altra tempesta suscitatagli contro
da
Nettuno che volle punirlo per aver tolto la vista
mpi antichi ; i figliuoli erano umili e discreti, e sapevano servirsi
da
sè medesimi ; la moglie dava l’ esempio del lavor
ci manda i poveri e i supplichevoli perchè sieno assistiti : dategli
da
mangiare, e conducetelo lungo il fiume in luogo r
hi principi suoi vicini, che lo credevano morto, erano andati a farla
da
padroni in casa sua, e volevano costringere Penel
ccorreva per sedarlo ; e senza esser visto dal figliuolo restò ucciso
da
una sua freccia avvelenata. Ma Dante, che lo trov
ro modo l’ esito dei medesimi : (Canto XXVI). …………Quando Mi diparti’
da
Circe, che sottrasse Me più d’un anno là presso a
ua tenda una somma di denaro per far credere che gli fosse stata data
da
Priamo (587) ; tantochè i suoi stessi soldati gli
flotta dei Greci, tornando dalla presa di Troja, fu assalita di notte
da
una furiosa tempesta, egli fece subito accendere
a successe a suo padre Laomedonte (106) ; rifabbricò la città ruinata
da
Ercole (368), e rese floridissimi i suoi stati ;
se floridissimi i suoi stati ; ma il rapimento d’Elena (601) commesso
da
Paride (597) pose fine a tanta prosperità. I Grec
Priamo e tutta la sua famiglia. 588. Lo sventurato padre fu ucciso
da
Pirro (543), in mezzo a’suoi Dei, e quando appunt
qualunque descrizione. 589. Ecuba, infelice moglie di Priamo, scampò
da
morte per cadere in misera schiavitù, nelle mani
. 590. Le guardie del principe sleale la inseguirono per lapidarla, e
da
quanto ella era disperata mordeva le pietre ancia
a varj scontri co’più formidabili eroi dell’assedio, respinse i Greci
da
tutti i luoghi ove s’erano afforzati, e approfitt
o a non combattere ; ma egli deliberato inesorabilmente a non passare
da
vile, riman solo fuori della città assediata per
itata e il volto tutto Bruttavasi, quel volto in pria si bello, Allor
da
Giove abbandonato all’ira Degl’inimici nella patr
sciolse la voce : Divino Achille, ti rammenta il padre, Il padre tuo
da
ria vecchiezza oppresso Qual io mi sono. In quest
inire lo scandalo, mandò le tre Dee sul monte Ida ad essere giudicate
da
Paride. Ognuna d’esse pose in opera il suo potere
tro dalla promessa, giudicò doversi dare a lei il pomo d’oro ; e fino
da
quel momento Giunone e Minerva, punte da gelosia,
a lei il pomo d’oro ; e fino da quel momento Giunone e Minerva, punte
da
gelosia, macchinarono la rovina di Troja ; nè tar
dare a Salamina a richiedere Esione (518) sorella di lui stata rapita
da
Ercole. Allora, a istigazion di Minerva, di Giuno
rcole. Allora, a istigazion di Minerva, di Giunone e di Venere, mosse
da
fini diversi, si fermò per viaggio negli stati di
ma per la bellezza ; laonde Paride, abusando dell’ospitalità ricevuta
da
Menelao, se la tolse per sè ; e la condusse a Tro
ede (584), ed uccise, ma a tradimento, Achille (541), operando sempre
da
vile qual si conveniva ad un rapitore di donne. 6
a vile qual si conveniva ad un rapitore di donne. 603. Ferito a morte
da
Filotlete (546) con una freccia d’Ercole (368), P
ole (368), Paride si fece recar subito sul monte Ida alla ninfa Enone
da
lui conosciuta quand’era pastore, e che aveva ric
one da lui conosciuta quand’era pastore, e che aveva ricevuto in dono
da
Apollo una profonda cognizion delle piante medici
dolore. 604. Cassandra, sorella di Paride e d’Ettore, aveva ottenuto
da
Apollo il dono di conoscere il futuro ; ma questo
Apollo il dono di conoscere il futuro ; ma questo Dio vistosi negare
da
lei il contraccambio d’altri favori, e non potend
ma invano di recarsi loro in ajuto, ne faceva spettacolo sì doloroso
da
vincere ogni più lacrimevol tragedia. 607. Questa
a che lo gettò sulle coste dell’Affrica, dove fu accolto in Cartagine
da
Didone, resagli favorevole da Venere. Così un com
l’Affrica, dove fu accolto in Cartagine da Didone, resagli favorevole
da
Venere. Così un compagno di Enea, Ilioneo, narra
suo marito per possederne le ricchezze. Approdata all’Affrica, comprò
da
Jarba, re d’un paese vicino, tanto terreno quanto
sse con la spada che aveva donato all’eroe. 613. Spinto nella Sicilia
da
una nuova tempesta, Enea vi celebrò i giuochi fun
a scomparve nel tempo di una battaglia, essendo stato rapito in cielo
da
Venere (170), secondo quello che racconta la favo
one, celebre pel suo grande amore all’astronomia che gli fu insegnata
da
Atlante (359), e per la sua passione della caccia
rare a segno, e mirò tanto bene, che Orione rimase mortalmente ferito
da
una sua freccia. Ecco come sovente i capricci e l
oggetti ! 620. Ma altri mitologi suppongono di Orione un fine diverso
da
questo, poichè dicono che avesse, non si sa come,
diminuire facendogli gli onori del funerale, vale a dire, impetrando
da
Giove che fosse posto nel cielo, ove forma la cos
o fino al tempio, facendo un tragitto di circa sei miglia. Intenerita
da
quest’azione, la madre implorò dalla Dea pe’suoi
stro ; e siccome Atalanta, figliuola del re d’Arcadia vivamente amata
da
lui, era stata la prima a ferirlo, credè ben fatt
eleagro, che aveva già sposato Atalanta, cominciò a sentirsi divorare
da
interno fuoco, a languire, a consumarsi come il t
agna, dove continuò a spargere lacrime, le quali si vedevano sgorgare
da
una rupe marmorea. — Nella galleria pubblica di F
di Tracia, marito di sua sorella, la quale non poteva vivere separata
da
lei. 635. Tereo si fece a perseguitarla, e la ten
i Scheneo re di Sciro, fu dotata di straordinaria bellezza ; ma non è
da
confondersi con l’ altra che fu sposa di Meleagro
sì risolse di rimaner sempre nubile ; ed essendo tanto agile al corso
da
non poter venire superata dagli uomini più veloci
oter venire superata dagli uomini più veloci, dichiarò, per liberarsi
da
una folla importuna di pretendenti, che non volev
uindi minacciava di far perire tutti coloro che fossero rimasti vinti
da
lei. 641. Già molti avevano dovuto soccombere, qu
ano dovuto soccombere, quando si offerse alla prova Ippomene protetto
da
Venere (170), che gli aveva regalato tre pomi d’o
protetto da Venere (170), che gli aveva regalato tre pomi d’oro colti
da
Ercole (368) nel giardino delle Esperidi.120 642
o dopo, avendo i due sposi recato offesa a Cibele (40), furono puniti
da
questa Dea coll’ essere trasformati in leoni.
Nino. 645. Tisbe arrivò la prima sotto quel gelso, ma fu sorpresa
da
una leonessa che aveva le fauci lorde di sangue ;
orpresa da una leonessa che aveva le fauci lorde di sangue ; e spinta
da
terrore si dette a fuga tanto precipitosa, che pe
il suo cadavere sotto quella medesima torre di dove Ero, già turbata
da
tristo presentimento, spingeva i suoi sguardi ora
aglia sotto il regno di Deucalione verso l’anno 1532 ; e fu cagionato
da
un terremoto e da continue piogge per le quali il
no di Deucalione verso l’anno 1532 ; e fu cagionato da un terremoto e
da
continue piogge per le quali il fiume Peneo somme
ita è tessuta di prodigj. Ancor giovinetto si smarrì col gregge lungi
da
una casa campestre di suo padre ; e venuta la not
urono Tiresia, Anfiarao e Calcante. 660. Tiresia vantava l’esser suo
da
uno di quei guerrieri nati dai denti del serpente
sparti, S’accolsero a quel luogo, ch’era forte Per lo pantan che avea
da
tutte parti. Fèr la città sovra quell’ossa morte
e Giunone (85) su chi sia più felice, o l’uomo o la donna. Vedi senno
da
Numi di prima classe ! Tiresia giudicò a favore d
e secoli. Diversamente, e con più gentile poetica finzione, è narrato
da
altri l’ avvenimento per cui Tiresia perdette la
ino è ne’fati. Ah ! senza pianto L’uomo non vede la beltà celeste. E
da
questa favola può cavarne grande insegnamento chi
e aspettare in sogno la risposta del Nume. 664. Calcante ebbe in dono
da
Apollo (96) la cognizion del presente, del passat
rato ad Apollo, per non aver potuto indovinare gli enimmi propostigli
da
un altro indovino chiamato Mopso. Le Sibille
ontenevano i destini dell’ impero romano, ed erano tenuti in custodia
da
quindici sacerdoti chiamati quindecemviri, col di
67. La più celebre tra le Sibille fu la Cumana che dicevano inspirata
da
Apollo (96), e rispondeva dal fondo di una cavern
vi erano religiosamente conservati i versi proferiti dalla Sibilla, e
da
ogni parte accorrevano gli uomini a consultarla,
settecento, e per compiere il numero dei chicchi di sabbia le restava
da
vivere altri tre secoli. Dopo il qual tempo il su
gilità della corsa a piedi, i pericoli di quella col celete o cavallo
da
sella e coi carri, il salto, il disco, la lotta e
lla e compiuta descrizione dei primitivi giuochi dei Greci, celebrati
da
Achille alla memoria di Patroclo ; e Virgilio, ne
amente detti d’ Olimpia, legga la bella descrizione che ne vien fatta
da
Barthelemy, nel viaggio d’Anacarsi, dove sono anc
esser pasto delle belve. — Polidamante, suo emulo ed amico, il quale
da
fanciullo, dicono, aveva soffocato un leoue mostr
era capace in età più adulta di fermare con una mano un carro tirato
da
sci cavalli, banchettava un giorno in una grotta
econdo alcuni l’anno 884 av. G. C. Vi è ancora chi li crede istituiti
da
cinque fratelli chiamati Dattili, parola greca ch
e significa dito, e indica il loro numero e la loro riunione ; ovvero
da
Pelope figlio di Tantalo ; e v’è memoria che anch
stema cronologico del quale si sieno valsi i Greci, e che fu adottato
da
molti scrittori latini per andar d’accordo con lo
l monte Parnaso, o dalla città medesima o dal serpente Pitone, ucciso
da
Febo (99), più comunemente appellati si vogliono.
moria dell’ucciso Archemoro, furono ripristinati e consacrati a Giove
da
Ercole dopo la sua vittoria contro il famoso leon
con gran pompa erano solennizzati ogni cinque anni. Furono istituiti
da
Sisifo in onore di Melicerta, e poscia verso l’an
Melicerta, e poscia verso l’anno 1260 av. l’èra volgare ripristinati
da
Teseo (482) e consacrati a Nettuno (185). Ogni ge
itori. In tempo di questi giuochi il console Flaminio fece proclamare
da
un araldo la libertà della Grecia dopo aver vinto
alla quale distanza non poteva giungere un dardo, quantunque scoccato
da
robusto arciero. Si presentarono dieci cursori, v
Risonò l’aria di lietissimi applausi ; dai quali punto, non meno che
da
desiderio della corona, colui che il primo essend
salti maravigliosi, e riapparve ben presto innanzi di tutti, siccome
da
prima, a sè di nuovo rivolgendo lo stridore degli
modo, che l’altro sentiva l’affannoso di lui respiro, onde, per tôrsi
da
tale molestia, trattenendosi all’improvviso, con
spariva nel turbine polveroso. Ma pure alla fine surse leggiero vento
da
un lato, e spinse la sollevata polvere nelle cont
mostrò una maravigliosa equità : perchè, subitamente variando, spinse
da
un lato all’altro la densa polvere, sollevando da
spaventati i biondi destrieri, cadde uno di loro ; e gli altri tutti,
da
lui repentinamente trattenuti, furono stesi sul t
condottiero traboccò sul timone : ed intanto l’altro cocchio pendeva
da
una parte, trascinando nella polvère l’asse privo
te di quelle membra così delicate, dovevano essere gli animi commossi
da
dubbio così pietoso. Mentre gli spettatori erano
si in questi pensieri, quelli, attentamente guardandosi l’un l’altro,
da
prima alquanto discosti, e poi con lento e cauto
ntrambi, alla fine di slancio strettamente si abbracciarono. Stettero
da
prima alquanto immobili, aspettando ciascuno di l
o immobili, aspettando ciascuno di loro qualche atto dell’avversario,
da
cui ritrarre vantaggio ; e quasi si combaciavano
stui, impaziente della vittoria, incominciò a scuotere il garzone, or
da
una parte or dall’altra agitandolo, per istenderl
la corona su le tempie di lui, ed aggiunse in premio un lucido elmo,
da
cui pendevano bianchissime chiome di destriero, e
eggendo Il pro’ d’ Atene aurigator, le redini Stringe ad un tratto, e
da
una parte sbalza, Evitando de’ carri e de’ cavall
le teorie dell’astronomia, se si prendono nove gradi del cielo, tanto
da
una parte quanto dall’altra dell’eclittica,142 pe
ioni ; ma v’è chi dice piuttosto essere la ninfa Io condotta in cielo
da
Giove, dopo che l’ebbe cangiata in giovenca (89).
iore altezza estiva. Ma la mitologia dice che fu quel gambero mandato
da
Giunone (85) contro Ercole, mentr’egli combatteva
ari ; e questo dicono fosse il leone della foresta Nemea (370) ucciso
da
Ercole. 682. La Vergine, la qual si dipinge con
enotare le malattie dell’ Autunno ; ed è quello stesso che fu mandato
da
Diana (137) a pungere il calcagno d’ Orione (618)
o delle pioggie ? e secondo la favola è Ganimede (87) rapito in cielo
da
Giove. Ci rammenteremo che questo giovine mesceva
gitata divampò sublime Tutta notte la fiamma, e tutta notte Il Pelide
da
vasto aureo cratére Il vino attinse con tritonda
ib. XXIII.) 693. Nè meno solenni erano gli anniversarj, come rilevasi
da
quello che il pio Enea istituì per Anchise : Gen
fiamme, e ’ncenerissi Il rogo e il corpo, le reliquie e l’ossa Furon
da
Corineo tra le faville Ricerche e scelte, e di vi
nora tuba Al monte appese, che d’Aerio il nome Fino allor ebbe, ed or
da
lui nomato Miseno è detto, e si dirà mai sempre.
degli Egiziani e il più generalmente adorato. Lo facevano discendere
da
Giove(63) e da Niobe(629), e, secondo alcuni, da
e il più generalmente adorato. Lo facevano discendere da Giove(63) e
da
Niobe(629), e, secondo alcuni, da Inaco re d’Argo
facevano discendere da Giove(63) e da Niobe(629), e, secondo alcuni,
da
Inaco re d’Argo (89) ; ed ebbe per sorella e comp
lui perfidia. 699. Tifone trovò tra gli stessi cortigiani beneficati
da
Osiride un numero di malcontenti indiscreti e des
uali ordì una congiura, e, invitato Osiride ad un banchetto, gli fece
da
essi togliere a tradimento la vita e gettarne il
lissima nave sino a Memfi, ed allo sbarco era accolto dai sacerdoti e
da
immensa folla di popolo. Condottolo nel santuario
mezzo ad ufiziali che allontanavano la moltitudine, ed era preceduto
da
fanciulli che celebravano le sue lodi. — Secondo
erte medaglie antichissime ha in mano una nave per denotare i servigi
da
lei resi alla navigazione, essendochè le fu attri
lla vela erano scritti a grandi lettere i voti del popolo per ottener
da
lei felice navigazione. I sacerdoti d’Iside, dett
rata sotto lo stesso nome. A Roma le feste d’Iside erano accompagnate
da
tali disordini che furono vietate 60 anni avanti
orti aver cura dell’illibatezza dei costumi. Alcuni dotti credono che
da
Iside venisse il nome alla città di Parigi (Paris
bilonesi era Belo considerato come il sole o come la natura fecondata
da
questo astro benefico ; e il tempio che eragli st
iaria. 713. I Persiani conoscevano l’unità di Dio. Il Sole che veniva
da
loro adorato sotto il nome di Mitra, e il fuoco s
sacerdoti, chiamati Magi, erano venerabili per virtù e per sapere ; e
da
Zoroastro antico legislatore dei Persiani avevano
ccidere enti animati ; poichè, secondo la dottrina della metempsicosi
da
lui professata, le anime degli uomini passavano n
e. 741. Odino aveva in Upsal un magnifico tempio col tetto contornato
da
una catena d’oro ; e un altro gliene fu eretto in
lchirie che nel Valhalla (paradiso delle divinità scandinave) versano
da
bere birra e idromele agli eroi, e che da Odino s
ivinità scandinave) versano da bere birra e idromele agli eroi, e che
da
Odino son mandate nelle battaglie per fissar quel
iacamac o anima del mondo. Da lui, essi dicono, l’universo ebbe vita,
da
lui si conserva. Ma come ei non l’hanno veduto ma
o alla venuta di Pasciacamac che più potente mutò in belve gli uomini
da
Scioun creati, e ne creò di nuovi. Adoravano il S
etti a nominarlo, sputavano in terra per dimostrar l’orrore svegliato
da
quest’essere malvagio. Conoscevano anche i buoni
de Spirito prese certo numero di frecce e piantatele in terra, trasse
da
questo germe l’uomo e la donna. Riconoscono essi
alvolta fino a cinquantamila scudi, e la cerimonia viene accompagnata
da
danze. 7. Avvertiremo ora per sempre che i ne
l centro di un tempio rotondo, volle simboleggiare il sistema ammesso
da
Pittagora, e secondo il quale il Sole è centro de
la tomba del Sole o di Vulcano. La guerra poi dei Giganti, suscitata
da
Tifeo per vendicara i Titani, e cho, sccoudo una
e confuao insieme, o la stessa cronologia separa la gnerra dei Titani
da
quella dei Giganti loro figliuoli, sebbene gli un
ercizio di esse. Finalmente sì fatti mali furono il gastigo del fuoco
da
Prometeo rubato (70,71). Il fuoco è lo atrumento
i. Ninno seppe dove fossero aeppelliti ; quindi la Beozia fn desolata
da
tanta siccità che il popolo implorò l’oracolo di
l’oracolo di Delfo (122). Apollo per esser grato al servigio rèsogli
da
Trofonio nell’erigergli il tempio, rispose a colo
elo pasaava per una delle msrsviglie del mondo, e lo credevano eretto
da
lui atesso quando era fanciullo, con lo corna del
rdinariamente. Anche il paslore appena a’accoslò alla grotta fu preso
da
vertigini, e si pose a fare atravaganti discorsi
ma non si sa con qoale esito. Millo anni più tardi Saffo, abbaudooata
da
Faone, si gettò dalla cima del fatale scoglio, ed
no di denare ; gli scaltri secerdoti sapevano come ripescarlo in modo
da
non perdere una sola moneta, e lacerimonia andava
frica dall’Europa, e l’Atlantide spari inghiottita dall’Oceano, sieno
da
attribuire ai terremoti, alle eruzioni vulcaniche
vi dei forestieri attraverso gli scogli di Scilla, indicando la linea
da
percorrere con sicurezza nel difficile passo. 41
de esalava un vapor nero, felido e malsano. Credevano gli anlichi che
da
quesla solterranea volla si giungesse alla dimora
l corso regolare dell’Acheloo diventò sorgente di ricchezza pei paesi
da
esso irrigati. 86. Storico greco vissuto 484 ann
sì nella politica che nell’ industria ; mentre i tiranni ed i mostri
da
essi combattuti e vinti rappresentavano il dispot
. Il qual vello altro non era in sostanza che un ricco tesoro portato
da
Frisso sopra una nave, che fu l’ ariete meravigli
o la Chimera essere stata una montagna vulcanica della Licia, abitala
da
leoni in cima, coperta di pasture e di greggi di
iato. E ll Sole Infaticabile, e la tonda Loua, e gli astri diversi oa
da
afavilla Incoruaata la celeste volla, E le Pleiad
ompartimenti descrive la mietitura, la vendemmia, un armento assalito
da
due leoni, e un’amena paatura con danze di pastor
to a coloro che vivono dimentichi dell’essere proprio, come si rileva
da
uno squarcio di Dante che riporteremo nel seguito
rivo d’abitatori) dietro al sol (camminando secondo il corso del sole
da
Oriente a Occidente). 110. Verso l’Oriente. 111
Oriente a Occidente). 110. Verso l’Oriente. 111. Dirigendoci sempre
da
manca. 112. Spento. Erano già cinque mesi che ec
Mauritania Tingitana abbondavano squisite arancie, ed erano custodite
da
grossi cani. Chiamavansi Esperidi perchè posti ve
llesponto, in riva al mare a l’una rimpatto all’ altra, aono aeparate
da
un tratto di più d’un miglio. 122. Queslo rallo,
i Trento, quel di Brescia e quel di Verona. 133. Bella a forte rocca
da
far fronte ai Bresciani e ai Bergamaschi là dove
, aia che si trattasse di dichiarar guerra, concluder pace, liberarai
da
un flagello, stabilir leggi, fondar colonie, o in
iale parimente di cuoio a più doppi ec. 141. Faone (177 nola), amato
da
Saffo, famosa poetessa, era assai valente in ques
ffriva all’occhio uno dei vostri dotti opuscoli, colle cortesi parole
da
voi scrittevi per me: « in testimonianza d’amica
memoria dei colloqui nostri in Torino, singolarmente nell’anno 1862,
da
quando ebbi la ventura di conoscervi dappresso ne
luce del sommo Toscano del nostro secolo, fra le Opere del Niccolini
da
voi tanto ammirato, la Mitologia Teologica. Dettò
la Critica odierna; ed egli ben lo sapeva, e lo scrisse a chiare note
da
sè medesimo. Tuttavia le versioni che qua e là vi
dimeno gli son riconoscente della sua graziosa offerta » 1. Ed è pure
da
riferire la breve lettera, colla quale, trenta an
tieri permetto loro, secondo che desiderano, di stampare le Lezioni
da
me recitate nell’Accademia di Belle Arti nel prim
irazione per le versioni del Niccolini, lodato rispetto ad esse anche
da
critici non a lui molto benigni. Pubblicheremo la
1871. Corrado Gargiolli . Lezione prima. Che contiene il Metodo
da
tenersi per insegnare la Mitologia. Poiché gli
il Metodo da tenersi per insegnare la Mitologia. Poiché gli uomini
da
Dio ribellatisi ne meritarono la vendetta, che su
iari, e così la vostra mente, ricca delle immagini veramente ritratte
da
questi ingegni sovrani, nuova vita imprimendo nel
o viaggio degli Argonauti di cui fu prezzo il vello d’oro conquistato
da
Giasone, che, soccorso da Giunone, dal coraggio e
di cui fu prezzo il vello d’oro conquistato da Giasone, che, soccorso
da
Giunone, dal coraggio e più dall’amore, vinse tan
l’Asia. Le avventure dell’accorto figlio di Laerte narrate ci saranno
da
Omero nel suo poema. Egli è grande ancora in ques
ro i diversi infortunj degli Achei. Essi mal vinsero: i Penati rapiti
da
Enea in fra l’iliache rovine torneranno sul Tarpe
logiche ed istoriche, tralasciassi di parlarvi delle divinità adorate
da
quelle nazioni che barbare furono dai Greci e dai
mali mostruosi, simili a quelli che erano ritratti nel tempio di Belo
da
Erodoto descritto. Omorca, che signoreggiava l’un
descritto. Omorca, che signoreggiava l’universo, narra lo stesso, fu
da
Belo divisa in due parti: con una di queste formò
i pesci. Nè meno assurde erano le opinioni dei Fenicj, come si rileva
da
Eusebio, che ci ha conservato un frammento di San
ci ha conservato un frammento di Sanconiatone, che forse egli trasse
da
Filone, traduttore delle opere di questo antichis
mata. Di qui cominciò l’universo: ma lo spirito mentovato non conobbe
da
verun altro la sua produzione. Si unì finalmente
rse questa cosmogonia a tanto sospetto soggiacque, perchè fu derivata
da
quella di Thoth, che fu pure agli Egiziani comune
l proprio peso, e si accumulò tutto in un luogo, dove essendo agitato
da
continuo moto, le parti acquee si separarono dall
dagli Egiziani era adorata fra l’altre una certa divinità detta Neph,
da
cui era opinione di alcuno che fosse formata la m
ro, sulla testa un maestoso pennacchio, dalla bocca gli usciva un ove
da
cui si schiudeva un altro iddio detto Phta, il qu
a di serpente col capo di sparviere, è sentimento di alcuni che fosse
da
loro Iddio ancora adorato. Se questo apriva gli o
icj e degli Egizj, ragion vuole che quella dei Greci si discorra, che
da
ambedue queste nazioni riceverono parte della lor
i Dei e confusa la loro genealogia. Altri, al contrario, lo difendono
da
tanto rimprovero, asserendo che di Dìo ebbe idee
ttore. « Nel principio Iddio formò l’Etere, ove abitavano gli Dei, e
da
ogni parte di questo erano il Caos e la Notte che
, dedusse Esiodo la sua teogonia, della quale darò il compendio fatto
da
Banier, poiché tutto il sistema mitologico compre
to materno, gli fé’ colla falce quell’ingiuria che in lui fu ripetuta
da
Giove suo figlio. Dal sangue che piovea dalla fer
i. La Notte, benché niun dio degnasse il suo letto di tenebre, generò
da
sé stessa l’inesorabil Destino, la nera Parca, la
ra ebbe il giusto Nereo, Taumante, Forci, Ceto ed Euritia. Da Nereo e
da
Dori, figliuola dell’Oceano, nacquero le Nereidi
ra figlia deirOceano, e n’ebbe Iride e l’Arpie Aello e Ocipete. Forci
da
Ceto ebbe Pefredo ed Enio, che ambedue furono sub
ad Echidna ogni commercio, chiudendola in un antro della Siria, pure
da
Tifone ebbe Orco, Cerbero, l’Idra Lernea, la Chim
a Tifone ebbe Orco, Cerbero, l’Idra Lernea, la Chimera, che fu uccisa
da
Bellerofonte, e la Sfinge onde tanto in Tebe si p
onte, e la Sfinge onde tanto in Tebe si pianse, e il Leone Nemeo, che
da
Ercole fu ucciso. Ceto generò pure da Forci il Dr
i pianse, e il Leone Nemeo, che da Ercole fu ucciso. Ceto generò pure
da
Forci il Drago custode del giardino delle Esperid
olle che nel di lei nome temessero di spergiurare gli Dei. Febea ebbe
da
Geo l’amabile Latona ed Asteria, che poi maritata
per dare alla luce Minerva. Sapendo il padre che il figlio, il quale
da
lei fosse nato, dominerebbe l’universo, divorò la
ema di Esiodo stato soggetto a molti cangiamenti, come viene asserito
da
tutti i dotti. Ebbe ancora da Eurinome figlia del
molti cangiamenti, come viene asserito da tutti i dotti. Ebbe ancora
da
Eurinome figlia dell’Oceano le tre Grazie: Talia,
urinome figlia dell’Oceano le tre Grazie: Talia, Eufrosine ed Aglaia;
da
Cerere, Proserpina, che fu da Plutone rapita, da
tre Grazie: Talia, Eufrosine ed Aglaia; da Cerere, Proserpina, che fu
da
Plutone rapita, da Mnemosine le Nove Muse, da Lat
Eufrosine ed Aglaia; da Cerere, Proserpina, che fu da Plutone rapita,
da
Mnemosine le Nove Muse, da Latona Apollo e Diana,
ere, Proserpina, che fu da Plutone rapita, da Mnemosine le Nove Muse,
da
Latona Apollo e Diana, da Giunone Ebe, Marte, Luc
Plutone rapita, da Mnemosine le Nove Muse, da Latona Apollo e Diana,
da
Giunone Ebe, Marte, Lucina e Vulcano. Nettuno ebb
Apollo e Diana, da Giunone Ebe, Marte, Lucina e Vulcano. Nettuno ebbe
da
Anfitrite Tritone; Venere generò da Marte lo Spav
e, Lucina e Vulcano. Nettuno ebbe da Anfitrite Tritone; Venere generò
da
Marte lo Spavento, il Timore, eterni compagni di
bella. Maia figlia di Atlante partorì Mercurio a Giove, che ebbe pure
da
Semele Bacco, ed Ercole da Alcmena. Vulcano sposò
te partorì Mercurio a Giove, che ebbe pure da Semele Bacco, ed Ercole
da
Alcmena. Vulcano sposò Aglaia la più giovane dell
Medea. Tale è la generazione degli Dei, secondo i Greci, conservataci
da
Esiodo, il di cui poema non è del tutto privo di
paura il danno Soffrimmo, or con prudente e intensa mente Fia difeso
da
noi l’impero tuo Contro i Titani nella forte pugn
randeggiava innanzi lui nell’Egitto. Vi è anzi ragione di credere che
da
questo paese piuttosto derivasse il costume di ed
degli Egiziani differivano dagli altri contenendo tre vestiboli, come
da
Erodoto si rileva. È da notarsi, specialmente per
no dagli altri contenendo tre vestiboli, come da Erodoto si rileva. È
da
notarsi, specialmente per gli artisti, che gli an
presso i Tegeati, dove queste diverse norme dell’ architettura furono
da
Scopa Pario con solenne artificio distribuite. Ma
so la terra, al contrario dell’ ostie offerte ai celesti, scannavansi
da
sacerdoti in veste nera gli atri animali, che man
nfernali madre era la paura, e perciò il sacrifizio che loro facevasi
da
quei che scampati erano al furore di una malattia
stìnta il volto, Quasi rosa tra fior, Briseide bella. Il cignal sacro
da
più funi avvolto Tenea Taltibio; Agamennón s’acco
e del sq pra lodato autore la terribile espiazione offerta a Patroclo
da
Achille per dolore forsennato. Usanza fu degli an
ora se sussista veramente la differenza notata fra l’are e gli altari
da
Servio, che afferma questi ultimi solamente propr
ata a questo uso, ed è celebre l’altare che a Giove Olimpio fu eretto
da
Ercole Ideo in faccia al Pelopio ed al tempio di
er gli altari, onde nè lume profano poteva accendere il loro foco, nè
da
questo poteva accendersi lume profano. Guai a chi
a. Gli ufficj di questi ultimi non sono abbastanza distinti, e quindi
da
alcuni sono stati confusi. Fra i Gentili erano pr
de doversi placare colle colpe e col sangue dei mortali: Aspetterassi
da
costoro pietà, e moderazione? » Dopo il discorso
cui l’estremo fianco Lambe il flutto reteo. L’avversa parte Chiusa è
da
colle facile, che sorge A guisa di teatro. Era og
umano. Grato era a Baal il fumo de’ cadaveri offertogli dai Cananei e
da
altri popoli nemici d’Isdraele, che prevaricando,
’Isdraele, che prevaricando, macchiò anch’egli le mani già pure, onde
da
Dio abominati furono e puniti sì crudeli olocaust
il tremulo collo dei vecchi che avevano oltrepassati i settant’anni;
da
alcuni gli ospiti, da altri gli schiavi erano sca
vecchi che avevano oltrepassati i settant’anni; da alcuni gli ospiti,
da
altri gli schiavi erano scannati. Oh barbarie ! c
della madre, ponevasi sugli altari sanguinosi. Questo rito crudele è
da
Lucano attestato, I Galli (Cesare lo riporta) sac
che per celebrare queste empietà si osservavano ve lo dirà Euripide,
da
cui ho tradotto quei versi immortali ai quali è c
arsi ardisca: Vittima volontaria offro il mio petto. Libera nacqui, e
da
regina io voglio Morir. Paventi il ferro alma pri
sola di Leuce si congiunse ad Achille. Evvi un’altra opinione seguita
da
molti famosi lirici, e specialmente da Stesicoro,
Evvi un’altra opinione seguita da molti famosi lirici, e specialmente
da
Stesicoro, la quale narra che una donzella di que
le divinità; quindi lantamente l’arte seppe loro infondere tanta vita
da
gareggiare quasi colle vive sembianze. È impossib
sogno dei numi deve esser nato col tempo e colle sciagure. I mortali,
da
queste avvertiti, avranno con facile errore sotto
più delle volte, fidati a poche relazioni di rassomiglianza, dedurre
da
queste generali conseguenze, e tessere di tutti i
i piccolissimi, e tali che comandavano riso ed affronti, e gli ebbero
da
Cambise allora che a Memfi vide il tempio di Vulc
Memfi vide il tempio di Vulcano. Però quando l’Egitto fu conquistato
da
Alessandro, retto quindi dai Tolomei, imitarono i
tre genti l’esempio, non permise che l’altare di Dio fosse circondato
da
alberi a foggia di selva. Pure, tanto l’inclinazi
Qui, con gli occhi vedi Ciò che udire è terror; splende la selva Come
da
fiamme accesa, e di latrati Triplice suona. Inusi
confortato dalla lusinghiera esperienza del vostro compatimento. Sia
da
Giove il principio. Lungo e difficile, come Pausa
te, fu loro risposto che cesserebbero quando l’ossa di Ettore fossero
da
Obrino trasportate in quella città che non avesse
ei natali di Giove, del parto di R.ea, dell’inganno di Saturno deluso
da
un sasso fasciato, si trova espressa in un’ara gr
in onore di Antonino Pio esprime nel rovescio Giove b'ambino portato
da
questo animale. Virgilio nelle Georgiche dice che
no, lo nutrivano del latte amalteo e del mèle dell’ape, detta Panacri
da
Callimaco; onde nacque l’opinione, seguita da Vir
dell’ape, detta Panacri da Callimaco; onde nacque l’opinione, seguita
da
Virgilio, espressa in un’antichissima gemma vedut
e le fiamme. Ma non rispose l’evento all’ardire ed alla forza; poiché
da
Giove fu superato, e sotto l’Etna sepolto; ove, a
occhio sulla fronte del nume. Così effisriato era Giove Patroo veduto
da
Pausania nel tempio di Minerva in Corinto. Era fa
dell’Oceano? e come Avrai qui cibo? sei tu forse un dio? Ma non opri
da
nume. In mare il toro Non cammina, nè può sopra l
nella passata Lezione il ratto di Europa. x\ggiungerò che Giove ehbe
da
lei Minosse e Radamanto. Fra le amanti di Giove i
o. Costei, fìgha di Nitteo e moglie di Lieo re dei Tebani, fu violata
da
Giove mutato in Satiro. Il marito, cui non placò
lode ottenne pugnando sotto le mura d’Ilio) furono figli di Deidamia,
da
Giove delusa. Che dirò d’Ercole, prima lode di Gi
non l’ire della matrigna? E noto a tutti che tanto figlio ebbe Giove
da
Alcmena, che ingannò colle sembianze d’Anfitrione
illustre. Eccovi il catalogo di altri figli meno chiari. Deu calione
da
lodoma, Britomarte da Carme, Megato da una delle
atalogo di altri figli meno chiari. Deu calione da lodoma, Britomarte
da
Carme, Megato da una delle ninfe Sitinidi, Edio p
figli meno chiari. Deu calione da lodoma, Britomarte da Carme, Megato
da
una delle ninfe Sitinidi, Edio padre d’Endimione
da Carme, Megato da una delle ninfe Sitinidi, Edio padre d’Endimione
da
Protogenia, Arcesilao e Carlio da Torabia, Colaxe
fe Sitinidi, Edio padre d’Endimione da Protogenia, Arcesilao e Carlio
da
Torabia, Colaxe da Ora, Cimo da Birno, e Bardano
adre d’Endimione da Protogenia, Arcesilao e Carlio da Torabia, Colaxe
da
Ora, Cimo da Birno, e Bardano da Elettra, e i fra
one da Protogenia, Arcesilao e Carlio da Torabia, Colaxe da Ora, Cimo
da
Birno, e Bardano da Elettra, e i fratelli Palici
rcesilao e Carlio da Torabia, Colaxe da Ora, Cimo da Birno, e Bardano
da
Elettra, e i fratelli Palici da Talia. Nè Giove n
laxe da Ora, Cimo da Birno, e Bardano da Elettra, e i fratelli Palici
da
Talia. Nè Giove nelle sue galanterie si dimenticò
re di Apollo e Biana, li due occhi del cielo; la bionda Cerere generò
da
lui Proserpina, per cui tanto pianse ed errò, che
ne nomina e tutte le nazioni sotto nomi diversi, come afferma Eusebio
da
Cesarea, si disputarono Giove. Nè minor discordia
colle quali fu dagli antichi rappresentato. Udite intanto come viene
da
Pausania descritto il tempio di Giove Olimpico ne
ede. Del resto, il tempio di Giove Olimpico è antico: si pretende che
da
Deucalione fosse edificato; ed in prova, la tomba
rno al tempio un cordone, e vi erano affissi ventuno scudi aurei, che
da
Mummie vincitore furono consacrati al dio. Con so
stri, onde fu la terra vendicata e difesa. Sotto due loggie sostenute
da
due ordini di colonne si arrivava al trono e al s
nel numero di tre. Nella base di questa macchina Fidia avea scolpito
da
una parte Giunone, Giove e le Grazie; dall’altra
ntichi, nel loro entusiasmo, questo edifizio fu chiamato Cielo. Udite
da
Ovidio, nell’insigne traduzione delFAnguillara, d
già nel suo cor sente. Perchè non ne cerchi altro, che la terra L’ha
da
sé partorita, afferma e mente. Ella, ch’aver non
re le braccia Per abbracciar il suo nuovo custode; Ma col piede bovin
da
se lo scaccia. Nò man può ritrovar onde l’annode.
