dio delle acque ; un Eolo dei venti ; un Plutone in sotterraneo regno
con
la reggia di fuoco e eon fiumi che menavano fiamm
o, tendono a chiarirne meglio un altro, e comprendono utili verità, e
con
graditi ornamenti le imprimono meglio nella memor
i e norme di saviezza e lezioni di civil convivenza ; e va d’ accordo
con
la morale antica il credere che le stelle inviate
l’ aria, dell’ acqua, del fuoco. Le quali manifestandosi in principio
con
grandissimi sconvolgimenti nelle tempeste, nelle
eon adunarono tutte le divinità adorate in paesi diversi ; ed insieme
con
le loro armi vittoriose introdussero il culto dei
n Nume o di una Dea, come Ercole, Esculapio, Castore, Polluce, ec., e
con
essi gli eroi che avevano meritata l’ immortalità
è gli stessi Dei ! 24. Il Destino era seduto sopra un trono di ferro,
con
gli occhi bendati e un piede sul nostro globo ; a
o il Tempo che distrugge tutto ciò che egli stesso produce, la favola
con
bene accomodata allegoria fingeva eh’ ei divorass
Titani suoi figli, mosse guerra a Saturno, lo vinse, e lo imprigionò
con
Cibele in angusto carcere ; ma poi Giove da buon
el genere umano : Lo secol primo, quant’ oro, fu bello ; Fe’savorose
con
fame le ghiande, E nettare per sete ogni ruscello
o sempre più lieto il suo viaggio Facea, girando la superna sfera ; E
con
fecondo e temperato raggio, Recava al mondo etern
o eterna primavera. Zefiro i fior d’ aprile e i fior di maggio Nutria
con
aura tepida e leggera. Stillava il mel dagli elci
gno umano, Che nacque all’ uom si vano e si difforme, E li fece venir
con
l’ arme in mano L’un contro l’ altro, impetuosi o
o a cena, e poi l’ uccide. Il cittadin più cortese che saggio Alberga
con
amor persone infide, Che scannan poi, per rubarlo
amor persone infide, Che scannan poi, per rubarlo nel letto, Lui che
con
tanto amor diè lor ricetto. S’accendon l’aspre ed
te e sconsolate Piangono i morti lor mariti e figli ; E il fanciullin
con
l’angosciosa madre Resta senza governo e senza pa
on l’angosciosa madre Resta senza governo e senza padre. Astrea11 che
con
la libra e con la spada Conosce di ciascun l’ err
madre Resta senza governo e senza padre. Astrea11 che con la libra e
con
la spada Conosce di ciascun l’ errore e il merto,
errore e il merto, Poi che s’ avvide che non v’ era strada Da giunger
con
la pena al gran demerto, Se non rendeva per ogni
mi Ultima andò fra i più beati Numi. 35. I Romani onorarono Giano
con
special culto ; e pel suo regno lungo e tranquill
econdo re di Roma (714 anni avanti Gesù Cristo) gli edificò un tempio
con
dodici altari, uno per ciascun mese dell’anno ; i
pace tra essi conchiuso. 36. È rappresentato in sembianze di giovine
con
una bacchetta in mano, quale Dio tutelare delle s
giovine con una bacchetta in mano, quale Dio tutelare delle strade, e
con
una chiave per aver inventate le porte. Talvolta
a le sue statue hanno quattro facce alludendo alle stagioni, e spesso
con
la destra additano il numero 300 e con la sinistr
udendo alle stagioni, e spesso con la destra additano il numero 300 e
con
la sinistra il 65 per significare la misura dell’
reso il nome il mese di gennaio, nel quale era celebrata la sua festa
con
offerte di datteri, di fichi e di miele. Facevano
vano da un lato una nave, simbolo del commercio, e dall’altro un uomo
con
due leste, ossia il ritratto del re Giano. Si cre
a polvere è la misura del tempo, mentre le ali rammentano la velocità
con
cui passa ; e il serpente che forma un cerchio è
argo : Chè volan l’ ore, e i giorni, e gli anni, e i mesi ; E ’nsieme
con
brevissimo intervallo, Tutti avemo a cercar altri
ndimena e Idea, dai nomi di tre montagne di Frigia (Asia minore) dove
con
special culto era onorata. 41. La chiamarono anch
iuta sotto quello di Vesta. 43. Gli eruditi distinguono tre divinità
con
lo stesso nome di Vesta : una, detta anche Terra
oglie ; e la terza è sua figliuola. 44. A ragione immaginarono Cibele
con
sembianze di donna veneranda e forte, e le posero
v’ era custodito il Palladio (570) di Troja, e dove sorgeva un altare
con
perpetua fiamma chiamata il fuoco sacro. I Greci
cio se prima non avessero onorato Vesta. Il suo simulacro era coperto
con
ampio manto, e aveva la testa turrita e velata la
irto del vento, facili a’ nocchieri ; E di chiaror dolcissimo consola
Con
quel lume le notti ; e a qual più s’ apre Modesto
dido foco una scintilla Spira la Dea nell’ anime gentili, Che recando
con
sè parte del cielo, Sotto spoglie mortal scendon
li spettacoli avevano luogo distinto. Il pubblico erario le manteneva
con
splendidezza. Dopo trent’ anni di sacerdozio eran
a vietato l’entrarvi sotto pena di morte. I magistrati vi assistevano
con
abiti di porpora. 48. I sacerdoti di Cibele aveva
acqua del quale si fingevano furibondi a segno di lacerarsi il corpo
con
staffilate e coltelli, indizio del cieco fanatism
ora avevano seco alcune vecchie che facevano professione d’ impostura
con
versi di magia, con incantesimi e sortilegi, e tu
une vecchie che facevano professione d’ impostura con versi di magia,
con
incantesimi e sortilegi, e turbavano spesso il ri
9),14 , servendo al culto di Giove ; e celebravano le feste di Cibele
con
immenso tumulto, mischiando a’ loro urli lo strep
mischiando a’ loro urli lo strepito dei tamburi, percotendo gli scudi
con
le lance, ballando e movendo la testa con atti di
mburi, percotendo gli scudi con le lance, ballando e movendo la testa
con
atti di frenesia. In prima abitarono il monte Ida
313), re dell’ inferno, era brutto e nero (Dante lo dipinge rabbioso,
con
enfiate labbia, e lo chiama maledetto lupo, qual
e, incuteva tale spavento, che nessuna Dea volle unirsi in matrimonio
con
lui : tanto è vero che la sola ricchezza non ha a
gio. Laonde un giorno adocchiata Proserpina che stava cogliendo fiori
con
le sue compagne sulla pianura d’ Enna in Sicilia,
era stata generosa verso la cortesia di Celeo, altrettanto fu severa
con
essi trasformandoli in rane in quel pantano, a si
ere ha volto bello, membra robuste, leggerissime vesti ; è incoronata
con
una ghirlanda di spighe o di papaveri ; e le sue
prima dovevano purificarsi, astenersi da ogni divertimento, e vivere
con
sobrietà esemplare. Agli uomini era vietato l’ass
Sicilia, nel tempo di questa processione, le donne correvano qua e là
con
fiaccole accese chiamando ad alta voce Proserpina
tà sempre maggiore ond’egli era assalito, e finalmente morì divorando
con
orrenda rabbia le proprie membra. Chi non vede in
mi ed interi monti. Non sai qual contro a Dio Fé di sue forze abuso,
Con
temeraria fronte, Chi monte impose a monte ? Pa
odardo, poichè presa la figura d’un leone, combattè per qualche tempo
con
intrepidezza, animato da Giove che di continuo gl
folgor acuta (Dante Inf. c. xiv) opera dei Ciclopi (272), e saettati
con
tutta la sua possa i Giganti, restò vittorioso. I
., c. XII. e Tifone o Tifeo, mezz’uomo e mezzo serpente, che arrivava
con
la testa al cielo, e che per sè solo, al dir d’Om
inascendo sempre, erano cagione di continuo martirio allo sventurato.
Con
tal favola sembra che i poeti volessero indicare
della tirannide ; e infatti Ercole, (364) figlio dello stesso Giove,
con
l’andar del tempo uccise l’avvoltoio, e liberò Pr
ricolmare anch’egli dei suoi doni Pandora, le regalò un vaso chiuso,
con
l’ordine di recarlo a Prometeo ; il quale, preved
ste e ultimo scampo, restò nel fondo del vaso.21 74. Giove protesse
con
parzialità parecchie mortali, e prese a tale ogge
u celebre e più usitato fu quello d’Olimpico dall’abitar ch’ei faceva
con
la sua corte sulla cima del monte Olimpo in Tessa
; ed il padre degli Dei, apparsogli in forma d’ariete, battè la terra
con
la zampa, e ne fece scaturire una sorgente. Allor
nauti. 83. Il Giove dei Greci e dei Romani fu sempre rappresentato
con
maestoso aspetto, con lunga e folta barba, assiso
dei Greci e dei Romani fu sempre rappresentato con maestoso aspetto,
con
lunga e folta barba, assiso in un trono d’avorio,
da essa ai Romani, massime nella guerra coi Galli Senoni od in quelle
con
gli Arunci o con Pirro. 86. Ebbe tre figli : Mart
, massime nella guerra coi Galli Senoni od in quelle con gli Arunci o
con
Pirro. 86. Ebbe tre figli : Marte (255) generato
erminabili piati, la condannò a star sospesa per aria a due calamite,
con
due incudini ai piedi e colle mani legate a tergo
igliata della bellezza di quell’animale, e chieselo in dono al marito
con
tante carezze ch’ei gliel concesse. Allora Giunon
rio suo araldo (160) di fare addormentare il maraviglioso vigilatore,
con
la voluttà della musica e con l’ajuto di Morfeo D
ddormentare il maraviglioso vigilatore, con la voluttà della musica e
con
l’ajuto di Morfeo Dio del sonno (241) che a tale
to Ercote (364) a grandi rischi. 92. Giunone devastò l’isola d’Egina
con
una spaventosa pestilenza che fece perire tutti g
rribili cozzi, e credendosi vitelle. Melampo restituì loro la ragione
con
un’acqua mescolata d’elleboro ; ed in premio di q
boro ; ed in premio di questa cura mirabile ebbe la mano d’Ifianasse,
con
una parte degli stati di Preto. 93. Iride figlia
unone più spesso è rappresentata sopra un carro tirato da due pavoni,
con
lo scettro in mano, e la fronte coronata di gigli
parte di Grecia e d’Italia erano templi a questa Dea consacrati ; ma
con
maggior culto l’onoravano ad Argo, a Samo ed a Ca
stra una tazza e una lancia nella sinistra ; oppure comparisce assisa
con
un bambino fasciato ed un giglio. Qualche volta a
Fu adorata anche in Egitto sotto la forma di una vacca o di una donna
con
le corna in capo ; ma cosi gli Egiziani la confon
una donna con le corna in capo ; ma cosi gli Egiziani la confondevano
con
la dea Iside (690, 691 ec.) Apollo. 96. Gi
ente, e che devastava i campi della Tessaglia. Lo assalì, lo trafisse
con
le sue frecce divine, e lo uccise ; e la pelle de
per essere utile agli abitanti, si studiò di farne più miti i costumi
con
le dolcezze della musica, simbolo della persuasio
a ella, non conoscendo il Nume, timida e pudibonda si pose a fuggirlo
con
tanta precipitazione, che suo padre, per meglio n
quel fiore che ne porta il nome. Forse per questo i giacinti adornano
con
tanta mestizia la tomba delle tenere vittime dell
no (185), esule anch’egli dal cielo in pena d’una cospirazione ordita
con
altri Dei contro Giove. 106. Allora ambedue chie
quando appunto faceva costruire la città di Troia ; e venuti a patti
con
lui, s’allogarono per fabbricargli le mura. Ma co
stata incatenata sopra uno scoglio, quando Ercole (364), approdatovi
con
gli Argonauti (452), giunse in tempo a salvarla u
silio e le sventure d’Apollo placaron Giove, che gli rese la divinità
con
tutti i suoi privilegj, e lo destinò a diffondere
d ottenne di trasformarsi in cicala. 113. Dal matrimonio dell’Aurora
con
Titone nacque Memnone (Memnésthai, rammentarsi, g
Memnone (Memnésthai, rammentarsi, gr.), re d’Etiopia, il quale militò
con
Priamo (587) nella guerra di Troia, e vi rimase u
li memnonidi, i quali si separarono in due branchi, e si combatterono
con
tanto furore ed ostinazione, da cader morti accan
ndo a sè stessa gl’ingiusti sospetti. Cefalo per disperazione si ferì
con
la medesima arme, e fu cangiato con Procri nella
. Cefalo per disperazione si ferì con la medesima arme, e fu cangiato
con
Procri nella stella mattutina che precede l’Auror
tina che precede l’Aurora. 117. Gli antichi rappresentavano l’Aurora
con
la veste di color rancio, con una face in mano, i
7. Gli antichi rappresentavano l’Aurora con la veste di color rancio,
con
una face in mano, in sull’uscire da un palazzo ve
zo vermiglio, assisa sopra un carro color di fuoco. Omero la descrive
con
un gran velo dato alle spalle per significare che
palle per significare che l’oscurità si dissipa innanzi a lei, mentre
con
le mani di rose apre le porte del giorno. Talvolt
i Caprarola appartenente alla famiglia Farnese di Roma, descrive così
con
molta leggiadria l’Aurora. « Facciasi dunque una
una fanciulla di quella bellezza che i poeti s’ingegnano di esprimer
con
parole, componendola di rose, d’oro, di porpora,
ente. Dalla cintura fino alle ginocchia, una sopravvesta di scarlatto
con
certi trinci e groppi che imitassero quei suoi ri
le si mandi avanti un Amore che porti una face, e un altro dopo, che
con
un’altra svegli Titone. Sia posta a sedere in una
creduta madre d’Omero, soleva per effetto di stolto orgoglio vantarsi
con
tutti e continuamente de’ suoi celesti natali ; q
sse luogo di virtù e di sapienza. Un giorno venne a contesa di natali
con
Epafo (90), figliuol di Giove, e con altri suoi f
giorno venne a contesa di natali con Epafo (90), figliuol di Giove, e
con
altri suoi folli compagni ; e vantando, secondo i
ore del sole un sì gran fallo ; un Dio non erra. S’avvisarono adunque
con
quella rozza acutezza che è propria dei barbari e
uo dolore, Fatto cantando già canuto e veglio In augel si converse, e
con
la voce, E con l’ali da terra al cielo alzossi.
o cantando già canuto e veglio In augel si converse, e con la voce, E
con
l’ali da terra al cielo alzossi. Eneide, lib. X
nel carme le Grazie dedica a questo simbolo della beltà, che veleggia
con
pure ali di neve, i seguenti bei versi : A quant
credere alla favola, offeso da una riprensione troppo severa, avrebbe
con
la sua lira spezzato il capo al maestro. 122. Apo
elfica Deità, stando a sedere sopra uno sgabello a tre gambe, coperto
con
la pelle del serpente Pitone (97), e indicato col
ri ed i suoi scritti, ed egli partendo a mani vuote rispose, io porto
con
me ogni cosa 31. Forse questa risposta poteva ess
poesia, della musica e delle belle arti. Fu maestro delle Muse (274)
con
le quali abitava il Parnaso, l’Elicona in Beozia,
, fonte) che scende dall’Elicona, e che il cavallo Pegaseo (124) fece
con
un calcio scaturir dalla terra. Alle falde dell’E
l suo padrone ha le orecchie d’asino ; indi ricopre il buco e va via.
Con
l’andar del tempo crebbero in quel luogo alcune c
iaco, e dopo averlo inghirlandato lo condussero a Mida che lo accolse
con
magnificenza regale. Bacco volendo ricompensarlo
o dell’incenso. 132. Il giovine Ciparisso, amico d’Apollo, s’allevava
con
grande affetto un bel cervo ; quand’ecco che inav
o di lui si curava, tratto dal primo impeto dello sdegno, la trafisse
con
un dardo e la cangiò in cornacchia. Indi si pentì
nor suo furon detti Peani o Peane, perchè ordinariamente cominciavano
con
queste due parole Io Paean per rammentare la sua
nuamente Io Paean, avanti ! colpisci ! oppure lancia i tuoi dardi ! e
con
l’andare del tempo, dopo ogni vittoria, questa es
i che le notti. Quindi il cigno si riferiva anche alla tenera armonia
con
la quale supponevasi che questo volatile cantasse
sovrastava all’entrata del porto di Rodi. Rappresentava il dio Apollo
con
una radiante corona in testa, armato d’arco e di
una radiante corona in testa, armato d’arco e di freccia, ed alzando
con
la destra mano un bacino, nel quale di notte tene
Semiramide ; il palazzo di Ciro che dicono avesse le pietre cementate
con
l’oro ; le famose Piramidi di Egitto, che si cred
antichi rappresentano Apollo in sembianza di un bel giovine imberbe,
con
lunga e bionda chioma inghirlandata d’alloro ; gl
bo per fratello, Diana sulla terra, Ecate (234, 2°) nell’inferno ; ma
con
questi diversi nomi era una sola divinità, e i po
), che ebbe la temeraria curiosità di guardarla mentr’ella si bagnava
con
le sue ninfe. E Cinzia sempre fu alle Grazie ami
nava con le sue ninfe. E Cinzia sempre fu alle Grazie amica, E ognor
con
esse in tutela al core Delle ingenue fanciulle, e
uello di Lucina perchè invocata anch’ella nei parti, e perciò confusa
con
Giunone ; ed i Latini la dissero Genitalis od Ill
adoperano in cose lodate. 140. È notabile la severità che Diana usava
con
le sue seguaci. Calisto era la ninfa prediletta d
tta di questa Dea, e le aveva promesso di vivere continuamente nubile
con
lei ; ma ad insinuazione di Giove, che le apparve
uo cospetto, e la mutò in orsa ; ma Giove la collocò in cielo insieme
con
Arcade, ove ambedue formano le costellazioni dell
azio di duecento venti anni, e arricchito dei tesori di tutta l’Asia,
con
pitture, statue e bassorilievi che erano capolavo
pe. Pare che Erostrato commettesse questo misfatto per fare immortale
con
l’infamia il suo nome. Gli Efesj decretarono, ma
uesto folle non fosse mai pronunziato. Quindi ricostruirono il tempio
con
eguale magnificenza ; ma fu poi saccheggiato da N
to Ecatombe, parola greca composta, che significa appunto cento buoi.
Con
l’aiuto di Ifigenia (527) sacerdotessa di questa
d’anni circa diciotto, grande, d’aspetto virginale, simile ad Apollo,
con
le chiome lunghe, folte e crespe alquanto, o con
e, simile ad Apollo, con le chiome lunghe, folte e crespe alquanto, o
con
uno di quei cappelli in capo, che si dicono acida
ri, largo di sotto, ed acuto e torto in cima, come il corno del Doge,
con
due ali verso la fronte, che pendano e cuoprano l
so la fronte, che pendano e cuoprano le orecchie, e fuori della testa
con
due cornette, come d’una luna crescente, o second
testa con due cornette, come d’una luna crescente, o secondo Apuleio,
con
un tondo schiacciato, liscio, e risplendente a gu
che di qua e di là abbia alcuni serpenti, e sopra certe poche spighe,
con
una corona in capo o di dittamo, secondo i Greci,
cinta sotto le mammelle e attraversata sotto l’ombilico alla ninfale,
con
un mantelletto in ispalla affibbiato sul destro m
nfale, con un mantelletto in ispalla affibbiato sul destro muscolo, e
con
osattini in piede vagamente lavorati. Pausania al
n’altra veste tutta nera, ma chiara e lucida, sparsa di molte stelle,
con
una luna in mezzo, e con un lembo intorno con orn
ma chiara e lucida, sparsa di molte stelle, con una luna in mezzo, e
con
un lembo intorno con ornamento di fiori e di frut
sparsa di molte stelle, con una luna in mezzo, e con un lembo intorno
con
ornamento di fiori e di frutti pendenti a guisa d
questi abiti qual meglio vi torna. Le braccia fate che siano ignude,
con
le loro maniche larghe ; con la destra tenga una
torna. Le braccia fate che siano ignude, con le loro maniche larghe ;
con
la destra tenga una face ardente, con la sinistra
e, con le loro maniche larghe ; con la destra tenga una face ardente,
con
la sinistra un arco allentato, il quale, secondo
vi pare, ed attaccatele il turcasso agli omeri. Si trova in Pausania
con
due serpenti nella sinistra, ed in Apuleio con un
. Si trova in Pausania con due serpenti nella sinistra, ed in Apuleio
con
un vaso dorato col manico di serpe, il qual pare
pare come gonfio di veleno, e col piede ornato di foglie di palma. Ma
con
questo credo che voglia significare pur Iside ; p
stoltamente agogna e vagheg gia quelle cose vane ; ma Giove si tolse
con
sè il bambino del quale Semele era incinta, e lo
asino, dove appena può reggersi, ora camminando barcollon barcolloni
con
l’ aiuto d’ un tirso, che è un bastone coronalo d
o nella sua prima giovinezza girò tutta la terra e conquistò le Indie
con
un esercito d’ uomini e di donne che per armi ave
fra le costellazioni. 153. Le feste in onore di Bacco erano celebrate
con
grande strepito nelle città e nelle campagne dai
gl’ Imperatori, allora furono ripristinate e celebrate anzi ogni mese
con
ogni eccesso di sregolatezze. 154. Le Baccanti o
gni eccesso di sregolatezze. 154. Le Baccanti o Menadi erano vestite
con
pelli di tigri o di pantere, e andavano correndo
di pantere, e andavano correndo e urlando scarmigliate sulle colline
con
faci o tirsi (150) nel pugno, dietro alla statua
glio, anzichè morto, ebro giacere. 157. Bacco è figurato comunemente
con
le corna, simbolo di forza e di potenza, e per ra
giogare i bovi all’aratro. Ha sempre la corona di pampani o d’ellera,
con
la faccia di giovine ridente ed imberbe, essendoc
tò la vite, e insegnò agli uomini a fare il vino. Molti lo confondono
con
Nembrod, perchè i loro nomi in greco e in ebraico
gislatori e benefattori dei popoli conquistati. Bacco è rappresentato
con
due corna, Mose con due raggi sul capo. Il tirso
ori dei popoli conquistati. Bacco è rappresentato con due corna, Mose
con
due raggi sul capo. Il tirso di Bacco fece scorre
i dei Numi aveva ali alla testa, ed ai piedi talari : Ali son queste
Con
penne d’oro, ond’ ei l’aria trattando, Sostenuto
. Il caduceo tenuto in mano da Mercurio era una verga alata in cima e
con
due serpi avvoltele intorno. Si narra che un gior
giorno avendo incontrato quei due animali che si battevano, li separò
con
la verga, ed essi vi rimasero avviticchiati ; qui
ova il commercio. 162. I poeti attribuiscono grandi virtù al caduceo.
Con
esso Mercurio ha possanza Fin nell’ Inferno, onde
ed aveva fama di padre dell’ eloquenza ; ed allora lo rappresentavano
con
una catena d’oro pendente dalla bocca a significa
pendente dalla bocca a significare ch’ ei legava le menti e gli animi
con
la forza della persuasione. 164. Questo Nume pres
sservanza della buona fede tra i mercatanti ; era figurato per lo più
con
una borsa nell’una mano, un ramo d’olivo e una cl
tro a Giove (28) ; ma questa è una bizzarra allegoria della prontezza
con
la quale Mercurio seppe anche da giovinetto catti
sima dei Greci fa parere più strana, ma non meno evidente l’allegoria
con
altri consimili fatti. Mercurio era sempre in fas
utato inventore. Questa lira fu formata col guscio d’una testuggine e
con
le corde di lino. 167. Un altro giorno Mercurio i
Natura avea L’ austero nome : fra’ Celesti or gode Di cento troni ; e
con
più nomi ed are Le dan rito i mortali, e più le g
spirando amore, Fai si che d’una in altra si propaghi Stirpe la vita
con
accesa brama. 171. Le dodici Ore, cui fu commess
o dai poeti figliuol di Venere e di Marté (255) è un fanciullo alato,
con
l’arco, simbolo di potenza, ed il turcasso pieno
mbolo di potenza, ed il turcasso pieno di frecce ; talvolta è cieco o
con
una benda sugli occhi ; ha in mano una face, simb
tatura, la freschezza e l’agilità d’un fanciullo. Lo dipingono ancora
con
un dito alla bocca ; indizio di quella discretezz
er via più che neve bianchi : Sopr’ un carro di fuoco un garzon crudo
Con
arco in mano, e con saette a’ fianchi, Contra le
bianchi : Sopr’ un carro di fuoco un garzon crudo Con arco in mano, e
con
saette a’ fianchi, Contra le qua’ non val elmo n
e soavi, Fatto signore e Dio da gente vana. Qual é morto da lui, qual
con
più gravi Leggi mena sua vita aspra ed acerba Sot
one, lo fa nascere da Poro Dio dell’ abbondanza unitosi in matrimonio
con
Penia Dea della povertà, che nello stesso giorno
arda a ricchezza nè a povertà ; chè anzi si accompagna principalmente
con
la carità, la quale santifica gli affetti ispirat
glio di Venere e di Bacco (146). È un giovinetto incoronato di fiori,
con
la face nella destra e un velo nuziale nella sini
nta predilezione, fu punito di questa sua indiscretezza da Giove (63)
con
un colpo di fulmine che gli sfiorò la pelle. 177.
dare un’idea della leggerezza del suo animo. Infatti è rappresentata
con
ali di farfalla, o con uno di questi animaletti c
gerezza del suo animo. Infatti è rappresentata con ali di farfalla, o
con
uno di questi animaletti che le svolazza intorno.
a di parlare ; si prostra a’ piedi del generoso vincitore, ed implora
con
umiltà il suo perdono. Lo sposo celeste, contento
amenti morali che in questa favola sono ingegnosamente riposti. Altri
con
più elevati intendimenti asserisce essere adombra
sol scalde, o che ’l mar bagne. Nel mezzo è un ombroso e verde colle
Con
si soavi odor, con si dolci acque, Ch’ogni maschi
’l mar bagne. Nel mezzo è un ombroso e verde colle Con si soavi odor,
con
si dolci acque, Ch’ogni maschio pensier dell’alma
modi la Dea della bellezza. In Elide stava a sedere sopra una capra,
con
una testuggine sotto il piede, a significare che
suasione e sua fida compagna. Ma per lo più la rappresentarono assisa
con
Cupido in un carro di madreperla, ossia sopra una
levata la testa, e gli occhi fissi nel cielo. Amore stavale a’ piedi,
con
gli occhi bendati, ad ali aperte, con la faretra
cielo. Amore stavale a’ piedi, con gli occhi bendati, ad ali aperte,
con
la faretra piena di fiammeggianti dardi ; e Vener
la Timidezza temperava l’ardore dei suoi sguardi ; il Sorriso animava
con
eloquenza le labbra ; l’alterezza e il valore spi
pera della moderna scultura che l’italiano Canova seppe far risorgere
con
tanta lode, è la sua Venere ; e questa pure si am
re ; la prima a motivo di questo fatto : Un giorno Cupido passeggiava
con
sua madre in un prato smaltato di fiori, dove vol
moribondo per la lotta col cinghiale. 184. Le sacerdotesse di Venere,
con
la fronte incoronata di mirto, recavanle in offer
oma Chiaro fulgente. A molti ella (Berenice) de’ Numi Me, supplicando
con
le terse braccia, Promise, quando il re, pel nuov
acque un mostro a desolare le spiagge. Dopo ciò Nettuno, pacificatosi
con
Giove, tornò al governo delle onde. 188. Anfitrit
l suo impero, Anfitrite saliva una conchiglia di splendida candidezza
con
una gran vela ondeggiante color di porpora ; cava
(316) e preceduto dai Tritoni (190). 189. Nettuno ebbe dal matrimonio
con
Anfitrite parecchi figli, ed i più noti sono i Tr
ia. 191. Le Arpie (harpázo, togliere violentemente, gr.) eran mostri
con
volto femminile, mammelle cascanti ed irsute, ore
nunzio di futuro danno.38 Ali hanno late, e colli e visi umani, Pié
con
artigli, e pennuto il gran ventre : Fanno lamenti
rficie delle acque. La Teli, moglie d’ Oceano, non deve esser confusa
con
l’altra Teli (320) che fu madre d’ Achille (536).
ceano e di Teli. Ed in ciò pure la Mitologia perfettamente si accorda
con
la Fisica. I pittori e i pœti li rappresentano so
Fisica. I pittori e i pœti li rappresentano sotto l’effigie di vecchi
con
folta barba, chioma lunga e ondeggiante, e in cap
i manifestarlo. Secondo alcuni Proteo fu un abile oratore che sapendo
con
arte adoperare tutte le figure della rettorica e
cere in lui un comico perfetto, un abile pantomima, che seppe imitare
con
la voce e co’gesti ogni specie di persone ; e v’è
imanente erano uccelli. Andavano adescando e trattenendo i passeggeri
con
la dolce melodia dei loro canti e dei loro suoni
198. Cinquanta anni dopo, Ulisse (568), ammonito da Circe (575), turò
con
cera le orecchie di tutti i suoi compagni, e fece
sopra certa erba, si accorse che ripigliavano il vigor della vita, e
con
maravigliosi slanci si rituffavano in mare. Volle
, ma che non gli voleva corrispondere ; sicchè egli andò a lagnarsene
con
Circe (575), famosa maga, la quale avvelenò la fo
ea bagnarsi. Appena entratavi, la ninfa si vide cangiata in un mostro
con
dodici branche e sei teste ; e una moltitudine di
ntro a Scilla (202) : Come fa l’onda là sopra Cariddi, Che si frange
con
quella in cui s’intoppa…. (Dante, Inf. c. VII.)
he inghiotta le onde tre volte il giorno e tre volte le ributti fuori
con
orribili muggiti. L’ingordigia può ella essere di
te I vasti flutti rigirando assorbe, E tre volte a vicenda li ributta
Con
immenso bollor sino alle stelle, Scilla dentro al
il cadavere dello sposo, vi si slanciò per abbracciarlo e per morire
con
lui, Gli Dei inteneriti da tanto amor coniugale c
lassero a fior d’acqua. I Tritoni (190), le Nereidi (315) e i Delfini
con
le scaglie somiglianti all’oro e all’argento, nuo
sacrato molti templi e feste e giuochi. Tra i giuochi erano celebrati
con
molta solennità quelli del Circo a Roma41 e quell
lla sua bocca all’aura un fiato, Anzi una peste, a cui volar di sopra
Con
la vita agli uccelli era interdetto ; Onde da’ Gr
o, l’Angoscia e le voraci Cure e i pallidi Morbi, e ’l duro Affanno,
Con
la debil Vecchiezza. Evvi la Tema, Evvi la Fame,
biformi Due Scille ; Briareo di cento doppj ; La Chimera di tre, che
con
tre bocche Il fuoco avventa ; il gran serpe di Le
re bocche Il fuoco avventa ; il gran serpe di Lerna Con sette teste ;
con
tre corpi umani Erilo e Gerïone, e con Medusa Le
rpe di Lerna Con sette teste ; con tre corpi umani Erilo e Gerïone, e
con
Medusa Le Gorgoni sorelle, e l’empie Arpie, Che s
e, Parole di dolore, accenti d’ira, Voci alte e fioche, e suon di man
con
elle, Facevan un tumulto, il qual s’aggira Sempre
ena quando il turbo spira. Così Dante nel Canto III dell’Inferno ; e
con
non meno terribile dipintura nel V, ove dice : O
mille odori Vi facea un incognito indistinto…. E quivi soggiornavano
con
beatitudine le ombre dei saggi. Virgilio descrive
o descrive i Campi Elisi e le loro ombre : ….. È questa una campagna
Con
un ær più largo, e con la terra Che di un lume d
i e le loro ombre : ….. È questa una campagna Con un ær più largo, e
con
la terra Che di un lume di porpora é vestita, Ed
in musiche, in feste, in balli, in suoni Se ne van diportando, ed han
con
essi Il tracio Orfeo, ch’in lungo abito e sacro O
rtando, ed han con essi Il tracio Orfeo, ch’in lungo abito e sacro Or
con
le dita, ed or con plettro eburno, Sette nervi di
essi Il tracio Orfeo, ch’in lungo abito e sacro Or con le dita, ed or
con
plettro eburno, Sette nervi diversi insieme uniti
sue onde fanno dimenticare tutti i mali della vita, Saturno vi regna
con
la moglie Rea, e vi rende perpetua l’età dell’oro
trovato pieno d’altissima sapienza. Nell’isola di Creta, ove cominciò
con
Saturno la prima età, s’innalza la statua del Tem
tava com’esso nell’Acheronte. 221. Lo Stige era un « tristo ruscello
con
acqua buia » dalla quale esalavano mortiferi vapo
o tutti gli Dei per combattere i Giganti (67), Stige accorse la prima
con
le sue due figlie, onde il padre dei Numi, grato
la giovinezza, guariva le ferite, e procurava l’immortalità. L’Aurora
con
essa rese immortale Titone ; Apollo imbalsamò il
Oblio, « là dove vanno l’anime a lavarsi » era figurato in un vecchio
con
l’urna nell’ una mano, e la tazza dell’oblio nell
ed irta Pende canuta barba ; ha gli occhi accesi Come di bragia ; ha
con
un groppo al collo Appeso un lordo ammanto ; e co
ome di bragia ; ha con un groppo al collo Appeso un lordo ammanto ; e
con
un palo Che gli fa remo, e con la vela regge L’af
o al collo Appeso un lordo ammanto ; e con un palo Che gli fa remo, e
con
la vela regge L’affumicato legno, onde tragitta S
aean l’anime spente…. ……….I primi avanti orando Chiedean passaggio, e
con
le sporte mani Mostravano il desio dell’ altra ri
porto e dall’ arena. (Loc. cit.) Ogni ombra dovea pagargli il passo
con
una moneta ; per lo che i Greci e i Romani poneva
, infin ch’al passo Non sono ammessi. (Loc. cit.) 226. Cerbero, cane
con
tre teste ed il collo orridamente cinto di serpen
stodiva la porta dell’inferno : Cerbero, fiera crudele e diversa,52
Con
tre gole caninamente latra Sovra la gente che qui
irti, gli scuoia ed isquatra. (Dante, Inf. c. VI.) Accoglieva talora
con
carezze le ombre che entravano, e minacciava abba
eva talora con carezze le ombre che entravano, e minacciava abbaiando
con
le sue tre bramose gole quelle che accennavano di
o Tre bocche aprendo, per tre gole al ventre Trangugiando mandolla, e
con
sei lumi Chiusi dal sonno, anzi col corpo tutto G
ni, e dette ai suoi sudditi il nome di Mirmidoni (92). Vi governò poi
con
tanta sapienza e giustizia che ebbe l’onore di te
pienza e giustizia che ebbe l’onore di tener nell’Inferno la bilancia
con
la quale eternamente libra il vizio e la virtù. E
manto esce il precetto Che Tesifone (232) è presta ad eseguirlo. Ella
con
l’una man la sferza impugna, Nell’altra ha serpi
uron dette Eumenidi (benefiche). Ma furono quasi sempre rappresentate
con
ali di pipistrello, con serpenti attorcigliati su
efiche). Ma furono quasi sempre rappresentate con ali di pipistrello,
con
serpenti attorcigliati sul capo, e una fiaccola i
urie infernal di sangue tinte, Che membra femminili avean ed atto ; E
con
idre verdissime eran cinte ; Serpentelli e cerast
ime dei perversi, le destinavano anche a gastigare gli uomini in vita
con
tutti i flagelli della celeste collera. Così le F
no di spavento i colpevoli, turbavano i loro sonni, li perseguitavano
con
dilanianti rimorsi e con visioni paurose, che li
i, turbavano i loro sonni, li perseguitavano con dilanianti rimorsi e
con
visioni paurose, che li riducevano in tetra dispe
supponendo che già il rimorso facesse ivi patir loro la meritata pena
con
supplizio maggiore di quello al quale si volevan
ncoronò le loro statue di zafferano e di narcisi ; coperse gli altari
con
frutta e miele ; immolò una pecora nera, e consum
livo, sacrificò due tortorelle, e fece una libazione d’acqua di fonte
con
vasi che avevano i manichi fasciati di lana d’agn
verità. 234. 2°. Ecate è la più formidabile tra le potenze infernali.
Con
membra immani sta sulla soglia del Tartaro, ed ha
è intrecciata al vipereo suo crine ; a’ piedi le stanno cani furiosi,
con
occhi di fuoco e fauci aperte a lamentevoli latra
r le libazioni alle quali presicde. Questa triplice divinità esercita
con
tre nomi tre diversi poteri, nel Tartaro, nel cie
nomi tre diversi poteri, nel Tartaro, nel cielo e sulla terra : Ecate
con
le chiavi dell’ abisso infernale, Febea (138) nel
o di sterilità li colpiva. Perciò gli Ateniesi le offerivano focacce
con
l’impronta d’ un bove o d’en ariete. In mezzo ai
l crin si vela di dorata benda » filava, e Atropo impaziente tagliava
con
le sue forbici il fatale stame. 237. La fertile i
Morte (242), la Frode. 239. La si vede negli antichi monumenti, ora
con
intorno alla testa una zona svolazzante smaltata
a con intorno alla testa una zona svolazzante smaltata di stelle, ora
con
un manto azzurro ed una teda rovesciata ; e scorr
Notte era considerata qual madre del Giorno avuto dall’ Erebo insieme
con
le tre Parche (235), le veniva sacrificato il gal
rro più carico, e sparso di molle stelle. Il suo carro sia di bronzo,
con
le ruote distinte in quattro spazii, per toccare
(il Crepuscolo), trovo che si fa un giovinetto tutto ignudo, talvolta
con
l’ ali, talvolta senza, con due facelle accese, l
i fa un giovinetto tutto ignudo, talvolta con l’ ali, talvolta senza,
con
due facelle accese, l’una delle quali faremo che
ltra che si stenda verso la Notte. Alcuni fanno che questo giovinetto
con
le due faci medesime cavalchi sopra un cavallo de
, nell’altra tre vessiche di papavero. Dorma come infermo, col capo e
con
tutte le membra languide, e come abbandonato nel
olino, e si girino, intorno a lui, facendo come una rappresentazione,
con
trasformarsi in cose possibili ed in impossibili.
smuti in diverse cose insensate ; e questo si può rappresentare anche
con
le parole di Ovidio, parte di sasso, parte d’acqu
gli altri sotto forme quasi sempre gradevoli di alati puttini stavano
con
la moltitudine ; ma raramente aveva essa bisogno
el tempo stesso ministro del Sonno suo padre, e talora veniva confuso
con
lui. È rappresentato con ali di farfalla per espr
del Sonno suo padre, e talora veniva confuso con lui. È rappresentato
con
ali di farfalla per esprimerne la leggerezza. 242
etto nè a grado nè ad ingegno : Ed una donna involta in vesta negra,
Con
un furor qual’io non so se mai Al tempo de’ gigan
o condotta al fin la gente greca, E la troiana, all’ ultimo i Romani,
Con
la mia spada, la qual punge e seca ; E popoli alt
? u’ son gli onori, E le gemme e gli scettri, e le corone, E le mitre
con
purpurei colori ? Miser chi speme in cosa mortal
olei che così ragiona si vede sulle sculture antiche armata di falce,
con
pallido e scarno volto, e incavernati gli occhi.
quali, essendo condannati ad errar sulla terra, appariscono di notte
con
spaventosi aspetti (e gli spiriti, nell’ esistenz
esso il nome e degli Dei S’attribuiva i sacrosanti onori. Folle ! che
con
le fiaccole e co’ bronzi, E con lo scalpitar de’
buiva i sacrosanti onori. Folle ! che con le fiaccole e co’ bronzi, E
con
lo scalpitar de’ suoi ronzini, I tuoni, i nembi e
gli era tormento atrocissimo. Ma dopo aver pagato il fio lungo tempo
con
questo strazio, Giove (63), credendolo pentito, g
ere nell’onore Latona (99) ; ma Apollo (96) e Diana (137) lo uccisero
con
le frecce, e lo mandarono a patire nel Tartaro (2
patire nel Tartaro (215), dove … ha sopra un famelico avvoltore, Che
con
l’adunco rostro al cor d’intorno Gli picchia e ro
e Nettuno, preso da compassione pel suo figlioletto Pelope che menava
con
lui vita stentata, lo condusse in cielo per minis
così il supplizio di Tantalo visto da Ulisse (576) : Stava là presso
con
acerba pena Tantalo in piedi entro un argenteo la
uo fratello e re d’Egitto, aveva cinquanta figli, e desiderò sposarli
con
le cugine. I cinquanta matrimonj furono celebrati
nferno, Plutone, il fratello di Giove e di Nettuno, era rappresentato
con
differenti attributi, secondo il genio dei popoli
ia la prima e la più nobile origine della dovizia. E figurato vecchio
con
una borsa in mano ; e zoppicando va innanzi a pas
cecità che gl’induce ad usarne male ; laddove le ricchezze acquistate
con
industria onesta e con ingegno probo durano e fru
usarne male ; laddove le ricchezze acquistate con industria onesta e
con
ingegno probo durano e fruttano il bene. Ma non s
(85) ; ma taluni scrissero che Giunone lo generò da sè sola battendo
con
un piede la terra (86), o mediante il contatto di
cì abilissima. 264. Notabile nella storia di Minerva è la sua disputa
con
Nettuno (185) per dare un nome alla città fondata
uo tridente, ne fece sbucar fuori un ardimentoso destriero, e Minerva
con
un colpo della sua lancia faceva spuntare un uliv
utte della virtù e della vera sapienza. Di consueto ha in capo l’elmo
con
sopra una civetta ; in una mano l’asta, nell’altr
scienze e delle arti. 267. L’egida di Minerva era una corazza coperta
con
la pelle di un mostro chiamato Egide, il quale vo
sar che facevano in guerra, per difesa del volto, di un piccolo scudo
con
un buco nel mezzo, la favola attribuì loro un sol
to monte, A cui la gregge sua pascesse intorno ; Se non che si movea
con
essa insieme, E torreggiando inverso la marina Pe
a, gr.) figlia di Celo (25) e della Terra (25) ; e dal suo matrimonio
con
lei nacquero le nove Muse. Abitarono l’Elicona, i
elle, e le Figlie della Memoria. Apollo, a cui piacque vivere insieme
con
loro, statuì che la concordia fosse fondamento de
lto canto, gr.) all’ode e alla rettorica, ovvero all’arte di scrivere
con
eleganza ; Urania (ouranós, cielo, gr.) all’astr
276. Così vediamo che Clio serbando la memoria dei tempi scorsi narra
con
la dignità del vero e con alto stile le vicende d
serbando la memoria dei tempi scorsi narra con la dignità del vero e
con
alto stile le vicende dei popoli e dei re ; Calli
à del vero e con alto stile le vicende dei popoli e dei re ; Calliope
con
nobili ed armoniosi versi celebra le grandi gesta
e dei numi ; e Melpomene armata di pugnale empie di terrore la scena
con
lo spettacolo dei delitti dei grandi, delle scell
ezze della tirannide, degli spasimi del rimorso, e commuove al pianto
con
le lacrime della virtù oppressa e dell’innocenza
de odioso il mal costume ; mentre Tersicore muove il piede alle danze
con
decoro e con grazia, e accresce pregio all’arte p
mal costume ; mentre Tersicore muove il piede alle danze con decoro e
con
grazia, e accresce pregio all’arte pigliando spes
pure, tragge soavi concenti dall’agreste zampogna ; ed Erato suonando
con
più leggiadria il liuto e la lira, accompagna i s
osa Fa del suo regno dubitar Natura. 277. Le Muse sono rappresentate
con
sembianze di vergini modestamente belle, con semp
Muse sono rappresentate con sembianze di vergini modestamente belle,
con
semplici vesti, e sovente con ali al tergo. Apoll
embianze di vergini modestamente belle, con semplici vesti, e sovente
con
ali al tergo. Apollo (96) sta in mezzo all’eletto
Melpomene, di sembiante, di forme, d’atteggiamento serio ed augusto,
con
abito ed acconciatura ricca e regale, coturni all
na di mirti e rose in capo, lira in mano o vicina, Amorino al fianco,
con
arco, faretra e facella accesa ; » Tersicore con
Amorino al fianco, con arco, faretra e facella accesa ; » Tersicore
con
fisonomia gentile, corpo ed atteggiamento svelto
rà una mano appoggiata ad un’arpa. » Se queste arti sono esercitate
con
vera dignità, ingentiliscono e onorano il popolo
rà un giovinetto nudo, di fisonomia stupida e di fattezze grossolane,
con
due grandi orecchie d’asino e una zampogna in man
tando giù da un sasso rozzamente scolpito e rappresentante una figura
con
testa e crine di cavallo, viso e collo di donna,
n capo, tirso in mano. Anch’ella sarà in atto di fuggire schermendosi
con
una mano dai raggi d’Apollo che la persi cuolono.
bocca fa smorfie ad un fanciullo vicino a lui, mentre questi si tiene
con
una mano al viso una grande maschera caricata e r
orale. Il principe ardì far loro villania, e quando le vide involarsi
con
le ali dei genii, pretese di inseguirle, immagina
n Grecia, nella Macedonia ed a Roma ; ed erano sempre onorate insieme
con
le Grazie (175) nel medesimo tempio ; nè celebrav
vostro sono, E qui Calliopea alquanto surga ; Seguitando il mio canto
con
quel suono Di cui le Piche misere sentiro Lo colp
Il fonte d’Ippocrene, di Castalia e il fiume Permesso (123), insieme
con
la palma e con l’alloro, erano sacri alle Muse.
ocrene, di Castalia e il fiume Permesso (123), insieme con la palma e
con
l’alloro, erano sacri alle Muse. Divinità d
azione. Costui era principalmente satirico, e criticava tutto e tutti
con
l’accrbità del sarcasmo ; non soleva risparmiare
84. È rappresentato col capo coperto da un berretto ornato di sonagli
con
una maschera in una mano ed una marionetta nell’a
dace, festivo in sua natura, Di spirti alteri, impetuosi, ardenti, Or
con
motti giocosi ed or pungenti Fe guerra al vizio,
trumenti. 286. I poeti lo dipingono giovine, ben pasciuto, rubicondo,
con
breve panneggiamento, e spesso nudo, e inghirland
gli sta presso una fiaccola arrovesciata, e a stento si regge il capo
con
una mano sotto il mento. I vapori del vino, la ri
carmigliati, l’occhio scintillante di fuoco, ed è in atto di sferzare
con
sanguinoso staffile. 288. I suoi sacerdoti, chiam
e. 288. I suoi sacerdoti, chiamati Bellonarj, ne celebravano le feste
con
tanta ebrezza di furore, che si facevano da sè st
volle anche tentare di render la vita agli estinti, e ne venne a capo
con
Ippolito figlio di Teseo. Allora Giove, temendo l
ice Sciogliea crudo malor, E lunge ogni dolor — quinci rimosse. A tal
con
note magiche Porgea dolci ristori, Ad altri seppe
scere Di segreta virtù pieni licori ; Talor le membra strignere Solea
con
placid’erbe, Talor col ferro docile Pronta recò m
Sicchè di Giove il fulmine Tolse ad ambo il respir, E videsi perir —
con
egual sorte. (Trad. del Borghi.) 291. Il suo cul
ca dei medici greci. 292. Esculapio è rappresentato a sedere in trono
con
un bastone nella destra, e appoggiando l’altra su
lice e parco. — Lascia i cibi e le bevande prima d’esserne sazio. — E
con
moderate fatiche esercita sempre il tuo corpo. —
suo aspetto è deforme, poichè ha la faccia soverchiamente rubiconda,
con
folti sopraccigli, col naso schiacciato e bernocc
biconda, con folti sopraccigli, col naso schiacciato e bernoccoluto e
con
la bocca ridente che arriva fino agli orecchi. I
tettori dei boschi, fu creduto figlio di Fauno, e taluni lo confusero
con
Pane. I poeti e i pittori lo dipingono cornuto ;
colli il Tebro. Oggi, le umane Orme temendo, e de’poeti il vulgo, Che
con
lira straniera, evocatrice Di fantastiche larve61
v’ella era solita dissetarsi. 305. Hanno la figura d’omiciatti pelosi
con
le corna, le orecchie, la coda e le gambe di capr
ire le pastorelle. Laonde bisognava placare queste importune divinità
con
sacrifizj, offrendo loro le primizie dei frutti e
46). Nelle pitture e nelle sculture vediamo questi genj rappresentati
con
tirsi, con flauti e con cembali guidar le ninfe a
pitture e nelle sculture vediamo questi genj rappresentati con tirsi,
con
flauti e con cembali guidar le ninfe alla danza e
le sculture vediamo questi genj rappresentati con tirsi, con flauti e
con
cembali guidar le ninfe alla danza e promuovere i
’giardini. ……. E tu, Priapo, S’unqua gli altari tuoi di fiori ornai,
Con
la gran falce e con l’altre arme orrende Spaventa
, Priapo, S’unqua gli altari tuoi di fiori ornai, Con la gran falce e
con
l’altre arme orrende Spaventa i ladri che notturn
di, Egloga.) Per lo più è rappresentato a modo del dio Termine (308),
con
le corna di becco, le orecchie di capra, e una co
i una grossa pietra quadrata o un piuolo, indi uno stipite piramidale
con
sopra una testa che aveva l’effigie d’idolo agres
ove il suo simulacro veniva sempre coperto di fiori. Il temerario che
con
mano sacrilega gli avesse fatto mutar posto veniv
po i sacrificj a lui fatti consistettero in libazioni di latte e vino
con
offerte di frutta e di focacce. Poi cominciarono
neva in premio comunemente una capretta o un agnello. La festa finiva
con
un banchetto nel quale il pastore più vecchio fac
umero di fragorosi istrumenti, come tamburi e cembali. La Dea copriva
con
un velo la sua ingenua bellezza. Un po’d’alloro o
311. Pomona, tutta piena di freschezza e di leggiadria, presiedeva
con
Priapo (307) ai giardini e segnatamente ai frutti
I poeti descrivono Pomona incoronata di pampani e di grappoli d’uva,
con
in mano il corno dell’abbondanza, od assisa sopra
he tante e si diverse forme Prendi, Vertunno, il culto mio difendi Or
con
la spada se soldato sei, Or con pungente stimolo,
di, Vertunno, il culto mio difendi Or con la spada se soldato sei, Or
con
pungente stimolo, se i buoi Giunger ti piace al g
Del ciel cangiato si godean superbe. Ed essa, la gentil Ninfa sagace,
Con
lungo studio e paziente cura I tenerelli parti ne
lie e di pampani. Venivano invocate dai naviganti sulla riva del mare
con
offerte di latte, d’olio e di miele, per ottenerl
oeti le rappresentano quali vaghe fanciulle assise su cavalli marini,
con
in mano un tridente o una corona od un piccolo de
revano sulla superficie delle acque, sull’argenteo dorso dei delfini,
con
la testa ornata di perle e di coralli. La Grotta
mpagnar Diana nei suoi viaggi e nelle sue cacce. Queste ninfe insieme
con
le Napee furono nutrici di Cerere e di Bacco, per
cio le Nereidi sospirando. (Foscolo, le Grazie.) Le Amadriadi (hama,
con
, drys, querce, gr.) avevano in, particolar custod
colar custodia le foreste, e la favola narra che morivano e nascevano
con
le querci ; quindi ebbero anche il nome di Quercu
n un bosco vicino a Roma, e così accortamente avvalorava le sue leggi
con
l’autorità della religione. La favola aggiunge ch
imale, e quelle dei Penati per lo più effigiati in due giovani assisi
con
una lancia per uno ed un grosso cane accovacciato
sa in una cappella detta Lararium ; e colà avevano tabernacoli ed are
con
lampade accese ed offerte d’incenso, di vino e ta
da Julo, e recandosi in ispalla il vecchio Anchise il quale sosteneva
con
le sue mani il sacro incarco de’santi arredi e de
una goccia di sangue. 331. Il genio buono aveva sembianze di giovine
con
volto bello ed onesto riso, poichè la serenità de
no gli servivano.di corona. Ma il genio cattivo era un tristo vecchio
con
accigliati ed incerti sguardi, rabbuffato il crin
accigliati ed incerti sguardi, rabbuffato il crine e lunga la barba,
con
in mano un gufo, uccello di cattivo augurio. Guai
ed il conflitto di vari naturali effetti. I poeti la descrivono calva
con
una benda sugli occhi, ritta con ali a’piedi, e l
effetti. I poeti la descrivono calva con una benda sugli occhi, ritta
con
ali a’piedi, e l’un d’essi già staccato dal suolo
onatrice di tutti i beni e protettrice del commercio e delle arti ; e
con
la sinistra conduce per mano l’ Occasione, che ha
uelli che sogliono essere chiesti alla cieca Dea. Ma più nobilmente e
con
sapienza e versi sublimi ne ragiona Dante nel VII
andole biasmo a torto e mala voce. Ma ella s’è beata, e ciò non ode :
Con
l’altre prime creature lieta Volve sua spera, e b
lla superstizione dei divoti, rispondeva alle dimande dei supplicanti
con
un muover di testa o d’occhi e con alcuni altri g
ndeva alle dimande dei supplicanti con un muover di testa o d’occhi e
con
alcuni altri gesti. La necessità. 332, 2°
ze, ed ha un manto bianco dato alle spalle, e che scende fino a terra
con
larghe pieghe. Nelle mani ha il freno e il compas
overnare l’impeto delle passioni, l’altro per distribuire agli uomini
con
esatta misura le pene e le ricompense, e per serb
fortificare la virtù contro la sventura. Altri poi l’hanno descritta
con
le ali al tergo, armata di serpi e di faci ardent
nel cielo. Fin da quell’ epoca ella va percorrendo ogni dove la terra
con
incredibile celerità, e gode a ritrovarsi nel mez
care che gli uomini, conoscendoli imperfettamente, ne debbono parlare
con
molta circospezione. Fu rappresentato giovine, se
e con molta circospezione. Fu rappresentato giovine, severo in volto,
con
l’indice della destra alla bocca e un sigillo nel
occa e un sigillo nella sinistra. Aveva la fronte ornata d’ una mitra
con
la punta divisa in due parti eguali, ed era tenut
lo e della Terra (25), aveva regno in Tessaglia, e governava i popoli
con
tanta saviezza, che fu quindi onorata quale Dea d
), presiedeva come sua madre alla giustizia, laonde spesso va confusa
con
lei. Nel tempo del beato secolo d’ oro ella aveva
ella Suol venir d’oriente innanzi al sole, Che s’accompagna volentier
con
ella, Cotal venia ; ed or di quali scole Verrà il
falso, Di rumor empie e di spavento i popoli. Spesso è rappresentata
con
ali al tergo e con la tromba ; talora ne ha due,
ie e di spavento i popoli. Spesso è rappresentata con ali al tergo e
con
la tromba ; talora ne ha due, l’una per divulgare
entino ; ma un incendio lo distrusse, e Pollione lo fece rifabbricare
con
maggiore sontuosità, collocandovi la prima biblio
coro ; E maestosa al fianco le venia Ragion d’adamantine armi vestita
Con
la nemica dell’ error, Sofia. Allor mal ferma in
(238) ; e le diedero effigie di vecchia orribilmente livida e scarna,
con
la testa coperta di colubri invece di capelli ; g
gitato, e le ali a’ piedi ne rendono più ratta la fuga. Dietro a lei,
con
occhi smarriti, capelli rabbuffatti e stravolto i
allore che ne divide il culto e gli altari. Indi la segue la Menzogna
con
occhi loschi e perfido sorriso, traendo per mano
n occhi loschi e perfido sorriso, traendo per mano la Frode che viene
con
passi obliqui, ed alza la femminea testa sopra un
. « Dipinse egli nella destra banda (del suo quadro) a sedere un uomo
con
orecchie lunghissime, simiglianti a quelle di Mid
a ch’ ella chiudeva nel cuore. Portava nella sinistra una fiaccola, e
con
l’altra mano strascinava per la zazzera un giovan
i la Verità, non meno allegra che modesta, nè meno modesta che bella.
Con
questa tavola scherzò Apelle sopra le proprie sci
sue viscere. La melanconia. 345, 4°. Presso al Dolore procede
con
lento passo una giovinetta sua sorella coperta di
avano sotto l’emblema di una donna armata all’amazzone, che abbraccia
con
la destra una colonna, e impugna con la sinistra
mata all’amazzone, che abbraccia con la destra una colonna, e impugna
con
la sinistra un ramo di quercia. Il leone è il suo
uo più comune attributo. La pace. 347. In veste candida, e
con
celeste riso sul volto bello, compariva questa fi
li ha per emblema un giovine assiso che scrive al lume di una lucerna
con
un gallo accanto. — « Occuparsi, dice Voltaire, v
he si è detto. La sua forma sia di una donna alta, spedita, valorosa,
con
gli occhi ben aperti, con le ciglia ben inarcate,
a sia di una donna alta, spedita, valorosa, con gli occhi ben aperti,
con
le ciglia ben inarcate, vestita di velo trasparen
di velo trasparente fino ai piedi, succinta nel mezzo della persona ;
con
una mano si appoggi ad un’ asta, e con l’altra ra
inta nel mezzo della persona ; con una mano si appoggi ad un’ asta, e
con
l’altra raccolga una falda di gonna ; stia fermat
degnata ch’ella si sia levata prima di lei. Porti in testa una celata
con
un gallo suvvi, il quale dimostri di batter l’ali
e d’aspetto piacevole, che come stanca non giaccia, ma segga e dorma,
con
la testa appoggiata sopra il braccio sinistro. Ab
onte, ebbe magnifici templi in Grecia e in Italia, dove sorgeva alata
con
augusto sembiante, porgcndo con l’una mano la cor
recia e in Italia, dove sorgeva alata con augusto sembiante, porgcndo
con
l’una mano la corona d’alloro, e recando nell’ al
te, porgcndo con l’una mano la corona d’alloro, e recando nell’ altra
con
aspetto di trionfale maestà una palma intrecciata
operta di semplici vesti, ma dignitosa nell’aspetto e nel contegno, e
con
occhi sfavillanti al par degli astri. Regge con l
tto e nel contegno, e con occhi sfavillanti al par degli astri. Regge
con
la sinistra un libro aperto e una palma, che spes
sentimento ch’ella preferisse di starsene celata in fondo a un pozzo.
Con
bel modo ne fa la dipintura il Pignoni nelle sue
ro ! La statua dell’Amicizia aveva inoltre il lato sinistro aperto, e
con
l’indice della destra scopriva il suo cuore, nel
351, 3°. La Fedeltà è compagna della vera Amicizia, e non va confusa
con
la Buona-Fede. 74 In Roma accanto al Campidoglio
si crede, da Numa Pompilio. La Dea era rappresentata a mani giunte, e
con
lungo abito bianco, per cui forse Virgilio la chi
go abito bianco, per cui forse Virgilio la chiama Cana Fides, se pure
con
questo epiteto non volesse indicare la vecchiezza
. Per lo più le giace a’piedi un cane bianco, simbolo che le è comune
con
l’Amicizia ; ed infatti il cane unisce l’affetto
ve trasformato in pioggia d’oro, che è quanto dire dopo aver corrotto
con
denaro le guardie della principessa, la involò e
354. Acrisio, scoperta l’esistenza del temuto nipote, lo fece esporre
con
sua madre in preda alle onde in una debole navice
marino e di Celo. Medusa, la maggiore, era nata oltremodo avvenente e
con
una chioma di maravigliosa bellezza ; ma ne andav
orgogliosa, che Minerva cambiò i suoi capelli in serpenti, e insieme
con
le sorelle che partecipavano dello stesso difetto
ibati, e che fu prediletto ai Numi perchè ambiva la vera gloria, potè
con
le armi divine, essere invisibile ai mostri, assa
re astronomo chiamato Atlante fu l’inventore della sfera. 361. Perseo
con
l’aiuto d’un’arme così tremenda potè liberare da
vi divorata da un drago marino, in pena d’aver gareggiato di bellezza
con
Giunone e con le Nereidi (316). Perseo dall’alto
un drago marino, in pena d’aver gareggiato di bellezza con Giunone e
con
le Nereidi (316). Perseo dall’alto del suo aereo
l generoso liberatore, ed ei l’accettò ; ma gli convenne conquistarla
con
altre prove di valore, e combattere contro Fineo
andò a fondare una nuova città col nome di Micene, ove poi fu ucciso
con
frode da Megapento figliuolo di Preto (462), che
ia, e Giove (63) lo pose in cielo tra le costellazioni settentrionali
con
Andromeda, Cassiopea e Cefeo (361). Ercole o
guerra ; E fatal prova nel primier periglio Dando d’immenso ardire,
Con
mano inevitabile n’afferra Gli orridi mostri insa
mbino Ercole, quasi che si burlasse del gran cimento ; e avendo preso
con
ambe le mani l’uno e l’altro serpente da Giunone
ere, stordite mirandosi, diceano non so che l’una all’altra. I Tebani
con
armi alla mano erano accorsi in aiuto di Anfitrio
tremende, a meno che non si mettesse il fuoco sulla piaga ; ma Ercole
con
un solo colpo di clava le schiacciò tutte, e intr
ca il prosciugamento di qualche pestifera palude. Oppure è da credere
con
alcuni che questa Idra significasse una moltitudi
el monte Menalo s’annidava una cerva smisurata, co’piedi di metallo e
con
le corna d’oro, e tanto agile al corso, che niuno
che niuno aveva mai potuto raggiungerla. Ercole, scansando di ferirla
con
le sue frecce perchè era consacrata a Diana (137)
truggevano i greggi e le mèssi dei vicini paesi. Ercole gli esterminò
con
le sue frecce ; ed erano tanti e sì grossi che al
cce ; ed erano tanti e sì grossi che alzati a volo gli facevano ombra
con
le ali. Altri autori dicono ch’esso li pose in fu
nava nell’isola di Gades in Spagna. I poeti l’hanno descritto gigante
con
tre teste, tre corpi e sei ali, che faceva custod
e, tre corpi e sei ali, che faceva custodire i suoi greggi da un cane
con
due teste, e da un drago con sette. Dicono anche
aceva custodire i suoi greggi da un cane con due teste, e da un drago
con
sette. Dicono anche di lui che facesse nutrire i
drago con sette. Dicono anche di lui che facesse nutrire i suoi bovi
con
la carne umana ; e sotto le forme di quest’orribi
nel XVII dell’Inferno ne fa una maravigliosa pittura : Ecco la fiera
con
la coda aguzza, Che passa i monti, e rompe muri e
e ’l petto ed ambedue le coste Dipinte avea di nodi e di rotelle.80
Con
più color sommesse e soprapposte81 Non fer ma’in
ite, sicchè appestavano d’ogn’intorno il paese. Ercole, per rimediare
con
efficacia a tal guaio, deviò il fiume Alfeo (346)
ano questi preziosi frutti erano dati in custodia a un orribile drago
con
cento teste, e che nel tempo stesso mandava cento
mbito tesoro. 383. Teseo (482) ebbe l’ardire di scendere nell’inferno
con
l’amico Piritoo per involare Proserpina (53), e v
contento dell’acquistata gloria, Ercole si pose a percorrere la terra
con
intenzione di liberarla dai mostri e dai tiranni,
a. Troppo ci vorrebbe a descrivere tutte le memorabili azioni compite
con
questo generoso proponimento, perchè ogni paese e
o, viaggiavano su carretti tirati dalle pernici, e mietevano il grano
con
l’asce come faremmo noi per tagliare un bosco. Qu
Ercole che s’era addormentato sulla spiaggia dopo la sua lunga lotta
con
Anteo. Si condussero in questa impresa come all’a
rno a combattere contro la morte ; gli riesci di vincerla, di legarla
con
catene di diamante, e ritoltale la sua preda, res
è Acheloo s’era trasformato ora in serpente, ora in toro, ora in uomo
con
testa e corna di bove. Ercole gli staccò uno di q
l’abbondanza. 85 Dopo che Ercole ebbe sposato Dejanira volle condurla
con
, sè, quand’eccolo rattenuto dal fiume Eveno che a
a la cattiva intenzione di rapirgli Dejanira. Lo prevenne, e lo piagò
con
le sue frecce tinte nel sangue dell’ Idra di Lern
Ercole appunto allora preparava un sacrifizio sul monte Eta, accolse
con
giubbilo il dono : ma non sì tosto ebbe indossato
o fanciullo. 401. Rappresentano Ercole quale uomo forte e robusto,
con
rilevata muscolatura e faccia severa, coperto con
mo forte e robusto, con rilevata muscolatura e faccia severa, coperto
con
la pelle del leone di Nemea (370), ed appoggiato
severa, coperto con la pelle del leone di Nemea (370), ed appoggiato
con
dignitosa calma sulla sua clava. Talvolta ha una
oppo bianco, che era l’ albero a lui sacro per essersi cinta la testa
con
le sue fronde scendendo all’ Inferno. Passa molta
orrendo supplizio del toro di bronzo. Severa lezione ai malvagi, che
con
le loro iniquità si preparano da sè stessi il gas
in non cale il suo culto. Finalmente fece perire il Minotauro, mostro
con
effigie umana e corpo di toro. 415. Pasifae, figl
condotto seco la sua liberatrice fuggendo da Creta, l’ abbandonò poi
con
atroce ingratitudine nell’ isola di Nasso ; ma Ba
a sua impresa. Così tutti gli anni vi andavano i messaggieri coronati
con
fronde d’ olivo, e adoperavano a ciò la medesima
ò la medesima nave che fu condotta da Teseo, e che tenevano custodita
con
gran cura, perchè fosse sempre pronta a dar le ve
o ebbe dato savie leggi agli Ateniesi, abbandonato il potere sovrano,
con
nobilissimo e raro esempio restituì la libertà al
che uomo e bestia parevan tutt’ uno. Perciò i poeti li finsero mostri
con
volto e torace d’ uomo e corpo di cavallo. Il più
tessalo maestro Che di Tetide il figlio Guidò sul commin destro…. Già
con
medica mano Quel Centauro ingegnoso Rendea feroce
fiammato al racconto delle grandi gesta di Teseo, ardeva di misurarsi
con
lui, e lo sfidò al paragone. Teseo accettò l’ inv
one, si abbracciarono giurandosi eterna amicizia. 432. Teseo, insieme
con
l’ emulo e amico Piritoo, volle andare sulle spon
lie al compagno. Elena toccò a Teseo, il quale si propose di scendere
con
Piritoo all’ inferno per involar Proserpina mogli
e. Peccato che questi eroi, dopo esser giunti all’ apice della gloria
con
utili imprese, macchiassero il resto della loro v
della gloria con utili imprese, macchiassero il resto della loro vita
con
azioni vituperose, e talora con quelle stesse vio
macchiassero il resto della loro vita con azioni vituperose, e talora
con
quelle stesse violenze che avevan punite negli al
roe apparisse in armi alla battaglia di Maratona. Allora ne cercarono
con
gran premura le spoglie, e nel luogo dove la trad
imone fece trasportare le venerate ossa ad Atene, ove furono ricevute
con
solenne festa ; e un bellissimo tempio, di cui tu
ti in due giovani di rara bellezza, coperti d’ armi da capo a piedi e
con
due cavalli bianchi ; il loro elmo ha la forma di
tamante re di Tebe. Frisso, figliuolo di questo principe, per fuggire
con
Elle sua sorella i mali trattamenti della matrign
rigna Ino, si valse dell’ aiuto di questo maraviglioso ariete, e potè
con
esso attraversare lo stretto che separa l’ Europa
reso furioso da Tisifone per opera di Giunone, incontrando la moglie
con
due figliuoletti, uno per braccio, la credè una l
a moglie con due figliuoletti, uno per braccio, la credè una leonessa
con
due leoncini. Allora si spinse forsennato contro
raccia il fanciullo Learco, e lo uccise. La madre disperata s’ annegò
con
l’ altro per nome Melicerta. Maestrevolmente dipi
ome Learco ; E rotollo, e percosselo ad un sasso ; E quella s’ annegò
con
l’ altro incarco. 450. Frisso arrivò senza risch
gli procacciò per seguaci i più scelti guerrieri che ambivano divider
con
lui l’ onore di tanta impresa. 452. Tutti questi
a scopriva gli scogli, ed Orfeo alleggeriva le noie della navigazione
con
gli accordi della sua lira e col canto. Si dice c
ito in un giorno. 454. Giasone venne felicemente a capo di tutto, ma
con
l’ ajuto di Medea, figliuola del re Aeta (450), l
. 455. Dopo aver predato il tesoro, Giasone fuggì da Colco insieme
con
Medea, alla quale non rimaneva altro scampo che l
prese l’ incarico di punirlo. Costei, che si vantava d’ aver trovato
con
le sue arti il segreto di rendere la gioventù al
i rendere la gioventù al padre di Giasone, ingannò le figlie di Pelia
con
la fama di tanto prodigio, e le indusse a farne e
care a Giasone i suoi stati, perchè i figliuoli di Pelia li ritennero
con
la forza. 457. Dopo aver vissuto dieci anni con M
di Pelia li ritennero con la forza. 457. Dopo aver vissuto dieci anni
con
Medea, scordò Giasone ciò ch’ ella aveva fatto pe
causa della sua morte. Giasone voleva punirla ; ma ella, prevenendolo
con
nuovi delitti, salì alla fine sopra un carro trat
accusano solamente del delitto d’ avere abbandonato il padre fuggendo
con
Giasone. Le altre scelleraggini, tra le quali la
h’ egli era stato il primo ad insegnare agli uomini l’ arte di guidar
con
la briglia un cavallo ; ma poi accadutogli per di
to, non volendo violare i diritti dell’ ospitalità, lo mandò in Licia
con
lettere per Jobate re di quel paese e padre di St
o alle più difficili imprese ; ma egli trionfò di tutti i pericoli, e
con
un pugno di soldati debellò i Solimi, le Amazzoni
rj all’espettativa di chi le porta. Omero fa narrare queste avventure
con
bella semplicità da un discendente dell’eroe : …
per indicare i popoli dallo stato selvaggio ridotti a vita più civile
con
le persuasioni dell’eloquenza. 470. Orfeo sposò l
lo cangiò in cigno ; e la celebre sua lira fu collocata fra gli astri
con
una corona di nove bellissime stelle somministrat
) 473. Gli antichi monumenti rappresentano Orfeo incoronato di lauro,
con
la lira o il liuto in mano, e varj animali feroci
ta la lira, ed empì 1’aere della più commovente armonia ; ma veggendo
con
tutto ciò di non intenerire quei barbari, si lanc
gendo con tutto ciò di non intenerire quei barbari, si lanciò in mare
con
una ghirlanda in capo e con la lira in mano. 480.
ntenerire quei barbari, si lanciò in mare con una ghirlanda in capo e
con
la lira in mano. 480. Quand’ecco un delfino, che
n capo e con la lira in mano. 480. Quand’ecco un delfino, che insieme
con
altri, tratto dal dolce suono teneva dietro alla
formò in toro bianco, e scese in riva al mare dove Europa passeggiava
con
le sue donzelle. Essa gli s’accostò per ammirare
e s’azzardò anche a montarvi sopra. Allora Giove scappò verso il mare
con
tanta velocità, che la giovinetta non potè fare a
Tebe per non esserne spettatore, e si ritirò in Illiria, dove insieme
con
la moglie fu cangiato in serpente. Edipo.
e ai Tebani era questo : « Quale sia l’animale che la mattina cammina
con
quattro piedi, con due a mezzodì e con tre la ser
sto : « Quale sia l’animale che la mattina cammina con quattro piedi,
con
due a mezzodì e con tre la sera ? » La Sfinge poi
animale che la mattina cammina con quattro piedi, con due a mezzodì e
con
tre la sera ? » La Sfinge poi era destinata a per
mmina qual si conviene ; e declinando la vita, regge la sua vecchiaia
con
un bastone che gli fa da terzo piede. La Sfinge,
enere la vista del sole, degli uomini, della sua persona, e si accecò
con
le proprie mani. I figliuoli, più scellerati di l
scellerati di lui, lo scacciarono da Tebe ; ed egli povero, sfuggito
con
orrore da tutti, e cieco, non ebbe altro sostegno
altro sostegno, altra guida che la giovinetta Antigone sua figliuola.
Con
la memoria di lei gli antichi ci tramandarono il
e, e la patria gli dovè la salvezza. Altri narrò ch’ei si trafiggesse
con
la propria spada. 508. Infatti a così bella pr
ua mano. L’amante poteva correre il primo, ma il re, che lo inseguiva
con
una lunghissima lancia ; era tratto da due cavall
e compose. Qui sono ricordati soltanto perchè hanno qualche attinenza
con
la favola. Guerra di troja. 517. La città
(514) suo zio, si rifugiò alla corte di Tindaro (441) re di Sparta ;
con
1’aiuto del qual principe cacciò da Argo Tieste,
valore, e propose a Paride (597) di terminare la contesa fra di loro
con
un duello, a condizione che Elena restasse in pre
tornò in patria per punire il tiranno ; e, non senza grave pericolo,
con
l’aiuto d’Elettra e di Pilade suo amico, potè fin
il centauro Chirone (430), il quale, al dir della favola, lo alimentò
con
cervello di leone e di tigre, dal che provennero
). Dante cita questo fatto nel IX del Purgatorio per fare un paragone
con
sè medesimo : Non altrimenti Achille si riscosse
di Criseo, sacerdote d’Apollo (96), ed il Nume per vendicarlo desolò
con
la peste il campo dei Greci. Achille propose di p
e. Spinto allora da brutale vendetta privò di vita Ettore combattendo
con
lui corpo a corpo ; e non contento di questo, inf
ma un giuramento l’obbligava a nascondere il luogo dove erano sepolte
con
le ceneri del figliuolo d’AIcmena (364). Tuttavia
n volendo violar la promessa nè tradire le speranze dei Greci, additò
con
un piede la sepoltura del grand’eroe. 547. Nonost
97) ebbe l’ audacia di sfidarlo a singolare battaglia, e restò ucciso
con
una delle frecce d’Ercole, che ferivano sempre mo
Tebe (505), fu educato alla scuola del celebre Chirone (530), insieme
con
gli altri eroi della Grecia. All’ assedio di Troj
1. Omero fa di quest’eroe il prediletto di Pallade (263), e narra che
con
l’ aiuto di questa Dea potè ghermire i cavalli di
la casa di Diomede, che al suo ritorno non potendo più vivere in pace
con
Egiale sua moglie, dovè fuggire e ricoverarsi pre
d’aver preso parte per Augia (380). 554. Viaggiò contro la Colchide
con
gli Argonauti (452) ; si ritrovò alle nozze di Pi
role, supplicò Giove (63) affinchè concedesse all’ amico un figliuolo
con
la pelle impenetrabile quanto quella del leone di
eccettone il luogo dove questa pelle era stata sbranata dalla ferita
con
che Ercole aveva ucciso la belva. 563. Ajace most
nque molto valore all’assedio di Troja ; e pugnò per un giorno intero
con
Ettore (591), finché stanchi ambedue, e mara vigl
cuore non si reputava da tanto, fece rigettare l’ ardita proposta, e
con
la sua eloquenza sedusse i giudici a segno che pr
estimone di quella pugna bestiale, non resse alla vergogna, e si ferì
con
la propria spada. Sorge talor del debole L’arte
; ma Palamede ebbe a pagargli cara questa scoperta (584). 570. Ulisse
con
l’eloquenza, con le frodi e con la scaltrezza con
e a pagargli cara questa scoperta (584). 570. Ulisse con l’eloquenza,
con
le frodi e con la scaltrezza contribuì molto alla
ra questa scoperta (584). 570. Ulisse con l’eloquenza, con le frodi e
con
la scaltrezza contribuì molto alla rovina di Troj
a rovina di Troja, mentre gli altri Greci la distrussero col valore e
con
le armi. Sicchè Omero, quanto alla prudenza, lo p
se ne scoperse l’asilo (538), e lo condusse all’ assedio di Troja. 2°
Con
l’aiuto di Diomede (550) rapì il Palladio, che er
(546) gli fosse nemico, seppe indurlo a seguirlo all’assedio di Troja
con
le frecce d’Ercole (364). 571. Dopo che Ulisse eb
(185), e il più possente fra loro, lo rinchiuse nella propria caverna
con
tutti i suoi compagni per farne lauto pasto. 573.
anto pericolo immaginò l’ espediente di far ubriacare Polifemo, e poi
con
un palo gli accecò il solo occhio che aveva in me
re la forma umana in virtù d’un’erba che gli era stata data da Giove.
Con
l’aiuto del medesimo Dio obbligò Circe a restitui
restituire le primiere sembianze ai suoi compagni, indi si riconciliò
con
lei, e trovò il modo di partire dalla sua isola.1
to la vista al figliuol suo Polifemo. Allora vide sfasciarsi e perire
con
tutti i compagni la sua ultima nave, ed egli solo
Nausica era solita di recarsi a fare il bucato ; e quel giorno v’andò
con
le compagne per lavare le vesti de’ suoi fratelli
ttando il declinar del giorno, s’era messa a scherzare innocentemente
con
le compagne ; i loro gridi, le danze, le risa sve
anze, le risa svegliarono Ulisse. Era pallido e rifinito, quasi nudo,
con
le membra intirizzite dal freddo. Si alza, e il p
re così malconcio alla presenza delle donzelle ? Si copre alla meglio
con
le frondi, e si risolve ad uscire dal nascondigli
elle quali ha bisogno. » Quando Ulisse tornò a lei rivestito e lavato
con
aspetto nobile e franco, qual si addiceva ad un e
Alcinoo e della sua moglie, si prostrò alle loro ginocchia aspettando
con
umiltà il suo destino. Alcinoo lo rialza con frat
oro ginocchia aspettando con umiltà il suo destino. Alcinoo lo rialza
con
fraterna benevolenza, e lo fa sedere ; i servi ap
degli vizj umani e del valore : Ma misimi per l’alto mare aperto Sol
con
un legno, e con quella compagna105 Picciola, dal
i e del valore : Ma misimi per l’alto mare aperto Sol con un legno, e
con
quella compagna105 Picciola, dalla qual non fui
Ma per seguir virtute e conoscenza. Li miei compagni fec’io si acuti,
Con
questa orazion picciola, al cammino, Che appena p
bo nacque, E percosse del legno il primo canto. Tre volte il fe’girar
con
tutte l’ acque,114 Alla quarta levar la poppa in
quale Priamo aveva dato in custodia Polidoro il minor dei suoi figli,
con
immensi tesori, ed ella trovò sulla spiaggia il c
uesta infelicissima madre entrò furibonda nel palazzo dell’assassino,
con
altre donne trojane che la seguivano in schiavitù
7) e d’Ecuba (589), era fra’Trojani il più prode. Dopo aver sostenuto
con
molta gloria varj scontri co’più formidabili eroi
la d’Ettore colpisce invano l’impenetrabile scudo d’Achille, il quale
con
la sua ferisce a morte il nemico nel collo. Indi
lia delle armi, e lo lega al suo cocchio : ……. Sul carro indi salito
Con
l’elevate glorïose spoglie, Stimolò col flagello
e nelle mani dell’acerbo nemico, risolse di andare inerme, di notte,
con
doni e supplichevoli preci a’piedi dello stesso A
osarlo. Morto lui, ebbe un terzo marito in Eleno fratello d’Ettore, e
con
esso menò sempre afflitto il rimanente della sua
ta distruzione di Troja. 602. Nel tempo dell’assedio, Paride combattè
con
Menelao, nè sarebbe stato salvo senza la protezio
eniva ad un rapitore di donne. 603. Ferito a morte da Filotlete (546)
con
una freccia d’Ercole (368), Paride si fece recar
uille e quete : Dal mezzo in su fendean coi petti il mare, E s’ergean
con
le teste orribilmente Cinte di creste sanguinose
on le teste orribilmente Cinte di creste sanguinose ed irte. Il resto
con
gran giri e con grand’archi Traean divincolando
bilmente Cinte di creste sanguinose ed irte. Il resto con gran giri e
con
grand’archi Traean divincolando ; e con le code
te. Il resto con gran giri e con grand’archi Traean divincolando ; e
con
le code L’acque sferzando si, che lungo tratto Si
ngo tratto Si facean suono e spuma e nebbia intorno. Giunti alla riva
con
fieri occhi accesi Di vivo foco, e d’atro sangue
, Sen fero crudo e miserabil pasto. Poscia a lui, ch’a’ fanciulli era
con
l’arme Giunto in ajuto, s’avventaro, e stretto L’
in ajuto, s’avventaro, e stretto L’avvinser si che le scagliose terga
Con
due spire nel petto, e due nel collo Gli racchius
bava e di veleno Le bende, ’l volto asperso, i tristi nodi Disgroppar
con
le man tentava indarno, E d’orribili strida il ci
a tanti vittoriosi nemici, si tolse sulle spalle il vecchio genitore
con
gli Dei Penati (325-328), e menando seco il figli
28), e menando seco il figliuoletto Ascanio, si ricovrò sul monte Ida
con
quanti potè raccogliere dei Trojani. In questa fu
erazione salì sopra un rogo fatto alzare a bella posta, e si trafisse
con
la spada che aveva donato all’eroe. 613. Spinto n
I Rutuli furono vinti due volte ; e finalmente la guerra ebbe termine
con
un duello tra il loro re ed il figlio d’Anchise,
sa di un contadino della Beozia, il quale, benchè povero, gli accolse
con
amorevole sollecitudine, e per imbandir loro men
cente, che ne hanno fatto un gigante capace di uscir fuori dell’acqua
con
la testa camminando nel fondo del mare. Una volta
enti d’un villaggio, e solamente questa misera coppia di vecchiarelli
con
tutto amore gli accolse. 622. Sicché Giove, che n
al figliuolo, si tolse quel tizzone, lo spense, e lo tenne custodito
con
grandissima cura ; ma ad ogni modo lo sdegno di D
desse più segno di vita ; infatti era cangiata in scoglio : O Niobe,
con
che occhi dolenti Vedeva io te, segnata in sulla
O Niobe, con che occhi dolenti Vedeva io te, segnata in sulla strada
Con
sette e sette tuoi figliuoli spenti ! (Dante, Pu
deva già morta, il deplorabile avvenimento ; e vi riuscì disegnandone
con
un ago in sulla tela tutta la storia. 637. Progn
elle feste di Bacco, potè liberare di carcere la sorella, e imbandito
con
le membra del fanciullo Iti, figliuolo di Tereo,
Sciro, fu dotata di straordinaria bellezza ; ma non è da confondersi
con
l’ altra che fu sposa di Meleagro (627). Siccome
dove s’ era nascosta, ritrovar Piramo già spirante, e darsi la morte
con
la medesima spada ! 646. Narrano che il gelso res
ante Leandro ogni sera attraversava a nuoto lo stretto per abboccarsi
con
colei che ormai gli era stata destinata per mogli
bbe due figli, Calai e Zete, i quali fecero il viaggio della Colchide
con
gli Argonauti (452), ed avevano le ali che crebbe
Colchide con gli Argonauti (452), ed avevano le ali che crebbero loro
con
i capelli. Ercole (364) gli uccise perchè non ave
l essere dipinto in sembianze di giovine alato che va spargendo fiori
con
ambo le mani dovunque passa ; gli resta dietro il
esori che abbelliscono il seno di Cibele (la Terra), col suo soffio e
con
le sue ale ne tien lontani gli Aquiloni e le nere
o e con le sue ale ne tien lontani gli Aquiloni e le nere Tempeste, e
con
le lacrime della madre nutrisce l’infanzia dei fi
olamente d’Ambrosia (222) somministratagli dalle ninfe di Creta. Così
con
bella immagine è simboleggiata la soavità dell’ e
ontrò sul monte Cillene due serpenti avviticchiati fra loro, li colpì
con
la sua verga, e tosto diventò donna, e dopo esser
ni, ritrovati i due serpenti nel medesimo posto, e colpitili di nuovo
con
la medesima verga, riebbe subito la primiera sua
tte quante ; E prima poi ribatter le convenne Li duo serpenti avvolti
con
la verga, Che riavesse le maschili penne.124 Ar
veduta tronca. E quella che ricopre le mammelle,126 Che tu non vedi,
con
le trecce sciolte, E ha di là ogni pilosa pelle,
suo tempo, e ne prolungò la vita oltre cinque secoli. Diversamente, e
con
più gentile poetica finzione, è narrato da altri
n facevano alcuna cosa di rilievo senza prima udire il suo parere ; e
con
Agamennone (527) e con Ulisse (568) concertava il
di rilievo senza prima udire il suo parere ; e con Agamennone (527) e
con
Ulisse (568) concertava il senso degli oracoli. V
indovino più abile di lui. Infatti morì di dolore nel bosco di Claro
con
sacrato ad Apollo, per non aver potuto indovinare
emofila o Demo. Coperta di lungo velo si avanzò Demofila gravemente e
con
sicurezza verso il palazzo di Tarquinio, e chiese
orosamente vietato di pigliar parte in questi giuochi alle donne ; ma
con
l’andar del tempo alcune vi si recarono in abiti
arro, volle che fosse pubblicato vincitore suo padre. Pindaro celebra
con
una bella ode139 questo tratto d’ amor filiale. —
o tratto d’ amor filiale. — Diagora di Rodi che si era fatto illustre
con
una vittoria riportata ai giuochi Olimpici, condu
mani su quel padre avventurato. — Dionigi tiranno di Siracusa voleva
con
l’oro indurre il padre di un vincitore olimpico a
Era stato visto mettersi sulle spalle un toro di quattro anni, correr
con
esso lo stadio senza ripigliar fiato, ucciderlo c
ttro anni, correr con esso lo stadio senza ripigliar fiato, ucciderlo
con
un pugno, e mangiarlo tutto in un giorno. Sia o n
ostruoso sul monte Olimpo, ed era capace in età più adulta di fermare
con
una mano un carro tirato da sci cavalli, banchett
zzarono, e molti uomini fatti gli cedeano il luogo. Tutta l’assemblea
con
lieto scoppiettar di mano lodò questa buona spera
speranza, ed il vecchio crollando la canuta chioma e la bianca barba,
con
le lagrime in su gli occhi così disse : Oh Dio !
ssi. Il popolo si compiacque di questo fatto, e lietamente romoreggiò
con
gran dimostranza di averlo approvato. Disse allor
Volgarizzamento di Plutarco.) Pindaro, maraviglioso poeta, celebrava
con
altissimo canto le glorie dei vincitori, e tutta
con altissimo canto le glorie dei vincitori, e tutta Grecia ripeteva
con
ardore quei versi, tramandando d’età in età ai po
i nomi dei celebrati. Nè solamente dispensava lode il grand’uomo, ma
con
belle massime rammentava non esser vera gloria se
reci, e che fu adottato da molti scrittori latini per andar d’accordo
con
loro. Ogni Olimpiade formava un periodo di quattr
utto. 674. I Giuochi Ismici presero il nome dall’ismo di Corinto, ove
con
gran pompa erano solennizzati ogni cinque anni. F
sto arciero. Si presentarono dieci cursori, vestiti in sajo succinto,
con
leggierissimi coturni, ed avvolti in largo manto.
donde era il principio dello stadio ; e, vicendevolmente guardandosi
con
emula curiosità, gettò ciascuno leggiadramente da
piro, onde, per tôrsi da tale molestia, trattenendosi all’improvviso,
con
mirabile arte stese il piede verso di lui ; il qu
ro corsieri, che, anelando dalle allargate nari, scotevano la polvere
con
l’ugna e i crini del collo, altieramente nitrendo
ini del collo, altieramente nitrendo. Dentro i cocchi, alti in piedi,
con
le redini nella manca, e nella dritta sospeso il
fe gli stessi derisori. Ma già un carro, i cui destrieri erano biondi
con
nere chiome, trascorreva gli altri di non breve s
voce d’applauso ; ed apparve nello steccato il così bramato garzone,
con
invidia de’ competitori, e con giubbilo della tur
ello steccato il così bramato garzone, con invidia de’ competitori, e
con
giubbilo della turba spettatrice. Egli aveva quel
el giorno scelto l’esercizio della lotta : e si mostrò nella palestra
con
leggiadro coturno involto al piede candido ed ign
ed ignudo. Una cerulea veste lo ricopriva sino al ginocchio, annodata
con
fascia d’oro al petto. E poichè alquanto ristette
retese, di smisurata grandezza ; il quale, a lui presentandosi, gettò
con
impeto un breve manto in cui era involto, e si mo
ttò con impeto un breve manto in cui era involto, e si mostrò ignudo,
con
una fascia ai lombi, secondo è costume. Erano fos
lte e smisurate le sue membra come quelle del competitore, ma formate
con
piacevole proporzione. Non appariva in lui l’azio
entamente guardandosi l’un l’altro, da prima alquanto discosti, e poi
con
lento e cauto passo inoltrandosi alla fine si sla
i rapidamente, lo prese di dietro ai fianchi. Quegli però, scotendosi
con
impeto, si disciolse ; perchè non ancora Faone av
ntrata negli occhi, e per la brama di vendetta, mordendo le labbra, e
con
pupille ardenti, nondimeno cauto, e pronto alle s
, finchè gli si offerse l’opportunità d’introdurre la destra gamba, e
con
essa il sinistro di lui piede a sè traendo, e nel
bbandonò. Tutti acclamarono Faone vincitore : questi girò gli sguardi
con
nobile compiacenza della ottenuta gloria, vieppiù
i. Achivo l’un ; di Sparta L’altro ; due Libj, ed ei venía per quinto
Con
tessale puledre. Etolo il sesto, Biondi corsieri
’arena Tosto un fragor di rumorose rote ; Iva in alto la polve ; l’un
con
l’altro Misti e confusi alla pungente sferza Niun
di cielo apparentemente percorso dal sole in un anno. Ma, per parlare
con
le teorie dell’astronomia, se si prendono nove gr
intera dentro la larghezza di esso, ma questa fu limitata a 18 gradi
con
l’unico oggetto di circoscriver la zona celeste,
ta Nemea (370) ucciso da Ercole. 682. La Vergine, la qual si dipinge
con
una spiga in mano, sta collocata framezzo alle ri
(185). Le stagioni. 688, 2°. Anche le stagioni furono onorate
con
templi, statue ed are dai Greci e dai Romani. La
emblema un fanciullo coronato di fiori ed appoggiato ad un arboscello
con
le foglie che principiano a verdeggiare. Ha seco
to un paniere di frutta appassite. Cerimonie funebri. 689.
Con
grande solennità e con molta tenerezza onoravano
appassite. Cerimonie funebri. 689. Con grande solennità e
con
molta tenerezza onoravano gli antichi i defunti,
l collocarne sotto la terra le spoglie, sia nel celebrarne la memoria
con
annue feste. Era quest’uso grande argomento a con
ni. Ma vi fu un tempo nel quale la depravazione dei costumi contaminò
con
vana pompa e con bugiarda ostentazione anche la c
empo nel quale la depravazione dei costumi contaminò con vana pompa e
con
bugiarda ostentazione anche la cerimonia dei fune
come quella dei bruti, e il compianto dei ricchi estinti fu misurato
con
l’oro. Divini sono i versi d’ Ugo Foscolo sui sep
sotterra, quando Gli sarà muta l’armonia del giorno, Se può destarla
con
soavi cure Nella mente de’ suoi ? Celeste è quest
’amorosi sensi, Celeste dote è negli umani ; e spesso Per lei si vive
con
l’amico estinto, E l’estinto con noi, se pia la t
gli umani ; e spesso Per lei si vive con l’amico estinto, E l’estinto
con
noi, se pia la terra Che lo raccolse infante e lo
o i vivi All’etere maligno ed alle fere I miserandi avanzi che natura
Con
veci eterne a sensi alti destina. Testimonianza a
lari, e fu temuto Sulla polve degli avi il giuramento : Religion che
con
diversi riti Le virtù patrie e la pietà congiunta
quella L’invitto spirto struggitor, che il tutto Divorasse, e chiamò
con
dolorosi Gridi l’amico : Addio, Patroclo, addio N
to Lo si struggano tutto, esso e la pira. ………………… ………. E quei levârsi
Con
immenso stridor, densate innanzi A sè le nubi. Si
iamma, e tutta notte Il Pelide da vasto aureo cratére Il vino attinse
con
tritonda coppa, E spargendolo al suol devotamente
Supremo Atride, E voi primati degli Achei, spegnete Voi tutti or meco
con
purpureo vino Di tutto il rogo in pria le bragie,
ivi Dopo me rimarrete a questa riva. Del Pelide al comando obbedïente
Con
larghi sprazzi di vermiglio bacco Di tutto il rog
hiere di genti, umile e mesto Al sepolcro d’Anchise appresentossi ; E
con
rito solenne in terra sparte Due gran coppe di vi
Tebro (Se pur Tebro è per noi) ne si contende. Or, quel ch’io posso,
con
devoto affetto V’adoro e ’nchino come cosa santa.
alto avello, un gran lubrico serpe Uscío placidamente ; e sette volte
Con
sette giri al tumulo s’avvolse. Indi strisciando,
iando, in fra gli altari e i vasi Le vivande lambendo, in dolce guisa
Con
le cerulee sue squamose terga Se’n gío divincolan
o messo ; e com’era uso antico, Cinque pecore elette e cinque porci,
Con
cinque di morello il tergo aspersi Grassi giovenc
o. (Virgilio, Eneide, lib. V, Traduz. del Caro.) 694. Lo stesso Enea
con
non minor pompa compie i funerali di Miseno, aral
pira ; E gran copia d’incenso e di liquori E di cibi e di vasi ancor
con
essi, Siccome è l’uso antico, entro gittârvi. Poi
a Di dorato metallo urna riposte. Lo stesso Corinéo tre volte intorno
Con
un rampollo di felice oliva Spruzzando di chiar’o
uoi stati al fratello Egialea, andò a stabilirsi in Egitto, ove regnò
con
Iside, adoperandosi ambedue a incivilire i loro s
n poco tempo Osiride soggiogò un gran numero di nazioni, ma piuttosto
con
la dolcezza e con la persuasione, di quello che c
de soggiogò un gran numero di nazioni, ma piuttosto con la dolcezza e
con
la persuasione, di quello che con le armi. 698. N
oni, ma piuttosto con la dolcezza e con la persuasione, di quello che
con
le armi. 698. Nella sua assenza Tifone suo fratel
erano andate ad abitare il Sole e la Luna, e che s’erano immedesimate
con
quei benefici astri, dimodochè ebbero egual culto
male (Metempsicosi 162 2°), era chiamato Api, e scelto di color nero,
con
in fronte una macchia bianca di forma quadra, una
nni, dopo i quali i sacerdoti lo conducevano sulle sponde del Nilo, e
con
solennissima cerimonia e coi segni di profondo ri
cchio alla sua gola, e poi uscivan dal tempio chiudendosi le orecchie
con
ambe le mani ; quand’erano fuori del santuario le
i cavalli attaccati al suo carro. Talora comparisce in figura d’uomo
con
la testa di sparviero, perchè quest’uccello, embl
ei principali di quel popolo. Questo Anubi è rappresentato in un uomo
con
la testa di cane, vestito di corazza, col caduceo
ose e di Dea universale, spesso è rappresentata in sembianza di donna
con
le corna di vacca, simbolo delle fasi lunari, ed
di torri come quella di Cibele. In alcuni monumenti la si vede ancora
con
le ali, con la faretra a tergo, un corno dell’abb
e quella di Cibele. In alcuni monumenti la si vede ancora con le ali,
con
la faretra a tergo, un corno dell’abbondanza nell
corno dell’abbondanza nella sinistra, e nella destra un piccolo trono
con
sopra il berretto e lo scettro d’ Osiride ; anch’
sti attributi fanno supporte infatti che gli antichi la confondessero
con
Cerere (51) o con Cibele. In certe medaglie antic
o supporte infatti che gli antichi la confondessero con Cerere (51) o
con
Cibele. In certe medaglie antichissime ha in mano
il capo, non mangiavano carne di maiale nè carne salata, si coprivano
con
lunghe vesti di lino, camminavano a piedi nudi o
ta, si coprivano con lunghe vesti di lino, camminavano a piedi nudi o
con
sandali di scorza d’albero ; recavano una bisacci
gislatore dei Persiani avevano ricavato la dottrina dei due principii
con
la quale spiegavano l’origine del bene e del male
parti eguali, di cui formò il cielo e la terra. Brama governò l’India
con
molta sapienza, e vi dettò leggi che sono sempre
ni passavano nei corpi dei bruti. 720. Gl’Indiani rappresentano Brama
con
quattro braccia e con quattro teste. Ha in una ma
dei bruti. 720. Gl’Indiani rappresentano Brama con quattro braccia e
con
quattro teste. Ha in una mano un circolo, emblema
o, emblema dell’immortalità, in un’altra il fuoco, segno di forza ; e
con
le due rimanenti scrive sopra certe olles o libri
enuto per la stessa divinità che distrugge o muta le forme. È dipinto
con
tre occhi, e perciò talvolta è chiamato Triloco.
to tranquillamente in un mare di latte, e sta sdraiato sopra un serpe
con
cinque teste. Divinità galliche. 726. Tr
nella loro barbara ferocia credevano rendersi favorevole questo Nume
con
ogni sorta di vittime, ed il suo culto fu il più
la querce, ed ogni anno i loro Druidi o sacerdoti andavano a raccorla
con
gran pompa. Il capo dei Druidi, al cospetto del p
capo dei Druidi, al cospetto del popolo, saliva sull’albero, e segava
con
una falcetta d’oro quel vischio, il quale pel cap
Odino o la Terra, che la spedisce nei mondi per eseguir commissioni,
con
un cavallo che corre per l’aria attraverso al fuo
Dio delle ricchezze sotto l’immagine di uomo colla testa di uccello,
con
in capo una mitra di carta dipinta. Un altro dei
ella terra, e d’ inventare il modo di fonderli e di lavorarli. Quindi
con
prestigi e incantesimi aumentarono l’ opioione de
dire per 1200 anui. — In sul finire della vita Eumolpo si riceociliò
con
Tegirio che, non avendo prole, lo fece crede del
erra, sposata al Tartaro partorì Tifeo o Tifone ultimo dei suoi figli
con
cento teste e cento bocche dalle quali mandava fu
famiglio selvaggie vennti ad assalire i popoli già rinniti in sociotà
con
vineoli di religione e di leggi. A questi parve c
loro deputati assisterono, sotto il regno di Tarquinio Il, alla fesla
con
la quale fu istituita quest’associazione politica
vano tenendo io mano una focaceia di miele, e ai senlivano trascinali
con
velocilà e con forza. Poi venivan tralli fuori pe
mano una focaceia di miele, e ai senlivano trascinali con velocilà e
con
forza. Poi venivan tralli fuori pei piedi legali
i con velocilà e con forza. Poi venivan tralli fuori pei piedi legali
con
funi, ed erau coslrelli a scrivere sopra un quadr
del mondo, e lo credevano eretto da lui atesso quando era fanciullo,
con
lo corna delle capre uccise de Diana sul monle Ci
ia, riapettaron Delo. 28. « Il Cigno, dice Buffon, regna sulle acque
con
tutti i titoli che sono base di pacifico impero,
en aacrifizj ed offerte ; credevano di peter sopravvivere alla caduta
con
l’aiute d’Apollo, e di ricuperare la calma e la f
Si dice che Deucalione ne facesse la prova dopo Venere, ma non si sa
con
qoale esito. Millo anni più tardi Saffo, abbaudoo
barche crane pronte a raccogliero i folli saltatori ed a soccorrerli.
Con
l’ander del tempo avani anche la voglia di fare i
o da non perdere una sola moneta, e lacerimonia andava così. a fiuire
con
sodisfazione di tutti. 36. L’argomento del pœma
Callimaco, famigliare di Conoue e di Tolomeo, accreditò l’adulazione
con
questo pœmetto, di cui reslando rari vestigj in g
eri attraverso gli scogli di Scilla, indicando la linea da percorrere
con
sicurezza nel difficile passo. 41. Ludi magni o
che Cleopatra ai facesse recare in un canestro di fiori quell’aspide,
con
cui ai diè morte per non cader nelle mani d’Augus
e. 76. Perché montando ambedue sul dorso del mostro dovevano esserne
con
dotti per discendere dal sellimo nell’ottavo cerc
iva. 79. Fino alle ascelle. 80. Per nodi, intendi le fallaci parole
con
che i frodolenti ingannano altrui ; e per rotelle
navigli. 83. Il Castoro si prepara a dar la caccia ai pesci, stando
con
la coda nell’acqua e adescandoli con quella. 84.
a dar la caccia ai pesci, stando con la coda nell’acqua e adescandoli
con
quella. 84. Bieche, inique. 85. Forse questa fa
da leoni in cima, coperta di pasture e di greggi di capre a mezzo, e
con
paludi piene di serpi alla base, e che Bellerofon
tutti gli altri Dei. Aveva per stemms nello scudo uu uomo senz’armi,
con
una fiaccola accesa, e con queste parole scritte
per stemms nello scudo uu uomo senz’armi, con una fiaccola accesa, e
con
queste parole scritte in oro : Io brucerò Tebe.
lendo vendicare la morte dei loro padri, fecero alleanza coi Messenj,
con
gli Arcadi, coi Megaresi e coi Corintj, e mossero
a, la vendemmia, un armento assalito da due leoni, e un’amena paatura
con
danze di pastori e greggi e capanne ; e per tulto
o somigliava porfettamente il marilo, ed ella il guardava di continuo
con
gli occhi umidi di pianto. Acasto suo suocero pre
ta. 99. Monte dell’isola d’Itaca. 100. Questa statuetta era formata
con
le ossa di l’elope re del Peloponneso, ed aveva u
o, di rame o di sasso, e vinceva colui che stando ritto in equilibrio
con
un piede aulla punta di un cono, sapeva lanciar l
e, a me stesso quel tempo, che necessario si fosse a compiere, se non
con
mio onore, almen con compiacenza vostra l’incomin
empo, che necessario si fosse a compiere, se non con mio onore, almen
con
compiacenza vostra l’incominciato lavoro. Eccolo
pegno, E priachè io compia il vital corso intero Darvi parti maggior
con
voi m’impegno. Sarà mia gloria il dir, che questa
belle, onde effigiare le più magnifiche opere atte a rapir chi si sia
con
lusinghevole invaghimento ? Da qual’altra scienza
vansi alla divina foggia espressate ? Come potrà un giovane intendere
con
frutto le opere de’Greci, e Romani scrittori, ed
a capriccio, ed a rivolgere a questi le loro adorazioni ; onde videsi
con
orror di natura darsi al Sole, alla Luna, alle St
da Fenicii, nelle stesse miserie cominciò pian piano a languire, anzi
con
mille piacevoli invenzioni ampliando, e fregiando
dizio ancora, come pur si pretende, superiori alle altre nazioni, pur
con
bel genio, ed animosa contesa troppo ciechi a fab
quivi graziosamente adunate, Come Campato da Marte, e fatto Re acciò
con
tal ritrovato âvesse potuto sfuggire il nato infa
a uno degli stessi suoi figli era spogliato temerariamente del Regno,
con
inudita crudeltà divorava tutti i maschi figli, c
adre, nonche della congiura, che contro di se novellamente machinava,
con
arte affatto nuova, e con forza del tutto inudita
a, che contro di se novellamente machinava, con arte affatto nuova, e
con
forza del tutto inudita lo cacciò superbamente da
la, che ei sostenne contro i Titani, i quali in forte lega congiurati
con
sfrontata ribellione, e licenzioso coraggio si di
ceduto a Saturno à figli di costui trasmetter non si dovea) ma Giove
con
invitto potere, e col favor di altri Dei combatte
iera, cui dovè far fronte Giove fu contro i Giganti. Questi colligati
con
Tifeo spaventevole mostro nato dalla terra congio
degli altri giganti, che si affaticavano a soprapporre monti a monti
con
forza stupenda, vide con suo piacere tra un nembo
si affaticavano a soprapporre monti a monti con forza stupenda, vide
con
suo piacere tra un nembo di fulmini cadere il’ fo
un nembo di fulmini cadere il’ forte Briareo, il vigoroso Encelado, e
con
essi tutto il folle stuolo de’ suoi potentinemici
pur essa oscurata venne non poco da quelle infami azioni, alle quali
con
ardita licenza sfacciatamente si diede. Imperochè
i Tintaro, di Satiro per abusar di Antiope figlia di Nitteo ec. cereò
con
diversi mezzi soddisfare le illecite sue brame. Q
o silenzio religioso le passo(1). Suoi nomi. Venne Giove qualificato
con
diversi nomi a lui dati o da luoghi, ove venne eg
e qualificato con diversi nomi a lui dati o da luoghi, ove venne egli
con
special culto adorato, o da qualche sua azione, c
ratto. Effigiavasi Giove in aria di terribile Maestà tutt’accigliato,
con
fronte covert da nubi, co’ fulmini alla mano, col
oeti venne egli riconosciuto pel mare, e non pel Dio di esso ; percio
con
questi riconosco anch’io Chi fù Nettuno Nettuno f
o intentato ; ma quella per custodir illibato il suo vergineo candore
con
magnanimo rifiuto constantemente il respinse. Un
urimedonte, ed altre ancora non curandosi di avvilir la sua maestà si
con
tante indegne azioni, come col trasformarsi in di
ne. Suo ritratto Pingevasi questo Dio coverto da ricco manto azzurro
con
occhi, e chiome çerulee, con barba folta, col tri
uesto Dio coverto da ricco manto azzurro con occhi, e chiome çerulee,
con
barba folta, col tridente in mano assiso dentro m
col tridente in mano assiso dentro maestoso cocchio creduto d’avorio
con
ruote di oro tirato da due, o quattro CavaHi alat
quattro CavaHi alati, nella parte inferiore simili a pesci, scorrendo
con
tanta velocità, che pareva volare sulla superfici
inità marine, e preceduto da Tritoni,(1) che animavano le loro trombe
con
eco sonoro delle conche marine, innanzi a’ quali
onde miserabil trastullo. Sue feste. Molti hanno confuso questo Dio
con
Conso Dio del Consiglio ; ma stimo meglio con alt
anno confuso questo Dio con Conso Dio del Consiglio ; ma stimo meglio
con
altri distinguerlo, stantecche in Roma altre dice
, come si pretende, ed altre quelle, che facevansi in onor di Nettuno
con
sacrificii di tori, verri, ed arieti nel mese di
deforme, abbietto, e brutto, Ridicolo, bavoso, e sciagurato, Dal Ciel
con
sdegno spinto appena nato, Fatto per dare all’uom
ei sensi d’umanità, de’ quali spogliato si era il gran padre istesso,
con
braccia distese in gentil gara concorsero, e s’im
orsero, e s’impegnarono opporsi alle sue imminenti ruine ; ma sebbene
con
mille usate diligenze valsero a sottrarlo dalla b
uon Nume verso quel padre, che un dì troppo barbaro dimostrato si era
con
lui ; laonde benchè distratto da mille occupazion
nte rapita di suo marito, non senza suo disonore, e discredito divise
con
altri i suoi affetti, sebbene poi la sottil rete
sebbene poi la sottil rete distesa dal suo astuto consorte, dove ella
con
Marte improvisamente fû colta per oscitanza di El
aerem volitat ; vel a vi, ac violentia ignis ; fù ancor contrasegnato
con
altri molti, e diversi nomi, de’ quali in corti t
o, ed annerito, benchè in alcune medaglie si scorge giovine sbarbato,
con
testa coverta da piccolo cappello, col martello a
fiaccole, che si portavano da campioni accorsi a celebrar tali feste,
con
legge, che colui, cui correndo smorzavasi la fiac
e spavento, Che si pasce di sangue, e di querele. Che attosca l’alma
con
continuo fiele, Avido sol di risse, e di cimento,
dosi presso la Dea Flora, questa all’udire il disegno del suo cammino
con
dolce sorriso un fiore additolle, di cui il solo
i il solo tocco, ed odore valevole era all’impresa. Impaziente allora
con
piè veloce al designato fiore ne corse la Dea, ed
signato fiore ne corse la Dea, ed immantinenti n’ ebbe a sperimentare
con
sommo suo piacere l’effetto. Diede quindi a suo t
e perciò pel Dio delle guerre venne comunemente tenuto. Sua contesa
con
Nettuno. Celebre fù la quistione, e la lite, che
avola in lui ancor riconosce le sue, per aver divisi i suoi affetti e
con
Venere, da cui ebbe Ermione, e con Bistonide, da
, per aver divisi i suoi affetti e con Venere, da cui ebbe Ermione, e
con
Bistonide, da cui ebbe Tereo, e con Ilia, da cui
on Venere, da cui ebbe Ermione, e con Bistonide, da cui ebbe Tereo, e
con
Ilia, da cui ebbe i celebri gemelli Romolo, e Rem
, detti il Terrore, e lo Spavento, da più mostri cinto per corteggio,
con
furie svolazzanti intorno al suo elmo per orrore,
per corteggio, con furie svolazzanti intorno al suo elmo per orrore,
con
gallo qual simbolo di vigilanza al suo fianco, pr
lo qual simbolo di vigilanza al suo fianco, preceduto dalla fama, che
con
spaventevole mormorìo ne annnnziava da per tutto
hi fù Mercurio. Nato appena da Maia primogenita di Atlante consociata
con
Giove, si grazioso comparve nelle sue sembianze,
sinceramente svelogli. Allora riprendendo il Nume l’antico sembiante
con
virtù a se tutta propria lo trasformò in pietra (
pace amorosamente si strinsero, cosi, e molto più vale a risvegliare
con
quel suo caduceo nel cuor de’ mortali gl’ abbando
dell’uffizio di servire agli Dei vien detto messaggiero degli Dei, e
con
altro nome Camillo, cioè Servo : perche inventore
o da latini Vialis, e da Greci Cyllenius : il titolo poi di Argicida,
con
cui sovente vien salutato dagli scrittori delle f
vacca da Giove Suoi figli. Quali siano stati i figli di questo Dio,
con
parsimonia par che ne scrisse la Mitologica penna
sacrificii. Su suoi altari(1) ove per altro sovente si trovava unito
con
Minerva, dette perciò le loro statue Hermathenae,
ue Hermathenae, sacrificar si doveva in segno di culto una vitella, e
con
gran cerimonia ancora bruciar si dovevano le ling
maggio. Cap. VI. Apollo Sonetto C on bionda chioma, e
con
aurata lira, Con fiamma in petto, e con bel lauro
VI. Apollo Sonetto C on bionda chioma, e con aurata lira,
Con
fiamma in petto, e con bel lauro al crine, Dovunq
to C on bionda chioma, e con aurata lira, Con fiamma in petto, e
con
bel lauro al crine, Dovunque il guardo dignitoso
un giorno dal cielo villanamente cacciolla, e la terra dippiù obbligò
con
solenne giuramento a negarle asilo nel vasto suo
to le mire. Diveuuto arciero contro di quello drizzò le sue frecce, e
con
violenta morte gli fè pagare ben presto il fio de
se insieme collo sdegno le armi, e spinto dalla forza del molle amore
con
strane guise tutto agl’ amoreggiamenti si diede ;
e. Imperocchè alla vista d’Ippolito redivivo sdegnato altamente Giove
con
fulmine fatale tolse di vita il valente Esculapio
era stato il ministro, ammazzando perciò i Ciclopi fabri de’ fulmini
con
furioso nembo di frecce ; tale ingiuria però ripu
a delle sue mura ; benchè poi tradito da lui nella convenuta mercede,
con
pestilenza ne attaccò gli stati, come per la caus
rcede, con pestilenza ne attaccò gli stati, come per la causa istessa
con
inondazioni fè similmente il gran Dio del mare.
Contro di questo Dio valentissimo nella lira insorse il superbo Pane
con
imprudente disfida, ma perditor partendo dalla co
umiliazioni il fiò del suo presuntuoso attentato, e Mida suo fautore
con
due orecchi di asino tirategli dal vincitore Apol
al fasto di orgoglio il famoso satiro Marsia ardì parimente di venire
con
questo Nume alle pruove ; ma anche esso restandov
rro. Tremò il caro genitore a tal dimanda, ed imprese a distorglierlo
con
quelle parole, che gli mette in bocca Ovidio Mag
nti atterriti ferì l’orccchio di Giove, e crucciato questi ben presto
con
fulmine rovesciò nell’ Eridano l’audace Fetonte,
si sù d’ un carro svavillante tratto da quattro velocissimi destrieri
con
bionda capellatura fluttuante sul capo con attegg
ttro velocissimi destrieri con bionda capellatura fluttuante sul capo
con
atteggiamento, che annunzia la sua grandezza divi
nte sul capo con atteggiamento, che annunzia la sua grandezza divina,
con
pace inalterabile spiegata sulla fronte, con occh
la sua grandezza divina, con pace inalterabile spiegata sulla fronte,
con
occhio ebbro di dolcezza, con eterna primavera si
ace inalterabile spiegata sulla fronte, con occhio ebbro di dolcezza,
con
eterna primavera simile a quella degli elisii cam
campi sul volto, colla lira in una mano, e col suo arco nell’ altra,
con
cornacchia svolazzante sulla testa, con un lupo,
, e col suo arco nell’ altra, con cornacchia svolazzante sulla testa,
con
un lupo, ed un albero d’ alloro al fianco, con ci
olazzante sulla testa, con un lupo, ed un albero d’ alloro al fianco,
con
cigno, ed un gallo dall’ altro, e finalmente con
d’ alloro al fianco, con cigno, ed un gallo dall’ altro, e finalmente
con
rampanti grilli a suoi piedi. E come in vero non
questo Dio, non fia maraviglia se molto esteso si legge il suo culto.
Con
particolar modo però era egli adorato in Delo, Cl
Saturno, e di Opi, e Sorella per conseguenza dello stesso Giove, anzi
con
esso più avvinta mercè i ligami di nozze, divenut
. Suc azioni Era il fonte delle sue tristezze un vano orgoglio misto
con
una solta gelosia ; percui a morte perseguitava c
ene, ed altre molte Dee, che ella afflisse non poco, sol perchè amate
con
tenero affetto da Giove. Nè qualora pensava alle
più bella ; purchè questi mosso a compassione de’ suoi affanni avesse
con
furia diventi annegata nelle onde la nazione odia
nti annegata nelle onde la nazione odiata, che nell’ Italia portavasi
con
intenzione di fissar quivi il soggiorno.(1) Non c
el padre, non si curò di stendere le mani contro la stessa sua madre.
Con
due calamite la sospese in aria, con catene di or
mani contro la stessa sua madre. Con due calamite la sospese in aria,
con
catene di oro le avvinse dietro le spalle le mani
Venere in isposa. Suo ritratto. Pingevasi ordinariamente questa Dea
con
aria di maestà assisa sopra d’un carro tirato da
oni, recando nelle mani in segno dell’ alta sua autorità uno scettro,
con
un pavone al suo fianco, in alto di ricordare le
enerla al fine dopo tante reiterate ripulse in sua sposa. Suoi nomi.
Con
varii titoli era questa Dea comunemente salutata.
one Pronuba, ossia Natale. Fù detta finalmente Eterea, perche sposata
con
Giove preso sovente, secondo Macrobio, per l’ etr
no Regna ne campi, e all’ opre sue se credi Non verserai il tuo sudor
con
scorno. Anima della terra e di mortali, Tutto mos
ministro ben ammaestrati nell’arte della coltura de’ campi, passarono
con
piacere dal vile pascolo di ghiande, e selvagge r
alle vaghe sue forme, ed obbliando le leggi del sangue cadde in fallo
con
essa ; pel qual fatto essa madre divenne della fa
zia per la figlia non avesse deciso, che sei mesi passasse Proserpina
con
Cerere sua madre, ed altri sei col suo marito Plu
mente burlato di essa, che stanca dal cammino, ed oppressa dalla sete
con
avidità tracannava il gran vaso di acqua ad essa
offerto dalla impietosita vecchia Becubo, fù col resto di quell’acqua
con
sdegno buttatagli in faccia dalla risentita Dea a
a ebbe similmente a provare l’irreligioso Eresittone. Questi per aver
con
audace ardire recise alcune piante in un bosco a
audace ardire recise alcune piante in un bosco a lei sacro fù punito
con
fame di sì strana natura, che ad onta di qualunqu
mai saziarsi, e non ostante che Metra sua figlia, divenuta un proteo,
con
mille trasformazioni ingegnata si fosse a costo d
potendo più tollerar la molestia, divorandosi le sue medesime carni,
con
quel cibo in bocca ebbe a lasciar miseramente la
che altri la vogliano tirata da due Dragoni) in atteggiamento festoso
con
aurea capellatura, con biondo serto di spiche, e
irata da due Dragoni) in atteggiamento festoso con aurea capellatura,
con
biondo serto di spiche, e papaveri sul capo, e co
aurea capellatura, con biondo serto di spiche, e papaveri sul capo, e
con
altro a piedi, stringendo con una mano piccola fa
serto di spiche, e papaveri sul capo, e con altro a piedi, stringendo
con
una mano piccola falce, ed un fascetto di recise
iù antica fù. Il suo rito scordarsi omai non può, E a chi lo conservò
con
fedeltà Eccelsi premii di sua man donò. Questa mo
edere, che tenuta fosse la Dea stessa di quella ? Descrivasene perciò
con
tutto piacere la vita. Chi fù Vesta, Fù questa De
ndore, che quando Giove rapito indi a poco dal suo grazioso sembiante
con
tenere espressioni di padre la facoltà le concess
con tenere espressioni di padre la facoltà le concesse di chiedergli
con
libertà quanto le fosse più in grato, essa la ben
ù in grato, essa la ben nata ogni altro dono fastosamente sprezzando,
con
tutto calore sol in grazia gli chiese di potersi
presso tutti la principal domestica Divinità, alla cui cura, e tutela
con
religioso affetto affidavano se stessi non solo,
etto dalle vicinanze dei suoi altari, ben lungi da quei Sacri recinti
con
immota pupilla pregiavansi di vagheggiar la fiamm
, che bruciava in suo onore ? Qual po rtento in sentirla invocata non
con
altri titoli, che con venerandi nomi di santa, di
onore ? Qual po rtento in sentirla invocata non con altri titoli, che
con
venerandi nomi di santa, di casta, e d’illibata m
trio si formasse da servire di soggiorno a quelle vergini, alle quali
con
special modo premeva il dovere di onorare questa
ed un vaso stringendo nella sinistra, detto il corno dell’abbondanza,
con
viva fiamma, che onorava i suoi piedi ; benchè in
edi ; benchè in alcuni suoi ritratti veggasi ancora tenere nelle mani
con
gentil aspetto un palladio(1). Modo di eleggersi
dovea occupare nell’esercizio delle stesse, soggetta ad esser punita
con
verga dal gran Sacerdote, se per sua negligenza e
negligenza estinto si fosse il Sacro fuoco, da riaccendersi quindi o
con
raggi solari, o coll’attrito di due legni ben sec
ntiche famiglie, ed anche maritarsi ; sebbene da poche ciò si fece, e
con
esito assai infelice. Durante però il tempo di tr
ente ai vaticinii d’Urano, che Meti sua moglie data avrebbe alla luce
con
un fanciullo, cui dal fato si riserbava l’impero
vide altro mezzo più espediente per ovviare il futuro suo scorno, che
con
incredibile voracità dibranare la stessa sua mogl
credibile voracità dibranare la stessa sua moglie ; onde così insieme
con
la madre distruggere quanto di prodigioso portava
ne’ suoi sciocchi consigli il crudele. Imperocchè la graziosa bambinà
con
prodigio inudito saltando dal seno della madre ne
seno della madre nella testa del padre, quivi fissò per ben tre mesi
con
modo più nobile la sua dimora. Annoiato impertant
l’insueto gravame l’ignorante Giove, e ravvisando crescere sempre più
con
suo maggior dolore il gran peso, per man di Vulca
capo, per osservar cosa fosse del suo tormento il motivo. Vide allora
con
suo stupore uscire una bambina ben grande, e tutt
e tutt’armata, che intorno a se addolorato per la terribile percossa
con
bella garbatezza saltando, die chiaro a conoscere
i sta scritto, fù del suo onore si fortemente gelosa, che senza pietà
con
castighi sopraffece chiunqne non la rispettava a
role contumeliose, e degradanti l’onor di questa Dea, fù dalla stessa
con
sommo suo scorno privata dell’antico suo essere,
rapita venisse dalla amata sue castità. Suoi nomi. Fra gl’altri nomi
con
cui veniva riverita Minerva evvi quello di Pallad
contegno, di fisonomia molto bella, ma nel tempo stesso assai fiera,
con
elmo sul capo adornato di civetta(1) con una lanc
el tempo stesso assai fiera, con elmo sul capo adornato di civetta(1)
con
una lancia ad una mano, con uno scudo sull’altro
con elmo sul capo adornato di civetta(1) con una lancia ad una mano,
con
uno scudo sull’altro braccio, e coll’Egida, che c
acciò i giovani studenti liberi dalle consuete applicazioni potessero
con
special modo assistere a tali sollennità, ed insi
no o col velo della modestia nascondere alcuni fatti più seducenti, o
con
castigate parole esporre il più essenziale. Dappo
perla in guscio rinchiusa fù da Zefiri spinta sul Cipro, dove le Ore
con
sviscerato affetto la educarono, e grandetta dive
venne tal Dea. Questo però è il più ordinario suo tipo. Pingesi ella
con
manto di porpora di diamanti trapunto, ed affibia
da cigni, o da colombe, mostrando un volto da piacevolezza infiorato,
con
mille bellezze, che le scherzano sul petto, col p
re grazie, e finalmente seguita dal suo bellissimo Adone. Suoi nomi.
