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1 (1897) Mitologia classica illustrata
rasformazioni, divennero il più prezioso patrimonio di que’ popoli, e come il tesoro contenente, sotto il velame della favol
nativa faceva sì che essi non concepissero i fenomeni naturali se non come animati da uno spirito quasi umano, nè i fenomeni
nimati da uno spirito quasi umano, nè i fenomeni dello spirito se non come incarnati sensibilmente. Miti si denominarono co
, rappresenta le credenze e la fede di quel popolo, ed è presupposta, come dalle istituzioni e dalle feste religiose, così d
n aver nulla di comune con Anassagora il quale aveva ritenuto il sole come una pietra e la luna come una terra; ed anche Pla
Anassagora il quale aveva ritenuto il sole come una pietra e la luna come una terra; ed anche Platone si mostrava convinto
aremo astrazione da questo suo aspetto, e non la considereremo se non come racconto fantastico. Breve cenno si farà solament
inità fornì di quella un’ immagine si viva che divenne tradizionale e come inseparabile dai racconti ad essa relativi. Fra i
ne e vi rappresentano qualche momento importante. 4. Si può chiedere: come mai la Grecia s’ è venuta creando e per secoli ha
Filologi di grandissimo valore hanno accolto e considerano anche ora come definitiva questa soluzione del problema mitologi
a vera ad esclusione delle altre, o se un po’ di vero siavi in tutte, come non è improbabile. Noi possiamo ritenere come cer
di vero siavi in tutte, come non è improbabile. Noi possiamo ritenere come certo: 1º Che quel grandioso corpo di narrazioni
a tutte le altre; senza dubbio le primarie divinità greche e romane, come quelle degli altri popoli ariani, si connettono c
altri popoli ariani, si connettono col grandi fenomeni della natura, come dimostra l’ etimologia dei nomi loro; la loro imm
l Peloponneso, l’ urto di popoli e gli spostamenti che ne provennero, come non dar luogo a un incrocio anche delle tradizion
irittura scendendo al grado di semplici eroi. Così la vittoria di Era come moglie legittima di Giove ridusse le altre consor
o le ragioni di somiglianza che pareva loro di scorgere. Così si fece come una fusione di essere mitici, il greco Zeus venne
nze e vicende degli Dei greci e romani, giova premettere un cenno del come li pensavano e se li figuravano gli antichi, mass
i che divennero tradizionali. Eran dunque gli Dei in genere concepiti come esseri simili all’ uomo, sia per l’ aspetto ester
l più alto grado di eccellenza; quindi il corpo degli Dei era pensato come più grande, più bello, più maestoso dell’ umano;
e l’ ambrosia, la bevanda dell’ immortalità; e se nascono e crescono come gli uomini, hanno per sè il dono di una grande ce
giovani e sono immortali. Non che siano scevri d’ ogni dolore; anzi, come il loro corpo può essere ferito, così l’ anima pu
— Quanto alle doti dello spirito, gli Dei erano naturalmente pensati come superiori agli uomini, sia per sapere sia per pot
ù che mai il concetto antropomorfico; giacchè sebbene fossero pensati come esseri giusti, fieramente avversi ai malvagi e vi
da passioni più o men disordinate, e spesso ci vengono rappresentati come invidi, gelosi, crudeli, pronti a ogni sorta di i
voragine immensa e tenebrosa. Dal Caos sorse primamente, non si dice come , Gea, la terra, dalla quale subito si staccò il T
ero un ringiovanimento dalla coppia Urano-Gea, più tardi interpretati come il tempo (Kronos confuso con Chronos) e quella ch
domarono alfine il mostro, che fu gettato nel Tartaro anch’ esso; o, come posteriormente narravasi, fu rinchiuso nelle visc
a mitologia dei Romani? In origine i Romani non conoscevano alcun Dio come padre di Giove Ottimo Massimo; ma allorquando le
forse perchè anche Crono in alcune località greche era stato onorato come Dio della maturità, dell’ abbondanza e lo si rapp
ll’ abbondanza e lo si rappresentava con in mano un coltello a falce, come Saturno; e le feste in onor di Crono, le Cronie,
ecero che ripetere le cose imparate dai Greci, anzi la Gigantomachia, come più popolare, fece pressochè dimenticare la Titan
le due guerre, e spesso i vocaboli « Titani » e « Giganti » usaronsi come sinonimi. 6. Nei monumenti figurati dell’ antichi
eroi, a cominciare dall’ età di Alessandro Magno vennero raffigurati come aventi in luogo di gambe due serpenti che termina
ia. Il secondo gruppo (fig. 3) rappresenta Atena, la figlia di Giove, come vincitrice in lotta contro un gigante e vicina a
ll’ ordine e dell’ armonia che regna nelle cose. Degli uomini è padre come degli Dei; ad essi dispensa con mano giusta i ben
iuramento molto contribuisce a mantener l’ ordine, egli lo custodisce come Zeus Horkios (deus Fidius presso i Romani), e pun
Zeus è anche il protettore della famiglia; ogni capo di famiglia era come un sacerdote di Giove, e in nome de’ suoi dipende
an creduti segni col quali la divinità si rivelava agli uomini, Zeus, come dio supremo, doveva essere naturalmente la fonte
o intorno a Zeus leggende antropomorfiche, nelle quali egli compariva come un uomo con tutte le debolezze e i vizi dell’ uma
anità. Figlio di Crono e di Rea, egli fu bambino, e debole, impotente come tutti i bambini degli uomini. A stento sottratto
amate da Zeus, la più celebre è Semele, figlia di Cadmo il re Tebano, come madre del dio Dioniso (Dionysus, Bacco), poi Alcm
diffusesi poi a tutta la nazione, queste leggende vennero considerate come diverse, e così le invenzioni relative al supremo
us si estese in tutte le provincie dell’ Eliade, essendo riconosciuto come il Dio di tutta la nazione. Tuttavia alcune local
ima del monte Tomaro, a’ cui piedi giaceva Dodona, era venerato Zeus, come del resto quasi tutte le alture erano anticamente
iter Lucetius, Giove dator della luce. Presiedeva all’ agricoltura, e come sovrano delle lotte fra gli elementi della natura
ximus Heliopolitanus, ossia il dio di Eliopoli in Egitto, raffigurato come un giovane che tiene una mano sul timone del carr
o lo scettro del potere, il fulmine, l’ aquila, la patera sacrificale come segno di culto, una palla sotto o vicino al trono
a sacrificale come segno di culto, una palla sotto o vicino al trono, come segno dell’ universo da lui governato, infine la
Rea, sorella e moglie di Zeus, Era è la divinità femminile del cielo, come Zeus ne è la divinità maschile. Gli attributi di
ata in primavera, specialmente nelle località devote al culto di Era, come Argo, Micene, l’ Eubea, Samo ed Atene, con specia
contare i coniugali dissensi della celeste coppia; Era veniva dipinta come gelosa e maligna e tale che non esitava a persegu
a peregrinazione. Anche l’ essere Era una deità della tempesta spiega come sia stata pensata madre di Ares, e il suo culto s
sviluppo che il suo carattere fisico. Essa era specialmente celebrata come rappresentante del vincolo coniugale, e la nobilt
ovava in lei la sua più alta espressione. Quindi essa era considerata come protettrice del matrimonio e delle mogli, datrice
ome protettrice del matrimonio e delle mogli, datrice di fecondità, e come madre di Ilitia (Ilithyia) era venerata quale dea
ta poco più giovane di Fidia, statua crisoelefantina, in oro e avorio come il Giove di Fidia, e a questo creduta pari per be
ella vita. Anzi ciascuna donna di Roma si diceva aver la sua Giunone, come ogni uomo aveva il suo Genio. Varii erano poi gli
nobile fronte. Le si attribuisce solitamente lo scettro e il diadema, come simbolo della regal potestà, spesso il velo di sp
pesso il velo di sposa, la patera dei sacrifizi in mano, un melograno come simbolo dell’ amore; ai piedi le si pongono il pa
ngono il pavone e l’ oca, animali a lei sacri, spesso anche il cuculo come messaggiero della primavera. III.
Pallade Atena era figlia di Zeus, essendo balzata fuori tutta armata, come già si disse, dal cervello ili lui, dopochè egli
se interrotto il suo corso. In conseguenza Atena era deità bellicosa, come quella ch’ era nata in mezzo alle lotte celesti e
Essa dirige gli eserciti agli assalti, ma a differenza di Ares, Dio, come vedremo, della guerra brutale, essa ispira i movi
atro, il telaio, ecc., e insegna l’ arti tutte o le industrie. Infine come Atena Igiea (Hygieia), purifica l’ aria, ne allon
alica Minerva o Men-er-va era una dea della mens o dell’ intelligenza come Pallade Atena; quindi venne ben presto con essa i
concetto di una dea pacifica, protettrice delle arti e delle scienze, come pure di tutti i lavori femminili. Una Minerva gue
si davano per quattro giorni spettacoli di lotte gladiatorie, perchè, come Ovidio dice: ensibus exsertis bellica Dea laeta
conservavano con religiosa venerazione nelle città; le considera vano come una difesa e una garanzia contro i nemici esterni
erscrutabile sapienza della dea, questi della vigilante sua custodia, come guardiana del pubblico tesoro deposto nel tempio.
mente sull’ orlo superiore dello scudo, e insieme reggeva l’ asta che come abbandonata le si reclinava alla spalla; di sotto
palma una statuetta della Vittoria alata. Così era raffigurata la dea come se reduce dalla battaglia si raccogliesse nella t
udo Fidia aveva effigiato anche la propria figura; il che considerato come atto di empietà fu poi cagione della condanna di
a che è nel Museo nazionale di Napoli; figura Atena coll’ elmo attico come quella di Fidia, ma indosso invece di una tunica
gida, la lancia, l’ elmo. IV. Apollo. 1. Febo Apollo era detto, come Artemide, figlio di Zeus e di Leto o Latona. Narr
ella che mostra » è il luogo adatto per questa epifania della luce. E come la luce combattè e disperde le tenebre, così è na
per i benefizi da lui apportati alla vegetazione, Apollo era venerato come Targelio (Thargelios), il calore fecondo che matu
ella purificazione. Dissipa le tenebre dell’ ignoranza e del peccato, come dissipa quelle della notte; e persino i perseguit
pace è la musica, niuna meraviglia che Apollo sia stato anche pensato come inventore della musica. Il suo istrumento era la
usagetes, conduttore delle Muse); e celebri cantori dell’ età mitica, come Orfeo e Lino, furono detti suoi figliuoli. Ma la
torio. Era creduto il profeta di Giove, e i suoi oracoli, considerati come l’ espressione infallibile della segreta volontà
tata lo consultò. 3. Il culto di Apollo era diffusissimo fra i Greci, come generale doveva essere la venerazione verso una d
di Delo, dove il Dio era nato. Il terreno dell’ isola era considerato come sacro e nessun morto poteva esservi seppellito. U
mite per cui il greco Apollo penetra fra i Latini. E vi penetrò prima come dio della divinazione, poi come medico e musico.
etra fra i Latini. E vi penetrò prima come dio della divinazione, poi come medico e musico. Da lui si credettero ispirati gl
di Delfo, che in solenni occasioni si mandava a consultare. Ad Apollo come medico si eresse un tempio in Roma fin dal 325/42
do. 5. Nelle opere letterarie frequentissima è la menzione di Apollo, come ispiratore di ogni bellezza poetica e reggitore d
pollo dà una bella descrizione Pindaro nella prima Pitica, ricordando come a quel suono si spegne il fulmine, l’ aquila vint
in certa guisa, la forma femminile. Essa è la dea della luce lunare, come Apollo è dio solare. E poichè la tranquilla luce
to avessero grande influenza su tutta la natura, Artemide era pensata come dea grandemente benefica. Ma aveva anche il suo l
trimonio, e anche de’ giovanetti; in qualche luogo era anche venerata come dea della maternità, col titolo di Ilizia (Ilithy
iacesse dei canti e degli inni. Infine aveva un’ importanza politica, come protettrice della giustizia nelle città. 3. Il cu
o più connesso col culto di Febo-Apollo e di Leto (Latona); e a Delo, come a Delfo e altrove, avevano templi in comune. Come
enica era quella venerata ad Efeso nell’ Asia Minore. Era considerata come la madre universale della natura, la cui azione f
dove però essa è per lo più congiunta con Apollo e anche con Latona, come nella 21a ode del I libro che comincia: Dianam t
emo             Dilectam penitus Iori 9 . Anche il carme secolare, come già si disse, è in onor di Apollo e di Diana regi
di Apollo e di Diana regina delle sei ve; la quale ultima è invocata come Ilizia perchè benedica la maternità delle donne r
e si assegnano ad Artemide areo, freccie e lancia, anche la fiaccola, come a Dea che porta luce e vita. Le eran sacre tra le
guerreschi, Ares compiacevasi della guerra nel suo lato più brutale, come strage e spargimento di sangue. Secondo il suo si
abitata da genti rozze e dedite alla guerra, le quali lui veneravano come il sommo degli Dei. 3. Il Dio italico identificat
nto avrebbe durato l’ impero di Roma. Numa, riconosciuto quello scudo come lo scudo di Marte, a meglio conservarlo, ne fece
espiazione. Si facevan compagne di Mars alcune divinità allegoriche, come Bellona, sua sorella, dea di guerra, corrisponden
e del dio Ares. V’ è ben tra gli omerici un inno dove Ares è invocato come un dio che pugna per cause della più alta importa
nza ha nella natura questo elemento, che non solo apparisce nel cielo come raggiante e riscaldante, ma anche esce fuori dall
dificato immortali abitazioni per gli altri Dei; poi si consideravano come opere sue l’ egida di Giove e il suo scettro, il
, autore di tante opere in ferro e bronzo, era naturale fosse pensato come protettore delle arti e specialmente dell’ indust
a messo in intimo rapporto con Atena, la dea delle arti, e si capisce come queste due divinità avessero culto comune in Aten
to. Il luogo principale dov’ era venerato era l’ isola di Lenno; ivi, come già dicemmo, si credeva ch’ egli abitasse nel mon
econdo una grafia più antica, Volcanus, o anche Mulcibero (Mulciber), come colui che presiede alla fusione dei metalli (mulc
3 Marzo per Minerva). — Vulcano era poi anche considerato dai Romani, come Dio degli incendi; ed a lui si attribuiva sia l’
officinas 11 . Nell’ arti figurative Vulcano è sempre rappresentato come un uomo in età matura e nella pienezza delle sue
orcigliati. Siccome i sogni si credeva venissero da Zeus, così Ermes, come messaggero di Zeus, era anche apportatore dei sog
egioni superiori. Nei rapporti naturali, Ermes era venerato anzitutto come datore di prosperità e ricchezza nelle varie cong
. Alia sua protezione si attribuiva ogni guadagno, anche nel gioco; e come a ciò giovano spesso le ciurmerie e gli inganni,
stadi e de’ ginnasi, i quali solevano ornarsi di imagini sue. Infine, come facondo oratore, era il dio che dava facilita d’
Samotracia era venerato col nome di Cadmilo o Casmilo, e considerato come datore di fecondità. 4. Il Mercurio dei Latini, d
olo facondo nipote d’ Atlante e civilizzatore degli uomini, lodandolo come deorum nuntium , curvae lyrae parentem , calli
llidum quicquid placuit iocoso condere furto 13, ricordandolo infine come psicopompo, e regolatore dei sogni, gradito a tut
mitologico-simbolico che l’ artista intendeva seguire. Ora apparisce come pastore e porta un montone (Ermes crioforo), imma
ai piedi e sul petaso e in mano il caduceo. In origine lo si figurava come  un uomo nel pieno vigore delle sue forze e barbut
Belle le fattezze del volto, e hanno una cotal finezza d’ espressione come se nel marmo fosse infusa una piacente commozione
frodite è figlia di Zeus e di Dione, quella che a Dodona era venerata come la sposa di Zeus. Ma questa leggenda cedette il l
chise e n’ ebbe il figlio Enea. Altri mortali aiutò in cose d’ amore, come Peleo invaghito della ninfa marina Tetide; e altr
e; e altri per contro fieramente punì perchè erano restii all’ amore, come Ippolito che rese infelice facendo che la matrign
trovò anche la leggenda di Enea, detto figlio di Venere, e imaginato come fondatore della stirpe romana. In Roma v’ erano t
ffuse relativamente tardi. Estia rappresentava il focolare domestico, come centro di tutta la vita della famiglia. Il fuoco
leremo. Ma più di tutto la Vesta dei Romani fu oggetto di venerazione come dea protettrice dello Stato. Il più antico tempio
ine anche la prima ora d’ ogni giorno era sua, ond’ egli era invocato come padre matutino (cfr. Oraz., Sat., 2,6,20). Parime
e dei pari nella vita privata ogni atto si iniziava pregando lui che come Ianus Agonius presiedeva a tutti i lavori degli u
i era invocato col nome di Ianus Consivius. Giano era ancora ritenuto come l’ origine delle fonti, dei fiumi, delle correnti
on occorrevano, si può dire, templi speciali; essendo dedicate a lui, come si disse, le porte, i passaggi, gli archi della c
Scopa o di Prassitele, portò Augusto a Roma dall’ Egitto, per servire come immagine di Giano. È dunque probabile che gli art
moneta romana con la figura di Giano bifronte. — Si assegnano a Giano come attributi suoi un bastone e una chiave, come Ovid
. — Si assegnano a Giano come attributi suoi un bastone e una chiave, come Ovidio dice: Ille tenens baculum dextra clavemq
alla città sabina di Cures, i cui cittadini erano detti Quirites. Era come Mars, un dio della primavera e della guerra insie
ma divinizzato, e ne nacque così il dio Romulus Quirinus, considerato come eroe della stirpe comune a quella guisa che la fo
te il sole; di qui il dio Elio (Helios). Gli antichi se lo figuravano come un bel giovane cogli occhi lucenti, colla chioma
i) o, secondo altri, di Eurifaessa (Euryphaëssa, la largisplendente), come le sue due sorelle Selene ed Eos (la luna e l’ au
generò Eeta (Aeetes), quello che è noto nella favola degli Argonauti, come re della Colchide, e la maga Circe. La giornalier
tirato da quattro focosi destrieri; nè a tutta prima si pensò al modo come Elio dovesse di notte tornare a oriente per rinas
i ne fecero anche il principio d’ ogni sapienza. 3. Elio era venerato come dio potente in molti luoghi, segnatamente in Cori
el 293 av. C., costrutto il primo orologio a sole. Si credeva in Roma come in Grecia, che il Sole rivelasse i segreti, quind
rizioni del tramonto; si dice che il sol cadente stende la nera notte come un oscuro manto sulla terra, ovvero che al voltar
più volte ricorse alla figura del Sole e del suo carro, specialmente come motivo di decorazione; ad es., nel frontone orien
una estremità erano scolpiti i cavalli di Elio emergenti dalle onde, come nell’ estremità opposta erano i cavalli di Selene
o Tullio. Come Dea mensile era festeggiata l’ ultimo giorno di Marzo, come Ovidio nei Fasti ricorda. 3. Innumerevoli cenni d
di Elios, sul frontone orientale del Partenone. Anche veniva figurata come una bella donna a cavallo; tale la fece Fidia nel
ta una fiaccola in mano. c) Eos-Aurora. 1. Eos, l’ Aurora, era, come Elio e Selene, figlia di Iperione e di Tea. Rappr
o tutto rughe, non più capace d’ altro che di far sentir la sua voce, come una cicala, era un’ allegoria del giorno che è be
alia, ed aveva luogo in Roma l’ 11 Giugno. Era però anche considerata come dea marina e dei parti, e venne perciò identifica
ti, e venne perciò identificata poi colla greca Leucotea (Leucothea), come il dio Portunus, venerato insieme con Mater Matut
le dita rosee, dal manto d’ oro, è descritta spesso dai poeti, ma più come fenomeno nattirale che come dea. Tale ad es. il v
oro, è descritta spesso dai poeti, ma più come fenomeno nattirale che come dea. Tale ad es. il virgiliano: aethere ab alto
re i cortei nuziali e accompagnare la nuova sposa a casa dello sposo, come si vede dal 62o Carme di Catullo. L’ arte soleva
2. Molte leggende correvano intorno ad Orione, già da noi menzionato come sposo di Eos, e come cacciatore, emulo di Artemid
rrevano intorno ad Orione, già da noi menzionato come sposo di Eos, e come cacciatore, emulo di Artemide e da’ suoi strali u
del terribile cacciatore notturno, emulo d’ Artemide. Lo si figurava come un enorme gigante, che a volte cammina nel mezzo
co »; e pensavano che la celeste costellazione fosse stata immaginata come una mandra di porcellini, che sarebbe simbolo di
ndo. 6. Sull’ altare di Pergamo si trovan rappresentate alcune stelle come combattenti dalla parte di Zeus contro i Giganti.
s dai Latini, al cui soffio maturavan le sementi; quindi era venerato come Dio benefico. — Infine Euro, detto anche Vulturnu
Muse, una era la regione dell’ Olimpo colla Pieria, e altre località come Libetra e Pimplea, dove pure dicevasi fosse nato
e le Muse si piacevano solo del canto, ma presto furono pensate anche come sonatrici di qualche istrumento, e come tali si v
a presto furono pensate anche come sonatrici di qualche istrumento, e come tali si vedono spesso rappresentate nelle opere d
mente nelle pitture vascolari. Nei tempi più antichi compaiono sempre come un coro; solo più tardi a ognuna delle nove Muse
umero, e si chiamavano Aglaia, Eufrosine e Talia. Esse erano venerate come datrici di tutto quello che abbellisce e rende gr
t pede 21. L’ arte si compiacque rappresentare le Cariti e le Grazie come fanciulle d’ ogni bellezza adorne, con fiori in m
atura nella vicenda delle stagioni; e ben con ragione è stata pensata come loro madre Temi, personificazione dell’ ordine un
idente delle assemblee dei popoli sulla terra. Le Ore alla lor volta, come ministre di Zeus, erano da Omero dette le portina
i portandoli a compimento nel tempo adatto. Nel mondo morale son esse come Temi protettrici dell’ ordine morale nei rapporti
Non solo erano credute ministre di Zeus, ma anche di altre Divinità, come Era, Afrodite, Apollo, le Muse. Le Ore erano tre
li e animali. — Tra le Ore fu poi prediletta dagli scultori Irene che come datrice di pace e di ricchezza era anche oggetto
dea protettrice del Senato, che nella Curia Iulia radunavasi, e durò come tale fi no agli ultimi tempi del Paganesimo, dife
che alata, che i Messenii e quei di Naupatto, per riportata vittoria, come l’ iscrizione dice, avevano fatto eseguire da Peo
ra naturale che Iride, la sua mistica rappresentante, fosse concepita come una messaggiera degli Dei; tale apparisce già in
, ed Ermes ne prende il posto nei rapporti cogli altri Dei. 2. Veloce come il vento e le procelle è detta Iride dai poeti ch
personificazione della fiorente giovinezza. Nell’ Iliade essa figura come la coppiera degli Dei d’ Olimpo, essendo lei che
rdi, assunto Ganimede all’ ufficio di coppiere celeste, Ebe apparisce come sposa e moglie di Ercole, ma sempre fiorente di g
ssa accosto a quella della moglie di Zeus; ora è congiunta con Eracle come nel Cinosarge (Ginnasio di Eracle ove insegnò Ant
iù volte ricordano il mito di Ganimede, segnatamente i poeti erotici, come Ibico di Reggio, Fanocle di Alessandria, riferend
dite e di Ares e rappresentava la passione d’ amore. Lo si immaginava come un giovinetto di ammagliante bellezza, munito di
vasi, neppur Zeus può sottrarsi; con che si veniva a indicar l’ amore come la più forte e temibile potenza della natura. — C
o culto. Il più notevole è l’ ultimo che si diceva figlio di Afrodite come Eros. Raccontavano che il piccolo Eros non volend
motivi. Specialmente i poeti lirici, e sovra tutti i poeti d’ amore, come Saffo e Anacreonte, inneggiano ad Eros; ma anche
d uomini, e compiacevasi a stuzzicar tutti gli esseri in mille guise, come appare specialmente dalle ultime poesie che vanno
gara; l’ Eros del secondo che era in Tespie di Beozia era considerato come una delle più belle statue di tutta l’ antichità.
