/ 40
1 (1897) Mitologia classica illustrata
e dalle istituzioni e dalle feste religiose, così dalle cerimonie del culto o pubblico o privato. Ben è vero che, se gli ordi
blico o privato. Ben è vero che, se gli ordini sacerdotali addetti al culto delle varie Divinità in Grecia conservavano memor
azioni, e ad es. nei misteri di Eleusi ogni sacra memoria relativa al culto di Demetra mantenevasi pura da ogni profanazione,
ui alcune Divinità dovevano avere il sopravvento ed estendere il loro culto , altre rimaner soccombenti? In tal caso le deità
erdotali, e sacre solennità, a fissare con gran cura le cerimonie del culto e gli uffici di chi vi attendeva. Solo più tardi,
oro un cotal grado di superiorità da giustificare la venerazione e il culto che erano un portato della naturale religiosità.
getazione. In secondo luogo ciascuna località ove Zeus era oggetto di culto aveva le sue proprie leggende, identiche nella so
venzioni relative al supremo Dio vennero a essere moltiplicate. 4. Il culto di Zeus si estese in tutte le provincie dell’ Eli
a era Dodona, città della Tesprozia in Epiro, dove già era oggetto di culto Zeus quando non eravi ancora in tutta la Grecia a
Zeus, come del resto quasi tutte le alture erano anticamente sedi del culto di questo dio celeste; ciò sia nella Grecia conti
e sia in Creta e in altre isole. Ma il luogo più celebre di tutti pel culto di Zeus divenne la città di Olimpia in Elide, ove
a il dio Terminus che custodiva i limiti delle proprietà prediali. Il culto di Giove si diffuse fin dai primi tempi di Roma,
inii l’ onore di un celebre tempio sul monte Capitolino. Più tardi al culto di Giove si uni quello di Giunone e Minerva, e in
spettacoli scenici. Quando poi gli imperatori introdussero in Roma il culto degli Dei asiatici, altre divinità orientali si f
antico un numero incalcolabile, chi pensi alla grande diffusione del culto e al numero grandissimo di templi dedicati a ques
el potere, il fulmine, l’ aquila, la patera sacrificale come segno di culto , una palla sotto o vicino al trono, come segno de
mente festeggiata in primavera, specialmente nelle località devote al culto di Era, come Argo, Micene, l’ Eubea, Samo ed Aten
della tempesta spiega come sia stata pensata madre di Ares, e il suo culto si connettesse con giuochi di guerra, ed essa ser
a (Ilithyia) era venerata quale dea della maternità. 3. In origine il culto di Era non era molto diffuso. La culla di questo
In origine il culto di Era non era molto diffuso. La culla di questo culto fu la città di Argo, onde la Dea era preferibilme
te. Diffusosi il concetto di dea protettrice del matrimonio, anche il culto naturalmente si allargò sempre più. Da tempo anti
alute pubblica. 3. Una Dea così benefica all’ umanità doveva avere un culto molto diffuso; e infatti era essa venerata ad Arg
in Beozia, in Tessaglia, nell’ isola di Rodi; ma il luogo dove questo culto raggiunse il massimo sviluppo, la vera patria di
e con rilievi concernenti i miti relativi ad Atena e le cerimonie del culto di lei, ma compose l’ ammirata statua che custodi
annome di Pizio, e Delfo divenne d’ allora in poi sede principale del culto di questo Dio. Molte altre leggende si raccontava
i del Cristianesimo, e ancora Giuliano l’ Apostata lo consultò. 3. Il culto di Apollo era diffusissimo fra i Greci, come gene
ci e morali. La città di Delfo però era il luogo principale di questo culto . Ivi sorgeva uno splendido tempio che rifatto al
i ogni Olimpiade avevano luogo i giochi Pizii. — Non meno celebre pel culto di Apollo, era l’ isola di Delo, dove il Dio era
oracoli Sibillini che cominciarono a diffondersi ed essere oggetto di culto fin dal tempo di Tarquinio Superbo; e del resto s
325/429, in occasione d’ una grave epidemia. E da allora si estese il culto sempre più. Al tempo della guerra annibalica, e p
es) a imitazione dei giochi pitici. Più tardi un vero slancio ebbe il culto Apollineo per opera di Augusto, che attribuiva la
ortanza politica, come protettrice della giustizia nelle città. 3. Il culto di Artemide era per lo più connesso col culto di
izia nelle città. 3. Il culto di Artemide era per lo più connesso col culto di Febo-Apollo e di Leto (Latona); e a Delo, come
avevano templi in comune. Come dea della libera natura, essa aveva un culto speciale in Arcadia, regione di alte montagne, di
gli animali e degli uomini. Ancora nei tempi cristiani era oggetto di culto ; negli Atti degli Apostoli, si racconta di un tum
per gli schiavi. — Quando più tardi Diana fu confusa con Artemide, il culto di lei anche a Roma fu connesso con quello di Apo
nitrice della stirpe Tebana. 2. Non molto diffuso era nella Grecia il culto di Ares. Aveva però templi a Tebe e Argo, in unio
guerresche e cantavano inni appositamente composti. Da quel tempo il culto di Mars pater acquistò sempre maggior popolarità.
oria, la Vittoria; Pax, la Pace, tutte onorate in Roma di templi e di culto . Il campo di Marte (campus Martius), vasta piazza
to, e l’ ammirazione riconoscente degli uomini ne formasse oggetto di culto . E poichè il fuoco vien dal cielo, per questo Efe
na, la dea delle arti, e si capisce come queste due divinità avessero culto comune in Atene, sede principale dell’ arte e del
za e l’ incanto della grazia. 3. Non molto esteso era nella Grecia il culto di Efesto. Il luogo principale dov’ era venerato
uenza corrispondevano ai Ciclopi dell’ Etna. Già abbiamo ricordato il culto di Efesto in Atene, accomunato con quello di Aten
a del Sud e in genere le terre vulcaniche erano naturalmente sede del culto di Efesto. Specialmente l’ isola di Lipari, una d
lcano era il 23 Maggio, nel quale le trombe ed altri arnesi usati nel culto venivano lucidati ed offerti a Vulcano (ciò si di
ispiratore di prudenti deliberazioni. 3. Ermes era oggetto di special culto in Arcadia dov’ egli credevasi nato, poi anche in
io dei commerci e aveva pochi tratti comuni coll’ Ermes greco. Il suo culto erasi introdotto insieme con quel di Cerere pochi
i approdò sarebbe stata l’ isola di Cipro, dove essa era venerata con culto speciale. Di qui gli epiteti di Anadiomene (anady
enicia, questo concetto era stato personificato nella dea Astarte; il culto di costei si diffuse insieme col commercio fenici
cui si aggiunga Imene (Hymen o Hymenaios), il Dio delle nozze. 2. Il culto di Afrodite ebbe una straordinaria estensione in
Pafo e Amatunte che erano più in rapporto col Fenici. Da Cipro questo culto si estese in Panfilia, nella Lidia e nella Caria,
isola di Delo, infine in Attica e Beozia. Altra terra celebre per il culto di Afrodite fu l’ isola di Citera, onde essa ebbe
ice, oggi S. Giuliano (presso Trapani), in Sicilia; dal qual luogo il culto si estese ad altre città siciliane e italiche. 3.
ittadini e sulla socievolezza tra gli uomini. Dall’ importanza che il culto di una tal dea aveva presso i Latini, provenne ch
uò dirsi che gli estremi si toccano. — A queste forme più antiche del culto latino di Venere se n’ aggiunsero col tempo delle
e splendidezza e dedicato nel settembre del 708 di R. (46 av. C.). Il culto si diffuse anche più per tutta Italia al tempo de
arlarne furono Esiodo e l’ autore degli inni omerici, forse perchè il culto se ne diffuse relativamente tardi. Estia rapprese
o, aveva opposto un deciso rifiuto. Anche le donne che attendevano al culto di lei dovevano esser vergini o almeno di casta v
al culto di lei dovevano esser vergini o almeno di casta vita. 2. Il culto di Estia era diffusissimo in Grecia e nelle colon
forosa che impedi il loro avanzarsi e li obbligò alla ritirata. 2. Al culto di Giano non occorrevano, si può dire, templi spe
irinale col Latini del Palatino, fece che si adottasse questo Dio nel culto comune insieme con Iupiter e Mars, formando una t
e Panatenee in Atene, delle Olimpie in Elide. — Una particolarità del culto del sole, erano gli armenti a lui sacri. Nell’ is
erano ripartiti in 50 settimane di sette giorni e sette notti. 4. Il culto del sole presso i Romani era d’ origine sabina; q
n Ecate e Persefone. — Non sembra che Selene sia mai stata oggetto di culto speciale. 2. Alla Selene greca corrisponde l’ ita
peciale. 2. Alla Selene greca corrisponde l’ italica Luna, oggetto di culto specialmente fra i Sabini e gli Etruschi. Un temp
leggende relative a questa Dea. La quale non ebbe in nessun luogo un culto speciale. 2. All’ Aurora de’ Latini si riferirono
acendola pure sorella del Sole, sposa di Titone antico. Ma oggetto di culto con questo nome non è stata mai. Bensi antica dei
lla parte del cielo. e) I Venti. 1. Erano anch’ essi oggetto di culto ; segnatamente chi doveva intraprender viaggi di m
mpidi ruscelli. Due regioni greche furono particolarmente celebri pel culto delle Muse, una era la regione dell’ Olimpo colla
rendono l’ uomo simpatico a’ suoi simili. Le Cariti erano oggetto di culto fin da antichi tempi in Orcomeno di Beozia dove u
astia dei Flavii. 3. Pindaro nella 13a Olimpica loda Corinto dove han culto le Ore; in essa, dice, abita Eunomia, fondamento
Victoria, dea naturalmente loro molto cara e oggetto di ferventissimo culto . Già i Sabini avevano una divinità Vacuna, che do
ei che vince e s’ impadronisce) venerata nell’ antica Roma; sicchè il culto greco della Vittoria trovò in occidente un terren
un terreno assai adatto ove stabilirsi e diffondersi. Sede di questo culto era il Campidoglio, ov’ era anche un santuario in
resentante anche dei godimenti che con queste doti si connettono. Nel culto Ebe or è messa in rapporto con Era, onde ad es.,
orte e temibile potenza della natura. — Come Dio, Eros era oggetto di culto , accosto ad Afrodite, specialmente a Tespia e a P
on sono che personificazioni allegoriche e non furono oggetto di vero culto . Il più notevole è l’ ultimo che si diceva figlio
Eros greco, nè apparisce mai che abbia avuto l’ onore di un pubblico culto . 4. La figura di Eros e i miti ad essa relativi o
presero forme assai differenti secondo i tempi e i luoghi. Oggetto di culto era llizia specialmente nelle isole di Creta e di
udono ai medicamenti e all’ arte salutare. 2. Asclepio era oggetto di culto in molti luogi della Grecia; il sito più celebre
nell’ Argolide, dov’ era un rinomato santuario (Asclepieo); di qui il culto si diffuse non solo a Sicione, Atene e i paesi vi
ed era in genere ritenuta come protettrice del benessere fisico. — Il culto di Esculapio si introdusse in Roma l’ anno 463 di
so in luce parecchi monumenti che si riferiscono ad Asclepio e al suo culto . Non infrequenti le rappresentazioni di Igiea,
punitrice e vendicatrice di ogni umana scelleratezza. Era oggetto di culto specialmente a Ramnunte nell’ Attica, dove la si
Felicitas, che fu pure oggetto di pubblica venerazione. Fondatore del culto della Fortuna in Roma si crede sia stato Servio T
e istituì una solenne festa annua che ricorreva il 24 Giugno. Questo culto si estese sempre più in seguito e la Fortuna fu o
ns, redux, manens, ecc. Anche fuori di Roma la Fortuna era oggetto di culto ; celebritra gli altri i templi di Preneste e di A
tatori di lecondità alle terre, erano fra i Greci, oggetto di un vero culto . Avevano i loro templi i loro sacerdoti, i loro s
i senza cerimonie d’ espiazione. Naturalmente ogni fiume aveva il suo culto locale; ma alcuni ebbero celebrità maggiore e un
e aveva il suo culto locale; ma alcuni ebbero celebrità maggiore e un culto esteso a molte località; primo di tutti l’ Achelo
izio, nè tornavano incolumi ai patrii lidi senza ringraziarlo. Il suo culto era sparso largamente, ma più fioriva nelle terre
e terre delle coste e nelle isole. Nell’ interno son da ricordare pel culto di Posidone la Tessaglia, che a lui attribuiva la
eso, fra cui l’ Arcadia. Tra le città della costa, la più celebre pel culto di Posidone era Corinto; in onor di lui appunto v
nte rapporto con Posidone e venerata come la sua sposa. Ai Romani, il culto di Anfitrite rimase come estraneo; la moglie di N
i, dei naufraghi e attribuitogli anche il dono della protezia. Questo culto da Antedone si diffuse a molte altre città litora
rte col nome di Palemone, o protettore dei porti, fosse associato nel culto a Posidone. Così spiegavasi la venerazione per In
delle greggi, le altre tristi, dominatrici del mondo di sotterra. Il culto di queste divinità doveva risentirsi di questo do
ano dagli antichi esprimersi in modo passionato e rumoroso, di qui il culto e le leste dette orgiastiche (da una parola greca
egreto e di inesplicabile, suggeri agli antichi Greci quella forma di culto ch’ ebbe nome di misteri, a cui erano ammessi sol
nità del politeismo volgare. A tali misteri rimase estraneo sempre il culto delle genti italiche. I. Gea — La Terra. 1.