Con
varii nomi fù contradistinta tal Dea ; eccone per
popoli di Cipro, che ardirono sacrificare umane vittime in suo onore.
Con
maniere inoltre le più strane credevano le donzel
Essa nel seno della perseguitata Latona sua madre rinchiusa dopo aver
con
essa divorati gl’affanni de’lunghi travagliosi vi
questa Dea, che insieme colle sue Ninfe si tuffava nelle acque, venne
con
un pugno delle acque istesse buttategli sul viso
venne con un pugno delle acque istesse buttategli sul viso da quella
con
scorno di sua natura cangiato in cervo, e quindi
Bacco, e Minerva, ne fù l’infausto motivo ; E perchè inoltre traforò
con
un suo dardo la lingua della infelice figlia di D
e senza farle più articolar parola ? La temerità che ebbe di attaccar
con
disprezzo la sua beltà fù la cagione di tanta sve
n disprezzo la sua beltà fù la cagione di tanta sventura. Lo dimostra
con
chiarezza nelle sue Metamorfisi Ovidio … Se prae
sti, ed altri innumerabili suoi effetti essa fù confusa colla luna, e
con
questo nome similmente chiamata, benchè gl’antich
irato da Cervi in abito sciolto, si ma decente affibiato al suo petto
con
pelle cervina, con un arco in mano, con turcasso
bito sciolto, si ma decente affibiato al suo petto con pelle cervina,
con
un arco in mano, con turcasso armato di frecce so
ecente affibiato al suo petto con pelle cervina, con un arco in mano,
con
turcasso armato di frecce sospeso alle spalle, ci
i pendono ognor mille catene, In cui stretto dell’uom gl’eventi tiene
Con
atto grave, e in furibondo viso. Ogni avvenir dal
e pene, E tutto, che egli vuol tutto, è preciso. Libro eterno sostien
con
mano ardita, In cui scritto a carattere Divino St
idenza, la giustizia, e la esistenza stessa del vero Dio conchiudendo
con
Lucano .… Sunt nobis nulla profecto Numina cum c
usurpatore del Regno dovuto a Titano per dritto di primogenitura ; ma
con
mano audace ancora di uncinato ferro armata sorpr
Giove, fù la cagione, per cui obliando questi tutti i dritti paterni
con
mano ardita lo rovesciò dal Trono, e lo cacciò vi
a mostrare al suo benefattore i più vivi segni della sua gratitudine.
Con
arte affatto nuova, gli incivilizzò in modo i sud
di lettevole. Rappresentasi egli qual grinzo vecchio curvo di spalle
con
lunga barba, e con calva testa, mostrando nella f
resentasi egli qual grinzo vecchio curvo di spalle con lunga barba, e
con
calva testa, mostrando nella fronte due occhi lip
dalle tenebre della ignoranza alla luce della verità erano candelieri
con
fiammeggianti lumi. Il modo poi da sagrificarsi l
lieto all’albo degli Dei ascritto il suo Nome. Le avvenenti maniere,
con
cui accolse l’esule Dio Saturno, il liberal genio
r dei suoi Dri, e soprattutto di Giove Re, e Padre degl’altri, di evi
con
special impegno ne propagò il culto, e ne magnifi
altri, di evi con special impegno ne propagò il culto, e ne magnificò
con
luminose cerimonie la gloria ; quali ottime quali
i cui in grazia del detto Nume andava egli fregiato ; che se talvolta
con
quattro facce raffigurato si mira, presa è l’alle
porte dette per questo Ianua dal proprio suo nome, se pur non dinoti
con
quella esser egli la porta, per cui sol le umane
tempio a due porte inalzato a questo Dio da Romolo di comun consenso
con
Tazio, quale per prescritto del successore Numa s
non fosse stato corrotto. Col tenero suo piede conculcò ogni altero ;
con
pargoletta mano tolse a Regi istessi la porpora ;
sti effetti di questo Dio Genio può oguuno legittimamente conchiudere
con
quanta sodezza, e maturo consiglio un dì parlava
ottrarre al giusto sdegno del regnator dell’Olimpo l’amato suo parto,
con
gelosa cura lo nascose nei boschi, ove col latte
ipo di questo tirannico Nume. È egli figurato qual tenero fanciullino
con
cascante benda sugl’occhi, lutto infiorato di gra
e benda sugl’occhi, lutto infiorato di grazie, ed avvenenze sul viso,
con
bell’arco simbolo delle sue frecce alla mano, con
avvenenze sul viso, con bell’arco simbolo delle sue frecce alla mano,
con
turcasso sugl’omeri, cou porporine, e dorate ali
gli daranno la morte, e tutto odio alfin trovera quel Dio, che amore
con
delce voce egli appella. Cap. XVII. Plutone
Plutone Sonetto C on sette corna attorcigliate in fronte
Con
scettro rüidissimo, e pesantc, Con altissimo capo
ette corna attorcigliate in fronte Con scettro rüidissimo, e pesantc,
Con
altissimo capo al par d’un monte, Che minaccia i
nte, Che minaccia i mortali in ogni istante. Che cerca i danni altrui
con
voglie prontc, Che scnote il mondo al muover dell
e sviluppo Mio pensier non è nel favellar di questo infernale Nume
con
profusa penna esporre quanto dietro le tracce di
n profusa penna esporre quanto dietro le tracce di Omero, e di Esiodo
con
bizzarre invenzioni fantasticarono di tratto in t
d altri fonti i curiosi lettori. La sola esposizione del Nume Monarca
con
poche circostanze a lui più da presso appartenent
tto in tratto dalle pretese Dee riceveva, e se la infelice Proserpina
con
infame ratto attirata non avesse al suo seno, io
E chi in vero per soddisfar le sue brame avrebbe voluto infelicitarsi
con
lui in quel regno, ove in triste vedute sempre er
ndosi intorno al trono del lor Sovrano scarme, ma foribonde nel viso,
con
impazienza attendevano il cenno, onde sfogar cont
, irrequietamonte il fio pagavano delle loro antiche reità, ripetendo
con
singhiozzi ne’ loro tormenti le parole che li met
do le tre terribili sue teste armate di acri, e penetrantissimi denti
con
furor divorava chiunque osato avesse sloggiar via
rro di ferro non senza gran forza tirato da neri, e smagriti Cavalli,
con
chioma irsuta intorcigliata da lunghe corna spunt
orna spuntale dalla abbronzita sua fronte, fuliginoso tutto nel viso,
con
folta, e nera barba fino al suo petto, mostrando
ol tirso in man di foglie coronato Senza provar dolor scherza sovente
Con
due gran tigri, che gli sono allato. Conforto del
ince per tutto, e pur non pugna armato, Ristoro della vita è nominato
Con
mille varii altari in orïente. Amico di piaceri,
soffrendo l’iraconda Giunone, che Giove suo fratello, e marito spesso
con
questa divideva i suoi affetti, con soprafina inv
ove suo fratello, e marito spesso con questa divideva i suoi affetti,
con
soprafina invenzione pensò disbrigarsi della sua
donna il suo concepito desìo, e Giove prevedendone le sventure cercò
con
belli modi frastornarla, ma vincer non potendo la
arsi più d’appresso ingeneri la incinta Semele, e se Mercurio insieme
con
Giove disceso sollecito sottratto non avesse il f
Ninfe figlie forse di Atlante presso la Città di Nisa lo fè da quelle
con
sollecito impogno allevare.(1) Sue prodezze. Fa
padre Giove, e qui nel rendersi padrone dell’ Arcadia, e della Siria
con
poche forze di uomini, e donne radunate da lui st
er altro si generoso portossi co’vinti, che sembrò averli conquistati
con
animo più tosto di giovarli, che di recarli alcun
l fresco, e rubicondo giovane chiamato perciò da Ovidio puer aeternus
con
bionda capellatura, con corona di Edera sulle chi
ovane chiamato perciò da Ovidio puer aeternus con bionda capellatura,
con
corona di Edera sulle chiome(1) con pelle di Pant
aeternus con bionda capellatura, con corona di Edera sulle chiome(1)
con
pelle di Pantera cascante dagl’omeri, assiso sopr
hà cura ; Se manca il suo favor tutto è sventura, Chè il mondo regge
con
maniere accorte. Colla materna man sparge ogni be
n figlia di Urano, e di Gea, detta comunemente Magna Dea, per esporre
con
ben purgata penna quanto di più magnifico, e sing
atrona seduta su d’un carro tirato da leoni, tutta coronata di torri,
con
una chiave alla mano, ammantata d’una veste vagam
chiave alla mano, ammantata d’una veste vagamente adornata di fiori,
con
un timpano al suo fianco, tutti simboli delle sue
etici per le strade fra il trambusto di più suoni, altri quai buffoni
con
salti, e strani contorcimenti danzando innanzi ad
ai buffoni con salti, e strani contorcimenti danzando innanzi ad essa
con
date cadenze, e variamente percuotendosi alzavano
del fianco di sua madre per andar ne’campi, e quivi divertirsi insiem
con
qualche ninfa di suo genio in raccogliere gli ama
ilia, onde godersi dell’aria di quelle amenissime spiagge. Vide quivi
con
suo piacere un drappello di vaghe donzelle, che d
ni. Affollaronsi quinci, e quindi a tal veduta le stupite compagne, e
con
alti gridi, ed amare querele cercarono confondere
si alle doglianze barbaramente rovesciò sul carro la preda bramata, e
con
rapida velocità seco la menò nel tartareo suo reg
n tratto l’a more divenne al fine di esso sì gelosa, che ravvisandolo
con
soverchia parzialità trattar colla figlia di Coci
questa in erba dello stesso suo nome : onde così non avendo il marito
con
chi dividere gli affetti fosse ella sola del cuor
ste atteggiamento di far resistenza alle furie del rattore Plutone, e
con
alzate mani raccomandarsi alla pietà delle accomp
Nume addivenne. Per quest’ultimo segnale de’ fiori, ch’ella presenta
con
accigliata pupilla presero occasione i Mitologi d
lori : Dà il pan, che mangia in bocca al rio serpente, Quindi scherza
con
lui scevro da orrori, Ride all’altrui spavento, e
anze di un tenero fanciullo. E da chi altro mai, eceettuati i bambini
con
poche anime avventurate per la divina grazia, che
serba ? Che poi il detto fanciullo si pinge presso orrido Drago, che
con
mano di amore del proprio pane alimenta, questo t
II. Giustizia Sonetto V ergine altera, taciturna, e cheta
Con
grave sguardo, e con sereno aspetto Senza sentir
Sonetto V ergine altera, taciturna, e cheta Con grave sguardo, e
con
sereno aspetto Senza sentir di tema il vil difett
ti proibisce, e vieta Nemica di tesori, e di ricchezza Solo il giusto
con
essa al mondo giova ; Dà la mano agli oppressi, i
la mano agli oppressi, i forti sprezza. Spada, e bilancia ha in man,
con
questa prova Scandagliare, e punir dritti sol pre
mpio ristoro. Nell’altra man, che spinge all’uom sicura Porta l’olivo
con
gentil lavoro, Ilare, grata, generosa, e pura Pin
rbo a quel cuore che caramente l’alberga. Le ricchezze poi, che versa
con
una mano, e l’olivo, che porge graziosa coll’altr
età Sonetto L eggiadra donna d’un gran monte in vetta Siede
con
dolci sguardi, e dolci modi, Gl’infelici tuttor c
VI. Fedeltà Sonetto Con biondo crin cinto di verde ulivo,
Con
bianco ammanto una gentil donzella, Porta a una m
ben d’ognun si mostri accinta ; Ma non ascolta mai querele, e lutto.
Con
una mano a ognun dona la spinta, Tien l’altra un
, primo, ed ultimo conforto degli uomini pingesi qual vaga donna, che
con
una mano spinge ognuno ad ogni benchè ardua impre
ma sol confidare in quel Dio verace e che à suoi confidenti promette
con
infallibil parola il vero bene, e la gloria. Qui
um Is. 57. Capitolo VIII. Carità Sonetto F emina vaga
con
piangenti lumi Vittima geme di fatal dolore Press
aldi fiumi Mentre geme tra ferri il Genitore, Stende le braccia a lui
con
dolce amore Condannando del mondo i rei costumi.
ame è fatto un gelo In bocca dà la filïal mammella. Lo toglie a morte
con
sì nobil zelo, Mortal la mira, e dì a ciascuno è
sseta e questo e quello, E l’onda sempre nel suo corso avvanza. Segna
con
verga il globo, e la possanza Palesa dalla reggia
’alcun mai la speranza. Providenza è costei, che fa sereno L’uom, che
con
essa ogni travaglio sfida, Chè il materno suo amo
otazioni. La providenza ristoratrice delle pene de’mortali pingesi
con
urna, ed una verga, onde ombreggiare i suoi benef
vo, e sublime tipo di sua beneficenza, e liberalità ? E quella verga,
con
cui segna il globo non mostra evidentemente il va
uel Dio, nel quale vivimus, movemur et sumus. Aet. 17. Buttiam dunque
con
cuor docile nelle sue mani le nostre sorti giusta
elem quis inveniet ? Se è vero però, che Dio non teme chi il prossimo
con
sincerità non ama al dir di Giobbe al 6. Qui toll
bis. Capitolo XI. Misericordia Sonetto D onna sublime
con
pietoso aspetto Apre le braccia, e tutti al seno
al proprio petto, E la destra mammella indi l’addita. Quindi la preme
con
materno affetto, Con quel latte li dà novella vit
a destra mammella indi l’addita. Quindi la preme con materno affetto,
Con
quel latte li dà novella vita, Al misero, all’opp
i donna, che preme la destra sua mammella in bene degli altri, perchè
con
questa più abbondante di latte sogliono le madri
figliuoli. Lacnde qual sostegno de’miseri in Atene, ed in Roma venne
con
singular onore riguardata, e più tempii s’innalza
iè, Serto rëal colla sinistra dà, E talor d’un pastor ne forma un Rè.
Con
la man destra un’ ancora poi fà Fissare al suol,
anciulli in ogni dì Essa a se chiama quanti averne può, Ognùn ride, e
con
lei pronunzia il sì Tal’emblema palese or io vi f
La felicità mostra per sua insegna il caducco, onde designare, che
con
quello essa raddolcisce, e quasi addormenta ogni
di Cesare Ripa, ed al parer di varii Scrittori l’occasione è dipinta
con
una crinita fronte, e tutta calva da dietro, onde
he se ella fugge vano è tentar di afferrarla. Porta il rasoio, perchè
con
quello recide ella la speranza di colui, che inca
a lasciò scappare. Assai dì più mostra quel velo, che innalza, mentre
con
esso velando gli occhi fa sì, che l’uomo non ri a
est. Capitolo XVI. Travaglio Sonetto R obusto atleta
con
sudori, e stenti Nel foco, in terra, e in mar fis
o a tanti laboriosi, e diversi esercizii incessantemente si aggira, e
con
dolore sempre si versa dà con tali attribuzioni l
esercizii incessantemente si aggira, e con dolore sempre si versa dà
con
tali attribuzioni la vera idea del travaglio eter
da mille premii, ed onori, invece di fuggirlo atterrito, intrepido, e
con
piacere ne sosterebbe l’amarezza per gustarne un
Rimorso Sonetto U om scarmigliato, umil, tremante, oppresso
Con
una man si stringe un serpe in seno, Tien l’altra
ngustiati suoi giorni troppo chiaro ci dimostra il rimorso chi sia, e
con
quanta ragione verace inferno si appella. Se è ve
tenerci spediti da tormentatore si fiero, e proveremo coll’esperienza
con
quanta ragione scrisse Davidde : Fuerunt mihi la
C on mezza veste orribile, e feroce Alata donna di colore ardente,
Con
sguardo acceso, e suffocata voce Cinta nel seno d
rpente. Il crin si strappa, e muove il piè veloce, Vibra crudo pugual
con
man possente ; La precede un lïon tremendo, e atr
eccesso è capace questa belva quando è stizzita, e quel pugnale, che
con
forte braccio crudelmente ella vibra non indica f
penes illam, cosi Val. max. lib. 9. sit. timeri penes nos sit odiss.
Con
maggior ragione noi dunque ne dobbiamo essere lon
erata, perchè nascosta sotto le divise della verità : e quella benda,
con
cui covre gli occhi de’creduli è il primo, e vero
questa più espressiva per indicar la rea qualità de’ fraudolenti, che
con
bel garbo, e dolci lusinghe eseguono i loro infer
o XXIV. Discordia. Sonetto Tremenda donna di fatal colore
Con
chioma agguernita di più serpenti, Colla bocca sp
rte d’ognuno or parte, or riede, Stender la scarna mano ognor si vede
Con
labbra inaridite, e viso smorto. Dell’altrui ben
t factores eius. Capitolo XXVI. Morte. Sonetto B atte
con
passo egual qualunque porta, Corre velocemente, e
non avere per non ravvisarne i sfavillanti colori. Li riffetta ognuno
con
avvedutezza, e poi son sicuro, che qualora voglia
. Inverno. Sonetto T remante vecchio colla neve al crine,
Con
l’ammanto nevoso, e’l bianco mento Spira da labri
i Troncando del delitto i crudi artigli. Coll’ opre, cogli affetti, e
con
favella, Col voler, col saper, co’ suoi costumi T
tto nel cuore del gran Dio d’Israello se non diversi cantici comporre
con
divoti affetti in suo onore. Qual meraviglia fia
sse deità infernali ? Svolgansi pure le istoriche tradizioni, e quivi
con
occhio di stupore si ammireranno le bravure dell’
Laonde fuori ragione certamente non è l’encomio, che le nazioni tutte
con
unanime consenso danno alla poesia chiamandola il
quest’arte si è fatto) ma sforzandomi di ridurre quelli alla pratica
con
molti diversi, ma adattatissimi componimenti in e
viaggio, potessero un dì quivi finalmente arrivati essi congratularsi
con
la guida, e la guida del pari con essi a comune e
almente arrivati essi congratularsi con la guida, e la guida del pari
con
essi a comune esultanza. Pria però di venire all’
corso unquemai non si efforma. Ed ecco perciò il bisogno di conoscere
con
distinzione queste tre parti, per poterle quindi
gno di conoscere con distinzione queste tre parti, per poterle quindi
con
felicità maneggiare. 1. L’Esordio poetico però no
nto del poema ; onde è che da più scrittori il proemio poetico dicesi
con
stretto linguaggio Proposizione. E qual altro eso
emora. Badi ognuno però, che se il canto è sagro lungi dal profanarlo
con
siffatte invocazioni lo decori con invocare Dio,
canto è sagro lungi dal profanarlo con siffatte invocazioni lo decori
con
invocare Dio, Maria, i Ss. o quel S. in particola
nissimo per altro Iacopo Sannazzaro, che nel poema de partu Virginis,
con
poca avvedutezza, si rivolse ad Apollo, ed alle M
e commuovono mirabilmente lo spirito. Tali fregi però non debbono nè
con
modi troppo lussureggianti, nè con relazioni poco
to. Tali fregi però non debbono nè con modi troppo lussureggianti, nè
con
relazioni poco coerenti comparir nel corpo della
Sed nunc non erat his locus. Detti episodii debbono però maneggiarsi
con
arte assai fina, acciò mentre dilettano colla lor
in sua sostanza può abbellire i suoi poemi in guisa, che valgono poi
con
gloria dell’ autore a riscuotere dignitomente i c
vocali, che s’incontrano nella fine delle parole antecedenti qualora
con
altra vocale incominciano le susseguenti. A quest
pegno deve raggirarsi nel saper restringere in poche parole più sensi
con
chiarezza, ed armonia. Un tal parlare perchè spir
odiarono il lungo, ed esoso ragionare degli Asiatici, che uno di essi
con
prontezza preferir volle la morte alla lettnra di
ifica pomba ne fa il Sol del melico emisfero Pietro Metastasio ? Egli
con
copia non più di seimila voci ha espresso tanto,
. E la colpa, e non la pena Che può farmi impallidir Può esprimersi
con
maggior vivacità, ed energia, che l’uomo dabbene
mente nell’ epilogar la vita dell’uomo nel Demofoonte. Att. 3. Sc. 2.
con
quel passo che incomincia ; Perchè bramar la vita
sotto leggi sicure, e videsi ognuno obbligato a spiegare i sentimenti
con
versi misurati. Questi dal rispettivo numero dell
ditirambo suole aver luogo, mentre la sua ristrettezza rare volte, e
con
difficoltà può abbracciare un periodo, che perciò
rso quinario la inflessione della voce cade sulla quarta sua sillaba.
Con
esso perchè più esteso può facilmente formarsi qu
a non v’è. Gettando vi va. Al ciel si ricorre Ma cresce la fiamma
Con
alma disposta ; Più avvampa, e divora Ma oscura
ivora Ma oscura risposta Ciascun resta allora Più affanno le diè.
Con
misero cor. L’oracolo disse Sol Curzio più sagg
nno le diè. Con misero cor. L’oracolo disse Sol Curzio più saggio
Con
voce ben chiara L’oracolo intende La cosa più c
gettar. Da prode pensier. Or questo intendete Invitto si slancia
Con
anima ardita Nel foco sotterra Più cara è la vi
d’ardir. Così scese allor. Abbatte, debella Trionfa il suo campo
Con
destra feroce, È sparta già vinta Or vince col
Dall’armi si scosta, Da un arco si scioglie E in terra sen giace
Con
fischio mortale La man tiene al fianco, Al fian
so tremolo Presso di quella assidesi, Fra stipe secche, ed aride, E
con
lamento querulo E giunto presso un’edera L’amic
nto querulo E giunto presso un’edera L’amico evoca, e smania, Che
con
suoi giri intrecciasi E il susurrar degli alberi
erma alle termopile Volea la Grecia oppressa Ricolmo d’ardimento,
Con
numeroso esercito E i suoi compagni providi Ver
to estremo, L’invitto gran Leonida E questa sera io giurovi Corre
con
pochi all’armi. Con Pluto ceneremo. La chioma
tto gran Leonida E questa sera io giurovi Corre con pochi all’armi.
Con
Pluto ceneremo. La chioma ognun si pettina Ent
rte s’apparecchiano Così il fatal Leonida Forti, possenti, e fieri.
Con
braccio alto, e possente Tosto che l’ombre scen
stan fugate, e rotte ; Il Sol ritorna in sorte O qual lëon numidico
Con
tutt’i suoi Leonida In greggia di vitelli Cadde
stanza seguente. Eccone l’esempio. Telesilla disposta a combattere
con
altre donne contro gli assediatori Spartani. M
mea In squadre appien distende ; Non sanno a chi rivolgersi, Quindi
con
voce stridola, E a chi cercar pietà. Parla a’ S
enite a queste mura Argo volea deprimere, Difese dalle femmine, E
con
tremendo impero Che in lor non han paura, Vuol
rchè un gallo il provocava Lo condanna a fiera morte, Corse altier,
con
lui pugnò, E l’esempio altrui donò, E l’uccise,
eo, che condanna Ippolito a morte. La vecchia età fu sempre. Veste
con
mille modi Ligia di gelosia, La troppo infame a
è anche settenario, che rima al primo, il quarto è simile al secondo
con
cui rima, il quinto, ed il sesto sono tronchi, ch
e più non son. Le toglie Ulisse il figlio, Parte della mia vita E
con
fatal consiglio Perchè ti generai ? Dall’alta t
nar si dovrà, Che tra mille altre Vergini, e mille Quegli ha amata, e
con
esso cadrà. Se non cade la regia donzella Da qui
tesso la deve svenar. Cosi esposto ; per forza il guerriero A ubbidir
con
minacce s’induce, Già si porta alla tomba ogni du
condo col quarto. La legge poi, cui soggiace un tal metro di chiudere
con
sentenzioso quinario il pensiere sviluppato ne’ t
spietato Uso soltanto a inganno vile abbietto Poichè il mio bene hai
con
orror svenato Squarciami il petto. Non regge il g
manifesta a quelli Il di già conosciuto empio attentato Tremon color
con
animo confuso, Nè ponno a tanto error trovar la s
i due ultimi reciprocamente obbligati la occasione più bella di poter
con
forte sentenza, quasi con colpo impreveduto, conc
e obbligati la occasione più bella di poter con forte sentenza, quasi
con
colpo impreveduto, conchiudere i suoi detti. Il f
tal metro privo allora delle robuste espressioni, che ricerca, decade
con
lagrimevol veduta dal suo natio decoro. Badino du
ettura de’classici, e nell’esercizio di altri più facili metri, e poi
con
avvedutezza a discendere a questa ardua impresa.
edi il sangue mio Per voi morrò, ma qui si piange Addio. Cosi parlato
con
sereno ciglio Lascia la patria, e va costante a m
chevuole, e se per accidente s’incoutra a terminare il sccondo verso
con
una rima, che non abbia le altre due compagne, tr
do bacchere, E i cespi apria col corno suo fortissimo Vien Melibeo, e
con
moïne, e zacchere Tanto gli fece, che sel seppe t
credibile. Venne a cercare il foco al mio ricovero, E innanzi a tutti
con
prestezza estranea Tolse una secchia, e un banghe
vita campestre, ed i vantaggi della vita pastorale nel metro suddetto
con
sommo piacere degli spettatori ; lo che poi fù la
tta la raddrizzò tra scoglio, e scoglio, Ed or dov’è il nocchiero Che
con
tanto sudore, e tanta cura L’umil nave guidò nel
cere la difficoltà di un tal componimento, confermano del pari, e non
con
minor lume l’azidetta mia verità. Quindi non senz
l’azidetta mia verità. Quindi non senza ragione molte, e molte regole
con
maestrevole industria prescrivansi da primi conos
maggior copia di acque, nell’ avvicinarsi al suo termine deve finire
con
una sentenza, che ferisce il cuore, e cagiona una
no del mio lungo errore Scenderà meco nell’ orrendo inferno Dividendo
con
me l’aspro dolore Sempre compagno del mio lungo e
zio efformato sù tal proposito, non sarà a chi siasi di maraviglia se
con
affrettato passo percorrer mi vede il presente se
efforma, esempliflcando la speculativa conoscenza di ciascuna di esse
con
una strofa pratica da me stesso bassamente lavora
o il latino ; e come per la disposta unione di quelle camina il primo
con
allettante armonia, così per l’ordinato misto di
tire, che una sillaba benchè sia breve per sua natura, pur se finisce
con
consonante, e con altra consonante incomincia la
aba benchè sia breve per sua natura, pur se finisce con consonante, e
con
altra consonante incomincia la voce seguente, ess
d il terzo in mancanza di quella. Abbiasi ancor la cura di terminarlo
con
parole di tre, o di due sillabe, mai però col mon
attili, o Spondei come siansi ed una cesura, due altri dattili quindi
con
altra cesura, come : Hei mihi quo Domi-no non li
lib, 4. Pd. 5. III. Il Ferecrazio dall’ Ateniese Ferecrate così detto
con
siste in uno Spondeo, un Dattilo, ed un’altro Spo
. L’ Innominato secondo costa de’ primi quattro piedi dell’ Esametro,
con
legge però d’avere il quarto sempre dattilo, come
verso, in cui domina il piede Giambo, e sebbene un tempo vi dominava
con
dominio esclusivo ; pur oggi può dirsi, che sia i
rvata per metà l’antichià di lor composizione, mentre il solo Spondee
con
ben innesto si frappone ; ne’ Trimetri però, e mo
nel valor della quantità, e perciò abbraccia uno Spondeo, un dattilo
con
cesnra, un altro dattilo, ed un’altro Spondeo, co
quattro piedi, cioè un Giambo, o uno Spondeo in suo luogo, un giambo
con
cesura, ed in fin due dattili, come : Donec viren
eria, nè brigandomi delle composizioni lavorate ad un sol torno, cioé
con
una sola specie di versi dette Carmen Monocolon,
settimana accoppia un Dimetro manchevole di una sillaba in principio
con
un Trimetro manchevole anch’esso di una, ma nella
Potest procaces continere mores VIII. L’ottava accoppia un Gliconio
con
un Asclepiadeo, come Luctus vertitur in bonum Qu
re in Orazio, perche la più bella, costa di due Alcaici, d’un dimetro
con
una sillaba di più in fine, e di un Alcaico minor
to omai il vostro comune desio. Eccovi già nelle mani quel libro, che
con
iterate istanze da voi si pretese. Se nel percorr
fals. Rel. (3). Sebbene più ragionevole sembrato mi sia in tal guisa
con
altri opinare circa l’antichità della idolatria,
ri opinare circa l’antichità della idolatria, non è però mio pensiere
con
ciò rigettare la opinione di molti orientali Scri
ritto : Omnis quippe caro corruperat viam suam : Non altrimenti che
con
quel, che accennai, sulla origine della idolatria
ò ben per altro non esservi documento istorico, che valga a sostenere
con
certezza qualunque parere. Luc. dial. de Deor. co
e a Dio l’ Eucaristico Canto per l’ ottenuta vittoria contro Oloferne
con
singolare maniera celebra la divina fortezza, che
tori della falsa loro religione, benchè privi della luce del Vangelo,
con
molta prudenza, e cautela però si condottareno ne
te divorarli. Quale cosa ben sapendo Ulisse nel passar per quel luogo
con
tutti i suoi, a questi turò con cera gl’orecchi,
endo Ulisse nel passar per quel luogo con tutti i suoi, a questi turò
con
cera gl’orecchi, e se stesso fece ligare ad un al
e donne di depravati costumi, che dimorando nelle vicinanze siciliane
con
mille lusinghe, ed attrattive, quasi con altretta
do nelle vicinanze siciliane con mille lusinghe, ed attrattive, quasi
con
altrettanti lacci attiravano al lor seno gl’ inca
onto. Sue feste. Chi fù Vulcano. Suo impiego. (1). I Ciclopi furono
con
tal nome chiamati perchè presentavano un sol occh
i nomi. Suo ritratto. Suoi tempii, e feste. Chi fù Marte. Sua contesa
con
Nettuno. (1). Saggia pur troppo, e prudente si e
use de’ loro clienti. Essi sotto pena di non essere ascoltati doveano
con
nuda schiettezza, e semplicità esporre i loro arg
i essere allettati dalla vaga pompa di artificiosi ornamenti potevano
con
giudizio non prevenuto rettamente pronunziare sul
tardò Giove a farlo pago de’suoi voti. Imperochè vide egli un giorno
con
suo piacere scender dal cielo uno scintillante sc
legio de’ detti sacerdoti, alla cura de’ quali affidò questo scudo, e
con
esso altri ben molti del tutto, simili al primo c
pale fra essi portavano per tutta la Città detti scudi, detti Ancili,
con
festoso apparato, e quindi con cantici di lode, e
ta la Città detti scudi, detti Ancili, con festoso apparato, e quindi
con
cantici di lode, e con salti d’allegrezza, detti
, detti Ancili, con festoso apparato, e quindi con cantici di lode, e
con
salti d’allegrezza, detti perciò Salii, celebrava
Trojan dell’ opra atroce Di Paride fatal Giuno adirata, Ad Eolo parla
con
terribil voce Fiera, torva, funesta, ed accigliat
e’ Romani, i quali vollero che si conservasse nel gran tempio di Numa
con
tanta gelosia, che solamente la Sacerdotessa magg
e privilegii delle Vestali. (1). Il privilegio poi, che fa ravvisar
con
maggior chiarezza il gran pregio delle Vestali er
a Dea trascinata dalla forza delle sue passioni. Le sue prostituzioni
con
Anchise in più Scrittori, e soprattutto in Virgil
enere, come piace a molti Commentatori, a fin di contrarre matrimonio
con
essa, e riceversi a’ titolo di dote gran denaro,
unias multas dotis uomine. Che se qvesto fù il suo depravato disegno,
con
ragione pagò il fio del suo attentato per mano de
to per mano degl’ingannatori Sacerdoti di quel tempio, che percossolo
con
pietre lo fecero in pezzi : Cum intrasset Antioc
nte diffusi, e gelosamente custoditi ci fa ben intendere perchè Iddio
con
chiare formole proibi a Giudei di imitare le cost
nefanda ? Ne conobbe lo stesso Severo imperatore l’infamia, e perciò
con
note leggi proibi rinserrarsi nel suo erario i tr
ciò con note leggi proibi rinserrarsi nel suo erario i tributi pagati
con
tal sozzo danaro. Chi fù Diana. Sue vendette. Suo
vanni Crisostomo stima essere state esse alcune piccole cassette, che
con
proprio vocabolo le chiama Ciborii. Il Lirano pen
ogo semplice farmi gran Teologo tacendo ogn’altro argomento conchiudo
con
questo adattatissimo apologo. Un uomo una volta c
gomento conchiudo con questo adattatissimo apologo. Un uomo una volta
con
un’uccello vivo chiuso in mano portossi da un ora
gli stringendolo facevalo morire ; ma l’oracolo per eludere l’inganno
con
invenzione più fina disse : l’uccello è come ti p
ttime però, che a lui si offrivano mel farebbero piuttosto confondere
con
Moloch Idolo degli Ammoniti, che secondo la tradi
e rampognate si barbare usanze quasi generalmente praticate conchiude
con
questa Epifonema l’istoria : Tantum religio potu
ivisa chiaro non scorgendosi, come passato poi fosse al Regio soglio,
con
qual fondamento dimostrar si potrebbe quanto con
sse al Regio soglio, con qual fondamento dimostrar si potrebbe quanto
con
Saturno gli avvenne ? Sue imprese. Suo ritratto.
cquistare vero odie all’Amore ; e così lungi dal onorarlo cogl’Egizii
con
fiaccole accese con occhio chiuso fuggiremmo anch
all’Amore ; e così lungi dal onorarlo cogl’Egizii con fiaccole accese
con
occhio chiuso fuggiremmo anche l’ombra de’ suoi r
ei Mosè ci sia stato dai Gentili rappresentato nella persona di Bacco
con
troppo plausibili argomenti tratti dalle reciproc
fù presevato, e sottratto, e per questo appunto chiamato Mosè ? Bacco
con
grande armata di uomini, e donne varcò l’Eritreo
quista delle Indie, e chi ignora aver Mosè tragettato il mare istesso
con
nnmeroso stuolo di uomini, e donne per andar nell
trattandosi ciò non estante però de’delirii de’gentili mi è convenuto
con
essi, come in altri punti, così in questo similme
1). Da qual fatto preso avesse allegoria un tal celebre ratto non può
con
certezza definirsi. Molti antichi Storici per alt
Ectlissi, cioè, e la Sinalefo. La Ectlissi è lo struggimento della M
con
tutta la sua vocale in fine delle parole semprech
h’essi forzosi. Il Trimetro Archilochio é un Giambico di cinque piedi
con
una sillaba di più alla fine.
arne poscia una Teogonia, che commisero alla casta ieratica, la quale
con
le astuzie e con il terrore inspirava il sentimen
eogonia, che commisero alla casta ieratica, la quale con le astuzie e
con
il terrore inspirava il sentimento religioso negl
i dalle annotazioni, dagli antichi classici greci e latini, spigolati
con
lungo studio nel campo dovizioso delle opere di l
on poco giovamento. Taluni, forse comparando questa ultima produzione
con
le altre nostre opere finora pubblicate, la trove
a tali censure : che le umane, virtù di rado sorgono senza innestarsi
con
qualche vizio. Capitolo I. della origine d
l’ esistente, in numeri Dii si ebbero tempii ed altari, si placarono
con
vittime e sacrificti, i voti del cuore umano furo
iedestallo a questa larva di religione, onde non cadere essi medesimi
con
il crollo di quella, ancora tai filosofi si tacqu
dendo i bei sentimenti che spuntavano loro nel cuore, per non pagarla
con
gli strazii, con la cicuta, e così il politeismo
menti che spuntavano loro nel cuore, per non pagarla con gli strazii,
con
la cicuta, e così il politeismo sorgeva impavido
erano in onore gl’ Iddii, e non poche altre cose, che hanno attenenza
con
queste ricerche filologiche. 2. Vno spettro di re
i era il concetto intuitivo e perfetto dell’ Ente, che può concepirsi
con
la formola ideale — l’Ente crea l’esistente — non
tevasi avere per religione che un’emanatismo ; ora come un moltiplice
con
una divisione sostanziale, e non ne sorgeva che u
capriccia a questi mostruosi errori, mettendo in comparazione la vera
con
l’erronea filosofia. « Il pensiero umano, ei dice
pi fino a noi ha percorso due strade distinte, che si possono seguire
con
gli occhi nella vasta estensione de’paesi e dei s
atura dell’errore, abbraccia il paganesimo sotto tutte le sue forme e
con
tutte le sue filosofie, l’eresie cristiane, il no
acendosi per ogni divieto, la Idea andò in lui offuscata e dispersa ;
con
la perdita della unità sociale fu obbliato del pa
a sono fonte ubertosa di idolatria. I poeti, che adornavano la natura
con
le loro brillanti illusioni, son trascinati anch’
uscenti fuori la dea Patelena(5) ; alle biade eguagliantisi sul prato
con
le nuove spighe la dea Ostilina(6) ; a’ frumenti
e solo per loro splende a riflesso, e passando ombre d’avanti a loro.
Con
l’antro egl’intende il globo, che noi abbitiamo —
’avanti a loro. Con l’antro egl’intende il globo, che noi abbitiamo —
con
le catene le nostre passioni — con le ombre gli u
ende il globo, che noi abbitiamo — con le catene le nostre passioni —
con
le ombre gli uomini stessi abitatori del globo, e
edaglie faceva imprimore un globo, su cui poggiava una vittoria alata
con
in mano una corona. Ancora con miti descrivevansi
bo, su cui poggiava una vittoria alata con in mano una corona. Ancora
con
miti descrivevansi gli avvenimenti degli uomini.
, stringe in vece al seno una nube : indicavasi dalla istoria poetica
con
questi due miti la leggerezza, la vanità delle no
a di Vlisse, ne divorano le sostanze, contendono di venire a connubio
con
Penelope : non era questo che un mito, cui intend
roi Cretesi lasciati liberi i connubii a gli estranei venuti in Creta
con
una nave detta Toro. Da’ questi e da innumeri alt
via di allegorie, e tutti gl’intraprendimenti umani essere conceputi
con
modi fantastici e per immagini. 7. E non sempre q
fantastici e per immagini. 7. E non sempre questo si intese co’miti e
con
le favole, ma la ignoranza e lo smodare per ogni
elo come un’immenso corpo animato, cui donarono il nome di Giove, che
con
lo vibrar de’fulmini, e con il tuono volesse dir
imato, cui donarono il nome di Giove, che con lo vibrar de’fulmini, e
con
il tuono volesse dir loro qualche cosa ; un Giove
cetto tutto panteistico, da cui tragge gli esordii quello emanatismo,
con
cui ora va contaminandosi la vera filosofia in no
cora di tempo in tempo le vere narrazioni de’miti. Volendo gli uomini
con
gli esempii degl’ Iddii, che si creavano nella lo
mana famiglia furono deificati, si ebbero tempii, altari e sacrificii
con
tutti i loro errori. Vomini, esseri esistenti ele
rive questo smodare delle genti. Ligate, ei dice(1), in tal modo, ora
con
inganno autorevole, ora con silenzio misterioso,
nti. Ligate, ei dice(1), in tal modo, ora con inganno autorevole, ora
con
silenzio misterioso, ora con vaghezza di pompa, o
al modo, ora con inganno autorevole, ora con silenzio misterioso, ora
con
vaghezza di pompa, ora con indulgenza di senso, l
torevole, ora con silenzio misterioso, ora con vaghezza di pompa, ora
con
indulgenza di senso, le menti più deboli, rimanev
queste umane invenzioni ». « Occuparono perciò questa seconda uscita
con
misteri egulmente ingannevoli ed empii, ed introd
di qui trassero accomodata alle passioni de’letterati tanto allettava
con
l’albagia, quanto appagava con l’ apparenza. Nacq
passioni de’letterati tanto allettava con l’albagia, quanto appagava
con
l’ apparenza. Nacque, allignò, si distese la seco
a tutti compiacendo lasciava i filosofi nell’ambizione di conversare
con
gli. Dei mondani, ed il volgo nella libertà di tr
ersare con gli. Dei mondani, ed il volgo nella libertà di trattenersi
con
essi, e con gli antenati, nel mantenere il senso
li. Dei mondani, ed il volgo nella libertà di trattenersi con essi, e
con
gli antenati, nel mantenere il senso in possessio
nati, nel mantenere il senso in possessione di ogni diletto, placando
con
giuochi, danze e conviti, in somma con la imitazi
ione di ogni diletto, placando con giuochi, danze e conviti, in somma
con
la imitazione de’vizi de’loro maggiori, più che l
rge vaghezza di venire ad alcune induzioni, che hanno molta attenenza
con
questo argomento. Alla narrazione vera del mito c
za con questo argomento. Alla narrazione vera del mito conceputa solo
con
immagini o simboli sottendrando il concetto di co
otrice della natura, che da Pitagorici era detta anima del mondo, che
con
un’antico emanatismo volevano uscita dal seno del
o il tipo di una divinità allegorica, figlia del Sonno e della Notte,
con
una maschera in volto e splendidamente vestita, c
teva la più bella donna del mondo : favola mista di allegoria, perchè
con
il convito qui s’intende la celeste facoltà, cioè
s’intende la celeste facoltà, cioè lo spirito e la mente degli Dei —
con
il pomo di oro il mondo, il quale come che è un’a
do, il quale come che è un’aggregato di contrarii concorrenti in uno,
con
ragione viene gettato dalla Discordia — e di mora
ologia di questa parola — dall’allegoria de’suoi miti si scuopre, che
con
questo nume indicavasi l’apparente corso del sole
traggonsi molti vantaggi — (31). Sentimento della scuola stoica, cui
con
Vulcano può intendersi l’anima del mondo. 31. I C
diceva, ciò che su in alto si eleva mobile e sparso da ogni lato, che
con
tenero amplesso circonda la terra : questo ritene
argomento da un simulacro, che, come dice Pausania, vedevasi in Argo
con
due occhi non dissimili a quelli, che la natura h
occhi non dissimili a quelli, che la natura ha dato a gli uomini ; e
con
un terzo in mezzo alla fronte ; perciocchè oltre
uarcio dall’ Agostino, ed io qui lo trascrivo, voltandolo in italiano
con
una libera versione — Or si crede, ei dice(1), es
aere sparso di sotto ; or ana all’aere è creduto essere il cielo, che
con
le feconde piogge e co’semi feconda la terra come
esso del pari in tutta quella innumera turba degli Iddii plebei. Egli
con
il nome di Libero presiede seminibus hominum ; co
one, prende Giove per il Sole, e Giunone per la Luna ; poichè il sole
con
il suo corso apparente per le vie del cielo compi
il suo corso apparente per le vie del cielo compie l’anno, e la Luna
con
le sue rivoluzioni i mesi. Nè, soggiunge, creder
irso, ossia un’asta attorcigliata di pampani, o di frondi di ellera :
con
questa asta nodosa ed obbliqua indicavasi gli ubb
, per dimostrare non esservi uomini sì fieri, che non si rendono miti
con
l’uso moderato del vino. 17. A Giove si dava per
ata una zolla, una pietra in vece di Giove, si volle significare, che
con
le mani degli uomini furono ricoperte le biade se
rte le biade seminate, prima di essersi ritrovato a svolgere la terra
con
l’aratro. La stessa terra dunque non i semi dovè
nella favola si dice, che Saturno avesse castrato il Cielo suo padre,
con
questo s’intese che presso Saturno, non presso il
onsigli, di distruttore e che ingenera tutte le cose, di raffrenatore
con
vincoli ineffabili dell’intero mondo, di germe de
re circondando tutta la terra, per un traslato può dirsi di maritarsi
con
la terra istessa. Da greci Nettuno ποσειδων, che
, quasi che egli sia un’altra cagione del moto della terra, urtandola
con
le acque del mare. È detto ancora μιακητας, che s
ando sono agitate, sì a cagione della simiglianza del muggito de’bovi
con
il rugghio de’mari — e per questo ancora i fiumi
per questo ancora i fiumi si dipingono solto le sembianze di toro, e
con
sguardi torvi da toro, quasi il corso di loro esp
emoti ; sì perchè dalla istoria è dato principio al secolo degli eroi
con
le piraterie di Minosse, e con la spedizione nava
è dato principio al secolo degli eroi con le piraterie di Minosse, e
con
la spedizione navale, che fece Giasone nel Ponto
nel seno della terra, hanno creduto, che gli antichi non intendessero
con
questo nume, che le ricchezze istesse. Tutta la f
to il simbolo di un’occhio radiante ; ora sotto quello di uno scettro
con
in su un’occhio ; ed ora sotto quello di un serpe
basterebbe ad indicare come gli antichi immedesimassero il Dio Apollo
con
il Sole ; ma onde dar maggior peso a questo detta
ogni altra creatura, figlio dell’autore dell’universo — di Latona, e
con
questo traendo la etimologia di questa parola del
ad altri piace, perchè il Sole tante volte toglie la vita ai viventi
con
un intemperie di calore, onde può derivarsi ancor
e, per indicare i raggi del Sole ; e soprattutto la lira, chè il Sole
con
la sua forza centripeta, senza distruggere la cen
reduto come Dio della salute pubblica ; perciocchè il Sole la produce
con
la sua temperie. Perciò la parola Apollo può deri
ate ancora le pestilenze. I simulacri di Apollo vengono rappresentati
con
le tre Grazie nella destra, e con l’arco e le sae
cri di Apollo vengono rappresentati con le tre Grazie nella destra, e
con
l’arco e le saette nella sinistra, ond’è detto Di
lore, e cacciando al contrario nelle vene di loro umori pestilenziali
con
la oltre misura delle intemperie. E con questa os
e di loro umori pestilenziali con la oltre misura delle intemperie. E
con
questa osservazione ben dobbiamo approvare la eti
rta dal sig. Screvelio(1), dal verbo απολυιν, liberare,perchè il Sole
con
il suo temperato concorso ci tiene liberi dai mal
io(2), furono instituiti i giuochi Pizii. Poichè Apollo va idenficato
con
il Sole, gli abitatori di Ieropoli quando volevan
enefico calore. A canto a lui facevano distendere le ali d’un’aquila,
con
cui volevano dare un’immagine dell’etere emanante
concento della musica, onde fu chiamato Citaredo ; perciocchè il sole
con
ordine e misura contempera e regola ciascuna part
u lo umore mercè di una effervescenza, che ricoprendo il sole istesso
con
un folto addensar di caligine, sembra di ottenebr
di un solo, ma di ogni gregge può chiamarsi pastore. Altri intendono
con
questo un’Apollo re di Arcadia, che imperando con
re. Altri intendono con questo un’Apollo re di Arcadia, che imperando
con
rigore fu gettato dal trono. 24. Il chiarissimo s
chiarissimo scrittore della Scienza Nuova, senza indentificare Apollo
con
il sole, lo prende per la luce-civile, ossia per
I miti raccontati di questo nume non sono che una perfetta allegoria,
con
cui si vuole indicare il corso apparente del Sole
care il corso apparente del Sole, ed i suoi fenomeni. Ei si dipingeva
con
un caduceo in mano, che il poeta della lliade chi
reduto essere questo un simbolo di pace ; posciachè, incontrandosi ei
con
due colubri altercantisi, ne avesse tolto di mezz
col tocco della sua verga. Questo mito non era che un’allegoria, cui
con
il caduceo intendevasi il radiar del Sole, che di
i il radiar del Sole, che dileguale addensate tenebre della notte ; e
con
i colubri, tenuti da tutta l’antichità per simbol
del Sole si voleva esprimere, che il Sole istesso fecondando la terra
con
il suo calore, e generando la vegetazione, anima
desse nello inferno per ricondurre le ombre da que’luoghi tenebrosi :
con
questo indicavasi l’apparente discesa del Sole so
Giove in vacca, onde trarla al furore di Giunone : è questo un mito,
con
cui si voleva dare un’emblema del cielo, ove a no
chè il parlare va rapido per l’aria. Portò il nome di nunzio, giacchè
con
il favellare si danno fuori tutti gli escogitati
dere zoppicante, volendosi alludere, ch’ei facesse tutte le cose solo
con
il magistero della parola, senza prendervi parte
conto, credendosi d’inestimabile valore quando altri venisse battuto
con
questa, e ciò dalla utilità della correzione. A q
. A questa verga si ponevano attorti due colubri, simbolica vera, chè
con
la parola si ammansiscono ancora le fiere. Si fin
e altri tolga le strade dagl’ingombri, ed affinchè i simulacri di lui
con
l’addizione delle pietre addivenissero più appari
legge nella verga divina, parola reale degli auspicii, ch’è la verga
con
cui Mercurio richiama le anime dall’Orco, come na
l quale divorasi il tutto degli uomini… Tale verga ci viene descritta
con
uno o due serpi avvoltivi, che dovettero essere s
a loro dagli eroi, e il dominio quiritario, che questi si serbarono ;
con
due ali in capo alla verga, per significare, il d
erga, per significare, il dominio eminente degli ordini… Oltre di ciò
con
ali a talloni per significare, che il dominio dei
egge agraria ai famoli degli eroi... Portò l’agraria di Servio Tullio
con
la quale ordinò il censo…. Da Mercurio de’Greci f
fece cessar finalmente tutte le forze o violenze private, e la legge
con
tutta proprietà restò ai poeti definita lyra regn
nte de’poeti greci come un carattere eroico, per indicare coloro, che
con
le armi avevano fatto prodigii di valore. Per que
elementare. Invero il fuoco, che commisto all’aere, ossia si alimenta
con
l’aere, da’ Greci si dice Ηφαιστος che s’interpet
e perciò questo Dio si vuole nato da Giove e da Giunone, intendendosi
con
l’uno non altro che l’etere, con altra l’aria ; o
da Giove e da Giunone, intendendosi con l’uno non altro che l’etere,
con
altra l’aria ; o dalla sola Giunone, chè il fuoco
l’aria ; o dalla sola Giunone, chè il fuoco e le fiamme si alimentano
con
Paria. Si vuole inventore di molte arti, perciocc
tefici. Il poeta dell’Iliade narra, che Vulcano trovando Marte giacer
con
Venere, li abbia entrambi stretto nei vincoli, ed
bia entrambi stretto nei vincoli, ed esposto a gli sguardi di tutti —
con
questo mito, poicchè come i contrasti e le piacev
armonia. — Pari interpetrazione può avere l’altro mito — aver fenduto
con
una scure il capo di Giove, e che ne sia uscita f
2. Si volevano per compagni di Vulcano i Ciclopi di alta corporatura,
con
un solo occhio nella fronte, tutti intenti a fabb
e e della Vlissea, non è che una perfetta allegoria, personificandosi
con
questi immaginati mostri i vulcani igniferi. Si c
stri i vulcani igniferi. Si credevano figli del cielo e della terra :
con
questo volevasi indicare l’altezza e le profonde
a de’vulcani. Si dava loro un solo occhio scintillante nella fronte :
con
questo si alludeva all’ignivomo cratere dei Vulca
il nome di Giunone, consorte e sorella di Giove, il quale del pari ha
con
l’etere molta simiglianza e stretta unione per la
do, dallo ingiovanirsi, alludendo alle fasi della Luna, confondendola
con
la Luna istessa ; e Lucina, quasi lucida, dal can
i Greci la chiamarono Ηρα, a cagione della simiglianza di questo nome
con
quello di Αηρ, aria Fu detta ancora sorella e con
detta ancora sorella e consorte di Giove, per la prossimità dell’aria
con
l’etere, cui, come dicemmo, intendevasi Giove, on
onde i nobili sono detti illustri : è gelosa di una gelosia politica,
con
la quale i romani fino al 309 di Roma tennero i c
ano da nozze solenni, delle quali era nume Giunone, e perciò generati
con
amor nobile, che tanto ερος significa, che fu lo
me schiavi…. E quel geroglifico o favola di Giunone appiccata in aria
con
una fune al collo, con le mani pur con una fune l
oglifico o favola di Giunone appiccata in aria con una fune al collo,
con
le mani pur con una fune legate, e con due pesant
a di Giunone appiccata in aria con una fune al collo, con le mani pur
con
una fune legate, e con due pesanti sassi attaccat
in aria con una fune al collo, con le mani pur con una fune legate, e
con
due pesanti sassi attaccati a’piedi, che signific
onde a Giunone fu data ministra l’Iride, ed asseguato il pavone, che
con
la coda l’Iride rassomiglia ; conla fune al collo
al collo per significare la forza fatta da’giganti alle prime donne ;
con
la fune legate le mani, la quale poi appo tutte l
a fune legate le mani, la quale poi appo tutte le nazioni s’ingentili
con
lo anello per dimostrare la soggezione delle mogl
enne : essendo poi stato preso per crudele castigo di Giove adultero,
con
si fatti sensi indegni, che le diedero i tempi ap
’innalzarono are, e si porsero sacrificii ad una Diva, ch’era dipinta
con
una falce in mano, con un manipolo di spighe in u
porsero sacrificii ad una Diva, ch’era dipinta con una falce in mano,
con
un manipolo di spighe in un altra, adornandosele
gerendis frugibus, dall’averporto a gli uomini le biade, scambiandole
con
le ghiande e con altri frutti agresti, ch’erano i
, dall’averporto a gli uomini le biade, scambiandole con le ghiande e
con
altri frutti agresti, ch’erano il cibo dell’uomo
tura. Col carro si voleva indicar lo aratro, cui coltivasi la terra —
con
Trittolemo, che guida il carro, l’aratore — co’se
all’uomo istesso un migliore alimento. 36. Presa Cerere per la terra
con
ragione da greci fu detta γημητηρ, da γη terra, e
lei si offriva il papavero, ed era questo una simbolica, indicandosi
con
la rotondità di tal flore la forma quasi sferica
finalmente di trovarsi nello inferno, ottiene da Giove di riportarla
con
seco per sei mesi su la terra, lasciandola a gli
che abbiamo detto di Giove e di Cerere istessa. È rapita da Plutone —
con
questo volevasi indicare, ch’è d’uopo mandare il
to in Proserpina. Cerere cerca la sua Proserpina per tutta la terra —
con
questo esprimevasi, che Cerere, ossia l’agricoltu
de. Proserpina fu tenuta per impero di Giove a rimanersi per sei mesi
con
Plutone nell’inferno e per altrettanti con Cerere
e a rimanersi per sei mesi con Plutone nell’inferno e per altrettanti
con
Cerere su la terra — con questo indicavasi, che i
i con Plutone nell’inferno e per altrettanti con Cerere su la terra —
con
questo indicavasi, che il frumento mandato alla t
Cerere, ossia l’istessa fecondità essere rapita da Plutone e portata
con
lui nell’Orco ; e compianta poscia questa sciagur
tone e portata con lui nell’Orco ; e compianta poscia questa sciagura
con
pubblico lutto, venne in mezzo la ubertà de’campi
della fermezza e stabilità della terra. Le si circondavano le tempia
con
una corona di quercia, per rammentare di essersi
Le si mettevano sul capo alcune torri, e chiavi in mano, per indicare
con
quelle le aggregazioni degli uomini, che sursero
ursero in città fortificate e poste sotto la protezione de’fondatori,
con
queste le dovizie che la terra racchiude nel suo
i, indicandosi col carro la terra librata in aria col proprio pondo —
con
le ruote la terra istessa in muoversi con un moto
in aria col proprio pondo — con le ruote la terra istessa in muoversi
con
un moto circolare — co’leoni, non esservi belva s
a vogliono nata dal capo di Giove, fendendonelo Vulcano : intendevasi
con
questo le scienze, le lettere ed ogni altra disci
degli uomini considerata come guerriera, vel quod minaretur, o perchè
con
la sua armatura guerriera caccia il terrore nel e
deriva dal radicale « παλλειν vibrare, saettare, onde si rappresenta
con
in mano un’asta in atto di vibrarla. I greci, dic
inarono la decima divinità delle genti, Minerva, e la finsero nascere
con
la fantasia fiera egualmente e goffa, che Vulcano
finsero nascere con la fantasia fiera egualmente e goffa, che Vulcano
con
una scure fendette il capo di Giove, onde nacque
cose, poichè ne’suoi nomi, e nelle sue attribuzioni, da noi spigolati
con
lungo studio ne’classici greci, troviamo non poch
uta senza madre ; perciocchè la virtù ed il valore non tanto scendono
con
il sangue per lungo ordine, come dice ironicament
ce ironicamente il Panni(1), di magnanimi lombi, quanto si acquistano
con
lunghi sudori, facendo forza e resistendo a’moti
do mai quello la sua verdezza, e questo non potendosi mai contraffare
con
altro liquore, rimanendo sempre nella sua purezza
. Venere anticamente chiamata Calisto, ossia la più bella, Venere che
con
tanta pompa esce dal grembo delle acque, passò pe
l Dio del fuoco, di quel Vulcano, i cui antichi altari ivano del pari
con
quelli di Prometeo, fu essa di mano in mano amant
hè ella era considerata, come una divinità celeste, onde confondevasi
con
Febe, ossia con la Luna ; come una divinità della
iderata, come una divinità celeste, onde confondevasi con Febe, ossia
con
la Luna ; come una divinità della terra, e chiama
va poi il nome di Ecate da εκατον cento, o perchè ella veniva placata
con
cento vittime, o perchè desse in una erranza di c
a’trivii,(1). Fu creduta come Dea della caccia, e perciò si dipingeva
con
l’arco, con il turcasso, e seguita da cani. Era q
. Fu creduta come Dea della caccia, e perciò si dipingeva con l’arco,
con
il turcasso, e seguita da cani. Era questa una si
l’arco, con il turcasso, e seguita da cani. Era questa una simbolica,
con
cui volevasi indicare come questo pianeta, ora si
fficile la interpetrazione di questo mito — considerata come la Luna,
con
i tre corpi, e le tre facce si voleva dare un sim
riposo : non è questa, dice Plutarco, che un’accusa tutta allegorica,
con
cui voleva intendersi di aver egli spostata la te
Per questo i greci da Vesta prendevano le iniziative de’sacrificii, e
con
essa vi davan fine. 50. Le Mvse — Elleno erano co
li uomini cose sublimi, e che non sono alla intelligenza di tutti ; e
con
altro nome Camene, che può interpetrarsi canto am
ate la prima volta da Giove non si possono acquistare dagli altri che
con
assidua meditazione e diligente memoria. Esiodo n
iendo iterate danze, cantando inni e celebrando il culto degl’Iddii :
con
questo volevasi intendere, che le virtù personifi
, pe’monti, chè le scienze e le arti, cui presedevano, per coltivarsi
con
esito cercano sempre la solitudine della mente e
sue parole, teneva a suo diletto il canto e le ridde, ed aveva sempre
con
seco musici e cantori, fra i quali nove leggiadre
oesia, della musica, delle danze, e degli effetti da queste prodotti.
Con
la parola Clio κλεος gloria, da κλειειν, cantar l
ui eran chiamate, altro non erano che una simbolica ed una allegoria,
con
cui si voleva esprimere i più preziosi beni, tutt
eramente elleno erano dette Carite, voce greca che significa gioia, e
con
questo nome volevasi esprimere, che l’uomo deve c
ignifica gioia, e con questo nome volevasi esprimere, che l’uomo deve
con
piacere mostrare la sua riconoscenza e prestare b
va beneficato. Rappresentavansi strette le palme le une alle altre, e
con
questo volevasi esprimere, che le amabili qualità
della famiglia umana, od ancora, che l’uomo deve stringersi all’uomo
con
alterno scambio di beneficii. Si dipingevano nude
decorose Grazie, dice Orazio(1), unite alla ninfe percuotono la terra
con
alternative piede — nude per indicarsi che nulla
o il corno dell’abbondanza : è questo un fatto istorico personificato
con
un’allegoria. sviluppo di questa allegoria. 60. E
ntastico, e come di un personaggio allegorico. Sotto il primo aspetto
con
Ercole si volle personificare la natura sempre fo
ana a compierle, onde si disse di esservene stato più di uno ; se pur
con
più ragione non si voglia dire, che a questo part
meti e spinai, onde era ricoperta, vi portasse in mezzo la coltura. E
con
altro mito si disse di Ercole di aver ucciso col
ndasse alla terra i denti, onde sursero uomini armati : concetti, cui
con
un vero traslato si volevano indicare i legni ric
li orti Esperidi. Non è questo che un gruppo di metafore, additandosi
con
le squame e le spine i dumeti ed i bronchi della
ate le pecore di oro. Degli Argonauti fu narrato di percorrere i mari
con
ardito tentativo, onde andare a rapire il vello d
daspe, ed il Tago portavano il nome di fiumi di oro, poichè irrigando
con
le loro acque i campi, li fecondavano di dovizios
cate le frecce, invocando Giove, gli mandò una pioggia di ciottoli, e
con
questi lo uccise, menando seco i bovi di lui per
are una perfetta allegoria, potrebbe portare questa interpetrazione —
Con
Gerione intendersi il fulmine, cui fu dato tal no
ovi. 58. Ercole uccide Anteo, che la favola vuole figlio della terra,
con
sollevarlo in atto strozzandolo fra le sue bracci
in mare, togliendogli di recarsi più a terra, ove poteva rinfrancarsi
con
nuovi sussidii, ivi lo fece perire. « Ercole, ecc
2), carattere degli Eraclidi, ovvero nobili dell’eroiche città, lutta
con
Anteo, carattere dei famoli ammutinati, ed innalz
Acheloo. Qnesti che si credeva figlio dell’Oceano e di Teti, combatte
con
Ercole, onde impalmare Deianira promessagli in is
loo era un fi ume di Grecia, che scorrendo tra la Etolia ed Acarnania
con
le sue frequenti inondazioni portava il guasto al
. Appiccando poi a questo mito un’allegoria, potrebbe interpetrarsi —
con
la metamorfosi di Acheloo in serpe voleva intende
i di Acheloo in serpe voleva intendersi il corso tortuoso del fiume —
con
quella di toro le sue inondazioni ne’campi — con
tortuoso del fiume — con quella di toro le sue inondazioni ne’campi —
con
venirgli strappato da Ercole un corno il porsi in
Ercole un corno il porsi in un solo letto le due correnti del fiume —
con
lo addivenire il corno strappato il corno dell’ab
che tutte convengono al sole. A lui s’innalzarono e tempii ed are, e
con
l’Ercole allegorico, che vi si adorava altro non
Nearco, che credeva estinto una alla sua flotta, volle render grazia
con
un sacrificio e a Giove liberatore, ad Ercole, ad
sole. Oltre l’alloro sacro ad Apollo e ad Ercole, ebbe questi insieme
con
quello la cetra e la compagnia delle Muse, onde f
o in iscorcio ad una ad una le XII. fatiche di Ercole, per compararle
con
il cammino, che il Sole fa di mese fu mese pe’dod
ncipio di Autunno, fissato dal levar del Centauro, ch’è rappresentato
con
un’otre di vino e con un tirso adorno di pampani
sato dal levar del Centauro, ch’è rappresentato con un’otre di vino e
con
un tirso adorno di pampani e di grappoli di uva.
scendendo su la nave Argo per la conquista del vello di oro, combatte
con
alcune donne guerriere, figlie di Marte, rapisce
stalle di Augia, figlio del Sole, o come altri vogliono, di Nettuno,
con
farvi scorrere le acque del fiume Peneo o di Alfe
an serpe, sbosca la gran selva antica della terra, ne semina i denti,
con
la bella metafora con curvi legni duri che innanz
an selva antica della terra, ne semina i denti, con la bella metafora
con
curvi legni duri che innanzi di trovarsi l’uso de
i Petulcio, ora di Clusio(1). Vale a dire quella rude antichità volle
con
alterno nome significare le mie diverse vicende.
licanti. Perciò sovente i simulacri di lui si rappresentavano tenendo
con
la destra il numero 300, e con la sinistra il 65,
acri di lui si rappresentavano tenendo con la destra il numero 300, e
con
la sinistra il 65, per dimostrare il numero dei g
essere così denominato ab eundo ; poichè il mondo va sempre movenlosi
con
ravvolgersi in giro, e con darsi principio da sè,
undo ; poichè il mondo va sempre movenlosi con ravvolgersi in giro, e
con
darsi principio da sè, ed in sè ritornare, onde T
o facce. I tempii di Giano Quadrifronte portavano quattro lati eguali
con
una sola porta, e tre finestre per ciascun ato. C
e quattro porte si volevano indicare le quattro stagioni dell’anno, e
con
le tre finestre di ciascun lato i re mesi di ogni
erra il suo consorte, tendendo di giorno in giorno molte insidie, che
con
altro nome dicono enigmi, opprimendo non pochi de
i antichi, onde personificare la natura, tutto l’universo, designando
con
la parte inferiore la natura selvaggia, aspra, is
do con la parte inferiore la natura selvaggia, aspra, ispida, dumosa,
con
l’altra l’uomo, l’aria, l’etere. Fu creduto abita
a falce, gli si cingeva il seno di ogni specie di frutti, indicandosi
con
la falce esser della natura generar le cose e dis
u creduto che una lupa desse le mamme a Romolo e Remo. (1). Sentia,
con
altro nome Fauna, e la vogliono così detta a fand
ione orale attraverso ai secoli e alle generazioni, allargati via via
con
nuove aggiunte e trasformazioni, divennero il più
lo spirito se non come incarnati sensibilmente. Miti si denominarono
con
voce greca questi racconti, e Mitologia l’ esposi
a Mitologia di un popolo, non va confusa colla sua Religione; ha però
con
essa intimi rapporti; giacchè in sostanza la Mito
a Socrate professava, davanti ai giudici, di non aver nulla di comune
con
Anassagora il quale aveva ritenuto il sole come u
e leggende ereditate dai progenitori ariani, e diffondendosi man mano
con
successivi allargamenti e trasformazioni dovute a
impossibile ridurli sempre al loro naturale significato e tracciarne
con
sicurezza la storia; anche diligentissimi studi n
eferenza a istituire ordini sacerdotali, e sacre solennità, a fissare
con
gran cura le cerimonie del culto e gli uffici di
mitici, il greco Zeus venne identificato coll’ italico Iupiter, Hera
con
Giunone, Athena con Minerva, ecc. Poche deità ita
us venne identificato coll’ italico Iupiter, Hera con Giunone, Athena
con
Minerva, ecc. Poche deità italiche rimasero isola
Poche deità italiche rimasero isolate non trovandosi alcun tipo greco
con
cui identificarle, ad es. Giano. Noi parleremo de
nsì gli antichi Dei costretti an ch’ essi nei limiti dello spazio, ma
con
molte prerogative; in un batter d’ occhio percorr
e. Qui cominciano i connubi; si raccontò che Gea si fosse unita prima
con
Urano e poi con Ponto; evidentemente si traduceva
o i connubi; si raccontò che Gea si fosse unita prima con Urano e poi
con
Ponto; evidentemente si traduceva in linguaggio m
oppia Urano-Gea, più tardi interpretati come il tempo (Kronos confuso
con
Chronos) e quella che scorre, personificazione de
aveva l’ ardire di ciò fare, ma sorto il più giovane, Crono, attaccò
con
violenza il padre, lo domò, lo mutilò e l’ obblig
di dieci anni, e ne fu teatro la fertile Tessaglia, avendo i Cronidi
con
Zeus occupato il monte Olimpo, i Titani con Crono
ssaglia, avendo i Cronidi con Zeus occupato il monte Olimpo, i Titani
con
Crono e Giapeto il monte Otri. Fu combattuta con
nte Olimpo, i Titani con Crono e Giapeto il monte Otri. Fu combattuta
con
straordinaria violenza; di qua e di là scagliaron
enso fragore. È evidente il significato naturalistico di questo mito;
con
esso rappresentavasi un gran conflitto di forze d
ovette contentarsi d’ allora in poi, secondo alcuni poeti, di regnare
con
Radamante sulle isole dei beati. Zeus divenuto si
taro, e dato a luce un nuovo mostro Tifeo o Tifone (Typhæus, Typhon),
con
cento teste di drago vomitanti fuoco, dotato di g
ei Giganti, nati dalle goccie di sangue sparse da Urano dopo la lotta
con
Crono. Fra essi erano Pallante, Efialte, Encelado
orato come Dio della maturità, dell’ abbondanza e lo si rappresentava
con
in mano un coltello a falce, come Saturno; e le f
, avevano qualche analogia col Saturnali. Identificato quindi Saturno
con
Crono, si favoleggiò che questi, detronizzato da
equenti le rappresentazioni di Crono. Generalmente veniva raffigurato
con
faccia torva e accigliata, con la testa coperta a
Crono. Generalmente veniva raffigurato con faccia torva e accigliata,
con
la testa coperta all’ indietro da un velo, e con
torva e accigliata, con la testa coperta all’ indietro da un velo, e
con
una piccola falce in mano. Un busto ben conservat
Afrodite nata da Dione. Salvo Posidone, tutte queste divinità, insiem
con
altre, si favoleggiava abitassero sull’ Olimpo, d
già i Cronidi avevano sostenuto la lotta contro i Titani; e l’ Olimpo
con
le sue alte vette si pensava toccasse il cielo e
benefica a fecondar la terra e maturarne i frutti. Insomma, per dirla
con
un’ espressione popolare che designa appunto un a
gna nelle cose. Degli uomini è padre come degli Dei; ad essi dispensa
con
mano giusta i beni e i mali; a tutela dell’ ordin
eus leggende antropomorfiche, nelle quali egli compariva come un uomo
con
tutte le debolezze e i vizi dell’ umanità. Figlio
o così la gelosia di Era sua legittima moglie. Prima egli ha rapporti
con
l’ Oceanide Metis (l’ assennatezza), ma ben prest
e; quello d’ Arcadia ebbe Maia da cui nacque Ermes (Hermes). Inoltre,
con
Demeter Zeus generò Persefone (Persephone, Proser
eus generò Persefone (Persephone, Proserpina, dea della vegetazione),
con
Eurinome (Eurynome, una oceanide) le Cariti o Gra
getazione), con Eurinome (Eurynome, una oceanide) le Cariti o Grazie,
con
Mnemosine (Mnemosyne) le Muse, con Leto (Latona)
una oceanide) le Cariti o Grazie, con Mnemosine (Mnemosyne) le Muse,
con
Leto (Latona) Apollo ed Artemide. Era, la sorella
ne la produzione di certi fenomeni naturali: ad es. l’ unione di Zeus
con
Leto e la generazione di Apollo e Artemide signif
cui provengono i raggi del sole e quelli della luna; l’ amore di Zeus
con
Demeter, la dea delle biade, rappresenta l’ union
tà, ed era detto Dius Fidius, e la Fides era un’ attribuzione di lui.
Con
lui si confondeva il dio Terminus che custodiva i
, e in onore di questa triade Capitolina si istituirono i Ludi Romani
con
giochi e spettacoli scenici. Quando poi gli imper
Roma il culto degli Dei asiatici, altre divinità orientali si fusero
con
Giove; e si ebbe quindi un Iupiter Optimus Maximu
to dall’ aquila; nella destra una piccola Nike alata volgentesi a lui
con
una benda, simbolo di vittoria, quasi significass
eva la forza. La statua era crisoelefantina, d’ avorio i nudi, d’ oro
con
ismalti colorati il manto. Il trono era pur esso
i una miracolosa varietà ed abbondanza di rappresentazioni e di forme
con
rilievi, statue e pitture ». Questo capolavoro de
si desiderava un’ espressione più spirituale e si cercava ottener cui
con
maggior finitezza di particolari. Un notevole ese
ai fenomeni atmosferici e celesti, anch’ essa scatena le tempeste ma
con
minor violenza di Zeus; anch’ essa divide con Zeu
scatena le tempeste ma con minor violenza di Zeus; anch’ essa divide
con
Zeus gli onori del regno celeste. I rapporti coni
ide con Zeus gli onori del regno celeste. I rapporti coniugali di Era
con
Zeus formavano il nucleo dei miti ad essa relativ
à devote al culto di Era, come Argo, Micene, l’ Eubea, Samo ed Atene,
con
speciali sacrifizi e cerimonie nuziali. Molto spe
a come sia stata pensata madre di Ares, e il suo culto si connettesse
con
giuochi di guerra, ed essa serbasse un’ accanita
eduta pari per bellezza. 4. Giunone è la dea romana che s’ identifica
con
Era (Iuno = Iovino, nome femminile di Giove). Dap
on Era (Iuno = Iovino, nome femminile di Giove). Dapprima era confusa
con
Mater Matuta, vecchia divinità italica della luce
ervata in Vaticano, rappresenta la Dea coperta d’ una pelle di capra,
con
lancia e scudo, in atteggiamento guerriero. Disti
costantemente ad Atena; si diceva fosse la pelle della capra Amaltea
con
in mezzo l’ orribil testa della Gorgone Medusa. E
gione Attica. Per il possesso di questa terra aveva la Dea gareggiato
con
Posidone il re del mare, avendone Zeus assegnata
mens o dell’ intelligenza come Pallade Atena; quindi venne ben presto
con
essa identificata; con questo però che in Minerva
za come Pallade Atena; quindi venne ben presto con essa identificata;
con
questo però che in Minerva prevaleva il concetto
battaglia di Azio. Come dea della pace, Minerva era venerata insieme
con
Giove e Giunone, ed aveva la sua cella nel gran t
feste dei Quinquatrus; e lo stesso poeta nel sesto delle Metamorfosi
con
l’ usata vivacità e freschezza di colori narra l’
lancia in mano e atteggiamento guerriero. Tali immagini si vestivano
con
paludamenti più o men ricchi e si conservavano co
agini si vestivano con paludamenti più o men ricchi e si conservavano
con
religiosa venerazione nelle città; le considera v
erare della loro salvezza quand’ ebbero perso il Palladio, tolto loro
con
uno stratagemma dai Greci. Un Palladio conservava
idia, il quale non solo curo l’ ornamentazione plastica del Partenone
con
rilievi concernenti i miti relativi ad Atena e le
tatua era preziosissima, alta ben dieci metri, tutta in avorio e oro,
con
due gemme per occhi e adorna anche nella base di
indica ferma volontà e forza. Delle bestie che son messe in rapporto
con
lei, van ricordati specialmente il serpente, la c
ivenne d’ allora in poi una stabile terra perchè Posidone la assicurò
con
potenti colonne al fondo del mare. Febo Apollo è
o, amato da Apollo per la sua straordinaria bellezza, e da lui ucciso
con
un involontario colpo di disco mentre giocava; da
onde la leggenda lo fe’ padre di Asclepio o Esculapio e lo identificò
con
Peone il medico degli Dei. E non solo dei corpi,
lla musica. Il suo istrumento era la cetra o forminx, ed ei la sonava
con
grande abilità a sollazzo degli Dei immortali, du
monte Cinto. Anche ivi si celebravano ogni quattro anni feste solenni
con
varii giochi, che dicevansi istituiti già da Tese
ntiene molti e interessanti particolari tolti dalle leggende del Dio.
Con
esso si può confrontare l’ inno di Callimaco a D
e gloria. Ricordisi Ovidio che nel primo delle Metamorfosi, racconta
con
soavi versi la leggenda dell’ amore di Febo Apoll
infallibili. Si vendica anche fieramente dei rinomati cacciatori che
con
lei vogliono gareggiare; e ne provo, fra gli altr
sta divinità s’ eran formati i Greci. Era poi anche messa in rapporto
con
Apollo e le Muse, e detto che si compiacesse dei
a, Artemide sotto il nome di Ortia (Orthia), veniva placata in antico
con
sacrifici umani; più tardi quando questi furono a
a flagellare a sangue alcuni fanciulli nell’ annual festa della Dea.
Con
questa divinità sanguinaria si connette la leggen
Troia. E poichè anche gli Sciti della Tauride onoravano una loro dea
con
sacrifizi umani, fu con questa confusa l’ Artemid
li Sciti della Tauride onoravano una loro dea con sacrifizi umani, fu
con
questa confusa l’ Artemide Ortia, e ne nacque la
sere sacrificata, sostituendole una cerva, e l’ avesse di poi portata
con
sè nella Tauride per farne là una sua sacerdotess
« grande è la Diana di Efeso ». 4. Diana era appunto la Deita italità
con
cui si identificò l’ Artemide dei Greci. In origi
a giorno festivo per gli schiavi. — Quando più tardi Diana fu confusa
con
Artemide, il culto di lei anche a Roma fu conness
ana fu confusa con Artemide, il culto di lei anche a Roma fu connesso
con
quello di Apollo, ad es., nei ludi secolari. 5. O
le sue odi degl’ inni a Diana; dove però essa è per lo più congiunta
con
Apollo e anche con Latona, come nella 21a ode del
nni a Diana; dove però essa è per lo più congiunta con Apollo e anche
con
Latona, come nella 21a ode del I libro che cominc
o ai piedi; e nella fig. 19 la celebre Artemide del Museo del Louvre,
con
tunica succinta, la faretra sul dorso, il portame
ignificato naturale, Ares era probabilmente l’ uragano che si scatena
con
furioso irresistibile impeto; difatti era detto d
o diecimila uomini in procinto di attaccar battaglia. In connessione
con
questo carattere selvaggio di Ares, son le leggen
Eracle; e del selvaggio re tracio Diomede che pasceva i suoi cavalli
con
carne umana, finchè fu ucciso anch’ egli da Eracl
eran dette figlie di Ares. Men rozzo si mostrò Ares ne’ suoi rapporti
con
Afrodite, secondo la leggenda riferita nell’ Odis
vvertito da Elios, il sole che tutto vede, comparve improvvisamente e
con
una rete dalle maglie litte ed invisibili accalap
a Grecia il culto di Ares. Aveva però templi a Tebe e Argo, in unione
con
Afrodite. Anche Atene aveva eretto un tempio a lu
ui veneravano come il sommo degli Dei. 3. Il Dio italico identificato
con
Ares è Marte. Ma è da notarsi che in origine Mart
in caso di disdette, attribuite a’ suoi sdegni, si cercava ammansirlo
con
grandi sacrifizi di espiazione. Si facevan compag
que sequor tentoria curru 10 . Detto questo, Marte scende nel campo
con
Stilicone e comincia a far strage dei comuni nemi
figura di un giovane gagliardo, bello di forme, fiero nel portamento,
con
elmo, lancia e scudo. Nella fig. 21 riproduciamo
Anche il fuoco sotterraneo, il fuoco vulcanico era messo in relazione
con
Efesto; là, nell’ interno dei vulcani si diceva c
loro hanno bisogno del fuoco. Per questo era messo in intimo rapporto
con
Atena, la dea delle arti, e si capisce come quest
’ Etna. Già abbiamo ricordato il culto di Efesto in Atene, accomunato
con
quello di Atena. Nelle Efestee, (o feste in onor
sposo di Maia antica deità latina, sopranomata Maia Volcani e onorata
con
un sacrifizio il 1º Maggio; qualcosa di simile al
un sacrifizio il 1º Maggio; qualcosa di simile alla unione di Efesto
con
Afrodite. Le feste di Vulcano, le Vulcanalia, ave
eretta una statua nel foro vicino a quella di Vulcano; e molte altre
con
tempietti trovavansi nelle varie regioni della ci
le leggende di questo Dio. L’ aneddoto di Venere, sorpresa da Vulcano
con
Marte, narrato nel famoso passo dell’ Odissea (li
re una bella pagina ad Ovidio (Metamorfosi 4,170 e segg.) In rapporto
con
Venere e le Grazie Vulcano ci è presentato da Ora
eraio (exomis, sorta di tunica che lasciava nuda la spalla destra), e
con
gli arnesi dell’ arte sua. Si hanno ben pochi mon
i Dei, e gli ruba cinquanta giovenche, e via le conduce e le nasconde
con
tal arte che non se ne può scoprir traccia; poi t
sul niego, ma Zeus, capita la cosa, gli diè ordine di cercare insieme
con
Apollo le giovenche e restituirgliele. Così vien
oglievano in nodo sul primo; più tardi si trasformò in una bacchetta,
con
due serpenti intorno attorcigliati. Siccome i sog
ratti comuni coll’ Ermes greco. Il suo culto erasi introdotto insieme
con
quel di Cerere pochi anni dopo la cacciata dei Ta
o in onor di lui e della madre Maia. Più tardi Mercurio si identificò
con
Ermes, ma si avverta che il bastone da araldo, il
seguito, e la descrizione di Pausania, permisero di restaurarla quasi
con
certezza. La fig. 25 riproduce l’ intiera restaur
fig. 25 riproduce l’ intiera restaurazione, e la fig. 24 ne presenta
con
più precisione la testa. Il Dio, raffigurato in p
più precisione la testa. Il Dio, raffigurato in pienezza di gioventù,
con
forme robuste ed eleganti, porta sul sinistro bra
ene un grappolo d’ uva che la vedere al fanciullo, verso cui si volge
con
dolce sorriso il suo sguardo. Belle le fattezze d
esta leggenda cedette il luogo ad un’ altra, a cui i poeti posteriori
con
predilezione si attennero; secondo la quale Afrod
a cui approdò sarebbe stata l’ isola di Cipro, dove essa era venerata
con
culto speciale. Di qui gli epiteti di Anadiomene
l commercio fenicio, e i Greci accogliendolo ne confusero l’ immagine
con
quella della loro Afrodite, la quale divenne così
il timore e la paura. In altre leggende Afrodite è messa in rapporto
con
Dioniso e con Ermes. Spesso poi di essa si dice c
a paura. In altre leggende Afrodite è messa in rapporto con Dioniso e
con
Ermes. Spesso poi di essa si dice che esercito la
una tal dea aveva presso i Latini, provenne che quando Venere si fuse
con
Afrodite, e le leggende di questa furono accolte
otò un tempio dopo la vittoria di Farsalo; questo tempio fu costruito
con
grande splendidezza e dedicato nel settembre del
o ed Euripide e più altri. Bellissima l’ invocazione a Venus Genetrix
con
cui Lucrezio cominciò il suo poema della natura;
i ardeva in di lei onore continuamente il fuoco. Da questo prendevano
con
sè un po’ di fuoco quelli che andavano a colonizz
Dei, e nessun sacrificio aveva luogo senza che cominciasse e finisse
con
una libazione ad Estia; sicchè essa aveva la sua
i e si conducevano al tempio di Vesta asini da macina inghirlandati e
con
pani appesi all’ intorno, per indicar che la Dea
gurarla seduta o in piedi in atto tranquillo, compiutamente vestita e
con
l’ espressione di una severa onestà. Noi riproduc
a tazza del sacrifizio, la fiaccola, il simpulum (specie di chicchera
con
lungo manico usata nei sacrifizi), lo scettro. È
aspetti, il davanti e il di dietro, quindi l’ idea di figurarsi Giano
con
due faccie, una davanti, una dietro, ed era detto
) era la festa del Dio; quel giorno si ornavano le porte di ogni casa
con
corone e rami d’ alloro, gli amici e i parenti si
i monumenti di Giano, riproduciamo (fig. 31) un’ antica moneta romana
con
la figura di Giano bifronte. — Si assegnano a Gia
l Palatino, fece che si adottasse questo Dio nel culto comune insieme
con
Iupiter e Mars, formando una triade che si ritene
e del primo orologio a sole. — Più tardi Quirino venne a confondersi
con
Romolo, il primo re di Roma divinizzato, e ne nac
l sole d’ estate i cui effetti possono essere temperati solo da Giove
con
opportuni temporali. 2. Il dio Elio aveva anche i
enia, in Elide, e più di tutto nell’ isola di Rodi, dove si celebrava
con
gran pompa un’ annua festa con giochi ginnastici
nell’ isola di Rodi, dove si celebrava con gran pompa un’ annua festa
con
giochi ginnastici e musici, festa che per Rodi av
terono le stesse favole riferite in Grecia di Elio. Fu presto confuso
con
Apollo. 5. Lungo sarebbe il ricordare quante volt
i immaginosi dell’ antichità. Se la figuravano colle braccia bianche,
con
la testa bellamente ricciuta e ornata d’ un diade
a e a baciarlo dormente. — In tempi posteriori Selene fu identificata
con
Artemide, con Ecate e Persefone. — Non sembra che
dormente. — In tempi posteriori Selene fu identificata con Artemide,
con
Ecate e Persefone. — Non sembra che Selene sia ma
i Fasti ricorda. 3. Innumerevoli cenni della dea Selene negli autori;
con
lei vengono paragonate spesso le belle donne; di
la pure sorella del Sole, sposa di Titone antico. Ma oggetto di culto
con
questo nome non è stata mai. Bensi antica deità,
deità, venerata dagl’ Italici fu Mater Matuta, il cui nome è connesso
con
mane e matutinus. Era una dea della prima luce, q
la greca Leucotea (Leucothea), come il dio Portunus, venerato insieme
con
Mater Matuta, fu identificato con Melicerte, figl
e il dio Portunus, venerato insieme con Mater Matuta, fu identificato
con
Melicerte, figlio di Leucotea. Antichi templi in
Giove perchè qualche funebre onore concedesse al defunto, si descrive
con
vivi colori la trasformazione delle faville uscit
eo, o secondo altri di Cefalo, dicevasi avesse gareggiato di bellezza
con
Afrodite, oppure che Afrodite l’ avesse rapito gi
e soleva rappresentare questi due astri in figura di due bei garzoni,
con
fiaccole in mano. 2. Molte leggende correvano int
re Arctos, l’ Orsa, detta anche il Carro. La leggenda la identificava
con
Callisto, una ninfa Arcade, del seguito di Artemi
atamente chi doveva intraprender viaggi di mare, soleva propiziarseli
con
preghiere e sacrifizi. Già si disse che i quattro
diritto alla gratitudine degli Ateniesi; i quali perciò lo onorarono
con
un tempietto e un altare a lui dedicato. — Non me
tritone mobile che girando secondo il vento ne indicava la direzione
con
un bastone rivolto in basso verso la figura corri
ed era chiamata Orologio. Gli otto venti raffigurati a mo’ di uomini
con
l’ ali alla testa e alle spalle, e la bocca semia
arte del canto le grandiose gesta degli Dei; e che allora Zeus genero
con
Mnemosine le nove Muse, le quali sanno cantare il
o e l’ avvenire e col loro dolci canti, che Apollo suole accompagnare
con
la cetra, rallegrano l’ animo degli Dei, allorqua
sorgenti. Dalle alture dell’ Olimpo molti ruscelletti scorrevano giù
con
dolce mormorio, e può ben essere che l’ impressio
infine Polinnia (Polyhymnia) rappresentava l’ innografia (religiosa),
con
un carattere non ben definito, spesso confusa con
grafia (religiosa), con un carattere non ben definito, spesso confusa
con
Mnemosine. 2. Presso i Romani si veneravano certe
mpagnate da gare musicali e poetiche. Spesso erano messe in relazione
con
Apollo e le Muse, in compagnia delle quali soleva
sentare le Cariti e le Grazie come fanciulle d’ ogni bellezza adorne,
con
fiori in mano, segnatamente rose e mirti; talvolt
adorne, con fiori in mano, segnatamente rose e mirti; talvolta anche
con
strumenti musicali o con dadi da giuoco; per lo p
o, segnatamente rose e mirti; talvolta anche con strumenti musicali o
con
dadi da giuoco; per lo più si figuravano con mani
con strumenti musicali o con dadi da giuoco; per lo più si figuravano
con
mani e braccia a vicenda graziosamente intrecciat
no il regolare corso della natura nella vicenda delle stagioni; e ben
con
ragione è stata pensata come loro madre Temi, per
uomini, auree figlie della prudente Temi. Così altri poeti ricordano
con
parole d’ elogio le tre graziose vergini. — L’ ar
e in figura di gentili fanciulle, ornate di flori, frutta e corone, e
con
altri attributi, secondo le stagioni volute rappr
rilievo del Museo Campana, ora a Parigi, rappresenta appunto due Ore
con
frutti varii, vegetali e animali. — Tra le Ore fu
reggente sul braccio sinistro un fanciullino che a lei stende la mano
con
atto di amorosissima grazia (è Pluto la ricchezza
amorosissima grazia (è Pluto la ricchezza). V’ è nel gruppo, insieme
con
certa nobile grandezza, un’ affettuosa intimità e
contro i Titani e i Giganti. Essa era pero anche in intima relazione
con
Pallade Atena, che dopo Zeus rappresentava la più
vasi, e durò come tale fi no agli ultimi tempi del Paganesimo, difesa
con
zelo dai sostenitori della morente religione cont
arte greca e romana soleva per lo più rappresentare la Vittoria alata
con
un ramo di palma e corona d’ alloro. Preziosa rel
come una messaggiera degli Dei; tale apparisce già in Omero. Essa va
con
velocità straordinaria da un capo all’ altro del
te di giovinezza e di beltà, e rappresentante anche dei godimenti che
con
queste doti si connettono. Nel culto Ebe or è mes
e con queste doti si connettono. Nel culto Ebe or è messa in rapporto
con
Era, onde ad es., nell’ Ereo di Mantinea la statu
ele, era messa accosto a quella della moglie di Zeus; ora è congiunta
con
Eracle come nel Cinosarge (Ginnasio di Eracle ove
resentare una figura librata nello spazio è stata vinta dall’ artista
con
ingegnosa accortezza, in quanto che diè al gruppo
ga d’ amore. Alla forza di Eros, dicevasi, neppur Zeus può sottrarsi;
con
che si veniva a indicar l’ amore come la più fort
o luogo feste, le Erotidie, che erano le più importanti della Beozia,
con
certami ginnastici e musici. — Oltre l’ amor sess
ciziatra giovani ed uomini; quindi lo si venerava nei Ginnasi insieme
con
Ermes ed Eracle, e nell’ Accademia Attica insieme
Ginnasi insieme con Ermes ed Eracle, e nell’ Accademia Attica insieme
con
Atena. Gli Spartani e i Cretesi solevano sacrific
lia, perche ispirasse a tutti la concordia e l’ affetto reciproco. 2.
Con
Eros sono nominati spesso dagli antichi altri ess
i Temi (l’ ordin di natura) gli diede questo fratello perchè giocasse
con
lui; d’ allora crebbe Eros, ed era lieto semprech
ente. La natura dei sentimenti d’ amore non poteva essere significata
con
più grazia. 3. Presso i Romani il dio d’ Amore ch
ordine; ma vista la fanciulla, si innamora egli stesso di lei, e vive
con
lei in felice unione, in una valle paradisiaca, i
fosse accolta in cielo tra gli immortali, dove essa vive eternamente
con
lui congiunta dopo essere divenuta madre della Vo
ggetto di rappresentazione letteraria e artistica. Degli inni nuziali
con
invocazione di Imeneo, son notissimi i carmi 61o
Più comunemente Ilizia figura come una sola, e vien messa in rapporto
con
Era come dea della maternità. Siccome però anche
na candela nel momento della nascita; e le già nominate Carmentes che
con
scongiuri e formole magiche aiutavano il parto; i
agli artisti greci essere rappresentata come una donna tutta vestita,
con
una mano distesa in atto di porgere aiuto e una f
accorrevano a frotte i malati per ottenere la guarigione. Si curavano
con
atti chirurgici, con empiastri, con beveroni, ma
i malati per ottenere la guarigione. Si curavano con atti chirurgici,
con
empiastri, con beveroni, ma più spesso con la rec
tenere la guarigione. Si curavano con atti chirurgici, con empiastri,
con
beveroni, ma più spesso con la recitazione di for
avano con atti chirurgici, con empiastri, con beveroni, ma più spesso
con
la recitazione di formole magiche e col metodo de
ua, antica deità sabina, in onor di cui era stato eretto un santuario
con
un sacro bosco nelle vicinanze del Colosseo, poi
e vicinanze del Colosseo, poi una Salus, onorata già nei primi secoli
con
templi e feste, appresso divenuta una divinità im
uli Romani e come Salus Augusti o Augustorum, identificata in seguito
con
la greca Igiea; infine una dea Carna o Cardea, a
soleva rappresentare Esculapio come un uomo in età matura, barbuto, e
con
tratti nobili quali si convenivano a un generoso
alla fig. 48. Altre volte si vedono assegnati ad Esculapio una coppa
con
bevande medicinali o un ciuffo d’ erbe o un pinol
morte. Come esecutrici della volontà divina, erano messe in rapporto
con
Zeus reggitore dell’ ordine supremo, o con Apollo
a, erano messe in rapporto con Zeus reggitore dell’ ordine supremo, o
con
Apollo il suo profeta; quindi l’ uno e l’ altro e
irageti, capi delle Moire. 2. Presso i Romani il destino era espresso
con
Fatum, la parola divina; e di questa voce s’ usav
Afrodite vestita; ma nessuna statua fra le tante a noi giunte è stata
con
sicurezza riconosciuta per figura di Nemesi. 2. T
Questo culto si estese sempre più in seguito e la Fortuna fu onorata
con
più epiteti, o riferentisi alla vita pubblica, co
addistingueva come governatrice delle umane sorti; poi la si figurava
con
una cornucopia, ovvero con un giovane Pluto, dio
rice delle umane sorti; poi la si figurava con una cornucopia, ovvero
con
un giovane Pluto, dio della ricchezza, in braccio
lla teogonia greca, il più antico Dio dell’ acque era l’ Oceano. Egli
con
Teti (Tethys) formava la coppia più antica di Tit
evalo stretto, dovette cedere e dargli la desiderata risposta. Invece
con
Paride si mostrò subito compiacente, vaticinandog
credute esseri alati col viso di donna e il corpo pennuto di uccello
con
lunghi artigli. Specialmente si parla di loro nel
fa riscontro il dantesco: Ali hanno late e colli e visi umani Pie ’
con
artigli e pennuto il gran ventre, 34 costituisc
’ insegna della regale dignità, si tuffa nelle onde, levansi i flutti
con
impeto, e scon-quassano le navi e si riversano su
irò su Ulisse l’ odio del Dio; così pure era padre del gigante Anteo,
con
cui Eracle ebbe a sostenere aspro combattimiento,
iglio di Posidone; si raccoutava avesse egli in più luoghi gareggiato
con
altre divinità per la signoria di alcuna terra, a
altre divinità per la signoria di alcuna terra, ad es., per l’ Attica
con
Atena, per l’ Argolide con Era, ecc. 2. Il potent
ria di alcuna terra, ad es., per l’ Attica con Atena, per l’ Argolide
con
Era, ecc. 2. Il potente Dio del mare, è naturale
ribuiva la sua liberazione dalle inondazioni del Peneo, in quanto che
con
un colpo del suo tridente aveva egli aperto la sc
Posidone avesse creato lui il cavallo in occasione della sua contesa
con
Atena per il possesso dell’ Attica (cfr. pag. 43)
doveva essere di grande importanza. Quando poi si identificò Nettuno
con
Posidone, la qualità che più venne a essere rilev
altri mostri marini. Solo più tardi venne messa in costante rapporto
con
Posidone e venerata come la sua sposa. Ai Romani,
ra giovane e bella, o seduta in trono vicino a Posidone o su mi carro
con
lui, circondata e corteggiata da Tritoni e Nereid
te. Era detto l’ unico robusto figliuolo di Posidone e Anfitrite, che
con
loro abita nel palazzo d’ oro in fondo al mare. L
rago, di fuoco ardente, di pianta gigantesca, di acqua scorrevole; se
con
tutto ciò non riusciva a slacciarsi, allora, e so
estava la ben nota a lui volontà divina. Questo è narrato e descritto
con
vivaci colori da Omero nel quarto dell’ Odissea,
a la sua pesca, avendo posto giù i pesci semivivi sull’ erba, vedesse
con
sua meraviglia che al contatto di un certa erba r
altra fiata, Atamante divenne tanto insano Che veggendo la moglie
con
due figli Andar carcata da ciascuna mano, Grid
Learco, E rotollo, e percosselo ad un sasso; E quella s’ annegò
con
l’ altro carco. (Inf. XXX, princ.). Dante fa ch
di loro. 2. Allorquando la mitologia greca penetro in Roma, volendosi
con
qualche Dio italico identificare Ino e Palemone,
ero in braccio alla madre in atto di essere presentato a Posidone che
con
paterna benignità l’ accoglie. IX. Le Sirene.
ciarsi ammaliare dalle lusinghe delle Sirene dovè turarsi gli orecchi
con
cera e farsi legare al fondo della nave. Omero ne
vescere pennis 41 . Tali solevan rappresentarle le arti figurative,
con
tendenza però a dar maggior rilievo alla parte fe
bre del Caos, come essa avesse da sè prodotto Urano e Ponto, e di poi
con
essi congiunta avesse dato a luce i Titani, i Cic
ctonica, ossia del mondo di sotterra. Questi concetti essendo comuni
con
altre divinità, n’ è venuto che spesso Gea venne
uni con altre divinità, n’ è venuto che spesso Gea venne identificata
con
altri, ad es. con Rea, Estia, Demeter e Temis. In
nità, n’ è venuto che spesso Gea venne identificata con altri, ad es.
con
Rea, Estia, Demeter e Temis. In alcuni luoghi del
come la madre degli esseri, quindi invocata come Tellus Mater insieme
con
Iupiter il padre celeste, ad es. nei giuramenti,
. Era anche Dea dei matrimoni, a cui si rivolgevano preghiere insieme
con
Giunone Pronuba, e infine come Dea dei morti era
ganalia in Gennaio, celebrata in ogni pagus o gruppo di più villaggi,
con
solenni preghiere a Tellus e Ceres per la prosper
ela la madre Terra ». Varrone comincia il suo lavoro di cose agricole
con
un’ invocazione a Giove e a Tellus. — La statuari
anti o Galli davano annuo spettacolo della sovreccitazione orgiastica
con
cui onoravan la Dea tra strepiti e ululati. 3. Po
compiacesi di girare di luogo in luogo, incoronato d’ edera e alloro,
con
un numeroso corteo di ninfe, satiri e altri genii
o di porpora, fu preso da alcuni pirati Tirreni che ideavano portario
con
sè e andarlo a vendere in Italia. Ma, oh portento
timento, sente risuonar le selve d’ un lieto frastuono, e presto vede
con
meraviglia accostarsi il corteo di Dioniso. Quest
adeguato, conviene ancora considerare il rapporto in cui veniva messo
con
Demetra ed Apollo. Come Dio del vino e della frut
valeva anche come il civilizzatore, l’ ordinatore, quasi identificato
con
Demetra legislatrice; certo a lei molte volte con
etra legislatrice; certo a lei molte volte congiunto nel culto. Anche
con
Apollo aveva stretti rapporti, perchè come il vin
agli Orfici, che mescolando tradizioni asiatiche e greche, cercavano
con
esse dar veste simbolica ai loro principii filoso
e regioni della Grecia e nelle isole e nell’ Asia Minore; celebravasi
con
leste rumorose ed orgiastiche, più o meno selvagg
o Baccanti o Lene (Lenai) o Bassaridi, agitando tirsi (thyrsus, asta
con
la punta ricoperta di pampani o di edera) e fiacc
ta ricoperta di pampani o di edera) e fiaccole, ricingendosi il corpo
con
serpi, tra una musica assordaute di tamburelli e
Intanto cantavano inni a Dioniso, gridando Evoè, Evoè, e invocandolo
con
diversi epiteti, Bromio, Bacco, Iacco, Iobacco, e
si ammanta. Invece di primavera si festeggiava il ritorno di Dioniso
con
spargimento di flori e lieti canti. Giova ricorda
capro. Alla lesta congiungevansi sollazzi campagnuoli d’ ogni specie,
con
danze burlesche e motti spiritosi, origine della
zo giorno era detto festa della pentola, perchè si esponevano pentole
con
legumi cotti che dovevano servire come offerta al
no la principal festa della primavera per gli Ateniesi e si celebrava
con
grande pompa. Durava più giorni e attirava una gr
spondente; i Dioniso era Liber, o Liber pater, generalmente associato
con
Cerere (= Demetra) e Libera (= Persefone). Era il
devoti solevano abbandonarsi ad un’ allegria libera (donde il nome),
con
canti e motti pungenti e versi fescennini. Queste
sentazioni figurate di Dioniso. L’ arte più antica soleva presentarlo
con
aspetto maestoso sebben collo sguardo sfolgorante
ma a torto. In tutte queste statue e in altre molte apparisce Dioniso
con
una folta chioma, tutta a riccioli pendenti sulle
e, o attendendo a filare o a tessere, ovvero intrecciando liete danze
con
suoni e canti, o tuffando le loro tenere membra n
avano al seguito delle maggiori divinità della natura, e o cacciavano
con
Artemide, o scorrevano di luogo in luogo con Dion
a natura, e o cacciavano con Artemide, o scorrevano di luogo in luogo
con
Dioniso o si trovavano in intimi colloqui con Apo
evano di luogo in luogo con Dioniso o si trovavano in intimi colloqui
con
Apollo e con Ermes, o si ingegnavano sfuggire agl
o in luogo con Dioniso o si trovavano in intimi colloqui con Apollo e
con
Ermes, o si ingegnavano sfuggire agli inseguiment
fati, orecchie caprine, e una codetta dietro o da cavallo o da capra,
con
tutte le altre membra umane. Vivevano abitualment
sando e bevendo in compagnia di Dioniso. La danza dei Satiri dicevasi
con
vocabolo speciale: sicinnide. Verso gli uomini, i
genii dell’ acqua che corre e irriga e feconda; difatti si pensavano
con
orecchie e code di cavallo, e il cavallo è spesso
Tra i Sileni meritano special menzione Marsia e Mida. Marsia, insiem
con
Iagnide suo padre e Olimpo suo alunno, era detto
formava il viso. Si narrava poi che Marsia avendo osato venire a gara
con
Apollo il citarista, a condizione che il vincitor
rre del primo nel sesto delle Metamorfosi, descrivendone il supplizio
con
tal forza ed evidenza da destar raccapriccio; e p
priccio; e parla dell’ ultimo nell’ undecimo raccontandone la istoria
con
l’ usata vivacità di colori. Nell’ arte statuaria
rone contemporaneo di Fidia. Marsia è raffigurato in atto di guardare
con
meraviglia e curiosità insieme il flauto gettato
pe, figlia di Driope; narra vasi che è fosse nato co’ piedi di capra,
con
due corna sulla fronte e una lunga barba e col co
panico, raccontando che Pane si divertiva a spaventare i viaggiatori
con
ogni maniera di voci strane e rumori inaspettati.
alcuni, Apollo stesso avrebbe imparato la mantica da lui. In rapporto
con
Apollo fu pensato anche per via della musica; anz
anche per via della musica; anzi si narrò anche d’ una gara musicale
con
Apollo, sedendo giudice il Tmolo, monte della Lid
ggende di lui. Già da tempi abbastanza antichi fu pensato in rapporto
con
la gran Madre e se ne fece un compagno di lei. Co
adre e se ne fece un compagno di lei. Così pure fu messo in relazione
con
Bacco e fatto partecipare alle peregrinazioni bac
me celiatore e bulfone gareggiava col Satiri e facilmente potè essere
con
loro scambiato. Anzi l’ immaginazione fu tratta a
a mezzo umana mezzo caprina, i quali dicevasi molestassero gli uomini
con
chiassi strani, incubi, cattivi sogni; del resto
le vicinanze di Atene fu consacrata a Pane, ed ivi venne egli onorato
con
annui sacrifizi e una corsa di fiaccole. Gli anim
a gli Omerici, il 19o, è un bel monumento in onore di Pane; descritta
con
colori vivaci l’ alpestre natura della regione Ar
, facendolo vedere cinto le chiome e le tempia di una corona di pino,
con
le due corna rosse che scappan fuori della fronte
no le corna nascenti ai due lati della fronte. Più tardi lo si figurò
con
corna più sviluppate, lunga barba e piedi caprini
e Pane, Priapo e le ninfe. In arte lo rappresentavano come un vecchio
con
una corona di pino in testa e un ramo della stess
o dei più antichi e popolari Dei d’ Italia. Più tardi fu identificato
con
Pane e fatto venire in Italia dall’ Arcadia; ma i
icevasi che di notte penetrasse nelle case e tormentasse gli uomini o
con
cattivi sogni o con apparizioni patirose; in tal
penetrasse nelle case e tormentasse gli uomini o con cattivi sogni o
con
apparizioni patirose; in tal senso era detto Incu
dopo di che i sacerdoti di Fauno, i Luperci, cingendosi il nudo corpo
con
le pelli di alcuni dei capri sacrificati e taglia
in striscie, percorrevano la città palatina e il Foro, e percotevano
con
quelle striscie la gente che si faceva loro incon
dini premono in liete danze quella terra che gli altri giorni scavano
con
tanta fatica. I Fauni in arte non differivano pun
ira anch’ oggi nel Museo Capitolino. La Dea Bona poi si rappresentava
con
uno scettro nella mano sinistra, a significare la
Orazio nell’ 8a satira del primo libro, una specie di erina in legno
con
una roncola in mano contro i ladri e un fascio di
seguace di Bacco o di Venere, si raffigurava come un vecchio barbuto,
con
un lungo abito, berretto in testa all’ asiatica,
quando le idee greche penetrarono in Roma, Saturno venne identificato
con
Crono e allora sorse la leggenda che privato del
er lungo tempo (l’ età d’ oro dell’ umana vita). — Intimamente legata
con
Saturno era Ops ed Opis, sua moglie, Dea dell’ ab
d’ una vecchia, entrò nel suo orto, lodo frutti maturi curati da lei,
con
dolci parole rimproverolla della fierezza sua, e
te soleva costei rappresentarsi come una giovane nel fiore dell’ età,
con
corone di flori in testa e mazzi in inano. Una be
ntica Dea (secondo alcuni, Dio) pastorale delle popolazioni italiche,
con
cui va connesso il nome del Palatium o monte Pala
ente non era un Dio della campagna; ma indirettamente aveva relazione
con
essa perchè rappresentava divinizzato il concetto
o mutazione di termini era sempre accompagnato da cerimonie religiose
con
invocazione del Dio. Ma il Dio Termine non aveva
tti dalla condizione di rozzi cacciatori e pastori a uno stato civile
con
sedi fisse e città ordinate. Così Demetra veniva
, senza prender riposo, per tutti i paesi della terra, invan cercando
con
sempre crescente ansia le traccie della smarrita
o grido temendo per Demofoonte. La Dea allora lo toglie dal fuoco, ma
con
dolci rimproveri lascia capire alla madre che que
si annue feste dette Eleusinie, in onore di Demetra e degli altri Dei
con
essa connessi. Si distiguevano le piccole e le gr
deva parte, talvolta non meno di 30,000 persone, si cingevan la testa
con
corone di ellera e di mirto, e siccome si usciva
lusi gli altri mortali. I segreti della congregazione erano mantenuti
con
grande scrupolo, pene severissime essendo commina
ona. Le feste di Cerere, o Cerialia, celebravansi dal 12 al 19 Aprile
con
solenni cerimonie, anche con giuochi del Circo. T
rialia, celebravansi dal 12 al 19 Aprile con solenni cerimonie, anche
con
giuochi del Circo. Tali feste erano inaugurate co
i cerimonie, anche con giuochi del Circo. Tali feste erano inaugurate
con
una solenne processione alla quale prendevano par
ina, dove descrisse in sonori versi le diverse scene di questo dramma
con
belle descrizioni, con parlate piene di sentiment
sonori versi le diverse scene di questo dramma con belle descrizioni,
con
parlate piene di sentimento, sebbene in genere co
belle descrizioni, con parlate piene di sentimento, sebbene in genere
con
un’ intonazione alquanto retorica ed esagerata. I
uanto retorica ed esagerata. In arte si soleva figurar Demetra-Cerere
con
un’ espressione di dignità maestosa insieme e di
na, conservata nel Museo di Napoli, dov’ essa figura sedente in trono
con
fiaccola e fascio di spighe in mano e a pie’ del
anch’ essa era una potenza tenebrosa, colei che ogni essere vivo trae
con
sè nell’ oscuro grembo della terra. E Persefone c
essere vivo trae con sè nell’ oscuro grembo della terra. E Persefone
con
Ade formava il riscontro di Era e di Zeus. Tale è
nza, supposto sempre che l’ uomo si renda degno di questa vita felice
con
una condotta retta e approvata dagli Dei. Templi
lutone e regina dell’ inferno. Già s’ è detto che nel culto di Cerere
con
lei si identificò la dea Libera, il contrapposto
e degli Dei, rivedere la luce della vita. lu origine era lui pure che
con
inflessibile rigore si impadroniva dell’ anima di
i ogni mortale, non appena fosse scoccata l’ ora sua, per trascinarla
con
sè nell’ inferno; più tardi quest’ ufficio di psi
e un pubblico culto in Grecia; qualche tempio gli fu eretto in unione
con
Persefone e Demetra, ad es. a Pilo nella Trifilia
la o rappresentarla. I poeti greci e romani lo ricordano di sfuggita,
con
epiteti come imus tyrannus , rex silentum , um
igna, labbra ben chiuse, arruffata la chioma. Tale il Plutone sedente
con
il Can Cerbero a lato, che trovasi nella Villa Bo
umi, alla porta dell’ Inferno, sta custode il terribile cane Cerbero,
con
tre teste, che non impedisce ad alcuno l’ entrata
ne e le Danaidi. Tizio gigante, figlio della Terra, per aver assalito
con
turpi desideri Leto sulla via di Pito, è disteso
cciso i loro mariti, erano condannate ad attinger continuamente acqua
con
vasi senza fondo. 2. Descrizioni dell’ inlerno se
di raffigurar l’ Inferno col palazzo regale di Plutone e Persefone e
con
varii gruppi di esseri infernali. XIV. Le Erin
a, sl’ ugge al loro acuto sguardo, e appena scorto il delitto, subito
con
implacabile severità si mettono alle calcagna dei
anche in Argo, in Sicione, nell’ Arcadia, nell’ Acaia, e generalmente
con
un nome esprimente il loro aspetto buono, come Eu
avano pecore nere, e si facevano libazioni senza vino, di miele misto
con
acqua. 3. I Romani chiamarono Furie le Erinni, e
e la fortuna Quando morte al congiunto osa il congiunto Recar. Tosto
con
rapido Pie’ chi sparso ha col ferro il nuovo sang
e l’ arte adottò questo tipo rappresentandole come cacciatrici alate,
con
asta, arco e faretra, anche fiaccole o un serpent
e case private e alla porta delle città si collocavano certi pilastri
con
l’ immagine di lei, colla persuasione che ciù ten
rice nei tre regni del cielo, della terra e del mare, e venne confusa
con
altre dee mistiche, quali Demetra, Persefone e Ci
godevano molta ripntazione; ma in genere essa era associata nel culto
con
altre divinità, come Apollo, Artemide, ecc. Nell’
e Apollo, Artemide, ecc. Nell’ acropoli ateniese era venerata insieme
con
Ermes e le Cariti, come custode dell’ ingresso e
e, tricipite, conforme all’ immagine che gli antichi se ne formavano,
con
tre teste o un corpo solo o anche tre corpi ma un
del grande altare di Zeus a Pergamo Ecate apparisce tra i combattenti
con
tre teste, sei braccia e un sol corpo. A dar un’
Museo Capitolino. La figura di mezzo ha in testa una berretta frigia
con
un diadema di sette raggi, tiene nella mano destr
nistra ha in ambe le mani delle fiaccole, sulla fronte una mezza luna
con
un fiore di loto; quella di destra ha una chiave
’ avorio un corpo opaco, uscivano i sogni falsi ed ambigui che portan
con
sè fantasmi fallaci e vani; dall’ altra, essendo
e e l’ incatena; e nell’ Alcestide d’ Euripide ove la Morte apparisce
con
nere ali, torvo sguardo e un coltello in mano per
o testa agli Dei infernali; in principio della tragedia essa discorre
con
Febo, che invano tenta distoglierla dal suo propo
e con Febo, che invano tenta distoglierla dal suo proposito di portar
con
sè l’ infelice regina sacratasi a morte per la sa
suo marito Admeto. L’ arte dapprima rappresentava la Morte e il Sonno
con
quella differenza d’ aspetto ch’ è accennata in O
nata in Omero ed Esiodo; ad es. sull’ arca di Cipselo (cassa di legno
con
figure, consacrata in Olimpia dai Cipselidi tiran
vinità dell’ Olimpo. I. I Penati. 1. La voce Penates si connette
con
penus, che è la raccolta di quelle provvigioni an
lle fave. Allora il capofamiglia ripeteva più volte un’ altra formola
con
cui invitava le ombre a lasciare il suo tetto. Si
a. — La statuaria soleva rappresentare i Lares come giovani danzanti,
con
in mano una patera sacrificale o un orciuolo, e d
a notare che si accentuò sempre più la tendenza a identificare i Lari
con
le anime di celebri persone o già defunte o ancor
postipite della stirpe eolia. Qui spesso s’ intrecciava questa teoria
con
quella dell’ autoctonia, in quanto si faceva un D
o si faceva un Dio sposo di qualche donna terrestre; così Giove unito
con
Pirra aveva generato Elle, con Dia Piritoo, con E
lche donna terrestre; così Giove unito con Pirra aveva generato Elle,
con
Dia Piritoo, con Egina Eaco, con Danae Perseo e v
tre; così Giove unito con Pirra aveva generato Elle, con Dia Piritoo,
con
Egina Eaco, con Danae Perseo e via dicendo. Una t
unito con Pirra aveva generato Elle, con Dia Piritoo, con Egina Eaco,
con
Danae Perseo e via dicendo. Una terza opinione, r
ssibili le arti e l’ industria. Per questo Prometeo era messo insieme
con
Efesto ed Atena, Dei promotori dell’ umano progre
rinasceva. Alla fine Eracle lo liberò dalle catene dopo avere ucciso
con
una freccia l’ aquila, e avendo il centauro Chiro
ella agli Dei e usurpa quello che a loro spetterebbe, pur beneficando
con
ciò la società umana; della sua audacia deve paga
arrabili dolori, fino a che non viene a liberarlo Eracle, l’ uomo che
con
lotte e fatiche d’ ogni maniera ha vinto la vita
va essere sorgente d’ innumerevoli guai. Ordinò ad Efesto di plasmare
con
terra ed acqua una bella figura di donna; gli Dei
Avvertito da suo padre dell’ intenzione che Zeus aveva di sterminare
con
una generale inondazione tutti i viventi, Deucali
ne tutti i viventi, Deucalione si costruì un’ arca ed ivi racchiusosi
con
Pirra galleggiò per nove giorni e nove notti sull
statuaria Prometeo plasmatore veniva raffigurato seduto su una rupe,
con
davanti a sè una figura fatta di terra, nell’ att
incudine, di dietro un riparo scorgesi a mezzo la figura di Prometeo
con
una cannuccia in mano, pronto a rapire il fuoco.
ito delle umane età leggesi in molti autori, diversamente riferito, e
con
più o meno compiuta enumerazione; qui ricordiamo
ti invitati. Uno di questi, Eurito, ebbro dal vino, fè atto di rapire
con
violenza la sposa; ciò dà luogo a una zuffa che d
eca civiltà. Allora furono considerati come Genii e messi in rapporto
con
Dioniso, come i Satiri, i Sileni; si diceva accom
diceva avesse posto sede sul promontorio Malea. Ferito per disgrazia
con
una delle freccie avvelenate del suo amico Eracle
he poi venne universalmente adottata, la quale al corpo di un cavallo
con
tutte quattro le zampe univa il petto e la faccia
ti di recente importanti frammenti, dai quali si è potuto ristabilire
con
probabilità l’ ordine delle figure. Un’ altra Cen
i che si trattava recasi alla tomba della defunta, e dopo fiera lotta
con
la Morte, ne torna riconducendo ad Admeto la spos
in risposta, tralasciasse di cercar la sorella, ma seguisse una vacca
con
macchie sul fianchi a forma di mezzaluna che egli
adre di Labdaco. Dopo aver lungo tempo regnato su Tebe, Cadmo insieme
con
Armonia passarono in Illiria; in ultimo poi, tras
ista in bagno Artemide, o come altri narrava, per essor venuto a gara
con
lei di abilità cacciatrice. Qui s’ aggiunga che i
acalla e collocato prima nel palazzo Farnese, nel 1786 passò a Napoli
con
l’ eredità Farnese. La scena è raffigurata sulle
a più dietro. Sul davanti un piccolo Dio montanino contempla la scena
con
espressione di dolore. La cesta mistica che è ai
orti, salvo l’ ultima figliuola, la madre, narra Ovidio, ricoprendola
con
tutto il suo corpo e con le sue vesti, gridava ri
liuola, la madre, narra Ovidio, ricoprendola con tutto il suo corpo e
con
le sue vesti, gridava rivolta a Latona: « lasciat
sifo la morte, egli colla sua malizia riuscì a legare la morte stessa
con
si stretti nodi che nessuno più moriva, onde dove
non era che un epiteto del mare, e in fatto lo troviamo in relazione
con
Posidone Ippio. È ricordato per la disgrazia che
ulto, pensò mandar Bellerofonte al suo suocero Jobate re della Licia,
con
una tavoletta suggellata, entrovi dei segni segre
loro regno si diceva essere in Cappadocia presso il fiume Termodonte
con
Temiscira per capitale, oppure nel paese degli Sc
fine al ritorno, Jobate gli tese un’ imboscata deciso di farla finita
con
lui, ma il divino eroe se la cavò anche allora uc
così valoroso e così evidentemente protetto dagli Dei, si riconciliò
con
lui, gli diè in moglie la sua figliuola e lo le’
Licia. Non molto però potè godere Bellerofonte la felicità guadagnata
con
tanta fatica; giacchè narra Omero che venuto in o
Pegaso, e riaccese l’ amore di Stenebea per lui. Allora egli la prese
con
sè sul cavallo alato come per condurla nella sua
ose e florenti fanciulle, somiglianti ad Artemide o alle sue ninfe ma
con
membra più tarchiate; armate quasi sempre di bipe
so, fecero a gara chi scolpisse la più bella Amazone. Vinse Policleto
con
una statua di bronzo che fu conservata parecchio
ciò la figlia in un oscuro carcere; ma poi le perdonò e si riconciliò
con
Linceo che divenne il suo successore, celebre com
escogitate quelle parti della favola che connettevano il mito Argivo
con
le cose d’ Egitto. Il significato naturale del mi
cilmente disseccabili; Danao rappresenta l’ industria umana che cerco
con
l’ arte di rimediare alla naturale deficienza d’
sto soggetto, rappresentate solitamente le Danaidi come ninfe fontane
con
secchie in mano. c) Preto e le Pretidi. A L
nne la mano di una delle figlie di Preto, lfianassa, ed ebbe, insieme
con
suo fratello Biante parte del regno di Tirinto. E
penetrare Zeus, si trasformò in pioggia d’ oro, e così fè sua Danae e
con
lei genero Perseo, che Omero dice il più ragguard
sola di Serifo, una delle Cicladi, un pescatore a nome Ditti (Dictys)
con
la rete la trasse a terra, e salvati così madre e
ente. Inoltre Perseo ebbe da Ermes una falce e da Atena uno specchio.