padre afflitto. Quando il mìsero padre in terra legge Che la fìo’lia
da
lui cercata tanto E quella, che credeva esser nel
tà dolce ristoro. È questo dunque il ben, ch’io ne sperava? Dunque ho
da
darti per marito un toro? Dunque i vitelli al nos
e, Che in capo tien tante facelle accese. Come rozzo pastor gli erra
da
canto, Che alle fresche erbe il suo gregge ristor
l primo stato: Si fan due bionde trecce ambe le corna; Ogni altro pel
da
lei toglie commiato: L’occhio suo come pria picci
osi cognomi dati al figlio di Saturno. Padre, Re, Ottimo, Massimo, fu
da
tutti chiamato, poiché nella religione pagana gli
o Statore Tito Livio lo insegna, riportando queste parole pronunziate
da
Romolo, mentre i suoi cedevano; — Padre desili uo
iove dell’Aventino: questa scienza fu posseduta, secondo gli storici,
da
Numa; e Dutens, così liberale per gli antichi, sc
otto silenzio Giove Vimineo, che diede, o più probabilmente ebbe nome
da
un colle di Roma, dove fra i vimini l’antica semp
nza del perdono, onde Giove Vendicatore ebbe adorazioni dai Romani; e
da
Agrippa, al dir di Plinio, il Panteon gli fu cons
a, che lasciò scritto che Priamo davanti a questo simulacro fu ucciso
da
Pirro, immemore della pietà paterna. Fu anche chi
i di Roma, e ne fu disotterrata una copia in piccolo, presso Corinto,
da
un viaggiatore inglese che la reputò un Nettuno I
avea patteggiato coi Titani solamente la morte dei maschi: che nulla
da
femmine imbelli potevan temere quegli animosi che
orintiaco Pausania, che nell arcadico sembra contradirsi, dicendo che
da
Temeno fu educata. Ole antichissimo poeta, attrib
one andando a visitare Teti, l’Oceano dice che nelle loro case già fu
da
essi beatamente nutrita. In questa diversità di n
sse dei gigli già crocei il colore. Ercole adulto ferì lo stesso seno
da
cui fu nutrito, come Omero nel quinto libro dell’
ie per plausibile congettura, nè sappiamo la provenienza della statua
da
tempi remoti. Ci é soltanto noto, che fu nel pass
in uno scavo intrapreso per ordine del cardinale Barberini, e diretto
da
Leonardo Agostini antiquario. Dalla similitudine
non so che di quel quadrato, secondo la frase di Varrone, rammentato
da
Plinio; e se si fa riflessione alla maniera nella
no verso il mezzo e vanno decrescendo nei lati, ci è stato conservato
da
Polluce, e più precisamente da Eustazio, che così
scendo nei lati, ci è stato conservato da Polluce, e più precisamente
da
Eustazio, che così lo descrive. — Dicono gli anti
è un ornamento femminile, così detto per la similitudine colla fionda
da
lanciare, perchè anch’esso è largo nel mezzo, o n
io; io cedo: La mia pietà, la mia ragione audace Nel petto affogherò,
da
te discorde Non sarò mai pur d’un pensiero: il gi
e, e: Sì, dice, vincesti, Tuo ritorno, son tuo: che ignota forza Esce
da
te, dai detti tuoi: qual nova Spezie di bello in
il suo tempio che Camillo, unica lode della patria cadente, trasportò
da
Yeio sull’Aventino. Altro pure ne sorgeva sul Cam
ausania vuole che l’uso di sacrificarle quell’animale fosse stabilito
da
Ercole, quando dopo aver pugnato con Ippocoonte e
onda non è Ercole, come reputavano, ma Marte t il quale come nascesse
da
Giunone fa Ovidio nei Fasti narrare a Flora custo
’ha creduto Ercole bambino, cui Giunone porsela mammella, o ingannata
da
Giove, come crede Pausania, o persuasa da Pallade
rsela mammella, o ingannata da Giove, come crede Pausania, o persuasa
da
Pallade, al dir di Tzetze. Si aggiunge che il rob
e. Il fiore che è nella destra della dea n’è un’altra prova. Sappiamo
da
Ovidio che offesa Giunone per non aver avuta part
o il fiore che ha nella destra nelle monete di Gallo e di Volusiano,
da
alcuni antiquari preso per una tanaglia, alluda f
ne abbia assai rispettata l’ integrità. » Nascita di Marte narrata
da
Flora. Io già fui ninfa del beato campo, Che vide
ino mutò sua sembianza; Cerere deluse trasformato in cavallo; ed ebbe
da
varie ninfe infinito numero di figli. Libia lo fé
le favole col vero, ne avverta che questa fama fu sparsa accortamente
da
Piteo, avolo materno dell’eroe, per conciliargli
ne, giacché congiurò con gli altri per legar Giove, che fatto accorto
da
Teti, fu contento di punire la ribellione in Apol
ttuno formò un toro. Minerva inventò il modo di costruire una casa, e
da
Vulcano fu l’uomo composto. Un’altra volta ebbe g
o dai Trezenii, perchè unitamente a Minerva Poliade, o Urbana, gli fu
da
Giove assegnato il dominio della loro regione. Al
i Tessali; cognome di Eliconio Elice gli diede, città sessanta stadii
da
Egio lontana. Nisireo da un’isola del mare Carpaz
conio Elice gli diede, città sessanta stadii da Egio lontana. Nisireo
da
un’isola del mare Carpazio; Egeo da Egide isola d
a stadii da Egio lontana. Nisireo da un’isola del mare Carpazio; Egeo
da
Egide isola dell’Eubea. Si legge che Portunno anc
re per porgere ai Greci soccorso. Questa passo dell’ Iliade, ammirato
da
Longino, merita di esservi letto nella traduzione
e un distintivo particolare; ma dal tridente principalmente, chiamato
da
Eschilo 10 l’insegna di Nettuno, ch’egli stringe
per Giove, e per tale ristorato nel palazzo Verospi: errore derivato
da
una certa simiglianza colle sembianze fraterne. O
la sventura di un nome comune. Infatti, al dire di Cicerone, seguito
da
Arnobio, quattro, oltre il figlio del re degli De
ell’Arcadia; Pausania afferma nel suo Viaggio in Beozia che non lungi
da
Tanagro, in un monte chiamato Coricio, vide la lu
, lavarono il tenero corpo. Alcuni dicono che Mercurio, e non Ercole,
da
Giunone ingannata suggesse il latte, che a parte
i Pierii, dove le liete erbe pasceva l’armento degl’immortali. Separò
da
questo cinquanta bovi, e delle sue arti non dimen
tto ne furono diversi figli. Da Aglauro figlia di Cecrope ebbe Erico,
da
Daira Eleusina, Buno da Alcidamea, Calco da Ociro
gli. Da Aglauro figlia di Cecrope ebbe Erico, da Daira Eleusina, Buno
da
Alcidamea, Calco da Ociroe, Evandro dalla figlia
ia di Cecrope ebbe Erico, da Daira Eleusina, Buno da Alcidamea, Calco
da
Ociroe, Evandro dalla figlia di Cadmo, e da Cleob
Buno da Alcidamea, Calco da Ociroe, Evandro dalla figlia di Cadmo, e
da
Cleobula Mirtillo. Lungo sarebbe 1’ annoverarli t
sicurezza della concordia, e favoleggiarono che alla verga, donatagli
da
Apollo gli aggiungesse il nume, poiché ne divise
del Museo Strozzi, ed un’altra della collezione Stoschiana illustrata
da
Winkelmann. Conviene infatti il segreto al messag
osamente sulle sue labbra, e l’aria vezzosa del volto, son rammentati
da
Luciano in uno dei suoi Dialoghi, in cui delinea
Plinio, la concordia dei feroci, o si allude ad una favola rammentata
da
Igino, che ha lo stesso significato. « Benché il
on ve n’ha forse alcuno più ripetuto che quello di Cillenio, il quale
da
Cillene, monte di Arcadia e patria del nume, seco
sta, il cui mento, il cui dorso E per nevi e per gel canuto e curvo E
da
fiumi rigato. In questo monte. Che fu padre di Ma
ttribuitogli narra che gli fu data l’aurea verga in cambio della lira
da
Apollo, che la cura gli affidò degli armenti. I m
perchè aureo fu detto ancora dagli antichi quello che era bello, come
da
Esichio e da Ateneo si rileva. Di Mercurio chiama
fu detto ancora dagli antichi quello che era bello, come da Esichio e
da
Ateneo si rileva. Di Mercurio chiamato Acacesio,
come da Esichio e da Ateneo si rileva. Di Mercurio chiamato Acacesio,
da
Acaco figlio di Licaone educatore del nume, era c
ercurio, perchè presso i Tanagrj vi era un simulacro del dio scolpito
da
Calami antichissimo artefice, in memoria che il n
rno alle mura sugli omeri il mentovato animale. Nonacrite fu nominato
da
Nonacrizia città dell’Arcadia, e Melopoo perchè c
i questa asserzione favellando delle divinità egiziane. Udite intanto
da
Apuleio come veniva rappresentato. » Di Anubi il
no che Giove affidasse pure la cura di Bacco fanciullo, come rilevasi
da
Plinio, da Pausania, da molte gemme annulari, e d
e affidasse pure la cura di Bacco fanciullo, come rilevasi da Plinio,
da
Pausania, da molte gemme annulari, e da due antic
ure la cura di Bacco fanciullo, come rilevasi da Plinio, da Pausania,
da
molte gemme annulari, e da due antichi bassirilie
llo, come rilevasi da Plinio, da Pausania, da molte gemme annulari, e
da
due antichi bassirilievi, uno del Museo Chiaramon
u scoperto questo bel marmo, e ch’egli sospetta esser potuto derivare
da
un’aggiunta fatta da quell’Augusto alle vicine Te
marmo, e ch’egli sospetta esser potuto derivare da un’aggiunta fatta
da
quell’Augusto alle vicine Terme di Tito; come se
o Winkelmann, che sicuramente non avea veduto l’originale. « Mi resta
da
osservare che il contorno del basamento antico ne
e delle dee, alla Morte. Sdegnato Giove perchè T umana gente liberata
da
questo terrore sarebbe in ogni colpa trascorsa, u
Apollo l’oblivione di tante cure, ed inventò la musica; scoperta che
da
altre divinità gli venne contrastata. Infatti nel
l Visconti. Molte cose intorno a questa divinità insegnate vi saranno
da
Callimaco nel suo Inno, che in parte ho tradotto.
e un Apollo jmbere insidiante ad un serpente lucertola con una saetta
da
vicino. L’età della nostra figura, l’attitudine d
ino. L’età della nostra figura, l’attitudine di scagliare una freccia
da
vicino e senza l’arco, la situazione del giovinet
la situazione del giovinetto mezzo nascoso dietro al tronco, indicata
da
Plinio colla parola insidiante, da Marziale col f
nascoso dietro al tronco, indicata da Plinio colla parola insidiante,
da
Marziale col fanciullo insidioso, sono altrettant
che dovevano un giorno trafiggere il Pitone, lo potremmo congetturare
da
questa statua. La nobiltà delle forme e la bellez
i loro armenti verso questo luogo, si trovarono ad un tratto agitati
da
un vapore che gli occupò, e che inspirati da Apol
ono ad un tratto agitati da un vapore che gli occupò, e che inspirati
da
Apollo cominciarono a predire il futuro. Ma Femon
ra e colle loro proprie ali, e che la prima fu agli Iperborei mandata
da
Apollo. Ma secondo un’altra tradizione, questa se
Ma secondo un’altra tradizione, questa seconda cappella fu edificata
da
uno di Delfo chiamato Ptera, che coll’equivoco de
che ne sia, il tempio di Apollo fu rifatto di pietra la quarta volta
da
Agamede e da Trofonio. Fu bruciato di nuovo sotto
il tempio di Apollo fu rifatto di pietra la quarta volta da Agamede e
da
Trofonio. Fu bruciato di nuovo sotto l’arcontato
leopompo, l’altro immortale in Nettuno. Il monte Parnaso, e la selva,
da
lui ebbero, il nome. Aggiungono che trovasse l’ar
ai tempi nostri ancora vien chiamato. « E fama inoltre che lamo nato
da
Licore ehhe per figlia Celeno, che partorì ad Apo
he per figlia Celeno, che partorì ad Apollo un figlio chiamato Delfo,
da
cui la città ha tolto la sua denominazione. Altri
imonie, e Tiadi sono state dette. « Secondo i mentovati, Delfo nacque
da
Apollo e da questa Tia: alcuni gli danno per madr
adi sono state dette. « Secondo i mentovati, Delfo nacque da Apollo e
da
questa Tia: alcuni gli danno per madre ancora Mel
ivi di tomba, avvelenavano l’aria dell’isola. « I poeti dicono che fu
da
Apollo ucciso un drago, cui la sicurezza dei suoi
el che avanza del suo racconto nella se^’uente Lezione. Udite intanto
da
Orazio nuove lodi del nume. Nume, che ultor dell
e Dardanie mura Con la, fato di Troia, asta tremenda. Qual pin reciso
da
bipenne acuta, O querce, ch’il furor di Noto atte
, che hanno nell’arte loro riportata la palma, Faille di Crotone sarà
da
me solo rammentato, illustre per tre vittorie rip
alao, Tideo figlio di Eneo, i discendenti di Preto, come Capaneo nato
da
Ipponoo, ed Eteocto da Isi; finalmente lo stesso
neo, i discendenti di Preto, come Capaneo nato da Ipponoo, ed Eteocto
da
Isi; finalmente lo stesso Polinice ed Ippomedonte
ed Eteocto da Isi; finalmente lo stesso Polinice ed Ippomedonte, nato
da
una sorella di Adrasto. Là pure vedesi il carro d
ola innocente. Accanto ad essa è Linceo, e tutti gli eroi discendenti
da
Ercole, e da Perseo d’Ercole ancora più antico. «
. Accanto ad essa è Linceo, e tutti gli eroi discendenti da Ercole, e
da
Perseo d’Ercole ancora più antico. « Succede il p
Vedrete ancora in Delfo una testa di toro di Peonia in bronzo, donata
da
Dropione re di quella contrada. Davanti alla nomi
il fare un dono ad Apollo, che consistè in un tripode d’oro sostenuto
da
un drago di bronzo. Il serpente rimane ancora: ma
ato dai generali dell’armata focose. « L’ascia che si vede fu offerta
da
Periclito figlio di Eutimaco. Ecco quello che int
e sorella di quel Caletore che, secondo Omero nell’Iliade, fu ucciso
da
Aiace, mentre voleva bruciare la nave di Protesil
so da Aiace, mentre voleva bruciare la nave di Protesilao. Cigno ebbe
da
Proclea un maschio ed una femmina; il primo si ch
ssione, l’accusò al marito di averla volata violare. Cigno, ingannato
da
questa impostura, fece chiudere il fratello e la
a dell’isola d’Io, ove terminerai i tuoi giorni. Riguardati solamente
da
un enigma. — Però gli abitanti d’Io mostrano anco
torno. « Si prepara il vascello che deve salire Menelao, equipaggiato
da
soldati, marinari e fanciulli: Fronti, celebre pi
ede un certo Ictemene, che porta dei vestiti, ed Echeace che discende
da
un ponte con un’urna di bronzo. Polite, Strofìo e
è il solo che abbia la barba, e di cui Polignoto abbia preso il nome
da
Omero. Briseide è in piede: Diomede sopra essa, e
ogno d’iscrizione per conoscere che è Eleno figliuolo di Priamo. — (È
da
notarsi questo passo di Pausania, perchè ci fa in
l suo poema sul sacco di Troia, poiché dice che il medesimo fu ferito
da
Admeto argivo, nel combattimento che i Troiani so
i Creonte, ferito nel pugno, come il mentovato poeta narra ch’egli fu
da
Agenore. Polignoto avea dunque lette le poesie di
ci nella seguente Lezione. Udite la sorte di Niobe e dei figli di lei
da
Ovidio, che in questa parte ho volgarizzato. Vi r
eterna maraviglia e disperazione dell’arte. « Questa statua, che già
da
tre secoli si am mira in Vaticano come il miracol
rte. I suoi capelli raccolti in un nodo sopra la fronte, e circondato
da
uno strofio, o cordone, ornamento proprio dei num
porto e pel tempio della Fortuna, e per le delizie imperiali chiamate
da
Filostrato col nome di reggia dei- Cesari, che ta
ttesa la premura che si presero di abbellirle tanti imperalori romani
da
Augusto fino ad Antonino Pio. Fra questi alcuni,
questo genere e in ciò la forza della verità mi obbliga a dissentire
da
un grand’uomo dei nostri tempi (il celebre Mengs)
sta opinione, comecché faccia onore a chi l’ha proposta, perchè nasce
da
un’idea di perfezione assai superiore alla comune
grandi artefici. La non originalità dell’Apollo era poi un argomento
da
estendere i dubbi sopra qualunque altra scultura.
discorso. L’essere stato collocato piuttosto ad Anzo che a Roma non è
da
badarsi da chi ò versato nella storia romana e de
’essere stato collocato piuttosto ad Anzo che a Roma non è da badarsi
da
chi ò versato nella storia romana e degl’imperato
vano più interessanti. Si è fatta commem orazione assai inesattamente
da
Plinio e Pausania, e casualmente da alcuni altri;
mmem orazione assai inesattamente da Plinio e Pausania, e casualmente
da
alcuni altri; e perciò sono restate ignote quasi
ramente è questo uno dei quattro celebri Apollini in marmo rammentati
da
Plinio, ma che non può determinarsi per mancanza
può determinarsi per mancanza di piìi accurata descrizione, Lasciando
da
parte quelli che non possono convenire all’azione
Nerone, donde può essere stata trasferita nelle delizie Anziatine, o
da
Antonio, o da Adriano che frequentavano quel sogg
può essere stata trasferita nelle delizie Anziatine, o da Antonio, o
da
Adriano che frequentavano quel soggiorno. « Quest
nume cessava poi per la sua clemenza col mezzo dell’arti agli uomini
da
lui insegnate. Che se si voglia vibrante i dardi
: la sua morbida chioma simile a teneri pampini scherza quasi agitata
da
una dolce auretta intorno al divino suo capo, in
o dal credere che lo scultore dell’Apollo abbia imitata questa statua
da
una delle più antiche di Calamide, correggendone
ide in Parigi un marmo di Carrara, che si credeva greco. Udite adesso
da
Ovidio, che, incoraggito dal voNicccLiNi. Lez. di
ffemminato e molle, allevato fra le fresche ombre, e come dice Ibico,
da
Venere stessa nutrito di rose, ma son degne di un
rappresentare Apollo pastore (νομιος) per indicare l’arte pastorizia
da
lui esercitata presso Admeto re di Tessaglia. Vi
cevole che quello dei capelli biondi; verità di pratica, riconosciuta
da
tutti gli artisti. Un passo di Ateneo che contie
a osservazione. La prima è il tono della voce di una vergine che esce
da
una bocca di porpora, ed il personaggio messo in
ne che esce da una bocca di porpora, ed il personaggio messo in scena
da
Ateneo dimanda: Questo giro non sembra egli bel
on può aver luogo, perchè la bella natura ci prova al contrario, ed è
da
presumersi che i Greci avranno fatta la stessa os
mostrarvi almeno quanto si possa rimanere ingannati, volendo ricavare
da
certe tradizioni notizie intorno ai costumi. « A
quale consisteva in questo frutto. Apollo traversando l’aria portato
da
un cigno è un’immagine rara, ma bella e significa
. La medaglie della città di Tessalonica offrono Apollo che si corona
da
sé stesso di lauro come vincitore nel suo combatt
to di Stosch, Temi gli presenta una tazza di ambrosia, immagine tolta
da
Omero. Apollo si trova con dei cervi e dei cani s
mostra Apollo che tiene il piede sopra un orso: non ho potuto trovare
da
che questo simbolo sia derivato. Un topo accanto
o, che nel dialetto cretese significa Topo, perchè Apollo deve averli
da
questa isola banditi. A Delo vi era una statua de
d’inoltrare le confetture, dirò che è una replica, o una copia fatta
da
mano maestra, dell’Apollo sonatore di cetra di Ti
ro quasi al vaticinio, è questo coronato dal lauro, pianta consacrata
da
Apollo ad esser l’ornamento dei vincitori e dei p
. Tali cetre più grandi, che così per comodo si sospendevano, vengono
da
Esichio dette φορμιγγες, parola greca con cui tal
Greci άγκωνες o cubiti. Intendiamo adesso quanto voglia significarsi
da
Tibullo colle citate parole opera di rara arte, e
il lagno. La causa nel guerrier combatte, e dona Viltade o forza: se
da
sé diparte Il giusto, toglie dalle mani incaute L
fu detto il simulacro di lui, il quale, dopo che l’isola predetta fu
da
un Prefetto di Mitridate saccheggiata, la fortuna
tto; e Pausania si contradice, perchè nel Viaggio in Attica lo deduce
da
Lieo figliuolo di Pandione, e nel Viaggio a Corin
e, forse, onde la velocità significare. Lucigenete Apollo fu chiamato
da
Omero, non come generato di Licia (poiché questa
smene, che sorgeva della destra porta di Tebe all’ingresso, celebrato
da
due statue, una di Fidia, l’altra di Scopa, rappr
do appare sull’orizzonte. Ecaergo, o Lungi-saettante, sovente è detto
da
Omero, perchè equiparato al sole che da lontano i
gi-saettante, sovente è detto da Omero, perchè equiparato al sole che
da
lontano i suoi effetti produce. Pagaseo, perchè i
è in Pagase, ove la prima nave fu fabbricata, aveva un tempio. Clario
da
Claro città dell’Asia, nella quale ebbe oracoli e
da Claro città dell’Asia, nella quale ebbe oracoli ed altari fondato
da
Manto figlia di Tiresia, che qui fuggiva la vende
tempio del nume celebravansi il certame chiamato Teoxenia, istituito
da
Castore e da Polluce, del quale era premio, secon
ume celebravansi il certame chiamato Teoxenia, istituito da Castore e
da
Polluce, del quale era premio, secondo Pindaro, u
omina Orazio in un’Ode, di cui vi ho letta la traduzione. 14 Patareo
da
Patara città della Licia lo dissero, onde il Liri
ene i gioghi e la selva nobile di Licia. » Amicleo lo nomarono ancora
da
Amicla, luogo nell’agro spartano, dove al nume ed
trova frequentemente Apollo mentovato dagli scrittori e specialmente
da
CaUimaco: alcuni rintracciano il motivo di questo
he per brevità tralascio. Timbreo afferma Strabene che fosse chiamato
da
Timbra, luogo prossimo a Troia, dove vogliono che
da Timbra, luogo prossimo a Troia, dove vogliono che Achille, essendo
da
Paride ucciso, fosse inventata ìa favola che Apol
a soglia Doppie porte d’argento, e dal lavoro La materia era vinta. È
da
Vulcano Qui sculto il mar, che della terra abbrac
mbedue questi numi vedessero la luce in Delo ad un parto stesso, come
da
Cornelio Tacito si rileva. Ecco le parole di lui.
anità delle nazioni soggiace a infiniti cangiamenti. Sappiamo infatti
da
Erodoto che gli Egiziani dicevano generate da Cer
menti. Sappiamo infatti da Erodoto che gli Egiziani dicevano generate
da
Cerere e da Dionisio queste due divinità, alle qu
amo infatti da Erodoto che gli Egiziani dicevano generate da Cerere e
da
Dionisio queste due divinità, alle quali Latona n
na non era stata che una semplice nutrice. Questa opinione fu seguita
da
Eschilo, che chiamò Diana figlia di Cerere, la qu
e venti ninfe Amnisidi per ancelle, che abbiano cura dei miei coturni
da
caccia, e dell’altra suppellettile destinata a qu
ò solamente coi luoghi abitati dagli uomini quando le donne, oppresse
da
acerbe doglie, mi chiameranno in soccorso. Le Par
nta cittadi trenta che non sapranno esaltare altro dio che te sola, e
da
te si chiameranno. Disegnerai pure a comune molte
eti perchè mandarono le loro figlie in compagnia di Diana. Circondata
da
queste andò ai Ciclopi, e gli trovò che nell’isol
Ariosto nella seguente maravigliosa ottava che fa indirizzare a Diana
da
Medoro, famoso per la fedeltà e per gli amori non
a no stra statua che non è succinta come le sue immagiai ce l’offrono
da
cacciatrice, eppure la sua attitudine non è il ri
a l’osserviamo in veste talare con un cervo che ha raggiunto, stretto
da
lei per le corna colla sua destra, e con una lanc
iunto, stretto da lei per le corna colla sua destra, e con una lancia
da
cacciatrice nella sinistra. E poi si può dare che
suo credemno al naufrago Ulisse perchè gii fosse di scampo. Deducesi
da
tutto ciò che Ino o Leucotea con tal benda soleva
ontri con simile abbigliamento, poiché le Muse stesse non sono aliene
da
questo nume, a cui è sacra una delle sommità del
na corona bacchica. Anzi osservo in Polluce che un abbigliamento, che
da
lui ai cacciatori si attribuisce, non si osserva
to illustrato. Fra i piccoli busti dell’ Ercolano è un Ercole vestito
da
donna con corona e abbiggliamento da baccaute. Qu
ll’ Ercolano è un Ercole vestito da donna con corona e abbiggliamento
da
baccaute. Questo bronzo mi serve di lume per rico
inile nel superbo simu lacro della Villa Panfili, spiegato per Clodio
da
certi antiquarii. E questi un giovine robusto di
a Jole così mollemente si adorna, forse nella licenza de’ baccanali,
da
quest’ultima circostanza indicati nel marmo della
e, e cacciatrice anch’essa e in atto di cacciatrice dipinta una volta
da
Lesche, a cui sarebbe stato dato il credemno come
ità, che non può dubitarsi che non provengano queste diverse immagini
da
un medesimo originale. Sarà stata questa qualche
sse ai Ciclopi: — Su via, fabbricatemi un arco Cidonio (così dicevasi
da
Cidone città di Creta, celebre per questo genere
egna di me. — Di cinque, quattro ne prese senza il corso dei cani, ma
da
per se stessa, acciocché le portassero il cocchio
racia, ove il turbine di Borea i mortali con grave gelo flagella. Qui
da
un pino tagliasti la fiaccola che accendesti sul
riceve le tue armi. Apollo la tua caccia. Ma non ha più questo premio
da
che il fiero Alcide è venuto nel cielo. Egli osti
di una montagna nel mare, e quivi balzata nelle reti ai pescatori fu
da
questi posta in salvo. Quindi i Cidoni chiamaron
idoni chiamaron la ninfa Dittinna, cioè dalle reti, e Ditteo il monte
da
cui saltò; eressero altari, vi fanno sacrifizii,
lla mentre fuggiva. Fu tua compagna ancora Cirene, cui desti due cani
da
caccia, e la bionda Procri consorte di Cefalo Pei
li omeri: di dietro sono legati a molta distanza dalla testa, e cinti
da
un diadema, su cui stanno otto rose rilevate d’un
a pieghe parallele e compresse, viene nell’orlo esteriore circondato
da
una stretta fascia di color d’oro, sopra alla qua
mmentare fra molti Ippolito, emulo della castità di questa dea, tanto
da
meritare l’ira di Venere, cui soddisfece l’amore
ezione la descrizione della morte di Ippolito, la quale ho tra ciotta
da
Racine, che ne accrebbe le bellezze derivate dal
l quale avevano cognizione; e ciò perchè qualche tempo prima disfatte
da
Ercole, e precedentemente da Bacco, nel di lei te
ciò perchè qualche tempo prima disfatte da Ercole, e precedentemente
da
Bacco, nel di lei tempio si erano rifugiate. Ci v
ente da Bacco, nel di lei tempio si erano rifugiate. Ci vien riferito
da
Dionigi il Geografo che ve ne ha uno molto più an
larghezza: le 127 colonne che sostenevano Tedifizio sono state donate
da
altrettanti re, ed erano di 60 piedi alte. Fra qu
animo: e dice che il seguente mattino vi-, desi la pietra discendere
da
per se stessa, e adattarsi nel luogo in cui si do
à del culto di quella dea. Sembra peraltro che la descrizione fattane
da
Plinio riguardi il tempio, che fu bruciato da Ero
la descrizione fattane da Plinio riguardi il tempio, che fu bruciato
da
Erostrato nella maniera che a tutti è ben nota: i
nota: imperocché quello che esisteva a suo tempo era stato fabbricato
da
Dinocrate, o, secondo Plinio, Dinocare, ristesse
tos voleva fare una statua ad Alessandro. Quest’ultimo, che fu veduto
da
Strabene, era altrettanto vago e pieno di ricchez
d’ ordine ionico era dipterico, vale a dire tutto ai lati circondato
da
due ordini di colonne in forma di un doppio porti
ra questo tempio un asilo dei più celebri, il quale, secondo l’autore
da
me citato, si estendeva fino a 125 piedi all’into
e le sventure e i delitti onde venne accompagnata, e che ho tradotto
da
Ovidio. Caccia di Meleagro. Dedalo stanco nella
o i suoi nemici incontra Il cinghial, più di folgore veloce, Che vien
da
nube che squarciata tuona. Cede ogni ramo, l’abba
occhi, e fiamme e spuma Fulminava la bocca: e come vola Mole librata
da
potente ordigno Che ruina le mura, e l’alte torri
prole Iva, allorché Teseo gli grida: cara Metà dell’alma mia, ferma;
da
lungo Star si lice anche ai forti: e giacque Ance
oco il ramo: acuto grido Diede, e l’ardeva involontaria fiamma. Sente
da
cieco fuoco arder le membra L’ignaro Meleagro, e
ianeta, norma alle pastorali fatiche. Davasi alla luna la biga tirata
da
un cavallo bianco e da un nero, ovvero da bovi. P
orali fatiche. Davasi alla luna la biga tirata da un cavallo bianco e
da
un nero, ovvero da bovi. Per testimonianza di Fes
si alla luna la biga tirata da un cavallo bianco e da un nero, ovvero
da
bovi. Per testimonianza di Festo, anche il mulo u
ecchiata argentea biga II silenzio sedea tuo fido auriga. » Ecate fu
da
molti reputata lo stesso che Diana e la Luna. Non
la di Latona e moglie di Perseo. Titania fu cognominata Diana, perchè
da
uno dei Titani nata. Partenia sì disse dall’ amor
nata. Partenia sì disse dall’ amor della castità, o più propabilmente
da
Partenio monte di Arcadia, atto alla caccia, occu
io presso gli Argivi. Ortia scrive Esichio che fosse denominata Diana
da
una regione dell’Arcadia, ed infame ne era il tem
e immagine della dea, che in questa tavola ci si presenta, quando già
da
troppi monumenti non conoscessimo il mistico simu
que non siamo stati iniziati ai misteri di questo nume, possiamo pure
da
un solo passo di San Girolamo indovinare il siste
n sostegno: perciò si veggono nelle medaglie e nelle gemme come rette
da
due bastoni, che veru si appellavano dall’antichi
eru si appellavano dall’antichità, per esser simili agli spiedi, armi
da
caccia, e così confacenti a Diana. Un luogo di Mi
uasto da’ critici, è stato colla sua vera lezione esposto e sostenuto
da
Luca Olstenio. Eccone le parole: « Diana Efesia c
lte mammelle e spiedi costruita. » Questa descrizione vien confermata
da
tutte le antiche medaglie, che di simili sostegni
hi essere presa indifferentemente per la stessa natura, tanto più che
da
lei alcuni filosofi derivavano persino il Sole. Q
to il simulacro della dea ornato di figure di animali, tutti prodotti
da
lei e nutricati, non è maraviglia se incomincian
à. La seconda scende a guisa di luna crescente, ed è tutta tramezzata
da
ghiande, sotto un festone di varie frutta, denota
one ed archi nelle mani, credute sinora dagli antiquarii Vittorie, ma
da
me piuttosto riguardate come le Ore, o le Stagion
se a tumulto la moltitudine, perchè le dottrine evangeliche predicate
da
San Paolo aveano fatto di molto decrescere lo spa
alludeva alla fondazione di quel gran tempio, alle Amazoni attribuita
da
parecchi scrittori. » Illustre fra le compagne d
ii pei danni dall’ ardimento di Fetonte prodotti. Uditene il racconto
da
Ovidio che ho tradotto: Cura del nume era l’Arca
olìche, che formano la religione dei popoli antichi. Erodoto, citato
da
Pausania, lasciò scritto che Minerva dicevasi fig
Omero, nel quarto libro dell’ Iliade, non dalla palude Tritonide, ma
da
Alalcomenio castello di Beozia, Alalcomenia disse
nia disse Minerva; e questo luogo per patria del nume vien confermato
da
Strabone, che riporta che Rodi ancora si arrogava
lla Biblioteca dà per genitori a Pallade Euritia e Orio; ma distingue
da
Pallade Minerva, scrivendo la prima esser madre a
nda nata dal Nilo, e dagli Egizii in Salde adorata; la terza generata
da
Giove nel modo sopra espresso: la quarta nata dal
a da Giove nel modo sopra espresso: la quarta nata dallo stesso dio e
da
Corife figlia dell’Oceano, detta dagli Arcadi Cor
simil figura per Circe. La testa di toro ornata di bende, che si vede
da
un lato nelle medaglie ateniesi, significa il sac
rice dei regni mostra nell’atteggiamento una franchezza e superiorità
da
sovrana di quasi tutto il mondo allora conosciuto
egame or più or men presso pendono in lunghi ricci paralleli. — Forse
da
quell’acconciatura dei crini a lei propria ha pre
grec), e (grec), cìoò che ha bella ed aurea celata. E questa fregiata
da
due civette, uccello a lei sacro per la somiglian
guerra. Cacciò alle spalle l’egida co’ fiocchi Orrenda, che ‘1 timore
da
per tutto, E la fuga d’intorno incoronava. Eravi
mostro piuttosto che la sua immagine sull’egida di Minerva, lo ricavo
da
ciò che narra Pausania, che nel tempio di Minerva
tato il suono, si vide nell’acque per l’enfiate gote così deforme che
da
sé gettò lungi il mal trovato istrumento. Custode
mal trovato istrumento. Custode delle città udirete chiamata Minerva
da
Callimaco nella celebre Elegia sui lavacri di lei
to cognome. Minerva Oftalmite, cioè Oculare, ebbe un tempio in Sparta
da
Licurgo costrutto, cbe diede questo cognome alla
tto, cbe diede questo cognome alla dea, perchè gli fu tolto un occhio
da
Alcandro, giovine feroce, che il popolo consegnò
mitare le opere antiche, eressero a Pallade i primi un simulacro, che
da
loro fu nominato. Rinomato presso i Danni, antich
e, la istessa nazione la disse, onde nelle ‘medaglie di Atene si vede
da
una parte il tridente, dall’ altra la testa di Pa
fatta maniera la dea mentre sotto mortali sembianze cercava distorlo
da
lanciare un dardo contro Agamennone. Ritornato in
della parma. Che poi tale si fin gesse lo scudo di Pollade apparisce
da
Plinio, che lo chiama parma al libro xxvi. Gli sc
Pallade in Argo, nello sposalizio delle figlie di Adrasto, è chiamato
da
Stazio orbe di bronzo. In quello della nostra sta
o è figurata, anzi è ripetuta l’egida che ha sul petto. L’egida usata
da
Giove per scudo sì vede in una gemma presso Winke
la santa cappella di Parigi, rappresentante l’apoteosi di x\ugusto. È
da
notarsi che rari sono i simulacri degli Dei in un
o, che sarebbe determinata naturalmente dalla sua gravità. Sembra che
da
tal circostanza, certamente non rappresentata a c
e lasciò scritto che più furono le Veneri adorate dagli antichi, nate
da
genitori diversi. La prima di queste, del Cielo e
dalla spuma, diede con Mercurio la vita al secondo Cupido; la terza,
da
Giove e da Dionea creata, fu moglie di Vulcano. P
a, diede con Mercurio la vita al secondo Cupido; la terza, da Giove e
da
Dionea creata, fu moglie di Vulcano. Platone vuol
Esiodo nella Teogonia vuole che appena nata andasse al monte Citerò,
da
cui di Citerea sortì il cognome, e quindi a Cipro
esser figlia di Otreo, che alla ben munita Frigia comandava, e rapita
da
Mercurio dal coro di Diana come destinata in spos
lla riverenza che come dea le inspirava, e condusse al talamo coperto
da
pelli d’orse e di leoni di propria mano uccisi la
nual tributo di lacrime, come udirete nel fine della presente Lezione
da
Mosco in un bellissimo canto funebre sulla morte
Il Salvini volgarizzandolo con non ordinaria eleganza mi ha dissuaso
da
tentare la stessa fatica. Gli altri amori e le al
ttato dall’amante alla fanciulla era una dichiarazione di amore, come
da
molti antichi scrittori si rileva. Si trova più r
imboli alla Venere armata. Saffo dipinge Venere sopra un carro tirato
da
dei passeri, immagine di cui l’arte non pare che
eleste porta il diadema come Giunone, e questo attributo la distingue
da
Venere Afrodite. Di simili teste isolate, che son
ol fine di attrarre quasi per grazie segrete un Marte di ferro. Udite
da
Winkelmann altre pregevoli cognizioni intorno a q
, non è punto guasta; tal pure è altra statua, la quale è copia fatta
da
Menofanto di una Venere che stava presso Troade,
eci chiamavano (grec), cioè umidità. Un tal guardo però è ben lontano
da
quei tratti indicanti lascivia, coi quali alcuni
ggetto del simulacro, perchè non converrebbe a Diana veduta nel bagno
da
Atteone, che in qualche antico marmo viene rappre
cialmente al sinistro, non è taciuto dagli antichi; anzi è illustrato
da
Festo, che lo appella spinther, e lo spiega: gene
appunto alla nostra statua, e la foggia stessa del serpe è rammentata
da
Polluce, che fra gli ornati muliebri che solean p
cui visse questo rinomato artefice: prima cioè che le Grazie chiamate
da
Prassitele fossero discese ad animare il greco sc
ica della Venere nel bagno di Policarmo ammirata in Roma e rammentata
da
Plinio. » Canto funerale di Adone. « Io piango,
e il bel color di rosa, E intorno al labbro langue il moribondo Bacio
da
Vener non lasciato mai; Di lui morto anco il baci
in tanto: io questo bacio Guarderò, come fusse Adone istesso; Giacché
da
me, sposo infelice, fuggi. Tu lontan fuggi, Adone
Vuol Cicerone che l’ etimologia rintracciar se ne debba nel provenire
da
lei tutte le cose. Lascerò ai grammatisi il dispu
Venere appellata Celeste v’ indicai nella passata Lezione come fosse
da
Fidia scolpita, e quali siano i fregi per riconos
questa denominazione adorassero la luna. Amatusia fu chiamata la dea
da
Amatunta città di Cipro, ove veneravasi sommament
ente. Di Citerea è freqirente il cognome, che secondo Pausania deriva
da
Citerà, isola nell’estremità del golfo Beotico. V
piedi incatenati. Ericina dissero pure la diva gli antichi scrittori
da
Erice monte della Sicilia, sopra il quale Enea ed
uale Enea edificò un tempio alla madre. Cognominata fu pure Arginnide
da
Arginno fanciullo amato dal re Agamennone, che nu
a siffatte immagini. Egli, nella descrizione delle figure travagliate
da
Minerva stessa nel paludamento di Giasone, non om
ci poeti alle, immagini di Venere attribuite. Apparisce evidentemente
da
un epigramma di Antipatro nella greca Antologia c
i a lei i porti e i promontori:: come consta fra gli altri del Circeo
da
una iscrizione vetustissima scolpita sul vivo sas
ri del Circeo da una iscrizione vetustissima scolpita sul vivo sasso,
da
quella parte appunto ov’è stata scoperta una cava
resente statua di Venere era già in Vaticano, collocata probabilmente
da
Giulio II insieme col Laocoonte e l’Apollo, nel c
parecchie altre del suo poema avesse preesistito all’Eneide, sarebbe
da
credersi che questa favola si fosse voluta volger
uta volgere in un complimento a Giulio Cesare stesso, che discendente
da
Venere e vincitore, si paragonasse ad un nuovo En
cato dalle scimmie, e per la sua deformità tanto al padre dispiacesse
da
essere in Lenno precipitato, dove quei pietosi ab
estingueva era con infamia escluso dal corso. Se alcuno era superato
da
chi lo seguiva, per legge del giuoco era costrett
ano, di cui Virgilio così descrive la fucina: « Giace tra la Sicilia
da
l’un canto E Lipari da l’altro un’isoletta, Ch’al
sì descrive la fucina: « Giace tra la Sicilia da l’un canto E Lipari
da
l’altro un’isoletta, Ch’alpestra ed alta esce dal
na spelonca, e grotte intorno Che de’ feri Ciclopi antri e fucine Son
da
lor fuochi affumicati e rosi. Il picchiar de l’in
d anelar si vede. Questa è la casa ove qua giù s’adopra Vulcano, onde
da
lui Vulcania è detta; E qui per l’armi fabbricar
ronzo di Procri, e di quel famoso scettro che, fatto per Giove, passò
da
esso a Mercurio, da Mercurio a Pelope, da Pelope
i quel famoso scettro che, fatto per Giove, passò da esso a Mercurio,
da
Mercurio a Pelope, da Pelope ad Atreo, da Atreo a
che, fatto per Giove, passò da esso a Mercurio, da Mercurio a Pelope,
da
Pelope ad Atreo, da Atreo a Tieste, e da Tieste a
, passò da esso a Mercurio, da Mercurio a Pelope, da Pelope ad Atreo,
da
Atreo a Tieste, e da Tieste ad Agamennone. Era an
curio, da Mercurio a Pelope, da Pelope ad Atreo, da Atreo a Tieste, e
da
Tieste ad Agamennone. Era anche ai tempi di Pausa
che i poeti gli attribuiscono, ho scelto l’armi d’Achille descritteci
da
Omero, e mi prevalgo dell’insigne traduzione dell
, e torna Alla fucina sua: dall’arca schiude I mantici riposti, e già
da
venti Ferrate bocche esce ad un tempo un soffio M
rentesima. Marte. La maravigliosa maniera nella quale nacque Marte
da
Giunone col mezzo d’ un fiore indicatole dalla mo
a custode. Il giovinetto si abbandonò al sonno, e lasciò sorprendere
da
Vulcano i due amanti. Sdegnato il dio lo converse
fé’ andare il colpo a vuoto. Diomede, al contrario, coU’asta guidata
da
Minerva penetrò ben avanti al di sotto le coste,
Egitto volendo far osservare con tutto il rigore la legge promulgata
da
suo padre contro gli adulteri, ed essendo stato i
à vicino alla porta, quasi per allontanare i nemici. Fu detto Enialio
da
Enio, la quale è lo stesso che Bellona, ed è del
trice. Il tempio di Marte Ultore, o Vendicatore, in Roma, fu dedicato
da
Augusto dopo la battaglia di Filippi, nella quale
le sue maggiori crudeltà, e in quella sua massima tirannica accennata
da
Capitolino, che senza crudeltà non si manteneva l
ana offrono la testa barbata di Marte colla medesima fìsonomia. Udite
da
Stazio la descrizione della reggia di Marte, alla
un rivale, col fulmine l’uccise. Lo Scoliaste di Teocrito vuole che
da
questo amore infelice nascesse Pluto, il dio dell
iamò Drepano dalla falce di Saturno, come è la più comune opinione, o
da
quelle che Cerere fé’ fabbricare a Vulcano onde i
Celeo, soggiungendo che fu padre di Trittolemo, e che amendoe furono
da
Cerere nella mentovata arte dottrinati. Ed ancora
tovata arte dottrinati. Ed ancora altre opinioni vi sono, che saranno
da
me accennate quando vi leggerò l’Inno su Cerere a
attribuivano la gloria di tutte due a Cerere, che i Latini confusero
da
principio con Rea, la Terra. Distinta da questa,
rere, che i Latini confusero da principio con Rea, la Terra. Distinta
da
questa, ella fu nonostante chiamata la regina di
uardasse con essa sotto relazioni misteriose: così si vede circondata
da
questi rettili tortuosi, e il suo carro n’è qualc
i riguardò come i servi della dea, che si rappresentava ancora tirata
da
cavalli, o da buoi. La dea stava in piedi sul suo
e i servi della dea, che si rappresentava ancora tirata da cavalli, o
da
buoi. La dea stava in piedi sul suo carro, teneva
ta da cavalli, o da buoi. La dea stava in piedi sul suo carro, teneva
da
una mano le redini, dall’altra una fiaccola, che
isteriosi. Però si vede nelle medaglie romane Cerere con una fiaccola
da
ambedue le mani, e con una troia ai piedi. Degli
u conservata a Cerere sotto il nome di Paria, o Egiziana, perchè poco
da
Iside differisce, o sia per accennare che deve lo
de che la Pace rappresentata sopra le medaglie con spighe nella mano,
da
Cerere non differisca. Che che ne sia di questa c
Temi, e tutte e tre dovevano necessariamente avere simboli comuni. E
da
notarsi che i Greci considerando Cerere come la t
e per intenderla non vi abbisounano iscrizioni, come in un monumento
da
Winkelmaun pubblicato. In quello si vede sopra un
on credo antichissima l’ idea di fare trasportare il carro di Plutone
da
dei cigni, o da cavalli guidati dall’Amore, come
ssima l’ idea di fare trasportare il carro di Plutone da dei cigni, o
da
cavalli guidati dall’Amore, come si vede in due g
pietra incisa del Gabinetto di Stosch questa dea è in un carro tirato
da
due elefanti. In un’ altra si vede presso lei una
a di Farnese, già nel Gabinetto del re di Napoli: quello che è tenuto
da
questa figura sembra essere una specie di sacco.