« O Hymenaee Hymen, o Hymen Hymenaee. » La statuaria lo rappresentava come un bel giovane, qualchevolta alato come Eros, ma
La statuaria lo rappresentava come un bel giovane, qualchevolta alato come Eros, ma più grande e più serio. Suo attributo co
a, e rappresentano le doglie del parto. Più comunemente Ilizia figura come una sola, e vien messa in rapporto con Era come d
nemente Ilizia figura come una sola, e vien messa in rapporto con Era come dea della maternità. Siccome però anche altre dee
ò anche altre dee, Artemide, Afrodite, Atena, Demetra, erano venerate come dee del nascimento, così la genealogia e le legge
i ad Atene, Tegea, Argo, Sparta, Messene, ecc. 1. I Romani veneravano come dea del nascimento, già s’ è detto, Giunone Lucin
epiteti riferentisi al parto; prima una Nona, una Decima, una Partula come deità invocate nel nono o nel decimo mese di gest
e greche penetrarono in Roma, anche la parola Ilithyia venne adottata come epiteto sia di Giunone sia di Diana. Si ricordi i
La figura di Ilizia sole va dagli artisti greci essere rappresentata come una donna tutta vestita, con una mano distesa in
ano distesa in atto di porgere aiuto e una fiaccola nell’ altra mano, come simbolo del nascere che è un venire alla luce del
o a Sicione, Atene e i paesi vicini, ma anche a Cirene, a Pergamo, e, come vedremo, anche a Roma. Presso i santuari di Ascle
i, prima che s’ introducesse la religione di Esculapio, si veneravano come datrici di salute, prima una Strenia o Strenua, a
resso divenuta una divinità importantissima della religione ufficiale come Salus publica populi Romani e come Salus Augusti
ntissima della religione ufficiale come Salus publica populi Romani e come Salus Augusti o Augustorum, identificata in segui
di notte a succhiare il sangue ai bambini, ed era in genere ritenuta come protettrice del benessere fisico. — Il culto di E
fermo, il poeta ha occasione di esporre il mito di Asclepio, e lo fa, come suole, bellamente intrecciando auree sentenze al
ducere barbae 27 . L’ arte statuaria soleva rappresentare Esculapio come un uomo in età matura, barbuto, e con tratti nobi
generoso benefattore dell’ umanità. Attributo suo costante una serpe, come simbolo della forza vitale che si ringiovanisce;
n ciuffo d’ erbe o un pinolo, talvolta anche un cane, alla cui lingua come a quella del serpente gli antichi attribui vano v
ontà di Zeus o in genere degli Dei, tal altra si concepiva il destino come qualcosa di superiore alla stessa volontà divina,
l’ inevitabile necessità del morire quand’ è sonata l’ ora. Le Moire, come figlie delle tenebre, erano sorelle delle Erinni,
spondenti alle Moire erano le Parche, propriamente dee della nascita, come le Carmentes; due di numero in origine, Nona e De
esi della gestazione; a cui più tardi se n’ aggiunse una terza, Morta come dea della morte; così alle tre Parche si poterono
a questa Dea; in Esiodo stesso non ne è il concetto così ben definito come nella letteratura posteriore. Solo tardi si svols
riore. Solo tardi si svolse chiara l’ idea della Nemesi, specialmente come punitrice e vendicatrice di ogni umana scellerate
vano anche a Smirne. Questa divinità fu pure accolta fra i Romani, e, come attesta Plinio, le fu anche eretta una statua in
Fortuna fu onorata con più epiteti, o riferentisi alla vita pubblica, come Fortuna Publica, Fortuna populi Romani, o alla vi
ublica, Fortuna populi Romani, o alla vita di qualche ordine sociale, come Fortuna muliebris, Fortuna Equestris, o a special
le, come Fortuna muliebris, Fortuna Equestris, o a speciali famiglie, come Fortuna Tulliana, Torquatiana, Flavia, Augusta, e
Torquatiana, Flavia, Augusta, ecc., o infine a varii casi della vita, come F. respiciens, obsequens, redux, manens, ecc. Anc
ode 35a del libro primo di Orazio alla Fortuna d’ Anzio, dove la loda come pronta a esaltare gli umili e deprimere i superbi
e invocata si dagli agricoltori, che dai naviganti, temuta dai popoli come dal re, e così ne descrive il corteo: Te semper
ssegnavano; il più importante era un timone che la contraddistingueva come governatrice delle umane sorti; poi la si figurav
un antico lavoro di Eutichide di Sicione che trovavasi ad Antiochia; come protettrice di città la dea porta in testa una co
ceano. Egli con Teti (Tethys) formava la coppia più antica di Titani, come già si disse (pag. 11), e raccontavasi che non av
erciò il re dei fiumi, venerato così a Atene e in Acaia ed Acarnania, come nell’ isola di Rodi e in Sicilia. Celebri pure l’
e in Sicilia. Celebri pure l’ Asopo, nominato a Sicione, Egina, Tebe come capostipite d’ una diffusissima stirpe; l’ Alfeo,
, il Fasi, l’ Istro, l’ Eridano. Anche le sorgenti erano venerate, or come irrigatrici, or come risanatrici dell’ aria, or s
l’ Eridano. Anche le sorgenti erano venerate, or come irrigatrici, or come risanatrici dell’ aria, or semplicemente come chi
or come irrigatrici, or come risanatrici dell’ aria, or semplicemente come chiare, fresche e dolci acque che dànno allegria
alle sorgenti; e secondo la grossezza del fiume, venivano immaginati come giovani ovvero come uomini maturi come vecchi. Tu
condo la grossezza del fiume, venivano immaginati come giovani ovvero come uomini maturi come vecchi. Tutti, conforme alla n
del fiume, venivano immaginati come giovani ovvero come uomini maturi come vecchi. Tutti, conforme alla natura dell’ element
re fra tutte la ninfa Egeria, quella che è ricordata nella tradizione come amante segreta e ispiratrice del re Numa. 3. L’ a
to bello, piacevole e benefico del mare; gli antichi se lo figuravano come un buon vecchio, pieno di senno e di esperienza,
a Sicilia e della Magna Grecia. 2. Nereo veniva in arte rappresentato come un vecchio dai ricci canuti, per lo più munito di
tro o di tridende. Più frequenti le rappresentazioni delle Nereidi, e come le dipinge Ovidio nel secondo delle Metamorfosi:
race, a cui insozzano e rubano il cibo. In altre leggende appariscono come genii della rapida morte che afferra la sua preda
i il suo esercito, e la sua sposa Cheto (Ketos) rappresentava il mare come patria di questi mostri. Da essi gli antichi Mito
e di bronzo, per scorrere sopra i flutti. Irapetuoso è egli e potente come l’ elemento che ei governa; allorch’ egli col suo
ato; quindi negli stadi gli si erigevano altari, ed egli era ritenuto come il protettore delle corse e dai corridori prima d
oglie a Nettuno la dea marina Salacia (da salum, mare; altri nominano come moglie Venilia, cui Virgilio fa madre di Turno re
tempesta suscitata dall’ ira di Giunone contro i Troiani, si racconta come Nettuno, accortosi di quello scompiglio del suo r
a aequora placat C ollectasque fugat nubes solemque reduci t; 35 e come una folla tumultuante se vede comparire un grave
ù recenti dell’ arte antica. IV. Anfitrite. Già fu ricordata come una delle Nereidi, sposa di Posidone; era dunque
ficazione dei romoreggianti flutti marini, ed è dipinta nell’ Odissea come colei che spinge le onde contro gli scogli e si c
lo più tardi venne messa in costante rapporto con Posidone e venerata come la sua sposa. Ai Romani, il culto di Anfitrite ri
e venerata come la sua sposa. Ai Romani, il culto di Anfitrite rimase come estraneo; la moglie di Nettuno, già s’ è detto, c
» ( Ovid. Met. 1, 14). In arte, soleva Anfitrite essere rappresentata come una figura giovane e bella, o seduta in trono vic
scettro. A volte son rappresentate le nozze di Posidone e Anfitrite, come in un celebre gruppo a rilievo della Gliptoteca d
tto della poesia. Pindaro ed Eschilo, sollecitati da quel diantedone, come dice Pausania (9, 22, 7), onorarono la storia di
la sua storia. Glauco die’ anche argomento a componimenti burleschi, come drammi satirici, mimi, ecc. La fig. 53 riproduce
oni dell’ istmo a molte altre terre ed isole greche. Eran considerati come genii benefici del mare, pronti ad aiutare i nauf
ificare Ino e Palemone, si scelsero Mater Matuta già da noi ricordata come dea del mattino, e Pater Portunus dio dei porti.
tralia in onore di Mater Matuta. — In arte Palemone era rappresentato come un bellissimo giovane portato in groppa da un del
te, invitante; blanda pericla maris, terror quoque gratus in undis , come dice Claudiano 39. Si dicevano figlie del fiume A
ne nominavan tre o quattro, e si introdussero anche in altri racconti come in quello degli Argonauti e del ratto di Proserpi
animo dell’ uomo; perciò non solo si trattò poeticamente la leggenda, come fecero Omero nell’ Odissea, Apollonio di Rodi nel
Terra. 1. Come si credesse sorta la terra dalle tenebre del Caos, come essa avesse da sè prodotto Urano e Ponto, e di po
ar del tempo si disegnò meglio nella mente dei Greci la figura di Gea come madre di tutti gli esseri, non mai stanca di prod
e madre di tutti gli esseri, non mai stanca di produrre nuovi mostri, come nutrice delle sue creature, tutta intesa a farle
e quindi datrice di prosperità. Ma anche d’ altro lato fu pensata Gea come tomba universale delle cose, che ogni essere vivo
special culto, tra gli altri in Atene dov’ era venerata specialmente come curotrofo ossia allevatrice di bambini: le leggen
no anzi madre di Erittonio, il progenitore della stirpe Attica. Anche come Dea dei morti, Gea veniva in Atene onorata di fes
spondeva presso gli Italici la dea Tellus. Anch’ essa era considerata come la madre degli esseri, quindi invocata come Tellu
nch’ essa era considerata come la madre degli esseri, quindi invocata come Tellus Mater insieme con Iupiter il padre celeste
a cui si rivolgevano preghiere insieme con Giunone Pronuba, e infine come Dea dei morti era invocata insieme cogli Dei infe
vocazione a Giove e a Tellus. — La statuaria antica rappresentava Gea come una mezza figura di donna che sorge dal suolo; ta
presentare suo figlio Erittonio ad Atena. Più tardi si rappresentava come una donna distesa al suolo, contorniata di bambin
rovata a Roma nel 1872. II. Rea-Cibele o la Gran Madre. 1. Rea, come figlia di Urano e di Gea, moglie di Crono e madre
cono a questa Dea portano pure un carattere selvaggiamente fantastico come tutto il suo culto. Conosciutissimo il mito di At
epitando col tamburi e co’ dischi, movevano alla volta della montagna come per cercare Atti; finalmente si fingeva trovarlo
’ armi si ferivano a sangue. Questo giovane Atti che muore e rinasce, come l’ Adone del culto di Afrodite, simboleggia la na
gia; Attalo cousegnò di buon grado la nera pietra che era considerata come l’ idolo di Cibele, e che forse era una pietra me
se Tetide; ma Licurgo fu accecato da Zeus ed ebbe accorciata la vita, come in Omero si narra, ovvero, come più tardi si favo
o da Zeus ed ebbe accorciata la vita, come in Omero si narra, ovvero, come più tardi si favoleggiava, impazzì e colla propri
iscontro di Demetra, dea delle biade; veniva detto talvolta l’ umido, come si sopranomava Semele sua madre l’ umida, alluden
ti dell’ agricoltura sulla civiltà degli uomini, Dioniso valeva anche come il civilizzatore, l’ ordinatore, quasi identifica
congiunto nel culto. Anche con Apollo aveva stretti rapporti, perchè come il vino eccita l’ animo, desta la voglia del cant
u persino qualcuno, nei tardi tempi, che considerava Apollo e Dioniso come identici. Un Dio così popolare e leggendario dove
a, perchè si esponevano pentole con legumi cotti che dovevano servire come offerta alle anime dei defunti che secondo la cre
cco, ed anche di Artemide cacciatrice e di Afrodite. Erano immaginate come belle e graziose donzelle, che si dicevano abitar
alli, dei burroni. Se ne distinguevano più famiglie secondo i luoghi, come le Idee in Creta, le Peliadi sul monte Pelio, le
, così ei morì consunto dal dolore. Il fiore a cui diè nome è rimasto come simbolo di una bellezza senza cuore. 3º Le Ninfe
i Pane. Le Naiadi hanno particolari attributi riferentisi all’ acqua, come rane, vasi da attinger acqua, conchiglie. — Non i
Baccanti il corteo di Dioniso. L’ immaginazione popolare li concepiva come esseri sensuali, procaci, maliziosi; e, conforme
valse un tipo di Satiri più giovani e più belli. Ora si raffiguravano come occupati in esercizi musicali; tale ad esempio, i
ia copia di un capolavoro di Prassitele. Altre volte si rappresentano come guardiani del piccolo Dioniso, ora danzano colle
divenne poi fedele compagno de’ suoi viaggi. Più tardi lo si immaginò come un vecchio dal naso rincagnato, la testa calva, i
ncagnato, la testa calva, irsuto il petto e le membra, grasso e tondo come un otre di vino; e si diceva che incapace di regg
. Gli orfici poi si formarono un altro concetto di Sileno, pensandolo come un saggio vecchio, che sdegna i beni terrestri e
dotta alla fig. 63. L’ altro tipo è più frequente e allora il Sileno, come altre figure del corteo bacchico, porta il tirso
ro gli Indiani molto aveva giovato diffondendo il timor panico; anche come amante delle Ninfe e delle Menadi, come celiatore
ndendo il timor panico; anche come amante delle Ninfe e delle Menadi, come celiatore e bulfone gareggiava col Satiri e facil
ricordano una poesia perduta di Pindaro a Pane in cui lo si invocava come signore dell’ Arcadia, custode dei sacri antri, c
o a proposito del re Mida, e anche altrove menziona il culto di Pane, come nel secondo dei Fasti (vv. 271 e sgg.), nessuno p
e, sebbene la corrispondenza non sia completa; ed era Dio delle selve come il nome stesso dice; amico quindi degli uomini, i
piante e anche gli armenti; protettore dei pastori e dei cacciatori, come Pane. D’ altro lato anche i rumori delle foreste
i e frutteti. E, concetto tutto italico, Silvano veniva pure venerato come Dio dei confini, quindi patrono della proprietà p
Silvano è menzionato spesso dai poeti, tra altri Dei della campagna, come Pane, Priapo e le ninfe. In arte lo rappresentava
la campagna, come Pane, Priapo e le ninfe. In arte lo rappresentavano come un vecchio con una corona di pino in testa e un r
lia dall’ Arcadia; ma in verità era d’ origine schiettamente italica, come indica il nome stesso, significante « il dio prop
ensore contro i lupi, onde i due epiteti inuus e lupercus. Si diceva, come di Pane, ch’ egli amasse il soggiorno de’ boschi,
Aveva pure il dono di predir l’ avvenire o per via di segni diretti, come rumori nei boschi, volo d’ uccelli e simili, o in
rrisponde la dea Fauna, cioè la propizia, la buona, detta anche Fatua come divinatrice e Maia o Bona Dea, cioè la dea che ac
a della pesca, la buona riuscita delle api; sopratutto era riguardato come protettore dei giardini e delle vigne. La bestia
in testa che stormissero al vento, spavento agli uccelli. Riguardato come seguace di Bacco o di Venere, si raffigurava come
uccelli. Riguardato come seguace di Bacco o di Venere, si raffigurava come un vecchio barbuto, con un lungo abito, berretto
dio della seminagione (a sationibus); ma in genere lo si considerava come il fondatore e il protettore dell’ agricoltura it
terra e la prosperità del genere umano, Saturno e Opi valevano anche come Dei del matrimonio e del l’ allevamento de’ figli
nte per le classi diseredate. 3. Nella letteratura Saturno figura più come il padre di Giove da lui cacciato dal trono celes
più come il padre di Giove da lui cacciato dal trono celeste che non come Dio della seminagione e dell’ agricoltura. Tale a
ori d’ Italia (v. 314 e sgg.). In arte Saturno è sempre rappresentato come un vecchio e suo costante attributo è il. coltell
che n’ era innamorato piu degli altri, le comparve in mille guise, or come mietitore, or falciatore, or potatore di viti, or
to delle Metamorfosi (623 e sgg.). In arte Vertunno era rappresentato come un giardiniere o frutticultore, la falciuola in m
Sabini. Era la dea della fioritura e dei flori, fenomeno della natura come ricco di bellezza così importante di effetti, gia
, per ragion di somiglianza, era sotto il patrocinio di Flora. Infine come Flora mater era invocata anche dalle donne che sp
si parla di Flora; ed ella stessa descrive il suo carattere e spiega come siano nate le leste celebrate in suo onore. In ar
le leste celebrate in suo onore. In arte soleva costei rappresentarsi come una giovane nel fiore dell’ età, con corone di fl
e private; erano sotto la sua protezione anche i confini dello Stato; come tale aveva una cappella nel tempio di Minerva sul
orto le due divinità, e infatti Dioniso-Bacco fu nei misteri venerato come figlio di Demetra e sposo di Cora-Persefone. E po
primo fondamento è la famiglia, così Demetra veniva anche considerata come la Dea che dà stabilità ai matrimonii; e per altr
io incognita. Assunto l’ ufficio suo, Demofoonte cresceva così presto come fosse Dio, senza gustare latte nè pane. La Dea lo
rò Celeo e altri tre principi Eleusini, Trittolemo, Eumolpe e Diocle, come suoi sacerdoti iniziandoli ai misteri del proprio
i e i suoi nemici; onde la Dea dovè intervenire castigando i ribelli, come avvenne di Linceo re della Scizia e di Erisittone
aveva luogo in principio del mese di Novembre e vi si onorava Demetra come dea di legittime nozze e datrice di leggi. Erano
trasse a sè le più elette intelligenze, e il tempio di Eleusi divenne come il centro dei paganesimo ellenico, e tale rimase
iudere. 3. Quello che era Demetra per i Greci, era Cerere pei Romani, come Dea delle biade antichissima fra gli Italici, ma
XI. Persefone-Proserpina. 1. S’ è parlato di Persefone come la bella figlia di Demetra, personificazione di q
la fanciulla. Ma Persefone aveva anche un altro significato. Giacchè come moglie del tenebroso re dell’ Inferno, anch’ essa
nebrosa e inesorabile regina dell’ Orco. Di qui si capisce facilmente come nelle segrete dottrine dei misteri, Persefone div
dagli Dei. Templi speciali non sembra siano stati eretti a Persefone; come a divinità infernale le si sacrificavano vacche n
a, quasi tutte le idee greche, quindi auche per loro valse Proserpina come moglie di Plutone e regina dell’ inferno. Già s’
nsentur funera, nullum Sacra caput Proserpina fugit 45, si persuade come rimmagine della dea infernale fosse viva nella me
le fosse viva nella mente dei poeti. Anche l’ arte la rappresentò sia come regina dell’ erebo, sia come graziosa figlia di D
poeti. Anche l’ arte la rappresentò sia come regina dell’ erebo, sia come graziosa figlia di Demetra, ma molto più nelle pi
ratelli il dominio dell’ universo, toccò ad Ade il mondo sotterraneo, come a Posidone toccò il regno delle acque. Di Ades è
a Posidone toccò il regno delle acque. Di Ades è compagna Persefone, come Era di Zeus, Anfitrite di Posidone. Già s’ è rife
). A Plutone diedero compagna Proserpina, e questa le venne associata come nel regno così nel culto. Anche Plutone e Cerere
el culto. Anche Plutone e Cerere si trovano menzionati spesso insieme come Ade e Demetra. Un tempietto a Dite sorgeva presso
entarla. I poeti greci e romani lo ricordano di sfuggita, con epiteti come imus tyrannus , rex silentum , umbrarum dominu
tantoche allorquando scoppio aspra contesa tra gli Dei presso Troia, come si descrive nel 20º canto, avendo Posidone dato c
deserto e tenebroso, dove i morti soggiornava.no in forma d’ ombre e come in sogno; ne ancora si faceva distinzione tra i b
a Zeus per vivervi beati senza alcun affanno, non era ancor concepito come parte dell’ Inferno, ma era creduto una terra pos
quella del cielo al di sopra; e si diceva che un’ incudine di bronzo come avrebbe impiegato nove di e nove notti per giunge
usavano mettere in bocca ai morti un obolo, piccola moneta di bronzo, come nolo per passaggio dello Stige. Di la dai fiumi,
to della confidenza degli Dei rivelando agli uomini i loro segreti, o come da altri si raccontava, per aver dato in cibo agl
o della vendetta e della punizione. Altri assegnò loro altra origine; come Eschilo che le disse figlie della notte, e Sofocl
uo non ha più line se non quando egli impazzisce e muore. — Senonchè, come altre Deità infernali avevano un doppio aspetto,
’ Acaia, e generalmente con un nome esprimente il loro aspetto buono, come Eumenidi, o Semne, o Potnie (venerande) o Ablabie
za grande dall’ uno all’ altro. Nell’ Eumenidi di Eschilo son dipinte come mostri somiglianti alle Gorgoni e alle Arpie, ma
fanciulle coll’ ali, il crin di serpi, le vesti intriso di sangue; e come cacciatrici inseguono il reo portando fiaccole in
ine si conservò nei secoli seguenti e servi di modello ad altri poeti come Virgilio, Ovidio, Claudiano. — Anche l’ arte adot
vidio, Claudiano. — Anche l’ arte adottò questo tipo rappresentandole come cacciatrici alate, con asta, arco e faretra, anch
tti anche Artemide era talvolta denominata Hecate, la lungi operante, come Apollo era detto hecatos. Forse rappresentava la
va luna si rispecchia nell’ indole di Ecate; la quale venne concepita come la dea delle apparizioni notturne, la dea degli s
i Orfici, si modifico il concetto di Ecate; chè essa venne riguardata come una regina della natura, dominatrice nei tre regn
azione; ma in genere essa era associata nel culto con altre divinità, come Apollo, Artemide, ecc. Nell’ acropoli ateniese er
. Nell’ acropoli ateniese era venerata insieme con Ermes e le Cariti, come custode dell’ ingresso e compagna di Artemide. Ne
iò generalmente trenta giorni dopo il decesso. Si sacrificavano anche come ad altre divinità infernali, pecore nere e si fac