emeter e Temis. In alcuni luoghi della Grecia Gea ottenne uno special culto , tra gli altri in Atene dov’ era venerata special
ecialmente di Zeus, ci è già nota dalla Teogonia. Era essa oggetto di culto segnatamente nell’ isola di Creta, dove si diceva
recessi alberga e feconda tanta parte della vita universale. Un tale culto di Rea si diffuse anche in altre terre, ad es. in
portano pure un carattere selvaggiamente fantastico come tutto il suo culto . Conosciutissimo il mito di Atti (Attis o Atys) l
a sangue. Questo giovane Atti che muore e rinasce, come l’ Adone del culto di Afrodite, simboleggia la natura che sorge a vi
dell’ Asia, poi anche nella Grecia continentale. Nella Troade questo culto trovava un terreno favorevole nelle vicinanze del
. Al tempo della seconda guerra punica fu introdotto anche in Roma il culto della Gran Madre. Per consiglio dei libri sibilli
are; tra le più. note è quella che si riferisce all’ introduzione del culto in Roma (fig. 54). In Vaticano v’ è una statua ch
nelle sue peregrinazioni, e insieme venivano venerati nelle feste del culto . Perchè di Dioniso si abbia un concetto adeguato,
icato con Demetra legislatrice; certo a lei molte volte congiunto nel culto . Anche con Apollo aveva stretti rapporti, perchè
ntiche. Dopo la spedizione di Alessandro Magno in India, essendosi il culto di Dioniso diffuso fino all’ estremo Oriente, sor
ch’ egli si fosse recato fino in India, e là avesse propagato il suo culto , per poi tornar trionfante in Occidente. — Altro
costituivano il fondamento della teologia e dei misteri orfici. 2. Il culto di Dioniso era straordinariamente diffuso in tutt
ste italiche non avevano quel carattere romoroso ed orgiastico che il culto di Dioniso ebbe in Grecia. Solo più tardi, per l’
on si può in poche linee, tante sono le opere da questo Dio e dal suo culto ispirate. Già il ditirambo, la commedia, la trage
e termine anche la vita della sua ninfa. 2. Le Ninfe erano oggetto di culto in molte regioni della Grecia, specialmente là do
. In certi punti si eressero Ninfei, o tempietti speciali dedicati al culto delle Ninfe. Col tempo se ne eressero anche nelle
e più tardi fu riconosciuto da tutta la nazione ellenica e ottenne un culto diffusissimo. Lo si diceva comunemente figlio di
e le alture del Menalo, di Tegea, del Liceo, di Cillene erano sedi di culto . Il santuario principale poi era ad Acachesio, ci
rato in Beozia, in Macedonia e altrove. In Atene s’ introdusse questo culto poco dopo la guerra persiana. Raccontavasi che qu
o nell’ undecimo a proposito del re Mida, e anche altrove menziona il culto di Pane, come nel secondo dei Fasti (vv. 271 e sg
otti della terra e la ricchezza degli uomini. 2. Fauno era oggetto di culto antichissimo in ltalia, e per lo più lo si onorav
bbraio. La Dea Bona o Fauna aveva essa pure il suo santuario e il suo culto . È da ricordare specialmente la festa che in onor
Dio della più rigogliosa fertilità in tutta la Natura. In origine il culto di questa divinità era ristretto alle città dell’
ini a difesa contro gli uccelli e i ladri, ovvero era destinata ad un culto speciale. L’ immagine dei giardini era quale la d
che come Dei del matrimonio e del l’ allevamento de’ figliuoli. 2. Il culto di Saturno e Opi era antichissimo. Il tempio prin
i questa Dea, nessuna è più conosciuta e più importante per capire il culto di lei, che il ratto di Persefone (Proserpina) o
olpe e Diocle, come suoi sacerdoti iniziandoli ai misteri del proprio culto . Secondo altre leggende, era Trittolemo il figlio
opra un carro tirato da draghi insegnando a tutti l’ agricoltura e il culto di Demetra; e col diffondere l’ agricoltura diffo
gricoltura). 2. Diffusissimo era in tutte le regioni della Grecia, il culto di Demetra e Persefone, ma il vero centro di ques
Grecia, il culto di Demetra e Persefone, ma il vero centro di questo culto era la piccola città di Eleusi situata nella baia
cinque giorni e vi potevan prendere parte solo le donne maritate. Il culto di Demetra per il senso riposto de’ suoi riti, de
oniche, prese fin dai più antichi tempi la forma di mister o, cioè di culto segreto, a cui non potevan premier parte che gli
di una carestia, per suggerimento dei libri sibillini, fu adottato il culto greco. Così le leggende relative a Demetra furon
vvenuto in Sicilia, nelle vicinanze di Enna (od. Castrogiovanni). Nel culto ai tre Dei Demetra, Dionisio e Persefone, si fece
di grande interesse perche rappresenta le più antiche tradizioni del culto eleusinio in una redazione già del tutto compiuta
a l’ avrebbe guarito da una grave malattia per guadagnarlo poi al suo culto . Ancor nei tardi tempi della letteratura latina C
come moglie di Plutone e regina dell’ inferno. Già s’ è detto che nel culto di Cerere con lei si identificò la dea Libera, il
pena si può dire che il misterioso Dio dell’ ombre avesse un pubblico culto in Grecia; qualche tempio gli fu eretto in unione
pagna Proserpina, e questa le venne associata come nel regno così nel culto . Anche Plutone e Cerere si trovano menzionati spe
di beni agli onesti. 2. Non solo in Atene le Erinni erano oggetto di culto , ma anche in Argo, in Sicione, nell’ Arcadia, nel
Potnie (venerande) o Ablabie (innocenti). Loro attributo costante nel culto era il serpente, simbolo in genere delle divinità
nicea godevano molta ripntazione; ma in genere essa era associata nel culto con altre divinità, come Apollo, Artemide, ecc. N
e le Cariti, come custode dell’ ingresso e compagna di Artemide. Nel culto privato si venerava Ecate adornando di flori, l’
à imperiale tra il postumo rifioriro d’ ogni superstizione pagana, il culto di Ecate ebbe quasi ufficiale riconoscimento. Anc
scimento. Ancora Diocleziano costruiva in Antiochia una cripta per il culto sotterraneo di Ecate, alla quale cripta scendevas
ell’ interno della casa e fra le pareti domestiche, e però oggetto di culto privato anzichè della pubblica religione. Ciò non
i speciali davanti alle loro immagini. 2. Se si indaga l’ origine del culto de’ Lari, facilmente si può riscontrare che i Lar
ni di fenomeni naturali e come tali divinizzati e onorati quà e là di culto , ma poi in seguito a qualche mutazione politica o
ma poi in seguito a qualche mutazione politica o sociale, rimossi dal culto ufficiale, eppur rimasti vivi nelle leggende popo
Eroi dagli antichi venerati in guisa da essere oggetto d’ un qualche culto ? In Omero non si fa alcuna menzione di ciò. Esiod
elli che per essere stati divinizzati, erano divenuti vero oggetto di culto e si dedicavano loro anche dei templi. 3. Or qual
o suo padre era figlio di Zeus), voleva impedire alle donne tebane il culto alla dea Latona e a’ suoi figli, di cui ella stim
ni giorno sembrava a loro sorgere dalle onde del mare; e del resto il culto di Posidone e quello di Apollo o Elio si trovano
mo, venerato come iniziatore della coltura del paese, e fondatore del culto di Era sul monte Eubea, in genere come autore del
qua, facendo scavare pozzi e canali. Anche avrebb’ egli introdotto il culto di Apollo e di Demetra. In seguito favoleggiasi c
slatore, l’ edificatore della cittadella (Cecropia), il fondatore del culto antichissimo di Zeus Hypatos e di Atena Polias. S
e politiche; in ringraziamento alla sua divina protettrice istituì il culto di Afrodite Pandemo, e in onor di Dioniso ed Aria
e poi un figlio, Altemene, che andò a stabilirsi a Rodi fondandovi il culto di Zeus Atabyrios. Da questo figlio Altemene Catr
olla forza e la costanza le supera e consegue così eterna gloria. Nel culto popolare il forte Eracle divenne anzitutto protet
to quei luoghi da un così terribile nemico. Di qui il principio di un culto d’ Ercole nella religione romana. Gli fu dedicata
e Benevento, Arpi, Brindisi. Certo in Italia ottenne Diomede onore di culto come in Grecia. Simil sorte ebbero pure due altri
Lavinio. Quattro anni dopo morì e appresso ebbe l’ onore di pubblico culto . 5. Le favole del ciclo troiano ebbero così larga
2 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
formavano la Mitologia, ovvero l’idolatra credenza degli antichi, il culto religioso degli Dei falsi e bugiardi ; dev’essere
efande immagini che lo studio della Mitologia ci rivela innestate nel culto del paganesimo, si trovano tutte nell’ Inferno Da
o disseminata, con le loro opere antiche e moderne, la conoscenza del culto religioso dei primitivi popoli della terra. A pri
il linguaggio della credenza religiosa dei popoli dell’antichità, il culto degli idoli che gli antichi adoravano. Questa e n
cittadino nello sviluppo armonico delle potenze fisiche e morali : il culto comune delle divinità nazionali ; le istituzioni
osceni saturnali di Bacco ; in tutte le feste o cerimonie proprie del culto individuale di ogni deità degli antichi ; anche n
tichi ; anche nelle turpi ed infami lascivie che componevano tutto il culto di Priapo,12 presso i Greci e Romani dell’impero,
l’opera devastatrice del tempo, e che altra volta furono destinati al culto delle divinità pagane, ed ora lo sono all’adorazi
sso di tempo, in cui la superstizione pagana tenne alto e riverito il culto dei suoi numi ; rino a che una credenza più mite,
chità ci rivela sui misteri simbolici della religione pagana, cioè il culto visibile e la dottrina segreta, delle differenti
talmente vita e bellezza ; ne cantarono le lodi ; ne fecero infine un culto armonioso, inspirato, poetico che fu quello appun
e religiose, per mezzo delle quali si attribuivano alle divinità del culto pagano, sentimenti e passioni umane. Cosi in Omer
hi, i quali non giungevano a spiegarsi taluni fatti. Per esempio, nel culto religioso del Dio Api,42 venivano rinchiuse le mu
gli antichi. Da ciò vediamo nell Mitologia Scandinava, i numi di quel culto , dimorare in palagi di ghiaccio : quelli dell’Ind
ti, tanto più facilmente essi li adorarono. E tanto ciò è vero che il culto degli astri, detto con vocabolo proprio Sabeismo
a maggior parte delle feste e cerimonie onde gli antichi onoravano il culto dei loro Numi. Così in primavera noi vediamo le B
iracusa, in cui Giove Olimpico avea un antico tempio, dedicato al suo culto . 35. Acarnao e Amphoterens. — Questi due fratelli
di Venere. 74. Acmone. — Figlio della Terra, e padre di Cœlus. Il suo culto era celebre nell’isola di Creta. 75. Acmonide. — 
questo elemento fecero i pagani una delle più antiche deità del loro culto . Talete di Mileto, e con lui i più antichi filoso
Greci e i Romani accettando coteste superstizioni ebbero anch’essi un culto per l’acqua, a cui consacrarono altari e offeriro
Fasi lavar possano gli errori della deplorabile casa di Labdaco . Dal culto che generalmente i Pagani ebbero per l’acqua, dis
e più particolarmente a quelle che avevano dei tempî dedicati al loro culto sulle montagne, dalla parola greca αϰρος che sign
ora lo cangiò in anemone. Adone dopo la morte fu deificato, ed il suo culto ebbe cominciamento nella Fenicia, ov’egli regnò d
tt’i contrassegni di pubblica afflizione. Le donne ministre di questo culto piangendo correvano per le strade col capo raso,
vale lo stesso. 117. Adramech Anamelech. — Idolo degli Afri. Aveva un culto truce e disumano perchè si lasciavano bruciare su
re sulle sue are dei fanciulli. 118. Adrameo o Adraneo. — Divinità il culto della quale era celebre o speciale in tutta l’iso
a una città che portava lo stesso nome, oggi è la città di Adernò. Il culto di questo Dio era disseminato in tutta l’isola. 1
lluce venivano così detti perchè avevano un tempio consagrato al loro culto nel recinto da cui partivano coloro che si disput
gave un truce fatto ; imperocchè invasa da un entusiastico furore pel culto di Bacco, persuase le baccanti a fare in brani il
io Bacco, sia, come vogliono altri scrittori, pel suo preteso zelo al culto di quello. Vi furono ancora una figlia di Danao,
muto ». 224. Alabanda, figlio di Calliroe che fu divinizzato. Il suo culto fu celebre in Alabanda, città della Caria. Questo
ultore, il quale dopo di aver fatto una statua di Minerva, stabilì il culto di questa Dea in una città, ch’egli edifico in Be
io. 252. Alcithoe. — Una delle figlie di Minea o Mina. Burlandosi del culto con cui veniva onorato Bacco lavorò, e fece lavor
nosciuta sotto questo nome e nella quale la Dea aveva un tempio ed un culto particolare. 257. Alectone o Aletto. — Una delle
o dei rè di Egitto. 305. Altio. — Soprannome di Giove. Gli veniva dal culto col quale era adorato nel recinto di un bosco sac
ro. Amore insieme a sua madre Venere, dea della bellezza, ha avuto un culto estesissimo in tutte le parti del mondo conosciut
nfa, fu amico di Bacco, il quale ebbe anche uno dei sacerdoti del suo culto conosciuto sotto l’istesso nome. Questa parola Am
di Castore e di Febea. Nel tempio fabbricato a Corinto e dedicato al culto di Castore, vi era una statua di Anasci come figl
a Brettagna adoravano sotto questo nome la Dea della vittoria, con un culto particolare. 391. Andiomena. — Con questo soprann
o, in figura di luna crescente. Allorquando i sacerdoti consacrati al culto del dio Api, scoprivano un toro che aveva se non
in sua lode. Ma l’occasione in cui si addimostrava più palesemente il culto superstizioso che gli Egizii avevano per il dio A
odo degli anni che il bue dovea vivere, i sacerdoti consacrati al suo culto in gran pompa e con tutte le cerimonie che la sup
recia per le favole a cui dette vita. Il dio Pane vi era venerato con culto particolare, perchè generalmente si credeva che e
ine arx e arca, i Romani davano questo nome al dio destinato nel loro culto a presiedere alle piccole città ed agli armadi. 5
bagnavano o che ne bevevano. 554. Argiva. — Soprannome di Giunone dal culto che ella aveva nella città di Arga. 555. Argo. — 
tori. Argo si chiamava del paro una città dell’ Acaja, celebre per il culto di Giunone e per gli eroi di cui fu patria. Dal n
ngue di Atene. 567. Arieina. — Soprannome di Diana che le veniva dal culto con cui era venerata nelle foreste di Aricia pres
à Egiziana posta sulle rive del lago Meris, i cui abitanti avevano un culto particolare pei coccodrilli, questi animali veniv
atta una divinità. Ariano ci rapporta che i Gadarii avevano lo stesso culto per le arti e per la povertà, la quale veniva del
i Astipaleo dato ad Apollo. 643. Astirea. — Soprannome di Minerva dal culto che le si rendeva in Astira città della Fenicia.