ura sembra essere una specie di sacco. Un’urna sepolcrale, pubblicata
da
Montfaucon, rappresenta Cerere in piedi sopra un
cata da Montfaucon, rappresenta Cerere in piedi sopra un carro tirato
da
due serpenti. Cerere è rappresentata sulle medagl
sentata sulle medaglie di Palermo come Giunone, cioè col capo coperto
da
una parte della sua veste. Osserva Winkelmann che
erva Winkelmann che non si vede mai con una chiave sulle spalle, come
da
Callimaco è dipinta. Ma è difficile, come Lessing
llo stelo del grano anziché di canna palustre, quali furono giudicate
da
alcuni scrittori, che perciò si avvisarono di ved
usa. Quali siano le forme che a Cerere convengono, le potete rilevare
da
Visconti nelle seguenti descrizioni. « Uno dei p
ra un esemplare nel suo genere quasi inimitabile, e a cui non si sono
da
lungi nemmeno saputi appressare i moderni. Quanto
meno saputi appressare i moderni. Quanto è certo però e riconoscibile
da
ogni intendente quel che esponiamo sulr artifizio
dell’agricoltura, e una statura quadrata e robusta così bene espressa
da
Lucrezio con quei due epiteti di doppia e mammosa
uito su questa idea. La divinità nella destra ostenta le spighe, dono
da
lei fatto alla nostra specie, che pei suoi insegn
evano alle Tesmoforie due donne maritate, di legittimi natali, scelte
da
un’assemblea del loro sesso. La spesa della festa
a dea, o per astenersi dai suoi doni, o per timore della carestia già
da
lei mandata sulla terra. Alcuni, e fra questi Teo
lle sue feste. Il sacrario, secondo Strabene e Vitruvio, fu edificato
da
Ittino nella foggia dorica senza colonne esterior
e nella fronte. Questa fabbrica però, secondo Plutarco, fu cominciata
da
Corebo; Fidia pose le colonne nel pavimento e le
ra per lungo uso, e allora la consecravano a Proserpina e a Cerere, e
da
alcuni era serbata per formar delle fasce ai fanc
e, e ciò che toglie Da genti ignote la fenice eterna: Così tocca sarò
da
man divina, E saranno i miei fior serto dei numi.
eree schiere Movono i regi, e che per l’erbe elette L’esercito gentil
da
cavo faggio Venendo esulta: qua l’onor dei prati
osto, detto dai Greci Boedromione, aveva principio la solennità, come
da
Plutarco nella vita di Camillo e di Alessandro si
tava in un carro tratto dai bovi. Alludeva questo rito ai fiori colti
da
Proserpina nei prati siciliani, ed al ratto di le
ebano figlio di Giove e di Semele, ma un altro che dal re degli Dei e
da
Cerere, o Proserpina, era nato. Aveva un tempio p
io, perchè instituito dagli Ateniesi in onore di Esculapio, che venne
da
Epidauro dopo i celebrati misteri, per essere amm
li presso i Romani, e la sua intenzione fu posta col tempo in effetto
da
Adriano. Eccovi date, con quella brevità che si p
tentar ne vieta Reverenza del Padre: in tua difesa Non vagliam vinte
da
maggior impero; In te congiura il genitor, al mut
i, Oh Padre in me che non torcesti? ali* ombre Mi consegni, o crudel:
da
tutto il mondo Discacciarmi ti piace, e nulla in
il fuoco etereo, di che simbolo è Vesta, perpetuo degli antichi, onde
da
Orazio etenra nel terzo libro delle Odi vien chia
Non intendere per Vesta altro che la viva fiamma, che non vede nascer
da
questa alcun corpo. — Infatti, in Corinto vi era
tingueva, se si espiava questa negligenza con cure e con inquietudini
da
non dirsi. Non potevano più accenderlo con altro
solamente nei templi, ma ancora alla porta di ogni casa particolare,
da
che la parola vestibolo è derivata. Il tempio di
e Genealogie dice che Vesta si figura in una donna sedente circondata
da
delle piante, e da ogni genere di animali, che l’
he Vesta si figura in una donna sedente circondata da delle piante, e
da
ogni genere di animali, che l’accarezza. È chiaro
l; notte ripete I timori del giorno; in ogni sonno Pere la figlia. Or
da
vibrato dardo È trafitta, ora vede inorridita Mut
rima del sopor materno: Di carcere nel mesto orror vederla Pareale, e
da
crudel catena avvinta, Non qual fidolla ai sicili
iasti, e sei Cerere santa, e che di tigre ircana Il sen non ti nutrì,
da
questi lacci Salva la figlia tua: rendimi il sole
n è facile il rintracciare. Alcuni la dissero nata dal litigio, altri
da
Demogorgone, non appoggiati però alle antiche tes
ze ogni volta che toccava la Terra. Sopra una pasta antica è indicata
da
uno scoglio sul quale Temide è assisa per indicar
Museo Passeri vedesi la Terra in mezzo a sette pianeti, come appunto
da
Macrobio viene espressa. La Terra è turrita, ed h
: il secondo di Mercurio e Venere; il terzo nato dalla Venere terza e
da
Marte, ed Antero chiamato: lo Scoliaste di Teocri
e dalla Terra. Acusilao dalla Notte e dall’Etere, Alceo dalla Lite e
da
Zeffiro, Saffo da Venere e dal Cielo, e Simonide
usilao dalla Notte e dall’Etere, Alceo dalla Lite e da Zeffiro, Saffo
da
Venere e dal Cielo, e Simonide finalmente, second
e dal Cielo, e Simonide finalmente, secondo l’opinione più seguitata,
da
Venere e Marte. Platone definisce l’Amore figliuo
riguarda Cerere col leggervi il delitto e la pena di Eresittone. che
da
Ovidio ho tradotto: Eresittone selva a Cerer sac
rte, e tronca Il capo, e poscia nella querce il colpo Ripete, e allor
da
mezzo il tronco uscìa Cotal voce: Dimora in quest
e l’orbe Dal ginocchio rileva, e sorge acuto Il tumido tallone. A lei
da
lungi Narra la ninfa della diva i cenni, E le par
are genitori dell’Amore. Riunirò adesso le altre notizie tramandateci
da
^li antichi intorno a questa divinità potente. Nel
gli effetti. Oltre l’arco e la face, consueto ornamento, noi sappiamo
da
un antico poeta che sosteneva nelle mani un delfi
cia attribuirono allo dio sii antichi poeti, che finsero essere stati
da
lui spogliati tutti i numi delle loro armi. Esrli
lascivia umana Nutrito di pensier dolci e soavi, Fatto signore e dio
da
gente vana. » E Properzio, uno dei più grandi po
l’altra spalla. « Infatti ne ferisce prima che ce n’avvediamo, poiché
da
noi senza paura si mira un tanto nemico e niuno v
pera adesso il favellare dei monumenti dell’Amore veduti nella Grecia
da
Pausania, che non può mai esser letto abbastanza
crò un altare a questa divinità. A Megara scorgevasi l’Amore scolpito
da
Scopa insieme col Desiderio e la Passione. Fra le
bel marmo del Monte Pentelico. I Tespiesi narravano che loro fu tolto
da
Cajo imperatore dei Romani, che Claudio lo rimand
dei Romani, che Claudio lo rimandò, ed ultimamente fu di nuovo rubato
da
Nerone e situato in Roma, ove fu consumato dal fu
Notte, e gli astri la seguono immantinente, — Le davano la biga, onde
da
Virgilio fu scritto: La Notte nera portata dalle
re col tempo su questa favola ingegnosa, con tanta venustà raccontata
da
L. Apuleio: « Maggior sarebbe il pregio di quest
ura, inclinerei molto ad attribuirla anch’essa a Prassitele. Sappiamo
da
Plinio ch’egli scolpì l’Amore a Tespi piccola cit
per questo solo era visitata dai forestieri; che fu tolta ai Tespiesi
da
Caligola e portata a Roma, donde Claudio la rimos
to nume; ed io la crederei volentieri un’immagine dell’Amore scolpito
da
Prassitele a Parlo; e quell’altra in età più fanc
in Campidoglio, nel Palazzo Laute e altrove, potrebbe essere imitato
da
quello di Tespi. » Amore e Psiche « E tu, cura so
l’antica fiamma, Ed obliò le offese, E a più beata sorte La conservò
da
morte. E volgea ratto al sommo Olimpo l’ali, E in
i sogni sono la compagnia eterna di questa cara divinità, come appare
da
Tibullo, che dice: — E poi viene il sonno colle a
colle ali fulve, e i neri sogni con incerto piede. — Questa immagine
da
lui derivò il Casa nella prima terzina di questo
non avrebbe addormentato Giove, perchè, avendolo una volta ardito, fu
da
lui precipitato nel mare, dove sarebbe perito, se
tuata, secondo quel faceto scrittore, in una vasta pianura circondata
da
una selva di papaveri grossi come alberi, e di ma
nza: il suo corso è cheto, e le sue acque sono simili all’odio. Nasce
da
due fonti, che sgorgano in sconosciuto loco. Uno
essere cotanto accetta alle Muse quanto la fantasìa, convenìa pur che
da
loro si onorasse il Sonno, il quale, tenendo lega
alla vita, che ne ha scritta il Bellori, benché pubblicato per antico
da
Montfaucon. Con questo Nume sia effigiato nel bel
nte si appellano, e finalmente il suo busto col nome greco pubblicato
da
Fulvio Orsino, che si custodisce a Firenze nella
egoria nell’ali di farfalla, come simbolo dell’immortalità dell’anima
da
Platone difesa, oltre le sovraccennate difficoltà
accennate figure, che a Lessing è sembrata impropria, ed è attribuita
da
lui, che non vedeva gli originali, all’ inesattez
sopore aggrava: Cade, ricade, col mento notante Percote il seno, e sé
da
sé discaccia: Sul gomito s’inalza, e a lei dimand
padre con una falce adamantina quell’ingiuria, che in lui fu ripetuta
da
Giove, e nacquero dal sangue della parte recisa l
o di lei che ne resti è nel Museo Clementine, e così viene illustrato
da
Visconti. «Uno dei pezzi più singolari per la rar
sso. « Lodevole è l’interpretazione che fa lo Scott sì della spelonca
da
lui riconosciuta per l’antro Concio, sì della sta
ntro Concio, sì della statua appoggiata ad un tripode, ingegnosamente
da
lui spiegata per Biante Prieneo: lo che tanto più
i Dei, come Giove, Giunone, Nettuno, Plutone ed altri, ch’ella generò
da
Saturno, e sottrasse alla crudeltà di così mostru
l suolo e sopra un toro appoggiata. Non così penso che Rea differisca
da
Cibele, come afferma il sopra lodato scrittore, e
orme di mediocre grandezza. Fu incontrata la nave ricca di tanto dono
da
immensa folla verso l’imboccatura del Tevere. Nar
rzo la nave nel porto. L’idolo al suono di voci e strumenti fu lavato
da
sacerdoti Frigii dove l’Aimone si perde nel Tever
one si perde nel Tevere: collocato dopo la lustrazione sopra un carro
da
buoi, fece il suo ingresso in Roma per la porta C
associarono a così turpe ministero. La dea fu probabilmente scolpita
da
Fidia con timpani in mano e con leoni a basso del
ltimo modo è il più frequente, come il più dignitoso, e probabilmente
da
Fidia prescelto. In un’ara riprodotta dal Murator
ue, e camminano a lento passo, senza briglie come nell’ara pubblicata
da
Zoega; talvolta corrono con velocità, la dea stes
a ove la dea rimane assisa sulla schiena di un leone, come nel quadro
da
Plinio celebrato Nicomaco la dipinse. Tale è l’un
tro e favorito, è il frigio eunuco Ati, il quale nel marmo pubblicato
da
Zoega scorgesi incontro il cocchio della dea quas
a di un pino, al cui tronco egli si appoggia. L’abbigliamento di esso
da
quello degli altri Frigii si distingue per quel s
tà eterna. Innamoratosi della ninfa Sangaride ruppe il voto, e perciò
da
Cibele accesa di furore si privò di quelle parti
sco Sacro alla frigia Dea, Di spesse, annose piante intorno cinto, U’
da
rabbioso alto furor sospinto, Tratto fuor di sua
è: Mia facitrice, Mia genitrice, Mia cara patria ohimè: Ed io, lasso:
da
te Lungi portando il pie. Quale i padronfuggenti
operta lettiga, ovvero sotto carro coperto ad uso di carpento, tirato
da
buoi, per essere con segreti riti lavato in un vi
riconducevasi al tempio. Il significato di questa favola fu indagato
da
quelli che nel decadimento del Paganesimo si arma
lor sangue per quei fori piombasse come pioggia addosso al devoto, e
da
capo a piedi lo tingesse. Rimosso indi il cadaver
ntro Celo, lo incatenò, gli fece quell’oltraggio ch’egli poi sofierse
da
Giove, ed avendo liberato i fratelli, ottenne fac
sofierse da Giove, ed avendo liberato i fratelli, ottenne facilmente
da
loro di succeder nel regno del padre. Oltre i Cic
he Saturno solo regnasse a condizione che educasse i tigli maschi che
da
lui nascessero, onde in uno di esso pervenisse pe
oi Titani, e che la sua pietà facendolo spergiuro, fosse colla moglie
da
essi incatenato. Giove volò per liberare il padre
o genitore. Saturno fuggitosi dalla sua carcere giunse con una flotta
da
Giano in Italia, che gli fu ospite cortese. Lo di
del suo regno. La grata posterità, dice Ovidio, impresse nelle monete
da
una parte una nave, e dall’altra un’effigie con d
e. Diodoro di Sicilia riferisce che essendo i Cartaginesi stati vinti
da
Agatocle, attribuirono la loro sconfìtta all’aver
re loro rassomiglianti, e con ciò levò lo scrupolo che poteva nascere
da
questo cangiamento. Roma e molte altre città dell
oglievano il giorno della sua festa. Una statua di Saturno, riportato
da
Montfaucon ha delle piccole ali ai piedi, forse p
rinto. Questi sono i Ciclopi ai quali un’antica tradizione, riportata
da
Strabene, attribuiva la costruzione delle fortezz
iva la costruzione delle fortezze di Tirinto e di Nauplia, fabbricate
da
Acrisie avo di Perseo. Eglino erano sette, tutti
Lipari. Euripide nella sua tragedia di Alceste fa uccidere i Ciclopi
da
Apollo per aver fabbricato il fulmine col quale G
ulcano dell’Iliade ha la sua fucina in cielo: vi lavora solo, servito
da
statue d’oro, che sono il capolavoro della sua ar
furono cento, nacque, secondo Apollonio, dal nominato dio del mare e
da
Europa di Tizio figliuola. Omero nel primo libro
da Europa di Tizio figliuola. Omero nel primo libro dell’Odissea gli
da
per madre Toosa. Lo stesso autore, nel nono libro
io ra^onamento udirete quanto que;,to mo.struo.so ardesse di Oalatea,
da
7’eocrito, di cui l’Idillio, detto il CìcIojjC, h
ono con <|uesta confusione a urna nizzare paesi fin allora abitati
da
selvaggi. Questa difi’usione di cognizioni e di l
opinione più comune. Egli è vero che alcuni autori li facevano venire
da
Creta, ma la maggior parte suppongono che eglino
lli che s’allontanano in questo punto dal sentimento ordinario veniva
da
un equivoco cagionato dal soprannome dato comunem
ce il poeta, scoprirono il ferro nelle valli del monte Ida, e formati
da
Vulcano eglino istruirono gli uomini a lavorare q
ga, io so perché mi fuggi: Perché sopra la fronte irsuto ciglio Unico
da
un orecchio all’altro arriva, E sotto d’esso é un
uu largo naso. Ma come son, pecore mille io pasco, L’ottimo umore che
da
lor si munge Mi bevo, e copia di rappreso latte H
e baionette. La danza dei Coribanti era per lo contrario accompagnata
da
movimenti quasi convulsivi di tutto il corpo e di
questa città si vedono col berretto del dio, di forma conica, tenenti
da
una mano un martello, dall’altra una tanaglia. Do
farlo. Plutone, che dio dell’Inferno fu reputato dagli antichi nacque
da
Rea e da Saturno, militò con Giove i contro Titan
utone, che dio dell’Inferno fu reputato dagli antichi nacque da Rea e
da
Saturno, militò con Giove i contro Titani, ed ebb
e di questo dio si limitano al suo ratto di Proserpina, che Claudiano
da
me tradotto vi ha descritto nelle passate Lezioni
eguente descrizione di una statua di Plutone del Museo dementino data
da
Quirino Visconti. «Alle deità del cielo, del mare
in Racòti, luogo ove fu edificata Alessandria; che incominciò appunto
da
questa epoca ad essere più conosciuto Serapide, e
ere più conosciuto Serapide, e che il suo culto divenne più divulgato
da
che il primo dei Tolomei fece, a motivo d’un suo
quel modio, sempre dovrà riconoscersi per uno di quei fregi chiamati
da
Giovenale: « antichi ornamenti degli Dei di Asia.
ia, han pensato alludersi con questo simbolo all’abbondanza procurata
da
Giuseppe all’Egitto, e han traveduto quel patriar
sua integrità e per rappresentarci forse l’immagine stessa di Plutone
da
Sinope trasportata in Alessandria. Certo che il v
imere nell’aria del volto quel non so che di torvo e di feroce notato
da
Winkelmann come caratteristico di Plutone, cui so
io del male presso quegli antichi Dualisti.» Tornando al simulacro è
da
notarsi che le mani sono di moderno ristauro, che
o al trono di Plutone e di Proserpina, favola narrata con tanto vezzo
da
L. Apuleio. Il Plutone è molto simile alla statua
ito, ne dà per prova la descrizione di due pitture di Polignoto fatta
da
questo autore. Vi regna una confusione che oscura
è al di sotto della barca di Caronte; un figlio snaturato è strozzato
da
suo padre. Accanto vi è un empio che ha saccheggi
e ha saccheggiati i tempi degli Dei: egli è punito del suo sacrilegio
da
una donna perita nella composizione dei veleni, e
no riconosciuta come essenziale alla pittura. Qui il delitto è punito
da
altri delitti. Siccome l’azione del padre in se s
Gefalo sposò Glimene figlia di Minia e n’ebbe Ifìclo. In un piano più
da
lungi si vede Megara tebana. Ercole privato dei f
iano più da lungi si vede Megara tebana. Ercole privato dei figli che
da
essa aveva avuti, la repudiò come una sposa disgr
Anticlea madre di Ulisse seduta sopra una pietra. Elpenore è vestito
da
marinaro con una tunica corta tessuta di giunchi
li diede un anello. Foco essendo ritornato ad Egina fu fatto uccidere
da
Peleo. lasco vuol veder questo anello, e Foco lo
tengono un cerbiatto, e sono seduti sopra una pelle di cervo. Un cane
da
caccia è seduto ai loro piedi. Il Conte Caylus ha
ra parte dell’albero. Alcuni credono che sia un personaggio inventato
da
Polignoto: altri dicono che era un Greco amante d
o notare che l’artista aveva avuto cura di allontanare il re d’ Itaca
da
questo gruppo. L’osservazione che fa sulla schium
di una giovine che tiene un arco scitico, e che ha le spalle coperte
da
una pelle di leopardo. Più in alto vi sono due do
eroi. Un poco più basso vedesi Tantalo in mezzo ai tormenti descritti
da
Omero. Di più vi ha uno scoglio che minaccia schi
coli’ armonia del suo canto potè riavere dall’Inferno la moglie, che
da
subitanea follia occupato perde, violando la legg
che da subitanea follia occupato perde, violando la legge impostagli
da
Proserpina, è con tanta maestà di stile descritta
all’egra mente. Solo scorreva gl’Iperborei geli Ed il Tanai nevoso, e
da
Rifee Pruine i mai non vedovati campi: E la rapit
e osserva Zoega, ove sotto il pallio quel dio porti la tunica: in ciò
da
Giove diverso, ed accostantesi al costume di Sera
ide, di cui però non ha in testa il medio, come per inavvertenza, già
da
Visconti notata, asserisce Winkelmann; ma ha la c
ibuiva il furore che agitava gli scellerati. Eumenidi furono chiamate
da
Oreste, perchè col consiglio di Pallade potè in A
mano degli artisti antichi. Infatti sopra un basso rilievo pubblicato
da
Zoega, rappresentante Oreste in Delfo, sono forni
qualche greco monumento si veggono con endromidi, cioè vesti pesanti
da
inverno, si crederebbero dagli Etruschi per solo
bero dagli Etruschi per solo capriccio di tal foggia calzate, usitata
da
loro in molte altre figure, e con qualche predile
ino al numero di cinquanta. 1 nomi delle tre Furie così sono espressi
da
Orfeo: Udite queste cose, Dee tremende e venerand
io non ardisco nominare, spaventano il mio fratello. — Edipo, fuggito
da
Tebe nell’Attica, si rifugiò nel loro bosco, e so
ro avea consacrato in Corina villaggio dell’Achea, fosse nell’istante
da
furori e paure agitato. Gli antichi di nere vesti
. Questi autori pretendono che la derivazione di questo nome provenga
da
(grec) sbalordimento, ed era sacro alle Furie, pe
o terrore ai rei. Relativamente alle Furie dice Pausania, che andando
da
Megalopoli in Messenia non si è fatto sette stadi
to; Lachesi, che significa sorte, riguarda l’avvenire; Cloto che vien
da
(grec), filare, pensa al presente. Quindi Cloto,
to. Ma generalmente però, osserva Winkelmann, che le Parche, le quali
da
Catullo vengonci descritte quali vecchie e schifo
ato autore, vengono rappresentate quali avvenenti fanciulle, chiamate
da
Sofocle sempre vergini, e talora hanno dei serpen
rmestra, la quale salvò Linceo suo sposo. Udirete in Ovidio, tradotto
da
Remigio, la pittura di quella orribile notte, nar
ggito sposo dalla stessa Ipermestra, e la vostra fantasia potrà forse
da
questa descrizione ricavare il soggetto di una pi
a Del Tonator del Ciel lasciò quel giorno Argo sua bella, e se n’andò
da
lunge Per non veder le scelerate nozze. Quand’ ec
lo stelo del grano, anziché di canna palustre, quali furono giudicate
da
alcuni scrittori, che perciò si avvisarono di ved
e per intenderla non vi ha bisogno d’iscrizioni, come in un monumento
da
Winkelmann pubblicato. Non credo però molto antic
della Notte, secondo Esiodo, il quale nella sua Teogonia afferma che
da
questi due nacquero la maggior parte dei mostri d
e eterne, in caldo e in gelo: E tu che se’ costì, anima viva, Partiti
da
cotesti che son morti. Ma poi ch’ei vide ch’io no
III, v. 82 e segg. Polignoto pure fra i pittori antichi, come udiste
da
Pausania nella descrizione del quadro di lui, vec
i funerali. Tanta opinione ha avuto sempre il genere umano del danaro
da
crederlo necessario fino nell’Inferno. Gli Ermion
nferno secondo i Mitologi: Minosse, Radamanto ed Eaco. Minosse nacque
da
Giove e da Europa, figliuola, secondo alcuni, di
ndo i Mitologi: Minosse, Radamanto ed Eaco. Minosse nacque da Giove e
da
Europa, figliuola, secondo alcuni, di Fenice, sec
e^ e che dal furto di Giove partorì pure Sarpedonte e Radamanto. Nato
da
padre furtivo, dopo la morte di Giove Asterie, i
sola regnò per nove anni, quantunque Eusebio ed altri scrittori molto
da
lui dissentano su questo particolare. E fama che
entano su questo particolare. E fama che fosse tanto potente per mare
da
imporre tributo agli Ateniesi per la morte di And
Andro geo, come dichiarerò a suo luogo parlandovi di Teseo. Nacquero
da
lui (non contando Androgeo) Glauco, Deucalione, F
ogliono che inseguendo Dedalo autore del laberinto venisse in Sicilia
da
Cocalo, che gli fu ospite liberale. Ma le di lui
da Cocalo, che gli fu ospite liberale. Ma le di lui figlie ingannate
da
Dedalo, lo uccisero gettando all’improvviso acqua
città assediata se ne innamorò, e recise al padre il capello fatale,
da
cui dipendeva la sorte della patria. Minosse inor
reo capello di Niso sono significate le chiavi della città consegnate
da
Scilla a Minosse. Nell’Inferno egli era, secondo
divino Licurgo. Nell’Inferno gli attributi del fratello di Minos così
da
Virgilio sono esposti: « Questo è di Radamanto i
fa molto dubitare della giustizia di Radamanto, narrandoci che fuggì
da
Creta per aver ucciso il fratello, e rifugiatosi
si fu condottiero Achille, che ad Eaco fu nipote. Egli ebbe tre figli
da
due donne. Foco da Sam mete figlia di Nereo, Tela
chille, che ad Eaco fu nipote. Egli ebbe tre figli da due donne. Foco
da
Sam mete figlia di Nereo, Telamone e Peleo padre
a Sam mete figlia di Nereo, Telamone e Peleo padre dell’eroe d’ Omero
da
Endaide figlia di Chirone. Del resto Eaco fu in t
ferno per sottrarsi al furore dei fratelli. Favoleggiano altri che fu
da
Giove precipitato nell’Inferno, perchè le sue acq
a sete dei Titani. Secondo l’opinione riportata dal Boccaccio, nacque
da
Oerere nell’Isola di Oreta, e non potendo sostene
gine alla favola, Acherusa, lago dell’Egitto presso Menfi, circondato
da
campagne ripiene di tombe. E il giudizio che si e
Terra. Vogliono che si sposasse a Fallante, a cui generò l’Idra: ebbe
da
Acheronte la Vittoria, la Forza, lo Zelo, che mil
spergiuravano erano per del tempo allontanati dalla mensa celeste, e
da
ogni conversazione cogli Dei. Iride messaggiera d
do altri è un fonie dell’Arcadia vicino al monte Cilleno, che cadendo
da
una rupe altissima dopo poco cammino fra i macign
torrenti di fiamme, e che gli erano corona le carceri dei condannati
da
Radamanto. Dirò adesso di Nemesi, che vendicava g
zia che stende le sue ali immense, che la superbia dei mortali toglie
da
Nemesi e dal Tartaro. — Da questi versi non disse
ntata con una ruota ai suoi piedi, e tenente un freno nella mano, che
da
Buonarroti e da Winkelmann è stato preso per una
ota ai suoi piedi, e tenente un freno nella mano, che da Buonarroti e
da
Winkelmann è stato preso per una fionda, quantunq
’ suoi decreti. Una figura di marmo alla Villa Albani è stata creduta
da
Winkelmann Nemesi, ma da lui con ragione dissente
a di marmo alla Villa Albani è stata creduta da Winkelmann Nemesi, ma
da
lui con ragione dissente, come udirete, Visconti.