autori greci e latini, sopratutto nelle leggende relative alle maghe, come Circe, Medea, ecc.; ed è solitamente designata co
pi ma uniti assieme; simbolo probabilmente dei tre aspetti della luna come luna piena, mezza e nuova. — L’ arte, com’ è da a
rtali. Oltre a cio la morte era rappresentata anche da altre divinità come Apollo e Artemide, e tra le infernali da Plutone
aginava che l’ Orco avesse il suo ripostiglio, dove riponeva le ombre come il mietitore raccoglie il frumento mietuto nel gr
ore raccoglie il frumento mietuto nel granaio; e ora parlavasi di lui come di uno armato di falce che al tempo suo coglie ch
, non risparmiando i polpacci di chi tenta sfuggirgli; ora si pensava come una figura dall’ ali nere che intorno vola a sorp
ntorno vola a sorprendere e trascinar via; sempre concepivasi l’ Orco come un essere silenzioso e silenziose si dicevan l’ o
rimo delle Metamorfosi d’ Ovidio (v. 592 e sgg.) là dove si racconta come Iride fosse venuta a nome di Giunone per invitare
uesto tipo della morte, prevalendo sempre più l’ idea di raffigurarla come un bel giovane, come Endimione od Eros, ora alato
e, prevalendo sempre più l’ idea di raffigurarla come un bel giovane, come Endimione od Eros, ora alato or no, generalmente
lla casa, non ben distinti dai Lari di cui parleremo. Quanti fossero, come si chiamassero i Penati, non è detto, perchè le c
numero di due. Santuario degli Dei Penati era il focolare domestico, come punto centrale della casa, che non solo serviva a
enati, che si mettevano anche a tavola apponendo loro avanti dei cibi come per far partecipare alla comune mensa gli spiriti
asa aveva i suoi Penati, ma anche lo Stato, considerato dagli antichi come una grande famiglia. Già s’ è accennato (p. 111)
e una grande famiglia. Già s’ è accennato (p. 111) al tempio di Vesta come al focolare sacro di tutta Roma; or s’ oggiunga c
ettori della casa e della famiglia, ma proteggevano piuttosto la casa come sede, come stanza, mentre i Penati avevano a cuor
a casa e della famiglia, ma proteggevano piuttosto la casa come sede, come stanza, mentre i Penati avevano a cuore il nutrim
coscienza degli antichi, e Penati e Lari vennero onorati alla rinfusa come Dei domestici. Nei tempi più antichi ogni casa av
etto Lar familiaris; poi se ne noverarono due. Risiedevano nella casa come in proprio dominio, ne difendevano la sicurezza c
asa come in proprio dominio, ne difendevano la sicurezza custodendola come cani di guardia, lavorivano la prosperità e la fe
ltre occasioni si credeva che le ombre s’ aggirassero tra gli uomini, come ad es. quando un cadavere rimaneva insepolto, o q
gli abitatori della casa. — La statuaria soleva rappresentare i Lares come giovani danzanti, con in mano una patera sacrific
izzati aveva posto anche le statue di personaggi celebri per saviezza come Orfeo, Abramo, Cristo, Apollonio di Tiana, e nell
nell’ altro quelle dei più celebri poeti ed eroi di Grecia e di Roma, come Virgilio, Cicerone, Achille, ecc. Parte seco
mini e prima istoria fino al Diluvio. 1. Un popolo così immaginoso come il Greco, il quale aveva creato tante leggende in
a storia e magnificasse i progenitori della sua stirpe considerandoli come più che uomini. Se si rifletta che non solo si se
dinamenti a fondatori divinamente ispirati, ognuno capira agevolmente come un’ enorme quantità di leggende o nazionali o loc
ecia, relativamente a quegli esseri privilegiati che erano immaginati come qualcosa di mezzo tra gli Dei Olimpici e gli uomi
ero, non erano in origine che personificazioni di fenomeni naturali e come tali divinizzati e onorati quà e là di culto, ma
one si aveva agli Eroi, e si può parlare di una religione degli Eroi, come si parlava di una religione dei morti; pero non m
antiche son quelle cho tacevano sorgere gli uomini dalla madre terra, come dalla madre terra sorgono lo piante e gli animali
tanti dei luoghi lacustri dicevano i loro progenitori nati dai laghi, come Alalcomeneo di Beozia dal lago Copaide. Una opini
umane stirpi, specie le stirpi regali ed eroiche, a qualche divinità, come Zeus, Posidone, Apollo, Ares, ecc. Posidone ad es
tori dell’ umano progresso. Senonchè per il detto furto essendo stata come profanata la pura forza celeste, Zeus puni l’ aut
i sapeva che fosse vecchiezza; dopo lunghi anni gli uomini rimanevano come assorti nel sonno, e questa era la morte. Success
plasmatore non ricorre, a dir vero, che in opere relativamente tarde come nei poeti e mitografi dell’ età Alessandrina e ne
iciente a mostrarci l’ alto concetto che Eschilo si formò di Prometeo come di un Titano benefattore dell’ umanità, che ne è
uomini, maschio e femmina; forse sono Deucalione e Pirra, considerati come i primi uomini, e così è messo in corrispondenza
i alberi. In leggende posteriori i Centauri figurano meno selvaggi, e come ingentiliti a contatto della Greca civiltà. Allor
ingentiliti a contatto della Greca civiltà. Allora furono considerati come Genii e messi in rapporto con Dioniso, come i Sat
Allora furono considerati come Genii e messi in rapporto con Dioniso, come i Satiri, i Sileni; si diceva accompagnassero doc
one, figlio di Crono e dell’ Oceanina Filira, già menzionato da Omero come amico di Peleo ed educatore di Achille, cui egli
Più tardi lo si fece educatore anche di altri e altri esseri mitici, come Castore e Polideuce, Teseo, Nestore, Meleagro, Di
to invulnerabile, ricorda le feste nuziali di Piritoo, e poi racconta come principiò e come si svolse la terribile zuffa, en
ricorda le feste nuziali di Piritoo, e poi racconta come principiò e come si svolse la terribile zuffa, entrando in molti p
o galoppa sopra i cadaveri dei nemici uccisi; ora son scene di lotta, come quella che è rappresentata nella fig. 72. Nel lor
che mortale, venne da Admeto e stette un intiero anno al suo servizio come pastore. In questo tempo strinsero tra loro un’ i
erra è motivo antico; ma a questi si mescolarono leggende posteriori, come l’ origine fenicia di Cadmo di cui ancora Omero n
edere che Cadmo fosse una specie di Ermes tebano, venerato dai Tebani come l’ ordinatore loro e il promotore della più antic
sbranato da’ suoi cani per castigo di aver vista in bagno Artemide, o come altri narrava, per essor venuto a gara con lei di
pietoso pastore raccolti e allevati. Intanto Antiope non solo viveva come schiava in casa dello zio, ma subiva i più duri m
i questi due fratelli, veri Dioscuri Tebani, è dalla leggenda dipinto come affatto diverso. Ruvido Zeto, aspro nei modi, ded
cidi saranno narrate altrove. 2. Un fatto così interessante e tragico come la vendetta di Antiope e il supplizio di Dirce er
ose indicano che il fatto avviene in occasione di una festa bacchica, come si suppone nella tragedia euripidea. E un monumen
che disputino tra loro vantando senza scomporsi l’ arte propria, così come li fanno parlare i poeti tragici. Altro motivo
i Corinzii. Le leggende relative a Sisifo concorrono a tratteggiarlo come eroe di una straordinaria scaltrezza. Quando Zeus
occò nei giochi funebri che ebbero luogo a Iolco in onor di Pelia, o, come altri narra, in altri giochi di Potnia presso Teb
e che al loro stesso signore fan violenza. Dopo d’ allora fu venerato come spauracchio dei cavalli da corsa nei santuari di
idna, che davanti era leone, a mezzo capra selvatica, dietro drago, o come Esiodo dice, aveva tre teste, di leone, di capra
re di Stenebea per lui. Allora egli la prese con sè sul cavallo alato come per condurla nella sua nuova sede; ma per via la
zoni o la trista fine di lui, questa paragonando a quella di Fetonte, come fa ad es. Orazio nell’ 11a ode del libro 4o dove
una delle più trattate dai greci scultori. Le solevano rappresentare come vigorose e florenti fanciulle, somiglianti ad Art
di Amazoni. Se ne possono distinguere tre tipi: 1º la Amazone ferita, come quella celebre che è nella raccolta Capitolina (f
estro è restauro moderno. 2º L’ Amazone armata di asta, che è il modo come avevala effigiata Fidia. Una bella statua di ques
l territorio fecondo di Argo, detto da alcuni il primo uomo, venerato come iniziatore della coltura del paese, e fondatore d
ra del paese, e fondatore del culto di Era sul monte Eubea, in genere come autore dell’ ordinamento civile e religioso degli
terra in terra, quasi inseguita dall’ astro maggior della natura; o, come ad altri è sembrato, essa è la bianca nuvola, gra
nta la venuta di Ermes per la liberazione d’ Io, figurata questa però come l’ avvenente fanciulla che era da principio; ed è
onò e si riconciliò con Linceo che divenne il suo successore, celebre come fondatore delle gare equestri in onor d’ Era, nel
vincitori era non una corona ma uno scudo. Linceo fu anche ricordato come capostipite della seguente stirpe argiva, a cui t
appresentò pure questo soggetto, rappresentate solitamente le Danaidi come ninfe fontane con secchie in mano. c) Preto e
sposato Danae e fondato la città di Ardea; onde Turno re dei Rutuli, come è ricordato in Virgilio (En. 7, 410), vantava di
iche leggende delle provincie meridionali del Peloponneso ricordavano come eroi di que’ luoghi Tindareo, padre dei Dioscuri,
balo si faceva padre degli altri due. Tindareo e Icario si ritenevano come i fondatori del più antico stato in Laconia; e po
. Ora è da ricordare che un’ antichissima leggenda raccontava di Leda come amata da Zeus, che le s’ era accostato in forma d
ma in tutta la Grecia, e più tardi anche in Italia. Si consideravano come divinità protettrici, e si credeva che comparisse
ulle punte, dette da noi « fuochi di St. Elmo » considerate anche ora come indizii del prossimo cessar del temporale, si dic
danti di sudore; i quali per mezzo d’ un servo chiaman luori Simonide come avessero urgente bisogno di parlargli. Appena Sim
apparita era di buon augurio. L’ arte soleva rappresentare i Dioscuri come bel giovani, solitamente nudi o con una leggiera
ssante. VI. Attica. a) Cecrope. Gli abitanti dell’ Attica, come gli altri Greci, si ritenevano nati nel suolo o a
nizii della loro civiltà, è Cecrope; più tardi pero anche di Cecrope, come di Cadmo, si favoleggiò che fosse venuto dall’ Eg
antuario dell’ Acropoli, e fatto poi re di Atene. Anche ad Erittonio, come a Cecrope, la leggenda attribuiva l’ aver deciso
ipendeva la sua vita, onde Niso morì e fu poi mutato in aquila marina come Scilla in uccello marino detto Ciris. Infine Egeo
egli artisti attici. I Mezionidi in genere erano in Attica menzionati come una corporazione d’ artefici. 2. Venendo a dire p
2. Venendo a dire più particolarmente di Teseo, l’ eroe più celebre e come a dire l’ Eracle dell’ Attica, è da ricordare pri
icazione del sole che sorge dal mar d’ Oriente traverso il puro aere, come tant’ altri eroi delle città greche. — Teseo ebbe
º fra Trezene ed Epidauro uccise Perifete, un figlio di Efesto, rozzo come il padre, che aggrediva i viandanti e li uccideva
mosse coll’ armi alla vendetta. Prese Megara e fu occasion di morte, come già si raccontò, al re Niso; vinse anche gli Aten
la via d’ uscire. Come poi Ariadne accompagnò Teseo nel suo ritorno, come a Nasso fu da lui abbandonata, e divenne moglie d
e farlo sedere a forza sopra un sasso che aveva la virtù di ritenere come incollati quelli che si posavan su. Teseo fu più
li che si posavan su. Teseo fu più tardi liberato per opera di Eracle come si vedrà. Durante la sua assenza, i Dioscuri ripr
siem con Eracle, Teseo fece una spedizione contro le Amazoni, ed ebbe come premio della vittoria la loro regina Antiopa o Ip
ro in alcuni passi dell’ Iliade e dell’ Odissea, e altri epici minori come Artino, Lesche e l’ autore delle Ciprie; poi la l
to da Euripide sull’ avventura di Schirone. È una biografia regolare, come si trattasse d’ una figura storica in tutti i suo
da qualche punto della leggenda di Teseo. In genere egli era figurato come un Eracle, ma più svelto di corpo e più vivace d’
de, in mezzo all’ armento regale che là pascolava, un bel toro bianco come la neve, con piccole e ben tornite corna, con asp
’ altra forma di Zeus, e di fatti si parla anche di un Zeus Asterios, come a dire Dio degli astri, cielo stellato. Cacciati
comparì fra le spume marine un magnifico toro, bello e forte e bianco come la neve. Minosse n’ ebbe conferma nel diritto al
a. Come anche gli Ateniesi fossero stati sottoposti a questo tributo, come Teseo li avesse alfine liberati venendo a Creta e
Eaco il giudice dei morti nell’ Averno. Dei figli di Minosse, Catreo, come già si disse, gli succedette nel trono. Ebbe egli
ulnerabile; Efesto, o, secondo altri, Giove l’ aveva donato a Minosse come custode dell’ isola di Creta. Egli percorreva di
s preso d’ amore per Alcmena la fè madre di Eracle. Di qui s’ intende come Eracle, sebben figlio di Zeus, fosse anche detto
il quale sarebbe stato signore e sovrano di tutti i discendenti, Era, come dea dei parti, ricorse a quest’ astuzia di ritard
tra le braccia. Poi gli tolse la pelle, che gli servi di vestimento, come la testa gli serviva di elmo. b) L’ Idra di Lerna
li, ali e becco di bronzo, e penne pure di bronzo che essi lanciavano come freccie. Eracle ne uccise alcuni, altri spaventò
toro di Creta era quello mandato da Posidone a preghiera di Minosse, come s’ è narrato nelle leggende cretesi. Avendolo Pos
si. Avendolo Posidone messo in furore perchè Minosse non lo sacrificò come aveva promesso, e scorrendo il toro infuriato per
se infatti e portò a Micene vivo. Rimesso in libertà, figura di nuovo come toro di Maratona nella leggenda di Teseo. i) Le c
i (le ninfe di ponente), figlie della notte e del drago Ladone, nato, come tutti i mostri simili, da Tifone e da Echidna. Er
e i Lidi avevano un loro eroe, solare, di nome Sandone che veneravano come capo di loro stirpe; e il carattere lidio della l
le era vissuto per quei tre anni tra le donne di Onfale, filando lana come loro, anzi vestito da donna anch’ egli, avendo la
bertà dalla servitù di Onfale, Eracle in unione con altri eroi Greci, come Peleo, Telamone, Oicle, fece la sua spedizione co
cle. Il quale avrebbe in tal occasione ferito persino alcune divinità come Ade. Laschiattadi Neleo fu naturalmente distrutta
ssuna guisa potè sottrarsi alle strette soffocanti dell’ eroe; infine come toro perdette uno dei corni, che riempito da una
armente dedicato il Ginnasio Cinosarge. In secondo luogo lo si venero come salvatore e benefattore dell’ umanità, e lo si in
tuirono feste pubbliche dette Eraclee in diversi luoghi della Grecia, come ad Atene, a Sicione, a Tebe, a Lindo, a Coo, ecc.
. A Maratona dove dicevasi che si fosse principiato a venerare Eracle come Dio, avevan luogo ogni quattro anni dei certami s
ni quattro anni dei certami solenni, nei quali si davano ai vincitori come premio delle tazze d’ argento. Era a lui sacro il
rio, tra l’ Aventino e il Palatino, e a poco a poco anche dei templi, come il tempio di Hercules victor ivi stesso, e un alt
ringraziamento. In nome d’ Ercole giuravano specialmente gli uomini, come le donne preferibilmente in quello di Castore. An
re. Anche pei Romani Ercole presiedeva alle palestre e ai ginnasii, e come Hercules defensor o salutaris veniva invocato nei
. Segue in ordine di tempo Stesicoro che tratto di avventure isolate, come la lotta con Cerbero, l’ uccisione di Gerione ecc
racle die’ argomento a lavori poetici diversi, o trattata per intiero come da Riano di Creta, o parzialmente come da Teocrit
iversi, o trattata per intiero come da Riano di Creta, o parzialmente come da Teocrito e da Mosco, le cui poesie di ispirazi
denti naturali abbattono e sfibrano (Od. 3, 3, 10); e lo ricorda pure come esempio dell’ invidia che perseguita gli uomini g
ui Metamorfosi non potevano essere dimenticate così poetiche leggende come quelle d’ Ercole; quindi troviamo narrata nel non
ti da lei; e l’ altra dello stesso Seneca Hercules Oelaeus, la quale, come le Trachinie di Sofocle, rappresenta la dolorosa
rendere nel bronzo la bellezza corporea, considerata così nella calma come nell’ agitazione di commossi atteggiamenti. Famos
influe da Nonio Vindice, presso cui la vide il poeta Stazio e ammirò come parvus (Hercules) videri sentirique ingens 51.
; il capo s’ inchina stanco e pensoso, e l’ occhio s’ affisa in terra come in fuggevole visione gli appaiano le fatiche pass
o le sue sorelle e la madre istessa, ma Meleagro rimane irremovibile, come Achille nella guerra di Troia quand’ era adirato
one della madre, ne fe’ sua preda e lo fe’ morire. Tale è la leggenda come si legge giù nell’ Iliade. Ma più tardi si invent
fuoco, e così il nobile e coraggioso eroe, nel flore della gioventù, come divorato da un fuoco interiore, se ne morì. Altea
na terrena, Ino figlia di Cadmo, dalla quale ebbe Learco e Melicerte, come già si disse parlando di Ino Leucotea (vedi pagin
i figli del primo letto, cercava indurre lo sposo a uccidere Frisso, come per immolarlo a Giove e ottenerne la cessazione d
In conseguenza di tutto ciò, riportare dall’ estero il vello d’ oro, come una specie di talismano atto a liberare la patria
Nei tempi più antichi si nominavano solo eroi della stirpe de’ Minii, come Acasto, Admeto e Periclimeno; ma poi si crebbe vi
in Tebe era così ricca di caratteri e di fatti che costituì per tempo come un ciclo di leggende, il quale fornì inesauribile
ti venne obbligato a prendere parte cogli altri alla guerra. La quale come Anfiarao aveva previsto, ebbe esito sfavorevole.
i regolare assedio; alcuni di loro compirono anche prodigi di valore, come Tideo; ma tutto invano; Tiresia aveva predetto ai
Eurialo di Mecisteo. Non combattendo essi contro il volere degli Dei come i loro padri, ma anzi con buoni auspici, ebbero f
del bottino, e fra essa Manto la figlia di Tiresia fu mandata a Delfo come sacra offerta ad Apollo, lu Tebe ebbe il regno Te
ronco leonino alato e petto e testa di giovine donzella. Era ritenuta come simbolo del calore estivo ardente e pestilenziale
i Mirtilo del servizio resogli, che in luogo di dargli metà del regno come aveva promesso, lo precipite in mare. Secondo alc
e Argo, portò seco un figlio di Atreo, di nome Plistene, e allevatolo come suo, un bel giorno lo mandò a Micene perchè uccid
l’ inferno. Figli di Eaco furono Peleo e Telamone. Costoro per avere, come i figli di Pelope ucciso un fratellastro, dovette
trovò ritroso a’ suoi desideri e allora calunniollo presso il marito, come era avvenuto di Bellerofonte alla corte di Preto.
bò nel momento che nel fuoco voleva rendere immortale il figlio, così come era avvenuto con Demetra e il figlio di Celeo, è
e il più celebre fu Ettore, il gran guerriero, campione dei Troiani, come Achille era dei Greci; secondo figlio Paride che
u esposto appena nato sul monte Ida, ivi poi raccolto da un pastore e come tale allevato. Le tre Dee gareggiavano in promess
portare l’ armatura dei più grande degli eroi? Aiace il maggiore, sia come cugino, sia per il suo valore, vi aspirava con ra
i altri guerrieri troiani morirono combattendo, ben pochi scamparono, come Enea; le donne e i bambini caddero in ischiavitù,
a Oreste ebbe poi la protezione di Atena e fu assolto dall’ Areopago, come si narrò parlando delle Erinni venerate d’ allora
eopago, come si narrò parlando delle Erinni venerate d’ allora in poi come Eumenidi. Più lieta fu la sorte toccata a Menelao
tro i Messapi, e v’ ottenesse signoria di re e fondasse diverse città come Benevento, Arpi, Brindisi. Certo in Italia ottenn
vento, Arpi, Brindisi. Certo in Italia ottenne Diomede onore di culto come in Grecia. Simil sorte ebbero pure due altri guer
e di Troia. Ma i Penati comparsigli in sogno gli additarono l’ Italia come la patria de’ suoi maggiori. Allora egli si rimis
ciclo troiano ebbero così larga diffusione fra i Greci che divennero come il pascolo intellettuale delle loro anime; in tut
lativi alle leggende degli Eacidi. Specialmente la tragedia s’ aggirò come nel suo proprio elemento fra argomenti del ciclo
essere più piegato verso la testa. La fig. 88 riproduce questo gruppo come esso è attualmente in Vaticano. Si dice opera di
Tebe e nelle due guerre dei sette e degli Epigoni; ed’ altri minori, come Polifide, Teoclimeno suo figlio che andò in Itaca
figlio di Ampico, tessalo; nelle leggende tebane è nominato Tiresia; come nelle troiane Calcante dalla parte dei Greci, Ele
ll’ età eroica furono Orfeo, Lino, Tamiri e Museo. Orfeo era ritenuto come il primo citaredo, e come tale si diceva predilet
o, Lino, Tamiri e Museo. Orfeo era ritenuto come il primo citaredo, e come tale si diceva prediletto ad Apollo. Nato fra i T
. — Lino non era meno celebre di Orfeo. Era figlio della Musa Urania, come Orfeo di Calliope, e rallegrava de’ suoi canti le
bate ai superstiti. — Fra i poeti Orfeo è il più celebrato; i lirici, come Pindaro, Stesicoro, Ibico e i tragici come Eschil
l più celebrato; i lirici, come Pindaro, Stesicoro, Ibico e i tragici come Eschilo, andarono a gara a onorare l’ alta virtù
o celasi in quel tempio, e Vesta non è suscettiva di essere effigiata come non è neanche il fuoco. » 15. Quei che tiene un
tate da pesci; non hanno tutte le stesse fattezze, ma neppur diverse, come è naturale trattandosi di sorelle. » 33. Eneid
i venti, carezzevole così col suon della sua cetra da trascinare a sè come fossero manite d’ orecchi anche le querce ».