rena. — Soprannome di Diana da varii luoghi in cui veniva adorata con culto particolare. 645. Astomi. — Dalla parola Greca οτ
l loro corso predicessero la volontà degli Dei. Da ciò la ragione del culto degli astri generale a tutt’i popoli dell’antichi
del culto degli astri generale a tutt’i popoli dell’antichità. Questo culto degli astri veniva con particolare vocabolo chiam
ssa imposto all’infido amatore. Nelle feste di Cibele i sacerdoti del culto di lei gemevano e gridavano dolorosamente, forse
e che Atteone fosse considerato come un empio per aver dispregiato il culto di Diana fino al segno di mangiare della carne ch
ad significa felicità. 720. Baal-Peor. — Dio venerato dagli Arabi con culto particolare, sulla montagna di Peor. Si crede gen
9. Baccanti. — Si chiamavano così quelle donne, specie di seguaci del culto di Bacco, le quali lo seguirono alla conquista de
da una fontana. Questo fu il padre Bacco, e l’inventore Del miglior culto alla feconda vite, Che la dolce uva, e quel divin
rittori, che Busiride sia lo stesso che Osiride ; e che il sanguinoso culto con cui quest’ultimo veniva adorato, abbia dato v
mogli di Vulcano. 862. Cabiri. — Divinità che venivano adorate con un culto tetro e misterioso, nell’isola di Samotracia. Ave
Dio a cui s’offerivano in sacrificio dei piccoli pesci salati. Il suo culto era celebre in Faselide, città delle Panfilia. 86
nell’isola di Cipro ed a Biblo nella Siria : istituì in suo onore un culto sacro e particolare, con feste e sacerdoti. Bacco
sotto l’istesso nome. 898. Calidonio. — Soprannome di Bacco preso dal culto che gli si rendeva nella città di Calidone. È opi
iunone dalla città di Candara nella Pafaglonia, ov’era adorata con un culto particolare. 936. Candaulo. — Detto anche Mirsilo
ne della musica. Era anche questo uno dei soprannomi di Giove, per il culto particolare con cui veniva adorato nella provinci
i. — Abitatori di Cartagine, i quali ereditarono dai Fenicii ii truce culto di Saturno cui sacrificavano i propri figliuoli.
llo. — V. Camillo. 986. Casio. — Soprannome di Giove ; a lui dato dal culto che gli si rendeva su due montagne di questo nome
Opunto, veniva così chiamato il sovrano pontefice, che presiedeva al culto degli dei infernali e terrestri. 997. Catadriani.
con sua marito all’inferno. Cerere aveva diversi templi famosi ed un culto generale in tutte le città del mondo antico. Le p
rato da quattro leoni. Il pino le era consagrato. I sacerdoti del suo culto l’onoravano danzando intorno al suo simulacro, co
spuma del mare gli abitanti di quest’isola avevano per quella Dea un culto particolare e le avevano consacrato un tempio ric
un’opinione assai vaga. 1209. Coccodrilio. — Gli Egiziani avevano un culto particolare per questo animale, e lo ritenevano c
Gli abitatori del lago Meris e i popoli di Tebe, lo veneravano con un culto particolare : lo addomesticavano e gli coprivano
nei sotteranei del Laberinto, presso la sepoltura del re. Per questo culto speciale, gli abitanti della città d’Arsinoe, pre
1.Concordia. — Figlia di Giove e di Temi. I Romani l’adoravano con un culto particolare e le avevano innalzato un tempio supe
orebo fu ucciso da Peneleo. 1252. Coribanti o Cureti. — Sacerdoti del culto di Cibele. Essi ebbero Io speciale incarico di ve
re della dea stessa V. Bali. Gli Ateniesi ereditarono dalla Tracia il culto di questa turpe divinità. La cronaca narra che Al
i venuto dalla città di Criaforide, nella Caria, dove era adorato con culto speciale. 1296. Criaforo. — Figlio di Nettuno e d
a. 1374. Dee. — Divinità del sesso femminino, adorate dai pagani con culto e cerimonie particolari. Venivano distinte in tre
ele, a cui venne affidata l’educazione di Bacco. Il certo si è che il culto delle Dee Madri, rimonta ai primissimi tempi del
000 buoi, il che, per quei tempi, era un’assai cospicua ricchezza. Il culto delle Dee Madri, originario dell’Egitto, passò po
poggiata dallo essersi trovato da per ogni dove le vestigie di questo culto . 1376. Del. — Esseri sovrumani del culto religios
i dove le vestigie di questo culto. 1376. Del. — Esseri sovrumani del culto religioso dei pagani. L’idea della divinità è cos
o riconosciuti dei che per l’apoteosi. Fra i più antichi obbietti del culto idolatra bisogna annoverare il sole, la luna e gl
erose denominazioni, particolarità ed attributi, che essi avevano nel culto degli idolatri. Dei naturali. Sotto questa d
sura dal superstizioso costume che i Romani avevano di abbracciare il culto religioso di quelle nazioni che essi rendevano so
Dei pubblici. Si dava questo nome collettivo a quelle divinità, il culto delle quali era stabilito e riconosciuto dalla le
d’ognifamiglia. Anche le anime degli antichi, a cui ognuno rendeva un culto particolare, erano comprese in questa categoria.
nte — Inferno Canto XXVI. 1378. Deifleazione. — Così si chiamava il culto divino che veniva reso pubblicamente a quegli uom
o che degli uomini. La Deificazione non era propria esclusivamente al culto idolatra dei Greci e dei Romani ; ma la tradizion
erevoli deità, che formarono per tanti anni il sostrato animatore del culto pagano ; poichè non bisogna credere che il popolo
del morto volasse nel cielo fra gl’immortali suoi pari a ricevere il culto che da quel momento le era dovuto. 1379. Delfila.
verrere, scopare, veniva così chiamata quella divinità, che presso il culto pagano dei romani, presiedeva alla nettezza delle
e fosse conosciuto in quei tempi, era destinato esclusivamente al suo culto . 1432. Diania-turba. — Ossia turba, drappello e a
i saltibanchi, più, al certo, che non fosse l’idea informatrice di un culto , rivelatore della divina maestà di una religione.