Con
queste istruzioni e arnesi mosse Perseo, e prima
orsero a Posidone per ottener vendetta. Posidone colpi prima il paese
con
una grande innondazione, poi mandò un enorme e te
pasto la bella figlia del re. Cefeo e Cassiepea dovettero adattarsi e
con
immenso loro dolore consegnarono Andromeda perchè
ssa. In questa guerra molto giovò a Perseo il capo di Medusa, giacchè
con
esso si sbarazzò di centinaia di nemici impietran
rar in possesso del regno di Acrisio dopo averlo ucciso, scambiò Argo
con
Tirinto, cedutagli questa signoria da Megapente f
a fare colle Graie o colle Gorgoni cioè colle grigiastre nubi, quelle
con
un sol occhio che è il lampo, queste dallo sguard
tazione della grande lotta fra gli elementi naturali. Infine il disco
con
cui Perseo uccide Acrisio fa anche pensare al dis
Perseo uccide Acrisio fa anche pensare al disco solare; anche Apollo
con
un colpo di disco uccide Giacinto (cfr. p. 57). 2
di Andromeda e la guerra mossa da Fineo contro Perseo sono raccontate
con
vivaci colori e conforme all’ ultima forma della
arte disdegnò queste deformità, e si prese a rappresentare la Medusa
con
bellissimi lineamenti irrigiditi dalla morte. Un
r i giovani. Nelle spedizioni di guerra gli Spartani portavano spesso
con
sè un simbolo dei Dioscuri, consistente in due ba
dei Dioscuri, consistente in due bastoncini paralleli legati insieme
con
altri trasversali. Templi vi erano anche altrove,
Anakes (ossia Anactes, i re, i dominatori) e celebrata la loro festa
con
delle corse equestri. In genere le gare equestri
onda il pavimento di questa, traendo a morte Scopa e tutti quelli che
con
lui si trovavano. E siccome que’ giovani non furo
latini; a che contribuiva il fatto di essere i Dioscuri identificati
con
una costellazione, i lucida sidera fratres Helen
soleva rappresentare i Dioscuri come bel giovani, solitamente nudi o
con
una leggiera clamide in atto di tener in freno in
genda attribuiva l’ aver deciso la controversia tra Atena e Posidone.
Con
questo concetto è forse connessa un’ altra leggen
o di lui l’ Attica sarebbe stata invasa da Eumolpo figlio di Posidone
con
buon numero di Traci e d’ Eleusini; Erittonio, si
di Progne e Filomela. Progne era andata sposa a Teseo re di Tracia, e
con
lui viveva da molti anni in buona compagnia. Le v
scongiurasse il vecchio padre Pandione a lasciarla venire alcun tempo
con
loro. Teseo accondiscese, ma quando vide Filomela
latini Livio Andronico e Accio. E tutte tre queste leggende raccontò,
con
l’ usata ricchezza di colori e vivacità di sentim
Efesto, rozzo come il padre, che aggrediva i viandanti e li uccideva
con
una mazza di ferro (perciò detto Corinete, dalla
a i viandanti a lavargli i piedi, e mentr’ erano chini a questo, egli
con
un calcio li faceva capitombolare in mare. Teseo
il gigante Cercione, che obbligava i passanti a lottare corpo a corpo
con
lui. 6º Poco dopo uscito da Eleusi, ebbe a combat
otauro, il mostro mezzo uomo mezzo toro, nato dall’ unione di Pasifae
con
un toro mandato da Posidone, nascosto da Minosse
e ricordo di una divinità fenicia, il dio Baal, rappresentato appunto
con
testa di toro, onorato con sacrifizi umani). Già
enicia, il dio Baal, rappresentato appunto con testa di toro, onorato
con
sacrifizi umani). Già due volte il tributo person
ritorno avrebbe egli spiegato vela bianca sulla nave, mentre salpava
con
vela nera nell’ andata; Teseo tornando si scordò
ti in una gara di corsa in cui venti giovani portavano tralci di vite
con
grappoli e in una processione dal tempio d’ Atena
appoli e in una processione dal tempio d’ Atena a quello di Dionisio,
con
sacrifizii; fondò pure le Pianepsie (Pyanepsia) p
º ei domò il toro di Maratona, quello stesso che Eracle aveva portato
con
sè da Creta, e lo sacrificò ad Apollo Delfinio; 2
3º in una spedizione a Creta, rapi Elena, la sorella dei Dioscuri; 4º
con
Piritoo e per fare cosa a lui grata scese all’ in
o aver espuguato la città di Afidna ov’ ella era rinchiusa. 5º Insiem
con
Eracle, Teseo fece una spedizione contro le Amazo
ci minori come Artino, Lesche e l’ autore delle Ciprie; poi la lirica
con
Saffo e Simonide celebro alcuni momenti della leg
lla leggenda, sopratutto le pietose vicende di Arianna; e la tragedia
con
Sofocle e Euripide sceneggiò la triste fine di Eg
nato le metope del lato meridionale a rappresentare la Centauromachia
con
intervento di Teseo, e le metope del lato occiden
ll’ armento regale che là pascolava, un bel toro bianco come la neve,
con
piccole e ben tornite corna, con aspetto placido
va, un bel toro bianco come la neve, con piccole e ben tornite corna,
con
aspetto placido e mansueto. Era Zeus che aveva pr
lei. La figlia di Agenore s’ avvicina a si leggiadro animale e prima
con
qualche timore poi con più confidenza scherza con
ore s’ avvicina a si leggiadro animale e prima con qualche timore poi
con
più confidenza scherza con lui; egli posa il fian
dro animale e prima con qualche timore poi con più confidenza scherza
con
lui; egli posa il fianco sull’ arena ed offre il
igli alla custodia del re del luogo, Asterio. Che si abbia qui a fare
con
astri celesti divinizzati è ben probabile. Europa
ato. Cacciati i suoi fratelli, Minosse regnò solo in Creta e si sposò
con
Pasifae, figlia di Elio (altra personificazione d
suo desiderio. Ne nacque il Minotauro, mostro composto di corpo umano
con
collo e testa di toro, che Minosse fece rinchiude
e ivi aveva costruito pel re Minosse, tra altri edifici, il labirinto
con
tanti andirivieni di strade che niuno entratovi e
sfuggire per le vie aeree, e fabbricate delle ali di penne, le adattò
con
cera al suo corpo e a quello del figlio; così vol
nda, ma di tarda formazione, Minosse diventò col fratello Radamanto e
con
Eaco il giudice dei morti nell’ Averno. Dei figli
ventar rovente, poi abbracciava i mal capitati e se li teneva stretti
con
un riso sardonico finchè esalavano l’ ultimo resp
vena unica che dalla, testa scendeva sino ai talloni, dov’ era chiusa
con
un tappo; perdendo questo, rimaneva presto dissan
acle, sebben figlio di Zeus, fosse anche detto Anfitrioniade. Gemello
con
Eracle, ma nato da Anfitrione, si disse Ificle. E
te da Euristeo s’ intrecciano altre gesta accessorie, che si dissero,
con
greca voce, parerga. a) La lotta col leone di Ne
Lerna. Era un grosso serpente, nato anch’ esso da Tifone ed Echidna,
con
nove teste (il numero varia, alcuni dicono persin
col dardi stanato la bestia, l’ affronte) impavido e andava tagliando
con
la spada le teste; ma con suo grande stupore a og
a, l’ affronte) impavido e andava tagliando con la spada le teste; ma
con
suo grande stupore a ogni testa tagliata ne vedev
il fuoco ad un bosco vicino, e si fece portare dei tronchi in flamme.
Con
questi affrontò l’ idra e bruciò mano mano tutte
a lui, n’ ebbe egli tanta paura che corse a nascondersi in una botte.
Con
quest’ avventura di Eracle si connette uno del pa
Pelio per opera dei Lapiti; anche Chirone fu inavvertentemente ferito
con
un dardo d’ Eracle, e la ferita rimase insanabile
eguì un anno intero; infine presso il fiume Ladone in Arcadia la ferì
con
un dardo a un piede e la prese. e) Gli uccelli di
essi lanciavano come freccie. Eracle ne uccise alcuni, altri spaventò
con
un sonaglio di bronzo datogli da Atena, si che no
Si recò a Temiscira, la metropoli delle Amazoni, e entrò in rapporto
con
la regina. La quale sulle prime era disposta a da
ale le rimise in libertà. l) I buoi di Gerione. Era questi un mostro,
con
tre corpi dal ventre in su, figlio di Crisaore e
ossessò. Senonchè Gerione avvertito gli corse dietro ed impegnò lotta
con
lui, ma fu vinto ed ucciso. Eracle ritornò passan
ad Euristeo che lo sacrifîcò ad Era Argiva. — Tra i parerga connessi
con
quest’ impresa, ricorderemo la lotta col gigante
a terra, il quale era re della Libia e obbligava i passanti a lottare
con
lui; egli semprechè toccava col piedi la sua madr
Eracle dovè per vincerlo tenerlo sollevato da terra e soffocarlo così
con
una stretta delle sue braccia poderose. Altri nem
i nozze che Era aveva ricevuto da Gea in occasione del suo matrimonio
con
Zeus. Erano custoditi nell’ estremo occidente dal
ra egli desistò dall’ impresa. Ade poi gli diè il permesso di portare
con
sè il tricipite Cerbero, purchè riuscisse senz’ a
verlo fatto vedere ad Euristeo, lo ricondusse di nuovo nell’ Inferno.
Con
questa fatica Ercole si liberò dal servizio di Eu
li nel trar d’ arco. Eracle aspirava alla mano di Iole; venuto a gara
con
Eurito facilmente lo vinse; ma poi questi non vol
lenza nel tempio stesso di Apollo, ed essendo comparso lo stesso Dio,
con
lui s’ accingeva temerariamente a lottare l’ eroe
o, con lui s’ accingeva temerariamente a lottare l’ eroe, quando Zeus
con
un terribile fulmine separò i combattenti. A espi
vigna. — Tornato in libertà dalla servitù di Onfale, Eracle in unione
con
altri eroi Greci, come Peleo, Telamone, Oicle, fe
i Laomedonte. La città fu presa e Laomedonte cadde per mano d’ Eracle
con
tutti i suoi figli, ac eccezione di uno, Podarce.
di Ifito. Tale guerra contro i Pilii fu dai poeti posteriori narrata
con
una folia di particolari, e vennero introdotti a
ebbe aiuto da Cefeo re di Tegea, e mentre era in questa città, generò
con
la bella Auge, figlia del re, quel Telefo che per
diventò il Corno dell’ abbondanza. Eracle vincitore sposò Deianira e
con
lei visse felicemente qualche tempo e n’ ebbe il
icemente qualche tempo e n’ ebbe il figliuolo Illo. Più tardi si recò
con
Deianira dal suo amico Ceice in Trachine ai piedi
ò il re dorico Egimio contro i Lapiti. Poi lottò in singolare tenzone
con
Cicno (Cycnos) figlio di Ares, presso Itone vicin
ortalo su sull’ Olimpo. Là egli visse cogli immortali, e riconciliato
con
Era, ebbe da Zeus il dono di eterna gioventù, fat
ovato ivi stanziato sul Palatino Evandro, dal quale era stato accolto
con
segni di amicizia; ma passando col suo armento pe
’ armento fè avvisato Ercole, il quale mosse contro Caco, e impegnata
con
lui aspra lotta, affine lo vinse ed uccise. Poi p
e dell’ Oeta; poesie speciali compose per celebrare le nozze di Ceice
con
intervento di Eracle, e la lotta con Cicno il fig
per celebrare le nozze di Ceice con intervento di Eracle, e la lotta
con
Cicno il figlio di Ares; quest’ ultimo componimen
ine di tempo Stesicoro che tratto di avventure isolate, come la lotta
con
Cerbero, l’ uccisione di Gerione ecc. con singola
ture isolate, come la lotta con Cerbero, l’ uccisione di Gerione ecc.
con
singolare vivacità di colori. Più di tutti va men
Nemea a lodare un valoroso, vincitore in una lotta equestre, celebra
con
nobil arte la lotta di Eracle fanciullo col drago
deale dell’ eroe che superando innumerevoli difficoltà, e combattendo
con
invitta costanza le battaglie della vita, si rend
d’ Ercole; quindi troviamo narrata nel nono libro la lotta di Ercole
con
Acheloo pel possesso di Deianira, poi il turpe te
za. Venendo all’ opere d’ arte ove Ercole si rappresenta in gruppo
con
altre figure e seguendo l’ ordine biografico, non
conservato nel museo Capitolino. — A ricordare l’ incontro di Ercole
con
Atlante, il reggitore del mondo, giovi la fig. 86
della pelle leonina e colla clava nella destra in atto di riguardare
con
aria di dileggio l’ eroe vestito da donna colla r
o di Meleagro ferì la belva mortalmente e allora fu facile agli altri
con
più colpi finirla. Il premio della vittoria, cioè
alanta e l’ acerba morte dell’ eroe. Fra i Latini, illustro la favola
con
poetici colori Ovidio nell’ ottavo delle Metamorf
caso, avendo perduto per istrada un sandalo, egli si presente a Pelia
con
un sandalo solo; ora Pelia era stato poco prima a
no i Bebrici, e Amico loro re. Ivi Polluce venuto a lotta di pugilato
con
Amico lo battò. Poi furono a Salmidesso di Tracia
l Ponto Eusino, i quali alternatamente si aprivano e si chiudevano, e
con
tanta velocità che ben difficilmente una nave pot
tori che sbuffavan fuoco dalle narici e avevan l’ unghie di bronzo, e
con
essi arasse un tratto di terreno seminando nei so
attenerli uccidendo e facendo a brani un fratellino che aveva portato
con
sè, Absirto, e gettando i pezzi a uno a uno nel m
tirato da un drago alato. Ivi ebbe un figlio da Egeo, di nome Medo, e
con
questo poi tornò in Colchide allorchè per opera d
hilo, Sofocle, Euripide mettono in iscena Giasone ne’ suoi rapporti o
con
Medea o con Fineo o con Eeta e i Colchidesi o con
e, Euripide mettono in iscena Giasone ne’ suoi rapporti o con Medea o
con
Fineo o con Eeta e i Colchidesi o con Pelia. Si r
mettono in iscena Giasone ne’ suoi rapporti o con Medea o con Fineo o
con
Eeta e i Colchidesi o con Pelia. Si ricordino spe
ne’ suoi rapporti o con Medea o con Fineo o con Eeta e i Colchidesi o
con
Pelia. Si ricordino specialmente le varie tragedi
a Delfo per interrogare l’ oracolo sulla Sfinge. Il cocchiere che era
con
Laio ordina al giovane Edipo di dar luogo; ne nas
acconti più antichi non si dà alcuna discendenza al connubio di Edipo
con
sua madre e quei quattro figuran figli di Edipo e
ombattendo essi contro il volere degli Dei come i loro padri, ma anzi
con
buoni auspici, ebbero fortuna. Laodamante, figlio
lla madre, ucciso poi dai fratelli di Alfesibea e venerato dopo morte
con
divini onori, queste avventure formarono l’ argom
ge, che a differenza della Sfinge egiziana, tronco di leone senz’ ali
con
petto e testa d’ uomo maschio, soleva raffigurars
eone senz’ ali con petto e testa d’ uomo maschio, soleva raffigurarsi
con
tronco leonino alato e petto e testa di giovine d
podamia in isposa a colui che sapesse vincerlo alla corsa dei cocchi;
con
questo però che chi si lasciava vincere doveva pa
ar i cavicchi dalle ruote del cocchio del suo padrone e a sostituirli
con
cavicchi di cera. Così Pelope vinse la gara ed En
segno di vendetta contro il fratello. Si finse pronto a riconciliarsi
con
lui, e lo richiamò co’ suoi a Micene. Tieste fida
cui stava compiendo un sacrificio sulla riva del mare. Allora Tieste
con
Egisto ottennero la signoria di Micene, cacciatin
he val formica). Dopo morte, Eaco venne per la sua giustizia ascritto
con
Minosse e Radamanto fra i giudici dell’ inferno.
nel fuoco voleva rendere immortale il figlio, così come era avvenuto
con
Demetra e il figlio di Celeo, è questa una leggen
lamone lo accompagnò alla prima spedizione contro Troia; di là trasse
con
sè cattiva Esione figlia del re Laomedonte, e da
ccolto da Adrasto re d’ Argo e sposata una figlia di lui, prese parte
con
lui alla guerra dei sette contro Tebe incontrando
dovi la morte. Diomede stesso prese parte alla seconda guerra tebana,
con
che ottenne la signoria di Argo, sotto il supremo
cciato da lui e aveva trovato nuova patria in Messenia. Venuta a urto
con
Eracle, la famiglia già prospera di Neleo ebbe la
ioscuri, essendo occupati nella guerra contro gli Afaridi, essa fuggi
con
Paride e se ne venne a Troia. Menelao ne chiese d
auride per farla sacerdotessa del suo tempio. Dopo ciò la flotta potè
con
buon vento salpare e approdò a Tenedo, sulle cost
uomo saggio ricco di idee nuove e poeta, creduto reo di intelligenze
con
Priamo e di tradimento; tutti maneggi di Ulisse c
uita al padre. Agamennone sdegnato di ciò, prendendosela specialmente
con
Achille, dichiarò avrebbe liberato Criseide ma av
più oltre parte alla guerra. I Troiani, saputo ciò, presero ardire e
con
valorose sortite principiarono a tormentare gli A
ora dopo aver fatto strage di Troiani, s’ azzuffò in terribile duello
con
Ettore e l’ uccise. Il cadavere di lui legato al
Secondo una leggenda posteriore, mentre festeggiava il suo sposalizio
con
Polissena la bella figlia di Priamo, fu a tradime
fu a tradimento ucciso. Intorno al cadavere suo sì combattè a lungo e
con
accanimento, finalmente riuscì ad Aiace ed Ulisse
ra delle Nereidi lo piansero per diciasette giorni e diciasette notti
con
canti e nenie così commoventi che Dei ed uomini n
iace il maggiore, sia come cugino, sia per il suo valore, vi aspirava
con
ragionevole presunzione, ma vi aspirava anche Uli
ossesso di Filottete rimasto a Lenno. Ulisse organizzò una spedizione
con
Diomede, secondo altri con Neottolemo figlio d’ A
o a Lenno. Ulisse organizzò una spedizione con Diomede, secondo altri
con
Neottolemo figlio d’ Achille; riuscì a trascinare
ottete a Troia; il quale fu poi guarito della sua piaga da Macaone, e
con
una delle sue freccie uccise Paride, la cagion pr
e sue freccie uccise Paride, la cagion prima della guerra. Poi Ulisse
con
Diomede compì la pericolosa avventura di penetrar
l campo vicino alle navi e fingendo desistere dall’ impresa salparono
con
la flotta, e si ripararono in un portò dell’ isol
etta di Tenedo. I Troiani, lieti della partenza dei Greci, guardavano
con
curiosità quella meraviglia del cavallo di legno,
Il vecchio Priamo, che aveva cercato protezione presso l’ ara di Zeus
con
Ecuba e le figlie, venne ucciso da Neottolemo che
volta predetta a’ suoi la caduta di Troia, non era stata accolta che
con
dileggi e derisione. La morte di Agamennone non p
ndotto da uno zio, Strofio, abitante nella Focide. Ivi crebbe insieme
con
Pilade figlio di Strofio che era quasi coetaneo,
e e rapir di là l’ immagine di Atena e portarla in Attica. Vi si recò
con
Pilade; e, colto dal re Toante, stava per essere
e Eumenidi. Più lieta fu la sorte toccata a Menelao che se ne tornava
con
Elena e i tesori del bottino di guerra. Una tempe
re che si sarebbe salvato anche a dispetto degli Dei; allora Posidone
con
un colpo del suo tridente spaccò lo scoglio e l’
a, ma il padre nol volle accogliere accusandolo di non aver custodito
con
più cura la vita di Aiace; ond’ egli lasciata di
lla Tracia, ed ivi presso Ismaro, città dei Ciconi, venne a battaglia
con
costoro, e ben distrusse la lor città, ma poi sor
natura selvaggia, erano anche cannibali. Ulisse sbarcato nell’ isola
con
dodici compagni capito nella caverna di Polifemo
. Ivi passò un ben brutto momento; giacchè tornato Polifemo, e chiusa
con
un masso l’ entrata della caverna, si mangi due d
Ciclope; e quando fu bene addormentato, infocata la punta a un palo,
con
quello pestò l’ unico occhio del gigante e l’ acc
tenarli quando ne riceveva ordine da qualche Dio. Eolo accolse Ulisse
con
cortesia, e quando il congedò gli fe’ un dono ass
ando il congedò gli fe’ un dono assai prezioso, cioè gli die’ un otre
con
racchiusi dentro tutti i venti violenti; custoden
meno del sonno, avrebbe potuto guadagnare doppia mercede giornaliera.
Con
una sola nave riuscì Ulisse a fuggire da questo p
he capitavano nell’ isola. Ulisse avendo mandato metà della sua gente
con
Euriloco al palazzo della maga, non li vide torna
cò l’ isola delle Sirene, le ingannevoli Muse del mare che allettando
con
dolce canto i naviganti li invitavano a sbarcare,
parenza calmo e seducente. Ulisse tappò le orecchie de’ suoi compagni
con
cera; egli stesso si fe’ legare all’ albero maest
rribile vortice di Cariddi, avvicinatisi troppo all’ altro mostro che
con
sei lunghi colli e bocche abitava nella sua teneb
ria abitata da Calipso, figlia di Atlante. Costei accolse il naufrago
con
grande benevolenza; se ne invaghì; voleva farlo s
Troia; e dormiva in quel momento che i Feaci lo sbarcarono e deposero
con
tutti i suoi tesori sulla riva, n) Negli ultimi a
o e di Atena tutti li uccise. Fattosi infine riconoscere da Penelope,
con
lei e col vecchio Laerte visse i suoi ultimi anni
o perchè aveva sempre consigliato la restituzione d’ Elena e la pace,
con
venti navi salpò dal portò di Antandro per andare
to in Epiro, dove ritrovò Eleno figlio di Priamo che portato da Troia
con
Neottolemo, alla morte di questo, aveva ottenuto
na nuova tempesta sbalzato sulle coste d’ Africa ove ebbe l’ incontro
con
la fenicia Didone fondatrice di Cartagine. Costei
artagine. Costei, invaghitasi di Enea, avrebbe voluto che si fermasse
con
lei e divenisse suo sposo, ma un espresso ordine
i Zeus, a sinistra di lui stanno Pelope ed Ippodamia, a destra Enomao
con
la moglie Sterope; seguono da una parte e dall’ a
ti superiori delle braccia, e di sotto alla destra ascella lo addenta
con
velenoso morso, contro il quale tenta inutile dif
mostrasi spaventato non per sè ma per il padre suo, al quale si volge
con
pietà e sgomento. E il padre nel mezzo, preso fra
invano colla sinistra comprime il collo del serpe che gli si avventa
con
rabbioso morso al fianco; sotto quel morso il cor
a in tre modi, a) nel vaticinar l’ avvenire, b) nel poetare e cantare
con
accompagnamento della cetra, c) nel fare opere d’
altri minori, come Polifide, Teoclimeno suo figlio che andò in Itaca
con
Telemaco e Poliido che acquistò fama in Corinto.
nore, dove fondò l’ oracolo di Claro presso Colofone. Quivi sposatasi
con
Rachio di Creta, diè alla luce Mopso, il quale di
personificazione mitica di antico canto popolare in cui si lamentava
con
querule note il perire della natura nella stagion
Esiodo in una poesia speciale, la Melampodia. Tiresia già comparisce
con
regali onori in Omero; e Pindaro nella prima Neme
i mezzo, posa leggermente la mano sulla spalla d’ Orfeo che la guarda
con
triste dolcezza. La terza figura è Ermes che deve
litto. » 2. « Giove illustre pel trionfo sui Giganti, quel Giove che
con
un cenno delle sue ciglia fa muover tutto l’ univ
e il triste regno (della Morte) et le turbe degli Dei e degli uomini
con
equo imperio regge egli solo. » 4. Vedine la des
lume della luna dirige le danze, e le belle Grazie insiem colle Ninfe
con
alterno piede percuoton la terra, mentre l’ arden
barba. » 28. Una candida veste il corpo tremulo Loro avvolgendo
con
purpureo lembo A’ pié scendeva e li copria. Di ni
nosa avevan riciuta, E trattava la man Topera eterna. Tenean la rocca
con
la manca, avvolta Di molle lana; con la dritta il
n Topera eterna. Tenean la rocca con la manca, avvolta Di molle lana;
con
la dritta il filo Sottil traendo, co’ diti supini
enti; e chi le arcane Orgie compiva nelle cave ceste… Batteano alcune
con
le palme alzate Cimbali, ed altre dai ritondi bro
585: « Scuotendo il semiferino capo velato di corone di pino, spesso
con
curvo labbro percorre le bucate canne perchè la z
pag. 412. 53. Carm. I, 12, 9: « il canoro Orfeo, abile a trattener
con
l’ arte materna il rapido corso dei fiumi e i cel
testimonianza d’amica memoria ». E bastarono perchè mi si ravvivasse
con
molta soavità e con nuovo desiderio la memoria de
ca memoria ». E bastarono perchè mi si ravvivasse con molta soavità e
con
nuovo desiderio la memoria dei colloqui nostri in
te Federigo Sclopis, allora Presidente del Senato, visitandovi io poi
con
assai frequenza nella Biblioteca Universitaria e
assai frequenza nella Biblioteca Universitaria e passeggiando talora
con
voi nelle vie di cotesta veramente italiana città
fìsso in mente quel giorno in cui ci aggirammo per Doragrossa, e voi
con
erudita e limpida parola, e con abbondevole copia
ui ci aggirammo per Doragrossa, e voi con erudita e limpida parola, e
con
abbondevole copia di argomenti e d’esempi, sponev
ed amico, che bramò anche in questa raccolta apparecchiare, per dirlo
con
modo dell’ Alighieri, grazioso loco al nome vostr
o del suo culto) comincia dalle favole: onde io ho giudicato di dover
con
queste dar principio alle mie Lezioni, ed aprire
raduzione che siavi; e quando questa manchi, sia tale che vivamente e
con
dignità non rappresenti l’originale, avrò io l’ar
o nel suo poema. Egli è grande ancora in questo, poiché (come Longino
con
degno paragone si espresse) se nell’Iliade egli è
iste l’allegoria, la quale vedrete che, per esser vera, dee contenere
con
chiarezza le qualità distinte della cosa indicata
ittura del pensiero, agevolmente vi si presenterà il modo di ritrarre
con
simboli semplici e chiari gli esseri astratti, co
reggiava l’universo, narra lo stesso, fu da Belo divisa in due parti:
con
una di queste formò la terra, coli’ altra il ciel
edente collo scettro nella destra, colla corona raggiante sul capo, e
con
due segni dello zodiaco, il sagittario ed i pesci
fu infinito: ma lo spirito s’innamorò dei suoi principj, si mi schiò
con
essi, e questa misura fu Desiderio chiamata. Di q
rma di ovo, e generato il fango, cominciarono a risplender col sole e
con
gli altri pianeti. L’aria si riempì di luce; dal
rte di questo erano il Caos e la Notte che sta sotto l’Etere, volendo
con
ciò significare che la Notte era prima della crea
ncora le Montagne unite in matrimonio col Cielo; produsse l’Oceano, e
con
lui Geo, o Ceco, Iperione, Giapeto, Ftia, Rea, Te
Sole la Luna, l’Aurora colle dita di rosa; e Creio dal suo matrimonio
con
Eurita ottenne Astreo, Perseo e Fallante. Perseo,
lissima fra le stelle, cara a Venere, a cui un moderno poeta paragona
con
tanta eleganza, imitando Virgilio, la sua amica.
mali Le nate a vaneggiar menti mortali.6 » Dal commercio di Fallante
con
Stige figlia dell’Oceano e di Teti nacquero Zelo,
va ai consigli dei re, alle guerre ed alle vittorie. Rea si congiunse
con
Saturno, e n’ebbe prole troppo chiara e potente i
ati e alle catene: Noi che maggior della paura il danno Soffrimmo, or
con
prudente e intensa mente Fia difeso da noi l’impe
confonde. Meraviglioso ardor l’Èrebo investe, Ode, e vede la pugna, e
con
la terra Par che di nuovo si confonda il cielo, E
i, dove queste diverse norme dell’ architettura furono da Scopa Pario
con
solenne artificio distribuite. Ma di questa varie
ti del nume, o la pluralità degli Dei che nel tempio erano adorati. E
con
ogni altra iorma della fabbrica alludevano alle q
o il tempio di Delfo, e deridendo la religione dei sepolcri cercarono
con
memoranda avidità l’oro fra le ceneri degli estin
rdoti, i vasi stessi che accogliere dovevano il sangue delle vittime.
Con
queste corone alcuni cingevano la sommità del cap
ano credute poco accette; e ciò pareva loro di esplorare, spargendole
con
una mistura di sale e farina di orzo, detta mola,
’anima del trapassato, ne spruzzavano di chiarissime acque i compagni
con
un ramo di ulivo, e così tutti piangendo gli dice
ien presso alla bara: il capo Del diletto guerrier sostenta e stringe
Con
ambe mani, e ad or ad or sov’esso Il suo dechina,
ano agnelli e giovenchi a Cerere, vestiti di bianco, e legate le mani
con
rami d’olivo, perchè loro rendesse con larga usur
ti di bianco, e legate le mani con rami d’olivo, perchè loro rendesse
con
larga usura il seme fidato alla terra, e con fall
vo, perchè loro rendesse con larga usura il seme fidato alla terra, e
con
fallaci erbe non deludesse la speranza della mess
Gentili erano preceduti i sacrifizj dalle lustrazioni, che facevansi
con
un ramo di ulivo, o con istrumento a ciò destinat
i sacrifizj dalle lustrazioni, che facevansi con un ramo di ulivo, o
con
istrumento a ciò destinato, del quale può vedersi
ceglieva o il maglio o la scure o il coltello, ch’esser soleva lungo,
con
manico d’avorio dall’oro o dal hronzo adornato. C
ser soleva lungo, con manico d’avorio dall’oro o dal hronzo adornato.
Con
un ferro detto dolabra, delle palpitanti vittime
olta dal terrore guidati, giudicano doversi onorar gli Dei immortali,
con
umane ostie ne funestano i templi e gli altari? O
nde nemmeno onorar possono la religione, se prima violata non l’hanno
con
qualche delitto. Chi fra voi ignora che così barb
a, il corpo Precipita, si frange in mille parti Su gli aspri sassi, e
con
il proprio sangue. Infelice fanciul, bagni il tuo
nità, erbe ed incensi, quindi animali, arrivarono a tanta insania che
con
umane vittime contaminarono le loro mani e i temp
alla Luna, ad Iside, ch’è lo stesso presso gli Egiziani, propiziarono
con
umano sangue: tanti mali potè consigliare la supe
lontanasse l’ira divina, meritata colle scelleraggini, quasi le colpe
con
altre colpe potessero espiarsi. Seneca, di cui la
ella disperazione, se ne ordinava il sacrifizio; onde Amasi patteggiò
con
Plutone dieci uomini per la propria vita. Nè a se
à compiacevasi, ma Numa, di mansueti costumi maestro ai Romani, eluse
con
accorta ripulsa la dimanda di quel dio che parlar
e tua mercede i Greci Bacin la patria lacrimata terra. — Così dicea:
con
mormorio sommesso Tutte le squadre accompagnar le
regi detti, I bei veli del sen bianco custodi, Arrossendo, sciogliea
con
mano incerta. Apparve allor d’effigiati marmi L’e
e ferir bramasti. Eccoti, Pirro: ove tu vuoi ferisci. — Ei dubitando,
con
mano tremante Vibrava il ferro nel sicuro collo.
elle avea le forme, e tutta avea Sparso del sangue suo Tara del nume.
Con
quella gioia che pensar ti puoi Allor Calcante es
Parlata di Clitennestra. Apra il mar nuovi abissi, i Greci inghiotta
Con
mille navi, e se d’Auìide il porto Vomiterà le in
r deve la riva. D’Elena è figlia, e ne fu Teseo il padre Quando placò
con
imeneo segreto I brevi sdegni alla rapita donna.
o col tempo e colle sciagure. I mortali, da queste avvertiti, avranno
con
facile errore sottoposti i numi alle forme umane,
divinità visibili adoravano, senza dar loro figura umana, indicandole
con
informi masse o pietre quadrate, come facevasi pr
, cioè colona: tanto nei vocaboli sta l’origine delle cose racchiusa.
Con
due pezzi di legno paralleli, insieme uniti a due
Atene. Erme (come noto è a tutti) chiamavansi le pietre quadrangolari
con
una testa, alle quali, con profondo scherzo, para
tutti) chiamavansi le pietre quadrangolari con una testa, alle quali,
con
profondo scherzo, paragona Giovenale gl’inetti no
enienti forme si effigiarono nella parte superiore di essi, indicando
con
taglio longitudinale la divisione delle gambe. Un
minile dagli Egizj. Dedalo insegnò il primo a rappresentare le statue
con
occhi guardanti, a disgiungerne le gambe, a dista
mpico, che veruno emulò, e neir Esculapio di Epidauro, l’avorio erano
con
artificio, che vincea la preziosa materia, distri
tivo dei numi, ai quali erano le statue dedicate, praticavano ornarle
con
nastri e fasce, uno’erle coli’ olio: questa ultim
intieramente era sacrilegio: pure concesso fu diradarli, propiziando
con
sacrifizio al nume del luogo. Celebri sono nell’a
gli antri Per le scosse catene, ulular l’ombre. Ombre di sangue. Qui,
con
gli occhi vedi Ciò che udire è terror; splende la
a colpa: è sacerdote Atreo! Ei le funeste preci all’ara innanzi Dicea
con
labbro violento: il bosco Trema e la terra: la fu
a a colpa aggiunge. Come armeno lion fra molta strage Esulta, e turba
con
sanguigne zampe Le ignude ossa, ove ha regno, e l
:ìi antichi sulle nutrici di tanto fanciullo, poiché Luciano e Arato,
con
molti altri, dicono che alimento gli fosse il lat
vedevasi la statua della Fortuna, dal di cui seno beato suggeva Giove
con
Giunone il primo alimento; e ninna certamente gli
nume i Coribanti, che furono detti Cureti ancora, e Dattili Idei, che
con
celere ed armonica danza movendosi, picchiavano g
i, nè avidità di sangue i lupi; il mare non aveva procelle. Fuggirono
con
Saturno questi beni; l’avarizia dominò il cuore d
curo fra tanti iniqui dopo aver dato l’esempio della violenza. Egeone
con
altri giganti congiurati tentò rapirgli l’occupat
e della querce che perciò gli fu sacra, e divise l’universo trionfato
con
Plutone e Nettuno col mezzo della sorte. Peride C
ve. Teocrito, ovvero altro greco poeta, lo dà descritto in un Idilio,
con
tanta grazia e semplicità così bella che vince og
tima cade Alla sorgente aurora, e dolce il sonno Siede sugli occhi, e
con
soave nodo Gli lega e vince le disciolte membra.
ièi vita, e questo suolo Pargoletta toccava, e fu nutrita Soavemente.
Con
le forti palme L’altra invadeva il delicato collo
avemente colla man divina La carezzava: al fianco eragli il Nilo, Che
con
sette onde dà tributo al mare. Tutto d’argento er
l curvo Aratro trae per le ostinate glebe, O fra gli armenti pasce, o
con
domata Cervice traggo ponderoso carro: È tutto bi
colpata fermossi, a lei lambiva Il collo, e l’adescava: essa lo palpa
Con
la tenera mano, e dalla bocca Soavemente gli terg
Tritoni Abitatori del veloce flutto Suonano a nozze la ricurva conca.
Con
una mano Europa al lungo corno S’attien del tauro
lò nei campi corintj sul colle già detto Tronace, che Coccige quindi,
con
greco vocabolo, fu per tal motivo chiamato. Tempe
simulando evitare il furore della procella, venne il finto cuculo, e
con
ali umide e tremanti si pose sulle ginocchia dell
primo furto di Giove nacquero le Preci, che, al dir d’ Omero, seguono
con
tardo piede l’ingiuria veloce. Nè Giove marito si
entuno scudi aurei, che da Mummie vincitore furono consacrati al dio.
Con
solenne artifìcio effigiata era nella facciata an
Quintiliano, potè emulare; in cui l’oro e l’avorio erano distribuiti
con
tal lavoro, che la preziosa materia era vinta. Un
lui col leone nemeo: l’attentato d’ Aiace verso Cassandra: Ippodamia
con
la madre, e mille altri mitologici argomenti. Nel
bassorilievo dimenticati erano Ercole e Minerva, Apollo e Diana,, che
con
Anfitrite e Nettuno era scolpita pure nel l’estre
ende. « La vide un dì partir dal patrio speco Giove, e disse ver lei
con
caldo affetto: O ben degna di me, chi fìa, che te
soprano, Ch’ha lo scettro del ciel, mai gliel consenta Quel dio, che
con
la sua sicura mano Il tremendo dal ciel folgore a
che d’averla era disposto, Fé’ nascer una nebbia oscura e folta, Che
con
la ninfa il tenesse nascosto; Qui lei fermata ed
iporto e per ristoro. Andar godendo il bel luogo, ov’egli era; Giunon
con
gelosia, con gran martore. La giovenca mirò sdegn
ristoro. Andar godendo il bel luogo, ov’egli era; Giunon con gelosia,
con
gran martore. La giovenca mirò sdegnata e altiera
resche e tenerelle; Alle paterne rive un dì ritorna Dove giocar solea
con
le sorelle; Ma come le sue nuove altere corna Mir
specchia, e fugge. Le Najadi non san che la vitella, Che vuol giocar
con
loro, e le scompiglia. Sia la perduta lor cara so
i, e fai quel che far puoi. Ohimè: che le tue nozze io preparava Far
con
pompa, con gaudio e con decoro; Onde nipoti e gen
el che far puoi. Ohimè: che le tue nozze io preparava Far con pompa,
con
gaudio e con decoro; Onde nipoti e genero aspetta
oi. Ohimè: che le tue nozze io preparava Far con pompa, con gaudio e
con
decoro; Onde nipoti e genero aspettava, Per la mi
o ignoti, I tuoi figli saranno, e i miei nipoti? Potessi almen finir
con
la mia morte L’intenso e dispietato dolor mio, Ch
tor gli erra da canto, Che alle fresche erbe il suo gregge ristora: E
con
le canne sue sì dolce canto Rende, che n’addolcis
ian chiusi a lor dispetto: Ma molti ei ne tien desti e gli ritarda, E
con
quei vegghia e la giovenca guarda. Mentre in par
la sampogna il suono, e la favella Dalla sua lingua subito disgiugne;
Con
maggior sonno poi gli occhi suggella, Che con la
ingua subito disgiugne; Con maggior sonno poi gli occhi suggella, Che
con
la verga sua toccando aggiugne; Sfodra la spada s
’ognun chiaro vedevi. Una infelice e tetra notte oscura: Solo una man
con
tuo gran danno e scorno T’ha tolto i lumi, la vig
gli occhi che distacca Dal capo tronco, ivi gl’imprimé e inchioda, E
con
mirabìl’arte ve gli attacca. Tutta arrabbiata poi
e la sua guerra. Laddove giunta, prostrata sul lito, Sol col volto e
con
gli occhi al ciel s’eresse, E con un sospirar, co
prostrata sul lito, Sol col volto e con gli occhi al ciel s’eresse, E
con
un sospirar, con un muggito, Che veramente parca
o, Sol col volto e con gli occhi al ciel s’eresse, E con un sospirar,
con
un muggito, Che veramente parca che piangesse. Pa
ospirar, con un muggito, Che veramente parca che piangesse. Parca che
con
Giunone e col marito De’ suoi strani accidenti si
fin, come innocente, Del suo doppio martir che prova e sente. Giove
con
grato modo e caldo affetto. Per ammorzare ogni ra
uggella Per non udir quel che fuggia d’^udire. S’ arrischia alfin, ma
con
rotta favella Tutta dubbiosa sotto voce a dire; E
a guisa di auriga, e tenente nella sinistra i fulmini e le spighe, e
con
sembianze imberbi, quantunque comunemente con vir
fulmini e le spighe, e con sembianze imberbi, quantunque comunemente
con
virile aspetto usanza fosse il dipinger Giove. L’
il Redentore per le preghiere di una legione cristiana. Gli Ateniesi
con
questo nome l’adorarono nell’Inietto; ed Aquilici
ne abbracciava l’altare che in Olimpia, al dir di Pausania, sorgeva.
Con
somma religione Giove ospitale, o Xenio, riguarda
o Giove dagli Arabi; Ermontide dagli Egiziani dalla città di Ermonto.
Con
Belo fu confuso dagli Assiri, benché sia più prob
comandar solea La loquace zampogna. Or d’alto vallo Tazio le cinse, e
con
la fida terra Fece al campo corona. Altera Roma,
la tradita Roma Ti porto. Ahi: tu delle rapite donne Compensa i danni
con
ingiuria alterna, E me rapisci: alle cognate squa
giuria alterna, E me rapisci: alle cognate squadre Io nel mezzo starò
con
questo petto; Partirò le ire, ed unirò le destre,
tributi diversi che l’antica credulità le concesse Nacque ad un parto
con
Giove, ma il timore ma terno non la celò al genit
rlo sopra un carro, spargendo al tempo stesso la fama delle sue nozze
con
Platea figlia di Asopo. Prestò lede Giunone alla
ito, come Omero nel quinto libro dell’Iliade lasciò scritto. Venerata
con
somma religione era specialmente la divinità di l
le braccia, nelle quali il greco artefice avrà gareggiato sicuramente
con
Omero per esprimerne la bellezza, pregio singolar
appunto, e molto maggior del naturale. Ma ora nè possiamo distinguere
con
precisione la maniera di quel gran maestro, delle
retto da Leonardo Agostini antiquario. Dalla similitudine del diadema
con
quello che si osserva in alcune medaglie sulla te
le, per cui Delira il saggio e s’incatena il forte. Placido e lento e
con
soave forza Nè certa men tocca lo spirto, e al co
tti a quell’ardor, che senza Leggiadra ésca vital langue e si spegne.
Con
tai due nuove e di diversa tempra Arti, che all’u
ndo de’ suoi proprii oltraggi, Quasi di proprie colpe, a lei perdono.
Con
questo a Giuno ella ritorna; e, prendi, Disse, ec
di Venere serpeggia Soavemente a Giove in sen; già tutta La trascorre
con
l’occhio e in lei si pasce. Per man la prende, e:
utto M’empie lo spirto e ‘1 cor: No dea, no donna Non fu giammai, che
con
sì cara e degna Seduzion mi risvegliasse in petto
svegliasse in petto Così tenero amor. — Scherzi, riprese Sospirosetta
con
sogghigno accorto, Scherzi o t’infinofi: e che? t
i fur quegli amplessi, onde temprasse Divino seme de’ mortali i danni
Con
celesti virtù: la terra a questi Deve Alcide, e P
Dei solenni Imenei, figura e pegno Di quel nesso vivifico, che cielo
Con
terra innesta, e l’universo attempra. Non un afi’
issima discende. Sorride il cielo, circola d’intorno Arcano gaudio, e
con
bisbigli e tresche Di lieti augei, d’ implacidite
atrimonio sottoponeva i coniugi, che davanti al suo altare si univano
con
un laccio in augurio, raramente avverato, della c
nla quando diminuiva il sollecito pudore delle vergini, cui lo sposo,
con
mano ardita, scioglieva il cinto beato. Regina ap
rle quell’animale fosse stabilito da Ercole, quando dopo aver pugnato
con
Ippocoonte ed i suoi figli, volle onorare la dea,
suti in un tempo nel quale i filosofi pagani si sforzavano di scusare
con
industri allegorie tutte le assurdità delle lor r
ssandro Severo, una ve ne ha, nella quale è effigiata Giunone sedente
con
un fiore nella destra, e un putto in fasce nella
molan le stille, Onde agli alberi son gravi le chiome, L’Ore succinte
con
le varie vesti Convengon quivi, e nei canestri li
l’evento La promessa, e fu madre: e quindi io svelsi Lo stabil fiore
con
la lieta destra: A se Giuno l’appressa, e già nel
men chiara. Non fu questo dio esente dall’ambizione, giacché congiurò
con
gli altri per legar Giove, che fatto accorto da T
o nei sacrificii a Nettuno e ad Apollo. Venne Nettuno pure in contesa
con
Minerva e Vulcano per la preferenza dell’arte; e
e una casa, e da Vulcano fu l’uomo composto. Un’altra volta ebbe gara
con
Minerva nell’Areopago per dar nome ad Atene, e al
el suo libro Intorno alla natura degli Dei, avvertono che effìgiavasi
con
neri capelli ed occhi cerulei. I poeti lo mostrar
za era d’immolargli un toro. Inondatore, Prosclistio, perchè, adirato
con
Giunone, inondò un campo argivo; dove poi, come P
a serie dei cognomi dal Paganesimo dati a Nettuno, che ninno atteggiò
con
maestà degna di un dio quanto Omero descrivendone
estuggine col ferro; e avendo divise misuratamente le canne, trapassò
con
queste il dorso dell’ucciso animale, lo circondò
con queste il dorso dell’ucciso animale, lo circondò di bovina pelle,
con
accorto consiglio v’impose i cubiti e li fornì di
Separò da questo cinquanta bovi, e delle sue arti non dimentico, egli
con
la preda camminava all’indietro. Nè bastò questo
neffabile astuzia di Mercurio. Gettò i sandali nell’arena del mare, e
con
foglie di mirto e di mirica ordì pei piedi nuovo
gli uomini e degli Dei: dei cani stessi non s’udiva il latrare. Entrò
con
tacito piede nell’antro, si cinse di nuovo delle
i ancora dell’ettoreo sangue macchiate. Alato, senza alcun ornamento,
con
lieto volto ed occhi argutamente ridenti rapprese
o. Nella via Lechea, che conduceva a Corinto, fu effigiato in bronzo,
con
un ariete accanto, perchè affidata gli era la tut
affidata gli era la tutela dell’ armento. Gli attribuivano il caduceo
con
due serpi, simbolo dalla sicurezza della concordi
so, o cappello, in una medaglia di Metaponto si vedono legate al capo
con
un semplice nastro, come appunto nel bel marmo ch
a di un vecchio lavoratore dei campi di Onchesto, al quale raccomandò
con
tutta energia che tacesse: « Veggendo come non v
della nostra statuetta, in cui si mira l’avveduto bambino dissimulare
con
un riso artificioso l’imbarazzo della sua sorpres
i maniera che se ne godeva nel Foro il maestoso prospetto, compartito
con
simmetria e varietà in diversi ordini, di sustruz
e si riporteranno a suo luogo, si sono scoperte due basi di gran mole
con
singolari iscrizioni, le quali dimostrano evident
ecetti del padre, e prima ai piedi I talari adattossi. Ali son queste
Con
penne d’oro, ond’ei l’aria trattando Sostenuto da
elo dell’allegoria adonestar volle di soverchio le favole per opporle
con
insana fiducia alla luce dell’Evangelo, asserisce
oro fu il nipote d’Atlante pure cognominato per questo segno, che era
con
molto artifizio composto; perchè aureo fu detto a
sandrini, Taaut da’ Fenicii, Tentate dai Cartaginesi e dai Galli, che
con
umano sangue lo placavano onorandolo sopra ogni a
el gregge. Cammillo, cioè ministro degli Dei, lo dissero gli Etruschi
con
nome ai Beoti ancora comune. Odio dalle strade de
na breve Ode di Orazio in lode del nume, la quale ho volgarizzata non
con
fedeltà di traduttore, ma con licenza d’interpetr
del nume, la quale ho volgarizzata non con fedeltà di traduttore, ma
con
licenza d’interpetre. Mercurio detto l’Antinoo d
somiglianza di attitudine conia celebre statua di quell’eroe, che si
con
serva in questo stesso Museo, Disconvengono però
o? Questa è sotto gli occhi del pubblico nella Galleria Farnese, dove
con
piacevol sorpresa può vedersi l’Antinoo di Belved
incanta gli spettatori. Nessuna statua ha accoppiata tanta robustezza
con
tanta eleganza. Nessuna è stata immaginata o eseg
robustezza con tanta eleganza. Nessuna è stata immaginata o eseguita
con
più ardire, o si consideri il serpeggiamento dell
uesto ben provenire dalla riunione moderna dei pezzi antichi eseguita
con
qualche arbitrio, L’ armoniosa relazion delle par
egno l’ira D’eterno amore: A te fanciullo del rapito armento La cura
con
miglior senno commise, E vedovo dell’arco, all’ir
i Tenedo, e dei regni Panopei. Al figlio di Saturno lo partorì Latona
con
la sorella, emula illustre che seco divide l’impe
erviti: d’Apollo ebbe fine, poiché la povertà lo costrinse a dividere
con
Nettuno l’impresa di costruire le mura troiane. N
in bronzo), fece un Apollo jmbere insidiante ad un serpente lucertola
con
una saetta da vicino. L’età della nostra figura,
erabil atto Niobe, che in Frigia sorge umida pietra, E ognora attesta
con
immoto lutto Di superbe parole alta vendetta. Mis
ta vendetta. Misero è ben chi cogli Dei contrasta: Pugna col rege chi
con
dio combatte. Apollo il coro onorerà se canta A s
hi al par di lui lo puote. Che siede a destra del gran Giove, e vince
Con
beata armonia le cure eterne, E crebbe invidia ai
tu consumi il peso Della faretra: nell’immensa helva Seguonsi i dardi
con
stridore orrendo, E: Saetta, saetta, urla la pleb
he lascia Di narrar quanto il vasto mare abbraccia; Ma l’urta il nume
con
irato piede E grida: Larga dell’assirio fiume E l
on posso dar principio migliore alla seconda Lezione sopra Apollo che
con
Delfo, nobilitato dalle imprese, dal tempio e dal
dagnata la sommità del Parnaso coi lupi e le altre hestie feroci, che
con
gli urli servivano loro di scorta, vi edificarono
scorta, vi edificarono una città chiamata Licorea per questo motivo.
Con
tutto ciò, un’ altra tradizione porta che Apollo
si vuole che nò Orfeo, il quale rispettabile rendeva un’alta saviezza
con
una perfetta cognizione dei misteri, nè Museo che
o, Ineguale guerrier, benché di Teti Figlio scotesse le Dardanie mura
Con
la, fato di Troia, asta tremenda. Qual pin reciso
avria, tremendo apertamente ai vinti, I figli ascosi nel materno seno
Con
le fiamme rapite al frigio rogo Arsi, se Giove, c
o sopra una sommità, dalla quale si può discendere per tutte le parti
con
un facil pendio. Il tempio di Apollo ha la stessa
e riportarono su gli Spartani. Consiste in un Apollo, in una Vittoria
con
le statue degli eroi originarii di Tegea; come Ca
dei principali capi che presero il partito di Polinice, e si unirono
con
lui per l’assedio di Tebe; Adrasto figlio di Tala
, nato da una sorella di Adrasto. Là pure vedesi il carro di Anfiarao
con
Batone suo parente e suo scudiere, che tiene le b
ollo gli Argivi le statue degli Epigoni, e quella di Danae re di Argo
con
Ipermestra, figlia di lui, sola innocente. Accant
origine greca; una statua equestre di Achille, dei Tessali; un Apollo
con
una cerva, dei Macedoni, che abitano la città di
di i poeti hanno presa l’occasione di fingere ch’Ercole aveva pugnato
con
Apollo per un treppiede. « Dopo la famosa vittori
da soldati, marinari e fanciulli: Fronti, celebre piloto, è in mezzo,
con
un remo in mano. Sopra lui si vede un certo Ictem
Ictemene, che porta dei vestiti, ed Echeace che discende da un ponte
con
un’urna di bronzo. Polite, Strofìo ed Alfio disfa
’allor strappate Al crine, e l’ara si rovesci. — Il volgo Muto obbedì
con
mormorio sommesso. Veneran sempre gli oltraggiati
io, e volge Sipilo il freno, qual nocchier presago Che scema ai venti
con
dimesse vele Il furor, quando unica nube ingombra
edirne, prova di novelle forze Facean nella palestra, e petto a petto
Con
stretto nodo opposto era e congiunto, Allor che u
più misera resta Che a te felice: dopo tante morti Ancor ti vinco. —
Con
stridore orrendo L’arco scoccò: tremano tutti: au
E Niobe sola. In nere vesti avvolte Stavano intorno del funereo letto
Con
sparse chiome le sorelle meste. Fere lo strale un
uò essere sì degnamente descritta che si possa figurare alla fantasia
con
tutti quei pregi, che si apprendono dall’ispezion
e. L’artefice, che si era sollevato fino a concepire una bellezza che
con
venisse ad un dio, l’ha poi espressa con tanta fé
a concepire una bellezza che con venisse ad un dio, l’ha poi espressa
con
tanta fé licita nel marmo, che sembra aver realiz
con tanta fé licita nel marmo, che sembra aver realizzato la sua idea
con
un semplice atto di volontà. Ha rap presentato il
dopo che è cessato il vento. Guarda egli il colpo delle sicure saette
con
una certa compiacenza che mostra la soddisfazione
almeno originali di second’ordine, impareggiabili, se si confrontino
con
ciò che l’arte rediviva fra le nazioni moderne ha
ore, senza additare il sito preciso dove si custodiva. Potrebbe anche
con
maggior probabilità esser quello di Calamide esis
ea della Sapienza, e le sovracciglia, che il voler supremo manifestan
con
i cenni; gli occhi della regina degli Dei in mani
da una dolce auretta intorno al divino suo capo, in cima a cui sembra
con
bella pompa annodata dalle Grazie e di aromi cele
allibil dardo Di me, ch’or dianzi sul Piton, che mille Campi ascondea
con
spazioso giro, Votai della faretra il peso immens
ampi ascondea con spazioso giro, Votai della faretra il peso immenso.
Con
la tua face le concesse cure, Ignote a me, sii d’
la sua vendetta Ambo gli sceglie, e col primiero Apollo Fere, e Dafne
con
l’altro. Ama lo dio; La ninfa ancor d’amante abor
l prego, 10 non ti seguo qual nemico; agnella Sì dal lupo s’invola, e
con
tremante Penna l’aquila tal fugge colomba: Ma son
o solco Gl’ignoti abissi dell’età future, 11 passato, il presente: io
con
la cetra Marito il suon degli animosi carmi: Cert
te: dubita l’altra, e al vano morso Quasi presa si toglie. Era lo dio
Con
la vergine tal: rende paura Celer la ninfa, e la
o in rami le sperate braccia, E il pie già sì veloce al suolo è fìsso
Con
le pigre radici, e copre il volto La frondifera c
Greci chiamavano κρωβυλος, e che presso gli scrittori non trovasi mai
con
sufficiente precisione descritta. Questa voce sig
te son biondi. D’altronde nella pittura il contrasto dei capelli neri
con
la bianchezza della carne è troppo duro, e produc
tri di simil genere che gii hanno dati i poeti, saranno state dipinte
con
una capellatura bionda, come noi possiamo giudica
o (prosegue il medesimo) è qualche volta rappresentato nelle medaglie
con
una patera in mano, e tiene al tempo stesso un ra
si corona da sé stesso di lauro come vincitore nel suo combattimento
con
Marsia. Sopra una pietra incisa del Gabinetto di
senta una tazza di ambrosia, immagine tolta da Omero. Apollo si trova
con
dei cervi e dei cani sopra una medaglia; e rappre
si trova con dei cervi e dei cani sopra una medaglia; e rappresentato
con
questi attributi era nominato Agreo, cioè cacciat
un Apollo cacciatore, come Spence pretende. La cerva sopra un altare,
con
altri attributi propri: di Apollo, rappresenta la
eve averli da questa isola banditi. A Delo vi era una statua del nume
con
un arco nella destra, e le tre Grazie poste sulla
mai rappresentato col berretto frigio, e le teste fornite di questo e
con
lunghi capelli effigiate nei lati di una tomba di
o. Parecchie di queste medaglie greche e latine si conservano tuttora
con
tale impronta, e. ciò che più singolarmente fa al
ono a’ citaredi e alle persone teatrali, e chiamano palla, benché non
con
tutta la proprietà. (La palla dei Latini era, sec
che lo guarnisce sul petto. La clamide che gli sta sospesa agli omeri
con
due borchie è anche parte di questo abito citared
odo si sospendevano, vengono da Esichio dette φορμιγγες, parola greca
con
cui talora si denota ogni sorta di cetra o lira:
ate nelle cesellature dell’aurea cetra di Evangelo. Intendiamo ancora
con
quanta ragione fosse prescelto questo simulacro a
cossa una giovenca. L’urna Ministri l’acque di Cirene: il serto Lazio
con
l’edra Filitea gareggi: Fumin gl’incensi: triplic
Migdonia tromba. Lungi, frodi. La colpa in altro cielo Alberghi. Febo
con
l’allor lusinga La nuova strada al suo poeta. mus
r non detta i voti. Qui del mondo pugnar le mani: ascose Mole di pini
con
diverso fato L’onde soggette. Eran d’Antonio i le
l suono inerme; Ma quel sembiante che al maggior Atride Rivolse, onde
con
mille avidi roghi Vuotò le tende Achee, e i giri
e tu sei prence dei latini remi. Deh non temer se la contraria armata
Con
cento ali remeggia: il mar sdegnoso Sotto le frem
ncontrarsi: io son degli anni Il padre: io guiderò di Giulio i rostri
Con
la man trionfale. — In questi accenti Sciolse la
la sorella. Didimeo, perchè credevasi lo stesso che il Sole, il quale
con
doppio lume fa heto l’universo, rallegrando ancor
riton che suona la ritorta conca, E Proteo dubbio, ed Egeon che preme
Con
le sue braccia alle balene il tergo: Dori e le fi
Stupisce all’alta novità del loco Il giovinetto, ma le scorge il Sole
Con
gli occhi omniveggenti, e dice: figlio, Che vuoi?
e il carro Dentro l’onde ospitali: un moto eterno Rapisce il cielo, e
con
veloce giro Gli astri conduce: nell’avversa parte
il calle ove si vede Certi vestigi delle nostre rote. Perchè la terra
con
il ciel divida Egual calore, il sommo evita e l’i
esiato. — Occupa il carro Fetonte già coll’agil corpo, e gode Trattar
con
mano le permesse briglie, E rende grazie non volu
e tuoni. Mancan l’acque e le nubi: il folgor vibra Sopra l’auriga, e
con
la vita il carro Gli toglie, e fiamme con le fiam
gor vibra Sopra l’auriga, e con la vita il carro Gli toglie, e fiamme
con
le fiamme affrena. Gli atterriti corsier rompon l
imbombava l’Etna, l’isola tutta, l’Italia vicina, e la Corsica ancora
con
eco spaventoso. Diana solo non mutò faccia, perch
uando fu posta a sedere dà Latona sui forti ginocchi di Brente, a lui
con
la mano pargoletta strappò dal largo petto le lan
do in una moneta della famiglia Ostiglia l’osserviamo in veste talare
con
un cervo che ha raggiunto, stretto da lei per le
rvo che ha raggiunto, stretto da lei per le corna colla sua destra, e
con
una lancia da cacciatrice nella sinistra. E poi s
n alcune immagini si osservano pendenti, poiché Penelope presso Omero
con
quelle appunto si copre e asconde le gote. Quello
, e che io credo insussistente, è la sua massima che qualunque statua
con
tal benda si osservi debba a Leucotea attribuirsi
perchè gii fosse di scampo. Deducesi da tutto ciò che Ino o Leucotea
con
tal benda soleva effigiarsi: non mi sembra per al
principio del suo poema ne adorna le ninfe dello Scamandro. « Vero è
con
tutto ciò che forse questa è la sola figura che n
rse questa è la sola figura che non sia bacchica, la quale s’incontri
con
simile abbigliamento, poiché le Muse stesse non s
a cui è sacra una delle sommità del Parnaso. La nostra Diana si rende
con
ciò tanto più singolare, non avendo col jiume teb
altre immagini, che pure a simili soggetti appartengonsi. « Commento
con
diligenza questa parte dell’antico vestiario perc
rato. Fra i piccoli busti dell’ Ercolano è un Ercole vestito da donna
con
corona e abbiggliamento da baccaute. Questo bronz
io da certi antiquarii. E questi un giovine robusto di capelli ricci,
con
un collo erculeo, coperto di veste muliebre e con
o di capelli ricci, con un collo erculeo, coperto di veste muliebre e
con
una mano nella stessa guisa avvolta nel manto. No
il virgiliano Micene in que’ versi: « Tutta di levigato marmo starai
con
roseo coturno avvinte le gambe. » La tonaca è bre
o. Tu primiera cagion fosti di pianto, misero Atteon, mutato in cervo
Con
non tue corna, e voi, cani feroci. Ch’il sangue s
r che chiama L’Ianzio giovinetto i suoi compagni, Che gian pei boschi
con
error diverso: Compagni di fatica, ei dice, assai
e par di natura, e qui fìngea L’imitatrice sua col proprio ingegno, E
con
pomice vivo e lievi tufi Curvava arco nativo. Un
’onda e Jale e Nife e Rani; Dall’ abil’ urna la diffonde a gara Fiale
con
Seca: coU’usato umore Mentre si terge la Titania
la Titania dea. Il nipote di Cadmo al bosco arriva Per ignoto sentier
con
passi incerti Vagando: così piacque al fato. Appe
sparse di rugiada Le presentano l’Ore, e invan la chiama Il suo Titon
con
desiose braccia. Pur dalie ninfe sue celata e str
vento, Ileo feroce, E Lelape, e Teronte, Agre che trova Orme di belve
con
sagaci nari, E mille veltri che è il ridir dimora
ignari compagni accrescon rabbia Coi gridi usati alla feroce torma, E
con
gli occhi Atteon cercano, a gara: Atteone, Atteon
« L’animosa fanciulla in mezzo al terrore delle compagne, ch’avriano
con
le mani sopraposte agli occhi desiderato di celar
ima volta? Sul monte Emo di Tracia, ove il turbine di Borea i mortali
con
grave gelo flagella. Qui da un pino tagliasti la
. Qui da un pino tagliasti la fiaccola che accendesti sul Miso Olimpo
con
quella luce inestinguibile, che dai fulmini del t
divora la peste i loro bestiami, la grandine le loro terre, i vecchi
con
recisi capelli piangono sopra i figliuoli, muoion
a cuore il canto in cui si odano le nozze di Latona, e tu molto regni
con
Apollo, e di tutte l’imprese tue si favelli, dei
grande, o per un pie di dietro smisurato palpitante cignale, e quindi
con
accorte parole, così ti favella: Ferisci le besti
de gorgogliando alzarsi: Si appressa al lido, e vi si frange, e getta
Con
infinite spume orrido mostro. La minaccia dei cor
valli: Afferra i dardi, incontra il mostro, e larga Piasra nel fianco
con
la man sicura Gli apre. Per rabbia e per dolore i
e questa enorme macchina: ma invece di questo riferisce freddamente e
con
serietà una visione dell’architetto, al quale app
hiai ministro E vindice. Volò pubblico grido Che Eneo, per l’anno che
con
larga usura Rese ai cultori gli affidati frutti,
I lumi: eguale è il setoloso tergo A selva d’aste: la bollente spuma
Con
strider roco dall’adunca guancia. Ch’arma il fulm
Di Leda, che diverso onor commenda; Giason ch’osava violare i flutti
Con
la nave primiera; evvi Teseo, Piritoo d’amistade
remar vedesi i dardi. Egli ruina, ed i latranti cani Sparge, disperde
con
obliquo morso. Inutil fu dell’Echionio braccio Lo
uina le mura, e l’alte torri Ove il chiuso soldato impallidisce; Tal,
con
certo furor, s’avventa il crudo Cinghiale: abbatt
idò: L’ambito onore È d’Atalanta. Arrossir tutti; un grido Levossi, e
con
la voce il valor crebbe. Volano mille dardi: è l’
nda nel tergo. E mentre volge La belva inferocita il corpo in giro, E
con
roco strider versa il novello Sangue e la spuma,
e.per la schiera Un indistinto mormorar s’ascolta. Di Testi i fiorii
con
distese braccia: Lascia il dono, esclamaro, e i n
atori ingiusti Dell’onore non vostro, io voglio ferro E non parole; e
con
nefando colpo Il sicuro Plexippe uccide. Incerto
sul fuoco Posto allora ch’Altea dal grembo scosse L’ infausta prole.
Con
la man temuta Toccando i fili del fatato stame Di
lzò la madre Dal letto, e tolse dal vorace foco Il ramo palpitando, e
con
la pura Onda il consperse. Nel recesso stava, O e
fìcio orrendo Rivolgete la fronte: ecco un delitto Vendico, e faccio:
con
la morte espio Morte, e colpa novella a colpa agg
e di sangue, E poi vi seguirò. — Disse; e col volto Rivolto indietro,
con
mano tremante Getta nel foco il ramo: acuto grido
n grido In Calidone: ogni età piange, il volgo Coi potenti confuso, e
con
le sparte Chiome le madri. Il genitore i crini Ca
use, io non potrei Nel vario pianto le sorelle meste Seguire: Al seno
con
le palme oltraggio Fanno, sul freddo corpo i cald
, anche il mulo univasi al carro della diva. Ippolito Pindemonte dice
con
molta leggiadria in una sua Canzone alla Luna: «
leggiadria in una sua Canzone alla Luna: « L’Ore in oscuro ammanto E
con
viole ai crini T’ imbrigliavano intanto I destrie
dre ne’ suoi commenti all’Epistola di San Paolo agli Efesini: — Diana
con
molte mammelle adoravano quei d’Efeso, non quella
succinta, ma quella multimammia che i Greci chiamano (grec) affinchè
con
quella effìgie ancora mentissero esser lei la nut
sposto e sostenuto da Luca Olstenio. Eccone le parole: « Diana Efesia
con
molte mammelle e spiedi costruita. » Questa descr
l Cancro e del Leone, e sul quale sembran danzare quattro donne alate
con
serti e corone ed archi nelle mani, credute sinor
ra improprio, perchè le sfingi non sogliono ordinariamente osservarsi
con
tutta la mezza figura superiore umana, e persino
o Demetrio un orefice che lavorava in argento dei tempietti della dea
con
una certa somiglianza al gran tempio di Efeso, un
: al di sopra sembrano collocati due vasi, e al di sotto due volatili
con
alcune piccole perle. Una sì rara antichità mi è
ionico erano appunto le colonne incise in una patera etrusca insieme
con
due Amazoni, che ora si è smarrita, e che certame
fraterne fiamme un bosco grato Di fredde ombre occupò Diana: un rivo
Con
lento mormorio l’onda stringeva Fra pietre attrit
ccie ed ire. Orsa è fatta: ma resta in lei la mente Antica, e attesta
con
assiduo grido Il suo dolore, e verso il cielo ina
Tritonide, e questo favoloso natale attestavano le pugne scherzevoli
con
le quali dalle fanciulle celebrata era in quel lo
che vuol Pallade nata dal capo di Giove fu Stesicoro, che volle forse
con
questo racconto, in apparenza ridicolo, insegnare
e burlando or insegnò, or pervertì, nei dialoghi degli Dei introduce,
con
quella grazia ch’è tutta sua, Giove afflitto dai
rto, che non il soccorso di Lucina implora, ma quello di Vulcano, che
con
acutissima scure fa gli uffizii di levatrice, ond
ntorno minacciosa e torva. » Una deità così terribile dovea dividere
con
Marte la gloria feroce di presiedere alla guerra;
ano in un suo dialogo intitolato Hermolimo narra che venuta a contesa
con
Nettuno, oppose al toro, ovvero al fremente caval
simulacro di lei nel Museo Capitolino. Pallade è stata rappresentata
con
Giunone, allato del trono di Giove, in piedi. La
ezza naturale lavorata nel più antico stile greco rappresenta Pallade
con
la sua egida attaccata al collo con delle strisel
o stile greco rappresenta Pallade con la sua egida attaccata al collo
con
delle strisele di pelle, e gettata sopra il bracc
l soprannome poco conosciuto di (grec); Polluce spiegando questa voce
con
quest’ altra (grec), non ce ne dà una più chiara
, uccello a lei sacro per la somiglianza del colore delle sue pupille
con
quelle della dea. Gli antichi, accuratissimi osse
so sul suo usbergo, anche come un trofeo; per aver Medusa contrastato
con
Minerva sulla bellezza dei suoi biondi capelli, p
ne sopra il Ceramico vi era un tempio, ove il simulacro della dea era
con
occhi di questo colore figurato. Pensano alcuni c
dalla nottola sacra alla dea derivano questo cognome, e Gellio crede
con
probabilità maggiore che glauchi gli occhi di Pal
mpio. Ippia, od Equestre, fu detta perchè la prima inventò il cocchio
con
evento più felice della tibia, giacché favoleggia
e è rappresentata ferita in una coscia, che dice aver veduta Pausania
con
una legatura di purpureo colore. Spiega lo stesso
e di Minerva Musica, i serpenti di bronzo della di cui armatura erano
con
tanta sottigliezza ed artifizio lavorati che risu
tosa figura, é stato motivo di attribuirla a Minerva, e di risarcirla
con
altri simboli proprii di questa dea del valore e
za. » Solevano in un determinato giorno deli’ anno le vergini Argive
con
solenni cerimonie portare il simulacro di Pallade
uale è il frutto Del melagrano. Il maschio olio soltanto Però recate,
con
che s’unge Alcide E Castore; togliete un pettin d
o figlio per corvette e damme? — Sì Cariclo dicendo, al sen stringeva
Con
entrambe le mani il caro figlio. Così dell’usigno
Minerva, E voi che Argo, o fanciulle, in cura avete, Acclamate la dea
con
fauste voci. Con preci e voti. Salve, o dea: prot
e Argo, o fanciulle, in cura avete, Acclamate la dea con fauste voci.
Con
preci e voti. Salve, o dea: proteggi Tu l’Argiva
e dalla spuma del mare. Appena nata, dai capelli e dal volto spremeva
con
ambe le mani l’onda dell’ Ocea no: e il principe
chiome la spuma che è nei crini. Pallade, avendola veduta, così parlò
con
Giunone: E giusto cedere a Venere nella bellezza.
za. — Dicesi che concepita in una conchiglia ripiena di perle, navigò
con
questa a Cipro, onde Stazio facendo l’elogio di u
hie traforate l’oro più fino, e l’oricalco; il collo, il bianco petto
con
monili dello stesso metallo adornarono. Così elle
de; la seconda, di cui abbiamo favellato, generata dalla spuma, diede
con
Mercurio la vita al secondo Cupido; la terza, da
Orfeo, o chi sia l’autore degli Inni, confonda la marina, o volgare,
con
la celeste. Epimenide Cretese, seguendo un parere
fiori nascevano sotto i piedi divini. Venere la prima mescolò gli Dei
con
donne mortali, e Giove per vendicarsi la fé’ sogg
vivrò ed infermo fra i mortali, perchè questa è la pena di chi giace
con
le dee. — Consolò Venere i timori dell’eroe; scus
ebre sulla morte dell’ assirio giovinetto. Il Salvini volgarizzandolo
con
non ordinaria eleganza mi ha dissuaso da tentare
miei studii. Venere è stata rappresentata ancora presso gli Etruschi
con
una tortorella, perchè secondo Aristofane gli ama
incise del Museo Stosciano offrono Venere tenente un pomo e la lancia
con
la punta rivolta verso la terra, probabilmente pe
ll’isola di Citerà rappresenta Venere coU’arco nella mano sinistra, e
con
un pomo ed una freccia nella destra. Arduino vuol
stita delle pitture di Ercolano, che dalla mano diritta porta un ramo
con
due pomi, ed uno scettro dalla sinistra. Pietre i
e spogliato di ogni desiderio sensuale, è stata rappresentata ancora
con
dell’ali. Famosa in Plinio è la statua di Venere
altre gemme e statue dello stesso soggetto. E ammirabile il giudizio
con
cui ha ancora impiegato per sostegno dell’ anca s
che n’era comunemente la materia. Oltre l’additarsi vie maggiormente
con
questo vaso rovesciato l’azione del bagno, dove e
ente delizioso. Presso della medesima fu disotterrata una base antica
con
lettere greche che significano: Bupalo lo fece. P
; avea Criprigna Bello l’aspetto allor che Adon vivea. Morì sua forma
con
Adone, ahi ahi! Dicon le querce, e i monti: ahi l
orché morto, e par che dorma, Ponlo in morbidi panni, qual solea Teco
con
essi trarne i sacri sonni Nel letto aurato, or co
ca il tristo Adone. Gitta sopra di lui ghirlande e fiori; E ogni cosa
con
lui tu gitta intanto, Poich’egli è morto, e tutti
tanto, Poich’egli è morto, e tutti i fior morirò. Spargi il bel corpo
con
unguenti, spargi; Peran gli unguenti tutti, poich
orgente sopra una conchiglia dal mare in forma di giovinetta, ma pure
con
sembianze di donna che teneva la stessa conchigli
in Orazio, in Ovidio, in Apuleio. Filostrato nelle Immagini l’addita
con
specchio d’argento, con sandali e con fibbie dora
Apuleio. Filostrato nelle Immagini l’addita con specchio d’argento,
con
sandali e con fibbie dorate. Canaco Sicionio fé’
ostrato nelle Immagini l’addita con specchio d’argento, con sandali e
con
fibbie dorate. Canaco Sicionio fé’ l’immagine di
ll’abito stesso, col nome di Venere Genitrice: onde potersi accertare
con
buon fondamento qual fosse il vero soggetto delle
abbastanza osservate e distinte dagli eruditi. Questa che conosciamo,
con
sicurezza ci fa strada a ravvisare questa dea in
il seno e la sinistra mammella. « La circostanza non potea rilevarsi
con
maggiore opportunità pel nostro argomento. Inoltr
a del bagno; la cura della beltà han cercato gli antichi di esprimere
con
questi accessorii nelle statue di Venere; così in
citrice. La prima era che la presente statua avea la tunica dal petto
con
lasciva negligenza cadente, foggia usata dagli an
l’origine di Roma e degli Augusti. Quantunque la figura sia composta
con
certa eleganza, che la dimostra proveniente dal b
che la dimostra proveniente dal buon secolo dell’arte, è poi trattata
con
molta trascuratezza. La novità dell’ invenzione e
nta sventura ascrive all’aver Vulcano tentato sciogliere le incudini,
con
le quali era Giunone legata, come la più litigios
no che il nume, memore dell’ingiuria, mandò una sedia d’oro a Giunone
con
alcuni lacci nascosi, che legarono tosto la dea q
le fiaccole nelle nozze, ed in onore di lui celebravansi delle corse
con
le dette fiaccole nella mano. Si affaticavano di
rtarle accese fino alla meta prescritta: quello cui si estingueva era
con
infamia escluso dal corso. Se alcuno era superato
per legge del giuoco era costretto a dargli la face ardente. Lucrezio
con
molta vaghezza paragona questa gara alla nostra v
eteo, più antico del dio, secondo lo Scoliaste di Sofocle, e ch’ebbe
con
esso ara comune. Ma delle arti che col fuoco si e
consenso autore è creduto, e divide, secondo l’Inno Omerico, l’onore
con
Minerva di avere insegnato agli uomini che abitav
tunque alcuni gli diano Aglaia una delle Grazie), e fabbricò una rete
con
tanto artificio, che la consorte ed il drudo sorp
e saette a Giove. Ed una allor n’aveaii parte polita. Parte abbozzata
con
tre raggi attorti Di grandinoso nembo; tre di nub
lib. viii, v, 639 e segg. Vulcano è stato rappresentato nelle pitture
con
un cappello di colore violetto per indicare il fu
quella dell’iraperator Claudio il Gotico. Vulcano vi è rappresentato
con
l’incudine, le tanaglie e il martello, con l’iscr
Vulcano vi è rappresentato con l’incudine, le tanaglie e il martello,
con
l’iscrizione al Re dell’Arte; il che si riporta a
so rilievo che apparteneva al cardinale Polignac, hanno fatto nascere
con
ragione dei dubbii sull’antichità di questo monum
alda tenaglia, e colla destra inalza Pesante mole di martel, che cala
Con
grossi colpi: il docile metallo Cede alla man che
ssalito ferì: ciascuno ha seco Chi ‘1 ravvalora, e sua ragion difende
Con
dubbiosa tenzon; parteggia e grida La mobil turba
l tintinnìo gentile Mesce la voce dilicata; e insieme Gioconda coppia
con
vivaci salti Percote il suolo alternamente, e i m
, e nel sangue Lordano il grifo; alle lor fauci indarno Tenta ritorla
con
bastoni e grida Quello e questo pastore, indarno
ruppi il coro sblazzevole S’aggira e mesce, e si congiunge e spartesi
Con
giri alterni, e braccia a braccia intrecciansi: M
el mezzo saltatori agevoli Or col capo, or col pie la terra appuntano
Con
rapida vicenda; il canto inanima E dà norma alla
Alfin dell’ampio scudo il lembo estremo La vasta possa d’Oceàn corona
Con
le curve spumose onde d’argento. Compita è la gra
voleggiano che sia tratto in un carro sul quale auriga, siede Bellona
con
sanguinoso flagello. I cavalli che lo trasportano
tivo. Aveva il nume, per assicurare il segreto dei suoi furti amorosi
con
Venere, posto Alettrione a custode. Il giovinetto
stica desrli antichi animava tutta la natura, spiegandone gli effetti
con
dei sogni cari all’umana debolezza. Adoravasi Mar
io figlio di Nettuno, perchè violar voleva Alcippe sua figlia, difese
con
successo la causa della sua vita alla presenza di
é della storia di esso sono gran parte. Oto ed Efialte figli di Aloeo
con
catene di bronzo legato lo tennero per tredici me
se di questa disavventura non fosse stato fatto accorto Mercurio, che
con
le arti usate lo tolse di furto. Ascalafo figliuo
mede e di Minerva, che tanto gli aveva fatto osare. Giove guardandolo
con
occhi pieni di collera: Incostante e perfido, gli
di mortale in un Dio. Omero nell’Odissea racconta gli amori del nume
con
Venere. Tutti gli Dei, come vi esposi nella passa
cendo che Sol figliuolo di Vulcano re di Egitto volendo far osservare
con
tutto il rigore la legge promulgata da suo padre
stato informato che una dama della sua corte avea commercio impudico
con
un cortigiano, entrò di notte nella sua casa, ed
il Terrore e la Fuga. Una sola figura del Palazzo Borghesi lo mostra
con
un anello alla gamba, alludendo forse alla favola
questo uso di figurarlo, il vano timore che gli abbandonasse. Vedesi
con
un olivo in mano il Marte Pacifero in un rovescio
sagger già stava Sulle Tracie contrade, e mentre varca L’Orsa gelata,
con
error diverso Lo trae del loco la tempesta eterna
stodia: al primo Ingresso al forsennato Impeto balza, La colpa cieca,
con
acceso volto L’Ira, e il Timore con la faccia smo
ato Impeto balza, La colpa cieca, con acceso volto L’Ira, e il Timore
con
la faccia smorta. Vi stan l’Insidie con i brandi
ceso volto L’Ira, e il Timore con la faccia smorta. Vi stan l’Insidie
con
i brandi ascosi, E doppio ferro la Discordia vibr
e urla ia reggia. Mestissima Virtù siede nel mezzo; Lieto è il Furor;
con
sanguinosa faccia Siede la Morte armata, e sopra
squadre in pianto: Cedon le selve, e la profonda neve Dà loco. Regge
con
la man sanguigna L’atra Bellona i suoi cavalli, e
ge con la man sanguigna L’atra Bellona i suoi cavalli, e stanca A lor
con
l’asta il polveroso tergo. Sol per la vista la Ci
Tanto è vero che gli antichi artefici si formavano sui poeti, perciò
con
loro dividono la gloria di serbarci la religione
la gloria di tutte due a Cerere, che i Latini confusero da principio
con
Rea, la Terra. Distinta da questa, ella fu nonost
be seco sei mesi, ricomparve la tranquillità sul suo volto, intralciò
con
le spighe i capelli, e la raccolta fu sì abbondan
per fermarvisi, e servirà di notare che l’uso di rappresentare la dea
con
le spighe di grano le avea fatto consacrare il se
oro situazione. Cerere, soprannominata Nutrice, è stata rappresentata
con
due fanciulli che tengono il corno dell’abbondanz
ità, ed è per questa ragione che sopra alcune medaglie si vede Cerere
con
delle spighe di grano, in mezzo delle quali si sc
ella terra, doveva esser caro a Cerere, ancora che non si riguardasse
con
essa sotto relazioni misteriose: così si vede cir
i Cerere. Le offrivano delle vitelle, e qualche volta è rappresentata
con
. una testa di toro. Quantunque tutto questo possa
izii ordinarli, misteriosi. Però si vede nelle medaglie romane Cerere
con
una fiaccola da ambedue le mani, e con una troia
e nelle medaglie romane Cerere con una fiaccola da ambedue le mani, e
con
una troia ai piedi. Degli altri simboli e maniere
amente la rosata cresta Ergono. La variata in tre figure Ecate appar:
con
lei Bacco procede Festante: l’edra gli circonda i
ali delle sacre cose Apritemi, e del ciel vostro i secreti, E narrate
con
qual face l’amore Trionfò dell’inferno, onde rapi
Dite l’error della delusa madre, Alma inventrice delle bionde spighe,
Con
che mutossi la Dodonia querce. D’Erebo il re d’ir
la canizie, indi i ginocchi Supplicanti abbracciar, non senza pianto,
Con
quelle mani per cui trema il mondo E serve; che d
corrono sempre i nostri fusi. Che, di tutto principio e fin, compensa
Con
le veci di vita alterna morte, Per cui s’avviva l
l’alte leggi Che i nostri stami ordirò, ed i fraterni Patti turbando,
con
civile tromba Empie insegne sollevi, onde ai prof
ol possiedo Informi spiaggie, e te di luce il cielo Cinge, e calpesti
con
altero piede Gli altri sosro’etti, che d’Imene an
sul modio, o moggio di lei, stringere nel becco un topo, considerato
con
ragione come il nemico della dea delle biade. Ecc
. Le gru passavano ancora per fedeli interpreti di Cerere, e le erano
con
sacrate. L’immaginazione degli artisti, poco cont
il fulmine ch’ella tiene, sono segni di possanza, che comuni le sono
con
altri numi. Similmente la vittoria ch’ella ad Enn
e sulle ginocchia della dea si vede, parmi alludere alla sua identità
con
Cibele, o la terra, della quale era simbolo speci
lo speciale. A Figalia città dell’Arcadia Cerere era vestita di nero,
con
un delfino in una mano, con una colomba nell’altr
dell’Arcadia Cerere era vestita di nero, con un delfino in una mano,
con
una colomba nell’altra, lo che accennava i mal gr
tterizzano l’antico stile egiziano. Cercarono nel principio d’imitare
con
fedeltà maggiore la natura: poi s’inalzarono fino
gli attributi simbolici. Innanzi questa epoca si vede Cerere espressa
con
un velo che cade sulla parte posteriore della ves
di sopra foglie e spighe. Quella parte di capelli, che non è nascosa,
con
felice disordine adombra la fronte. Qual variazio
si era ai tempi di Albrico: Cerere dal dolore distinta viene indicata
con
l’abito di una vecchia contadina seduta sopra un
tura ad ornare qualche miserabil capanna. Quando non si può esprimere
con
un sol tocco una grande idea, si ricorre agli acc
boli, e diviene tutto enimma e confusione. Tale è la statua di Cerere
con
ali, che hanno neir estremità un raggio coi sette
e braccia di lei Castore e Polluce: sta in piedi accanto ad un altare
con
una patera nella mano. Chi cercherà la spiegazion
a maniera. Spanemio crede che la Pace rappresentata sopra le medaglie
con
spighe nella mano, da Cerere non differisca. Che
ssi che questo dio delle ricchezze fu il frutto degli amori di Cerere
con
Jasione. Gli scrittori seguenti hanno aggiunto a
omelo, che in lite col maggiore ed al puro necessario ridotto. comprò
con
quel poco che gli restava dei bovi, inventò l’ara
elle terre compagne. Or lei rapita All’Italia, natura all’onde oppone
Con
triplicati scogli. Indi Pachino Ver l’Ionio furor
dal ribelle collo E muta i fianchi, la Sicilia trema. Le città dubbie
con
le mura ondeggiano, E della vista sol d’Etna le c
nalza; in improvisa notte Splendon le fiamme che nel cielo avventa, E
con
i danni suoi l’incendio nutre. Ma benché bolla pe
Sa serbar fede alle Sicane nevi, Che ne difende arcano gelo, e lambe
Con
fedel fumo l’innocente fiamma Le contigue pruine.
nde l’oro fra k squamnie: or vince Zeffiro il giro tortuoso, or lambe
Con
minor volo li soggetti campi, E si feconda la sol
da una parte della sua veste. Osserva Winkelmann che non si vede mai
con
una chiave sulle spalle, come da Callimaco è dipi
opera sul Laocoonte, di trovare nei monumenti delle arti le divinità
con
tutti gli attributi che loro danno i poeti; e d’a
della sacerdotessa Nicippe. Cerere in nessun luogo è stata effigiata
con
sì belle sembianze quanto in una moneta d’argento
e rappresentanti una testa di Proserpina, e nel rovescio un Vincitore
con
una quadriga. Queste monete avrebbon dovuto esser
icazioni di Cerere: ma conviene avvertire ch’essendo la sinistra mano
con
quanto contiene, di moderno risarcimento, non sia
rò che la sopravvesta, o palla, che tutta la circonda e la copre, può
con
gran proprietà convenire alla gran dea dei mister
ndo quelle linee parallele, che formano le pieghe del panneggiamento,
con
tale intelligenza disposte e variate di spazi che
stra di maggior grazia e di maggiore eleganza, questo sembra eseguito
con
maggiore maestria. « Questa figura femminile priv
tura, e una statura quadrata e robusta così bene espressa da Lucrezio
con
quei due epiteti di doppia e mammosa, che sembran
alla nostra specie, che pei suoi insegnamenti mutò la ghianda caonia
con
la pingue messe. Appoggia la sinistra allo scettr
augusta Ida alla dea: del tempio La rispettata pietra un pino adombra
Con
dense frondi; non turbò procella La pace delle se
vorio cinge. Bronzo è la cima, ed in colonne eccelse Sorge l’elettro.
Con
tenero canto Molce i silenzi dell’eterna casa Pro
e qui coll’ago L’ordin degli elementi e la paterna Sede illustrava, e
con
qual legge avea Vinta natura la discordia antica.
le cose: D’oro le stelle accende, e sparge l’onde D’ostro, ed i lidi
con
le gemme inalza: Mentiti flutti il filo asconde,
’increspa che tu l’alga credi Frangersi negli scogli, e lambir l’onde
Con
roco mormorio l’aride arene. Finge dell’avo ancor
iori, perchè a Cerere rammentavano le sventure della rapita figlia, e
con
eguale rigore proibivasi di mangiare il melagrano
e finalmente dagli Erminionensi che Plutone glie l’avea rapita. Irata
con
gli Dei, lasciò il cielo, e simile fatta a donna
olpo. Vietava la legge che fosse ammesso uno straniero: non si ardiva
con
tutto ciò opporsi alla domanda d’Ercole amico e b
ti Immemore: cosi voUer le Parche E di Vener l’inganno: il vicin fato
Con
mesto cigolio disser le porte Tre volte, ed altre
n mesto cigolio disser le porte Tre volte, ed altrettante Etna gemeva
Con
flebile muggito: invan; non move Proserpina prodi
nel cimiero aurato Tifon scolpito, che nell’ima parte Vivendo par che
con
la morte scherzi: S’inalza al cielo con terribil
ell’ima parte Vivendo par che con la morte scherzi: S’inalza al cielo
con
terribil giro L’asta qual selva. Col splendido ma
ra echeggiar faceva voci terribili, alternava le tenebre e la luce, e
con
mille altre apparizioni, spaventando le menti, le
a commessa la religione dei misteri. E dieci sacrificatori dividevano
con
gli altri ministri le cure. S’iniziavano in quest
iunque ama la virtù, e non cerca di scemarle la fede del genere umano
con
insensati sofismi. Nel numero degl’iniziati si an
a virtù più severa. Cicerone dice che non solo erano causa di vivere
con
allegrezza, ma pure di morire con buone speranze.
che non solo erano causa di vivere con allegrezza, ma pure di morire
con
buone speranze. Era opinione che le dee Eleusine,
divulgare i riti di Cerere ai profani, ed erano obbligati al segreto
con
giuramento. Quindi fu proscritto dagli Ateniesi D
se pericolo della vita perchè parve in alcune sue opere avere toccato
con
profana curiosità i misteri di Cerere. Orazio, fo
gloria, ma dolor presto alla madre. Pari per forme e per onor, potea
Con
gli strali sembrar Diana, e Palla Se lo scudo por
mula di natura, a lei pingea La veste, e qui l’Iperionia prole Nascea
con
inegual sembianza: Teti Dava la cuna agli anelant
in tale ammanto Proserpina pompeggia; a lei compagne Le Naidi sono, e
con
simile schiera Quelle ninfe le fan densa corona C
rresoluta nutre Nello stagno palustre, e il noto fonte D’Aretusa, che
con
sicuro errore Segue l’ospite Alfeo. Così la schie
rmo nutre, nel solenne rito Fanno di Bacco, e le paterne ripe Scorron
con
ebra gioia: lieto nell’antro Già l’urna liberal d
siede in curva valle: Di primavera genitor soave, Che pei miei prati
con
lascivo volo Regni, e fai lieto di rugiada l’anno
iano, e movon varii rivi Lo strepitoso pie tra verdi sponde. Del Sole
con
la fredda ombra dei rami Tempra i raggi una selva
de Evvi, e il frassin guerrier, la sacra a Giove Querce e il cipresso
con
i mesti rami Ombra ai sepolcri, e dei futuri even
i mesti rami Ombra ai sepolcri, e dei futuri eventi Presago il lauro:
con
la densa cima Il bossolo cresputo ondeggia, serpe
elebre Zoega. Dopo questo, che lentamente procedeva, veniano le donne
con
le ceste mistiche di purpurea fascia circondate.
into giorno andavano gl’iniziati di ambidue i sessi portando di notte
con
volto truce le fiaccole, intorno alla grandezza d
i era la processione di Bacco, coronato di mirto e non di edera, come
con
error manifesto lo rappresenta Claudiano. Questo
zione. Teodosio il maggiore, benemerito della nostra Religione, abolì
con
molte altre ridicolezze del Paganesimo ancora i m
sua intenzione fu posta col tempo in effetto da Adriano. Eccovi date,
con
quella brevità che si poteva, le notizie più impo
i muri, in lievi Studii ora stanca, depon l’asta, all’elmo Ingentilir
con
nuovi serti insegna. La ferrea cima lussureggia,
Colei che scorre del Partenio i boschi Or sprezza i cori, e di frenar
con
vago Serto del crin la libertà non sdegna. Ecco c
destrier pesanti: Encelado gemente opprime, e solca L’immense membra
con
le ferree rote. Già nuovo peso alla cervice è Dit
uro oste sorprenda, e vinca Le rocche dagli assalti invan difese. Tal
con
erranti briglie il terzo erede Di Saturno ricerca
eran le rupi. Sdegnato, i sassi collo scettro immenso Percote il nume
con
muggito orrendo. Di Sicilia sonar gli antri: si s
rapita, e grida: O dee, Aita; — e già la sua Gorgone svela Pallade, e
con
il teso arco s’affretta Diana: all’armi castità c
re accende; Ei qual lione che giovenca afferra Decoro dell’armento, e
con
gli artigli Sbrana il petto, poiché nel tergo imm
ni. Gli dicea Minerva: Re di vigliacca plebe, o dei fratelli Pessimo,
con
la face e col flagello Qual delle furie qui ti sp
a face e col flagello Qual delle furie qui ti spinse? ed osi Profanar
con
la tua quadriga il mondo? Per te di Lete è il pig
ià saria vibrata, Ma puro raggio di tranquilla luce Giove ne torse, e
con
tonante nembo Genero confessava il re dell’ombre.
la il pianto Ter2:e col ferruorineo ammanto, e il mesto Dolor consola
con
placata voce. Perchè tormenti con funeste cure Pr
o ammanto, e il mesto Dolor consola con placata voce. Perchè tormenti
con
funeste cure Proserpìna il tuo cor? scettro maggi
che i numi mertaro una sol volta Sempre tenghiamo, più fecondi prati
Con
Zeffiro migliore educan fiori Eterni, ch’Etna tua
foglie dalle frondi: incontra Inferno il proprio Re: sereno ei torna:
Con
facil riso la mestizia eterna Mansuefece. Flegeto
noti prati. Parte tiene la reggia, orna di rami Le soglie, e il letto
con
adorni vasi Inalza. Cingon con pudica schiera L’E
ia, orna di rami Le soglie, e il letto con adorni vasi Inalza. Cingon
con
pudica schiera L’Elisie madri la regina, e fanno
schiera L’Elisie madri la regina, e fanno Al tenero dolor frode soave
Con
detti accorti; dell’errante crine L’error si fren
vin spumante Bevon col crin feroce; i serpi eterni Son miti; accendon
con
diverso lume La face, che nuzial teda diviene. La
l nero ammanto Pronuba notte le sta presso, e tocca Le piume e unisce
con
perpetua pace Tutto il creato. Godon l’ombre pie,
madre, o del Tonante E genero e fratel, sonni concordi Traete: unite
con
l’alterne braccia 1 petti. Già nasce beata prole,
sso i Greci ed i Romani non avea anticamente altro segno che il fuoco
con
solenne religione custodito. Numa Pompilio fece f
er significare che questo fosse il globo della Terra, ma per additare
con
esso tutto l’universo, nel mezzo del quale stava
la di Giove. Nel tempio accennato mantenevano i Romani il fuoco sacro
con
tanta superstizione, che veniva riguardato come p
no sinistro augurio se si estingueva, se si espiava questa negligenza
con
cure e con inquietudini da non dirsi. Non potevan
augurio se si estingueva, se si espiava questa negligenza con cure e
con
inquietudini da non dirsi. Non potevano più accen
con cure e con inquietudini da non dirsi. Non potevano più accenderlo
con
altro fuoco: bisognava, dice Plutarco, farne di n
ean piangenti Le Driadi, che abbattuto il sacro alloro Avean le Furie
con
tartarea scure. Nuncia dei proprii danni era la f
a fama il mio segreto. Me la famosa nobiltà del loco Spaventa: ancora
con
timor diverso Mi avverton sogni infausti, ed ogni
ginocchi Mancano, e scorre per le membra un gelo. Ma geme al fine, e
con
il crin si strappa Le spighe, ed erra per le vote
pettin le dotte arti interrotte. Perì l’opra divina, il ragno audace
Con
sacrilego fìl supplìa lo stame! Non piange il dan
upplìa lo stame! Non piange il danno, nella cara tela Imprime baci, e
con
le mute fila Ragiona, e tutti del lavoro illustre
nge Come la figlia: del pudico letto I vestigi ricerca e gli percorre
Con
lacrime a con baci: i voti campi Interroga così m
glia: del pudico letto I vestigi ricerca e gli percorre Con lacrime a
con
baci: i voti campi Interroga così mesta giovenca
solea nel sen gradito Portar la pargoletta al sommo Giove, E locarla
con
dolce atto di madre Nel ginocchio paterno, ed era
e Esiodo, il quale nella sua Teogonia, se crediamo ad Erodoto, divise
con
Omero la gloria di dare un sistema alle opinioni
erie dai Latini. Quasi tutte le antiche pagane nazioni hanno venerata
con
sommo culto la Terra. Gli Egiziani, gli Sciti, i
rcotono l’aria, ed allontanano le nuvole. — Ma l’artista si allontana
con
sommo giudizio dal poeta. Tutti due rappresentano
rno, ch’è solo abbigliato, ristesso luogo. Forse i Romani esprimevano
con
giovani uomini o fanciulli le stagioni, perchè pr
resittone selva a Cerer sacra Violò colla scure: immensa querce Stava
con
tronco annoso, e sola è bosco: Memori segni la ci
ei comanda che nel sen si celi Di quel profano, nè alla copia ceda, E
con
le forze mie combatta e vinca: Nè te la lunga via
so si noma: e qui la Fame Cercata trova, che in sassoso campo Strappa
con
l’unghie e con i radi denti Le pallid’erbe: irto
ui la Fame Cercata trova, che in sassoso campo Strappa con l’unghie e
con
i radi denti Le pallid’erbe: irto era il crine, i
ati; invade Del sacrilego il letto, in alto sonno Lo trova immerso; e
con
le fredde bracia Cingendolo s’inspira a lui nel v
onda terra Lascia; ai poveri tetti, agli antri noti Ritorna. Il sonno
con
placate penne Eresitton lusinga, e già dei sogni
gente vana. » E Properzio, uno dei più grandi poeti antichi, spiegò
con
molta accortezza ed artifizio poetico gli attribu
i rammentata. Neir ingresso dell’Academia vi era 1’ altare dell’Amore
con
un’ iscrizione, la quale attestava che Carmo fu i
ore era chiamato (grec) o chiavigero. Si rappresentava ancora l’Amore
con
gli attributi di tutte le grandi divi^nità per de
se la lite degli elementi, e leggi prescrivesse alla materia informe.
Con
ragione quindi l’autore degl’Inni, che vanno sott
rgilio seguitò ancora questa opinione, dicendo: Precipita la Notte, e
con
le nere ali abbraccia la Terra, — E nel libro sec
to, della quale il drappo è blu, e che tiene una fiaccola rovesciata,
con
l’iscrizione: La Notte. Sopra un basso rilievo de
del Palazzo Albani, che esprime la scoperta dell’ adulterio di Venere
con
Marte, questa dea assisa sopra un letto tiene al
non esiste più, la Notte era effigiata nella figura di una donna nuda
con
delle lunghe ali di pipistrello, e con una fiacco
nella figura di una donna nuda con delle lunghe ali di pipistrello, e
con
una fiaccola nella mano. Compirò il mio ragioname
enterà l’occasione di ritornare col tempo su questa favola ingegnosa,
con
tanta venustà raccontata da L. Apuleio: « Maggio
llo, che dice: — E poi viene il sonno colle ali fulve, e i neri sogni
con
incerto piede. — Questa immagine da lui derivò il
sa. Ov’è il silenzio, che il di fugge e il lume? E i lievi sogni, che
con
non secure Vestigia di seguirti han per costume?
e dure! » Alato, come avete udito, lo hanno figurato i poeti, perchè
con
prestezza tutto l’universo percorre, e chiude all
ere od in acqua la schiuma. » Quindi è che fratello di Lete lo disse
con
ragione Orfeo, che chiamò pure quiete dell’univer
degli Dei. In Omero tutti gli Dei cedono al Sonno: solo veglia Giove;
con
che quel principe dei poeti volle indicarci che c
’altro Tutta-Notte. Nella città sono due porte: uno di corno lavorata
con
grande artifizio mostra espresse, come in basso r
Sogni, tutti di figura diversa. Alcuni sono gracili, piccoli, gobbi,
con
gambe torte. Altri di bella statura e non men leg
ggiadri di volto e di portamento. Vi sono Sogni che alati minacciano,
con
tremendo aspetto, sciagure, e ve n’ha diversi che
aspetto, sciagure, e ve n’ha diversi che promettono felicità vestiti
con
pompa reale. Se qualche uomo entra in questa citt
Diana, dormire sul monte Latmo. Morfeo è ordinariamente rappresentato
con
due grandi ali alle spalle, e due piccole alla te
un cippo ed incrociate l’una sull’altra. Il Sonno è pur rappresentato
con
un giovine genio che si appoggia sopra una fiacco
ova colla parola Sonno sopra una pietra sepolcrale nella Villa Albani
con
sua sorella la Morte. Si vedon questi due genii n
nfìli ci presenta lo stesso genio addormentato coli’ ali ripiegate, e
con
dei capi di papavero nella mano. In un altare di
ne ha scritta il Bellori, benché pubblicato per antico da Montfaucon.
Con
questo Nume sia effigiato nel bel monumento che o
o dormendo: al che può anche alludere avere unito la statua del Sonno
con
quella delle dee del Parnaso. Così appunto si ved
rebbe pensato che lo rappresentassero. « La prima è la testa barbata
con
barba puntuta, capelli acconciati quasi all’uso f
icato da Fulvio Orsino, che si custodisce a Firenze nella Galleria. «
Con
più ragione l’attribuiamo ora a Morfeo, e per l’u
gante. Io congetturo che l’immagine di questo rettile vi sia aggiunta
con
più mistero. « In Olimpia la statua dell’ indovin
mente è l’effigie della Morte. Tale è al certo il giovinetto coronato
con
una face rovesciata nella destra e i papaveri nel
dice che nell’arca di Cipselo la Morte e il Sonno erano due fanciulli
con
le gambe torte. Pretendere che la frase greca pos
Febo ignoto ad ogni raggio il suolo, E sola nebbia di caligin mista.
Con
vigil canto non invoca il giorno Chi soffre il da
gi, ai duci Mostrano i tre fratelli, e l’altra schiera Erra pel volgo
con
le incerte piume. Ovidio , Metamorf. lib. XI.
o, il minor dei figli, dopo avere incatenati i fratelli fece al padre
con
una falce adamantina quell’ingiuria, che in lui f
cro, che sarebbe restato oscurissimo, ma ci è servito per riconoscere
con
maggior chiarezza di quella che potevamo sperare
dell’immagine di Biante dissotterrata nella villa di Cassio a Tivoli,
con
questo stesso, di rigettarla. « Debbo avvertire c
caduta in questo luogo menzione di questa eccellente pittura, osservo
con
piacere che le Muse si veggono in quella distinte
’ordine e la pace fra gli uomini. Regnò nella Tessaglia, e si applicò
con
tanta saviezza a render giustizia ai suoi popoli
i veruno negherà la notizia perfetta delle antiche superstizioni, che
con
la potente arme del ridicolo ha combattute. Quind
a i lirici poeti, i principii della religione; il quale avendo veduta
con
Olimpico, sonatore di flauto, la madre degli dei
vendo veduta con Olimpico, sonatore di flauto, la madre degli dei che
con
fragore e lampi scendeva dal cielo, eresse un san
a fune in mezzo a una moltitudine, che invano si affaticava, e trasse
con
picciolo sforzo la nave nel porto. L’idolo al suo
ono a così turpe ministero. La dea fu probabilmente scolpita da Fidia
con
timpani in mano e con leoni a basso del trono, po
tero. La dea fu probabilmente scolpita da Fidia con timpani in mano e
con
leoni a basso del trono, poiché nelle medaglie di
onete, le quali come protettrice di Smirne la rappresentano in unione
con
altri numi, questi, e fra essi Giove stesso, rest
so, senza briglie come nell’ara pubblicata da Zoega; talvolta corrono
con
velocità, la dea stessa governandone le redini. H
dei piedi, e sino dentro le scarpe, e che di taglio aperto a riprese,
con
bottoncini astretto alle membra, fa travedere int
me; vi sono dei monumenti ove veste al consueto dei Frigii una tunica
con
maniche succinta, talvolta ancora con doppia cint
consueto dei Frigii una tunica con maniche succinta, talvolta ancora
con
doppia cintura e dei calzari lunghi. La clamide o
importa, ma vi leggerò la traduzione dei mentovati versi che ha fatta
con
impareggiabile felicità uno dei più grandi letter
cinto, U’ da rabbioso alto furor sospinto, Tratto fuor di sua mente.
Con
selce si sanò dura e tagliente. Dunque come piutt
Al tuo lieve timballo, o frigia Diva, Che di tromba ti tien luogo, e
con
cui Consacri, o madre, i sacerdoti tui: E le terg
à ‘ve di timpano Mugghi rintuonano; Dove fa il barbaro Sonator frigio
Con
culvo calamo Severa musica: Dove l’edrigere Festo
e menadi Il corimbifero Capo dimenano: Dove le mistiche Lor cerimonie
Con
urli e stridule Voci celebrano, Dove quella Della
il lieve timpano, E risquillan percossi i gravi cembali. Tale sen va
con
frettolose piante Ratta al verd’Ida la danzante s
sua rabbia Rabbiosissima Dal placido riposo Ati riscossa Rimembrando
con
fresca memoria Dei suoi casi la flebile storia, E
ena il cor di tempesta Alle sponde del mar si ricondusse: Ivi del mar
con
lacrimose luci Il vasto pian guatando, Così dolen
e riottoso Dal mio domino sottrarsi vorria. Su, la coda ti scuoti, E
con
essa le terga percoti, E con sì fatta sferza Per
ttrarsi vorria. Su, la coda ti scuoti, E con essa le terga percoti, E
con
sì fatta sferza Per te stesso ti sferza: Fa che d
e tralasciai di dirvi che Ati. l’amante o il sacerdote di Cibele, era
con
annue feste onorato. La solennità celebravasi al
ro sotto carro coperto ad uso di carpento, tirato da buoi, per essere
con
segreti riti lavato in un vicino ruscello a Pessi
ello a Pessinunte senza dubbio nel Gallo, a Roma nell’Aimone, ed indi
con
licenziosa pompa riconducevasi al tempio. Il sign
, Titano e Giapeto. È fama che questi due ultimi dividessero Y impero
con
Saturno nel priijcipio, e che quindi, essendo ogn
catenò l’ingrato genitore. Saturno fuggitosi dalla sua carcere giunse
con
una flotta da Giano in Italia, che gli fu ospite
impresse nelle monete da una parte una nave, e dall’altra un’effigie
con
due fronti, per denotare che due re, ma un solo c
in Italia come autore di un miglior modo di vivere fu Saturno onorato
con
Rea, e Virgilio fé’ dire ad Evandro. « Saturno i
alle latebre sue Lazio nomossi. Dicon che sotto il suo placido impero
Con
giustizia, con pace e con amore Si visse un secol
e Lazio nomossi. Dicon che sotto il suo placido impero Con giustizia,
con
pace e con amore Si visse un secol d’oro, infin c
ossi. Dicon che sotto il suo placido impero Con giustizia, con pace e
con
amore Si visse un secol d’oro, infin che poscia L
aro i Sicanii, onde più volte Questa che pria Saturnia era nomata, Ha
con
la signoria cangiato il nome.» Eneide, trad. de
eggi non era incisa usi bronzi, ma impressa nell’animo degli uomini e
con
loro invecchiava. Pensano alcuni, fra i quali Pla
uali Platone, che Saturno non fuggisse, e che legge eterna lo tenesse
con
Oiapeto fratello di lui, come piace ad Omero, nel
edi e mani, gettavano nel Tevere, delle figure loro rassomiglianti, e
con
ciò levò lo scrupolo che poteva nascere da questo
senta comunemente come un vecchio incurvato sotto il peso degli anni,
con
una falce in mano per indicare che presiede al te
i per riempire i vuoti; vi si scorge delle specie di volte, o grotte,
con
volte in forma di arcata. Acrisie e Prete, pei qu
ome di Cabiri su molte medaglie, nelle quali li vediamo rappresentati
con
attributi relativi all’ arte di fabbro. L’isola d
o il CìcIojjC, ho tradotto, ‘;,~;[jero che ofjTiurj di voi ^’onv.-rra
con
Quiri tiliano che questo poeta è nel suo genere m
no dei Dattili, almeno sotto questo nome. Nonostante, eglino figurano
con
distinzione nella Mitologia, e sovente presi pei
zioni e mutamenti, che mescolarono i popoli fra loro, e contribuirono
con
<|uesta confusione a urna nizzare paesi fin al
acerba Aspra di più, ten vieni allor eh’ un sonno Dolce mi prende, e
con
lui fuggi, e fuggi Qual pecorella che canuto lupo
’unico occhio mio di te men caro. O madre mia, perchè non farmi l’ali
Con
che guizzano i pesci: allor per l’onde A te verre
divenne ingiurioso, e sinonimo di demonio, d’incantatore. I Telchini
con
tutto ciò avevano partigiani, che consideravano q
istinti, sono stati quasi sempre dagli antichi confusi. Omero indica
con
questo nome un popolo presso Calidone, che sono g
minavano facendo ogni tanto piccoli salti, e percotevano i loro scudi
con
ferri come baionette. La danza dei Coribanti era
fra noi. Nella seguente Lezione Pausania vi descriverà questo quadro
con
tanta esattezza che potreste rifarlo. Plutone, ch
’Inferno fu reputato dagli antichi nacque da Rea e da Saturno, militò
con
Giove i contro Titani, ed ebbe dalla sorte il ter
esservi stata presso gli Ateniesi una statua di questo dio fanciullo
con
la Pace per nutrice, forse per significare che qu
esen tarlo. Plutone, secondo Winkelmann, non si trova in alcuna parte
con
uno scettro a due denti come ì moderni lo rappres
parte con uno scettro a due denti come ì moderni lo rappresentano, ma
con
uno scettro, che Pindaro chiama verga, colla qual
edero il nome, e che l’arbitro ne fu reputato, confuso perciò sovente
con
Pluto dio della ricchezza, divinità allegorica e
a lo sguardo del sagace conoscitore, è la perfetta somiglianza che ha
con
le immagini di Serapide. Sì osservi, fra 1’ altre
Alessandria un vetusto simulacro di Giove Dite, o Infernale, venerato
con
antichissima religione in Sinope, città non ignob
ponendo al modio di Serapide un’origine egizia, han pensato alludersi
con
questo simbolo all’abbondanza procurata da Giusep
dio della morte: quindi come deità nocente fu talvolta considerato, e
con
fuso dai Greci coir Arimanio dei Persiani, eh ‘er
. Non tanto il color nero delle sue foglie, quanto il non rallegrarsi
con
nessun fiore, e mostrarsi insensibile alla letizi
e e Psiche presso al trono di Plutone e di Proserpina, favola narrata
con
tanto vezzo da L. Apuleio. Il Plutone è molto sim
n Misia presso il re Teutra, e fra tutte le donne ch’ebbero commercio
con
Ercole fu quella che partorì un figlio il più som
glio, e guarda la sorella di lei Fedra sospesa ad una corda che tiene
con
due mani. Questa disposizione presenta con orror
esa ad una corda che tiene con due mani. Questa disposizione presenta
con
orror minore la funesta avventura di Fedra. Quest
lle pitture gli spettacoli dispiacenti, ed a rammentarli allo spirito
con
delle cose che equivalgono. Un tal compenso, dice
comene in Beozia, e sposò Neleo figlio di Nettuno. Tia ebbe commercio
con
Nettuno stesso. Accanto a Tia si vede Procri figl
dre di Ulisse seduta sopra una pietra. Elpenore è vestito da marinaro
con
una tunica corta tessuta di giunchi o di corda. P
di Ulisse, Teseo e Piritoo stanno assisi su delle sedie. Teseo tiene
con
ambe le mani la spada di Piritoo e la sua: Pirito
etto che colpisce in se stesso: le posizioni delle fìgure son variate
con
arte. Benché l’azione di Ulisse sia l’oggetto pri
ggetto principale di questa composizione, Polignoto non l’ha distinta
con
alcuna affettazione, e concorre con le altre per
ione, Polignoto non l’ha distinta con alcuna affettazione, e concorre
con
le altre per l’effetto di un ricco e magnifico in
si chiamò dopo la Focide: essendosene impadronito legò forte amicizia
con
lasco, che fra gli altri regali gli diede un anel
opo Tamiri, vi è Ettore seduto: egli tiene il suo ginoc chio sinistro
con
due mani, e sembra oppresso dalle tristezza. Pres
follia occupato perde, violando la legge impostagli da Proserpina, è
con
tanta maestà di stile descritta nella Georgica di
a rocca Rodopea ti pianse, e l’alto Pangeo, di Reso la Mavorzia terra
Con
Orizia d’Atene, e Geti e l’Ebro. Cercò conforto a
stagno: e come mai poteva Seguir di nuovo la rapita moglie, O piegar
con
qual canto i numi e l’Ombre? Ella già fredda sull
ontrario di quella di Giove che si solleva: ma non è in ciò d’accordo
con
gli antichi monumenti, che il vero Plutone rappre
già da Visconti notata, asserisce Winkelmann; ma ha la chioma legata
con
benda ad uso di Giove, Col capo velato lo veggiam
madre la Rissa. Abitano, secondo Virgilio, nel vestibolo dell’Inferno
con
altra compagnia di loro ben degna. « Nel primo e
trusche nelle quali sempre alate comparir le Furie afferma Winkelmann
con
troppa franchezza. Di più, ad un’altra osservazio
generalmente usa nei monumenti etruschi, forse accennano la velocità,
con
cui, a guisa di cacciatori inseguono i rei, quant
orsa: e se non fosse che ancora in qualche greco monumento si veggono
con
endromidi, cioè vesti pesanti da inverno, si cred
iccio di tal foggia calzate, usitata da loro in molte altre figure, e
con
qualche predilezione dai Romani in varie immagini
lla notte a tutte le cose temute. In Tilfusa città dell’Arcadia erano
con
istraordinaria religione venerate, ed immolavan l
’Oriente, spargere del miele, e dopo questa libazione piegare a terra
con
ambe le mani nove rami di ulivo. Le corone che si
urie infernal di sangue tinte, Che membra femminili aveano ed atto, E
con
idre verdissime eran cinte: Serpentelli e ceraste
la loro origine alla necessità, o all’informe materia che generò Pane
con
gli altri Dei. Licofrone finalmente ne fa genitor
rone. Platone fa vedere queste tre dee nel mezzo delle sfere celesti
con
abiti bianchi coperti di stelle, coronate il capo
che, le quali da Catullo vengonci descritte quali vecchie e schifose,
con
membra tremanti, grinze nel volto e truci nello s
ralmente espresse nella morte di Meleagro, e son belle fanciulle, ora
con
l’ali al capo, or senza, distinguendosi fra loro
anno dei serpenti intorno al capo. Si vedono le furie anguicrinite, e
con
faci accese nelle mani, e con braccia ignudo cont
apo. Si vedono le furie anguicrinite, e con faci accese nelle mani, e
con
braccia ignudo contro di Oreste armate, su un vas
si figura. Fra la gente tormentata nell’Inferno sono le Danaidi, che
con
eterna fatica versano nel Tartaro l’acqua in un’u
all’ara ai loro sposi e cugini, ucciderli la prima notte, dopo averli
con
vino artefatto assopiti. Tutte eseguirono il coma
n fatica al Cielo Mandavan gli empi ed odiosi fumi, E la turba gentil
con
liete voci Chiamavano Imeneo: ed ei fuggiva L’osc
e nefandi Dell’alma ogni paura: onde io sul letto Mi levo alquanto, e
con
tremante mano Prendo il pugnale (e non t’ascondo
o coli’ unghie il volto E il seno offesi, e mi squarciai le chiome, E
con
sospiri, e con sommessa voce Dissi queste parole:
il volto E il seno offesi, e mi squarciai le chiome, E con sospiri, e
con
sommessa voce Dissi queste parole: Ahi trista ama
utti opinarono che Proserpina fosse figliuola di Cerere, e quelli che
con
Ecate la confusero le diedero la stessa madre, ci
che con Ecate la confusero le diedero la stessa madre, cioè la Notte.