2 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
ci presenta meglio che Alessandro il genio eroico de’ Greci Elleni ; come del pari una biografia di Numa o di Pitagora, che
la utilità di queste pagine. Abbiamo non meno tolto alcuni concetti, come scorgerassi dalle annotazioni, dagli antichi clas
l’essersi obbliato il primo bibblico, Dio crea il cielo e la terra, e come dall’obblio di questo concetto la filosofia tenne
ne induzioni, che hanno attenenza a questo ragionamento — Si dimostra come i miti furono creduti come una messe, cui ognuno
enenza a questo ragionamento — Si dimostra come i miti furono creduti come una messe, cui ognuno può porre la falce, e dar l
ntar loro lo insano spettacolo di tante fole e smentirle e rigettarle come cose da trivio e viete. Solo la voce di alcuni fi
ozioni intuitive le creature, non ci può presentare che gli esistenti come prima genesi religiosa. Corre in filosofia un det
on presentandosi alla escogitativa che la nozione dell’esistente, ora come fantasma che procede per via di emanazione, e non
manazione, e non potevasi avere per religione che un’emanatismo ; ora come un moltiplice con una divisione sostanziale, e no
ossia la pluralità degli Dei ; ora l’Ente e l’esistente presentandosi come una identità sostanziale, non si pone dagl’incaut
ncepimento di creazione, ciascuna creatura può chiamarsi un Dio. Ecco come uno de’filosofi italiani si raccapriccia a questi
conserva in tutta la sua purezza. La seconda, che può rappresentarsi come una linea tortuosa avviluppata dalle tenebre pien
cuola dello stesso Dio per vie tutte misteriose ed arcane. Nè poteva, come vanno errati taluni, incominciare dallo stato sel
mpiuta e perfetta, o, per adottare il concetto di un mito eterodosso, come Minerva usciva tutta compiutamente plasmata dal c
miglia in varie caste, in varie lingue, l’uomo andò solingo ed irsuto come belva tra le boscaglie, e molte cagioni concorser
numera ad uno ad uno quest’Iddii. — Dimandiamo, ei dicc(1), voltando, come meglio ci è dato, le sue parole nella nostra ling
ì eo’miti di Giove, di Cibele e di Nettuno, che furono poscia creduti come tre divinità, altro non intendevasi che il cielo,
l globo, e la figura del mondo. E va tuttavolta in uso ancor tra noi, come fanno i pittori, che volendo dar forma a gl’intel
azioni del chiarissimo autore della Scienza Nuova (6), i primi uomini come fanciulli del genere umano non essendo capaci di
aratteri poetici, che sono generi od universali fantastici da ridurvi come a certi modelli, o pure ritratti ideali tutte le
ideali tutte le specie particolari a ciascun suo genere simiglianti : come gli Egizii tutti i loro ritrovati utili necessari
à delle nozze naturali, cui un tempo l’uomo congiungevasi alla donna, come le belve alle belve. E i Proci invadono la reggia
itatori della terra quando andarono perduti al bene dello intelletto, come fanciulli della umana famiglia, davano il nome di
ericani, infra i quali non pochi in istato ancora di selvaggi tengono come Iddii tutti gli obbietti, che sembrano loro inint
ori della maremme appo il mare diacciato, diceva credersi da costoro, come altra volta abbiamo favellato(2), di sentirsi ivi
i le immagini degli Dei. E per tal ragione si finsero essere il cielo come un’immenso corpo animato, cui donarono il nome di
enza rimorso, di errore in errore, di divieto in divieto, ingiunsero, come di Eusehio, ai miti, interpolandoli, significati
ade, chè a’Greci importava di non andare gli Dei avversi a’loro voti, come credevano avversi a’loro costumi, onde appiccaron
hi eterodossi veneravano molt’Iddii. Il dottissimo pontefice Scevola, come dice S. Agostino(1), tenendo parola al popolo rom
, tenendo parola al popolo romano, favellò di tre generi d’Iddii, uno come un comento de’poeti, e chiamollo nugatorio, cui s
Iddii molte cose indegne ed avverse alla purezza de’costumi ; l’altro come un comento de’ filosofi, e che poco fassi incontr
e da sacerdoti. Da questa esposizione di Scevola lo immenso Varrone, come abbiamo dallo stesso Agostino(2), portò in mezzo
acquero eglino in tempo o furono sempiterni ; se procreati dal fuoco, come credeva Eraclito, che tutto voleva far nascere da
nascere da questo elemento, e tutto ritornare in esso ; o dai numeri, come eredeva Pitagora, filosofando l’anime e degli Idd
e tutto nascere dalla armonia e concento di loro(3) ; o dagli atomi, come opinava Epicuro, il quale emulando la scuola di D
orti, cioè di coloro che dati alla contemplazione del vero, potevano, come Tullio appresso i romani, e Socrate nella Grecia,
to civile che si prevalse degli errori e delle passioni sì del volgo, come de’ letterati, e ne compose un misto di teologia
e finte ed immaginate a talento, ognuno ha creduto i miti e le favole come una messe, cui può mettersi impunemente la falce,
grazie della poesia. « Ed Esiodo nella sua Teogonia parla degli Iddii come figli del cielo e della terra » Cantate, così vo
quelle immaginate da’poeti a manifestare gli arcani della filosofia, come è il dirsi — l’oceano essere il padre de’fiumi ;
spirito e la mente degli Dei — con il pomo di oro il mondo, il quale come che è un’aggregato di contrarii concorrenti in un
. Interpetrazione de’miti in particolare. 12. Dei maggiori. 13. Giove come nacque nella mente de’Greci, e donde può trarsene
de’Greci, e donde può trarsene la etimologia — Iconologia di Giove e come da questa si trae la interpetrazione del mito, cu
4. Concetti tolti dalla Scienza Nuova del Vico intorno a questo nume, come ne interpetra i miti. 25. Mercurio — etimologia d
versa interpetrazione tolta dalla Scienza Nuova del Vico. 29. Marte —  come questa divinità nacque in mente degli Egizii. 30.
uegl’ Iddii, onde il mondo esiste, e di questi altri creano il mondo, come Giove, cioè l’etere, o l’aria ; Nettuno il mare,
si credeva esser composte le sostanze delle cose ; altri lo animano, come Giunone, cioè l’aria, l’etere, le biade ; Diana,
mato di varii e diversi obbietti, vi portano misura, ordine ed unità, come Apollo, Mercurio, entrambi l’armonia, Venere il b
he sorge dall’unità e dall’ordine ; altri lo conservano, lo tutelano, come Marte, Pallade, Vesta, che si rappresentano armat
a di fortezza e di tutela. 13. Giove — Ei nacque nella mente de’greci come un carattere poetico, come un tipo, come un’unive
13. Giove — Ei nacque nella mente de’greci come un carattere poetico, come un tipo, come un’universale fantastico. Padre deg
nacque nella mente de’greci come un carattere poetico, come un tipo, come un’universale fantastico. Padre degli Dei e degli
n’universale fantastico. Padre degli Dei e degli nomini, detto Giove, come vuole Tullio(1), a iuvando, ossia da’beneficii, c
a e dell’ inferno, e se ne può trarre argomento da un simulacro, che, come dice Pausania, vedevasi in Argo con due occhi non
ssi. 14. Altri credendo essere Giove non altro che l’anima del mondo, come mirabilmente fu esposto da Virgilio, svolgendo un
essere il cielo, che con le feconde piogge e co’semi feconda la terra come sua consorte. Egli stesso nell’etere è Giove, nel
per padre Saturno. Egli fu così detto o a satis, campi seminati, chè, come osservammo in altra nostra opera(1), ancora i lat
ell’oro de’greci ; e portò tal nome, chè le spighe furono considerate come il primo oro del mondo ; o come vuole Tullio(2),
ome, chè le spighe furono considerate come il primo oro del mondo ; o come vuole Tullio(2), chè saturatur annis. L’Agostino
per meglio dire, assoggettollo al corso degli astri, che sono per lui come tanti lacci. 18. Nettvno — Creduto come Dio del m
degli astri, che sono per lui come tanti lacci. 18. Nettvno — Creduto come Dio del mare, Tullio(2) lo vuole così detto a nan
to adatto a muover la terra. Questa divinità nacque in mente de’poeti come un’universale fantastico, per indicarsi ogni ocea
me un’universale fantastico, per indicarsi ogni oceano, ogni mare ; o come un carattere poetico, onde significarsi tutte le
autiche, cui andarono celebrati non pochi nocchieri, e furono creduti come Iddii anche in tempi non di molto remoti ; sì per
oro ; sì ancora, mancando a gl’antichi fiore d’ingegno, onde scoprire come dominare gli oceani e i mari ; od in fine, perchè
e la terra(1). 19. Plvtone — Egli veniva adorato da’greci e da’latini come il Dio delle ricchezze e dello inferno. A questo
, dice Tullio(2), e la natura fu inaugurata a questo Dio, e fu tenuto come il Dio delle ricchezze ; perciocchè tutte le cose
inazioni ; chè il Sole pone in luce tutti gli aspetti delle cose ; o, come vuole un mitologo(5), perchè nel suo apparente co
mbolica propria della luce solare. Questo solo basterebbe ad indicare come gli antichi immedesimassero il Dio Apollo con il
Sole. Si credeva esser figlio di Giove e di Latona — di Giove, ossia, come ogni altra creatura, figlio dell’autore dell’univ
le figure delle cose. Fu nominato Apollo, voce tutta greca Απολλων, o come vuole Platone nel Cratilo, riportato da Macrobio(
iportato da Macrobio(1), dal vibrare che fa il sole de’suoi raggi ; o come crede Speusippo, perchè la sostanza del Sole è tu
come crede Speusippo, perchè la sostanza del Sole è tutta ignita ; o come stima Cleante, perchè il sole va di stagione in s
stagione variamente declinando nella sua comparsa su lo emisfero ; o come teneva in mente Cornificio, perchè il Sole respin
ere l’uno e l’altro emisfero, ritorna sempre ad oriente ; od in fine, come ad altri piace, perchè il Sole tante volte toglie
a mirabile armonia in tutto il sistema planetario. Apollo era creduto come Dio della salute pubblica ; perciocchè il Sole la
enendoci alla etimologia de’varii suoi nomi, di leggieri scorgerassi, come questo nume in nulla si distingue dal Sole. Oltre
ben si addice al Sole ; se pure non si voglia far derivare da a, che come scorgesi da Screvelio esprime unità, e da πελειν
a, che come scorgesi da Screvelio esprime unità, e da πελειν essere, come se si volesse dire απελος, perciocchè è unico tut
va Pizio da πυθιος serpente, che si credeva di avere strozzato, onde, come dice Ovidio(2), furono instituiti i giuochi Pizii
, con cui volevano dare un’immagine dell’etere emanante dal suo seno, come dal suo centro. A suoi piedi ponevano tre figure
serba la consonanza e la commensurazione del tempi. Da ciò fu creduto come il precettore e l’antiste delle Muse ; e gli si c
ito va rinchiusa un’allegoria, e noi qui ne daremo la interpetrazione come saggiamente fu esposta da Macrobio, la quale egli
di dissero la Gallia chiomata, da nobili, che fondarono tale nazione, come certamente appo tutte le nazioni a gli schiavi si
ommercio ; e l’Agostino dalla parola medicurrus, mediuscurrens, ossia come colui che corre fra due, o nel mezzo, cioè che Me
de si dipinse alato : la rapidità, onde il pianeta Mercurio percorre, come è noto dall’astronomia, per le vie del cielo, gli
su le prime è detto Hermes, che potrebbe derivare da ερειν parlare, o come altri vogliono Διοστορος, vocale —  Εριουνιος, ut
auspicii, ch’è la verga con cui Mercurio richiama le anime dall’Orco, come narra Virgilio, richiama a vita socievole i clien
norum. » 29. Marte — Dio della guerra nacque in mente de’poeti greci come un carattere eroico, per indicare coloro, che con
ice Diodoro Sicolo, è detto Vulcano per metafora, e che deve adorarsi come un gran Nume, perciocchè di molto contribuisce al
vincoli, ed esposto a gli sguardi di tutti — con questo mito, poicchè come i contrasti e le piacevolezze, la violenza e le b
la vicinanza che è tra Giove l’etere, e Giunone l’aria. Platone poi, come dicemmo de’miti di Giove, la vuole detta Giunone
la e consorte di Giove, per la prossimità dell’aria con l’etere, cui, come dicemmo, intendevasi Giove, onde fu nomata aerea.
rola Giunone, la vuole così detta a invando (1), o perchè considerata come l’aria dà vita e moto a’viventi, o dal credersi e
to di signori delle famiglie a differenza de’famoli, i quali vi erano come schiavi…. E quel geroglifico o favola di Giunone
di una corona ancor di spighe. Ella era Cerere, e fu cosi denominata, come vuole Tullio(1), a gerendis frugibus, dall’averpo
interpetrazione del seguente mito — Fu creduto da’Greci, che Plutone come Dio dello inferno rigettato dal connubio di ogni
iene a noi il frumento dalla terra coltivata ; perciocchè Proserpina, come dice Tullio, non significava che il seme delle bi
volle figlia di Giove e di Cerere, cioè del cielo e dell’agricoltura, come può scorgersi da ciò che abbiamo detto di Giove e
Quanto si disse di lei tutto era una simbolica. Ella rappresentavasi come una donna robusta e possente, onde dare una immag
sse creato il mondo. I pitagorici dando a’numeri tante denominazioni, come dimostrammo nelle nostre Ricerche politico-letter
vel quod minueret, o perchè decima il numero degli uomini considerata come guerriera, vel quod minaretur, o perchè con la su
essi ruppero il sentimento d’infievolire o scemare il regno di Giove, come resto ai latini minuere caput, per fiaccare la te
sono in noi prodotte da Dio. Ma i poeti teologi contemplarono Minerva come la idea di ordine civile come restò per eccellenz
a i poeti teologi contemplarono Minerva come la idea di ordine civile come restò per eccellenza a’latini ordo per senato ; l
virtù ed il valore non tanto scendono con il sangue per lungo ordine, come dice ironicamente il Panni(1), di magnanimi lombi
 ; perciocchè personificandosi ella per la sapienza, può considerarsi come una virtù, che tutto raccoglie in uno per saper c
ta. Le si dava il nome di Pallade παλλας che oltre altri significati, come presso i lessiografi greci, può interpetrarsi gio
istiche trasparivano da gli occhi suoi, dipingendoli di color glauco, come si scorge nelle fiere robustissime, quali sono il
mologia ; poichè tutti coloro, che sono presi da Venere, addiventano, come ei dice, αφρονες cioè stolti, insani, insipienti.
a mano l’arco e gli strali, nell’altra una face, perciocchè l’amore è come un dardo, che dagli occhi scende al cuore, e vi a
dardo, che dagli occhi scende al cuore, e vi apre profonda ferita — è come una fiaccola, che infiamma ed accende, ingenerisc
a fu detta da Orazio Diva Triformis, perciocchè ella era considerata, come una divinità celeste, onde confondevasi con Febe,
una divinità celeste, onde confondevasi con Febe, ossia con la Luna ; come una divinità della terra, e chiamavasi Diana ; co
sia con la Luna ; come una divinità della terra, e chiamavasi Diana ; come una divinità infernale e portava il nome di Ecate
lti. Era detta Trivia o dalla triplice sua apparenza, o che presedeva come Giove e Febo, come Ovidio disse, a’trivii,(1). Fu
ia o dalla triplice sua apparenza, o che presedeva come Giove e Febo, come Ovidio disse, a’trivii,(1). Fu creduta come Dea d
sedeva come Giove e Febo, come Ovidio disse, a’trivii,(1). Fu creduta come Dea della caccia, e perciò si dipingeva con l’arc
seguita da cani. Era questa una simbolica, con cui volevasi indicare come questo pianeta, ora siegue il sole, ora lo fugge,
me, placandola, così Virgilio(2), col nome di Ecate. Le incantatrici, come dice Orazio(3), chiamandola Trivia, a lei ululava
ano scampati dalla tempesta. A lei i cacciatori su l’ara di Dittinna, come in un inno voluto di Omero(6), porgevasi in voto
goriche di una donna a tre taste, di cavallo, di cane e di cignale, o come vuole Pausania(10), sotto lo aspetto di tre corpi
. Non torna difficile la interpetrazione di questo mito — considerata come la Luna, con i tre corpi, e le tre facce si volev
bo intero. 48. Vesta — Figlia di Saturno e di Rea veniva riconosciuta come la Dea del fuoco. Da’greci fu immeginata questa d
Orse » Tante volte col loro nome non s’intende che la stessa poesia, come Alighieri per Musa intese Virgilio(2), « Sì pia
ellezza, onde piacque collocarle tutte nel tempio di Apollo, e furono come le tre prime tutte credute figlie di Giove. E arr
ri. Capitolo IIII. Sommario 55. Ercole — Egli può considerarsi come un personaggio fantastico, ed allegorico. 56. Erc
strettamente unita al sistema planetario, ond’egli deve considerarsi come un segno celeste. 68. Vn brano de’Fasti di Ovidio
co Ερακλεης, che deriva da ερα Giunone, ossia l’aria, e κλεος gloria, come si dicesse un personaggio sublime celeste, o quas
, un eroe che poco curando le cose della terra si innalza dalla terra come l’aere su tutte le altre cose. Parleremo di lui c
alza dalla terra come l’aere su tutte le altre cose. Parleremo di lui come di un personaggio fantastico, e come di un person
le altre cose. Parleremo di lui come di un personaggio fantastico, e come di un personaggio allegorico. Sotto il primo aspe
ge a tutti virtù e robustezza ; e non surse nella mente de’poeti, che come un carattere eroico, cui furono altribuite innume
ascun segno dello Zodiaco, ossia costellazioni. 56. E prima di Ercole come personaggio fantastico. Così considerato si disse
, indice della terra selvosa, e dal capo di leone sbuffante fiamme. E come in fine narrossi di Cadmo, che, spenta la gran se
ata ; e co’pomi di oro le spighe del frumento, che furono considerate come oro dalla grande utilità che portarono alle umane
a rinfrancarsi con nuovi sussidii, ivi lo fece perire. « Ercole, ecco come interpetra questo mito lo scrittore della Scienza
cito, darsi da’ Germani antichi a’loro principi, dovevano lor servire come vassalli perangarii a proprie spese nelle guerre.