n tempio superbo, esclusivamente dedicato agli osceni misteri del suo culto . Dioniso è pure il nome di uno dei tre dei Anaci,
di A. Caro 1474. Dirfia. — Soprannome di Giunone, che le veniva dal culto a lei reso sul monte Dirfio, nell’isola Eubea. 14
le reti da caccia. 1482. Dius-Fidio. — Antica divinità dei Sabini, il culto della quale passò a Roma poco tempo dopo la pace
. 1491. Dolicheo o Dolichenio. — Sopranome di Giove, a lui venuto dal culto che gli si rendeva nella città di Dolichene. 1492
fuggiva perfino la vista degli uomini. Anche nelle cerimonie del suo culto era espressamente proibito agli uomini d’interven
nte Parnaso. 1514. Druidesse. — Le mogli dei Druidi, sacerdotesse del culto religioso dei Celti, venivano designate con quest
lla più alta considerazione, ed avevano ingerenza nelle cose del loro culto . Esse comandavano e regolavano tutto ciò che rigu
altre sacerdotesse che vivevano nel celibato, ed erano le Vestali del culto . E v’erano finalmente altre sacerdotesse, che se
ora, di vivere sotto il tetto conjugale. 1515. Druidi. — Ministri del culto idolatra presso i Galli Celtici. Questo nome veni
Aristomelidas, tiranno di Orconomo. Sotto questo nome aveva Diana un culto particolare nelle città di Ambracia, Acacesio e M
tologi concordano nella opinione di aver Egeo introdotto in Grecia il culto di Venere Urania, onde rendere la dea propizia al
ompivano le cerimonie di questi sagrifizii i sacerdoti, consacrati al culto del nume che si adorava, scavavano una fossa in m
ì venivano col nome collettivo denotate tutte quelle divinità che nel culto religioso dei pagani si credeva abitassero le mon
Cioè città del Sole ; quest’antica contrada dell’Egitto è celebre pel culto del Sole. Alcuni scrittori pretendono che sia la
iopoli un superbo e splendidissimo tempio, esclusivamente dedicato al culto del Sole. In quel tempio era un oracolo i cui res
. Forse per la stessa ragione, aveva Apollo un tempio dedicato al suo culto nel borgo di Bassa, ove veniva adorato con la ste
e. 1733. Epimeletti. — Si dava questo nome collettivo ai ministri del culto di Cerere, i quali, durante le funzioni sacre e l
tempio, ma bisognava rimanere nel vestibolo di esso. Nei misteri del culto Eleusino vi erano pero delle cerimonie talmente o
he gli egiziani potevano avere una ampia conoscenza, e forse anche un culto di religioso rispetto per l’Ercole greco, per mez
nascita quasi divina, o a qualcheduna delle singole città che con un culto particolare, venerava codesto simbolo della forza
tari in tutte le parti di Italia. Da ciò non bisognerà dedurre che il culto dell’eroe fosse, presso i popoli Italici, interam
lto dell’eroe fosse, presso i popoli Italici, interamente conforme al culto che a lui tributavano i popoli della Grecia. Ques
conforme al culto che a lui tributavano i popoli della Grecia. Questo culto si era necessariamente alterato, sia pel contatto
ssale profilo del dio eroe. Per esempio, fra i tratti particolari del culto d’Ercole presso i romani, figura l’uso di consacr
Crasso e Lucullo. Questa consuetudine derivava incontestabilmente dal culto dell’Ercole Tirio, al quale si offeriva una decim
ito d’introdurre nel sacro corteggio nè donne, nè schiavi nè cani. Il culto di Ercole fioriva ancora in Sicilia, a Malta, a C
Argo veniva dato lo stesso nome alle sacerdotesse che presiedevano al culto di quella dea. Esse godevano di tanta pubblica ve
ò diventavano degne degli onori divini, e di quella adorazione che il culto superstizioso del pagane imo tributava alle propr
mo tributava alle proprie divinità. Seguendo l’opinione di Lucano, il culto che si prestava agli eroi consisteva in una speci
o le sorgenti e le fontane generalmente ritenute siccome salutari. Il culto d’Esculapio fu da Epidauro trasportato in Roma in
, e soprattutto il serpente che era intimamente legato ai misteri del culto di questo Dio. Presso gli egiziani, e presso tutt
lla dea Pallade Minerva, forse perchè esse compievano i riti del loro culto , nel più profondo silenzio. 1830. Esimnete. — Da
lzare un tempio alle tre Grazie, e ad istituire le cerimonie del loro culto . Per questa ragione, egli era riguardato come pad
chiamavano collettivamente i principali ministri delle cerimonie del culto di Cerere. Il loro sacerdozio aveva per ogni indi
è quasi generale l’opinione, che Evandro avesse portato in Italia il culto delle divinità greche ; che avesse istituito i sa
teniesi le avevano innalzato un tempio, nel quale la onoravano con un culto regolare. 1938. Fame. — I pagani mettevano la Fam
zione con la religione pagana, coi suoi misteri, colle sue feste, col culto onde venivano onorati gli dei e gli eroi, e con l
ova che Fauno a somiglianza di Saturno avesse introdotto in Italia il culto degli antichi dei della Grecia. Essendosi durante
lazione dei voleri del dio Fauno. Presso i romani questo dio aveva un culto simile a quello che i greci avevano per il dio Pa
detta dal mese di febbraio, durante il quale essa era onorata con un culto particolare. 1969. Februali o Februe — Secondo ri
i suo padre e andò nella Bitinia, ove fondò una colonia, e diffuse il culto degli dei della sua nazione. Alcune cronache dell
loro fiumi non vi fossero degli altarî a questi consacrati e dove il culto dei pagani offeriva del continuo incenzi, voti e
l dire dello scrittore Massimo di Tiro, gli Egiziani adoravano con un culto particolare ed esteso in tutte le città e le borg
demoni adoravano l’Eurota in virtù di una legge che imponeva siffatto culto  ; e finalmente gli Ateniesi ebbero un culto parti
gge che imponeva siffatto culto ; e finalmente gli Ateniesi ebbero un culto particolare per il fiume Ilisso. Faremo ancora no
 Dal latino flamen. Si dava questo nome ad un ordine di sacerdoti del culto religioso dei romani e la cui istituzione, second
lettes. Dei’moustier — Lettres XLIX a Emilie sur la Mythologie. Il culto della dea Flora era in pieno vigore presso i Sabi
tale Prassitele, dandoci così un attestato innegabile dell’ essere il culto della dea Flora passato dalla Grecia in Italia. U
mente dalle formiche della selva di Egina. Avevano quindi per esse un culto particolare. V . Mirmidoni. 2047. Formione. — Ne
— Tra le divinità del paganesimo, la Fortuna fu quella che si ebbe il culto più esteso e generalizzato, e il più gran numero
anza e la volubilità di quei beni, di cui essa è la dispensatrice. Il culto della Fortuna presso i romani, era stato trasmess
numento pochi anni dopo la sua costruzione. Coll’ andare del tempo il culto della Fortuna divenne generale in tutta Roma, ove
nità dell’ antica Seleucia, era il fulmine, che veniva onorato con un culto particolare. Al dire di Servio, fra tutte le divi
Fuoco. — Fra tutte le divinità del paganesimo, il Fuoco, fu quella il culto della quale era esteso a tutti i popoli della ter
el famoso tempio di Vesta in Roma. Non è quindi a maravigliare se nel culto del paganesimo non si vedesse alcun sacrifizio, n
otanto terribili venissero dalla pagana superstizione, onorate con un culto particolare, quasi a voler scongiurare, per mezzo
popoli abitatori del monte Etna in Sicilia, ove veniva adorato con un culto particolare e ritenuto come figliuolo di Apollo.
, avevano una gran quantità di obblighi e di doveri, imposti loro dal culto della loro fanatica religione. Per esempio essi n
ome una delle loro più possenti divinità, e che essi adoravano con un culto particolare. Le acque di quel fiume erano conside
utarono a quest’animale, del quale fecero una delle divinità del loro culto , adorandola assai di sovente sotto la sua forma n
io — I Fasti — Libro I. trad. di G. B. Bianchi. Nelle cerimonie del culto di Giano, gli si facevano dei sacrifizi, in cui g
do altri ad Ecate. Essi Vano ad un ordine distinto fra i ministri del culto religioso di Atene, ed erano destinati particolar
presiedevano alla spiega dei misteri religiosi, ed alle cerimonie del culto . Altri vogliono invece che quest’appellazione si
ttomesso anch’ egli alla legge inevitabile del Destino V. DESTINO. Il culto di Giove e i misteri, le cerimonie ed i sacrifizi
e ; e al dire di Cicerone le dame romane onoravano questo dio, con un culto castamente particolare. Generalmente Giove veniva
ato ; molti altri dai popoli che ne introdussero in altre contrade il culto  ; e finalmente moltissimi dal motivo per cui gli
dia, risentendo i benefici effetti dell’incivilimento onorarono di un culto quasi divino l’uomo al quale essi andavano debito
n grembo un fiore ; ad Ebe, mangiando delle lattughe ecc. Siccome nel culto dei pagani, essi attribuivano a tutte le loro div
olo si limitavano i poteri e le attribuzioni di Giunone ; ma essa nel culto pagano era ritenuta ancora come la dea che presie
er modo che veniva sovente chiamata col soprannome di Juno Moneta. Il culto di Giunone era uno dei più estesi e solenni di tu
la sua maestà. Essa non veniva onorata in Europa soltanto, ma il suo culto era penetrato in Asia, nell’impero di Cartagine,
ni credevano che il dio Giano Bifronte avesse introdotto in Italia il culto delle dea Giunone e perciò lo designavano col sop
perciò lo designavano col soprannome di Giunonio. 2176. Giuoehi — Il culto religioso dei pagani sopratutto fra i greci ed i
o, fu il primo ad innalzare in loro onore un tempio, e a stabilire un culto particolare, per il che fu detto ch’egli fosse lo
he il profeta Ud avesse fatto abbandonare, coll’andare degli anni, il culto di questo dio dagli stessi popoli che l’avevano c
egli entrò trionfante nella città, annientando tutte le vestigie del culto . 2224. Hopamè. — Divinità suprema del Tibet, nell
le, gli onori divini, adorandolo come una delle loro divinità, con un culto particolare, forse in ringraziamento dei molti va
te verso il cielo, questa loro strana divinità. Con tale cerimonia il culto egiziano rendeva grazia agli dei, pei vantaggi ch
tanto più facilmente accadere presso quei popoli, che professavano un culto di religione pieno a ribocco di superstiziose cre
odesto nome ai misteri di Cerere, perchè bisognava essere iniziato al culto di quella dea per assistervi. 2286. Ino. — Figlia
Latona, madre d’Apollo e che perciò quegl’ isolani venerassero con un culto particolare questo dio. Nel mezzo dell’ isola sor
er altro nella città di Papremide, l’Ippopotamo veniva adorato con un culto particolare, volendo con ciò gli Egizii scongiura
o tempo. 2328. Irminsul. — La più antica e la più famosa divinità del culto religioso dei popoli sassoni. È opinione di varii
rmete dei greci. I sacerdoti e le sacerdotesse che si consacravano al culto religioso d’ Irminsul, venivano scelti fra le più
e ha fatto dire che esse andavano a piedi nudi. Dai precetti del loro culto , era proibito alle Isiache di mangiar carne salat
e il capo completamente raso. 2335. Iside. — La maggiore divinità del culto religioso degli Egiziani. Discordi e contradittor
erano andati a dimorare nel sole e nella luna, cosichè spesso il loro culto andò confuso con quello di questi due pianeti. Un
a. Presso i romani, sebbene fosse stato per lungo tempo proscritto il culto della dea Iside, pure coll’ andare degl’ anni fin
ra volta un globo, o un flore di loto. Aggiungeremo finalmente che il culto d’ Iside passò dall’ Egitto nelle Gallie ; e vi s
e con delle frecce di fiori, e a cavallo di un pappagallo. Sebbene il culto di Kama non si fosse mai molto generalizzato nell
enomeni metereologici. 2384. Kano o Kanon. — È questo il nome che nel culto mitologico del Giappone, detto con vocabolo parti
che da quel giorno essi divennero i tre più grandi e famosi numi del culto religioso dei Tuata-Dadan. Generalmente si dà lor
Viene rappresentata con un bambino fra le braccia. 2393. Kurù. — Nel culto religioso degl’ indiani, è questa la dea che pres
i cui favelliamo, per deporvi quei corpi adorati. 2396. Krisna. — Nel culto religioso degli orientali, viene con questo nome
onservavano anche i cadaveri imbalsamati di que i coccodrilli, che il culto religioso degl’egiziani riteneva come sacri, e la
aganesimo, perchè Priapo, dio delle dissolutezze eravi adorato con un culto particolare, le cui oscenità vincono di gran lung
cca Laurenzia. V. queste voci. 2441. Lari. — Altamente seria era, nel culto religioso dei pagani, la importanza che essi dava
tico focolare, e come i custodi d’ogni famiglia. Al dire di Servio il culto pagano degli dei Lari, trasse la primitiva sua or
patria di Achille ; e perchè Giove vi era particolarmente onorato con culto speciale. Da ciò il soprannome di Larissio a ques
i Prassitele. Fra i popoli dell’antichità, che onoravano Latona di un culto particolare, è mestieri primieramente nominare gl
uita in memoria del giorno in cui fu portato dalla Frizia in Roma, il culto religioso di Cibele, madre degli dei. S. Agostino
ù propriamente il nome di Eleuteria. I romani però, presso i quali il culto di questa divinità era molto più celebre che in G
. Ma come la più profonda superstizione non poteva esser divisa da un culto religioso tributato da nazioni affatto spoglie d’
egli antichi venissero in certo modo compendiate e quasi raccolte nel culto che i primitivi popoli della terra, tributarono a
Iside, parola che significa vecchia, antica, adorarono la Luna con un culto speciale ; forse perchè la qualificazione di anti
i popoli dell’Egitto noi ritroviamo le tracce, ancora sensibili, del culto religioso ch’essi tributarono alla Luna ; ma le t
ommensurabile. Il riferito scrittore ci ammaestra similmente, come il culto della Luna fosse sparso e conosciuto anche nelle
o poi le tradizioni favolose che la superstizione pagana innestava al culto religioso che si tributava alla Luna. Da ciò è ch
onista Sparziano, già da noi più sopra citato, ripete a proposito del culto tributato al dio Luno dai pagani, una strana e ri
continuarono cosi in Roma fin dopo il quarto secolo, epoca in cui il culto pagano era quasi scomparso. 2572. Luperci. — Nome