donna alata, che in un quadro dell’ Ercolano sembra consolare Arianna
da
Teseo abbandonata, mostrandole col braccio teso l
il significato, si riferisce forse all’epiteto d’ irreprensibile dato
da
Omero a questa nazione. Quindi Fidia può avere av
emesi del Museo Pio dementino. « Quando la penna di un antiquario ha
da
versare sull’esposizione di un argomento interess
mo marmo, se non domandasse qualche periodo la descrizione lasciataci
da
Pausania della famosa Nemesi di Ramnunte borgo de
o dell’Attica, simulacro per la divozione e per l’arte memorando, che
da
Varrone venia preposto a quanto sino da’ suoi tem
vittorie dei forti. » Questa illustrazione di Visconti non è esente
da
molti sbagli, come ha rilevato un mio dottissimo
dell’amico mi ha suggerite, stancar la vostra attenzione, onde udite
da
Ovidio, che ho tradotto, come Dedalo, il più anti
dell’ale. Già la bocca, che grida il patrio nome, Occupa l’acqua che
da
lui si chiama. Ma il padre, ahi non più padre I a
quella dominatrice del genere umano così spesso invocata, o maledetta
da
tutti, sarà l’argomento della presente Lezione, n
to ad Omero, figlia la chiama dell’Oceano, e questa origine vien pure
da
Pausania attestata, che 1’ annovera fra l’altre n
ono tutti soldati. Euripide fu tanto invaso dal potere della fortuna,
da
affermare che non Giove, ma essa tutte le cose mo
n chi vicenda consegue. Questa è colei, ch’è tanto posta in croce Pur
da
color che le dovrian dar lode, Dandole biasmo a t
ltea indica il dono dei beni e della felicità. Le ali d’oro sono date
da
Eschilo alla Fortuna, ed a proposito delle Nemesi
ir ali si vede in una iscrizione appresso il Grutero, che venne presa
da
alcuni per l’Aurora. Nessuna cosa fu però più par
à degli uni, e il deprimersi alle miserie degli altri, ch’era creduto
da
questa Dea farsi con tanta velocità quanto si vol
o le pose col tempo in testa una croce per mostrare la sua dipendenza
da
Dio. Ciò diede motivo a Giuliano Apostata di leva
o Valentiniano il Giovine, come si vede dalla relazione di Simmaco, e
da
Sant’Ambrogio, e da Prudenzio che ne scrissero co
ovine, come si vede dalla relazione di Simmaco, e da Sant’Ambrogio, e
da
Prudenzio che ne scrissero contro. La Fortuna fel
a. Nel Museo dementino una statua della Fortuna così viene illustrata
da
Visconti: « l simulacro inciso nella tavola che
gli antichi, il cranio dell’uomo, e fino l’orologio solare, il quale
da
una concava superficie di segmento sferico venia
superficie di segmento sferico venia formato, e vien perciò comparato
da
Polluce ad una specie di scodella o di conca. Com
e dei vetusti simulacri adorati in Anzio, non dissimili per avventura
da
altri consacrati nei Greco-Italici santuario Ques
i vede coronata la Fortuna in più monumenti, e che gli ottenero forse
da
Pindaro il magnifico titolo di(grec); cioè portat
si vede nelle medaglie. Non perciò è priva del suo trofeo, quantunque
da
alcuni possa credersi più adattato alla Vittoria
so altero Di bellezza e d’impero Dolci lusinghe scintillare alfine, E
da
l’interno seno Uscirò allor maravigliosi accenti,
ò star su l’ale il gran momento. — Una felice donna ed immortale, Che
da
la mente è nata de gli Dei, (Allor risposi a lei)
cadia tenta Fare insin de’ miei doni anco rifiuto? II mio furor non è
da
lui temuto? Son forse l’opre de’ mìei sdegni igno
uguagliare anco le trombe. — Indi levossi furiosa a volo, E chiamati
da
lei Su la capanna mia vennero i nembi: Venner tur
io musa deiristoria, che siccome rammenta i secoli addietro in prosa,
da
una parte può scrivere con piiì franchezza, e dal
tarco, che le attribuiscono gli elogi e la poesia eroica, lo derivano
da
(grec) che dicon significare gloria e’ lode. Non
antico e più genuino di questa voce, in che è con preferenza adoprata
da
Omero, è quello di esprimere piuttosto che gloria
iuttosto all’altra danzante. In ciò questo greco monumento differisce
da
^-li scrittori che ci rimangono. Nel sarcofago del
suo simbolo più comune nella maggior parte dei monumenti. Qui però è
da
osservarsi che la capigliera di queste maschere d
bolo. Non è calzata di coturno, ma di una semplice aluta, calcare già
da
noi in altre statue delle Muse osservato. « Per c
e derivano dal Greco(grec), volgere, ed allude alla maniera di girare
da
destra a sinistria e da sinistra a destra, nel co
c), volgere, ed allude alla maniera di girare da destra a sinistria e
da
sinistra a destra, nel condurre la danza intorno
La grazia dell’attitudine di questo simulacro la rende pregevolissima
da
osservarsi, ed avvene un’altra copia antica in pi
Muse, che eran forse, come abbiamo più volte notato, quelle scolpite
da
Filisco, ed ammirate dall’antica Roma e da Plinio
te notato, quelle scolpite da Filisco, ed ammirate dall’antica Roma e
da
Plinio nei portici di Ottavia. Questa statua era
tro nella destra e nella manca la cetra. Lo Schott, indotto in errore
da
una stampa, ha preso il plettro per un volume, ed
itolini, che si è contentato di seguire l’epigramma di Callimaco, già
da
noi osservato come il più lontano dalle comuni op
omineremo Tersicore, avendo già ravvisata Clio nella Musa col volume,
da
luì chiamata Calliope. È da notarsi quanto questo
già ravvisata Clio nella Musa col volume, da luì chiamata Calliope. È
da
notarsi quanto questo epigramma abbia confuso gli
a di Mitilene, la più celebrata maestra delle nostre canzoni.» Udite
da
Filostrato di altre due pitture la descrizione, c
ettuato Ettore audacissimo fra loro) trasportano Anfìarao che ritorna
da
Tebe, nel qual tempo si dice che la terra per lui
cadrà sopra lei, tutto ciò rappresenta il modo, nel quale, ritornando
da
Troia, fu ricevuto da Clitennestra Agamennone, co
ciò rappresenta il modo, nel quale, ritornando da Troia, fu ricevuto
da
Clitennestra Agamennone, cosi ebro, che lo stesso
e quali si nutrivano i principi eroi. Ma tutto è scompigliato, poiché
da
quelli che banchettando spirano, parte è rovescia
date pitture di Ercolano, il quale atto resta a maraviglia illustrato
da
un greco epigramma sfuggito all’immensa erudizion
i esemplare, vedendosi trasparire al di sotto la mano della Musa come
da
un velo. « Consideriamo ora la nostra Musa ne’ re
che la chiama Erato, e dà il nome di Polinnia alla Musa dei pugillari
da
noi creduta Calliope, come abbiamo altrove accenn
iope, come abbiamo altrove accennato, e confermeremo in appresso. « È
da
notarsi che la stessa Musa, nella situazione mede
ssistenti all’azione, una delle quali è precisamente la stessa figura
da
noi determinata per Polinnia nel sarcofago Capito
la statua a questa Musa si appartenesse, resta evidentemente provato
da
un’altra statua antica, precisamente la stessa co
isivo, nella Musa colossale eh’ era già nel cortile della Cancelleria
da
me creduta parimente Melpomene. « Rilevo con magg
a di un abbigliamento teatrale.» Eccovi altre descrizioni che traggo
da
Filostrato. Antigone. — Gli Ateniesi avendo intr
o uscita di notte fuori del recinto delle mura, contro l’editto fatto
da
Creonte, che nessuno osasse di seppellirlo nella
il ginocchio in terra. Ecco un tronco di melagrano nato nell’istante
da
se, il quale si dice esser stato piantato dalle F
giace sulla tenera erba spargendo gran stille di sudore, ed ha messo
da
parte la sua spaventevole Gorgone onde non conver
Dopo la illustrazione di queste altre due statue Yoi avrete avuto
da
Visconti tutte le notizie che sono necessarie a s
di riconoscervi piuttosto i sandali Tirrenici, così appunto descritti
da
Polluce quali li veggiamo scolpiti. Aggiunge il m
una penna, fregio non insolito delle Muse come trofeo della vittoria
da
loro ottenuta sulle Sirene, o come memoria del pu
dovevano esser l’incanto di tutte le generazioni avvenire. Se dunque
da
Omero fin a Orazio i poeti han costumato di regis
perciò il bisogno dell’epigrafe: Calliope, il poema, per distinguerla
da
Clio, che ha pure in quelli intonachi lo stesso a
esta figura, per la quale merita di essere con meraviglia considerata
da
chiunque ama le belle arti: essendo questo il lor
maduzzi espositore di quel monumento, e con scelta erudizione, tratta
da
vetuste lapidi, gli ha recentemente illustrati: l
a seguito altra scorta che quell’epigramma dell’ Antologia, riportato
da
noi nella Clio, che abbiamo già notato aver confu
del Tesoro Brandeburgico. La prima moneta offre la testa d’ Apolline
da
una parte, dall’ altra 1’ Ercole Musagete coli’ e
servato l’Havercampo, e al rovescio una Musa che suona la cetra retta
da
una colonna, ed è prohabilmente Erato; secondo il
accenna col radio i circoli segnati su del globo che vien sostentato
da
una specie di tripode. La quinta moneta rappresen
o del rovescio. « Le ragioni di queste denominazioni sono le medesime
da
noi accennate nello spiegare ciascuna Musa, e fon
o. » Ed ora udite altre descrizioni di antiche pitture che io traggo
da
Filostrato. Arianna. — Che Teseo ingratissimo co
Antiloco. — Che Achille amasse Antiloco voi potete averlo rilevato
da
Omero, quando lo vedete il più giovane di tutti i
ne di queste amabili divinità. Esiodo nella sua Teogonia le vuol nate
da
Eurinome figlia dell’Oceano e da Giove. L’ autore
iodo nella sua Teogonia le vuol nate da Eurinome figlia dell’Oceano e
da
Giove. L’ autore degl’Inni che si attribuiscono a
ro dà in genitori Egle ed il Sole: r opinione più comune le vuol nate
da
Venere e da Bacco. Discordia vi è pure nel numero
itori Egle ed il Sole: r opinione più comune le vuol nate da Venere e
da
Bacco. Discordia vi è pure nel numero: la maggior
no Auxo ed Egemona, Pito, sia la dea della Persuasione, fu annoverata
da
Pausania fra le Grazie, ed Egle la più giovine di
più, furono nell’Odea così dipinte dal primo pittore dell’antichità,
da
Apelle. Pitagora in Pergamo, e Socrate figliuolo
ure di Mercurio, erano ancora alle Grazie dedicati, per indicarci che
da
esse deve essere accompagnato 1’ amore, la bellez
n tre brindisi era costume di onorarle. Mille belle allegorie possono
da
queste divinità rilevarsi. Avendo gli Ateniesi pr
asciando questo vasto campo delle illusioni, che può trarre la morale
da
queste dee, ragionerò di quello che più v’ intere
zie è quello del Palazzo Ruspoli. Sopra una pietra incisa, rammentata
da
Winkelmann nei suoi Monumenti inediti, si vedono
o due Grazie che a Venere accomodano la chioma. Può essere illustrata
da
questa delicata immagine di Claudiano, che ho esp
viene dare a una Grazia l’attributo della dea della Sapienza, giacché
da
loro proviene, secondo Pindaro, se un uomo è sagg
, se dovizioso. In un bassorilievo del Museo Pio dementino pubblicato
da
Visconti si veggono le Grazie con Esculapio e Mer
rappresentano. I loro capelli sono leggiadramente rannodati e stretti
da
nastri, nè altro ornamento hanno sul capo. Le man
di grano. Pensa a ragione Visconti che sia una tavola votiva offerta
da
un convalescente al dio della Medicina, fondato s
to della fecondità di quell’Augusta. Eccovi due altre pitture antiche
da
Filostrato descritte. Aiace Locrense. — Questi s
’Aurora, il quale essendo arrivato por soccorrere i Troiani fu ucciso
da
Achille, benché fosse di statura niente a lui min
duto: ma quando il raggio del sole ne percoterà la bocca, quasi cetra
da
plettro percossa manderà una voce, che consolerà
i di Epidauro partorì Esculapio, il quale fu esposto in un monte, che
da
questo evento fu chiamato Tittione, quantunque al
resto pure si diffondesse l’opinione che il nume di poco nato guariva
da
ogni malat tia. Trigone fu la nutrice dello dio,
a lui attribuito. Abbiamo osservato che fu istruito, secondo Pindaro,
da
Chirone l’inventore dei rimedi, quantunque questo
ndaro, da Chirone l’inventore dei rimedi, quantunque questo vanto sia
da
alcuni ascritto ad Apollo: ed Eschilo ne dia la g
ola, la vita ad Esculapio, sol dopo morte divinizzato, poiché nasceva
da
madre mortale. Ippolito essendo ritornato in vita
che gli uomini potessero trionfare della morte, che uccise Esculapio,
da
Apollo suo padre vendicato e pianto. Si celebrava
coll’aiuto del nume guariti. Il culto di Esculapio fu portato in Asia
da
Epidauro, secondo riferisce Pausania nelle Corint
el medaglione di Vero pubblicato dal Buonarotti, e che vien descritto
da
Tertulliano, per ornamento delle statue di Escula
lapio se ne servisse per ammazzare il serpente, e vien così descritto
da
Apuleio: — Diresti che del dio medico nel bastone
to allo scettro, in mano a due statue del bosco di Trofonio, dice che
da
quello avrebbe qualcheduno congetturato che fosse
Argo, in Beea, in Olimpia, in Egio, in Megalopoli, come si può vedere
da
Pausania, e in Roma nel tempio della Concordia, c
vedere da Pausania, e in Roma nel tempio della Concordia, come viene
da
Plinio riferito. E la ragione si era, perchè, sec
rpente per l’attenenza con Esculapio: e lo facevano in atto di dargli
da
mangiare, per alludere ai serpenti in varii templ
quali eran forse per questo chiamate generalmente Igia) per dar loro
da
mangiare; e secondo Macrobio, riferendosi questi
elesforo, che Pausania dice esser così chiamato da’ Pergameni, Acesio
da
quei di Epidauro, e Evamerione in Titano: onde si
allegoria fu dai monaci adottato. In molte statue vedesi esser chiuso
da
per tutto; in quella di Telesforo è fatto in form
tutto; in quella di Telesforo è fatto in forma di un piccolo piviale
da
potersi serrare, e accostare affatto davanti. Nel
pregevole, poiché lo possiamo credere una copia di quello descrittoci
da
Pausania, come il più illustre fra tutti i simula
sale presso l’altre volte lodato signor Pacetti, e in altre figure. È
da
notarsi che la cortina dell’Esculapio Farnesiano
primo volume delle Gemme del signor Bracci Cista, Mistica. » Eccovi
da
Filostrato un altro soggetto di pittura antica.
e Ercole, o forti, e mettetevigli davanti, poiché egli non si asterrà
da
questo infelice fanciullo che resta, mentre i due
ve, genitori di lui secondo la volgare opinione, era menzogna tessuta
da
Orfeo iniziato ai misteri di Osiride, coli’ ogget
iglia lo storico, profittando della simiglianza che un fanciullo nato
da
Semele sua figlia non unita in matrimonio, aveva
ù del maraviglioso che del vero, la storia cede alla favola abbellita
da
Orfeo, e perdonar si deve all’antichità questo er
tanto poeta. Ed il sentimento dei sacerdoti egiziani avvalorato viene
da
Erodoto, che paragonando le feste di Bacco e di O
rassomiglianza di queste due divinità, e crede trasportato in Grecia
da
Melampo il culto di Osiride, sotto il nome di Bac
amosa colonna. Le imprese del Nume sono consegnate al poema di Nonno,
da
cui estrarrò quello che per voi vi ha di più inte
dei piaceri e della mollezza, il compagno di Venere e delle ninfe, o
da
dogmi di un’antica teologia rediviva nei tempi ch
gia rediviva nei tempi che precedettero la caduta del culto pagano, o
da
un genio di moralizzare, che fosse dai poeti pass
tte e tre le opinioni han fondamento sulle gre che e latine autorità:
da
qualunque principio, ho detto, ciò provenisse, ce
er dir meglio con Aristide, avea così miste le qualità dei due sessi,
da
sembrare fra le fanciulle un giovinetto, fra i ga
i esaurite le Immagini di Filostrato. Ho scelta la viva pittura fatta
da
Valerio Fiacco della strage di Lenno, che vi acce
perduto in Valerio Fiacco: » Sorgi fra l’acque, per diverso affanno
da
Vulcano lacrimata Lenno: Nè a te le Furie e le ma
, i lieti templi Visita il Nume. Di Ciprigna è sempre Freddo l’altare
da
che i lacci ascosi Svelare al Ciel l’invidiata co
e e d’Amiton desta nei lari, Risuona tutta la città: raminghe Par che
da
Lenno debban gire, e sorge Ira, dolore: a gara as
del tuo figlio: io sono Penteo: tu mi nutristi. — inutil voce, Cessa
da
tuoi discorsi: è sorda Agave!— Se di Bacco mi vuo
enture di Bacco cominciano nel settimo Canto del poema di Nonno; onde
da
questo io dò principio all’estratto che ho promes
per rappresentargli l’infelicità dell’uomo. Egli ricusa di governare
da
qui innanzi un mondo destinato a tanti mali, ed u
ssipano tutti i dolori. Accusa Pandora di aver aperto il vaso fatale,
da
cui sono escite tutte le sciagure, e non riconosc
e. Non ostante l’Amore, quel nume accorto, che non prende lezioni che
da
se stesso, e che governa il tempo, dopo avere sco
. Vi si distingueva sopra tutto un presagio che annunziava il fulmine
da
cui sarebbe colpita, e la cura che prese Giove de
del suo sposo, delle quali il cielo conserva ancora tutta l’istoria,
da
che egli vi ha trasportate tutte le sue amanti, e
he egli vi ha trasportate tutte le sue amanti, e i figli che ha avuti
da
donne mortali. Callisto occupa le vicinanze del p
o, che se n’ è esiliato. La dea della Furberia, ingannata ella stessa
da
Giunone, le accorda la dimanda. Armata di questo
molte dimando la persuade che, se lo crede Giove, lo inviti a venire
da
lei in tutto lo splendore della sua gloria, ed ar
ribile l’ira di Giunone. Il caso di Atamante e d’ Ino che ho tradotto
da
Ovidio n’ è un esempio ancor più tremendo. Innanz
e. Schiacciò Learco fanciuUetto: ed Ino a un tale spettacolo sorpresa
da
un trasporto furibondo di terrore, fuggì, tenendo
aggiungi: il mare Alcun poco mi deve: ebbero vita Per me le spume, e
da
lor tengo il nome Grato. — Nettuno ai suoi preghi
or tengo il nome Grato. — Nettuno ai suoi preghi acconsente: Scioglie
da
tutta qualità mortale Ed Ino, e Melicerta; a loro
ù tenera giovinezza la dea gì’ insegna a montar sopra un carro tirato
da
leoni, animali consacrati al Sole. Così Bacco cre
i loro giuochi. Si vede Bacco che prende piacere a lasciarsi superare
da
quello che ama. Ampelo è sempre vincitore alla lo
i animali delle foreste, e si espone a ricevere dei teneri rimproveri
da
Bacco, che tutti i pericoli gli dimostra: lo avve
lo copre di rose e di gigli. Versa nelle piaghe l’ambrosia donatagli
da
Rea, che dopo la metamorfosi di Ampelo in vite, b
, va a raggiungere le sue sorelle, e ritorna verso il mare d’oriente,
da
cui esce il Sole. Bacco però era sempre inconsola
di Bacco nelle Indie cantata in tutte le istorie del nume, raccontata
da
Diodoro Siculo, comincia nell’altro Libro, e comi
’altro Libro, e comincieremo a narrarla nella seguente Lezione. Udite
da
Filostrato la descrizione di due pitture antiche
salcio rovesciato, forza maravigliosa per donne che non siano invase
da
Bacco. Le scellerate hanno gettato a terra il mis
spiriti dal furore del vino sono alterati! Bacco guarda tutto questo
da
una rupe con le gote gonfie pel corruccio, e pung
abili come il ritrovato più utile pel genere umano. Iride dunque vola
da
Rea, beve il nuovo liquore, intima a Bacco gli or
ori e delle sue danze per riunire un’armata, che deve esser comandata
da
Bacco. Si legge il lungo cataloga di tutti quelli
Attica hanno parte in somma nella spedizione del pari che gl’Italiani
da
Fauno comandati. Emazione conduce i suoi guerrier
rincierate sulle rive del fiume, di cui le acque son cangiate in vino
da
Bacco dopo la disfatta di una parte degl’Indiani.
aver passato il fiume Astaco si appressa alla vicina foresta abitata
da
una ninfa detta Nice, Vittoria. Questa era una gi
la cerca in mezzo alle selve coir aiuto del suo cane fedele donatogli
da
Pane, al quale promette di collocarlo nel cielo a
ensa a gustare del suo nuovo liquore, e gli dà pur una pianta di vite
da
coltivare. Bacco continua il suo cammino, e marci
iani, al quale Astraide avea di già partecipata la furberia impiegata
da
Bacco contro gl’Indiani, che avea sulle rive dell
Bacco in esempio Perseo di Andromeda liberatore: vi sarà caro l’udire
da
Manilio poeta latino la descrizione di questo avv
orito è obbligato a fuggire e a precipitarsi nel mare, ove è ricevuto
da
Teti, e da Nereo consolato. Licurgo minaccia con
ligato a fuggire e a precipitarsi nel mare, ove è ricevuto da Teti, e
da
Nereo consolato. Licurgo minaccia con un discorso
er parte della dea a consolar Bacco, e gli dà un’ armatura fabbricata
da
Vulcano. Lo scudo vien descritto: nel mezzo vi er
n dipresso i soggetti mitologici scolpiti sul magnifico scudo inviato
da
Rea a Bacco, e che attraeva la vista di tutte le
e sembianze. Deriade unisce incontanente i suoi guerrieri, che chiama
da
tutte le parti dell’Oriente. Agreo e Flogio si pr
esercito numeroso Deriade, che si gloria di discendere dall’Idaspe e
da
Astraide una delle figlie del Sole, e secondo alt
dall’Idaspe e da Astraide una delle figlie del Sole, e secondo altri
da
Ceto e da una Naiade. Questo Canto contiene notiz
pe e da Astraide una delle figlie del Sole, e secondo altri da Ceto e
da
una Naiade. Questo Canto contiene notizie curiose
per la difesa di Bacco, mostrando loro le diverse ragioni che esigono
da
esse questo interesse. Gli Dei si dividono: Palla
la gelosa Cerere, che devono opporsi alle imprese del dio. Ora udite
da
Flostrato, che traduco, la descrizione di antiche
itture. Pelope ed Ippodamia. — La maraviglia, che qui vedete, deriva
da
Enomao arcade, e di Arcadia sono pure quelli che
usavano bighe ai tempi di Pelope: ma col tempo divennero così valenti
da
accoppiar insieme otto cavalli. Guardate ora come
emio del corso: stanno ambedue assisi sul cocchio, e sono trasportati
da
un ardente desiderio di abbracciarsi. Pelope è ve
e gli amici di Capaneo lo seppelliscono in Argo, essendo stato ucciso
da
Giove davanti a Tebe mentre n’aveva già superate
sopra tutti pel numero delle vittime ch’egli immola, e muore trafitto
da
mille dardi. Un guerriero ateniese, dopo aver per
e sopravveniente separa i combattenti. Marte dorme, e la sua quiete è
da
un sogno agitata. Si alza quando 1’ aurora appena
alla guerra. Sosroùoo’ato dall’ amore acconsente di essere incatenato
da
Bacco. Il poeta dopo averci descritto i teneri so
che sposarlo. Ma Teti, sotto l’aspetto di una Baccante, la distoglie
da
questa disperata risolu zione: le dice eh’ ella p
a inviluppando la giovine ninfa la tolse dagli sguardi dei mortali, e
da
ogni insulto la difese. Dallo stesso poeta, del q
porvi brevemente la favola. Essendo stato Bacco ricevuto ospitalmente
da
Icaro volle ricompensarlo, facendogli gustare il
di un’ oca, che tenendosi in ginocchio sopra le sue spalle, gli versa
da
un vaso il liquore nella bocca. Il Gori pensa che
a Samo, finché Bacco la raggiunse. Il carro di questo dio è condotto
da
tigri e pantere perchè questi animali amano il vi
i tempi si rappresentava Bacco con una testa di toro; e si congettura
da
un Inno degli abitanti di Elide, commemorato da P
toro; e si congettura da un Inno degli abitanti di Elide, commemorato
da
Plutarco, le sue statue pure devono avere avuti i
roserpina. Ma lo dio si effigiava con essa nella mano, come si rileva
da
Euripide che dice: Di più lo vedrai sulle delfich
che Bacco, con la face. E Libanio, descrivendo Alcibiade come vestito
da
Bacco in atto di celebrare gli Orgii, mostra che
in cui per questo chiamavansi Lamptera, cioè festa delle fiaccole, e
da
molti luoghi di San Clemente Alessandrino nell Am
i, si sogliono vedere adornati: onde nella Pompa di Bacco di Tolomeo,
da
citarsi sovente, vi era la statua che rappresenta
tirsi, chiamate aste tirssi; e forse furono di tal sorte quelle dette
da
Appiano di capo largo, ch’erano adoprate anche da
sul tirso aggiungo la descrizione d’una mezza figura di Bacco datane
da
Visconti. Voi ci troverete rammentati i caratteri
come appresso Winkelmann abbiamo rilevato altra volta. » Filostrato
da
me tradotto vi porrà davanti agli occhi due antic
. Un giovinetto tornato di poco dalla caccia vi sta sopra: trae amore
da
lui, e s’innamora della propria bellezza. Nell’ac
; e gli vai incontro come ad un amico e pare che aspetti qualche cosa
da
lui. Noi lo descriveremo col discorso come è dipi
dalla testa incontanente che il disco vi piombò. Errore ben grave, e
da
dubitarsi che da Apollo sia stato commesso. Ma si
ntanente che il disco vi piombò. Errore ben grave, e da dubitarsi che
da
Apollo sia stato commesso. Ma siccome qui venuti
oggio su che il disco vien mandato via. Certo, il poggio è piccolo, e
da
bastare ad uno che sta in piedi. Quest’ altura so
arte destra, che guardi i suoi fianchi, e che lo lanci come levandosi
da
terra, appoggiato tutto sul piede destro. Così Ap
ggiare il suo elmo; ma la Grecia credette che questo fosse un rimedio
da
lui inventato contro l’ubriachezza. Tiene in mano
genia diversa dai Satiri. Tutta questa famiglia si credette derivata
da
un antichissimo Sileno, che avendo avuto coda a’
calzari di color bianco, e si fa pur menzione di cappello. Si rileva
da
ciò l’enorme difi’erenza che correva fra i Satiri
quello che ha provato Heine. La Mitologia dei Latini è diversa molto
da
quella dei Greci: questa spira soavità ed eleganz
assirilievi antichi, che alle solennità dello dio sono relativi, sarà
da
voi intesa e gustata. Nulla senza l’istoria e la
ppo istesso che gli si vedeva propinato dall’Ebrietà in un bel gruppo
da
Pausania osservato e descritto. La perfezione col
artefice ha espresso il suo concetto non può abbastanza comprendersi
da
chi non ha sotto gli occhi il marmo stesso: la te
glianza con Socrate; la quale, non solo ne’ tempi antichi fu rilevata
da
Aristofane maligno, ma che ha indotto i moderni a
nali. Questa statua di Sileno è assai stimabile, ed è affatto diversa
da
quelle che si conoscono, come dalla famosa Borghe
Virgilio: Enfiato le vene come sempre dal vino di ieri — e finalmente
da
quella curiosissima del Palazzo Gentili, ove Sile
i Lapiti; ma furono superati con l’aiuto di Teseo nella pugna, in cui
da
principio volavano le mense e i bicchieri. Supera
aragonando a quegli i cacciatori, scrive che fosse questo dio educato
da
Chirone: quindi è che si vedono negli antichi int
teneo, dove parla dell’olmo e del rito che fu ordinato la prima volta
da
Tolomeo Filadelfo per adornarne la statua di Arsi
ella Pompa di Tolomeo vi era un carro carico di uve, ch’erano pigiate
da
sessanta Satiri, i quali a suon di tibie cantavan
per lo più erano le nebridi, le quali propriamente erano quelle prese
da
cervi giovani, che il primo anno si chiamavano (g
esse si veggono in un bassorilievo del Museo dementino così descritto
da
Visconti. « Che Zeusi sia stato il primo ad immag
to il primo ad immaginar le Centauresse par che Luciano l’ insinui. E
da
una pittura di lui, crede Winkelmann, imitata una
Rappresentano Bacco inebriato dal ritorno di un banchetto. Preceduto
da
un Fauno barbato e cinto d’una pelle ai lombi che
otali, istrumento sonoro composto di due verghette rotonde di metallo
da
una parte più sottili che dall’altra dove termina
copie ad eguagliare la bellezza degli originali, che furono scolpiti
da
Aristeo e Pappo Afrodisio in un bellissimo bigio
siede vincitore sul suo dorso. Non è molto differente questo concetto
da
quello del secondo Idilio di Bione, dov’è descrit
vedendo Cupido per la foresta volea farne sua preda; ma fu avvertito
da
un vecchio che lasciasse l’inutil caccia, e che a
ai rozzi uomini tutto un animale’, essi e il destriero. Comprendiamo
da
Omero che molto tempo prima che si cavalcasse si
tori abbia fatto inventare un’altra origine storica di questo mostro,
da
Palefato diffusamente descritta. Ma ciò basti per
significa ululare smodatamente, come quello di Menadi ha sua origine
da
(grec) che equivale ad infuriare. Ma il furore no
li che considerar vogliono le Tiadi come Baccanti ne deducono il nome
da
(grec), infurio: altri che la riguardano come sac
rio: altri che la riguardano come sacerdotesse, prendono l’etimologia
da
(grec), sacrifico, o da Tuia sacerdotessa di Bacc
dano come sacerdotesse, prendono l’etimologia da (grec), sacrifico, o
da
Tuia sacerdotessa di Bacco, la prima che istituì
la prima che istituì le Orgie. Pausania tiene la seconda sentenza, e
da
Tuia dice derivato quel coro di donne attiche, ch
a quelle che veggiamo nelle pitture dei vasi occupate intorno a ciste
da
Orgie, e a tanti simboli che in esse si racchiude
simboli che in esse si racchiudevano, e che per la più parte sappiamo
da
Clemente Alessandrino. Tali erano il talo, la pal
erdotessa. Le Mimallonidi, lasciando coloro che derivano il loro nome
da
Mima città dell’Asia, hanno il nome da (grec), im