Con
tutto ciò Esiodo, che non violò l’antica semplici
iovenca. Ma passando a cognizioni per voi più importanti, vi ripeterò
con
Winkelmann che le città della Magna Grecia e dell
ta ed irta Pende canuta barba. Ha gli occhi accesi Come di bragia. Ha
con
un groppo al collo Appeso un lordo ammanto, e con
Come di bragia. Ha con un groppo al collo Appeso un lordo ammanto, e
con
un palo Che gli fa remo, e con la vela, regge L’a
po al collo Appeso un lordo ammanto, e con un palo Che gli fa remo, e
con
la vela, regge L’affumicato legno, onde tragitta
iva malvagia, Ch’attende ciascun uom che Dio non teme. Caron dimenio,
con
occhi di bragia. Loro accennando, tutte le raccog
ti a lui, come dice un antico poeta, tanto era Achille che Tersite. E
con
ragione ai Numi infernali questa idea d’eguaglian
stabilisce i diritti e fa sicure vendette battendo, come dice Orazio,
con
egual piede la capanna del povero e la reggia dei
ttava di giudicare delle cose che erano dubbie. Omero ce lo presenta
con
uno scettro alla mano, sedente in mezzo all’ ombr
i Radamanto esce il precetto Che Tesifone è presta ad eseguirlo. Ella
con
l’una man la sferza impugna, Nell’altra ha i serp
dra: ebbe da Acheronte la Vittoria, la Forza, lo Zelo, che militarono
con
Giove contro i Titani, onde egli in premio le con
del cavallo resistevano alla sua forza. Credono che Alessandro fosse
con
quest’acqua avvelenato. Questa proprietà può senz
a, secondo Platone, Flegetonte nella palude Acherusia, ma non mescola
con
esso le sue onde. Favoleggiarono che Plutone rupp
nde. Favoleggiarono che Plutone ruppe la fedeltà giurata a Proserpina
con
una figlia di questo fiume, chiamata Minta, che f
il nome. Omero lasciò scrìtto nell’Odissea che questo fiume si perde
con
Flegetonte nell’Acheronte, e che non è che un riv
eri, figlia della Giustizia, che i lievi fremiti dei mortali contieni
con
freno di adamante, odiando la perniciosa superbia
ota instabile, non calcata, serena si volge la fortuna umana: celata,
con
tacito piede cammini, e degl’insuperbiti inchini
o misuri sempre la vita, dirigi nel seno sempre agi’ iniqui il ciglio
con
nn giogo nella mano imperando. Placati, beata leg
retribuzione delle opere buone e cattive è comunemente rappresentata
con
una ruota ai suoi piedi, e tenente un freno nella
della Notte. Però una medaglia dell’imperatore Adriano la rappresenta
con
un dito sulla bocca. Il ramo eh’ ella tiene è di
rmo alla Villa Albani è stata creduta da Winkelmann Nemesi, ma da lui
con
ragione dissente, come udirete, Visconti. La figu
lla Adriana, mancante però di un braccio, il quale è stato ristaurato
con
in mano un ramo di frassino, simbolo di cui danno
i antichi se ne servivano per bere e per giuramenti. Ma io non voglio
con
altre riflessioni, che la bontà dell’amico mi ha
, che ho tradotto, come Dedalo, il più antico degli Artisti, fuggisse
con
Icaro suo mal avventurato figlio a Minosse, di cu
hreve, e credi Che quasi colle cresca; in questa guisa Sorge zampogna
con
dispari canne. Quelle che in mezzo sono aggiunge
zampogna con dispari canne. Quelle che in mezzo sono aggiunge all’ime
Con
cera e lino, e le disposte piume Con piccol giro
e in mezzo sono aggiunge all’ime Con cera e lino, e le disposte piume
Con
piccol giro piega, ond’è ch’imiti Ali vivaci. Sta
ga, ond’è ch’imiti Ali vivaci. Stava accanto al padre Icaro, e tratta
con
ridente volto I suoi perigli, ignaro, ed or le pi
e Serra, che mosse son dall’aura errante Ed ammollisce la docile cera
Con
la destra scherzosa, onde ritarda La meraviglia d
elle del figlio. Ambi gli vide Stupido il pescator ch’insidia l’onde;
Con
la tremula canna alla sua stiva 11 bifolco s’appo
Dandole biasmo a torto e mala voce. Ma ella s’è beata, e ciò non ode:
Con
l’altre prime creature lieta Volve sua spera, e b
nte attribuito. La Fortuna ebbe attributi in parte simili a Nemesi, e
con
lei fu sovente confusa. In fatti in un rovescio d
d’oro sono date da Eschilo alla Fortuna, ed a proposito delle Nemesi
con
essa identificata, scrive Pausania che nè quella
primersi alle miserie degli altri, ch’era creduto da questa Dea farsi
con
tanta velocità quanto si volge una ruota. Costant
assomigliava principalmente a una Vittoria. L’unirono per lo più però
con
la Croce, o altri segni, per levarle ogni superst
superstizione, e distinguerla dalla Vittoria, che i Gentili in Roma e
con
tanta cura conservavano nel Senato, avendola, dop
ssero contro. La Fortuna felice in una medaglia di Giulia Pia è fatta
con
un putto avanti, con il cornucopio, con un timone
una felice in una medaglia di Giulia Pia è fatta con un putto avanti,
con
il cornucopio, con un timone e un globo. Fortuna
edaglia di Giulia Pia è fatta con un putto avanti, con il cornucopio,
con
un timone e un globo. Fortuna si chiamavano tutti
che la volontà e il decreto di Giove. Io però sospetto che si voglia
con
tal divisamento far onore a quei due Poeti di una
quale ì filosofi pagani circonscrivevano la possanza del loro Dio, e
con
cui si lusingavano di spiegare l’origine del male
elle espressioni di Orazio: — Di qui l’apice la rapace fortuna inalzò
con
stridore acuto, qui gode di averlo deposto: — esp
Ateniesi effigiare la fecero senza esse, acciò non potesse volare, e
con
loro mai sempre restasse. Gli Egiziani simboleggi
stata celebrata, o che meriti d’esserlo, sembra essere stata indicata
con
una Vittoria alata, che fa libazione ad una Musa:
on una Vittoria alata, che fa libazione ad una Musa: vale a dire, che
con
un vaso ella versa acqua o vino in una coppa, che
essati i suoi pubblici sacrifìzii che verso la fine del quarto secolo
con
tanta resistenza e indegnazione del Senato, quant
statuetta era forse destinata all’ ornamento di qualche architettura
con
altre simili. L’occasione non è facile a congettu
entro la chioma, E vedrai d’ogni intorno Liete e belle venture Venir
con
aureo piede al tuo soggiorno: Allor vedrai ch’io
terra, E fé l’alto monarca Fede a gli uomini allor d’esser celeste, E
con
eccelse ed ammirabil prove S’aggiunse ai Numi, e
tagion funeste: Ben mi sovvien che il temerario Serse Cercò de l’Asia
con
la destra armata Sul formidabil ponte De l’Europa
afferrar la man tremante: Ma sul gran dì de le battaglie il giunsi E
con
le stragi de le turbe perse Tingendo al mar di Sa
ruina De l’odiata maestà latina. Rammentar non vogl’io l’orrida spada
Con
cui fui sopra al cavalier tradito Sul menfitico l
i da lei Su la capanna mia vennero i nembi: Venner turbini e tuoni, E
con
ciglio sereno Da le grandini irate allora i’ vidi
iccome rammenta i secoli addietro in prosa, da una parte può scrivere
con
piiì franchezza, e dall’altra suol tanto diffonde
azioni. Ma il senso più antico e più genuino di questa voce, in che è
con
preferenza adoprata da Omero, è quello di esprime
infe che dà Virgilio alle Muse. Il suo vestire consiste in una tunica
con
mezze maniche, strette e allacciate con diversi d
estire consiste in una tunica con mezze maniche, strette e allacciate
con
diversi davi o bottoncini, chiamata dagli antichi
e l’antico scoliaste dell’ Antologia, e l’Epigramma antico delle Muse
con
questi versi: Infonde Euterpe alle forate canne I
a lungo tempo per le scale del Palazzo Lancillotti a Coronari insieme
con
un’altra perfettamente simile che vi è rimasta. Q
che sono nelle miniature del Terenzio Vaticano, allude alla Commedia,
con
la cetra allegorica dei conviti, i quali avevano
. Fi vestita di una tunica colle maniche sino a mezzo braccio strette
con
borchie, fra le quali le due prime, che restano s
lostrato. Queste non sono che descrizioni di quadri antichi, ma fatte
con
quell’ eleganza che è tutta propria di questo scr
Edipo, divisa in altrettante schiere. Fra queste Anfìarao si avvicina
con
meste sembianze prevedendo la sciagura che gli so
alzano le loro mani al cielo: non vi è che il solo Capaneo che misuri
con
occhi arditi le mura, delle quali si ride perchè
e Platone loda tanto. E l’ha munito di stomaco e di lianchi rilevati,
con
cosce muscolose, largo e robusto nelle spalle, di
’esangue, perchè 1’ anime sono innamorate dei bei corpi ove stanno, e
con
dispiacere gli abbandonano. Il sangue che scorre
andonano. Il sangue che scorre a poco a poco fa sì che ei traballi, e
con
un’occhiata dolce e graziosa, che sembra chiamare
i distintivi della Tragedia anche la positura di questa Musa, poiché
con
somma giustezza aveva riflettuto il senator Buona
greci. « L’abito di questa Musa è una tonaca talare e lunghe maniche
con
sopra un peplo, o tonaca pili corta, e di piiì il
do Tersicore per la somiglianza appunto di questo musicale istrumento
con
quello che ha la Tersicore dei begli intonachi Er
gli antichi artefici, consentaneamente agli scrittori, a distinguerla
con
tal simbolo. « La grazia dell’attitudine di quest
preso il plettro per un volume, ed ha dato alla Musa il nome di Clio.
Con
tal nome è distinta ancora la nostra Musa dal dot
io nel terzo libro dove incomincia la narrazione degli amori di Medea
con
Giasone, chiama Erato con questi bei versi: Erat
comincia la narrazione degli amori di Medea con Giasone, chiama Erato
con
questi bei versi: Erato, or tu mi assisti, or tu
e la maggior parte delle Muse, di una tonaca a mezze maniche, fermata
con
piccole borchie sul braccio, e con un manto che l
na tonaca a mezze maniche, fermata con piccole borchie sul braccio, e
con
un manto che le scende dagli omeri vezzosamente n
one e col lauro fuggente sotto terra. I cavalli sono bianchi, le rote
con
impeto si aggirano: di spuma è sparsa la terra, i
bisogno quelli che interrogano l’oracolo, e lo stesso sonno è dipinto
con
faccia tranquilla, ed ha una veste bianca sopra u
oi, coir insidia del peplo chiuso circondando Agamennone, lo percosse
con
questa doppia scure, colla quale gli alberi più g
atto di tragedia, grandi cose in poco spazio di tempo sarebbero state
con
gran compassione rappresentate; ma in questa pitt
a, poiché Clitennestra si affretta di alzare tutta la scure sopra lei
con
uno sguardo furioso, crollando la testa scapiglia
re sopra lei con uno sguardo furioso, crollando la testa scapigliata,
con
un braccio reso più fermo e più terribile dal fur
la nostra, favorisce questo sospetto la somiglianza ancora dell’abito
con
quello della Polinnia Ercolanense. « Del rimanent
l panneggiamento. Questo panneggiamento appunto è nella nostra statua
con
tal’ eleganza trattato, che può servire di esempl
etra, e non i doni Di Vener, non la chioma e il bello aspetto. Quando
con
lui tu scenderai nel campo. « E Nereo così minacc
etra versi grati alle donne. — Quell’epiteto grati alle donne, mostra
con
quanta ragione abbia lo scultore di quel bel bass
generalmente le matematiche. Il globo e il radio, o sia la bacchetta
con
cui i matematici indicavano nelle scuole loro le
portate. « È stata una fortuna pel Museo dementino di poter possedere
con
tutta sicurezza la statua di Urania, la quale nel
o si è traveduto in essa la Fortuna Reduce. « Chiunque però l’esamini
con
riflessione la riconoscerà per la Musa dell’Astro
cortile della Cancelleria da me creduta parimente Melpomene. « Rilevo
con
maggior forza quest’ ultima conformità perchè dal
quale ella seppellisce aggiungendolo alla tomba di Eteocle, cercando
con
questo di riconciliare i due fratelli. Ma che dir
ndirizzate le sue preghiere perchè egli volasse a combattere seco lui
con
l ‘orribile animale. Fu il Greco esaudito, ed arr
orme a ciò che succede, perchè ella sembra essere in dubbio, e godere
con
spavento e terrore. Ella riguarda di un lato dell
te: nel resto l’artifizio, quantunque maestrevole, non è perfezionato
con
egual diligenza. Son tali insomma quali possiamo
, lo è maggiormente perchè presiede alle Scienze; ed è però congiunta
con
lei in una bella pittura dell’Ercolano. Merita pe
punito orgoglio delle sorelle Pieridi trasformate in piche per avere
con
loro voluto competere nella perizia del canto. Qu
me quelle che debbono cantarli o rappresentarli, possono distinguersi
con
altri segni che più decisamente le determinino, c
osa che ha saputo dare a questa figura, per la quale merita di essere
con
meraviglia considerata da chiunque ama le belle a
il chiarissimo signor Abate Amaduzzi espositore di quel monumento, e
con
scelta erudizione, tratta da vetuste lapidi, gli
Polinnia. L’ultima è la musa Euterpe, chiamata Tersicore dal Begero,
con
due tibie decussate nell’area del dritto, e con u
Tersicore dal Begero, con due tibie decussate nell’area del dritto, e
con
una sola in mano nel tipo del rovescio. « Le ragi
e di pantera, è manifesto segno dello dio. Ma qui Bacco non è dipinto
con
altro simbolo che con quello dell’Amore. Poiché l
sto segno dello dio. Ma qui Bacco non è dipinto con altro simbolo che
con
quello dell’Amore. Poiché la florida veste, i tir
Greci ricevuto il corpo, i due Atridi si mettono a piangere Antiloco;
con
essi il re d’ Itaca, il figlio di Tideo e tutti g
aspro e terribile, la lancia in pugno, vestito di una pelle di leone,
con
un volto lieto e risoluto getta un sorriso fellon
e alle Muse che le Grazie, ch’ebbero fra gli antichi comune il tempio
con
loro, e che dispensatrici sono anch’esse di tanti
avano due sole col nome di Olita e di Penna: gli Ateniesi combinavano
con
essi nel numero e non nel nome, poiché le chiamav
era la stagione consacrata a queste dee, onde Orazio disse: La Grazia
con
le Ninfe e con le due sorelle ardisce adesso nuda
consacrata a queste dee, onde Orazio disse: La Grazia con le Ninfe e
con
le due sorelle ardisce adesso nuda danzare. — S’i
ue sorelle ardisce adesso nuda danzare. — S’invocavano nei conviti, e
con
tre brindisi era costume di onorarle. Mille belle
è sorelle, perchè colle mani unite, perchè ridenti, giovani, vergini,
con
veste sciolta e trasparente. Vogliono alcuni che
o del Museo Pio dementino pubblicato da Visconti si veggono le Grazie
con
Esculapio e Mercurio. Mercurio, egli dice, scorge
Esculapio un uomo barbato vestito di pallio, che rende grazie al Nume
con
un ginocchio a terra e le mani alzate. I due Numi
o intorno spuma, questo guerriero magnanimo che riguarda fieramente e
con
una certa audacia contro le onde, è Aiace Locrens
o Ettore e contro i Troia » ni. Ma Nettuno 6ol suo tridente abbatterà
con
lui gran parte dello scoglio; il resto delle Gire
e, e n’ebbe Podalirio rinomato per la medicina, e Macaone, che militò
con
gli altri Greci a Troia. Igia, dea della Salute,
, che militò con gli altri Greci a Troia. Igia, dea della Salute, che
con
lui si trova sempre unita nei monumenti, secondo
a nodoso per rami mezzo potati, fosse attaccato un serpente generoso,
con
lubrico ravvolgimento. — Ciò veniva preso per sim
li aiuti che alla natura umana deve dare la medicina, particolarmente
con
i preservativi, onde si vede solo nelle monete di
ero di Esculapio e della Salute. Era sovente questa dea unita insieme
con
Esculapio, come si vedeva in Atene nella via per
uona salute: onde Apollo era fatto padre di Esculapio, perchè il Sole
con
i suoi annuali giri comunica la salubrità all’ari
rità all’aria. Alla Salute era ancor dato il serpente per l’attenenza
con
Esculapio: e lo facevano in atto di dargli da man
ita la Salute per figliuola ad Esculapio, per la connessione del nome
con
gli effetti e cause della medicina, così tutto il
i Snida aggiunge Acesio Sanatare, di cui fa menzione Pausania insieme
con
Evamerione, che significa esser di buona salute e
esser di buona salute e complessione, e dice essere una medesima cosa
con
Telesforo e Alexanore che vuol dire Scacciatore d
tefici, come dai precitati luoghi di Pausania e Plinio si conosce: ma
con
verun altro non fu fatto così spesso Esculapio ch
si conosce: ma con verun altro non fu fatto così spesso Esculapio che
con
la Salute, e moltissime volte ancora con quel pic
to così spesso Esculapio che con la Salute, e moltissime volte ancora
con
quel piccolo Telesforo, che Pausania dice esser c
mmagine di questi tre Dei. Telesforo in una medaglia dei Nicei vedesi
con
la penula cuculiata, suo abito particolare, e cos
propri: di queste divinità. « Ad Esculapio è stata adattata una testa
con
barba essendo per lo più barbato questo nume nei
a del vile fratello. Il furore lo inganna: è difficile di persuaderlo
con
gli oggetti presenti. Che ciò vi basti. Contempla
un fanciullo nato da Semele sua figlia non unita in matrimonio, aveva
con
Osiride, e della circostanza della pronta morte d
bacchici, poiché il figlio di Semele si trova talvolta rappresentato
con
lunga barba, nonostante il soprannome di fanciull
o vestito, non ostante la nudità dai mitologi attribuitagh, ma sempre
con
lunghe treccie, e per lo più così sparse intorno
quindi finalmente fu creduto esser maschio e femina, o per dir meglio
con
Aristide, avea così miste le qualità dei due sess
tentato tradurre questa parte del poema di lui, nella quale gareggia
con
Stazio, se non sentite con quanta ragione, piange
rte del poema di lui, nella quale gareggia con Stazio, se non sentite
con
quanta ragione, piangendo r immatura morte del po
hinò nefanda Trama, e danno furiale a Lenno appresta. Nè lega il crin
con
artifìcio illustre Sparsa il manto stellato: alta
sparsa le guancie, Alle Vergini Stigie eguale, un pino Sonante vibra
con
ferale ammanto. Già presso è il dì che, vincitor
colpa. Avida la cercò. Vide Ciprigna Prima la Fama; impaziente vola:
Con
tai detti viepiù Vener l’infiamma: Va, vola, o ve
n prole Doriclea: gli piace Sol per le pinte mani, e l’arso mento. Ma
con
fato miglior fìa che tu scelga Altri Penati: pei
sifone, e liba i crudi cibi Ed i nappi ferali, e, di tormento Novità,
con
i neri angui l’abbraccia. Scote l’irate formidabi
tà, con i neri angui l’abbraccia. Scote l’irate formidabil’onde Vener
con
la procella, e l’ombre ammassa, E in Lenno scende
o scende alla tremenda pena Accinta: l’accompagna il ciel coi nembi E
con
luce sonora: accresce il Padre Col tuono a lei la
umano ognora nell’ignudo petto Le anelanti ferite, e guizza il tronco
Con
orribile sforzo al suol reciso. Gettan le faci su
’ arbor sulla cima assiso La madre, qual lion tremendo, il figlio Che
con
lo dio combatte, e lui mostrava Alle Baccanti del
lui mostrava Alle Baccanti del furor compagne. Fera, il savio chiamò
con
voce insana! Quasi corona a lui circola intorno L
o al figlio, e la cervice inchina Trofeo diviene dell’audace tirso. E
con
la gioia del furor volgeva Al mal non ebro Cadmo
Cadmo, appella Penteo compagno del tuo soglio, e miri L’opre di Bacco
con
gelosi lumi. Affrettatevi, o servi, e alla Cadmea
Ahi che tal belva Mai non uccise Ino cognata. Mira, Autonoe, disse, e
con
tranquillo braccio Il caro peso inalza. — Udìa la
di tue glorie il figlio cerchi, Misero: e come il chiamerò se l’alzi
Con
le tue mani? il tuo lion rimira, Riconosci il tuo
i. Esule i figli Ino mia non uccise: il padre solo Fu reo. Misera me:
con
Semel Giove Giacque, onde Penteo io mi piangessi,
. Dopo avere consolata Semele col paragone ch’egli fa del suo destino
con
quello delle altre amanti, Giove risale al cielo,
no in cielo il loro coro: Elettra infatti vi mescola il suo splendore
con
quello della luna: Apollo è figlio di Latona: Gan
a. Ella la prega di prestarle il suo magico cinto affinchè ella possa
con
questo richiamare nell’Olimpo Marte suo figlio, c
a sua tenerezza. Ella vuole che si mostri a lei come a Giunone quando
con
essa il letto divide. Io non vi ho ancora veduto,
o di terrore, fuggì, tenendo nelle braccia, l’altro figliuolo, e andò
con
esso a precipitarsi nel mare. Venere impietosita
tà del suo impero, e Leucotea fu detta la madre, Palemone il figlio.
Con
torva faccia rimirò d’Averno Giuno i tormenti. D’
face impugna Grave di sangue, e la purpurea vesta, Sparsa di stragi,
con
ritorte serpi Ricinge, e lascia la tremenda casa.
a casa. L’accompagna il Terror, l’Angoscia, il Pianto, E la Stoltezza
con
tremante volto. Si fermò sulla soglia, e ne freme
lampeggia La lingua: alfine della fronte al mezzo Svelle due serpi, e
con
la man, di morte Apportatrice, lor dà via: percor
e della cieca Mente l’oblio, colpe, furori e pianto. Amor di strage,
con
recente sangue In cavo bronzo la feral cicuta: Tu
a. Alfìn la madre Commossa, o sia dolore, o sia veleno, Ulula e fugge
con
le sparse chiome Furiosa, e te porta in mezzo al
con le sparse chiome Furiosa, e te porta in mezzo al mare, Melicerta,
con
le nude braccia. Evoè Bacco, suona: e rise Giuno
ssa. Della nipote Venere piangeva Il non mertato caso, e così esclama
Con
utile lusinga: Dio dell’onde, Dell’universo imper
alità mortale Ed Ino, e Melicerta; a loro impone Maestade tremenda, e
con
l’antiche Sembianze ancor perdono il nome. Adora
iglio del Sole e della Luna. Bacco se ne innamora: non è contento che
con
lui, e si affligge della sua assenza. L’amore di
o è vincitore ancora nel nuoto; ma ha l’imprudenza di voler scherzare
con
gii animali delle foreste, e si espone a ricevere
gli persuade di montar sopra un toro, come Bellerofonte sul Pegaso, e
con
altrettanta sicurezza di Europa che non ebbe biso
ne come si rallegra sulle cime del monte Citerone saltando, danzando,
con
Evoè nella bocca. Ma Citerone in umane sembianze
casi che vi avverranno. Ha per ora una corona di edera che gli pende
con
negligenza sulla testa, e sembra pronta a cadere,
furore del vino sono alterati! Bacco guarda tutto questo da una rupe
con
le gote gonfie pel corruccio, e punge le donne co
o questo lo poneva ad ira. Ah fu ben stoltezza il non avere infuriato
con
Bacco: Ma ciò che accade alle donne è degno di gr
a armatura, i suoi vestiti, che rappresentavano il cielo e le stelle.
Con
questo treno lo dio lascia il soggiorno di Cibele
no, che si era innamorato della ninfa. E espressa la passione di lui,
con
l’ostinazione di Nice, che ribelle a’ suoi voti r
canta la vittoria dello dio, e Blemi, capo degl’ Indiani, si presenta
con
un ramo di ulivo per domandargli la pace. Il segu
a le maravigliose imprese del dio del Vino. Stafilo regnava su queste
con
ro’o trade: Botri era suo figlio e Meti sua mogli
o sveglia, s’arma, chiama i suoi Satiri: Stafilo e Botri si svegliano
con
Pito: Meti continua a dormire. Stafilo accompagna
eliziosa bevanda, ed io non piangerò più. Questo passo non si accorda
con
la dignità degli altri Canti. Meti dichiara di es
e conteste piume: il mar contenne I flutti, e non bagnò le note ripe.
Con
lieve soffio le pendenti membra L’aura riscalda,
Medusa. Affretta L’aereo corso, e i genitori in pianto Ei già ricrea
con
la promessa vita, E patteggia le nozze, e torna a
a fronte e l’ ira: S’inalza, e sopra i tortuosi giri Fisso si scaglia
con
le membra in alto. Ma quanto ei s’ erge dal profo
ato corpo Il mostro, e pien del flutto in su ritorna, E copre il mare
con
le vaste membra Tremendo ancora, ed il virgineo v
o, e prende per ingannarlo la forma di Mercurio: lo impegna a trattar
con
riguardi di amicizia Licurgo ed a presentarsegli
acco persuaso arriva senz’ armi al palazzo del re feroce, che sorride
con
aria sdegnosa del suo corteggio: minaccia il dio,
mare, ove è ricevuto da Teti, e da Nereo consolato. Licurgo minaccia
con
un discorso insolente il mare che ha ricevuto Bac
etamente. Gl’Indiani schierati assalgono l’armata di Bacco, che fugge
con
inganno per condurli neUa pianura. Incontanente l
rende al fiume le sue acque. Deriade arma gl’Indiani contro Bacco, e
con
lui vengono in soccorso altri Dei dell’ Olimpo. A
oeta comincia il venticinquesimo Canto, o la seconda parte del poema,
con
un’ invocazione alla Musa per invitarla a cantare
le forme di Oronte appare in sogno a Deriade, e lo muove a combattere
con
Bacco. — Tu dormi, Deriade, gli dice. Un re che d
onna che si getta disperatamente nel fuoco, tutto ciò è stato dipinto
con
questo oggetto. I parenti e gli amici di Capaneo
le mura. Voi avrete sentito dai poeti, ch’egli fu fulminato per avere
con
arroganti parole ingiuriato Giove. Poiché dunque
anza dell’esercito, egualmente che il primo assalto. Faleno si misura
con
Deriade, e cade morto. Corimbaso, uno dei più val
Un guerriero ateniese, dopo aver perduto un braccio, combatte ancora
con
valore fino all’estremo momento. Dopo il combatti
combatte armato di torcie infiammate, uccide molti Indiani, e ferisce
con
un colpo di pietra Deriade stesso. Il resto del c
oraggio e il furore di Deriade loro capo, che unisce le sue truppe, e
con
nuovo impeto rinnova la battaglia. Morreo rompe l
l’urto dell’esercito, animato dall’esortazione dello dio, che investe
con
nuovo vigore i nemici. Melaneo, il nero abile arc
suasa acconsente alla sua domanda, e le concede Megera. Giunone parte
con
lei, fa tre passi, e al quarto arriva sulle spond
delle fortune di Bacco più della stessa Giunone, che a lei si rivolge
con
un sorriso disdegnoso e con insolente discorso ri
ella stessa Giunone, che a lei si rivolge con un sorriso disdegnoso e
con
insolente discorso ripieno d’ingiurie a Giove e m
e di mutar figura, e di prendere le sembianze di Giove nei suoi amori
con
Antiope, onde goder potesse, nella forma di Satir
iove che l’ha perseguitata: le consiglia d’ingannare il fiero Indiano
con
apparente condiscendenza: questo è il solo mezzo
o perpetuo della sua virtù accanto alla corona d’Arianna, e splenderà
con
Ofiuco. Disse, e una densa nuvola inviluppando la
: io soffrir posso Finch’ ei non giunge: se pur vive il mio Genitore,
con
lui voglio dell’orto Irrigar ritornando i primi f
so. Così sceglieva volontaria morte Erigone infelice. Intorno intorno
Con
ambo i piedi saltellando il cane Ululava, e sparg
additò. Tolgono al ramo La pendente donzella; indi la fossa Le scavar
con
le marre; il fido cane Coll’ unghia esperta solle
hia esperta sollevò la terra. E la fatica dei pietosi uffici Divideva
con
essi. Alfìn compita L’opra, partiano i pellegrini
i rappresentarlo è quella che si scorge in un piccolo Bacco di bronzo
con
un Genio alato, di cui la testa è adornata del lu
chi l’elemento liquido, perchè quest’ animale è acquatico; e pretende
con
Buonarroti che questa figura rappresenti Bacco, q
questi animali amano il vino. Nei primi tempi si rappresentava Bacco
con
una testa di toro; e si congettura da un Inno deg
nei luoghi ove sono ombreggiati mostrano una tinta di questo colore.
Con
tutta la venerazione che aver si debbe al maestro
ovente è blu. Una statua di Bacco nell’isola di Nasso era stata fatta
con
un ceppo di vite, ed un’altra rappresentante lo s
no per far lume a Cerere che cerca Proserpina. Ma lo dio si effigiava
con
essa nella mano, come si rileva da Euripide che d
a da Euripide che dice: Di più lo vedrai sulle delfiche rupi saltante
con
le faci. — E in Atene, secondo quello che raccont
nia, si vedeva una statua di Jacco, il quale era lo stesso che Bacco,
con
la face. E Libanio, descrivendo Alcibiade come ve
perta di ellera, al che allude San Giustino dicendo: Come le Baccanti
con
abito pacifico portano sotto i tirsi coperte le p
e per la similitudine fu chiamata e creduta esser veramente una pina,
con
de nominarne anche il medesimo tirso; sicché il B
che il pino era consacrato anche a Bacco per l’amicizia eh’ egli ebbe
con
Cibele, come vi ho già esposto; ed in un Baccanal
scrittori infinite volte menzione dell’ellera del tirso, onde sovente
con
figura lo chiamavano ellera: se noi vogliamo che
poi quest’aste, le quali si veggono nei marmi, e in altre anticaglie
con
quel capo grosso e pannocchia in cima, fossero ve
amano capitate, fatte nel loro fusto in quella maniera, e dalla benda
con
la quale, come istrumenti sacri, si sogliono vede
nto dei palazzi e di ville particolari, per potersi a loro piacimento
con
più facilità trasferire. Si crede comunemente che
azzo Ruspoli. Quel che si è conservato ci fa desiderare il rimanente:
con
tanta sublimità di contorni, con tanta maestria d
rvato ci fa desiderare il rimanente: con tanta sublimità di contorni,
con
tanta maestria di scalpello è stato scolpito. « L
e Ninfe. La pittura segue il verisimile: le statue sono rappresentate
con
poca arte lavorate, e di pietra qui nata; e altre
e il sangue ancor pieno dì vita, inondando il terreno, tinse il fiore
con
qualche rassomiglianza, poiché comincia a scorrer
giovinetto: Ma tu ridi del dolore di Apollo: e colle ali alle tempia
con
insultante fìsonomia ti prepari ad ornare i tuoi
lle tempia con insultante fìsonomia ti prepari ad ornare i tuoi crini
con
questo fiore, eterna pena del dio del canto. —
i, si estenderà il mio ragionamento. Qualche volta il nume incontrasi
con
breve pelle di fiera, o spesso con lunga vesta, c
. Qualche volta il nume incontrasi con breve pelle di fiera, o spesso
con
lunga vesta, che Tibullo e Stazio vogliono gialla
o che i conviti, anche sacri, finissero in percotersi scambievolmente
con
bastoni, ai quali sostituì egli le ferule; talché
autore, si mostruose deità, e non restano che i Satiri e i Sileni, e
con
questa compagnia nell’Isola di Nasso è dipinto Ba
per fantasia di artefice e di poeta. Nonno attesta l’opinione esposta
con
questi versi, così elegantemente dal Lanzi tradot
I Sileni in Roma antica ci si rappresentano vestiti di pelose tuniche
con
pallio fiorato: in Grecia pure con vesti villose,
esentano vestiti di pelose tuniche con pallio fiorato: in Grecia pure
con
vesti villose, che nella Pompa di Tolomeo erano r
contraffare le loro sottili gambe e i piedi caprigni: il che facevasi
con
certi trampani detti grallae, dei quali servivans
: fra le quali è questa dei Fauni. Fauno non fu conosciuto dai Greci:
con
diversità, ne parlarono i Latini: fa confuso con
onosciuto dai Greci: con diversità, ne parlarono i Latini: fa confuso
con
Pan; ora guerriero, ora protettore dell’ armento
di Fauni a quelli che coll’orecchie sole e colla coda e qualche volta
con
un principio di corna si veggono, ma le gambe e c
nominare. Alcuni per maggior precisione hanno pur voluto distinguere
con
differenti nomi le diverse maniere di Fauni, lasc
a antiquaria, vogliono derivata dall’ idee degli antichi, e censurano
con
poca esattezza quei Classici che non l’hanno osse
iano, additandoceli alla testa delle armate conquistatrici dell’Indie
con
queste parole: Due comandavano l’esercito sotto d
no l’esercito sotto del nume: un basso, vecchio, grassotto, panciuto,
con
naso simo a con grandi orecchie, tutto tremante;
tto del nume: un basso, vecchio, grassotto, panciuto, con naso simo a
con
grandi orecchie, tutto tremante; un altro, uomo m
ro, uomo mostruoso, dal mezzo in giù simile a capro, di gambe peloso,
con
corna, barba lunga, e stizzoso. Questi due ritrat
la scultura. Se ne osservi la fìsonomia, e se ne vedrà la somiglianza
con
Socrate; la quale, non solo ne’ tempi antichi fu
endo mantenere, invitò il genitore della propria moglie ad un convito
con
finta amicizia, asserendo di volersi dal suo obbl
ducono alla pugna coi Lapiti nella circostanza delle nozze di Piritoo
con
Deidamia o Ippodamia. Vinti dal vino e dall’amore
la sposa di Piritoo e alle altre mogli dei Lapiti; ma furono superati
con
l’aiuto di Teseo nella pugna, in cui da principio
o i Centauri dati a varii Dei, come al Sole, ad Ercole, ad Esculapio,
con
far condurre ancora i loro carri sacri: più frequ
ino, mezzo perfetto, l’uomo misto di cavallo nitriva, bramando alzare
con
le sue spalle Bacco: — quindi è che spesso negli
Buonarroti, e che rappresenta la pompa e trionfo del dio del Vino. Nè
con
diverso modo si vesrcfono in co altro cammeo d’ag
i Nasso conduce in cielo Arianna: guida il carro Imeneo, o sia Genio,
con
una face; ed Amore re<^i:>‘e la veste ad Ar
e<^i:>‘e la veste ad Arianna che, secondo favoleggia Nonno, era
con
Bacco quando andò a Nasso. Giù basso in terra acc
rra accosto all’ onde del mare vi è la Ninfa, o Genio di quell’isola,
con
una vela che le svolazza sulla testa per indicare
ra a tempo suo perduti, adduce una più stretta attenenza dei Centauri
con
Bacco: poiché paragonando a quegli i cacciatori,
cui Bacco sta a giacere su una rupe in seno ad una delle sue nutrici
con
una tigre consacrata accanto e fra due Fauni, ved
econdo quello del coro delle Baccanti presso Earipide: Questo cerchio
con
la pelle ben tirata me l’hanno trovato i Coribant
uto da un Fauno barbato e cinto d’una pelle ai lombi che si fa scorta
con
face in ambe le mani, s’avanza il nume oppresso d
giovin Baccante, che salito in ginocchio sulla sua groppa si adopera
con
ambe le mani per torli ad essa. Un altro giovin B
olla sua face; e il gruppo di un’ altra Centauressa, la quale insieme
con
un Faunetto si sforza scotere dal suo dorso il Fa
azione e l’espressione dei Capitolini. Son sembrati a taluno scolpiti
con
maggior morbidezza degli originali medesimi, non
l Capitolino, a norma di cui si è supplita ogni altra parte mancante.
Con
somma accuratezza se ne è specialmente copiata la
entre del Centauro simile al Capitolino, si vede scolpita una siringa
con
alcuni rami di pino, arnesi proprii dei seguaci d
o dei timpani, dei cimbali, dei flauti, dei corni, che accompagnavano
con
movimenti della persona violenti e fanatici, non
gnavano con movimenti della persona violenti e fanatici, non misurati
con
legge alcuna: scotimenti di capo, stralunamenti d
oiché dopo aver descritti i primi, dicendo, scorrevano in qua e in là
con
mente -furiosa, più particolarmente dice dei seco
enza, e da Tuia dice derivato quel coro di donne attiche, che insieme
con
le delfiche donne andavano ogni anno in Parnaso,
’errante Bacco nella sommità di Parnaso spinse le Tiadi gridanti Evoe
con
le sparse chiome. — Non può dunque negarsi che st
zie chiamerei Naiadi le ninfe che nei vasi antichi vengono attruppate
con
Bacco coi Satiri: se non che avendo creduto gli a
l’Orgie delle Menadi, non sarà facile discernere le une dalle altre.
Con
qualche verisimiglianza si rincontreranno le Naia
o Tischbein: e quella, che assisa in un toro, che vuol credersi Bacco
con
corno potorio in mano, levasi di terra dipinta in
ievo Bacchico esposto continuamente alla vostra vista. Bacco barbato
con
Fauni. « Questo curioso marmo per la scultura, pe
te greca. La sua bellezza n’è una prova ulteriore. Un uomo corpulento
con
lunga e ben colta barba e chioma rannodata, coron
co e barbato, quale Diodoro il descrive, è quello cui servono i Fauni
con
tanto rispetto. « Fulvio Orsino, che lo chiamò Si
che funebre fosse la destinazione e l’oggetto del monumento abbellito
con
bacchiche rappresentazioni, o per indicare che il
ingolare, anzi unico monumento, non è stato considerato dagli eruditi
con
critica sufficiente. Winkelmann, che lo ha pubbli
al giudizio dei leggitori, dopo aver fatto considerar loro la statua
con
tutte le sue circostanze. È effigiato nel marmo u
e: la quale per altro apparisce nel personaggio rappresentato nutrita
con
gran cura e disposta. Immaginò per tal motivo che
rappresentare Ottaviano Augusto. E non trovansi delle immagini simili
con
iscrizioni contradditorie? La stessa testa che ne
presso i quali erano in proverbio le cene, e il lusso di Sardanapalo,
con
simile oscitanza l’avranno riconosciuto in quelle
tudio. La voluttà, la mollezza nell’età adulta non possono esprimersi
con
maggior sentimento, nè con maggior dignità. Il co
zza nell’età adulta non possono esprimersi con maggior sentimento, nè
con
maggior dignità. Il corpo non solo è delicatament
capelli sembrano stillanti di preziosi balsami, e l’abito è eseguito
con
una somma verità d’ imitazione, e composto con ot
, e l’abito è eseguito con una somma verità d’ imitazione, e composto
con
ottimo gusto. È da notarsi la manica del braccio
specie di parodia d’ altre composizioni esprimenti il fatto medesimo
con
tutta la dignità che esigevano la religione, la v
etta ed evidente unione nel culto del paganesimo. L’ amistà di Cerere
con
Bacco sembra esser nata dall’affinità delle loro
cessarie le proprietà e le società regolate. Furono questi numi detti
con
verità Tesmofori, o legislatori, e riguardati com
ra origine della perfezione dell’uomo civile. Quindi Cerere si unisce
con
Bacco non solo da Euripide e da Virgilio, ma nel
e ai tre mentovati numi. I Romani insomma non men dei Greci onorarono
con
Cerere, Libero e Libera: e monumento di questo cu
seguaci. Le nove figure che io compongono sono distribuite sul campo
con
buona economia; felicemente inventate, e forse da
che dalle spalle gli cade sulla destra coscia infino ai piedi, mostra
con
un gentil serpeggiare l’ondeggiamento della mal f
de, la quale sembra invitarlo alla danza: quindi sorgono due are, una
con
fiamma accesa e face rovesciata appresso, 1’ altr
o due are, una con fiamma accesa e face rovesciata appresso, 1’ altra
con
delle offerte di frutta soprappostevi. Le tre fig
canali per allontanare i profani col suono, e i male augurati oggetti
con
quella forza, che dava allo strepito dei bronzi l
e non quanto ha gettata sull’omero sinistro una pelle di pardo, suona
con
forza un istrumento da fiato, tien le gambe incro
va, scuoteva i misteriosi arredi dei Baccanali. Delle linci o pantere
con
canestri di frutti, e teschi di capro, maschera d
ri di frutti, e teschi di capro, maschera di bocca chiusa, e un Fauno
con
una capra empiono il basso del quadro. Que st’ ul
assai comuni, debbano ascriversi a Bacco Indiano e barbato, si è già
con
luoghi di scrittori, con osservazioni di monument
criversi a Bacco Indiano e barbato, si è già con luoghi di scrittori,
con
osservazioni di monumenti posto in sufficiente ch
o marmo è diligente, e tratta da buono esemplare, che vi è stato reso
con
fedeltà ma con una certa durezza. Fauno. « I fe
ente, e tratta da buono esemplare, che vi è stato reso con fedeltà ma
con
una certa durezza. Fauno. « I festosi compagni
no, secondo il precetto o il costume dei balli più vetusti, non salta
con
le mani vuote, ma reca delle frutta, primizie dei
esso tempo dimostra quanto andassero errati coloro che per nobilitare
con
qualche celebrata avventura la rappresentanza di
nne che speravano riportarne fecondità. Quindi Silio Italico descrive
con
, questa sferza il nume d’Arcadia. « La destra sch
le solennità lupercali istituite da Evandro. La connessione di Sileno
con
Pan non ha bisogno di esser provata: il nome stes
stume de’ banchetti. La donna che presso al cocchio par che lo guardi
con
af fetto, è forse Nisa, la sua nutrice: la turba
come la composizione, la quale, benché semplicissima, empie il campo
con
naturalezza e senza confusione. Pompa nuziale d
gli s’invaghisse di Arianna abbandonata già da Teseo, o che a forza e
con
naval certame gliela togliesse, tutti consentono
hiera dei Baccanti precede i cocchi degli sposi; due Fauni sostengono
con
fatica 1’ ebro Sileno, i cui cembali caduti al su
gue saltando ad onta del non lieve peso del gran cratere che sostiene
con
ambedue le mani sugli omeri in assai bella attitu
serve di pronuba a queste nozze. Se costei sia Venere, i di cui amori
con
Bacco non sono ignoti, e dai quali nacque Priapo,
a o da greca pittura, o da greco bassorilievo, ha reso alcuni oggetti
con
sì poca esattezza o correzione che non s’intendon
tanto per la bassezza dell’arte, che si sostenne ancora a quei tempi
con
qualche decoro, quanto perchè vi osservo prodigam
rodigamente impiegato il lavoro del trapano, che appunto vedesi usato
con
sì poco risparmio nell’antica scultura fin dall’i
el soggetto e la caricatura di alcune l’orme sono combinate così bene
con
quella nobiltà d’idee, eh’ è pur l’anima delle an
« Incavalca egli quasi vacillante i pie coturnati,19 e abbandonandosi
con
tutta la persona piegata al dinanzi fra le bracci
ua destra scorre nei seni della tunica, e la solleva: e così compisce
con
bella ed artificiosa invenzione la piramidal form
ell’argomento, cosi felici e vaghi appaiono nell’invenzione, eseguita
con
diligente e risoluto scalpello. Il soggetto dei B
se delle città. « Le dieci figure maggiori rappresentano cinque Fauni
con
cinque Baccanti, che intrecciano insieme quella d
sì ben composte sono le figure dei danzatori che possiamo ravvisarvi
con
sicurezza copie ed imitazioni dei più ammirati un
fianchi nella violenza del moto raggruppandosi in un lato, la lascia
con
bizzarra idea quasi del tutto ignuda nel rimanent
to bel bassorilievo è quasi del tutto ignuda, se non che ha rigettato
con
neghgenza un ammanto sull’omero manco: è invasa d
certamente il pargoletto Fauno coronato di edera, che seduto a terra
con
espressione maravigiiosa di avidità si tracanna i
sione maravigiiosa di avidità si tracanna il vino da una tazza da lui
con
ambe le mani sostenuta. Tutte le parti sono segna
tazza da lui con ambe le mani sostenuta. Tutte le parti sono segnate
con
mollezza e con intelligenza; le membra sono roton
on ambe le mani sostenuta. Tutte le parti sono segnate con mollezza e
con
intelligenza; le membra sono rotonde, quanto in s
a, ai monumenti di Bacco, e nel tempo stesso alla Mitologia Teologica
con
queste tre ottave del Poliziano, che la dolente A
rro d’ellera e di pampino Coperto Bacco, il qual duo tigri guidano, E
con
lui par che l’alta rena stampino Satiri e Bacchi,
ri guidano, E con lui par che l’alta rena stampino Satiri e Bacchi, e
con
voci alle gridano; Quel si vede ondeggiar, quei p
i alle gridano; Quel si vede ondeggiar, quei par che inciampino, Quel
con
un cembal bee, quei par che ridano, Qual fa d’un
o una ninfa, e qual si rotola. Sopra l’asin Silen di ber sempre avido
Con
vene grosse, nere, e di mosto umide, Marcido semb
e fumide. L’ardite Ninfe l’asinel suo pavido Punsron col tirso; ed ei
con
le man tumide A’ crin s’appiglia; e mentre sì l’a
e di nazioni, ora sepolte nella notte profonda dei secoli ; svolgere,
con
occhio osservatore, le più oscure notizie delle c
cie d’illustrazione storico-scientifica sulla Mitologia, adoperandoci
con
accuratezza di studio, onde l’idea che dà vita ai
e perfetta. Noi non abbiam nulla omesso, nulla trascurato : lavorammo
con
assiduità, con calma, con pazienza. La nostra cos
non abbiam nulla omesso, nulla trascurato : lavorammo con assiduità,
con
calma, con pazienza. La nostra coscienza è tranqu
nulla omesso, nulla trascurato : lavorammo con assiduità, con calma,
con
pazienza. La nostra coscienza è tranquilla, la no
ivere un’opera per la gioventù studiosa ; dare ad essa una guida, che
con
mano ferma e secura, avesse potuto accompagnarla
completa, armonizzando la fisica disposizione di un’opera qualunque,
con
la nettezza e precisione dell’idea, che è il prin
ordine col quale viene cominciata e condotta a termine ; nell’armonia
con
la quale è tessuta ed esposta ; ordine ed armenia
ce di ogni opera dell’ingegnu umano ; e la maniera materiale o fisica
con
la quale essa opera viene eseguita. Infine il con
col quale l’idea informatrice deve essere assolutamente in relazione
con
quello stesso ammirevole accordo che passa fra la
ario della Favola, suddiviso in articoli posti per ordine alfabetico,
con
notizie, ragguagli e annotazioni, tolte dai più a
dell’idea informatrice dell’opera nostra, e completammo questo studio
con
la giunta di numerose annotazioni, onde i lettori
i. A raggiungere questo scopo ci servimmo della stessa configurazione
con
la quale si stampano le pagine dei dizionarii, co
atto estranea al carattere della nostra opera, la più lieve relazione
con
l’opera eterna dello Alighieri. Ma noi credemmo,
della loro maschera oscena i demonii relegati nel baratro, a punire,
con
un’eterna espiazione, le anime dei reprobi. Quest
nisti, i loro scrittori, i quali, chi più chi meno, ànno disseminata,
con
le loro opere antiche e moderne, la conoscenza de
itologia. Ma se per poco la mente dei lettori si porti a considerare,
con
riposata attenzione quest’opera, nel suo concetto
citazione, un brano di altre opere, le quali venissero ad appoggiare,
con
la loro irrecusabile testimonianza, i fatti, gli
ecc., ma di letteratura antica e moderna, i cui autori ci hanno dato (
con
le citazioni da noi riportate) il mezzo di farli
rico-scientifico-letteraria ; ed abbiamo la convinzione di aver agito
con
sano discernimento ; imperocchè nel nostro lavoro
di buon animo la nostra intenzione, che fu quella di esser loro utili
con
l’eterno insegnamento della storia, e facciano bu
osimilmente Pindaro mori nell’ 80° anno della sua vita, e ammettendo,
con
Bockh, che fosse nato nel 522 avanti Cristo, la s
1 nefandi ed infami ; così gli Adamiti,22 scelleratissimi ed impuri ;
con
tutta la sozza turba dei Peratensi,23 e degli Abe
o Potito, la quale altro non è che un simulacro pagano del dio Marte,
con
la lieve variante d’aver sostituito un libro, all
Satyaxrata — Iao, in Cina, il primo re, dà cominciamento al suo regno
con
lo scolamento delle acque diluviane, che avean to
nderla maggiormente utile agli studiosi ; a farla vieppiù comprendere
con
facilità, gioverà attentamente riflettere sui tre
ella favola. Uno degli istinti insiti alla natura umana, porta l’uomo
con
grande facilità, ad assimilare sè stesso all’ente
emmo citare in appoggio delle nostre parole, ma basterà a convincere,
con
prove di fatto, i nostri lettori, il ricordar lor
rno. Interrogato circa la causa della sua mestizia, rispose prevedere
con
gli occhi della mente, orribili fatti : e siccome
te le donne, egli rispose : Voi, Signora, e molte altre illustri dame
con
voi, sarete trascinate alla Piazza della Giustizi
illustri dame con voi, sarete trascinate alla Piazza della Giustizia,
con
le mani legate dietro il dorso !… Come, riprese l
n uomo per sette giorni di seguito, fece il giro delle mura, gridando
con
voce di terrore : Sventura a Gerusalemme ! Il set
ffetti umani. Così Anteo 41, simbolo delle sabbie libiche, confinanti
con
la regione dell’Egitto, sarà figlio di Nettuno, D
staccata. Tale è, per esempio, l’anecdoto di Giunone, sospesa in aria
con
un’incudine ai piedi.44 Tale quello di Vulcano, p
un’incudine ai piedi.44 Tale quello di Vulcano, precipitato dal ciclo
con
un calcio da Giove, sucopadre45, e molti altri fa
ioni, nell’assimilitudine delle cose appartenenti all’ordine celeste,
con
quelle proprie dell’ordine terrestre, venendo all
Maggiormente si accresce, nella religione pagana, il numero dei miti
con
l’innesto di quelli fisici coi morali. Cosi noi v
curato, e lo studio paziente e minuto dei tempi favolosi, ci dimostra
con
tutta evidenza come nell’età primitive, la Mitolo
con tutta evidenza come nell’età primitive, la Mitologia confondevasi
con
la Poesia, e conteneva l’insieme di tutte le cogn
animatore, onde i personaggi mitici si sviluppano nella loro essenza,
con
tutti i singoli caratteri proprî dell’umanità ; o
esterne e sensibili che colpiscano i suoi sensi, e sieno ín relazione
con
questi. Gli antichi non si rappresentarono il mon
essi li adorarono. E tanto ciò è vero che il culto degli astri, detto
con
vocabolo proprio Sabeismo 48 è il più universale,
sava l’aria. Si racconta che avendo fabbricato un flauto per Minerva,
con
le ossa dei Pelopidi, egli lo rendesse ai Trojani
cui escono a profusione i fiori e le frutta più belle. Essa si salvò
con
Saturno allorchè questi fu scacciato dal cielo da
e affatto stupida : ma questa cattiva opinione non va punto d’accordo
con
la passione che gli Abdereniani han sempre dimost
a Tracia. Mal si apposero quegli scrittori che confusero questi Sciti
con
gli Ipomolgami. Questi ultimi detti anche Galadef
po al padre ! che la perseguitava, quando ella cieca d’amore, fuggì
con
Giasone. Il flume della Colchide sulle cui rive a
levato, da Ethra ava paterna di Acamao, la quale Paride avea condotto
con
Elena. Allorchè i Greci si resero padroni di Troj
— I Greci davano questo soprannome ad Apollo, che i Latini chiamavano
con
lo stesso significato Irtonsus, vale a dire che n
si sapea tagliare i capelli. In effetti questo Iddio veniva effigiato
con
una lunghissima capigliatura e senza barba. Però
albero, e lo insultarono : Ercole li legò per i piedi alla sua clava,
con
la testa in giù, e alzatili sulle spalle s’incamm
. Era generale credenza che essa avesse una sotterranea comunicazione
con
l’inferno, e gli abitanti delle vicinanze, sosten
erbero, di cui l’Alighieri canta : Cerbero, fiera crudele e diversa,
Con
tre gole caninamente latra Sopra la gente che qui
Di là la favola di Caronte battelliero dell’inferno. Caron, dimonio
con
gli occhi di bragia, Loro accennando tutte le rac
conservata in Ilione, rispose aver sempre cercato la lira di Achille,
con
la quale quel grand’eroe cantava le lodi e le imp
agani una delle più antiche deità del loro culto. Talete di Mileto, e
con
lui i più antichi filosofi riguardarono l’acqua c
Acrise suo avo, e lo riconobbe. Si preparava a lasciare questa città
con
lui per ritornare ad Argo, quando in una partita
aveva inventato, il disco ricadde sventuratamente sul capo di Acrise
con
tanta violenza che questi ne morì. 89. Acrisionad
ziabile) soprannome dato ad Ercole. Egli fece un giorno una scommessa
con
certo Depreo, figlio di Nettuno, a chi avesse man
vennero a contese fra loro, si dissero delle ingiurie che terminarono
con
una lotta nella quale Ercole atterrò il suo antag
sembra che gli eroi favolosi si tenessero altamente onorati. Ulisse,
con
tutta la sua reputazione di saggio, sembra averlo
to eroe un carattere di ghiottoneria di cui lo scrittore Atenco parla
con
molta severità. 100. Adea. — Nome d’una delle Ner
carsi nella Caria, onde essi ad impedire una novella fuga la legarono
con
alcuni rami d’albero. Poco di poi Admeta purgò co
a fuga la legarono con alcuni rami d’albero. Poco di poi Admeta purgò
con
un sacrifizio il supposto delitto dei Samii, e sl
vigliosa bellezza nacque dagli amori incestuosi di Ciniro Re di Cipro
con
Mirra sua figlia. Si sapea ben per Cipro il foll
no otto giorni. Codeste cerimonie di commemorazione avevano principio
con
tutti i contrassegni del lutto. Coloro che vi pre
igli dei suoi caduti compagni, a vendicarne la morte gloriosa, e levò
con
essi un’armata simile alla prima, alla quale fu d
le città di Biblo e di Eliopoli, Venere aveva un tempio ed un oracolo
con
questo soprannome. Essendovi in quelle circostanz
i degni di essa. 149. Afrodite. — Parola greca che significa schiuma.
Con
questo nome veniva denotata Venere perchè i poeti
ia Atto II. Durante l’assedio di Troja, egli ebbe una forte contesa
con
Achille, a causa d’una schiava per nome Briseide,
che fu alla disgraziata causa d’infinite sciagure. 154. Aganapidi. —
Con
questo nome venivano designate le nove muse, dall
o di Troia, e fece forte la flotta greca di 60 vascelli che conduceva
con
se. Dopo la caduta di Troja, una tempesta lo spin
ito Europa, il padre Agenore ordinò ai suoi figli di andarne in cerca
con
espressa proibizione di ritornare senza di lei. A
— Figlio di Apollo e di Cirene e fratello di Aristea. 182. Agirti. —
Con
questo nome s’indicavano i Galli sacerdoti di Cib
i Erse, Aglauro gliene contrastò vivamente l’accesso, sicchè Mercurio
con
un colpo di caduceo la cangiò in una rupe. Dopo l
e conosciuti sotto questa denominazione. 194. Agoni. — Si designavano
con
questo soprannome i sacerdoti che colpivano la vi
i che colpivano la vittima sulle are della Divinità. 195. Agoniani. —
Con
questa parola che deriva dal verbo latino Ago, ve
209. Agriope. — Euridice, moglie d’Orfeo, viene di sovente designata
con
questo nome. Vol. I. Vi fu anche un’altra Agrio
lo e fece da Nettuno suscitare una furiosa tempesta, non appena Ajace
con
la sua flotta era uscito dal porto per ritornare
o avere sfuggito ad una infinità di pericoli, lottando disperatamente
con
le onde furiose, gli riusci di afferrarsi ad una
ro malgrado. L’orribile bestemmia irritò così fortemente Nettuno, che
con
un colpo di tridente spaccò la roccia, sprofondan
. All’assedio di Troja si coprì di gloria battendosi un giorno intero
con
Ettore. Ecco come Omero racconta questo passo :
a. Tale si mosse degli Achei trinciera Lo smisurato Aiace, sorridendo
Con
terribile piglio e misurava A vasti passi il suol
di sopra, e Ajace durante la notte, furioso fino al delirio si gettò
con
la spada alla mano in mezzo ad una gregge e ne fe
ssi di Ovidio Come ha cosi parlato, alza la mano, E poi la lira a sè
con
ogni forza : E quel petto ferisce, al quale in va
2. Ajdoneo. — Re dei Molossi. Egli imprigionò Teseo, perchè d’accordo
con
Pirotoo, avea voluto rapire sua figlia Proserpina
epolto e morto ; Ucciderà della vendetta vago. Per vendicare un torto
con
un torto La madre, e sarà in un pieloso e rio Nel
si. Libro IX traduzione di Dell’Anguillara. 241. Alci. — I Macedoni
con
questo soprannome onoravano Minerva. 242. Alcide.
gio che Ulisse fece sulle rive di quell’isola, ove Alcinoo lo accolse
con
regale amorevolezza. …. Ameni e vaghi Tanto non
ci di Ercole, e voleva uccidere Ercole stesso, il quale parò il colpo
con
la sua clava, lo fini a colpi di freccia. Le sett
delle figliuole d’Eolo, re dei venti della stirpe di Deucalione. Amò
con
tanta passione il suo sposo Ceix, re di Traflina,
ità fra cui Ovidio riportano il fatto in modo che ha qualche analogia
con
le tradizioni della favola. La verità non è quind
2. Alcithoe. — Una delle figlie di Minea o Mina. Burlandosi del culto
con
cui veniva onorato Bacco lavorò, e fece lavorare
minio ed impero sul secondo. Ma Galantea, ancella di Alcmena, ingannò
con
molta astuzia di Giunone allorchè nacque Ercole.
to Anfitrione sposò Radamento. Ed io che avea nel sen si raro pegno.
Con
immenso dolor premea le piume. E ben vedeasi al v
endo un giorno in sentinella alla tenda di questo Dio mentre egli era
con
Venere, Aletrione si addormentò, e lasciò sorpren
e fu madre d’Esaco. Il re Priamo da cui ella ebbe questo figlio l’amò
con
passione. 290. Allegrezza. — Dal latino hilaritas
ì gran numero di medaglie su cui vedesi scolpita. Viene rappresentata
con
le sembianze di una donna giovane e bella, con un
a. Viene rappresentata con le sembianze di una donna giovane e bella,
con
un corno dell’abbondanza nella mano sinistra, e a
nti in potere di Minos. Niso allora si dette a perseguitare la figlia
con
intenzione di ucciderla, ma fu cangiato in isparv
racconta di lui, che per vendicare suo padre, il quale in una contesa
con
Minerva, era stato vinto da quella Dea, avesse ta
un carro. Allora i giganti volendo uccideria si ferirono l’un l’altro
con
le loro frecce e morirono entrambi : dopo poco fu
come dea di ambrosia vive E tardi vede l’ora della morte ; Intreccia
con
gli dei danze festive, E con Mercurio e coi Silen
tardi vede l’ora della morte ; Intreccia con gli dei danze festive, E
con
Mercurio e coi Sileni mesce Negli antri e ne’rusc
ntri e ne’ruscei nozze furtive. Quando alcuna di loro alla vita esce,
Con
lei nasce un abeto, un pino, un faggio, Che verso
ssima vita, ma pure finalmente, lungi dall’essere immortali, morivano
con
la pianta in cui avevano vissuto. 311. Amaltea. —
ette una delle sue corna alle ninfe che avean curata la sue infanzia,
con
la virtù di produrre tutto quanto esse avrebbero
lisso, re di Creta, che avesse preso cura di Giove, facendolo nutrire
con
latte di capra. Amaltea si chiamava anche la sibi
perazione vedendo che non avea potuto impedire le nozze di sua figlia
con
Enea. 318. Amathontia o Amathusa. — Venere era co
una volta l’anno ; lasciavano morire i loro figli maschi ed educavano
con
gran cura le femmine. Uccidevano tutti gli strani
speciale. I Romani le aveano innalzati dei templi a cui sagrificavano
con
maggior frequenza che alle are degli altri numi.
frequenza che alle are degli altri numi. Dipingevano questa Divinità
con
le ali sugli omeri, per alludere alla prontezza c
o questa Divinità con le ali sugli omeri, per alludere alla prontezza
con
cui mette in esecuzione i più arditi disegni. 326
la parola Ades, cioè luogo sotterraneo, intendevasi presso gli Egizii
con
la parola Amente, ovvero il centro delle viscere
Amica. — Soprannome dato a Venere col quale gli Ateniesi l’adoravano
con
particolari cerimonie. 333. Amicizia. — Presso i
resentavano come una bella e giovane donna, vestita di ruvida stoffa,
con
la testa scoperta e avente sulla parte inferiore
ti sotto il nome di Leone e Dragone, i quali erano strettamente uniti
con
la loro sorella. Da ciò la favola che dà al mostr
Libia, il quale per questa ragione viene spesso erroneamente confuso
con
Bacco. 342. Ammonia. — Soprannome dato a Giunone
Il più bello degl’immortali. Fu fino dai primi giorni della creazione
con
la terra e col caos. ……. non mica un Dio Selvagg
raziata dai rimorsi, ella si nascose in un bosco, dove volendo tirare
con
una freccia su di una biscia, ferì invece un sati
altri, di Assaraco e di una ninfa. Egli fondò Troia, e dai suoi amori
con
Venere, che si era perdutamente innamorata di lui
sto e forte Sono a tal peso ; e sia poscia che vuole. …………….. …… e tu
con
le tue mani Sosterrai, padre mio, de’santi arredi
de’santi arredi E de’patrii Penati il sacro incarco. …………… Ciò detto,
con
la veste e con la pelle D’un villoso leon m’adegu
E de’patrii Penati il sacro incarco. …………… Ciò detto, con la veste e
con
la pelle D’un villoso leon m’adeguo il tergo : E’
li della Brettagna adoravano sotto questo nome la Dea della vittoria,
con
un culto particolare. 391. Andiomena. — Con quest
me la Dea della vittoria, con un culto particolare. 391. Andiomena. —
Con
questo soprannome veniva adorata Venere marina, d
romeda ancor vede : V’accorre, in fretta, e subito la scioglie. E poi
con
l’onestà, che si richiede, Saluta allegro la salv
ligato a raggiungere, un’aquila si posò sulla lancia, e poscia avendo
con
quella ripreso il volo, la lascio cadere in un lu
ed Ovidio, riferiscono che i poeti dell’antichità confondono Anfiareo
con
Alcmeone suo figlio. 409. Anfidamo. — Figlio di B
one per la conquista del vello d’oro, si uccise trapassandosi il seno
con
un pugnale. 416. Anfinomo. — Un altro dei pretend
o di Penelope. Telemaco lo uccise. …… da tergo Tra le spalle il feri
con
la pungente Lancia, che fuor gli riusci dal petto
ncia, che fuor gli riusci dal petto. Quell’infelice rimbombò caduto E
con
tutta la fronte il suol percosse : Ma il garzon s
fu detto Anfitrionide. Egli mosse guerra ai Telebani, e li sconfisse
con
l’aiuto di Cometo figlio Pterelao loro re, al qua
tri finalmente la ninfa lo, la quale viene anche scambiata di sovente
con
una delle Atlantidi, che nudrirono Giove. La cred
figurato sotto la sembianza di un giovane senza barba, veniva onorato
con
questo nome. Altri scrittori dicono che questo no
due immortali fanciulli venivano rappresentati in atto di baloccarsi
con
una palma, e con le ali agli omeri. Antero deriva
nciulli venivano rappresentati in atto di baloccarsi con una palma, e
con
le ali agli omeri. Antero deriva da αντ contro e
e. vedi Antenore. Fu ucciso da Paride per isbaglio. Si chiamava anche
con
tal nome uno dei capitani di Enea. 462. Antesforl
iove due figli : il padre di lei volle farla morire, ma ella si salvò
con
la fuga e si tenne celata fino alla morte del pad
fidanzato, si uccise sul corpo di lei. …..Ah tu, se rimirar potessi
Con
men superbo ed offuscato sguardo Suo nobil cor, l
divino spirar d’ambrosia odore ; E la veste, che dianzi era succinta,
Con
tanta maestà le si distese Infino a’ piè, che a l
i ad esprimere, come vedemmo dalle citazioni dei classici, la maniera
con
la quale gli Dei si palesavano talvolta agli uomi
nome Melanto, che accettò la sfida del re dei Beozii. Melanto trionfò
con
un’astuzia del suo nemico, poichè nel momento di
n quando il padre rispettivo di ognuna di esse, non avesse proclamato
con
giuramento, che il novello ascritto era suo figli
lio di Niobe. Essendosi impadronito dell’ Egitto, governò quel popolo
con
tale dolcezza che fu ritenuto come nn Dio. Veniva
veniva Apis venerato in tutto l’ Egitto, doveva essere di color nero,
con
un segno bianco di forma quadrata sulla fronte ;
rmesso di avvicinare il dio, e che lo accostavano sempre quasi nude e
con
atti sconc ed indecenti. Terminati i 40 giorni il
bue dovea vivere, i sacerdoti consacrati al suo culto in gran pompa e
con
tutte le cerimonie che la superstizione imponeva,
ella Poesia, della Musica e delle Arti. Capo delle nove muse, abitava
con
esse il monte Parnaso, l’ Elicona e le rive del f
ti al Apollo, perchè fra i mortali uomini e donne che ebbero contatto
con
lui, molti furono cangiati in albero d’olivo, ed
d impetuoso. La favola lo fa figlio di Eolo e di Aurora, e lo dipinge
con
la coda di serpente e i capelli lunghissimi e bia
n sopra le sparse, Che tolse al corpo il grande, il duro e’ l greve :
Con
picciol capo, e ventre a un tratto apparse Un ani
la Grecia per le favole a cui dette vita. Il dio Pane vi era venerato
con
culto particolare, perchè generalmente si credeva
nome di orsa maggiore. Evandro ebbe anche un figlio chiamato Arcade.
Con
tale denominazione veniva del paro designato Merc
levato sulla montagna di Cillene in Arcadia. Plinio chiama similmeute
con
tal nome un figliuolo di Licurgo conosciuto più c
ù cospicue ed illustri famiglie. L’archigallo vestiva come una donna,
con
una tonaca ed un mantello che gli scendevano sino
estoridi. — Argo e tutt’i discendenti di Aristoro, venivano designati
con
questo nome. 534. Areta. — Moglie di Alcinoo re d
la riconosciuta riprese la sua figura di flume e confuse le sue acque
con
quelle della fontana Aretusa. Ei cerca e non si
sorella di Ebe e di Vulcano. Fu il frutto degli amori che Giove ebbe
con
la propria moglie Giunone, quando per averne gli
ie di Seleno, il quale ella amò teneramente, in ricambio dell’affetto
con
cui questo l’aveva cara. Essendo Argira vicino a
ittà di Arga. 555. Argo. — Naviglio degli Argonauti sul quale Giasone
con
gli altri principi greci, mosse alla conquista de
Questo nome gli viene dal suo costruttore che lo inventò e lo costruì
con
gli alberi della foresta di Dodona, ciò che gli f
cita del labirinto, dopo avere ucciso il mostro. Arianna fuggì allora
con
Teseo, ma questi l’abbandonò su d’una roccia nell
i Atene. 567. Arieina. — Soprannome di Diana che le veniva dal culto
con
cui era venerata nelle foreste di Aricia presso R
ione fu pure il nome del cavallo che Nettuno fece sorgere dalla terra
con
un colpo del suo tridente, allorchè sostenne con
sorgere dalla terra con un colpo del suo tridente, allorchè sostenne
con
Minerva la disputa a chi di loro due avesse fatto
o e di Cirene. Egli amò perdutamente Euridice, la quale nel sottrarsi
con
la fuga alle persecuzioni di lui, fu morsicata da
Armilustria. — V. Armilustre. 582. Armi-potente. — S’invocava Pallade
con
questo nome allorchè la si considerava come Dea d
Arno divennero celebri nella città di Lacedemone, ove si celebrarono
con
gran pompa. 586. Arpa. — Istrumento musicale e sa
to anuunzio di futuro danno Ale hanno late, e colli e visi umani, Piè
con
artigli e pennoruto il gran ventre ; Fanno lament
Iside e Dio del silenzio, ond’è che la sua statua viene rappresentata
con
un dito alla bocca come insegnando di tacere. Il
anno la figura d’una lingua, ed il frutto quella di un cuore, volendo
con
ciò dimostrare l’allegoria racchiusa sotto il sim
Arceofonte, la spietata giovanetta assistette alla cerimonia funebre
con
una gelida indifferenza, del che sdegnata Venere
er la morte di lui e che solo la facciata del tempio fosse fabbricata
con
pietre di calamita. Arsinoe fu similmente il nome
un culto particolare pei coccodrilli, questi animali venivano nutriti
con
cura deligente e continua, e dopo la morte veniva
Enea e di Creusa. Suo padre quand’egli era ancora bambino lo condusse
con
sè nel Lazio, ove egli divenuto adulto fondò, sec
dicare col vino. Salvator Rosa nelle satire dice : So che Asclepiade
con
un suo trombone I sordi medicava. Sal. Rosa. La
te. 610. Ascolie. — Feste in onore di Bacco : si celebravano saltando
con
un piede in aria sulla pelle di un becco gonfiata
nde dispregio il suono della tromba trovando in esso qualche analogia
con
la voce dell’asino. 618. Asio. — Soprannome di Gi
orire ; ma le ricerche riuscirono vane, poichè Andromaca lo sottrasse
con
la fuga al pericolo, ricoverandosi col figlio in
Astrena. — Soprannome di Diana da varii luoghi in cui veniva adorata
con
culto particolare. 645. Astomi. — Dalla parola Gr
erale a tutt’i popoli dell’antichità. Questo culto degli astri veniva
con
particolare vocabolo chiamato Sabeismo vedi lo St
di Climene. Atalanta sposò Meleagro da cui ebbe Partenopea. Essa amò
con
passione la caccia e fu la prima a ferire il cign
re ognuno del canto suo la cose più utile agli uomini. Nettuno allora
con
un colpo di tridente battè la terra, e ne uscì un
ia. Per vendicarsi della vergognosa tresca che Eropa sua moglie aveva
con
suo fratello Tieste lo invitò ad un banchetto e g
ge. — Detta anche Auga, figlia d’ Aleo. Avendo dimorato qualche tempo
con
Ercole essa ne restò incinta ed andò a partorire
sione al loro riconoscimento. 680. Augia. — Re d’ Elide. Egli stabili
con
Ercole che gli avrebbe ceduto la decima parte dei
cui capitale fu Aulisia. Servio dice che era questa una piccola isola
con
un porto capace di contenere 50 vascelli. Fu in q
po qualche tempo si pacificarono, e un giorno Cefalo andando a caccia
con
Procride la uccise per inavvertenza. Allora Auror
e da lui questa contrada fu detta Ausonia. 688. Auspicii. — Cerimonie
con
le quali si pretendeva scoprire la volontà dei De
ferita dall’ombra di Aiace. Autoleone placò lo spettro del guerriero
con
sacrifizii ed offerte e così potè vivere dopo una
cteone. 697. Autopsia. — Coloro che erano in una stretta intelligenza
con
gli Dei, erano presso i Pagani ritenuti come per
to la figura d’un bel giovane, avente in mano un canestro di frutta e
con
ai piedi un cane. 699. Auxo. — Una delle Grazie.
ello era consacrato a Giunone ed a Marte, e gli auguri ne osservavano
con
particolare attenzione le grida ed il volo. 705.
e dagli scrittori dell’antichità, l’invenzione di schierare le truppe
con
quell’ordine che oggi si direbbe di attacco. Da c
ua gad significa felicità. 720. Baal-Peor. — Dio venerato dagli Arabi
con
culto particolare, sulla montagna di Peor. Si cre
ta la scalata all’ Olimpo. Di divolte montagne arman le destre E fan
con
rupi e scogli la battaglia, Odonsi cigolar sotto
canali, esse, appena coperte d’una pelle di tigre, tutte scapigliate,
con
in mano delle torce accese, facevano rintronar l’
nelle principali città dell’ Egitto, era consacrato al sole e adorato
con
particolare venerazione. Il pelo di questo animal
aprir fece, il padre prese : E se creder vogliam quel che vien detto.
Con
tanta industria a quel fanciul s’attese, Ch’unito
egli Dei. Bacco veniva rappresentato sotto diversi aspetti : talvolta
con
due corna sulla fronte, perchè nei suoi viaggi ri
animale che a lui si sagrificava ; talvolta a cavalcioni d’una botte
con
una coppa nelle mani e inghirlandolo di pampini ;
; e spesso finalmente circondato di amori, di baccanti e di satiri, e
con
un tirso nelle mani, in atto di far scaturire del
cc : e mosse alla conquista delle Indie. La favola dipinge questo dio
con
le corna e lo raffigura con un tirso fra le mani.
delle Indie. La favola dipinge questo dio con le corna e lo raffigura
con
un tirso fra le mani. Bacco fu allevato su di una
lla dea Cotitto, di cui si celebravano le cerimonie durante la notte,
con
le più luride oscenità. — V. Bali. 742. Baraico,
e l’eroe avea un oracolo, celebre per la maniera affatto particolare,
con
la quale rendeva i responsi. Coloro che venivano
onsultare l’oracolo, dopo aver pregato nel tempio, gittavano la sorte
con
quattro dadi, sopra dei quali erano incise alcune
Soprannome dato a Venere, che, sebbene di rado, veniva rappresentata
con
la barba, per dinotare che le erano attribuiti ta
Iperione, uccisero i figli di Basilea, la quale impazzì pel dolore e
con
le chiome disciolte, ballando e gridando, corse p
; ma poi, non fidandosi a lui, Mercurio sott’altra forma, e parlando
con
una voce diversa, si presentò a Batto e gli offrì
eneva, e d’una rustica polenta, Ch’avea per uso suo fatta pur dianzi,
Con
fede e con amor le pose innanzi. Ovidio. — Metam
una rustica polenta, Ch’avea per uso suo fatta pur dianzi, Con fede e
con
amor le pose innanzi. Ovidio. — Metamorfosi. Lib
tagna, e di là mostrò loro tutti gli abitanti della borgata, sommersi
con
le case dalle acque d’uno spaventevole diluvio, c
dare avante, Che l’ascosa radice il piè ritiene. Accorti del lor fin,
con
voci sante Rendon grazie alle parti alte e serene
avano mai nei loro sacrifizii poichè rappresentavano il loro dio Pane
con
la faccia e le gambe di becco, sotto il cui simbo
i Dei minori di tagliare la propria testa, di mischiare il suo sangue
con
la terra, e formarne gli uomini e gli animali. Qu
andali venivano così denominati il buono ed il cattivo genio ; Belbuc
con
la significazione di dio bianco e Zeomeeuc con qu
cattivo genio ; Belbuc con la significazione di dio bianco e Zeomeeuc
con
quella di dio nero. 760. Beleno. — Gli abitanti d
a avente in una mano una verga grondante sangue, coi capelli sparsi e
con
gli occhi truci. 769. Bellonarii. — Sacerdoti di
Essi celebravano i riti e le feste di questa dea, pungendosi il corpo
con
le spade, e offerendole il sangue che grondava da
delle genti, non puni di sua mano Bellorofonte, ma lo mandò in Licia
con
una lettera diretta a Lobate, padre di Antea, rim
col sudor cangiolla in fiume. Ritien la fonte il nome, e quelle valli
Con
puri irriga e liquidi cristalli. Ovidio Metamorf
nti. 805. Bistonio. — Diomede, tiranno e re della Tracia cra dinotato
con
questo soprannome. 806. Bisultore. — Soprannome d
. — Figlio di Nettuno. Egli si rese celebre per la estrema franchezza
con
la quale diceva ciò che pensava. 810. Boedromie.
e immortale. 814. Bolomancia. — Specie di divinazione che si eseguiva
con
delle frecce. Ezechiello ne fa menzione parlando
ugge ; E vede in Grecia appresso il regio nido Lei, che dal suo furor
con
molte fugge : La toglie in grembo, e volta a’Grec
molte fugge : La toglie in grembo, e volta a’Greci il tergo. E torna
con
la preda al patrio albergo. Ovidio. — Metamorfos
di questa metamorfosi procurò a Dardano 12 poledri, i quali correvano
con
tanta velocità che sorpassavano un campo di spigh
mero Iliade — Libro XX trad. di Vinc. Monti I Poeti dipingono Borea
con
le ali ai piedi ed alle spalle per mostrare, la s
con le ali ai piedi ed alle spalle per mostrare, la sua leggerezza e
con
la figura di un uomo giovane avvolto in un mantel
la città di Braurona. V. l’articolo precedente. 823. Briareo. — Detto
con
altro nome Egeone. Gigante, figlio del cielo e de
, la giovinetta Briseide, sprezzato il nostro avviso, Ben io, lo sai,
con
molti e caldi preghi Ti sconfortai dall’opra : ma
o amico, indusse Achille a prendere nuovamente le armi, e a vendicare
con
la morte di Ettore (il cui cadavere egli trascinò
fosse Cerere, altri Proserpina, ed altri Cibele. Plutarco la confonde
con
Flora ; Varrone la fa moglie di Fauno, e dice ch’
o di Maggio ; la cerimonia veniva fatta durante la notte, adornandosi
con
gran dispendio le case ove si celebrava e gli app
ran dispendio le case ove si celebrava e gli appartamenti illuminando
con
uno sterminato numero di torce. I Cartaginesi ave
Dio dei bevitori, il quale per questa ragione veniva sovente confuso
con
Bacco. In Grecia, sulla strada che da Tebe menava
a Giove tutti gli stranieri che approdavano nei suoi stati. Fu ucciso
con
suo figlio, e con tutti i suoi adepti, da Ercole,
stranieri che approdavano nei suoi stati. Fu ucciso con suo figlio, e
con
tutti i suoi adepti, da Ercole, al quale egli pre
i, che Busiride sia lo stesso che Osiride ; e che il sanguinoso culto
con
cui quest’ultimo veniva adorato, abbia dato vita
, Amico, re dei Bebrici, il quale non volle riconoscerlo. Egli allora
con
pochi seguaci si ritirò in Sicilia e durante la f
delle mogli di Vulcano. 862. Cabiri. — Divinità che venivano adorate
con
un culto tetro e misterioso, nell’isola di Samotr
edificare la città di Tebe, nel posto dove un bue, ch’egli conduceva
con
sè si era fermato, compiendosi così il dettato de
ure. Allora, afflitto e scoraggiato dalla crudele profezia, si esiliò
con
la moglie dal proprio paese, per non assistere al
apelli di colore azzurro per indicare l’aria d’onde soffia il vento e
con
le ali, per alludere alla loro paternità (V. Bore
perocchè essendosi Euripilie ricusato di aderire alle nozze dell’eroe
con
la figliuola, Ercole l’uccise, e poscia fuggì con
lle nozze dell’eroe con la figliuola, Ercole l’uccise, e poscia fuggì
con
Calciope, da cui ebbe un figliuolo per nome Tessa
iblo nella Siria : istituì in suo onore un culto sacro e particolare,
con
feste e sacerdoti. Bacco amò sfrenatamente Calico
ato su quelle sponde da una tempesta. Essa lo amò, e visse sette anni
con
lui ; ma, passato questo tempo, Ulisse fece ritor
lità che la Ninfa gli aveva fatto se avesse voluto continuare a viver
con
lei. 901. Calisto. — Detta anche Elicea : fu figl
rappresentano come una giovanetta coronata di lauro, adorna di flori,
con
un’aria maestosa, con una tromba nella mano dirit
giovanetta coronata di lauro, adorna di flori, con un’aria maestosa,
con
una tromba nella mano diritta, con un libro nella
na di flori, con un’aria maestosa, con una tromba nella mano diritta,
con
un libro nella sinistra, e seguita da altre tre f
i ai giudici ; i quali però le fecero grazia, ordinando da quel tempo
con
una legge che i maestri degli esercizii dovessero
ina. — V. Camarina. 919. Cameso. — Principe d’Italia, il quale divise
con
Giano l’autorità reale. 920. Camilla. — Regina de
orì in una battaglia uccisa da un colpo di giovallotto. Si chiamavano
con
nome collettivo Camilli tutti quel giovanetti che
ntrade abitate da quei popoli, ove il Dio Camulo veniva rappresentato
con
una picca ed uno scudo. 929. Canaca. — Era il nom
1. Canacea. — Altra figliuola di Eolo la quale non bisogna confondere
con
la Canace, di cui nell’articolo precedente. Canac
l’Idra di Lerna, e lo fece mordere al piede ; ma Ercole lo schiacciò
con
un colpo di clava, e Giunone allora lo trasportò
me di Giunone dalla città di Candara nella Pafaglonia, ov’era adorata
con
un culto particolare. 936. Candaulo. — Detto anch
che i Romani sagrificassero ogni anno uno di questi animali, volendo
con
ciò ricordare la sorpresa che i Galli fecero loro
me sacri, i quali lasciavano che coloro che si avvicinavano al tempio
con
la dovuta reverenza, entrassero liberamente ; men
e ; mentre latravano e talvolta laceravano coloro che non comparivano
con
la dovuta nettezza. Finalmente le arpie erano rit
potevano resistere al loro. Allora un sacerdote del Dio Canope, volle
con
una sfida, provare il contrario, e le statue dei
cese un gran fuoco, in mezzo al quale fu posta la statua di Canope, e
con
grande sorpresa dei Caldei, essi videro ben prest
e della sua rinomanza all’astuzia del sacerdote, il quale avea forato
con
una quantità di piccoli buchi le pareti del vaso,
piccoli buchi le pareti del vaso, e dopo averli esattamente otturati
con
della cera, riempì il vaso di acqua, la quale usc
mente otturati con della cera, riempì il vaso di acqua, la quale uscì
con
violenza non appena l’azione del fuoco ebbe lique
alle atroci bestemmie che egli scagliava contro il cielo, lo incenerì
con
un colpo di fulmine. Di questo empio bestemmiator
aglie, a cui il Senato avea tributato gli onori del trionfo, salivano
con
gran pompa e solennità nel carro trionfale. 949.
itto, veniva particolarmente venerato questo animale, ed era proibito
con
grande severità ucciderne alcuno, essendo radical
ale cerimonia consisteva nella corsa che esse facevano, percuotendosi
con
delle bacchette. 954. Capricorno. — Essendo un gi
di spaventose grida. Come fa l’onda là sovra Cariddi, Che si frange
con
quella in cui s’intoppa, Cosi convien che qui la
e grazie ; Omero la dà per consorte a Vulcano, volendo forse dinotare
con
questo connubio allegorico, la grazia e la bellez
ra anche questo uno dei soprannomi di Giove, per il culto particolare
con
cui veniva adorato nella provincia fondata da suo
biva alle dame di tener cani presso di loro. 974. Carmentis-Flamen. —
Con
questa denominazione veniva designato uno dei qui
di quei morti che non avevano la moneta da pagargli. Caron, dimonio
con
occhi di bragia, Loro accennando, tutte le raccog
te orribil fato Squarciar la benda ? È vita il solo errore ; Il saver
con
la morte all’uom fu dato. Schiller — Cassandra.
opia, e madre di Andromeda. Questa regina ebbe la vanità di credersi,
con
sua figlia, più bella di Giunone e delle Nereidi.
avallo Pegaso, pietrificò il mostruoso animale, mostrandogli lo scudo
con
la testa di Medusa, liberò Andromeda, e ottenne d
Pausania, un altro dei nomi della fontana conosciute più comunemente
con
quello di Castalia. 990. Castalia. — Ninfa, che A
sposi. A cagione della immortalità che, come dicemmo, Polluce divise
con
Castore, i Romani rinnovavano ogni anno nella fes
er la briglia un altro destidero, su cui non montava alcuno ; volendo
con
ciò spiegare che dei due fratelli uno solo poteva
come un presagio di guerra. Enea appena ebbe posto il piede in Italia
con
suo padre Anchise, ritenne come presagio di batta
un carro, ritenuto egualmente come sacro. Finalmente, si osservavano
con
grande attenzione i loro movimenti ed i loro nitr
smisurata grandezza non consentiva entrare dalle porte, e collocarono
con
le loro mani nel mezzo della città il fatale simu
onno, e introdussero in Troja tutta l’armata Greca : e così ebbe fine
con
la distruzione totale della città e dell’armata d
gno d’Atene, che dal suo nome fu detta Cecropia. Alcuni la confondono
con
Cecopro di cui nell’articolo precedente. 1025. Ce
spuglio per spiarlo, e Cefalo credendo che fosse una fiera, la uccise
con
l’istessa arme ch’ella gli aveva donato. Riconosc
tto gli attaccò sulla fronte uno dei capelli della testa di Medusa, e
con
quel talismano lo rese invincibile. 1032. Cefiso.
in cerca e saputa la sua morte ottenne dagli Dei di essere cangiata,
con
lui, nell’uccello che si chiama Alcione V. Alcion
035. Celadone. — Uno di coloro che furono uccisi alle nozze di Perseo
con
Andromeda. 1036. Celana. — Comunemente si dava il
a della ninfa Pirene. Essendo stata uccisa involontariamente da Diana
con
una freccia che questa lanciava ad una fiera, la
tà cavalli. Essi erano sempre armati di nodosi bastoni e si servivano
con
estrema destrezza dell’arco. E tra ’I piè della
— Così viene soprannominato il gigante Briareo, che la favola dipinge
con
cinquanta braccia e cento mani. e Briareo Cui la
Questa credenza viene dall’ etimologia greca Κεραμπτον che significa
con
le corna. 1055. Cerasti. — Popoli di Amatunta, ce
’Inferno e del palazzo di Plutone. ….. il gran Cerbero udiro Abbaiar
con
tre gole, e ’l buio regno Intronar tutto ; indi i
ider pria giacer disteso avanti, Poi sorger, digrignar, rabido farsi.
Con
tre colli arruffarsi, e mille serpi Squassarsi in
Perch’ebbe il suo valor Cerbero a scherno, Quel mostro ch’ivi abbaja
con
tre teste, Per forza incatenollo Ercole, e prese,
i gli sventurati pazienti. Teseo disfece questo brigante, uccidendolo
con
l’istesso supplizio ch’egli infliggeva ai viaggia
ore di Cerere ordinò che Proserpina avesse passato sei mesi dell’anno
con
sua madre sulla terra, e gli altri sei con sua ma
passato sei mesi dell’anno con sua madre sulla terra, e gli altri sei
con
sua marito all’inferno. Cerere aveva diversi temp
oposito di questa famosa Divinità. Ve ne sono molti che la confondono
con
Cibele ; ossia la Terra, quantunque queste due De
i giuochi funebri in onore di Giulio Cesare, fosse apparsa una cometa
con
la coda, o stella crinita, e che questa apparizio
’esser più bella di Diana, del che sdegnata la Dea, le forò la lingua
con
una freccia. 1083. Chiromanzia. — Così veniva det
ulle montagne e nei boschi sempre armato di un arco di cui si serviva
con
mirabile destrezza. Conoscendo per lungo uso le v
bbracciavano lo spazio di venti stadii. Le onde del mare, frangendosi
con
spaventevole rumore fra quelle rocce, spingevano
llora la figlia di questo trascinò il padre all’altare, e dopo averlo
con
le sue mani svenato, si uccise sul corpo di lui.
urore. Veniva chiamata la madre degli Dei, non altrimenti che Cibelle
con
la quale per altro non bisogna punto confonderla.
terra ; viene raffigurata sotto le sembianze d’una donna bellissima,
con
una corona di torri sul capo, circondata da anima
bellissima, con una corona di torri sul capo, circondata da animali,
con
una gonna seminata di fiori e montata su di un ca
on poche medaglie dei tempi antichi ove è scolpita la Dea della pietà
con
una cicogna accanto. 1100. Ciconi. — Popoli della
gnato per la disfatta del proprio figlio volle battersi personalmente
con
Ercole ; ma Giove li separò facendo cadere fra di
to. 1134. Ciparisso. — Figlio di Telefa e di Apollo. Egli addimesticò
con
gran cura un cervo al quale era estremamente affe
. la Deessa udiro Dai ben torti capei, Circe, che dentro Canterellava
con
leggiadra voce, Ed un ampia tessea, lucida, fina,
ali venti. 1140. Cirene. — Ninfa figlia del fiume Peneo. Apollo l’amò
con
passione e la condusse in Africa ov’essa divenne
e. Secondo il suddetto scrittore, la clava di Teseo, veniva designata
con
l’epiteto di Epidauriana, perchè fu appunto nell’
lotta contro un cittadino di Epidauro, abbatè una colonna di una casa
con
un pugno, facendo così morire un gran numero di p
u figlia di Borea e moglie di Fineo. 1179. Cleromanzia. — Divinazione
con
la quale si pretendeva conoscere la sorte per mez
i. 1182. Climene. — Ninfa, figlia dell’Oceano e di Teti. Apollo l’amò
con
passione e ne ebbe va rii figli. Climene era anch
o sotto figura di una donna giovane, d’imponente e maestosa bellezza,
con
la fronte coronata di lauro, e avendo nella mano
ennone era all’assedio di Troja, essa amò Egisto, il quale, d’accordo
con
lei, assassinò Agamennone, quando questi ritornò
sti ritornò dalla guerra, e si rese padrone de’suoi stati, usurpando,
con
sanguinosa opera di regicidio, il suo trono ed il
sacro. Gli abitatori del lago Meris e i popoli di Tebe, lo veneravano
con
un culto particolare : lo addomesticavano e gli c
ra anzi buon numero in cui i coccodrilli venivano uccisi e riguardati
con
orrore, dappoichè era diffusa credenza, che Tifon
ell’inferno che circonda il Tartaro e arricchisce le sue tristi acque
con
le lagrime dei dannati. Cocito era anche il nome
il nome di uno dei discepoli del centauro Chirone. 1213. Coe o Coo. —
Con
questo nome i ragani designavano il secondo giorn
lo stretto di Gibilterra, dando cosi la comunicazione al Mediterraneo
con
l’oceano. Sulle due montagne, Ercole fece innalza
l’eleganza della moda. Veniva rappresentata inghirlanda ta di fiori e
con
una torcia accesa nella mano destra. 1231.Concord
ra. 1231.Concordia. — Figlia di Giove e di Temi. I Romani l’adoravano
con
un culto particolare e le avevano innalzato un te
ssero improvvisamente comparse cinque cerve, di non comune grandezza,
con
le corna d’oro. Diana si dette a inseguirle, ma n
tuno Ippio. 1240.Consuali. — Feste che si celebravano particolarmente
con
gli spettacoli del Circo, in onore del dio Nettun
e di suo fratello Ifidamo, ucciso da Agamennone, gli trapassò la mano
con
un colpo di lancia ; ma fu da quest’ultimo egualm
ni dei questa terra. Al dire di Focio, Ercole veniva spesso effigiato
con
un corno dell’abbondanza sul braccio, perchè Ache
sciuta anche sotto il nome di Arfinoe, figlia di Flegia. Apollo l’amo
con
passione ; ma essa l’abbandonò per darsi ad Ischi
i voglia in ciel superba dea. La vede il corvo un di che si trastulla
Con
altro amante, e che ad Apollo è rea ; E va per ac
armi e ne segui un accanito combattimento, nel quale Altmeno trafisse
con
una freccia Crateo. Questo sventurato principe mo
accusa, e volle uccidere Prisso ; ma questo giovane si salvò fuggendo
con
la propria sorella Elle. 1292. Cretheja-Virgo. —
nell’articolo precedente. 1293. Cretone. — Figlio di Diocle. Recatosi
con
suo fratello Orsiloco all’assedio di Troja, furon
ratello Orsiloco all’assedio di Troja, furono entrambi uccisi da Enea
con
un sol colpo. Menelao durò gran fatica a ritoglie
’al tuo seggio arrivi, Che fia poi ne l’Esperia, ove il Tirreno Tebro
con
placid’onde opimi campi Di bellicosa gente imping
a lui venuto dalla città di Criaforide, nella Caria, dove era adorato
con
culto speciale. 1296. Criaforo. — Figlio di Nettu
Degli Achivi era Crise alle veloci Prore venuto a riscattar la figlia
Con
molto prezzo. In man le bende avea, E l’auro scet
rudeli speranze, si dette di sua mano la morte. 1308. Crisomattone. —
Con
questo nome i greci indicavano il famoso agnello
un altro Croco, marito di Smilaxa. Essi si amavano cosi teneramente e
con
tanta innocenza, che gli dei li cangiarono in arb
va alla voluttà. Veniva rappresentato sotto la figura di un fanciullo
con
gli occhi bendati, con un arco ed un turcasso pie
rappresentato sotto la figura di un fanciullo con gli occhi bendati,
con
un arco ed un turcasso pieno di frecce. Egli fu a
hi bendati, con un arco ed un turcasso pieno di frecce. Egli fu amato
con
passione da Psiche. Compagni di Cupido erano i pi
abini onoravano sotto questa denominazione, Giunone, rappresentandola
con
una lancia nella destra. D 1337. Dadea. —
natamente amata da Apollo. Un giorno mentre essa cercava di sottrarsi
con
la fuga alle amorose persecuzioni di quel dio, la
loro responsi, mangiavano delle foglie di lauro, volendo far credere
con
cio che essi fossero ispirati da Apollo, a cui qu
ni. — Giovane pastore della Sicilia : fu figlio di Mercurio. Egli amò
con
passione una ninfa ed ottenne dagli dei la grazia
nomi di Cerere, come era detto Damastio il decimo mese del loro anno.
Con
poca differenza di giorni, corrisponde al nostro
delle isole Cicladi, dove Politetto, re di quella, la sposò allevando
con
affetto paterno Perseo, di cui ella era rimasta i
adre, furono condannate nell’inferno ad attingere eternamente l’acqua
con
una secchia senza fondo. Le Danaidi, furono dette
dalie. — Feste greche celebrate in onore della pacificazione di Giove
con
Giunone V. Citerone. Gli abitanti di Platea, cele
ito, per lasciarveli morire. Essi però pensarono al modo di sottrarsi
con
la fuga all’orribile e lenta morte che loro sovra
otrigliezze dell’arte loro, fabbricarono delle ali che Dedalo attaccò
con
grossi pezzi di cera alle spalle del figlio, dopo
al figliuolo di non volare nè troppo basso, nè troppo alto, temendo,
con
giusto discernimento, che nel primo caso i miasmi
vi appresso al re talmente è viva La fama delle sue stupende prove, E
con
tal premio Cocalo il ritiene, Che riveder più non
llara. 1374. Dee. — Divinità del sesso femminino, adorate dai pagani
con
culto e cerimonie particolari. Venivano distinte
i pagani era generale opinione che quei mortali che avevano contatto
con
le dee non vivessero a lungo. 1375. Dee Madri — C
avevano contatto con le dee non vivessero a lungo. 1375. Dee Madri —
Con
questo nome venivano dinotate quelle divinità che
à, quanto sui monumenti, si vede la loro effigie sempre rappresentata
con
un corno dell’abbondanza. Secondo l’opinione di D
iculo eran queste le ragioni per le quali il tempio d’Anguja divenne,
con
l’andare degli anni, ricchissimo, contandosi fra
mero di numi, ma i re, i pontefici, e le città intere, contribuirono,
con
tutte le loro forze fisiche e morali, all’apoteos
niva celebrata da tutta la città. Dopo che il corpo era stato sepolto
con
gran pompa, si metteva una figura di cera che ne
mi, di fiori, di erbe e di profumi, e ciò fatto il novello imperatore
con
una fiaccola appiccava il fuoco ai quattro angoli
Fa d’animo e di cor costante e fermo ; Ciò disse, e da furor spinta,
con
lui, Ch’adeguava i suoi passi arditamente, Si mis
Meganira, o secondo altre opinioni, figlio d’Ippotoone. Cerere l’amò
con
passione, tanto che per renderlo immortale, e per
a combattè contro il fiume Acheolo. Domato il nemico, l’eroe condusse
con
sè la bellissima sposa, e giunti al fiume Eveneo,
schiva all’occhio, prese Parer di dare al sangue un’altra scorza : E
con
vermigli fior tale il lin rese, Ch’ogni occhio a
e ; — V. Arione — altri da quello che trattò il matrimonio di Nettuno
con
Anfitrite ; altri da uno di quei marinai che Bacc
ncinto della sua luce immortale, bello della sua eterna giovanezza, e
con
una lira d’oronella mano, da cui traeva dolcissim
di d’oro. Il re, credendo ch’ella fosse colpita di pazzia, la scacciò
con
aspre maniere, e allora Demofila innanzi al re st
ni. I decreti di questa cieca divinità, regolatrice di tutte le cose,
con
un potere assoluto, erano irrevocabili. Giove ste
re le flere, dai conosciuti sentieri. 1427. Dia o Dea. — Appellazione
con
la quale i greci indicavano particolarmente Cerer
urre dei fanciulli innanzi all’altare della dea, ove venivano battuti
con
le verghe in così aspra maniera, che il maggior n
. 1432. Diania-turba. — Ossia turba, drappello e anche muta di Diana.
Con
questo nome venivano designati i cani addestrati
done. — Figlia di Belo, re di Tiro, detta dapprima Elisa e conosciuta
con
l’appellazione di Dido : fu moglie di Sicheo, che
rsi la morte che violare il suo giuramento di fedeltá. Ella si ucsise
con
un pugnale, e ciò le valse il nome di Didone, che
ngolari ; ne hanno di zoppi e di ciechi. Parlano degli amori di Anubi
con
la Luna ; fanno che Diana venisse sferzata ; che
freno alle fiere onde, ed i verdi Campi, i ripari rovesciando, ingoia
Con
fragor le speranze e le fatiche Del gagliardi col
o di devozione e di oscenità. 1463. Dionisio. — Detto anche Dioniso :
con
questo nome veniva indicato il dio Bacco, dalla c
pubblici mercati a suo profitto le spoglie di che si rendeva padrone
con
sacrilega violenza. Ciò non ostante gli dei non f
opra la terra. 1465. Dioscuri. — Castore e Polluce venivano designati
con
questo nome. Gli antichi veneravano diverse altre
di Trezeno. 1469. Dirce. — Fu moglie di Lico, re di Tebe. Ella trattò
con
assai aspra maniera per lungo tempo Anflone ed An
ato vantarsi d’essere più bella di lei. Non bisogna punto confonderla
con
la Dirce, di cui nell’articolo precedente. 1471.
Venere, ciò che fu causa d’infinite sventure. La Discordia si dipinge
con
capigliatura di serpi, con volto livido, con occh
infinite sventure. La Discordia si dipinge con capigliatura di serpi,
con
volto livido, con occhi impietriti, e vesti insan
La Discordia si dipinge con capigliatura di serpi, con volto livido,
con
occhi impietriti, e vesti insanguinate ; avendo n
tina. — Ninfa dell’isola di Creta, che assai di sovente viene confusa
con
Diana. La tradizione mitologica racconta di lei,
idio fosse uno dei figli di Giove : altri lo hanno di sovente confuso
con
Ercole. 1483. Divall. — In onore della dea Angero
i si adoperava il fuoco si chiamava Piromanzia ; quella che si faceva
con
la terra chiamavasi Geromanzia ; e quella che si
città di Dolichene. 1492. Dolone. — Trojano, celebre per la rapidità
con
la quale correva. Nella speranza di avere in prem
n orribile drago, che strisciando sull’albero divoro otto passere che
con
la loro madre vi annidavano ; e dopo d’averle div
ica attribuisce una celerità prodigiosa, forse per alludere all’ansia
con
la quale essa cercò per tutta la terra la figliuo
sorella Iole il bambino, il quale, senza di ciò, sarebbe stato chiuso
con
lei nella corteccia dell’albero. Driope era anche
ruidi, sacerdotesse del culto religioso dei Celti, venivano designate
con
questo nome. Al pari dei loro mariti esse venivan
eologia, della quale essi non spiegavano taluni dati articoli, se non
con
grandissima riserba, ed in casi estremamente rari
quercie secolari ; e ricevevano coloro che li andavano a consultare,
con
le cerimonie più solenni e misteriose. La religio
mini, e a questo nuovo popolo impose il nome di Mirmidoni. Eaco regnò
con
tanta giustizia che alla sua morte Plutone lo ass
suoi concittadini, perchè questi non avevano onorato la sua vittoria
con
un monumento, imprecò contro di essi una maledizi
re e Mecastore. — Formola di giuramento assai in uso presso i pagani,
con
la quale essi giuravano per Castore nell’istesso
i pagani, con la quale essi giuravano per Castore nell’istesso senso
con
cui adoperavano la parola Meehrcole quando presta
di Perseo. Secondo il citato autore, Giove, dopo aver avuto commercio
con
Asteria, la dette in moglie a Perseo e da questo
cque Ecate. Teocrito lo Scoliaste, dice che Giove ebbe dai suoi amori
con
Cerere una figliuola che fu detta Ecate, la quale
serpina quando stava nell’inferno. Presso i pagani veniva Ecate detta
con
nome particolare dea Triformis, appunto per allud
adronirsene, e che allora gl’indigeni fanno uno strepito spaventevole
con
ogni specie di strumenti, per obbligare il mostro
e della favola racconta di lei che avendo un giorno di comune accordo
con
Giove, intrattenuta Giunone coi suoi piacevoli di
nde questa non avesse disturbato un colloquio amoroso che Giove aveva
con
una ninfa del seguito di sua moglie, Giunone, sap
co a ripetere l’ultima parola di coloro che la interrogavano. Eco amò
con
passione Narciso, ma vedendosi da lui disprezzata
avevano seguita, queste si avventarono sul traditore e lo acciecarono
con
uno spillo, mentre Ecuba di sua propria mano ucci
avano alla vita del fanciullo, lo consegnò ad uno dei suoi ufficiali,
con
ordine espresso di farlo morire, ma quell’ufficia
ndo di lasciare così la sua patria. Giunto nella Focide, ebbe querela
con
uno sconosciuto e lo uccise. Quello incognito era
dipo, era pur sempre un fatto mostruoso, castigarono la città di Tebe
con
una orribile pestilenza, la quale non cessò che q
ccaccio, che Edone fosse cangiato in un cardellino, uccello che canta
con
un tuono triste e malinconico. 1554. Edonidi. — L
i marmi più rari e preziosi : le sue porte erano di legno di cipresso
con
intagli preziosissimi di legno di cedro, e con st
o di legno di cipresso con intagli preziosissimi di legno di cedro, e
con
statue e quadri di un valore favoloso. E pure que
tempio, che essi menarono nuovamente a termine dopo lunghissimi anni,
con
più magnificenza e ricchezza. Ma sembra che il de
di esse consisteva nella corsa che tre giovanetti facevano, ciascuno
con
una torcia accesa nella destra. Quello fra i tre
a torcia accesa nella destra. Quello fra i tre che giungeva alla meta
con
la torcia accesa, gualagnava il premio ; se poi l
ul monte Cilleno, vide due serpenti attorcigliati insieme e li divise
con
un colpo di bastone : nell’istesso momento egli f
e dell’ottavo, Tiresia trovò altri due serpenti, li divise nuovamente
con
non colpo di bastone e ritornò uomo. Questa doppi
un dissidio fra loro, essi morirono entrambi, in seguito alle ferite
con
che si erano reciprocamente offesi. 1568. Efialti
575. Egeo. — Figlio di Pandio e fratello di Niso, di Pallante e Lico.
Con
essi egli riconquistò l’Attica di cui i Mezioniti
Etra una spada, ingiungendole di conservarla onde suo figlio potesse
con
quella farsi riconoscere dal re di Atene. In pros
rese ogni cosa e fece il possibile onde impedire il riconoscimento, e
con
seduzioni ed incantesimi avea quasi persuaso Egeo
, e Teseo dovè, come gli altri, sottostare alla comune fatalità. Egeo
con
le lagrime del più profondo dolore vide partire i
o dolore vide partire il figlio suo dilettissimo, al quale raccomandò
con
le più calde preghiere di far cangiare le nere ve
cangiare le nere vele del vascello, che faceva il terribile viaggio,
con
altrettante di colore bianco, ove mai egli, per u
ento braccia e cinquanta teste. …. In quella guisa Che si dice Egeon
con
cento braccia E cento mani, da cinquanta bocche F
col gran Giove a fronte, Quando contra i suoi folgori e i suoi tuoni
Con
altrettante spade ed altrettanti Scudi tonava e f
nsigliera di Numa Pompilio, secondo re di Roma, il quale finse d’aver
con
lei dei segreti colloquii, affine di dare più aut
ifizii ed offerte, onde implorare un parto felice. 1579. Egghitree. —
Con
questa denominazione i Greci indicavano quelle do
lla parola Greca άηξ άηγδς, che significa capra ; i pagani indicavano
con
questo nome un particolare sagrifizio espiatorio
di tutti gli attributi della sua autorità. Coprivano quindi la fossa
con
una tavola forata in più punti e si gettava su di
; e Virgilio dice che Minerva combatteva coprendosi tutta la persona
con
uno scudo, o Egida, su cui era incisa la testa de
disgraziata donna. 1585. Egina. — Figlia del flume Asopo, la quale fu
con
passione amata da Giove, che sotto la forma di un
, figlio di Mirmidone, che la rese madre di Menezio. 1586. Egineti. —
Con
questo nome erano conosciuti gli abitanti dell’is
o di mano ebbe principio l’odio inestinguibile che divise poi sempre,
con
mortale inimicizia gli Ateniesi e gli Egineti, i
e facilitare il commercio marittimo, a servirsi delle monete, potendo
con
tal mezzo dar maggiore sviluppo allo scambio, e s
altri poeti e cronisti della favola è assai di sovente chiamato Giove
con
questa denominazione. 1588. Egipane — Il dio Pane
nse a Micene e lo uccise. In seguito venuto Egisto in grande amicizia
con
Agammenone, re d’Argo e di Micene, questi, al mom
e quando dopo la caduta di Troja, quegli ritornò in patria, d’accordo
con
la colpevole moglie, lo assassinò, e tenne per lu
Micene, uccise l’usurpatore Egisto, e trasportato dal furore trapassò
con
l’istessa spada il seno di Clitennestra sua madre
le giornate ; ed ei nel fondo Della ricca di paschi Argo tranquilla,
Con
detti aspersi di dolce, veleno, La moglie dell’At
dormiva profondamente, essa chiamò due Satiri, Monatilo, e Cronide e
con
essi d’accordo, legò le mani al dormente con una
i, Monatilo, e Cronide e con essi d’accordo, legò le mani al dormente
con
una catena di fiori, e gli unse il viso con il su
legò le mani al dormente con una catena di fiori, e gli unse il viso
con
il succo delle gelse more. Egla era anche il nome
9. Egofaga. — Detta anche Caprivoca, vale a dire che divora le capre.
Con
questo soprannome i Lacedemoni indicavano Giunone
uesti figli, ed Elena stessa, fossero nati dagli amori che Giove ebbe
con
Leda — V. Castore e Polluce. Tindaro Re d’Ebalia
la vera cagione della sanguinosa guerra tra Greci e Troiani, che finì
con
la totale distruzione della città di Troia, dopo
i Troiani immersi nel sonno. …… Una gran face in mano Riprese, e diè
con
essa il cenno ai Greci. Virgilio — Eneide L. VI
la vendetta esercitata sopra i Troiani e riconciliatosi di buon grado
con
l’adultera sposa, la condusse come in trionfo a S
anetta per nome Cassandra e la favola racconta che dormendo un giorno
con
lei nel vestibolo interno di un tempio, due dragh
di Ulisse e degli altri capi dell’esercito, s’impadronirono di Eleno
con
l’astuzia. Giunto al campo nemico egli predisse a
to Filottete ad abbandonare la sua isola, e portarsi nel campo Greco,
con
le frecce di Ercole. In seguito Eleno, divenuto s
epoca in cui ritornato a Micene col suo fido Pilade, ordi, d’ accordo
con
la sorella, la congiura da cui risultò la morte d
icare una città a cui fu dato il nome di Eleutera. 1631. Eleuteria. —
Con
questo nome i greci adoravano la dea della libert
feste che si celebravano in onore del Sole. 1636. Eliadì. — Venivano
con
tal nome conosciute le sorelle di Fetonte, figliu
e degli altri pianeti. 1637. Elice. — Ninfa, figlia di Oleno. Avendo
con
sua sorella Ega, preso cura dell’infanzia di Giov
n tempio assai in rinomanza presso i pagani. 1638. Elielo. — I Romani
con
questo nome adoravano Giove e credevano che pronu
iscritto, comunicava ancora il suo volere, sia chinando il capo, sia
con
far cenno con le braccia. La città di Corinto si
unicava ancora il suo volere, sia chinando il capo, sia con far cenno
con
le braccia. La città di Corinto si chiamava anch’
petono, che Saturno era il sovrano dei campi Elisi ; ove egli regnava
con
sua moglie Rea. Omero e Virglio scrissero che gli
accompagnata, l’abbandonò per modo che affogò miseramente, rendendo,
con
la sua morte, celebre quel tratto di mare, che da
lo rispose che bisognava rifabbricare il tempio di Minerva, e placare
con
grandi sacrifizii l’ombra della morta sacerdotess
ato in majale. Avendo riacquistata la primitiva sua forma, egli corse
con
tanta velocità, onde raggiungere i suoi compagni,
ominazione di Bacco dalla bocca aperla. Plinio, nelle sue cronache, e
con
lui varii altri scrittori dell’antichità, narrano
to in Africa, s’imbattesse in un leone che restò fermo innanzi a lui,
con
la bocca spalancata. Elpide, impaurito pensò sott
on la bocca spalancata. Elpide, impaurito pensò sottrarsi al pericolo
con
la fuga, e si arrampicò su di un albero, ai piedi
giovani recatisi sulla tomba di lui combattevano una specie di duello
con
delle verghe, e solo cessavano dal duellarsi, all
rice dei parti ond’è che le donne incinta ne invocavano la protezione
con
ricchissimi doni. L’opinione della potenza sopran
il vocabolo stesso di Emitea. 1663. Emo. — Re della Tracia, il quale
con
sua moglie Rodope, volle farsi dai suoi sudditi a
avrebbe ucciso, sè questi non si fosse sottratto al furore del figlio
con
la fuga. Allora Emone rivolse contro se stesso tu
l padre. Il padre a lui, Tosto che il vede, alto sclamando accorre, E
con
rotti singulti : Oh sciagurato ! « Oh ! che mai f
esso irato Sovra l’acciar slanciandosi, sel figge Mezzo nel fianco, e
con
tremole braccia Stringe al petto la vergine, e ve
che stessero i villaggi. 1666. Emploei. — Pubblici giuochi celebrati
con
molta solennità dagli Ateniesi, i quali vi si rec
nastri e di fiori. 1667. Empoleo. — Soprannome di Mercurio che veniva
con
esso riverito come protettore dei mercanti. 1668.
he dell’antichità, questi due Titani, sono di sovente scambiati l’uno
con
l’altro. Schiaccia l’immensa fronte Etna sublime
del fumo ; immagini e configurazioni queste, che si addicono entrambi
con
assai convenienza ad un vulcano. La cronaca fa a
figlio, chiamato Ascanio o anche Julo o Julio. Allorchè Paride giunse
con
la rapita sposa di Menelao, alla corte di Priamo,
à. Enea sostenne un particolare duello col più prode guerriero Greco,
con
Achille ; ed ebbe uno scontro non meno pericoloso
uerriero Greco, con Achille ; ed ebbe uno scontro non meno pericoloso
con
Diomede, nel quale però Enea, ebbe seco stesso a
lla a soffrire, poichè tutte le volte che Enea correva in uno scentro
con
l’inimico, un positivo pericolo, Nettuno lo ravvo
a cadde, Enea dopo averla eroicamente difesa, ne uscì la notte stessa
con
tutti quei Trojani che vollero seguire le sue sor
raffatta dall’orda irrompente dei soldati vincitori, ella dovè pagare
con
la vita, e forse anche con l’onore, la triste glo
te dei soldati vincitori, ella dovè pagare con la vita, e forse anche
con
l’onore, la triste gloria di esser moglie d’un vi
anche con l’onore, la triste gloria di esser moglie d’un vinto. Enea,
con
tutti i suoi seguaci, potè dopo qualche tempo, im
Recatosi quindi a Delo, fu da Anio, vecchio amico di Anchise, accolto
con
ogni amorevolezza, e dove, l’oracolo interrogato
one. ….. e via più bello. Ma di beltà feroce e graziosa Le giva Enea
con
la sua schiera a lato. Qual se ne va da Licia e d
ancora sopito il rancore per la morte del loro re Turno, collegatisi
con
Mezenzio re dell’Etruria, dichiararono la guerra
dendolo coperto di ferite lo avesse trasportato nel cielo, dopo avere
con
materna sollecitudine lavato il suo corpo nelle o
e privato presso Diomede, ove rese all’avo paterno, gli onori funebri
con
gran pompa e solennità, e volle che il luogo ove
ovasi nelle tradizioni della favola indicato Marte, dio della guerra,
con
questo nome. 1679. Enia. — Soprannome di Bellona
. — Così aveva nome una delle figliuole di Anio e di Dorippe. Essa fu
con
le sue due sorelle cangiata in colomba. V. Anio.
tume in uso presso gli antichi di marcare le indicazioni delle strade
con
una pietra quatrangolare sulla quale era scolpita
esse potuto raggiungerlo, Paride morì, ed essa disperata si strangolò
con
la propria cintura. 1693. Enopione. — Figlio di A
oli di Licaone, re d’Arcadia. Egli fu il primo a stabilirsi in Italia
con
una colonia greca. Secondo Virgilio egli dette an
un contra l’altro si levaro : Brandir le braccia ; ritirarsi indietro
Con
le teste alte ; in guardia si posaro Or questi or
fosse, il mar, la terra e ’l ciclo, Lacerati da lor, confusi e sparsi
Con
essi andrian per lo gran vano a volo. Ma la possa
, ed a re tale il freno Ne diè, ch’ei ne potesse or questi, or quelli
Con
certa legge o rattenere o spingere, Virgilio — E
rvazione del flusso e riflusso della marea, cosicchè spesso prediceva
con
felice successo, quale vento dovesse soffiare per
i pubblicamente, ed erano preceduti da un giovine vestito di bianco e
con
una fiaccola nella destra. 1711. Epemenide. — V.
ponde del flume Assio, dette il suo nome a quella contrada conosciuta
con
la denominazione di Peonia. 1713. Epeuso. — Altro
ne. 1720. Epiclidie. — Feste che gli abitanti dell’Attica celebravano
con
gran pompa in onore di Cerere, in ringraziamento
n tempio dedicato al suo culto nel borgo di Bassa, ove veniva adorato
con
la stessa denominazione. 1723. Epidauria. — Nella
Urano, ossia il cielo e sua sorella Gea, fu detta Rea ossia la terra.
Con
questi nomi al dire del cronista Sanconiatone, i
ve, temendo che questi sdegnato contro Prometeo per aver questi fatta
con
la creta una figura umana e detto che era anch’eg
vano vincitori ai pubblici giuochi. Non bisogna confondere l’Epinicio
con
l’Epiodia canzone funebre, alla quale davasi comu
rca, si dava codesto nome ad una festa delle barche, che si celebrava
con
grande apparato nell’isola di Rodi. 1744. Episcir
si aggirava pel campo, gli comparve un uomo di una grande statura, e
con
lunga barba nera, e che avendolo ucciso rimase al
1750. Epopeo. — Dalla ninfa Canace ebbe Nettuno un figlio che chiamò
con
questo nome. Divenuto adulto, Epopeo, dotato di u
tempo nella città di Sicione di cui Corace era re. Quivi, profittando
con
grande avvedutezza e coraggio, delle inimicizie c
ne. La tradizione favolosa dice che la dea, in attestato dell’affetto
con
che ebbe caro Epopeo, fece quand’egli morì, scatu
el campo Marzio. 1755. Equità. — Veniva questa divinità rappresentata
con
una spada in una mano ed una bilancia nell’altra.
da in una mano ed una bilancia nell’altra. Assai sovente si confondea
con
Astrea. Al dire di Pindaro l’Equità fu madre di t
ssa aveva nella città di Lebadia, molte statue che la rappresentavano
con
un’oca in mano. 1764. Ercole. — In greco Eraclide
igliuolo di Alcmena, à una tinta particolarmente greca, che armonizza
con
grande concordia tanto coll’assieme di tutta la c
la concezione primitiva. Per metter d’accordo la opinione di Erodoto,
con
quanto ci detta il ragionamento e la conoscenza d
a Melkarth, divinità Fenicia, che assai di sovente viene identificata
con
l’eroe greco, la si può relegare, come Som, nel n
appartenente al primo periodo della civilizzazione, il quale accetta
con
gioia i più duri lavori, e compie le imprese più
infestano, combatte i mostri, protegge i deboli, fertilizza il suolo
con
lo scolamento delle acque, e civilizzatore e guer
nno Omerico ci presenta nello stesso ordine i fatti della tradizione,
con
la stessa semplicità con la quale gli stessi fatt
ello stesso ordine i fatti della tradizione, con la stessa semplicità
con
la quale gli stessi fatti sono esposti nell’Iliad
he traccia delle tradizioni fenicie, la quale armonizza in certo modo
con
l’Ercole greco. Cicerone conta fino a sei eroi di
rato in culla, ma l’eroe fanciullo uccise i due mostri strangolandoli
con
le mani. Avidamente in tortuose spire Stringean
da guerra. E fatal prova nel primier periglio Dando d’immenso ardire.