. l’articolo precedente. Questi sacerdoti che erano i più antichi del culto religioso dei romani, furono, secondo alcuni auto
cittadino nello sviluppo armonico delle potenze fisiche e morali : il culto comune delle divinità nazionali ; le istituzioni
nche di devota contemplazione. Secondo le antiche scritture sacre del culto indiano. Brahma è la gran sorgente, da cui nacque
fferma che negli ultimi tempi del paganesimo soltanto fu venerato con culto divino. Priapo veniva rappresentato comunemente i
ocrate, il quate fondò, nell’isola di Cefalonia, una setta che uni il culto di Gesù Cristo, a quello dei personaggi più famos
ri il 21 gennaio 1744. 48. Sabeismo. — Idolatria che consisteva nel culto degli astri. e fu una delle prime ad essere profe
3 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
ani, che nella severità dell’antica loro disciplina aveano ammesso il culto degli avi, ma non avevano pubblicamente deificato
ente deificato nè gli Scipioni, nè i Camilli, e restringevano il loro culto ad offerir sacrifici all’ombre dei padri che ripu
en profanato, sebbene la civiltà romana avesse in alcun luogo reso il culto pubblico meno crudele. Nelle Gallie e nell’Affric
ne. Nell’avvilimento della conquista, nell’inerzia che la seguiva, il culto degli Dei pareva la più grande faccenda politica
e per gli oratori ; ma i sofisti più liberamente poteano beffarsi del culto degli Dei. Le antiche sètte filosofiche tuttor fi
, era l’Egitto. L’antica religione del paese, il politeismo greco, il culto romano, le filosofie orientali erano riunite e co
sia, dai Greci chiamata barbara, avesse avuto nei tempi più remoti un culto più ragionevole e più puro del politeismo d’Europ
e e più puro del politeismo d’Europa. Non ammetteva idoli ; ed il suo culto , cioè quello di Zoroastro, era un’adorazione dell
dro, furono perseguitati, e si spartirono in numerose sètte ; il loro culto diventò un rito solitario e nascosto che si smarr
i degenerati. L’Armenia e la Cappadocia aveano anch’esse adottato il culto dei Magi. In Armenia segnatamente veneravasi il c
sse adottato il culto dei Magi. In Armenia segnatamente veneravasi il culto di Mitra, i cui misteri erano celebri nei primi t
 ! l’eccidio di Gerusalemme parve la vittoria del politeismo sopra il culto d’un solo Dio. Il tempio fu consunto dalle fiamme
la di meno quanti ostacoli s’opponevano alla promulgazione d’un nuovo culto  ! In tutti gli angoli dell’universo, qualche anti
a che tuttavia mirasse a tenerli soggetti. Altri s’accomodavano ad un culto senza doveri, e ad una vita piena di passioni e d
erra, il genere umano più non vivea, per così dire, che pei sensi. Il culto , simbolo vano, non era più da veruna credenza raf
4 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
le, ed a quante creature più ferivano gli sguardi ogni ossequio, ogni culto , ed onore. Quindi in tal’insulso sistema introdot
Rel. Cham, da cui partendo, quasi da suo fonte, si pernicioso errore, culto si strano si diramò a tardi nipoti di Sem nell’Or
tti comunicaro le loro stravaganze, e follie ; e quindi l’irreligioso culto degli Dei in tal guisa dilatato venne a contamina
o con diversi nomi a lui dati o da luoghi, ove venne egli con special culto adorato, o da qualche sua azione, che fra le altr
quel Belo, che, come dissimo, il primo fù ad introdurre l’idolatrico culto per onorar i defonti. Da Greci, e da Libii fù det
etto Perifa in alato messaggier celeste detto l’aquila di Giove. Suo culto . Molte erano le feste, co’quali veniva onorato un
così divenne essa sua sposa onorata per altro da popoli collo stesso culto divino qual degna moglie del gran Dio Nettuno(1)
tevole mormorìo ne annnnziava da per tutto la formidanda venuta. Suo culto . Questo Nume perchè creduto Dio delle guerre fù d
, e naturalmente portata a guerreggiare, ebbe per questo Dio speciale culto , ed affetto, istituendo in varii modi, e diversi
rii modi, e diversi tempi altari, sagrificii e, feste in suo onore, e culto  ; benchè forse non minore era il culto, che da’ R
ficii e, feste in suo onore, e culto ; benchè forse non minore era il culto , che da’ Romani a lui si prestava, si per amore d
i esso affirmare quello, che la favola istessa di lui non disse. Suo culto . Riceveva questo Dio al pari degli altri i suoi s
e perciò le loro statue Hermathenae, sacrificar si doveva in segno di culto una vitella, e con gran cerimonia ancora bruciar
pel famoso tempio d’ Augusto a questo Dio dedicato. Suo ritratto, e culto . In modo veramente grazioso fù dipinto un tal Num
ani di questo Dio, non fia maraviglia se molto esteso si legge il suo culto . Con particolar modo però era egli adorato in Del
Argiva dal popolo Argivo, presso de’ quali in gran vigore era il suo culto . Fù chiamata Cingola dal cinto, che solito era po
redevasi così chiamato, come ancora quello di febbrajo, in cui in suo culto celebravansi i giuochi Lupercali in una maniera p
iudicare gl’interni affetti per la sua amata purezza. Suo ossequio e culto . Alzato essa in tal forma il candido vessillo del
nutrir ver di essa nel cuore tai sensi di amore, di venerazione, e di culto , che per empio, e scellerato era tenuto chiunque
samque in pectore divae Gorgona desecto vertentem lumina collo. Suo culto Roma per onorar questa Dea di Sapienza, non men c
Omne amoris opus, ê vulgare pur troppo il detto, amat tenebras. Sue culto . Questa Dea perchè amica di sensibili, e sensuali
eneralmente riguardata. I luoghi però nei quali riceveva essa special culto , ed omaggio furono Gnido, Cipro, Amatunta, Idalio
re, le Medi, le Persiche, le Lidie onorar questa Dea. A spese del suo culto , o ad edificazione di sue statue convertivano que
iove Re, e Padre degl’altri, di evi con special impegno ne propagò il culto , e ne magnificò con luminose cerimonie la gloria 
Romani ìn memoria del giorno, in cui dalla Frigia ad essi pervenne il culto di tal Dea ; quale festa dall’uso di portare a ba
sciagure : Imperitat furiis, et dictat iura Megera. Prud. Aur. Suo culto . In più nazioni diffuso era il culto di questa D
t iura Megera. Prud. Aur. Suo culto. In più nazioni diffuso era il culto di questa Dea. Il più speciale è da dirsi quello,
più difficoltosa dell’arte poetica, tradotta da Provenzali un di nel culto seno della bella Italia, del Sonetto io dissi. Qu
Orient. Nino sol si può conchiudere la sola idolatria riguardante il culto degli Eroi più distinti, tra perchè la idolatria
neficenza, e liberalità gli meritarono un tal nome. Suo ritratto. Suo culto . Chi fù Nettuno (1). Parlando i Mitologi di que
avezza de’presentati delitti. Sue nozze. Suoi nomi. Suo ritratte. Suo culto . (1). Numa per consiglio, ed insinuazione della
sta in più luoghi de’ libri S. registrate. Suoi nomi. Suoi figli. Suo culto . (1). Gl’ altari, che erigevano i Gentili in ono
, e descritti. Quindi Iddio per rimuovere sempre più i suoi Ebrei dal culto , e dal rito de’ Gentili, nel seno de’ quali per m
orcum, Aris ergo dehine tacitis abscedite nostris. Suo ritratto, e culto . Chi fù Giunone. Suc azioni (1). Bella assai al
iar per pagana la vera Chiesa di Cristo. Chi fù Vesta, Suo ossequio e culto . (1). Il venerando cellegio delle vergini dette
tie più villane, del Serpente cioè, della Civetta, e del popolo. Suo culto Chi fù Venere. (1). Non solo a Dei però, ma agl’
sserunt ducem… et diviserunt membratim. Suo ritratto. Suoi nomi. Sue culto . (1). Non fuor di ragione fù l’amor di Venere pe
, che presentavansi in questo gran tempio in onor di Diana, di cui il culto abolito voleva S. Paolo ebbe questi a sostenere i
Leggasi sù tal proposito Cic. lib. 2. de Nat. Deor. Suo ritratto. Suo culto . (1). Il celebre Crotosiano Pitagora dal ritmo d
5 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
e particolarmente alla deificazione degli uomini dopo la morte167. Il culto più antico di cui si trovi memoria negli scrittor
fu quello del Sole e della Luna e quindi degli altri Astri ; e questo culto fu chiamato il Sabeismo, perchè ridotto a regolar
veloce vittima al celere Dio (ne detur celeri victima tarda Deo). Dal culto dei corpi celesti si passò presto a quello dei co
per ordine di Mosè, a tante migliaia di quegli stupidi imitatori del culto Egiziano. Il Sabeismo sarebbe stato anch’esso, co
te di attrazione e di repulsione. Fu questo il ponte di passaggio dal culto materiale del feticismo al Panteismo mitologico,
e allora nell’abiezione del feticismo, si tolse tutto il prestigio al culto degli altri Dei ; e gli uomini ragionevoli sentir
6 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
Dopo che gli uomini ebbero perduto la memoria del vero Dio e del suo culto , e quando non sapevano ancora spiegare gli effett
aesi diversi ; ed insieme con le loro armi vittoriose introdussero il culto dei falsi Dei fin nelle estreme parti del mondo.
dò fra i più beati Numi. 35. I Romani onorarono Giano con special culto  ; e pel suo regno lungo e tranquillo fu detto il
i sacrifizj, tanto per aver alzato altari e statuito le cerimonie del culto , quanto per esser tenuto in conto di valido inter
ea, dai nomi di tre montagne di Frigia (Asia minore) dove con special culto era onorata. 41. La chiamarono anche Tellus, dal
dove Enea (608) figliuol d’Anchise ne recò in Italia la statua ed il culto . Numa re di Roma le consacrò un tempio12 dov’ era
ivilito. Furono detti anche Coribanti o Dattili (29),14 , servendo al culto di Giove ; e celebravano le feste di Cibele con i
81. Siccome Giove teneva il primo posto tra le divinità, così il suo culto fu sempre il più solenne ed il più diffuso tanto
ecia e d’Italia erano templi a questa Dea consacrati ; ma con maggior culto l’onoravano ad Argo, a Samo ed a Cartagine. Nella
e, i miti costumi ne fecero un animale caro ai poeti ; e da essi ebbe culto , quale uccello sacro ad Apollo, alle Muse ; indi
ini. 155. Penteo, re di Tebe, volle abolire le feste di Bacco ; ma il culto per questo nume era così radicato, che le Baccant
erra e sei nell’inferno. Adone fu posto tra gli Dei, ed ebbe tempio e culto e feste chiamate Adonie, le quali duravano otto g
primi Detti d’amor che da un garzone udia. 179. Venere ebbe maggior culto in Idalia, in Amatunta ed in Pafo, città dell’iso
agnandola le Nereidi (315) e gli Amori. Secondo poi la natura del suo culto aveva altri soprannomi, come vedremo nel § seguen
in una mano ed un mazzo di papaveri nell’altra, perchè talora il solo culto delle forme addormenta e snerva lo spirito. Ma qu
tari della Dea. Questo sacrifizio, grato a Venere, durò quanto il suo culto  ; e Berenice, sposa di Tolomeo Evergete re d’ Egi
subito e dolcemente il riposo ; mentre pei ricchi molli ed oziosi il culto del sonno era dei più importanti ; e spesso la in
quanto importi la vigilanza nel mestier delle armi. 259. Debole fu il culto dei Greci per Marte a paragone di quello dei Roma
da rispetto o da paura, solevano personificare ed onorare di special culto . Siccome troppo lungo sarebbe il parlar di tutte,
r, E videsi perir — con egual sorte. (Trad. del Borghi.) 291. Il suo culto fondato prima in Epidauro, città del Peloponneso
une cognizioni d’agricoltura ; ed egli stesso introdusse in Italia il culto degli Dei della Grecia. Dicono che fiorisse verso
è vocabolo generale per indicare i Fauni, i Satiri, i Sileni, ec. Il culto di tutte queste divinità dei campie dei boschi mo
calci l’aveva lasciato moribondo all’ombra de’suoi allori. Il maggior culto di Priapo fu a Lampsaco donde era stato scacciato
rmine proteggeva i confini dei campi, e credesi ne fosse istituito il culto da Numa a fine di porre un freno, che fosse anche
edovi i rami : E tu che tante e si diverse forme Prendi, Vertunno, il culto mio difendi Or con la spada se soldato sei, Or co
paziente cura I tenerelli parti ne nudria, Castigando i ritrosi, e a culto onesto Traducendo i malnati. Essa il rigoglio Ne
e vie, ai campi, ai navigli ; e sui luoghi stessi ricevevano pubblico culto . 327. Le statuette dei Lari, spesso in forma di c
tti e stravolto il sembiante, si trascina il Pallore che ne divide il culto e gli altari. Indi la segue la Menzogna con occhi
felicità che in esso fu dato di godere ai mortali. La Pace ebbe are, culto e statue in Roma. Il suo tempio posto nella Via S
la fortezza della vera virtù. Chi non si sentirebbe infiammato al suo culto  ? Bene si addicono alla severa e modesta Dea le n
colpite nel cuore ! L’amicizia. 351, 2°. I Greci onoravano di culto divino anche l’Amicizia, che davvero lo meritava,
(137) contro gli Etolj per punirli d’ aver tenuto in non cale il suo culto . Finalmente fece perire il Minotauro, mostro con
la caccia, era incorso nello sdegno di Venere per averne spregiato il culto . La Dea giurò di punirlo, e si valse dell’ invidi
e Orgie. Dopo la sua morte parecchie città della Grecia l’onoraron di culto e di tempio ; e soprattutto i pastori siciliani l
lla città. 488. Troviamo scritto che Cadmo introdusse nella Grecia il culto delle divinità egiziane e fenicie, e che insegnò
gli disse che Cibele (40) l’aveva seco rapita per consacrarla al suo culto . 610. Enea potè costruire una flotta di venti vas
liuoli soltanto, Apollo (96) e Diana (137) ; ed osò anche impedire il culto che le rendevano, argomentandosi di meritar tempi
s’erano immedesimate con quei benefici astri, dimodochè ebbero egual culto . 703. Il bue, simulacro vivente d’ Osiride perchè
o di corazza, col caduceo in una mano ed il sistro nell’altra. Il suo culto fu sempre associato a quello d’Iside e d’ Osiride
esso nome al bue Api. L’imperatore Antonino Pio introdusse in Roma il culto di Serapide l’anno 146 dell’èra cristiana ; ma il
ltro che la sera per ivi adorare in piedi la statua d’Iside. 707. Il culto d’Iside si diffuse presto in Grecia, in Italia e
nte, un animale sacro, era delitto punito di morte. 709. Ma in questo culto degli animali non seguivano tutti lo stesso uso.