ampi dalle irrigazioni delle acque di questo fiume. 60. Ora di Ercole come personaggio allegorico. E prima di ogni altro qui
terra, e finalmente di quel nume sempre giovane, che assiso nel Sole, come su di una irradiante quadriga, trascorrendo dall’
to dal tramonto della costellazione detta Calliope, che vien dispinta come una cerva. V. Ercole disperde gli uccelli Stinfal
Cassiopea. XIIII. Ercole monda le stalle di Augia, figlio del Sole, o come altri vogliono, di Nettuno, con farvi scorrere le
dai Greci, il più antico Genio, che si a stato consacrato da’ Romani, come loro prima divinità tutelare, il eulto del quale
ro unito a quello del tempo e del Dio-Luce, ossia del sole, debbe non come un principe del Lazio, ma esser considerato come
del sole, debbe non come un principe del Lazio, ma esser considerato come un segno celeste, che rifulge tra gli astri, prec
o nostro dettato qui riproduciamo poche parole di Ovidio, voltandole, come meglio ci è dato, in italiano. Ei ne’suoi Fasti d
facciate, tra le quali l’una ha le mire al popolo, l’altra al lare. E come tra voi il portinalo sedendo presso le prime sogl
ser Giano lo stesso che il sole e Diana, e che rappresentasi bifronte come padrone dell’una e dell’altra parte del Cielo, sc
Dio, onde per lui si desse l’accesso a quel Nume, cui sacrificavasi, come se egli trasmettesse per le sue porte a gli Dei l
le tre finestre di ciascun lato i re mesi di ogni stagione. E Varrone come rapporta Macrobio(3) vuole che a lui si erano inn
onosce la cagione. Pane, per dir tutto in una parola, era considerato come un demone, come l’anima del mondo, per indicare i
e. Pane, per dir tutto in una parola, era considerato come un demone, come l’anima del mondo, per indicare il mirabile poter
3 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
er avvenenza e per regale aspetto ; e Dante che lo pose nell’ Inferno come ingannatore di femmine, non tace però di alcune s
so, dicendo : « Quei glorïosi che passaro a Colco « Non s’ammiraron, come voi farete, « Quando Jason vider fatto bifolco. »
che suo padre Eeta li avrebbe fatti inseguire, e perciò condusse seco come in ostaggio per qualunque più tristo evento il su
o ; e su questa fatica che ora direbbesi erculea (benchè vi mancasse, come sappiamo, l’aiuto di Ercole che aveva lasciati mo
a i compagni), si estendono con molte amplificazioni i poeti antichi, come faranno i futuri poeti che questo tempo chiameran
l’ara ardente e alle vampe delle faci nuziali ; e la misera Glauca, o come altri la chiamano Creusa, morì carbonizzata, e l’
opo il famoso viaggio fu collocata sulla riva del mare sopra una base come un glorioso trofeo, e che Giasone frequentemente
e dei più degni Eroi, varcava su quella incogniti mari. Ma un giorno, come volle il suo fato funesto, dalla nave sconquassat
diverso. » Se quest’ Anfione era quel desso che fu marito di Niobe, come dice Ovidio81, egli ebbe a provar la più crudele
Egli era figlio della Ninfa Cirene, e perciò fu da taluni considerato come uno dei Semidei. Ambiva anch’egli di sposare Euri
ndo per la campagna calpestò una vipera, pel cui morso velenoso morì, come abbiam detto di sopra. Le Ninfe per vendicar la m
te. Nè allora esistevano altre api nel mondo ; ed Aristeo non sapendo come riparare a tal perdita, consigliato dalla Madre r
(altri dicono gemelli) che prima nascesse nella Corte Tebana. Giunone come Dea dei parti fece in modo che nascesse prima Eur
traduciamo per Ercole. Chiamavasi anche Alcide, o dall’avo suo Alceo, come asserisce Erodoto, o da un greco vocabolo signifi
doto, o da un greco vocabolo significante forza e per traslato virtù, come affermano gli etimologisti. La forza che Ercole m
ea, e gli tolse l’irsuto vello, che portò sempre in dosso per manto e come il suo primo trofeo di gloria. Questi due distint
le uscito dalle selve del monte Erimanto menava stragi e devastazioni come il cinghiale di Calidonia. Ercole da sè solo comp
cciate anche di là da Calai e Zete si fermarono nelle Isole Stròfadi, come dicemmo, ove poi le trovò Enea, come diremo. 6
fermarono nelle Isole Stròfadi, come dicemmo, ove poi le trovò Enea, come diremo. 6ª Fatica : Le Amazzoni Le Donne a
utto di donne, le quali non solo avevano ucciso tutti li maschi loro, come fecero quelle, ma divenute abilissime a tirar d’a
ozzura. Allusivamente a questo fatto mitologico dicesi ancora oggidì, come in antico, che par la stalla di Augia qualunque a
vorrebbe sempre un Ercole « Valente di consiglio e pro’ di mano, » come l’antico, a purgarne la Terra. Ercole aveva saput
ra l’ animo suo crudele che dilettavasi di straziare i popoli, e dar, come Diomede, la carni umane in cibo alle sue giovench
e credersi per altro che le così dette colonne d’Ercole fossero fatte come quelle delle monete spagnole o di uno dei quattro
ascinato da Ercole tentasse di resistere, e puntasse il muso in terra come fanno i cani di questo mondo, quando non voglion
superabile, mentre che lo aspettò dentro a’confini del suo regno ; ma come e’ se ne discostò per astuzia di Ercole, perdè lo
deduce questo politico insegnamento, che quando i regni sono armati, come era armata Roma, e come sono i Svizzeri, sono più
insegnamento, che quando i regni sono armati, come era armata Roma, e come sono i Svizzeri, sono più difficili a vincere qua
ssero ad Ercole un’ara appellata Massima ed ivi gli fecero sacrifizii come a un Nume. Questo culto per Ercole fu accolto e s
per mezzo della testa di Medusa cangiò Atlante nel monte di tal nome, come dicemmo. Non apparisce però da altri fatti o inve
mico significante figli e discendenti di Eracle, che è il greco nome, come abbiam detto, di Ercole. Ma fra tutte le mogli di
veste o camicia di Nesso fu in ultimo la causa della morte di Ercole, come diremo. Dante ci ricorda questo fatto in due vers
na rupe, credè ch’ei fosse reo ; lo afferrò per un piede e roteandolo come una fionda lo scagliò tre miglia lontano nel mare
to, e acceso il rogo preparato per arder la vittima, vi si pose sopra come vittima egli stesso, e insieme vi stese il vello
u ridotto in cenere dalle fiamme ; il suo spirito fu accolto in Cielo come Indigete Dio, ed ivi ebbe in moglie Ebe Dea della
ui nacque la bella Elena, la quale fu la vera causa di quella guerra, come vedremo97. Castore e Polluce diedero il più gran
a nel mondo. Oltre la spedizione degli Argonauti a cui presero parte, come dicemmo, si racconta che mossero guerra agli Aten
urgare il mare dai pirati ; quindi i Mitologi li considerarono ancora come Dei protettori della navigazione ; e perciò Orazi
sta costellazione, si rasserenasse il Cielo e cessassero le tempeste, come dice Orazio nell’Ode 12ª del lib. i 98 ; ma è pro
nfondessero le stelle di Castore e Polluce colle stelle di Sant’Elmo ( come le chiamano i marinari), fenomeno di luce elettri
ultimo, per gli avanzi che ancor ne restano, pare che fosse un ipogeo come le catacombe dei primi Cristiani : degli altri 3
stato maestro lo zio. Sin qui potrebbe il racconto esser considerato come perfettamente storico ; ma entra nel dominio dell
e giovinetto in pernice, animale che vola terra terra, perchè memore, come dice Ovidio, dell’antica caduta105 Di Minosse ra
ibuita anche ad altri Eroi, tra i quali ai gemelli Castore e Polluce, come abbiamo già detto. Notabilissima per altro è la g
incitore. La terza volta però ne furon liberati da Teseo riconosciuto come figlio del loro re Egeo. A questo punto cessano i
pur la decima parte di quel che egli narra di Teseo è da considerarsi come verità istorica, essendo tutto il rimanente da ri
Per altro poco giovò a quest’Eroe l’esser figlio di un Dio, chè anzi, come vedremo in appresso, gli nocque. Contenti dalla b
clava di rame ; Teseo lo uccise, e presa quella clava la portò sempre come il suo primo trofeo, a imitazione di quel che fec
d altri mirabili fatti giunse Teseo in Atene, e serbando l’incognito ( come ora direbbesi nelle gazzette), ossia senza farsi
ea, fuggita da Corinto dopo essersi crudelmente vendicata di Giasone, come dicemmo ; ed avendo acquistato molta autorità per
r per la terza volta il tributo di sangue a Minosse. Il giovane Eroe, come erede del trono, credè suo dovere di liberare il
re pene. » Se gli Dei stessi del Paganesimo avevano difetti e vizii, come abbiamo notato più volte, non è sperabile di trov
giunse il giorno stesso in quell’isola Bacco, che la fece sua sposa, come dicemmo parlando di questo Dio. Intanto Teseo si
erò furono le opere egregie di lui ; ma non tutto gli andò a seconda, come vedremo. E parlando in prima dei più celebri fatt
vi fece chiuder dentro lo stesso inventore Perillo. E ciò fu dritto, come dice Dante, ossia fu pena ben meritata dall’iniqu
efice che si fece ministro di crudeltà del più efferato tiranno. Ecco come Dante riferisce questo fatto in una similitudine
ride a entrar dentro il toro di rame, o ciò fosse per opera di Teseo, come dicono alcuni Mitologi, o per sollevazione e vend
come dicono alcuni Mitologi, o per sollevazione e vendetta popolare, come afferma Cicerone109. Il quale parla molte volte d
opere, e dice fra le altre cose, che essendo conservato in Agrigento come una rarità ed opera d’arte antica fu rapito dai C
in compagnia del suo maggiore amico Piritoo ; ed ecco prima di tutto come nacque la loro amicizia. Piritoo re dei Làpiti se
Senza citare i poeti, dirò soltanto che anche Cicerone rammenta Teseo come esempio di vera amicizia. Quando Piritoo sposò Ip
rribile e sanguinosa, che quasi tutti i poeti (tra questi anche Dante come abbiam veduto) o la descrivono o almeno vi alludo
pir Proserpina moglie di Plutone ; e Teseo ciecamente lo secondò. Ma, come dicemmo parlando di Ercole, Piritoo fu lacerato d
o. Dipoi rapì la bella Elena, ma gli fu ritolta da Castore e Polluce, come dicemmo. In appresso sposò Fedra, sorella di Aria
a, da lui abbandonata nell’isola di Nasso : e qui non si sa intendere come Fedra, dopo quel che era accaduto alla sorella, n
lto Ippolito, parve da prima che Fedra, deposto il madrignal talento, come direbbe l’Alfieri, lo vedesse di buon occhio ; ma
ricercar le ossa di Teseo e riportarle con onore ad Atene. E allora, come dice Plutarco, « gli Ateniesi pieni di allegrezza
eni di allegrezza le ricevettero con splendida pompa e con sacrifizi, come se stato fosse Teseo medesimo che ritornasse. » O
contarsi atroci fatti della corte Tebana, fiera materia di ragionare, come direbbe il Certaldese. Fra i successori di Cadmo,
pietoso pastore, che lo prese e lo portò alla sua capanna e lo tenne come suo figlio, chiamandolo Edipo, che significa pied
a dell’Oracolo. E fin qui i fatti narrati potrebbero anche ammettersi come istorici ; ma quanto all’avverarsi della seconda
ni ; e dalle circostanze del tempo e del luogo in cui fu ucciso Laio, come pure dai connotati della persona dell’estinto scu
sua madre. Allora inorridito di questo suo perverso destino, esclamò, come dice Sofocle : 0 Sole, io t’ho veduto per l’ultim
he egli morì lungi da Tebe di disagio e di cordoglio. Intanto Eteocle come primogenito incominciò a regnare in Tebe, e dimos
a la sorte delle armi, consentì ad accettare un duello definitivo, o, come suol dirsi, all’ultimo sangue, con Polinice. Eteo
ovansi nel Limbo « Antigone, Deifile ed Argia « Ed Ismene sì trista come fue. » Dei prodi generali che aiutarono Polinice
spalle per distintivo, e quasi per manto, una pelle di leone, e Tideo come fratello di Meleagro una pelle di cinghiale, Adra
esso Tideo che « …………… rose « Le tempie a Menalippo per disdegno, » come dice Dante, assomigliando ad esso il Conte Ugolin
quanto raccontano i pœti. Mentre egli osservava gli astri, per trame, come gli Astrologi, argomento di predizioni, gli si ap
e del padre, per vendicarlo com’egli desiderò, uccise la madre ; e fu come accennano i pœti antichi pio e scellerato ad un t
bontà e giustizia fu posto dopo la morte fra i giudici dell’Inferno, come dicemmo parlando delle regioni Infernali. Lasciò
detto che fu uno degli Argonauti ; e di altre sue imprese e vicende, come pure de’ suoi due celebri figli Aiace Telamonio e
gnò l’aureo pomo a Venere. Fu giusto giudice di certo, poichè Venere, come tutti sanno, era la Dea della Bellezza : non osta
di Peleo con Teti nacque un figlio che fu chiamato Achille. La madre, come Dea, sapeva già dal libro del Fato che questo suo
sa guerra di Troia, è tempo di parlare di questa città e dei suoi re, come pure della vera causa di quella guerra. LVI
iama Troia ed Ilio, o Ilion, secondo la terminazione greca e latina ; come nel Canto i dell’Inferno, facendo dire a Virgilio
in propria persona : « Vedeva Troia in cenere e caverne : « O Ilïòn come te basso e vile « Mostrava il segno che lì si dis
non potrà creder ch’egli abbia usato oziosamente questi due vocaboli come se fossero perfettamente sinonimi, e dovrà dedurr
à. I vocaboli di Dardania, Teucria, Ilio e Troia adoprati comunemente come sinonimi della stessa città, derivano dal nome di
d. lib. xx, traduz. del Monti). In questi versi è considerato Dardano come fondatore e primo re della città che da lui prese
tutto ciò concorda anche Virgilio, che spesse volte rammenta Dardano come autore della regia stirpe troiana124. E Dante nel
uo nome di Giulio derivava da quello di Giulo Ascanio figlio di Enea, come asserisce Virgilio125. Nella Cronologia Greca, ri
to nome ad Eretteo re di Atene che fu figlio di Vulcano. Anche Omero, come abbiam veduto, lo dice soltanto il più opulento d
ttonio nacque Trœ, o Troo, onde vennero i nomi di Troia e di Troiani, come dal nome del figlio suo Ilo derivò quello di Ilio
de. « Assàraco ebbe Capi e Capi Anchise, » che fu genitore di Enea, come fa dire Omero da Enea stesso ; quindi Assàraco è
ssori ; ma lo rappresentano con caratteristiche poco favorevoli, cioè come un gran mancator di fede, non però impunemente. L
nondazione ed una pestilenza nella Troade. Così accadde anche allora, come avvien quasi sempre, che son puniti i popoli dei
re a un mostro marino una fanciulla di lor nazione per esser divorata come vittima espiatoria. Sulla scelta di questa decide
tesso aveva Ercole abbandonato gli Argonauti sulle coste della Misia, come dicemmo, e percorreva quella regione limitrofa al
ò che gli desse in premio quelle polledre figlie del vento, le quali, come dice Omero, « Correan sul capo delle bionde aris
nei versi sopracitati è notabile soltanto Titone che sposò l’Aurora, come dicemmo. Ora è da aggiungersi che avendo l’Aurora
disagio, o fosse divorato da qualche fiera ; ma invece avvenne di lui come di Edipo, che fu trovato vivo da un pastore ed al
e di lui come di Edipo, che fu trovato vivo da un pastore ed allevato come suo figlio sul monte Ida. Quivi egli crebbe ignar
è quel desso che fu eletto per giudice della bellezza delle tre Dee, come dicemmo. In qual modo poi egli desse causa alla g
a Elena, rapita prima da Teseo, e poi divenuta moglie del re Menelao, come dicemmo : e questa stessa, secondo le promesse di
ivenne principe reale, e perciò di nascita pari a quella di Elena ; e come fanno tutti i giovani principi andò a viaggiare n
più ardito, rappresentò a tutti i principi greci l’offesa dei Troiani come un insulto nazionale, come un’ onta all’intera Gr
utti i principi greci l’offesa dei Troiani come un insulto nazionale, come un’ onta all’intera Grecia ; e la maggior parte d
chi primo scendesse ; e così avvenne infatti a Protesilao, il quale, come dice Omero, « Primo ei balzossi dalle navi, e pr
alzossi dalle navi, e primo « Trafitto cadde dal dardanio ferro, » e come altri poeti aggiungono, per mano dello stesso Ett
a nel suo letto e fu detto che era morta dopo averlo veduto in sogno, come desiderava. Molti altri perirono in quel primo sc
re ai Troiani, ossia qual fosse la loro tattica e il loro disegno, o, come suol dirsi francescamente, il piano di guerra, pe
fu dichiarato iniquo da Platone stesso nel discorso che ei riferisce come fatto da Socrate ai giudici che lo condannarono 1
vere inventato una sì nera calunnia. Immaginarono poi certe fatalità, come le chiamano i Mitologi, cioè decreti del fato, ch
orendo lasciò a Filottete coll’obbligo di non manifestarle ad alcuno, come dicemmo. I Greci pregarono tanto Filottete che ei
i ambedue dalle fiamme : « ……… e così insieme « Alla vendetta corron come all’ira ; « E dentro dalla lor fiamma si geme « L
opera dei Troiani stessi il giorno avanti l’eccidio della loro città, come vedremo. Nel decimo anno del lungo e lento assedi
ede fra i combattenti. Le persone divenivano schiave ed eran trattate come bestie da soma. Finchè durò il Paganesimo, tutti
nche i più civili, e gli stessi Romani, consideravano gli schiavi non come persone, ma come cose. — Aveva Agamennone una sch
, e gli stessi Romani, consideravano gli schiavi non come persone, ma come cose. — Aveva Agamennone una schiava chiamata Cri
Greci ; e così altre Divinità, secondo le loro simpatie o antipatie, come fanno i mortali, prenderanno parte o per gli uni
’isola di Lenno per ricondurre al campo greco Filottete, abbandonato, come dicemmo, in quell’isola, ove pel dolor della sua
none, quando era percossa dai raggi del Sole, uscivano suoni musicali come quelli di una cetra : i sacerdoti facevan credere
i capitanati dall’accortissimo Ulisse, fu un grande azzardo chiudersi come in una torre di legno nelle vicinanze di Troia, m
der perdonabile la cecità dei Troiani ; i quali non solo rispettarono come un voto sacro a Minerva quel cavallo, ma lo trasp
i della greca flotta, invadono la città sepolta nel sonno e nel vino, come dice Virgilio134, la incendiano e distruggono, uc
Meccanici, se lo credessero vero. Non ostante non sarà male il sentir come fecero i Troiani, secondo quel che Virgilio fa di
quel giorno che si avverò l’ultima fatalità di Troia, che consisteva, come dicemmo, nell’atterrare il sepolcro di Laomedonte
la presa di Troia al tradimento. Tal ne corse la fama che fu accolta come nunziatrice del vero anche da celebri scrittori,
persuader Menelao a riprenderla per moglie al suo ritorno in Grecia, come difatti avvenne. Anche di Enea fu detto da qualch
n si trova traccia alcuna in Omero, egli è poi sì altamente encomiato come il pio Enea nel poema epico di Virgilio, che lo s
osa per Ecuba questa metamorfosi, e pietosamente la modificò dicendo, come abbiam riportato di sopra : « Forsennata latrò s
Ettore. Questa aveva un figlio chiamato Astianatte, bambin leggiadro come stella, dice Omero, unica speranza della madre, u
ace più anni. Ma Elena, morto che fu Menelao, essendo odiata da tutti come causa della disastrosa guerra di Troia, fu costre
dei successivi Mitologi che Idomeneo avesse fatto un voto imprudente come quello di Jefte ; e che volendo adempierlo coll’u
i Troia si trovano chiamati ancora gli errori di Ulisse, perchè egli, come dice Omero, molto errò, cioè andò molto vagando s
d’ Azof. Ma non è da farne le maraviglie, quando sappiamo che Ulisse, come gli fa dire anche Dante, stette con Circe più d’u
ola della maga Circe, presso il promontorio Circello, là sovra Gaeta, come dice anche Dante, tornò indietro e passò davanti
e mi v’attenni, « Qual vipistrello ; chè nè dove i piedi « Fermar, nè come ascendere, io sapea, « Tanto eran lungi le radici
a ancora inventata l’altra favola che Cariddi fosse un mostro marino, come abbiamo accennato nel Cap. XXVIII, o che egli non
to di abbellire poeticamente quel vortice tanto temuto dagli Antichi, come ora il Maelstrom sulle coste della Norvegia. Di q
ersonaggi della guerra di Troia, e giudicando soltanto dagli effetti, come soglion fare gli uomini politici, non attribuisce
rza o per frode altrui contrista, » non poteva esser così indulgente come Omero per gli eccessi di Achille e di Ulisse. Ma…
acque, « Alla quarta levar la poppa in suso, « E la prora ire in giù, come altrui piacque, « In fin che ‘l mar fu sopra noi
, immaginando cioè che in ciascun albero di quella selva fosse chiusa come nel proprio corpo l’anima di un dannato suicida.
insieme « Parole e sangue : ond’io lasciai la cima « Cadere, e stetti come l’uom che teme. » Anche l’Ariosto ha fatto cangi
a far l’ufficio di demòni, a tormentar cioè quegli zoofiti infernali, come Dante fa raccontare allo stesso Pier delle Vigne 
’è parte scelta ; « Ma là dove fortuna la balestra, « Quivi germoglia come gran di spelta ; « Surge in vermena ed in pianta
a e sapienza l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Prima di narrare come finalmente Enea giunse nel Lazio ed in quel terri
r la lancia « Adoperava : e poi che ‘l fiero Achille « Ettore ancise, come ardito e fido « Seguì l’orme d’Enea ; chè non fu
, da quasi tremila anni, continua a dirsi così, e si dirà mai sempre, come asseriva Virgilio, finchèsarà in onore la lingua
se avea navigato lungo le coste d’Italia prima che vi giungesse Enea, come difatti si deduce dai poemi di Omero e di Virgili
le Albano153 ; e finalmente che Enea morì due anni dopo, e fu adorato come un Indigete Dio. Ma dalla morte di Enea sino alla
sempre frammisto il maraviglioso mitologico ; e lo stesso Tito Livio ( come abbiamo osservato anche altrove), nel narrare cer
e), nel narrare certi fatti poco o nulla credibili, non li garantisce come veri, ma aggiunge sempre si crede, o si dice. Nel
enere di Divinazione. Degli Oracoli ragionammo a lungo nel Cap. XXXII come complemento alla spiegazione delle Divinità Super
lle cose da farsi, ossia future, perciò la Divinazione fu considerata come l’arte di conoscere l’avvenire. Infatti Cicerone
o che significa furore, esaltazione mentale ; quindi la considerarono come spirito profetico, ovvero ispirazione ; e tal sig
ssistente la Divinazione in tutte le sue parti, specie e distinzioni, come indicammo di sopra : il che in altri termini equi
si derivare da spirito profetico negl’Indovini, che erano considerati come i profeti dei Pagani, basterà parlare di qualcuno
ndo questo, non dubitò di uccidersi, o gettandosi dalle mura di Tebe, come narrano alcuni, o trafiggendosi colla propria spa
rito profetico ; e Ulissè, secondo Omero, andò nel regno delle Ombre, come dicemmo parlando di quest’Eroe, per consultare l’
ò di un uomo malinconico e che sembrasse spaurato dicevasi dai Greci, come in proverbio, che era disceso nell’antro di Trofo
illa Cumana, che dava i suoi responsi colle foglie nella sua caverna, come abbiamo detto parlando di Enea : « Così al vento
Quindi è che le immagini delle Sibille si trovano anche nelle Chiese, come per es. nel Duomo di Siena si vedono sul paviment
rreva talvolta a consultarli quando veniva meno ogni umano consiglio, come nei casi di pestilenza o di qualche altra pubblic
hè anche i poeti, amanti sempre e fautori del maraviglioso, encomiano come profetesse infallibili le Sibille e come veridici
del maraviglioso, encomiano come profetesse infallibili le Sibille e come veridici i loro responsi o versi sibillini, confe
dei loro parenti ; ma dieci soltanto furon riconosciute e registrate come tali da Varrone il più celebre erudito del Pagane
Pisone e da Virgilio. 5ª La Sibilla Eritrèa, che nacque in Babilonia come afferma Apollodoro, asserendo che era sua concitt
l 1600 fu tentata dai medici francesi la trasfusione del sangue umano come mezzo curativo delle emorragie ; ma si dovè ben p
oi più volte con gran convinzione e sicurezza del suo valore tragico, come , per esempio, nei seguenti versi : « Et dedimus
er, et stellas jussit habere novem. » Ma invece di sole nove stelle, come ne vedevano gli Antichi ad occhio nudo, se ne ved
e del marzo 1875. 100. Dante chiama specchio il Sole, considerandolo come un riflesso della luce divina. 101. Alcuni Mito
o di questo giovinetto (Perdix) fu dato anche in latino alla pernice, come noi chiamiamo questo volatile, con piccola altera
che i principi e gli eroi antichi erano dati ad educare ed istruire ( come noi abbiamo detto di Ercole e di Giasone, ed ora
di Giasone, ed ora diciamo di Achille) al Centauro Chirone, che era, come tutti gli altri Centauri, mezzo uomo e mezzo best
cco la spiegazione che ne dà il Machiavelli : « Dovete dunque sapere come sono due generazioni di combattere : l’una con le
ata a’principi copertamente dagli antichi scrittori, i quali scrivono come Achille e molti altri di quelli principi antichi
ittà, ed il secondo i cittadini ed anche il diritto di cittadinanza ; come pure dei due appellattivi Romani e Quirites il pr
di lui nella Terra dei Morti : « E tu, giunto a compieta, « Lorenzo, come mai « Infondi nella creta « La vita che non hai ?