Con
mano inevitabile n’afferra Cli orridi mostri insa
meta piegar sicuri e illesi Gli assi di rota, insegnò pure al figlio
Con
dolce cura Anfitrion medesmo. Teocrito — L’Ercol
ni. Castore e Polluce, negli esercizii ginnastici e guerrieri. Come
con
lancia in resta, e il tergo ascoso Sotto lo scudo
dillio XXIV. trad. di G. M. Pagnini. Colpito da Lino, egli lo uccise
con
un colpo di lira per il quale fatto, richiamato i
to stesso, la quale mandava assolto chiunque avesse respinto la forza
con
la forza. In conseguenza di questa legge, egli fu
ino della Virtù ». Un giorno tornando dalla caccia Ercole si incontrò
con
gli araldi che Ergino inviava a Tebe onde ricever
ricevere il tributo imposto a quella città. Egli dopo averli battuti
con
la sua clava, ne fece alcuni prigionieri e dopo a
nemica di agire, mediante gran numero di rocce e di scogli che egli,
con
la sua forza soprannaturale, aveva fatto cadere s
i lanciò, onde raffrenare il suo terribile furore. Pindaro si accorda
con
Euripide per far perire i figli di Ercole sotto l
poeti greci fanno menzione di questo numero determinato, il quale fu,
con
ogni probabilità, immaginato dagli Alessandrini i
dagli Alessandrini in seguito dell’identificazione dell’Ercole greco,
con
l’Ercole egizia no, il quale nella sua qualità di
sta Nemea. All’altra mano un baston saldo avea Di frondoso olcastro,
con
sua scorza. Di non vulgar misura, che alle falde
i non vulgar misura, che alle falde Del sacrato Elicona intero svelsi
Con
le dense radici….. Teocrito — Idillio — XXV. tra
, la lancia e finalmente la corazza, opera di un Do. Egli tira d’arco
con
impareggiabile destrezza e persino uno dei suoi c
struzione degli uccelli del lago Stinfalo os sia delle Arpie le quali
con
la loro prodigiosa quantità, oscuravano il sole.
e ove fece sposare Megara a Iolase, ritenendo la sua primitiva unione
con
quella come disapprovata dagli dei. Seguendo la o
lia. Tale è almeno la opinione di Apollodoro, la quale non si accorda
con
quanto ne dice Sofocle, secondo cui Ercole, era g
cui era premio la mano di Iole. Qualche tempo dopo, viaggiando Ercole
con
Ifito figlio di Euriteo, lo uccise precipitandolo
a fraude in lui Col servaggio puni. Chè se vendetta Fatto egli avesse
con
aperta forza. Perdonatò gi avria ; ma tradimento
i due nemici erano uno di fronte all’altro, allorchè Giove li separò
con
un colpo di fulmine. L’oracolo novellamente inter
ide, egli uccise Sileo insieme alla figlia Xenodice, poichè d’accordo
con
suo padre obbligava i passanti a lavorare la terr
sua malattia, Ercole intraprese una spedizione contro Troja, e mosse
con
diciotto navi a cinquanta remi, e secondo altri,
o Troja, e mosse con diciotto navi a cinquanta remi, e secondo altri,
con
sole sei navi, ed accompagnato da un drappello di
incipe la corona, uccise Laogara, re dei Driopi, e tutti i suoi figli
con
lui, per punirli della loro ribellione. Al suo pa
endo al suo fianco, egli mise la città a sacco ed a fuoco, e condusse
con
sè prigioniera la giovanetta Iole, di rara bellez
avere un’abito da festa. Dejanira saputo dall’araldo, che Ercole avea
con
sè la giovanetta Iole, e temendo che innamoratosi
la fiamma, per le membra un largo Sudor gli si diffuse, e tutta, come
Con
glutine tenace, alla persona Gli si affessa la sp
nel numero degli dei, Ercole ricevette l’immortalità e si riconciliò
con
Giunone, la quale lo unì ad Ebe, da cui Ercole eb
dorando una quaglia, farebbe credere ad uno scambio erroneo e vizioso
con
quell’Ercole che Cicerone sa esser siglio di Giov
lla sua nascita quasi divina, o a qualcheduna delle singole città che
con
un culto particolare, venerava codesto simbolo de
orato sotto il soprannome di Musagete, la cui denominazione non si sa
con
esattezza d’onde derivi. Il certo è che Marcio Fi
dio veniva adorato sotto la figura di un uomo dalle forme atletiche,
con
una lira nella mano. Tutte le diverse città della
nti simili, in cui egli veniva adorato o sotto il suo proprio nome, o
con
qualche particolare denominazione. Così Ercole vi
i come doppiamente sacri. La festa principale di Ercole, si celebrava
con
gran pompa in Roma nel di 4 giugno ; quella di Er
a Germania presso le quali ultime contrade degli eroi indigeni furono
con
ben poca ragione, identificati con l’uomo Dio, fi
ontrade degli eroi indigeni furono con ben poca ragione, identificati
con
l’uomo Dio, figlio di Alcmena. L’arte plastica ha
indomabile, tutto in lui annunzia infine l’eroe destinato a sostener
con
onore la lotta terribile ed accanita con tuttociò
l’eroe destinato a sostener con onore la lotta terribile ed accanita
con
tuttociò che si riveste di un apparato fisicament
i lo si vede ascendere al cielò accompagnato da Minerva o da Mercurio
con
la fronte recinta di un’aureo’a luminosa. Esiston
li aveva carissime. Però le quattro giovanette si amavano fra di loro
con
tanta tenerezza, che si erano scambievolmente giu
li dei. Secondo Euripide, Eretteo fu precipitato nel seno della terra
con
un colpo di tridente da Nettuno. Un’altra delle q
one. 1778. Erifane. — Fu il nome di una giovanetta Greca la quale amò
con
passione un cacciatore chiamato Menalca. Ella non
vincitore i monti Arsi de’scudi ; allor ch’Erilo stesso, Lo stesso re
con
queste mani ancisi. A cui nascendo avea Feronia m
rie infernal di sangue tinte, Che membra femminili avieno ed atto ; E
con
idre verdissime eran cinte : Serpentelli e cerast
così bello se ne innammorò perdutamente e volle costringerlo a vivere
con
lei. Ermafrodito respinse le sue preghiere, e all
nome particolare a Mercurio Anubi, la cui statua veniva rappresentata
con
un corpo umano avente una testa di sparviero o di
di loro tutti i popoli della Grecia, rappresentavano Mercurio Ermete
con
una pietra di figura cubica con la sola testa, se
ecia, rappresentavano Mercurio Ermete con una pietra di figura cubica
con
la sola testa, senza piedi e senza braccia. Al di
e statue di Ermione, rappresentato come un guerriero coperto di ferro
con
la lancia e lo scudo. Ermione è anche un figlio d
si della infedeltà di Venere, allorchè questa dea ebbe dai suoi amori
con
Marte, Ermione, avesse fatto presente quest’ultim
le ispirava la vedova del famoso Trojano, stabilì in segreto accordo
con
Oreste, di uccidere Pirro. Consumato il delitto E
a aveva gli attributi delle due divinità, cioè una testa di sparviero
con
un Aquila a fianco, per simboleggiare Osiride ; e
ra tutte le cose. ……….. Il fato Amor non valse a distornar : quà, là
Con
impeto terribile balzatoDal flutto d’ogni intorno
appellativo davano i greci a quegli uomini che si erano resi celebri
con
una serie di azioni gloriose ed insieme utili e b
significa amore. Le anime degli eroi si alzavano fino alle stelle, e
con
ciò diventavano degne degli onori divini, e di qu
evole rinomanza, nella cronaca mitologica, per l’incestuoso adulterio
con
suo cognato Tieste. Erope era figlia di Euristeo,
munemente Erotidie ; feste in onore di Cupido che i Tespi celebravano
con
grande solennità e ricchezza ogni cinque anni. 18
o di piegarla colle sue preghiege, sdegnato del cattivo animo di lei,
con
un colpo di caduceo la cangiò in una statua di pi
te Quirinale, ove Romolo le apparve circondato di luce e la trasportò
con
sè nel cielo. Dopo questo fatto i Romani resero a
dote attaccava i buoi al carro coperto e lo seguiva, solo, a piedi, e
con
atti di grande venerazione. Il periodo di tempo c
era ritenuto come festivo ; il carro veniva accolto da per ogni dove
con
grande solennità, i pubblici affari erano sospesi
di rame. Veniva rappresentata sotto la figura di una donna in piedi,
con
la mano sinistra poggiata su di un bastone e aven
vendo saputo per mezzo di un corvo che la sua amante aveva una tresca
con
Ischiso figlio di Elato, incaricò Diana di andare
astone. Esculapio lo uccise, ma all’istesso momento un altro serpente
con
una certa erba nella bocca si avvicinò al morto c
Da ciò, secondo Igino, Esculapio imparò a conoscere una certa pianta
con
la quale richiamava in vita i cadaveri. Esculapio
io veniva rappresentato nel tempio di Epidauro assiso su di un trono,
con
una mano appoggiata sulla testa di un serpente e
piante. Adunatisi i capi del governo, il re decise di comune accordo
con
quelli di mandare una deputazione all’oracolo di
ue porte. Omero — Iliade — Libro IX Trad. di V. Monti. 1832. Eso. —
Con
questo nome i Galli adoravano una divinità che si
li onde rendersela favorevole. Si dipingeva il dio Eso mezzo ignudo e
con
una scure nella mano levata in atto di percuotere
ce particolare. Esone fu padre del famoso Giasone, che egli sottrasse
con
ogni amorevole cura, alla crudele gelosia di Peli
Ercole. Diodoro nei suoi scritti sull’antichità, confonde le Esperidi
con
le Atlantidi, alle quali dà per madre una donna,
a alle libazione di vino puro in onore di Giove ; poscia si bagnavano
con
acqua e mele tre volte alcuni rami di olivo in si
si erano assoggettati a succhiare il sangue dell’ucciso, onde placare
con
più sicurezza le Furie. Non tutte le cerimonie es
rie. Non tutte le cerimonie espiatrici per gli omicidi venivano fatte
con
la stessa pompa, nè all’istesso modo, e la tradiz
ar seco prima di essersi tuffato nella corrente di un fiume. …… e tu
con
le tue mani Sosterrai, padre mio, de’ santi arred
a delittuosa tentazione, bisognava purificarsi le orecchie, lavandole
con
acqua corrente onde placare le dee ultrici. Quest
delle opere di Dionigi d’Alicarnasso, nel quale è ripetuta la maniera
con
la quale fu espiato Orazio, per l’uccisione di su
e a queste cerimonie espiatorie ne avevano i romani delle altre dette
con
vocabolo proprio lustrazioni, con le quali si red
avevano i romani delle altre dette con vocabolo proprio lustrazioni,
con
le quali si redimevano gli eserciti dopo una guer
lustrale. Non si deve però confondere questa lustrazione espiatoria,
con
quella che facevasi ogni cinque anni dal popolo,
ione dei luoghi sacri e particolari, essa veniva similmente celebrata
con
differenti cerimonie. Il calendario romano segnav
dipo E come far ? mel dite Coro Pria l’onda sacra di perenne fonte
Con
pure mani attingi. Edipo E poi che attinta L’av
l terreno ? Coro Allor tre volte Nove rami di ulivo al suol ponendo
Con
ambe mani, a supplicar le dive Prendi cosi. Edip
benignamente Di raccorti le prega (od altri il rito Compai per te) ma
con
sommessa voce Mormorando la prece ; indi partirne
famosa guerra di Tebe, fu fratello di Evadmo e figlio di Ifide. Che
con
sette falangi e sette duci Tutta cingono Tebe…..
equie di un patrizio chiamato Lino. 1851. Etere — I greci appellavano
con
questa denominazione, i cieli distinti dai corpi
tempio nè altare. Veniva rappresentata sotto la figura di una donna,
con
la testa circondata di raggi ; con una Fenice d’a
tata sotto la figura di una donna, con la testa circondata di raggi ;
con
una Fenice d’appresso ; appoggiata ad un elefante
ta di raggi ; con una Fenice d’appresso ; appoggiata ad un elefante e
con
un globo nella destra. Con questi differenti attr
e d’appresso ; appoggiata ad un elefante e con un globo nella destra.
Con
questi differenti attributi si voleva denotare, p
irono di Afidne, profittando dell’assenza di Teseo, essi ricondussero
con
se Elena a cui dettero per schiava Etra stessa la
il suo amico, giurò la perdita del valoroso Troiano, e armatosi corse
con
disperato furore alla pugna. Invano Ecuba sua mad
ndar lasciando strascinato a terra Il bel capo. Sul carro indi salito
Con
l’elevate glorïose spoglie. Stimolò col flagello
ò il cadavere di Ettore dalla putrefazione e coprì il corpo dell’eroe
con
la sua egida di oro, per impedire che Achille, co
se di riportare in Troia il cadavere del valoroso guerriero, il quale
con
pompa solenne posto sul rogo, nelle mura stesse d
glia del mattino, s’accolse Il popolo d’intorno all’alta pira. E pria
con
onde di purpureo vino Tutte estinser le brage. O
i Demetrio di Maratona, il quale fu, per decreto del senato, premiato
con
la sacra dei corona, in segno d’aver egli compiut
ato, premiato con la sacra dei corona, in segno d’aver egli compiuti,
con
molto decoro della repubblica, alcune importanti
simili sconci si fossero ripetuti nell’avvenire, fu fatta una legge,
con
la quale la Pitia del tempio di Delfo, doveva ave
idi le furie, o come dicemmo benefattrici ; e nella città di Atene fu
con
questo nome inalzato loro un tempio in prossimità
icoverò Ulisse, dopo venti anni di lontananza dalla sua patria ; e fu
con
l’ajuto di questo fedel servitore che egli potè s
e guerra. Nella battaglia decisiva che fu da ambe le parti combattuta
con
accanito furore, i capi degli eserciti nemici, ri
ondo la favola madre delle Grazie che furono il frutto dei suoi amori
con
Giove. 1890. Eunomo. — Fu un famoso musico della
sso essendosi una cicala posata sull’istromento, supplì col suo canto
con
tanta aggiustatezza al difetto della corda, che E
tto gli abitanti di Locri, gl’innalzarono una statua rappresentandolo
con
un liuto sul quale era posata una cicala. I Locre
nebre. Le furie stesse ne fureno allettate : Cerbero cessò di latrare
con
le sue tre gole ; la ruota d’Isione sospese l’ete
Euridice fosse ritornata sulla terra, sui passi dello sposo fedele ;
con
patto però che Orfeo non si rivolgesse a riguarda
o Euridice disparve. Ei giva innanzi, ella ’l seguiva dopo (Perocchè
con
tal legge conceduta Glie l’aveva Proserpina allor
amato, e questa fu la vera ragione dell’odio che Giove ebbe poi tanto
con
Eurimedonte quanto col figliuolo di lui. 1902. Eu
esce. Ebbe nella Arcadia un tempio nel quale la sua statua era legata
con
delle catene d’oro. Il suo tempio non si apriva c
. — Uno dei giganti che dettero la scalata al cielo. Ercole lo uccise
con
un colpo di ramo di quercia. Eurito aveva anche n
entaro, e del vestibol fuori Trasserlo, e orecchie gli mozzaro e nari
Con
affilato brando, ed el, cui spento Dell’intellett
me Lete, che passava a Goritna. Giove sotto il bugiardo e nove pelo.
Con
sì soave e preziosa salma. Per l’onda se n’andò t
o che fu sotto uno di questi, che si compirono i primi amori di Giove
con
Europa. Giove ebbe da Europa tre figliuoli Minoss
neso, il cui nome primitivo era Imero. Essendo i Lacedemoni in guerra
con
gli Ateniesi, aspettavano per fissare il giorno d
che, che quando Augusto mosse da Roma, per la spedizione che poi finì
con
la battaglia di Azio, avesse incontrato fuori le
città, un uomo il quale spingeva innanzi a sè un asinello, pungendolo
con
un bastone. Quell’uomo avea nome Eutico, che in g
e che sotto il regno di lui fiorisse quel periodo di tempo conosciuto
con
l’appellazione di età dell’oro. 1919. Evarna — Al
tinti le debili teste Pregai, promisi lor, che nel mio tetto, Entrato
con
la nave in porto appena, Vacca infeconda, dell’ar
i mandò per mezzo d’una donna chiamata Anite, una lettera suggellata,
con
ordine di aprirla e leggerla. Falisio credette da
nuto di quel foglio, Allora rese grazie ad Esculapio, e rimandò Anite
con
un dono di duemila monete d’oro, secondo che era
ità, si ebbe in risposta che dovevano ricevere Bacco nella loro città
con
solenni pompe e pubbliche cerimonie. Allora gli A
ro fare gran numero di statue rappresentanti qual dio, e le portarono
con
grande apparato in processione per tutte le strad
re onde far disperdere ogni traccia del misfatto. Però Iside raccolse
con
amorosa diligenza le disperse membra di Osiride e
Gli ateniesi le avevano innalzato un tempio, nel quale la onoravano
con
un culto regolare. 1938. Fame. — I pagani metteva
cchi incavati e vitrei, e col corpo magro e scarno. 1939. Fanatici. —
Con
questa particolare denominazione gli antichi chia
la dea. I fanatici s’incidevano le braccia in tutta la loro lunghezza
con
un coltello, e in cotal guisa offrivano alla dea
uomini. Così Giunone per salvare Turno re dei Rutoli che si esponeva
con
troppo audace coraggio nella battaglia contro Ene
e stata ricevuta a bordo del bastimento di Faone, e tragittata da lui
con
ogni prontezza, e senza pretender nulla in pagame
mpio a Venere, in commemorazione di quel fatto. Peraltro Faone non fu
con
tutte le donne insensibile come lo fu con la disg
atto. Peraltro Faone non fu con tutte le donne insensibile come lo fu
con
la disgraziata poetessa ; imperocchè la tradizion
a città. La statua di Mercurio era tutto di marmo, e lo rappresentava
con
una gran barba. Di contro a questa, sorgeva il si
uti ad involare questo pegno di sicurezza, che i trojani custo livano
con
ogni solerzia. Bisognava inoltre al compimento de
a il nome di favola, a tutti quei singoli fatti che avevano relazione
con
la religione pagana, coi suoi misteri, colle sue
olle sue feste, col culto onde venivano onorati gli dei e gli eroi, e
con
le cerimonie di esso. Lo studio dell’antichità pa
ri e dalla voluttà come madre dei delitti. Veniva raffigurato cieco e
con
le ali, forse per dinotare che non riconosce i su
a pagana. Taluni lo fanno figliuolo di Marte, mentre Ovidio, ed altri
con
lui, lo dicono figliuolo di Pico re dei Latini, e
padre. Soventi volte nelle cronache della Favola, egli viene confuso
con
Saturno, forse perchè in alcuni cronisti si trova
l’immolate pecorelle Sotto un covile, ove s’adagia e dorme. Nel sonno
con
mirabili apparenze Si vede intorno i simulacri e
simulacri e l’ombre Di ciò ch’ivi si chiede, e varie voci Ne sente, e
con
gli Dei parla e con gl’Inferi Virgilio — Eneide
Di ciò ch’ivi si chiede, e varie voci Ne sente, e con gli Dei parla e
con
gl’Inferi Virgilio — Eneide — Libro VII. Trad. d
a tale fatto, e convinto che era quella una rivelazione divina, portò
con
se i due neonati e li consegnò ad Acca Laurentia
braccia ! Si gittaro nel lido ; e Ulisse in prima Co’ bianchi lini e
con
la bella coltre Sollevar dalla nave, e seppellito
Dai vaticinj antichi Del padre, che dicca, come sdegnato Nettun fosse
con
noi, perchè securo Riconduciam su l’acque ogni mo
ttuno, bisognava offrirgli un sacrifizio di dodici tori, e promettere
con
giuramento che non avrebbero più nell’avvenire ri
se così detta dal mese di febbraio, durante il quale essa era onorata
con
un culto particolare. 1969. Februali o Februe — S
iferisce Macrobio, i romani costumavano di onorare le anime dei morti
con
alcune cerimonie, alle quali si dava questo nome
a guerra. 1973. Fecondità — Divinità romana che viene sovente confusa
con
la dea Tellure, che non è altro se non la Terra.
esser feconde, i sacerdoti le facevano spogliar nude, e le battevano
con
uno staffile di lana. Sulle antiche medaglie si t
llezza, col seno interamente nudo fino a ! principio della cintura, e
con
quattro fanciulli, due fra le braccia e due fra l
veniva rappresentata come una giovanetia coronata di foglie d’ulivo,
con
un’insegna militare in una mano, e con una tortor
ia coronata di foglie d’ulivo, con un’insegna militare in una mano, e
con
una tortorella nell’altra, essendo questo uccello
llevare nella città di Trezene. Qualche tempo dopo le sue nuove nozze
con
Fedra, Teseo costretto a recarsi in Trezene, cond
sa assai danni si procaccia, Poi mi proposi quella rea demenza Vincer
con
forte castità. Ma quando Nè con tal mezzo soggiog
mi proposi quella rea demenza Vincer con forte castità. Ma quando Nè
con
tal mezzo soggiogar non valsi D’amor la possa, al
evole amore, questa che amava ciecamente la sua padrona prese impegno
con
lei di adoperarsi a soddisfare le sue brame colpe
perarsi a soddisfare le sue brame colpevoli, e a tale effetto, palesò
con
accorte e seducenti parole ad Ippolito l’amore ch
ruciava il sangue della matrigna per lui. Ma avendo Ippolito respinto
con
orrore le infami proposte, Fedra cieca di passion
ssava molte ore del giorno vicino a quell’albero, bucandone le foglie
con
uno spillo, assorta nell’unico pensiero che le tr
niva rappresentata sotto la figura di una donna giovane e sorridente,
con
un cornucopia nella sinistra ed un caduceo nella
nità, adorandolo sotto la figura di un uccello grande come un’aquila,
con
le piume del collo dorate e le altre colore della
à di Ftia, della quale era re Peleo, padre di Achille, che lo accolse
con
ogni cortese amorevolezza e lo fece aio del propr
el dio, le spoglie tolte ai vinti. 1987. Ferie. — I romani chiamavano
con
questo nome alcuni particolari giorni dell’anno,
omunemente ripetute nelle cronache dell’antichità, erano quelle dette
con
nome particolare Saturnali, Vendemmiali, Paganali
ne si attribuisce al fatto seguente. Fetonte avendo avuto una contesa
con
Epafo, questi lo insultò, dicendogli che egli non
l Sole. Fetonte punto al vivo dalle oltraggiose parole, se ne lamentò
con
sua madre, e questa lo inviò al Sole, affinchè da
il padre dal pericolo a cui volea esporsi l’incauto fanciullo, cercò
con
ogni persuasiva, di dissuaderlo dal proprio divis
e inespertezza di Fetonte minacciava il creato, arrestò il giovanetto
con
un colpo di fulmine, e lo precipitò nell’Eridano.
na stella. …………… Lontan dalla sua patria il Po l’accoglie. E lava lui
con
l’infiammate spoglie Ovidio — Metamorfosi — Libr
Come che sia il dio Fidio aveva molti templi in Roma ed era venerato
con
generali divozioni. 2000. Fidolao. — La tradizion
ere assoluto e dispotico dei re della terra appoggiarsi largamente, e
con
solida sicurezza, all’empio e tenebroso potere de
rchè volle opporsi alla ingiustizia che Augia voleva usare ad Ercole,
con
negargli la ricompensa dei suoi servigi. L’eroe s
la Tracia, al suo ritorno in patria dall’assedio di Troja, fu accolto
con
ogni cortesia dalla giovane regina, la quale finì
tinuamente gridare il bambino, avesse imparato a contraffarne la voce
con
tale incredibile perfezione, che un giorno passan
ico di un amante. 2017. Filolao — Che significa salutare agli uomini.
Con
questo glorioso soprannome si venerava Esculapio,
ere presso la diletta Progne. Però, come dicemmo, Pandione acconsenti
con
molta repugnanza a staccarsi dalla sua figliuola
mena gemeva in potere degli scherani di Tereo, i quali la custodivano
con
vigilante solerzia, e tanto che passò un anno int
pita quasi da un ispirazione del cielo, ella trapunse su di una tela,
con
un ago da ricamo, l’infame attentato di Tereo, e
i lamenti, ma pensò di vendicar la sorella in modo terribile ; e spiò
con
indefessa alacrità di pensiero, ogni favorevole o
della ricorrenza di una festa a Bacco, che si celebrava nella Tracia,
con
grande solennità, e nella quale era permesso alle
fosse stata cangiata in usignuolo e Progne in rondinella ; alludendo,
con
poetica immagine, alla mestissima dolcezza del ca
e regie ancora in testa ; E dimostra il dolor, ch’egli ha del figlio,
Con
la sdegnata vista atra e molesta : Upupa alza la
ua sorte iniqua e felia. Piangendo va il suo duol di fronde in fronde
Con
una melodia soave e bella : Tien del suo incesto
di gettarli nel fiume Erimanto, pensando così di nascondere una colpa
con
un delitto. Però al dire del citato scrittore, il
gli lasciò in dono le sue famose frecce, facendogli prima promettere
con
giuramento, che non avrebbe mai palesato ad anima
cittadini, credè di poter eludere la propria coscienza, rivelando non
con
le parole, ma cogli atti, il luogo ov’ erano nasc
cce. Ma ben presto gli dei, sdegnati contro lo spergiuro, lo punirono
con
quelle istesse armi ch’erano state cagione del su
po l’ira degli dei, servirono a prolungargli la vita, poichè uccideva
con
quelle gli uccelli di cui poi si cibava. Intanto
E tu pur, sappi, a gloriosa vita Sorgerai da tue pene. A Troja giunto
Con
questo prode, all’ egro piè ristoro Troverai prim
e, è là fra tutti Poi riputato per valor primiero, D’alma privo cader
con
mie quadrella Quel Paride farai, funesto capo Di
fizi. Al dire dello scrittore Massimo di Tiro, gli Egiziani adoravano
con
un culto particolare ed esteso in tutte le città
ubio ; i popoli dell’ Etiolia adoravano l’Acheolo per aver combattuto
con
Ercole ; i Tessali, il fiume Peneo ; i Lacedemoni
la figura di un vecchio venerando per dinotare l’antichità di essi ;
con
la barba e i capelli lunghi e generalmente incoll
re rimosso dal suo grado per alcune date ragioni ; ciò che si diceva,
con
frase speciale : Flaminio abire, cioè deporre il
attribuivano a questo nume l’invenzione. Questo istrumento chiamavasi
con
voce propria Siringa. V . Siringa. 2030. Flegeto
di fiume intorno : Ed era il fiume il negro Flegetonte Ch’ al Tartaro
con
suono e con rapina L’onde seco traea, le flamme e
orno : Ed era il fiume il negro Flegetonte Ch’ al Tartaro con suono e
con
rapina L’onde seco traea, le flamme e i sassi. V
oro. Un moderno scrittore è di avviso che a questi popoli Flegiani, e
con
loro a tutti gli empi e sacrileghi che le cronach
he poi si fece chiamare Flora, aveva guadagnato un’ ingente ricchezza
con
l’osceno mercato dei propri vezzi. Venuta a morte
sentato sotto la sembianza di una giovanetta bellissima e sorridente,
con
in mano un cornucopia da cui cadeva un’ abbondant
Dea della paura : i greci l’avevano divinizzata e la rappresentavano
con
una testa di leone. 2039. Foco. — Figlio di Eaco
continua dissenzione fra loro. Avvenne un giorno, che Foco giuocando
con
Telamone e Peleo al giuoco della piastrella, Tela
, si fosse riposato nella casa del Centauro Folo, il quale lo accolse
con
ogni amorevole cortesia e gli offrì una lauta cen
transitavano per la via principale, che conduceva a Delfo, a battersi
con
lui al pugillato, e dopo averli vinti li faceva m
assunse l’aspetto di un atleta e presentatosi alla lotta, lo accoppò
con
un pugno, liberando così quelle contrade. 2043. F
Egina, vi era una statua della Fortuna, in cui essa veniva effigiata
con
un cornucopia nella mano, ed avendo vicino un Cup
enti e di bassorilievi, nei quali è rappresentata la Fortuna talvolta
con
un sole sulla testa e tal’ altra con una mezza lu
appresentata la Fortuna talvolta con un sole sulla testa e tal’ altra
con
una mezza luna, per esprimere che essa al paro di
spiegare che essa governa tutto l’ universo e che impera egualmente,
con
assoluto e dispotico potere, sulla terra e sul ma
entro la chioma, E vedrai d’ ogni intorno Liete e belle veuture Venir
con
aureo piede al tuo soggiorno : Allor vedrai, ch’
Guidi — La Fortuna — Canzone. Assai di sovente si dipinge la Fortuna
con
una ruota nella mano, per simboleggiare l’ incost
reccie nel sangue avvelenato del mostro, per modo che le ferite fatte
con
quelle armi, erano incurabili. Con una di queste,
stro, per modo che le ferite fatte con quelle armi, erano incurabili.
Con
una di queste, Ercole uccise il Centauro Nesso, e
nità che presiedeva ai lampi ed ai luoni ; e che non deve confondersi
con
l’ appellativo di Fulgur soprannome col quale i p
saette a Giove. Ed una allor n’ avean parte polita. Parte abbozzata,
con
tre raggi attortDi grandinoso nembo, tre di nube
so, Alessandro, il conquistatore, si fece ritrarre dal celebre Apelle
con
un fulmine nella destra, volendo così dimostrare
le divinità dell’ antica Seleucia, era il fulmine, che veniva onorato
con
un culto particolare. Al dire di Servio, fra tutt
onde la flamma auch’ io Partecipar col mio Consorte, e in tomba andar
con
lui sepolta, Giù nell’ Orco disciolta Dal sentime
mali amaro, Soavissima morte, Se così vuol la sorte. Egli è il morir
con
chi più a noi fu caro. Euripide — Le supplicanti
, ove il fuoco non avesse la sua gran parte, venendo per fino onorato
con
ogni specie di riguardo, quello che si preparava
elle vendette celesti contro gli empi. Comunemente erano tre chiamate
con
nome particolare di Tesifone, Megèra ed Aletto.
quali ultime egli chiama quella nota sotto il nome proprio di Celeno,
con
l’ appellazione di Furiarum Maxima. Io son furia
— Eneide — Libro III trad. di A. Caro. Le furie venivano anche dette
con
altri nomi Eumenidi, Erinni, Dee rispettabili ; D
di punire i delitti e le colpe degli uomini, non solo nell’ inferno,
con
gli eterni castighi del Tartaro ; ma anche sulla
li non lasciavano un istante di riposo, perseguitandoli continuamente
con
spaventevoli visioni, che facevano di sovente per
ordi fratelli : odj e zizzanie Seminar tra’ congiunti : e per le case
Con
mill’ arti nocendo, in mille guise Infra ’mortali
inità cotanto terribili venissero dalla pagana superstizione, onorate
con
un culto particolare, quasi a voler scongiurare,
altro tempio famoso, dedicato alle Furie, nel quale si conservavano,
con
grande venerazione, delle piccole statue di legno
o di paura. Esse venivano raffigurate sotto le sembianze di tre donne
con
faccia tetra e spaventosa ; con serpenti invece d
urate sotto le sembianze di tre donne con faccia tetra e spaventosa ;
con
serpenti invece di chiome ; vestite di abiti neri
on serpenti invece di chiome ; vestite di abiti neri e insanguinati ;
con
una torcia ardente in una mano ed uno staffile an
Morte. Senz’ ali Son queste, e negre, e abbominande in lutto, Russan
con
ributtanti aliti : un tristo Umor cola dagli occh
2064. Furina. — Divinità dei ladri che presso i romani veniva onorata
con
una pubblica festa detta Furinalia, che si celebr
a orribilmente col volto ed il petto coperto di piaghe insanguinate ;
con
un elmo e con le mani legate dietro la schiena ;
col volto ed il petto coperto di piaghe insanguinate ; con un elmo e
con
le mani legate dietro la schiena ; assisa sopra u
i chiamata, la quale veniva rappresentata sotto la figura di un leone
con
la testa circondata di raggi. È opinione di molti
ia. — Conosciuta più comunemente sotto il nome di Gabina. Si venerava
con
questo soprannome la dea Giunone, particolarmente
a sua padrona, ritornò premurosamente vicino alla vecchia, dicendole,
con
i controsegni della più viva gioia, che la sua pa
il piccolo Ercole, abbandonato in un campo. Il pargolo atleta succhiò
con
tanta forza il seno che gli veniva offerto, che i
o del cielo. Una tradizione popolare, confondendo il nome di Galassia
con
quella di Galizia, dà alla via lattea il nome di
bellissimo giovane pastore per nome Aci, dal quale fu controcambiata
con
tutta l’ ardenza di una vera passione. Ma la scia
ntichi popoli abitatori del monte Etna in Sicilia, ove veniva adorato
con
un culto particolare e ritenuto come figliuolo di
2079. Galintia — Una delle eroine della Grecia, in cui veniva onorata
con
una festa, che dal nome di lei fu detta Galintiad
tanti come una delle loro più possenti divinità, e che essi adoravano
con
un culto particolare. Le acque di quel fiume eran
amore un tempo Pel Frigio Ganimede il re de’ numi. …………… ….. l’ aere
con
mentite penne Percuotendo, il figlinol d’ Ilio ra
i alta mestizia, e dopo avere imbalsamato Il cadavere lo seppellivano
con
pompa. Presso il popolo egizio veniva severamente
te tre dee giovanette si chiamassero Gelasia Lecori e Comasia. Almeno
con
questi nomi vengono più comunemente indicate le t
ni sono stati rappresentati sotto la figura di altrettanti giovanetti
con
le ali ; talvolta però venivano anche rappresenta
e ali ; talvolta però venivano anche rappresentati come uomini maturi
con
il mento ornato di folta barba ; e talvolta sono
di un giovane bellissimo della persona rivestito d’un manto bianco e
con
un cornacopia nella mano. Al dire del cronista Ap
o il terrore panico, e spaventavano i cattivi. I primi venivano detti
con
nome particolare Geni familiari ; e i secondi Dei
greci davano questo soprannome a Bacco, per alludere alle alte grida,
con
che le baccanti celebravano le orgie di quel dio.
della città di Amicle, nella Laconia. Suo padre l’aveva fatto educare
con
molta cura, cosicchè il giovanetto Giacinto, vers
re insieme al disco, e spogliatisi si unsero scambievolmente il corpo
con
olio profumato ; e quindi cominciarono il giuoco.
ollo essendo il primo a lanciare il suo disco, lo spinse così forte e
con
tanta destrezza, che quasi si nascose fra le nubi
on tanta destrezza, che quasi si nascose fra le nubi. Nel momento che
con
tutta la forza di gravità ricadeva sulla terra, G
morente ; osservò la ferita ; v’applicò le erbe più salutifere ; lavò
con
l’acqua della fonte vicina quelle care sembianze
o, che era appunto il figliuolo che Creuse aveva avuto dai suoi amori
con
Apollo, e lo adottò. Giano divenuto adulto, dotat
he dà interpretazione alle due simboliche facce di Giano, dicendo che
con
una di esse guardava il passato, e con l’altra le
he facce di Giano, dicendo che con una di esse guardava il passato, e
con
l’altra leggeva nell’avvenire. Numa Pompilio che
asserisce esser due le ragioni per le quali Giano veniva raffigurato
con
due facce. Una ritenendo che Giano avesse insegna
Festa in onore di Giano, che i romani celebravano il primo dell’anno,
con
tutti i contrassegni della più pazza allegria. Er
ad aprire. Lo, perchè un troppo osar saria l’opporsi A si gran diva
con
aperta guerra. Alle usate arti mie scaltro ricors
erficie delle acque, finchè Apollo l’avesse resa immobile fissandola,
con
due catene, una attaccata all’isola di Micona, e
da cui ebbe un figliuolo che fu Plutone dio delle ricchezze ; volendo
con
ciò alludere all’agricoltura che è fonte di ricch
dei non solo come figlio di Giove, ma anche per aver contratto nozze
con
due dee. 2136. Giaso. — Figliuolo di Epione e di
e la pietosa menzogna fece tutti gli apparecchi dei funerali ; mentre
con
gran segretezza confidò il piccolo Giasone alla m
li avesse dovuto guardarsi da un uomo che gli sarebbe venuto incontro
con
un piede ignudo e con l’altro calzato. Arrivato G
arsi da un uomo che gli sarebbe venuto incontro con un piede ignudo e
con
l’altro calzato. Arrivato Giasone nella città di
lpiti un cuore, appena quadrilustro ; e quindi non è strano che fece,
con
ogni sollecitudine, spargere per tutta la Grecia
rativi del viaggio, riunì tutti coloro che erano accorsi per dividere
con
lui gloria e periglio, e ordinò un solenne sacrif
che giunse felicemente al Porto Pegaso, da cui fece partire la nave e
con
prospero vento, fu condotto in Lenno, dove essend
regnando Isifile già figliuola del re Toante, Giasone avendo insieme
con
i compagni vinto quelle, fu da Isifile amato, ma
le ardite femmine spietate Tutti li maschi loro a morte dienno. Ivi
con
segni e con parole ornate Isifale ingannò, la gio
mmine spietate Tutti li maschi loro a morte dienno. Ivi con segni e
con
parole ornate Isifale ingannò, la giovinetta. Che
cune altre cronache aggiungono ancora che Medea, essendosi incontrata
con
Giasone presso il tempio di Ecate, la quale entra
dio Vulcano : quindi attaccarli ad un aratro di diamante, e dissodare
con
esso quattro jugeri di terreno di un campo consac
l giorno dopo si radunarono tutti gli Argonauti da una parte, e il re
con
gran seguito di cortigiani e di sudditi dall’altr
il quale si accostò ad essi, e dopo averli carezzati, li aggiogò, arò
con
essi il terreno, seminò in quei solchi i denti di
agone ; e appena giunto si accostò alla terribile fiera, l’addormentò
con
una bevanda incantata, preparata da Medea stessa,
le nemico, lo uccise, s’impadroni del prezioso vello, e quindi, presa
con
sè Medea, s’imbarcò coi suoi compagni per alla vo
cciecata dalla funesta passione inspiratale dall’eroe greco, fuggendo
con
lui, e col rapito tesoro, uccise di propria mano
sacerdoti del dio Mitrà, perchè essi avevano il costume di rivestirsi
con
abiti che figuravano quegli animali, di cui porta
collettivo di Titaui ai Giganti ; non bisogna punto confondere questi
con
quelli, di cui noi ci occuperemo particolarmente,
r che troppo le ne caglia. Di divelte montagne arman le destre. E fan
con
rupi e scogli la battaglia. Odonsi cigolar sotto
reggia Giove si trasformasse, onde pur anco Sculto il Libico Ammone è
con
le corna. Delio in un corvo si nascose, il figlio
sa dei Giganti, che vollero detronizzare il Giove pagano, e penetrare
con
la forza nei celesti recessi dell’Olimpo ; e la c
infra’primi, di persona e d’armi Riguardevole e fiero, e sopra tutti
Con
tutto ’l capo, in campo appresentossi. Virgilio
incitrici, le Amazzoni imposero ai vinti guerrieri di avere commercio
con
esse, a patto che i figliuoli che sarebbero nati
la raffiguravano sotto le sembianze d’una donna giovane e sorridente,
con
una corona nella mano destra, e con la sinistra a
d’una donna giovane e sorridente, con una corona nella mano destra, e
con
la sinistra appoggiata su di un’ancora. Gli antic
considerandolo in sè stesso, e senza relazione coll’anno, col mese e
con
la settimana. Nè si creda che quanto noi ci facci
o gli scendeva fino ai piedi, e avente una torcia nella mano, volendo
con
siffatta configurazione esprimero che il Crepusco
mbattere contro Tigrane, nelle None di ottobre, facendogli osservare,
con
superstizioso timore, che qualche anno prima in q
TE — Inforno — Canto XIV. Giove, diventato più adulto, si accompagnò
con
Meti, ossia la Prudenza, e la cronaca mitologica
a Giove ; e al dire di Cicerone le dame romane onoravano questo dio,
con
un culto castamente particolare. Generalmente Gio
ianze di un uomo, nella completa pienezza delle sue fisiche qualità ;
con
folta barba scendente a metà del petto ; colle sp
na maestà, e avente nella mano destra i fulmini, e ai piedi un’aquila
con
le ali spiegate. La tradizione aggiunge che al mu
eme si estendeva agli dei ed agli uomini : e finalmente l’aquila, che
con
le ali spiegate riposa a’ suoi piedi, era l’emble
lari maniere di raffigurare Giove. Così i Lacedemoni lo raffiguravano
con
quattre orecchie, volendo dimostrare ch’egli asco
la di Creta, rappresentavano Giove privo affatto di orecchie, volendo
con
simile configurazione ricordare che la suprema di
i tempi primitivi della creazione, e tanto che molti lo hanno confuso
con
Cam, figliuolo di Noè. Da questa prima configuraz
re ed altre figure. Coloro che eseguivano questa divinazione giravano
con
tanta celerità, intorno al cerchio tracciato, che
to sotto le sembianze d’un giovanetto bellissimo, interamente nudo, e
con
una torcia accesa nella mano destra, per dinotare
e il tuono Precipitò Saturno, mi nudriro Ne’lor soggiorni, e m’educàr
con
molta Cura ed affetto. OMERO — Iliade — Libro XIV
iamato Cuculo V. CUCULO — e che dopo qualche tempo, l’avesse sposata
con
tutta la pompa, venendo le nozze celebrate — seco
avvaloramento a quanto asseriamo. Infatti, Giunone contendeva sovente
con
Giove, e questi non solamente l’ingannava del con
inuo, assumendo moltiplici e differenti aspetti, per darsi buon tempo
con
le sue innumerevoli amanti, ma spingeva la sua br
cronaca mitologica, una volta la sospesa in aria ad una catena d’oro,
con
due incudini ai piedi. E non rammenti il dì ch’a
mbe le mani D’aureo nodo infrangibile t’avvinsi, E alla celeste volta
con
due gravi Incudi al piede penzolon t’appesi ? Fra
I. Vulcano, che tentò liberarla, fu da Giove precipitato dall’Olimpo
con
un calcio, per modo che percosse violentemente su
losia, avesse più d’una volta contracambiato i tradimenti del marito,
con
altrettanti oltraggi conjugali, dandosi in bracci
timi due, ai figli di Giunone, ve ne sono molti i quali allegorizzano
con
simbolica configurazione la nascita di questi fig
donna d’imponente e maestosa bellezza ; ricoperta d’un manto reale ;
con
uno scettro in una mano, e con una corona sul cap
ellezza ; ricoperta d’un manto reale ; con uno scettro in una mano, e
con
una corona sul capo, irradiata di raggi. Ai suoi
ione per la quale si vedono auche oggidi, molte statue di quella dea,
con
uno di questi volatili a fianco. I greci e i roma
ni mese, s’immolava sui suoi altari una scrofa bianca. Si badava però
con
ogni accuratezza di non svenar mai sugli altari d
, la quale ordinava che tutti i pubblici giuochi fossero solennizzati
con
gran pompa in onore di qualche nume ; che non si
gani le corse, i combattimenti e gli spettacoli. Le corse dette anche
con
nome proprio giuochi equestri o curuli, consistev
razione, sopratutto gli Olimpici, la cui celebrazione marcava perfino
con
cronologica importanza una data nel corso dell’an
spettacoli, ve ne erano dei secondari, la cui celebrazione si faceva
con
minor pompa dei sopracennati, ma che ciò non pert
ari, i romani, i trojani ed infine i giuochi detti funebri, celebrati
con
grandissima pompa e solennità, e con tutto l’appa
giuochi detti funebri, celebrati con grandissima pompa e solennità, e
con
tutto l’apparato di una importantissima cerimonia
un sùbito colpo, che le forze Scioglie ad Aiace, e resupino il gitta
Con
Ulisse sul petto. Alto levossi De’riguardanti stu
Quirito, per Ercole, per le corna di Bacco, e per Castore e Polluce,
con
una formola particolare V. Castore e Polluce. Rig
mestizia negli occhi e una spada nella mano. I greci la raffiguravano
con
una bilancia ed una spada nuda, per dinotare che
urante tutto il periodo dell’età dell’oro, conversando giorno e notte
con
gli uomini d’ogni età e d’ogni condizione, e inse
vrebbero posto fine a la guerra che sostenevano l’uno contro l’altro,
con
un particolare duello, nel quale sarebbe caduto v
, ragione per la quale si chiamava l’acqua della fontana di Giuturna,
con
l’appellativo di acqua verginale. Al dire di Varr
ombre degli uomini grandi, caduti in battaglia. …….Gli fa gir legati
Con
le man dietro, i destinati a morte Per onoranza d
fosse adorata questa mite e soave divinità da un popolo che assisteva
con
tanta passione ad un si disumano spettacolo. 2182
° Scena III Sposata da Giasone, fu per gelosia fatta morire da Medea
con
un cinto avvelenato. V. Creusa. .....Il fatal ci
di Antedone in Beozia, avesse preso un giorno gran quantità di pesci
con
le sue reti ; e che avendoli posti sull’erba dell
posar cessato, io ti saluto ; Ed il corpo tuffai per entro all’onde.
Con
ceremonie di compagno, accolto Fui da’numi del ma
av. Ermolao Federigo. Egli veniva adorato sotto la figura di un uomo
con
folta e lunga barba ; con le sopracciglia unite i
i veniva adorato sotto la figura di un uomo con folta e lunga barba ;
con
le sopracciglia unite in modo da formarne una sol
innammorò di Arianne, quando Bacco l’abbandonò ; e si dette ad amarla
con
passione ; ma che Bacco per castigarlo lo avesse
one ; ma che Bacco per castigarlo lo avesse fatto legare ad un albero
con
alcuni sarmenti di vite, dai quali egli poi trovò
spitalità, depose a terra l’asta che avea brandita ; abbracciò Glauco
con
effusione d’affetto ; e giurò che non avrebbe più
’altro fra quelle dei trojani, essi scambiarono le loro armi, volendo
con
ciò dimostrare che se pure nemici per ragioni di
rno, mentr’egli era ancora giovanissimo, suo padre lo vide accomodare
con
un pugno l’aratro, che si cra torto, mentre colti
lo fece iscrivere fra i combattenti la lotta. Però a principio Glauco
con
tutta la sua forza, stava per essere vinto, allor
rianimare il coraggio di Glauco, il quale ebbe il premio della lotta.
Con
l’andare del tempo egli fu vittorioso otto volte
e di isola di Glauco. 2186. Globo — I pagani rappresentavano il Tempo
con
un gran globo nella destra, il quale raffigurava
urante questo incantesimo, che si faceva di notte, presso i sepolcri,
con
gemiti e lamenti. 2188. Gordiano — La tradizione
ro da ciò tratto cattivi auspici per le battaglie avvenire, lo tagliò
con
un colpo di spada, compiendo così la predizione d
proposito, che appena Alessandro ebbe tagliato il nodo ; si ritrasse
con
tutto il suo seguito, come se avesse del tutto co
sovrano. Gordio pregò allora la giovanetta che volesse accompagnarsi
con
lui, onde insegnargli la formola del sacrificio.
po Gordio la sposò, e ne ebbe un figlio che fu chiamato Mida. Intanto
con
l’andare degli anni essendo fra gli abitanti dell
zione del compimento dell’oracolo, videro andare alla loro volta Mida
con
suo padre e con sua madre, seduti su di un carro.
ento dell’oracolo, videro andare alla loro volta Mida con suo padre e
con
sua madre, seduti su di un carro. Allora riconosc
dee. Gorgizione morì all’assedio di Troja, ucciso per mano di Teucro
con
una freccia che avea mancato Ettore. Al colpo tu
e la cronaca favolosa. In su le porte I biformi Centauri……… ……… . .e
con
Medusa Le Gorgoni sorelle, Virgilio — Encide — L
non erano altro che dei terribili e mostruosi animali che uccidevano
con
lo sguardo. Il citato autore ripete che nella Lid
gorgoni le dettero la caccia per farla morire, ma essa li prevenne e
con
uno sguardo le rese tutti cadaveri. Finalmente è
è scritto che alcuni cavalieri Nomadi, essendosi un giorno imbattuti
con
una delle gorgoni, la uccisero da lontano senza c
i tutti i doni e le prerogative della bellezza, che vale ad ammaliare
con
uno sguardo. L’impressione che produceva la loro
raffigurato sotto le sembianze di un guerriero, in atto di marciare,
con
l’elmo, la picca e lo scudo. In Roma vi era un te
nome, della loro madre, chiamate ninfe Amadriadi. 2200. Gran madre —
Con
l’appellazione di Magna mater indicavano Cibele c
riconoscevano quattro Grazie, e perciò talvolta esse venivano confuse
con
le quattro stagioni. Pausania mette nel numero de
i si trovavano quasi sempre delle statuette rappresentanti le Grazie.
Con
questa singolare costumanza, volevano forse gli a
r fede alle apparenze ; che i difetti della persona possono mitigarsi
con
le grazie dell’anima, e che un fisico ributtante
lle Grazie. Così avveniva pure di quelli dedicati a Mercurio, volendo
con
ciò significare che lo stesso dio dell’eloquenza,
nsacrati alle nove Muse, le quali dovevano avere stretta correlazione
con
le Grazie, come quelle che presiedevano alle arti
e ingentiliscono lo spirito. A cui d’arcanto la magion d’Amore Sorge
con
quella delle Grazie amiche Dive senza il cui nume
ed i pagani aveano la costumanza di cominciare tutti i loro banchetti
con
una triplice libazione in onore delle tre Grazie.
olo gruppo rappresentante le tre Grazie, e ciò per significare che se
con
la sinistra feriva, con la destra arrecava la san
e le tre Grazie, e ciò per significare che se con la sinistra feriva,
con
la destra arrecava la sanità, di cui le Grazie si
i altri simboli della mitologia pagana. Per esempio, le orecchia tese
con
le quali si distinguevano i Grifoni, alludevano a
consacrato a Minerva. Fè nel suo tetto un solitario gufo Molte fiate
con
lugubri accenti Fè di pianto una lunga querimonia
ce, per la redenzione universale. 2213. Halden. — I cimbri indicavano
con
questo nome uno dei loro Penati. 2214. Har-Heri.
Persiani ecc. Haraopopa veniva sempre rappresentato interamente nudo,
con
un solo lembo di drappo rosso avviluppato alle pa
volatile, gli onori divini, adorandolo come una delle loro divinità,
con
un culto particolare, forse in ringraziamento dei
sservato che da sè stesso si appresta un tal rimedio, a cui si piega,
con
assai facilità, la lunghezza del suo becco e del
i ruderi dell’antico Egitto, si trovano sovente delle statue di Iside
con
una testa di ibi. 2226. Ibristiche. — Nella città
remota spiaggia lontanissima dall’isola inospitale, prendessero terra
con
tanta precipitazione, che Icaro ricadde nell’acqu
le ali, le cui penne erano unite fra loro per mezzo della cera, e che
con
queste ali intraprendesse la fuga dall’isola di C
braccia Icaro scuole, S’ajuta invan per non cader nell’onde : L’aure
con
l’ali più prender non puole, E cade, e chiama il
pensa gl’insegnò l’arte di coltivare le viti e di fare il vino. Icaro
con
l’andar del tempo insegnò l’istessa arte ad alcun
gnato allora contro gli abitanti dell’Attica disertò la loro contrada
con
una terribile pestilenza, la quale non ebbe fine
angiarsi in tutte le forme che voleva assume re alle quali somigliava
con
una perfezione incredibile. Da cio l’etimologia d
lo come dio, e Fobetore come uomo V. Fobetore, Morfeo. 2231. Icnea. —
Con
questo soprannome, che deriva dalla parola greca
ltolato nel fango profittando del momento in cui il coccodrillo dorme
con
la bocca aperta, si lancia nelle sue viscere e, s
V. Paride. Ida era similmente una ninfa dell’isola di Creta, la quale
con
la sorella Adrastea, fu tra le nutrici di Giove.
pete che ogni anno, si celebrava una festa in onore della madre Idea,
con
pubblici giuochi e sacrifizii solenni ; e portand
’unico suo figliuolo, il quale avvisato dell’arrivo del re, era corso
con
trasporto d’amore, a dare al padre diletto il bac
iletto il bacio del ritorno. A lingua umana non è concesso descrivere
con
le parole la sorpresa, il dolore e la disperazion
o alcuni autori, i quali asseriscono che il popolo di Creta impedisse
con
la forza delle armi che il padre dispietato compi
proteggerla contro i colpi di Ercole ; ma questi schiacciò il cancro
con
un colpo di clava, e uccise l’Idra. La generalit
, i sacerdoti egiziani, in alcuni giorni dell’anno adornavano l’Idria
con
ricca magnificenza, e la mettevano su di un’alta
ra, specie di teatro, su cui tutti gli abitanti salivano per adorare,
con
le mani levate verso il cielo, questa loro strana
rare, con le mani levate verso il cielo, questa loro strana divinità.
Con
tale cerimonia il culto egiziano rendeva grazia a
pecie generali d’incantesimi, in uso presso i pa gani e che si faceva
con
l’acqua. L’idromanzia veniva comunemente praticat
tore, si precipitò sotto i suoi occhi sul rogo del marito, per morire
con
lui. Ifi fuori di sè alla vista terribile, volle
giorno entrate in un tempio di Giunone, ove ben lontane dal rimanere
con
quel devoto e castigato contegno, che imponeva la
a. Tolta così questa prima ragione del male, venne facilmente a capo,
con
la protezione di Apollo, del suo intento, ed infa
e Filaco. Non avendo potuto aver figli, dopo varii anni di matrimonio
con
la bella Astioca, sua consorte, egli consultò il
neone, nell’Elide. I Feneati onorarono annualmente il sepolcro di lui
con
solenni funerali ritenendolo come un eroe. Le cro
mai di buon occhio la principessa Ifigenia, e si vuole che cogliesse
con
piacere l’occasione di liberarsene, allorchè si t
uento sacrificio, fosse dato di comune accordo dall’indovino Calcante
con
lo stesso Agamennone. Altri scrittori fanno parti
prestò fede allo scritto del re e si pose immediatamente in viaggio,
con
l’amata figliuola, alla volta del campo greco ; m
ensi. Clitennestra stessa tenta ogni sforzo a raggiungere lo scopo, e
con
ragioni e con lagrime e con lusinghe tenta, ma in
stra stessa tenta ogni sforzo a raggiungere lo scopo, e con ragioni e
con
lagrime e con lusinghe tenta, ma invano, di storn
nta ogni sforzo a raggiungere lo scopo, e con ragioni e con lagrime e
con
lusinghe tenta, ma invano, di stornare dal capo a
se loro di sacrificarne uno solo quante volte l’altro si fosse legato
con
giuramento di portare al fratello Oreste una lett
cerimonia espiatoria, che dovea farsi sulle rive del mare, s’imbarca,
con
Oreste e Pilade portando seco la statua di Diana.
o marito una figliuola per nome Pancratide, la quale stando un giorno
con
sua madre a celebrare i misteri di Bacco, sulla r
e d’aspetto ; coi tratti del volto d’una bellezza regolare e severa ;
con
una corona sul capo come regina della medicina ;
olare e severa ; con una corona sul capo come regina della medicina ;
con
una coppa nella sinistra, e con uno scettro nella
sul capo come regina della medicina ; con una coppa nella sinistra, e
con
uno scettro nella destra e avendo attoreigliato a
o codesto soprannome a Giove, il quale nei loro templi veniva onorato
con
solenni e magnici banchetti. 2260. Ilaria e Febea
lle molte allegrezze di coloro che vi prendevano parte. Ognuno recava
con
sè quanto aveva di più prezioso e se ne faceva of
are Difilo figlio di Polinnestore, come suo fratello ed allevò iuvece
con
ogni materna sollecitudine il piccolo Polidoro. I
i della mitologia dicono, che Ascanio figliuolo di Enea, si chiamasse
con
questo primitivo nome durante tutto il tempo che
o, di portarlo sul monte Oeta, di stenderlo sul rogo, e di accenderlo
con
le proprie sue mani, imponendogli sotto pena dell
Teseo, re di Atene. Questo principe, legato di parentela e d’amicizia
con
Ercole prese a difendere gli Eraclidi suoi discon
ilimento nell’Attica ; legò i suoi sudditi d’interessi e di relazioni
con
quelli ; e allorquando Euristeo mosse alla testa
gnò la battaglia contro il proprio nemico e lo uccise di sua mano. Ma
con
la morte di Euristeo non ebbe fine l’inimicizia f
tene si cominciavano a fare i preparativi per le feste di Cerere, che
con
gran pompa si celebravano una volta l’anno sulla
l tempo delle feste. Infatti egli pose ad esecuzione il suo disegno e
con
l’ajuto del travestimento e della sua fisonomia d
più coraggiose fra le rapite, uccise quelli che dormivano e si dette
con
le sue poche seguaci a correre precipitosamente v
o sotto le sembianze di un giovanetto bellissimo, coronato di fiori ;
con
una fiaccola accesa nella mano destra ed un velo
glie della Notte e del fiume Acheronte. Esse venivano sovente confuse
con
le Furie e si chiamavano più particolarmente, com
dei nemici. Così Sofocle, nel suo Edipo, ci dà un’idea della maniera
con
la quale gli antichi pronunciavano le imprecazion
uesto fatto Ercole ebbe il soprannome di Indicante. 2280. Indigeto. —
Con
la denominazione di Giove Indigeto, i romani indi
biformi Due Scille : Brïareo di cento doppi : La Chimera di tre, che
con
tre hocche Il foco avventa : il gran Serpe di Ler
tre hocche Il foco avventa : il gran Serpe di Lerna Con sette teste ;
con
tre corpi umani Erilo e Gerïone ; e con Medusa Le
pe di Lerna Con sette teste ; con tre corpi umani Erilo e Gerïone ; e
con
Medusa Le Gorgoni sorelle, e l’empie Arpie, Che s
quale la rese madre di due figliuoli, Melicerta e Learco. Ella trattò
con
vero cuore di madrigna, Elle e Frisso, figliuoli
i figliuoli, pensò di far morire i suoi figliastri, e per raggiungere
con
più sicu rezza lo scopo crudele, profittò delle s
e sull’ara della divinità, Elle e Frisso. Questi però si sottrassero,
con
una precipitosa fuga, al destino che era loro ris
la madre istessa, la quale afferrato il figliuolo Melicerta, si dette
con
esso a precipitosa fuga verso il mare ; ma insegu
olo esclama : Orsù, compagni, Le reti distendete in queste selve : Io
con
due leoncini una lionessa Qui pur or vidi ; e, qu
a portando fra le braccia l’altro figliuolo Melicerta, e si precipitò
con
esso nel mare. Ma la ninfa Panopea, seguita da al
azione, alla divinità che presiedeva a tutti i lavori che si facevano
con
la scure. Alcuni autori ripetono, che la dea Inte
di panni pesanti, inghirlandato d’una corona di rami senza foglie, e
con
in mano un uccello acquatico. 2290. Invidia. — I
crittori greci, tanto cronisti come poeti, si narra il fatto medesimo
con
l’aggiunta di altre congiunture. Infatti, presso
ed alle dune Del Nil vicina : ivi al primiero stato Giove ti tornerà,
con
amorosa Man ti palpando e carezzando ; e il bruno
Egitto in Grecia il cutto della dea Ifide, la quale i greci confusero
con
Io V. Argo. 2293. Ipar. — Con questa parola, i gr
a dea Ifide, la quale i greci confusero con Io V. Argo. 2293. Ipar. —
Con
questa parola, i greci dinotavano i due segni sen
era che gli dei si rivelassero agl’uomini, o per mezzo dei sogni ; o
con
un’azione reale ; o finalmente col dare dei contr
nacque Latona, madre d’Apollo e che perciò quegl’ isolani venerassero
con
un culto particolare questo dio. Nel mezzo dell’
mano in mano, fino a Delo, e si presero perciò gli accordi nenessarii
con
gli abitanti delle differenti città, che si trova
avola, dice che Iperione era un principe Titano, il quale erasi dato,
con
grande amore, allo studio dell’astronomia ; e che
n grande amore, allo studio dell’astronomia ; e che avendo conosciuto
con
l’assiduità delle sue osservazioni, il corso del
a. — Una delle Esperidi. 2298. Ipetri. — Presso i pagani s’indicavano
con
tale denominazione alcuni templi, che aveano all’
zò la fascia ed entrò arditamente nel sacro recinto, quasi disfidando
con
proterva audacia gli dei ; ma rimase immediatamen
la vita. Ippio era anche il soprannome particolare di Marte, il quale
con
Minerva e Nettuno formavano la triade delle pagan
o ad un insetto lungo circa sei once, e che non ha alcuna somiglianza
con
la figura che i poeti antichi davano agl’Ippocamp
, raccontava che essendosi quei popoli mischiati in carnale commercio
con
le cavalle, nacquero da questo mostruoso connubio
ona. La tradizione mitologica ripete, che il cavallo Pegaseo battendo
con
l’unghia sonora su di una pietra, ne avesse fatto
ella Ippodamia. Vi sono vari scrittori che raccontano l’istesso fatto
con
qualche leggiera variante — V. Enomao — Mirtillo
ame proposta, la rigettò spaventato e respinse le inique proposizioni
con
tutta l’energia della sua tempra, e in modo da to
ar : quivi un rimbombo, Come di Giove un sotterraneo tuono Romereggiò
con
fremita profondo. Spaventoso ad udirsi. Alto i ca
remita profondo. Spaventoso ad udirsi. Alto i cavalli Rizzar le teste
con
aguzzi orecchi : E it’avetamo noi pur molto terro
spavento : E il signor nostro assai nell’ arte esperto Dell’ aurigar
con
ambe man le redini Abbranca e stringe, e forte a
ne, in memoria dell’ amato giovane, cangiò la sua prima denominazione
con
quella di tempio di Venere specolatrice. 2313. Ip
mini. Per altro nella città di Papremide, l’Ippopotamo veniva adorato
con
un culto particolare, volendo con ciò gli Egizii
remide, l’Ippopotamo veniva adorato con un culto particolare, volendo
con
ciò gli Egizii scongiurare il male che egli avreb
isognava esiliare l’ uccisore di Arno, e placare l’ombra dell’ucciso,
con
solenni funerali, e giuochi funebri, celebrati in
tati scrittori che il suo nome che ha qualche somiglianza etimologica
con
la parola cavallo abbia dato vita alla tradizione
di Taumante. Iride veniva raffigurata come una giovanetta bellissima,
con
agli omeri due lunghe ali trasparenti di varii co
lle figliuole del dio Pane e della ninfa Eco. Non bisogna confonderla
con
la ninfa Siringa, di cui parleremo a suo tempo. 2
correvano per le strade della città, coperte di lunghe vesti di lino,
con
una campanella in una mano ed una bisaccia a trac
scrittori, intorno alla origine della dea Iside ; ma tutti convengono
con
l’essere ella più antica della Io dei greci. Seco
e lungamente la morte e onorò la memoria del suo consorte e fratello,
con
splendidi e magnifici funerali ; placò l’ombra de
rare nel sole e nella luna, cosichè spesso il loro culto andò confuso
con
quello di questi due pianeti. Un’ antichissima tr
che sia nell’uníverso ; che tutta la terra onora sotto diverse forme,
con
nomi e cerimonie diverse. ………………. I popoli Etiopi
i del mondo, mi chiamano col mio vero nome Iside regina, e mi onorano
con
solenni cerimonie. Apuleio — L’asino d’oro o le
roscritto il culto della dea Iside, pure coll’ andare degl’ anni finì
con
l’essere riconosciuto da tutti, e tanto che molti
e veniva assegnato ad Iside, era il sistro, strumento vuoto nel mezzo
con
un lungo manico, che ha la parte superiore più la
dagli atroci dolori, che gli cagionavano le ferite fattegli da Apollo
con
le sue frecce, si precipitò in quel fiume, che do
opo questo luttuoso avvenimento cangiò il suo nome di piede di Cadmo,
con
quello di fiume Ismeno. Ismeno era anche il nome
tura sposa, di adempiere al suo dovere, Issione lo traccheggiò sempre
con
belle parole e con larghe promesse ; finchè stanc
piere al suo dovere, Issione lo traccheggiò sempre con belle parole e
con
larghe promesse ; finchè stanco Deioneo d’esser p
issa ove Issione si trovava in quel tempo. Colà giunto vi fu ricevuto
con
splendida magnificenza, ma nel recarsi al luogo o
ta. Immenso fu l’orrore che l’atroce misfatto, che tutti addebitavano
con
certa ragione ad Issione, suscitò contro di lui,
’ospite suo, del quale sedusse la moglie, intrattenendo per più tempo
con
essa, un’ infame tresca. Avvertito il principe de
quale entrata di notte nella camera d’ Issione, fu da questi ricevuta
con
tutte le testimonianze della passione e divise il
ciglia. Per lui le man di Glove. Bella cagion di danno, La fabbricar
con
meditato inganno : Ma intanto quel dolente Con fo
di danno, La fabbricar con meditato inganno : Ma intanto quel dolente
Con
forsennate prove A sè stesso compose. orrida pena
llara Sdegnato allora Giove contro tanta perfidia, palesò il vero e
con
un colpo di fulmine, precipitò Issione nel fondo
sacra la celebrazione dei giuochi istmici, i quali venivano eseguiti
con
la maggiore magnificenza ogni tre anni, e questa
gli il crine : Pindaro — Odi Ismiche — Ode III. trad. di G. Borghi.
con
la differenza, però che i vincitori dei giuochi N
i coloro che vi prendevano parte passavano l’intera giornata portando
con
gran divozione l’acqua attinta nelle parti inferi
inata dall’ avere nella città di Coronea, in Beozia, un tempio comune
con
Plutone dio delle ricchezze. Con questa unione al
Coronea, in Beozia, un tempio comune con Plutone dio delle ricchezze.
Con
questa unione allegorica delle due divinità, i pa
V. Ifide. Jante era già famosa per la sua bellezza, quando si maritò
con
Ifide, sebbene non contasse che 13 anni. Giungea
2368. Jodama. — Madre del famoso Deucalione, che ebbe dai suoi amori
con
Giove. 2369. Jola. — Detto più comunemente Jolant
er suo. Morto Ercole, Jolao si pose alla testa degli Eraclidi e mosse
con
essi alla volta di Atene, onde fare che Teseo, re
di lei, e dopo d’ aver saccheggiata la città, s’impadronì di Jole, e
con
ogni cura la portò seco. Questa Jole fu la princi
Ma indarno : ond’ egli di mentita accusa Fatto pretesto al suo voler,
con
l’armi Ecalia assale, ove sedea regnante Eurito,
2372. Jolee. — Feste in onore di Jolao che gli ateniesi celebravano
con
gran pompa nella loro città. 2373. Jone. — Figli
cepì una passione quasi materna per l’abbandonato bambino e lo allevò
con
solerte e vigile affetto. Così Jone crebbe per va
o, e Apollo, spinto sempre dal suo affetto pel figliuolo, si adoperò,
con
solerte cura, onde fare in modo, che Jone passass
uscire dal tempio, sarebbe stato suo figlio. A questa risposta, Xuto
con
l’anima giubilante, si risovvenne di aver avuto u
Riflettendo poi che l’età del giovanetto era in esatta corrispondenza
con
la data del suo viaggio, lo riconobbe per figliuo
lizio, quando la sacerdotessa mandata da Apollo, comparve nel tempio,
con
un piccolo paniere nelle mani, che era quello ste
gl’ anni, divenuta la contrada dell’ Attica troppo angusta, Jone andò
con
tutta la sua famiglia ad abitare nell’ Asia minor
ano questo nome al loro Cupido, dio dell’ amore. Veniva rappresentato
con
un arco di canna di zucchero, e con delle frecce
dell’ amore. Veniva rappresentato con un arco di canna di zucchero, e
con
delle frecce di fiori, e a cavallo di un pappagal
come capo di tutti i Kamis. I templi di queste divinità, alle quali,
con
vocabolo proprio, si dà il nome di Nia, sono quas
anon. — È questo il nome che nel culto mitologico del Giappone, detto
con
vocabolo particolare Buddaismo, si dà al dio dell
o corno marino, da cui esce fino alla cintola, il corpo di un giovane
con
folta barba e nudo. 2385. Kao-Mancon o Khahho-Man
figlio della Notte ; ed aggiunge che abitualmente veniva raffigurato
con
gli occhi spalancati e terribili con la bocca att
abitualmente veniva raffigurato con gli occhi spalancati e terribili
con
la bocca attratta da uno spaventoso sogghigno, e
cati e terribili con la bocca attratta da uno spaventoso sogghigno, e
con
le vesti grondanti di sangue. Anche fra gli scrit
, che si crede guarisca le donne dalla sterilità. Viene rappresentata
con
un bambino fra le braccia. 2393. Kurù. — Nel cult
grande nel mezzo, e due meno elevate a destra e a sinistra. Esse sono
con
un intervallo di dugento passi l’una dall’altra,
i adorati. 2396. Krisna. — Nel culto religioso degli orientali, viene
con
questo nome chiamato il dio Visnù, allorquando si
laberinto del lago Meride era opera dell’architetto Psanmetico, e che
con
teneva tremila appartamenti, e dodici palagi, fab
rato il padre degli dei, si venerava in quella città la statua di lui
con
una scure nella mano. Questo cangiamento negli at
cio, ovvero ricoperta semplicemente di foglie d’ oro, la fece puntare
con
taluni istrumenti e trovò che era d’ oro massicci
coppa bevevano ad un fiasco particolare, c..e ognuno di essi portava
con
sè dalla propria dimora. Le Lacenoforie erano fes
vittoria. I cronisti dell’antichità non fanno menzione della maniera
con
la quale si risolveva la questione, nel caso non
quale si vedeva scolpita, come un’allegoria sanguinosa, una lionessa
con
un agnello fra gli artigli. 2416. Lalo. — Figlio
e Polluce. 2418. Lamia. — Una delle figliuole di Nettuno. Giove l’amò
con
passione e Giunone ne concepì tanta gelosia, che
ana d’ Atene, figlia di Cleonora e che si rese celebre per la perizia
con
la quale suonava vari strumenti. Tolomeo primo re
iva, per aver lasciato spegnere il fuoco sacro della dea, si chiudeva
con
essa nel sotterraneo una lampada sepolcrale, la q
i del paganesimo, perchè Priapo, dio delle dissolutezze eravi adorato
con
un culto particolare, le cui oscenità vincono di
proprio convincimento, Laocoonte afferrò una lunga asta di guerra, e
con
forza prodigiosa la lanciò contro i fianchi del c
lla vendetta dei numi. Mentre egli offeriva un sacrifizio nel tempio,
con
la sola compagnia di due bambini suoi figli, dall
n aiuto, s’avventaro, e stretto L’avvinser sì, che le scagliose terga
Con
due spire nel petto, e due nel collo Gli racchius
Laodamia. — Figlia di Achemone e del famoso Bellorofonte. Giove l’amò
con
passione e la rese madre di quel Sarpedone che fu
, che la figliuola s’era lasciata sorprendere in turpi abbracciamenti
con
un uomo. Acasto, geloso custode del proprio onore
gli dei che le avessero conceduto per sole tre ore di poter favellare
con
lo sposo adorato ; e pianse tanto amaramente nel
volle separarsi dallo sposo adorato e si contentò piuttosto di andar
con
lui nel regno dei morti, di quello che rimanere s
che cieco d’ira contro la disgraziata giovanetta. le spaccò il cranio
con
un colpo di scure. Ma ben presto il sangue innoce
ine i fiagelli, ministri dell’ira degli dei si scatenarono sull’Epiro
con
tale rapidità che ben presto quella grande contra
una del padre, e lo seguì da per ogni dove, finchè caduta Troja, andò
con
lui nell’isola di Cipro, ove Agapenore si stabili
uta Troja, andò con lui nell’isola di Cipro, ove Agapenore si stabili
con
la sua famiglia. 2431. Laodoco. — Figliuolo di A
del mare, furono riguardati come opera di Nettuno stesso. Anzi avendo
con
l’andare del tempo le onde fatto rovinare uno deg
di cui s’era servito, per modo che Apollo afflisse il popolo troiano
con
una terribile pestilenza, e Nettuno mandò dal fon
alche tempo, nella città di Feneone, in Arcadia. 2435. Lapidazione. —
Con
questo nome veniva dagli Egineti denominata una f
misteriosa parola. Cicerone stesso asserisce che un giuramento fatto
con
questa formola : Jovem lapidem jurare, era riten
ibile. 2437. Lapiti. — Da un figliuolo che Apollo ebbe dai suoi amori
con
una giovanetta chiamata Stobia, figlia di Pineo,
mitologica che essa palesò a Giunone la tresca amorosa che egli aveva
con
la ninfa Giuturna ; per il che sdegnato Giove le
ori quelle dei cattivi, le quali per altro venivano anch’esse onorate
con
certe sacre funzioni, dette le funzioni delle omb
degli dei Penati venivano riposte in un particolare oratorio e tenute
con
scrupolosa nettezza. Nelle case dei ricchi v’era
n occasione della morte di un qualche congiunto, i pagani insultavano
con
atti e con parole oltraggiose i loro Penati, accu
della morte di un qualche congiunto, i pagani insultavano con atti e
con
parole oltraggiose i loro Penati, accusandoli di
ticolare ove venivano conservate le statuette dei Penati, si chiamava
con
nome proprio Larario. 2442. Larissa. — Questa cit
la patria di Achille ; e perchè Giove vi era particolarmente onorato
con
culto speciale. Da ciò il soprannome di Larissio
quello, sorgeva un tempio dedicato a Minerva Larissea. 2444. Larve. —
Con
questo nome collettivo, i pagani indicavano le an
racolo, il quale gli aveva imposto di non maritare la figlia sua, che
con
un principe straniero, egli fece alleanza con Ene
tare la figlia sua, che con un principe straniero, egli fece alleanza
con
Enea, e gli offrì la figliuola Lavinia in consort
di Tebe sorella di lui. Omero la fa figliuola di Saturno. Giove l’amò
con
passione, a causa della sua stupenda bellezza e l
Nettuno, e questo dio, mosso e compassione delle lagrime di lei, fece
con
un colpo del suo tridente sorgere, dal fondo dell
ortura della sete. Allora Latona sdegnata contro quegl’empi, richiamò
con
disperate grida la vendetta dei numi sul loro cap
ore, sembra che i greci, altro non abbian fatto se non che mascherare
con
la larva simbolica dell’allegoria mitologica, una
a in onore di Latona, e che veniva solenuizzata nella città di Butite
con
gran pompa e splendore. Anche i Tripolitani ed i
adorata anche sotto il nome di Laona, nella contea di Borgogna, dove
con
l’andare degl’anni, togliendo il t dalla parola l
data forse origine alla denominazione del santo cattolico, conosciuto
con
l’appellativo di S. Giovanni di Laona. Presso i g
ettava di vedere, altro non scorse che un informe simulacro di legno,
con
una faccia così contrafatta e sconcia, che appena
e del trono paterno. V. Latino. Narra la cronaca che essa già innanzi
con
gl’anni si vide scopo alle ricerche matrimoniali
ricerca. Virgilio — Eneide — Lib. VII. trad. di A. Caro. Ma gli dei
con
presagi e sogni si opposero sempre al compimento
orgeva un albero d’ alloro, il quale, per essere secolare, era tenuto
con
certo religioso rispetto ; e che avendolo il re t
stanze reali, ove un gran lauro Già di gran tempo consecrato e colto
Con
molta riverenza era serbato. Si dicea che Latino
dell’ Anguillara. Gran numero degl’ autori antichi han confuso Leda
con
Nemesi. Fidia, l’immortale scultore della Grecia
atria gemeva sotto il ferreo giogo d’ Ippia tiranno, posta in carcere
con
altri, sospetti di congiura, temendo di cedere al
ulcano, che ne fece un dono a Giove, il quale al tempo dei suoi amori
con
Europa lo regalò alla sua concubina. Con l’ andar
uale al tempo dei suoi amori con Europa lo regalò alla sua concubina.
Con
l’ andare del tempo il re Minosse l’offrì in dono
logica cadde Vulcano, allorchè Giove suo padre lo precipitò dal cielo
con
un calcio. La cronaca favolosa narra che i Lemni
mini per la destra vendicatrice di Giove. 2469. Lemuri. — Detti anche
con
un’appellazione complessiva larve, specie di genî
, viene dalle cronache dell’ antichità attribuita a Romolo, che volle
con
quelle cerimonie, placare l’ ombra di Remo, suo f
de vendicarsi di Lepreo, ma Astidamia, madre di questo, lo riconciliò
con
l’ eroe, col quale passato qualche tempo sostenne
cronaca dice, che avendo Iolao accompagnato Ercole nel combattimento
con
l’Idra dalle sette teste, non volle Euristeo amme
gni Sorse nel porto un suon tetro e confuso, Ed alcuai infilzati eran
con
l’aste, Quali pesci guizzanti, e alle ferali Mens
trarsi : o a te, Letéa, simile, Misera, troppo in tua beltà superba :
Con
saldissimo nodo un giorno stretti, Ora pietre sul
. — Solenne ed imponente cerimonia religiosa, che i romani compivano,
con
grandissimo rispetto, in tempo di pubblica calami
posero, che per far cessare il castigo, bisognava celebraré una festa
con
uno splendido convito, offerendolo a sette divini
a, e in tale occasione lasciavano la porta delle proprie case aperta,
con
la libertà a ciascuno di servirsi di quanto occor
arità che, intorno al banchetto del convito, era posto un solo letto,
con
la statua di Giunone, mentre quelle di Giove e di
a, Leonimo a capo dei Crotoniati, attaccò i nemici, venendo alle mani
con
un forte drappello di soldati, ch’ egli supponeva
sponsi, ordinò agli abitanti di restare nella loro città e di placare
con
sacrifizii ed offerte la corrucciata ombra dell’
ino non era generalizzato a tutta la Grecia, le Libazioni si facevano
con
l’acqua pura. L’uso delle Libazioni fu ereditato
ò che piaceva. 2497. Libera. — Dea che assai di sovente viene confusa
con
Proserpina. Cicerone la fa figliuola di Cerere e
che la dea Libera altro non era che Arianna deificata dopo la morte,
con
tal nome, dal dio Bacco. Tu a me consorte, non v
a commettere le più turpi dissolutezze, pure non bisogna confonderle
con
quelli. Durante le Liberali si portava per la cit
ivano la toga libera. Usavano i pagani di celebrare codeste cerimonie
con
grande solennità e vi erano invitati tutti gli am
si vede ancora sulle medaglie antiche. È rappresentata come una donna
con
un cornucopia in una mano, e nell’altra una tavol
sai di sovente codesto soprannome a Giove ; ed i pagani lo invocavano
con
questa appellazione, quando correvano alcun peric
rtà, rappresentata sotto la figura di una matrona, vestita di bianco,
con
uno scettro in una mano, un berretto nell’ altra,
ta di bianco, con uno scettro in una mano, un berretto nell’ altra, e
con
un gatto disteso ai suoi piedi. Era accompagnata
ausania, avvenne che un pastore coricatosi verso l’ora del pomeriggio
con
la testa appoggiata al sepolcro di Orfeo, si addo
amente ; e così addormentato si pose a cantare i versi di quel poeta,
con
una voce estremamente soave. Sparsasi ben presto
ffattamente le acque del torrente Sus, che rotto gl’ argini, straripò
con
tanta violenza, che allagando la città di Libetra
ura, ne rovesciò i templi, i ponti, le case, i monumenti, e si spinse
con
tale precipitoso impeto che la città fu interamen
lte nel vuoto, scagliò il corpo dello sventurato giovanetto nel mare,
con
più forza di quella con cui una macchina guerrier
l corpo dello sventurato giovanetto nel mare, con più forza di quella
con
cui una macchina guerriera lancerebbe un sasso. L
esti da terra il leva, e poichè il volse Tre volte e quattro intorno,
con
più forte Impulso che di macchina guerriera, Al f
Euneo, figlio di Giasone, nell’ isola di Lenno ; poscia fu riscattato
con
molti e preziosi doni da Eezione, che lo mandò ne
si fosse apprestato a levargli la vita, durante il sonno, come faceva
con
gli altri. Però, avendo avuto sospetto che quello
i fè le mense, Io sui Penati, del signor ben degni, Travolsi il tetto
con
ultrice fiamma. Egli fugge atterrito, e le desert
a tempesta si scatenò, impetuosa ed irrestibile, e il fulmine cadendo
con
orrendo fracasso, incenerì gli autori di quell’ o
ano due aquile dorate ; e innanzi alle quali si compivano i sacrifizi
con
gran mistero. Liceo era anche un soprannome del d
argivo, Danao sparse la voce che Apollo, avea voluto far comprendere,
con
la vittoria del lupo, che uno straniero doveva av
a innanzi all’ altare si sentì tirare la veste e rivolgendosi, scorse
con
estrema maraviglia, un lupo che accennava quasi a
mirare il magnifico panorama che si stendeva ai suoi piedi, precipitò
con
un urto violento il mal capitato eroe dall’ alto
ione fu liberta del senatore Volunnio. Il poeta Cornelio Gallo l’ amò
con
passione, e Licori corrispose per qualche tempo a
pel sacro Nisselo egli di Bacco Le nudrici inseguia. Dal rio percosse
Con
pungolo crudel gittaro i tirsi Tutte insieme, e f
o Minacciar di Licurgo paventoso Teti l’ accoise. Ma sdegnarsi i numi
Con
quel superbo. Della luce il caro Raggio gli tolse
operai a seguire il suo esempio, si fosse tagliate ambedue le gambe,
con
un violento colpo d’accetta, la qual cosa venne c
acesse onoranza, siccome ad un dio. Infatti gli spartani accettarono,
con
reverente riconoscenza, le leggi che da allora in
dei porti di mare. In simili congiunture la dea veniva rappresentata
con
una specie di gambero marino sulla testa. 2532. L
Infatti, giunto Trittolemo alla sua corte, Linco finse di accoglierlo
con
ogni cortesia, ma venuta la notte, profittando de
he gli abitanti di Elicona celebravano ogni anno il suo anniversario,
con
una festa, la quale cominciava sempre con un sacr
i anno il suo anniversario, con una festa, la quale cominciava sempre
con
un sacrifizio alle muse. Lino similmente ebbe nom
di che vede appenanato, e perchè, secondo la credenza pagana, dormiva
con
gli occhi aperti. In Egitto il lione era consacra
Apollo e Mercurio. La lira avea una figura triangolare, e si suonava
con
le dita. Da principio i pagani non si servivano d
azione data, in alcuni monumenti, al dio Silvano, coronato di edera e
con
le corna sul capo. Forse in tal modo veniva onora
e si sono anche recentemente trovate delle statue di quelle divinità,
con
quel fiore nelle mani. Un altro fiore di Loto, e
; e forse la grande somiglianza che il nocciuolo di quella pianta ha
con
la forma del cuore umano, e le sue foglie con que
olo di quella pianta ha con la forma del cuore umano, e le sue foglie
con
quella della lingua, è la sorgente di tutta l’arc
a savorar lor porse. Chiunque l’esca dilettosa e nuova Gustato avea,
con
le novelle indietro Non bramava tornar : colà bra
che considerata come la Luna, ed allora veniva raffigurata dai pagani
con
una luna crescente sul capo, con una torcia acces
allora veniva raffigurata dai pagani con una luna crescente sul capo,
con
una torcia accesa nella destra e coperta d’un man
è, o diva, Della luce il principio in te contieni. Ogni gravida sposa
con
giuliva Faccia rimira ; odi, o Lucina, i prieghi,
Lucina sotto le sembianze d’una matrona di aspetto dolce e maestoso,
con
una tazza nella destra, ed una lancia nella sinis
ione d’Iside, parola che significa vecchia, antica, adorarono la Luna
con
un culto speciale ; forse perchè la qualificazion
il nome di dea Astarte ; gli arabi, sotto quello di Alizat ; i persi,
con
quello di Militra ; e finalmente i greci ed i rom
idionale della bassa Brettagna, sorgeva un tempio dedicato alla Luna,
con
un oracolo a cui erano addette, come sacerdotesse
oluto ed estesissimo su tutte le menti, si vantavano d’aver commercio
con
la Luna, e di potere coi loro incantesimi farla d
i si trova personificato il lunedì sotto le sembianze della dea Diana
con
la testa adorna di un novilunio. 2568. Luno. — I
o sotto le sembianze di un giovane, rivestito delle insegne militari,
con
una picca nella destra e con ai piedi un gallo, a
ovane, rivestito delle insegne militari, con una picca nella destra e
con
ai piedi un gallo, animale che col suo canto avvi
o e Remo, i quali bambini suggevano il latte della belva, scherzavano
con
essa come con la loro madre, e l’animale rivolgen
ali bambini suggevano il latte della belva, scherzavano con essa come
con
la loro madre, e l’animale rivolgendo il capo, ac
a come con la loro madre, e l’animale rivolgendo il capo, accarezzava
con
la lingua i due infanti, come proprî figliuoli.
71. Lupercali. — Così venivano chiamate le feste, che si celebravano,
con
grande solennità in Roma, in onore del dio Pane,
a per fare il colpo. Però i due fratelli, e tutti i giovani che erano
con
essi, accortisi del fatto, si spogliarono solleci
ità o da qualche delitto. Le lustrazioni si facevano in tre maniere :
con
fuoco e zolfo, coll’ acqua e coll’ aria. Prima d’
uesta cerimonia dei bambini. Comunemente le lustrazioni avean termine
con
un gran banchetto, al quale si credeva presiedess
osimilmente Pindaro mori nell’ 80° anno della sua vita, e ammettendo,
con
Bockh, che fosse nato nel 522 avanti Cristo, la s
scalzi. Iside viene comunemente rappresentata in figura di una donna
con
le corna di vacca. 11. .Brahma. — Voce sanscrita
ne afferma che negli ultimi tempi del paganesimo soltanto fu venerato
con
culto divino. Priapo veniva rappresentato comunem
lto divino. Priapo veniva rappresentato comunemente in forma di erme,
con
le parti genitali straordinariamente sviluppate,
forma di erme, con le parti genitali straordinariamente sviluppate, e
con
in mano un cornucopia ed una falce. 13. Gnostic
trosegnati col nome di Gnoslici ossia Illuminati. 14. Simoniani. —
Con
questo nome si additavano i seguaci dell’eresia d
che professavano le più oscene dottrine, vivendo in completo divorzio
con
le donne e ammettendo, come principio di fede, l’
i ; vivendo completamente divisi dalle donne, da cui si allontanavano
con
sacro giuramento, al momento in che venivano iniz
i ; vivendo completamente divisi dalle donne, da cui si allontanavano
con
sacro giuramento, al momento in che venivano iniz
i ; vivendo completamente divisi dalle donne, da cui si allontanavano
con
sacro giuramento, al momento in che venivano iniz
bambino Ercole quasichè si burlasse del gran cimento ; e avendo preso
con
ambe le mani l’uno e l’altro serpente da Giunone
ona nell’ anno 1237. Narrasi che essendosi dato dalla prima gioventù.
con
eguale successo agli studi seri ed alle arti dile
ue Alessandro Humboldt. La reggenza di Potsdam è divisa in 36 circoli
con
una popolazione di 1.280.000 anima cirea. Marauc
erte sotto i pledi due incudini e di legarle le mani dietro le spalle
con
una catena d’oro. Invano gli Dei cercarono di lib
in isposa. 45. Vulcano. — Era nato deforme e perciò suo padre Giove
con
un calcio lo precipitò dal cielo. Egli cadde sull
articoli interessanti e creduti indispensabili a sapersi, trattandoli
con
una certa latitudine, ed impiegando ogni cura per
i come pure di eccitare la curiosità dei giovani onde si applicassero
con
maggior zelo a tale studio. Vari buoni trattati
esto studio ha esposto i più eccellenti artisti a confondere il tutto
con
degli strani anacronismi, rappresentandoci delle
nco Cessò di Mirra l’odoroso pianto(1). Così chiuse poi il discorso
con
alcuni versi che si potrebbero dire un Inno di vi
Dea per madre. Semidei si dissero pure gli eroi che distinti si erano
con
qualche grande azione e che ebbero l’onore degli
à anche il nome di Cielo ; e qualcuno confonde Vesta Prisca o Tetture
con
Cibele sua figlia. Da queste due divinità trasser
ato età dell’oro. Si rappresenta questo Dio sotto forma di un veochio
con
lunga barba, colle ali e con una falce in mano, e
nta questo Dio sotto forma di un veochio con lunga barba, colle ali e
con
una falce in mano, emblema del tempo, il quale pa
le rendevano il culto danzando intorno alla sua statua contorcendosi
con
modi spaventevoli. Sotto il nome di Vesta presied
veramente punita. Se taluna mancava al voto di verginità, era portata
con
lugubre pompa sopra una bara fuor della porta Col
iva. Vesta si rappresenta talvolta sotto le forme di una bella donna
con
un disco in una mano, ed una chiave nell’altra, c
i una bella donna con un disco in una mano, ed una chiave nell’altra,
con
una torre sulla testa, circondata soventi da molt
tie, e spesso sopra un carro tirato da leoni. Talvolta si rappresenta
con
una fiaccola in mano e con una patera, per isparg
o tirato da leoni. Talvolta si rappresenta con una fiaccola in mano e
con
una patera, per ispargere profumi sul fuoco sacro
e ad un pianeta. Giove Giove figlio di Rea e di Saturno nacque
con
Giunone e fu sottratto, come si è detto, dalla ma
iove li perseguitò anche in quel paese, ma finì poi per riconciliarsi
con
essi tutti. Giove e Giunone I Giganti
che molti ebbero il nome di Giove, ed avendo abusato di diverse donne
con
vari stratagemmi, tutti questi furono attribuiti
sia. Essendosi accorto Giove dell’avvicinarsi di Giunone mentre stava
con
Io, cangiò questa in vacca per nasconderla alla m
statua ; ed avvedutasi della malizia di Giove, si riconciliò, ridendo
con
lui dell’accaduto. Avendo preso parte questa Dea
il Dio del cielo la sospese in aria e le fè legar da Vulcano le mani
con
una catena d’oro dietro le spalle, e attaccare un
n averle dato il pomo d’oro sul monte Ida quando gareggiò di bellezza
con
Venere e Pallade, e si dichiarò in quel momento n
, e fu adorata come la Dea dell’agricoltura e delle messi. Viaggiando
con
Bacco insegnò ovunque l’agricoltura. Da Giasone e
e la veste che le cade fino a’ piedi sparsa di spiche e di papaveri.
Con
una falce od una fiaccola in una mano ed alcune s
i però non s’accordano su la storia di questa divinità che confondono
con
Cibele. Da questa Dea ha preso il suo nome un pia
preso il suo nome un pianeta. Minerva Minerva Minerva detta
con
altro nome Pallade, dea della sapienza, delle gue
un terribile mal di capo. Avendo implorato l’aiuto di Vulcano, questi
con
un colpo di acceta gli spaccò il cranio ; dal cer
uo padre nella guerra contro i Titani ove si distinse molto. Gareggiò
con
Nettuno per dare il nome alla città fabbricata da
to e deriso. Si rappresenta questo Dio sempre armato da capo a piedi,
con
un gallo vicino, per aver convertito in gallo il
lettrione, il quale addormentossi facendo la guardia mentre Marte era
con
Venere, e lasciollo così sorprendere da Vulcano.
i dalla schiuma del mare, secondo altri dal sangue del Cielo mutilato
con
una falce da Saturno, da Giove e da Dione come op
hia sua deformità ed ebbe un numero infinito d’amanti. De’ suoi amori
con
Marte da cui ebbe Cupido se n’è già parlato. Da A
che traggon il principio dalla tenerezza. Le sue feste si celebravano
con
ogni sorta di dissolutezze. Ovunque sorsero degli
convertita in colomba da Cupido, poichè in una sfida che questi ebbe
con
Venere a chi sapeva coglier più fiori, Peristera
cambiata in rossa allorquando fu bagnata dal sangue di Adone puntosi
con
una spina. Fra i figli di Venere si contano Amore
otto quello di Ecate, essa è la Dea dell’inferno ed è soventi confusa
con
Proserpina moglie di Plutone. Si riconosceva pure
re contro chi eccitò il suo risentimento, recando stragi nelle gregge
con
epidemie, distruggendo le messi ed umiliando i ge
rice, coi capelli annodati di dietro, colla faretra su di una spalla,
con
un cane al fianco, e coll’arco teso in atto di la
tesori del tempio di Apollo e di quello di Nettuno. Gareggiò in vano
con
Minerva per dar il nome alla città di Atene. Viol
ra un carro in forma di conchiglia tirato da cavalli marini o tritoni
con
un tridente in mano. Vuolsi che abbia avuto più
re in Tracia. Si rappresentavano sotto le sembianze di donna vecchia,
con
lunghi crini, con volto sempre smunto per fame, c
appresentavano sotto le sembianze di donna vecchia, con lunghi crini,
con
volto sempre smunto per fame, col corpo di avolto
, con volto sempre smunto per fame, col corpo di avoltoio, colle ali,
con
unghioni ai piedi ed alle mani, e con orecchi d’o
l corpo di avoltoio, colle ali, con unghioni ai piedi ed alle mani, e
con
orecchi d’orso. Le principali erano Ello, Occipet
. Viveva in mezzo delle nove Muse delle quali si fece capo ed abitava
con
esse i monti Parnaso, Elicona, Pierio, le rive de
Patarno erano i loughi più famosi ove davansi tali oracoli. D’accordo
con
Diana uccise co’suoi strali i quattordici figli d
ate. Dopo questo accidente, lasciato il servigio di Admeto, andossene
con
Nettuno ad aiutare Laomedonte a rifabbricare le m
ante il suo soggiorno sulla terra egli inventasse la lira, ma credesi
con
maggior fondamento che gli fosse data da Mercurio
mutò in lauro, co’rami del quale si fece una corona. Zefiro giuocando
con
Giacinto al disco, lo uccise involontariamente, e
iacinto lo cangiò in un fiore che porta il suo nome. Ciparissa avendo
con
uno strale ucciso per disavventura un cervo addom
senza barba, bello, coi capelli lunghi e biondi sparsi sugli omeri ;
con
una cetra in mano, una corona d’alloro sul capo,
si sugli omeri ; con una cetra in mano, una corona d’alloro sul capo,
con
parecchi strumenti d’arti a lui vicini e sopra un
va ogni giorno trovarsi per ricevere i suoi comandi, li serviva tutti
con
uno zelo infaticabile, anche nelle cose poco leci
e un bel giovine, snello di corpo, col caduceo in mano, qualche volta
con
una borsa e colle ali alla testa ed ai piedi. Ora
lta con una borsa e colle ali alla testa ed ai piedi. Ora nudo ed ora
con
un manto su le spalle, che non gli copre se non l
egli porta una lancia o pertica armata di uncini oppure un tridente.
Con
questi attributi egli proteggeva il commercio. Il
te Caucaso. Le statue che si ponevano su le vie a guisa di termini or
con
tre teste ed or con quattro facce erano dette Mer
e che si ponevano su le vie a guisa di termini or con tre teste ed or
con
quattro facce erano dette Mercuri da’ Romani, ed
zzo. Per timore che Bacco, di cui era incinta Semele, non abbruciasse
con
essa, Giove lo estrasse vivo e l’ascose in una de
lto da Bacco. Cresciuto in età questo Dio andò a conquistare le Indie
con
un esercito di uomini e di donne, che invece di a
ere ; gli uomini portavano corone di edera o di foglie di vite. Bacco
con
veste di porpora coronato di pampini e di uve con
glie di vite. Bacco con veste di porpora coronato di pampini e di uve
con
un tirso nelle mani e con calzari ricamati d’oro,
ste di porpora coronato di pampini e di uve con un tirso nelle mani e
con
calzari ricamati d’oro, era assiso in un carro me
linci e da pantere, col capo inghirlandato di pampani e di edera, ora
con
una tazza in mano e nell’altra un tirso, di cui s
e sotto il nome di Baccanali o Orgie si celebravano a Roma in autunno
con
ogni genere di stravizzo. Le sacerdotesse di Bacc
n avevano che un occhio in mezzo alla fronte lavoravano continuamente
con
lui. I tre principali erano Bronte, il quale fabb
ppresenta Vulcano come un uomo di età matura, zoppo da ambe le parti,
con
folta barba, coi capelli sparsi, conun abito che
un abito che gli arriva appena ai ginocchi, appoggiato ad un incudine
con
un martello e le tenaglie nelle mani. Gli Etrusch
ratelli, ebbe in parte l’impero dell’inferno nella divisione che fece
con
Giove e Nettuno dell’eredità paterna. Essendo il
e capelli neri, sopra un cocchio di ferro tirato da neri cavalli, or
con
un bidente di ferro in mano, or con un mazzo di c
ferro tirato da neri cavalli, or con un bidente di ferro in mano, or
con
un mazzo di chiavi, e con una corona d’ebano su l
lli, or con un bidente di ferro in mano, or con un mazzo di chiavi, e
con
una corona d’ebano su la testa ; talvolta si rapp
hiavi, e con una corona d’ebano su la testa ; talvolta si rappresenta
con
Proserpina tra le braccia, svenuta per la paura,
errotti che dalle toccanti voci de’grandi poeti e de’rinomati cantori
con
dolce mormorio. Lete vi scorreva, e le sue onde s
rra sempre ridente rinnovava tre volte ogni anno le sue produzioni, e
con
bella vicenda presentava o fiori o frutti. Dolore
che porgevano un’ombra mesta e tenebrosa, e si vedeva pure una porta
con
gangheri di rame, dalla quale si penetrava nell’I
e’colpevoli. Erano a questo fiume attribuite le più nocevoli qualità.
Con
l’acqua di questo fiume Cerere trasformò l’indisc
l regno delle Ombre, perchè l’accesso ne era difficile e le sue acque
con
sordo strepito mormorando, ispiravano una cupa tr
ò in soccorso tutti gl’immortali, lo Stige fu il primo che vi accorse
con
tutta quella formidable famiglia. Il supremo tra
essere traghettate. Caronte si rappresenta come un vecchio robusto,
con
oochi vivaci, con sembiante maestoso, benchè seve
e. Caronte si rappresenta come un vecchio robusto, con oochi vivaci,
con
sembiante maestoso, benchè severo, coll’impronta
e maestoso, benchè severo, coll’impronta della divinità nell’aspetto,
con
folta e canuta barba, con un oscuro vestimento in
coll’impronta della divinità nell’aspetto, con folta e canuta barba,
con
un oscuro vestimento indosso, lordo del fango del
comune si è che questo nome in lingua egizia suoni barcaiuolo, e che
con
esso si denotasse colui che per ordine del re tra
re Euridice. La Sibilla che conduceva Enea nell’Inferno lo sopì pure
con
una focaccia di mele e di papavero. Molti si son
ssa Proserpina. Dea dell’Inferno era pur Ecate che alcuni confondono
con
Diana, altri cólla stessa Proserpina, e taluni di
ici allorchè la vita di ciascuno era giunta al suo termine. Si voleva
con
ciò indicare che la prima preparava i destini, la
ha sempre avuto per esse. Si rappresentano nere, digrignando i denti,
con
ispaventevole sguardo, con mani armate d’unghie a
i rappresentano nere, digrignando i denti, con ispaventevole sguardo,
con
mani armate d’unghie adunche, avide di sangue e d
erano ancor rispettati. Si vedono avventarsi sui corpi nella mischia
con
inaudito accammento, e mille altri crudeli tratti
r udirlo, lasciarono in abbandono i loro fusi, e poscia raddoppiarono
con
velocità maggiore il lavoro, temendo di aver di t
vita, le Furie portavano nell’anima loro il terrore, li tormentavano
con
rimorsi dilanianti e con visioni spaventevoli, le
nell’anima loro il terrore, li tormentavano con rimorsi dilanianti e
con
visioni spaventevoli, le quali gettavanli nel più
agnelle pregnanti, degli arieti e delle tortorelle. Si rappresentano
con
severo sembiante ed in aria minacciosa, colla boc
o con severo sembiante ed in aria minacciosa, colla bocca spalancata,
con
abiti neri e insanguinati, con ali di pipistrello
ia minacciosa, colla bocca spalancata, con abiti neri e insanguinati,
con
ali di pipistrello, con serpenti intreociati into
ca spalancata, con abiti neri e insanguinati, con ali di pipistrello,
con
serpenti intreociati intorno al capo, con una tor
ti, con ali di pipistrello, con serpenti intreociati intorno al capo,
con
una torcia ardente in mano ed un flagello di serp
dente in mano ed un flagello di serpente nell’altra oppure un uncino,
con
il Terrore, la Rabbia, il Pallore e la Morte per
ando sedute intorno al trono di Plutone, attendono esse i suoi ordini
con
un’impazienza che mostra tutto il loro furore. Le
e sole ossa, in veste nera, sparsa di stelle, colle ali e molte volte
con
una falce in mano. Il Sonno figlio dell’Erebo e d
e Morfeo suo figlio o ministro, che addormenta tutti quelli che tocca
con
un gambo di papavero e fa sognare, sta vegliando
sottomesso sta continuamente riposando in quel luogo. Si rappresenta
con
un corno in una mano e un dente di elefante in un
rimente quello stato di quiete in cui trovansi i mortali, mentre egli
con
ali spiegate nelle aeree regioni, lascia dal suo
i più celebri tra i condannati del Tartaro ed il genere del supplizio
con
cui vi erano tormentati. Tantalo re di Lidia o d
altre tutte condannate nell’Inferno ad attignere acqua perpetuamente
con
un vaglio. Si chiamavano anche Belidi, da Belo re
e gregge. Questa Dea de’ pascoli e de’ pastori è confusa dai mitologi
con
Cibele e con Cerere. Nel giorno 19 di aprile cele
sta Dea de’ pascoli e de’ pastori è confusa dai mitologi con Cibele e
con
Cerere. Nel giorno 19 di aprile celebravasi tutti
nità. I contadini avevano in quel giorno tutta la cura di purificarsi
con
profumi mescolati di sangue di cavallo, di ceneri
consistevano in latte, in vino cotto e in miglio. La festa terminava
con
fuochi di paglia, e i giovinetti vi saltavano sop
la zampogna e custodendo gli armenti. Si faceva piacere di incutere,
con
subitanee apparizioni, timore agli animali che ab
selve e si rappresenta ora colle corna e metà del corpo di capra, ora
con
tutta l’umana forma ; ed in questo ultimo caso gl
uni cogli altri ; erano tutti rappresentati metà uomini e metà capri
con
le corna in testa, colla sola differenza che i Sa
sue variazioni. Lo si rappresenta come sotto la figura di un giovane,
con
una corona d’erba di varie specie, con un abito a
sotto la figura di un giovane, con una corona d’erba di varie specie,
con
un abito assai corto, con de’ frutti in una mano
ane, con una corona d’erba di varie specie, con un abito assai corto,
con
de’ frutti in una mano ed il corno d’abbondanza n
appresenta da alcuni seduta su di un cesto pieno di fiori e di frutti
con
un ramoscello nella mano dritta ed alcuni pomi ne
a altri si rappresenta coronata di foglie di vite e di grappoli d’uva
con
un corno d’abbondanza tra le mani ovvero un cesto
no d’abbondanza tra le mani ovvero un cesto di fiori. Giunto Vertunno
con
sua moglie in età avanzata, ringiovanissi insieme
Giunto Vertunno con sua moglie in età avanzata, ringiovanissi insieme
con
lei e non violò giammai la fede che le aveva data
zzo di rìsuperare le sue api, e dovette sorprenderlo mentre dormiva e
con
questo artificio gli riuscì di farlo parlare. Vog
tti che reca la vita. Si rappresenta sotto la figura di un giovinetto
con
faccia serena, colle ali di farfalla ed incoronat
Dea de’ fiori e della primavera, e si rappresenta ornata di ghirlande
con
vicino di lei molte ceste di fiori. Flora era una
ai pastori. Si dipingeva soventi sotto la forma di Erme o di Termine,
con
corna di becco, orecchie di capra, coronato di fo
to di foglie di vite o di alloro, colla barba e la chioma scomposta e
con
una falce in mano per allontanare i ladri e gli u
una tavola. Questo principe si presentò nuovamente ad Eolo, da cui fu
con
isdegno respinto, riguardandolo come un uomo colp
ra degli Dei. Si rappresenta sotto la forma di un vecchio venerabile,
con
un scettro in mano, seduto su di alcuni gruppi di
chi e sei femmine che si maritarono gli uni colle altre, avendo forse
con
ciò voluto indicare i dodici venti principali. Le
l quale, coll’ osservazione del flusso e riflusso, prediceva, soventi
con
precisione, alcuni giorni prima, qual vento dovea
a passione, la rapì dalle sponde del fiume Ilisso dove si trastullava
con
altre fanciulle della sua età, e la trasportò nel
i alle spalle per indicare la sua leggerezza. Si ricopre alcune volte
con
un mantello ed ha la figura di un giovine. Alcune
n mantello ed ha la figura di un giovine. Alcune volte si rappresenta
con
una fisonomia severa ed irritata, inviluppato in
Borea rappresentano il primo, che dicono vento furioso e freddissimo,
con
una coda di serpente ed i capelli sempre bianchi.
che seguita la tempesta da lui suscitata. I moderni lo rappresentano
con
un giovine a lato che va con ambe le mani seminan
ui suscitata. I moderni lo rappresentano con un giovine a lato che va
con
ambe le mani seminando fiori ovunque passa. Dietr
ed i vascelli in mare. Si dipinge da alcuni di statura alta, vecchio,
con
capelli canuti, di aspetto cupo, col capo circond
uomo alato, robusto, intieramente nudo. Cammina sopra nuvole, soffia
con
gote enfiate, per dinotare la sua violenza, e tie
questo colore era particolarmente applicato alle nozze ; altre volte
con
abito bianco ornato di fiori con una fiaccola in
e applicato alle nozze ; altre volte con abito bianco ornato di fiori
con
una fiaccola in mano ed un innaffiatoio ; si trov
con una fiaccola in mano ed un innaffiatoio ; si trova anche figurato
con
una corona di rose e di spini, un giogo ornato di
Giunto in età di poter maneggiar l’arco, se ne fece uno di frassino,
con
frecce di cipresso, e fece saggio sopra le bestie
gli uomini. In appresso cangiò il suo arco e il suo turcasso di legno
con
altri d’oro. Si rappresenta solitamente come un f
ndato ma maligno, per dimostrare che Amore non ha niente di proprio ;
con
un arco ed un turcasso d’oro pieno di frecce arde
di frecce ardenti, simbolo del suo potere su gli animi, alcune volte
con
una torcia accesa, o con elmetto e lancia ; coron
lo del suo potere su gli animi, alcune volte con una torcia accesa, o
con
elmetto e lancia ; coronato di rose, emblema dei
cita sia soggetta al capriccio della cieca Dea. Egli è sempre dipinto
con
ali, perchè non c’è cosa più passeggiera della pa
potere si estende fino sui mari. Non è cosa rara di vederlo scherzare
con
sua madre ; qualche volta Venere tiene il suo tur
ora è seduto dinanzi sua madre, la quale gli mostra una freccia ; ora
con
un piede in aria egli sembra meditare qualche ast
vede parimente in atto di suonare il flauto di Pane, o addormentato,
con
l’arco e il turcasso ai piedi ; o coll’elmo in te
ta, colla picca sopra una spalla e collo scudo in braccio, camminando
con
aria trionfante, quasi dimostrando che Marte disa
amor reciproco, scambievole. Dicesi che Venere si lagnasse un giorno
con
Temi, perchè Cupido rimaneva sempre fanciullo, e
i Atene. Rappresentansi i due Amori come due piccioli fanciulli alati
con
turcasso, frecce e balteo. Avvi chi per Antero in
perciò in atto di levare la maschera da un volto. Altri lo dipingono
con
un bastone su la punta del quale sta una piccola
n essere più vicine agli occhi o alle spalle, onde potesse percuotere
con
maggior violenza. Avrebbe desiderato che fosse st
parlasse poco. Si rappresenta questo Dio come un giovine mezzo ignudo
con
un corno d’abbondanza in mano e un dito su la boc
resenta Ebe sotto la figura di una bella giovinetta, coronata di rose
con
un vaso in una mano e nell’altra una tazza in cui
one e dopo di lui molti altri ancora. L’Aurora si rappresenta coperta
con
un velo e sopra di un carro risplendentissimo. Es
fuggono al suo giugnere la Notte ed il Sonno. Si raffigura alle volte
con
una face in una mano, mentre coll’altra sparge de
ro sospeso in aria. La ruota gira velocemente. Fu anche rappresentata
con
un sole ed una mezza luna su la testa, per indica
giadre forme, col viso acceso dall’ebrezza, coronato il capo di rose,
con
una face nella mano destra che sta per cadergli,
to luogo ove gli Dei andavano a consultare questo Nume. Giove vi andò
con
Venere per conoscere il Destino di Giulio Cesare.
o l’urna in cui si rinchiudono le sorti dei mortali. Si dipinge anche
con
una corona sormontata di stelle ed uno scettro si
e che esso non variava e che era inevitabile, si figurò dagli antichi
con
una ruota tenuta ferma da una catena. Si pretende
che le furono dedicate si distinguono all’aspetto di una bella donna,
con
un braccio intorno del quale sta avviticchiato un
’alloro, tenendo in mano un bastone, cui è attortigliato un serpente,
con
un cane presso di lui sdraiato ; qualche volta co
liato un serpente, con un cane presso di lui sdraiato ; qualche volta
con
un vaso in una mano ed il serpente nell’altra ; e
la pace tra gli altri uomini. Regnò essa nella Tessaglia e si applicò
con
molta saggezza nell’amministrare con tanta giusti
ssa nella Tessaglia e si applicò con molta saggezza nell’amministrare
con
tanta giustizia i suoi popoli, che fu sempre dapp
pur anche il nettare a Giove quando era a mensa. Temi si rappresenta
con
una bilancia in mano e con una benda agli occhi.
ve quando era a mensa. Temi si rappresenta con una bilancia in mano e
con
una benda agli occhi. La sua bilancia fu da Giove
cia fu da Giove posta tra i segni dello zodiaco. Da alcuni si dipinge
con
una spada in mano. Ogni volta che presso i Romani
nata da Giove e da Temide o Temi si rappresenta di un contegno dolce,
con
volto soave, con una piccola statua del dio Pluto
a Temide o Temi si rappresenta di un contegno dolce, con volto soave,
con
una piccola statua del dio Pluto in una mano, con
e, con volto soave, con una piccola statua del dio Pluto in una mano,
con
spiche, rose e rami d’olivo nell’altra e con una
l dio Pluto in una mano, con spiche, rose e rami d’olivo nell’altra e
con
una mezza corona d’alloro in testa. Da altri si r
tra e con una mezza corona d’alloro in testa. Da altri si rappresenta
con
un caduceo ed una fiaccola rovesciata. In una med
una fiaccola rovesciata. In una medaglia d’Augusto vi è rappresentata
con
un ramo d’olivo in una mano, e nell’altra una fia
Bellona dea della guerra chiamata Enio da’ Greci, confusa molte volte
con
Pallade, vuolsi da alcuni che fosse figlia di For
he entrassero nella città. Si rappresenta armata dalla testa ai piedi
con
un flagello in una mano, ed alle volte una verga
ii ed ai palazzi ; ed in certa distanza si scorge la Carità che fugge
con
un fanciullo nelle braccia. I suoi sacerdoti cele
sta correndo gli uni contro gli altri armati di spade e percuotendosi
con
ispargimento di sangue. Il culto di questa Dea ce
te Fetonte era figlio del Sole e di Climene. In una gara che ebbe
con
Epafo figlio di Giove e di Io, il quale dicesi fa
del Sole come si credeva. Fetonte adiratosene, andò a lagnarsi di ciò
con
sua madre Climene, la quale il rimandò al Sole pe
condurre il suo carro per lo spazio di un giorno. Impegnato il padre
con
un irrevocabile giuramento, tentò ogni via ma inu
lla Terra. Si rappresenta sotto le forme di una donna sempre allegra,
con
l’ali alle spalle, una corona d’olivo in una mano
rra, vegliava in questo mondo pel castigo dei colpevoli, e nell’altro
con
estremo rigore li puniva. I suoi castighi erano s
di pace, assicuravano la fedeltà dei giuramenti. Erano rappresentate
con
ali ed una ruota sotto i piedi, simbolo delle uma
ielo e di Titea o la Terra. La maggior parte de’poeti l’hanno confusa
con
Teti sua nipote, moglie di Pelco e madre di Achil
tti : dopo questi venivano alcuni Tritoni i quali suonavano la tromba
con
ricurve conchiglie. Circondavan eglino il carro d
Sarone Sarone, antico re di Trezene nell’Argolide in Morea. Amava
con
tanto ardore la caccia che un giorno mentre cacci
llo e che viaggiò a Delfo per apprenderle da quel Dio. Si rappresenta
con
uno scettro in mano, assiso in mezzo alle ombre,
esse sollecito le vele senza volerla condur seco, quantunque si fosse
con
tutta la forza attaccata alla nave di lui ; si vu
della sua industria, trovò il mezzo di fare delle ali e di attaccarle
con
cera a sè ed al figlio. Essi riuscirono a volare,
ero per avere imprudentemente parlato di quella Dea e tenutala a bada
con
lunghi discorsi intanto che Giove si tratteneva i
altri luoghi della Grecia e della Tracia. Ne avevano anche in comune
con
altre divinità come Mercurio, Amore e le Muse. Si
delle medaglie esprimenti le Grazie. Da prinicpio si rappresentarono
con
semplici pietre greggie, poco dopo sotto forme um
uo soccorso, non deve quest’ultima far uso di ornamenti stranieri che
con
moderazione. Si dipingevano giovani, belle e verg
indo, in Grecia e Pierio, in Macedonia. L’Amore e le Grazie abitavano
con
esse. L’Amore non vi era mal situato ; parecchie
il Buon Ordine, la Giustizia e la Pace. Volendo indicare senza dubbio
con
questa finzione che il buon uso delle Ore mantien
rappresentarono poscia di diversa età. I moderni rappresentano le Ore
con
ali di farfalla, accompagnate da Temide e portand
col gigante Briareo, coll’Idra di Lerna, colla Chimera, colle Arpie e
con
tutti gli altri mostri immaginati dai poeti. Ass
fetta tutti coloro che gli si avvicinano. Nel nome delle tre Gorgoni
con
altre due figlie di Forco re di Itaca e di altre
col suo dorso e le sue ali i poeti di primo ordine. Avvi chi confonde
con
Pegaso il cavallo alato che Nettuno percuotendo l
ercuotendo la terra col suo tridente fece nascere nella gara che ebbe
con
Minerva, come si è già riferito all’articolo di q
erva, come si è già riferito all’articolo di questa Dea. Ecco il modo
con
cui si spiega la favola del caval Pegaso. Medusa
sti, infernali, terrestri e delle acque. Si trovano anche delle Ninfe
con
nomi presi o dal loro paese oppure dalla loro ori
to cra in suo potere, per ricompensarlo del servigio che avevale reso
con
prolungare la sua esistenza, che da quella querci
ti, l’Oceano e Nettuno e tutte le altre marine divinità erano onorate
con
un culto il quale consisteva in preci ed in sacri
erasi rivestito, e ripigliando quella di fiume, mescolò le sue acque
con
quelle di Aretusa. Allora la casta Diana aprì la
rifici, i quali talvolta consistevano in capre e in agnelli immolati,
con
libazioni di vino, di mele e di olio ; e più sove
sse le figure, che la Dea non potendo scoprirvi alcun difetto, lacerò
con
isdegno quella bella tappezzeria nella quale eran
eide ed altri parlano della sesta chiamata Vesta. Giunone maritandosi
con
Giove gli diede delle piante di pomi che fruttava
i esso teneva sempre gli occhi aperti avevano una virtù sorprendente.