. Quindi nascevano odii e dispute religiose. 710. L’origine di questo culto , secondo la favola, nasce dai tempi nei quali gli
nità galliche. 726. Tra gli Dei, che i Galli onoravano di parzial culto , i più celebri erano Teutatète, Eso e Tanarete.
rendersi favorevole questo Nume con ogni sorta di vittime, ed il suo culto fu il più scellerato e il più sanguinoso. 732. Be
col sangue di molti fanciulli ai quali si era strappato il cuore. Il culto di queste divinità consisteva principalmente nel
de che si stabilissero). Incivilirono la Frigia, e v’ introdussero il culto di Rea o Cibele. I Dattili in prima esercitarono
vanno talora confusi coi Coribanti, coi Galli e coi Cureti addetti al culto di Cibele. 15. Talnni mitologi unendo inaieme P
7 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
lettere, esisteva nel monte Palatino l’antro consacrato da Evandro al culto del Dio Luperco, vale a dire del Dio Pane. Si con
rmentali, cioè in onore della Dea Carmenta madre di Evandro. Anche il culto di Ercole Tebano fu introdotto nella stessa regio
i sangue fece spesse volte laco. » Della qual liberazione e del qual culto non solo ragionano a lungo Virgilio nel lib. ix d
di qualsivoglia nazione delle quali era ammesso o almeno tollerato il culto in Roma, dopo che fu accordata la cittadinanza ro
alle idee religiose che quel popolo annetteva al suo stravagantissimo culto . L’antico Egitto rimane tuttora in molte parti, e
ei suddetti animali, ma tenevano nel loro tempio e prestavano il loro culto ad un bue vivente a cui davasi il nome di Bue Api
8 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
i faremo immediatamente la numerazione degli Dei, che riscuotevano un culto più esteso, e perciò detti Dii magni, Dii Consent
del fuoco, per cui portava una fiaccola nelle mani. Il principale suo culto consisteva a tenere sempre vivo il fuoco, che ai
o per comparir più bella al suo sposo. I luoghi dove si esercitava il culto di Venere, erano principalmente Gnido, Amatunte,
che dovesse spaventare i pastori piuttosto che riscuotere da essi un culto . Vedesi rappresentato metà uomo, e metà becco, av
le. Pale è la Dca de’ pascoli, de’ pastori, e degli armenti. Il suo culto era in voga presso i Romani : i Greci però non ha
ntrare. Questi Dei erano piccole statuette, o Idoletti convenevoli al culto particolare del padrone della casa : spesso era u
a vendetta. La Fedeltà. La fedeltà, o la buona Fede aveva il suo culto nel Lazio prima di Romolo. Ella presedeva ai trat
formarono dodici borghi, che diedero principio al Regno di Atene. Al culto degli Dei del paese aggiunse quello de’ suoi, e s
fèo fu celebre antichissimo legislatore, e poeta, e meritò altresì il culto al pari delle altre Divinità, ch’aveva nella Grec
ggiugnere quì un breve trattato degli Dei indigeni, che ricevevano un culto particolare dai Napoletani. Siccome sarebbe stran
della Grecia, e del Lazio, senza conoscere quelli che riscuotevano un culto nel suolo ove siamo nati. Gareggia la nostra Patr
i leggieri acquistare la Gioventù le idee necessarie del primo antico culto . Vero è che l’argomento che trattiamo non è nuovo
nostri maggiori, che ad imitazione degli altri popoli professavano un culto tutto loro proprio verso le assurde e false Divin
avano un culto tutto loro proprio verso le assurde e false Divinità ; culto che immantinente cessò, allorchè furono a nuova v
, cioè del padre di Stazio.   II. Il Sebeto. L’antichissimo culto che professavano i primi abitatori di Napoli a qu
otarsi che questo tale Eutico di origine Greca rinnovò l’antichissimo culto dovuto al Sebeto. Nè cio dee far meraviglia, giac
che diede il nome alla Città, dovettero per conseguenza accordare il culto Divino anche al di lei padre Eumelo. Fralle antic
gia nell’articolo Apollo, è da notarsi riguardo a questo Nume, che un culto assai esteso riceveva dai Napoletani, come quello
ome è noto, non dee recar punto maraviglia che avessero professato un culto particolare verso il principe de’ pianeti col nom
itra, con vocabolo Persiano indicante il sole medesimo. Se non che il culto che professavano a questo Nume si esercitava negl
Ecco in iscena nuovamente il sole col nome di Serapide. Il di lui culto era etesissimo nell’Egitto. Crede Varrone che que
scrizione ci manifesti un’epoca recente, qual’è quella di Tiberio, il culto non pertanto assegnato dai Napoletani ai Dioscuri
a tuttavia confessare che nella Campagna Felice esigeva questa Dea un culto particolare. Ciascuna città aveva la propria Fort
tiche iscrizioni ritrovate in Pozzuoli, ed in Napolï ci dimostrano il culto che al Genio si professava. Nelle monete di Adria
9 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
o che Vesta minore non prese marito e fu Dea della castità. Quindi il culto di questa Dea fu affidato ad alcune sacerdotesse
ea fu affidato ad alcune sacerdotesse chiamate le Vergini Vestali. Il culto di Vesta per altro è antichissimo, poichè Virgili
a Dea, molto ci hanno narrato gli storici romani sulla importanza del culto di Vesta e dell’ufficio delle Vergini Vestali in
a del culto di Vesta e dell’ufficio delle Vergini Vestali in Roma. Il culto di Vesta aveva importanza non solo relativamente
di certo alla loro felicità, nè a quella del marito e dei parenti. Il culto di Vesta, fu abolito in tutto l’impero romano nel
10 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
ione del popolo, e stavano a dimostrare che quando si stabilì il loro culto pubblico e fintantochè si mantenne, il popolo cre
pubblica non troviamo facilmente che fossero eretti tempii e prestato culto pubblico a divinità viziose o credute protettrici
attribuiti. Ma della Dea Nèmesi, Dea della vendetta, era pubblico il culto  ; e fu generale tra i Pagani il sentimento che lo
mpierle col proprio braccio e co’propri mezzi. Vero è che in Roma nel culto pubblico e nel tempio che erale stato eretto, que
cultura e in pittura. Ma non tutte queste allegoriche divinità ebbero culto pubblico e tempii presso i Pagani : delle Virtù p
11 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
rsione del genere umano, e cagioni fisiche che disciolsero l’uomo dal culto e dagli ordini civili, onde offuscossi il concett
le sue mire. Tempo già fu, che dilettando i prischi Dell’ Apollineo culto archimandriti Di quanti la natura in cielo e in t
no quasi tutti rivolti al temuto nume di loro ; e propagandosi questo culto nel tempo e nello spazio, quasi tutta la terra ad
di sua creazione, il cum ulo interminato delle doti del Creatore, il culto e l’amore a lui dovuto, la religione, per dir tut
non serbò per sempre la forza primitiva di sua mente, non manteune il culto civile, cui chiamollo il Creatore, ma si disperse
bastarono a spaventare l’umana famiglia e dissolverla dall’unità, dal culto degli ordini civili, e farle abbandonare e fuggir
conduzioni di colonie, onde nascono le aggregazioni degli uomini, il culto civile, le dovizie dell’agricoltura, del commerci
, che furono immaginafi da’principi e da Sacerdoti, e che meritano il culto degli uomini. Da tali mitografie prese le menti,
di queste nostre escogitazioni, dando a un tempo ad intendere, che il culto renduto a quest’anima dell’universo una al culto
ad intendere, che il culto renduto a quest’anima dell’universo una al culto del Sole, della Luna e di altri corpi celesti, fu
che gli antichi si avessero creata questa divinità, onde prestare un culto a questa loro anima del mondo. Il mito, che racco
vano a coro, sciogliendo iterate danze, cantando inni e celebrando il culto degl’Iddii : con questo volevasi intendere, che l
o e ad allri Dei del mare, perciocchè Ercole non andava disgiunto nel culto da tutte queste divinità. Ne’suoi tempii ancora s
12 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424
Dea dei cacciatori, 142 ; — suo tempio in Efeso, 143 ; — sacrifizj e culto di questa Dea, 144 ; — come è rappresentata, 145.