unziare nel Canto xiii del Purgatorio queste parole : Io sono Oreste, come un esempio sublime di amor del prossimo, conosciu
tenti isole corrisponda : perciò taluni la credono un’isola favolosa, come la Dea che vi risiedeva. 141. Essendo Ulisse fig
dei Semidei, ma soltanto degli Eroi ; nè fu considerato dopo la morte come un Indigete Dio, e perciò non gli furono resi ono
es ? » che Virgilio proferì « Crucciato quasi all’umana natura ; » come dice Dante nel Canto xxii del Purgatorio, ove ne
rodighi e non agli avari, e potrebbe darsi che lo avesse interpretato come gli faceva comodo ; ma forse è più probabile che
e copie di Virgilio vedute da Dante fosse scritto Cur invece di Quid, come dicesi che si trovi tuttora in qualche antico man
irpes omnes ejiciendæ. » — (Cic., De Divinat., ii, 72.) 160. Si noti come Dante avendo detto di sopra che Tiresia diventò f
4 (1880) Lezioni di mitologia
critici e i biografi di lui, e tali giudizj riporteremo a suo tempo, come è debito nostro, in questa raccolta. — Dei difett
mana ragione architettò l’universo, si renderà necessario di mostrare come dai Pagani si adoravano questi Dei, nati dai fort
l’originale, avrò io l’ardire di volgarizzarlo per vostro vantaggio, come la tenuità dei miei lumi il comportano. Gli Inni
ranno da Omero nel suo poema. Egli è grande ancora in questo, poiché ( come Longino con degno paragone si espresse) se nell’I
l modo di ritrarre con simboli semplici e chiari gli esseri astratti, come la Virtù, la Costanza, la Ragione, e mille altre
sagittario ed i pesci. Nè meno assurde erano le opinioni dei Fenicj, come si rileva da Eusebio, che ci ha conservato un fra
di Dio; onde il sistema fenicio non conduce direttamente all’ateismo, come sembrò ad Eusebio di Cesarea. Forse questa cosmog
di cui nature erano in sieme confuse. Separatesi, il mondo si ordinò come al presente si scorge. L’aria cominciò a moversi
restri; quelle nella di cui generazione preponderò l’acqua, balzarono come pesci nell’elemento che loro conveniva. Col progr
delle Stragie delle Sconfitte, e di tutto ciò che i mortali tormenta, come le querele, le dissensioni, i discorsi maligni ed
onde erra Banier che sembra creder questi confinati in pena, giacché come avremo luogo di vedere, stettero nella battaglia
ne dall’essere il poema di Esiodo stato soggetto a molti cangiamenti, come viene asserito da tutti i dotti. Ebbe ancora da E
rvataci da Esiodo, il di cui poema non è del tutto privo di bellezze, come Banier sentenzia arditamente. Voi stessi potrete
prima erano rozze fabbriche, divennero col tempo miracoli dell’arte, come il tempio antichissimo di Belo, quello di Giove O
mpli degli Egiziani differivano dagli altri contenendo tre vestiboli, come da Erodoto si rileva. È da notarsi, specialmente
, Apollo e Diana; il corintio per Vesta: e qualche volta gli univano, come nel tempio di Minerva presso i Tegeati, dove ques
dell’ universo. Ancora i primitivi Cristiani tennero questo costume, come Clemente Alessandrino ne insegna, ma per motivo v
ama sono ancora degli artefici antichi, ornassero queste fabbriche, e come le dipinte pareti, gli scudi votivi, le insegne c
ttà, per sacrificare a certi numi, solo ammettevansi alcune famiglie, come per Ercole, fra i Romani, i Pinarj e i Potizj,7 e
esti bei versi alcune notizie sui sacrifìzj che ai morti si facevano, come mi sono prefisso nella mia Lezione. Quindi Omero
tari non furono che ammassi di erbe, pietre informi, mucchi di terra, come attestasi per Pausania essere stata l’ara di Giov
bronzo, di oro si formavano le are; raramente si trovavano di legno, come per Pausania si osserva. La cenere stessa fa dest
r un altare ad Apollo, fu loro prima cura di elevarlo eccessivamente, come se imitar volessero un monte. Triplici qualche vo
enj al nume signor della guerra facevano sacrifizj detti Ecatomfonie, come se cento nemici avessero uccisi. A Giano, a Vesta
tradotti, vi narreranno. — Seneca, la di cui descrizione ho tradotta come le forze del mio ingegno il permettevano, vi racc
o vasi, detti extarii dall’interiora, o si arrostivano nelli spiedi, come in Omero si lecere. Si faceva ancora uso di due a
i vorrei per onore del genere umano che non fossero mai stati in uso, come un letterato francese pretende. A questa opinione
erra. Umani sacrifìzj pure disonoravano gli Spartani, finché Licurgo, come Plutarco ha lasciato scritto, non vietò così barb
asciato scritto, non vietò così barbaro costume. Volete di più? Udite come Cicerone rimprovera ai Galli questo costume nella
l principe degli Oratori, l’accennato parere non può considerarsi che come un sogno, e non è senno nè lode combatter coll’ o
sito di questo sacrifizio. Alcuni dicono che Ifigenia fosse immolata, come Eschilo nell’Agamennone, Sofocle nell’Elettra, Lu
ilo nell’Agamennone, Sofocle nell’Elettra, Lucrezio ed Orazio. Altri, come Euripide, dicono che Diana, compassionando la gio
r loro figura umana, indicandole con informi masse o pietre quadrate, come facevasi presso gli Arabi e le Amazzoni. Pausania
i. Semplici pietre additavano Amore e le Grazie stesse. Indi i Greci, come osserva Winkelman, ancora quando le arti fiorivan
vano gli Spartani Castore e Polluce. Questa configurazione primitiva, come si osserva dal sopra mentovato scrittore, si scor
e Giove: tale era la Venere Urania che Pausania vide in Atene. Erme ( come noto è a tutti) chiamavansi le pietre quadrangola
quantunque di alcune divinità le statue fossero comunemente piccole, come quelle de’ Lari e degli dei Pataici d’ origine fe
favelli; l’uso dei quali è certo che ha preceduto quello dei templi, come vi ho dimostrato. La notte, propria delle selve,
o del capitano dal timore comandato dalla maestà del loco, ma pesata, come egli dice, l’ira di Cesare e quella degli Dei. Tr
el vostro compatimento. Sia da Giove il principio. Lungo e difficile, come Pausania l’attesta, sarebbe il numerare le nazion
ti di veste purpurea, ed ordina bellamente le lunghe chiome: sii tale come quando cantasti lodi a Giove vincitore dopo che f
te? e chi dei numi La vision m’offerse, e chi fu quella Straniera? oh come amor di lei mi prese ! Quanto m’accolse dolcement
re? Scorron solo le navi il mare; i tori Premon le vie dell’Oceano? e come Avrai qui cibo? sei tu forse un dio? Ma non opri
ne cui dà il suo nome stancava gli occhi dei greci nocchieri, poiché, come dice Omero, è per essi intatta dai lavacri dell’o
mortali sciagure. E Giove non fu meno ambizioso che lascivo, poiché, come . Lattanzio riferisce, sul monte Olimpo abitando,
Cicerone mille altri ne nomina e tutte le nazioni sotto nomi diversi, come afferma Eusebio da Cesarea, si disputarono Giove.
rie maniere colle quali fu dagli antichi rappresentato. Udite intanto come viene da Pausania descritto il tempio di Giove Ol
leva nelle Illustrazioni dei marmi Arimdelliani Prideaux, che osserva come questo tempio era grande quanto quello di Salomon
ane siro lo accrebbero; la gloria di compirlo e di consacrarlo toccò, come fu detto sopra, ad Adriano. La costruzione e gli
gose, ed erbe amare e fronde Le sue vivande sono e’l suo sostegno. Ma come il Sol nell’Ocean si asconde, Argo li gitta al co
itrovar onde l’annode. Pregar il vuol che d’ascoltar gli piaccia, Ma come il suo muggire orribil ode, Scorre di qua, di là
Alle paterne rive un dì ritorna Dove giocar solea con le sorelle; Ma come le sue nuove altere corna Mira nell’acque cristal
agni? Tu sai dal mio parlar che duol m’abbondi; Ved’io dal tuo muggir come tu piagni. Io parlo, e fo quel che si dee fra noi
fa soggiorno, Che scopre la foresta intorno intorno. Giove non vuol, come ben grato amante, Ch’in sì gran mal l’amata sua s
marito De’ suoi strani accidenti si dolesse, E che chiedesse il fin, come innocente, Del suo doppio martir che prova e sent
ce ambe le corna; Ogni altro pel da lei toglie commiato: L’occhio suo come pria picciol ritorna, Il volto è più che mai gioc
li fu adorato, sono di non lieve importanza nella Mitologia, giacché, come ho avuto luogo di riflettere nella passata Lezion
inistra ponevangli lo scettro, e nella destra l’aquila o la vittoria, come abbiamo veduto nella descrizione del Giove Olimpi
ostante questi simboli, infinita varietà vi era nelle statue antiche, come dagli scrittori e dai monumenti si rileva. I Cret
proprj lari, nei proprj templi, nei proprj sepolcri, e vada in pezzi come questo sasso che cade dalla mia mano. » — Queste
, una virile detta Onore, 1’ altra muliebre su cui si leggeva Verità: come simulacro, di Fidio inscritto era sulla testa dei
a lingua trasportarsi. « Il più bel simulacro di Giove che ne abbia, come si esprime Visconti, lasciata l’arte e la religio
atesque serenat, » può farci credere che invece del fulmine reggesse, come divinità propizia, una patera in atto di gradire
ivinità propizia, una patera in atto di gradire e ricever le offerte, come il Giove Custode nelle monete di Nerone, o la Vit
offerte, come il Giove Custode nelle monete di Nerone, o la Vittoria, come il Vin citore in quelle di Domiziano, e come anco
i Nerone, o la Vittoria, come il Vin citore in quelle di Domiziano, e come ancor le tre Grazie che adornavano il trono del G
Faustina giuniore, del Museo Albani, e finalmente le Ore, o Stagioni, come in un medaglione di Commodo in Vaticano. Il capo,
affidata ad Eubea, Prosimna ed Acrea, figliuole del fiume Asterione, come lasciò scritto nel suo Viaggio corintiaco Pausani
rocei il colore. Ercole adulto ferì lo stesso seno da cui fu nutrito, come Omero nel quinto libro dell’Iliade lasciò scritto
ancora qualche traccia della maniera più antica che l’avea preceduta, come appunto nelle pitture di Raffaello si ravvisano t
Argo amruiravasi, era opera di Policleto, composta di avorio ed oro, come il Giove Olimpico ed altri simulacri. Sedeva coro
e il fanciullo, il quale è nelle braccia della se conda non è Ercole, come reputavano, ma Marte t il quale come nascesse da
cia della se conda non è Ercole, come reputavano, ma Marte t il quale come nascesse da Giunone fa Ovidio nei Fasti narrare a
e regina. E velata era la sua statua che sul Campidoglio si venerava, come dai medaglioni d’Adriano apparisce; nei quali si
nno si curamente l’idea dei più antichi artefici, i quali la velarono come matrona, o come ancora sposa di Giove, col quale
l’idea dei più antichi artefici, i quali la velarono come matrona, o come ancora sposa di Giove, col quale titolo ebbe un s
hissima di legno in Samo, lavoro di Smilide, contemporaneo di Dedalo, come apparisce dalle sue medaglie; ed oltre il velo av
della dea, o per dimostrarla dispensatrice e padrona delle ricchezze, come si è accennato. Questo simulacro ben inteso ne’ p
o Ercole bambino, cui Giunone porsela mammella, o ingannata da Giove, come crede Pausania, o persuasa da Pallade, al dir di
lie commise al delfino, che fortunato nell’impresa n’ ebbe in premio ( come lasciò scritto Igino) di risplendere nel cielo no
zioni fu violata l’antica semplicità mitologica, finsero che Nettuno, come padre di Teseo, mandasse quella foca, o mostro ma
aomedonte sopra l’altre figlie Aetasa, Aioche e Medicasta. Da Ercole, come udirete nel viaggio degli Argonauti, ebbe la verg
iero, ch’egli il primo nel luogo, ove fu poi eretta l’Academia, domò, come Sofocle accenna nell’Edipo Colonco. Il commentato
istio, perchè, adirato con Giunone, inondò un campo argivo; dove poi, come Pausania avverte, gli fu edificato un tempio. Un
so le navi achee portano il Dio. » Di Nettuno i simulacri sono rari, come udirete dalla seguente illustrazione. « Rarissim
se di nuovo delle fasce, credendo di fare inganno a Maia. Ma ad essa, come a dea, tutto era noto; onde rimproverò la frode a
propri di questa divinità favellerò nella seguente Lezione, giacché, come più volte ho notato, a que sti si deve la diversi
quali furono i numi ritratti. Udite intanto dal sopralodato Visconti come è scolpito Mercurio fanciullo, e Mercurio Agoreo
’ali che ha sulla testa assai bizzarramente frammischiate ai capelli, come simbolo della velocità dell’ingegno di questo num
edaglia di Metaponto si vedono legate al capo con un semplice nastro, come appunto nel bel marmo che ora spieghiamo. La fìso
aso alquanto ripiegata all’insù, caratterizza l’astuto figlio di Maia come Omero l’appella, παιδα πολυτροπον` nè lascia il m
nvenire anche al Sonno. Questo gesto è proprio per altro di Mercurio, come ne fan fede molte antiche gemme, fra le quali una
hesto, al quale raccomandò con tutta energia che tacesse: « Veggendo come non veggente sii, E sordo udendo, e taci. » 12
ne fu dissotterrato, e deve dirsi perciò Mer curio Agoreo, o Forense, come era chiamato dagli antichi quando le sue statue e
o le sue statue erano situate nei Fori, ai quali presiedeva, non solo come nume della Eloquenza, ma ancora come divinità tut
i, ai quali presiedeva, non solo come nume della Eloquenza, ma ancora come divinità tutelare del Commercio. La verificazione
pure fu detto, e per tanto ufficio attribuito gli fu il caduceo, che come segno di pace scolpito si mira nelle antiche mone
sto; perchè aureo fu detto ancora dagli antichi quello che era bello, come da Esichio e da Ateneo si rileva. Di Mercurio chi
li, che con umano sangue lo placavano onorandolo sopra ogni altro dio come narra Giulio Cesare nei suoi Commentarj. Di Mercu
serzione favellando delle divinità egiziane. Udite intanto da Apuleio come veniva rappresentato. » Di Anubi il simulacro ha
dei diversi cognomi, coi quali fu dai Pagani distinto Mercurio, a cui come suo ministro favoleggiarono che Giove affidasse p
o favoleggiarono che Giove affidasse pure la cura di Bacco fanciullo, come rilevasi da Plinio, da Pausania, da molte gemme a
congetture quello gravissimo del confronto riconosciuto dagli eruditi come il mezzo più certo per decifrare simili ambiguità
vare da un’aggiunta fatta da quell’Augusto alle vicine Terme di Tito; come se una statua, dissot» terrata dalle rovine di un
merito dell’ originale, che tale è senza quistione il marmo Vaticano, come ne fa fede la nobil franchezza dell’ esecuzione.
diversità. È ben vero che si dice rappresentare r immagine di Antinoo come si vede nel marmo Vaticano, e l’asserzione di que
nestricabile errore del laberinto. Tale grido correva fra i Megaresi, come Pausania nel suo Viaggio nell’Attica fa testimoni
Delfo fosse di rame, ma che Vulcano lo fabbricasse; il che non credo, come repugna che vi fossero delle vergini d’oro, che v
sto luogo una città,fondata. Egli era figlio della ninfa Cleudora, e, come tutti gli eroi, passava per avere due padri, uno
Apollo, in una Vittoria con le statue degli eroi originarii di Tegea; come Callisto figlia di Licaone Arcade che diede il su
tte state sono in prima Minerva ed Apollo, in secondo luogo Milziade, come generale dell’armata ateniese, in terzo luogo gli
drasto figlio di Talao, Tideo figlio di Eneo, i discendenti di Preto, come Capaneo nato da Ipponoo, ed Eteocto da Isi; final
tissime, spettando ai Sette Sapienti della Grecia, e parlerò solo del come è concepita la risposta dell’oracolo, per quello
ro fu presa. Dopo lui é Licomede figlio di Creonte, ferito nel pugno, come il mentovato poeta narra ch’egli fu da Agenore. P
’arte. « Questa statua, che già da tre secoli si am mira in Vaticano come il miracolo della scultura non.può essere sì degn
le agili sue membra, che ne conservano ancora un certo ondeggiamento, come quello della superfìcie del mare il momento dopo
ino Pio. Fra questi alcuni, e singolarmente Nerone, riguardavano Anzo come la patria, e Cajo Caligola pensava sino farla sed
dee far maraviglia dunque che tante insigni sculture lo adornassero, come l’ApoUine di Vaticano, e la celebre statua del Gl
locò insieme col Laocoonte nel suo giardino Vaticano colla direzione, come si crede, del Buonarroti. Il marmo è un finissimo
L’opinione falsa che fosse marmo di Carrara, era la ragion più forte, come quello ch’era ignoto nel secolo dei grandi artefi
mento dei capi d’opera della scultura che si vedeano tal volta ornare come l’Ercole di Mirone e il Giove di Prassitele, i po
iove seppe l’ artefice, eguale a quel gran poeta, tutte rappresentare come in una nuova Pandora le bellezze particolari, che
sollevo per degnamente estimarlo. Il mio petto si gonfia e s’inalza, come quello dei vati dal profetico spirito investiti,
nza. Farmi già che l’immagine, che io men formo, vita acquisti e moto come la bella opera di Pigmalione. Ma come potrò io be
men formo, vita acquisti e moto come la bella opera di Pigmalione. Ma come potrò io ben dipingerla e descriverla? Io avrei b
o contrasta La potente beltà. — Ma Febo intanto Ama Dafne, la mira, e come amante Spera quel che desia; mentono al nume Pur
perder sostiene Le sprezzate lusinghe, e l’orme segue Coi pie veloci, come amor consiglia: Così Gallico cane in voto campo S
le di un amante effemminato e molle, allevato fra le fresche ombre, e come dice Ibico, da Venere stessa nutrito di rose, ma
Ercolano che ha i capelli voltati all’insù, e legati in cima al capo come le quattro mentovate teste, a cui pure affatto si
. « La capellatura bionda di Apollo può essere considerata egualmente come allegorica, facendo allusione al Sole, del quale
attaccarci questo senso bisognava dargli dei capelli di questo colore come al più bello dei giovini, poiché questi generalme
espressione riguarda l’epiteto di Apollo dagli aurei capelli, perchè, come dice ristessa persona, se non sono neri, il quadr
hanno dati i poeti, saranno state dipinte con una capellatura bionda, come noi possiamo giudicare dal piccolo numero di pitt
he ho citato, bisogni porre un interrogativo dopo la seconda dimanda, come ve n’ha uno dopo la prima, per salvare la manifes
splendidi di fuori: non ch’eglino fossero neri, ma solamente ombrati, come sembra, ed è realmente, una bella chioma bionda q
ttà di Tessalonica offrono Apollo che si corona da sé stesso di lauro come vincitore nel suo combattimento con Marsia. Sopra
ciatore: ma l’Apollo di Vaticano non può essere un Apollo cacciatore, come Spence pretende. La cerva sopra un altare, con al
professori più rinomati di queste arti, e a compiacersi di riportarla come di uno dei più gloriosi suoi fasti. Ci narra Svet
ti. Ci narra Svetonio che volle esser venerato qual nuovo Apolline, e come tale nelle statue e nelle monete effigiato. Parec
gli antichi scultori a copiarla per fare una statua dell’imperatore, come ancora delle diverse repliche delle Muse che ci s
rimaste in attitudini simili forse a quelle delle lodate di Filisco, come andremo a suo luogo notando. « Raccogliamoci alqu
che corrisponde alla fronte, soleva adornare le lauree più preziose, come lo dimostrano molte medaglie, fra le quali un med
che il peplo dei Greci). Questa danno ad Apollo quando lo descrivono come poeta, o come cantore, onde Properzio: Pizie (o A
dei Greci). Questa danno ad Apollo quando lo descrivono come poeta, o come cantore, onde Properzio: Pizie (o Apollo) risuona
ordinarie: era questa un altro abbigliamento della vestitura scenica, come può ancora congetturarsi dalle immagini della Mus
lia significarsi da Tibullo colle citate parole opera di rara arte, e come convenientemente Luciano descriva Orfeo e le Muse
la velocità significare. Lucigenete Apollo fu chiamato da Omero, non come generato di Licia (poiché questa favola, come oss
chiamato da Omero, non come generato di Licia (poiché questa favola, come osserva Eraclide Pontico, non appartiene ai tempi
, rappresentanti Mercurio e Minerva. Patroo cognominarono Apollo, non come protettore di una città sola, ma quasi padre di t
sorella di Apollo e custode delle selve ed onore degli astri, perchè, come dai poeti appare era lo stesso che la luna, quant
ch’ambedue questi numi vedessero la luce in Delo ad un parto stesso, come da Cornelio Tacito si rileva. Ecco le parole di l
le di lui. « Primi fra tutti vennero gli Efesii commemorando che, non come è credenza volgare, procreati furono Apollo e Dia
o gli alberi, e il celere corso per le montagne, sedea ancor bambina, come narra Callimaco, sulle ginocchia del genitore, qu
È vestita d’una semplice tonaca spartana, così appunto senza maniche come un antico scoliaste ce la descrive, che lasciava
è nemica d’amore. Notabile è nella no stra statua che non è succinta come le sue immagiai ce l’offrono da cacciatrice, eppu
della caccia, ma che lanci i suoi dardi o contro il tentatore Orione, come canta Orazio, o contro i figli di Niobe per vendi
unque piuttosto il credemno un ornato bacchico che si dava a Leucotea come nudrice di Bacco, non così proprio per altro di q
dà il credemno ad Andromaca, nuzial dono di Venere; lo dà a Penelope, come abbian sopra notato, e Coluto nel principio del s
col jiume tebano alcuna cognita relazione. Potrebbe dirsi che Bacco, come deità della campagna, era ancora una delle deità
lei aderente, qualunque immagine la cui testa è dal credenmo legata, come Winkelmann stesso denominò Cadmo una simil testa
ice dipinta una volta da Lesche, a cui sarebbe stato dato il credemno come ad una Cadmeide, e però germana di Leucotea. Non
breve, e così raccolta dalla cintura che le lascia scoperte le gambe, come appunto bramava ella d’abbigliarsi, secondo Calli
morte di Meleagro. Fu trovata la presente statua negli orti Carpensi, come si è altrove accennato. Era stata anticamente ris
a:15 avea la faccia Eguale a nube, che pel sole avverso Fiammeggia, o come è dell’Aurora il volto Quando le briglie sparse d
sto genere di armi), le freccie, la faretra: io sono figlia di Latona come Apollo: che s’io prenderò in caccia qualche serpe
ti favella: Ferisci le bestie feroci, affinchè i mortali ti chiamino come me divinità del soccorso: lascia pascere sui mont
’Ercolano, così Winkelmann si esprime, sta in atteggiamento di andare come lo sono per lo più le figure di questa divinità.