Con
uno di questi pomi la Discordia pose lo scompigli
ddolcì la superba Atalanta. Le Esperidi erano dotate di bella voce, e
con
frequenti metamorfosi abbagliavano gli occhi di c
Esperidi. Le Esperidi o Atlantidi secondo alcuni storici custodivano
con
molta cura o degli armenti o dei frutti di una gr
d una salamandra. Gli antichi hanno caratterizzato la Primavera anche
con
Mercurio ; l’Estate con Apollo, l’Autunno con Bac
tichi hanno caratterizzato la Primavera anche con Mercurio ; l’Estate
con
Apollo, l’Autunno con Bacco e l’Inverno con Ercol
zato la Primavera anche con Mercurio ; l’Estate con Apollo, l’Autunno
con
Bacco e l’Inverno con Ercole. Tritone Trit
e con Mercurio ; l’Estate con Apollo, l’Autunno con Bacco e l’Inverno
con
Ercole. Tritone Tritone figlio di Nettuno
la schiena un uomo che nuota, ed il resto del corpo mostrava un pesce
con
lunga coda. Era egli il trombettiere del Dio del
ari di second’ordine si dicono Tritoni e si dipingono per l’ordinario
con
una conchiglia di mare in mano ; si metton loro a
re i suoi desiderii, a norma dell’ordine che avevano da lui ricevuto,
con
nuove corde più fortemente all’albero lo raccoman
no alla cintura e la forma di uccello dalla cintura al basso ; oppure
con
tutto il corpo di augello e la testa di donna. Si
ate dalla più viva amicizia. Avrebbero per caso i poeti avuto in mira
con
tale racconto di eccitare nelle donne il nobile s
tue rappresentanti Deità che nelle case si onoravano e si custodivano
con
moltissima cura. Per l’ordinario si collocavano d
argli del suo latte. Giunone vi acconsentì, ma il bambino la mordette
con
tanta forza, che essa ne provò un violento dolore
in medicina. Lino gl’ insegnò a suonare un istrumento che trattavasi
con
l’archetto, e siccome Ercole stuonava, Lino lo ri
trattavasi con l’archetto, e siccome Ercole stuonava, Lino lo riprese
con
qualche severità ; Ercole poco docile non potè so
po incredibile ; era anche un famoso mangiatore. Un giorno viaggiando
con
Ilo suo figlio, sorpresi dalla fame ambidue, chie
ini di Euristeo. Giunoue per punirlo della sua disubbedienza lo colpì
con
tale delirio che uccise i propri figli natigli da
i fatiche di Ercole, persuaso che dovesse perire ; ma Ercole ne sortì
con
gloria. Dovette primieramente combattere il terri
odonte in Capadocia. Non volevano uomini seco loro e non conversavano
con
essi che una volta ogni anno, e li rimandavano do
o nemici : facevano morire o storpiavano i figli maschi ed allevavano
con
molta cura le fanciulle ; alle quali recidevano l
aleari, altri in Eritia isola vicino di Cadice. Questi era un gigante
con
tre corpi che faceva pascere i suoi buoi con carn
e. Questi era un gigante con tre corpi che faceva pascere i suoi buoi
con
carne umana. Per custode delle sue mandre aveva u
suoi buoi con carne umana. Per custode delle sue mandre aveva un cane
con
tre teste chiamato Orto figlio di Echidna, ed un
un cane con tre teste chiamato Orto figlio di Echidna, ed un Dragone
con
sette teste. Ercole uccise anche questi mostri. 1
chi Olimpici per disputare il premio e non osando alcuno di competere
con
esso, Giove medesimo volle lottare col proprio su
di Lidia fu sì ardente, che si vestiva da donna per piacerle e silava
con
lei. La morte di Ercole fu un effetto della vende
che Ercole acconsentì ; ma accortosi che Nesso si preparava a fuggire
con
Deianira, scoccogli una freocia che lo costrinse
e a lei. Deianira troppo credula, informata degli amori di suo marito
con
Iole, mandò a lui la fatal camicia, ed appena se
degli altari in onor suo. Si dipinge Ercole estremamente nerboruto,
con
spalle quadrate, tinta nera, naso aquilino, occhi
ne ordinariamente rappresentato coi tratti di uomo forte e robusto, e
con
una mazza o clava in mano, armato delle spoglie d
olta sopra un braccio ed anche sopra la testa. Vedesi pure ma di rado
con
l’arco e col turcasso ; ora barbuto e molte volte
le colonie di que’ due paesi andassero a popolare la Grecia, i tratti
con
cui gli antichi hanno dipinto Ercole che tutti co
animati dal fuoco, vi accese una fiaccola e portatala in terra diede
con
essa alla sua statua anima e vita. Adirato Giove
rono tutti di doni per cui fu detta Pandora e la mandarono a Prometeo
con
una scatola che conteneva tutti i mali. Prometeo
meteo e di Pandora. Gli Dei fecero ai suoi dì perire tutti gli uomini
con
un diluvio universale, perchè erano troppo scelle
inondata. Deucalione e que’ pochi sudditi che fuggirono si salvarono
con
lui sul monte Parnaso, e venute meno le acque sce
sola che fosse mortale ; cui Pallade per punirla di aver amoreggiato
con
Nettuno nel suo tempio aveva cangiato i capelli i
no, gli negò l’ospitalità e lo scacciò. Perseo non potendosi misurare
con
Atlante che era un gigante di una enorme altezza,
to della propria madre Cassiopea che aveva gareggiato per la bellezza
con
Giunone e le Nereidi. Perseo la salvò uccidendo i
enti di Fineo, scoprendo il capo di Medusa pietrificò tutti gli altri
con
Fineo medesimo. Sposata ch’ebbe Andromeda Perseo
so della gloria di lui cercava ogni mezzo di diffamarlo ed inquietava
con
ogni sorta di violenze Danae, e per ultimo trasmu
inventato e che ebbe la disgrazia di uccidere innocentemente Acrisio
con
un colpo di piastrella, verificandosi in tal modo
oni e ne sposò la loro regina Antiope o Ippolita. Discese all’inferno
con
Piritoo per aiutarlo a rapir Proserpina. Piritoo
o in patria, per dargliene indizio, cangiasse in bianche le nere vele
con
cui era partito ; ma Teseo dimenticò il comando d
o della gloria di lui, venne colle sue genti nell’Attica per provarsi
con
esso : ma appena si videro i due valorosi giovani
he egli ebbe contro i Centauri. Perciocchè avendo egli alle sue nozze
con
Ippodamia figlia di Enomao invitato i Centauri, F
ultarono i Lapiti popoli della Tessaglia, i quali vedendoli ritirarsi
con
un’estrema sveltezza dopo aver scoccate le loro f
uccessione di lui ; ed avendo Piritoo ricusato di dividere il dominio
con
loro, essi gli mossero guerra. Dopo qualche ostil
à d’ambe le parti, il giovine principe fece alcune trattative di pace
con
essi, pace che non durò lunga pezza ; imperciocch
fondamenta della nuova città, dimostrare la sua riconoscenza agli Dei
con
un sacrificio. A tal fine mandò i suoi compagni a
ebe e dopo aver lungamente errato in diversi paesi, giunse in Illiria
con
Ermione sua sposa, che avevalo sempre accompagnat
egli tanto eccellente nel trarne melodiosi suoni, e nell’accompagnare
con
quelli la propria voce, che fin le cose insensibi
dita e divenuto insensibile all’amore ricusò costantemente di legarsi
con
un nuovo imeneo. Le donne di Tracia tentarono ogn
no destinato agli amanti virtuosi. Orfeo rappresentasi ordinariamente
con
una lira in mano o un liuto. Antiope, Zeto
andonare le campagne e le foreste per ritirarsi in una città, e porsi
con
buone mura al ricovero de’nemici e delle bestie f
nò la musica ad Ercole, il quale in un trasporto di collera lo uccise
con
un colpo di lira, perchè lo aveva aspramente ramp
nspirava, non osò opporsegli apertamente, ma cercò la via di perderlo
con
segretezza. Tormentato da lungo tempo da terribil
capo e condottiero, siccome a quello cui per prossimità di parentela
con
Frisso, spettavasi più d’ogn’altro quella spedizi
zò il suo rivale ad abbandonare la Tessaglia ed a ritirarsi a Corinto
con
Medea. Creonte che ne era il re li accolse cordia
era avvelenata, così appena Glauce se l’ebbe posta andò essa a fiamme
con
tutta la reggia. Nè paga di ciò Medea per isfogar
la sua vita. Chirone nacque dagli amori di Filira figlia dell’Oceano
con
Saturno che si era trasformato in cavallo per occ
ivenuto grande si ritirò su le montagne e nelle foreste ove cacciando
con
Diana acquistò la cognizione de’semplici e delle
ce Ercole ai Gentauri, sperando questi di calmare il furore dell’eroe
con
la presenza del suo antico maestro, si rifuggiron
uti. Nome col quale si distinguono i principi greci che s’imbarcarono
con
Giasone per andare nella Colchide a fare la conqu
colle loro grida. Argo figlio di Alettore co’legni del monte Pelio e
con
una quercia tolta alla selva Dodonea formò la nav
neansi a farlo morire, allorchè il suo ariete lo destò scuotendolo, e
con
una umana voce gli fe’ presente il pericolo cui e
so tutti i disegni della matrigna discoperse ; il consigliò a fuggire
con
Elle sua sorella e si offrì per servir loro di ve
volgevano le loro acque sopra una rena d’oro la quale veniva raccolta
con
pelli di montoni ; locchè si pratica anche presen
le sponde del Rodano e dell’Arriège ove la polvere d’oro si raccoglie
con
simili tosoni, i quali essendone ben ripieni, pos
Hanno forse più ragione coloro che spiegano la favola del toson d’oro
con
tutto ciò che vi ha rapporto coll’astronomia, com
ro dell’oltraggio che credeva aver ricevuto, pregandolo di vendicarlo
con
la morte del colpevole. Da questo avvenimento fur
fonte e giunse felicemente su le rive del Xanto. Giobate lo ricevette
con
gioia, lo tenne soco per nove giorni, ed in ciasc
crudeli ordini che aveva ricevuti, e gli diede in isposa sua figlia e
con
essa metà del suo regno. I popoli medesimi, tocch
rimo che lo rese abitabile, e di qui venne il suo finto combattimento
con
questo mostro. Dicesi che il fuoco di questo vulc
one che i concorrenti dovessero essere senz’armi, e che essa corresse
con
un giavellotto, col quale avrebbe uccisi quelli c
no si crede da qualche mitologo derivare l’uso di rappresentare Giano
con
due facce, per dinotare che la regia potestà era
a dell’accordatagli ospitalità. Alle volte si rappresenta Giano anche
con
quattro facce. Gli si dà una chiave ed un bastone
che da lui tratto aveva il suo nome ; ed un bastone perchè accoglieva
con
cortesia i viandanti e custodiva le strade. Giano
sacrificare a Giove sotto il titolo di re e di sovrano. Egli condusse
con
sè questa donzella onde imparare da lei la forma
della fortezza. Il carro di Gordio aveva il giogo attaccato al timone
con
un nodo di scorza di corniolo, fatto con tant’art
il giogo attaccato al timone con un nodo di scorza di corniolo, fatto
con
tant’arte e in tal guisa intrecciato, che non si
cioè quando è bambino, se ne va carponi, onde si può dire che cammini
con
quattro gambe ; sul mezzogiorno, cioè mentre dura
zza, è costretto ad aiutarsi col bastone, onde qui pur dir si può che
con
tre piedi, e non più con due cammini. Così interp
rsi col bastone, onde qui pur dir si può che con tre piedi, e non più
con
due cammini. Così interpretò Edipo l’enimma, e la
ne ed Ismene. Gli Dei irritati di un tale incesto percossero i Tebani
con
una peste, che, secondo la risposta dell’oracolo
poli, di battersi in singolar certame alla presenza delle due armate,
con
tale accanimento pugnarono essi l’un contro l’alt
cettibile una figlia di quel carattere ; le ali esprimevano l’agilità
con
cui ella qua e là trasportavasi onde sottrarsi al
opera di suo genero, propose a’pretendenti d’Ippodamia, di gareggiar
con
esso nel corso de’ cocchi, nel quale egli era abi
figlio di Nicippe, una delle figlie di Pelope. Euristeo lo ricevette
con
amicizia, lo associò al suo governo e morendo gli
ma non credendosi abbastanza vendicato finse di volersi riconciliare
con
lui e lo richiamò. Per meglio suggellare la ricon
delle truppe colle quali assalirono e vinsero Tieste, che trattarono
con
umanità contentandosi di esiliarlo nell’isola di
edurla ; e non tenendo più alcun freno alla sua condotta, di concerto
con
essa, allorchè Agamennone fu di ritorno, a tradim
tato dalle Furie, e vagando accompagnato da Pilade figlio di Strofio,
con
cui era stato educato, giunse in Tauride, ove per
ro questioni. Sposò la ninfa Enone, figlia del fiume Lebreno, e visse
con
lei nella più perfetta unione, sino all’epoca del
Amazzoni, ecc. Non tutti i principi greci si prestarono a quella lega
con
eguale prontezza. Ulisse cercò di sottrarsene si
Deidamia poi ebbe Pirro. Ma Ulisse presentatosi in abito da mercante
con
vari ornamenti donneschi a’quali frammiste erano
le, non potendolo indurre a riprender le armi, chiese almeno di poter
con
quell’armi andar egli a combattere contro Ettore,
o padre, che venne in persona a chiederglielo. Riconciliatosi Achille
con
Priamo chiese in isposa la figlia di lui Polissen
nell’atto che celebravasi lo sposalizio nel tempio di Apollo, Paride
con
una freccia avvelenata lo ferì nel calcagno, ove
tata per la violazione del Palladio o simulacro di Pallade che Ulisse
con
arte introdottosi in Troia aveva precedentemente
à introdotto. Intanto Sinone a notte buia diede dall’alto della rocca
con
una fiaccola il segno a quelli che dietro Tenedo
nsigliava la restituzione di Elena, e avendo in Troia scoperto Ulisse
con
abito simulato da schiavo non lo manifestò, dopo
ome uno de’ migliori suoi difensori, e fattolo venire alle mani prima
con
Achille poi con Diomede, sebbene all’uno ed all’a
iori suoi difensori, e fattolo venire alle mani prima con Achille poi
con
Diomede, sebbene all’uno ed all’altro inferiore,
otessa d’Apollo rendeva gli oracoli su di un tripode, scranna piccola
con
tre piedi, che Apollo aveva coperto colla pelle d
e. Quando costei voleva predir il futuro, usciva fuori di sè, parlava
con
una voce tremolosa e mozza, si contorceva orribil
vasi la risposta dal Nume, durante il sonno, e quel sonno preparavasi
con
particolari disposizioni che avevano qualche cosa
o le offrì quel favore novello, col patto che dovesse ella pure esser
con
lui condiscendente ; ma al piacere di una eterna
ina un ramo d’oro e gli ordinò di strapparlo. L’eroe troiano ubbidì e
con
essa discese nel soggiorno delle ombre, ove appre
nominate da Varrone, la quale era di Cuma in Eolide e confusa soventi
con
quella d’Italia per l’uniformità del nome del luo
ve volumi diversi pei quali chiese 300 monete d’oro. Il re la scacciò
con
disprezzo ; per il che essa ne gettò tre nel fuoc
iò tre altri e perseverò nel chiedere la stessa somma pei tre ultimi,
con
minaccia di bruciarli in caso di rifiuto. Tarquin
o medesimo, essendo il tempio di Apollo stato consumato dalle fiamme,
con
molta fatica furono conservati quei libri che pos
. Ogni tempio aveva i suoi Sacerdoti, e molti di questi eran distinti
con
nomi particolari secondo il Dio cui servivano, co
pre restati. Comunque sia la cosa, eglino si avvilirono, procurandosi
con
basse adulazioni l’accesso nelle case dei grandi.
lla destra di Giove ; non così se udivasi al contrario. Dalla maniera
con
cui ardeva l’incenso, dal crepitare, dal fumo tra
i che recavansi alla casa ove era il morto, nell’uscirne aspergevansi
con
quest’acqua : si soleva servirsene anche per lava
che gli ordinava espressamente. Principiavasi sempre a solennizzarli
con
sacrifici e con altre religiose cerimonie : in un
a espressamente. Principiavasi sempre a solennizzarli con sacrifici e
con
altre religiose cerimonie : in una parola la loro
Greci, fin dalla prima giovinezza acquistavano lo spirito marziale e
con
ciò rendevansi atti a tutti i militari esercizi ;
he si tenevano nell’istmo di Corinto. In questi giuochi che facevansi
con
tanta pompa, ai quali non solo da tutta la Grecia
en presentato al Pubblico per uso dei Reali Collegj, è stato ricavato
con
sobrietà e giudizio dai migliori mitologi tanto I
i tali invenzioni : essi hanno azzardato le più plausibili congetture
con
fabbricare altresì de’ sistemi, che potessero app
o esatto delle loro vantate invenzioni. Omero non è sempre di accordo
con
Esiodo : e Ovidio, che visse molto dopo, ha soven
mo posto nell’opera. Il Destino era figlio della Notte : vien dipinto
con
una benda avanti gli occhi. Egli è, a dire il ver
e cotesto libro2. Spesse fiate i poeti confondono il nome del Destino
con
quello di Legge immutabile, privandolo della Divi
ireo : ed aggiungendo all’usurpazione il parricidio, mutilò suo padre
con
una falce di ferro, che sua madre gli avea dato.
figli lo avrebbe sbalzato dal Trono, appunto come avea esso praticato
con
suo padre. Egli dunque divorò tutt’i figli, ai qu
; ma bensì ritenne presso di se Giunone, poichè il trattato stabilito
con
Titano, riguardava la sola prole maschile. Giove
governo delle leggi. Finalmente durante il tempo che Saturno conversò
con
gli uomini, fu sì grande la felicità, che tal’epo
passato, e del futuro, o finalmente perchè avesse diviso il suo regno
con
Saturno, non formando entrambi che un Re solo. Vi
Saturno, non formando entrambi che un Re solo. Vien figurato talvolta
con
quattro facce, per indicare le quattro stagioni.
i, se il suo genio torbido non lo avesse indotto ad unirsi nuovamente
con
i Titani per fare la guerra a Giove. Fu vinto anc
ronata di foglie di quercia, avendo in mano una chiave, ed un timpano
con
sopravveste sparsa di fiori, assisa sopra di un c
Talvolta è figurata all’impiedi, o cavalcando un lione, e non di rado
con
un piede in terra, ed un altro sul rostro di una
erbato il fulmine composto di grandine, di acqua, di fuoco, di vento,
con
frammischiarvi la luce, lo scoppio, il rumore, lo
tte l’Etna, i di cui sforzi si risentono tuttavia, al dire de’ Poeti,
con
gittar fiamme, e sassi per liberarsi dal grave pe
erva cadde pur il Gigante Pallante, della di cui pelle ella si coprì,
con
prenderne anche il nome ad eterna ricordanza di t
sua forza sorpassava il terrore, che ispirava. Egli aveva cento teste
con
serpenti armati di lingue nere, ed avvelenate, vi
ccasione di parlare delle diverse sembianze, sotto le quali si cangiò
con
avvilire la sua dignità. Omero, che ci ha data fr
che avendone Giove rossore lo fece precipitare dal Cielo sulla terra
con
un calcio. Vulcano non curò questo maltrattamento
ni attaccate ai calcagni, dopo averle legate le mani dietro le spalle
con
una catena d’oro. Invano gli Dei si affaticarono
va per le praterìe di Sicilia accanto la fontana di Enna, incontrossi
con
Plutone, che lasciato per poco l’Inferno, volle v
nanze di Minerva, e Cianea, che fu punita per tal cagione da Plutone,
con
averla cangiata in un fonte ne’ contorni di Sirac
sua figlia, l’andò di notte, e di giorno cercando per tutta la terra
con
fiaccole accese nell’Etna. Ritrovò ella il velo,
iato in gufo : ma fu accordato a Proserpina di poter passare sei mesi
con
sua madre, ed altrettanti con Plutone, che l’avev
a Proserpina di poter passare sei mesi con sua madre, ed altrettanti
con
Plutone, che l’aveva sposata. Calmatasi Cerere si
aveva sposata. Calmatasi Cerere si applicò nuovamente all’agricoltura
con
insegnarne i principj a Trittolemo figlio di Celè
disfarla. Cerere vien rappresentata ordinariamente coronata di spighe
con
una fiaccola in una mano, e nell’altra un fascio
nel più forte delle boscaglie sotto la forma di un giovine leggiadro,
con
capelli ondeggianti sugli omeri, con turcasso dor
a forma di un giovine leggiadro, con capelli ondeggianti sugli omeri,
con
turcasso dorato, pieno di frecce, e con arco alla
elli ondeggianti sugli omeri, con turcasso dorato, pieno di frecce, e
con
arco alla mano, come appunto si osserva nella sup
atona ritrovato un sito ove sgravarsi, se Nettuno mosso a compassione
con
un colpo del suo tridente non avesse fatta sorger
figlio di Tesèo. Un potere così grande ingelosì lo stesso Giove, che
con
un fulmine troncò i giorni ad Esculapio, e lo sit
o questo Dio sotto la figura di un uomo grave, coperto da un mantello
con
bastone, a cui sta una serpe attortigliata in una
per i furti di Mercurio, non trovò altra via, che di fare il muratore
con
offrire unito a Nettuno, parimente privato della
ettuno contemporaneamente furono fatti inondare dalle acque del mare,
con
inviar colà per giunta un mostro orribile per acc
da Climene figlia di Teti, e dell’Oceano, ebbe un giorno delle brighe
con
Epafo figlio di Giove, e di Jo, per avergli quest
passione diede di piglio al suo fulmine, e lo scagliò contro Fetonte,
con
averlo fatto precipitare nell’Eridano, o sia Pò.
e Mida aveva gli orecchi dell’asino. Apollo non fu però così discreto
con
Marsia satiro, e musico valentissimo, che parimen
suoi dardi, se Giove non si fosse affrettato di evitare un parricidio
con
aver sottratto la madre al figlio, che amendue si
i questi ricordato di lei in un sacrifizio che offrì a tutti gli Dei,
con
aver inviato un cignale di enorme grandezza negli
eternare col suo canto gli Eroi. La sua effigie è coronata di allori
con
qualche papiro alla mano, o con un libro, ed un p
. La sua effigie è coronata di allori con qualche papiro alla mano, o
con
un libro, ed un piccolo stile. Euterpe, voce ind
i natura i segreti, e dell’Olimpo. Celebra Clio la sorte degl’imperi,
Con
rendere immortali uomini, e Dei. Canta Calliope a
Calliope al suon di dolce lira, Ed alte imprese scopo son del canto.
Con
vaga illusion mista d’ingegno Talia scherzando, a
illusion mista d’ingegno Talia scherzando, al vizio ognor fa guerra.
Con
gravità Melpomene narrando Tragici eventi, a pian
volentieri passiamo sotto silenzio le varie sue vicende, specialmente
con
Marte, e con Adone. Crediamo quì piuttosto miglio
ssiamo sotto silenzio le varie sue vicende, specialmente con Marte, e
con
Adone. Crediamo quì piuttosto miglior partito ind
Egli è sempre figurato qual fanciullino pieno di grazie, e di astuzie
con
un arco alla mano, ed un turcasso su gli omeri2.
r vedere il suo figlio fatto suddito di questa giovane, la perseguitò
con
tanta stizza, che infelicemente alla fine se ne m
cano. Si è già detto, che Vulcano1 nacque talmente brutto, che Giove
con
un calcio lo fece cadere dal Cielo. Il nume bambi
io del fuoco, e la sua figura è poco vantaggiosamente espressa, cioè,
con
una gamba più corta dell’altra, e con un martello
antaggiosamente espressa, cioè, con una gamba più corta dell’altra, e
con
un martello alla mano, per lo più assiso innanzi
tempo gli venne un male di capo, ed essendo ricorso a Vulcano, questi
con
un colpo di accetta gli aprì il cervello, ed imma
ppena nata cominciò ad eseguire un ballo detto Pirrico, annunciandosi
con
soverchia gentilezza per una Divinità, che durant
tennero nell’aria, e la cangiarono in ragno. La controversia ch’ ebbe
con
Tiresia, terminò all’istante. Avendo questi avuta
nel bagno, fu privato della vista. Questa Dea si contrastò il dritto
con
Nettuno pel nome, che doveva darsi alla nascente
e un più utile servizio alla nuova città, avesse tal facoltà. Nettuno
con
un colpo del suo tridente battè la terra, e fece
era bella, ma fiera nel tempo istesso. Portava in testa un caschetto
con
una civetta, uccello sno favorito2 : un’asta alla
aveva sopra questo scudo fatto incidere la terribile testa di Medusa
con
i capelli di serpenti. Vi ha chi dice, che l’Egid
enza che Giove ci avesse parte1. Forte nel suo proposito si consigliò
con
Flora, che le indicò un fiore, che al solo toccar
ga va la Tema, e lo spavento : Intrepido il Valor gli siede accanto,
Con
occhi torvi, e spada in alto alzata, Con alma, e
il Valor gli siede accanto, Con occhi torvi, e spada in alto alzata,
Con
alma, e cor di sicurezza pieno, Seco traendo la s
ge, che glie l’accorderebbe : questa fu che Giove venisse a visitarla
con
tutto l’apparato celeste. Tremò Giove per Semele
ui dorso talvolta appena si reggeva, perchè semiebrio. Bacco combattè
con
ardire nella guerra de’ giganti : indi disceso in
amente rappresentato Bacco sotto l’aspetto di un bel giovane imberbe1
con
capelli biondi inanellati, e coronati di edera2,
entrava nel suo regno, non era permesso di più uscirne. Cerbero cane
con
tre teste stava immobile ai di lui piedi. Abbiamo
nto, che colà perpetuamente dimoravano, sedendo nel di loro tribunale
con
una bacchetta alla mano in segno della loro digni
aspetto avrebbe sgomentato i più intrepidi : erano macilenti, scarne,
con
lunghe smunte mammelle, e da per tutto spiravano
o spiravano ferocia : il loro abbigliamento era un gruppo di colubri,
con
una fiaccola accesa in una mano, e nell’altra una
trono, egli diede di nascosto a ciascuna delle sue figlie un pugnale
con
ordine di ammazzare i loro sposi nella prima nott
, che amava teneramente ; e questi verificò il presagio dell’oracolo,
con
detronizzare Danao in vendetta della morte de’ su
va loro promesso alcuni versi che mai non diede, le ninfe lo legarono
con
alcune ghirlande, e gli tinsero il volto di mora
vano. È questi uno degli Dei delle foreste, che talvolta si confonde
con
Pane, perchè rappresentato come il medesimo. I Sa
uturo : ella volla annunziare il destino di Esculapio, e ne fu punita
con
perdere la sua figura essendo divenuta una cavall
d al corso de’ fiumi, erano altresì Dei. La loro figura era di vecchi
con
capelli, e barba grondanti acqua, e sovente in ve
ino, che avrebbe un giorno superato la gloria di suo padre, la maritò
con
Peleo, dalla qual coppia nacque Achille il più ce
ura di uomo fino alla cintura : il resto del corpo terminava in pesce
con
doppia coda. Il suo impiego era di dar fiato ad u
e moltissimo per carpirne una risposta sull’avvenire. Ciò si otteneva
con
fargli violenza, involandosi in ogni momento con
ire. Ciò si otteneva con fargli violenza, involandosi in ogni momento
con
prendere sempre nuova forma, e figura. Virgilio c
esecuzione di un tale decreto. Evitò il loro canto insidioso, turando
con
cera gli orecchi de’ suoi compagni, e facendosi e
della divinità marine. Erano mostri col viso di donna fornite di ali
con
orecchi di orso, ed artigli alle mani, ed a’ pied
dolci attrattive, e la bellezza istessa cangiò figura. Ella comparve
con
sei teste orribili, con altrettante gole, tre ord
bellezza istessa cangiò figura. Ella comparve con sei teste orribili,
con
altrettante gole, tre ordini di denti, e dodici b
male, ed il bene. È rappresentata in diverse guise or come Furia, or
con
sembianze più dolci : talvolta porta un velo sull
presentato qual vecchio zoppo, ma alato per dinotare che le ricchezze
con
pena si ammassano, e con celerità possono svanire
oppo, ma alato per dinotare che le ricchezze con pena si ammassano, e
con
celerità possono svanire. Come ha gli occhi benda
riccio l’oro, l’argento, che cava dal corno dell’abbondanza che porta
con
se. La Fortuna. La Fortuna è dipinta, come Pl
è dipinta, come Pluto, col corno dell’abbondanza, e gli occhi bendati
con
un piede in aria, e l’altro su di una ruota, che
chi bendati con un piede in aria, e l’altro su di una ruota, che gira
con
velocità. Gli antichi credevano ch’ ella dispensa
il Dio del silenzio, in origine filosofo Greco. Egli è rappresentato
con
un dito sulla bocca, è vestito di una pelle di lu
he presagiva il futuro. Le matrone Romane le avevano eretto un tempio
con
istituire le feste Carmentali. I pagani supponeva
imostrare la solidità de’ suoi giudizj, colla bilancia in una mano, e
con
una spada nell’altra per vendicare egualmente i d
ri, e della mensa era Como. Egli è rappresentato coronato di fiori, e
con
una fiaccola in mano, perchè gran parte della not
o. Era questo l’amico stretto di Como. La buffoneria ben si accoppia
con
i piaceri della mensa. Il primo degli oggetti di
i Imenèo sotto l’aspetto di un giovane leggiadro, coronato di rose, e
con
una fiaccola in mano. Le Grazie. Le Grazie er
rano a questi Dei innalzati templi, ed altari, ed erano rappresentati
con
que’ caratteri, ed attributi che avvertivano gli
uanto potevano temere, o sperare. Eccone un esempio. Assisa una donna
con
ispada in una mano, e nell’altra una bilancia rap
uoi giudizj sono sceveri di qualunque prevenzione. Talvolta è dipinta
con
benda avanti gli occhi, perchè non vegga chi si p
oma. In doppia guisa è rappresentata : cioè col corno dell’abbondanza
con
frutta di ogni specie, e fiori : ma per lo più ve
lia della verità. La sua figura era quella di una donna di fresca età
con
veste bianca, e sedendo sopra di pietra quadrata
e vestita di un abito bianco, e semplicissimo, e talvolta vedesi nuda
con
uno specchio alla mano. Era figlia di Saturno, o
torciglia un serpente. La Fama. I Moderni la dipingono qual donna
con
alí larghissime, e due trombe per palesare il ben
a altresì figlia di Giove, e di Temi la Pace. Vien ella rappresentata
con
corona di alloro, con una immaginetta di Pluto in
ove, e di Temi la Pace. Vien ella rappresentata con corona di alloro,
con
una immaginetta di Pluto in una mano, e nell’altr
ercio. Inviolabili erano i giuramenti concepiti per lei. Vien dipinta
con
veste di color bianco, e colle mani giunte, segno
mbianza di una donna coverta da un velo. La Sanità. Vien espressa
con
una coppa alla mano, ed accanto un altare, intorn
nominata anche Igia. La Voluttà. Una femina nuda coronata di rose
con
coppa d’oro dove beve una biscia, è l’effigie del
penti. L’Occasione. È rappresentata presso a poco come la Fortuna
con
un piede sopra di una ruota che gira rapidamente.
antro spaventevole, ove raggio di luce non penetra. Smunta, pallida,
con
ciglio torvo, e viso malinconico. Il veleno che h
toria. Era figlia di Stige, e del gigante Pallante. Si dipinge alata
con
un ramoscello di palma in una mano, e nell’altra
Si dipinge alata con un ramoscello di palma in una mano, e nell’altra
con
una corona tessuta di alloro, e di ulivo. La P
di ulivo. La Primavera. È rappresentata sotto l’effigie di Flora
con
ghirlanda, ed un cestellino di rose. L’Està.
no dell’abbondanza, e una corona di spighe. L’Autunno. Un giovane
con
corba di frutta, e carezzando un cane rappresenta
a barba bianca sono coverti di ghiaccio1. La Discordia. Una donna
con
serpenti sulla testa, una fiaccola in una mano, e
hi per qualche impresa segnalata o illustre azione si fosse distinto,
con
aver richiamata l’attenzione degli Dei, e la mera
ita del mondo, al momento che Prometeo formò il primo uomo, e l’animò
con
una particella del fuoco celeste. Prometeo. Pr
, un uomo, servendosi del semplice limo della terra cui diede l’anima
con
una particella di quel fuoco celeste, che dal car
mensa degli ospiti Numi. Irritato Giove per tale indegnità, incenerì
con
un fulmine il palazzo di questo mostro. Licaone t
lo ajutarono alla fabbrica della famosa Tebe. Cadmo regnò lungo tempo
con
Ermione sua sposa, ma sopraffatto dalle disgrazie
dove regnava Polidette, che volentieri accolse la madre col bambino,
con
prendere somma cura dell’educazione di questo pri
di Minerva, che in tal guisa la sfigurò perchè amata da Nettuno, che
con
poco rispetto di questa Dea attestò la sua premur
ssiope. Perseo sbrigatosi da’ suoi nemici ritornò da Polidette : indi
con
sua madre Danae ritornò ad Argo. Ivi ammazzò Pret
uoi stati, col quale si riconciliò. Ma fatalmente giuocando al disco,
con
un colpo imprevisto uccise suo avo, con essersi c
atalmente giuocando al disco, con un colpo imprevisto uccise suo avo,
con
essersi così verificato l’oracolo. Bellerofont
sposta. Irritata questa principessa dal disprezzo, volle vendicarsene
con
un’infame calunnia. Preto soverchiamente credulo
il diritto delle genti, lo mandò a Giobate suo suocero re della Licia
con
ordini segreti di prendere vendetta dell’oltraggi
egli Dei protettori dell’innocenza, e della virtù. Giobate lo accolse
con
gioja, e nove giorni durarono le feste, ed i dive
re del re d’Argo, impose immantinente all’Eroe di andare a combattere
con
un mostro terribile chiamato la Chimera, di razza
Minotauro ; e lo stesso Dedalo ch’ era incorso nella di lui disgrazia
con
il suo figlio Icaro. Questi però escogitò la mani
zza fu Minosse eletto dopo morto per uno dei tre giudici nell’inferno
con
Eaco, e Radamanto. Teseo. Etra, ed Egèo re di
diede da se stessa la morte. Contrasse Teseo un’amicizia strettissima
con
Piritoo re de’ Lapiti. Alla fama del valore di qu
lena figliuola di Tindaro, e di Leda, per averla veduta Teseo ballare
con
molta grazia nel tempio. Questa indegna azione di
ti di fuoco, indi assoggettarli al giogo, e lavorare un campo vergine
con
seminarci i denti di un dragone, da’ quali doveva
a da Medèa. S’impadronì Giasone dell’aureo vello che portò sulla nave
con
istupore de’ suoi compagni, che si erano scoraggi
erano scoraggiti all’aspetto di tanti pericoli. Ciò fatto di concerto
con
Medèa, che sposò, pensarono di fuggirsene col fav
inse di volere intervenire alle nozze per felicitare la nuova coppia,
con
aver fatto il dono a Creusa di una veste avvelena
ltre tanti fin quì descritti travagli illustrò quest’Eroe la sua vita
con
tante altre brillanti azioni. Egli fu che diede l
saggio del fiume involato la sposa, se Ercole non lo avesse arrestato
con
una freceia avvelenata. Questo mostro si vendicò
i Eroi. Dicemmo già ch’egli aveva assistito alla morte di questo Eroe
con
aver giurato di non rivelare il luogo della sua t
agiti lo staccò dall’albero, e lo presentò al re, che lo fece educare
con
attenzione, adottandolo anche per figlio. Edipo d
ide. In uno stretto del monte Citerone ebbe la sventura d’incontrarsi
con
Lajo, che avendogli imposto bruscamente di scosta
o và brancolando a quattro piedi, sul mezzo dì a due, e verso la sera
con
tre piedi. Edipo senza punto esitare rispose che
no esposti sul rogo per bruciarsi i cadaveri, le fiamme si separarono
con
meraviglia, e spavento degli astanti. Nomi de’
a, avendo aceolto nella sua reggia Polinice. Tidèo contemporaneamente
con
Polinice rifuggissi ad Argo, dopo avere ucciso i
lla collana a lei donata da Polinice. Amfiarao fu obbligato a partire
con
aver però imposto al suo figlio Alcmeone, che app
rogo, ove si bruciava il cadavere di Capanèo, e mischiò le sue ceneri
con
quelle del marito. Ippomedonte, e Partenopèo ebbe
o accolti gli Dei in sua casa, volle mettere alla pruova la divinità,
con
preparar loro in un banchetto le membra di Pelope
ina, si rivolse a tali odiose vivande, e mangiò una spalla di Pelope.
Con
un fulmine Giove incenerì Tantalo : indi ordinò a
perchè figli del vento. Pelope che anelava di ottenerla, se la intese
con
Mirtilo auriga di Enomao, che gli promise di spez
Astiochea ; perlochè furono cacciati dalla Corte di Crisippo insieme
con
Ippodamia. Rifuggironsi presso Euristeo re di Arg
orte : ma non credendosi vendicato abbastanza, finse di riconciliarsi
con
lui. Lo richiamò quindi alla Corte, dove invitato
er sua nipote, facendo allevare nella sua reggia anche Egisto insieme
con
Agamennone, e Menelao. Tanta complicazione di err
a, ed istruita del fallo involontariamente commesso si diede la morte
con
quella spada medesima. Avendola Egisto portata tu
cato abbastanza, e ringraziò gli Dei. Egisto ben presto lo disingannò
con
dargli la morte, e con far salire sul trono d’Arg
raziò gli Dei. Egisto ben presto lo disingannò con dargli la morte, e
con
far salire sul trono d’Argo Tieste, che non vi st
a suo fratello. Questo re prima di partire si riconciliò sinceramente
con
Egisto, a cui con poca prudenza affidò Clitennest
esto re prima di partire si riconciliò sinceramente con Egisto, a cui
con
poca prudenza affidò Clitennestra, ed i figli. Il
catisi al tempio di Apollo per rendere grazie al nume, entrato Oreste
con
i suoi soldati di propria mano ammazzò la rea cop
loria del padre, nacque da questa coppia. Tali nozze furono celebrate
con
gran pompa. Crucciata la Discordia di non esservi
la maniera di far venire Telefo figliuolo di Ercole ferito da Achille
con
un colpo di lancia, e che si era dichiarato nemic
, ed immantinente volò sull’Olimpo per indurre Giove a punire i Greci
con
far vincere i Trojani, perchè ognuno conoscesse i
di questa guerra, uscito dalle file propose una pugna a corpo a corpo
con
Menelao per terminare così le contese. La dissida
raccomandò alle gambe. Il poeta per palliare questa fuga l’abbellisce
con
dire, che Venere inviluppò in una nuvola il guerr
spirando nuova vendetta schierò il suo esercito, e cominciò la pugna
con
maggior accanimento di prima. L’invincibil Diomed
l’istante. Ulisse procurò d’interessare Achille a favore della Grecia
con
fargli conoscere quanto potrebbe giovare il suo v
iove, che voleva donare la vittoria ai Trojani, inviò Iride ad Ettore
con
ordine di ritirarsi dal campo, e ricomparirvi, al
. Vedendo Giove il bisogno di aiutar Priamo, spedisce Iride a Nettuno
con
ordine di ritirarsi, e nel tempo stesso comanda a
per la terza volta spinse Ettore a combattere, che venuto a battaglia
con
Patroclo, dopo un’ ostinata tenzone, l’uccise. Pa
ano il pianto di suo figlio : si affrettò di asciugare le sue lagrime
con
promettergli le armi pel dì vegnente. Infatti rec
delle nuove, di cui armato Achille ricomparve fra i capi dell’Armata,
con
protestarsi che scordava l’antica sua collera. Ag
delle fiamme : volle inoltre, che quattro de’ suoi più belli cavalli
con
alcuni cani fossero gittati nel fuoco, chiudendo
lli con alcuni cani fossero gittati nel fuoco, chiudendo la cerimonia
con
immolare dodici prigionieri Trojani scelti dai pi
urna d’oro, e portate nel padiglione di Achille. Per celebrare ancora
con
maggior pompa la memoria dell’estinto amico, Achi
riamo, che aveva veduta sulle mura di Troja. La chiedette a suo padre
con
promessa di rivolgere le sue armi a difesa degli
ssacrare una moltitudine di porci, credendo di sacrificare Agamennone
con
tutt’i Greci. Ritornato in se, n’ebbe tanta vergo
are. Per il corso di dieciassette giorni la sua navigazione fu felice
con
avere approdato all’isola de’ Feaci : ma Nettuno
la sua salvezza : gli dà un velo, che lo garantisce da ogui periglio,
con
ordine di gittarlo nel mare allorchè avrà afferra
Nausicae sua figlia, e la consiglia a lavare le più belle sue vesti,
con
dirle di più, che le sue nozze erano vicine a cel
ito degli abiti che aveva ricevuto, si presenta alla sua benefattrice
con
nobile contegno, e con aria maestosa, onde guadag
va ricevuto, si presenta alla sua benefattrice con nobile contegno, e
con
aria maestosa, onde guadagnò il cuore di tutti. A
di uno straniero, rifiuto delle onde furiose. Il buon re lo accoglie
con
quella bontà che forma il carattere di quei temdi
gli era accaduto Ecco la sua narrativa. Dopo la presa di Troja, egli
con
i suoi compagni si pose alla vela, e sbattuto da
o mani dopo una pugna sanguinosa, uscì di strada per la seconda fiata
con
averlo il vento sbalzato ai liti de’ Lotofagi nel
ella Sicilia che stava a fronte del porto. Avendo posto piede a terra
con
i suoi compagni entrò in una vasta caverna dove a
menti, accortosi che vi era gente nella caverna, ne chiuse l’ingresso
con
un sasso, che la forza di venti uomini non avrebb
per tutte le vie trovava mezzi per salvarsi, tenne a bada il Ciclope
con
i suoi racconti, e lo ubbriacò con vino generoso,
salvarsi, tenne a bada il Ciclope con i suoi racconti, e lo ubbriacò
con
vino generoso, che aveva portato, e ch’ ebbe la f
ad uno passare fra le gambe. Allorchè si avvide che eran fuori Ulisse
con
i compagni, volle inseguirli, e gittò a caso un m
ccoglienza, ordinò, che tutt’i venti si fossero rinchiusi in un otre,
con
lasciare in libertà il solo Zefiro. Erano già a v
sconquasso, e tutta la flotta fu subissata : Ulisse soltanto si salvò
con
essersi abbracciato ad un albero della nave. Le o
tenuto della narrativa di Ulisse, che Alcinoo, ed i Feaci ascoltarono
con
ammirazione. Essi riconobbero in lui un Eroe favo
tesori, e li pose in serbo entro una caverna. Indi la Dea toccandolo
con
una bacchetta, cangiò gli abiti di Ulisse in tant
ella saggia Penelope, le narra una falsa istoria delle sue avventure,
con
aggiungere di aver egli in Creta accolto Ulisse i
ti avrebbe riveduto. Le dà parimente de’ consigli, onde ben regolarsi
con
i suoi persecutori. Nel dì vegnente questa princi
lli attaccati ad altrettante colonne. Questo era il segnale convenuto
con
Telemaco, che avvicinatosi a lui snuda la sua spa
sti perfidi, e da quello dei loro aderenti. I sudditi che attendevano
con
impazienza il ritorno del re, fanno risuonare la
er nome Sinone, che andava errando. Quest’impostore inganna i Trojani
con
un falso racconto, dicendo, esser egli l’odio de’
corso di Priamo, assediato nel suo palazzo da Pirro, che ivi l’uccide
con
quanti a lui si presentano. Non avendo potuto Ene
soltanto della sposa morta nell’incendio, che lo consiglia a fuggire,
con
predirgli ch’egli anderebbe lungo tempo ramingo,
Ritornato al luogo dove aveva lasciato Anchise, ed Ascanio suo figlio
con
tutti quelli che avevano abbracciata la stessa su
a che il Destino gli prometteva. Fa costruire all’infretta una flotta
con
alberi tagliati sul monte Ida, e si scosta dai pa
flotta con alberi tagliati sul monte Ida, e si scosta dai patrj lidi
con
venti legni. Dopo di essersi fermato nella Tracia
mentre tutta la Corte della regina era impegnata in una caccia : Enea
con
Didone si rifugiano in una caverna, con uscirne d
mpegnata in una caccia : Enea con Didone si rifugiano in una caverna,
con
uscirne divenuti già sposi. Ma Giove, che aveva r
avore della notte scioglie le vele da un lido, dove era stato accolto
con
tanta cortesia. Accortasi del tradimento Didone m
cio agli Dei dell’inferno, innalza un rogo : lo ascende, e si ammazza
con
quella spada medesima che aveva donata ad Enea, e
che abitava sul monte Palatino. Questo principe gli spedisce Pallante
con
quattrocento cavalli. La guerra cominciò, e fu be
a corpo a corpo fra i due principali rivali. La disfida fu accettata
con
solenne giuramento. Enea, e Turno si avanzano in
si avanzano in mezzo dell’armata schierata in ordine di battaglia, e
con
pari accanimento si azzuffano. Restò Turno perdit
uesti intanto i soli, che accolsero il sovrano degli Dei, e Mercurio,
con
preparar loro una mensa assai frugale, non permet
re a chi gli aveva alloggiati, li conducono alla cima di una montagna
con
far loro vedere tutto il villaggio sommerso, e gl
ia non erano di accordo. Quindi non potendosi i due amanti accoppiare
con
i nodi d’imeneo, pensarono di fuggire dalla patri
o velo, e credendo che Tisbe fosse stata la vittima di qualche belva,
con
un pugnale si diede la morte. Non tardò a colà fa
nte di Cipro. Legò una notte Ifi alla porta di Anassarte una corda, e
con
quella per disperazione si strangolò. Il dimani n
aveva per lei Coreso sacerdote di Bacco, che vendicò il suo ministro
con
far sorgere una malattia in Calidonia, la quale p
aro. Alcione sua moglie, che teneramente lo amava, stavalo attendendo
con
impazienza, ma Giunone in sogno le fece intendere
Titono figliuolo di Laomedonte, volle altresì trasportarlo nel cielo,
con
dirgli che avesse dimandato quanto sapeva desider
sua sposa. Ma fu vano qualunque tentativo : quindi dovette rimandarlo
con
dirgli, che un giorno si pentirebbe di tanta poca
le selve. Cefalo che non poteva vivere lontano da Procri, la richiamò
con
premura. Al suo ritorno ella diede in dono a suo
endo uccisa la propria sposa. Trafitto Cefalo dal dolore, si trafisse
con
quel medesimo giavellotto. Giove trasportò nel ci
. Trovò però la maniera d’informare sua sorella Progne dell’accaduto,
con
aver ricamato in un velo la storia funesta delle
se l’abito di una baccante : liberò sua sorella dalla prigione : indi
con
un pugnale trapassò suo figlio Iti, e lo diede a
uotevano un culto nel suolo ove siamo nati. Gareggia la nostra Patria
con
Roma istessa madre, e cultrice delle belle arti,
Ci duole soltanto che in mezzo a tante patrie ricchezze non possiamo
con
certezza e precisione dar fuori un trattato di qu
eva più plausibile, avendo dovuto aggirarci tra l’oscurità dei secoli
con
andar quasi a tentone. Potranno in età più matura
lei sepolcro bruciavano saci i Napoletani, e l’Ateniese Diotimo venne
con
una flotta per consultarne l’oracolo. Quindi il c
l Sebeto, annoverato anch’ esso fra i Numi tutelari : ed i Napoletani
con
tanta gelosia ne conservano la memoria, che anche
ella voce riposo, quiete, adattando questo nome a que’ rigagnoli, che
con
lentissimo corso scaricavansi al mare, qual è il
urnalia. In un fierissimo terremoto accaduto nell’anno 1688, allorchè
con
gravissima perdita dell’Architettura rovinò il fa
troce misfatto, la giovane si pentì, e svelato l’arcano, da se stessa
con
un laccio si diede la morte. I Tanagrei ad eterna
r, taurus. In fatti era egli rappresentato sotto l’aspetto di un bove
con
faccia di uomo, e propriamente di un vecchio con
l’aspetto di un bove con faccia di uomo, e propriamente di un vecchio
con
lunga barba. Nelle nostre antiche monete segnate
VI. Mitra. Adoravano gli antichi Napoletani Mithram, Mitra,
con
vocabolo Persiano indicante il sole medesimo. Se
ora degli attributi di Bacco, presso alcune delle nostre monete, cioè
con
pampini ed edere : e ciò perchè nell’Egitto Serap
rovata una lapida col motto Dusari sacrum, così chiamato ancora Bacco
con
voce Araba secondo il Bochart vel ab uvarum expre
diis florentem ignobilis otî. Artemis è chiamata da Omero la luna, e
con
questo motto eran segnate le antiche nostre monet
to. Gittato Orione dal mare semivivo sul lido, si dolse dell’affronto
con
Diana, che amaramente piangendo non potè far altr
rtissimo nuotatore, che vivea a tempi del Governo Viceregnale. Costui
con
grandissima facilità caminava sott’acqua da Reggi
iti quassamus lampada mystae. Le feste di questa Dea erano celebrate
con
grandissima pompa ad imitazione delle feste Eleus
ebrate con grandissima pompa ad imitazione delle feste Eleusinie, che
con
solenne rito nella Grecia si rinnovavano. Durante
solenne rito nella Grecia si rinnovavano. Durante : il loro corso, e
con
assegnate cerimonie si alludeva al ratto di Prose
d Egiziani, come rilevasi dalla statua del Nilo, ivi ancora esistente
con
iscrizione del dotto Matteo Egizio, ed ornata da
cleziano viene espresso il Genio colla figura di un giovine guerriero
con
lunga veste, portando in una mano una patera, e n
are, gli Artemisj la Luna, i Cinei Anubi, e così gli altri, dei quali
con
ingegnosa sottigliezza lungamente scrisse il nost
La Mitologia degli antichi comincia dall’unione di Urano, o del Cielo
con
la Terra, e termina per lo ritorno di Ulisse ad I
ciò che per tradizione loro era stato tramandato, che abbellivano poi
con
i parti della loro fantasia. Ecco al dire di Vico
à in un luogo, ove gli Dei venivano per consultarli. Cosi Giove entra
con
Venere in questo luogo, per leggere il destino di
hio del fulmine lo dissero i Greci. Gli Ebrei chiamarono Iddio Jehova
con
voce che comprendeva tutte le vocali ; e che dist
sta mistica delle feste Eleusinie. Tiene talvolta un vaso nelle mani.
Con
quest’attributo l’adoravano gli Achei sotto il no
rmente adorato in Mensi, in Sicilia, in Roma. È rappresentato barbuto
con
una roba, che non gli giunge al ginocchio, con be
rappresentato barbuto con una roba, che non gli giunge al ginocchio,
con
berretta in testa, con martello in una mano, con
con una roba, che non gli giunge al ginocchio, con berretta in testa,
con
martello in una mano, con tanaglia nell’altra. Gi
giunge al ginocchio, con berretta in testa, con martello in una mano,
con
tanaglia nell’altra. Giovine però, e senza barba
ono tutti gli utili ritrovati. 1. Si rappresenta Mercurio da giovine
con
viso gaio, con capelli biondi e crespi, e con man
tili ritrovati. 1. Si rappresenta Mercurio da giovine con viso gaio,
con
capelli biondi e crespi, e con mantello, che atta
nta Mercurio da giovine con viso gaio, con capelli biondi e crespi, e
con
mantello, che attaccato sotto al petto gli cade c
iondi e crespi, e con mantello, che attaccato sotto al petto gli cade
con
grazia sulle spalle. Tal’è il ritratto che ne fa
di Bacco il Tebano : per contrario l’Indiano è rappresentato vecchio
con
lunga barba, ond’ebbe il nome di Bacco Barbato Κα
1. Si mira anche Bacco poggiato talora al suo genio Ampelo, e talora
con
corna dorate per notare la sua nascita da Giove A
menando la coda. 1. Niente di più favoloso quanto l’incontro di Enea
con
Didone, che visse 300 anni dopo. Bisogna dire, ch
personaggi, e poeti, che in quell’età fiorirono. Ritornando da Atene
con
Augusto, si ammalò in Brindisi : prima di morire
emeo. L’ Oceano congiunto a Teti generò il Pilo, l’ Alfeo, l’ Eridano
con
tutti gli altri’ fiumi, e le Naiadi Ninfe dei fon
o, mentre l’ Oceano cogli altri nove scorre sopra la terra. Iperione
con
Tea generò il Sole, la Luna e l’ Aurora. Creo c
terra. Iperione con Tea generò il Sole, la Luna e l’ Aurora. Creo
con
Euribia fu padre di Pallante di Terse, e di Astre
e di Astreo, che un ito all’ Aurora generò i Venti e le Stelle. Ceo
con
Febe produsse Latona ed Asteria, la quale congiun
Stelle. Ceo con Febe produsse Latona ed Asteria, la quale congiunta
con
Perse fu di madre di Ecate. Giapeto da Climete,
i diede il poter vedere il passato e il futuro, onde suole effigiarsi
con
due facce: finalmente che sotto Saturno fiorì l’
i cosa. A questo aggiungevansi anche le ali, per indicare la celerità
con
cui vola. Giano, antichissimo re degli Aborigeni
si dell’ anno; e come quattro sono le stagioni, cosi talor figuravasi
con
quattro faccie. Il primo di Gennaio era singolarm
ultimo figlio della Terra congiunta col Tartaro. Costui era un mostro
con
cento teste di dragò; dalle quali tulle vomitava
Mercurio in ibi). Alla fine avendo Vulcano a Giove forniti i fulmini,
con
questi rovesciò egli i giganti, e sotto de’ loro
un figlio, il quale sarebbe stato re degli uomini, e degli Dei, tolse
con
inganno la prole al ventre di Meti, e nel suo l’
do molti avuto il nome di Giove, e avendo essi abusato di molte donne
con
varii stratagemmi, e ornati colie favole delle tr
la quale rapì Europa, per l’ aquila un’ egual nave portante l’ aquila
con
cui rapì Ganimede ec. Rappresentavasi Giove in as
con cui rapì Ganimede ec. Rappresentavasi Giove in aspetto maestoso,
con
folta chioma (la quale agitando facea, secondo Om
nei sacrificii, era un bianco bue. Molti tempii aveva egli in Roma, e
con
varii nomi. Il più sontuoso era quello di Giove C
e esercitò contro di Io figliuola d’ Inaco re di Argo. Standosi Giove
con
questa si accorse dell’ appressar di Giunone, e p
e, avendo Giunone ancora pigliata parte, Giove la fè dà Vulcano legar
con
una catena d’ oro le mani dietro le spalle, ed at
ese. Ella ne fu poi disciolta dallo stesso Vulcano. A Giunone insieme
con
Giove altribuivasi il regno dell’ aria. Sotto il
o questo nome traesse da giuniori, come quello di maggio da’ maggiori
con
cui intitolar volle que’ due mesi. A Giunone Febr
e il pudore nasconde, e nudi nel resto, correvano la città percotendo
con
flagelli di pelle di capra tutti quelli, che inco
ii frequentemente coll’ altro, ed Omero soglia assai spesso chiamarla
con
tutti e due Palla Minerva. Fabbricando Cecrope la
io, in mezzo alla sua tela rappresentò l’ anzidetta gara avuta da lei
con
Nettuno; in uno de’ quattro canti effigiò Emo re
Bacco in uva per Erigane, Saturno in cavallo per Fillira: e il tutto
con
tal maestria, che Minerva rimase vinta. Indispett
da Ilia, o Rea Silvia ebbe Romolo e Remo. Per nascondere i suoi amori
con
Venere tenea di guardia Alettrione, ma essendosi
endo a Progne ch’ ella era morta per via. Filomela in un candido velo
con
fili purpurei descrisse la sua sciagura, e spedì
alende di Marzo (mese a lui consecrato da Romolo) recati per la città
con
canti in lode di Marte (sul fine de’ quali pur no
amurio, com’ egli a Numa aveva chiesto in compenso dell’ opera sua) e
con
salti, per cui a’ medesimi sacerdoti fu dato il n
e disse figlia di Pallante e di Stige, e che rappresentavasi alata, e
con
una corona di alloro o una palma nelle mani. C
ello di fabbricare i fulmini a Giove: e tanta grazia si acquistò egli
con
ciò presso il padre, singolarmente allor quando f
nnate a mostrarsi ignude, e poscia cangiate in pietra. De’ suoi amori
con
Marte già si è detto Ma oltre a questo amò ella A
della notte la guidò al letto del padre come un’ ignota amante. Stato
con
lei più notti, mentre Cencreide occupata nelle fe
angiata in rossa, allor quando fu bagnata dal sangue di Adone puntosi
con
una spina, e tra gli uccelli il cigno; il passero
giata da Cupido la ninfa Peristera, perchè in una sfida ch’ egli ebbe
con
Venere a chi sapesse coglier più fiori, Peristera
distinto da Cupidine. Gli altri poeti comunemente contondono Cupidine
con
Amore, e gli danno per madre Venere, e per padre
tte, mentr’ era addormentato, accese una lucerna, e prese un coltello
con
animo di ammazzarlo, se fosse un mostro. Al veder
nne da Giove di averla in isposa, e placata Venere in cielo si fecero
con
lieta pompa le nozze, dalle quali nacque la Volut
ne volle far prova, e presentandosi a lei travestito cercò di sedurla
con
doni. Per molto tempo ella resistette; ma accresc
, e quali di sparger gigli e rose. Il Sole, che molti poeti confusero
con
Apollo, ma che Omero ed Esiodo sempre da lui dist
seide Eeta, Pasifae e Circe. Factente, secondo Ovidio, in una contesa
con
Epafo figlio di Io; sentendosi da lui negare di e
ichiese di poter reggerne il carro. Questi che già gli aveva promesso
con
giuramento qualunque cosa gli avesse chiesto, dop
moglie di lui piangendone la perdita fu disciolta in aura; finalmente
con
una bevanda incantata, e col tocco della Sua verg
fici a lui immolavasi il cavallo. La Luna, che comunemente confondesi
con
Diana, fu anch’ essa dai più antichi poeti intera
Latino; ed aggiungono pure, che fu da Pane Dio de’ pastori allettata
con
un presente di bianca lana a venirne a lui ne’ bo
di bianca lana a venirne a lui ne’ boschi di Arcadia. Rappresentavasi
con
un arco lunato in fronte sopra di un cocchio a du
ibante e nato in Creta, intorno al dominio di cui ebbe poscia contesa
con
Giove; il terzo figlio di Giove e di Latona, venu
el fiume Peneo, ed una di piombo a Dal ne, per cui odiandolo si diede
con
tutta possa a fuggirlo. Con pari ardore si mise A
ombo a Dal ne, per cui odiandolo si diede con tutta possa a fuggirlo.
Con
pari ardore si mise Apollo ad inseguirla, e già s
iparisso, Clizia, Leucotoe, Isse, e Coronide. Mentre giocava al disco
con
Giacinto figlio di Pierio, e di Clio secondo alcu
prenderlo. Ciparisso figlio di Amicleo avendo per disavventura ucciso
con
un colpo di saetta un cervo addimesticato, che gl
Jaso. La celebrità ch’ egli si era acquistata fece riguardare insieme
con
Apollo suo patire qual Dio della medicina. Il suo
uelle, sembianze, e gli s’ innalzarono templi, in cui rappresentavasi
con
un bastone in mano, al quale era un serpente atto
cosa si fece a tutti palese. Una tenzone di altro genere ebbe Apollo
con
Forba, il quale impossessatosi del cammino di Del
Diana stessa era creduta castissima, e malamente gli amori della Luna
con
Endimione a lei vengono attribuiti. Anzi avendo A
, e secondo alcuni a Diana stessa, fu da essa ucciso, secondo alcuni,
con
un dardo, e secondo altri colla puntura di uno sc
rne due soli. Diana per punire l’ oltraggio fatto alla madre, unitasi
con
Apollo, uccise a colpi di frecce tutti i figli e
tea, che offerendo le primizie a Cerere, a Bacco, ed a Minerva, a lei
con
disprezzo le avea negate. Ella mandò a disertar l
il cignale, il quale ben poi fu ucciso da Meleagro figlio di Eneo, ma
con
fatai danno di lui medesimo. Imperocchè nella cac
i il tizzone sul fuoco, e Meleagro consunto da interna arsura insieme
con
quello rimase estinto. Altea poscia di ciò pentit
ur anche un arco lunato in fronte; anzi da molti poeti pur fu confusa
con
Ecate, e detta perciò triforme, cioè Luna in ciel
so, che poi fu incendiato da Erostrato, preso dalla mania di rendersi
con
ciò immortale. La vittima a lei dedicata era una
amava il sonno su gli occhi de’ mortali, o il fugava a suo talento, e
con
cui pur guidava le anime de’ trapassati all’ infe
, per altri Ermafrodito. Innamorato di Erse figlia di Cecrope indusse
con
oro Agiamo sorella di lei a tenergli mano. Pallad
i. Era anche chiamato Dio de’ mercatanti, e spesso perciò dipingevasi
con
una borsa nelle mani. Dio dell’ eloquenza fu egli
u anch’ egli punito; perciocchè mentre di propria mano accinto s’ era
con
una scure a tagliarle, tagliossi le gambe. All’ i
, celebravansi ai 17 di Marzo; le Baccanali si celebravano in autunno
con
ogni genere di stravizzo. Capo XIV. Di Cerere.
aver ella ottenuto in seguito, che Proserpina pei sei mesi dell’ anno
con
lei si stesse, e per altri sei con Plutone. Mentr
Proserpina pei sei mesi dell’ anno con lei si stesse, e per altri sei
con
Plutone. Mentre Cerere nelle sue scorrerìe arsa d
prio latte, e coprendolo di fuoco alla notte. Or crescendo Trittolemo
con
portentosa prestezza, ebbe Celeo curiosità di spi
a prestezza, ebbe Celeo curiosità di spiare quale magìa usasse Cerere
con
lui la notte, e veggendol coperto di fuoco, corse
afflizione per la perdita della figlia non potendo mai prender sonno,
con
questi per consiglio di Giove riuscita era a conc
iglio di Giove riuscita era a conciliarselo. Portava pure la fiaccola
con
cui andò in traccia della figlia, e la falce con
ava pure la fiaccola con cui andò in traccia della figlia, e la falce
con
cui si miete il frumento. Il suo cocchio era tira
lle celebravansi le Ambarvali, conducendo la vittima attorno ai campi
con
rusticani salti, e con inni a lode, ed invocazion
arvali, conducendo la vittima attorno ai campi con rusticani salti, e
con
inni a lode, ed invocazione di Cerere. Capo XV
istinguevano, l’ una che si tenea per madre di Saturno, e confondeasi
con
Gea o la Terra, l’ altra che si dicea figlia di l
per altro modo si raccendeva, che per mezzo de’ raggi solari raccolti
con
una specie d’ imbuto sopra materie facilmente com
avea sedotta morir faceasi a forza di battiture, ed ella era portata
con
lugubre pompa sopra i una bara fuor della porta C
Terra, e degli Dei terrestri. La Dea della terra, detta da Esiodo
con
proprio nome Gea, e dagli antichi Latini Tellure,
ronata di torri per indicar le città, che sono sparse sopra la terra,
con
una veste dipinta di erbe e di piante, simbolo de
cocchio a quattro ruote tirato da due leoni, e colle chiavi in mano,
con
cui apre alla buona stagione i suoi tesori, e li
ura, perchè tosavansi; Coribandi da coryptein agitare il capo, perchè
con
grandi agitazioni del capo e di tutto il corpo, e
il capo, perchè con grandi agitazioni del capo e di tutto il corpo, e
con
grande strepito di percossi cembali di metallo le
a statua di Cibele fatta di nera pietra, e venuta di Frigia portavasi
con
pompa da’ Sacerdoti a lavarsi nel fiume Almone, c
celebravansi alle calende di Maggio nella casa del Pontefice massimo
con
gran mistero, e dalle sole donne, senza che alcun
rsi è Pale Dea delle gregge e dei pastori, che alcuni han pur confuso
con
Vesta o Cibele. Le Feste palilie a lei sacre si c
, spezialmente sui monti Menalo e Liceo. Già abbiamo detto, com’ egli
con
un presente di bianca lana a se trasse ne’ boschi
fossero sacerdoti. Silvano era il Dio delle selve, e rappresentavasi
con
un cipresso in mano per memoria del giovane Cipar
bravansi in Ottobre. Clori o Fiora Dea de’ fiori fu moglie di Zefiro.
Con
molta lascivia si celebravano in Roma ai 28 di Ap
olle da esso per gratitudine onorata di perenne culto, e la sua festa
con
solennità celebrata ai 15 di Marzo. Capo XVII.
delle piante su lui ammassate. Già si è detto come nella sua contesa
con
Pallade per dar il nome ad Atene, fece di terra u
vallo, e come avendo congiurato contro di Giove fu costretto a servir
con
Apollo al re Laomedonte nella costruzione delle m
zato coi titoli di cingitore, e scotitor della terra. Rappresentavasi
con
chiome cerulee, e col tridente in mano, sopra una
i Luglio. Il Dio Conso, particolare a’ Romani da alcuni venne confuso
con
Nettuno, da altri distinto, e riguardato come Dio
per Aci figlio di Fauno e della ninfa Simetide. Ma avendolo Polifemo
con
lei sorpreso, lo schiacciò con’ un pezzo del mont
ati poscia da’ Greci co’ nomi di Leucotea e di Palemone, e da’ Romani
con
quei di Matusa e di Portuno. In mostri marini fur
spettita di vedersi posposta infettò la fonte, ove Scilla lavavasi, e
con
ciò fu questa convertita in un mostro, che Omero
avasi, e con ciò fu questa convertita in un mostro, che Omero dipinge
con
dodici piedi, sei lunghi colli, e ad ognuno orrid
dipinge con dodici piedi, sei lunghi colli, e ad ognuno orrida testa
con
triplicali denti con cui divorava i passaggieri.
iedi, sei lunghi colli, e ad ognuno orrida testa con triplicali denti
con
cui divorava i passaggieri. Cariddi fu prima una
unemente il bel tempo, suole dipingersi in figura di alato giovinetto
con
faccia serena e incoronato di fiori. Borea rapì O
ro le Sirene veggansi ai Capi XIV e XVII. Venia Plutone rappresentato
con
volto fuliginoso, con nera barba e neri capelli,
ai Capi XIV e XVII. Venia Plutone rappresentato con volto fuliginoso,
con
nera barba e neri capelli, sopra un cocchio di fe
a e neri capelli, sopra un cocchio di ferro tratto da neri cavalli, e
con
un bidente di ferro in mano. A lui ed a Proserpin
umero dispari. Dea dell’ Inferno era pur Ecate, che alcuni confondono
con
Diana, altri colla stessa Proserpina, ma che Esio
li nomini addormentava, spruzzando gli occhi loro delle acque di Lete
con
fior di papavero. I sogni, secondo Omero, avean d
na moneta, sotto la lingua. Di là dell’ Acheronte era il cane Cerbero
con
tre teste, nato da Tifone e da Echina, ch’ era il
nire la moglie che lo lasciasse insepolto; e che uscito dall’ Inferno
con
questo pretesto non volle più ritornarvi, finche
perciò furon condannate nell’ inferno ad attinger acqua perpetuamente
con
un vaso senza fondo. Furon esse chiamate anche Be
che figuravasi colla testa di cane; Serapide, che dai più si confonde
con
Osiri stesso e con Api; ed Arpocrate Dio del sile
a testa di cane; Serapide, che dai più si confonde con Osiri stesso e
con
Api; ed Arpocrate Dio del silenzio, che dipingeva
dre un Dio, o una Dea per madre, ed Eroi quelli che distinti si erano
con
qualche grande azione. Degli uni e degli altri no
per cui fu detta Pandora, e la spedì ad Epimeteo fratello di Prometeo
con
un vaso, nel quale chiudevansi tutti i mali. Acco
oio: il quale tormento Prometeo soffrir dovette, finchè da Ercole pur
con
assenso di Giove medesimo, non ne fu liberato. Al
ielo coll’ aiuto di Minerva, e accesa al fuoco del Sole una fiaccola,
con
essa diede alla sua statua anima e vita. Fu Prome
di cui, secondo i Mitologi, avvenne l’ universale diluvio. Deucalione
con
Pirra sua moglie figliuola di Epimeteo, postosi i
guerra contro de’ Tafii e da’ Teleboi, e’ per istarsi più lungamente
con
lei triplicò il corso della notte. Poco dopo sopr
stesso Anfitrione, da cui Alcmena concepì Ificlo, che nacque gemello
con
Ercole. Era nel medesimo tempo la moglie di Stene
onumento piantò due colonne, su cui era scritto: Non più oltre. Lottò
con
Anteo figlio della Terra, e veggendo che atterrat
ccia sì fattamente, che il soffocò. Mentre andava a Pito, ossia Delfo
con
Giolao figlio d’ Ificlo, Cigno figlio di Marte vo
ostringevano gli ospiti a lottar seco, e vinti gli uccidevano; Ercole
con
lor provandosi li superò, ed ambedue li mise a mo
i potersi trasformare a suo talento. Di ciò orgoglioso volle provarsi
con
Ercole, e con lui combattendo sotto varie forme,
formare a suo talento. Di ciò orgoglioso volle provarsi con Ercole, e
con
lui combattendo sotto varie forme, da ultimo cang
e Acheloo figlio dell’ Oceano e della Terra, il quale venne a tenzone
con
Ercole. Per Deianira figlia di Eneo re di Calidan
n procinto di perdere il fruito della sua vittoria; perciocchè giunto
con
Deianira al fiume Eveno, il Centauro Nesso offren
iume, tentò di rapirla, se non che quegli avvedutosi a tempo il colpì
con
un dardo tinto del sangue dell’ Idra, e l’ uccise
intrisa del suo sangue e del veleno dell’ Idra, dandole a credere che
con
quella avrebbe richiamato Ercole all’ amor suo qu
ine Licia la veste tinta del sangue di Nesso, sperando di richiamarlo
con
questa all’ amor suo, come il Centauro le avea pr
si abbracciò, date prima le sue saette a Filottete figlio di Paente,
con
ordine di seppellirle con lui, ed a niuno manifes
le sue saette a Filottete figlio di Paente, con ordine di seppellirle
con
lui, ed a niuno manifestare ove fosse sepolto. Le
chè Perseo fu cresciuto, di lui temendo, commisegli, per allontanarlo
con
onorevol pretesto, di andare a combatter Medusa u
che fu poi padre di Gerione, e il cavallo Pegaso, che in Elicona aprì
con
un calcio il fonte Ippocrene; e dalle gocce sangu
i di Fineo, scoprendo il capo di Medusa petrificò tutti gli altri pur
con
Fineo medesimo. Tornato con Andromeda in Grecia,
o di Medusa petrificò tutti gli altri pur con Fineo medesimo. Tornato
con
Andromeda in Grecia, col medesimo teschio tramutò
casa propria, lo spedì ad Ariobate o Giobate suo suocero nella Libia
con
lettere, in cui raccomandavagli di trovar mezzo,
va dalla bocca. Bellerofonte, ottenuto da Nettuno il cavallo Pegaseo,
con
esso andò coraggioso ad assalire il mostro è l’ u
ostro è l’ uccise. Allor Giobate ammirando il valore di lui, non solo
con
esso pacificossi, ma gli diede pure Achemene sua
ise alla fine che data avrebbe la mano a chi lei avanzasse nel corso,
con
questa legge però, che raggiugnendoli fosse in po
ueste sciagure di sua famiglia ed aggravato dagli anni, Cadmo insieme
con
Ermione allontanossi da Tebe, e andò nell’ Illiri
ormalo in ciò ch’ era stato il principio di sue avventure, fu insieme
con
Ermione tramutato in serpente. Succedette a lui n
in fanciullezza si strascinasti quattro piedi, in età adulta cammina
con
due, e in vecchiaia si appoggia al bastone come t
imo, Pollinice, Tideo, Ippomedonte, Capaneo, Anfiarao e Partenopeo, e
con
questi si mosse contro di Tebe. Anfiarao però, ch
e e dall’ interesse aizzato. Incontratisi corpo a corpo nella mischia
con
tale accanimento, pugnaron essi l’ un contro l’ a
allor vivessero. Argo figlio di Alettore co’ legni del monte Pelio, e
con
una quercia tolta alla selva Dodenea formò la nav
e impossesatosi Giasone del vello d’ oro, se ne parrì coi compagni è
con
Medea, la quale prevedendo che dal padre sarebbe
i Cianei. In Iolco Medea ringiovenì il vecchio Esone padre di Giasone
con
trargli il sangue dalle vene, e nuovo sangue crea
queste di ucciderlo, e farlo bollire in una caldaia, promettendo che
con
sue erbe l’ avrebbe fatto rinascere giovane; ma i
ra avvelenata così appena Glauce se l’ ebbe posta, andò essa a fiamme
con
tutta la reggia. Ne paga di ciò Medea, per isfoga
in una vacca di legno, e fornì ad Arianna figlia di Minosse il filo,
con
cui Teseo, ucciso nel laberinto il Minotauro, pot
ucciso nel laberinto il Minotauro, potè strigarsene, e fuggir poscia
con
Arianna medesima, e con Fedra di lei sorella. Ciò
Minotauro, potè strigarsene, e fuggir poscia con Arianna medesima, e
con
Fedra di lei sorella. Ciò risaputo, Minosse fe ch
non potesse fuggirne. Dedalo allora procacciatesi delle penne, le unì
con
cera, e ne formò due ali a se, ed al figlio, coll
li morte, tenendo dietro al filo medesimo se uscì, presa seco Arianna
con
Fedra di lei sorella fuggi di Creta. Ma arrivato
Arianna, che fu poi trovata e sposata da Bacco e tornossene in Atene,
con
Fedra soltanto, cui fece sua moglie, e che fu poi
vo tornasse, per dargliene indizio, cangiasse in bianche le nere vele
con
cui era partito; ma Teseo dimenticò il comando de
o della gloria di lui venne colle sue genti nell’ Attica per provarsi
con
esso; ma appena si videro i due valorosi giovani,
h’ egli ebbe contro i Centauri. Perciocchè avendo egli alle sue nozze
con
Ippodamia figlia di Atracio invitato i Centauri,
pera di suo genero, propose ai pretendenti d’ Ippodamia, di gareggiar
con
esso nel corso de’ cocchi, nel quale egli era abi
a Ippodamia due figli, Atreo e Trieste, il secondo de’ quali sorpreso
con
Erope moglie di Atreo se ne fuggi; ma Atreo covan
già aveva ucciso Atreo, riuscì a sedurre Clitennestra, e di concerto
con
essa, allorchè Agamennone fu di ritorno, invitand
tato dalle furie, e vagando accompagnato da Pilade figlio di Strofio,
con
cui era stato educato giunse in Tauride, ove per
figlio amorevolmente l’ accolse. Poco dopo lo spedì Priamo in Grecia
con
venti navi per ripetere Esione, che liberata dal
Amazoni. Non tutti però i principi Greci si prestarono a quella lega
con
egual prontezza. Ulisse cercò di sottrarsene simu
uoi, co’ quali arava, il piccol figlio Telemaco, e vedendo la premura
con
cui egli corse a levarlo, conobbe la finzione, e
eidamia poi ebbe Pirro. Ma Ulisse presentatosi in abito da mercatante
con
vari ornamenti donneschi, a’ quali frammiste eran
lle a queste subito appigliarsi, lo riconobbe, e l’ indusse a partire
con
seco. Filottete era stato compagno di Ercole, e t
olle che le sue frecce tinte del sangue dell’ Idra fossero seppellite
con
esso-lui, e fe giurarsi da Filottete di non mai a
to da Macaone figliuol di Esculapio. Mentre i Greci adunati in Aulide
con
mille navi stavano a Giove sacrificando per implo
eva Briseide toccata ad Achille. Si volse allora questi ad Agamennone
con
aspre ingiurie e già la mano pur gli era corsa al
nimento. Frattanto Paride e Menelao convennero di terminare la guerra
con
un duello alla presenza dei due eserciti; ma Vene
le, non potendolo indurre a riprender le armi, chiese almeno di poter
con
quelle armi andar egli a combattere contro di Ett
ia apparso, vale a dire dell’ Iliade di Omero. Riconciliatosi Achille
con
Priamo chiese in isposa la figlia di lui Polissen
nell’ atto che celebravasi lo sposalizio nel tempio dì Apollo, Paride
con
una freccia avvelenata lo ferì nel calcagno, ove
, appena nato per esso tenendolo, immerso lo aveva nel fiume Stige, e
con
ciò reso invulnerabile in tutte le altre parti. D
rtò a’ Greci la più esalta contezza. Altra volta colà entrato insieme
con
Diomede, ne rapì il Palladio o simulacro di Palla
l’ erba de’ prati troiani, e bevessero l’ acqua del fiume Xanto, egli
con
Diomede andò a prevenirlo anzichè giugnesse nella
introdotto. Intanto Sinone a notte buia diede dall’ alto della rocca
con
una fiaccola il segno a quelli che dietro Tenedo
o degli Dei salvarsi da se medesimo, fu dallo stesso Nettuno sommerso
con
parte di quello scoglio, ch’ ei distaccò col trid
coglio, ch’ ei distaccò col tridente. Idomeneo nel tornarsene a Creta
con
Merione, sorpreso anch’ egli dalla tempesta, fe v
nture vennero da Omero descritte nell’ Odissea. Partito egli da Troia
con
dodici navi, approdò prima in Tracia al lido de’
i là i venti il portarono al lido de’ Ciclopi in Sicilia, dove andato
con
dodici compagni a visitare nella sua grotta Polif
nella sua grotta Polifemo figlio di Nettuno, questi gliene divorò sei
con
animo di divorar gli altri ancora, se non che Uli
mo di divorar gli altri ancora, se non che Ulisse, prima ubbriacatolo
con
vi no generoso, gli trasse poscia, mentre dormiva
a ubbriacatolo con vi no generoso, gli trasse poscia, mentre dormiva,
con
un palo infocato il sol occhio circolare, che ave
macigno, che serviva di uscio alla grotta, ne mandò fuori la greggia.
Con
questo acciecamento però Ulisse concitò contro se
iede chiusi tutti i venti in un otre eccetto Zefiro a lui propizio, e
con
questo felicemente arrivò in faccia a Itaca; ma e
vaggi, di smisurata grandezza ed antropofagi; i quali gli fracassaron
con
una grandine di sassi undici navi e appena egli c
appena egli colla sua e coi compagni che in essa erano potè camparne.
Con
questa approdò all’ isola Eea, ossia al promontor
ò Circe a richiamare i compagni alla forma primiera. Dimoralo un anno
con
essolei, da cui ebbe, secondo Esiodo, Aglio e Lat
sia udì i futuri suoi casi; ragionò coll’ anima della madre Anticrea,
con
quelle delle antiche donne più illustri; tenne di
Anticrea, con quelle delle antiche donne più illustri; tenne discorso
con
Agamennone e con Achille, ma Aiace dispettosament
lle delle antiche donne più illustri; tenne discorso con Agamennone e
con
Achille, ma Aiace dispettosamente negò di rispond
costrutta ei fu vicino a Scherla, ora Corfù, isola de’ Feaci, Nettuno
con
una fiera tempesta gli sciolse la zatta e ne disp
città, ove da Alcinoo ed Arete venne liberalmente accollo, e spedito
con
ricchi doni sicuro in Itaca sopra una loro nave,
, e l’ araldo Medonte, che ai Proci servivano a forza. Fattosi quindi
con
sicuri contrassegni conoscere da Penelope, e seco
suo padre; ed essendo là venuti per assalirlo Eupide padre di Antinoo
con
altri del suo partito, Laerte per consiglio di Pa
Laerte per consiglio di Pallade getto contro di essi la prima lancia
con
cui uccise Eupide, e dopo alquanta uccisione degl
te sotto alla sembianze di Mentore aio di Telemaco s’ interpose a far
con
essi la pace. Secondo la predizione di Tiresia, r
predizione di Tiresia, riportata da Omero, doveva quindi Ulisse andar
con
un remo sopra la spalla fin dove gli fosse detto
he guasto, ed essendo venuti Ulisse e Telemaco per discacciarlo, egli
con
una spina avvelenata del pesce trigono o tortora
nsigliava la restituzione di Elena, e avendo in Troia scoperto Ulisse
con
abito simulato da schiavo non lo manifestò: dopo
come uno de’ migliori suoi difensori, e lo fa venire alle mani prima
con
Achille, e poscia con Diomede; sebbene inferiore
suoi difensori, e lo fa venire alle mani prima con Achille, e poscia
con
Diomede; sebbene inferiore all’ uno e all’ altro,
ro figlio di Priamo, ucciso dal re Polinnestore per rapirne i tesori,
con
cui Priamo l’ aveva a lui spedito. Aggiunge Ovidi
o, ora Batrinto porto dell’ Epiro, ove regnava Eleno figlio di Priamo
con
Andromaca vedova di Ettore, che egli aveva sposat
Ettore, che egli aveva sposata dopo la morte di Pirro. Accolto quivi
con
gran tripudio, ebbe da Eleno, che era pur vate, l
ermarsi, dove alla riva di un fiume veduto avrebbe, una candida Troia
con
trenta candidi figli. In questo giro alle radici
te dal re Aceste figlio del fiume Crinise e di Egesta Troiana, ma ivi
con
estremo rammarico perde il padre Anchise. Di là s
nzi, e ottenuto dal re Jarba tanto di terra quanto ne potesse cingere
con
un cuojo di bue, e tagliato questo in sottilissim
hiamavalo il destino. Ubbidì Enea, e invano Didone e eoa rimproveri e
con
preghiere, e con interporre l’ opera della sorell
ino. Ubbidì Enea, e invano Didone e eoa rimproveri e con preghiere, e
con
interporre l’ opera della sorella Anna, sforzossi
ad esso il ramo d’ oro; poi addormentato dalla Sibilla il can Cerbero
con
un’ esca incantala, Enea scorse colla medesima le
che mangiato il restante, le mense ancora si divoravano, conobbe Enea
con
ciò compì anche il vaticinio dell’ arpia Celeno.
a stabilirsi sul colle Palatino. Evandro gli diè suo figlio Pallante
con
una schiara di Arcadi, e il consigliò di ricorrer
veva lasciato le sue genti, incendiò le navi, che per esser costruite
con
legni d’ Ida vennero da Cibele cangiale in Ninfe
rre l’ assedio a Laurento, Turno allora si offrì di decider la guerra
con
un duello. Questo ad istanza di Giunone fu distur
tutt’ i vizi, Da questi irritato Giove delibera di sommerger la terra
con
un diluvio universale. Scende egli prima per visi
che ne morì, e fu cangiato nel fiore narciso. La ninfa Eco per avere
con
lunghi discorsi intertenuto dal sorprender Giove
son mutate in piche. Parte II. Capo X. Gli Dei nella guerra di Tifeo
con
Giove si trasformano in vari animali, e fuggono i
del tessere, ed è mutalo in ragno. Parie. I. Capo V. Gara di Nettuno
con
Pallade per dar il nome ad Atene. Parte I. Capo V
tù anche alle vecchie sue nutrici. Per uccider Pelia Medea finge odio
con
Giasone, persuade alle figlie di Pelia di uccider
he sopravvenuta la peste in Atene, l’ oracolo disse che Bacco vendica
con
essa la morte d’ icario, a cui egli avea insegnat
glio Icaro cade in mare. Parte II, Capo VIII. Altea madre di Meleagro
con
lui sdegnata rimette sul fuoco il tizzone, al qua
o poi dimostrandosi verso di Venere, e da lei sospinto ad accoppiarsi
con
Atalanta nel bosco consacrato da Echione a Cibele
igni. Parte II. Capo XIV. Un pastore della Puglia insultando la Ninfe
con
ingiuriose parole è mutato in oleastro. Le navi d
le fa che nell’ urna dei giudici i calcoli diventino tutti bianchi, e
con
ciò a lui favorevoli. Parte quindi assoluto, e pr
le si poneva sul capo la mola salsa, che era una stiacciata di farro
con
sale, il Sacerdote le strappava dal capo alcuni p
avasi. Usavasi pure ne’ sacrifìci l’ incenso maschio, e dalla maniera
con
cui ardeva da! crepitare, dal fumo, traevansi gli
Ogni tempio aveva i suoi Sacerdoti, e molti di questi erano distinti
con
nomi particolari secondo il Dio a cui servivano,
dei e gli Egiziani, e propagata poscia nelle altre parli del mondo, e
con
cui pretendevasi di potere da’ movimenti e dalle
la mia Mitologia pe’ giovanetti, ho creduto fare il pregio dell’opera
con
intitolarlo a V. E. R. Vengo con ciò a soddisfare
ho creduto fare il pregio dell’opera con intitolarlo a V. E. R. Vengo
con
ciò a soddisfare ad un antico mio obbligo, ch’è q
andio, in ogni mio frangente, tenne tutte le vie per giovarmi. Di che
con
questa mia dedicatoria intendo renderle cordialis
za che manca all’umile mio dettato. Ed a ciò pur mi conforta la bontà
con
cui l’E. V. R. ha compatita qualche altra cosucci
ia ; pure, se non Le do molta gravezza, piacemi brevemente discorrere
con
V. E. R. sull’intendimento di questa opericciuola
del chiarissimo Nome di V. E. R. la quale son certo che l’accoglierà
con
serena fronte qual sincero e pubblico attestato d
onte qual sincero e pubblico attestato della mia stima e gratitudine,
con
cui ho l’onore di baciarle devotamente il s. Anel
ella madre una propensione pel fratello Satùrno, a questo la cedè, ma
con
espressa legge che nessun suo figlio maschio lasc
so. Giano intanto che a que’dì era signore del Lazio, accolse Satùrno
con
lietissimo animo, ed il fece padrone di buona par
, le quali erano immagine dell’aurea età di Satùrno, e si celebravano
con
allegria grandissima nel mese di Dicembre per cin
tal pelle di uno strato di cera, sopra la quale incidevano le lettere
con
un punteruolo di ferro (Stylus), la cui testa ser
o, della Frigia, del quale bevendo le acque, venivano in gran furore,
con
coltelli si laceravan le membra, ruotavano il cap
tato da Creta nella Troade. I sacrificii di quella Dea si celebravano
con
tumultuose grida ed ululati, e collo strepitoso s
Prisco. I giuochi Megalesi si celebra vano avanti al tempio di Cibèle
con
istraordinario concorso, ed in que’giorni i patri
ando, tutto aspergeva il Sacerdote o la persona ch’era nella fossa. E
con
questo sacrificio si credeva l’uomo quasi rinasce
umenti. Qualche volta si dipingeva in sembianza di un vecchio canuto,
con
lunga barba, col corpo curvo, e col volto pallido
aspetto, col capo velato ed il corpo avviluppato in un gran manto, e
con
ronca in mano. Nel Museo Capitolino, Satùrno vela
ittà che sono come la corona della terra. Per lo più si rappresentava
con
un disco in mano ; attorniata da molte belve ; co
ù si rappresentava con un disco in mano ; attorniata da molte belve ;
con
veste ornata di ogni maniera di metalli e di piet
tata su pomposo cocchìo per le città della Frigia. Giano si dipingeva
con
due facce, o perchè conosceva le passate e le fut
veduta avea la terra prima e dopo del diluvio. Alle volte si dipinge
con
quattro facce, per indicare le quattro stagioni d
asi Jupiter da’ Latini, quasi iuvans pater, per la somma beneficenza,
con
cui sopra tutte le create cose diffonde quanto ha
tava in culla d’oro, dandogli a poppare il latte della Capra Amaltèa,
con
un dolce favo di mele, che tosto fabbricò l’ape P
reta, ebbe due figliuole, Amaltèa e Melissa, le quali nudrirono Giove
con
latte di capra e con mele. Or questa capra avea d
ole, Amaltèa e Melissa, le quali nudrirono Giove con latte di capra e
con
mele. Or questa capra avea due curvi bellissimi c
ne il primato per ragione del potere e della forza che sedevan sempre
con
lui nel medesimo cocchio. Ma di tutti gli Dei Pal
di ogni cosa (πανδαματωρ). La folgore stessa onoravasi qual Divinità
con
sacre danze e con inni. E da ciò quel Iupiter Ful
δαματωρ). La folgore stessa onoravasi qual Divinità con sacre danze e
con
inni. E da ciò quel Iupiter Fulgur apresso Festo.
ponte di bronzo, che passava sopra di Elide ; sul quale passeggiando
con
magnifico cocchio, faceva un rumore simile al tuo
ndo, quasi che volesse Salmonèo disputargli la sovranità dell’Olimpo,
con
un vero fulmine il cacciò nell’inferno. Ma niuno
limpo, con un vero fulmine il cacciò nell’inferno. Ma niuno dispregiò
con
più orgoglio la potenza di Giove, che Capanèo, di
i Argo, figliuolo d’Ipponoo e di Astinome. Questo greco capitano andò
con
Polinice alla guerra di Tebe, e nel dare la scala
dò con Polinice alla guerra di Tebe, e nel dare la scalata alle mura,
con
empio orgoglio disse, volere impadronirsi della c
lsi essere stato primo inventore della scalata, il quale fu da’Tebani
con
sì gran mole di pietre oppresso, che si disse mor
pir Ganimède. Dicesi che Perifànte, antichissimo re di Atene, governò
con
tanta sapienza il suo popolo, che fu adorato qual
di Minerva salito al cielo, accese una flaccola al fuoco del sole, e
con
questo fuoco celeste animò quella sua mirabile st
i recarla in dono ad Epimeteo, fratello di Prometeo e padre di Pirra,
con
un vaso o cassetta magnifica e ben chiusa, nella
atue, si finse che avesse formato l’uomo di creta e lo avesse animato
con
fuoco tolto dal cielo. Quanta somiglianza poi abb
limpo soprapposero il monte Ossa, ed all’Ossa, il Pelio. Allora Giove
con
un fulmine abbattè quella superba congerie di mon
’ira di Giove che in quel gran consesso stabilì di perdere gli uomini
con
un diluvio. Era nella Focide un monte insigne pe’
na povera, ma pietosa vecchierella. Or viaggiando Giove per la Frigia
con
Mercurio che solea portar seco per compagno, da n
gl’Immortali. Nell’Odissea (3) Calìpso imbandisce a Mercurio la mensa
con
abbondante ambrosia, e gli mesce rosseggiante net
tamente felice. Venere (1) facendo gustare ad Enèa ambrosia mescolata
con
dolce nettare, il rende immortale, percui è annov
ettare. Così Dante : Lo secol primo quant’oro fu bello : Fè saporose
con
fame le ghiande, E nettare per sete ogni ruscello
isfarsi di Persèo, già adulto, finse di dover celebrare solenni nozze
con
Ippodamìa, principessa greca di famosa bellezza ;
la donzella, si pone coraggiosamente all’impresa ed uccide la bestia
con
applauso grande de’ riguardanti. Dopo di che, per
l riguardarono come salvatore della figliuola, che il vittorioso Eroe
con
grandissima festa impalmò nella loro reggia medes
da Persèo insidiosamente e fra le tenebre della notte, ne guardò egli
con
istupore l’insigne bellezza, e recisole il capo,
Argiope. La quale nel fiore degli anni suoi ed oltremodo bellissima,
con
un drappello di nobili donzelle andava un giorno
o vano e lungo pellegrinare, avendo dimorato alcun tempo nella Tracia
con
Telafassa, sua madre, questa morta, andò a Delfo
, e dall’armento di lui avesse scelto a scorta del suo viaggio un bue
con
un segno bianco a foggia di luna piena in ambedue
, figliuolo di Marte, che il fonte guardava. Cadmo uccise quel mostro
con
un colpo di pietra, o colla sua spada ; e per con
pinione che Cadmo allogò in primo luogo fra le lettere l’alfa, perchè
con
questo nome chiamasi il bue nella lingua de’ Feni
i Gela, e di Taormina, in Sicilia, e de’ Napoletani, vedesi un mostro
con
corpo di toro, e di uomo insieme. A questo mostro
lgimenti. Altri però dicono che il laberinto di Creta fu una spelonca
con
moltissimi ravvolgimenti, ne’ quali l’arte ebbe p
niente è disdetto, trovò il modo di uscire di quella noiosa prigione.
Con
mirabile artificio(1), di cera e di piume fece du
era seco nel laberinto e che pure fornì di ali, si librò nell’aria, e
con
volo non mai veduto passò felicemente il mare. Ma
vi ottennero il primo vanto fra gli altri alleti ; e però i Tindaridi
con
Mercurio e con Ercole soprintendevano a’ certami
primo vanto fra gli altri alleti ; e però i Tindaridi con Mercurio e
con
Ercole soprintendevano a’ certami ed erano i prot
ceo ; e Giove di un fulmine colpì Ida, il quale percosso avea Polluce
con
un gran sasso sì che n’era caduto al suolo. Se cr
di dividere l’immortalità col fratello in guisa che un giorno fossero
con
Giove sull’Olimpo, ed un altro sulla terra co’ mo
edaglie anti che i Dioscuri son rappresentati in forma di due giovani
con
un berretto o cappello, sul quale era una stella
era una stella ; più spesso però nelle statue o veggonsi a cavallo o
con
cavalli a lato. XVIII. Anfione e Zeto-Callisto
come Artofilace o Boote, perchè più vicino al polo, sembra procedere
con
più lentezza, è chiamato ora tardo, ed ora pigro
(2). Fu pure cagione di lode per la pietà di Eaco una strana siccità,
con
cui i Numi afflissero l’Attica per punire la perf
undus), così detta dalla rotondità della sua forma, e che getta fuoco
con
grande splendore ; e quivi, dice Strabone, era la
ria e gli amici(1). Eolo, dice Diodoro Siculo, fig. d’Ippota, approdò
con
alcuni compagni all’isola di Lipari, ove, sposata
vano non già colle parole, come a Delfo ; ma in gran parte co’cenni e
con
varii segni. Celebre nella storia è la spedizione
di una nave dorata, da’cui fianchi pendevano molte lazze di argento,
con
il processional seguito di matrone e di verginell
ella città era una selva tutta di querce consacrate a Giove, le quali
con
umana voce rendevano gli oracoli, che i Selli rac
da Ercole, fig. di Giove, e di Alcmena, il quale vi combattè il primo
con
Acareo al pancrazio ; e ciò forse perchè gli anti
. Giove si rappresentava sotto sembianza di un vecchio venerando,
con
lunga barba ed il capo corona to di alloro o di u
e tiene sotto i piedi. Il Giove Pluvio si figurava a guisa di vecchio
con
capelli e barba lunga, e con le braccia aperte e
ve Pluvio si figurava a guisa di vecchio con capelli e barba lunga, e
con
le braccia aperte e spenzolate, in atto di versar
versare copiosa pioggia. In un intonaco Pompeiano vi è Giove barbato,
con
corona di quercia ed adagiato sulle nuvole che ad
ge senza barba ; e Giove Tonante ed Ultore non potea sempre figurarsi
con
quel sembiante tranquillo e con quella fronte ser
ed Ultore non potea sempre figurarsi con quel sembiante tranquillo e
con
quella fronte serena che addita la serenità del c
gura era questo Nume anticamente adorato. Si vede pure Giove Serapide
con
la testa fregiata di raggi. In una medaglia di Al
Giove Fulminatore esistente in un cammeo : « È in esso espresso Giove
con
maestoso carattere, ma acceso d’ira, stando in un
nella destra tenendo uno scettro, la cui cima è ornata di un fiore, e
con
la sinistra scagliando i fulmini contro due angui
n attitudine di maggiore vivacità e fierezza, di caratterizzare Giove
con
espressione più degna di lui e di formare i gigan
rizzare Giove con espressione più degna di lui e di formare i giganti
con
più terribile aspetto, mentre essi si scontorcono
re i giganti con più terribile aspetto, mentre essi si scontorcono, e
con
le loro maestose facce minacciano il supremo Nume
ve in terra cotta rinvenuta in un tempio di Pompei, quel Nume si vede
con
corona di quercia, che gli circonda le chiome cad
ocentissimi nella Libia. Ebe si dipinge col capo coronato di fiori, e
con
una coppa d’oro in una mano, come quella che vers
’aquila di Giove. Castore e Polluce poi si disegnavano dagli Spartani
con
due pezzi di legno paralleli insieme uniti a due
; e questa primitiva configurazione si ravvisa tuttora nel segno II,
con
cui nello zodiaco son figurati i Gemini o Gemelli
licius, detto ab eliciendo, perchè credevano poterlo trarre dal cielo
con
certe cerimonie per allontanare un male minacciat
anciulla fu dalla madre Rea consegnata all’ Oceano ed a Teti, i quali
con
grande amorevolezza la nutrirono ; forse perchè l
donna e signora di tutte le altre città. I Cartaginesi la veneravano
con
un nome che in greco significava Urania o Celeste
la rappresentava in abito di novella sposa. Queste nozze celebraronsi
con
solennità degna di siffatti numi : e Mercurio ebb
arico d’invitarvi tutti e Dei, ed uomini ed animali. La ninfa Chelone
con
inudita temerità beffossi di tal matrimonio, e fu
zzo di stolta superbia, chiamavansi, Emo col nome di Giove, e Rodope,
con
quello di Giunone. Per la qual follia questa Dea
ù ; e da ciò l’odio fra le grù ed i pigmei, i quali ogni anno vengono
con
quegli uccelli a fierissimo combattimento. Il Tro
uadron delle grù, quando del verno Fuggendo i nembi l’ocean sorvola :
Con
acuti clangori, e guerra e morte Porta al popol P
oiani. Laomedonte e Priamo. Laomedonte, fig. d’Ilo, avea promesso
con
giuramento a Nettuno e ad Apollo d’immolar in lor
ollo mandò micidiale pestilenza. Omero(1) racconta che Giove sdegnato
con
Nettuno ed Apollo che avea seguito le parti di Gi
le Parche avean presagito a Giove che dal matrimonio che fermato avea
con
Teti, sarebbe nato un figliuolo maggiore del padr
alla sua stirpe. Nell’Antologia, Venere schernendo Minerva, la punge
con
queste parole : L’asta e lo scudo è tuo, ma il p
la sorella Esione. Ivi giunto, fra le altre città, visitò Sparta, ove
con
grandissima cortesia fu accolto nella sua reggia
e rapì Elena, e seco la condusse a Troia, o secondo altri, in Egitto,
con
molte preziose cose tolte alla reggia del tradito
no viene essa ricolma ! Partì adunque Paride da Sparta, seco portando
con
Elena lunga guerra ed infinito pianto alla patria
ore Ideo, sciolse la lingua ad orribili presagi ; ed ahi ! gli disse,
con
infausto augurio una tal donna tu meni a casa, do
mbe le mani D’aureo nodo infrangibile t’avvinsi, E alla celeste volta
con
due gravi Incudi al piede penzolon t’appesi ? Fra
iama grande e potente regina, ed anche massima. In Roma ella divideva
con
Giove e con Minerva gli onori del Campidoglio, ov
e potente regina, ed anche massima. In Roma ella divideva con Giove e
con
Minerva gli onori del Campidoglio, ove fin da’ te
a. Etlio da Giove fu ammesso in cielo ; ma perchè osò trattar Giunone
con
poco rispetto, ne fu da Giove medesimo cacciato e
ava il letto e la vestiva ; e quando ritornava dall’inferno in cielo,
con
profumi e con certe sue acque la purificava(2). N
la vestiva ; e quando ritornava dall’inferno in cielo, con profumi e
con
certe sue acque la purificava(2). Nell’Eneide(3)
colmo, o nell’infimo della ruota di Fortuna. La rappresentavano pure
con
un sole ed una luna crescente sul capo, ed appogg
zze ; e spesso si adopera per le dovizie stesse ; nè deesi confondere
con
Plutone, Dio dell’Inferno. Nel Timone di Luciano,
perchè le ricchezze tardi ed a stento si acquistano, e se non ne usi
con
moderazione, prestamente sen vanno via. Pluto rap
uetta di argento che rappresenta la Fortuna vestita di tunica talare,
con
un diadema ornato della mezza luna e del fior di
degli uomini. Tutto ciò che accade, dicevano gli antichi, è da’ Numi
con
immutabile legge del Fato stabilito ; ma gli uomi
compagnava la sposa alla casa del marito, e presedeva alla cerimonia,
con
cui la sposa ungeva la porta della casa di suo ma
di Giunone. Il pittore Zeusi, ad istanza de’ Crotoniati, abbelli
con
insigni pitture il tempio di Giunone Lacinia da l
lorchè la consideravano come Giunone Lucina, ed anche la melagrana, e
con
siffatte piante ornavano le sue immagini. La vitt
iffuso presso gli antichi popoli, ma a principio in Argo era figurata
con
una semplice colonna, perchè tutte le prime statu
no essi placidamente di un sonno, da cui mai più non si svegliarono ;
con
che significò la Dea, niuna cosa esser maggior be
Giove ; e Luciano in un suo dialogo lepidamente introduce Vulcano che
con
una scure ben affilata sta innanzi a Giove e da l
scure ben affilata sta innanzi a Giove e da lui riceve il comando che
con
quella gli aprisse il capo ; e che Vulcano, dopo
bella pioggia d’oro per irrigarne il beato suolo ; e Minerva fu anche
con
loro liberale de’ suoi doni, percui si resero fam
e, nel giorno natale della Dea, molte vergini donzelle il celebravano
con
diverse specie di giuochi. Ma Omero dice che in A
Giove Olimpico era una statua che lo rappresentava sopra il suo trono
con
Minerva a lato(1) ; ed il poeta Aristide(2) chiam
che Minerva era la forza stessa di Giove ; che tutto era comune a lei
con
quel Nume di modo che quanto essa disponeva, tutt
e di Mentore, si fece, nella varia sua fortuna, fedelissima scorta. E
con
ciò i poeti volevano significarci che la divina s
Virgilio(2), quello di Aiace, fig. di Oileo, re de’ Locresi, il quale
con
venti navi andò cogli altri principi Greci alla g
a nacque dal cervello di Giove ; e l’ingegno o la sapienza dell’uomo,
con
cui regge le cose e fa le grandi scoperte nelle s
ica. Virgilio dice(1) che nella contesa fra Minerva e Nettuno, questi
con
un colpo del suo tridente fece uscir della terra
a quello che fu fatto nascere da Minerva, quando ella venne a contesa
con
Nettuno. Il capo di Minerva era il tipo delle med
disgiunta da cieco orgoglio. Aracne non dubitò di provocare Minerva,
con
soggettarsi, se vinta fosse, ad ogni gastigo. Si
ncere la sua divina rivale, e fece un broccato da reggere al paragone
con
quello di Minerva. Ma la Dea gelosa motteggiò l’o
nte ; percui quella, non sofferendo sì villano oltraggio, volle finir
con
un laccio. Di ciò ebbe pietà Minerva e trasformol
o occasione i lamenti di Steno e di Euriale, ed i sibili de’ serpenti
con
quelli mischiati, quando Perseo, coll’aiuto della
so di cervo ritrovato a caso. Lo suonò alla tavola degli Dei, e ne fu
con
riso schernita da Giunone e da Venere, perchè, co
degli Dei, e ne fu con riso schernita da Giunone e da Venere, perchè,
con
que’ suoi occhi azzurri e colle gote gonfie, appa
ato avesse suonarlo. Il che avendo fatto il satiro Marsia, nella gara
con
Apollo pagò il fio del suo ardimento, come nell’a
che Minos II, re di Creta, che visse 120 anni prima degli Argonauti,
con
una flotta liberò il mare Egeo da’ corsari, e s’i
iade, perchè erasi dichiarata protettrice della loro città di accordo
con
Nettuno. VII. Minerva la stessa che l’Iside de
stizia. Socrate(2) affermava di non conoscere uomini che giudicassero
con
maggior costanza, onestà e giustizia che gli Areo
favore di tutti i colpevoli. Gli Areopagiti davano il loro suffragio
con
alcune pietruzze bianche e nere, le quali metteva
tte le altre ed era aperta solo dalla parte davanti, ove affibbiavasi
con
molti fermagli. Ne’ greci poeti leggiamo l’epitet
venente, cogli occhi azzurri, di alta statura, coll’egida al petto, e
con
elmo, asta e scudo. In una gemma si rappresenta c
egida al petto, e con elmo, asta e scudo. In una gemma si rappresenta
con
armi ed elmo di oro ed ornato di crini di cavallo
egli antichi monumenti vedesi Minerva accompagnata da un serpente ; o
con
un serpe sull’elmo, perchè questo rettile è simbo
quella de’ Lapiti e de’ Centauri ; alla base, la nascita di Pandora,
con
venti immagini di Numi, e segnatamente della Vitt
umi, e segnatamente della Vittoria, di quattro cubiti, e di avorio, e
con
un serpente ch’era forse Erittonio, ed una sfinge
utte le figure di Minerva hanno la chioma di dietro raccolta e legata
con
una stringa, la quale sotto la legatura scende pi
trecce e legati. » In un antico monumento vedesi Pallade coll’elmo, e
con
due tibie nelle mani, ed era forse la Pallade mus
se la Pallade musica(4) ; ed in un bassorilievo vi è Pallade in piedi
con
una tibia in ciascuna mano. Sopra una medaglia di
ciascuna mano. Sopra una medaglia di Atene vedesi Minerva che disputa
con
Nettuno sul nome da darsi alla città ; essa ha fa
ere allora l’ulivo. In una moneta de’ Magnesii vi è Minerva Pacifera,
con
l’elmo e lo scudo ; tiene la lancia ed un ramo di
da Pietro Vivenzio, vedesi Pallade colla Vittoria in una mano, e che
con
un piede posa su di un globo, per indicare che la
le chiamavasi Αρειας Αθηνας βωμος, l’ara di Minerva Marziale. Capta.
Con
questo nome avea in Roma un picciol tempio detto
e degli Auguri, che significava, il suo tempio essere stato disegnato
con
tutte le cerimonie necessarie. Calcieca o Calcid
nerale a tutti gli Dei davasi l’aggiunto di signore ; ma gli Ateniesi
con
questo nome salutavano propriamente Pallade, come
azzurro. Ma come nell’Iliade γλαυκιοων significa che guarda bieco, o
con
volto minaccioso e terribile ; così pare più veri
ostra Dea, che nelle monete di molti antichi popoli si vede effigiata
con
un gallo allato ; e ciò o perchè la sapienza non
vinità presidi dell’eloquenza, Mercurio e Minerva, perchè gli antichi
con
un sol nome composto dinotavano due numi, come Er
favore di Antenore, che avea per moglie una sacerdotessa di Pallade,
con
sacrilega mano la rapirono. Del quale sacro pegno
ed apporta agli uomini frequenti morbi. Così nell’Iliade Apollo irato
con
Agamennone che avea oltraggiato Crise, suo sacerd
ostro Apollo è fig. di Giove e di Latona, il quale nacque ad un parto
con
Diana nell’isola di Delo. Della quale raccontano
le lasciava luogo a partorire. Callimaco(2) afferma che quella bestia
con
nove giri circondava il Parnaso ; e Stazio(3) dic
za, e che non mai per volger di anni scadeva. Quindi leggiadrissimo e
con
biondi e ben lunghi capelli il rappresentavano, d
icino a morire(2). Quindi cantò bellamente l’ Ariosto : Terrà costui
con
più felice scettro La bella Terra che siede sul f
on più felice scettro La bella Terra che siede sul fiume, Dove chiamò
con
lagrimoso plettro Febo il figliuol ch’avea mal re
’Molossi, assai amante dell’astronomia, si annegò nel Po. I poeti poi
con
questa favola ci avvertono a non cercar quelle co
cchio, tiranno di Siracusa, veduta in Epidauro la statua di Esculapio
con
barba d’oro, comandò che gli fosse tolta, dicendo
ulapio adirato, volle farne vendetta, e non potendo l’ira sua sfogare
con
Giove, uccise di saetta i Ciclopi, fabbricatori d
zii ec. e le sue statue ne’ monumenti veggonsi o coronate di alloro o
con
in mano un ramoscello di esso. Gl’indovini ne man
rovossi un giorno a giuocare al disco. Il lanciò quel Nume ben alto e
con
mirabil destrezza ; ma il vento Zeffiro, per fare
o, stando quel cervo all’ombra, Ciparisso, senza avvedersene, il ferì
con
un dardo ; e ne fu sì dolente che pregò i Numi di
a donatagli da Mercurio o da Apollo ; e perchè fu pure insigne poeta,
con
tal magistero toccava la lira e sì dolcemente can
ota d’ Issione. Proserpina stessa al Tracio cantore donò la sposa, ma
con
patto che non si voltasse a guardarla prima di us
r l’infelice Orfeo, mentre pel fosco aere della valle infernale lieto
con
Euridice ritornava, non si tenne dal rimirarla, e
llido, per sette giorni(1), senz’altro cibo che il suo dolore, pianse
con
mesto canto la perduta consorte, come l’usignuolo
o scorgiamo espressa da’poeti la forza della sapienza e della poesia,
con
cui i primi sapienti indussero gli uomini selvagg
; dalle putrefatte viscere de’ quali animali, dopo nove giorni, vide
con
grata maraviglia volare infinito numero di api ch
ominia. Il quale mal potendo tenere un tal segreto, seavato un fosso,
con
fievole e paurosa voce ripeteva : Mida ha le ore
pese in un tempio della città di Celene. I Satiri e le Ninfe piansero
con
tante lagrime l’acerbo fato di lui, che di quelle
il flauto è strumento inferiore alla lira, così s’intende la contesa
con
Apollo, inventore della lira, ed il gastigo del S
aramente(2) che Marsia fu un filosofo che ritrovò il flauto e disputò
con
Apollo di cose filosofiche. Fu pure segno alla ve
na. Niobe ne fu gelosa, e fra la raccolta moltitudine parlò di Latona
con
assai villanie : aver ella per avo materno Atlant
e di grande dispregio. Allora Latona sul monte Cinto forte si lamentò
con
Apollo e Diana, i quali non furon tardi alla vend
acerbità del suo dolore. Niobe, fig. di Tantalo e sorella di Pelope,
con
cui venuta era nel Peloponneso, sposò il re di Te
la restituzione della figliuola in nome del suo Dio. Agamennone però
con
villani modi rigetta le preghiere del sacerdote,
Greci si adira e freme, ma pur rimanda a Crise la figliuola Astinome
con
preziosi doni ad Apollo. Ma nella favola di Crine
ampo da grandissima schiera di topi. Per allontanare tanto male placò
con
molti sacrificii l’ira di Apollo ; il quale, vole
le. IX. Continuazione. Filammone. Pireneo. Pieridi. Sirene. Ma
con
tutto ciò neppure a quelle vergini Dee fu dato vi
scienze e delle arti, o perchè disturbò la tranquillità di quel paese
con
continue guerre, si disse da’ Poeti che tramò ins
’Alighieri : E qui Calliopea alquanto surga, Seguitando il mio canto
con
quel suono, Di cui le Piche misere sentiro Lo col
ma nel poetare, disse : Poichè molte lasciando l’ago o il panno, Son
con
le Muse a spegnersi la sete Al fonte d’Aganippe a
esentare il Genio di qualche luogo. Cadmo uccise o colla sua spada, o
con
un gran colpo di pietra quel mostro, il quale, us
stesso che il Pierio, ne’ confini della Tessaglia, vicino all’Olimpo,
con
un fonte sacro alle Muse, che avea il medesimo no
le Muse consacravano i Poeti, detti sì spesso lor sacerdoti ed amici,
con
far bere ad essi l’acqua di alcuno de’ mentovati
breve iconologia delle Muse. Le Muse si dipingono belle e vestite
con
molta semplicità e modestia, di modo che possonsi
un doppio flauto. Si dipinge come una giovane inghirlandata di fiori,
con
carte musicali ed un flauto in mano, e con altri
ne inghirlandata di fiori, con carte musicali ed un flauto in mano, e
con
altri strumenti appresso di se. Talia, (a θαλεω,
Clementino, tiene in una mano il globo, e nell’altra, una bacchetta,
con
cui facevansi le dimostrazioni astronomiche. Sull
; ma altri vogliono che avesse ricevuto sì maraviglioso dono da Giove
con
patto che non l’avesse mai agli altri Dei comunic
e aquile, una dall’oriente, l’altra dall’occidente, le quali, andando
con
volo eguale, fermaronsi a Delfo(4). Ora in questo
io racconta(6) che, dovendo i Romani mandare a Delfo un dono promesso
con
voto da Camillo, e non trovandosi tant’ oro che b
i quei che l’ascoltavano(1). L’oracolo era una spelonca profondissima
con
piccola apertura, onde usciva un freddo vento, ch
era ; il quale fu, essersi ritrovati morti nell’ultimo di essi. Volle
con
ciò Apollo dare ad intendere, niuna cosa essere p
in Delo. Teseo, dovendo partire per combattere il Minotauro, promise
con
voto ad Apollo Delio di far sì che gli Ateniesi o
o per aspettare che venuti fossero a maturità. Ritornò poscia da Febo
con
un’idra fra gli artigli che avea ghermito, scusan
quasi un presentimento della vicima sua morte, la quale esso annunzia
con
un canto dolcissimo. Figliuolo di Apollo e d’Iper
dissea, muore repentinamente, perchè avendo osato di venire a contesa
con
Apollo sulla perizia nel maneggiar l’arco, questo
. Morto Ettore, l’indomito Achille, appressandosi alle mura di Troia,
con
gran voce diceva ch’egli solo bastava ad espugnar
rti ricevuti da Scilla, bellissima ninfa, fig. di Forco e di Cretide,
con
alcuni suoi magici farmaci avvelenò la fonte, ove
Cariddi, che nel profondo e vorticoso suo gorgo assorbiva i vascelli
con
rumoreggiare spaventoso ; da ciò la finzione di O
alipedi, cioé veloci. Ogni sera il Sole li distacca dal cocchio, e va
con
esso a tuffarsi nel mare che colora delle sue vam
antica. Ed altrove : Era nell’ora che traea i cavalli Febo del mar
con
rugiadoso pelo ; E l’Aurora di fior vermigli e gi
candida si appella, come Virgilio(1) la rappresenta su di un cocchio
con
due rosei cavalli, benchè la dica lutea, perchè l
). Da Astreo partorì i Venti, Lucifero, e gli Astri. Omero la dipinge
con
un gran velo sulla testa rivoltato indietro, e di
nume ; e la sua testa, il colmo dell’umana bellezza. Esso in piedi e
con
le gambe incrocicchiate è in atto di unire il can
’arco nella destra, e nell’altra mano portava le tre Grazie, la prima
con
una lira, la seconda col flauto, e quella di mezz
azie, la prima con una lira, la seconda col flauto, e quella di mezzo
con
la sampogna in bocca. La magnifica statua dell’ A
da una dolce auretta intorno al divino suo capo, in cima a cui sembra
con
bella pompa dalle Grazie annodata ». Queste e più
ssirio nardo. Secondo Callimaco, avea la clamide fermata sulle spalle
con
una fibbia di oro ; ed alle volte la veste lunga
ofone(1). Apollo Dafneo, dalla ninfa Dafne ch’egli cangiò in alloro.
Con
questo soprannome avea un tempio ed un boschetto
tro, il quale nelle feste Dafneforie portava un ramoscello di alloro,
con
sopra un globo di rame, da cui molti altri piccol
poesia che cantavasi ne’giuochi secolari che si celebravan da’ Romani
con
gran pompa per tre giorni al terminare di ogni se
isplende (sola lucet). Altri vogliono che fu così detta perchè riluce
con
luce aliena, cioè presa in prestito dal sole. Dai
cuni bronzi percossi(2). Gli antichi confondevano alle volte la Notte
con
Diana in quanto che rappresenta la Luna, percui d
poeti fratello della morte. Esiodo(1) finge che il giorno e la notte
con
perpetua vicenda entrano nel Tartaro e n’escono i
dolce fluido soporifero sulle palpebre . Presso Virgilio(1), il Sonno
con
un ramo intinto nel liquore di Lete stilla il pla
entra nel sasso, Di cui la fronte l’edera seguace Tutta aggirando va
con
storto passo. In questo albergo il grave Sonno gi
bruno, Ed a quanti n’incontra di lontano, Che non debban venir, cenna
con
mano. Luciano ancora descrive l’isola ove il Son
la Notte, dipingendola ora sopra un carro preceduto dagli astri ; ora
con
grandi ali ; ora coperta di un largo e nero velo
n grandi ali ; ora coperta di un largo e nero velo stellato che tiene
con
una mano, e con una fiaccola nell’altra, che tien
ra coperta di un largo e nero velo stellato che tiene con una mano, e
con
una fiaccola nell’altra, che tiene rovesciata in
onversare di alcuni Dei cogli uomini, come i Romani finsero di Egeria
con
Numa ; i Frigii, di Cibele con Ati ; e gli Arcadi
omini, come i Romani finsero di Egeria con Numa ; i Frigii, di Cibele
con
Ati ; e gli Arcadi, della Luna con Endimione, vol
ria con Numa ; i Frigii, di Cibele con Ati ; e gli Arcadi, della Luna
con
Endimione, voleva significare in linguaggio poeti
Diana, o la Luna, o Selene sovente si dipingeva assisa su di un carro
con
una face in mano e colla mezza luna sul capo, per
E Diana lucifera ch’esser dovea la Luna, in una gemma si rappresenta
con
una fiaccola in mano ; percui le donne ne’ sacrif
cole ardenti. Questa stessa Diana Lucifera in alcuni simulacri vedesi
con
face accesa in ambedue le mani. Il che donotava c
recipita nell’oceano. Gli antichi attribuivano alla Luna la biga, ora
con
cavalli, ora con buoi, ed ora con muli. La Luna,
ano. Gli antichi attribuivano alla Luna la biga, ora con cavalli, ora
con
buoi, ed ora con muli. La Luna, come il Sole, nel
attribuivano alla Luna la biga, ora con cavalli, ora con buoi, ed ora
con
muli. La Luna, come il Sole, nel tramontare s’imm
due cavalli, e nell’arco di Costantino a Roma vedesi su di un cocchio
con
Espero che fa le veci di cocchiere. L’immortale R
fera o la Luna si dipinge coperta di un gran velo seminato di stelle,
con
una mezza luna sul capo, ed in mano una face. Nel
tanta visione, e sì ardentemente ne prega Giove che sel fa promettere
con
irrevocabile giuramento ; ma non sostenne l’infel
dò fortemente. Di ciò risero quei corsari, ed il fanciullo trattarono
con
modi sì villani che vollero pur legarlo ; ma le c
sava il suo fallo. Poscia ululò, scosse il capo e la sparsa chioma, e
con
le mani ìnsanguinate mostrando il teschio del fig
mani ìnsanguinate mostrando il teschio del figliuolo, cantò vittoria
con
le compagne. Il qual fatto atroce fece grande in
accanti. A terrore delle altre si finse che Bacco le punì severamente
con
quella trasformazione. Conviene dire che i sapien
agli Dei e Giove il privò degli occhi percui visse vita assai breve.
Con
ciò dimostra Diomede’ folle impresa essere il pug
o vino per mostrarne l’uso a’ sudditi suoi ; ed egli su di un cocchio
con
Erigone e col fedel cane Mera andò nell’Attica pe
la ov’era il cadavere del padre ; ed ella ivi per dolore finì la vita
con
un laccio, e per compassione degli Dei fu traspor
preghiere di lei Icaro fu cangiato nella costellazione detta Boote, e
con
lui il cane, che si chiama la canicola, la quale,
, nel suo nascere per quaranta giorni tormenta le regioni meridionali
con
caldo intollerabile. Ed alcuni popoli(2) offeriva
à dimenati, come si pratica nell’altalena o bindolo, mentre i pastori
con
festose carole e con canti facevan quel giorno pi
ratica nell’altalena o bindolo, mentre i pastori con festose carole e
con
canti facevan quel giorno più lieto. Anche da Ene
i era l’Osiride degli Egiziani. Tibullo(2) chiaramente confonde Bacco
con
Osiride, al quale attribuisce non solo la piantag
obio sappiamo che Bacco era lo stesso che il sole. Ed il vedere Bacco
con
due corna sul capo ci ricorda che Osiride dagli E
girare per varie nazioni e dirozzarle non colla forza delle armi, ma
con
quella dolce e potente dell’eloquenza e della mus
n serpente a due teste, detto anfesibena ; ed egli destatosi l’uccise
con
un colpo di sermento. Fu pure per l’odio della De
oglie de’ pampini. Arrivò in tal guisa fin nelle Indie, dove combattè
con
prospero evento ed impose la sua legge a tutt’i p
e cornuta, naso grosso e voltato in su, statura piccola e corpulenta
con
aria di viso gioconda, o piuttosto beffarda ; e s
Bacco nei suoi viaggi e specialmente nelle Indie, coronato di edera e
con
una tazza in mano. Or avvenne un giorno(2) che Si
r conciliare autorità alle sue leggi ; e trattò quel piacevole ospite
con
modi molto cortesi. Il restituì poscia a Bacco, i
gabile luogo. Poscia, temendo l’ira del padre, fuggì di Creta insieme
con
Teseo, il quale, dimentico del beneficio, crudelm
cco accompagnato dalle Baccanti, da’ suonatori di flauto, da donzelle
con
crotali e timpani in mano ; vi comparivano Fauni
ì le feste trieteriche, che si celebravano da’ Tebani ogni terzo anno
con
notturni, discorrimenti di donne, e con arcane ce
no da’ Tebani ogni terzo anno con notturni, discorrimenti di donne, e
con
arcane cerimonie sul monte Citerone ; e perchè si
acco. A questa specie di orgie appartiene la bellissima comparazione,
con
cui Virgilio(2) rassomiglia l’infelice Didone ad
ropriamente Orgie, dalla parola greca οργη, furore, pe’ famosi furori
con
cui celebravansi dalle Baccanti, le qualì si cing
ui, le corna ; Bassaridi, da βαζω clamo, perchè a Bacco sacrificavano
con
molto gridare ; Tiadi, o da θυω, celebrare le org
ndi a Nasso, ove egli era singolarmente venerato, ed ove gli abitanti
con
piacere mostravano a’forestieri il luogo, nel qua
i si accese la più sanguinosa pugna del mondo, che Ovidio(5) descrive
con
tutt’i colori della sua vivace fantasia. Orazio c
raccogliere dalla natura le forme più leggiadre e più care, le quali
con
bell’accordo di grazia potessero esprimere questa
che era simbolo di maestà e di potenza(3)). Tibullo rappresenta Bacco
con
dolci grappoli di uva pendenti dalle sue corna. N
cio sinistro appoggiato ad un tronco, cui si marita torluosa una vite
con
grappoli. Con la dritta elevata tiene un grappolo
ppoggiato ad un tronco, cui si marita torluosa una vite con grappoli.