loro che derivano il loro nome da Mima città dell’Asia, hanno il nome
da
(grec), imito, e sono propriamente le Baccanti ch
trettoi, dice il Costantini, come le Naiadi dei fonti. L’etimologia è
da
(grec), torcolare, onde pure e Bacco leneo, e le
eggia nel modo che Euripide descrive Agave nel Citerone. Non è dunque
da
dubitarsi che quelle nei vasi dipinti dispensan v
uanta ne conta Igino, cento Virgilio, e tutte paiono addette a Bacco,
da
che generalmente trovo in Tibullo: Bacco, ama le
ella Galleria. Le più celebri fra loro sono Ippa, Nisa e Bacca. Udite
da
Visconti l’illustrazione di un bassorilievo Bacch
orie, e taluna ancora se ne conserva. Are basse le sentiamo ricordate
da
vetusti scrittori e alcuna pur ne sussiste. Più r
en lentamente colla sinistra un timpano o tamburello, e vien sorretta
da
un altro Fauno. La statua di Priapo in profilo, c
come per indicare il luogo agreste della scena, quale appunto amavasi
da
quel nume pei suoi diporti non meno che per gli a
gni vivente, non altrimenti d’un convitato che sì levi pago e satollo
da
ricca mensa. » Il Visconti ha presa questa idea
dee sul vero soggetto del simulacro. Il mio parere è molto diverso sì
da
quello di Winkelmann, sì dal comune. Lo sottopong
giato nel marmo un uomo, il di cui volto maestoso e sereno è decorato
da
una lunga e coltissima barba che gli cade sul pet
he; la maggior parte rimane femìnilmente raccolta sul collo e stretta
da
un’alta benda che gli circonda la testa. La molez
ra circonda e copre, lasciando fuori soltanto il destro braccio, che,
da
quel che rimane d’ antico apparisce sollevato in
e falde segnato in greche lettere Sardanapalo. Tanto è bastato perchè
da
alcuni si riconoscesse nel simulacro il lussurios
i ruderi d’una Villa Tosculana, era situata in una nicchia che veniva
da
quattro feminili statue sorretta, le quali a guis
coi volgarmente creduti ritratti di Platone, e siccome quel filosofo
da
qualche taccia di mollezza non andò esente, sospe
tasse il simulacro ad un più antico e sobrio Sardanapalo rammentatoci
da
Snida. Nessuna di tali opinioni mi sembra tanto f
mmentatoci da Snida. Nessuna di tali opinioni mi sembra tanto fondata
da
poter reggere ad un ragionato esame della scultur
volle un ritratto di Platone. Oltre le ragioni rilevate in contrario
da
Winkelmann, l’unico fondamento della somiglianza
acri ci sien pervenuti di un principe, la cui storia rimaneva isolata
da
quella dei Greci e dei Romani, e le cui memorie q
gnote ai vetusti annali, si ricavano a gran pena ed assai dubbiamente
da
qualche notizia indiretta. Io penso che prima di
ebbono rilevarsi nel simulacro proposto. La sua nicchia era sostenuta
da
quattro statue muliebri, e un simile accompagname
a statua di Sardanapalo alzava la destra colle dita disposte in guisa
da
fare uno scoppio, col che s’ indicava ciò che sch
to con una somma verità d’ imitazione, e composto con ottimo gusto. È
da
notarsi la manica del braccio destro, il cui prin
zari somigliano estremamente a quelli coi quali è stato rappresentato
da
Salpione nel bel vaso di Gaeta, il cui soggetto è
la seconda scena del nostro, cioè la consegna di Bacco infante fatta
da
Mercurio a Leucotea. Nè mancano al nostro bassori
lmente anch’essa avvolta nella sua palla, o peplo, colle spighe, dono
da
lei fatto ai mortali, nella destra, e collo scett
ali di miglior bevanda, ed amendue un genere di alimenti introdussero
da
procurarsi difficilmente nell’antico selvaggio vi
rfezione dell’uomo civile. Quindi Cerere si unisce con Bacco non solo
da
Euripide e da Virgilio, ma nel gran cammeo già de
uomo civile. Quindi Cerere si unisce con Bacco non solo da Euripide e
da
Virgilio, ma nel gran cammeo già del Museo Carpeg
gli altri pubblici riti e ceremonie del Paganesimo. A Pirea non lungi
da
Sicione erano insieme le statue di Cerere, di Pro
ie ancora del culto di questo nume. Il presente bassorilievo staccato
da
un sarcofago la cui fronte adornava, ci offre Bac
tribuite sul campo con buona economia; felicemente inventate, e forse
da
egregi maestri Greci: hanno, è vero, il minor pre
lla forza e sicurezza di stile necessaria a >far distinguere ancor
da
lontano tutte le parti essenziali di un lavoro. «
rato, o Ampelo, sotto la spalla sinistra, e tenuto pel destro braccio
da
una Baccante, ch’è forse Mete dea dell’Ubriachezz
sull’omero sinistro una pelle di pardo, suona con forza un istrumento
da
fiato, tien le gambe incrocicchiate, e non avendo
ara coronata ed accesa è presso questa figura, la quale è poi seguita
da
quella di una Menade, o Baccante furiosa, che può
da quella di una Menade, o Baccante furiosa, che può sembrare invasa
da
quella religiosa mania, dalla quale credeasi comp
uale dee aver tratto questa composizione tanto superiore al suo genio
da
egregio, ma ora incognito originale. » Lezion
il grandioso ammanto di cui una statuetta di Bacco sostenuta in mano
da
un Fauno vedovasi coperta, ed al quale ha dato Pl
nga e ben acconcia chioma avvinta dal diadema, dec orazione inventata
da
questo figlio di Giove: onde ne ha il capo cinto
antichi giardini. « La scultura di questo marmo è diligente, e tratta
da
buono esemplare, che vi è stato reso con fedeltà
urono cognominati dai poeti, e più mobili di tutti gli animali, quasi
da
senno furon detti da un commentatore. « Quindi i
poeti, e più mobili di tutti gli animali, quasi da senno furon detti
da
un commentatore. « Quindi i cori dei Satiri danza
iglianza che accenno è argomento della provenienza di figure sì fatte
da
nobile originale, di cui però nelle scarse notizi
ebbe nel vero, e trattato quasi di mezzo rilievo. Una tal pratica mai
da
me non osservata in immagini che non possono cred
tume greco furono imitate dai Romani le solennità lupercali istituite
da
Evandro. La connessione di Sileno con Pan non ha
e Sileni forniti di questa specie di sferza. Bacco sul carro tirato
da
Centauri. « I Tiasi, le feste Baccanali, danno an
ie simili a quelle dei Fauni, come appunto descrive Luciano i dipinti
da
Zeusi. Un genio intanto si regge in piedi sul dor
o degl’imperatori cristiani, cioè un drappo quasi quadrato, che pende
da
ambe le parti di un bastone incrociato nella somm
di un bastone incrociato nella sommità d’ un’ asta. Questo può forse
da
un passo di Plinio rilevarsi come invenzione di B
nestri le primizie delle frutta consacrate al nume, sono accompagnate
da
una pantera e da un leone, sul cui dorso, giusta
e delle frutta consacrate al nume, sono accompagnate da una pantera e
da
un leone, sul cui dorso, giusta la descrizione di
ntrodusse tra loro sì nuovi costumi, i Greci dipingonci la sua venuta
da
quelle contrade come il ritorno trionfale di un c
ngono di questo nume. ch’egli s’invaghisse di Arianna abbandonata già
da
Teseo, o che a forza e con naval certame gliela t
a attitudine. « Sul carro tirato dalle pantere segue la sposa involta
da
quel gran peplo, o velo, che poi dai Latini si di
a degli Imenei. Più curioso e singolare è il carro di Bacco: è tratto
da
cavalli, come in nessun altro monumento, ed è a q
condiscese pure a porgere a lui adulto il proprio petto per guarirlo
da
una furiosa mania, non saprei deciderlo. La prima
guito nello stile solito dei sarcofagi sì bella composizione tratta o
da
greca pittura, o da greco bassorilievo, ha reso a
lito dei sarcofagi sì bella composizione tratta o da greca pittura, o
da
greco bassorilievo, ha reso alcuni oggetti con sì
quell’eroe gli uccelli Stinfalidi. Il comune loro culto fu ravvivato
da
una superstiziosa adulazione quando Settimio Seve
poco risparmio nell’antica scultura fin dall’impero di Severo stesso
da
quel di Comodo. « Il bassorilievo rappresenta un
esso da quel di Comodo. « Il bassorilievo rappresenta un carro tratto
da
due Centauri, uno dei quali solleva il tirso, l’a
ltimo. Egli giace sulle spoglie del leone abbracciando una gran tazza
da
bere in m’ezzo a Satiri e Fauni, che gli recano i
o, è forse Nisa nudrice di Bacco, il cui simulacro colossale e mobile
da
per se stesso in virtù delle segrete macchine, co
Bacco a quelle di Cibele confuse, e ci danno argomento di quel furore
da
cui comprese le Menadi rendeansi più forti delle
iro fanciullo, che la precede, sembra intento anch’ esso a trar suono
da
una specie di piva conosciuta presso gli antichi
o a terra con espressione maravigiiosa di avidità si tracanna il vino
da
una tazza da lui con ambe le mani sostenuta. Tutt
espressione maravigiiosa di avidità si tracanna il vino da una tazza
da
lui con ambe le mani sostenuta. Tutte le parti so
idea, sono il Sole e la Luna personificate in una quadriga sostenuta
da
una nave. Tutto questo è scolpito in un vaso esis
ecimaquinta. 14. Vedi la Lezione XVI. 15. Questa idea Ovidio derivò
da
Omero, imitato in pittura da Apelle. 16. Secondo
ione XVI. 15. Questa idea Ovidio derivò da Omero, imitato in pittura
da
Apelle. 16. Secondo altri da Priapo. Vedi Lucia
dio derivò da Omero, imitato in pittura da Apelle. 16. Secondo altri
da
Priapo. Vedi Luciano , De sacrificiis. 17. Jasi
r Alessandri, che mi assicurò reputarlo tale anche il celebre Canova,
da
cui gli fu commendato come uno dei più reputati a
rono, riguardavano questi immaginarj racconti, come gerghi misteriosi
da
non doversene punto dubitare, e non vedevano nel
uttogiorno in moda fra noi, ed hanno un incantesimo tanto lusinghiero
da
farci ravvisare sempre in esse delle nuove bellez
ori, in guisa che Pane, Pomona, Vertunno, e tanti altri sono allegati
da
Ovidio tra ’l basso popolo degli Dei. La terza cl
La terza classe sarà composta de’ Semidei così detti, per esser nati
da
un Dio, ed una mortale, o da un Uomo, ed una Dea,
a de’ Semidei così detti, per esser nati da un Dio, ed una mortale, o
da
un Uomo, ed una Dea, come Ercole, Castore, e Poll
un’idea sublime, e consolante, che la Divinità regnasse sovranamente
da
pertutto, assegnarono un posto nel Cielo alle Vir
mento il suo posto. Agitandosi in un ammasso di luce sembra dissipare
da
per ogni dove la densità delle nuvole. Una piccio
sposò sua sorella Gè, o Titèa, eioè la Terra. Ebbero molti figli, che
da
Titèa furon detti Titani, o figli della Terra. I
i condannò ad essere eternamente legati : il solo Saturno andò esente
da
tal pena per cura di Titea per essere il predilet
rò tutt’i figli, ai quali aveva data la vita. Il solo Giove fu esente
da
tale disgrazia, mercè le cure di Cibele sua madre
volle questa volta salvare la prole futura. Consigliata segretamente
da
Titèa si ritirò in una grotta Chiamata Dittèa nel
na bevanda allo stesso suo padre, colla quale gli fece recere i figli
da
lui precedentemente divorati. Il Regno di Saturno
cità. Egli in fine fu rovesciato dal Trono, e discacciato dall’Olimpo
da
Giove suo figlio. Ritirossi perciò in Italia, e p
re, perchè ivi si nascose per sottrarsi dall’ira di Giove. Fu accolto
da
Giano, principe Tessalo, che regnava allora nel L
ra. I suoi attributi indicano le sue funzioni, Egli è vecchio, perchè
da
gran tempo creato : L’età sua avanzata non gli sc
partorì molti figli. Varj furono i suoi nomi. Ebbe il nome di Cibele
da
una montagna della Frigia : come pure Titèa, cioè
di Giove, recando seco la Vittoria, il Potere, l’Emulazione, la Forza
da
lei nati. Per compenso volle Giove, che i giurame
a più nobile di Giove, ce lo dipinge accigliato, colla fronte coverta
da
nuvole, coll’aquila accanto, ed armato del fulmin
armava il braccio sinistro. Questa Capra dopo la sua morte fu situata
da
Giove per gratitudine fra le costellazioni, e del
Latona. Argo fornito di cent’occhi, che aveva in guardia Io cangiata
da
Giove in vacca, fu ammazzato da Mercurio, e trans
chi, che aveva in guardia Io cangiata da Giove in vacca, fu ammazzato
da
Mercurio, e transformato in pavone. La Dea in com
o degli Dei. Il sacrifizio fu adempito, e cessò il pericolo. Nacquero
da
questa Dea tre figli, Vulcano, Ebe, e Marte. I du
a questa Dea tre figli, Vulcano, Ebe, e Marte. I due primi li concepì
da
Giove, il terzo nacque da essa particolarmente. C
lcano, Ebe, e Marte. I due primi li concepì da Giove, il terzo nacque
da
essa particolarmente. Crucciata Giunone per esser
consimile miracolo. Dopo avere affidato il suo segreto a Flora, le fu
da
questa indicato un fiore, che appena toccato dall
e è rappresentata riccamente vestita, assisa sopra di un carro tirato
da
pavoni, portando lo scettro in mano, ed un pavone
ande, radici, ed animali presi alla caccia. Questa diva benefica ebbe
da
Giove la rinomata Proserpina, infelice cagione di
non fosse corrisposto, la rapì, e la fece sedere nel suo carro tirato
da
cavalli di color nero a dispetto delle lagnanze d
to delle lagnanze di Minerva, e Cianea, che fu punita per tal cagione
da
Plutone, con averla cangiata in un fonte ne’ cont
iamavano altresì Febo, assiso sopra di un carro sfavillante, e tirato
da
quattro furiosi cavalli. « Nume del giorno, e del
e fiori, e frutta, e mercè il calore de’ tuoi raggi la natura è ricca
da
per tutto. Dove tu non sei, tutto è lutto, orrore
lasciato dalle acque un orribile serpente detto Pitone, che inseguiva
da
per ogni dove la sventurata Latona. Un giorno sta
le sue cure : malgrado però tutt’i suoi pregi, non fu mai corrisposto
da
questa Ninfa. Un giorno mentre l’inseguiva a tutt
l sole, come volendo rinfacciargli la sua poca corrispondenza. Nacque
da
Apollo, e Coronide Esculapio, che da bambino fu d
sua poca corrispondenza. Nacque da Apollo, e Coronide Esculapio, che
da
bambino fu dato ad allevare al Centauro Chirone,
de Esculapio, che da bambino fu dato ad allevare al Centauro Chirone,
da
chi fu istruito della virtù delle piante Diventò
ra rappresentato questo Dio sotto la figura di un uomo grave, coperto
da
un mantello con bastone, a cui sta una serpe atto
lo di Eaco Re di Salamina sposasse Esione, in guiderdone del coraggio
da
esso mostrato per essere stato il primo nell’assa
de’ suoi figliuoli gli attirò una nuova disgrazia. Fetonte a lui nato
da
Climene figlia di Teti, e dell’Oceano, ebbe un gi
ove, e di Jo, per avergli quest’ultimo rinfacciato di non essere nato
da
Apollo, come egli credeva. Il giovane Fetonte por
sì le Ninfe, che la seguivano. Callisto figliuola di Licaone fu amata
da
Giove, che per sedurla più facilmemte, prese l’as
gando per ben quindici anni sotto tal forma, finchè non fu incontrata
da
Arcade suo figlio, e valente cacciatore. Questi n
ego di condurre il carro della luna. Talvolta è tirata su di un carro
da
due cervi : qualche volta porta una fiaccola in m
tento, presedeva alla musica, ed alla poesia boschereccia, circondata
da
istrumenti musicali, e dal doppio flauto. La Musa
componimenti. La lira è il suo istrumento musicale, ed è corteggiata
da
piccoli amori. Polimnia è la musa della memoria.
l Cielo, ed è perciò la Musa dell’astronomia. La sua testa è coronata
da
un diadema di stelle : ha per insegna un compasso
si è detto, dal sangue, che versò nel mare Urano, allorchè fu ferito
da
Saturno suo figlio. Appena uscita alla luce quest
ra della sua educazione : quindi fu detta Ciprigna, come pure Citerea
da
Citera Isola dov’ella regnava. Venere fu maritata
bella fra le Dee, ed a lei in concorso di Pallade, e Giunone, fu dato
da
Paride il pomo di oro, che la Discordia aveva git
trare1. Osserviamo ordinariamente Venere accompagnata dalle Grazie, o
da
Amore, assisa su di un carro tirato da cigni, o d
e accompagnata dalle Grazie, o da Amore, assisa su di un carro tirato
da
cigni, o da colombe. Queste furono a lei sacrate
ta dalle Grazie, o da Amore, assisa su di un carro tirato da cigni, o
da
colombe. Queste furono a lei sacrate al proposito
si di esser egli più sollecito in raccoglierli : ed agile saltellando
da
fiore in fiore mercè le ali, l’avrebbe vinta, se
mali, per indi dirigerli ai cuori degli uomini. Amò Psiche, e la fece
da
Zefiro trasportare in un luogo di delizie, ove la
duta in presenza degli Dei, lasciò pur essa un tale impiego, dato poi
da
Giove al suo caro Ganimede1. Minerva. Minerva
Vi ha chi dice, che l’Egida era fatta dalla pelle della capra Amaltea
da
Giove a lei donata. Marte Dio della guerra. P
donata. Marte Dio della guerra. Piccata Giunone contro Giove, che
da
se solo aveva fatto nascere Minerva, volle ella f
lo dicono figlio di Giove, e di Giunone. Marte è rappresentato armato
da
capo a piedi, avendo un gallo a lui vicino, simbo
ui vicino, simbolo della vigilanza. Il suo carro di acciajo è guidato
da
Bellona Dea similmente della guerra : i suoi cava
guidato da Bellona Dea similmente della guerra : i suoi cavalli nati
da
Borea, ed Erìnni chiamansi il Terrore, e lo Spave
re, e lo Sdegno formano l’ornamento del suo elmo : la Fama lo precede
da
lontano, ed il Terrore gli sta d’accanto. Eccone
grande in età egli rubò alcune vacche degli armenti del Re Admeto, e
da
Apollo custodite, che trasportò nei boschi. Un pa
i paragone : pietra che ha la virtu di scoprire la natura de’ metalli
da
essa toccati. Nacque da Mercurio, e da Venere un
ha la virtu di scoprire la natura de’ metalli da essa toccati. Nacque
da
Mercurio, e da Venere un figliuolo chiamato Ermaf
scoprire la natura de’ metalli da essa toccati. Nacque da Mercurio, e
da
Venere un figliuolo chiamato Ermafrodito, voce gr
dell’eloquenza, del commercio, e dei ladri, come si è detto. Vedevasi
da
per tutto nel cielo, nella terra, e nell’Inferno,
asi da per tutto nel cielo, nella terra, e nell’Inferno, e per potere
da
per tutto accorrere, aveva le ali nella testa, e
Bacco Dio del Vino. Bacco è figliuolo di Giove, e di Semele nata
da
Cadmo2. Ella ad insinuazione di Giunone, che le c
n una mano tiene un tirso, e nell’altra de’ grappoli d’uva, o un vaso
da
bere. Una pelle di pantera gli covre gli omeri si
tera gli covre gli omeri si talvolta assiso sopra una botte, e tirato
da
due tigri1. Nettuno Dio del mare. Nettuno fig
rappresentare in piedi sopra un carro, formato di conchiglie, tirato
da
cavalli marini : tiene in mano il tridente, col q
fra le immense sotterranee voragini, ove risplendeva una luce diversa
da
quella, che sfavilla sotto le volte de’ Cieli. L’
i giuramenti fatti neppure gli Dei potevano mandare a vuoto : Cocito
da
sole lagrime formato : Flegetonte, che in vece di
iù intrepidi : erano macilenti, scarne, con lunghe smunte mammelle, e
da
per tutto spiravano ferocia : il loro abbigliamen
he ardì di attentare all’onore di Latona, sentiva lacerarsi i visceri
da
un avoltojo, che li divorava a misura, che si rin
orta le labbra : se stende la mano per cogliere delle frutta, il ramo
da
se stesso si allontana. Supplizio proporzionato a
cecità degli uomini, che non potevano concepire le divinità separate
da
tutte le passioni, ed esenti dalle umane debolezz
iera pareva che dovesse spaventare i pastori piuttosto che riscuotere
da
essi un culto. Vedesi rappresentato metà uomo, e
medesima di Pane. Pico suo padre non avendo voluto ascoltar Circe, fu
da
questa trasformato in un uccello detto Picchio.
n guisachè sarebbe morto per inedia in mezzo alle ricchezze, se Bacco
da
lui nuovamente chiamato in soccorso non lo avesse
lo sorpresero nel fondo di una grotta, ove egli erasi addormentato :
da
lungo tempo Sileno aveva loro promesso alcuni ver
quelle che avevano l’impero sulle acque del mare, erano dette Nereidi
da
Nereo loro genitore. Eco. Eco figlia dell’Ar
di. Tra il numero di quest’ultime vi ha Teti, che bisogna distinguere
da
Teti sua madre. Giove la guardava di buon occhio
. Giove la guardava di buon occhio : ma avendo saputo dal Destino che
da
quella nascerebbe un bambino, che avrebbe un gior
qual coppia nacque Melicerta, Frisso, ed Helle figli di Atamante nati
da
un altro matrimonio divennero l’oggetto dell’odio
’oggetto dell’odio di Ino loro madrigna. Intimoriti volendo sottrarsi
da
tale indignazione, sen fuggirono seco portando un
i Atene, dalla quale ebbe Zeto, e Calai effigiati cogli omeri coverti
da
scaglie dorate, e co’ piedi alati. Austro che spi
voce bellissima, seguaci di Proserpina. Allorchè questa Dea fu rapita
da
Pluto, chiesero le ali agli Dei per andarla cerca
crudele, che dava addosso, o assassinava i passeggleri. Fu ammazzata
da
Ercole, al quale aveva rubato alcuni bovi : indi
mostro del mare. Per lo innanzi era stata una ninfa bellissima amata
da
Glauco : ma Circe sua rivale avvelenò la fontana,
a del Sole ella percorre la superficie della terra in un carro tirato
da
due cavalli neri. Il suo velo, e la veste sono di
posa il Nume in una stanza sopra il letto coverto di piume circondato
da
cortine di color nero. Gli si vede appresso una q
sisa sopra un timone, o pur avendo a suoi piedi una ruota per correre
da
pertutto, e giudicare del merito di ognuno. D
ustodia degli uomini, che erano assistiti secondo il proprio naturale
da
due Genj, uno buono, l’altro cattivo1. Tal creden
ola del Cielo, e della Terra era Temi Dea della Giustizia. Fu creduta
da
Eusebio quella tale Carmenta donna savissima di A
Avevano picciola statura ; ma un’aria dolce, e ridente, accompagnata
da
una fisonomia parlante, ed atta a conquistare i c
i cuori più duri. Divinità allegoriche. Oltre le tante fin quì
da
noi descritte Divinità, avevano i Greci, ed i Rom
r vinto Mitridate, e Tigrane. Crede il Vossio che la Felicità adorata
da
Greci col nome di Ευδαιμονια sia la stessa che Sa
Pace, e col tuo ciglio Arresta Tu del Ciel la troppo giusta Meritata
da
noi tarda vendetta. La Fedeltà. La fedeltà,
e1. Il Pudore. Vedesi il Pudore in sembianza di una donna coverta
da
un velo. La Sanità. Vien espressa con una cop
beve una biscia, è l’effigie della Voluttà. La Legge. Da Giove, e
da
Temi è nata la Legge. Porta in mano uno scettro p
del suo impero. La Sfrenatezza o la Licenza. Compariva fulminata
da
Giove, mentre ella si sforzava d’infrangere una t
perto fino a vedersi il cuore che mostrava col dito, ov’era il detto,
da
vicino, e da lontano : simboli ingegnosi per most
vedersi il cuore che mostrava col dito, ov’era il detto, da vicino, e
da
lontano : simboli ingegnosi per mostrare, che l’a
cari. La Fatica. Era espressa in figura gigantesca, e circondata
da
tutti gli strumenti che indicavano la sua attivit
supplizio è di vedere innalzati i talenti. In somma è un mostro, che
da
se stesso si macera, e da tutti è detestato. L
alzati i talenti. In somma è un mostro, che da se stesso si macera, e
da
tutti è detestato. La Vittoria. Era figlia di
e’ semidei, e degli eroi. Semidei chiamavansi quei ch’ erano nati
da
un Dio, e da una mortale, oppur da un uomo, e da
degli eroi. Semidei chiamavansi quei ch’ erano nati da un Dio, e
da
una mortale, oppur da un uomo, e da una Dea. Dava
ei chiamavansi quei ch’ erano nati da un Dio, e da una mortale, oppur
da
un uomo, e da una Dea. Davasi il titolo di Eroe a
quei ch’ erano nati da un Dio, e da una mortale, oppur da un uomo, e
da
una Dea. Davasi il titolo di Eroe a chi per qualc
ta dei primi vanno sotto il nome di Storia favolosa, perchè combinata
da
un miscuglio di fatti veri, e di favole. Storia e
evette tutt’i doni immaginabili, e fu chiamata Pandora, nome composto
da
due voci Greche indicanti ch’ ella aveva tutt’i d
le di lei ossa, eseguirono a puntino il consiglio. Dai sassi gittati
da
Deucalione nacquero gli uomini, e da quei che git
il consiglio. Dai sassi gittati da Deucalione nacquero gli uomini, e
da
quei che gittava Pirra ne usciron fuori le donne1
olo fu di Agenore re di Fenicia, e fratello della bella Europa rapita
da
Giove sotto l’aspetto di un toro. Disperato Ageno
rara bellezza chiamata Danae. Come l’oracolo gli aveva predetto, che
da
costei nascerebbe un bambino, che avrebbe dato la
Medusa per odio di Minerva, che in tal guisa la sfigurò perchè amata
da
Nettuno, che con poco rispetto di questa Dea atte
vane nel tempio di Minerva. Poichè Perseo fu allontanato dalla reggia
da
Polidette, i Dei ebbero cura della sua salvezza.
a. Minerva gli diede l’egida, Mercurio le ali, ed un cimiero lavorato
da
Vulcano. Allora l’Eroe si levò rapidamente a volo
la di Cefèo, e di Cassiope. Perseo sbrigatosi da’ suoi nemici ritornò
da
Polidette : indi con sua madre Danae ritornò ad A
olo Teseo in qual maniera Teseo ammazzò questo mostro, e liberò Atene
da
sì crudele tributo. Minosse servendosi dell’opera
e in viaggio ad oggetto di combattere col Minotauro, e liberare Atene
da
sì umiliante tributo. Sarebbe però senza dubbio p
ili talvolta, come altresì di felicità, e di disgrazie. Trovò in fine
da
pertutto occasioni per accrescere la riputazione
cenza. Fedra lacerata dai rimorsi confessò il suo delitto, e si diede
da
se stessa la morte. Contrasse Teseo un’amicizia s
uffarsi, furono entrambi sorpresi del proprio coraggio : quindi mossi
da
sentimenti di vera stima, si diedero vicendevolme
di Sparta, volle un dì visitarla trasformatosi in cigno perseguitato
da
un’aquila. Questa principessa lo accolse nel seno
giustificare, e per sostenere l’oltraggio. Castore uccise Lincèo, che
da
Ida fu vendicato colla morte del primo. Polluce v
Giove era immortale. Ma il vivere gli era insoffribile perchè, diviso
da
Castore. Quindi supplicò Giove o che lo avesse pr
incapace di difendere i dritti del suo popolo ; fu sbalzato dal trono
da
Pelia suo fratello. Questi per palliare l’usurpaz
Frisso, ed Elle figliuoli di Atamante re di Tebe. Perseguitati questi
da
Ino loro madrigna, sen fuggirono sul dorso di un
to del vello. Bisognava in primo luogo rompere una barriera custodita
da
due tori (dono di Vulcano) che avevano le corna,
mostro mercè l’efficacia di alcune erbe, o di una bevanda apprestata
da
Medèa. S’impadronì Giasone dell’aureo vello che p
a sventurata figlia di Creonte appena ne fu vestita, che fu consumata
da
un fuoco sul momento. Non contenta la maga di tal
nta la maga di tale strepitosa vendetta prese i figli che aveva avuti
da
Giasone, ed al cospetto del padre barbaramente li
aduta di una trave che si era staccata. Ercole. Nacque quest’Eroe
da
Alcmena, e da Giove, che la sedusse sotto l’aspet
rave che si era staccata. Ercole. Nacque quest’Eroe da Alcmena, e
da
Giove, che la sedusse sotto l’aspetto del suo spo
le corna di oro, che per un anno intero inseguì. Fu ucciso parimente
da
Ercole il famoso cinghiale di Erimanto che traspo
conquistò i pomi d’oro, che stavano agli orti dell’Esperidi guardati
da
un dragone che ammazzò. L’Esperidi erano tre, Egl
he per ottenerla in isposa dovevano condurla sopra di un carro tirato
da
due bestie feroci di differente specie. Admeto eb
izio sul monte Eta. Appena Ercole ne fu rivestito che sentì divorarsi
da
un fuoco interno, indi preso da furore precipitò
e ne fu rivestito che sentì divorarsi da un fuoco interno, indi preso
da
furore precipitò dall’alto della montagna il suo
ogliendo Euridice de’ fiori in una prateria, fu morsicata al calcagno
da
una biscia, e dopo pochi momenti infelicemente mo
e que’ mostri al suono della sua lira. Gli riuscì in fatti di riavere
da
Plutone la cara sua sposa a condizione però, che
empre la compagnia delle donne. Le femmine di Tracia furono sì offese
da
tale disprezzo, che avendolo incontrato mentre ce
e Aristèo che la inseguiva mentre coglieva de’ fiori, e nella fuga fu
da
una serpe morsicata. Quindi Aristèo a consigli di
to in Tebe.Gli fu predetto dall’oracolo, che il figlio che nascerebbe
da
questo matrimonio avrebbe a suo tempo ammazzato i
libo non era il padre suo. Volle a tale oggetto consultare l’oracolo,
da
cui gli fu risposto, che giammai non pensasse a f
i occhi. Giocasta spaventata egualmente dalla sua posizione, si diede
da
se stessa la morte. Eteocle, e Polinice. Il d
ata, che non tardò a scoprire mercè di una bella collana a lei donata
da
Polinice. Amfiarao fu obbligato a partire con ave
e si era uccisa prevedendo lo sdegno di Creonte. Tal morte fu seguita
da
quella di Emone amante di Antigone, e figliuolo d
Creonte : e la madre di Emone non potendo reggere al dolore parimente
da
se stessa si uccise. Creonte visse soltanto per s
infa Plota, e regnava nella Frigia. Non essendo questi stato chiamato
da
Troe in una festa che si celebrò nella città di T
in vita Pelope per opra degli Dei, che in luogo della spalla mangiata
da
Cerere, gliene sostituirono un’ altra di avorio.