ottoveste ha larghe maniche formate a pieghe increspate e irregolari, come nella precedente statua, e la veste, o piuttosto
o, sembra ignorarle. Non. ha però umile e piegato a terra lo sguardo, come Pallade, ma libero, franco, gioviale, quasi inten
di dietro alla maniera delle fanciulle legati sopra alla collottola, come in un gruppo, o nodo, senza diadema, e senza queg
fe, di cui Obi è la più conosciuta, hanno delle lunghe ali di aquila, come le aveva la dea nella famosa arca di Cipselo. Sop
do. Era antichissimo, ma non fu però nel suo principio così magnifico come divenne in appresso, poiché, secondo Plinio, tutt
o Plinio, tutta 1’ Asia concorse per lo spazio di dugento ventanni, o come dice altrove, di quattrocento, cfd ornarlo, ad ab
rrenda Luce vibrano gli occhi, e fiamme e spuma Fulminava la bocca: e come vola Mole librata da potente ordigno Che ruina le
sentata. Luna fu detta, perchè non altro che questo astro reputavasi, come dal consenso risulta di tutti i poeti. E favolegg
riguardo a questo antichissimo simulacro, cioè, che lo consideravano come un simbolo della natura. Così si esprime quel dot
tutti i viventi. — Tanto basta per poter riguardare la Diana d’Efeso come l’ immagine mistica della natura, o della terra m
luenza, non dubiterò di ravvisarvi lo stile egiziano di rappresentare come fasciate le loro immagini, che potè dalle loro mu
dar loro un sostegno: perciò si veggono nelle medaglie e nelle gemme come rette da due bastoni, che veru si appellavano dal
, ed è così ornata perchè munita in eccelsi luoghi sostiene le città, come simbolo della Terra, che riguardata come la madre
si luoghi sostiene le città, come simbolo della Terra, che riguardata come la madre delle cose quaggiù esistenti, poteva dag
ole. Quel gran disco che le contorna tutto il capo non è già un velo, come sembrò al Menestrier, ma bensì un nimbo, solito a
ato e disposto. Può questo ancora essere il simbolo del disco lunare, come lo è sovente nelle antichità dell’ Egitto, e il n
edute sinora dagli antiquarii Vittorie, ma da me piuttosto riguardate come le Ore, o le Stagioni, cha van danzando alternati
van danzando alternativamente sullo Zodiaco, e così alate appunto, e come ninfe, o seguaci di Diana, o della Luna, rapprese
e ancora, sieno state scolpite le sirene. Certo che chiamarle sfingi, come taluno ha fatto, mi sembra improprio, perchè le s
di, secondo alcuni scrittori, che iianno rappresentato questi uccelli come mostri di sembianze feminee: ma siccome nella mag
til calcedonia, la copriva e la difendeva. Si vedono in questo lavoro come tre porte, delle quali quella di mezzo è la maggi
compagne note Lascia ogni tema, e del bel numer’una Tosto diviene. Ah come mal si cela Nel volto accusator la colpa: appena
, lib. II. Lezione vigesimaquinta. Minerva. Pallade, o Minerva, come ogni altra divinità, va soggetta a dubbii e diffe
, scrivendo la prima esser madre alla seconda, e che vennero ambedue, come guerriere, in contesa: Pallade era per ferire Min
, ella si chiama Igiea, Peonia; perchè madre d’Igia dea della salute, come vi accennai: cosa talmente conosciuta, che mi son
apperia che vi è sopra è ordinariamente gialla nelle antiche pitture, come le copie dei quadri dai bagni di Tito conservati
colore possono indicare il fuoco, giacché Pallade è stata riguardata come l’immagine del fuoco etereo. Nel rovescio di una
i Marc’Aurelio si vede Pallade montata sopra una sfinge, la quale ha, come vi è noto, l’ali d’uccello, gli artigli di leone,
ed ai piedi di Minerva, forse perchè figlia di Pallante, « Pallade, come Diana (al dire di Winkelmann) ha sempre l’aspetto
i Giunone; non solleva la testa orgogliosa, ed ha modesto lo sguardo, come chi tranquillamente medita. Tale però non è la te
simboleggiata nel capo della Gorgone, che vi trionfa nel mezzo. Ecco come ce la descrive Omero: « E la tunica messasi di Gi
 Questo capo fatale ai riguardanti era affìsso sul suo usbergo, anche come un trofeo; per aver Medusa contrastato con Minerv
lli, per tal presunzione cangiati in serpi: sebbene nel nostro marmo, come in altri monumenti antichi, i serpi non apparisca
presiedeva all’arte della lana, della gloria della quale era gelosa, come lo indica la favola di Aracne mutata in ragno per
esentato un gallo, o perchè degli uccelli è il più coraggioso, ovvero come simbolo della vigilanza necessaria per le fatiche
a così rilevati i serpenti che la guerniscono, cbe ci dà qualche idea come dovesse essere quella famosa di Desilao, ammirata
le, nessun’ altra statua ce l’offre in tale azione appunto scorrendo, come dice il poeta, per gli ordini delle battaglie, e
to appariscono queste sulla parte manca del petto alquanto interrotte come in drappo che resti per qualche part^ aderente ad
suo consueto cimiero, che invece le si è fatto reggere colla destra, come lo regge nel bassorilievo di un’ ara Capitolina,
mbolo di Minerva quando ha il titolo di Pacifera, e viene considerata come dea tutelare delle Arti e della Sapienza. » Sole
to, Che a lei stillar del proprio orto le piante, E le corse un color come di rosa Mattutina sul volto, o quale è il frutto
a ben munita Frigia comandava, e rapita da Mercurio dal coro di Diana come destinata in sposa d’Anchise. Crebbe l’amore nel
rebbe l’amore nel petto del Troiano non contenuto dalla riverenza che come dea le inspirava, e condusse al talamo coperto da
ri di Venere. Adone aveva fama maggiore ed annual tributo di lacrime, come udirete nel fine della presente Lezione da Mosco
to gettato dall’amante alla fanciulla era una dichiarazione di amore, come da molti antichi scrittori si rileva. Si trova pi
re, come da molti antichi scrittori si rileva. Si trova più raramente come un fiore, che sembra essere il giglio ch’ella ama
on si trova sopra alcun monumento. La Venere celeste porta il diadema come Giunone, e questo attributo la distingue da Vener
ste isolate, che sono state scoperte divise dai loro busti, o statue, come si vede nella Villa Borghesi, se ne è fatte delle
ondo Plutarco) alle donne che il loro dovere era di custodire la casa come questo animale, e di occuparvisi delle domestiche
nità. « Venere, egli dice, occupar deve il primo luogo fra le dee, e come dea della bellezza, e perchè (tranne le Grazie, l
ale è copia fatta da Menofanto di una Venere che stava presso Troade, come scorgesi dall’epigrafe. Queste due statue la rapp
duto di caratterizzare le loro Veneri. L’amore dagli antichi maestri, come dai pili ragionevoli filosofi di quei tempi, cons
quei tempi, consideravasi, per valermi dell’espressione di Euripide, come il consigliere della saviezza. « Quando io dissi
to nè il putto collo sciugatoio, nè indicata l’attitudine di tergersi come in altre gemme e statue dello stesso soggetto. E
a in un tempo tanto lontano e così presso all’infanzia della scultura come quello in cui visse questo rinomato artefice: pri
avvalli, e fugga, L’amor bevendo in tanto: io questo bacio Guarderò, come fusse Adone istesso; Giacché da me, sposo infelic
mi vietò di comprendere nel passato ragionamento. Il nome di Venere, come osserva Varrone in Macrobio, non fu molto antico
are più a lungo, contentandomi dell’autorità di tant’ uomo. Non solo, come osservai, figurarono la diva sorgente sopra una c
ra un pomo. Venere appellata Celeste v’ indicai nella passata Lezione come fosse da Fidia scolpita, e quali siano i fregi pe
altre sculture. Il petto, in parte discoperto, lo abbiamo considerato come proprio dell’ effigie di Venere: ora mi sono avve
i Madrid, la dimostravano copia di qualche sorprendente originale. Ma come indovinarne l’autore? Quel che sembrava difficili
po, il panno, l’urna, e fin l’acconciatura dei capelli, che non sono, come la maggior parte delle statue di Venere, raccolti
erciò venerata sui lidi, ed eran sacri a lei i porti e i promontori:: come consta fra gli altri del Circeo da una iscrizione
suo figlio l’armi, opera di Vulcano, non fosse di sua invenzione, ma come parecchie altre del suo poema avesse preesistito
to modo di tutto il nome Romano, non abbia voluto rappresentar Venere come la dea della mollezza, ma in una guisa che conven
nere per segnale, non doveva in altra maniera farla rappresentare che come una dea vittoriosa. Infatti, Venere armata era il
lacri di Pallade. Venere tratta le armi, ma o per adornarne un trofeo come vincitrice, o per riporlo in tempo di pace, allor
marito Vulcano, che, secondo Esiodo, di Giunone e di Giove fu figlio, come ad altri piace, deve interamente il suo natale al
cano tentato sciogliere le incudini, con le quali era Giunone legata, come la più litigiosa delle divinità, che mal soffrend
osto la dea quando fé’ prova del dono del figlio. Portava questo dio, come piace ad Euripide, le fiaccole nelle nozze, ed in
o erano le armi, i mobili presi ai nemici, ai quali si metteva fuoco, come fece Tarquinio Prisco dopo la vittoria riportata
o nell’Odissea racconta gli amori del nume con Venere. Tutti gli Dei, come vi esposi nella passata Lezione, risero dell’inca
mo che avesse due templi: il primo nella città col titolo di Quirino, come della pubblica sicurezza custode; il secondo fuor
lio da Enio, la quale è lo stesso che Bellona, ed è del nume sorella, come ad altri piace, genitrice. Il tempio di Marte Ult
aniere nelle quali fu Marte rappresentato. Marte armato di una sferza come vendicatore, si trova sopra delle medaglie; in al
a delle medaglie; in alcune altre si vede colla lancia e col caduceo, come arbitro della guerra e della pace. Qualche volta
rovescio di una medaglia dell’imperator Massimino. E così pretesero, come osserva il senator Buonarroti, di adulare questo
ti romani. « Marte vien generalmente rappresentato, dice Winkelmann, come un giovine eroe, e senza harba: del che pur ci fa
esto episodio della Tebaide, il quale è pieno di bellissime immagini, come lo concedono le mie forze. Vide i principi: dell
de Giove, che coi domestici stupri cercò diminuire le cure del regno, come è costume dei potenti, insidiò ancor questa fra l
ndendo dagli Dei ai mortali amò Jasione figlio di Elettra e di Giove, come attesta Omero nel quinto libro dell’ Odissea 17.
polto le dasse il suo nome, si chiamò Drepano dalla falce di Saturno, come è la più comune opinione, o da quelle che Cerere
nità alla quale erano sacri presiedeva ai lavori della campagna, sia, come pretende Vitruvio, che i costumi semplici e puri
vivano nelle feste di Minerva era ripieno di lana, perchè questa dea, come vi accennai, aveva insegnata l’arte di lavorarla.
, rinchiudeva dei fiori, e così diventava il simbolo della Primavera, come quello dell’estate quando era ripieno di spighe.
attaccato, ed ordinariamente eglino hanno l’ali. Apuleio gli riguardò come i servi della dea, che si rappresentava ancora ti
o moggio di lei, stringere nel becco un topo, considerato con ragione come il nemico della dea delle biade. Ecco la ragione
sti attributi: le statue di lei non furono che informi pietre, legni, come quelle di tutte le divinità più famose. Questa fo
oni sotto il nome di Bifolco. Questa favola non mi sembra così antica come la precedente, ma l’allegoria rinchiude in sé un’
te avere simboli comuni. E da notarsi che i Greci considerando Cerere come la terra chiamavano i cadaveri demetrii (grecsign
a, perchè è semplice, e per intenderla non vi abbisounano iscrizioni, come in un monumento da Winkelmaun pubblicato. In quel
re il carro di Plutone da dei cigni, o da cavalli guidati dall’Amore, come si vede in due gemme del Museo Stosciano. E mi si
i gli antichi artefici effigiarono questa divinità celebrata. Cerere, come vi accennai, ha qualche volta il medio, o cesta,
ato da due serpenti. Cerere è rappresentata sulle medaglie di Palermo come Giunone, cioè col capo coperto da una parte della
. Osserva Winkelmann che non si vede mai con una chiave sulle spalle, come da Callimaco è dipinta. Ma è difficile, come Less
una chiave sulle spalle, come da Callimaco è dipinta. Ma è difficile, come Lessing ha riflettuto nella sua famosa opera sul
lle spiche di frumento, sulle cui foglie posa un sorcio. Essa ha qui, come sopra altre monete, il manto tirato di dietro sul
tata espressa dallo scultore nell’effigiarla cosi ravvolta nel manto, come appunto la musa Tacita che abbiamo esposta. Gli a
za colossale e di nobile artifizio è ancor la presente statua, tolta, come la precedente, dal cortile della Cancelleria. La
esima, persuaso che gli antichi così conseguenti nelle loro pratiche, come altre forme davano alle membra di un dio che a qu
luto rappresentar Cerere, a cui si compete una beltà alquanto rustica come alla dea dell’agricoltura, e una statura quadrata
l nostro artefice il carattere generale di questa scultura destinata, come suppongo, per effigie di quella dea che fu propri
ie di quella dea che fu propriamente cognominata Alma, e riconosciuta come la nudrice del genere umano. « Il ristauro è stat
a imperfetta La gradita fatica, e sopra il volto A lei corse un color come di rose. Cui l’opposto candor beltade accresce. E
memoria delle leggi a Cerere dovute, portavano sul capo libri legali, come si ricava dallo Scoliaste di Teocrito. Si astene
uso le Tesmoforie coi misteri eleusini. Sono queste due cose diverse, come vedrete, ed è certo che le Tesmoforie furono stab
enebre, ora luce, ora apparizione di fulmini, di mostri spaventavano, come ho notato di sopra, gl’iniziandi fra il canto e l
formar delle fasce ai fanciulli. Il sacerdote, o maestro dei misteri, come di sopra per me vi fu detto, Jerofante si chiamav
e gli scoperse per profani, e condotti ai prefetti del tempio furono, come rei di grave colpa, uccisi. I non iniziati erano
redenza che fossero condannati nelI’Averno a riempire un vaso forato, come quello che i poeti diedero alle Danaidi ree del s
di Agosto, detto dai Greci Boedromione, aveva principio la solennità, come da Plutarco nella vita di Camillo e di Alessandro
pei nove giorni. Agirmo, cioè riunione, si chiamava il primo giorno, come Esichio ne fa chiara testimonianza, ed in questo
ndo si solennizava la festa di Cerere chiudevasi il tempio della dea, come quello di Cerere quando era la festività di Giuno
e alla madre. Questo carro aveva le rote non coi raggi, ma timpanate, come spesso si veggono nei monumenti antichi, e fra gl
rno vi era la processione di Bacco, coronato di mirto e non di edera, come con error manifesto lo rappresenta Claudiano. Que
Romani il fuoco sacro con tanta superstizione, che veniva riguardato come pegno dell’impero del mondo. Prendevano sinistro
avea pure altari in molti templi della Grecia dedicati ad altri Dei, come in Delfo, in Atene, in Tenedo, in Argo, in Efeso,
, e da crudel catena avvinta, Non qual fidolla ai siciliani campi, Nè come d’Etna nelle liete valli La miraron le dee. Squal
Demogorgone, non appoggiati però alle antiche testimonianze. Esiodo, come avete veduto, non descrive l’origine di lei, ma i
per consorte, ma per figlio il Cielo. Che che ne sia, fu annoverata, come Eschilo lasciò scritto, fra gli Dei terrestri ed
asciò scritto, fra gli Dei terrestri ed infernali, ed ebbe molti nomi come lo stesso scrittore nel Prometeo attesta. Pausan
dono ad Apollo. Immolavano gli antichi a questa dea un’agnella nera, come rilevasi dal terzo libro dell’ Iliade di Omero. O
a sopra una rupe. Ella avea luogo nella composizione di questa tavola come madre di Anteo, che rinnuovava le sue forze ogni
ui Addison, del quale ho riportato le parole, perchè oltre l’additare come sia figurata la Terra, dimostra quanta utilità gl
el già citato Museo Passeri vedesi la Terra in mezzo a sette pianeti, come appunto da Macrobio viene espressa. La Terra è tu
espressa. La Terra è turrita, ed ha al di sopra alla destra Mercurio, come si distingue dall’ali sul capo, ed alla sinistra
che la Terra venga qui accompagnata dai sette pianeti perchè questi, come fu credenza degli antichi, esercitavano ciaschedu
more re degli uomini e degli Dei merita le nostre ricerche. I Latini, come nota Servio, diedero ad Amore il nome di Cupido.
diedero ad Amore il nome di Cupido. Ma questa regola non è generale, come in Virgilio, in Properzio può vedersi; onde io mi
re i lunghi rami, E dalla piaga della man profana Scorrere il sangue, come allorché cade, Vittima immensa innanzi all’ara, i
opoli della Beozia era l’Amore singolarmente venerato. La sua statua, come nei tempi più antichi, era una pietra informe non
in mano, che egli è il padrone ed il guardiano del talamo di Venere, come Euripide si esprime. Rappresentato in questa mani
l Sileno ed in un altro dei monumenti Peloponnesiaci. Questo rettile, come il ramarro, credevasi simbolo del predire l’avven
dall’Oceano al cader del giorno. Sacrifìcavasi a questa dea il gallo come animale ai suoi silenzi: nemico. Molti figli attr
ce di hel nuovo trasportare nella metropoli, dove perì nell’incendio, come vuole Pausania, o si ammirava, come vuole Plinio,
tropoli, dove perì nell’incendio, come vuole Pausania, o si ammirava, come vuole Plinio, anche ai suoi giorni ne’ porticati
a te che tutto sai, Come furono ignoti Della tua Psiche i guai! Ella, come imponea la sua tiranna, Osò d’entrar per la Tenar
Notte, il custode dei sepolcri antichi, il Sonno finalmente, merita, come dio del Paganesimo, la vostra attenzione e le mie
Certo è che i sogni sono la compagnia eterna di questa cara divinità, come appare da Tibullo, che dice: — E poi viene il son
van lusingo. piume D’asprezza colme: o notti acerbe e dure! » Alato, come avete udito, lo hanno figurato i poeti, perchè co
nefizii ci rapisce, quasi crudele esattore, la metà della vita, e fa, come dice il divino Dante: « che seggendo in piuma In
tore, in una vasta pianura circondata da una selva di papaveri grossi come alberi, e di mandragore: mille erbe che producono
ue porte: uno di corno lavorata con grande artifizio mostra espresse, come in basso rilievo, tutte le immagini che cadono ne
Questa graziosa pittura può presentare molte idee al vostro criterio, come di non poco lume per l’arte vi possono essere le
lla mano. In un altare di Trezene si offrivan dei sacrifizi al Sonno, come l’amico delle Muse. Quindi nel Museo Clementine u
l’Arti e per la Mitologia; onde inserirò in questo mio ragionamente, come soglio, le illustrazioni di tanto antiquario. « 
credevano varii poeti antichi d’essere stati sensibilmente inspirati, come Esiodo, che vide nelle valli d’Ascra le Muse; e c
mente inspirati, come Esiodo, che vide nelle valli d’Ascra le Muse; e come Ennio, che si sentì qualche volta eccitato alla p
rghesi scolpito in pietra di paragone, è opera moderna dell’ Algardi, come risulta ancor dalla vita, che ne ha scritta il Be
entovato della famiglia Tizia, e per la chioma femminilmente raccolta come nel Sonno del sarcofago del nostro Museo, e nella
el sar cofago Capitolino. L’ingegnosa allegoria nell’ali di farfalla, come simbolo dell’immortalità dell’anima da Platone di
etta che una testa simile alle monete della famiglia Tizia, ha le ali come fatte di piume, che non sostengono simile allusio
lcri, poche sono egualmente conservate, ninna è così ricca di simboli come la presente. « Il Sonno rappresentato qui come un
così ricca di simboli come la presente. « Il Sonno rappresentato qui come un genio, o fanciullo alato, è in atto di tranqui
comune della precedente è l’immagine del Sonno incisa in questo rame, come quello che nel capo reclinato e cascante, nelle g
imili di sembianza erano rappresentati nell’arca di Cipselo e simili; come gemelli par li supponga Omero. Meglio però il chi
el linguaggio e dell’arte, e quasi per un farmaco dell’immaginazione, come se il defunto dormisse, e non fosse altra cosa la
lla sommità del capo, ma le gambe non appariscono in queste immagini, come nella maggior parte, una all’ altra sovrapposte,
Mnemosine, Temi ec. Secondo Esiodo, Celo fu generato dalla Terra, come r Etere e il Giorno. Ma Cicerone nel libro terzo
Briareo e Già, che tutti Esiodo commemora nella sua opera sugli Dei, come Apollodoro nella Biblioteca. La stessa Terra, col
sempre pel potere, fu col tempo, per la simiglianza del nome, adorato come il Cielo. Saturno volendo nobilitare la propria o
ta opinione influì l’essere stati alcuni fra loro presso lui educati, come Omero attesta relativamente a Giunone. Fu credenz
ente a Giunone. Fu credenza degli antichi che avesse il capo di toro, come attesta Euripide nell’Oreste. Io penso che ciò de
’Oreste. Io penso che ciò derivasse dal crederlo autore dei terremoti come reputavano i fiumi, i quali nelle medaglie sono i
erione altro non è noto se non che fu padre del Sole, secondo Esiodo, come Tia ne fu madre, e Giapeto uno dei Titani, che co
ettura: aggiungo solamente per avvalorarla che non tiene già in mano, come apparisce dalle statue fìnor pubblicate, un volum
Vate Apollineo e se la sua testa non è ornata di corona, o di benda, come a sacerdote si converrebbe, non dee ciò farci can
elata e involta nella sopravesta, anzi par che tenga la mano al mento come se volesse richiamare qualche idea alla mente; l’
ui applicano 1’ iscrizione Sofia, o la Sapienza, tiene la mano aperta come in atto di favellare. Quantunque queste figure co
, potrebbe dirsi che la Ricordanza è quella che, alzando la mano, sta come descrivendo e rammentando le azioni e i costumi d
, non rende improbabile che possa darsi questo abbigliamento a Sofia, come si è dato ad una filosofessa. « Mi resta finalmen
degli eruditi, e ne ha avuto un esempio nelle antiche gemme servite, come si suol dire, di ricordino, nelle quali si vede i
Ricordati. Infatti, secondo Servio, l’orecchio è sacro alla Memoria, come la fronte lo è al Genio: quindi elegantemente Vir
ezza a render giustizia ai suoi popoli che fu considerata sempre dopo come la dea della Giustizia, della quale se le fa port
il consenso dei più fra i Mitologi la fa madre dei primi fra gli Dei, come Giove, Giunone, Nettuno, Plutone ed altri, ch’ell
turno, e sottrasse alla crudeltà di così mostruoso padre. Questa dea, come osserva il signor Zoega, è stata sovente confusa
opra un toro appoggiata. Non così penso che Rea differisca da Cibele, come afferma il sopra lodato scrittore, e a ciò mi muo
nte arme del ridicolo ha combattute. Quindi io considero Cibele e Rea come la stessa divinità. L’ introduzione del culto di
in Cibele tanto solenne lo stare a sedere che nelle monete, le quali come protettrice di Smirne la rappresentano in unione
vvero sul bracciale del trono. Questo ultimo modo è il più frequente, come il più dignitoso, e probabilmente da Fidia presce
l trono, e dove in luogo del timpano sostiene sulla sinistra un globo come padrona dell’universo. I leoni sogliono sedere pe
Comunemente allora sono due, e camminano a lento passo, senza briglie come nell’ara pubblicata da Zoega; talvolta corrono co
vano. Vi è ancora ove la dea rimane assisa sulla schiena di un leone, come nel quadro da Plinio celebrato Nicomaco la dipins
: il giovine ritirato sotto il pino porta la destra mano alla guancia come chi finge di nascondersi, nella sinistra tenendo
esare il nascondiglio del fuggitivo. Il pedo, cioè un bastone ricurvo come un pastorale, gli giace accanto. La siringa, ed u
Tratto fuor di sua mente. Con selce si sanò dura e tagliente. Dunque come piuttosto ella s’accorse Della cangiata sua forma
le diverse fasi o apparenze della luna considerata dai Frigi e Lidii come maschio. Nella iscrizione della facciata dell’ara
d ivi si scannavano in modo che il lor sangue per quei fori piombasse come pioggia addosso al devoto, e da capo a piedi lo t
core di Rea tanta crudeltà, onde fuggì in Creta per partorire Giove, come vi esposi allora che favellai di questo dio. Si c
a un solo consiglio governava quei popoli fortunati. Perciò in Italia come autore di un miglior modo di vivere fu Saturno on
fuggisse, e che legge eterna lo tenesse con Oiapeto fratello di lui, come piace ad Omero, nel l’Èrebo incatenato. Ma Lucian
n furono posti ceppi, nè tolto il regno, ma volontariamente renunziò, come vecchio, il regno a Giove. A Saturno attribuivano
Saturno era tra gli infernali. Questo dio si rappresenta comunemente come un vecchio incurvato sotto il peso degli anni, co
lopi. Quelli di Esiodo sono esseri allegorici, meteore personificate, come l’iride o l’arcobaleno, le arpie i venti tempesto
Fourmont dopo il suo ritorno dal viaggio di Levante. Egli ne parlava come di massi inalzati a forza di braccia, e posti gli
gento anni avanti la presa di Troia. Callimaco e i poeti posteriori, come Virgilio e Ovidio, hanno immaginato una quarta sp
rsi che i Ciclopi d’ Euripide siano figliuoli del Cielo e della Terra come quelli di Esiopò, giacche egli nella tragedia, ch
amente ai Greci, perchè quest’arte era molto più antica nell’Oriente: come una specie di medici e d’ incantatori, che univan
li si attribuiva la virtù di sopire i dolori, e ancora di dissiparli: come quelli che stabilirono nella Grecia il nuovo cult
elli che stabilirono nella Grecia il nuovo culto di Giove: finalmente come i custodi, i nutritori di questo dio e Genii adde
i coi Cureti e coi Coribanti. 11 tempo di questi Dattili, considerati come inventori dell’arte di fabbricare il ferro, risal
sso é un occhio solo, e sopra Alle mie labbra pende uu largo naso. Ma come son, pecore mille io pasco, L’ottimo umore che da
piacer starsi nel mare: Vieni fuor, Galatea, tornar ti scorda A casa, come io fo su questo duro Sasso assiso: paschiam l’agn
gli nomina Ercole. Sofocle secondo esso ne contava cinque, e dipende, come sembra al nominato poeta, dal numero indicato il
che facevano i Telchini padri o figli dei Dattili Idei. Questi nomi, come quelli di Coribanti e di Cureti, non erano nomi d
on tutto ciò avevano partigiani, che consideravano queste imputazioni come conseguenze dell’invidia prodotta dal merito dell
acendo ogni tanto piccoli salti, e percotevano i loro scudi con ferri come baionette. La danza dei Coribanti era per lo cont
voi noiosa, vi dirò che i Cabiri erano presso gli antichi considerati come i sacerdoti di alcune divinità. Come Dei subalter
a Minore. I Cabiri adorati nell’isola di Samotracia erano considerati come divinità di primo ordine, giacché si chiamavano D
Winkelmann, non si trova in alcuna parte con uno scettro a due denti come ì moderni lo rappresentano, ma con uno scettro, c
al suo capo il medio, o calato, emblema di ricchezze e d’abbondanza, come a quel nume cui le dovizie diedero il nome, e che
sta ai piedi del nume è rappresentato in figura di un cane tricipite, come in tutti i monumenti ancora esistenti, quantunque
, si vede sul capo di quasi tutte le antichissime divinità asiatiche, come del Giove Labradeo di Milaso, della Giunone di Sa
o dell’abbondanza e della dovizia, di cui si riguardarono questi numi come dispensatori, simbolo tanto più conveniente al Gi
osservarla replicata non solo in bassi rilievi, ma ancora in statue, come in quella del tempio di Pozzuolo, ora a Portici,
a del volto quel non so che di torvo e di feroce notato da Winkelmann come caratteristico di Plutone, cui sovente è apposto
quel sentimento di avversione che si ebbe pel dio della morte: quindi come deità nocente fu talvolta considerato, e con fuso
i Serapide nei monumenti: scettro che ben conviene a Plutone non solo come a re dell’Èrebo, ma bene anche come a condottiero
e ben conviene a Plutone non solo come a re dell’Èrebo, ma bene anche come a condottiero dei popoli, scettro che vien sovent
i, mi fece pensare all’elee, albero funereo e glandifero. L’elee era, come il cipresso, una pianta sepolcrale e di tristo au
ale e di tristo augurio: quindi può riputarsi consacrata a Plutone, e come al nume dei morti, e come a deità nocente e funes
uindi può riputarsi consacrata a Plutone, e come al nume dei morti, e come a deità nocente e funesta. Non tanto il color ner
Winkelmann, forse per dimenticanza, di avervelo osservato. L’ abito, come nella statua, mostra pochissimo nudo, ed è allusi
sono ripiene di giunchi. Vi si distinguono dei pesci, ma leggerissimi come ombre. Sopra questo fiume vi è Caronte che rema,
Sarebbe infatti d’un’utilità mediocre, e generalmente un pesce comune come quelli che qui son descritti, è poco distinto dal
tichi non hanno mai trascurata la morale: eglino r hanno riconosciuta come essenziale alla pittura. Qui il delitto è punito
a presso si vede un uomo seduto, che fa una corda col giunco: è Ocno, come lo mostra l’iscrizione; vicino ad esso è un’asina
tebana. Ercole privato dei figli che da essa aveva avuti, la repudiò come una sposa disgraziata. Al di sopra delle donne de
ìle in piedi, che fa passar la sua mano al di sotto della sua tunica, come per nascondere il monile così famoso. Al di sopra
e da Peleo. lasco vuol veder questo anello, e Foco lo lascia prendere come pegno dell’amicizia antica. Al di sopra di queste
ne e Memnone si vede Paride giovine e senza barba: egli batte le mani come fa la gente di campagna, e sembra invitare Pentes
intera; ma questo autore stimabile pel lato dell’erudizione mancava, come osserva Caylus, delle doti necessarie per porre s
r, più non vide. E gli vietava traghettar Caronte L’opposto stagno: e come mai poteva Seguir di nuovo la rapita moglie, O pi
basso rilievo Ostiense, ora al Museo Pio dementino, è il solo marmo, come osserva Zoega, ove sotto il pallio quel dio porti
tantesi al costume di Serapide, di cui però non ha in testa il medio, come per inavvertenza, già da Visconti notata, asseris
, ove Visconti ha creduto di riconoscere Saturno, quantunque il velo, come distintivo, niun antico scultore gli assegni. Ass
franchezza. Di più, ad un’altra osservazione del medesimo fa guerra, come riflette Zoega, la presente scultura, cioè che qu
cui, a guisa di cacciatori inseguono i rei, quantunque sembrerebbero come fatti piuttosto ad ingombrare che a facilitar la
istre della giustizia e del retto. — Quindi è che essendo considerate come vendicatrici dei delitti, furono grandemente temu
a, si rifugiò nel loro bosco, e solenne meraviglia prese quei popoli, come Sofocle attesta, che egli si fosse rifugiato in u
ricuperò la ragione, e che perciò onde placarle, egli onorò le prime, come si usa coll’ombre de’ morti, ma che sacrificò all
finalmente ne fa genitore il mare. I nomi delle Parche furono varii, come scrìve Pausania nel suo Viaggio nell’Attica. Vene
ose, e impallidita e fredda Mi giacqui sopra al genial mio letto. Ma, come trema allo spirar dell’aure Debile spiga, o come
enial mio letto. Ma, come trema allo spirar dell’aure Debile spiga, o come volve e scuote II gelato Aquilon frondosa chioma
doro, che figliuola la dice di Stige e di Giove. È inutile il ridirvi come fu rapita in Sicilia; solamente aggiungerò che di
, perchè è semplice, e per intenderla non vi ha bisogno d’iscrizioni, come in un monumento da Winkelmann pubblicato. Non cre
al carro del suo rapitore due cigni, due cavalli condotti dall’Amore, come si vede in due gemme incise del Museo Stosciano.