Con
la dritta elevata tiene un grappolo, e con la sin
osa una vite con grappoli. Con la dritta elevata tiene un grappolo, e
con
la sinistra appoggiata regge una tazza. Appresso
giata regge una tazza. Appresso De La Chausse(1) si rappresenta Bacco
con
volto giovanile, muliebre e delicato, e co’crini
raccolti e pendenti a guisa delle donzelle ; ha una corona di pampini
con
grappoli di uva, come il descrive Ovidio(2), e la
riprende gli artisti che lo facevan giacente. Ma Pausania lo descrive
con
veste lunga, colla barba, e giacente, come rappre
o Bacco, secondo Diodoro Siculo. Sidonio Apollinare(6) descrive Bacco
con
un vaso nella destra che fors’era il cantaro pota
a sinistra. Nell’arca di Cipselo descritta da Pausania vedevasi Bacco
con
un vaso di oro nella destra ; ed altri artefici g
rus, cioè una coppa a due manichi. Effigiasi talvolta nudo ; talvolta
con
una pelle di pantera alle spalle ; or sul dosso d
iovani Fauni premono la vendemmia ; un satiro che cozza corno a corno
con
un caprone ; Sileno coricato sopra un cammello, e
ato da pantere ; ha una mano nella testa in segno di riposo, e rimira
con
indifferenza il vinto suo antagonista ». Nel Muse
oma ogni più feroce natura(4). Nel Museo Romano(5) vedesi un bevitore
con
un corno in mano, perchè gli antichi prima dell’i
rnide, Bucero, Ιακλος βουκερος, tauriformis, perchè rappresentavasi o
con
un corno di toro in mano, ch’era l’antica forma d
a, creduto lo stesso che Bacco, o meglio il sole, che rappresentavasi
con
testa di toro, e faccia di uomo. Edonio, Edonus,
la Venere Urania de’ Fenicii, e vuolsi nata in Tiro, si era maritata
con
Adone, giovanetto di grandissima bellezza, e fig.
arsi e si battevano fortemente il petto. Adone avea un tempio insieme
con
Venere in Amatunta ; e nel tempio di Giove Conser
la di Atalanta e d’Ippomene si racconta nelle Metamorfosi(3), insieme
con
quella di Adone. Fu essa figliuola di Scheneo, re
giardino delle Esperidi, o in un luogo dell’ isola di Cipro. Il quale
con
arte gettò nel meglio della corsa successivamente
successivamente i tre pomi, i quali volendo la donzella raccogliere,
con
tal ritardo diede luogo ad Ippomene di giungere p
Paride rampognato da Ettore si dichiara pronto a combattere in duello
con
Menelao a patto che il vincitore abbiasi Elena e
a di Giunone suscitata da Eolo, fa sì che l’eroe troiano sia sbalzato
con
poche navi alle sconosciute coste della Libia. Di
un arco Abile e lesto : i crini a l’aura sparsi, Nudo il ginocchio, e
con
bel nodo stretto Tenea raccolto de la gonna il se
a nuova ch’eran salve le navi e gli smarriti compagni, e lo rassicura
con
additargli non lontane le mura della novella Cart
E divino spirar d’ambrosia odore. E la veste che dianzi era succinta,
Con
tanta maestà le si distese Infino a’piè, ch’a l’a
idone grandissimo amore verso l’eroe Troiano. Anzi si pose di accordo
con
Giunone, e per diversi fini le nemiche Dee procur
bine di guerra che addensar si vedeva sul capo del diletto figliuolo,
con
mille carezze induce Vulcano a fabbricargli un’ar
ella supplica, e specialmente di Ascanio ; e Giunone dall’altra parte
con
avventato discorso di tanti mali accagiona i Troi
li dovea Enea stabilirsi in Italia. Turno si mostra pronto a decidere
con
un duello la gran lite ; ma per opera dell’inquie
ina svolazzano il Giuoco e Cupido ; il quale poeta in altro luogo (1)
con
pochi versi soavemente ci rappresenta Venere che,
le Grazie intrecciano nell’Olimpo lietissime danze insieme colle Ore,
con
Armonia, con Ebe e con Venere stessa, mentre le M
recciano nell’Olimpo lietissime danze insieme colle Ore, con Armonia,
con
Ebe e con Venere stessa, mentre le Muse celebrano
ell’Olimpo lietissime danze insieme colle Ore, con Armonia, con Ebe e
con
Venere stessa, mentre le Muse celebrano i numi co
enza sordida speranza di retribuzione. In detta città eran quelle Dee
con
ispecial culto venerate, per cui furon dette da P
più si rappresentano quali giovani donne belle e ridenti, vestite più
con
garbo che con magnificenza, coronate di fiori, co
entano quali giovani donne belle e ridenti, vestite più con garbo che
con
magnificenza, coronate di fiori, con in mano alcu
denti, vestite più con garbo che con magnificenza, coronate di fiori,
con
in mano alcune rose senza spine, che vanno sparge
di palma che si raddrizzano. I moderni di ordinario le rappresentano
con
ali di farfalla, accompagnate da Temi, e portanti
e nozze, nelle quali assai frequentemente s’invocava. Catullo stesso,
con
dolcissimi versi il rappresenta inghirlandato di
velo giallo o del colore della fiamma, proprio delle novelle spose ;
con
calzari anche di colore giallo, che portavansi da
giallo, che portavansi dagli uomini studiosi del vestire elegante ; e
con
una face di pino in mano, di cui solevan far uso
una face di pino in mano, di cui solevan far uso nelle nozze, mentre
con
sonora voce canta le nuziali canzoni, e leggiadra
spesso a significare le stesse nozze (2). In un inno di Omero insieme
con
Venere e colle Grazie s’introduce a danzare anche
sso argomento di maggior dignità ; per cui non di rado gli Dei stessi
con
un certo sentimento di iattanza noveravano i luog
adema. Alle volte, dice Winckelmann(2), rappresentavasi la nostra Dea
con
una colomba in mano, e qualche volta con un fiore
appresentavasi la nostra Dea con una colomba in mano, e qualche volta
con
un fiore, il quale forse indicava il potere di le
r della boccia al primo apparir del sole dopo una bella aurora, Heyne
con
molti versi dell’ Antologia greca dimostra che la
i alzarsi dalle onde la bella figlia del mare, e più lucente del sole
con
folgoranti pupille accender fiamme nell’acque. Ri
pingeva a guisa di bellissima donzella che sta sulle acque del mare e
con
una conchiglia in mano ; ed avea sul capo un bel
i oro e di un prezioso monile. Finalmente Venere si rappresentava ora
con
un gloho celeste in mano, per indicare Venere Ura
te in mano, per indicare Venere Urania ; ora assisa su di un delfino,
con
una colomba in grembo ; ora con Adone accompagnat
Urania ; ora assisa su di un delfino, con una colomba in grembo ; ora
con
Adone accompagnato da’ suoi cani ; ora con Cupido
na colomba in grembo ; ora con Adone accompagnato da’ suoi cani ; ora
con
Cupido e colle Grazie ; ma più spesso come uscent
testa. Cavalcando un cavallo marino, pare che la Dea voli sulle onde,
con
un velo sul capo, che i venti gonfiano leggerment
e’sacrificii invocavasi Marte col nome di padre (Marspiter), e Venere
con
quello di genitrice (Venus genitrix). In mezzo al
na, da libet, piacere. Era la dea de’ funerali, che alcuni confondono
con
Venere ; ed altri dicono essere stata Proserpina.
ose(3). Ovidio(4) afferma che Venere l’avvertì toccandolo leggermente
con
un ramoscello di mirto, come a suo poeta. Nel giu
he a Roma nobilissimi cittadini, quali erano i sacerdoti detti Salii,
con
molta gravità e religione danzavano in onore di M
Marte e tenerlo in dura prigione per ben tredici mesi, dalla quale fu
con
accorto artifizio liberato da Mercurio. Nè fu più
da Mercurio. Nè fu più felice in un combattimento ch’ebbe a sostenere
con
Ercole. Avea quest’eroe ucciso Cicno, fig. di Mar
rte, volando a far vendetta dell’ ucciso figliuolo, venne a battaglia
con
Ercole ; ma Giove li separò con un fulmine. Altri
’ ucciso figliuolo, venne a battaglia con Ercole ; ma Giove li separò
con
un fulmine. Altri però dicono che fu Marte ferito
apertamente pe’ Troiani. Or terminata la famosa lotta dello Scamandro
con
Achille e calmato lo sdegno de’ due rivali per vo
e avventò il gran telo e ferì l’orrenda egida di quella Dea, la quale
con
un macigno colpì nel collo l’impetuoso Iddio, che
per comando di Giove, guarì a Marte la ferita fattagli da Diomede. E
con
brusche ed acerbe parole ritenne pure Minerva lo
a tinta di sangue, le chiome sparse e gli occhi di fuoco. Virgilio(1)
con
Marte accompagna le Furie, la Discordia e Bellona
Furie Co’lor serpenti, la Discordia pazza Col suo squarciato ammanto,
con
la sferza Di sangue tinta la crudel Bellona, Sgom
fredda riva Il sanguinoso Marte, allor ch’entrando Ne la battaglia, o
con
lo scudo intuona, O fulmina con l’asta, e i suoi
allor ch’entrando Ne la battaglia, o con lo scudo intuona, O fulmina
con
l’asta, e i suoi cavalli Da la furia e da lui cac
Dei piè sino agli estremi suoi confini Tremar la Tracia tutta, e van
con
essi Lo Spavento, il Timor, l’Insidie e l’Ire, De
eloci destrieri. Orazio(4), parlando di quelli che muoiono in guerra,
con
bella immagine dice che le Furie con queste vitti
di quelli che muoiono in guerra, con bella immagine dice che le Furie
con
queste vittime infelici del guerriero furore dann
i Capre, mentre ch’ei parlamentava, incontanente si levò una tempesta
con
grandissimo strepito e romore di tuoni, e con sì
te si levò una tempesta con grandissimo strepito e romore di tuoni, e
con
sì folta nebbia e caligine lo circondò, che privò
l cielo per salvezza della città e che doveasi gelosamente conservare
con
altri undici che avessero la medesima forma del c
eano in custodia que’ dodici scudi. Ovidio però racconta(1) che Giove
con
frequenti e spaventosi fulmini pieno avea di gran
a reggia di Numa, a ciel sereno tuonò tre volte e tre volte balenò, e
con
grande stupore si vide scendere dal cielo uno scu
i altri undici simili fabbricati da Mamurio, acciocchè, confondendosi
con
essi, potesse con difficoltà esser rubato. Questi
ili fabbricati da Mamurio, acciocchè, confondendosi con essi, potesse
con
difficoltà esser rubato. Questi sacerdoti alle ca
o il loro canto ed il passo al tintinnio degli scudi che percuotevano
con
una bacchetta o specie di pugnali. La festa durav
; e però si disse che Marte fu giudicato da dodici numi, ed assoluto
con
sei suffragii, favorevoli. Ma dell’Areopago si è
veramente una nazione di donne bellicosissime, com’eran le Amazzoni,
con
molta ragione si finsero figliuole del dio della
torneggiar Ippolita, e col carro Gir di Pantasilea le schiere aprendo
Con
femminei ululati. Caro. Le Amazzoni poi, come si
Esso avea quattro cavalli di natura sì feroce che doveano star legati
con
catene di ferro, e non mangiavano che carne umana
arte e di Bellona. Marte si rappresentava armato da capo a piedi,
con
lo scudo al braccio ed un gallo accanto, simbolo
ovvero da lupi, armato di asta e di flagello. Spesso si rappresentava
con
una corazza sulla quale erano dipinti più mostri
esca, e come simbolo della vigilanza. Non è difficile rinvenire Marte
con
l’egida in petto e con la testa di Medusa. Marte
lla vigilanza. Non è difficile rinvenire Marte con l’egida in petto e
con
la testa di Medusa. Marte vincitore si rappresent
a in petto e con la testa di Medusa. Marte vincitore si rappresentava
con
un trofeo in mano ; e Marte Gradivo vedevasi dipi
lla picca e di uno scudo ; or nudo, or coll’ abito militare, ed anche
con
un mantello sulle spalle ; qualche volta barbuto,
così detto non solo da’ latini scrittori, ma eziandio da Omero(3). E
con
bel tropo i Greci ed i Latini per Marte intendeva
Marte intendevano la guerra. Quindi incerto Marte pugnare, combattere
con
dubbioso evento ; aperto Marte, in aperta campagn
con dubbioso evento ; aperto Marte, in aperta campagna ; aequo Marte,
con
forze uguali, con ugual sorte ; e presso Cicerone
o ; aperto Marte, in aperta campagna ; aequo Marte, con forze uguali,
con
ugual sorte ; e presso Cicerone, Marte nostro ali
i, uno di Marte ultore, nel foro Augusto, da questo monarca edificato
con
rara magnificenza dopo la battaglia di Filippi(4)
ne delle leggi ec. Quivi la gioventù romana si addestrava alla guerra
con
frequenti esercizii militari sotto la direzione d
ia di Mercurio mirabili cose ci narrano gli antichi. Luciano descrive
con
molta grazia alcune furtive imprese di lui ancor
non avesse temuto di restarne bruciato. E Vulcano, mentre queste cose
con
istupore udiva, si accorse, da quel ladroncello e
prosiegue, debbo presentarmi a Giove, il quale mi manda or su, or giù
con
tante sue ambasciate e mi abbliga a ben lunghi vi
Plauto (3) vi è chi dice, essere suo costume, quando ritornava a casa
con
molto lucro, di ringraziare Mercurio, il quale lo
d i Fenicii che discendevano da Chanaan, furono i primi ad esercitare
con
molta gloria la mercatura ed il commercio. Agl’id
osi nel fonte detto di Mercurio, ch’era vicino alla porta Capena (4).
Con
ragione poi si disse che Mercurio presedeva alla
dutosi Apollo, non potè tenersi dal riderne grandemente. Ed Omero (2)
con
molta gravità descrive come in questa circostanza
rmì destramente dall’accusa tanto che Giove stesso ne rise, ed Apollo
con
lui strinse amicizia, ricevendo in dono da Mercur
e, guidò l’infelice Priamo sino alla tenda di Achille, per riscattare
con
molti doni il corpo dell’estinto Ettore « Il nu
etto a cui fioria Del primo pelo la venusta guancia. Monti. » Poscia
con
bell’arte si avviene in Priamo, gli si offre per
per volere di Achille, di notte andò incontro a Priamo, per guidarlo
con
sicurezza alla tenda dell’eroe, il quale avea pur
iù bella di Diana ; percui questa dea in una caccia le forò la lingua
con
una freccia. Di che fu sì dolente il padre Dedali
e pecore sotto a’ piedi ; ed avendo sorpreso gli armenti di Autolico,
con
siffatto mezzo giunse a scoprire il rubatore dell
anzi delle arti tutte e delle scienze ; e però spesso vedesi insieme
con
Minerva, dea della sapienza, come apparisce nell’
he nella destra tiene il caduceo e colla sinistra abbraccia Minerva ;
con
che significavan quell’amichevole accordo ch’esse
mortali dolcemente assonna, Quanti gli piace, e li dissonna ancora, E
con
quella tra man l’aure fendea. Pindem. Ad imitazi
cetti del padre ; e prima a’ piedi I talari adattossi. Ali son queste
Con
penne d’oro, ond’ei l’aria trattando, Sostenuto d
ggiero di pace, laddove Iride per lo più annunzia guerra e discordie.
Con
quella verga adunque egli divideva le contese ed
verga adunque egli divideva le contese ed acchetava le liti, toccando
con
essa i contendenti, o in mezzo a loro frapponendo
ar pruova della sua virtù, ed imbattutosi a caso, sul monte Citerone,
con
due serpenti, i quali fieramente fra loro battagl
, dice Virgilio (4), e quella che ha sua possanza fin nell’inferno, e
con
essa egli richiama in vita le anime spente, e le
’ morti di Luciano si ritrova spesso occupato a trattar colle ombre e
con
Caronte ; ed in essi si lagna che neppure di nott
mortali dolcemente assouna, Sempre che il vuole e li dissonua ancora.
Con
questa conducea l’alme chiamate Che stridendo il
. Iconologia di Mercurio. Ordinariamente si dipingeva questo nume
con
un piccolo cappello a lato, co’ talari a’ piedi,
ari a’ piedi, col caduceo nella sinistra, colla borsa nella destra, e
con
un mantelletto sulle spalle. Gli si vede alle vol
lo alato poi dicevasi petaso (πετασος), o galero ; ed era un cappello
con
larga falda proprio, presso i Greci ed i Romani,
, cioè che porta l’ariete, dice Millin, avea in Lesbo, ov’era onorato
con
quel titolo, una statua, opera di Calamide, che l
dalla peste, girando tre volte in forma espiatoria intorno alla città
con
un montone sulle spalle. Chiamasi Mercurio Criofo
atto ». In alcuni antichi monumenti(4) si vede rappresentato Mercurio
con
una catena che gli esce di bocca e si attacca all
ttore dei letterati. Nel Museo Borbonico vedesi Mercurio che discorre
con
Ercole ; ha la clamide, il petaso colle ali, stri
e un giovinetto di bello aspetto, di svelta corporatura, e per lo più
con
un mantello alle spalle. Una delle più belle stat
olo. Cyllenius, da Cillene, in Arcadia, ove fu allevato e si adorava
con
culto singolare. Crioforo (a κριος, aries, et φε
ssione alla ruota che lo tormenta nell’inferno(4) ; inchiodò Prometeo
con
chiodi di ferro ad un sasso smisurato del monte C
sole ed il cielo la rendono feconda. E dagli Etruschi la Dea Tellure
con
Vesta si annoverava fra gli Dei che presiedono al
sposte. Trofonio ed Agamede, fig. di Ergino, re di Tebe, o di Apollo,
con
mirabile maestria edificavano tempii e regali pal
iedi nella picciola grotta, ed in un baleno si sentivano tirar dentro
con
forza e prestezza grande ». III.Storia favolos
il ferro ; così i poeti , introdotto in Grecia il culto di quel nume,
con
lui congiunsero i Ciclopi ch’erano fabbricatori d
di occhi rotondi. In alcuni antichi monumenti Polifemo si rappresenta
con
tutti e due gli occhi ; ed Omero non ha mai dato
cadendo, la toccava. Di che avvedutosi Ercole, sollevatolo in aria e
con
amendue le braccia stringendolo, il soffogò. Nel
real Museo Borbonic vedesi un Ercole che, afferrato Anteo, lo stringe
con
un braccio pe’ fianchi, sollevandolo dal suolo ;
certa guisa che la Divinità è in tutt’i luoghi. Or noi per ragionare
con
ordine di tante specie di numi, favelleremo prima
fistula) ch’è strumento musicale da fiato, formato di varie cannucce
con
certa proporzione disuguale, per lo più in numero
erta proporzione disuguale, per lo più in numero di sette e congiunte
con
cera ; il quale era diverso dalla sampogna, con c
di sette e congiunte con cera ; il quale era diverso dalla sampogna,
con
cui per altro spesso si confonde. Or vi furono tr
i qui brevemente discorreremo. I poeti latini spesso confondono Fauno
con
Pan, perchè le favole degli antichi Italiani non
n, perchè le favole degli antichi Italiani non di rado si mescolavano
con
quelle de’ Greci ; ed allora a Fauno davano i pie
tor co’ suoi Selvani, Co’ suoi Satiri e Fauni, a lui compagni, Vengan
con
le zampogne a schiera a schiera. Fauno, di cui
vatico. Si rappresentavano in figura di becco dalla cintura in giù, e
con
le corna di capra (semicaper Faunus. Ovid. ) ; ma
ntura in giù, e con le corna di capra (semicaper Faunus. Ovid. ) ; ma
con
lineamenti meno schifosi ed una fisonomia più all
un picciolo cipresso ; e si sa che Virgilio (3) anche lo rappresenta
con
un giovane cipresso in mano. E spesso si dipinge
e lo rappresenta con un giovane cipresso in mano. E spesso si dipinge
con
una corona di frondi di alberi, o di grandi fiori
Fauni e Ninfe e Satiri e Silvani Ne sieno abitatori, e che la notte
Con
giochi e scherzi e strepitosi balli Rompan dell’a
scotendo del biforme capo La corona di pino il dio de’ boschi, Spesso
con
labbro adunco in varie guise Anima la siringa, e
otte vi si vedeano fuochi accesi ed un danzare di Egipani e di Satiri
con
suono di trombe, di timpani e di cembali. Il ch.
’uomo, ha dato origine alla favola de’ Satiri. Da’ poeti si dipingono
con
faccia umana, ma sozza e deforme, con picciole co
Satiri. Da’ poeti si dipingono con faccia umana, ma sozza e deforme,
con
picciole corna, come quelle de’capretti di fresco
deforme, con picciole corna, come quelle de’capretti di fresco nati,
con
coda, cosce setolose e piedi come di becco. Erano
Amadriadi eran ninfe abitatrici degli alberi, che vivevano e morivano
con
queglistessi, sotto la cui corteccia eran rinchiu
della coda vi sono molti frutti. Si rappresenta pure come un giovane,
con
una corona di diverse piante, nella sinistra, alc
un monile : la sua rossa tunica è affibbiata sulla sinistra spalla, e
con
un braccio sostiene un cesto di fiori, e colla de
e giuochi detti anche Florali. Pare che Plutarco confonda la Dea Bona
con
Flora ; ma il vero è che gli antichi davano quel
rimi frutti della villa. Spesso si rappresentava sotto forma di Erma,
con
corna di becco, orecchie di capro, ed una corona
tenesse lontani i lupi ; e prima di condurlo a’ pascoli di primavera,
con
dei sacrificii alla Dea, eran soliti di purificar
tivo Romolo gettò le fondamenta di Roma ; e perciò ogni anno i Romani
con
grande allegrezza il celebravano. Finalmente Term
n ogni anno ; alle volte era uno stipite ; ma più appresso fu dìpinta
con
testa umana, ma senza braccia, nè piedi. Tibullo
uristerna, Ευρυστερνος, dal largo petto. Nell’Acaia (1) era un tempio
con
un’antica statua della dea Tellure Euristerna, ed
lle vaste sue pianure. Curotrofa, κουροτροφα, nudrice di giovanetti.
Con
questo nome avea un tempio nell’Attica. Μεγαλη Θε
Gli antichi auguravano a’ defonti che fosse loro leggiera la terra
con
quelle conte parole : Sit. tibi. terra. levis. ;
la quale essendo stata in quel dì dalla ninfa Aretusa ad un banchetto
con
altre dee, avendo dal doloroso pianto delle compa
iuola, e non convenire che se l’abbia in moglie quel villano rapitore
con
sì grave onta di Giove stesso e della madre. Giov
ina per sei mesi fosse colla madre in cielo, e sei altri nell’inferno
con
Plutone. Allora acchetossi lo sdegno di Cerere, e
erra è cercata da Cerere, sua madre. Lo stare Proserpina per sei mesi
con
Plutone, era simbolo de’ sei mesi che la semenza
essendo nei campi di Enna a coglier fiori, fu rapita da Plutone, eran
con
lei tre sorelle chiamate Sirene, Partenope, Leuco
que del mare per averne contezza. E però furon trasformate in uccelli
con
volto di donzella e dolcissima voce umana. Igino
ce umana. Igino dice che furon cangiate in uccelli da Cerere sdegnata
con
esse, perchè non avevano aiutata la figliuola. Or
l mezzo in su aveano forma di donzella, e dal mezzo in giù, di pesce,
con
due code. L’una dolcemente cantava ; l’altra suon
ogni maniera di malvagi diletti, tiravano i forestieri alla lor corte
con
lusinghevoli artifizii, ch’eran la dolce voce del
ene. La favola poi di Alfeo e di Aretusa non ha che fare propriamente
con
Cerere ; ma Ovidio (1) finge ingegnosamente che l
uando per occulte vie gettavasi sotterra per congiungere le sue acque
con
quelle dell’Alfeo. Or lieta la dea a tal nuova, v
che fu lietissima quella famigliuola. E poscia l’amò tanto che volle
con
latte divino nutricarlo di giorno, mentre di nott
o il fine degli aerei viaggi di Trittolemo, n’ebbe invidia ; e perciò
con
finta amorevolezza accoltolo nella reggia, tentò
, s’istituirono i piccioli misteri che si celebravano vicino ad Atene
con
offerire a Giove un sacrificio e fare alcune lust
mii di un’altra vita ec ; i quali, per timore del popolo, si tenevano
con
tanta cura celati. Ma i Padri della Chiesa ci fan
fece vendere più volte per soddisfare a’ bisogni del padre, il quale
con
tutto ciò finì miserabilmente la vita. Pelope poi
e. In un affresco di Pompei vedesi Cerere in maestosa attitudine,
con
fiaccola nella destra, e sostenendo colla sinistr
tra un cesto ricolmo di spighe. La sua bionda chioma è all’apollinea,
con
ghirlanda di spighe intrecciata con un lungo vezz
ua bionda chioma è all’apollinea, con ghirlanda di spighe intrecciata
con
un lungo vezzo di perle o di ghiande. Altrove sì
iata con un lungo vezzo di perle o di ghiande. Altrove sì vede assisa
con
maestà, e col capo cinto di corona di foglie ferm
vede assisa con maestà, e col capo cinto di corona di foglie fermate
con
un diadema ; colla doppia fiaccola, e che colla s
i Feres, nella Tessaglia, dice Millin, vedesi Cerere sopra un cavallo
con
due fiaccole in mano. Negli antichi monumenti fig
nata di spighe, bionda e quasi rossiccia le chiome, accesa il volto e
con
de’ papaveri in mano. In un’antica moneta vedesi
e su gli omeri. Ha sopra una tunica senza maniche, ed un peplo giallo
con
pieghe fluttuanti. Tiene un fascio di spighe nell
Cerere. Alma (ab alo), soprannome di Cerere inventrice del grano
con
cui gli uomini si alimentano. Aloea (αλως, area)
o, in cui la messe suol esser matura ; e perciò la Vergine si dipinge
con
una spiga in mano. Gli agricoltori dedicavano a C
lebravano in onore di Cerere dalle matrone romane vestite di bianco e
con
fiaccole in mano, in memoria di Cerere che andava
che vola ed è candida. Qualche erudito crede che venga da Tubalcain,
con
cui ha una manifesta somiglianza. Dicevasi pure M
lcano nacque sì deforme che Giove per dispetto il precipitò dal cielo
con
un calcio ; dalla quale caduta n’ebbe rotta una g
Armonia un peplo ed una collana fatta da Vulcano. Questi(3) fabbricò
con
mirabil magistero le stanze degl’Iddii sull’Olimp
pareau vivi(1). Mirabile opera di Vulcano fu pure la reggia del Sole
con
tanto sfoggio d’ingegno descritta da Ovidio(2) ;
ibuite al Dio del fuoco la più famosa è lo scudo di Achille descritto
con
arte maravigliosa da Omero(8) ; il che solo fa ve
a prima donna, detta Pandora, che presentò agli Dei coperta di velo e
con
aurea corona in capo. In breve, Vulcano si diceva
ciò restarono i numi tutti contristati ; ma l’inclito fabbro Vulcano
con
accorte parole compose l’ire de’ coniugi, porgend
rarsi per la salvezza degli altri Dei, avendo ucciso il gigante Clito
con
una mazza. Allorchè Diomede, coll’aiuto di Palla
danti, e la cui bocca era chiusa da un sasso grandissimo, ivi fermato
con
ferro ed ordigni fatti dal padre Vulcano. Ercole,
in nessuna delle immagini che abbiamo di questo nume, si rappresenta
con
siffatta deformità. Solo in Cicerone leggiamo ch’
parla comunemente, è la fig. di Giove e di Latona, che nacque gemella
con
Apollo nell’isola di Delo. Callimaco nel bell’inn
a, e di Autonoe. Era nella Beozia una valle ombrosa chiamata Gargafia
con
un limpidissimo fonte detto Partenio. In esso Dia
a di vantarsi più bella di Diana ; la quale di ciò sdegnata la uccise
con
uno strale. Dedalione per dolore si precipitò da
Atalanta ; di che ebbero vergogna que’ forti eroi. Meleagro che avea
con
uno spiedo trapassata la belva da un fianco all’a
imulacro di Diana : siede Meleagro in mezzo al dipinto, e forse parla
con
Atalanta. A’piedi dell’eroe è la testa dell’enorm
Agamennone ; il quale ricusò di ubbidire, ma dovè cedere ; ed Ulisse
con
Diomede furon mandati alla madre Clitennestra per
nestra per prendere l’infelice donzella, la quale giunta in Aulide fu
con
gran pompa portata all’altare della Dea per esser
ie una sorella di Agamennone. Il quale accolse il giovanetto principe
con
molta amorevolezza e lo fece educare con Pilade,
colse il giovanetto principe con molta amorevolezza e lo fece educare
con
Pilade, suo figliuolo ; per cui fra questi due pr
no di continuo le grida della madre uccisa. I greci poeti non poteano
con
più vivi colori porre avanti gli occhi del popolo
ratello Oreste che credeva in Argo ; e ciò fu cagione di riconoscersi
con
indicibile allegrezza. Allora senza indugio pensa
a Dea della caccia. Perciò portava la veste succinta e quindi fermata
con
una zona o cintura. Senofonte(1) scrive che la ca
Fluviatili, ed Oreadi ec. volle la Dea al suo servigio, perchè amava
con
esso loro danzare ; sotto la quale allegoria fors
tarco (3) mette nel numero degli Dei nuziali anche Diana o Lucina ; e
con
Diana a’parti ed alle nozze presedevano eziandio
parse lungo le coste del Mar Nero, e nell’Asia Minore, ove si confuse
con
quello di Cibele. Nella Scizia fu adorata sotto i
a volta in uso(3) ; e tutta l’Asia concorse ad ornarlo ed arricchirlo
con
quanto avea di più prezioso(4). Vi erano 127 colo
suo nome, incendiò quel gran tempio. I magistrati di Efeso proibirono
con
gravi pene di porre il suo nome nelle pubbliche c
onato non di dittamo, ma di alloro ; sta in piedi, in abito succinto,
con
una corona di lauro nella destra, colla sinistra
corona di lauro nella destra, colla sinistra appoggiata ad un’asta e
con
un cervo a’piedi. Si rappresentava eziandio, spec
un cervo a’piedi. Si rappresentava eziandio, specialmente de’trivii,
con
tre capi, perchè la Luna in cielo, Diana in terra
atrice, calzata di ricco coturno ; posa una mano sulla faretra, tiene
con
l’altra l’arco, ed afferra per le corna una cerva
no. Cinzia, Cynthia, dal Cinto, monte dell’isola di Delo, ove nacque
con
Apollo. Dicevasi pure Delia. Διδυμος, gemella, ch
Delia. Διδυμος, gemella, chiamasi da Pindaro, perchè nata ad un parto
con
Apollo. Dittinna, Dictynna, gr. δικτυννα (a δικτ
Facelis da fax, facis, fiaccola, perchè Diana talvolta si rappresenta
con
una fiaccola in mano per significare Io splendore
bile ed avvenente, e l’altra, di colore e di sembianze non naturali e
con
veste soperchiamente ornata. La prima era la Virt
g. di Stenelo, il quale, avuta la signoria di Micene, guardava Ercole
con
somma gelosia, poichè questi avendo dritto alla c
eo. Il quale essendo invulnerabile per la sua pelle durissima, Ercole
con
inudito valore, presolo pel collo, lo strozzò e v
rinascevano due(1) ; ma finalmente l’uccise, avendole reciso il collo
con
un sol colpo. Del suo velenoso fiele Ercole intin
gia, fig. di Elio e re di Elide, il quale, avendo un bovile ampissimo
con
tremila buoi che per trenta anni non era stato pu
lla quale spedizione aiutò Giove ad atterrare i Giganti, e riconciliò
con
lui Prometeo, avendolo disciolto dal monte Caucas
popolo bellicoso di una parte della Tracia, il quale le tenea legate
con
catene di ferro e le alimentava della carne di co
ari, o nella Spagna. I tre corpi erano forse tre fratelli che viveano
con
tanta amorevolezza ed armonia che sembrava che av
nto che per Deianira, fig. di Eneo, re di Caledonia, ebbe a sostenere
con
Acheloo, fiume della Grecia ed il maggior fig. de
ianira, sulla groppa del Centauro Nesso. Ma l’eroe, da lui insultato,
con
un dardo il ferì nel petto ; il quale, vicino a m
ei ed allogato fra gli astri. Apollodoro dice che una nube lo accolse
con
un gran tuono e lo portò in cielo, ove sposò Ebe,
anta rinomanza che si finge, Nettuno avervi pascolato i suoi cavalli.
Con
Argo confinava Micene, da Orazio(1) celebrata per
antate di superare Ginnone in bellezza. Ma furon guarite da Melampode
con
buona dose di elleboro. Acrisio poi ebbe una figl
il quale esposto in un bosco e ritrovato da un pastore, fu nutricato
con
latte di capra e per ciò detto Egisto (ab, αιξ, α
Filomela. Era la prima moglie di Tereo, re di Tracia, il quale avendo
con
gravissimo oltraggio tagliata la lingua alla cogn
alla cognata Filomela e postala in segreta prigione in un viaggio che
con
lei faceva da Atene nella Tracia, l’infelice donz
a Atene nella Tracia, l’infelice donzella su di un fazzoletto scrisse
con
sottil ricamo il suo infortunio e lo mandò segret
ipe di que’tempi ; per cui Borea, re di Tracia, bramando di stringere
con
lui parentela, chiesegli in isposa la figliuola O
bastandogli l’ingegno ad intenderla, si recò a Trezene da Pitteo, che
con
fama di gran sapienza reggea quella città. Il qua
are Egeo. Oltre le mentovate imprese, Teseo vinse le Amazzoni insieme
con
Ercole, e n’ebbe in premio la loro regina Ippolit
premio la loro regina Ippolita o Antiope ; strinse singolare amicizia
con
Piritoo, fig. d’Issione, nelle nozze det quale av
di decidere l’affare, venendo a singolar tenzone, la quale si eseguì
con
tanto furore che vi perirono entrambi ; e che fu
ni, ove regnava Cizico, fig. di Apollo o di Eneo, il quale li accolse
con
somma umanità ; ma partiti di notte tempo dall’is
giorno scorto l’errore, gli Argonauti ne furon dolenti a dismisura, e
con
molte lagrime diedero l’onore di magnifica sepolt
olmente trattati. Poscia fecero vela per la Misia, ove Ercole, avendo
con
maggior forza che pratica piegato il suo remo, lo
eroe, ed approdarono nella Bitinia, ove accadde la pugna del re Amico
con
Polluce. Indi veleggiarono verso Salmidessa, citt
si uccelli di rapina, col volto di donna, sempre pallido per la fame,
con
lunghi crini, e con mani armate di difformi e rap
, col volto di donna, sempre pallido per la fame, con lunghi crini, e
con
mani armate di difformi e rapaci artigli. Spargev
gli di sottoporre al giogo due grandi, e fierissimi tori e che avesse
con
essi solcata la terra, seminandovi alcuni di que’
edea, insigne maga, fig. di Eeta, che da lui si avea fatto promettere
con
giuramento di sposarla e portarla seco nella Grec
, a quel re offrì il conquistato vello. Poscia, dopo varie avventure,
con
Medea si ritirò a Corinto, ove il re Glauco o Cre
cipe, fu da lui mandato a lobate, re della Licia e padre dì Stenobea,
con
lettere, nelle quali lo pregava di dar morte all’
evole nella Grecia all’infuora delle guerre de’ discendenti di Ercole
con
Euristeo. Ma quale fu mai la fatale cagione che m
la flotta, il loro carattere, e la situazione de’paesi e delle città,
con
infinite altre cose, che sono pura istoria. Quind
a e della Misia, venne di Tracia in soccorso dell’infelice città Reso
con
formidabile esercito ; e Mennone, fig. dell’Auror
ce città Reso con formidabile esercito ; e Mennone, fig. dell’Aurora,
con
molti Assirii ed Etiopi. Or la bella armata de’ G
i eranvi delle armi. Achille, seguendo il natural talento, le indossò
con
trasporto, ed in tal guisa scoprì se stesso. Achi
il figliuol di Peleo, sdegnato oltre misura, si ritira sopra le navi
con
tutta la sua gente e ricusa di più combattere pe’
enerne le armi fabbricate da Vulcano, le quali si ottennero da Ulisse
con
grandissimo cruccio di Aiace, il quale, per tal r
uel nume vanta sul mare, allorchè descrive il modo come egli sdegnato
con
Eolo, che senza saputa sua suscitato avea, ad ist
ra del partito de’ Greci contro i Troiani ; e bellissimi sono i versi
con
cui il gran poeta il descrive nell’atto di recars
dell’universo. Nella gigantomachia Nettuno uccise il gigante Polibote
con
avergli scagliato contra il promontorio detto Nis
santi balene si alzano e van saltellando intorno al loro re. La terra
con
dolce fremito attesta la presenza di lui. Sotto a
eptunius dux (1) IV. – Di alcune Deità marine che hanno relazione
con
Nettuno. Gli antichi, dice Millin, aveano mol
oviamo poi figurato in forma di un vecchio assiso sulle onde del mare
con
una picca in mano ed un mostro marino al fianco ;
o impero. Veniva rappresentato in figura di mezzo uomo e mezzo pesce,
con
buccina in mano, o in atto di suonarla. Gli antic
salvati dalle fortune di mare sciolgono sul lido i loro voti insieme
con
Panopea e Melicerta(1). Questa Panopea era fig. d
muro. Ma Ino, temendo per se e per l’altro figliuolo la stessa sorte,
con
Melicerta si precipitô nel mare da un’alta rupe d
, Portunno, così detto perchè presedeva ai porti, e spesso confondesi
con
Nettuno. E con siffatti nomi invocavansi nelle te
ì detto perchè presedeva ai porti, e spesso confondesi con Nettuno. E
con
siffatti nomi invocavansi nelle tempeste dal navi
mare, formavano il’ bel corteggio di Teti, madre di Achille, la quale
con
esse compiange l’infelice fato del figliuolo e lo
Nettuno. Nettuno(3) si rappresenta coronato di palustri giunchi,
con
chioma e barba ritorta e lunga, come gli Dei fluv
la sinistra, e che colla destra calma le onde agitate. Dipingesi pure
con
un delfino in mano e solto i piedi, e col trident
terizzato dalla robustezza, dallo sguardo fiero e dall’atteggiamento,
con
cui tiene un piede sulla cima di uno scoglio : al
e al disopra della sua fronte s’innalzano. Alle volte si rappresenta
con
volto sereno e tranquillo ed alle volte commosso
tutt’i mostri marini. « Assiso sopra un mare tranquillo, dice Millin,
con
due delfini che nuotano sulla superficie dell’acq
ce Millin, con due delfini che nuotano sulla superficie dell’acqua, e
con
la prora di un vascello carico di grano, indica l
. Alcuni vogliono che negli antichi monumenti non si vede mai Nettuno
con
una corona di giunchi ; ma d’ordinario, a guisa d
ppio palustre. A lui s’immolava un toro(5), che Pindaro chiama pigro,
con
voce greca che alcuni malamente, interpetrano bia
arti in mostro marino. Pare che Virgilio abbia confuso questa Scilla
con
l’altra fig. di Niso, di cui si è parlato nella p
atri serpenti, stanno avanti le porte della tartarea prigione chiuse
con
chiavistelli di diamante. In simil guisa Tibullo(
igione chiuse con chiavistelli di diamante. In simil guisa Tibullo(1)
con
elegantissimi versi descrive la casa di Plutone.
Elisii leggiamo in Tibullo (1), il quale, credendosi vicino a morire,
con
nuova e ridente immagine finge che Venere stessa
, ove regnano ognora e danze e canti ; e gli uccelli qua e là volando
con
delicato gorgheggiare formano dolci melodie. Quiv
ze, avendo il capo inghirlandato di mirto. Meglio però Virgilio (2) e
con
più lodevole filosofia ci pone avanti gli occhi l
mieramente osservino i giovanetti che ad ogni cosa che avea relazione
con
Plutone e cogl’infernali luoghi, davasi dagli ant
ca che l’Acheronte si scarica nel Cocito (2) ; nel che non si accorda
con
Omero, il quale afferma che nell’Acheronte si get
maccioso e che abbonda di canne, colla tarda sua onda, e lo Stige che
con
nove giri l’Erebo circonda, impediscono alle ombr
azio (4). Finsero inoltre i poeti che le ombre scendevano all’inferno
con
quella forma che aveano nel tempo della lor morte
lacero, come morì (1) ; ed Euridice seguiva nell’inferno il suo Orfeo
con
lenti passi per cagion della ferita che le diè mo
ndo alcuni per Dei Mani una maniera di Dei Infernali che si placavano
con
certi sacrificii, sebbene altri sotto questo nome
descrive come un vecchio bianco per antico pelo, ed il chiama Dimonio
con
occhi di bragia. Virgilio il fa nocchiero dell’Ac
sulla sua barca le anime de’ morti, non già i corpi de’vivi ; percui
con
gravi parole ricusò di ricevere Enea nella sua na
li date avea giustissime leggi a’Cretesi. Radamanto regnò nella Licia
con
fama di grandissima giustizia, come Eaco, fig. pu
co, fig. pure di Giove e di Europa, o di Egina, fig. del fiume Asopo,
con
ugual fama di giustizia regnò in quella contrada
er veduto nell’inferno Minos, l’illustre figlio di Giove, che assiso,
con
aureo scettro in mano, giudicava le anime de’mort
spogliato gli stranieri che cadevano nelle sue mani, li faceva morire
con
un gran sasso. A Sisifo soggiungiamo il famoso Is
ia. Quando il morto non era convinto di alcun mancamento, sepellivasi
con
onore. Or chi non vede da questo costume essere n
erano deliziosi boschetti ed un tempio consacrato ad Ecate tenebrosa,
con
due paludi chiamate Cocito e Lete. Da tutto ciò h
a questo nume e lor ragione. I poeti sovente han confuso Plutone
con
Pluto, Dio delle ricchezze ; perciò si è fatta de
lo dell’inferno, che da Omero dicesi Giove sotterraneo ed infernale ;
con
che volevano farci intendere i poeti che una sola
iacevolmente Demetrio Falereo (4) diceva che gli abitanti dell’Attica
con
tanta ostinazione scavavano la terra nelle minier
scosto emisfero percorre, come si ha da un frammento di Porfirio (1).
Con
questo principio possiamo spiegare l’opinione di
to chiaramente esposta da Macrobio (2) ; e pare che possa confermarsi
con
ciò che i mitologi dicono del celebre elmo di Plu
na da lui portata su di una quadriga. Questo Dio rappresentasi sempre
con
una folta barba ed in aria severa, ed ha sovente
dio fra’numi che presiedono all’agricoltura (1) ; e spesso confondesi
con
Cerere stessa, e con Iside che presso gli Egizian
iedono all’agricoltura (1) ; e spesso confondesi con Cerere stessa, e
con
Iside che presso gli Egiziani dinotava la terra.
otenza che vantar potea la moglie di Plutone, Piritoo e Teseo osarono
con
inudito coraggio scendere all’inferno e rapire su
a ne’bui regni dell’inferno, se portato non avesse seco un ramoscello
con
foglie d’oro che offrir doveasi in dono a Proserp
bellamente risplendeva. Ma che cosa abbiano voluto intendere i poeti
con
tal finzione, non è facile indovinare. III. Co
Proserpina. Plutone, dice Claudiano(4), volendo dividere il suo trono
con
una giovane Dea, e non trovandone una nell’Olimpo
niverso fin dalle fondamenta. Ma le Parche arrestano le sue minacce e
con
quelle mani, con cui regolano la serie fatale del
fondamenta. Ma le Parche arrestano le sue minacce e con quelle mani,
con
cui regolano la serie fatale delle cose, distorna
sciogliere. Secondo Igìno, esse erano fig. dell’Erebo e della Notte ;
con
che forse vollero darci ad intendere l’oscurità i
do noto che quelle nozze si celebrarono in Tessaglia. In questo luogo
con
inimitabile eleganza descrive le Parche che, volg
davano a consultarlo. Così presso Ovidio(1) si legge che Giove stesso
con
Venere va a consultarlo per leggervi il fato di G
dinotava il fatale rivolgimento degli anni e de’ secoli che le Parche
con
immutabile volontà regolavano(4). Per significare
venture, dicevasi che in sul suo nascere la Parca gli si era mostrata
con
volto nugoloso(1). E questo basti delle Parche.
rio si rappresenta assisa allato a Plutone, sopra un trono di ebano e
con
una fiaccola in mano ; ovvero sopra un cocchio co
n trono di ebano e con una fiaccola in mano ; ovvero sopra un cocchio
con
due neri cavalli e sempre allato a Plutone. Spess
appresenta l’istituzione de’misteri eleusini, Proserpina vien dipinta
con
lunga tunica e con ampio peplo ; sulla testa ha u
zione de’misteri eleusini, Proserpina vien dipinta con lunga tunica e
con
ampio peplo ; sulla testa ha un diadema gemmato e
adema gemmato ed è adorna ancora di una collana e di due braccialetti
con
perle. Sopra i medaglioni e le medaglie di Siracu
celebrate in Sicilia ed in Atene in memoria delle nozze di Proserpina
con
Plutone. VI. Alcune altre cose di Proserpina.
apoli 13 Settembre 1856 Vista la domanda del tipografo Andrea Festa,
con
la quale ha chiesto di porre a stampa l’opera int
. XXXVIII, 48. (4). Strab. IX. p. 419. Claud. Paneg. de Mall. Theod,
cons
. (5). Cic. de Div. I, 19. (6). Dec. I. 5. (1).
iaron l’ago, « La spola e ‘l fuso, e fecersi indovine ; « Fecer malìe
con
erbe e con imago. » Fra tutti gli Argonauti dist
, « La spola e ‘l fuso, e fecersi indovine ; « Fecer malìe con erbe e
con
imago. » Fra tutti gli Argonauti distinguevasi G
olo fratello Absirto ; e quando vide che il padre stesso li inseguiva
con
un esercito, invece di fidare nel valore degli Ar
restandolo a rendere alla salma dell’ estinto figlio i funebri onori.
Con
questo orrendo delitto ottenne l’intento, e dimos
to di Ercole che aveva lasciati molto prima i compagni), si estendono
con
molte amplificazioni i poeti antichi, come farann
edere alle figlie di lui che potrebbero ringiovanire il vecchio padre
con
certe erbe magiche che ella diè loro ; ed esse tr
avato naturalmente per vecchiezza, oppure artificialmente col fuoco o
con
stromenti di pietra. Anzi gli scrittori filosofi
itolata Medea, perchè tutti i più celebri scrittori latini ne parlano
con
tante lodi da far credere che fosse un capo lavor
er attirarle a un genere di vita più umano e sociale. A questo fine e
con
questo stesso intento invoca Dante le Muse a dare
a da Giunone, vale a dire per le persecuzioni di questa Dea. I Latini
con
poca differenza di ortografia lo dissero Hercules
lla Cappadocia sul fiume Termodonte.Ad Ercole fu imposto di combatter
con
esse per togliere ad Ippolita loro regina un prez
lla Spagna esisteva un re di statura gigantesca e di forma mostruosa,
con
tre corpi, tre teste e sei ale ; e più mostruoso
iovenche. Ercole lo uccise e s’impadronì di tutte le mandre, varcando
con
esse i Pirenei e le Alpi per ritornare in Grecia.
avanzarsi nell’Oceano Atlantico. Anche Dante rammenta quello stretto
con
una perifrasi esprimente questo fatto mitologico,
oma di cautela e di confine dell’umano ardire. Gli Spagnoli coniarono
con
questa iscrizione posta fra due colonne le loro m
, Aretusa ed Esperetusa 88. Avevano esse nell’Affrica un bel giardino
con
alberi che producevano pomi di solido oro ; ma pe
allettato la cupidigia di molti, eran guardati da un terribil dragone
con
cento teste pronte all’offesa di chi si accostass
andò quindi a cercar Teseo, lo staccò dallo scoglio e lo condusse via
con
sè. Di più si trascinò dietro il cane infernale f
’antico continente. Queste imprese spontanee furon chiamate dai Greci
con
una sola parola composta parerga, cioè fatiche di
ofondo dell’Inferno : « Ma lievemente al fondo che divora « Lucifero
con
Giuda ci posò ; « Nè sì chinato lì fece dimora, «
no e che abitava in una caverna del Monte Aventino, che egli chiudeva
con
un macigno e con ordigni di ferro fattigli da suo
in una caverna del Monte Aventino, che egli chiudeva con un macigno e
con
ordigni di ferro fattigli da suo padre. Di là sce
elle sue vittime. Giunse Ercole nel piano fra quel monte e il Tevere,
con
le mandre tolte nella Spagna a Gerione, ed ivi le
l Palatino. In questo tempo Caco rubò ad Ercole nascostamente (perchè
con
lui non osava affrontarsi) quattro giovenche ; e
in ultimo fu causa della sua morte ; la quale per altro egli incontrò
con
un eroismo pari a quello mostrato in tutto il cor
al nome ed alla fama del valore di Ercole, il solo che osò cimentarsi
con
lui in singolar tenzone, fidandosi forse nel priv
lar serpenti fin dalla culla e poi ad uccider mostri e giganti, vinse
con
molta facilità Acheloo sotto qualunque forma, e d
ppa tentò di rapirla correndo in altra direzione. Ercole lo raggiunse
con
una delle sue freccie tinte nel sangue dell’Idra
o di Nesso. Ne fece lavare l’insanguinata tunica o camicia, e insieme
con
altre vesti la mandò al marito. Ercole fu trovato
tronomi moderni, incominciando da Herschel, dicono che il nostro Sole
con
tutto il cortèo dei pianeti è attratto da forza p
era stata rapita da Teseo ; ma avendola trovata nella città di Afidna
con
Etra madre di Teseo, le condussero via entrambe s
tellazione. Perciò questi due fratelli, oltre all’esser rappresentati
con
cavalli bianchi e con un’asta in mano, si vedono
sti due fratelli, oltre all’esser rappresentati con cavalli bianchi e
con
un’asta in mano, si vedono spesso, specialmente i
chi e con un’asta in mano, si vedono spesso, specialmente in pittura,
con
una stella sopra la fronte. Credevano gli Antichi
, dal quale io riconosco « Tutto, qual che si sia, il mio ingegno ; «
Con
voi nasceva, e s’ascondeva vosco « Quegli ch’è pa
a cera e delle penne, e costruite le ali per sè e pel figlio volò via
con
esso traversando il mare per andar nell’Asia Mino
cipitato dalla fortezza di Atene il suo nipote Perdice che dimostrava
con
nuove invenzioni ingegnosissime di dover divenire
i insulsi prodigii, scrivendo la vita di Teseo per farne il parallelo
con
quella di Romolo, si trova molto impacciato a sce
. L’avo e la madre avrebber voluto che egli andasse ad Atene per mare
con
viaggio più breve e più sicuro ; ma egli preferì
la misura di quel letto tirando e dislocando le loro membra107. Teseo
con
un colpo di clava liberò la Terra da quel mostro
ol suo avvenente e nobile aspetto, e più per la destrezza e il valore
con
cui superò i più famosi competitori ; e a tutti d
anna che Teseo avrebbe saputo difendersi ; provvide dunque al secondo
con
un mezzo semplicissimo a sua disposizione. Diede
e colle giovanette Ateniesi, e trovata Arianna che l’aspettava, entrò
con
sì bella e giuliva compagnia nella nave che era p
eo nel giunger salvo ad Atene si cangiò subito in lutto e in rimorso.
Con
tal funesto augurio incominciò egli a regnare. Mo
prima « Col pianto di colui (e ciò fu dritto), « Che l’avea temperato
con
sua lima, « Mugghiava con la voce dell’afflitto,
i (e ciò fu dritto), « Che l’avea temperato con sua lima, « Mugghiava
con
la voce dell’afflitto, « Sì che, con tutto ch’e’f
perato con sua lima, « Mugghiava con la voce dell’afflitto, « Sì che,
con
tutto ch’e’fosse di rame, « Pure el pareva dal do
tese, cangiata in odio e femminile stizza la benevolenza, lo calunniò
con
tal sopraffina malignità, che Teseo divenne crude
in un baratro. La sua morte rimase per lungo tempo ignota, o fu udita
con
indifferenza. In Atene per altro dopo la morte de
acoli per eccitare il popolo a ricercar le ossa di Teseo e riportarle
con
onore ad Atene. E allora, come dice Plutarco, « g
come dice Plutarco, « gli Ateniesi pieni di allegrezza le ricevettero
con
splendida pompa e con sacrifizi, come se stato fo
gli Ateniesi pieni di allegrezza le ricevettero con splendida pompa e
con
sacrifizi, come se stato fosse Teseo medesimo che
finge, che aveva ucciso molte persone e sbigottito tutti, fu promesso
con
pubblico editto a chi liberasse da quel mostro il
ede a indovinar quest’enigma : Qual è quell’animale che la mattina va
con
quattro piedi, a mezzogiorno con due, e la sera c
al è quell’animale che la mattina va con quattro piedi, a mezzogiorno
con
due, e la sera con tre ? Edipo rispose : l’uomo ;
che la mattina va con quattro piedi, a mezzogiorno con due, e la sera
con
tre ? Edipo rispose : l’uomo ; e ne diede la spie
stro poeta Berni ha messa in versi : « ………… L’umana creatura « Prima
con
quattro piè comincia andare ; « E poi con due, qu
…… L’umana creatura « Prima con quattro piè comincia andare ; « E poi
con
due, quando non va carpone ; « Tre n’ha poi vecch
strenui, non produssero l’effetto ultimo desiderato, e tutto terminò
con
un duello tra i due fratelli, ci affretteremo a p
ccettare un duello definitivo, o, come suol dirsi, all’ultimo sangue,
con
Polinice. Eteocle cadde mortalmente ferito : e in
di abbracciarlo per l’ultima volta ; e, raccolte tutte le sue forze,
con
un pugnale, che portava sempre nascosto fra le ve
sti, uccise proditoriamente Polinice, e vedendolo morto prima di lui,
con
questa infernale soddisfazione spirò. I poeti inv
avere incontrato nel Purgatorio il poeta Stazio autore della Tebaide,
con
cui parla di questo poema, e fa dire all’autore s
soltanto due figlie di nome Argìa e Deifile, le quali teneva guardate
con
diligentissima cura senza farle mai uscir di citt
ante fa che Virgilio gli rintuzzi severamente la sua impotente stizza
con
queste parole : « O Capaneo, in ciò che non s’am
erciò stimava un’impostura l’arte dell’Indovino, lo pone nell’Inferno
con
tutti gli altri pretesi Indovini antichi e modern
che sono in comune appellati col patronimico di Pelopidi. Ma il modo
con
cui Pelope ottenne la sposa non è senza delitto.
eo sospettando che la sua propria moglie fosse segretamente d’accordo
con
Tieste, uccise i due più giovani figli, Tantalo e
di dover dire che Egisto uccise a tradimento Atreo suo zio, e quindi
con
Tieste suo padre s’impadronì del regno di Micene
dell’Arcipelago che portò anticamente il nome di sua madre, e che ora
con
poca differenza di suono chiamasi Engía o Enghía.
llo sposar Teti, e tutti d’accordo convennero di unirla in matrimonio
con
quel mortale che ne fosse più degno per bontà di
gine della guerra di Troia. Ora è a dirsi che dal matrimonio di Peleo
con
Teti nacque un figlio che fu chiamato Achille. La
antica e famosa città di Troia. Sino al 1870 non si seppe neppur dire
con
sicurezza di non errare : qui fu ; di modo che ta
l primo a scuoprire l’identità di posizione della esistente Hissarlik
con
l’antica e distrutta città di Troia. E poichè un
precisa ubicazione della famosa città di Troia123. Il nome di Troia,
con
cui questa città è passata ai posteri, consacrata
l Limbo, comincia dalla troiana prosapia dicendo : « Io vidi Elettra
con
molti compagni, « Tra’ quai conobbi ed Ettore ed
olti compagni, « Tra’ quai conobbi ed Ettore ed Enea, « Cesare armato
con
gli occhi grifagni ; » poichè anche Giulio Cesar
da il ratto : « In sogno mi parea veder sospesa « Un’aquila nel ciel
con
penne d’oro, « Con l’ale aperte ed a calare intes
sogno mi parea veder sospesa « Un’aquila nel ciel con penne d’oro, «
Con
l’ale aperte ed a calare intesa : « Ed esser mi p
ngo i Mitologi che di tutti i suoi predecessori ; ma lo rappresentano
con
caratteristiche poco favorevoli, cioè come un gra
sposata ; e dalla mollezza e dagli agi della corte di Licomede partì
con
Ulisse per i duri travagli della guerra. Intanto
dissero che per ottenere favorevoli i venti conveniva placar gli Dei
con
una vittima umana ; e tanto poteva le superstizio
ati, i venti spirarono favorevoli, ed Euripilo « ……. diede il punto
con
Calcante « In Aulide a tagliar la prima fune. »
e virtù pubbliche e private, militari e civili. Quando l’armata greca
con
prospera navigazione fu giunta in vista delle cos
ome altri poeti aggiungono, per mano dello stesso Ettore. È ricordata
con
somme lodi Laodamia moglie di lui affettuosissima
e pregiato e glorïoso, « E da Belo altamente era disceso ; « Se ben
con
falso e scellerato indizio « Di tradigion, per de
gione limitrofa alla Troade, dovè, per ragion di Stato, fare alleanza
con
Priamo contro i Greci ; e l’esercito greco per as
i dell’Inferno. Dante pose nel Limbo « ………. il grande Achille « Che
con
amore alfine combatteo ; » ma nell’Inferno il fr
causa che produsse l’inimicizia fra Achille ed Agamennone, e termina
con
la morte e le esequie di Ettore. Il tempo in cui
n lasciar lacune nel mio umile racconto. La causa che inimicò Achille
con
Agamennone fu una prepotenza del re dei re. Era u
rchè figlia di Crisa sacerdote e re ; e venuto il padre a riscattarla
con
ricchi doni, era stato respinto da Agamennone ste
riscattarla con ricchi doni, era stato respinto da Agamennone stesso
con
modi aspri e minacciosi. Poco dopo infierendo una
assicurato da Achille dichiarò che bisognava render Criseide al padre
con
doni ed offerte ad Apollo per placare quel Nume e
e lo stesso tremendissimo Achille. Seguì allora una tale altercazione
con
parole e frasi sì poco parlamentari, che fu per t
per altro di non più combatter per esso. E ritiratosi nelle sue navi
con
Patroclo suo inseparabile amico e coi suoi Mirmid
e più straordinarie e famose battaglie che sieno mai state descritte,
con
vicende così mirabili che furon copiate o imitate
li. » Per quanto i capitani greci facessero prodigi di valore a gara
con
Diomede, la sorte era contraria al loro esercito,
onseguenza lo scoraggiamento dei superstiti ed illesi. Si notò allora
con
dolore l’assenza di Achille, e sorse vivissimo in
gendo ad Achille, e lo pregò di permettergli almeno di combatter egli
con
le divine armi di lui per trattenere alquanto l’i
trage dei nemici, quand’era già stanco incontrò Ettore, e combattendo
con
lui rimase ucciso. Il tristo annunzio colpì talme
mase ucciso. Il tristo annunzio colpì talmente Achille, che dopo aver
con
gemiti e con pianto sfogato il suo immenso affann
Il tristo annunzio colpì talmente Achille, che dopo aver con gemiti e
con
pianto sfogato il suo immenso affanno rivolse con
olle udir patti, neppur di render la salma ai parenti e al sepolcro ;
con
impeto irrefrenabile lo investì, lo ferì, lo abba
bri onori resi ad Ettore in Troia termina l’Iliade, la quale chiudesi
con
le seguenti semplicissime parole : « Questi furo
torre. » Anche Ugo Foscolo termina il suo celebre Carme sui Sepolcri
con
le lodi di quest’Eroe Troiano morto in difesa del
a guerra, il nuovo guerriero. Al tempo stesso Ulisse, al suo ritorno
con
Pirro, passò per l’isola di Lenno per ricondurre
nfatti non si fidava di Ulisse, e solo consentì e si risolse di andar
con
lui, rassicurato che fu dalle parole del giovinet
il primo della Licia ed il secondo dell’Etiopia, andarono alla guerra
con
una schiera di lor gente, e furono entrambi uccis
che Virgilio e Ovidio asseriscono essere accorsa in aiuto dei Troiani
con
una schiera delle sue compagne e che fu uccisa da
chiama « ……………. l’edifizio « Del gran cavallo che d’inteste travi «
Con
Pallade al suo fianco Epeo costrusse, « E Ulisse
tente tuttora nella galleria del Vaticano) nel quale vedesi Laocoonte
con
i due suoi figli in atto di fare i supremi sforzi
i sforzi per liberarsi da quelli spaventevoli serpenti che li cingono
con
le loro spire. Può vedersene anche una copia in m
nell’Inferno tra i fraudolenti, e fa che un altro dannato altercando
con
esso gli rimproveri le sue frodi, dicendogli : «
Stenelo ed Ulisse, « Acamante e Toante e Macaone « E Pirro e Menelao
con
lo scaltrito « Fabbricator di quest’inganno, Epeo
quest’inganno, Epeo. » (Traduz. del Caro.) Virgilio racconta ancora
con
qual facilità trasportarono i Troiani in poche or
me abbiam riportato di sopra : « Forsennata latrò siccome cane, » e
con
tale espressione mentre alludeva alla mitologica
e col fratello Agamennone, in questo discordò da lui, e volle partire
con
pochi altri il secondo giorno dopo la presa di Tr
e spiaggie di Troia, e gli altri si diressero verso la patria, ognuno
con
le proprie navi ed i proprii sudditi superstiti s
ne era rimasto accampato intorno alle fumanti rovine di Troia insieme
con
Pirro figlio di Achille e gli altri capitani che
Pirro figlio di Achille e gli altri capitani che non vollero partire
con
Menelao. Nel tempo che ivi si trattenevano per pl
ro partire con Menelao. Nel tempo che ivi si trattenevano per placare
con
sacrifizii e rendersi propizia la Dea Minerva, ac
o al piccolo Astianatte rimasto solo in quella tomba, e si tratteneva
con
lui più che poteva per fargli compagnia ed avvert
credè opportuno di partire, tutti i principi greci che erano rimasti
con
esso salparono contemporaneamente dalle spiaggie
on vi perì che Aiace figlio di Oileo, e tutti gli altri si salvarono,
con
gran dispiacere di Nauplio, principalmente perchè
tesso Nettuno. Tutti gli altri guerrieri che partirono dalla Troade o
con
Menelao o con Agamennone, giunsero salvi nella Gr
Tutti gli altri guerrieri che partirono dalla Troade o con Menelao o
con
Agamennone, giunsero salvi nella Grecia. E qui fi
ofetessa veridica in tutte le sue predizioni, ma per volere di Apollo
con
essa adirato, non mai creduta da alcuno. Non solo
giunsero Oreste e Pilade, riconobbe il fratello, e quindi si accordò
con
esso e coll’amico di lui ad uccider Toante. Ciò f
e rapire Ermione promessa sposa di Oreste, ed Oreste venuto alle mani
con
esso lo uccise. I suoi figli e discendenti si man
giunse in Italia Enea, ed essendo allora richiesto da Turno di unirsi
con
lui per distruggere quest’ultimo avanzo di Troia,
istruggere quest’ultimo avanzo di Troia, ricusò dicendo che la guerra
con
quella nazione era stata dannosa agli stessi vinc
Minosse la fondazione di questa città ; ma Omero che parla più volte
con
gran lode del valore di Idomeneo, quanto al suo r
ce soltanto che « …………. in Creta « Rimenò Idomeneo quanti compagni «
Con
la vita gli uscîr fuori dell’arme : « Un sol non
lie, quando sappiamo che Ulisse, come gli fa dire anche Dante, stette
con
Circe più d’un anno là presso Gaeta « Prima che
no prima che Ulisse abbandonasse l’isola di Circe, mentre a compierlo
con
mezzi umani, dove pone Omero l’Inferno, cioè ai g
a lui stesso costruita ebbe a soffrire un’altra tempesta, dalla quale
con
gran fatica e pericolo scampato a nuoto, giunse n
de’suoi travagli ; poichè ivi accolto onorevolmente dal re Alcinoo e
con
larghissimi doni ricompensato di tutti i danni so
te avesse impero « La domandaro ; ed ella pronta l’alto « Loro additò
con
man tetto del padre. « Tocco ne aveano il limitar
barbara e orrenda. Uno afferronne, « Che gli fu cena ; gli altri due
con
fuga « Precipitosa gionsero alle navi. « Di grida
« Sorse nel porto un suon tetro e confuso. « Ed alcuni infilzati eran
con
l’aste, « Quali pesci guizzanti, e alle ferali «
tor che su pendente rupe « Tuffa di bue silvestre in mare il corno «
Con
lunghissima canna, un’infedele « Esca ai minuti a
Ma se Ulisse nell’andare in Sicilia potè passare fra Scilla e Cariddi
con
la perdita soltanto di 6 compagni, nel ritorno li
Onda schiantò : ma di taurino cuoio « Rivestialo una striscia, ed io
con
questa « L’albero e la carena in un legai, « E so
pirati avanzi. « Le braccia apersi allora, e mi lasciai « Giù piombar
con
gran tonfo all’onde in mezzo, « Non lunge da que’
delle viscere e del sangue « Della misera gente ; ed io l’ho visto «
Con
gli occhi miei, nel suo speco, rovescio « Stender
mi, divisò le veci « Sì, che parte il tenemmo in terra saldo, « Parte
con
un gran palo al foco aguzzo « Sopra gli fummo ; e
rsi dei Proci uccidendoli tutti, e poi viver tranquillo nel suo regno
con
la fida Penelope, il saggio figlio e il vecchio s
a del suo ritorno 141. Non tutti però gli antichi autori si accordano
con
Omero a dire che Ulisse tornò in Itaca ; anzi alc
male « Più spiace a Dio ; » dovè esser perciò assai meno indulgente
con
Ulisse che con Achille. Infatti gli eccessi di Ac
ace a Dio ; » dovè esser perciò assai meno indulgente con Ulisse che
con
Achille. Infatti gli eccessi di Achille dipendeva
rsa, secondo le diverse colpe : pone Achille nel cerchio della bufera
con
Francesca da Rimini, e Ulisse tra i rei del fuoco
Evo. Di Achille dice soltanto : « …… e vidi il grande Achille « Che
con
amore alfine combatteo. » Ma di Ulisse ragiona a
a terra nacque un tal turbine, che fece affondar nel mare la sua nave
con
esso lui e tutti i suoi compagni. Queste particol
cque, « E percosse del legno il primo canto. « Tre volte il fe’ girar
con
tutte l’acque, « Alla quarta levar la poppa in su
guissero nella sua emigrazione, non potè averne notizia alcuna. Dipoi
con
una flotta di 20 navi partì dalle spiaggie della
o « Il diro annunzio. Ritentando ancora, « Vengo al terzo virgulto, e
con
più forza « Mentre lo scerpo, e i piedi al suolo
udendo. Un de’figliuoli « Era questi del re, che al tracio rege « Fu
con
molto tesoro occultamente « Accomandato, allor ch
enta « Quest’umana ingordigia ?143 Dante ha gareggiato mirabilmente
con
Virgilio estendendo il virgiliano prodigio di un
Non rami schietti, ma nodosi e involti, « Non pomi v’eran, ma stecchi
con
tosco. » Inoltre le Arpie sono ivi destinate a f
adronirsi delle ricchezze e del regno147 Ma essa potè fuggir per mare
con
molti tesori e molti compagni o sudditi e fondare
he Enea fosse divenuto sposo di lei che prima avea rifiutato le nozze
con
altri principi per serbar fede al cener di Sicheo
cristiana, e senza allontanarsi dalle dottrine di questa, descrivendo
con
mirabil fantasia e sapienza l’Inferno, il Purgato
ta. E perchè Virgilio stesso ne dà la spiegazione, qui la riporteremo
con
le parole del suo celebre traduttore A. Caro : «
chè non fu punto « Inferïore a lui. Stava sul mare « Sonando il folle
con
Tritone a gara, « Quando da lui ch’aschio sentinn
i avanzò in quella regione che doveva divenir sì celebre nella storia
con
la città di Roma e il popol di Quirino. Gli stori
, incominciando da Tito Livio, concordano coi poeti, e principalmente
con
Virgilio, ad asserire che Enea strinse alleanza c
e principalmente con Virgilio, ad asserire che Enea strinse alleanza
con
Latino re di Laurento nel paese dei Latini, e ne
gli Dei manifestino agli uomini la loro volontà e le loro intenzioni
con
certi segni sensibili più o meno evidenti. E sicc
ttribuito da Platone stesso156. Questo greco vocabolo in composizione
con
altri, diede origine a molte altre denominazioni
mani, i quali la estesero e l’accreditarono maggiormente applicandola
con
solenni formalità e pratiche religiose alla direz
sagì che sarebbe saccheggiata la città, molti Tebani esularono insiem
con
lui ed andarono a cercar nuove terre ed una nuova
zarono contro le falsità della religione pagana parlano delle Sibille
con
molto riserbo ; alle quali attribuirono perfino a
esse attribuita164. Non dovrà dunque recar maraviglia che se ne parli
con
tanto rispetto dagli storici latini e dallo stess
raccontato poeticamente tutto l’atroce delitto di Medea, ed asserito
con
sicurezza che questo nome di Tomi lo aveva il ter
alia, e precisamente in Napoli, fu eseguita nel mese di novembre 1872
con
prospero successo l’operazione della trasfusione
sue Opere, e di talune confessa ancora i difetti, parla poi più volte
con
gran convinzione e sicurezza del suo valore tragi
lli ne’suoi Discorsi, e poi nello stesso secolo xvi più estesamente e
con
metodo scientifico dimostrata dal celebre nostro
lo racconta a lungo nel lib. ii dei Fasti, e chiude la sua narrazione
con
le lodi del delfino e col premio che ebbe dagli D
ra ; « E fatal prova nel primiér periglio « Dando l’immenso ardire, «
Con
mano inevitabile n’afferra « Gli avidi mostri ins
doti maravigliosi. Virgilio nella celebre Egloga iv li nomina ambedue
con
egual lode : « Non me carminibus vincet nec Thra
ece sì che un fascio era egli ed io. » (Inf., C. xxxi, v. 130) 91.
Con
questo stesso greco vocabolo son composte in ital
minciasse la bufera, i buoi muggivano tanto da far paura, e tentavano
con
ogni sforzo di svincolarsi per fuggire. Questo fe
ato anche in latino alla pernice, come noi chiamiamo questo volatile,
con
piccola alterazione ortografica dell’ablativo lat
lung’uso ed arte « Via più la mano e più l’ingegno affina. » 108.
Con
queste ultime parole sembrerebbe che Plutarco lod
Dovete dunque sapere come sono due generazioni di combattere : l’una
con
le leggi, l’altra con la forza : quel primo modo
come sono due generazioni di combattere : l’una con le leggi, l’altra
con
la forza : quel primo modo è proprio dell’uomo, q
brutte Arpie lor nido fanno, « Che cacciar delle Strofade i Troiani «
Con
tristo annunzio di futuro danno. » 147. Dant
sserisce ancora di aver veduto nel Limbo « ………….il re Latino « Che
con
Lavina sua figlia sedea. » 153. « Novam ipse a
cioè a lui, perchè Tiresia finchè non ebbe ribattuto li due serpenti
con
la verga era non più maschio, ma femmina. Perciò
colle parole Dies iræ, è rammentata l’autorità della Sibilla insieme
con
quella di David : Teste David cum Sybilla. 164.
me Nilo(c). Non sempre Cadmo stette appresso il padre suo, ma insieme
con
Cilice e Fenice, suoi fratelli (2), dovette andar
Sparti, ossia Seminati (b). L’anzidetta Dea avvertì allora Cadmo, che
con
una pietra nascostamente colpisse uno di coloro.
uel re, avea osato di deridere le Nereidi. Queste Ninfe se ne dolsero
con
Nettuno, e lo pregarono di vendicarle. Il Dio del
ibili. Stupefatte le Ninfe marine, e vaghe di rinovarne l’esperimento
con
altre verghe, egualmente tenere e fresche, osserv
de una giovenca, e a Mercurio un vitello. Si unì poscia in matrimonio
con
Andromeda : e fu allora, che Fineo, fratello di C
si portò a fabbricare la città di Micene(g). Dal matrimonio di Perseo
con
Andromeda nacequaro Perse(8), Stenelo(9), Mestore
arsì da quello tra’discendenti d’ Eolo, che gli si sarebbe presentato
con
un piede calzato e l’altro ignudo (b). Fu per que
perdette un calzare. Arrivò finalmente in Iolco ; e Pelia, al vederlo
con
un piede ignudo, si rammentò tosto di ciò, di cui
spiaggie un’ara, sopra la quale vi sparse fiore di farina, mescolato
con
olio e mele, e poscia immolò due tori a Nettuno e
enne in cognizione, diede segni del più vivo dolore, e volle espiarsi
con
sacrifizj, fatti alla madre degli Dei, cui alzò u
fossero animali mansueti e domestici, li sottopose all’aratro, e andò
con
essi seminando i denti del mentovato Dragone, che
e, che già poc’ anzi avea ucciso. Ne sorsero tanti corpi animati, che
con
lunghe ed acute aste si avventarono contro Giason
a’ sacrifizj, fece le libazioni in onore di Giove Espiatore, e placò
con
preghiere le Furie vendicatrici. Gli Argonauti co
nel corpo del genitore, onde estraerne il vecchio sangue, e riempirne
con
altro nuovo le vuote arterie. Così fecero : Pelia
ntre si riposava sulla spiaggia del mare all’ombra della nave stessa,
con
cui avea fatto il famoso viaggio, spirò sotto il
retendono, che siasi trasferito in Asia, dove, essendosi riconciliato
con
Medea, e avendo dato varie prove della sua pruden
a venerato da’ Tebani(b). Nel momento, in cui nacque Ercole, il tuono
con
raddoppiato strepito si fece sentire, e molti alt
il morso di due serpi, che introdusse nella di lui culla ; ma Ercole
con
intrepide mani talmente li strinse, che li uccise
giunse all’adolescenza, ella risvegliò il suo sdegno contro di lui, e
con
maggiore ardore tentò di farlo perire. La Dea qui
ontro quell’animale, e sopra il medesimo perfino spezzò la sua clava.
Con
tutto ciò non gli riuscì mai d’ucciderlo, perchè
ucciderla, perchè era sacra a Diana. Impiegò un anno nell’inseguirla
con
tale costanza, che la stancò, se la fece sua, e l
i trasse dal corpo d’uno degli estinti suoi compagni. Ercole lo onorò
con
magnifici funerali sopra una montagna, che poscia
o pretende, che se ne trovassero ne’ deserti dell’ Arabia (d). Ercole
con
certi timpani, ricevuti da Minerva, ed atti a spa
ossia la cintura della Regina delle Amazoni, Antiope. L’ Eroe insieme
con
Stenelo, figlio d’ Attore, e co’due figli di Deim
ò poscia d’adempiere alla sua promessa. Lo stesso re inoltre, unitosi
con
Leprea, figlio di Glauco e di Astidamia, e con Ne
so re inoltre, unitosi con Leprea, figlio di Glauco e di Astidamia, e
con
Neleo, figlio di Nettuno e di Tiro, e re di Pilo,
e in quella guerra sia anche morto un certo Calcodone, ch’erasi unito
con
Ercole, e che da questo sia stato onorevolmente s
gone, e il Cane, e ne portò via gli armenti(c). Mentre Ercole passava
con
quegli animali perla Libia, Dercilo e Albione, fi
rcole gli eolse uno de’di lui buoi. Se ne offese Teodamante, t marciò
con
alcuni soldati contro l’ Eroe ; ma questi lo ucci
ta quattro cubiti d’altezza. Egli costringeva i passeggieri a lottare
con
lui, e poi li soffocava. Provocò Ercole alla lott
avevano tratta la loro origine da Nettuno. Ercole dovette azzuffarsi
con
loro, perchè non volevano lasciarlo andare a’mont
a tutti a quel giuoco, e ne uccideva i vinti. Osò di cimentarsi anche
con
Ercole, ch’era giunto ne’di lui Stati co’ buoi di
. Da di là continuando il suo viaggio, arrivò in Misia, dove combattè
con
Amico, re di Brebicia, lo scacciò dal trono, e vi
ggio, e lo regalò d’una tazza d’oro. Ercole lottò ne’Giuochi Olimpici
con
Giove, il quale cravi comparso sotto la figura d’
onoscere, si rallegiô col figlio pel di lui valore. Ercole per ultimo
con
una freccia offese Plutone, che fu costretto di s
e la medicina e la chirurgia. Come medico ebbe tempj e altari, comuni
con
Apollo ed Esculapio. Conobbe la botanica, e arric
tra pratico : seccò paludi, arginò fiumi, scavò canali, frenò il mare
con
dighe, appianò montagne, aperse pubbliche strade,
aperse pubbliche strade, per cui ne fu tenuto qual Dio, e si confuse
con
Mercurio. Teocrito lo disse l’uomo universale. In
cle, e gl’indicò chi n’era stato il ladro. Sofocle non ne fece parola
con
alcuno. Sognò di nuovo lo stesso, e neppure allor
ese, voleva sacrificare ad Ercole. Un cane bianco prese la vitrima, e
con
essa se ne fuggì. L’Ateniese invocò Ercole, corse
cole, prima di poter conseguire in moglie Dejanira dovette combattere
con
Acheloo, figlio dell’ Oceano e di Teti, o, come a
o che Ercole non fosse stato abbastanza punito, lo afflissero inoltre
con
una malattia, per liberarsi dalla quale l’Eroe si
lato béne, o avesse rottoil fuso (a). Narrasi, che Ercole, viaggiando
con
Onfale, si ritirò in una grotta. Colei aveva anch
a Filottete d’appiccarvi il fuoco, e dallo stesso si fece promettere
con
giuramento, ch’egli avrebbe raccolto le di lui ce
icare i rei usavano allota certi sassetti, bianchi e neri, assolvendo
con
quelli, e condannando con questi. Scritto il fune
certi sassetti, bianchi e neri, assolvendo con quelli, e condannando
con
questi. Scritto il funesto decreto, ciascuno pose
’ atroce castigo. Quindi, rendute grazie al suo liberatore, fece vela
con
propizio vento per la Ionia, e giunse a’ lidi del
Ercole alla sua corte, l’Eroe indico a’ due predetti vecchi il modo,
con
cui voleva essere adorato. Esso consisteva nel fa
i finora abbiamo parlato, rappresentasi di figura gigantesca, vestito
con
pelle di leone, e coronato di pioppo. Stringe in
minato Corinete, perchè portava una clava, detta in greco corine (3),
con
cui uccideva i passeggieri(b). Colui voleva arres
lui voleva arrestare anche Teseo, ma questi lo uccise, e portò sempre
con
se quella clava, come il primo trionfo della sua
ro, quando intese la morte del suo figliuolo(b). Egli, per vendicarla
con
numerose forze terrestri e marittime, mosse guerr
rinto. Ritornando gli stessi Deliasti in Atene, il popolo li riceveva
con
molti onori, con grandissime acclamazioni, e cont
gli stessi Deliasti in Atene, il popolo li riceveva con molti onori,
con
grandissime acclamazioni, e contrassegni d’allegr
portare, attesochè certi nobili giovanetti, vestiti da donzelle(e), e
con
rami di vite, carichi d’uva, correvano dal tempio
a tazza ben grande e scabra per un rilievò d’ intaglio, e scagliatala
con
tutta la forza, squarciò la fronte a colui, il qu
ima il giovane Trojano a Sparta, Menelao, che ivi regnava, lo accolse
con
dimostrazioni di singolare benevolenza. Ma paride
lo scudo di lui. Il Greco allora si scagliò sopra l’infelice vecchio,
con
una mano lo prese pe’ canuti capelli, coll’altra
sti uomini avrebbono durato fatica ad alzarla da terra ; ed egli solo
con
tutta facilità lo fece, e la gettò contro quella
Scea, attendendo Achille, e mostravasi impaziente di venire alle mani
con
lui. Priamo ed Ecuba, tremanti per la vita del lo
tore la picca, e lo stese a terra morto. Disonorò poi la sua vittoria
con
un tratto di turpe crudeltà. Non contento d’aver
isordine. Ella cercò tutti i mezzi di vendicarsene ; ed uno ne trovò,
con
cui fece molto bene la parte sua senza manifestar
il suo nome ad una città, dove fu sepolta(b) (2). Qesto Eroe combattè
con
Diomede, figlio di Tideo e di Deifile, e ne rimas
mbattè con Diomede, figlio di Tideo e di Deifile, e ne rimase colpito
con
un sasso. Apollo prese cura di lui ; e dopo averl
ltra volta alla testa de’ suoi(c). Allora fu, ch’egli venne alle mani
con
Achille. Il combattimento fu lungo assai e dubbio
Orsiloco, figliuoli di Diocleo(f). Sotto le mura di Troja si azzuffò
con
Demoleo, Greco Capitano, lo spoglio dell’enorme c
: quindi, affidata la cura degli Dei Penati(3) al vecchio suo padre,
con
lui sulle spalle, e col figlinolo, Ascanio(4), a
sarebbe disceso nell’Inferno ; e che dove avrebbe trovato una scrofa
con
trenta figliuoli, avrebbe fabbricato una città. E
tutte le perdite fatte nella procella, lo trattò a lauto banchetto, e
con
generose offerte, e perfino colle più dolenti lag
i quel paese, e figlio del fiume Criniso, e di Egesta, donna Trojana,
con
tutta la benevolenza lo accolse. Enea vi celebrò
bbiamo parlato, gli comandò, che lo svellesse dal tronco(17), giacchè
con
esso alla mano avrebbe potuto recarsi, ove desiav
ita dal Regno di Plutone s’avviò verso le spiaggie di Gaeta. Da di là
con
propizio vento, passati i perigliosi lidi della M
ta figliuoli, e ne fece un sacrifizio a Giunone. Strinse poi amicizia
con
Evandro, creduto figliuolo di Mercurio(18). Quest
cavalli, guidati da Pallante, suo figliuolo. Poco dopo si collegarono
con
Enea anche i Tirreni sotto la condotta di Tarcont
ti contre Mezenzio, loro re, a motivo delle di lui crudeltà(19). Enea
con
tali soccorsi e con armi, che Venere aveagli fatt
loro re, a motivo delle di lui crudeltà(19). Enea con tali soccorsi e
con
armi, che Venere aveagli fatto lavorare da Vulcan
e’ Volsci(b) (23). Finalmente vi rimase ferito ; e la Dea, sua madre,
con
certa erba quasi in un istante lo risanò. Il cont
omministrò forze sufficienti a vendicare la morte d’Atreo. Agamenonne
con
tali soccorsi perseguitò Tieste sì fortemente, ch
Testoride(16), dichiarò, che ciò avveniva, perchè Diana era sdegnata
con
Agamenonne, il quale avea ucciso una cerva, a lei
lia primogenita dello stesso Agamenonne. Quessa era rimasta in Micene
con
Clitennestra, sua madre. Il pubblico bene fece ta
acrifizio a Giove e agli altri Dei, protettori della navigazione(18),
con
propizio vento approdò alle spiaggie di Troja. Uc
ture. La moglie allora lo assalì ; e assistita dall’anzidetto Egisto,
con
un colpo di accetta lo uccise. Altri dicono, ch’e
stesso Agamenonne, dopo la morte del padre lo avea nascosto sotterra
con
molto oro nella Focide. Gli abitanti di quel luog
istero. Questo durava un anno ; compito il quale, l’anzidetto scettro
con
certe ceremonie si trasferiva ad altro sacro Mini
oluto di vendicare la morte del genitore, si trasferì in Argo insieme
con
Pilade, figlio dell’anzidetto Strofio, con cui av
i trasferì in Argo insieme con Pilade, figlio dell’anzidetto Strofio,
con
cui avea contratto strettissima amicizia. Ivi si
lla morte d’Oreste(2) ; e introdotto appresso Clitennestra, la uccise
con
Egisto (b). Euripide poi vuole, che Oreste abbra
rtato dalla. Taurica Chersoneso nella Gsecia la statua di Diana. Egli
con
Pilade si accinse all’impresa. Questa era assai p
zione. Propose quindi di salvare uno di loro a patto, che promettesse
con
giuramento di recare una lettera in Argo. Allora
acro nel mare ; e che a questa ceremonia non doveva assistere alcuno.
Con
tale ritrovato Ifigenia fuggì colla statua(5), e
oncittadino, arrivato in Tegea, città dell’ Arcadia, le trovò sepolte
con
quelle d’ Agamennone (b). Menelao. MEnelao
quell’arma stessa, che lo avea colpito. Il re pertanto si riconciliò
con
Achille, ne ottenne di essere guàrito nel modo in
loro marciò contro i Trojani(a). Claudiano dice, che Achille lo guari
con
un’erba, detta poi dal nome di lui Achillea. Molt
igliuoli di Biante(d). L’Eroe sostenne altresì un lungo combattimento
con
Pentesilea, regina delle Amazoni, la quale era di
i quell’Eroina, sgridò la di lui debolezza sì aspramente, che Achille
con
un pugno lo uccise(9). Achille mise pure a morte
figlio di Priamo, ed Ifizione, figlio d’Otrinteo(a). Si azzuffò anche
con
Cicno, figlio di Nettuno. Il corpo di colui era i
ntro di quello, scese dal carro, e colla spada investì il nemico, che
con
intrepida fronte gli stava dinanzi. Il ferro d’Ac
tutti gli sforzi suoi, si levò alla fine dal braccio lo scudo, ed ora
con
esso, ed ora col manico della spada ammaccò la fa
ò in Achille lo sdegno, che nutriva contro Agamennone ; si riconciliò
con
lui ; ricevette nuovamente Briseide, carica di ri
fortuna de’suoi(c). Tetide gli ottenne nuove armi da Vulcano, ed egli
con
quelle fece orribile strage de’ Trojani(a). Uccis
consumandosi, e se ne rinchiusero le ceneri in un’urna d’oro insieme
con
quelle di Patroclo, e di Antiloco, il quale pure
quali fece allora, dicesi che abbia preso a lavorare l’arena del mare
con
aratro, tirato da due animali di diversa spezie,
guerra Trojana sì co’ suoi consigli, che col suo valore. Egli insieme
con
Diomede tolse a’nemici, come si è accennato anche
città, e vi fece grandissimo bottino. Ma i Ciconi ritornarono poscia
con
forze maggiori, e uccisero gran quantità de’ di l
arli ritornare alle navi. Una terza procella lo spinse in Sicilia. Là
con
dodici de’suoi entrò nella caverna, ove soleva st
servare quell’abitazione, Polifemo vi ritornò, e ne chiuse l’ingresso
con
una pietra, la quale non si sarebbe potuto smuove
sciò gli altri chiusi nell’antro. Ritornatovi a sera, cenò nuovamente
con
pari cibo. Chiese poi ad Ulisse, com’egli si chia
nzidetto otre vi si trovasse dell’oro, lo aprirono. Ne uscirono tosto
con
furore e veemenza sì grande i venti, che i Greci
so della Reggia vennero accolti da gran numero di lupi, frammischiati
con
lionesse ed orse. Queste fiere, lungi dall’atterr
asformazione de’suoi compagni. Recavasi l’Eroe alla Reggia della Maga
con
animo di prenderne vendetta, quando gli apparve M
amano Moli, ed eglino solo potevano facilmente raccorla. Entrò Ulisse
con
quella, e senza timore bevette alla tazza avvelen
ne(13). Usò egli la precauzione di far turare a tutti i suoi compagni
con
cera le orecchie, onde non udissero il canto fata
i animali. Lampezia vo ò ad avvertirne il padre. Questi se ne querelò
con
Giove, e minacciò di non più apparire sulla terra
genitore. Parlò egli col padre, nè lo riconobbe, finchè Minerva toccò
con
verga d’oro Ulisse, e gli restituì la sua primier
non molto dopo riprese le sembianze di vecchio e mendico uomo, passò
con
Eumeo alla città(a). Giunto al suo palagio, venne
a mendicare appresso di loro. Antinoo, ch’era uno di quelli, s’adirò
con
lui, e lo percosse con una panchetta nell’ultima
i loro. Antinoo, ch’era uno di quelli, s’adirò con lui, e lo percosse
con
una panchetta nell’ultima diritta spalla. Se ne q
se a terra, tutto coperto di sangue(c). Penelope poscia parlò a lungo
con
Ulisse senza mai conoscerlo(20). Ella comandò, ch
). Ella comandò, che gli si lavassero i piedi, come soleasi praticare
con
ogni straniero. La vecchia Euriclea, nutrice d’ U
o. Il giuoco consisteva nel dover tendere l’arco d’ Ulisse, e passare
con
esso dodici anella. Tutti que’ Nobili si studiaro
so la madre nell’isola Eea. Cresciuto in età, montò sopra un naviglio
con
varj compagni per amlarsene ad Itaca, ed ivi fars
suoi si fece a respingernelo, e Telegono senza conoscerlo lo trafisse
con
una lancia(e). Ditti Cretese disse, che ciò avven
on trovavasi alcuno, il quale maneggiasse meglio di lui l’asta(a) ; e
con
tanta destrezza muoveva le mani, che d cevasi ave
e avrebbe per certo soggiaciuto a quella pena, se non avesse promesso
con
giuramento di purgarsi del commesso delitto. Mine
via non lasciò invendicata la profanazione del suo tempio, e sì colpì
con
fulmine tutta la di lui flotta, ch’essa naufragò(
e anche lui, e lo fece perire(a). Virgilio dice, che Minerva lo colpì
con
un fulmine, e che fattolo rapire da un turbine in
atane quela parte, dov Ercole avea ferita la belva(a). Ajace portossi
con
dodici vascelli alla volta di Troja, e si qualifi
lasgo ; Forcine, figlio di Fenope(f). Ebbe pure la gloria di battersi
con
Ettore ma il conflitto restò interrotato dalla no
che aveva avuto da Ettore, e ritiratosi in solitario luogo, si diede
con
essa la morte(a). Altri pretendono, che Ajace vol
a approdato co’ compagni alle spiagge de’ Brebici, dovette azzuffarsi
con
Amico, figlio di Nertuno, e re di que’ popoli. Co
rtuno, e re di que’ popoli. Colui obbligava gli stranieri a sostenere
con
esso il combattimento del Cesto, li vinceva tutti
llo di Tindaro(e), chiamate perciò Leucippidi(3), erano per isposarsi
con
Linceo ed Ida, figliuoli di Afareo o Afarete, fon
di vita Ida(a). Apollodoro dice, che Castore e Polluce si erano unin
con
Ida e con Linceo per rubare certi greggi ; che qu
da(a). Apollodoro dice, che Castore e Polluce si erano unin con Ida e
con
Linceo per rubare certi greggi ; che questi, eseg
rti greggi ; che questi, eseguito il furto, ricusarono di farne parue
con
quelli ; e che perciò nacque l’anzidetto vicen de
si rappresentano come due giovani, che d’ordinario starmo a cavallo,
con
berretta in testa, e con una stella sulla punta d
e giovani, che d’ordinario starmo a cavallo, con berretta in testa, e
con
una stella sulla punta di quella(c) (7). Panormo
ni. Eglino durante la guerra de’ Messenj cogli Spartani si cuoprirono
con
bianca veste, con berretta sul capo, e con picca
la guerra de’ Messenj cogli Spartani si cuoprirono con bianca veste,
con
berretta sul capo, e con picca in mano. Sotto tal
gli Spartani si cuoprirono con bianca veste, con berretta sul capo, e
con
picca in mano. Sotto tali sembianze comparvero al
Polluce venne eziandio castigato un certo Scopa. Costui avea parlato
con
disprezzo di loro, e in pena di tale delitto rima
al possesso d’Ippodamia, doveva precederne il padre, che lo inseguiva
con
un’asta alla mano(d) (3). Pelope fece un sacrifiz
deva egli Ippodamia in moglie ; e che perciò essendo venuto alle mani
con
Pelope, ne restò vinto(e). Altri finalmente soggi
nalmente soggiungono, che Pelope gettò in mare Mirtilo, perchè questi
con
gran forza instava nel ricercargli il premio dell
sedia di pietra, si spogliò delle sue vesti, si purificò, e si cuoprì
con
abito simile a quello, ch’era costume d’imporsi a
nero, Adrasto, figlio di Talaone, e re d’Argo(1), il quale, collegato
con
Tideo(2), Capaneo Capaneo era nobile d’Argo. Alo
fosse opposto, e che in pena di tanto ardire Giove lo avesse colpito
con
unò de’ suoi fulmini(b). Fu quindi considerato an
vato, se Erifile, di lui moglie, guadagnata da suo fratello, Adrasto,
con
una collana d’oro nol avesse tradito. Anch’egli p
’un sottoposto precipizio, e vi perì(c). Altri pretendono, che mentre
con
tutta fortezza combatteva, la terra siasi aperta,
eva, la terra siasi aperta, e lo abbia ingojato vivo col suo carro, e
con
Batone, suo cocchiere(d). Egli dopo morte fu ascr
ofonte, figlio di Autofono. Tideo, assistito da Pallade, se ne difese
con
tanto valore, che non lasciò vivi di coloro, se n
a sorella non avea avuto secolei parte alcuna. La stessa Antigona poi
con
violente morte prevenne l’esecuzione dell’anzidet
ri, consecrò a questa Divinità un nuovo tempio, il quale era sì unito
con
un altro, fabbricato all’ Onore, che non si potev
che non si poteva penetrare in questo, se non si passava per quello :
con
che voleasi esprimere, che la vera ed unica via d
più è dannoso. Accortezza. L’ Accortezza è prontezza di mente,
con
cui non solo si prevede ; si discerne, e si schiv
ernice, perchè anche questo animale è fornito di sommo avvedimento, e
con
maravigliosa destrezza si sottrae ad ogni pericol
rtezza è virtù, la quale ci fa incontrare ragionevolmente, e superave
con
animo costante quelle difficoltà, che sogliono ac
hè questo animale ama le grandi, e sdegna le vili azioni. La Fortezza
con
una mano si appoggia sull’estremità d’una colonna
sergli recati. Nel mezzo di quello scudo v’è un leone, che si azzuffa
con
un cinghiale. Di questi du animali il primo opera
colle ali a’piedi : le quali cose tutte sono indizio della velocità,
con
cui l’ Emulo cerca di pareggiare e oltrepassare c
l Merito sopra erto e scosceso luogo, il quale esprime la difficoltà,
con
cui si giunge a meritare. Ha egli la fronte cinta
Magnanimità è virtù, che modera gli affetti dell’animo, che sostione
con
indifferenza i prosperi e i tristi eventi, e che
stituì anche dei pubblici Giuochi(d). La Vittoria viene rappresentata
con
un piede sopra un globo, per indicare ch’ella dom
e fabbricò un tempio in Roma(b). Questa Divinità venne spesso confusa
con
Tenti e con Dice. Temi veramente regnò nella Tess
n tempio in Roma(b). Questa Divinità venne spesso confusa con Tenti e
con
Dice. Temi veramente regnò nella Tessaglia, e fu
b). A Nemesi altresì furono date le ali, perchè si supponeva, ch’ella
con
tutta prestezza seguisse i passi degli uomini per
indica il carattere di questa virtù, ch’è quello di mostrarsi eguale
con
tutti. Ella si dipinge altresì di terribile guard
pinge altresì di terribile guardatura, colla bilancia nella destra, e
con
una spada nella sinistra : simboli, co’ quali si
ce le cattive. Quindi la Giustizia da altri venne anche rappresentata
con
velo agli o chi, per indicare ch’ella non ha rigu
più d’un marito, il toccare la Statua di quella Dea(b). Ciò s’accorda
con
Valerio Massimo, il quale riferisce, che gli Anti
e quali ammaestrano, che chi vuole esercitare questa virtù, dee farlo
con
prontezza, onde l’azione di lui riesca più gradit
inoltre una catena d’oro, per simboleggiare il dolce legame d’amore,
con
cui si unisce il beneficato al benefattore. V’è a
era indizio della medesima. Talora questa Dea è in atto d’abbruciare
con
una face un mucchio d’armi, per esprimere, ch’ell
ù è in atto d’addittare il Sole, e dì mirarsi ella stessa in quello :
con
che voleasi indicare, che la verità è amica della
dilegua le tenebre della falsità. Ella tiene nella destra un oriuolo,
con
cui si dà ad intendere, che la verità col decorso
e d’ordinario nel fondo d’un pozzo, per esprimere ch’essa molte volte
con
difficoltà si scuopre(a). Sincerità. La Sin
a face, e la rivoglie ad abbruciare un Pellicano co’ suoi figliuoli :
con
che vuolsi indicare, che le azioni dell’ empio te
ri di questa vita. Esso comparisce cinto la fronte di reale corona, e
con
ali alle tempia. Versa colla destra da un Cornuco
ovina delle più potenti città : questo è il significato del maltello,
con
cui il Lusso atterra magnifici palagi. Affetta
ne. Vendetta. La Vendetta è offesa fatta di privata autorità, è
con
odio di chi primo offese. E’vestita di colore ros
bbracciarla. Procride, che non ancor lo avea riconosciuto, lo rigettò
con
ira e con proteste, ch’ ella ad uno solo, ovunque
a. Procride, che non ancor lo avea riconosciuto, lo rigettò con ira e
con
proteste, ch’ ella ad uno solo, ovunque egli foss
Lela po, e inoltre un’asta di mirabile virtù, giacchè essa e colpiva
con
sicurezza, e ritornava, senzachè alcuno la rimand
a solamente, che avea ricovoto in dono dalla sposa. Non vibrava colpo
con
essa, che andasse a vuoto : cosicchè sazio della
gelide valli. Se talora quella non si faceva sentire, ei la chiamava
con
espressioni di tenerezza, e la invitava a recargl
ona, che piangeva ; ma non ne fece caso, e continuò a chiamare l’aura
con
parole più dolci. In quel momento alcune frondi,
parole più dolci. In quel momento alcune frondi, cadute dà un albero
con
istrepito, gli fecero credere, che fosse qualche
lagrime. Alle preghiere e al pianto Procride aprì i languidi occhi, e
con
brevi e lente parole loscongiurò ch’ei non voless
di ignudi, per esprìmere l’ ampiezza de’ suoi disegni, e la velocità,
con
cui li vuole eseguiti. Ha vicino a se il Leone, p
romba, perchè chi è dominato da siffatta passione, di propria bocca e
con
magnificenza di parole decanta se stesso. Questo
ta se stesso. Questo Vizio finalmente stringe nella sinistra un filo,
con
cui è legata una Vespa. Questa è un insetto, che
sgressione de’ comandi legittimamente imposti. Questo Vizio si mostra
con
un freno sotto i piedi in atto di conculcarlo. In
bedienza trae d’ordinario la sua origine. V'è in terra un Aspide, che
con
un orecchio preme il terreno, e chiude l’altto co
la mano alta, mostrando il dito indice : lo che dichiara la tenacità,
con
cui l’Arrogante coltiva le sue opinioni, beachè s
e ricchezze. Questo vizio tiene stretta una borsa, e sempre la guarda
con
tutta attenzione. Gli sta a canto un Lupo magriss
legittimo possessore. Vedesi di aspatto giovanile, tinto di pallore,
con
drecchie di lepre, con veste di pella di Lupo, co
Vedesi di aspatto giovanile, tinto di pallore, con drecchie di lepre,
con
veste di pella di Lupo, colle braccia è co piedi
vizio toglie ad uno per dare all’altro, quando dovrebbe essere eguale
con
tutti. Ella guarda verso la parte sinistra : lo c
o desiderio di ciò, che spetta al gusto. Si figura col collo lungo, e
con
veste di colore simile alla ruggine. La lunghezza
ipingono in abito vago e artifizioso, in atto di suonare il flauto, e
con
un Cervo a’ di lei piedi. V’è chi la dimostra cop
l flauto, e con un Cervo a’ di lei piedi. V’è chi la dimostra coperta
con
veste di colore cangiante, con un mantice nella d
lei piedi. V’è chi la dimostra coperta con veste di colore cangiante,
con
un mantice nella destra per accendere il fuoco, c
colore cangiante, con un mantice nella destra per accendere il fuoco,
con
una corda nella sinistra, e con un Camaleorite ap
nella destra per accendere il fuoco, con una corda nella sinistra, e
con
un Camaleorite appresso di se. Altri ce la danno
ra, e con un Camaleorite appresso di se. Altri ce la danno a divedere
con
due faccie, l’una di bella giovine, e l’altra di
to. Ila la spada ignuda, perchè l’Ira d’ordinario dà malo al ferro, e
con
questo si fa strada alla vendetta. La face accesa
o si dipinge pallido di volto, macilente di corpo, bieco negli occhi,
con
denti lividi e rugginosi, e con lingua infetta di
acilente di corpo, bieco negli occhi, con denti lividi e rugginosi, e
con
lingua infetta di veleno e dì schiuma. Esso non m
hè Ella, ossservando il bene, che non ha, se ne rattrista e affligge.
Con
ambe le mani si squarcia il petto : lo che esprim
’effetto si produce anche dall’Invidia, giacchè essa, agitando sempre
con
affanni il cuore umano, in cui nacque, alfine lo
a, e col gomito di questa sul ginocchio. Tiene il capo chino, e cinto
con
panno nero. Nella destra il pesce, detto Torpedin
uali dovrebbono essere sempre gli stessi. Questo Vizio si rappresenta
con
un piede sopra un Granchio, animale, che va ora i
un Granchio, animale, che va ora innanzi, ed ora indietro. La veste,
con
cui cuopresi l’ Incostanza, è di colore turchino,
e agitata, perchè tali appariscono gli amatori di questo Vizio. Porta
con
se varie reti, le quali indicano le insidie, che
are, che i beni, affinchè non vengano rapiti, devono essere custoditi
con
attenzione in ogni tempo. La colonna, indizio di
olo Romano in crudele servitù, quella Nazione rappresentò in monete e
con
statue la Libertà, che credetto rinascere appress
ni, quando concedevano la libertà agli schiavi, davano loro un pileo,
con
cui si cuoprissero il capo, mentre per lo innanzi
Nat. Com. Mythol. l. 2. (c). Pherecyd. l. 4. bistor. (2). Insleme
con
Cadmo v’andò pure in corosi d’ Europa Taso, figli
nore(d). (3). Europa, mentre staversi in diporto sulle rive del mare
con
altre giovani, osservò tra l’armenmento d’ Agenor
Minerva, mentre ella stava bagnandosi nella fonte d’Ippocrene insieme
con
Cariclo, di lui madre. Cariclo, continua lo stess
, non potendo in ciò soddisfarla, diede in vece a Tiresia un bastone,
con
cui poteva camminare sicuro, come se avesse avuto
certe Feste, dette Efestrie, nelle quali si cuoptiva la di lui statua
con
veste muliebre ; e dopo essere stata condotta in
este muliebre ; e dopo essere stata condotta in giro, essa si vestiva
con
abito virile. Si voleva con ciò indicare il cangi
e stata condotta in giro, essa si vestiva con abito virile. Si voleva
con
ciò indicare il cangiamemo di sesso, che la favol
initù, presidi alla campagna e alle frutta di essa, poichè si veggono
con
fiori e frutta in mano, e calvolta col cornucopio
lo Pegaso nacque anche Crisaore, così detto, perchè comparve al mondo
con
una spada d’oro in mano(c). Igino però fa nascere
figlio d’Eolo, e re di Tebe, nella Beozia. Egli si unì in matrimonio
con
Nefele, da cui ebbe un maschio, di nome Frisso, e
manifestò a Frisso la perfida trama d’Ino, lo consigliò a fuggirsene
con
Elle, e si esibì di trasportarli altrove sul prop
ordinato. Se ne avvide Temisto, ma troppo tardi ; collo stesso ferro,
con
cui aveva ucciso i prop figli, si trapassò il sen
Tifone. Valerio Flacco soggiunge, che lo stesso Dragone si alimentava
con
sacrifizj(c). Altri dissero, che Pallade regalò a
esse più di cinque uominì(b), fu al solo Giasone permesso di navigare
con
una, che ne conteneva cinquanta, detta perciò anc
e, che morì di semplice malattia. Giasone per molti giorni ne celebrò
con
gran pompa i funerali, e diede segni di somma tri
ese. Ercole, oppresso dal caldo e dalla fatica, inviò il predetto Ila
con
un’ urna ad attingere dell’ acqua al fiume Ascani
a). (18). Ificlo si trovò tra gli Argonauti, attesa la sua parentela
con
Giasone. Tale parentela venne dall’essere Alcimed
ne la loronave ; ma che queglino, essendone stati avvertiti da Medea,
con
essa lei se ne fuggirono. Altri soggiungono, che
imento (b). Altri raccontano, che Medea mindò il suo figliuolo, Fere,
con
certi doni avvelenati, affinchè egli li presentas
le (b). Alcmena dopo morte fu da Mercurio per ordine di Giove sposata
con
Radamanto (c). (e). Declaustre Diction. Mythol.
senzachè ella se ne accorgesse, la medesima, avvedutasene poi, da se
con
impeto lo rigettasse, e se ne spargesse quindi pe
rzi, che quello faceva per iscappargli di mano, lo tenne sempre fermo
con
sorprendente robustezza, finchè la bestia gli las
di piede, per cui lo aveva afferrato. Dicesi anche, che questo Atleta
con
una sola mano arrestò in un momento un carro, che
po tre de’ più forti della sua Guardia, e Polidamante li uccise tutti
con
un solo pugno. Egli finalmente, entrato in una gr
ccise tutti con un solo pugno. Egli finalmente, entrato in una grotta
con
alquanti amici per salvarsi dalla tempesta, ardì
e soggiugne altresì, che gli abitanti della città d’Agira coltivavano
con
somma accuratezza la loro capigliatura, finchè ri
zzandosi alle rive del fiume Ilisso ; e copertala di nube, la sollevò
con
una spezie di turbine oltre le cime de’monti, e f
estato tale servigio a quel re, sì perchê il medesimo li avea accolti
con
somma ben volenza insieme cogli altri Argonauti,
o. Fineo, essendogli morta la prima moglie, erasi unito in matrimonio
con
Idea, figlia di Dardano, la quale lo persuase d’a
o da Ercole(e). (a). Joh. Jacoh. Hofman. Lex. Univ. (19). Insieme
con
Ercole, allorchè egli andò in cerca d’Ila, si unì
avrebbono trovato la pioggia col buon tempo. Miscelo allora s’imbarcò
con
molti de’suoi concittadini, e arrivò in Italia, o
, si ritirò col suo discepolo, Endeo, nell’ Isola di Creta (b). Minos
con
piacero accolse un uomo assai celebre appresso tu
el tempo ignota, e affatto nuova nella natura. Si fece ad unìre penne
con
pene con tale simmetria, che le più corte e più p
ignota, e affatto nuova nella natura. Si fece ad unìre penne con pene
con
tale simmetria, che le più corte e più piccole al
rte e più piccole alle più grandi e più lunghe succedevano. Indi legò
con
filo quelle di mezzo, e con cera strinse insieme
randi e più lunghe succedevano. Indi legò con filo quelle di mezzo, e
con
cera strinse insieme le ultime, dando alle una e
a, non n’ era corrisposta, e la quale, per aver tentato di vendicarsi
con
Arianna, sua rivale, fu dal predetto Nume cangiat
orona da Anfitrite, ed ecco come : tralle sette giovani Ateniesi, che
con
Teseo si erano trasferite in Creta, ve n’ era una
li erano state appese ad un pino da un Cacciatore in onore di Venere,
con
esse gli cavò gli occhi. Frattanto Reto, abbranca
ico. Il peso non glielo permise, e in vece del Centauro privò di vita
con
essa Conete, suo collegato, ch’era poco lontapo.
ripigliato il tizzone mezzo abbruciato, replicò sopra Caraso i colpi
con
maggiore forza, finchè gli ruppe il cranio. Conti
l vino, mescolato colle acque deflo Stige. Il nerboruto Petreo faceva
con
ambe le braccia ogni sforzo per ischian are una q
una quercia, piena di ghiande. Vi sopraggiunse il valoroso Piritoo, e
con
una lancia gli rrapassô le coste. Colpiti ugualme
anza Feocomete, le di cui membra erano copette da più pelli di Leoni,
con
un tronco sterminato alla mano vecise quel Fonole
spettacolo il vadere steso a terra Erigdupo da Macateo di Peletronia
con
un colpo di stanga, datogli nel petto. Cimelo poi
mposa mostra dello scudo, della spada, e dell’asta, ferali stromenti,
con
cui avea tolto la vita e le spoglie al Tessalo Al
a e le spoglie al Tessalo Aleso. Ma il ferro di Latreo, benchè spinto
con
impeto, non mai offendeva le membra di Ceneo, qua
Nella morte del compagno accorsero a truppa i rabbiosi Centauri, che,
con
orribile tuono di voce empiendo l’aria di grida,
ia. Colei, che aveva ereditato dal padre il regno, accolse Demofoonte
con
somma distinzione, e ne divenne amante. Dopo alcu
empre lo fuggiva. Avvenne finalmente, che la giovine, correndo, calcò
con
un piede un serpente, nascosto sotto un cespuglio
lio di Marte e di Astioche; il quale era stato uno degli Argonauti, e
con
lalmeno, suo fratello, avea condotto gli Orcomenj
are in molte maniere : ora pet mezzo del tripode, su cui sedeva ; ora
con
un ramo d’allero, gettato nel fuoco ; ora coll’os
a, e che dopo d’essersi fatte varie preci, e dopo esservisi dispositi
con
certo ordine alcuni caratteri, da se si muovevan
ispositi con certo ordine alcuni caratteri, da se si muovevan e quasi
con
voce pnerile rispondeva a chi la consultava(b). E
, che Troilo, trasportato dalla giovanile audacïa, ardi di azzuffarsi
con
Achille, da cui senza fatica alcuna rimase ucciso
ontani paesi(b). (11). Laodice dopo la morte di Acamante fu maritata
con
Elicaone, figlio d’Antenore, e re de’Traci, che m
lo il dono di conoscore i più secreti arcani dell’avvenire. Cassandra
con
tutto ciò risguardava quel Nume con dispregio. Ei
i arcani dell’avvenire. Cassandra con tutto ciò risguardava quel Nume
con
dispregio. Ei se ne sdegnò ; nè potendo spogliarl
a dallo stesso Erodoto, la quale dice, che Elena, essendosi imbarcata
con
Paride per trasferirsi in Troja, fu da una procel
allevato da Etra, madre di Teseo, che Paride avea condotto da Sparta
con
Elena. Come fu presa Troja, Etra mostrò ad Acaman
desi poscia volare in aria una fosca favilla, che si unì e si addensò
con
altre di somigliante natura, e prese non solo for
lo ogni sette anni(b). (18). Protenore concorse alla difesa di Troja
con
otto vascelli (c). (19). Appotoo con Pileo, suo,
e concorse alla difesa di Troja con otto vascelli (c). (19). Appotoo
con
Pileo, suo, fratello condusse i Pelasgi a difende
e. Ebbe per cocchiere Areitoo(l). (27). Satnio, dopo aver combattuno
con
molto valore, fu privato di vita da Ajace, figlio
veggendo sì maltrattato il loro re, inseguirono Ecuba, che fuggiva, e
con
immensa quantita di sassi la fecero perire(a). Al
mondo in modo straordinario. Il di lui padre era vissuto lungo tempo
con
Astioche, sua moglie, senza averne avuto mai prol
a averne avuto mai prole. Egli consultò l’Indovino Melampo del mezzo,
con
cui avrebbe potuto rendere la moglie sua feconda.
letto, andò a riferire ad Acasto, che la di lui figliuola conversava
con
un uemo. Corse il ro alla di lei stanza, nè avend
17. (e). Id. Iliad. l. 15. (3). Cebrione rimase ucciso da Patroclo
con
un colpo di pieltra, che gli spaccò la testa(e).
n. Lex. Univ. (5). Miseno dopo la distruzione della sua città venne
con
Enea in Italia. Dicesi, ch’egli, avendo provocato
n zzo di Mercurio gli abbiano spedito una spada, lavorata da Vulcano,
con
cui potè provedere alla sua salvezza. Assistito p
ride in guisa, che in quello stesso instante egli spirò. Enone allora
con
un colpo di pietra uccise il messaggiero, perchè
tò talmente sorpresa dalle tristezza, ch’ella pure morì, e fu sepolta
con
Paride. Finalmente vuolsi da altri, che Enone abb
n Paride. Finalmente vuolsi da altri, che Enone abbia trattato Paride
con
eccesso d’inumanità d’inumanità, allorchè prostes
ttenne in Caieta per riposarsi de’ lunghi travagli, sostenuti insieme
con
Ulisse. Là egli s’incontrò con Enea, cui descriss
de’ lunghi travagli, sostenuti insieme con Ulisse. Là egli s’incontrò
con
Enea, cui descrisse le sue avventure, e quelle di
llo di questo stesso animale(a), il quale simboleggiava la vigilanza,
con
cui si supponeva, che quelle Deità guardassero la
ano al medesimo doni da’ parenti e dagli amici ; e la Festa terminava
con
un banchetto(f). Nè solamente le famiglie, ma le
ola Iliade, dice, che Enea rimase prigioniero de’Greci, e che fu dato
con
Andromaca a Pirro, figlio di Achille (c). Altri s
o, che i Greci lo lasciarono uscire liberamente da Troja, perchè egli
con
Antenore, e Polidamante, figlio dello stesso Ante
roade. Questi due ultimi vennero uccisi da Turno (h). Si unirono pure
con
Enea Mnesteo, Principe Trojano, discendente d’Ass
in mare. Gli Dei, per punire tanta inumanità di coloro, li àfflissero
con
fiera pestilenza. I Velini, avvertiti dall’Oracol
ano, che restò colpito dal fulmine, perchè si vantò d’aver conversato
con
Venere (f). (11). Didone era figlia di Belo, re
ederle tanto spazio di terreno, quanto ella ne avesse potuto misurare
con
una pelle di bue. L’ottenne : quindi, tagliata la
ottenne : quindi, tagliata la pelle in istrettissime striscie, occupò
con
quella tanta terra, che fu bastevole a fabbricarv
che prende nella generazione degli uomini, o perchè si genera insieme
con
loro (d). Due sorta di Genj furono da altri ricon
medesimi spargessero la terra d’acqua ; attinta al fiume Stige, e che
con
essa vi facessero insorgere la peste, la guerra,
vecchi, ed ora di giovanetti, qualche volta alati (b). Si coronavano
con
foglie di platano (c). Talora comparivano anche s
monte Aventino (l). Virgilio poi narra, che Evandro ebbe a combattere
con
Erilo, re di Preneste, in Italia ; e che tre volt
e, incoraggito da Apollo, gli si oppose. Combatterono per lungo tempo
con
eguale valore. Finalmente la vittoria si dichiarò
a il corpo di Ettore, legato a’suoi cavalli ; e terminè que’ funerali
con
Giuochi funebri(b). In quelli molto si distinse,
e, e di Admero, te di Pere(c). Egli erasi recato all’assedio di Troja
con
due cavalle di Fersziade, le quali Apollo aveva a
femminile(d). (10). Mege, figlio di Fileo, si portò contro i Trojani
con
quaranta vascelli. Egli tra gli altri uccise Cres
Teuti condusse un corpo d’Arcadi contro Troja ; ma poi, disgustatosi
con
Agamennone, volle ritornarsene nell’Arcadia. Mine
redetta Divinità. Eglino le eressero una statua, che la rappresentava
con
una ferita in una coscia(a). (14). Tersite era u
re d’insultare anche Achille, come più diffusamente vedremo, e quegli
con
un pugno lo privò di vita(c). (15). Le figliuole
e si transferì in Colofone, città della Ionia. Ivi prese a gareggiare
con
Mopso, figlio d’Apollo, e della fatridica Manto.
quanti feti portasse in seno una porca, quando fosse per partorire, e
con
quali segni ; egli per timore d’ingannarsi non pr
chè ella non osava di manifestare a Menelao il suo secreto matrimonio
con
Teseo. (18). Mentre i Greci stavano inteati a fa
uoi d’introdurlo in città. Dicesi, che ciò abbia fatto per vendicarsi
con
Priamo, che avea fatto morire il di lui figliuolo
non senza inganno erano certamente i doni loro. Così dicendo, scagliò
con
forte braccio nel fianco dello stesso cavallo una
staccarono dall’ Isola di Tenedo due serpenti, che, strisciando prima
con
fischi orribili sulla superfizie dell’acqua, si l
ma sacrificassero uno di loro, affinchè potessero rimettersi di nuovo
con
favorevo le vento alle patrie terre. Soggiunse, c
i Trojani a tale discorso, lo sciolsero da’ lacci, e gli’ ricercarono
con
oual disegno i Greci avessero formata l’immensa m
una sedizione, si ritirò ne’boschi, ove visse di rapine. Ella correva
con
somma rapidità, nè fu presa che colle reti(a). Ri
heggiare il tempio di quel Nume, ma in vece restò egli ivi ucciso(c).