one d’Ippodamia loro madre ammazzarono il loro fratello Crisippo nato
da
una concubina di Pelope chiamata Astiochea ; perl
due figli. Avendo Atrèo scoverto l’incestuoso commercio, si contentò
da
prima di cacciare il fratello dalla sua corte : m
consagrato a Minerva, la violentò. Questa era Pelopea sua figlia, che
da
gran tempo aveva perduta. Ella gli strappò la spa
veva perduta. Ella gli strappò la spada, e la conservò. Nacque Egisto
da
questa violenza, che esposto dalla madre fu allev
ragioni, e sopratutto l’affare di Ganimede figliuolo di Troe, rapito
da
Tantalo. Ecco la terribile guerra, che interessò
vendicare la morte del padre ; arrollò delle truppe, e prese congedo
da
Strofio insieme col caro suo Pilade. Elettra segr
one per Teti figliuola di Nereo, e di Dori, che fa d’uopo distinguere
da
Teti moglie dell’Oceano. Sapendo però per detto d
’Oceano. Sapendo però per detto di Temi, che il figlio che nascerebbe
da
Teti avanzerebbe di gran lunga la gloria di suo p
tide nella Tessaglia. Achille, che superò la gloria del padre, nacque
da
questa coppia. Tali nozze furono celebrate con gr
ora occupato a custodire i suoi armenti sul monte Ida, colà confinato
da
Ecuba senza che Priamo lo sapesse, giacchè gli er
nere presso di se nella reggia. Mercurio intanto condusse le tre Dive
da
questo fortunato pastore. Ciascuna di esse procur
di Nettuno faticato ad edificare le mura di Troja. Achille discendeva
da
questo principe : ma Teti sua madre sapendo che i
fato comandava, che si cercassero le frecce di Filottete lasciategli
da
Ercole, che i Greci avevano vilmente abbandonato,
nella quale consisteva la salvezza della città. Ulisse, che accorreva
da
per ogni dove, colla sua destrezza seppe involarl
rovò anche la maniera di far venire Telefo figliuolo di Ercole ferito
da
Achille con un colpo di lancia, e che si era dich
’abbellisce con dire, che Venere inviluppò in una nuvola il guerriero
da
lei protetto, e lo ricondusse in città. I suoi fr
dubbia. Spossati i due guerrieri proposero una tregua, per aver campo
da
rendere gli onori della sepoltura ai cadaveri deg
alore : che la sua collera finalmente doveva aver fine, e gli promise
da
parte di Agamennone dieci talenti di oro, venti v
po stesso comanda ad Apollo di recarsi al padiglione di Ettore ferito
da
Ajace figliuolo di Telamone. L’Eroe erasi già ris
questo Dio gl’ispirò un coraggio quasi divino. Marcia Ettore guidato
da
Apollo : abbatte le trincee de’ Greci, che per la
agrime con promettergli le armi pel dì vegnente. Infatti recossi ella
da
Vulcano che spese tutta la notte a fabbricarne de
a dimandarlo, e che offrì de’ doni di gran valore rifiutati peraltro
da
Achille. Ecco il contenuto dell’Iliade. Omero non
riamo accettò l’offerta ; ma nel punto che tali nozze si celebravano,
da
Paride fu lanciata una freccia, che Apollo diress
vulnerabile : il solo tallone, per il quale lo teneva, non fu bagnato
da
quest’acque salutari. È inutile quì notare, che O
on tutt’i Greci. Ritornato in se, n’ebbe tanta vergogna, che si diede
da
se stesso la morte, ed indi fu cangiato in un fio
ebbe potuto soccorrere. Abbiamo per l’opposto veduto gl’Iddj dominati
da
uno spirito di partito : il ritratto che il poeta
di coraggio far fronte ai perigli, ed alle disgrazie, e trar profitto
da
suoi lunghi, e penosi viaggi. Dic mihi, Musa, vi
se partì alla volta della Grecia dopo la presa di Troja : ma ritenuto
da
Calipso nell’isola di Ogigia, ove regnava, aveva
a sotto la figura di un uccello, come altresì perchè si sentì animato
da
una forza più che naturale. Intima pel dì vegnent
e, dal quale non avendo avuto notizie soddisfacenti, si reca a Sparta
da
Menelao. Colà appena arrivato, è chiamato ad una
a per le nozze di una figliuola di quel re, che gli disse aver inteso
da
Proteo Dio marino, che suo Padre Ulisse è tratten
e aver inteso da Proteo Dio marino, che suo Padre Ulisse è trattenuto
da
una ninfa in un’isola, dove sospira notte, e gior
ta questo giovanetto principe a Sparta, e per far passare i leggitori
da
un luogo all’altro, espone quel che accadeva nel
i, dove ritroverà la sua salvezza : gli dà un velo, che lo garantisce
da
ogui periglio, con ordine di gittarlo nel mare al
a asperso ancora di polvere spaventa le giovani donzelle, che fuggono
da
pertutto. La sola figliuola di Alcinoo non si sgo
a divenire suo sposo. Finalmente il destino ha permesso che scappasse
da
questa terra fatale, e battuto da nuova burrasca
l destino ha permesso che scappasse da questa terra fatale, e battuto
da
nuova burrasca è stato gittato sul lido de’ Feaci
resa di Troja, egli con i suoi compagni si pose alla vela, e sbattuto
da
una tempesta approdò alle Coste de’ Ciconi dove f
Gli esploratori osservarono nell’atrio della sua reggia degli uomini
da
Circe cangiati in leoni, in orsi, in lupi. La mag
orci. Avvisato l’Eroe di questo nuovo disastro, strada facendo ricevè
da
Mercurio un’ erba, che lo garantiva dalle più fun
nte : le carni de’ bovi scannati muggivano sopra le braci, e le pelli
da
per se si stendevano. Un tale prodigio li spavent
i de’ persecutori di Penelope. Entrano separatamente in città. Ulisse
da
pitoccante entra nella sua reggia per dimandare l
In un istante le strade sono inondate dal sangue di questi perfidi, e
da
quello dei loro aderenti. I sudditi che attendeva
a Penelope, che Ulisse è in Itaca : egli viene riconosciuto, e corre
da
suo padre Laerte, che piangeva la perdita di un f
è quello di dare una origine illustre ai Romani, facendoli discendere
da
un principe Trojano. L’eroe da lui scelto non occ
lustre ai Romani, facendoli discendere da un principe Trojano. L’eroe
da
lui scelto non occupa un posto luminoso nell’Ilia
a flotta si separa, e sarebbe sicuramente perita, se Nettuno sorpreso
da
tanto tumulto che regnava nel suo impero, non fus
ito dal suo fedele Acate s’incamina l’Eroe verso Cartagine, e coverto
da
un velo che lo rende invisibile, si approssima al
chiesto Enea di fare il racconto dell’assedio di Troja, e dei malanni
da
lui sofferti dopo un’epoca così funesta. « Stanc
cavallo, stando in atto di fare un sagrifizio a Nettuno, fu assalito
da
due grossi serpenti, che uscirono dal mare. Quest
osti ; in un istante l’infelice città è piena di soldati, che portano
da
per tutto il ferro, il fuoco, e la desolazione. D
Corre pertanto Enea in soccorso di Priamo, assediato nel suo palazzo
da
Pirro, che ivi l’uccide con quanti a lui si prese
e il tutto per la partenza, e col favore della notte scioglie le vele
da
un lido, dove era stato accolto con tanta cortesi
, trafitta dalla disperazione, e dal dolore. Enea intanto sopraffatto
da
una burrasca fu costretto a fermarsi in Trapani,
o sopraffatto da una burrasca fu costretto a fermarsi in Trapani, ove
da
un anno era morto il vecchio suo padre Anchise, i
temendo d’incontrare nuovi pericoli, ad insinuazione d’Iride inviata
da
Giunone sotto l’aspetto di una vecchia, appiccaro
lore. Il loro sangue zampillando sulla pianta del moro, le sue frutta
da
bianche divennero di color rosso. Polifemo, e
di tuffarsi nell’onde : ma Aci ebbe la sventura di essere schiacciato
da
un gran sasso, che il Ciclope gli scagliò. Incons
rne a mangiare le frutta a suo figlio. Alcune gocce di sangue caddero
da
questa pianta che prima era stata donna, ed inseg
ngue caddero da questa pianta che prima era stata donna, ed inseguita
da
Pane aveva perduta l’antica bellezza, e figura :
auditi : il marmo si ammollì, e diventò carne. Pigmalione la sposò, e
da
questa coppia nacque Pafo, che fabbricò la città
nto. Allorchè questa giovane era sul punto di maritarsi, era sorpresa
da
una febbre violenta, finchè i suoi parenti si det
opria mano. Conobbe allora Calliroe la fedeltà di quel cuore, e mossa
da
compassione volle immolarsi per placare in tal gu
tenti sulla terra. Ceneo. In compenso di essere stata amata Ceneo
da
Nettuno, ottenne in grazia di essere cangiata in
di Cuma ebbe presso a poco la medesima sorte di Titono. Ella fu amata
da
Apollo, al quale dimandò di poter vivere tanti an
vergogna sen fuggì fra le selve. Cefalo che non poteva vivere lontano
da
Procri, la richiamò con premura. Al suo ritorno e
ire le due sorelle : ma queste gli scapparono dalle mani, involandosi
da
lui coll’ajuto delle ali, essendo stata Progne al
ò in cervo. Dopo la morte di questo suo figlio, si ritirò in Sardegna
da
lui per la prima volta coltivata : indi passò nel
o di Latino. Sposò Canente figliuola di Giano, e di Venilia. Fu amato
da
Circe famosa maga, e figlia del Sole, e che lo vi
ione fu un musico celeberrimo nativo di Metimna di Lenno, molto amato
da
Periandro re di Corinto. Un giorno mentre navigav
to nel cielo al Delfino, che aveva salvato un musico tanto ben veduto
da
Apollo, e dalle Muse. Anfione. Era questi un
Persiani ed altre nazioni. Saremmo in tal caso usciti dal piano, che
da
principio ci abbiamo proposto : riserbandoci non
ro, il corso lampadico, la palestra ci somministrano bastante materia
da
parlare delle varie Divinità, che presedevano a t
. Dove la voce Eumelis vale lo stesso che Partenope. Noi lasciando
da
parte le poetiche opinioni, che trattandosi dell’
i altri popoli, onde Neapolis, nuova Città fu detta, per distinguerla
da
Palepoli, cioè vecchia città. Andò però quasi in
olossale di Partenope. Ignorasi il luogo preciso del sepolcro di lei,
da
molti situato nel monticello, dove oggi è la Chie
ssavano i primi abitatori di Napoli a questo patrio siumicello, esige
da
noi di doversene quì far parola, ed appunto dietr
i crede di ricavarla dal Sabbato degli Ebrei, giorno in cui cessavano
da
ogni lavoro, per indicare l’indole della voce rip
scrizione P. Maevivs Evtychvs Aedicvlam Restituit Sebetho. Dov’è
da
notarsi che questo tale Eutico di origine Greca r
apuana. Citano gli antiquarj diverse iscrizioni in conferma di quanto
da
noi si assersce. A questa Fratria crede il Martor
Seguito sì atroce misfatto, la giovane si pentì, e svelato l’arcano,
da
se stessa con un laccio si diede la morte. I Tana
uanto si è detto in questo corso di Mitologia nell’articolo Apollo, è
da
notarsi riguardo a questo Nume, che un culto assa
unti magnifico Apollinis templo consecratum Soli colunt taurum . Nè è
da
dispregiarsi l’opinione di taluni, che credono ad
cri riti praticati ne’ sacrifiz di lui. La sua figura eccola espressa
da
Lattanzio Grammatico : Colebatur in antro, finge
bat Parthenope studiis florentem ignobilis otî. Artemis è chiamata
da
Omero la luna, e con questo motto eran segnate le
re Nettuno, e sua madre fu Euriale. Di lui narra la favola, che amato
da
Diana era già presso a sposarla. Mal soffriva Apo
questo Dio tutelare adorato in Napoli dalla gente di mare, e nel sito
da
noi enunciato è probabile che stesse il tempio a
erchè vicinissimo al mare. Sappiamo per tradizione, che fino a’ tempi
da
noi non molto remoti avevano per costume i Napole
erno Viceregnale. Costui con grandissima facilità caminava sott’acqua
da
Reggio a Messina, portando lettere, ed altro. Ma
imonie si alludeva al ratto di Proserpina, figliuola di Cerere rapita
da
Plutone nelle fertili campagne della Sicilia. Il
Sicilia. Il nostro Capaccio ce ne ha trasmesso il contenuto, ricavato
da
pitture antichissime, e da un basso rilievo situa
ce ne ha trasmesso il contenuto, ricavato da pitture antichissime, e
da
un basso rilievo situato nella sommità della facc
coda accanto S. Gio : Maggiore. Correvano in queste feste i sacerdoti
da
disperati, e fra questi si annovera egli stesso i
nute le immaginette di questi due fratelli. Questo gran tempio scosso
da
un fiero terremoto, come si è detto, nel 1688 qua
ecialmente nel circo : ed avendo i Napoletani sì l’uno che l’altro, è
da
supporsi che adorassero cotali Deità fin da tempi
i sì l’uno che l’altro, è da supporsi che adorassero cotali Deità fin
da
tempi più remoti. Oltre a ciò essendo questi Numi
Chiesa di S. Agostino Maggiore. L’antico Ercolano, oggi Resina, vanta
da
Ercole la sua origine, come altresì il Portico di
vi ancora esistente con iscrizione del dotto Matteo Egizio, ed ornata
da
varj simboli, e diversi putti indicanti le molte
o fiume. Colà altresì stava la Fratria degli Alessandrini (Cynaeorum,
da
Κυων, il cane) poichè gli Egiziani oltre di Osiri
ntemente osservato, si può aggiugnere che nelle antiche nostre monete
da
una parte si leggeva. Νεοπ. Nepolitae, e dall’alt
esto Nume istituiti dal re Dionigi col massimo silenzio, e rammentati
da
Cicerone. Il Capaccio azzarda varie altre congett
sì Giove in Omero si duole di non potere piegare il destino, e salvar
da
morte il figlio Sarpedone, E lo stesso tuttochè v
o stesso Giove, al dire di Filemone, fu soggetto. Vien ella descritta
da
Orazio : Saeva Necessitas Cl
, liquidumque plumbum. 2. I destini, secondo Ovidio, erano scritti
da
tutta l’eternità in un luogo, ove gli Dei venivan
cchi altri animali crano al servizio di questa Dea, a lungo descritti
da
Lucrezio nel libro secondo de rerum nat. (2). M
o corpi. (1). Dal fragore del tuono Giove fu detto Jovis anticamente
da
Latini, siccome Zevs dal fischio del fulmine lo d
. A questo Dio fu eretto un magnifico tempio in Roma detto Capitolium
da
caput, cioè da una testa di un uomo chiamato Tolo
fu eretto un magnifico tempio in Roma detto Capitolium da caput, cioè
da
una testa di un uomo chiamato Tolo, che si trovò
di Sicilia, e di Metaponto. Si vede sovente sopra di un carro tirato
da
serpenti ; talora aver nelle mani il modio, simbo
zione, le hanno confuse. 1. Trovasi rapportata questa Venere seconda
da
Pausania, ed Esichio. Senofonte lasciò scritto ch
o l’esprimono di una maniera poco sensibile. Il Vulcano d’Atene fatto
da
Alcamene pareva zoppo, ma senza difformità. 2. N
famosa statua di questa Dea che conservavasi in Troja, e trasportata
da
Enea in Italia, fu gelosamente custodita in Roma
più parte relativi alle armi, Armigero, Bellicoso ec. Dato gli venne
da
Augusto il soprannome di Bisultor, che accorda du
attribuiscono tutti gli utili ritrovati. 1. Si rappresenta Mercurio
da
giovine con viso gaio, con capelli biondi e cresp
ei c. 25. parla di cinque Bacchi, aggiungendone duc ai tre rapportati
da
Diodoro, e da Filostrato. Di essi il più famoso è
a di cinque Bacchi, aggiungendone duc ai tre rapportati da Diodoro, e
da
Filostrato. Di essi il più famoso è il figlio di
suo genio Ampelo, e talora con corna dorate per notare la sua nascita
da
Giove Ammone. Quindi Orazio : Te vidit ingens Ce
giunte, capelli sparsi, in atto umile e pietoso. 1. La Frode è posta
da
Boccaccio tra le Divinità Romane, quantunque ness
sodi, e che Omero non abbia mai esistito. Quale opinione è combattuta
da
diversi altri critici. Leggasi il libro della Sci
i insigni personaggi, e poeti, che in quell’età fiorirono. Ritornando
da
Atene con Augusto, si ammalò in Brindisi : prima
si vede. Poco prima di morire compose egli stesso il seguente distico
da
apporsi sul tumulo : Mantua me genuit : Calabri
Fra tanti rispettabili personaggi che in Napoli godevano vivere, sono
da
contarsi Virgilio, Orazio, Aulo Gellio, Claudiano
nuta dalla Grecia sopra di una flotta. 2. Volucrem, eioè la colomba
da
noi sopra indicata. 1. Nama fluentum, rivus. Gr
, i Romani, ch’erano divenuti il popolo dominatore dell’universo, già
da
lungo tempo vedevano svanire le antiche loro cred
va persino dell’esistenza d’una natura divina. Cotesta rivoluzione fu
da
principio lenta e quasi impercettibile. I dogmi r
i di Roma, e de’ Romani che inchinavansi ai vani simulacri immaginati
da
Numa, paragonando il loro religioso terrore a que
. Tuttavia (poichè su questo proposito voglio che il mio pensiero sia
da
tutti ben inteso) la caduta della superstizione n
ontinuo alimento alla fede dei soldati. Vincitori, credeano negli Dei
da
cui si sentivano protetti ; vinti, attribuivano i
sto a consacrare una tradizione religiosa. Ma l’incredulità s’era già
da
molto tempo intrusa fra i sacerdoti, ed avea fatt
e. Alessandria, città di commercio, di scienza e di piaceri, visitata
da
tutti i navigatori d’Europa e d’Asia, co’suoi mon
bilità delle loro caste ereditarie. Le comunicazioni che aveano avuto
da
tempo immemorabile coll’Europa, e le cui tracce,
; era il nuovo mondo di quell’epoca, e vi s’accorreva dalla Grecia e
da
altre parti dell’universo, e se ne narravano le c
contrasto o dalla confusione delle loro credenze, andava sfasciandosi
da
tutte parti, o, a dir meglio, si maturava per un
o, si maturava per un grande mutamento. Ma gli uomini non avean forza
da
ciò. Essi commentavano le antiche favole in vece
ll’ uomo e affratellare tra loro le nazioni. Il Cristianesimo solo fu
da
tanto : esso profittò dell’ordine e della pace fi
di giornate su quelle vaste strade che la politica romana avea aperto
da
un capo all’altro dell’impero pel passaggio delle
ea, per così dire, che pei sensi. Il culto, simbolo vano, non era più
da
veruna credenza rafforzato, e conservavasi per co
uttà ; e le sette più severe nella loro origine, degenerate fra breve
da
un’austerità presa ad imprestito, per opera d’un
le campagne, e persino i luoghi più deserti, si coprono di stromenti
da
tortura, di eculei, di roghi ; i giuochi si framm
tortura, di eculei, di roghi ; i giuochi si frammettono al macello ;
da
tutte parti s’accorre a goder dello spettacolo de
a della speranza. La croce, sacro segno di pace e di salute, sventola
da
lontano sulle rovine del Pagancsimo abbattuto. I
n può egli essere che essi medesimi odiino ciò che non debbono ? Così
da
ogni parte restan convinti, o mentre ignorano que
e occulto, non essendo loro lecito di sospettare più rettamente e più
da
vicino scrutinare. Qui solo la curiosità umana s’
no ! E chi lo nega ? Contuttociò quello che è veramente male, neppure
da
que’ medesimi che da esso travolti sono, per cosa
Contuttociò quello che è veramente male, neppure da que’ medesimi che
da
esso travolti sono, per cosa buona è difeso. La n
tale cognizione. Pure se noi siamo colpevoli, perchè non ci trattate
da
pari nostri, cioè come gli altri colpevoli ? Al d
no, e li dispergono. Contuttociò di questi, per altro intrepidi, così
da
voi trattati, quali offese potete contare ? Da qu
male, il quale fa prova della sua virtù. Che, se noi volessimo farla
da
nemici scoperti, non da occulti vendicatori, ci m
della sua virtù. Che, se noi volessimo farla da nemici scoperti, non
da
occulti vendicatori, ci mancherebbe egli la forza
o in nostro potere, disarmati e non ribelli, ma solamente separandoci
da
voi altri, il combatter contra di voi ; mentre, s
ra di voi ; mentre, se tanta moltitudine d’uomini si fosse distaccata
da
voi e ritirata in qualche remoto angolo del mondo
tosto avete voluto chiamarli nemici del genere umano. Chi di voi però
da
quegli occulti nemici che devastano per ogni part
asioni, io dico, dei demonj, i quali noi senza premio e senza mercede
da
voi cacciamo ? Sarebbe alla nostra vendetta basta
abbracciare la nostra religione, che tanto più germoglia, quanto più
da
voi si miete, essendo il sangue de’ Cristiani una
enze, mentre al contrario di quello che s’opera dagli uomini, s’opera
da
Dio ; poichè quando siamo da voi condannati, siam
quello che s’opera dagli uomini, s’opera da Dio ; poichè quando siamo
da
voi condannati, siamo assoluti da Dio. Costum
’opera da Dio ; poichè quando siamo da voi condannati, siamo assoluti
da
Dio. Costumanze de’cristiani contrapposte a q
a quelle de’gentili. 749. Siamo un corpo unito dalla religione, e
da
una dottrina divina, e da una confederazione pien
49. Siamo un corpo unito dalla religione, e da una dottrina divina, e
da
una confederazione piena di speranza. Siamo solit
aestri. Ivi parimenti si fanno esortazioni, si gastiga, e si corregge
da
parte di Dio ; poichè quivi si giudica, ma con gr
modo pecca, che si venga a relegarlo dalla comunione dell’orazioni, e
da
queste adunanze, e da ogni santo commercio. Presi
ga a relegarlo dalla comunione dell’orazioni, e da queste adunanze, e
da
ogni santo commercio. Presiedono alcuni buoni uom
nico seno della medesima ignoranza usciti, sono restati abbarbagliati
da
una stessa luce di verità ! Ma forse tanto meno s
è indiviso fuori che la moglie…. Che maraviglia, se con tanta carità
da
noi si fanno de’conviti ? Anche le nostre povere
nche le nostre povere cene, oltre ad averle infamate per iscellerate,
da
voi son tacciate di prodighe. Veramente a noi cal
he suona carità appresso di noi, talchè sia di qualunque dispendio, è
da
reputarsi guadagno, mentre si spende per la pietà
si beve quanto giova ad uomini pudichi ; onde si satollano in maniera
da
non si scordare di dovere nella notte levarsi ad
che siamo disuniti, ed in comune siamo gli stessi che soli : nessuno
da
noi s’offende, nessuno da noi si contrista. Quand
comune siamo gli stessi che soli : nessuno da noi s’offende, nessuno
da
noi si contrista. Quando i giusti, i buoni, i pii
er non servircene smoderatamente e fuori di regola ; onde non si vive
da
noi nel secolo senza il fòro, senza il macello, s
e cenano per l’ultima volta. Tuttavia, quando io ceno, compro le roba
da
voi altri. Quando però mi cibo, non compro la cor
veniamo negli spettacoli ; ma ciò che in quelle adunanze si vende, se
da
me sarà bramato, con maggior libertà lo prenderò
sola spezie di cose, vien compensata dal comodo degli altri dazj che
da
noi medesimi ricavate con tutta esattezza. Tertul
lcolarsi quanti secoli sarebbero bisognati al genere umano per uscire
da
quella ignoranza e da quella corrotta barbarie, n
sarebbero bisognati al genere umano per uscire da quella ignoranza e
da
quella corrotta barbarie, nelle quali si sarebbe
l’Evangelio impedì la distruzione della società : perchè, supponendo
da
un lato ch’esso non fosse comparso sulla terra, e
eva che sussistesse ancora qualche costumatezza nelle province ; ma è
da
notare che queste province già cominciavano a div
si è, che dopo lunghe guerre civili, e dopo un generale sommovimento
da
durare più secoli, la stirpe umana si sarebbe rid
el proprio paese. I popoli nel loro complesso avevan principi diversi
da
quelli del cittadino particolare. Il pudore e l’u
ristianesimo apportò un rimedio sicuro, come fece manifesto liberando
da
questi mali medesimi le società moderne. Anche l’
z. di L. Toccagni.) 144. Dotlrina filosofica, che prendeva il nome
da
Epicuro, e che professavs massime assai libere, p
uccidessero un bambino e sel mangiassero ; calunnia che avea origine
da
una atorta interpretazione del Sacramento dell’ E
e vicina la fine del mondo. 151. I Preli o Presbileri, così chiamali
da
una voce greca, che suona vecchio. 152. Numera
ra di Perseo, 363. Admeto, re di Tessaglia, 102, 388. Adone, protetto
da
Venere ; — trasformato in anemone, 177. Adonie, f
ata in cielo, 77. Amatunta, V. Cipro. Amazzoni, donne guerriere vinte
da
Ercole, 375 ; — vinte da Teseo, 432. Ambrosia, ci
a, V. Cipro. Amazzoni, donne guerriere vinte da Ercole, 375 ; — vinte
da
Teseo, 432. Ambrosia, cibo degli Dei, 222. Amiciz
42. Amore, figlio di Venere, 172, 173. Anchise, eroe trojano protetto
da
Venere, e padre d’Enea, 176, 608. Androgeo, figli
416. Andromaca, moglie d’Ettore, 545, 593 e 596. Andromeda, liberata
da
Perseo, 361. Anfiarao, indovino ; sue sventure, 5
a disfida con Marsia, 125 ; — punisce il re Mida, 126 ; — metamorfosi
da
esso operate, 130-133 ; — come vien rappresentato
’Enea, 609, 616. Asclepiadi, 293. Asopo, regina d’Egina, perseguitata
da
Giunone, 92. Astianatte, figlio di Ettore, 595. A
una delle Parche, 235. Atteone, cangiato in cervo, 138. Augia, punito
da
Ercole, 380. Aulide, 529. Aurora, moglie di Titon
venture, 421 ; — sua abilità, 422 ; — sua morte, 423. Deianira, amata
da
Ercole, 393 ; — Nesso tenta rapirla, 394 ; — cagi
Egitto, fratello di Danao, 252. Elena, sacerdotessa di Diana ; rapita
da
Teseo, 433 ; — liberata dai fratelli, 434 ; — div
ata dai fratelli, 434 ; — divien moglie di Menelao, e gli vien rapita
da
Paride, 528, 601 ; — è resa a Menelao dopo la cad
e re di Tebe, 510. Encelado, gigante, 69. Endimione, pastore protetto
da
Diana, 139. Enea, figlio d’Anchise e di Venere, 6
o da Diana, 139. Enea, figlio d’Anchise e di Venere, 608 ; — fuggendo
da
Troja perde Creusa sua moglie, 609 ; — suoi amori
— avventure della sua figlia Ippodamia, 512, 513. Enone, Ninfa amata
da
Paride, 603. Enosigeo, soprannome di Nettuno, 212
ella d’Aglauro, 167. Esculapio, Dio della medicina, 289 ; — fulminato
da
Giove, 290 ; — suo culto, 291 ; — come vien rappr
a di Laomedonte ; 108 ; — sposa Telamone, 109, 229, 518 ; — è chiesta
da
Paride, 601. Eso, divinità gallica, 730. Esone, p
seg. Eveno, fiume, 393. F Falanto, generale spartano, salvato
da
un delfino, 480. Falaride, tiranno ; suo gastigo,
Giacinto, sua metamorfosi, 104. Giano, re del Lazio, 32 ; — protetto
da
Saturno, 33 ; — suo regno chiamato Età dell’oro,
93 ; — come vien rappresentata, 94 ; — suo culto, 95 ; — abbandonata
da
Giove, 96. Giuochi pubblici, 669, 670. — Olimpici
ro, figlio di Dedalo, 422. Icelo, uno dei sogni, 240. Ida, fulminato
da
Giove, 445. Idalia. Vedi Cipro. Idolatria, sua or
1. Ippodromio, 212. Ippolita, regina delle Amazzoni fatta prigioniera
da
Ercole, 375 ; — sposa Teseo, 432. Ippolito, figli
olito, figlio di Teseo, 432, 436 ; — sua morte, 437 ; — è resuscitato
da
Esculapio, 438. Ippomedonte, uno degli Eroi della
rtà, divinità allegorica, 341 2°. Libica (sibilla), 665. Lica, ucciso
da
Ercole, 397. Licaone. Sua istoria, 78. Licisia, 6
e, Dio della guerra : sua nascita, 255 ; — suoi figli, 256 ; — ferito
da
Diomede, 257 ; — come vien rappresentato, 258 ; —
psicosi, 162. Metra. Sue trasformazioni, 62. Micene, città fabbricata
da
Perseo, 363. Mida, punito da Apollo, 126 ; — sue
formazioni, 62. Micene, città fabbricata da Perseo, 363. Mida, punito
da
Apollo, 126 ; — sue orecchie, 168 ; — privilegio
nito da Apollo, 126 ; — sue orecchie, 168 ; — privilegio accordatogli
da
Bacco, 128, 129, 459. Milone, atleta, 670 ; — sue
glia d’Alcitoo, 229. Perifa, cangiato in aquila, 76. Perifeto, ucciso
da
Teseo, 412. Perillo. Gastigo della sua scellerate
anza, 173. Preto, re d’Argo, 462. Priamo, re di Troja, 587 ; — ucciso
da
Pirro, 588. Priapo, Dio dei giardini, 307. Procri
rondinella, 638. Prometeo. Sua audacia punita, 70, 71 ; — è liberato
da
Ercole, 71, 389. Proserpina. Sua nascita, 52 ; —
liberato da Ercole, 71, 389. Proserpina. Sua nascita, 52 ; — rapita
da
Plutone, 53 ; — divien moglie di questo Dio, 58.
arte, 260. Salmoneo. Suo orgoglio punito, 246. Sangaride, ninfa amata
da
Ati, 50. Satiri, divinità campestri, 304. Saturna
sua moglie, 28 ; — suoi figli, ivi ; — è combattuto e fatto prigione
da
. Titano, 30 ; — sue avventure con Giove, 30, 31 ;
e, soprannome di Giove, 79. Stelle o Stellio, convertito in tarantola
da
Cerere, 57. Steno, una delle Gorgoni, 357. Stenob
; — sua infanzia, 404 ; — sue gesta nell’Attica, 405 ; — riconosciuto
da
suo padre, 406 ; — uccide Falaride, 408 ; — Sciro
122. Tritoni, figli di Nettuno, 190. Trittolemo. Impara l’agricoltura
da
Cerere, 54. Trofonio, oracolo di Giove o d’Apollo
finta follia, 569 ; — sue gesta all’assedio di Troja, 570 ; — scampa
da
Polifemo, 573 ; — tempesta che distrugge gran par
poeti narrano che fu trasformato in lupo. — Io, sua figlia, rapita
da
mercanti Fenicj, e condotta in Egitto, e per la s
o, e per la sua bontà stimata degna d’Osiride, soprannominato Giove ;
da
ciò evidentemente ebbe origine la nota favola del
cj. 1835. Primi popoli della Grecia.160 I Pelasgi. Sicione fondata
da
Egialeo. 1764. Diluvio d’Ogige, re dell’Atti
Agenoro re di Fenicia, non potendo rinvenire la sorella Europa rapita
da
Giove (vedi la favola), conduce una colonia nella
incipali popoli della Grecia. Questa Lega o Confederazione prese nome
da
Amfizione figlio di Deucalione. Adunavasi nella P
os, legge, phero porto), in memoria delle savie leggi date ai mortali
da
Cerere. Altri dicono che questa festa fu istituit
Grecia, servi di modello ai greci operaj ; era grandissimo, e spinto
da
cinquanta rematori. (Vedi la favola.) 1480. Imp
insegna l’agricoltura. 1350. Gli Argonauti nella Colchide, condotti
da
Giasone alla conquista del Vello d’oro, ec. (Vedi
ell’oro (vedi la favola. Saturno ec.). Ma prima di questa epoca, fino
da
tempi antichissimi, l’Italia è abitata da popoli
prima di questa epoca, fino da tempi antichissimi, l’Italia è abitata
da
popoli che forse precederono la stessa Grecia nel
ncipalmente di guerrieri di Micene, d’Ornea, di Corinto, ec. condotti
da
Agamennone, capitano supremo che aveva 100 navi ;
ennone, capitano supremo che aveva 100 navi ; di Lacedemoni, condotti
da
Menelao con 60 navi ; quei d’Argo, Epidauro, Tiri
60 navi ; quei d’Argo, Epidauro, Tirinte, Trezene, Ermione, condotti
da
Stenelo, Eurialo, Diomede, con 80 navi ; i Messen
lo, Eurialo, Diomede, con 80 navi ; i Messenj di Pilo e di Ciparisso,
da
Nestore con 90 navi ; Ateniesi, da Menesteo con 5
i Messenj di Pilo e di Ciparisso, da Nestore con 90 navi ; Ateniesi,
da
Menesteo con 50 navi ; di Megara e di Salamina, d
0 navi ; Ateniesi, da Menesteo con 50 navi ; di Megara e di Salamina,
da
Ajace Telamonio, con 12 navi ; Locresi, da Ajace
; di Megara e di Salamina, da Ajace Telamonio, con 12 navi ; Locresi,
da
Ajace d’Oileo, con 40 navi ; di Calcide, Calidone
; Locresi, da Ajace d’Oileo, con 40 navi ; di Calcide, Calidone, ec.
da
Toante re d’Etolia, con 40 navi ; Mirmidoni, Elle
e, ec. da Toante re d’Etolia, con 40 navi ; Mirmidoni, Elleni, Achei,
da
Achille re di Larissa, con 50 navi ; di Metone, d
i, da Achille re di Larissa, con 50 navi ; di Metone, di Melibea, ec.
da
Filottete con 7 navi ; i Magnesiani del Peneo, da
ne, di Melibea, ec. da Filottete con 7 navi ; i Magnesiani del Peneo,
da
Protoo, con 40 navi ; di Zacinto, Nerito, Cefalon
Peneo, da Protoo, con 40 navi ; di Zacinto, Nerito, Cefalonia, Itaca,
da
Ulisse con 11 navi ; Cretesi, da Idomeneo e Merio
i Zacinto, Nerito, Cefalonia, Itaca, da Ulisse con 11 navi ; Cretesi,
da
Idomeneo e Merione con 80 navi ; Rodiani, da Tlep
e con 11 navi ; Cretesi, da Idomeneo e Merione con 80 navi ; Rodiani,
da
Tlepolemo, figlio d’Ercole, con 9 navi. — Erano i
io d’Ercole, con 9 navi. — Erano insiem coi Trojani, e condotti tutti
da
Ettore figlio di Priamo, i Dardanii, con a lor ca
i il Mondo antico, avevan però un’idea generale dell’Oceano che cinge
da
tutte le parti la Terra, e perciò lo chiamavan ci
lo chiamavan circumvagus, ossia che gira all’intorno, perchè vedevano
da
ogni parte dove finivan le terre da loro conosciu
gira all’intorno, perchè vedevano da ogni parte dove finivan le terre
da
loro conosciute, una immensa e per loro incommens
rte. Il nome di Nettuno, dio e re del mare deriva, come dice Varrone,
da
un verbo latino (nubere), che significa velare o
ante marine, e sta in una gran conchiglia posta sopra un carro tirato
da
quattro cavalli marini attaccati di fronte. I Rom
rappresentata questa Dea come un’avvenente giovane con una reticella
da
capelli che le cinge la testa, – probabilmente a
la di Cipri e di Maiolica « Non vide mai sì gran fallo Nettuno, « Non
da
pirati, e non da gente Argolica ; » per dire che
Maiolica « Non vide mai sì gran fallo Nettuno, « Non da pirati, e non
da
gente Argolica ; » per dire che non fu commesso
ettuno al più lontano pianeta del nostro sistema solare, preconizzato
da
Leverrier dietro le osservazioni ed i calcoli sul
d i calcoli sulle perturbazioni di Urano, e veduto per la prima volta
da
Galle a Berlino il 23 settembre 1846. E coerentem
simbolo o segno astronomico di questo pianeta è un circolo sormontato
da
un piccolo tridente. Nella nautica si chiamano Ne
uali diedero il nome di Amfitrite al 29° pianeta telescopico scoperto
da
Marth il 1° marzo 1854. E Cuvier assegnò il nome
bicoli, che abitano in tubi leggieri che questi animali si fabbricano
da
sè stessi e seco trasportano. Tra questi si disti
mente Tritone anche la salamandra aquatica ; e Tritoniani furon detti
da
alcuni geologi quei terreni che sono stati format
lla regia famiglia, perchè vi apparteneva Semele madre di Bacco amata
da
Giove), passarono ambedue all’apoteosi per compas
e tanto insano, « Che veggendo la moglie co’due figli « Andar carcata
da
ciascuna mano « Gridò : tendiam le reti sì ch’io
nvece di annegarsi divennero la Dea Leucotoe e il Dio Palemone. Ora è
da
notarsi che gli Antichi fecero presiedere Leucoto
gio consiglio l’affidar la protezione dei naviganti e le due cose più
da
loro desiderate, cioè la calma del mare ed il rit
un pescatore della Beozia, il quale un giorno si accorse che i pesci
da
lui pescati e deposti in terra sopra l’erba, gust
he subito gli fece lo stesso effetto, e sentendosi spinto e sollevato
da
forza soprannaturale, si trovò in un istante senz
nell’ascendere al Cielo con Beatrice si sentì trasumanato e sospinto
da
forza soprannaturale verso il Cielo, ed in sì bre
ecisamente 300, quando il Giusti così scriveva, cominciando a contare
da
Cosimo I. 213. Questa è quella Teti nel cui pal
eco vocabolo Ennosigèo (scuotitor della terra) ; il qual nome è usato
da
Giovenale nella Satira x, v. 182, parlando di Ser
e piu compassionevoli per le altrui sventure. Perciò il Tasso fa dire
da
Erminia al pietoso pastore che piangeva al suo pi
alle cerimonie religiose notate nella mitologia. I. Apoteosi (apo,
da
, theós, dio, gr.), deificazione ; cerimonia con l
Greci e i Romani. Prima gli uomini adorarono le cose materiali create
da
Dio, come il sole dal quale riceviamo la benefica
celebrazioni di pubbliche feste. III. Aruspici,1 sacerdoti istituiti
da
Romolo, e destinati principalmente ad esaminare g
iati dal becco, favorevole ; 4° infine gli auguri traevan prognostici
da
molte altre combinazioni, come dall’arrovesciarsi
i da molte altre combinazioni, come dall’arrovesciarsi d’una saliera,
da
uno starnuto, da uno strepito insolito, da un inc
combinazioni, come dall’arrovesciarsi d’una saliera, da uno starnuto,
da
uno strepito insolito, da un incendio, da una can
rovesciarsi d’una saliera, da uno starnuto, da uno strepito insolito,
da
un incendio, da una candela che si spengesse senz
a saliera, da uno starnuto, da uno strepito insolito, da un incendio,
da
una candela che si spengesse senza motivo apparen
un incendio, da una candela che si spengesse senza motivo apparente,
da
un topo che rodesse i mobili, dall’incontro di un
l proferir parole di cattivo augurio. I Romani chiamaron ferie (feriœ
da
ferire, colpire, immolar la vittima) i giorni sac
dei magistrati, degli scolari ec. VII. Flamini,4 sacerdoti istituiti
da
Numa, e destinati al culto di qualche deità in pa
andi furono i privilegi del Flamine di Giove : andava fuori preceduto
da
un littore,5 aveva la sedia curule o da senatore,
iove : andava fuori preceduto da un littore,5 aveva la sedia curule o
da
senatore, l’anello d’oro, ed un posto in senato.
ifugiavano, e di far grazia a quelli che, andando al supplizio, erano
da
lui incontrati per via. Egli benediva gli esercit
di peste e di carestia le purifieazioni dei Greci erano aceompagnate
da
azioni erudeli. Un omicida non si poteva purifica
o aceompagnate da azioni erudeli. Un omicida non si poteva purificare
da
sè del suo delitto, e rieorreva a un saeerdote eh
i, secondo che attesla Valerio Massimo. 2. O indovini, così chiamati
da
garritu avium, perchè principalmento dal canto de
ero in Italia gli Etruschi. In Roma furono prima tre auguri islituiti
da
Romolo ; poi quattro, e più ; Silla no creò fin q
e il povero popolo. 3. Perciò è probabile che il loro nome derivasso
da
faciendo fœdere. I Feciali formavano un collegio
formavano un collegio composto di venti ; e credesi fossero istiluiti
da
Numa. 4. Flamines u Filamines forse perchè purt
mezzu, destinato a scurtare i cunsoli ec. Forse il nome littore viene
da
ligo, perchè essi arrestavanu e legavanu i rei.
re in essi, ognuno se ne lavava il viso e le mani, o si faceva lavare
da
un sacerdote.
e favole. Acrisio avea saputo dall’Oracolo che se nascesse un figlio
da
Danae ucciderebbe l’avo. Il solo modo di render b
o. S’intende facilmente che l’oro col quale furon comprate le guardie
da
un ricco principe aprì le porte della torre di br
ia che ne acquisterebbe, ad una impresa stranissima e pericolosissima
da
eseguirsi nelle isoleGorgadi, situate nell’Oceano
dicono che Medusa aveva due sorelle chiamate Stenio ed Euriale, e che
da
prima eran tutte bellissime, e poi divennero most
edusa. Dante asserisce che a tempo suo la Gorgone era già all’Inferno
da
lunga pezza ; e ci racconta che egli ebbe una gra
far laggiù quel suo celebre viaggio, le tre Furie infernali vedendolo
da
lontano dall’alto di una torre : « Venga Medusa,
porte del tempio di Minerva in Siracusa49. Tra i lavori moderni poi è
da
rammentarsi la testa di Medusa dipinta da Leonard
Tra i lavori moderni poi è da rammentarsi la testa di Medusa dipinta
da
Leonardo da Vinci, che si ammira nella Galleria d
i moderni poi è da rammentarsi la testa di Medusa dipinta da Leonardo
da
Vinci, che si ammira nella Galleria degli Uffizi
po di Zoofiti che formano la 1ª divisione degli Acalefi. Non v’è però
da
spaventarsi a veder queste Meduse, perchè son pic
mare. Proseguendo ora il racconto mitologico delle gesta di Perseo, è
da
dirsi prima di tutto che dal sangue sgorgato dal
e di Etiopia e della ninfa Cassiopea ; e fu esposta ad esser divorata
da
un mostro marino, perchè o essa o sua madre erasi
regno per dote. Questa mirabile liberazione di Andromeda fu espressa
da
Benvenuto Cellini nel bassorilievo di bronzo fuso
ndromeda legata allo scoglio ; ma l’Orca è di così piccole dimensioni
da
render risibile la paura di Arianna di poter esse
sioni da render risibile la paura di Arianna di poter essere divorata
da
quel piccolo mostro poco più grosso di un granchi
e nozze di Perseo con Andromeda furono disturbate negli ultimi giorni
da
una improvvisa invasione delle truppe del re Fine
uanto egli fosse di statura e di forza gigantesca, dovea tutto temere
da
un figlio di Giove. Ma la sua stessa precauzione
el regno di Micene ; e si narra che ivi Perseo fu ucciso a tradimento
da
Megapente, figlio di Preto, per vendicare la mort
ed alla Archeologia è fondamento indispensabile ; « E non è impresa
da
pigliare a gabbo, « Nè da lingua che chiami mamma
damento indispensabile ; « E non è impresa da pigliare a gabbo, « Nè
da
lingua che chiami mamma e babbo. » 48. Vedasi
vero), « Quell’era un negromante, e facea spesso « Quel varco, or più
da
lungi, or più da presso. « Volando talor s’alza n
a un negromante, e facea spesso « Quel varco, or più da lungi, or più
da
presso. « Volando talor s’alza nelle stelle « E p
a cavallo su quell’animale, lo spinsero in mare per farsi trasportar
da
esso fra le onde sino alla Colchide. Ma nel passa
a Colco. Frisso fu benissimo accolto con quel raro e prezioso animale
da
Eeta re di quella regione : e volendo mostrarsi g
ima inventata dagli uomini, e celebrata perciò con lodi interminabili
da
tutti gli antichi. La nave fu chiamata Argo, e qu
nauti gli Eroi che navigarono in quella. Se le fosse dato questo nome
da
quello dell’architetto che la costruì, o dall’ess
ll’architetto che la costruì, o dall’esser fabbricata in Argo, oppure
da
un greco vocabolo, che secondo alcuni etimologist
n greco vocabolo, che secondo alcuni etimologisti significa veloce, o
da
altro ortograficamente poco dissimile, ma che sig
mi a quisquilie filologiche. All’invito di Giasone accorsero gli Eroi
da
tutte le parti della Grecia, alcuni dei quali era
elva di Dodona sacra a Giove, e, aggiungono i poeti, sul disegno dato
da
Minerva stessa, per significarne la perfetta cost
tava Linceo di vista acutissima, (come significa il suo nome derivato
da
lince, per osservare se v’eran sott’ acqua scogli
lo scopo del loro viaggio, ed anche per rinnovare le loro provvisioni
da
bocca, perchè Ercole, oltre ad essere il più fort
ui condanna, « Ed anche di Medea si fa vendetta. « Con lui sen va chi
da
tal parte inganna. » Dopo questo episodio, poco
menti che fieramente ammorbavano. Il loro stesso nome di Arpie deriva
da
un greco vocabolo (arpazo) che significa rapire 6
greco vocabolo (arpazo) che significa rapire 69. Ad essere infestato
da
tali mostri era condannato dagli Dei Fineo re di
r anco la cecità. Approdati gli Argonauti nella Tracia o bene accolti
da
Fineo, vollero per gratitudine liberarlo dalle Ar
tre a cacciarle dalla reggia colle armi, le fecero inseguire per aria
da
Calai e Zete, figli di Borea, che avevano le ali
quali le respinsero fino alle isole Strofadi, ove poi furono trovate
da
Enea nel venire in Italia, come a suo luogo direm
ma l’imitazione degli Antichi, e dipoi il diverso modo di liberazione
da
lui immaginato : « Dentro una ricca sala immanti
iglior modo di schivare i pericoli della loro navigazione ; e partiti
da
lui colmi di ringraziamenti e di doni proseguiron
la nave, e senza doversi così spesso fermare a far nuove provvisioni
da
bocca. Tutti gli altri incidenti che avvennero av
a e il braccio di tanti famosi Eroi rendesse sicura qualunque impresa
da
compiersi colla forza, trovaron per altro che que
atronimico Æsonides, cioè figlio di Esone, e coll’aggettivo Pagasaeus
da
Pagasa (ora Armiro,) città marittima della Tessag
agasa (ora Armiro,) città marittima della Tessaglia, rammentata anche
da
Plinio il naturalista, ed ove Valerio Fiacco dice
ello Apollo, vale a dire i genitori, il luogo di nascita e i nomi che
da
quello le derivarono, l’abbiamo detto nel N° XVI.