sculapio, Dio della medicina, 289 ; — fulminato da Giove, 290 ; — suo culto , 291 ; — come vien rappresentato, 292 ; — suoi fi
otetto da Saturno, 33 ; — suo regno chiamato Età dell’oro, 34 ; — suo culto , 35 ; — come era rappresentato, 36 ; — invocato i
, 74, 75 ; — gastiga Licaone, 78 ; — suoi differenti nomi, 79 ; — suo culto , 81 ; — come è rappresentato, 83 ; — pluralità di
na, 97 ; — sua messaggera, 93 ; — come vien rappresentata, 94 ; — suo culto , 95 ; — abbandonata da Giove, 96. Giuochi pubblic
6 ; — ferito da Diomede, 257 ; — come vien rappresentato, 258 ; — suo culto , 259 ; — suoi sacerdoti, 260 ; — pluralità di Mar
n rappresentato, 207 ; — suo carro, 208 ; — suo tridente, 209 ; — suo culto , 210-212. Nicea, Ninfa, 304. Nicostrato, poeta, 1
13 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
invenzione. Tempo già fu, che, dilettando, i prischi Dell’apollineo culto archimandriti Di quanti la Natura in cielo e in t
. I suoi sacerdoti chiamati Coribanti ed anche Cureti le rendevano il culto danzando intorno alla sua statua contorcendosi co
ano Salici. Fabbricaronsi molti templi in suo onore. Il suo principal culto era a Roma perchè i Romani riguardavano questo Di
tà, cui siano, stati eretti più monumenti e dedicati più voti. Il suo culto era molto esteso ; e particolarmente nelle città
everamente tutti quelli che vollero opporsi allo stabilimento del suo culto , trionfò di tutti i suoi nemici e di tutti i peri
presentavano giovine ed imberbe. In Lenno aveva egli il suo principal culto . Plutone, Proserpina, altre deità infernali e
laddove ai celesti le viltime si offerivano in numero dispari. Il suo culto era celebre in Grecia ed in Roma. Sono i Romani c
tre un annuo sacrificio in un giorno determinato. Si vuole che il suo culto sia stato trasportato in Italia dai Lacedemoni. E
e di poterne coi voti e colle offerte disarmare lo sdegno ; e il loro culto dall’oriente passò in Grecia, perciocchè i Persi
omo abbia il suo. Il Destino non aveva statue, ma aveva oracoli ed un culto . Igiea o Igia Igiea secondo alcuni moglie
altri armati di spade e percuotendosi con ispargimento di sangue. Il culto di questa Dea celebre in Roma, lo era maggiorment
olare potenza, estendeva il suo impero sopra tutto il globo ed il suo culto erasi dovunque sparso. Riconoscono alcuni mitolog
fanno entrare nel soggetto de’loro canti. Fu tributato alle Ninfe un culto particolare : offrivasi loro in sacrificio l’olio
Il loro nome nella lingua greca significa luogo coperto d’alberi. Il culto che si rendeva loro era presso a poco eguale di q
ceano e Nettuno e tutte le altre marine divinità erano onorate con un culto il quale consisteva in preci ed in sacrifici. Que
ate con un culto il quale consisteva in preci ed in sacrifici. Questo culto era fondato sul vantaggio che traevasi dall’Ocean
dei fiori e dei frutti, ma non erano se non se campestri divinità il culto delle quali non si estendeva sino alle città. Era
rio si collocavano dietro la porta o ne’ focolari. Si rendeva loro un culto religioso e le famiglie attribuivano ad essi la p
quale riducendo ad un solo principio tutta la scienza mitologica, al culto antico cioè della natura, fece di Ercole un esser
tre deità, non vuol significare altro che il sole. L’universalità del culto di Ercole, l’antichità de’ suoi templi di Fenicia
Chirone che gl’insegnò le orgie, i baccanali e tutte le cerimonie del culto bacchico. Chirone portò a tal segno il suo talent
circostanza della prima invasione d’Alarico re dei Goti in Italia. Il culto che si prestò agli Dei, a’ Semidei e agli uomini
positivamente quando i Parassiti, le cui funzioni facevano parte del culto pagano, incominciarono a degenerare e a cadere in
14 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
avean allevato Giove nell’isola di Creta. E Virgilio (1) dice che il culto di Cibèle fu portato da Creta nella Troade. I sac
di Roma e specialmente della Terra, e per essa intendono il fuoco. Il culto di Vesta o del fuoco eterno fu per Enèa dalla Fri
Mercurio, d’ibi. Da questa trasformazione ebbe origine il ridicoloso culto che gli Egiziani prestavano a certi animali. Ma f
poscia passò nella Frigia(2), ove introdusse un segreto e misterioso culto de’ suoi Dei, che si conservò lungo tempo in quel
zione di Giunone fu affidata alle Ore. La Dea adunque ebbe in Samo un culto singolare ; e si vuole che il pavone, uccello car
nore di questa Dea. Si vuole che Giano avesse introdotto in Italia il culto di lei, il quale era molto diffuso presso gli ant
ui si attingeva l’acqua solo pe’ sacrificii e pei segreti misteri. Un culto assai celebre se le prestava in Olimpia, ove ogni
odato nell’Attica, ed avendo ritrovato gli uomini del paese dediti al culto di Nettuno, cioè inchinati alla navigazione ed al
corseggiare, si studiò a suo potere d’introdurre fra quella gente il culto di Minerva, o sia l’amore delle arti e dell’agric
animo orgoglioso di sua felicità a segno di sconfortare i Tebani dal culto de’ Numi. Timagora dice che i Tebani a tradimento
i e de’ Romani. Pare dunque che l’idolatria abbia avuto principio dal culto del sole, e che quest’astro fosse stato la divini
il delfino fra gli astri. Or Acete giunto a Nasso fu tutto inteso al culto di Bacco ; ma pur ebbe a temere del furibondo Pen
e dire che i sapienti reggitori de’popoli mal volentieri vedevano, il culto di Bacco allignare ne’loro paesi. Omero(1) raccon
neo, ovvero Oeneo che in greco significa vino. V. Propagazione del culto di Bacco. Spedizione delle Indie. Ma, ad onta
ad onta di tante contraddizioni, Bacco trionfò dei nemici, ed il suo culto alla giornata prese piede e si propagò mirabilmen
giornata prese piede e si propagò mirabilmente. Forse Orfeo portò il culto di lui dall’Egitto ; il quale per far onore a Cad
nelle isole del mediterraneo e nella Grecia, vi recarono eziandio il culto di quella dea. Essi dovettero in prima fermarsi a
ima fermarsi a Cipro ch’è la più vicina alle coste della Siria, ed il culto di lei vi fu generalmente abbracciato. Di là anda
ano inteso parlare. E come i Fenicii che i primi avean recato colà il culto di Venere, eran venuti per mare ; così i Greci ch
speranza di retribuzione. In detta città eran quelle Dee con ispecial culto venerate, per cui furon dette da Pindaro regine d
n altro luogo si è detto. VIII. Luoghi ove si prestava a Venere un culto speciale. Assai esteso era il culto che prest
i ove si prestava a Venere un culto speciale. Assai esteso era il culto che prestavano a Venere i ciechi gentili, e però
n un certo sentimento di iattanza noveravano i luoghi dedicati al lor culto . Cosi la nostra Dea presso Virgilio (2) si vanta
co di quanti ne avea questa Dea nella Grecia ; il che dimostra che il culto di lei da quella città dovè passare nella Grecia
di Venere, nel Mediterraneo, è più di ogni altro luogo celebrata pel culto di quella dea. Di quest’isola era capitale Pafo,
Venere era particolarmente onorata. Idalia, soprannome di Venere dal culto resole in Idalia, città dell’isola di Cipro. Lib
a, accortamente i poeti fecero nascere Marte in quella regione. Ma il culto di questo nume derivò dall’Egitto, ove la teologi
dal dio della guerra preso il nome di città e popolo di Marte ; ed il culto di lui presso quella gente era fin dalla sua orig
figliuolo di Marte. Fu egli quindi meritamente inteso a promuovere il culto del suo divin genitore, e perciò chiamò Martius,
Orta o di Ora (1). Ma non fu Romolo che avesse il primo introdotto il culto di Marte in quelle contrade. Gli antichi Latini(2
è così dicevasi da’ popoli del Lazio. Quello poi ch’è più celebre nel culto di Marte è il sacerdozio de’ Salii, così detti da
to dall’Arcadia colla madre, prima che fosse Roma, portò nel Lazio il culto di Mercurio. E questo Evandro era fig. di quel nu
i antichi diedero a Mercurio la gloria di avere il primo istituito un culto e de’ sacrificii agli Dei, come ancora di aver ri
Cyllenius, da Cillene, in Arcadia, ove fu allevato e si adorava con culto singolare. Crioforo (a κριος, aries, et φερω, fe
a mettere in opera il ferro ; così i poeti , introdotto in Grecia il culto di quel nume, con lui congiunsero i Ciclopi ch’er
tato in capra. Da questa trasformazione degli Dei in bestie nacque il culto vergognoso che gli Egiziani prestavano a certi an
Satiri ec. e che riputavansi una specie di Genii locali che aveano un culto particolare ed alcune feste lor proprie. Eran con
rrone essa fu un’antica Dea de’ Sabini, di cui T. Tazio introdusse il culto a Roma. Nel Museo Borb. vi è una statua colossale
ccia, nè piedi. Tibullo (5) afferma ch’egli prestava il religioso suo culto a qualunque tronco piantato ne’ campi, o antica p
, la quale era tutta a lei ed a Proserpina consacrata, sicchè il loro culto presso que’ popoli sembrava quasi un ingenito sen
di Napoli ec. VI. Culto prestato a Diana – Tempio di Efeso. Il culto di Diana fu molto esteso ed antico. Dalla Media n
i quel paese ; ed i Romani l’invocarono col nome di Diana. Il novello culto de’figliuoli di Latona perseguitato da’sacerdoti
à che non avesse tempii e simulacri della nostra Dea ; ma pare che il culto di lei avesse avuto la principale sua sede in Efe
ale, vedendo che S. Paolo allontanava il popolo da quel superstizioso culto , suscitò grave tumulto fra quegli artefici, dicen
cacciatrice. Aricina, così detta dalla selva di Aricia, ove avea un culto particolare. Aventina, dal tempio che la nostra
, secondo Pausania. Istmio, gr. ισθμιος ; soprannome di Nettuno, dal culto a lui prestato sull’istmo di Corinto. Neptunus P
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
ade. Vero è che lo stesso poeta aggiunge che i Penati avevano special culto anche nella reggia di Priamo : « Era nel mezzo
bra a’Penati opaco velo35. » Ma se il capo dello Stato onorava di un culto speciale gli Dei protettori della sua città e del
avrebber perduto ancorchè in ogni famiglia avessero ricevuto un simil culto . Infatti non è proibito nemmeno nella religion cr
magnosi, dei fattori dell’ Incivilimento. Tra questi egli annovera il culto degli Dei Penati e dei Lari familiari ; e aggiung
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
essi percorse la terra sino alle Indie, e conquistò facilmente al suo culto anche questa regione. Egli aveva sempre l’aspetto
miracoli. Cangiò in delfini alcuni marinari che si opponevano al suo culto . Fece sì che Licurgo, re di Tracia, il quale avev
liasse da sè stesso le gambe. Penteo re di Tebe che voleva abolire il culto di Bacco fu ucciso dalla propria madre Agave, che
205) e i loro telai in ellera per castigo del disprezzo mostrato pel culto di Bacco. Fu poi generosissimo co’suoi devoti cul
17 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
re Divine, nè ebbe in orrore di tributare alle più vili creature quel culto , che soltanto dovea al Creatore. Pare, che gli As
Apollo. Furono secondo Erodoto(c) primi gli Egiziani a introdurre il culto a questi dodici Dei : di là passò poi nella Greci
di Pisistrato fu loro dedicato in Atene un tempio. Adottarono questo culto anche i Romani, da’ quali i predetti Numi furono
detti Azoni, ossia Deità senza paese determinato e senza particolare culto , tuttavia in certi luoghi più spezialmente si ono
ome il Tempo(c) (20). Questo Nume ebbe nella Grecia e in Roma tempj e culto singolarissimo. Orribili furono i sacrifizj(21),
la era altresì la Dea particolare de’ Trojani(e). Enea ne trasferì il culto in Italia(f). Numa Pompilio fu il primo ad alzarl
pide(12). Sotto il Consolato di Pisone e di Gabinio ne fu proibito il culto , ma poi dall’ Imperatore Comodo di nuovo venne in
l’entrare in qualsivoglia Magistratura, affinchè sempre attendesse al culto del suo Nume. Non poteva nè andare a cavallo, nè
’Itome, città della Messenia (a). Que’ popoli perciò l’onorarono d’un culto particolare, e gl’instituirono annue Feste, dette
era sul monte Albano in singolare modo onorato. L’origine di siffatto culto si deriva da Tarquinio il Superbo. Questi, dopo a
ommità ella aveva un tempio (b) (22). Non si va d’accordo riguardo al culto che le si rendeva Orazio dice, ch’ el la venerò p
r l’acia (e). E’ stata finalmente appellata Argolica (f) o Argiva dal culto speziale, che le si rendeva in Argo. Quivi aveva
d’ Apollo o di Diana, Niobe andava sgridando quelle donne riguardo al culto , che rendevano a Latona ; e tentava di persuaderl
o, figlio di Teseo (a). Questi le eresse un tempio, e v’introdusse il culto medesimo, che le si rendeva nella Chersoneso Taur
edifizio, opera d’Ittino, ove soggiornavano le vergini, consecrate al culto della Dea. La statua di Minerva era d’avorio, e p
varie altre parti della torra, prova la grande estensione del di lei culto . Ella n’ebbe in Egitto, nella Fenicia, nella Frig
me seppe sì bene difendersi che ne partì assolto (c) (7). Pare che il culto di Marte non siasi molto esteso tra’ Greci, perci
ssero le Ninfe alcun tempio, nulladimeno erano onórate di particolare culto . Latte ed oglio loro si offrivano, e si sacrifica
ichi con sommo rispetto di religione, ed erano onorati di particolare culto . Si circondavano di fasce(c), e ad essi si append
n(c). E quì si noti, che i boschi furono i primi luoghi, destinati al culto delle Divinità(d), perchè credevasi, che il silen
 4. (2). Alcuni confusero Cerere con Cotitto, Dea della lascivia. Il culto di questa si professava nella Tracia, nella Greci
Ovid. Metam. l. 5. (5). Di là ripetesi l’origine dello stranissimo culto , che gli Egiziani solevano rendere alle piante e
alzo sul monte Tarpeo un piccolo tempio a Termine, e ne introdusse il culto . Il medesimo Re instituì anche Feste e sacrifizj