Con
tutto ciò fu poscia onorato in quell’Isola come u
ono certe Feste, dette Neottolemee, le quali si celebravano ogni anno
con
molta pompa(d). (b). Idard. Stor. Pon. (a).
e ; suo padre, e lo pregò di restituirgli i sudditi, o di accomunarlo
con
loro nel generale esterminio. Terminata la preghi
novò a Giove l’istanza, acciocchè ripopolasse la di lui deserta città
con
una copia di abitatori, cotrispondente a quella d
ia presso il re Teutrante. Questo Principe trovavasi allora in guerra
con
Ida, figlio d’Afareo, e il quale voleva detronizz
ed anche lo uccise. Salà quindi sol trono, ed era altresì per unirsi
con
Auge, quando gli Dei mandarono nel mezzo loro un
sifo, figliuolo di Eolo, pochi giorni prima che Anticlea si maritasse
con
Laerte, la lasciò incinta di Ulisse(a). (2). A’t
co di cose necessarie alla vita, e ciò che si comprava, veniva pagato
con
animali, o con ischiavi, o con oro o argento info
ssarie alla vita, e ciò che si comprava, veniva pagato con animali, o
con
ischiavi, o con oro o argento informe. (c). Hom
, e ciò che si comprava, veniva pagato con animali, o con ischiavi, o
con
oro o argento informe. (c). Hom. Odyss. l. 1.
amede il soprannome di Belide, perchè confonde Nauplio, di lui padre,
con
quello, che nacque da Aminome, una delle Danaidi,
ate di quell’Eroe cadde accidentalmente a Filottete sul piede stesso,
con
cui avea percosso la terra, e gli aprì una piaga
i Esculspio, finalmente lo guarì(a). Filottate subito dopo si segnalò
con
varj tratti di valore, e fece orribile strage de’
vendo udito, che i suoi gli si erano ribellati, si trasferì in Italia
con
alcuni Tessali, e nella Calabria fondò, ovvero, c
(16). Ditti Cretese(d) e Aristoto(e) narrano, che Nausicaa si maritò
con
Telemaco, figlio d’ Ulisse ; e che n’ebbe un figl
ata per lo spazio di venti anni divisa da Ulisse, tuttavia corrispose
con
invitta costanza alla di lui fedeltà. Ella sperav
ndovino ed Augure, allorchè Giove mandò due Aquile, le quali, volando
con
gran romore sul capo di coloro, presero a stracci
Centauro Chirone, e per padre Eaco, re degli Egineti. Egli, giuocando
con
Folo, suo fratello, ma nato da diversa madre, lo
i giorno in giorno andava scemando di forze, ricusò di porsi in corso
con
loro ; e permise ad essi di combattere l’uno cont
dopo qualche tempo lo richiamò a se, fingendo di voler riconciliarsi
con
lui, ed ammetterlo a parte del Regno. Ritornato T
e. V’accorse tra quella moltitudine anche Altemene, e vibrò un dardo,
con
cui senza accorgersi ferì il padre. Ne venne in c
ia e Deifile. Ne ricevette in risposta, chè una di esse si sposerebbe
con
un cinghiale, e l’altra con un leone. Altri dicon
n risposta, chè una di esse si sposerebbe con un cinghiale, e l’altra
con
un leone. Altri dicono, che parve a lui in sogno
a quella d’Ercole. Lo seguì Tideo, vestito di una pelle di cinghiale,
con
cui voleva ricordare, che Meleagro, suo fratello,
o per tale ferita ; e ajutato da Minerva, si avventò contro i Trojani
con
nuovo ardore, e ne fece orribile carnificina. Pan
. Scoccò un dardo, che nol ferì. Diomede anch’egli ne vibrò un altro,
con
cui stese a terra Pandaro. Enea voleva ricuperare
lei nel tempo della di lui assenza erasi abbandonata a dissoluta vita
con
Cillabaro, figlio di Stenelo, ovvero, come altri
uta vita con Cillabaro, figlio di Stenelo, ovvero, come altri dicono,
con
qualsisia uomo : lo ché gli avvenne, per aver fer
ea(c). Durante la navigazione molti de’ compagni di Diomede parlavano
con
disprezzo dell’anzidetta Dea, ed eglino furono ca
fosse opposto, e che in pena di tanto ardire Giove lo avesse colpito
con
unò de’ suoi fulmini(b). Fu quindi considerato an
vato, se Erifile, di lui moglie, guadagnata da suo fratello, Adrasto,
con
una collana d’oro nol avesse tradito. Anch’egli p
’un sottoposto precipizio, e vi perì(c). Altri pretendono, che mentre
con
tutta fortezza combatteva, la terra siasi aperta,
eva, la terra siasi aperta, e lo abbia ingojato vivo col suo carro, e
con
Batone, suo cocchiere(d). Egli dopo morte fu ascr
. E’ vero, che questi, qualora sieno alfabeticamente esposti, possono
con
tutta facilità offrirsi agli occhi di chi or l’un
a seconda gli Eroi più celebri vengono indicati, e degli altri ancora
con
Note per lo più si fa parola ; nella terza finalm
chè furono dal Gentilesimo divinizzati. I Misterj poi e le Ceremonie,
con
cui si onoravano que’ pretesi Numi ; gli Oracoli
non potevano non avere altamente in orrore. Era d’uopo pertanto, che
con
inflessibile severità distinguendosi l’utile dal
le esecrando eccesso di follia ei cadde, che non isdegnò di ammettere
con
apertissima contraddizione più Nature Divine, nè
diverse opinioni de’ sacri e profani Scrittori non lasciano stabilire
con
sicurezza chi di sì enormi delirj ne sia stato l’
ca, come lo è il mondo ; ed è parimenti fuori di ogni dubbio, ch’essa
con
tale e sì ampio corso si diffuse, che quelle sogn
devano il mostruoso ammasso di tante chimeriche Divinità, ad esse-poi
con
sacrilega mano bruciavano incensi, e supplici ric
no, mentre tutto l’ anno vedeasi carita di catene, simbolo di quelle,
con
cui egli era stato avvinto da Giove, allora si sc
entasi sotto l’ aspetto di un vecchio incurvato, co’ capelli bianchi,
con
lunga barba, con ali alle spalle, e con falce in
spetto di un vecchio incurvato, co’ capelli bianchi, con lunga barba,
con
ali alle spalle, e con falce in mano(a). Le ali a
curvato, co’ capelli bianchi, con lunga barba, con ali alle spalle, e
con
falce in mano(a). Le ali alludono alla rapidità,
i alle spalle, e con falce in mano(a). Le ali alludono alla rapidità,
con
cui trascorre il tempo ; la falce indica il fine,
orzava, se ne traeva infausto presagio, nè si poteva riaccenderlo che
con
ispecchi opposti al Sole(i). Esso però si rinovav
desimo conservavasi sospeso in vasetti di terra(a), e vi si gettavano
con
profusione fiori odorosi, ed anche cose preziose.
stivano di lino ; andavano colla testa rasa ; e si cuoprivano i piedi
con
sole scorze fine dell’ albero, detto Papiro(c). Q
che se partoriva una femmina, la uccidesse, poichè mon avrebbe avuto
con
che sostenerla. Nacque una bellissima bambina ; m
di soccorso. Uscì finalmente la madre dal tempio. La seguì la figlia
con
passo più franco del consueto, e s’ avvide ch’ er
, e la terra divenne nuovamente fertile(a). Cibele comparisce dipinta
con
corona di toni il capo, donde le derivò appresso
ella sua Reggia. Giambe, una delle di lui serve, cercò di rallegrarla
con
varj ridicoli racconti(a). La Dea per ricompensar
alla luce. Visse il fanciullo, e crebbe fino ad unirsi in matrimonio
con
Crisorte. Plemneo, venuto in cognizione che Cerer
antica città della Sicilia aveva un augustissimo tempio e una statua,
con
tale artifizio formata, che chi la mirava, o cred
della Laconia, nel quale ogni anno di Estate se ne celebrava la festa
con
una processione di Sacerdoti di varie Divinità e
avano ogni cinque anni, e duravano nove giorni (a). Si correva allora
con
torcia accese (b) ; si sacrificavano molte vittim
acrificavano molte vittime a Giove e a Cerere ; si facevano libazioni
con
due vasi pieni di vino, uno de’ quali versavasi d
Oriente, e l’altro da quella d’ Occidente (c) ; finalmente si andava
con
gran pompa da Atene ad Eleusi, più volte fermando
o in alegrezze e conviti(a). Chi celebrava le Demetrie, si percuoteva
con
flagelli, composti di corteccie d’alberi (b). In
ste Feste per quattro giorni si facevano in più città della Grecia, e
con
maggior pompa d’ogni altro luogo in Atene (f). Fu
spezialmente quello d’Eleusi. Il medesimo si riputava così sadro, che
con
pelli d’animali se ne cuopriva il pavimento, affi
profani, che si allontanassero dal tempio (c). E’ celebre il castigo,
con
cui Cerere puni il Tessalo Erisittone, figlio di
ame. Non conveniva però, nè permetteva il Fato, che la Fame si unisse
con
Cerere ; quindi costei per mezzo di una delle Ore
ardore della sua fame (b). Cerere rappresentasi coronata di spighe, e
con
fiaccola accesa in mano. Altri la dipingono colla
ente comparisce anche assisa sopra un carro, tirato da Dragoni alati,
con
un fascetto di papaveri nella destra, e una fiacc
presso i Coribanti(1). Questi, fingendo di sacrificare, e strepitando
con
cembali e timpani, facevano sì, che Saturno non p
Gigantomachia, ossia il contrasto co’ Giganti(4). La terra sdegnatasi
con
Giove, perchè questi avea sterminato i Titanl, av
i essi. V’è chi dice che uno de’Dattili, di nome Ercole, trasferitosi
con
altri quattro suoi fratelli dall’Ida, monte di Cr
lti buoi (d). La medesima Solennità chiamavasi anche Diipolia, perchè
con
essa si onorava Giove Polico, ossia preside e cus
la città (e). Si poneva allora sopra l’altare del Nume orzo mescolato
con
frumento. Tostochè uno de’ buoi, che dovei servir
i, che dovei servire di vittima, mangiava di quel grano, il sacerdote
con
una scure feriva quell’animale, e davasi alla fug
vi perdettero trecento mila uomini(d). Tali solennità si cominciavano
con
una processione, anounziata colle trombe. Vi conc
l Nume desse i suoi Oracoli. Questi e per la loro origine e pel modo,
con
cui si rendevano, erano assai famosi. Strabone di
Tebe in Dodona. Quivi sopra i rami delle predette quercie si posò, e
con
voce umana fece intendere, che Giove era per ista
e ciò sia, certo è, che non v’ebbe Oracolo, cui si facesse rispondere
con
più solennità, quanto quello di Giove Ammone, ma
tto l’avvicinarvisi gran fatto. A qualche distanza d’intorno le donné
con
danze e canti festeggiavano la sacra ceremonia. I
è Numa Pompilio lo fece discendere dal Cielo per apprenderne il modo,
con
cui si porevano allontanare i fulmini. Lo stesso
apparisce, in quanto che Giove si manifestava alla terra co’ tuoni, e
con
varj prodigi (b). Diespitero fu appellato da’Roma
ale occasione si faceva anche girare da’ sacerdoti per le vie di Roma
con
grande pompa la sacra Pietra, detta Manale, la qu
te di Giove, dopo aver sacrificato, agitava l’acqua di quella fontana
con
un piccolo ramo di quercia. Da di là si alzava to
ali anticamente si denominava Atabiria (f). Colà avea Giove un tempio
con
tori di bronzo, i quali co’ loro muggiti predicev
da lui sotto il nome di Mematte se no implorava in Atene la serenità
con
solenni sacrifizj, detti parimenti Mematterj (a).
pericoli e disastri (e). Esichio vuole, che le Diasie si celebrassero
con
somma tristezza. Ilapinaste si disse il Nume dall
Ilapinaste si disse il Nume dalla Greca voce ilapine, conviti, perchè
con
questi era magnificamente onorato in Cipro(f). Si
r recare diletto agli stranieri, ed esse si cominciavano, e compivano
con
libazioni agli Dei (a). Gli ospiti, quando partiv
rtivano, erano ricolmati di doni, i quali da loro si conservavano poi
con
somma diligenza, come indizj della contratta amic
no d’orrore e di sdegno, scagliò in quello stesso istante un fulmine,
con
cui incenerì la Reggia del Tiranno. Questi spaven
rano gente detestabile pe’loro inganni e spergiuri. Costoro promisero
con
giuramento a Giove di ajutarlo, allorchè si accin
ato Prometeo se ne stette per trenta anni, dopo i quali Ercole uccise
con
una saccta l’avoltojo, ministro delle sovrane ven
oandro. Egli amava Carpo, figlio di Zefiro e di una delle Ore, da cui
con
pari tenerezza n’era corrisposto. Avvenne, che Ca
no d’avorio, col fulmine nella destra e col regio scettro (c), ovvero
con
una Vittoria nella sinistra. Appresso al di lui s
e. Ciò talmente promosse lo sdegno del Sommo Giove, che questi voleva
con
un fulmine precipitarlo nel Tartaro ; ma Apollo o
a, dette le Indie. Intraprese questo viaggio per sottrarsi all’ odio,
con
cui lo perseguitava Giunone. Egli radunò moltitud
iacarono, che ne uccisero il Sacrificatore. Il Nume tosto li afflisse
con
grave pestilenza. Consultarono l’ Oracolo di Apol
si denominarono da’ Greci Teinie dal nome Teino, ossia Dio de l vino,
con
cui appellavasi Bacco (h). Le stesse da quelli si
e altri vogliono, Orfeo, da cui furono delle Orfiche (m). La maniera,
con
cui si solenizzavano, da principio era sempliciss
adia. Per comando dell’ Oracolo di Delfo allora le donne si battevano
con
verghe all’ altare di Bacco, e la statua del mede
al nome Brumo, che secondo il Cantelio(f) era lo stesso che Bromio, e
con
cui gli antichi Romani soleano chiamare Bacco (g)
rio limitrofo. Santio, re de’ Beozj, propose di dar fine al contrasto
con
un particolare com-battimento. Timete, re d’ Aten
iolati i patti, avendo egli al suo fianco un altro guerriero, coperto
con
nera pelle di capra. Santio girò il capo per vede
endemia appresso i Pellenj, popoli d’Acaja. Si andava allora di notte
con
fiaccole accese al tempio di Bacco. In tutti i bo
are seco lui ; ma temendo che gli altri convitati ricusassero di bere
con
Oreste, ordinò che a ciascuno di quelli fosse dat
(b). Le Antesterie secondo alcuni non erano una festa particolare, ma
con
tal nome si chiamavano tutte le Feste di Bacco(a)
erano le Orgie, così dette, perchè si celebravano di noste, correndo
con
torcla accese per Atene(b). Coloro, che v’interve
ste Feste, che le donne n’erano escluse. Quindi un sacerdote di Bacco
con
nuda spada le inseguiva, ed eragli permesso di uc
uecisero Ippaso, figlio di Leucippe, e lo recarono sulla mensa furono
con
tutta la loro famiglia per sempre escluse dalle A
vano d’olio, e poi vi saltavano sopra, studiandosi di rimanervi ritti
con
un solo piede. Chi cadeva, era deriso. Il viacito
no. Questa Festa fu detta Ascolia dal greco verbo, ascoliazin, saltar
con
un solo piede sopra l’otre. V’è chi crede, che co
reco esprimevasi anche col verbo bazin ; o perchè elleno si vestivano
con
pelli di volpi, dette in lingua Tracia bassari ;
erò altro non otteneva che indifferenza e disprezzo. Ei se ne querelò
con
Bacco ; e il Nume suscitò tra que’popoli una mala
’egli stesso volle darne eccitamento a’ Sudditi col suo esempio ; che
con
un colpo d’accetta si tagliò le gambe ; e che gli
invaghì della di lui figliuola, Caria ; ma non poteva mai trattenersi
con
essa sola, perchè le altre di lei sorelle, Orfe e
Bacco s’avvicinava alle mura di Tebe, il popolo corse ad incontrarlo
con
giulivi applausi. Penteo, mal sofferendo siffatte
vviso in que’ dintorui grandissimo strepito, e quelle femmine viddero
con
istupore, che le loro tele divenivano verdi, e fr
carro crano formate di pampini(h). Fu talora questo Nume veduto anche
con
corna di toro nella fronte, e tal’altra con testa
questo Nume veduto anche con corna di toro nella fronte, e tal’altra
con
testa dello stesso animale(i). Finalmente gli si
un grappolo d’uva, o un corno di bue, perchè gli Antichi soleano bere
con
quello il vino(l). Per questa ragione Bacco fu de
io di Giunone posero la di lei statua sopra un trono collo scettro, e
con
un cuculo sopra di quello (b). Quando si celebrar
cuculo sopra di quello (b). Quando si celebrarono le nozze di Giunone
con
Giove, Mercurio v’invitò tutti gli Dei, tutti gli
que’pomi a Giove per dote. Giunone non visse troppo in buona armonia
con
Giove, e unita a Pallade e a Nettuno perfino lo c
ella ne venne quindi severamente punita. Giove le fece legare le mani
con
catena d’oro, la sospese in aria con due ancudini
ta. Giove le fece legare le mani con catena d’oro, la sospese in aria
con
due ancudini, che le pendevano a piedi (a). Gli a
improvviso, donde niuno si accorgesse, che un Nume stava conversando
con
una mortale(3). Giunone, sollecita sempre di Giov
a sì bella. A siffatta inchiesta il Nume si trovò in gradde conflitto
con
se medesimo, ma finalmente cedette l’animale. Giu
pe, ne intrapreso la guarigione.(9). Cominciò egli dal placare la Dea
con
numerosi sacrifizj, e facilmente condusse a felic
lla di lei. Benchè Giunone non sia quasi mai vissuta in buona armonia
con
Giove, tuttavia fu anch’essa riconosciuta come pr
so i Romani era il dividere la capigliatura della sposa in sei trecce
con
un’ asta immersa nel corpo d’un Gladiatore, la qu
d onore della stessa Dea da Ippodamia. Vi presiedevano sedici matrone
con
altrettante serve. In queste garoggiavano le verg
ua immagine. Altra Festa dello stesso nome si solennizzava in Pellene
con
giuochi, ne’ quali davasi per premio al vincitore
ro, che volesse fuggirsene ; e per timore che lo facesse, la legarono
con
rami d’albero, finchè Admete la rimise nel tempio
empio il pileo (c). Era chiamata Boopide, perchè veniva rappresentata
con
occhi grandi, coine quelli del bue (d). Si diceva
voli a Giunone, colla quale rispose loro, che se avessero combattusto
con
coraggio, neppure l’ argento sarebbe loro mancato
ali risposero, che le Dame Romane doveano placare la sorella di Gìove
con
sacrifizj e offerte. Presentarono queste un bacin
iunone Regina, fatte di cipresso. Seguirono poi le ventisette giovani
con
abiti lunghi, e cantando un inno alla Dea. I De c
Pavoni (d), uno de’quali le sta anche d’appresso (e). Cinge la fronte
con
diadema di rose e di gigli (f). Talvolta in figur
eduto, o non orano mai più per vederli. Per tre giorni si celebravano
con
ogni genere e di giuochi sì nel Circo che nel tea
icinque giusta il numero delle Ninfe Parnassie, che si congratularono
con
Apollo vincitore, e gli offerirono dei doni (c).
ì divertirsì seco lui al gioco del disco ; ed essendo questo ricaduto
con
impeto sul capo di Giacinto, talmente lo colpì, c
iglio d’Ilo, stava allora alzandovi le mura di Troja. Il Nume insieme
con
Nettuno, ramingo del pari sulla terra, esibì la s
cede (b). Quindi Apollo fece perire una gran parte di quegli abitanti
con
una peste desolatrice (c). Nè fu solamente in Tro
uello dell’accennato stromento (d). Apollo, riconcillatosi finalmente
con
Giove, sali di nuovo all’Olimpo, e fu venerato co
g). Dicevano gli Antichi, che questo tempio era stato prima costruiro
con
rami d’alloro, tolti dalla valle di Tempe, e che
pio, e si disse, che quello era opera di Vulcano, e ch’era di bronzo,
con
bel gruppo di figure sul frontespizio, le quali d
Osii, ossia santi, i quali assistevano agl’Indovini, e sacrificavano
con
loro (d). Maravigliosa fu la maniera, con cui Apo
l’Indovini, e sacrificavano con loro (d). Maravigliosa fu la maniera,
con
cui Apollo manifestò, ch’egli dallo stesso tempio
ati dalla loro patria da’Pisistratidi, costruirono il medesimo tempio
con
molto più di magnificenza, di quel che era stato
l’Epidemie. Il Nume dopo aver ucciso il serpente Pitone, si trasferì
con
Diana, sua sorella, in Egialea ; ed essendone sta
se i Romani volevano allontanare da se il nemico, dovevano obbligarsi
con
voto solenne a celebrare ogni anno de’ Giuochi in
un certo Iperboreo, di nome Agieo, trasferitosi nella Focide insieme
con
un certo Pagaso gittò i primi fondamenti del temp
li avea liberati dalla peste nel tempo della guerra, che sostenevano
con
alcuni popoli del Peloponneso a’giorni di Pericle
ia un sacerdote, di nome Crine. Il Nume per punirlo della negligenza,
con
cui esercitava il suo ministero, mandò de’topi a
a di cui strage, commessa da’ Dorj, venne vendicata dallo stesso Nume
con
orribile pestilenza. Vuolsi da alcuni, che que’ p
utti la spinsero sui lido del Peloponneso. Gli Spartani la raccolsero
con
tutta venerazione, fabbricarono nelto stesso luog
, e figlio di Seuta. Egli fu regalato dal Nume d’ una freccia d’ oro,
con
cui sollevavasi in aria, e scorreva per qualsisia
finalmente secondo alcuni non mangiava mai, ed era stato quegli, che
con
uno degli ossi di Pelope avea formato il Palladio
del tronco d’un ulivo, coronato di alloro e altri fiori, si cuopriva
con
un globo di rame, il quale rappresentava il Sole.
uanti erano i giorni dell’ anno. Questo ramo così preparato portavasi
con
gran pompa in giro. Chi ciò faceva, chiamavasi Da
do Dio, prese le sembbianze di Eurinome, si appressò a Leucotoe ; che
con
alquante serve stava torcendo lo stame. Fece, che
e il capo delle Muse(d) (32), figlie di Giove e di Mnemosina(e) (33).
Con
queste il Nume soggiornava sopra i monti, Parnass
sere posta a confronto di chi ne avea assai più. Se ne querelò Latona
con
Diana e Apollo, i quali ben presto la vendicarono
Gigante col fulmine, e lo precipitò nel Tartaro(f). Comunemente però
con
Apollodoro si dice, che Tizio, avendo incontrato
iò di celarne la bruttezza col cuoprìrsì le tempia di purpurea tiara.
Con
tutto ciò se ne accorse quello de’suoi servi, che
. Apollo finalmente ebbe sul monte Qulrinale in’Roma un tempio comune
con
Clatra(54). Gli animali sacrì ad Apollo furono la
a il turcasso. Talvolta ha intorno di se gli stromenti di varie Arti.
Con
una mano stringe pure una corona d’alloro, e trat
na mano stringe pure una corona d’alloro, e tratra coll’altra un arco
con
varie frecce, ovvero una lira. Il motivo, per cui
maggiori della Tessaglia, era amata da questo Dio (56). E benchè ella
con
odio implacabile gli corrispondesse, Apollo tutta
uniti da Diana. Si nominano spezialmente Chione, Cidippe, e Melanippo
con
Cometo. La Dea colpì con una freccia la lingua di
no spezialmente Chione, Cidippe, e Melanippo con Cometo. La Dea colpì
con
una freccia la lingua di Chione, figlia di Dedali
lo sdegno di Diana. Ella prese ad opprimere eziandio quegli abitanti
con
varie sciagure. Coloro per liberarsene furono dal
denominò Ortione, ossia dura, inflessibile, a cagione della severità,
con
cui puniva quelle delle sue Ninfe, le quali non c
o perciò ogni anno al tempo della raccolta delle noci onoravano Diana
con
balli e canti, che si chiamarono le Feste Carie (
astenevano per qualche dì dalla caccia, coronavano i cani di fiori, e
con
fiaccole accese si recavano nella predetta selva
Attica un orso, addimesticato e sacro a Diana, viveva famigliarmente
con
quegli abitanti. Un’incauta fanciulla divenne sua
la Luna, crescente, piena, e calante (d). Ella quindi rappresentasi o
con
tre figure unite, o con un corpo solo, ma questo
a, e calante (d). Ella quindi rappresentasi o con tre figure unite, o
con
un corpo solo, ma questo con tre teste, e quattro
rappresentasi o con tre figure unite, o con un corpo solo, ma questo
con
tre teste, e quattro braccia (e). Gli Ateniesi av
serve in certo modo di guida a’ viaggiatori. Come tale rappresentasi
con
fiaccole in mano per additare il cammino (e). Ebb
tina (b). Anche i Stratonicesi al dire di Strabone (c) solennizzavano
con
grande concorso le predette Feste. Le altre Feste
ana (d). I Siracusani pure per tre giorni celebravano le stesse Feste
con
conviti e giuochi (e). Le Lafrie erano feste, le
quantità di legno secco. Portavano in processione la predetta statua
con
tutta la pompa. Una vergine sacerdotessa compariv
vano do’ sacrifizj, e sulle pubbliche strade collocavano delle tavole
con
pani da distribuirsi a’ poveri. Eglino furono imi
in tumulto. Al tempo delle medesime secondo il Pitisso si celebravano
con
pompa nel tempio della Dea contratti di nozze. Di
lla Dea venerata sotto il nome di Ortia, sì aspramente fla’ gellavano
con
verghe i più nobili giovinetti, che questi sempre
ltare. Le madri loro stavano presenti a quella barbara carnificina, e
con
grida li animavano alla costanza. Coloro poi, com
giero, il quale però, se i Ministri della flagellazione non vibravano
con
forza i loro colpi, diveniva sì pesante, che la p
itale (e). Diana, considerata come la Dea della caccia, rappresentasi
con
una mezza luna sulla fronte, calzata di coturni,
a, rappresentasi con una mezza luna sulla fronte, calzata di coturni,
con
arco e turcasso, e con un cane a’suoi piedi. Alle
a mezza luna sulla fronte, calzata di coturni, con arco e turcasso, e
con
un cane a’suoi piedi. Alle volte ancora dipingesi
Tito consultò, quando, si trasferì in quell’ Isola per congratularsi
con
Galba del suo innalzamento all’ Impero(b). Si rac
ella parte-superiore erano uomini, e nell’inferiore pesci, e finivano
con
una lunga coda(b). Si appellò Pandemia, perchè è
e e Melibea si amavano teneramente, e aveansi reciprocamente promesso
con
giuramento di sposarsi, quando accadde, che i gen
irato ; ed ella v’arrivò nel momento, in cui egli s’assideva a tavola
con
alcuni amici. I due giovani si maritarono, e in m
, ebbe appresso gli Spartani un tempio, in cui ella compariva velata,
con
catene a’piedi, impostele da Tindaro, per indicar
La prima, perchè era stata tinta del sangue d’Adone, quando si punse
con
una di quelle spine, per la quale puntura la rosa
zarono un tempio a Nettuno Asfalio o Asfalico, ossia Stabilitore (c).
Con
tale titolo ebbe altri tempj nella Grecia(d), e u
. Vi furono in seguito ammessi anche i Romani, i quali li celebrarono
con
molta magnificenza. Eglino oltre i soliti eserciz
e agli abitanti dell’Istmo(c). I vincitori da principio si coronavano
con
fron li di pino, indi con foglie d’appio secco(d)
(c). I vincitori da principio si coronavano con fron li di pino, indi
con
foglie d’appio secco(d). I loro nomi venivano alt
icevano monofagi, ossia che mangiavano soli. Si chiudeva la solennità
con
un sacrifizio a Venere(d). La vittima. che soleas
li il fiele degli animali, perchè l’amarezza di quello avea relazione
con
quella del mare(f). Non s’intraprendeva alcun via
chè esso serve alla construzione de’navigli(b). Nettuno rappresentasi
con
lunga barba, e striage per iscettro il tridente,
. Comparisce Nettuno anche in atto di sedere sopra un mare tranquillo
con
due pesci, detti Delfini, che nuotano sulla super
sto Nume tirato dal cavallo Arione. Dicesi che questo animale insieme
con
Era sia nato da Corere e da Nettuno, che si trasf
la Dea erasi cangiata in giumenta(f). V’è chi soggiunge, che Nettuno
con
un colpo di tridente abbia prodotto Arione, quand
sorpreso da gagliardissimo dolor di capo, ricorse a Vulcano, il quale
con
un colpo d’accetta glielo spaccò ; e che ne uscì
abbricato per ordine di Pericle dal celebre Architetto Ittino insieme
con
Callicrate(3) in Atene, fu denominato Partenon. Q
arere. Minerva allora si, diede a conoscere per quella ch’era. Aracne
con
tutto ciò stette baldanzosa e intrepida nella sua
e il rossore ridussero la infelico a disperato partito di sospendersi
con
un laccio, e morire. Minerva però volle, che cole
allora anche una Festa, detta Ellozia, in cui i giovinetti correvano
con
fiaccole accese in mano(a). Tra Minerva e Nettuno
erva(c). E’stata detta Madre o Matrona dal tempio, che le cressero le
conne
d’Istide, perchè furono esaudite ; quando la preg
evano tre sorta di giuochi. Il primo era la corsa a piedi e a cavallo
con
torcia accese ; il secondo la lotta ; il terzo un
ivo. Tali Giuochi erano accompagnati altresì da balli, e sì conpivano
con
solenne sacrifizio e pubblico convito, per cui og
fferte e sacrifizj alla Dea ; i tre giorni seguenti si solennizzavano
con
ogni genere di giuochi ; il quinto era il più fes
nerva si rappresenta in divise di guerriera, collo scudo imbracciato,
con
una Civetta sopra di quello, coll’Egide al petto,
n cui si sarebbe conservato quello scudo. Lo stesso re lo frammischiò
con
altri undici, del tutto simili a quello, affinchè
a, saltavano per la città, e battevano nello stesso tempo sullo scudo
con
una nuda spada, che tenevano nella sinistra. Cant
arte ebbe per compagno Eremartea, Divinità, che gli Antichi onoravano
con
certi rendimenti di grazie, quando aveano consegu
erchè esso è di natura molto coraggioso, ed ha il becco sì forte, che
con
esso giunge a forare il tronco degli alberi sino
a midolla (d) (8). Marte rappresentasi sotto le sembianze di gigante,
con
elmo in testa, armato di asta e scudo, coperto di
n elmo in testa, armato di asta e scudo, coperto di vesti militari, e
con
manto sulle spalle. Alcuni gli danno un bastone d
tinella alla porta del palagio di Vulcano, finchè Marte si tratteneva
con
Venere (f), come quanto prima vedremo. Marte vede
chiunque irriverentemente vi si accostava (5). Vulcano rappresentasi
con
barba e capigliatura negletta, coperto di veste,
ura negletta, coperto di veste, che appena gli giunge alle ginocchia,
con
beretta rotonda e appuntita in capo, tutto sparso
ntita in capo, tutto sparso di sudore, e annerito la fronte dal fumo,
con
maltello nella destra, e con tanaglie nella sinis
i sudore, e annerito la fronte dal fumo, con maltello nella destra, e
con
tanaglie nella sinistra(c). Albrico lo dipinse co
a(c). Albrico lo dipinse coll’aspetto di fabbro, deforme e zoppo, che
con
una mano alza in aria un maltello, e coll’altra s
ito di tal animale(f). Gli Antichi monumenti ce li mostrano sdrajati,
con
un gomito sopra un’ urna, co’ capelli bagnati, e
o poi rappresentasi sotto l’aspetto di un vecchio, assiso sulle onde,
con
picca o lancia in mano, ed ha appresso di se un m
tino era una cieca Divinità, nata dalla Notte(c), e la quale regolava
con
sì sovrana potenza tutte le cose, che alle sue di
i uomini, ma tutti gli altri Dei doveano sottomettersi(d). Nel libro,
con
cui si rappresenta il Destino, credevasi esservi
a egli quello, il quale in certa guisa apriva l’anno ; giacchè questo
con
Feste a di lui onore sempre cominciavasi da’ Roma
, al Settentrione, e al Mezzodì(e) ; l’altro, perchè egli dipingevasi
con
chiavi in mano, delle quali era stato il primo in
a cui sortiva la figura di Venere, era l’eletto. Questi era distinto
con
una corona di fiori(e). Non bisogna confondere il
facilmente gli si accordava, quando colui erasi nella zuffa diportato
con
grande valore. Il premio, che riportavano i Gladi
va che al tempo il più conveniente a fare qualche cosa. Rappresentasi
con
piedi alati, assisa sopra una ruota, in atto di v
esentasi con piedi alati, assisa sopra una ruota, in atto di volgersi
con
somma rapidità in giro, con moltissimi capelli al
sisa sopra una ruota, in atto di volgersi con somma rapidità in giro,
con
moltissimi capelli al dinanzi della testa, e calv
avvenire : Io che dicovasi Capnomanzia. Terminavano le sacre funzioni
con
un pranzo, chiamato il Sacro Convito, in cui si m
assistete al Sacrifizio, se prima non erasi purificato dal Sacerdote
con
acqua, detta lustrale. Questa doveva essere stato
sisteva nel versarsi in terra o sul fuoco vino puro, ovvero mescolato
con
acqua. Ogni sorte di vino però non era opportuno
rprendere la facile credulità degli uomini Vennero quindi gli Oracoli
con
somma frequenza consultati sopra gli affari pubbl
più profondi secreti. Fu quindi trovata la Divinazione, ossia l’arte,
con
cui per mezzo di sensibili indizj si credeva di p
resag ivano il futuro dal canto o dal volo degli uccelli, o dal modo,
con
cui questi prendevano il cibo ; laddove gli Augur
di essa, e benche il tempo n’abbia sempre più manifestato l’inganno,
con
tutto ciò qualche sentore della mania degl’ Indov
qualche furbo, che professa la Chiromanzia, ossia la stolta scienza,
con
cui pretende di trarre vaticinj dalla particolare
osa, il di cui nome non era noto che alle donne. Plutarco la confonde
con
Flora, detta da’ Greci Clori, Dea dei fiori, e a
Feste ei Giuochi Florali, abbominevoli per la licenza e dissolutezza,
con
cui si celebravano(d). Varrone dice che Buona-Dea
ceremonia, poteva trovarvisi alcun uomo, ma perfino vi si cuoprivano
con
velo anche le pitture, che rappresentavano qualsi
tristezza in somma esultanza ; per moltissimi giorni l’animale veniva
con
tutta la sollecitudine nutrito ; e dal modo, con
rni l’animale veniva con tutta la sollecitudine nutrito ; e dal modo,
con
cui riceveva il cibo, si traevano i propizj o fun
(17). Gli alberi sacri alle Divinità si risguardavano dagli Antichi
con
sommo rispetto di religione, ed erano onorati di
ta la castità, prese un crivello, e supplicò Vesta di poter attingete
con
esso dell’ acqua al Tevere, e portarla nel di li
dell’Asia Minore(f). Dissero che questa viaggiò moltissimo, e fu però
con
varj nomi indicata negli scritti dell’ Antichità(
mo detto, si diede il nome di Erofila. Lattanzio vuole, che sia stata
con
no me proprio chiamata Eritrea, e che abbia avuti
asi rinomatissima, è certo, che se ne scolpiva l’effigie nelle moneto
con
una Sfinge a canto. Fu questo un mostro, nato sec
una fonte, sacri alla stessa Sibilla(a). Dicesi che la di lei statut
con
un libro in mano siasi trovata nel predetto fiume
ibro in mano siasi trovata nel predetto fiume, e che il Senato Romano
con
solenne pompa l’abbia trasferita nel tempio di Gi
gli altri sei allo stesso prezzo. Derisa vieppiù, e rigettata da lui
con
maggiore disprezzo, ne diede, altri tre alle fiam
). (b). Poter. Archaeol. Graec. l. 4. (2). Alcuni confusero Cerere
con
Cotitto, Dea della lascivia. Il culto di questa s
della medesima Divinità furono denominati Bapti, perchè si bagnavano
con
acqua calda (i). (3). Proserpina sotto il nome d
Nat. Com. Mythol. l. 5. (6). Non operò Cerere in quella guisa anche
con
Deifonte, figlio d’Ipotoonte, sebbene dimostrasse
Ma la di lui madre, sorpresa da si strano spettacolo, mise un grido,
con
cui interroppe l’azione di Cerere ; e questa, sal
che ad essi si assegnarono perfino Sacerdoti e Ministri (b), i quali
con
religioso rito li cibassero (c), sugli altari li
ario da un grosso serpente, che ne divorava gli abitanti, fu da Giove
con
quel serpente collocato tragli Astri (f). Altri s
a, per aver saccheggiato un tempio di Cerere, fu primieramente punito
con
una tormentosissima fame, e che poi fu messo a mo
osissima fame, e che poi fu messo a morte dal morso di un serpente, e
con
questo trasferito in Cielo. Da Igino però soggiun
prendevasi anche dalle persone di alto grado. Qualche volta si faceva
con
due cavalli, saltando con maravigliosa destrezza
sone di alto grado. Qualche volta si faceva con due cavalli, saltando
con
maravigliosa destrezza da uno sull’altro, e sempr
a di trionfare de’ loro nemici (g). Il Salto consisteva nell’ alzarsi
con
tutto impeto in aria per trapassare uno spazio pi
ciale, guernito di piombo, o di ferro, o di rame, e denominato Cesto,
con
cui l’uno avventandosi centro l’altro vicendevolm
cuni (f) venivano indicati dal solo nome Pancrazio ; ma secondo altri
con
esso si abbracciavano tutti cinque i predetti ese
o distinto, ove sedeano, diveniva un inviolabile asilo. Pronunziavano
con
assoluto potere le sentenze, stabilivano le conve
contro gli Atleti, violatori delle leggi, e li facevano anche battere
con
verghe da un servo, detto perciò Mastigoforo (f).
Per insegna della loro dignità portavano una corona di spighe, legata
con
bianco nastro. Credesi, che questa sia stata la p
zza, e due braccia in altezza. Furono poi denominati Aloidi da Aloeo,
con
cui la loro madre erasi unita in matrimonio(f). D
ermettere, ch’ella pure da se sola partorisse ; e che battendo poscia
con
una mano la terra, ne usciroso dei vapori, i qual
). Il corpo di costui era di tale altezza, che arrivava alle stelle :
con
una mano toocava l’Oriente, e coll’altra l’Occide
che Encelado(a). Intorno a Briareo Omero soggimge, che questo Gigante
con
tal nome era chiamato dagli Dei, mentre gli uomin
a Mercurio, e Grazione da Diana(o). Clizio fu fatto morire da Vulcano
con
un colpo di massa di ferro infuocato(p) Porfirion
va a vincerne che uno, per riportare il premio. Questi gli si avventò
con
gran furore, e lo strangolò. Arrichicne tuttavia,
della corsa a cavallo(b). Cleomede, dell’Isola d’ Astipalea, lottando
con
Icco, d’Epidauro, lo privò di vita con un solo pu
l’Isola d’ Astipalea, lottando con Icco, d’Epidauro, lo privò di vita
con
un solo pugno. L’azione di lui dagli Ellanodici s
tremità della carriera, senza mai respirare ; che poi lo abbia ucciso
con
un pugno, e solo nello stesso giorno se lo abbia
dolo, tuttavia nol potevano smuovere. Alcune volte legavasi la fronte
con
grossissima fune a foggia di benda, e poi ritenen
ssima fune a foggia di benda, e poi ritenendo il respiro, e chiudendo
con
tutta la forza le labbra, così si gonfiava i musc
i ispirati e divini, e tra questi principalmente Omero. L’altro modo,
con
cui si traevano le Sorti, era per mezzo di dali,
o sempre un grande rispetto pe’ giuramenti. Ogni promessa, confermata
con
essi, si doveva da loro indispensabilmente osserv
della Naumachia (e). Quegli, che n’era il vincitore, veniva condotto
con
molta pompa al tempio, e coronavasi di mirto. Nar
ra sotterranea, situata appresso il Circo Massimo, ed essa si onorava
con
sacrifizj, e libazioni, gettate nel fuoco (a). Al
sere secreti (c). Col progresso del tempo tali Giuochi si celebrarono
con
maggiore magnificenza dagli stessi Imperatori Rom
a anche dei Giuochi, perchè in quel tempo sovrastava una nuova guerra
con
Antioco (b). Notisi per ultimo che siccome Ebe er
fulmine era la principale Divinità di Seleucia in Siria, e onoravasi
con
inni e altre particolari ceremonie. V’è chi pensa
battevano i Gladiatori (a), detti Bustuarj dalla voce latina bustum,
con
cui si chiamava il Rogo, tostochè il cadavere era
on consumate dal fuoco (c) : lo che si diceva Ossilegio. Le bagnavano
con
latte e vino, e le chiudevano con fiori e odorosi
e si diceva Ossilegio. Le bagnavano con latte e vino, e le chiudevano
con
fiori e odorosi liquori in un’urna, detta Cinerar
r recare diletto agli stranieri, ed esse si cominciavano, e compivano
con
libazioni agli Dei (a). Gli ospiti, quando partiv
rtivano, erano ricolmati di doni, i quali da loro si conservavano poi
con
somma diligenza, come indizj della contratta amic
re. Così avvenne ; e ben lo comprovarono una grande tempesta, insorta
con
gagliardissimo vento, e il fulmine, che incenerì
o, e li lasciò in libertà (a). Non è da confondere l’anzidetto Acmone
con
quello, il quale dicesi essere stato il primo pad
primo ritrovatore del fuoco, ebbe nell’Academia d’Atene un’Ara comune
con
Vulcano, e Minerva (d). A lui pure, e alle stesse
tratto a sorte, dall’anzidetta Ara sino alla città prendeva a correre
con
una fiaccola accesa in mano. Se questa gli si est
. 9. (g). Virg. Acneid. l. 4. (38). Virgilio ci descrive la Fama
con
tanti occhi e tante bocche, quante sono le di lei
che digiorno siede sulle più alte torri, spaventando le grandi città
con
triste novelle, e facendosi appresso di esse annu
destra, era di buon presagio. Si prediceva il futuro anche dal modo,
con
cui lo stesso predava. Se i Principi sognavano di
ia vedere meno delle altre per rossore di essersi unita in matrimonio
con
un mortale, che fu Sisifo, re de’Corintj(h), ment
nobio(e) pretendono, che le Feste Sabazie fossero solennità notturne,
con
cui si onorava Giove Sabazio, nelle quali si usav
ei della Grecia ; e però fu denominato il padre de’Numi, e fu confuso
con
Saturno(g). Si applicò altresì all’agricoltura, e
Feste Faunali, nelle quali lo onoravano col sacrifizio di un capro, o
con
libazioni di vino. Si cessava allora da ogni lavo
l di lui nome(b). Ritornando a Fauno, notiamo, che Servio lo confonde
con
Silvano(c). Anche questi da’ Romani fu venerato q
a notte giravano attorno alla porta della casa, ne batteano la soglia
con
una scure, poi con un pestello, e finalmente la n
torno alla porta della casa, ne batteano la soglia con una scure, poi
con
un pestello, e finalmente la nettavano con una sc
soglia con una scure, poi con un pestello, e finalmente la nettavano
con
una scopa, affinchè Silvano, veggendo questi segn
Cardinea(i) era la. Dea de’cardini. Questa da Ovidio(a) viene confusa
con
Carna, la quale presiedeva alle parti nobili del
. Questi al vederlo estremamente gioì, e fece palese il suo godimento
con
magnifiche Feste per dieci giorni e altrettante n
Ceste esteriormente si apponeva qualche ornamento. Alcune ve n’erano
con
una o due palle in cima al coperchio. Altre si ve
mpo propizio per le vendemmie. Al tempo delle prime si onorava Venere
con
sacrifizj(e). Al tempo delle seconde le vendemmie
ibuiscono al tirso una mirabile virtù : bastava, dicono essi, battere
con
esso la terra, e ne scaturivano tosto rivi di vin
i udì da Apollo essere necessario, che si placasse l’ombra d’ Erigone
con
feste e sacrifizj (e), detti Aletidi, perchè ella
rò appresso il re Ebialo, che gli diede in moglie Ilebia, sua figlia,
con
una porzione de’ suoi Stati (a). (4). Argo ebbe
Pandione, e gli espose il motivo di sua venuta. Il re non v’aderì che
con
somma ripugnanza d’animo, come se avesse presagit
n mezzo ad un bosco. Ivi, palesatole l’amor suo, pretendeva d’esserne
con
pari affetto corrisposto. Non potè mai riuscirvi
tela di bianco velo, ed intersecatevi altre fila di color porporino,
con
queste descrisse l’atrocità del misfatto, e l’emp
ano le Orgie di Bacco. Uscita allora di casa la Regina, corse furiosa
con
varie Sacerdotesse di quel Nume ; e arrivata al l
enere le risa (n). Comparve Pane alla luce col naso (a), colla barba,
con
due corna d’irco alla testa, e co’ piedi di capra
o cauto, quasi d’uno che si lagnava. Pane, rimasto così deluso, ruppe
con
dispetto la canna, e legate insieme varie porzion
lcuni ladri aveano condotto via i loro armenti ; e che i due fratelli
con
tutta l’altra gioventù, gettate via le vesti, per
ifere, ch’ella stessa doveva aver raccolto. Compariva altresì coperta
con
velo, detto il flammeo, finchè entrava nella casa
Nella Grecia, e spezialmente nell’Attica, le spose venivano condotte
con
gran pompa alla casa dello sposo sopra un carro (
ovani in Roma conducevano per mano la sposa, ed un altro la precedeva
con
una fiaccola. Questa, primachè la sposa entrasse
o e l’altro degli sposi toccavano l’acqua e il fuoco ivi preparati, e
con
quell’acqua soleano anche lavarsi i piedi. Finalm
a dovere d’Iride il preparare il letto a Giunone (a) ; il purificarla
con
acque di celeste rugiada, quando ritornava dall’I
oda del medesimo terminava colla testa di serpente. Egli stava legato
con
catena parimenti di serpenti in una spelonca dina
tempj il Sonno e da Morte uniti insieme(c). Questa Dea rappresentasi
con
due faccie, con bianca barba, e in atto di dormir
e da Morte uniti insieme(c). Questa Dea rappresentasi con due faccie,
con
bianca barba, e in atto di dormire. Vicina ad ess
Numi lo chiamavano Icelonte(i). Questi ultimi tre Sogni si dipingono
con
ali, con papaveri in una mano e qualche volta con
chiamavano Icelonte(i). Questi ultimi tre Sogni si dipingono con ali,
con
papaveri in una mano e qualche volta con un vaso
Sogni si dipingono con ali, con papaveri in una mano e qualche volta
con
un vaso nell’ altra(l). I Sogni ebbero una Statua
ndio sulla terra, perseguitando continuamente i malvagi co rimorsi, e
con
apparizioni si spaventevoli facevano loro perdere
entevoli facevano loro perdere il discernimento (a). Si rappresentano
con
orrida faccia e rabbiosa, colla schiuma alla bocc
accia e rabbiosa, colla schiuma alla bocca, cogli occhi scintillanti,
con
vesti nere e insanguinate, con capelli annodati d
alla bocca, cogli occhi scintillanti, con vesti nere e insanguinate,
con
capelli annodati di vipere, con fiaccole accese i
lanti, con vesti nere e insanguinate, con capelli annodati di vipere,
con
fiaccole accese in una mano, e con una ferza, spa
e, con capelli annodati di vipere, con fiaccole accese in una mano, e
con
una ferza, sparsa pure di serpenti, nell’ altra(b
b). Quantunque fossero inesorabili, tuttavia si procurava di placarle
con
sacrifizj e preghiere. Quindi dopochè Oreste per
re che i Sacerdoti. Il fuoco, che vi s’impiegava, doveva essere fatto
con
legne di cedro. Non era permesso che il canto mel
uccise(e). Jobate allora gli commise di guerreggiare contro i Solimi
con
poco presidio, sperando che facilmente sarebbe ri
ro all spalle, i denti lunghissimi, e il corpo coperto di squame (a).
Con
una sola orchiata davano li morte, e secondo altr
rso della vita degli uomini, ed elleno ne filano i giorni avventurati
con
bianca lana, e con nera gl’ infausti. Cloto a tal
i uomini, ed elleno ne filano i giorni avventurati con bianca lana, e
con
nera gl’ infausti. Cloto a tale oggetto tiene la
este(a). Caronte finalmente comparisce vecchio, di terribile aspetto,
con
barba bianca, lunga, e rabbuffata, con occhi inca
vecchio, di terribile aspetto, con barba bianca, lunga, e rabbuffata,
con
occhi incavati, coperto di lacera veste, e aggrup
trattava colla sua immagine nello specchio, come se si fosse trovata
con
altra donna. A tale pazzia poi ella ve ne aggiung
oi ella ve ne aggiungeva varie altre. Pretendeva di conficcare chiodi
con
una spugna, e soleva ricusare ciò, che grandement
li arcani degli Dei ; altri soggiungono, perchè era solito a cruciare
con
varj tormenti gli ospiti, che si recavano appress
l suo peso al piano, Sisifo era costretro a riportarlo subito colassù
con
immensa fatica senza potersi mai riposare(b). Sal
che Tantalo siasi appropriato un cane, affidatogli da Giove, affinchè
con
esso custodisse il di lui tempio nell’ Isola di C
avolo, Belo, erano cinquanta. Danao, loro padre, le uni in matrimonio
con
cinquanta figliuoli di suo fratello, Egitto. Come
vennero condannate ad attingere continuamente nel Tartaro dell’acqua
con
urne traforate (d). Conviene però credere, che le
e di giudicare le anime de’trapassati, perchè sulla terra governarono
con
tutta rettitudine i popoli. Di Minos si aggiunge,
poli. Di Minos si aggiunge, ch’egli attese a dirozzare i suoi sudditi
con
leggi, che poscia servirono di nonna a tutti i Le
l. 2. de Rapt. Proserp. (23). In memoria del matrimonio di Plutone
con
Proserpina si celebrarono nella Sicilia le Feste
ese, riscaldò la raccolta acqua, la di ede a bere a’suoi figliuoli, e
con
essa li guarì. Coloro dissero allora di aver vedu
rsiani, ì quali avevano devastato tutte le Isole della Grecia, giunti
con
mille vascelli a Delo, non oserono di recarvi alc
i Delo, non sicredette sicura in quel soggiorno. Se ne fuggì pertanto
con
quelli, e stanca dal lungo viaggio, si fermò ne’c
io Leucippe, figlia di Galatea, affinchè potesse unirsi in matrimonio
con
Lampro, figlio di Pandione, a cui il di lei padre
da un leone e da un cinghiale. Admeto ebbe da Apollo i due animali, e
con
questi avendo eseguito ciò, che Pelia avea propos
sa dopo aver partorito Jone in una grotta, velo abbbandonò, rinchiuso
con
certi ornamenti in una cesta. Mercurio per eccita
reduto figlio di Zuto, re d’Atene, il quale erasi unito in matrimonio
con
Creusa. Colse il Nume il momento, in cui quel re
i erano i Deputati delle Greche città, che rappresentavano la nazione
con
piena facoltà di provedere al pùbblico bene(a). E
te, figlio di Crio(g). Ella precede il Sole(h), coperta di gran velo,
con
una stella in capo, e assisa sopra un carro, tira
Sarmati, e per regnare sola lo avvelenò. A motivo poi della crudeltà,
con
cui reggeva, dovette fuggirsena da’suoi Stati. Si
Ma non potendo nè colle ragioni dissuadernelo, nè colle preghiere, fu
con
estremo suo rammarico dall’irrevocabile giurament
e tutta la terra. Giove, onde riparare a sì orribile disordine, balzò
con
un fulmine il temerario giovine, il quale cadde m
li Eroi. Rappresentasi coronata d’alloro, colla tromba in una mano, e
con
un libro d’ Istoria nell’altra(d). La seconda inv
d). La seconda inventò gli strumenti di fiato. E’ coronara di fiore e
con
due flauti nelle mani. Le’ sta d’appresso Cupido,
a e Agricoltura, e presiede anche alla Commedia. E’ coronata d’edera,
con
una mascheta nella destra(b). Melpomene è autrice
. Melpomene è autrice della Tragedia, e comparis e maestosa in volto,
con
corone e scettri in una mano, e con pugnale nell’
, e comparis e maestosa in volto, con corone e scettri in una mano, e
con
pugnale nell’altra(c). Terpsicore presiede alle d
tratta colla sinistra un archetto. Anche appresso di lei vedesi Amore
con
una fiaccola accesa in mano(f). Polinnia si ricon
. Urania inventò l’ Astronomia, e però comparisce coronata di stelle,
con
veste azzurra, e con gran globo tralile mani(g),
stronomia, e però comparisce coronata di stelle, con veste azzurra, e
con
gran globo tralile mani(g), ovvero riposto sopra
ettorica, e al verso Eroico. Dipingesi giovinetta, coronata di flori,
con
moltissime ghirlande d’alloro nella sinistra, e n
ro cammino ; ma trovarono chiusa la porta, perchè quel Sovrano voleva
con
violenza trattenerle appresso di se. Elleno allor
mprovvisamente scaturito dal predetto monte, quando il cavallo Pegaso
con
un piede ne percosse un sasso : ond’è che l’ Agan
l più alto della Fortezza. Il giogo di quello era attaccato al timone
con
un nodo d’ammirabile sottigliezza, ed era il lega
nace, madre d’un figlio. Voleva la giovine celarlo al di lei padre, e
con
sacre frondi avealo coperto per consegnarlo ad un
lmente lo lacerarono(d). Non sono da confondersi i due anzidetti Lini
con
quello, che nacque da Urania e da Anfiarao. Anch’
a. Ricevette da Mercurio una lira, a cui egli v’aggiunse tre coide, e
con
essa operò grandi maraviglie. Volendo cingere di
re, divenute sensibili, da se sole si disposero le une sopra le altre
con
ammirabile proporzione(b). Anfione fu il primo ch
nto di lui, si pubblicò, ch’ era figlio di Apollo(d). Egli accoppiava
con
tanta dolcezza la sua voce al suono della lira, c
che bella, potè averlo in marito. Avvenne poi, ch’ella, passeggiando
con
varie Najadi in amenissimo prato, premette col pi
che Orfeo dopo la morte di Euridice non siasi più unito in matrimonio
con
altre donne, e che da’ alcune di queste al tempo
cancelli. Il Muratori pubblicò un’ Iscrizione da una tavola di bronzo
con
due figure. L’ una rappresenta Apollo, l’ altra u
bronzo con due figure. L’ una rappresenta Apollo, l’ altra una donna
con
uno strumento da suono, detto sistro, con un serp
Apollo, l’ altra una donna con uno strumento da suono, detto sistro,
con
un serpente, con un canestro, con una misura nell
una donna con uno strumento da suono, detto sistro, con un serpente,
con
un canestro, con una misura nella sinistra, e con
o strumento da suono, detto sistro, con un serpente, con un canestro,
con
una misura nella sinistra, e con un rostro di nav
o, con un serpente, con un canestro, con una misura nella sinistra, e
con
un rostro di nave a’ piedi(e). Tutto è oscurissim
denominati da un certo antico ballo, il quale chiamavasi Sicinnio, e
con
cui rappresentavano le azioni solite a farsi dal
tirono in edifizj, lavorati a volta, selciati nel pavimento, e chiusi
con
mura. Vi si discendeva per alquanti gradini, e og
titolazione era agli Dei Mani. La religione de’ sepolcri era somma, e
con
gravissime pene si puniva chi la violava. Si onor
. Priapo rappresentasi colle corna d’irco, colle orecchie di capra, e
con
una corona di foglie di vigna, o d’alloro. Le di
lebravano a di lui onore, erano dette Fallalogie. Le altre ceremonie,
con
cui Priapo veniva adorato, orano simili a quelle,
di molti, che l’uno e l’altro fossero la stessa Deità. Priapo fu pure
con
un culto particolare onorato dagli Ornj, popoli d
e da Urania. Egli ha la figura di giovine biondo, coronato di fiori,
con
face nella destra, e con velo di color giallo nel
figura di giovine biondo, coronato di fiori, con face nella destra, e
con
velo di color giallo nella sinistra, perchè con q
face nella destra, e con velo di color giallo nella sinistra, perchè
con
quello, come abbiamo altrove riferito, le giovani
nefizio non deve mai invecchiare ; vivaci, perchè è d’uopo beneficare
con
prontezza ; in atto di stringerci vicendevolmente
no di piccola statura(f). E’famosa l’Istoria del matrimonio di Cupido
con
Psiche. I genitori di questa consultarono Apollo
lo, e ottenne da Giove, che Venere non si opponesse alle di lui nozze
con
Psiche. Costei finalmente fu da Mercurio trasferi
servire in qualità di schiavo, ovvero che Esione lo avesse riscattato
con
qualche dono. Colei offerì un pennacchio libero,
ammirarne la coltura, e si studiò di persuadere quella Dea ad unirsi
con
Vertunno in matrimonio. Neppure sotto quell’aspet
la acquistò sei teste e dodici piedi. Altri dissero, ch’ella comparve
con
sei reste di cane, e col rimanente del corpo, sim
ite, perchè questa s’adirò nel vedere Scilla, che stava trattenendosi
con
Nettuno (c). Dicesi, che dirimpetto a Scilla vi f
po colei divenne madre di due figli, e osservando che Metaponte amava
con
della preferenza i due primi, si propose di farli
a parte superiore del corpo simile all’uomo, e nel rimanente al pesce
con
lunga coda(i). (d). Paus. l. 2. (15). Altri di
a Melicerta si diede anche il nome di Portuno ; e ch’egli si dipinse
con
una chiave in mano, perchè si credeva che difendo
no a’ medesimi un cavallo sul monte Taigete, e dopo averlo abbruciato
con
varj profumi, ne dispergevano le ceneri(d). I Rom
acco, e dell’oglio a Minerva. Ciascuno degli altri Numi ne fu onorato
con
vittime e incensi. I soli altasi di Diana erano r
no tentarono d’atterrare il feroce animale. Atalanta finalmente colpì
con
una saetta la fiera sotto un orecchio, e ne vide
gli altri, ed esortandosi scambievolmente, scagliarono le loro frecce
con
disordine e pericolo di nuocere l’uno all’altro.
l’altro. A Meleagro finalmente riuscì di uccidere l’orrendo Cinghiale
con
uno spiedo, stromento, usato da’ cacciatori di fi
i letto, avea sottratto il tizzone alle fiamme, e il teneva custodito
con
tutta gelosia in un luogo secreto. Memore di tutt
eagridi in uccelli, eccettuate Gorge e Dejanira. La prima fu maritata
con
Andremone, e la seconda, come più diffusamente ve
maritata con Andremone, e la seconda, come più diffusamente vedremo,
con
Ercole. Morta Altea, Eneo prese in moglie Peribea
acrò a Lua le armi di coloro, ch’ erano rimasti morti sul campo, onde
con
tale offerta ne fosse espiato l’esercito vittorio
chiamavano dal nome di lei Bellonarj, e assumevano il loro ministero
con
incisioni, fatte nel la coscia o nel braccio, e c
eretto a questa Dea (h). Bellona rappresentasi colle chiome sparse, e
con
una sferza in mano per eccitare i guerrieti a’ co
c. 2. 6. (d). Calep. Sept. Ling. (5). Bellona telvolta fu confusa
con
Pallade (e). (e). Varr. de L. L. l. 5. (f). M
Egli fabbricò in Italia una città, e la denominò Preneste(f). Inoltre
con
un’armata, rac [page 425 manquante] (c). Potter
ai fianchi come donne e nel rimanente del corpo come mostruosi pesci
con
doppia coda224. Oltre al dire che erano bellissim
anto mio ; e qual meco s’aùsa « Rado sen parte, sì tutto l’appago. »
Con
questi detti della Sirena, il poeta ce la rappres
le calcagne ; « Gli occhi rivolgi al logoro che gira « Lo rege eterno
con
le rote magne. » I mitologi pretendevano ancora
o, secondo altri, della maga Circe, fu cangiata in un orribile mostro
con
6 teste e 12 braccia, e di più alla cintura una m
della Calabria ulteriore I228, ove le onde si frangono romoreggiando
con
un suono che sembra un latrato : quindi la favola
Scilla e Cariddi ; e i poeti, incominciando da Omero229, abbellirono
con
straordinarie invenzioni favolose le fantastiche
acqua del mare : « Come fa l’onda là sovra Cariddi, « Che si frange
con
quella in cui s’intoppa, « Così convien che qui l
le di Orche ; e quanto meno ne conoscevano la struttura e gl’istinti,
con
tanto maggior sicurezza lavoravano di fantasia. P
i li ha letti, che la vera e propria Balena,231 senza pinna dorsale e
con
due sfiatatoi, mentre è il più grosso degli anima
più grossi di un dito, non più lunghi di 2 pollici. Inoltre la Balena
con
tutta la sua gigantesca statura, che quando alza
inuarono non ostante ad imitare le loro fantasticherie e a gareggiare
con
loro nelle invenzioni e nelle descrizioni di imma
cei a dovizia : « Pistrici, fisiteri, orche e balene « Escon dal mar
con
mostruose schiene. » E tra queste descrive il p
tro estremo. » Mirabile è poi sovra le altre la descrizione del modo
con
cui Orlando libera Olimpia dall’ Orca che stava p
arla : « Tosto che l’Orca s’accostò, e scoperse « Nel schifo Orlando
con
poco intervallo, « Per inghiottirlo tanta bocca a
mo vi saria a cavallo. « Si spinse Orlando innanzi, e se gl’immerse «
Con
quell’àncora in gola, e, s’io non fallo, « Col ba
bocca, « Stringe la spada, e per quell’antro oscuro « Di qua e di là
con
tagli e punte tocca. « Come si può, poi che son d
mostra i fianchi e le scagliose schiene ; « Or dentro vi s’attuffa, e
con
la pancia « Muove dal fondo e fa salir l’arene. «
àncora fitta, e in mano prende « La fune che dall’àncora depende. « E
con
quella ne vien notando in fretta « Verso lo scogl
o, ove fermato il piede, « Tira l’àncora a sè, che in bocca stretta «
Con
le due punte il brutto mostro fiede. « L’Orca a s
uo antico almo soggiorno « L’Orca tratta per forza di quel braccio, «
Con
mille guizzi e mille strane ruote « Segue la fune
al carro i suoi delfini porre, « Quel dì Nettuno in Etiopia corre. «
Con
Melicerta in collo Ino piangendo, « E le Nereidi
e terreni arborati e seminativi, un ampio lago ed un mercato di grano
con
gente che compra e vende, e inoltre una chiesa co
n mercato di grano con gente che compra e vende, e inoltre una chiesa
con
le campane che suonano a festa, un convento di fr
iglie e mostrava quasi orrore che gli uomini avessero osato affidarsi
con
fragil barca al tempestoso mare e mirar da vicino
ardito (e che inoltre gli riuscisse) di entrar nella bocca dell’ Orca
con
tutta la nave, e che ficcasse l’ancora « E nel p
ostra i fianchi e le scagliose schiene ; « Or dentro vi si attuffa, e
con
la pancia « Muove dal fondo, e fa salir l’arene «
i si attuffa, e con la pancia « Muove dal fondo, e fa salir l’arene «
Con
mille guizzi e mille strane ruote. » E vero altr
tal proposito è molto notabile, e merita di essere imparato a memoria
con
le stesse parole dell’autore : « E s’ella d’elef
o nipote, fonda nel 1883 il regno d’Arcadia. Indi emigra in Tessaglia
con
gli Arcadi, detti Pelasgi.159 — Sparto o Spa
itano supremo che aveva 100 navi ; di Lacedemoni, condotti da Menelao
con
60 navi ; quei d’Argo, Epidauro, Tirinte, Trezene
ro, Tirinte, Trezene, Ermione, condotti da Stenelo, Eurialo, Diomede,
con
80 navi ; i Messenj di Pilo e di Ciparisso, da Ne
, Diomede, con 80 navi ; i Messenj di Pilo e di Ciparisso, da Nestore
con
90 navi ; Ateniesi, da Menesteo con 50 navi ; di
i Pilo e di Ciparisso, da Nestore con 90 navi ; Ateniesi, da Menesteo
con
50 navi ; di Megara e di Salamina, da Ajace Telam
a Menesteo con 50 navi ; di Megara e di Salamina, da Ajace Telamonio,
con
12 navi ; Locresi, da Ajace d’Oileo, con 40 navi
alamina, da Ajace Telamonio, con 12 navi ; Locresi, da Ajace d’Oileo,
con
40 navi ; di Calcide, Calidone, ec. da Toante re
Oileo, con 40 navi ; di Calcide, Calidone, ec. da Toante re d’Etolia,
con
40 navi ; Mirmidoni, Elleni, Achei, da Achille re
ia, con 40 navi ; Mirmidoni, Elleni, Achei, da Achille re di Larissa,
con
50 navi ; di Metone, di Melibea, ec. da Filottete
re di Larissa, con 50 navi ; di Metone, di Melibea, ec. da Filottete
con
7 navi ; i Magnesiani del Peneo, da Protoo, con 4
bea, ec. da Filottete con 7 navi ; i Magnesiani del Peneo, da Protoo,
con
40 navi ; di Zacinto, Nerito, Cefalonia, Itaca, d
Protoo, con 40 navi ; di Zacinto, Nerito, Cefalonia, Itaca, da Ulisse
con
11 navi ; Cretesi, da Idomeneo e Merione con 80 n
alonia, Itaca, da Ulisse con 11 navi ; Cretesi, da Idomeneo e Merione
con
80 navi ; Rodiani, da Tlepolemo, figlio d’Ercole,
meneo e Merione con 80 navi ; Rodiani, da Tlepolemo, figlio d’Ercole,
con
9 navi. — Erano insiem coi Trojani, e condotti tu
coi Trojani, e condotti tutti da Ettore figlio di Priamo, i Dardanii,
con
a lor capo Enea figlio d’Anchise, gli abitanti di
con a lor capo Enea figlio d’Anchise, gli abitanti di Zelea sull’Ida
con
Pandaro figlio di Licaone, i Misii con Cromio, i
gli abitanti di Zelea sull’Ida con Pandaro figlio di Licaone, i Misii
con
Cromio, i Frigii con Ascamo e Foreide, i Paflagon
sull’Ida con Pandaro figlio di Licaone, i Misii con Cromio, i Frigii
con
Ascamo e Foreide, i Paflagonii con Pilamene, i Ca
aone, i Misii con Cromio, i Frigii con Ascamo e Foreide, i Paflagonii
con
Pilamene, i Carii con Naste, i Licii con Sarpedon
io, i Frigii con Ascamo e Foreide, i Paflagonii con Pilamene, i Carii
con
Naste, i Licii con Sarpedonte e Glauco, i Traci c
camo e Foreide, i Paflagonii con Pilamene, i Carii con Naste, i Licii
con
Sarpedonte e Glauco, i Traci con Piroo ed Acamant
Pilamene, i Carii con Naste, i Licii con Sarpedonte e Glauco, i Traci
con
Piroo ed Acamante. Dicesi che questa guerra costa
ittura sulla cera e sullo smalto. 157. Gli storici congetturano,
con
molto fondamento, che questo Menete sia lo stesso
re le assemblee, sconcertare o preparare intrighi, la facilità stessa
con
cui ne veniva a capo, era una prova della superst
ocolieri. Ma il paese, ove pareva che la superstizione si rinverdisse
con
fecondità straordinaria, era l’Egitto. L’antica r
visitata da tutti i navigatori d’Europa e d’Asia, co’suoi monumenti,
con
la sua vasta biblioteca, con le sue scuole, parea
ri d’Europa e d’Asia, co’suoi monumenti, con la sua vasta biblioteca,
con
le sue scuole, parea l’Atene dell’Oriente, più ri
rutto una nazione stanziata in un angolo dell’Asia, ebbe a combattere
con
una religione universale. Il mondo romano, travol
profittò dell’ordine e della pace fiorenti nell’impero per ispargersi
con
incredibile rapidità ; e marciò, per così dire, a
o, nelle domestiche sentenze operato per la sola inimicizia che avete
con
questa setta, è stato precluso il sentiero alla s
ente si fanno i Cristiani,147 cioè di quelli che, deposta l’ignoranza
con
l’informarsi, incominciano ad odiare quello che f
esi, tremano ; accusati, negano ; e tormentati, non sempre confessano
con
facilità ; condannati, s’attristano, si scolpano,
à del fatto, il numero, il luogo, il tempo, i complici ed i compagni.
Con
noi poi non fate così ; ancorchè bisognerebbe pur
er questa ingiuria come vi è corrisposto, quando anche una sola notte
con
poche facelle potrebbe aprir la strada ad una lar
e il male col male ? Ma non fia mai che una setta, che ha del divino,
con
fuoco umano vendichi i suoi torti, e che si dolga
i discepoli le loro parole, quanti ne trovano i Cristiani, insegnando
con
le opere. Quella ostinazione stessa, che voi calu
ci necessita ad insegnare e a riconoscere la verità. Nutriamo la fede
con
le sante cantilene, innalziamo la speranza, stabi
ne, innalziamo la speranza, stabiliamo la fudicia, e nondimeno, anche
con
reiterati ricordi, inculchiamo la dottrina de’mae
gastiga, e si corregge da parte di Dio ; poichè quivi si giudica, ma
con
gran riguardo, come certi della presenza di esso.
mmercio. Presiedono alcuni buoni uomini, i più vecchi,151 i quali non
con
prezzo alcuno, ma per pubblica approvazione hanno
nde tra noi tutto è indiviso fuori che la moglie…. Che maraviglia, se
con
tanta carità da noi si fanno de’conviti ? Anche l
reputarsi guadagno, mentre si spende per la pietà : poichè certamente
con
questo sollievo ajutiamo anche i mendichi, non pe
ale dire si può illecita, se si rassomiglia ai ridotti illeciti, ed è
con
giustizia condannabile, se alcuno di quella si du
iamare fazione. ma adunanza, dove del ben comune si tiene consiglio….
Con
un altro titolo ingiurioso noi siamo accusati, ci
inutili per ogni affare. In che modo di questo ci fate rei, che pure
con
voi viviamo, che abbiamo il vitto ed il vestire s
sa pubblicamente ne’giuochi di Bacco, perchè è costume de’combattenti
con
le fiere, che cenano per l’ultima volta. Tuttavia
coli ; ma ciò che in quelle adunanze si vende, se da me sarà bramato,
con
maggior libertà lo prenderò dalle proprie bottegh
per i templi. Le altre imposte ringraziano i Cristiani per la fedeltà
con
cui sono pagate puntualmente, essendo noi lontani
n compensata dal comodo degli altri dazj che da noi medesimi ricavate
con
tutta esattezza. Tertulliano. (Traduz, di Maria S
so, perchè Nerone non credeva negli Dei del Campidoglio, e ne calcava
con
disprezzo le statue ? Tacito pretendeva che sussi
d i suoi spettacoli nei deserti della Tebaide. Gesù Cristo può dunque
con
tutta verità esser detto Salvatore del mondo nel
za del Mar Nero, e giunger salvo a Colco. Frisso fu benissimo accolto
con
quel raro e prezioso animale da Eeta re di quella
, che il Sol non si ricorca « Sette volte nel letto che il Montone «
Con
tutti e quattro i piè copre ed inforca, « Che cot
Che cotesta cortese opinïone « Ti fia chiovata in mezzo della testa «
Con
maggior chiovi che d’altrui sermone. » Il vello
, e, secondo altri, a Marte, e custodito religiosamente, e assicurato
con
molte cautele e magiche invenzioni, di cui parler
ve che fu creduta la prima inventata dagli uomini, e celebrata perciò
con
lodi interminabili da tutti gli antichi. La nave
, ma che significa l’opposto, lascerò deciderlo ai solenni filologi :
con
tante idee poetiche e storiche che desta questa s
Eroi da tutte le parti della Grecia, alcuni dei quali eran già stati
con
lui alla caccia del cinghiale di Calidonia, cioè
irsi in repubblica femminile. La sola Issipile, figlia del re Toante,
con
pietosa frode salvò la vita a suo padre ; e merit
è giunto in quell’isola insieme cogli altri Argonauti Giasone, « Ivi
con
segni e con parole ornate « Issifile ingannò la g
quell’isola insieme cogli altri Argonauti Giasone, « Ivi con segni e
con
parole ornate « Issifile ingannò la giovinetta, «
a dell’Inferno fra i dannati che eran puniti « Da quei Dimon cornuti
con
gran ferze « Che li battean crudelmente di retro
pa a tal martirio lui condanna, « Ed anche di Medea si fa vendetta. «
Con
lui sen va chi da tal parte inganna. » Dopo ques
he Dante dipinge così : « Ale hanno late e colli e visi umani, « Piè
con
artigli e pennuto il gran ventre, « Fanno lamenti
stri avevano l’istinto di rapire i cibi dalle mense e di contaminarle
con
escrementi che fieramente ammorbavano. Il loro st
, 119.) A questo punto l’Ariosto lascia l’imitazione degli Antichi, e
con
le invenzioni del Medio Evo, di cui si era valso
sta via « Per discacciare i mostri ottima sia. « E prima fa che ‘l re
con
suoi baroni « Di calda cera l’orecchio si serra,
e salta su gli arcioni « Dell’Ippogrifo ed il bel corno afferra ; « E
con
cenni allo scalco poi comanda « Che riponga la me
riponga la mensa e la vivanda. « E così in una loggia s’apparecchia «
Con
altra mensa altra vivanda nuova. « Ecco l’Arpie c
ato una Maga che lo aiutasse a superare ogni ostacolo soprannaturale.
Con
tale aiuto potè egli solo compier l’impresa, rima
fame. » 70. Anche i poeti latini del secolo di Augusto rammentano
con
maraviglia e con orrore gl’incantesimi e i veleni
nche i poeti latini del secolo di Augusto rammentano con maraviglia e
con
orrore gl’incantesimi e i veleni Colchici.
vecchia Beroe nutrice di Semele, suggerì a questa di farsi promettere
con
giuramento da Giove di comparirle innanzi con tut
sta di farsi promettere con giuramento da Giove di comparirle innanzi
con
tutta la maestà e tutti i distintivi con cui si m
Giove di comparirle innanzi con tutta la maestà e tutti i distintivi
con
cui si mostrava in Cielo agli Dei. La maligna ast
ulto anche questa regione. Egli aveva sempre l’aspetto di giovane197,
con
volto reso più rubicondo dalle copiose libazioni
ino ; in testa una corona di ellera e di corimbi, ed anche di pampini
con
grappoli d’uva pendenti ; in mano un tirso (cioè
« Capribarbicornipede famiglia » dei Satiri, come scherzevolmente,
con
parola significante la forma dei Satiri, la chiam
’ellera e di pampino « Coperto, Bacco il qual duo tigri guidano ; « E
con
lui par che l’alta rena stampino « Satiri e Bacch
dano ; « E con lui par che l’alta rena stampino « Satiri e Bacche ; e
con
voci alte gridano. « Quel si vede ondeggiar ; que
gridano. « Quel si vede ondeggiar ; quei par che inciampino ; « Quel
con
un cembal bee ; quegli altri ridano ; « Qual fa d
anza, e qual si ruotola. « Sopra l’asin Silen, di ber sempre avido, «
Con
vene grosse, nere e di mosto umide, « Marcido sem
ide ; « L’ardite ninfe l’asinel suo pavido « Pungon col tirso ; ed ei
con
le man tumide « A’crin s’appiglia, e mentre sì l’
la veste di pelli di daino o di cervo, le quali pelli diconsi nebridi
con
voce greca adottata da alcuni poeti latini204) e
re il culto di Bacco fu ucciso dalla propria madre Agave, che insieme
con
altre Baccanti venuta in furore lo aveva creduto
cultori, ma i suoi doni erano pericolosi per la sovrabbondanza stessa
con
cui li accordava, talchè divenivano facilmente da
Avendo questo re lietamente e sontuosamente accolto in ospizio Bacco
con
tutto il suo corteo, gli fu data in premio dal Nu
di avere ottenuto una tal grazia, poichè quando si pose a mensa trovò
con
suo grande spavento che si cangiavano in solido o
Palla, ma Venere e Bacco. » Alcuni mitologi antichi confusero Bacco
con
Apollo, cioè col Sole, o almeno lo fecero suo com
ra 5ª a Carlo Dati), intese di dare la spiegazione di questo fenomeno
con
una ipotesi, alla quale allude il Redi nel Bacco
hræis incinctus nebrida gemmis « Liber agit currus. » (Claud., De iv
Cons
. Hon., 606.) 205. Il termine di vipistrello us
eglio però dei vini adulterati, o sofisticati (come dicono i chimici)
con
litargirio, con minio o sal di Saturno, che sono
ini adulterati, o sofisticati (come dicono i chimici) con litargirio,
con
minio o sal di Saturno, che sono veri e proprii v
nne rapirla, e poi contentarsi che ella stesse ogni anno per sei mesi
con
la madre o sulla Terra o nel Cielo. (Vedi il Cap.
regni suoi241. Plutone era rappresentato assiso in un trono di zolfo,
con
viso arcigno e sguardo truce, con una mano sosten
entato assiso in un trono di zolfo, con viso arcigno e sguardo truce,
con
una mano sostenendosi il mento e coll’altra impug
tutt’altro che lieta del grado di regina : allora confondevasi invece
con
Diana triforme, o con Persefone (chè questo era i
el grado di regina : allora confondevasi invece con Diana triforme, o
con
Persefone (chè questo era il nome che davasi dai
veva altri nomi ; e in principio chiamavasi Pluto, ma poi si distinse
con
questo nome il Dio delle ricchezze ; e Plutone re
no consisteva nel Can Cerbero che aveva 3 teste, e difendeva meglio e
con
maggior fedeltà i suoi padroni che far non potess
istante della nascita a quello della morte ; e che ne dessero indizio
con
un segno sensibile singolarissimo, ma invisibile
dei sudditi di Plutone, le posero tra le divinità infernali. Insieme
con
queste si annoveravano ancora la Morte, il Lutto,
e delle quali perciò i poeti rammentano soltanto il nome, tutt’al più
con
qualche epiteto espressivo senza estendersi in de
umenidi, che vorrebbe dire benevole o placabili, dopo che scongiurate
con
sacri riti lasciarono quieto Oreste. Altri mitolo
nità infernali. Gli si davano per figli i Sogni, di cui si rammentano
con
nomi speciali soltanto tre, che erano i capi di a
emonii. Primo si trova il barcaruolo dell’Acheronte, « Caron dimonio
con
occhi di bragia, « Un vecchio bianco per antico p
iera crudele e diversa, » che conservando la sua forma tricipite, «
Con
tre gole caninamente latra « Sovra la gente che q
citor delle peccata « Vede qual luogo d’Inferno è da essa : « Cingesi
con
la coda tante volte « Quantunque gradi vuol che g
Quantunque gradi vuol che giù sia messa250. » V’è anche « ….. Pluto
con
la voce chioccia, che parla un linguaggio che n
infernal di sangue tinte, « Che membra femminili aveano ed atto, « E
con
idre verdissime eran cinte ; « Serpentelli e cera
uelle che avevan chiamate vulcaniche, e perciò da doversi distinguere
con
altro nome. E poichè queste roccie (principalment
nazione derivata da Plutone Dio infernale che aveva maggiore affinità
con
Vulcano, Dio del fuoco. Gli astronomi diedero il
l bracco suol, quando entra in sulla traccia. « Tutti che lo veggiam,
con
faccia smorta « In fuga andiamo ove il timor ne c
gran sasso ne leva ; « Ne caccia il gregge, e noi rinserra quivi ; «
Con
quel sen va dove il suol far satollo, « Suonando
ali egli era il maestro. Come Dio della Poesia rappresentavasi Apollo
con
una corona di lauro, pianta a lui sacra ; e come
on una corona di lauro, pianta a lui sacra ; e come Dio della Musica,
con
una cetra nelle mani, in atto di trarne suoni ; e
psicore al ballo e Urania all’ astronomia127. Quindi si rappresentano
con
emblemi distintivi del loro speciale ufficio : C
esentano con emblemi distintivi del loro speciale ufficio : Calliope
con
volto maestoso, cinta la fronte di una corona d’e
linnia coll’alloro, lo scettro e un papiro arrotolato in mano. Erato
con
una corona di rose e di mirto, tenendo in una man
ra il plettro. Clio colla corona d’alloro e un libro in mano. Talia
con
volto allegro e ridente, la corona d’ellera in ca
hera, oppure, come voleva il Parini, uno specchio in mano. Melpomene
con
volto serio, la regal corona in capo, la maschera
tragico coturno. Euterpe aveva per distintivo il flauto. Terpsicore
con
vèsti corte e in atto di danzare, aveva inoltre l
ia m’aiuti col suo coro « Forti cose a pensar, mettere in versi. » E
con
maggior licenza poetica nel Canto i del Paradiso
aradiso ; « Insino a qui l’un giogo di Parnaso « Assai mi fu ; ma or
con
ambedue « M’è d’uopo entrar nell’arringo rimaso12
arola furore, come allorquando prima di descriver la pugna di Argante
con
Tancredi, così invoca la Musa : « Or qui, Musa,
tro sono, « E qui Calliopea alquanto surga, « Seguitando il mio canto
con
quel suono, « Di cui le Piche misere sentiro « Lo
ne di piazza. All’opposto gli egregi poeti adorano e invocano le Muse
con
entusiasmo senza pari. In Dante poi era sì grande
i questo medico incomparabile. Aggiunsero i poeti che Apollo sdegnato
con
Giove, e non potendo vendicarsi contro di esso, p
osi descrivendo secondo la Mitologia il girasole : « In bianca veste
con
purpureo lembo, « Si gira Clizia pallidetta al So
ì vi fece allusione : « Bagna Cipresso ancor pel cervio gli occhi, «
Con
chiome or aspre, e già distese e bionde. » Più t
tibia e a far vari giuochi ginnastici. Mentre egli un giorno giuocava
con
esso al disco (ora direbbesi alle piastrelle), il
vato il modo di esser tranquillo e contento anche nell’esilio, spinse
con
tutto il suo fiato contro una tempia di Giacinto
ne andò allora in Frigia, ove si mise a fare il muratore ; e insieme
con
Nettuno fabbricò le mura della città di Troia ; d
a, secondo la frase dei latini poeti, perchè il Pegaso fece scaturire
con
un calcio la fontana Ippocrene che fu sacra alle
ben pochi andavano in Cielo nel consesso degli Dei supremi e a mensa
con
essi a gustare il nettare e l’ambrosia ; e questi
i e giusti e pii andavano ai Campi Elisii, soggiorno che gli Antichi,
con
tutta la loro vigorosa fantasia, non seppero dipi
to di quel soggiorno, anche pochi anni dopo la sua morte ; e parlando
con
Ulisse che era andato a visitare il regno delle o
enerazione, le dedicavano agli Dei Mani ; pei quali però non sappiamo
con
certezza se intendessero le anime stesse dei defu
rrabile. Costui « La gran pietra alla cima alta d’un monte, « Urtando
con
le man, coi piè puntando, « Spingea ; ma giunto i
ma niuno descrisse meglio di Omero (Odissea, xi.) « Stava lì presso
con
acerba pena « Tantalo in piedi entro un argenteo
ri un giogo ; « E due avvoltoi, l’un quinci e l’altro quindi, « Ch’ei
con
mano scacciar tentava indarno « Rodeangli il cor,
il nome e degli Dei « S’attribuiva i sacrosanti onori. « Folle ! che
con
le fiaccole e co’bronzi « E con lo scalpitar de’s
iva i sacrosanti onori. « Folle ! che con le fiaccole e co’bronzi « E
con
lo scalpitar de’suoi ronzini, « I tuoni, i nembi,
d’acqua infernale una botte pertugiata, o come altri dicono sfondata,
con
l’ironica e beffarda promessa che sarebbe cessata
’odio in cielo acquista « Ingiuria è il fine ; ed ogni fin cotale « O
con
forza o con frode altrui contrista. « Ma perchè f
lo acquista « Ingiuria è il fine ; ed ogni fin cotale « O con forza o
con
frode altrui contrista. « Ma perchè frode è dell’
imo si puone « Far forza ; dico in loro ed in lor cose, « Come udirai
con
aperta ragione. » Procede infatti con lo stesso
ed in lor cose, « Come udirai con aperta ragione. » Procede infatti
con
lo stesso metodo a render ragione delle diverse c
posti in tre diversi cerchi, gironi o bolge infernali sottoponendoli
con
giusta proporzione a pene diverse per qualità o i
in sommo grado, e al tempo stesso di tutta evidenza, l’argomentazione
con
la quale dimostra che usura offende la divina bon
egia, poichè in altro pon la speme. Perciò quando egli nel Canto xix
con
devota ammirazione esclama : « O somma sapïenza,
ome dagli Zoologi a certe farfalle che hanno nera la testa e il corpo
con
alcuni punti bianchi, e le ali di color di fulvo
ò Danaide un genere di piante rampanti della famiglia delle rubiacee,
con
fiori rossi che spandono piacevole odore. Anche i
tanza, supponendosi emanata da questa, ovvero sussistente eternamente
con
essa. » Questo stesso filosofo rosminiano chiama
i, e fu temuto « Sulla polve degli avi il giuramento : « Religïon che
con
diversi riti « Le virtù patrie e la pietà congiun
imi raggi, su di un cocchio d’ oro e di gemme107), in atto di guidare
con
mano ferma e sicura quattro focosi destrieri per
il numero delle Ninfe che accompagnano il Sole. I cavalli si chiamano
con
greci nomi Eoo, Piroo, Eto e Flegone, che signifi
tramontare nei diversi mesi dell’anno. Questa zona del cielo fu detta
con
greco nome Zodiaco, cioè zona di animali, perchè
oeti fanno a gara a descriverla di bellezza maravigliosa e immortale,
con
le bianche e le vermiglie guance 111), colla fron
e le grandi e gloriose imprese. Discorrendo di nobiltà di sangue 112)
con
un vanerello par suo, cioè con Epafo figlio di Gi
Discorrendo di nobiltà di sangue 112) con un vanerello par suo, cioè
con
Epafo figlio di Giove e della Ninfa lo, già vacca
ancora come infallibile arciero, ed ecco perchè rappresentasi spesso
con
l’arco e con gli strali ; e noi abbiamo veduto ne
infallibile arciero, ed ecco perchè rappresentasi spesso con l’arco e
con
gli strali ; e noi abbiamo veduto nel N° XIII che
sue prede, ossia richiamare in prima vita i suoi sudditi, se ne lagnò
con
Giove ; e questi, non potendo altrimenti impedire
cui raccomandavansi nelle loro infermità. Esculapio era rappresentato
con
volto maestoso e in atto di meditare ; lunga avea
Rallegrasse Africano, ovvero Augusto ; « Ma quel del sol saria pover
con
ello. » (Purg., xxix, 113.) 108. Dal greco n
poi non finiscono mai di rammentare le eoe maremme, che rimano sempre
con
le indiche gemme. 109. Merita di essere impara
nta è la materia dal lavoro. » Messer Lodovico però gareggia non pur
con
Ovidio, ma collo stesso Omero a costruir palagi m
corce, « Sì che se non s’appon di die in die, « Lo tempo va d’intorno
con
le force. » E dice questo per significare che se
degli avi passino col sangue nei loro discendenti, Dante la condanna
con
ragioni storiche e teologiche : « Jacomo e Feder
formazione delle Eliadi così scrisse : « ……. sul fiume « Dove chiamò
con
lacrimoso plettro « Febo il figliuol che avea mal
i scorge nel cielo, e che è detta anche dagli astronomi via lattea, e
con
greco nome Galassia. Con tali parole accenna Dant
è detta anche dagli astronomi via lattea, e con greco nome Galassia.
Con
tali parole accenna Dante l’opinione di alcuni mi
urg., ii, 55.) 120. Orazio nel Carme secolare, indica chiaramente
con
una sola strofa saffica tutti i principali attrib
marine nacque Afrodite, ossia Venere, raggiante di celeste bellezza.
Con
questo strano mito voleva significarsi che la Bel
graziose immagini e forme poetiche alla Bellezza dell’Universo, ove,
con
amplificazione per enumerazion delle parti, fa la
e col nome a tutte comune di Càriti in greco e di Grazie in latino, e
con
un altro proprio e particolare a ciascuna di esse
nsuetudini del civile consorzio ; ed uno di loro disse concisamente e
con
molta efficacia a un suo discepolo, ingegnoso sì
tato efficacemente nella battaglia di Flegra fabbricandogli i fulmini
con
cui atterrò e vinse i Giganti. Venere non si oppo
io così male assortito fu causa di coniugali discordie e di scandali.
Con
questo vennero a significare quanto sian condanna
o un linguaggio casto e verecondo, lo encomia meritamente e lo chiama
con
bella perifrasi « …….quel dolce di Calliope labb
Quando Vulcano sposò Venere le regalò un bel cinto, che elegantemente
con
voce greca e latina chiamasi il cèsto. Era desso
rmi ? » (Purg., x, 123…) L’Amore malnato e maligno era rappresentato
con
una farfalla tra le dita e in atto di tormentarla
asi come un giovane maggiore di qualche anno del suo fratello Cupido,
con
volto serio e riflessivo, perchè non v’è cosa più
hè non v’è cosa più seria, e che dia più da pensare, del matrimonio ;
con
una face ardente nella destra, simbolo del mutuo
qualunque non componesse un epitalamio 188, in cui v’era sempre Imene
con
le catene, per rima obbligata, a unire gli sposi.
nuda e in una conchiglia marina, oppure, e specialmente in scultura,
con
un delfino ai piedi, come la Venere dei Medici ch
a considerata come moglie e madre, dipingevasi splendidamente vestita
con
aurei ornamenti e col cinto donatole da Vulcano.
dei pianeti primarii, « Lo bel pianeta che ad amar conforta, » come
con
perifrasi mitologica lo contraddistinse Dante, al
ido significa desiderio, e ne deriva cupidità, cupidigia, ecc. 187.
Con
questa greca voce Psiche (anima) è composto il te
il loro umore bizzarro e petulante si confaceva a tal qualificazione.
Con
questo concetto e sotto questo punto di vista fur
riducendole presso a poco alla forma ordinaria degli uomini ; ma però
con
fattezze più proprie della razza etiopica o males
ella Signoria si vedono otto Satiri di bronzo fuso, quattro dei quali
con
piedi di capra e muso caprino, e gli altri quattr
In pittura e in scultura neppur Sileno si rappresenta mezzo capro, ma
con
forme ordinarie d’uomo, e solamente vi si aggiung
e che sono una miseria e uno sfinimento a sentirle. Era rappresentato
con
un berretto frigio coi sonagli, un bastone ed una
un bastone ed una maschera in mano, distintivi significanti che egli
con
sfrenata licenza plebea e con modi da pazzo censu
mano, distintivi significanti che egli con sfrenata licenza plebea e
con
modi da pazzo censurava tutti, pretendendo di sma
lia, a traverso le cui vivide fiamme saltavano quei villici, credendo
con
tal atto di espiare le loro colpe. Questa placida
ra la stessa che la Dea Clori dei Greci, il qual vocabolo fu tradotto
con
alterazione di pronunzia in quello latino di Flor
a tal fine ed effetto nell’alto della testa gli piantarono una canna
con
stracci in balìa del vento. Molti poeti latini, t
attribuisce l’invenzione a Numa Pompilio, che volle così santificare
con
una idea religiosa il diritto di proprietà e rend
e il gennaio e seguire il febbraio ai dieci mesi dell’anno di Romolo.
Con
tali feste terminavano anticamente il loro anno i
anticamente il loro anno i Romani ; e queste coincidevano in appresso
con
quelle della cacciata dei re24. Così solennizzava
sospesa in aria una tazza ; la quale egli guata fiso, e disiosamente
con
occhi languidi e imbambolati per berlasi tutta. H
a stessa di Priapo, fatta di fico, l’origine sua e le sconce prodezze
con
cui spaventò le streghe Canidia e Sagana mentre f
quattro dei principali e più famosi, e passar leggermente sugli altri
con
qualche osservazione che sia ad essi comune. Fra
Il governo era aristocratico o più veramente oligarchico, dipendendo
con
assoluta autorità da cinque Sommi Sacerdoti, che
enso, che i sacerdoti cercavano di connettere in frasi ambigue, ossia
con
doppio senso ; e il sacro orrore che investiva i
tutte le altre occupazioni ed arti utili alla umana società, aggiunge
con
forza mirabile di convinzione : « Sono, per lo co
e queste pagine avrà facilmente præ manibus più d’una, si può dedurre
con
sicurezza di non errare, che gli Oracoli e gli al
i d’interpretazione della volontà degli Dei furono inventati da prima
con
intenzion casta e benigna per uno scopo altamente
ponsi degli Oracoli ; e la più sapiente e mirabile di tutte, espressa
con
queste poche parole : conosci te stesso, leggevas
ta dell’Oracolo di Delfo ai figli di Tarquinio il Superbo che insieme
con
Bruto erano andati a consultarlo per sapere chi d
a celebrità dell’oracolo di Claro che rendeva i responsi in versi ; e
con
adulazione cortigianesca assomiglia il giudizio c
., v. 391.) 289. Narra Erodoto che la Pizia terminò il suo responso
con
queste parole che in greco eran comprese in due v
a e il loro poco valore. » 290. Cicerone lo interpreta egregiamente
con
queste parole : « Quum igitur, Nosce te, dicit, h
crizioni religiose e civili gli erano suggerite dalla Dea Egeria : «
Con
aspri precetti « Licurgo severo « Corresse i dife
« Licurgo severo « Corresse i difetti « Del Greco leggiero ; « E Numa
con
arte, « Di santa impostura « La buccia un po’ du
più caratteristico dei quali è il tridente, che consiste in una forca
con
tre corni o punte ; ed è questo il potente scettr
i Nettuno equestre, alludendosi alla favola che questo Dio nella gara
con
Minerva per dare il nome alla città di Cecrope av
l cavallo. Ma quando P. Scipione Africano partì dalla Sicilia andando
con
una flotta a fiaccare in Affrica la potenza carta
agus dei Latini. È rappresentata questa Dea come un’avvenente giovane
con
una reticella da capelli che le cinge la testa, –
te. Le si dà ancora un carro a conto suo, simile a quello di Nettuno,
con
un particolar corteo di Ninfe e di Tritoni. I nom
, le onde del mare ; e ce le dipingono come vaghe e snelle giovinette
con
lunghe chiome (per lo più verdi)219), sciolte sul
ichè si trova che più e diversi di loro lo hanno assegnato (al solito
con
qualche aggettivo di specificazione) a molti gene
me Learco, « E rotollo e percosselo ad un sasso ; « E quella s’annegò
con
l’altro incarco »221. E l’altro incarco era l’al
e del mare. Dante volendo raccontare che egli nell’ascendere al Cielo
con
Beatrice si sentì trasumanato e sospinto da forza
presenta la materia che prende tutte le forme, la qual materia perciò
con
allusione mitologica elegantemente è chiamata pro
o richiestole. E come non bisognava stancarsi ad aspettare, se Proteo
con
una lunga serie di trasformazioni tardasse a ripr
cqua. 216. Considerato Nettuno come causa dei terremoti, chiamavasi
con
greco vocabolo Ennosigèo (scuotitor della terra)
Delle miserie mie pietà ti mova. » E quindici secoli prima, Virgilio
con
maggiore efficacia ed eleganza, avea posto sulle
VI). Ne seguì la guerra di Giove e fratelli contro lo zio ed i cugini
con
la sconfitta e l’esilio di questi. Ora sono i soc
nte bestie, ed anche qualche vegetabile75). Giove rimase a combattere
con
due figli soltanto, cioè con Apollo e con Bacco ;
vegetabile75). Giove rimase a combattere con due figli soltanto, cioè
con
Apollo e con Bacco ; e tutto al più con quattro,
. Giove rimase a combattere con due figli soltanto, cioè con Apollo e
con
Bacco ; e tutto al più con quattro, secondo altri
con due figli soltanto, cioè con Apollo e con Bacco ; e tutto al più
con
quattro, secondo altri poeti, e tra questi anche
. » Ed è questo uno dei più evidenti esempi a dimostrazione del modo
con
cui gli Antichi trasformavano in racconti mitolog
da qualsivoglia altro scrittore per insuperabile concisione, accenna
con
un solo verso l’opinione mitologica e dà la spieg
a opporre neppure lo stesso sir Carlo Lyell, il principe dei geologi,
con
tutta la sua nuova teoria dei vulcani. I chimici
lion esset iter. » (Propert., ii, 1.) 74. Anche Dante la rammenta
con
questo nome : « Si come ei fece alla pugna di Fl
t, fundoque exæstuat imo. » (Æneid., iii, 561.) 80. Chiunque legge
con
attenzione e riflette su quel che ha letto, quntu
ebbe che vi dovesse essere anche lo zolfo non nativo, ossia procurato
con
mezzi artificiali per l’industria dell’uomo ! — M
ià sapete ; ma questo corpo elementare si trova in molte combinazioni
con
altre sostanze. E qui assumendo il tuono cattedra
. I. Apoteosi (apo, da, theós, dio, gr.), deificazione ; cerimonia
con
la quale gli eroi, gl’ imperatori e i poeti eran
to pei sacrifizj agli Dei. Quasi tutti i popoli fecero i primi altari
con
piote erbose, e le alzavano sotto gli alberi copr
itorio nemico, e vi lanciava una picca insanguinata, intimando guerra
con
cerimonie religiose. VI. Feste e Ferie. I giorni
soli della messe e della vendemmia ; ma il numero delle feste aumentò
con
quello degli Dei. Le principali appo i Greci eran
ia. Egli benediva gli eserciti ; e portava in capo una berretta fatta
con
la pelle di una pecora bianca, e con in cima un r
rtava in capo una berretta fatta con la pelle di una pecora bianca, e
con
in cima un ramoscello d’ulivo legato con un nastr
elle di una pecora bianca, e con in cima un ramoscello d’ulivo legato
con
un nastro. VIII. Lettisterni, banchetti sacri dei
dine di battaglia una pecora, una scrofa ed un toro, e gli immolavano
con
imprecazioni contro il popolo nemico. Nella lustr
lo lustrazione. XI. Magia, fu l’ arte di fingere cose soprannaturali
con
l’ajuto di spiriti immaginari, con parole cabalis
rte di fingere cose soprannaturali con l’ajuto di spiriti immaginari,
con
parole cabalistiche e cerimonie misteriose. La di
uomo dall’esame delle linee che s’incontrano sulla palma della mano.
Con
la Negromanzia pretendevano di richiamare in vita
rima volta che noi troviamo un Dio che abita e conversa familiarmente
con
gli uomini, convien premettere qualche osservazio
cioè la Giustizia32. Questa invenzione è bella e sapiente, e consuona
con
la dottrina della Bibbia, ove dice che lo spirito
serpente che si morde la coda e forma così un circolo non interrotto.
Con
tutti questi diversi emblemi s’intende facilmente
li ad occhio nudo37), e inoltre a quel giorno della settimana che noi
con
vocabolo derivato dall’ebraico chiamiamo sab ato.
ano (quasi Eanus ab eundo, cioè dall’andare). Giano era rappresentato
con
due faccie, e talvolta con quattro : con due, dic
cioè dall’andare). Giano era rappresentato con due faccie, e talvolta
con
quattro : con due, dicevano i pagani, per simbole
re). Giano era rappresentato con due faccie, e talvolta con quattro :
con
due, dicevano i pagani, per simboleggiare le due
pel disimpegno di tutti i suoi molteplici uffici. La statua di Giano
con
due faccie ponevasi nei bivii, e con quattro nei
plici uffici. La statua di Giano con due faccie ponevasi nei bivii, e
con
quattro nei quadrivii (pei trivii o trebbii essen
ei trivii o trebbii essendo riserbata quella di Ecate triforme, ossia
con
tre faccie). Aveva in una mano una chiave, e nell
eriori a quelli delle altre regioni del mondo, conchiudendo la saluta
con
questa apostrofe : « Salve, magna parens frugum,
o delle ecclissi lunari i popoli della Tessaglia facevano alti rumori
con
stromenti ed utensili di metallo per liberar di t
d uccider le fiere. E perciò si rappresenta come le vergini Tirie140,
con
veste corta che appena le giunge al ginocchio, i
turcasso cogli strali, in una mano l’arco e nell’altra un guinzaglio
con
cui trattiene un levriero che si volta a guardarl
(il cui nome significa bellissima), perchè si accorse che amoreggiava
con
Giove. La qual’orsa fu poi da Giove trasformata i
orrida fiera e non sapendo che fosse sua madre, stava per trafiggerla
con
un dardo. E questa costellazione fu detta Orsa ma
ace. » Rammentò ancora le Orse nel C. II del Paradiso ; ma ivi parlò
con
figura poetica, e prese per sue stelle polari le
vergogna ; « E per farne vendetta, o per celarse, « L’acqua nel viso
con
le man mi sparse. « Vero dirò (forse e’parrà menz
ntire che confondessero l’argentea Luna e la svelta saettatrice Diana
con
la mostruosa Ecate. Sapendo soltanto che ad Ecate
entieri divorate dai poveri. In tempi più civili si rappresentò Ecate
con
tre faccie, ma tutte di donna ; e questa triplice
io, e indicarne l’epoca fra circa 50 mesi lunari, esprime queste idee
con
frasi mitologiche nel modo seguente : « Ma non c
ente che l’ufficio di Proserpina e non di Ecate è accomunato da Dante
con
quel della Luna144. Anche il titolo di Lucina dat
o, dipinta o sculta, una svelta ed elegante figura di un giovane nudo
con
due piccole ali al capo ed ai piedi147 ed avente
a evidente relazione etimologica, tanto in latino quanto in italiano,
con
mercatura e con merce, e vien quindi a significar
ione etimologica, tanto in latino quanto in italiano, con mercatura e
con
merce, e vien quindi a significare il Dio del Com
uote della gran macchina sociale. Talvolta era rappresentato Mercurio
con
una catena d’oro che gli usciva dalla bocca e pen
ei vide « Il livido color della petraia, » e più oltre « ………ombre
con
manti Al color della pietra non diversi, » e udì
eta più vicino al centro del nostro sistema planetario, perchè compie
con
maggior celerità di tutti gli altri pianeti prima
degli uccelli, ma due eran fissate in un cappello da viaggio chiamato
con
greco nome il petaso (termine adottato in latino
una delle altre due in un paio di stivaletti o ghette che si chiamano
con
termine latino talari dal porsi ai talloni. 148.
isse boves. (Ovid., ibid.) 153. Virgilio imitando Omero descrive
con
elegantissimi versi nel lib. iv dell’Eneide i tal
Fende i venti e le nubi e va sublime « Sovra la terra e sovra il mar
con
queste. » 154. E celebre il Mercurio di Giovan
di Mercurio, perchè sta in atto di prendere il volo e riposa soltanto
con
l’estremità del piede sinistro in un piccolissimo
o immaginare come potessero muoversi in figure geometriche regolari e
con
matematica precisione, se un Ente soprannaturale
nche a Giano, di far girare questa vôlta o callotta sferica celeste e
con
essa tutte le stelle. Considerarono come un piane
era detto dai Greci anche Elios, e Dante lo rammenta più d’una volta
con
questo nome. Anzi Dante considerando forse che un
eccelso (poichè deriva da El, uno dei nomi ebraici di Dio), l’adoprò
con
questa doppia allusione per indicare l’ eccelso S
o che la Dea che lo dirigeva prima della nascita di Diana chiamavasi,
con
greco nome Selene, che significava Luna, figlia e
itologi invece raccontano che l’isola di Delo fu sollevata da Nettuno
con
un colpo di tridente dal fondo del mare ; e quest
tridente dal fondo del mare ; e questo racconto pure si può spiegare
con
un fatto geologico, che cioè per la forza del fuo
aggi del Sole e della luce riflessa della Luna), e si uniron talvolta
con
accordo fraterno a saettare i colpevoli, come nel
sirilievi che rappresentavano esempii di superbia punita : « O Niobe
con
che occhi dolenti « Vedeva io te segnata in sulla
nità e maestà di Giove era descritta dai poeti più grandi e più sommi
con
espressioni veramente sublimi. Virgilio imitando
espressioni veramente sublimi. Virgilio imitando Omero dice che Giove
con
un cenno faceva tremar tutto l’Olimpo (Æneid., ix
ea muover tutto a un balenar di ciglio (Od., iii, 1). Rappresentavasi
con
molta maestà seduto in trono, coi fulmini nella d
Cielo è sempre sembrata sì bella e sapiente, che non solo fu accolta
con
plauso dai poeti e dai letterati, ma commentata p
ato anche il Giusti nella satira del Ballo in questa espressione : «
Con
un olimpico cenno di testa. » 63. Giove fu det
se gli Stoici vogliono che significhi la serie eterna delle cagioni,
con
la quale il lor Fato tenga cinto e legato il Mond
i restino avvolti ; perchè lo strascinamento degli uomini e degli Dei
con
sì fatta Catena egli pende dall’arbitrio di esso
al Fato. Si fatta Autorità divina portò di seguito l’ Autorità umana
con
tutta la sua eleganza filosofica di proprietà di
minciava l’anno civile sin dal tempo di Numa Pompilio, e inauguravasi
con
molta solennità, in quanto che i nuovi Consoli co
io, e inauguravasi con molta solennità, in quanto che i nuovi Consoli
con
purpurea veste e preceduti dai loro littori prend
; e Cicerone nel lib. i De Nat. Deor. ci dice che la rappresentavano
con
una pelle di capra sulle spalle, con un’asta e un
. ci dice che la rappresentavano con una pelle di capra sulle spalle,
con
un’asta e un piccolo scudo e i calzari rovesciati
guere qual fosse quello caduto dal Cielo. Si tenevano tutti custoditi
con
molta cura, e solo una volta all’anno nel mese di
ta come una Ninfa del fiume Numicio. Ovidio ne dà l’etimologia latina
con
un giuoco di parole, facendo dire alla stessa Dea
ro i moderni Filologi che rivaleggiano coi Paleontologi a ricostruire
con
frammenti fossilizzati gli esseri preistorici, si
fatto dunque il Preller una nuova scoperta, ma soltanto ha dimostrato
con
qualche altro documento esser la più vera l’asser
duce Vulcano a parlar colla madre : « …….Duro egli è troppo « Cozzar
con
Giove. Altra fiata, il sai, « Volli in tuo scampo
ti gli Dei possedevan palagi « ……che fabbricati « A ciascheduno avea
con
ammirando « Artifizio Vulcan l’inclito zoppo. Qu
o Dio è rappresentato in pittura e in scultura come un uomo robusto e
con
folta barba, ma non però tanto brutto quanto dico
ette a Giove. « Ed una allor n’avean parte polita, « Parte abbozzata,
con
tre raggi attorti « Di grandinoso nembo, tre di n
nea vis), chi non sa che si forma nell’atmosfera della nostra Terra e
con
elementi che provengon da questa ? e che noi poss
o fu detto che i Ciclopi eran soliti di portare in guerra una visiera
con
un sol foro circolare in direzione degli occhi, u
nificano spontaneo movimento, o come direbbesi anche più precisamente
con
vocabolo derivato dal latino : semovente. Se gli
stesso Ganot (francese) comincia a trattare dell’elettricità dinamica
con
queste parole : « È dovuta a Galvani, professore
do, i Manichei all’incontro sostenevano l’esistenza dei due principii
con
la sofistica, e maggior danno cagionavano alla mo
ico e del principio maligno. » Vien poi a concludere giustamente che
con
questo sistema si libera l’uomo da ogni responsab
copia. Così nella colonna Traiana si vede alato il Genio della luce e
con
una fiaccola in mano al di sopra del carro di Dia
ali, indossano ancora la toga romana. Per altro i Genii delle persone
con
caratteri e distintivi pagani furono ammessi anch
Vocabolario della Crusca, nei seguenti versi rammenta il Genio buono
con
tali caratteri che potrebbero convenire anche ad
« Lui sfolgorante in soglio « Vide il mio genio e tacque ; « Quando
con
vece assidua « Cadde, risorse, e giacque, « Di mi
la parola Genii a significare scrittori di ingegno straordinario : «
Con
che forza si campa, « In quelle parti là ! « La g
e Dizionario dei Sinonimi determina il significato del vocabolo Genio
con
queste parole : « Genio, nel senso moderno, è la
ro uccisi dalla fiera non hanno altra celebrità che quella acquistata
con
questa trista fine ; ma, come dice un moderno poe
ad Atalanta. Ciò dispiacque ai suoi zii, mal tollerando che una donna
con
tal distintivo di onore potesse vantarsi di esser
odigiosa forza e ferocia del mostruoso cinghiale. Ma la scena termina
con
una favola di nuovo genere, invenzione che Dante
e occasione. Dopo aver narrato che i golosi son puniti nel Purgatorio
con
una fame canina resa più acuta dal vedersi dinanz
Non fora, disse, questo a te sì agro. » Ma accorgendosi Virgilio che
con
questo esempio pretendeva di spiegare un mistero
osi Virgilio che con questo esempio pretendeva di spiegare un mistero
con
un altro mistero, citò ancora un fenomeno fisico
a Virtù dispone « Che come sia non vuol che a noi si sveli. » E così
con
esempii mitologici, cattolici e scientifici viene
a fissa, mal potevano assoggettarsi al consorzio sociale e vincolarsi
con
leggi ; e che solo allorquando per mezzo dell’agr
ome dea di secondo ordine stava sulla terra e precisamente in Sicilia
con
diverse ninfe sue compagne od ancelle ; che mentr
a sposa e regina de’ sotterranei regni ; che questo ratto fu eseguito
con
tal prestezza che neppur le Ninfe a lei vicine se
dea Cerere. Per maggior distinzione fu rappresentata ancora talvolta
con
una doppia fila di mammelle, per cui le si dava i
a il titolo di Mammosa. Non è però possibile scambiarla o confonderla
con
altre Dee, quando si vede rappresentata in un car
beffa di lei. Forse la somiglianza del nome, che in latino è omonimo
con
quello di questo piccolo rettile, diè motivo ad i
perifrasi dei nome di quel profeta : « E qual colui che si vengiò55
con
gli orsi « Vide ’l carro d’ Elia al dipartire, «
n principio, i distintivi che gli si davano perchè non si confondesse
con
altre inferiori divinità di forme presso a poco c
ser cangiata in canna, come Dafne in lauro. E il Dio Pane gareggiando
con
Apollo ad onorare in quella pianta la prediletta
al lettore più idee che parole, qui è più conciso che altrove, poichè
con
una sola similitudine e in soli due versi e mezzo
nga, « Gli occhi a cui più vegghiar costò sì caro ; « Come pittor che
con
esemplo pinga « Disegnerei com’ io m’addormentai
ti effetti del fenomeno acustico dell’Eco. Il matrimonio del Dio Pane
con
questa Ninfa sembra significare che solo ai detti
ricordi, l’aggettivo pànico riferito a timore o romore, ma lo scrive
con
lettere greche, perchè greca è l’origine di quest
glesi l’usano assolutamente come nome. E per non chiudere il capitolo
con
queste quisquilie filologiche, terminerò esponend
ervi fortezza inespugnabile alla quale potesse accostarsi un asinello
con
una soma d’oro48. Acrisio prese allora un’altra m
dopo varii pericoli che poco importa il descrivere, furon trasportati
con
tutta la cassa nell’isola di Serifo (una delle Ci
to dagli Dei a Perseo mentre egli si disponeva ad uccider la Gorgone.
Con
questi due potentissimi aiuti, il Pegaso e il tes
to volante col petaso e i talari di Mercurio e non sul caval Pegaso ;
con
la scimitarra nella destra, e senza la testa di M
del Grande Oceano, che ivi si ammira. Le feste per le nozze di Perseo
con
Andromeda furono disturbate negli ultimi giorni d
ggiavano che sostenesse il Cielo, e il cui nome hanno dato i moderni,
con
evidente allusione mitologica, alla collezione de
s’alza nelle stelle « E poi quasi talor la terra rade ; « E ne porta
con
lui tutte le belle « Donne che trova per quelle c
di Telamone, 561 ; — sue gesta all’assedio di Troja, 563 ; — contesa
con
Ulisse, 564 ; — sua morte, 565. Alceo, 478 (nota)
suo esilio dal cielo, 101 ; — è adorato dai pastori, 102 ; — fabbrica
con
Nettuno le mura della città di Troja, 106 ; — si
esilio, 110 ; — suoi figli, 111 ; — suoi oracoli, 122 ; — sua disfida
con
Marsia, 125 ; — punisce il re Mida, 126 ; — metam
oti dei Babilonesi, 712. Calidone, bosco, 414. Calisso. Sue avventure
con
Ulisse, 577, 578. Calisto, ninfa, madre di Arcade
608 ; — fuggendo da Troja perde Creusa sua moglie, 609 ; — suoi amori
con
Didone, 610 ; — suo stabilimento in Italia, 614.
4 ; — sua morte, 395-398 ; — sposa Ebe in cielo, 399 ; — nomi diversi
con
cui vien chiamato, 400 ; — come è rappresentato,
; — giudizio della bellezza, 600 ; — rapisce Elena, 601 ; — combatte
con
Menelao, 602 : — è ucciso con una freccia d’Ercol
600 ; — rapisce Elena, 601 ; — combatte con Menelao, 602 : — è ucciso
con
una freccia d’Ercole, 603. Parnaso, monte sacro a
vi ; — è combattuto e fatto prigione da. Titano, 30 ; — sue avventure
con
Giove, 30, 31 ; — si rifugia in Italia, 32 ; — ri
me altri dicono, dal carro del Sole, una divina scintilla di fuoco, e
con
essa animò le sue statue, e le fece divenire uomi
per sè solo la facoltà di creare gli uomini ; ma invece di protestare
con
parole o con dimostrazioni clamorose, asserirono
a facoltà di creare gli uomini ; ma invece di protestare con parole o
con
dimostrazioni clamorose, asserirono il loro dirit
nzi disse di voler farle un dono anch’egli, e le diede un vaso chiuso
con
ordine di portarlo ad Epimeteo perchè l’aprisse.
Virgilio ; e in oggi spingendosi le scienze sempre più arditamente e
con
prospero successo a far mirabili conquiste nelle
sumana fu la condotta di questo Dio nel precipitar dal Cielo in Terra
con
un calcio Vulcano figlio suo e di Giunone, non pe
attagliero quanto Rodomonte, e osò venir tre volte a singolar tenzone
con
Ercole per ottenere a preferenza di lui Deianira
loro acque ; ed avrebbe ottenuto l’intento, se non accorreva Vulcano
con
una gran fiamma a vaporizzarle. E poichè è un’alt
o Achille, che non aveva paura di alcuno, non sarà discaro il sentire
con
quale impetuosa eloquenza il Xanto incoraggiava i
Veloce in mio soccorso, apri le fonti, « Tutti gonfia i tuoi rivi, e
con
superbe « Onde t’innalza, e tronchi aduna e sassi
oi rivi, e con superbe « Onde t’innalza, e tronchi aduna e sassi, « E
con
fracasso ruotali nel petto « Di questo immane gua
nsorgendo, e d’atre spume « Ribollendo e di sangue e corpi estinti, «
Con
tempesta piombò sopra il Pelide. « ………………… « Lev
mente di lui. In questi limiti il mito fu adottato volenterosamente e
con
piacere non solo dai nostri poeti, ma pur anco da
eo, o secondo altri, lo stesso Vulcano suo figlio, per farsi spaccare
con
un ferro tagliente il cranio ; e ne uscì Atena, o
oni hanno accolta gradevolmente questa invenzione e riprodotta a gara
con
splendide forme. Anche Dante ha trovato il modo d
alcuni periodici letterarii e scientifici167. Minerva rappresentavasi
con
volto serio e maestoso, e quasi sempre armata, co
a lei sacro. Secondo alcuni poeti l’egida era un’armatura del petto
con
la figura della mostruosa testa anguicrinita di M
ui però dobbiamo riportare un racconto mitologico, che non si collega
con
quegli altri importanti e celebri avvenimenti. Un
non sapendo che ne fosse avvenuto, mandò il figlio Cadmo a cercarla,
con
ordine di non tornare a casa finchè non avesse tr
r vendicare la morte dei compagni rischiò la propria vita combattendo
con
quel drago che era sacro a Marte, e con sforzi pr
ò la propria vita combattendo con quel drago che era sacro a Marte, e
con
sforzi prodigiosi lo uccise. Intanto una voce usc
e seminarne alquanti nel terreno. Da quella strana sementa vide Cadmo
con
sua gran maraviglia uscir poco dopo una quantità
nte son narrati dai poeti antichi e moderni, e son letti volentieri e
con
maraviglia nell’epopea. La trasformazione di Cadm
adottato nella lingua latina e in tutte le più colte lingue moderne,
con
tutti i suoi derivati e composti (alfabetico, alf
oiano, creduto figlio di Venere e di Anchise ; che Enea fece alleanza
con
Latino re dei Latini e ne sposò la figlia Lavinia
chette mobili parimente di metallo ; e se ne traeva un suono musicale
con
studiati e regolari colpi e movimenti. I Romani a
poi dicevano che era morto o perduto ; di che facevasi un gran lutto
con
gemiti e pianti da tutto il popolo ; ma dopo tre
trovato o era risuscitato ; e il popolo ne faceva maravigliosa festa.
Con
queste stravaganti cerimonie volevasi alludere al
i poi fosse trasformato in bove. Aggiungono inoltre che Iside insieme
con
suo figlio Oro uccidesse Tifone in battaglia. Os
meno assurdi i romanzieri del Medio Evo, che avendo inventato le Fate
con
potenza soprannaturale benchè limitata, credevano
uni Mitologi dicono che anche la Ninfa Amaltea fosse cangiata insieme
con
la sua capra in quella costellazione25. Della Nin
itide e tranquille, anzi che esseri di per sè esistenti, conchiudendo
con
la seguente osservazione tratta dalla favola di N
vocaboli derivati e composti. Gli Zoologi nello studiarsi d’indicare
con
nomi diversi le successive metamorfosi di certe s
rola composta starebbe a significare il corno della capra, o la capra
con
un corno, per alludere alla favola, che alla capr
.. Il mar, la terra, e ‘l cielo « Lacerati da lor, confusi e sparsi «
Con
essi andrian per lo gran vano a volo. « Ma la pos
d a re tale il freno « Ne diè, ch’ei ne potesse or questi or quegli «
Con
certa legge o rattenere o spingere.40 » Questa r
dono al sonno le bramose ciglia « In traforati e attappezzati letti «
Con
le donne pudiche i fidi sposi. » Alcuni Mitologi
n su per l’orizzonta « E’l Carro tutto sovra’l Coro giace, » accenna
con
precisione astronomica che eran due ore prima del
ffia o spira il vento di Scirocco, orna ed abbellisce il suo concetto
con
questa perifrasi mitologica : « Quand’Eolo Sciro
trade de’felici e de’beati « Giunsero alfine. È questa una campagna «
Con
un aer più largo, e con la terra « Che d’un lume
ti « Giunsero alfine. È questa una campagna « Con un aer più largo, e
con
la terra « Che d’un lume di porpora è vestita, «
ralasciando ogni altra singolarità, la città di Dite, ossia del fuoco
con
mura ferruginose, e dentro, invece di case, casso
stro globo. Lo spazio è abbastanza grande da entrarvi parecchie cose.
Con
una periferia di 21,600 miglia geografiche pari a
21,600 miglia geografiche pari a 40,000 chilometri, e per conseguenza
con
una superficie di più di 500 milioni di chilometr
senza apparente motivo), lo mandò da suo suocero Iobate re di Licia,
con
una lettera chiusa, che consegnò a Bellerofonte s
ponendo ai suoi servigi il caval Pegaso posseduto prima da Perseo ; e
con
tale efficacissimo aiuto egli potè velocemente sc
granchi e di molluschi. È lunga circa un metro e di color giallastro
con
macchie nere. Le fu dato ancora volgarmente dai p
eguita dagli antichi Etruschi. 52. Quindi è che i Latini chiamavano
con
perifrasi mitologica Bellorophonteus morbus l’ipo
o che ambì il premio della bellezza, e, non avendolo ottenuto, si unì
con
Giunone a perseguitare per dispetto Paride ed i T
eca fantasia ; e gli antichi precetti religiosi riportati da Cicerone
con
antico stile nel libro ii delle Leggi, sono ben l
i, o apoteosi, da raccontare. Questa facoltà poetica di rappresentare
con
descrizioni o con immagini sculte o dipinte qualu
raccontare. Questa facoltà poetica di rappresentare con descrizioni o
con
immagini sculte o dipinte qualunque virtù, qualun
e da forza insuperabile del destino, come i fenomeni fisici. Onde che
con
questo sistema (adottato dai Turchi come principi
(Parad., v, 19.) E altrove trattando lo stesso argomento aveva detto
con
non minore eloquenza : « Color che ragionando an
più che altrove. Rappresentavasi come una donna stante in equilibrio
con
un sol piede sopra una ruota o un globo, per indi
gue « Oltre la difension de’ senni umani, » s’intende facilmente che
con
questo linguaggio poetico si vogliono significare
i dice, danno il principio al Secolo eroico coi corseggi di Minosse e
con
la spedizione navale che fece Giasone in Ponto, i
con la spedizione navale che fece Giasone in Ponto, il proseguimento
con
la guerra Troiana e il fine con gli error degli E
ce Giasone in Ponto, il proseguimento con la guerra Troiana e il fine
con
gli error degli Eroi, che vanno a terminare nel r
o dei Duci che andarono alla guerra di Troia, che cioè « Di parlanti
con
lui nati e cresciuti. « Nell’alma Pilo ei già tra
oco raffreddandosi aveva formato la solida crosta del globo terrestre
con
tutti i diversi suoi strati ; e gradatamente prod
correre, perchè dalla Terra scorrono, ossia provengono tutte le cose.
Con
questo nome di Rhea la rammenta anche Dante nel C
forma ed emblemi degni di una Dea. Fu rappresentata come una matrona
con
lunga veste ornata di piante e di animali ; in ca
urlavano, battevano gli scudi e i tamburi, e si percuotevano fra loro
con
armi taglienti sino a ferirsi e mutilarsi. Quindi
a della gioventù, mesceva il nettare agli Dei, quando erano a convito
con
Giove ; perciò si rappresenta come una giovanetta
n Giove ; perciò si rappresenta come una giovanetta ingenua e gentile
con
un’idria in mano ed in atto di mescer da quella l
lanti anche quando Argo dormiva. Mercurio però col canto, col suono e
con
un soporifero fece completamente addormentare Arg
nome del padre è detta poeticamente Taumanzia ; e lo stesso Alighieri
con
frase mitologica chiama figlia di Taumante l’Irid
inoltre tanti vantaggi a favore del popolo, fece nascere ed accoglier
con
entusiasmo l’idea di venerarlo qual Nume. Ma spen
ed accoglier con entusiasmo l’idea di venerarlo qual Nume. Ma spenta
con
Marco Bruto la libertà e perduta affatto anche l’
uattro o cinque piani, sull’ultimo dei quali ponevasi un carro dorato
con
la statua dell’Imperatore. Nell’interno del rogo
a materia bruta ed informe, supposta esistente nello spazio prima che
con
essa fosse plasmato il mondo ; e in questo signif
spiritosa invenzione della sposa del Caos, la quale ora chiamerebbesi
con
termine dantesco la Tenebra anzichè la Notte5, po
i altri poeti ci rivela un simil concetto in tutta la Divina Commedia
con
un sistema parallelo di confronti tratti alternat
ecclesiastici dei primi secoli del Cristianesimo (i quali studiavano
con
gran premura ed attenzione la Mitologia per dimos
tando, nel Canto xix dell’Inferno, il numero degli Dei degl’ Idolatri
con
quelli d’oro e d’argento adorati dai Simoniaci, e
vulgus, e da spacciarsi in massa, (o come taluni dicono in blocco) e
con
poche e generali considerazioni sul loro comune a
s che significa lupo, e l’altra degl’istinti feroci di questo animale
con
quelli di quel re bestiale, primo modello dei più
ntarne la prova a nulla nuoceva, vi si provarono ; e poco dopo videro
con
maraviglia che le pietre scagliate dietro di sè d
diamo indizio della dura origine nostra !87). In tal modo ben presto
con
molte coppie di coniugi fu ripopolato il mondo. Q
celebri guerre contro lo straniero invasore opraron molto co senno e
con
la mano, e vinsero aiutando l’eroico valore colla
ci, i quali, come dice Orazio, avevano il barbaro costume di terminar
con
risse e pugne anche i conviti. Ben pochi fatti ra
accelerati e quasi correndo175. Rappresentavasi Marte tutto armato, e
con
aspetto fiero ; ma talvolta anche nudo ; specialm
mande più opportune, e risparmia le ripetizioni, additando al lettore
con
un semplice numerò tra due () i particolari dei f
ngono fatte, ristampiamo il Corso di Mitologia, riveduto e migliorato
con
aggiunte del traduttore, ed ornato di stampe fatt
siem co’ suoi figli mosse guerra a Saturno, lo detronizzò e lo chiuse
con
Cibele in una oscura prigione. Quando Giove fu ad
lo zio Titano, lo vinse e lo cacciò dal trono e dalle celesti regioni
con
tutta la famiglia dei Titani ; liberò di carcere
rcavano d’imporre rispetto alle moltitudini e di tenerle soggette ; e
con
false immagini e miracolose, quanto più strane e
l’ignoranti, li pascevano di vane illusioni e li dominavano, « Forse
con
intenzion casta e benigna, » per rimuoverli dall
l tempio era piccolo e di figura circolare o vogliam dire cilindrica,
con
colonne esterne che sostenevano il tetto o la vôl
na fossa cilindrica, stretta e profonda : alla qual pena allude Dante
con
una celebre similitudine nel descriver la terza b
cialmente nelle loro origini, non esclusa quella di Roma, furon dette
con
greco vocabolo miti ; quindi Mitologia significa
nfido che il mio tentativo di farne conoscere le molteplici relazioni
con
lo studio della Mitologia non debba essere stimat
il simbolo della forza generatrice della creazione. A chiunque studia
con
attenzione la Mitologia deve certamente recar mar
carte uranografiche coi connotati caratteristici e distintivi, ossia
con
tutti quegli elementi astronomici che furono sino
ogia NB. I numeri indicano le pagine. I termini derivati son distinti
con
caratteri italici, e posti subito dopo quei nomi
Àrcade 118 e seg. Archèmore 335 Argeste 299 Argìa 397, 399 Argo (
con
100 occhi) 81 Argo (nave) 332, 342 Argonauti 3
o simboli religiosi dei greci e dei romani politeisti furono espressi
con
splendide e bellissime immagini e in uno stile im
te l’anno scorso la stampa di questa Mitologia ad un editore milanese
con
una sua lettera, che egli, abbondando meco di cor
e astratte, non solo delle virtù, ma pur anco dei vizii, e si termina
con
l’apoteosi degl’Imperatori romani, che fu l’ultim
o del mondo morale. Furono allora immaginati e splendidamente dipinti
con
stile impareggiabile dai Greci e dai Romani i più
rivate cappelle in onore del santo patrono della città o dello Stato.
Con
tal distinzione sparisce ogni dubbio sul vero e p
was the god of revelry. He presided over entertainments and feasts.
Con
′cord [Concord]. The symbol of Concord was two rig
ncy, see Cephalus. Consu′alia [Consualia]. Games sacred to Neptune.
Con
′sus [Consus]. A name given to Neptune as being th
ys. xii. l. seq. 210. Ib. xxxii. 51 ; xxxviii. 297. 211. In Prim.
Cons
. Stil. ii. 467. 212. Met. ii. l. seq. 213. Hym
. 143. 658. Or. xiv. 10. Voss, M. B. ii. 109. 659. Claudian (De VI.
Con
. Honor. 30.) makes his team on this occasion grif
f Pandora in it. See in Horace (Carm. i. 16. 13.) and Claudian (De IV
Cons
. Honor. 228. seq., and In Eutrop. ii. 490. seq).
rrowed from the Greeks. 1714. Paus. ut supra. 1715. Apud Plut. De
Cons
. ad Apoll. Op. vii. p. 335. ed. Hutten. Plutarch
3, 304; Com. §§ 165 (1) genealogy; 168. A′cis, 215-217; Com. § 126. A′
con
, Com. § 123. Acon′tius, Com. § 66. Acris′ius, 27,
▲