percorresse le vie del Cielo in un carro d’argento o d’avorio tirato
da
2 o 4 cavalli bianchi ; ma non seppero inventare
li stregoni, i quali colle loro magiche parole avessero tanta potenza
da
trarre la Luna dal Cielo in Terra per farla servi
redeva di certo, perchè l’ignoranza fu sempre un terreno fertilissimo
da
allignarvi e crescervi qualunque più bestiale err
in una di quelle caverne addormentato di un profondo sonno mandatogli
da
Giove, la Luna andava tutte le notti non vista a
ne, paragonando a quello il sonno della morte138. La Luna era adorata
da
quasi tutti i popoli idolatri ; e Cesare rammenta
era considerata come Dea della caccia ; e credevasi che accompagnata
da
50 ninfe, le quali al par di lei avevan rinunziat
ma), perchè si accorse che amoreggiava con Giove. La qual’orsa fu poi
da
Giove trasformata in una costellazione per impedi
llazione dell’Orsa nel C. xxxi del Paradiso : « Se i Barbari venendo
da
tal plaga, « Che ciascun giorno d’Elice si cuopra
duto o dimenticato nella poesia italiana ; e chi mai non si allontani
da
qualche cara cosa o persona fu detto che egli le
ta costellazione è vicinissima a quelle, e di certo non si scosta mai
da
quel posto. Una più terribile punizione inflisse
asformò in cervo, che nel fuggire fu raggiunto dai suoi propri cani e
da
essi miseramente dilaniato. Dissero i mitologi ch
apparteneva ad una famiglia odiosa a Giunone, fu spinto malignamente
da
questa Dea ad entrare in quel boschetto per procu
fine. Atroce e vergognosa vendetta ! Il Petrarca si credè autorizzato
da
questo racconto mitologico a darci ad intendere,
l’uso nei trivii di offrir delle cene ad Ecate, che lasciate intatte
da
questa Dea eran poi ben volentieri divorate dai p
no ; e lo stesso Dante seguì tale opinione ; poichè nel farsi predire
da
Farinata degli Uberti (nel C. x dell’Inferno) il
anifestamente che l’ufficio di Proserpina e non di Ecate è accomunato
da
Dante con quel della Luna144. Anche il titolo di
aviglie del mondo, che fu arso, pur d’acquistar fama ancorchè infame,
da
Erostrato Efesio la notte in cui nacque Alessandr
lo di Diana Efesina146. Pochi anni dopo fu questo tempio saccheggiato
da
Nerone, e nel terzo secolo dell’era volgare distr
vasi che qualche lurida capanna mezzo sepolta in una pianura paludosa
da
cui sollevansi esalazioni deleterie dell’organism
della sua vita è un misto di favole e di fatti storici. Perciò diremo
da
prima quanto ne riferisce la Mitologia, e aggiung
nerva lo confortò, e gli suggerì di prendere i denti di quel serpente
da
lui ucciso e seminarne alquanti nel terreno. Da q
li cinque sopravvissuti lo aiutarono a fabbricare la città. Questa fu
da
prima chiamata Cadmea dal nome di Cadmo, e poi Te
fu detto Beozia dal greco nome dell’animale ivi trovato e sacrificato
da
Cadmo. Fondata la città, prese Cadmo per moglie E
na solitudine, e che ivi furono ambedue cangiati in serpenti, e posti
da
Plutone a guardia degli Elisii. La qual metamorfo
presso. In quanto poi ai guerrieri nati dai denti del serpente ucciso
da
Cadmo, gli Antichi ci hanno trasmesso anche il no
inati, alludendosi appunto alla sementa dei denti del serpente ucciso
da
Cadmo58. Anche la trasformazione di Cadmo in ser
. La trasformazione di Cadmo in serpente fu narrata così egregiamente
da
Ovidio, che sembrò mirabile, nonchè al Tasso, anc
uanto alla sua sorella Europa, della quale dicono i Mitologi che ebbe
da
Giove il privilegio di dare il nome alla terza pa
a tempo della conquista dei Romani è notizia storica confermata anche
da
Cornelio Nipote nelle sue Vite degli eccellenti c
d oltre al dirsi precisamente quali erano le sedici lettere importate
da
Cadmo, si notavano ancora le quattro inventate da
i lettere importate da Cadmo, si notavano ancora le quattro inventate
da
Palamede al tempo dell’assedio di Troia, e le alt
alamede al tempo dell’assedio di Troia, e le altre quattro aggiuntevi
da
Simonide cinque secoli dopo ; che in tutte vengon
ropa nel Canto xxvii del Paradiso, dicendo : « Si ch’ io vedea di là
da
Gade il varco « Folle di Ulisse, e di qua presso
» 58. Anche gli altri nobili greci pretendevano di esser discesi
da
qualche eroe mitologico, e la maggior parte da Pe
evano di esser discesi da qualche eroe mitologico, e la maggior parte
da
Perseo. Una origine miracolosa e divina si attrib
iremo per lo meno che qui è davvero applicabile la massima attribuita
da
Fedro a Giove : « Nisi utile est quod facimus, s
tà molto utile neppure il conoscere quali furono le lettere inventate
da
Palamede, e quelle aggiunte da Simonide, mentre l
cere quali furono le lettere inventate da Palamede, e quelle aggiunte
da
Simonide, mentre le altre furono attribuite a Cad
Roma che altrove. Nel mese di Gennaio, il cui nome facevasi derivare
da
quello di Giano, si celebrava nel primo giorno la
no agli ultimi tempi del romano impero, le stesse cerimonie descritte
da
Ovidio nel libro i dei Fasti si mantennero in Rom
ora di dir l’uno all’altro parole di buon augurio si mantiene tuttora
da
quasi tremila anni, e non in Roma e in Italia sol
come Dea anche Giuturna, sorella di Turno re dei Rutuli, resa celebre
da
Virgilio nel suo poema dell’Eneide. Le fu dedicat
arzio il giorno stesso delle Feste Carmentali. Nel mese di Febbraio è
da
notarsi la festa della Dea Sospita, il cui nome s
Fornace fu un’invenzione del re Numa Pompilio. Era veramente una Dea
da
quelle etadi grosse, come direbbe Dante ; ma Ovid
nzio ; e dicono che era una Naiade, la quale fu privata della favella
da
Giove, perchè parlava troppo. La pregavano perchè
credevano che fosse quella stessa Anna sorella di Didone, rammentata
da
Virgilio nel lib. iv dell’Eneide, e dopo la morte
feste Robigali, cioè in onore del Dio Robìgo, facevansi per implorare
da
questo Dio che tenesse lontana la ruggine dalle b
st’epiteto di Prestiti dato ai Lari è d’origine tutta latina : deriva
da
prœstare opem (prestar soccorso). Sotto questo ti
i narra che essendovisi introdotto il licenzioso P. Clodio travestito
da
donna, egli fu stimato sacrilego ; e questo scand
vinatione. Bellona, il cui nome è di origine tutta romana, derivando
da
bellum cioè dalla guerra, era creduta sorella del
doti di questo culto si chiamavano Bellonarii, derivando il loro nome
da
quello della Dea. Il Dio Summàno, quantunque ave
ello della Dea. Il Dio Summàno, quantunque avesse un tempio in Roma,
da
prima nel Campidoglio, e poi, al tempo delle guer
ta festa il dì 20 di giugno ; e per quanto questo Nume sia rammentato
da
molti dei più celebri scrittori Latini, restò per
lli diurni. Ma questa conclusione è quella stessa di Plinio nel luogo
da
me citato di sopra. Non ha fatto dunque il Prelle
ella Val di Nievole » mentre non approva « l’etimologia di Monsummano
da
Sommo Mane (il Plutone dei Pagani) che fu adottat
tro che le notizie date dal dotto autore tedesco non discordano punto
da
quelle, più erudite del Giornale Arcadico stampat
e. Le si dà inoltre un trono d’oro, un ricco e splendido carro tirato
da
due pavoni, una messaggiera chiamata Iride ed un
iovanetta ingenua e gentile con un’idria in mano ed in atto di mescer
da
quella la celeste bevanda. Aggiungono alcuni mito
fu dato dagli astronomi al sesto pianeta telescopico che fu scoperto
da
Hencke il 1° luglio 1847. Di Marte e di Vulcano c
ero parenti od anche soltanto connazionali di qualche donna preferita
da
Giove. Vi sarebbe da riempire un grosso volume a
soltanto connazionali di qualche donna preferita da Giove. Vi sarebbe
da
riempire un grosso volume a raccoglier quanto ne
lare di altre divinità odiose a questa Dea, o di famiglie o di popoli
da
essa perseguitati. Qui per altro è indispensabile
alla Diva dalle bianche braccia. La concordia coniugale era già rotta
da
gran tempo fra Giove e Giunone ; e Omero sin dal
or la maestosa il guardo « Veneranda Giunon : gran tempo è pure « Che
da
te nulla cerco e nullo chieggo, « E tu tranquillo
el Monti.) Malcontenta era sì, ma non rassegnata, come ben si capisce
da
questi versi ; e Giove faceva di certo ogni suo v
gettarsi nel mare, che traversò a nuoto dalla Grecia all’Egitto, ove
da
quei feticisti egiziani che adoravano le bestie f
ravano le bestie fu ricevuta e adorata come una Dea, e restituita poi
da
Giove nella primiera forma fu venerata sotto il n
di questo fenomeno, poichè Iride (in greco e in latino Iris), deriva
da
un greco verbo che significa dire o annunziare, e
corda perciò la messaggiera di Giunone ; e Taumante è nome che deriva
da
tauma, che in greco significa prodigio, e ramment
ri « Di tre colori e di una contenenza ; « E l’un dall’altro come Iri
da
Iri « Parea reflesso, e il terzo parea fuoco « C
ggio del sole e dedurne che l’aria ancor umida dopo la pioggia faccia
da
prisma e rifranga i 7 colori della luce. Newton s
on separati, e presentano per ordine questi sette colori, cominciando
da
quello meno refratto, cioè : rosso, arancio, gial
nome di Iride il 7° asteroide, o piccolo pianeta telescopico scoperto
da
Hind il 13 agosto 1847. Gli astronomi però non av
rti in questo secolo, e precisamente al 3°, veduto per la prima volta
da
Harding il 1° settembre 1804. 91. Anche in lati
dicono sempre che cantano, ancorchè scrivano soltanto o belino versi
da
fare spiritare i cani, e da cantarsi al suon d’un
ancorchè scrivano soltanto o belino versi da fare spiritare i cani, e
da
cantarsi al suon d’un campanaccio, come diceva sc
ano. Melpomene con volto serio, la regal corona in capo, la maschera
da
tragedia in una mano, e nell’altra lo scettro o i
bosco Castalio, dal fiume Permèsso e dalla fontana Ippocrene, luoghi
da
loro frequentati. Anzi spesse volte questi stessi
, per confonder le loro emule presuntuose, cantarono così divinamente
da
farle rimanere attonite ed atterrite, se ne vale
attonite ed atterrite, se ne vale stupendamente coll’ invocar per sè
da
quelle Dee un simil canto, che abbatta l’invida r
pinte colle ali. Inventarono i mitologi che le Muse fossero inseguite
da
Pireneo re della Focide, e che per salvarsi dalle
ecato dal furore, pretendendo di inseguirle anche per aria, precipitò
da
quell’altezza e rimase morto nella sottoposta pia
) fece scorticar vivo il satiro Marsia, dopo averlo vinto nella sfida
da
lui ricevuta a chi meglio cantasse. A Dante non s
come perdè il suo figlio Fetonte : dicemmo ancora che perì fulminato
da
Giove l’altro suo figlio Esculapio, ad istanza di
lle ascoltare Apollo, e datasi a fuggire pregando gli Dei a sottrarla
da
tal persecuzione, fu cangiata in quella pianta di
sto. Una ninfa dell’Oceano, chiamata Clizia, invaghita di lui, spinta
da
gelosia si lasciò morire di fame e di sete ; e Ap
n tutto il suo fiato contro una tempia di Giacinto il disco scagliato
da
Apollo ; e il giovinetto per questo colpo dopo br
di esso ad Apollo, e perciò perseguitandolo, lo costrinsero a fuggire
da
quel soggiorno. Ei se ne andò allora in Frigia, o
. Anche il loro nome comune di Muse alcuni mitologi lo fanno derivare
da
un greco vocabolo che significa insegnar cose sub
rigero tua fortior æstro « Facta canam. » (Theb., i, 32.) 130. E
da
notarsi che Dante nel Canto xviii del Paradiso, i
Vaticinari in latino è lo stesso che fata canere, frase usata anche
da
Orazio nell’ Ode 15 del lib. i, ut caneret fera N
terne della corolla del giacinto si vedono alcune fibre cosi disposte
da
imitare le lettere A J ; e i poeti subito inventa
ivinazione, cioè interpretazione della volontà degli Dei. Lo stesso è
da
dirsi del vocabolo responsi, latinismo che è dive
cratico o più veramente oligarchico, dipendendo con assoluta autorità
da
cinque Sommi Sacerdoti, che eran chiamati i cinqu
penetrale, eravi una voragine dalla quale esalavano vapori inebrianti
da
allucinar la vista e far venir le traveggole, ovv
anti da allucinar la vista e far venir le traveggole, ovvero mofetici
da
mozzare il fiato. Un tripode, che alcuni dissero
io ne adduce diversi esempi, tra i quali il più celebre è quello, già
da
noi registrato, dei figli di Tarquinio il Superbo
perciò eran detti Italici, come l’antico oracolo di Fauno, rammentato
da
Virgilio nell’Eneide, quelli della Fortuna, di Ma
i aggiunsero gli Augurii, di cui eran solenni mæstri gli Etruschi ; e
da
essi li appresero i Romani che ne facevano un uso
rettante solenni imposture del Politeismo, e sì abilmente organizzate
da
allucinare per molti secoli non solo i popoli roz
che era l’effetto naturalissimo della impostura dei sacerdoti pagani,
da
prima nascosta ed ignota, e poi a poco a poco sco
to origine nei tempi preistorici è asserito non solo dai mitologi, ma
da
tutti i più antichi scrittori. I mitologi dicono
me sono gli empii e i violenti, gli ignoranti, gli oziosi, i vili e i
da
poco. E nessuno sarà mai sì pazzo, o sì savio, o
stagli la elezione delle due qualità d’uomini, non laudi quella che è
da
laudare e biasimi quella che è da biasimare. » (D
tà d’uomini, non laudi quella che è da laudare e biasimi quella che è
da
biasimare. » (Discorsi, lib. I, cap. 10.) E passa
i arioli e degli aruspici ; tutte le altre loro cerimonie dipendevano
da
questi. Perchè loro facilmente credevano che quel
mondo in ammirazione e devoto. » Da tutte le preaccennate autorità e
da
altre molte che si potrebbero citare, e delle qua
altri modi d’interpretazione della volontà degli Dei furono inventati
da
prima con intenzion casta e benigna per uno scopo
Nosce te precetto di Apollo, ed aggiunge che essendo di tal sublimità
da
parer superiore all’ingegno umano, fu perciò attr
tre termini che non furono adottati nella lingua italiana, e soltanto
da
manteion furon composte le denominazioni di Necro
utrice di Semele, suggerì a questa di farsi promettere con giuramento
da
Giove di comparirle innanzi con tutta la maestà e
ferventi non solo fra gli uomini, ma ancor fra le donne. Accompagnato
da
una turba magna di zelanti seguaci di ambo i sess
te le membra, nude in tutto il resto ; e viaggiava in un carro tirato
da
animali feroci, per lo più tigri o pantere. Tutti
lla forza del vino. Il nome stesso di Bacco, o che si faccia derivare
da
un greco vocabolo che significa favellare, ed acc
che significa favellare, ed accenni al vaniloquio dell’ubriachezza, o
da
altro termine greco significante urlare, e indich
si altri nomi e titoli. In greco chiamavasi Dionisio, parola composta
da
Dios, uno dei nomi di Giove suo padre, e dall’iso
o in eccessi ributtanti, oltre che Baccanali furono dette anche Orgie
da
un greco vocabolo che significa pur esso furore.
e di approvazione e d’incoraggiamento che i mitologi suppongono dette
da
Giove a Bacco suo figlio, allorchè questi sotto l
quali significa furenti, il secondo impetuose, ed il terzo è derivato
da
uno degli appellativi di Bacco accennati di sopra
no o di cervo, le quali pelli diconsi nebridi con voce greca adottata
da
alcuni poeti latini204) e italiani. Cosi cantò il
one che porta ancora il nome di corona di Arianna. Tre figli nacquero
da
questo matrimonio di Bacco, ed ebbero nomi relati
al vino, cioè Evante, che significa fiorente ; Stafilo, nome derivato
da
staphis che era una specie di vite e d’uva antica
suoi Stati, nel volerne recidere alcune di propria mano si tagliasse
da
sè stesso le gambe. Penteo re di Tebe che voleva
presto sarebbe morto di fame in mezzo all’oro, se non avesse ottenuto
da
quel Nume benigno la cessazione di sì funesto don
iù comunemente superbia e oltracotanza, si può dedurre principalmente
da
Orazio, da Ovidio, dall’ Ariosto e dal Tasso. «
nte superbia e oltracotanza, si può dedurre principalmente da Orazio,
da
Ovidio, dall’ Ariosto e dal Tasso. « Viresque ad
e thyrso. » (Hor., Od., ii, 19.) 202. Il Ditirambo, voce derivata
da
due parole greche che appellano alla doppia nasci
aud., De iv Cons. Hon., 606.) 205. Il termine di vipistrello usato
da
Dante sembra preferibile agli altri due vipistrel
ci delle lingue dotte e in quelli enciclopedici più moderni9. Bacone
da
Verulamio, che nel suo libro De Sapientia Veterum
e anch’egli) nella etimologia della parola Pan e nel simbolo indicato
da
questo Dio che, cioè, significhi il tutto e rappr
na Ninfa di nome Siringa ; ma essa avendo pregato gli Dei a liberarla
da
un sì fatto sposo, ottenne soltanto di esser cang
e ambiva, si ammogliò in appresso colla Ninfa Eco, la quale era stata
da
Giunone cangiata in voce, in punizione della sua
sto Dio era adorato principalmente in Arcadia come Dio dei pastori, e
da
quella regione fu trasportato il suo culto in Ita
e egli chiamò Palatino dal nome di suo figlio Pallante, ed ove poi fu
da
Romolo fabbricata l’eterna città. Anche a tempo d
sue epistole familiari, esisteva sotto quel colle un antro consacrato
da
Evandro al Dio Pane. Dai Romani ebbe questo Dio a
nando nelle solitudini più selvagge e piene di sacro orrore, spaventa
da
quelle colla sua terribil voce i passeggieri, vi
Galli che volevano saccheggiare quel ricchissimo tempio, ecc. È però
da
notarsi che gli aneddoti riferibili alle voci mir
gli aneddoti riferibili alle voci miracolose del Dio Pane, raccontati
da
Erodoto, da quel miracolaio di Plutarco e da altr
riferibili alle voci miracolose del Dio Pane, raccontati da Erodoto,
da
quel miracolaio di Plutarco e da altri scrittori
del Dio Pane, raccontati da Erodoto, da quel miracolaio di Plutarco e
da
altri scrittori di minor conto, sono la relazione
he, perchè greca è l’origine di questo aggettivo al pari del nome Pan
da
cui deriva, e perchè quel celeberrimo oratore lo
nerò esponendo una solenne osservazione filosofica del celebre Bacone
da
Verulamio sul timor pànico. Egli afferma che ai t
er la conservazion della vita si aggiungono sempre molti timori vani,
da
cui tutti gli uomini, chi più, chi meno, sono ass
Dio Pane come il Nume dei Pastori, l’etimologia di questo nome deriva
da
pao (io pasco) ; e che pan è perciò una contrazio
a diminuirne o aggravarne le pene, che giudici di diritto e di fatto,
da
lui indipendenti, nelle loro sentenze avevano ass
on compariva più come l’avvenente e delicata Ninfa che sceglieva fior
da
flore alle falde del monte Etna, e a cui Dante as
la città del fuoco (di cui abbiam detto nel Cap. precedente) : e poi
da
Virgilio poeta pagano facendo chiamar Dite il gra
zeri. Di Pluto, Dio delle ricchezze, considerato come un ente diverso
da
Plutone, conveniva trovare una diversa origine e
arlato bastantemente nel Cap. della Diva Triforme ; nè si trova altro
da
aggiungervi. Resta dunque soltanto a trattare dei
o e narrato intorno alle Parche si deduce che esse erano indipendenti
da
Plutone ; e perciò dovrebbero chiamarsi piuttosto
esso Virgilio ci narra che nelle regioni sotterranee vi son due porte
da
cui escono i sogni per venire sulla Terra ; la pr
te da cui escono i sogni per venire sulla Terra ; la prima è di corno
da
cui escono i sogni veri, e la seconda di avorio,
ssa ; « E quel conoscitor delle peccata « Vede qual luogo d’Inferno è
da
essa : « Cingesi con la coda tante volte « Quantu
tifiche fece riconoscere differenti, per certi particolari caratteri,
da
quelle che avevan chiamate vulcaniche, e perciò d
icolari caratteri, da quelle che avevan chiamate vulcaniche, e perciò
da
doversi distinguere con altro nome. E poichè ques
ormazioni vulcaniche, prescelsero per esse una denominazione derivata
da
Plutone Dio infernale che aveva maggiore affinità
Gli astronomi diedero il nome di Proserpina al 26° asteroide scoperto
da
Luther il 5 maggio 1853 ; ed in appresso avendone
volgari novelle : « Mentre aspettiamo, in gran piacer sedendo, « Che
da
cacciar ritorni il signor nostro, « Vedemo l’ Orc
tender poi che questa è una imitazione del gigante Polifemo descritto
da
Omero nell’ Odissea, basta legger la seguente ott
cuno le legga e rilegga finchè le abbia imparate così bene a memoria,
da
non dimenticarle mai : « Nolite enim putare, que
za di quei Potestà e giudici dell’antica repubblica fiorentina, tolti
da
altre terre, « Come suol esser tolto un uom soli
nè guelfi nè ghibellini. Ma io credo che nell’invenzione dantesca sia
da
ammirarsi principalmente la facoltà poetica del q
eroi, Teseo, Ercole, Orfeo, Ulisse ed Enea in corpo e in anima, ossia
da
vivi, fossero andati a visitar questi luoghi, e r
e, che percorsero a briglia sciolta, e senza paura di essere smentiti
da
chi, dopo la morte, nulla vi avesse trovato di qu
utto lo cingeva ; e perchè non v’erano ponti, nè l’acqua era sì bassa
da
poterlo guadare, bisognava necessariamente passar
Flegetonte scorrevano dentro il Tartaro, ed erano fiumi propriamente
da
dannati, perchè le acque dell’Acheronte erano cor
o del Tartaro era orrido e sterile come il paese della Fame descritto
da
Ovidio, senza biade, senz’alberi ; e soltanto nel
rica dell’Inferno è quella che Dante ha delineato in modo sì mirabile
da
superare l’abilità di qualsivoglia architetto. La
i, un castello « Sette volte cerchiato d’alte mura, « Difeso intorno
da
un bel fiumicello, » e finalmente, tralasciando
e sotto la superficie del nostro globo. Lo spazio è abbastanza grande
da
entrarvi parecchie cose. Con una periferia di 21,
chissima di animali e di vegetabili di specie e varietà molto diverse
da
quelle che esistono ancora oggidì. Tutte le scien
molto diverse da quelle che esistono ancora oggidì. Tutte le scienze
da
qualche tempo congiurano amichevolmente ad ottene
arte della materia ignea componente il globo solare, e poi distaccati
da
quello in forza del movimento di rotazione. Inolt
i Antichi dovevan conoscerle soltanto di nome e non averle vedute che
da
lontano, poichè credevano che vi abitassero le an
denza esser ivi il Campo Elisio e quell’abitazione de’beati decantata
da
Omero. » 236. Son questi i versi originali di
ierisia chiaro ed esatto nel far la descrizione dell’immensa fabbrica
da
lui architettata, riporterò soltanto quella di Ma
ai fortezze dai lor sogli « Alla ripa di fuor son ponticelli ; « Così
da
imo della roccia scogli « Movien, che recidean gl
ipii di Geologia e di Paleontologia, desunti dalle opere recentissime
da
Gustavo Strafforello. — Milano, 1872. Ediz. di G.
gettato giù dall’Olimpo nel mare, e pietosamente raccolto ed allevato
da
due Dee marine Teti ed Eurinome. Ma Omero fa racc
per la qual caduta divenne zoppo) lo ricevè essendo già adulto, e non
da
Giunone, ma da Giove, poichè il poeta così introd
uta divenne zoppo) lo ricevè essendo già adulto, e non da Giunone, ma
da
Giove, poichè il poeta così introduce Vulcano a p
erò tanto brutto quanto dicono i poeti ; e il difetto di essere zoppo
da
un piede è appena accennato. E per farne distingu
tanto 500 anni dopo di esso, fu così abile Archita, come si racconta,
da
costruire una colomba volante. Altri automi più s
e non di umana forma, ma non meno mirabili, descrive Omero come fatti
da
Vulcano : « ……..Avea per mano « Dieci tripodi e
e rotelle, onde ne gisse « Da sè ciascuno all’assemblea de’Numi, « E
da
sè ne tornasse onde si tolse : « Maraviglia a ved
mosca e l’aquila volante di Regiomontano, diversi automi di Leonardo
da
Vinci, e specialmente il famoso leone, di cui par
parmiano loro la fatica materiale e meccanica, come fanno le macchine
da
filare, da tessere, da cucire, ecc. Inoltre per b
ro la fatica materiale e meccanica, come fanno le macchine da filare,
da
tessere, da cucire, ecc. Inoltre per bellezza e c
materiale e meccanica, come fanno le macchine da filare, da tessere,
da
cucire, ecc. Inoltre per bellezza e comodo si mol
edere che il fuoco che essi chiamavan celeste fosse di natura diversa
da
quello terrestre, non sapendo essi che risulta eg
diversa da quello terrestre, non sapendo essi che risulta egualmente
da
combustione o ignizione di materie più o meno inf
forma nell’atmosfera della nostra Terra e con elementi che provengon
da
questa ? e che noi possiamo riprodurre a nostro b
a, tanto importante per le innumerevoli applicazioni che se ne fecero
da
un mezzo secolo a questa parte. » — E parlando di
pila, che serve a svolgere l’elettricità dinamica, e che fu inventato
da
Volta nel 1800, riporta questa notizia istorica n
Anzi poichè la seconda fu più terribile e più decisiva della prima, e
da
quella in poi non corse più pericoli il regno di
cinto a cantar la guerra dei Giganti, e non dei Titani ; ma distratto
da
altre più facili poesie, e impedito poi dall’esil
fer paura ai Dei, e ne pone un gran numero nel profondo dell’ Inferno
da
lui immaginato e descritto ; e l’esempio del gran
endo adempiuta l’apposta condizione sine qua non, la dinastia divenne
da
quel momento in poi usurpatrice ; e Giove in appr
brarono la vittoria di questo72. Fatta una tal distinzione, resta ora
da
accennare soltanto i fatti e le vicende principal
iarèo scagliava enormi massi e interi scogli a sì prodigiose distanze
da
perdersi di vista dove andassero a colpire o cade
di quelli più mostruosi. Eran tutti però molto alti e grossi, talchè
da
lontano tra la caligine infernale li aveva presi
e per celarsi meglio e non esser riconosciuti, invece di travestirsi
da
plebei come fanno i principi fuggiaschi del nostr
ciati all’Inferno. Questa vittoria di Giove fu rammentata e celebrata
da
tutti i più illustri poeti antichi e moderni. Lo
E Dante gareggiando col maestro, e, com’è suo stile, distinguendosi
da
esso e da qualsivoglia altro scrittore per insupe
gareggiando col maestro, e, com’è suo stile, distinguendosi da esso e
da
qualsivoglia altro scrittore per insuperabile con
ate le esalazioni nell’aria circostante ai crateri. Non troverà nulla
da
opporre neppure lo stesso sir Carlo Lyell, il pri
dio sulla battaglia dei Titani coi Saturnii, che fu tradotto in versi
da
quel sommo ingegno del Leopardi. Il traduttore lo
to che egli fece a Ravenna nel visitare il sepolero del divino poeta,
da
lui invocato come una divinità : « O gran padre
u sei lo mio maestro e ’l[ILLISIBLE]mio autore : « Tu se’ solo colui,
da
cui io tolsi « Lo bello stile che m’ha fatto onor
antasia, non seppero dipingere e rappresentare talmente ameno e beato
da
preferirsi alle terrestri condizioni di questa mo
del Panteismo 257. Appunto perciò la religione dei Pagani è chiamata
da
alcuni filosofi il Panteismo mitologico. L’antich
losofi il Panteismo mitologico. L’antichissima invenzione dell’ obolo
da
pagarsi a Caronte fu bonariamente creduta una ind
la sepoltura del cadavere, affinchè l’anima potesse esser traghettata
da
Caronte all’altra riva, e non andare errando per
tando, « Spingea ; ma giunto in sul ciglion non era, « Che risospinta
da
un poter supremo, « Rotolavasi rapida pel chino «
za, li invitò a pranzo e imbandì loro le membra del suo figlio Pelope
da
lui stesso ucciso. Tutti gli Dei inorriditi si as
ita pena di Tantalo aggiunge il timore continuo di essere schiacciato
da
una rupe che sta sempre per cadergli addosso, e i
esso opposto son più ridicoli degli avari, e meritamente si puniscono
da
sè stessi delle loro smodate e irrazionali cupidi
e irrazionali cupidità. Del gigante Tizio che offese Latona, udiremo
da
Omero qual fosse la pena nel Tartaro : « Sul ter
erciò fu punito nel Tartaro col perpetuo timore di essere schiacciato
da
un masso che gli pendea sulla testa. Virgilio agg
unge che Flegia « Va tra l’ombre gridando ad alta voce : « Imparate
da
me voi che mirate « La pena mia : non violate il
sero le 50 figlie di Danao. Questi avrebbe acconsentito, se l’oracolo
da
lui consultato non avesse risposto che egli sareb
o da lui consultato non avesse risposto che egli sarebbe stato ucciso
da
un genero suo nipote. Ma Belo coll’insistenza e c
dell’Inferno. Egli finge che sia Virgilio che gli dà tale spiegazione
da
lui richiesta : « Filosofia, mi disse, a chi la
la parte, « Come natura lo suo corso prende « Dal divino intelletto e
da
sua arte : « E se tu ben la tua Fisica note, « Tu
della classe dei Trampolieri, simile all’Airone ed all’Ibi. I Chimici
da
Tantalo denominaron Tantalio un nuovo elemento o
essa l’anima s’immedesima colla divina sostanza, supponendosi emanata
da
questa, ovvero sussistente eternamente con essa.
ato Apollo come il Dio del Sole, chi è che non l’abbia veduto dipinto
da
più o men valenti pittori come un giovane imberbe
cura quattro focosi destrieri per le vie del firmamento, e circondato
da
dodici avvenenti ninfe piè-veloci, che intreccian
ognuno li intende facilmente senza bisogno di spiegazione : solo son
da
notarsi i nomi assegnati dai poeti ai quattro cav
. Da essa cominciava il suo corso diurno, e la sera andava a riposare
da
Teti, dea marina, in un palazzo di cristallo in f
e gambe. Era questa una delle 7 maraviglie del mondo, ma fu atterrata
da
un terremoto ; e poi i Saracini conquistatori di
asformato in cigno. Questa favola di Fetonte è descritta e celebrata
da
molti poeti e principalmente da Ovidio nelle Meta
la di Fetonte è descritta e celebrata da molti poeti e principalmente
da
Ovidio nelle Metamorfosi ; e lo stesso Dante trov
fu la religione degli Stati e dei popoli, è ben naturale che fossero
da
tutti celebrate ; ma pur anco i poeti e gli artis
i greci, le greche parole le Pai, che significano ferisci o figlio, e
da
queste parole trassero tanto i Greci quanto i Lat
di Esculapio fu in Epidauro ; e sappiamo dallo stesso Livio, non che
da
Ovidio, che da quella città fu trasportata solenn
u in Epidauro ; e sappiamo dallo stesso Livio, non che da Ovidio, che
da
quella città fu trasportata solennemente la statu
ione dellaSanità, come significa il greco nome di questa Dea. Infatti
da
Igiea è denominata Igiene l’arte di conservar la
re, fu aggiunto che Esculapio, a richiesta di Plutone, morì fulminato
da
Giove : il che evidentemente significa, che la su
li rami « L’umana probitate : e questo vuole « Quei che la dà perchè
da
lui si chiami. » 113. Il Po era chiamato dai L
mente il più gran fiume. 114. L’ambra è detta in greco electron ; e
da
questo termine è derivato il nome di elettricità,
al lamento ed alla preghiera che si trova rettoricamente amplificata
da
Ovidio nel ii lib. delle Metamorfosi. 117. È not
greca fra Megara e il Pireo), e che questi sul carro di Cerere tirato
da
draghi volanti avesse percorso gran parte della t
a prima produttrice, delle biade (magna parens frugum)51. Cerere ebbe
da
Giove una figlia chiamata Proserpina in latino e
; che mentre essa coglieva fiori alle falde del monte Etna fu rapita
da
Plutone Dio dell’inferno, per farla sua sposa e r
Proserpina è tanto amplificato ed abbellito di straordinarie fantasie
da
tutti i poeti antichi e moderni, che troppo lungo
lla bella Matelda, « ………… (che si gìa « Cantando ed iscegliendo fior
da
fiore, « Ond’era sparsa tutta la sua via), « Tu m
to Proserpina piangente e spaventata, in un carro ferrugginoso tirato
da
neri cavalli guidati e spinti precipitosamente da
ferrugginoso tirato da neri cavalli guidati e spinti precipitosamente
da
Plutone per le vie sotterranee verso le regioni i
o esser libera e ritornar colla madre. Si affrettò Cerere di ritornar
da
Plutone ; e mentre sperava di essere stata in tem
Cerere, cioè colla corona e col covone di spighe, e inoltre la falce
da
grano, parve anche necessario l’aggiungere il dis
nderla con altre Dee, quando si vede rappresentata in un carro tirato
da
serpenti alati, o vogliam dire draghi volanti, ed
suo grifo le biade sacre a questa Dea. Fra i supposti miracoli fatti
da
Cerere, oltre alla trasformazione di Ascalafo in
Un altro celebre miracolo mitologico attribuito a Cerere è rammentato
da
molti poeti, e dallo stesso Dante, e perfino dal
olle loro dotte investigazioni sui tempi mitologici ed eroici, Bacone
da
Verulamio, il Vico, Mario Pagano ed altri. 52. P
no farà bene a leggere e rileggere questo mito egregiamente descritto
da
Ovidio nel libro viii delle Metamorfosi.