eva al tempo, in cui Pandione regnava in Atene(f). Insegnò a’ suoi il culto degli Dei della Grecia ; e però fu denominato il
pecore pregne, e offerivano corone di Narcisso(e). Era pur celebre il culto , che loro rendevasi nell’ Arcadia. In tempo di no
danari (l) : benchè Giovenale ci attesta, che questa Dea non ebbe nè culto , nè altari (a). Si ricorreva alla seconda delle t
per impaurice gli uccelli (a). Que’di Lampoaco erano i più dedicatial culto di questo Dio. Le teste, ch’eglino celebravano a
i, che l’uno e l’altro fossero la stessa Deità. Priapo fu pure con un culto particolare onorato dagli Ornj, popoli della Groc
, e re d’Orcomeno, fu il primo ad ergere loto tempj, e a regolarne il culto (a). (10). Variano i Mitologi sulla genealogia di
temente tutti i partiti, ed erano adorati da tutte le Nazioni (c). Il culto di Bellona, se era celebre in Roma, molto più lo
18 (1880) Lezioni di mitologia
endetta, che sulla terra gli sparse atterriti e maravigliati, il loro culto rivolsero alla Natura; e quindi l’universo che an
ei Giudei se ne eccettua, che Iddio scelse pel sacro deposito del suo culto ) comincia dalle favole: onde io ho giudicato di d
l’istoria, ne spiegherò gli attributi, ma brevemente; perchè il loro culto , le loro imprese poco illustrate sono dai monumen
; quindi fu comune questa denominazione a tutti i luoghi destinati al culto di qualche nume. Si dividevano in più parti i tem
ano gli altari, e tribomi dicevansi, e sembra che si praticassero nel culto di divinità, di ufficj e di parentela congiunte,
curio. Parafrasata Cillenio dio, gloria dell’avo Atlante, Che il fero culto del recente mondo Colla palestra ornasti, e col s
una dell’onde recò alle spiaggie del Peloponneso per farlo oggetto di culto ai Greci presso Malea. Regna discordia sulle caus
ccole statuette di Diana in argento, può ben provare la celebrità del culto di quella dea. Sembra peraltro che la descrizione
diversi attributi che stimavano spettarle. Quanto al simulacro ed al culto di Diana Efesina v’ instruirà Visconti nella segu
zzo di pino. N’era rigorosamente prescritto l’uso nelle cerimonie del culto di Cerere. Le offrivano delle vitelle, e qualche
esentare Cerere, e di tutte le altre cose interessano la storia ed il culto di questa divinità famosa, parlerò nelle seguenti
e dodici deità maggiori della religione delle genti. « Siccome il suo culto fu uno dei più universali, e per le campagne, del
resentazioni teatrali entrate anch’ esse per una parte non ultima del culto greco e romano, ed essendo particolarmente Cerere
mezzo di Orfeo, che le cerimonie sacre ad Osiride ed Iside ridusse al culto della dea ed a quello di Bacco. A Trittolemo, sec
atini. Quasi tutte le antiche pagane nazioni hanno venerata con sommo culto la Terra. Gli Egiziani, gli Sciti, i Liei, i Frig
o considero Cibele e Rea come la stessa divinità. L’ introduzione del culto di Cibele, o Rea, si deve agli Ateniesi, che dopo
gran madre. Quando la Repubblica stava, verun romano prese parte nel culto di Cibele figlio della frigia mollezza. Col tempo
uesto in medaglie, ed anche la sola testa, simbolo comparisca del suo culto . Il compagno di Cibele suo ministro e favorito, è
lla sua atroce natura indusse molti popoli a prestare a questo dio un culto orribile collo spargimento del sangue umano. Pres
ginesi veniva in questa maniera più particolarmente onorato, e questo culto empio e barbaro è stato sempre quello su cui è fo
cora di dissiparli: come quelli che stabilirono nella Grecia il nuovo culto di Giove: finalmente come i custodi, i nutritori
re ai danni degl’incatesimi. I Dattili Idei portarono nella Grecia il culto di Giove e lo stabilirono, secondo Pausania, in O
questo nome ai figli dello stesso dio onorato in Lenno, dei quali il culto si era sparso non solo nell’isole vicine, ma anco
andi. Dei potenti. Come figli di Vulcano Tessalonica li onorava di un culto singolare, e sulle medaglie di questa città si ve
punto da questa epoca ad essere più conosciuto Serapide, e che il suo culto divenne più divulgato da che il primo dei Tolomei
va alle circostanze degli Egiziani. Godevano i primi di ritrovare nel culto delle nazioni la lor teologia; desideravano quest
lutone accusi l’epoca della decadenza dell’arti, epoca nella quale il culto di Serapide riuniva quasi in un solo oggetto la m
lla fu la prima che trasportò dall’isola di Paro in quella di Taso il culto di questa dea. La composizione comincia in questo
ato un altro in un bosco sacro, dove onoravano le Parche collo stesso culto delle Furie, vale a dire che loro sacrificavano p
i secoli dell’Impero romano, fu quella altresì che riscosse più lungo culto fra le deità del Paganesimo, non essendo cessati
i. Eteocle re d’Orcomene fu il primo ad erigerne ed istituire loro un culto particolare: e la fama grata sparse che fosse suo
i creduli, che stimavano essere stati coll’aiuto del nume guariti. Il culto di Esculapio fu portato in Asia da Epidauro, seco
ento di sogni eruditi e di ardimentose congetture è la divinità ed il culto di Bacco. Famoso al pari di Ercole per le conquis
a di queste due divinità, e crede trasportato in Grecia da Melampo il culto di Osiride, sotto il nome di Bacco. Nisa in Arabi
un’antica teologia rediviva nei tempi che precedettero la caduta del culto pagano, o da un genio di moralizzare, che fosse d
si dissero Libero e Libera, ebbero una stretta ed evidente unione nel culto del paganesimo. L’ amistà di Cerere con Bacco sem
come quelli che nei Misteri soltanto si rilevavano, ma certo è che il culto di queste tre divinità fu congiunto, sì nei gran
ei Greci onorarono con Cerere, Libero e Libera: e monumento di questo culto è anche il presente bassorilievo, il quale, comec
la metà presso degli avanzi delle arti vetuste son memorie ancora del culto di questo nume. Il presente bassorilievo staccato
ltri monumenti possono supporsi in tal foggia ritratti i ministri del culto Bacchico, secondo il costume accennato altrove de
essi coi quali fugò quell’eroe gli uccelli Stinfalidi. Il comune loro culto fu ravvivato da una superstiziosa adulazione quan
iedi un’ altra figura nella Villa Mattei, dove Winkelman crede che il culto egizio si esercitasse. Quello che più, secondo il
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
LXIX Di alcune Divinità più proprie del culto romano A render più completa la spiegazione del
o che quella di suo marito. Perciò le matrone romane le prestavano un culto religioso in un tempio chiamato opertum (che in l
li ambasciatori che non erano ammessi in città. I sacerdoti di questo culto si chiamavano Bellonarii, derivando il loro nome
20 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
ai piedi, o sopra di un cocchio tirato dai pavoni. Il principale suo culto era in Samo, e Cartagine. Sacre a lei erano in Ro
istri, secondo Esiodo, erano il Terrore e il Timore. Il suo principal culto era nella Tracia ed anche in Roma, ove in somma v
lo in mano, e zoppo da ambi i piedi. Aveva egli in Lenno il principal culto . Le feste Vulcanali ad onor di lui celebravansi i
uardare insieme con Apollo suo patire qual Dio della medicina. Il suo culto era specialmente in Epidauro; ma passò poscia anc
ere; Cibele o dalla città o dal monte Cibelo nella Frigia, ove il suo culto ebbe principio, o da Cibelo suo primo Sacerdote.
are i ladri e gli uccelli. In Lamsaco città della Misia aveva egli il culto primario. Era tenuto come il più lascivo fra tutt
l monte Aventino, si volle da esso per gratitudine onorata di perenne culto , e la sua festa con solennità celebrata ai 15 di
e’ loro giuochi. L’ idolatria secondo l’ Ab. Banier incominciò dal culto degli astri, e principalmente del Sole e della Lu
astri, e principalmente del Sole e della Luna. Da questo, si passò al culto del Fuoco, dell’ Aria, e de’ Venti, del Mare e de
i che per qualche straordinaria azione si erano resi illustri. Questo culto però da principio era semplicissimo. Un mucchio d
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
valore colla strategia e cogli strattagemmi di guerra, preferivano il culto di Minerva a quello di Marte ; e lasciarono che l
ndazione ebbe luogo tre in quattro secoli dopo l’eccidio di Troia, il culto di Marte fu il più solenne e devoto dopo quello d
22 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
colari ec. VII. Flamini,4 sacerdoti istituiti da Numa, e destinati al culto di qualche deità in particolare. Prima furon tre
i tre, cioè, di Giuve, di Marte e di Quirinu, ed i Flamini minori pel culto degli altri Dei. Le mogli dei Flamini erano dette
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
poeti aggiungono che andò a fermarsi in Cipro, ed ivi ebbe il maggior culto e il titolo di Ciprigna. In molti altri luoghi fu
o, in Idalio, in Àmatunta, in Gnido, ed ebbe da questi luoghi del suo culto i titoli di Citerèa, Pafia, Idalia ecc., tanto fr
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
la prudenza, virtù necessaria principalmente ad un medico. Il maggior culto di Esculapio fu in Epidauro ; e sappiamo dallo st
tolomeo, dopochè Roma divenuta cristiana dedicò quel tempio pagano al culto di quest’apostolo. Idearono ancora i mitologi che
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
appellata Massima ed ivi gli fecero sacrifizii come a un Nume. Questo culto per Ercole fu accolto e si conservò in appresso i
Secondo altri però la Dea Diana impedì così fatto cólto, cioè questo culto o sacrifizio, e trasportò altrove Ifigenia, e in
od errori dei popoli pagani, anche nei tempi istorici, finchè durò il culto dei loro Dei falsi e bugiardi. Perciò nella Mitol
nco delle principali superstizioni del Paganesimo, che derivarono dal culto di tali Dei : il che faremo nei seguenti capitoli
egli non enumeri per filo e per segno tutte le idee e le pratiche del culto pagano che egli credeva superstiziose, a noi bast
one probabile riflettendo che Sibille chiamavansi le sacerdotesse del culto di Apollo nell’ Asia Minore, le quali a guisa e s
26 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
edesimi ergevano una colonna, i Romav’ inalzavano delle statue(a). Il culto , che prestavasi agli Eroi, consisteva in una pomp
incitori si dava una corona di mirto, e un trepiede di bronzo (e). Il culto d’Ercole si estese nelle Gallie, nella Spagna, e
conferì gli stessi privilegi degli altri cittadini. Regolò altresì îl culto de’ Numi, instituì varie Feste, e rinovò in onore
mo operasse dei prodigi. Crearono un Sacerdote, che ne presiedesse al culto , e lo tenesse in propria casa per tutto il tempo
lico, e senza spargimento di sangue. I Sacerdoti, destinati al di lei culto , erano vestiti di lino bianchissimo, per dinotare
raggio. Tullo stesso trionfò de’ suoi nemici, e introdusse in Roma il culto di questa Divinità. Il Timore si rappresenta pall
quali presero cura di lui, senzachè Saturno se ne accorgesse. Il loro culto si estese più d’ogni altro. Anguia, città della L
cevano un dovere d’onorare come Dei domestici(c). Sembra, che il loro culto sia derivato dall’antico costume di seppellire ne
ed ebbe un altare sul monte Aventino, perchè introdusse nel Lazio il culto della maggior parte delle Greche Divinità (b). (
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30
le dure selci e i diamanti 23. Ma cadono poi nel feticismo, ossia nel culto materiale dei prodotti della natura (feti) 24), q
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
iteismo, incluso quello delle Vestali. I più ostinati a conservare il culto dei falsi Dei furono gli abitanti delle campagne
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
sca, per distinguerla da un’altra Vesta sua nipote, Dea del fuoco del culto delle Vestali in Roma. Ebbe anche i nomi di Titèa
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
a divinità, la base e il fondamento della morale religiosa. Quindi il culto di tali Dei, chiamati giustamente dall’Alighieri
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
e supremo, del quale eran figli la maggior parte degli altri Dei. Il culto di Cibele fu introdotto in Roma ai tempi della se
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
ni dei documenti storici delle chiese e di altre fabbriche addette al culto , ma pur anco ne’ monumenti e nelle epigrafi delle
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
cia (o di Tessaglia) aveva atterrato per dispregio una selva sacra al culto di Cerere ; e la Dea lo punì col farlo invadere d
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
cadia come Dio dei pastori, e da quella regione fu trasportato il suo culto in Italia dall’Arcade Evandro tre secoli e mezzo
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
Feticismo egiziano, e rende qualche probabile ragione di così strano culto , come osservammo pur anco nella guerra dei Gigant
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
dicare il cristianesimo agli Efesii ; e poichè egli voleva abolire il culto di Diana, poco mancò che non fosse massacrato dag
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
ochi ginnastici, esercizii tanto pregiati dagli Antichi160. Perciò il culto di Mercurio era estesissimo, e Cesare nei suoi Co
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
ervono tutti a ispirar dispregio anzi che venerazione per esso. Aveva culto pubblico soltanto in Lampsaco, città dell’Asia Mi
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
on entusiasmo senza pari. In Dante poi era sì grande e sì fervente il culto per queste Dee, che per loro, dice egli stesso, s
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
contradizione, la negazione della loro stessa divinità, e perciò del culto religioso che ne dipendeva. I primi Cristiani att
/ 40