e ; e solo quando si accorsero che avevano un movimento molto diverso
da
quello apparente delle Stelle, e apparentemente m
sti due Numi figli di Giove e di Latona, il Sole e la Luna esistevano
da
gran tempo ; e quanto al Sole accennai che era re
esistevano da gran tempo ; e quanto al Sole accennai che era regolato
da
un Titano di nome Iperione. Il Sole era detto dai
olo trovasi anche in Ebraico in significato di eccelso (poichè deriva
da
El, uno dei nomi ebraici di Dio), l’adoprò con qu
o nel C. xiv del Paradiso, dopo aver descritto i variopinti splendori
da
lui veduti nell’Empireo, esclama : « O Elios, ch
tona loro madre era figlia di uno dei Titani ; e perchè fu prediletta
da
Giove100), era appunto perciò odiata e perseguita
fu prediletta da Giove100), era appunto perciò odiata e perseguitata
da
Giunone. La quale impegnò la Dea Tellùre, ossia l
in lei facesse il nido « A parturir li due occhi del Cielo ; » ove è
da
notarsi tra le altre belle espressioni l’ardita e
lo. Altri mitologi invece raccontano che l’isola di Delo fu sollevata
da
Nettuno con un colpo di tridente dal fondo del ma
di cui dicemmo nel Capitolo della Dea Tellure. Fu scoperto il selenio
da
Berzelius nel 1817. 100. « Latonamque supremo
oldt, si formano in tutte le zone ; ne ho vedute nel fiume Guayaquil,
da
8 a 9 metri di lunghezza, nuotanti in mezzo alla
usonio che anticamente esisteva una bellissima statua di Niobe sculta
da
Prassitele : « Vivebam : sum facta silex, quæ de
istingueremo subito i mostri marini che avevano in parte figura umana
da
quelli che erano soltanto animali marini di orrib
ssa umane delle vittime delle Sirene, pur non ostante chi udiva anche
da
lontano il loro canto non poteva resistere alla t
e lo attendeva. Da circa 3000 anni quasi tutti i poeti, incominciando
da
Omero, ed incluso anche Dante, hanno parlato dell
ica strega « Che sola sovra noi omai si piagne ? « Vedesti come l’uom
da
lei si slega ? « Bastiti, e batti a terra le calc
passeggieri e i naviganti, e di annegarli nel mare ; e che, fulminata
da
Giove, cadde nello stretto o faro di Messina, e v
o a passar lo stretto fra Scilla e Cariddi ; e i poeti, incominciando
da
Omero229, abbellirono con straordinarie invenzion
ma secondo la geografia, come un vortice, qual è veramente, prodotto
da
due opposte correnti di acqua del mare : « Come
che devastò la Troade ai tempi dello spergiuro Laomedonte, e l’altra
da
cui Perseo liberò Andromeda : e di queste dovremo
eggere sapere dai libri di Storia Naturale, o aver sentito raccontare
da
chi li ha letti, che la vera e propria Balena,231
are una sapiente e filosofica osservazione, che cioè la Natura non ha
da
pentirsi di aver creato animali marini e terrestr
enza e il raziocinio, l’uomo che ne è fornito può non solo difendersi
da
essi, ma vincerli e dominarli, facendoli servire
avessero osato affidarsi con fragil barca al tempestoso mare e mirar
da
vicino i mostri marini : « Illi robur et æs trip
quindici pollici. In tutto il rimanente questa descrizione par tratta
da
qualche libro moderno di Storia Naturale, sol che
tichissimo, poichè Virgilio asserisce che praticavasi in Troia, e che
da
Enea fu trasportato in Italia46. E che questa Dea
e sacerdotesse Vestali, lo deduciamo dallo stesso Tito Livio, non che
da
tutti gli altri storici e poeti latini, i quali c
uasi sul posto stesso di quello che Orazio dice atterrato a tempo suo
da
una violenta inondazione ; un altro simile si ved
simile si vede nella parte più elevata di Tivoli. Se poco hanno avuto
da
inventare e da raccontarci i mitologi sulla vita
nella parte più elevata di Tivoli. Se poco hanno avuto da inventare e
da
raccontarci i mitologi sulla vita semplice e mono
voti. Il numero delle Vestali non fu mai più di sette. Si prendevano
da
famiglie illustri, o almeno civili ed oneste48 :
ri privilegi. Tutte le volte che uscivano in pubblico erano precedute
da
sei littori come i magistrati curuli, inferiori s
inoltre dallo Stato e beni e cospicue rendite. Assuefatte perciò sin
da
bambine ad una vita così dignitosa, splendida e p
irg., Æneid,iii.) 47. Il Palladio Troiano, che dicevasi trasportato
da
Enea in Italia, era affidato alla custodia delle
ione, a tutte le Vestali in memoria di quella prima che fu consacrata
da
Numa riformatore di quel sacerdozio, e della qual
ta stanza sotterranea, ma subito dopo le si gettava sopra tanta terra
da
riempire tutto il sotterraneo ; e la morte così e
i Giove e di Dione, ninfa della stirpe dei Titani, nata dall’Oceano e
da
Teti. Esiodo poi lasciò scritto che Venere nacque
, che le acque del mare furono fecondate dal sangue di Urano mutilato
da
Saturno ; e che da questa fecondazione delle acqu
mare furono fecondate dal sangue di Urano mutilato da Saturno ; e che
da
questa fecondazione delle acque marine nacque Afr
iguratamente che era nata dalle onde del mare per dire che era uscita
da
quelle. Quindi alludendo a questa origine la rapp
nerata, in Citera, in Pafo, in Idalio, in Àmatunta, in Gnido, ed ebbe
da
questi luoghi del suo culto i titoli di Citerèa,
erazion delle parti, fa la rassegna delle più grandi bellezzè che son
da
ammirarsi nelle opere della creazione ; ed Ugo Fo
, per la sua singolare e impareggiabil bellezza, era ambita in isposa
da
tutti gli Dei ; e questo è naturale e probabiliss
olto serio e riflessivo, perchè non v’è cosa più seria, e che dia più
da
pensare, del matrimonio ; con una face ardente ne
evasi splendidamente vestita con aurei ornamenti e col cinto donatole
da
Vulcano. Aveva quasi sempre presso di sè il fanci
ella produsse l’anemone trasformando in questo fiore il giovane Adone
da
lei favorito e protetto, e che fu ucciso nella ca
iovane Adone da lei favorito e protetto, e che fu ucciso nella caccia
da
un cinghiale. A Venere fu dedicato il venerdì ; e
supporre che questo unico Genio sarebbe troppo occupato a provvedere
da
sè solo a tutti gli esseri della creazione ; e pe
ti, o trinità Indiana di Brahma, Visnù e Siva, o di altre triadi poco
da
questa dissimili ; e mi basta per la spiegazione
principii coeterni, del bene e del male, insegnata antichissimamente
da
Manete, prese voga dopo stabilito il cristianesim
poi a concludere giustamente che con questo sistema si libera l’uomo
da
ogni responsabilità, sottomettendolo al cieco des
di tutte probabile la interpretazione della parola Dèmone derivandola
da
daimon che significa intelligente 272). Il popolo
i. E queste etimologie e somiglianze di ufficio non furon contradette
da
alcuno274. L’opinione poi di Socrate sull’esisten
are il linguaggio e le idee dei suoi connazionali e per essere inteso
da
loro ; ma in cuor suo e per intimo convincimento
rimunerazione secondo le opere di ciascuno. » Sembran parole copiate
da
qualche libro di Teologia cristiana ! Eppure Socr
titolo che si dava soltanto al principe delle tenebre, come deducesi
da
queste parole di sant’Agostino : « Diabolus et an
; bellare cum genüs suis. L’aggettivo genialis, geniale, usato anche
da
Cicerone, è divenuto italiano nello stesso signif
ezioni approvate dalla Crusca, se ne trovano altre 6 ; tra le quali è
da
notarsi il genio della lingua, espressione che il
Alba Lunga ; che dalla dinastia dei re Albani discesi in linea retta
da
Enea, nacque il fondatore di Roma a cui si attrib
iade ne rammenta sempre almeno le principali, come adorate egualmente
da
entrambe le nazioni. E poi, in quanto al Politeis
rma nelle sue lettere, esisteva nel monte Palatino l’antro consacrato
da
Evandro al culto del Dio Luperco, vale a dire del
o. Anche il culto di Ercole Tebano fu introdotto nella stessa regione
da
Evandro ed accolto dai popoli limitrofi in ringra
to dai popoli limitrofi in ringraziamento dell’averli Ercole liberati
da
quel mostro dell’assassino Caco, « Che sotto il
e dei Romani era il politeismo dei Troiani e dei Greci già professato
da
Romolo e dai suoi compagni prima di fabbricare la
e, poichè credevasi che fosse la stessa Ninfa Io trasformata in vacca
da
Giove, fu ben presto adorata ed ebbe un tempio in
a Dea eran devote principalmente le donne ; tra le quali è rammentata
da
Tibullo la sua Delia, che passò ancora qualche no
a morto o perduto ; di che facevasi un gran lutto con gemiti e pianti
da
tutto il popolo ; ma dopo tre giorni, avendo già
ere « Sol d’azzannarli, fora un fallo immenso. « O sante genti, a cui
da
terra sorti « Questi Numi sì ben nascon negli ort
reci e dai Troiani sino dai più remoti tempi preistorici, lo sappiamo
da
Omero « Primo pittor delle memorie antiche. » I
uciamo per Giove, prendendo questa voce, come generalmente suol farsi
da
noi in tutti gli altri nomi latini, dall’ablativo
cenno faceva tremar tutto l’Olimpo (Æneid., ix), e Orazio non lascia
da
aggiunger nulla di più affermando, che facea muov
la dipendenza della Terra dal Cielo e dal supremo suo Nume, fu ideata
da
Omero, attribuendone l’invenzione a Giove stesso,
a vetta dell’immoto Olimpo « Annoderò la gran catena, ed alto « Tutte
da
quella penderan le cose. « Cotanto il mio poter v
ati, ma commentata pur anco splendidamente dai filosofi, e tra questi
da
quel potente e straordinario ingegno del nostro G
sso una nobilissima idea del Dio filosofico, riconosciuto e affermato
da
Socrate, da Cicerone e dagli altri sommi greci e
lissima idea del Dio filosofico, riconosciuto e affermato da Socrate,
da
Cicerone e dagli altri sommi greci e romani antic
colo che « Fidia vantavasi di aver dedotto la statua di Giove Olimpio
da
tre versi di Omero. » E questi tre versi nell’ori
di proprietà di umana natura, che non può esser tolta all’uomo nemmen
da
Dio, senza distruggerlo. »
guevasi essa dalle altre due Dee rappresentanti la Terra, resta altro
da
aggiungere. Circa alla Dea Tellùre basterà il sap
Alcuni autori la chiamano ancora Cibebe, e fanno derivar questo nome
da
cubo, ossia dado, che è la più salda e stabile fi
Rhea (nome che fu poi dato anche alla madre di Romolo, Rhea Sylvia),
da
un greco verbo che significa scorrere, perchè dal
a, vi facea far le grida ; » alludendo evidentemente alla favola già
da
noi raccontata dell’infanzia di Giove e de’suoi f
ssia tamburo ed un leone ; e spesso le si dava ancora un carro tirato
da
due leoni. La veste ornata di piante e di animali
esto delle sue parole, disapprovandolo45. Il nome di Coribanti deriva
da
due parole greche che significano cozzanti col co
significa dito. A Cibele era sacro il pino, perchè in quest’albero fu
da
lei cangiato un suo prediletto sacerdote chiamato
ablativo del nome latino tellus, telluris, che significa la Terra ; e
da
quella voce latina son derivate in chimica più e
llurio, che è un corpo elementare elettro negativo, scoperto nel 1772
da
Muller, e che per molti suoi caratteri imita le s
delle Ninfe dovesse essere esaurito. Ma non è così, perchè v’è ancora
da
parlare delle Ninfe dei monti, delle valli, delle
ro significato a quali cose queste Dee presiedevano ; poichè derivano
da
greci nomi significanti monti, valli, acque, quer
e Ninfe a cui fu dato un nome proprio dai Mitologi e dai poeti furono
da
noi rammentate sinora : qui torna in acconcio di
ltra che non troverebbe luogo più opportuno altrove. Tra le quali son
da
rammentarsi pel loro proprio nome le Ninfe che eb
me di una di queste due Ninfe a cui apparteneva. La qual capra fu poi
da
Giove trasportata in Cielo e cangiata nella coste
ella Ninfa Eco cangiata in voce è raccontata anche in un modo diverso
da
quello che accennammo nel Cap. XXXIV ; ed è colle
abbellano e felicitano, operando, l’umanità ; sono stelle nel Cielo,
da
cui derivano e dove Dio le premia. » La quale spi
uderemo, in soggetti profani. Infatti, anche gli Scienziati trovarono
da
far nuove applicazioni del significato di questo
trovarono da far nuove applicazioni del significato di questo nome e
da
formarne vocaboli derivati e composti. Gli Zoolog
i celesti odioso, come troviamo scritto in Omero. Differiva pertanto
da
Minerva, quando era considerata anch’essa come De
mente significa borgo di Marte ; e poi sotto questo nome fu istituito
da
Solone il famoso tribunale dell’Areopago, di tant
tribunale vi entrasse Marte, lo dice la Mitologia. Marte fu accusato
da
Nettuno di avergli ucciso contro ogni ragione il
bili effetti della guerra. Chiamavasi ancora Gradivo, titolo derivato
da
un verbo che significa camminare, o avanzarsi a p
la ; sottintendendo in favore dei Romani ; i quali si credevano tanto
da
lui prediletti e così esclusivamente protetti che
o Dio protettore : e tra queste Firenze che non fu già tutta plasmata
da
« ….quell’ingrato popolo maligno « Che discese d
sario nelle battaglie. I mitologi aggiungono che fu cangiato in gallo
da
Marte un suo soldato di nome Elettrione, perchè n
a si aveva di lui per morale condotta !179 In onore di Marte fu dato
da
Romolo il nome al mese di marzo che era in quel t
. » (De Nat. Deor., ii.) E col nome di Mavors è chiamato Marte anche
da
Virgilio : magnam Mavortis ad urbem. (Æneid., vi,
e, come dice Virgilio, « ….. Il mar, la terra, e ‘l cielo « Lacerati
da
lor, confusi e sparsi « Con essi andrian per lo g
Tirreno fra la Sicilia e l’Italia. Il nome stesso di Eolo, che deriva
da
un greco vocabolo significante vario o mutabile,
X dell’Odissea, dice che Eolo « …. de’venti dispensier supremo « Fu
da
Giove nomato ; ed a sua voglia « Stringer lor puo
farne brevemente la rassegna. I 4 Venti principali, rammentati anche
da
Omero, sono Borea, Noto, Euro e Zeffiro, nomi ado
gione è questa, che gli Antichi stessi furono incerti nel determinare
da
qual punto preciso quei Venti da loro notati e de
tessi furono incerti nel determinare da qual punto preciso quei Venti
da
loro notati e denominati spirassero ; e poi perch
co e Favonio ; fra Zeffiro e Borea, Cirico o Iapige e Cauro o Coro. È
da
notarsi però che talvolta gli Autori e specialmen
ei Venti, secondo ciò che ne scrive il suo maestro Virgilio nei versi
da
noi citati in principio di questo Numero, poichè
o detto altra volta spiegando il titolo di padre dato ad Apollo anche
da
Dante ; e per la stessa ragione Virgilio appella
VII Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia
da
Giano re del Lazio Poichè i mitologi, e special
l re Giano ; che il territorio di quel regno in memoria di Saturno fu
da
prima chiamato terra Saturnia, e poi Lazio, termi
fiche denominazioni. Dopo qùalche anno di esilio Saturno fu riammesso
da
Giove nel cielo fra gli Dei maggiori, ma destinat
dicevano i pagani, per simboleggiare le due prerogative accordategli
da
Saturno, di prevedere il futuro e di non dimentic
anche come portinaio del cielo, affinchè potesse vedere e invigilare
da
per tutto senza bisogno di voltarsi. Quattro facc
facevansi libazioni e preghiere prima che gli altri Dei, per ottenere
da
lui facile accesso a qualunque altro nume. In que
28. Suppongono alcuni che, dopo essere stata la Giudea conquistata
da
Pompeo conoscessero i dotti, specialmente del sec
Bibbia negli scrittori di quell’epoca, si sa per altro di certo anche
da
Orazio, che molti Ebrei (o come li chiamavano all
37. Il pianeta di Saturno dai Greci era detto Phœnon, come sappiamo
da
Cicerone nel lib. 2° De Natura Deorum. 38. Ovi
non sono libere, ossia non dipendono dalla nostra libera volontà, ma
da
legge irrevocabile e da forza insuperabile del de
non dipendono dalla nostra libera volontà, ma da legge irrevocabile e
da
forza insuperabile del destino, come i fenomeni f
nche nella schiavitù. Perciò Dante, avversando il fatalismo, proclama
da
par suo il libero volere in questi splendidi vers
te dei suoi lettori questa fondamentale dottrina del libero arbitrio,
da
cui dipende la moralità delle azioni, e quindi il
resenta in atto di portar colla mano di bronzo lunghi e grossi chiodi
da
travi, e cunei, ossia biette o zeppe, e uncini e
trizione o coazione15 La parola Fortuna è di origine latina ; deriva
da
fors significante il caso ; Fortuna è dunque la D
r indicare la facile sua mutabilità. Le si dava inoltre il cornucopia
da
cui spargeva inesauribilmente frutti e fiori sopr
ha fatto poeticamente dipinger la Fortuna nel Canto vii dell’ Inferno
da
Virgilio poeta pagano, e perciò quella dipintura
ed anche le assolutamente malvagie. Quando i Titani furono spodestati
da
Giove ed espulsi dal cielo, andarono profughi sul
potere di crear gli uomini, punì crudelmente Prometeo col farlo legar
da
Vulcano ad una rupe del monte Caucaso, e di più c
fanno sopra tanti ricami e intorno intorno tante aggiunte e frangie,
da
tener lungamente occupato chi volesse darne di tu
ofi nostri e stranieri. Lo stesso gran luminare degli Inglesi, Bacone
da
Verulamio, nel suo libro De Sapientia Veterum, es
, esamina ed interpetra più a lungo questa favola che le altre trenta
da
lui prescelte come meritevoli delle sue considera
combustibili che trovansi sulla Terra. Il fuoco poi, come dice Bacone
da
Verulamio, è la mano delle mani, lo stromento deg
ne tutt’altro che eruditissime. Di Pandora stessa raccontasi pur anco
da
alcuni mitologi, che Giove, nel regalarle il fata
i mali. È poi molto notabile e filosofica l’interpretazione di Bacone
da
Verulamio che Pandora, unita in matrimonio coll’i
del popolo romano secondo le più comuni credenze antiche, fa derivare
da
Troia gli Dei Penati ; e da quel che egli ne scri
più comuni credenze antiche, fa derivare da Troia gli Dei Penati ; e
da
quel che egli ne scrive s’intende chiaramente che
imologia del titolo di questi Dei, che furon portati in Italia « …….
da
quel giusto « Figliuol d’Anchise che venne da Tro
ortati in Italia « ……. da quel giusto « Figliuol d’Anchise che venne
da
Troia, » lasceremo decidere ai solenni filologi
pensa nè punto nè poco, e ci dice soltanto che la voce Penati deriva
da
due vocaboli latini usitatissimi (penus e penitus
stata comune opinione che quegli stessi idoli degli Dei Penati venuti
da
Troia fossero custoditi dalle Vestali in luogo na
perchè figli della Ninfa Lara o Larunda, ed altri ne derivano il nome
da
Lar antica parola etrusca che significa capo o pr
amo veduto di sopra, si potrebbero citare molte autorità di classici,
da
cui chiaramente apparisce il differente ufficio d
gue affini, è di origine greca ; ed i filologi antichi, incominciando
da
Servio commentator di Virgilio, ne danno tre dive
ommentator di Virgilio, ne danno tre diverse etimologie,45deducendole
da
tre diverse accezioni in cui trovasi usata quella
de dai più antichi e famosi personaggi ai più moderni e ridicoli Eroi
da
poltrona proverbiati dal Giusti46. Varcati quest
i racconti delle leggende, riferibili a quell’epoca dolorosissima ; e
da
quei fatti leggendarii s’informarono i poemi roma
Servio nel commento all’egloga 4ª di Virgilio deduce il nome di Heros
da
Hera significante, secondo esso, la Terra : quind
pra significare indes genitus cioè è terra genitus. Altri lo derivano
da
Aer, e fanno così corrisponder gli Eroi ai Genii
ui cosi conciando). » Finalmente alcuni dicono formato il nome Heros
da
Eros significante Cupido ossia l’amore, alludendo
edasi l’epigramma del Giusti, che ha per titolo : Il Poeta e gli Eroi
da
poltrona.
remi ; e questi erano soltanto venti, per lo più conosciuti e adorati
da
tutte le antiche nazioni. La seconda classe compr
ali), è necessaria a conoscersi nella Mitologia pel doppio scopo, che
da
quella si deducono spesso i rapporti di causa e d
Giove sposò Giunone elevandola al grado di regina del Cielo, ed ebbe
da
essa Marte, Vulcano ed Ebe ; e poi da altre Dee,
do di regina del Cielo, ed ebbe da essa Marte, Vulcano ed Ebe ; e poi
da
altre Dee, ed anche da donne mortali, altri figli
ed ebbe da essa Marte, Vulcano ed Ebe ; e poi da altre Dee, ed anche
da
donne mortali, altri figli in gran numero, tra i
è appartiene alla seconda o inferior classe degli Dei. Intanto però è
da
notarsi che questo termine di Natura è di un uso
l telescopio, scoprirono molti altri pianeti, e ai primi e principali
da
loro scoperti diedero il nome degli altri Dei sup
i scienziati, a preghiera dell’ astronomo scopritore, propone il nome
da
darsi al neo-scoperto pianeta ; il qual nome è su
ti, non credevano di far male, poichè imitavano un Dio e si stimavano
da
lui protetti. Anzi lo pregavano apertamente a fav
ca e un bove, se glie ne indicava le traccie. Batto si lasciò vincere
da
insaziabile cupidigia e manifestò quel che sapeva
stacoli alla conclusione degli sponsali. Mercurio che non aveva tempo
da
perdere, per levar di mezzo quest’impaccio, la ca
o corpo come quelle degli uccelli, ma due eran fissate in un cappello
da
viaggio chiamato con greco nome il petaso (termin
« Risit Apollo. » (Hor., ut sopra.) 151. « Da modo lucra mihi,
da
facto gaudia lucro ; « Et face ut emptori verba d
l 1° Canto della Gerusalemme liberata la partenza dell’Angelo mandato
da
Dio a Goffredo : « Così gli disse ; e Gabriel s’
ve « Circa e vicino a lui Maia e Dione. » Le stesse osservazioni son
da
farsi sul nome di Dione, che è qui posto a signif
Venere, la qual Dea era figlia di Dione. 164. Orazio si annovera
da
sè stesso tra gli uomini mercuriali, ossia tra i
dei Satiri, per quanto poco esemplari. Siccome poi, come dicemmo fin
da
principio, avevan foggiato i loro Dei a somiglian
ttivi, ne immaginarono ancora degli scioperati e dei fannulloni, come
da
Esiodo son chiamati i Satiri. Se questi eran poco
anali di Rubens, che è parimente nella stessa Galleria. Il Dio Momo è
da
porsi vicino ai Satiri pel suo umor satirico ed i
atiri pel suo umor satirico ed impudente. Il greco nome Momos datogli
da
Esiodo significa disdoro ossia disonore. Era in f
stintivi significanti che egli con sfrenata licenza plebea e con modi
da
pazzo censurava tutti, pretendendo di smascherarn
no di Flora come asserisce Ovidio21. Sposò il vento Zeffiro e ottenne
da
esso l’impero sui fiori. Le feste Florali cominci
ano la statua di Priapo nei loro orti o giardini, ma per far soltanto
da
spauracchio agli uccelli ; e a tal fine ed effett
org., i.) 18. Gli antichi Mitologi facevan derivare il nome di Pale
da
palea cioè dalla paglia, e i moderni filologi ted
ecc. ; e lasciando libero il freno alla immaginazione videro Divinità
da
per tutto, nei monti, nei fiumi, nelle fonti, nel
i, nelle selve e perfino nelle piante, come col microscopio si vedono
da
per tutto brulicar gl’insetti e gl’infusorii. Sap
1, molte particolarità che non si trovano altrove, perchè le trassero
da
quei libri dei Pagani2, che posteriormente furon
ome dicemmo nel N. III ; e deve parer probabile che fossero aumentati
da
quell’epoca al tempo in cui scriveva S. Agostino,
i stessi5 : « Fatto v’avete Dio d’oro e d’argento ; « E che altro è
da
voi all’ Idolatre6 « Se non ch’egli uno e voi n’
o stesso che migliaia e migliaia di questi sono sine nomine vulgus, e
da
spacciarsi in massa, (o come taluni dicono in blo
ro e d’argento. » Stando soltanto al numero di 30 mila Dei dichiarato
da
Varrone, e moltiplicandolo per cento, come dice D
one precedente della storia naturale, perchè è impossibile il dedurre
da
frammenti di esseri organici fossilizzati, da sec
impossibile il dedurre da frammenti di esseri organici fossilizzati,
da
secoli e secoli non più viventi sulla faccia dell
dia. E quando nel dar la spiegazione di qualche mito o favola non v’è
da
citare qualche verso o espressione di Dante, ripo
Petrarca, il Poliziano, l’Ariosto, il Tasso, il Monti e il Foscolo. È
da
osservarsi peraltro che nè Dante nè gli altri poe
e un libro facile e popolare di cognizioni mitologiche, non aggravato
da
una pesante mole di peregrina e non necessaria er
no andar disgiunti gli stùdii letterarii dagli scientifici, nè questi
da
quelli, confido che il mio tentativo di farne con
ica utilità. Considerando poi che le Arti Belle non hanno mai cessato
da
tremila anni, neppur dopo la caduta della religio
era detta città Cecropia, perchè costruita o rifabbricata ed ampliata
da
Cecrope ; e quindi Cecropidi gli abitanti. Aggiun
italiano si dà elegantemente questo nome di Ateneo alle Università, e
da
noi ed altrove suol darsi anche ad alcune società
chiamava il Quinquatruo 169. Questa Dea era venerata al par di Giove
da
tutti i popoli civili, o almeno non affatto barba
eva un tempio ed una celebre statua che i Romani pretendevano salvata
da
Enea e trasportata in Italia, e che fosse quella
era di Fidia, più non esiste ; del Partenone vi restarono tali avanzi
da
poter fare su quelli la completa restaurazione de
nome di Pallade al secondo asteroide o pianeta telescopico, scoperto
da
Olbers il 28 maggio 1802. 165. « Atene e Lac
iù accreditato e diffuso è l’Ateneo inglese che si pubblica in Londra
da
molti anni. 168. « Mille Dea est operum : cert
i illustri elevati agli onori divini, tali apoteosi molto differivano
da
quelle degl’Imperatori romani. Infatti in Grecia
degl’Imperatori romani. Infatti in Grecia richiedevasi 1° che l’eroe
da
considerarsi come un Dio fosse figlio di una Divi
ni memori delle virtù dei suoi uomini illustri, e grate dei benefizii
da
essi ricevuti. Chi poteva infatti stimar benefici
one degl’ Imperatori romani, ci furono descritte estesamente non solo
da
Erodiano, ma ancora da Dione Cassio senatore, che
mani, ci furono descritte estesamente non solo da Erodiano, ma ancora
da
Dione Cassio senatore, che assistè per dovere d’u
cia. Quando le fiamme giungevano all’ultimo piano, vedevasi volar via
da
quello un’aquila, e dicevasi che l’augel di Giove
ità della greca fantasia ; e gli antichi precetti religiosi riportati
da
Cicerone con antico stile nel libro ii delle Legg
blica, che studiarono e imitarono la greca mitologia. Da Tito Livio e
da
Cicerone sappiamo che esistevano in Roma sino dai
redute protettrici del vizio. Gli stessi Baccanali introdotti in Roma
da
un Greco di oscura nascita (Grœcus ignobilis, com
ladri, in cui alla furfanteria è congiunta la ipocrisia colle parole
da
justum sanctumque videri, perchè cioè quel ladro
ali non vi sono in queste astrazioni, o personificazioni, o apoteosi,
da
raccontare. Questa facoltà poetica di rappresenta
religiose, sono rappresentate per mezzo di figure umane accompagnate
da
oggetti simbolici che ne suggeriscono il signific
ano. Qual mai poteva esser la moglie del Cielo ? La Terra : non v’era
da
sceglier molto fra i quattro elementi, poichè ave
8. Le fu aggiunto in appresso l’aggettivo di Prisca, per distinguerla
da
un’altra Vesta sua nipote, Dea del fuoco del cult
intorno al nostro globo, diedero il nome di Urano al pianeta scoperto
da
Herschel nel 1781, imitando così gli antichi astr
ome di Vesta fu attribuito al 4° piccolo pianeta o asteroide scoperto
da
Olbers nel marzo del 1807 : ma poichè il segno si
le carte uranografiche rappresenta questo pianeta è un’ara sormontata
da
viva fiamma, convien dedurne che gli astronomi ab
dei migliori Titani, quella degli uomini plasmati di creta e animati
da
Prometeo col fuoco celeste, e l’altra degli uomin
ro ambedue a viaggiare sotto forma di pellegrini pel mondo. Trovarono
da
per tutto orribili delitti, nefandità di nuova id
poco dopo videro con maraviglia che le pietre scagliate dietro di sè
da
Pirra erano divenute donne e quelle di Deucalione
a studiando i materiali stessi del nostro globo travolti e seppelliti
da
migliaia e milioni di anni per le forze irresisti
iche, e lo tradurrà per trasformate. Questa denominazione fu proposta
da
sir Carlo Lyell, il più celebre dei geologi ingle
neppure i più strani ed assurdi miti della greca mitologia inventati
da
quelle fervide e sbrigliate fantasie dei greci po
astanza forte contro le prosperità e le ricchezze, e si lasciò vincer
da
queste, le idee morali cominciarono ad esser negl
to negli ultimi anni dello stesso secolo furono officialmente aboliti
da
Teodosio il Grande quasi tutti i sacerdozii del P
llaggi o borghi, che in latino chiamavansi pagani (aggettivo derivato
da
pagus che significa borgo o villaggio), e perciò
questi re ; e forse perciò aggiungono che fu subito dopo detronizzato
da
Preto e costretto a restar come ostaggio alla cor
diosità di farlo morire egli stesso senza apparente motivo), lo mandò
da
suo suocero Iobate re di Licia, con una lettera c
ll’Eroe, sottoponendo ai suoi servigi il caval Pegaso posseduto prima
da
Perseo ; e con tale efficacissimo aiuto egli potè
seo ; e con tale efficacissimo aiuto egli potè velocemente schermirsi
da
qualunque pericolo e vincere ed uccidere la Chime
o di lui. Non molto lungi dalla città v’era la folta selva Calidonia,
da
cui usciva il cinghiale per devastare ed uccidere
amme. Meleagro assente cominciò subito a sentirsi consumar le viscere
da
un fuoco interno inestinguibile. Se la madre aves
glie di Ercole), furon cangiate in uccelli detti Meleàgridi, nome che
da
alcuni Ornitologi si dà tuttora alle galline affr
« Di lor magrezza e di lor trista squama ; » e non potendo trovarla
da
sè, finalmente, fattosi coraggio, domandò a Virgi
iti, convien trattenersi alquanto, considerando il principio generale
da
essi riconosciuto, che la materia fosse eterna, c
mitologiche sono avanzi di tradizioni religiose e sociali tramandate
da
tempi migliori, e per la degenerazione degli uomi
traffatte. (Osservazione del Tommasèo, a me comunicata per lettera, e
da
lui riportata nella Nuova Antologia, dicembre 187
questa lettura, eccitando i giovinetti a ricavare utili avvertimenti
da
ciò che per lo più era di solo pascolo alla curio
oi strane allegorie della favola ; ma l’esporla non sarebbe argomento
da
libro elementare, nè studio adattato all’età de’
o e migliorato con aggiunte del traduttore, ed ornato di stampe fatte
da
valenti artisti, utilissime a dar meglio a conosc
ore Titano, di non allevar cioè figli maschi, il primo che gli nacque
da
sua moglie Cibele, lo divorò. Il qual fatto, inte
) 24), quei mitologi i quali ci raccontano che quella pietra divorata
da
Saturno, e da lui non ben digerita, adoravasi nel
tologi i quali ci raccontano che quella pietra divorata da Saturno, e
da
lui non ben digerita, adoravasi nel mondo sotto i
e la pendenza dell’ alveo : ha ciascuno di essi presso di sè un’urna
da
cui esce l’acqua per significar la sorgente ; e s
n cui ne’piovosi « Tempi il torrente, nel guadarlo, affoga. » Avremo
da
parlar tanto delle prodezze di Achille (invidiato
le aperture del terreno son chiamate gli occhi della Guadiana. 31. E
da
notarsi che in Omero si trovano spesso due nomi d
in molte e nuove illustrazioni poetiche dei fatti mitologici, cavate
da
alcuni dei nostri più valenti poeti ; in una Cron
rte proficua della storia dell’umano incivilimento, e che vada immune
da
qualsivoglia rischio d’ingenerare [ILLISIBLE]nell
uole, che sotto fascia le mando, è parte di un lavoro compiuto, e che
da
esperti nell’insegnare ebbe lode ; e io, proponen
a il Compendio di Cosmografia, lavoro dell’autore medesimo, accettato
da
più di una Scuola in Toscana, e di cui l’avveduto
teismo Mitologico, è questo un altro motivo di credere che il sistema
da
me prescelto sia il più opportuno a spiegare i mi
astri fossero regolati e diretti nel vero o nell’apparente lor corso
da
Esseri soprannaturali che vi presiedevano. Così a
ere ad un tratto dagli elementi del Caos gli stessi Dei, come nascono
da
un giorno all’altro i funghi dalla terra. Noto su
Storie sacre e dalle profane. Sembra che voglia dire a chi ha orecchi
da
intendere : Vedete ! anche gli Antichi ci hanno t
enati Europei eran forse più rozzi dei selvaggi dell’America scoperti
da
Colombo, non potrà stimarsi meno importante lo st
f Jupiter. Grasshopper, see Tithonus. Grief, see Niobe. H Ha′
da
[Hada]. The Babylonian Juno. Ha′des [Hades]. The
mis. Lean′der [Leander], see Hero. Leather Bottle, see Ascolia. Le′
da
[Leda] was the mother of Castor and Pollux, their
heir baleful streams, Abhorrèd Styx, the flood of deadly hate.” Sua′
da
[Suada], the goddess of Persuasion. See Pitho. S
ati son distinti con caratteri italici, e posti subito dopo quei nomi
da
cui derivano. Per mezzo di quest’ Indice alfabeti
t seq., from vases, seals, marbles, etc. Modern Painting. — Leonardo
da
Vinci, Head of Medusa. § 138. Textual. — The desc
5-217; Com. § 126. Gal-ate′a and Pygma’ lion, 167; Com. § 97- Gan-yme′
da
; a name of Hebe. Gan′ymede, 71; Com. § 43 (2). Ga
m. § 150. Ic′elus, a producer of dreams; son of Somnus; Com. § 113. I′
da
, Mount, 124, 136. I′da, the nymph, 39. I′da, the
oducer of dreams; son of Somnus; Com. § 113. I′da, Mount, 124, 136. I′
da
, the nymph, 39. I′da, the plain, 391. I-dæ′us, 30
of Somnus; Com. § 113. I′da, Mount, 124, 136. I′da, the nymph, 39. I′
da
, the plain, 391. I-dæ′us, 301. I-da′lium; a mount
Com. § 97; see under Hero. Leb-ade′a, Com. § 38. Le-byn′thos, 256. Le′
da
, 91; see under Castor and Pollux; the myth of, re
Referred to, 33; publ. Nibelungenlied, Com. § 185. Bologna, Giovanni
da
, 1524-1608 (sculpt.). Com. § 41, Flying Mercury;
rse. David, J. L., 1748-1825 (paint.). Com. § 167, Paris and Helen.
da
Vinci, Leonardo, 1452-1519 (paint.). Com. § 133-1
oeotia; the home of the Muses. Here Hercules got his club, 85. Mt. I΄
da
. A mountain near Troy, 212. It was here that Pans
s of, 141 Ic′a-rus. Son of Dædalus; fell into the Icarian Sea, 222 I′
da
. Mountain in Crete, and near Troy also, 9, 285 I′
-94 Le-ar′chus. Son of Athamas and Ino; slain by his father, 150 Le′
da
. Mother of Castor and Pollux, Helen and Clytæmnes
▲