un certo che di mesto e di riserbato che si vede nella figura di lei, come se ancora si ricordasse della madre, e della mal
erno, Canto III, v. 82 e segg. Polignoto pure fra i pittori antichi, come udiste da Pausania nella descrizione del quadro d
, vecchio lo ritrasse. Questo dio stimavasi crudele; e davanti a lui, come dice un antico poeta, tanto era Achille che Tersi
a l’uomo di cui ristabilisce i diritti e fa sicure vendette battendo, come dice Orazio, con egual piede la capanna del pover
to per esser vicini più d’ogni altro popolo al regno dell’ombre. Tre, come vi ho accennato di sopra, sono i giudici dell’Inf
per mare da imporre tributo agli Ateniesi per la morte di Andro geo, come dichiarerò a suo luogo parlandovi di Teseo. Nacqu
amore del giusto stimato degno di tanto uffizio. Focilide lo celebra come l’uomo il più temperante: certamente giustissimi
i servissero di Eaco per intercessore. Egli giudicava i morti europei come Radamanto quelli dell’Asia. Lezione quarantesi
a proprietà può senza dubbio aver dato causa alle menzogne dei poeti; come all’uso che ne facevano per provar la reità, o l’
del freno, e non della fionda, parlino gli antichi. Ella ha la ruota come dea della fortuna sotto un altro nome, e il freno
è stata creduta da Winkelmann Nemesi, ma da lui con ragione dissente, come udirete, Visconti. La figura di una donna alata,
isolato, nè reggesse alcun poco il peplo o l’orlo della soprave sta, come nelle immagini di Nemesi ne’ bassi rilievi e nell
e, che non contento di questo braccio isolato delle Nemesi di Smirne, come di un’attitudine secca e forzata, ha pensato inge
i Venere, su cui sono scolpiti gli Etiopi, non per la loro giustizia, come vanno ideando i commentatori di quel classico, ma
ti. » Questa illustrazione di Visconti non è esente da molti sbagli, come ha rilevato un mio dottissimo amico, l’ Abate Zan
i osserva fra le altre cose, che la fiala non è un vaso per unguenti, come pretende il Visconti, ma che gli antichi se ne se
stancar la vostra attenzione, onde udite da Ovidio, che ho tradotto, come Dedalo, il più antico degli Artisti, fuggisse con
e r imprudenza degli uomini abbiano collocato la Fortuna fra le Dee, come parve a Giovenale, e se molto ella possa negli av
pera, e l’altra langue. Seguendo lo giudicio di costei, Che è occulto come in erba l’angue. Vostro saver non ha contrasto a
non ha contrasto a lei: Ella provvede, giudica, e persegue Suo regno, come il loro gli altri Dei. Le sue permutazion non han
ui Pausania scrive avere Omero nominato (grec), o Fortuna, sarà stato come si crede di quegli altri che ci restano, a lui fa
osa fu però più particolare alla Fortuna della ruota, essendo questa, come osserva il prelodato Buonarroti, un simbolo propr
levare, rimessa, e ritenendola ancora sotto Valentiniano il Giovine, come si vede dalla relazione di Simmaco, e da Sant’Amb
sito ad idee più giuste di quelle che si ebbero nell’età susseguenti, come altra Fortuna non avessero ravvisata che la volon
o di governo, e nel globo. La ruota, altro suo distintivo, conosciuto come i precedenti, ci ricorda che Le sue permutazion n
do Ganimede. Sulle medaglie della città, la Vittoria è rappresentata, come per l’ordinario, sotto la figura di una donna sed
tunque da alcuni possa credersi più adattato alla Vittoria terrestre, come inventato appunto a segnar il luogo della fuga de
o’ begli occhi di cerulea luce, Ne la capanna mia poc’anzi apparse: E come suole ornarse In su l’Eufrate barbara reina, Di b
oni maggiori Di tutti i regni tuoi, Nè tu recarli, nè rapirli puoi, E come non comprende il mio pensiero Le splendide ventur
ate dai poeti, secondo la più antica Mitologia, erano figlie di Celo, come Saturno e i primi degli Dei. Ma l’opinione meno i
per tale dal volume che ha in seno, quasi svolgendolo e recitandolo, come fece Erodoto nelle feste Panatenaiche. Il volume
chiaro che convengono assai bene queste ultime a chi scrive dei versi come Calliope, e che ha spesso d’uopo di cancellare o
zzo in giù. Meritano osservazione le scarpe che sono fatte a sandali, come quelle della maggior parte delle statue mitologic
trattengo sull’alloro che le circonda i capelli, e perchè tutti sanno come convenga a queste Dee la pianta sacra ad Apollo,
antiquarii. Anzi ne’ monumenti se ne incontra qualche rara immagine, come presso il Winkelmann. Ciò che è veramente singola
iosa figura rappresenta certamente una delle Muse. Il sasso ove siede come la precedente, è un argomento per crederla o una
è che la cetra posata in terra resta presso di questa Musa, e non è, come nelle copie in rame, vicina piuttosto all’altra d
ta leggiadra figura della maschera comica e caricata, principalmente, come dal baston pastorale e dalla corona di edera di c
ncora presidente agli studii campestri e all’agricoltura. Il suo nome come vuol dir Florida, è adattato al suo doppio uffìzi
i piedi, e il timpano moderno nella sinistra, istrumento, che allude, come l’edera, all’origine Bacchica degli spettacoli te
pinto un giovine bianco e delicato, ma animoso, capace della palestra come sono quei brunastri di pelle olivastra che Platon
he sono i due poli dell’arte tragica, onde Ausonio rilevò la mestizia come caratteristica della Tragedia: — Melpomene esclam
gersi la bella statua Capitolina, che non dovrebbe perciò riguardarsi come quella di un semplice Pancraziaste. « Che Melpome
aste. « Che Melpomene sia la musa della Tragedia l’ho finora supposto come indubitato: ed in fatti, sono d’accordo su ciò la
ge il volto: la contrassegna il coturno altissimo che porta al piede, come ò chiaro nel marmo, e il velo che le copre la tes
ta al piede, come ò chiaro nel marmo, e il velo che le copre la testa come nella stessa scultura: è rappresentata la Tragedi
ago Capitolino: ha la maschera tragica alzata dal volto, che le serve come di cuffia ed ornamento del capo, ed altissimi cot
sarcofago di Villa Mattei Meipomene è la seconda Musa della facciata, come l’accusa la maschera tragica nella manca, e l’abi
sa. « Quale dunque delle due Muse liriche sarà la nostra, che sedendo come le altre sulla rupe del Parnaso, vestita della tu
nticamente gli originali di queste figure delle Muse, che eran forse, come abbiamo più volte notato, quelle scolpite da Fili
contentato di seguire l’epigramma di Callimaco, già da noi osservato come il più lontano dalle comuni opinioni. Noi però da
onosce la testa di questa Musa dal plettro ch’è nell’area del dritto, come dalla cetra ch’è nel rovescio della sua figura.
nno Erato la saltria, che regola cioè l’arte della danza e del suono, come hanno a maraviglia provato i dottissimi spositori
la cetra per dar il tempo di qualche lieta danza nuziale. E vestita, come la maggior parte delle Muse, di una tonaca a mezz
ano a spiegar la maggior parte dei monumenti che ce la rappresentano, come r insigne bassorilievo Colonna, dove si vede danz
le. Melpomene la maschera tragica e il coturno, Calliope i pugillari, come vedremo in appresso. Restano due Muse senza simbo
i suo dominio la notte e il giorno. Tiene ancora un corno nelle mani, come quello che è solito di condurci i sogni per la ve
uale gli alberi più grandi si taglierebbero. Se noi riguardassimo ciò come un atto di tragedia, grandi cose in poco spazio d
a morte, un altro vorrebbe fuggire, ma l’ubriachezza glielo impedisce come se avesse ai piedi catene. E fra tutti questi che
Troia, nò sulle rive dello Scamandro, ma tra fanciulli e donnicciole come un bove nel presepio. Ecco ciò che gli è accaduto
a le altre germane, più particolarmente appropriato alla nostra Musa, come ne fan fede gli antichi che l’hanno espressamente
a, che rappresentandocela tutta involta nel manto, e persino le mani, come il simulacro che stiamo esponendo. Questo raccogl
ssate cose ha fatto attribuire a Polinnia la cognizione della favola, come ne fa fede l’Epigrafe della Polinnia Ercolanense,
ire di esemplare, vedendosi trasparire al di sotto la mano della Musa come da un velo. « Consideriamo ora la nostra Musa ne’
il nome di Polinnia alla Musa dei pugillari da noi creduta Calliope, come abbiamo altrove accennato, e confermeremo in appr
bene considerata la combinazione di questi dae bassirilievi, essendo, come abbiamo detto, Calliope assai riconoscibile dalle
, sono a mio credere Euterpe ed Erato. Queste Muse sono qui collocate come simboli delle attrattive, colle quali Paride s’ i
del Gesto e dell’Azione, è qui posta per le belle maniere di Paride, come in altri simili monumenti si vede Pito, ovvero la
he possedeva egli in un grado così elevato, eh’ era in lui riguardata come un dono degl’Iddii. « Della cetra poi parlano esp
lo scultore di quel bel bassorilievo rappresentata Erato colla cetra, come ministra della seduzione della bella Spartana. « 
sono rappresentate assai diversamente dal consueto, non essendovene, come già notammo, alcuna colla maschera. L’ altra poi
ufficio, stimò superfluo di sottoporre epigrafe alcuna a questa Musa come abbastanza palese dai suoi attributi. « E vero ch
di tal figura conviene perfettamente a una Musa. È coronata di fiori come la nostra Polinnia, ed è vestita di un abito teat
della Cancelleria, e dove facilmente si rinvenne anche la Farnesiana, come la vicinanza del sito ne può essere di qualche in
ano le teste incassate e amovibili, di lavoro più elegante e gentile, come apparisce dalle tre che si sono conservate: nel r
rminandola al tempo stesso per una delle muse di Pindo lo star seduta come le altre sovra un sasso. Quello che è singolare i
appresentare. È questa una tunica pieghettata, (grec) detta dai Greci come abbiamo altrove notato: ma ciò eh’ è veramente un
vata sempre dagli antichi nelle immagini delle vergini dee d’Elicona, come altrove abbiamo avvertito, onde sfuggire le tacci
i avere per abbigliamento improprio di una Musa, che ol’ tre r essere come tale amica di Pallade, lo è maggiormente perchè p
vede adorna sulla fronte di una penna, fregio non insolito delle Muse come trofeo della vittoria da loro ottenuta sulle Sire
elle Muse come trofeo della vittoria da loro ottenuta sulle Sirene, o come memoria del punito orgoglio delle sorelle Pieridi
rivilegiato allievo di Calliope reggendo i pugillari sulle ginocchia, come canta egli stesso, sulle rive del paterno Mela sc
i averli scritti sulle tavolette, e perchè la lirica e la drammatica, come quelle che debbono cantarli o rappresentarli, pos
sono distinguersi con altri segni che più decisamente le determinino, come la lira, la cetra, la maschera: alla musa della p
o: li ha la Calliope scolpita nelle fiancate del sarcofago Matteiano, come ve gli ha ravvisati il chiarissimo signor Abate A
ch’era nella Collezione della regina Cristina, e che non è già perita come sopra abbiamo avanzato, ma sì conserva tuttora ne
dubbio. La seconda presenta al dritto la testa di una musa coronata, come tutte le seguenti, di alloro, e che ha nell’area
veggonsi impresse. La terza ha nell’area dietro la testa il plettro, come ha osservato l’Havercampo, e al rovescio una Musa
Teseo è quello che è nella nave, Bacco quello eh’ è in terra, nè a te come ignaro dirò di riguardare la fanciulla come giacc
o eh’ è in terra, nè a te come ignaro dirò di riguardare la fanciulla come giaccia sui sassi in dolce sonno sepolta. Non è a
con quello dell’Amore. Poiché la florida veste, i tirsi e la nebride, come inopportuni in questa circostanza, son rigettati.
o di porpora, coronato di rose, si accosta ad Arianna, ebro di Amore, come dice Anacreonte di quelli che amano smisuratament
entemente egli piange prostrato sul petto di Antiloco promettendogli, come io credo, magnifiche esequie, e forse l’armi e la
he fece in Atene, praticarono la stessa maniera. Noi vedremo fra poco come si trovano nei monumenti che ne sono rimasti. Gio
er piacere. Certo è che gli antichi moralizzavano su queste divinità, come fra l’altre cose lo mostra l’uso singolare di col
, che n’ importa di questa scienza? Perchè quelle mani unite fra loro come se danzassero? Perchè un benefìzio passando per d
ono moderne. Un marmo pure di tutto rilievo, ma di mediocre scultura. come pensa Visconti, in Siena le rappresenta. Ma il gr
a quelli che sogliono accompagnare le statue di Venere. A ciò mirava, come è stato osservato dal prelodato Visconti, 1’ auto
tare le Grazie nude non vi ebbe sovente fra esse e le tre Parche (che come le tre Grazie si tengono per le mani su qualche m
esta è probabilmente Aglaia o Egle, la più giovine delle Grazie, che, come vi ho accennato, i mitologi fanno moglie di Vulca
pubblicata dall’Agostini, ed osserva che nel caso che fosse un elmo, come appare dal disegno, non disconviene dare a una Gr
e il foco serve di vela al naviglio fuggente. Aiace ritornando in se, come uscito dalla ubriachezza, contempla il mare qua e
vigore non ha ancora abbandonate le sue forti braccia: alza la testa come soleva contro Ettore e contro i Troia » ni. Ma Ne
secondo la più comune opinione, fu figliuolo di Apollo e di Coronide, come attesta l’autore degli Inni ed Omero attribuiti.
o e della Salute. Era sovente questa dea unita insieme con Esculapio, come si vedeva in Atene nella via per andare alla fort
itane medesimo, in Argo, in Beea, in Olimpia, in Egio, in Megalopoli, come si può vedere da Pausania, e in Roma nel tempio d
come si può vedere da Pausania, e in Roma nel tempio della Concordia, come viene da Plinio riferito. E la ragione si era, pe
ondo la superstizione dei particolari e il sentimento degli artefici, come dai precitati luoghi di Pausania e Plinio si cono
iché lo possiamo credere una copia di quello descrittoci da Pausania, come il più illustre fra tutti i simulacri di Esculapi
sparse di lagrime e di sangue. I servi circondano il forsennato padre come si farebbe di un toro arrabbiato. Unocerca di leg
eggiando quasi insensibilmente su quel bellissimo corpo, fan sembrare come per una certa magia cedente il marmo, e spirante.
itologi nè tutti gli epiteti, nè tutte le lodi della chioma di Bacco, come cose troppo note e comuni: basta il riflettere ch
La testa, benché propria del soggetto, non apparteneva a quel gruppo, come lo indica il differente lavoro dei capelli che pe
ta antica della nostra statua. Or quella testa è certamente di Bacco, come la corona di pampini, e la fascia che stringe la
a, non saprei immaginare un più evidente rapporto. « Vero è però che come differenti qualità diedero i mitologi a Bacco, co
« Vero è però che come differenti qualità diedero i mitologi a Bacco, come differenti virtù i fisici al vino: così ancora di
armato e vincitore, ora cornuto per emblema dell’ebrietà, ora barbato come in aria di maestro e di legislatore. Da ciò dee r
an considerato che un solo. Non tutti, per « sempio, hanno esagerato, come il nostro, la mollezza del nume della Voluttà, ma
iagel vibra, e le guida Ai talami, e alle dubbie un ferro trova. Ahi: come di delitti io tanti aspetti, E tanti fati di dive
Della nota maggior: gli occhi soltanto Tien chiusi a tutti la paura, come Mirin squadre di furie, e sopra il ferro Di Bello
porgeva il petto. Spettator di tue glorie il figlio cerchi, Misero: e come il chiamerò se l’alzi Con le tue mani? il tuo lio
rassegno distinto della sua tenerezza. Ella vuole che si mostri a lei come a Giunone quando con essa il letto divide. Io non
accompagnarlo. La dea del Male gli persuade di montar sopra un toro, come Bellerofonte sul Pegaso, e con altrettanta sicure
dividono il dolore del dio. Ampelo, quantunque morto, era tanto bello come quando viveva. Bacco lo contempla, ed esprime il
e il nettare scorre, e vede che il destino accordava a Bacco la vite, come concesso aveva a Febo il lauro, a Minerva l’ulivo
ce l’uva, e forma una vite. Il nuovo albero prende il nome di Ampelo, come il suo amico, e divien carico di un frutto nero,
ontariamente dalla terra, e si veggono in mezzo al fuoco. Mirate Pane come si rallegra sulle cime del monte Citerone saltand
suoi sdegni violenti. Elleno non s’ avveggono di quello che fanno, nè come Penteo loro gridi misericordia: non odono che il
gote tinte del di lui sangue. Vi sono ancora Armonia e Cadmo, ma non come solevano. Le Parche gli hanno trasformati in serp
estende alla parte superiore: eglino n’ arrossiscono e si abbracciano come se volessero impedire la metamorfosi del rimanent
E noto che i misteri di Bacco e l’invenzione del vino si celebravano come le cerimonie Eleusine, perchè consideravano ambid
le cerimonie Eleusine, perchè consideravano ambidue questi vegetabili come il ritrovato più utile pel genere umano. Iride du
la prima volta che beve il liquore che Bacco le versa, diviene ebra, come il suo sposo Stafilo, il loro figlio Botri e il l
o fu il primo efi’etto della loro ebrezza: in seguito vanno a dormire come Bacco. Lo dio ha un sogno che lo sveglia, s’arma,
e, principe feroce, del quale il poeta fa un ritratto così terribile, come quello che Y antichità ha fatto di Enomao, col qu
le porte del suo palazzo colle teste degl’ infelici che aveva uccisi, come Polifemo in Virgilio. Questo principe avea per pa
rre Licurgo e lo libera onde porlo fra gì’ immortali, e sacrificargli come ad un dio: ma Giove, onde togliere questo esempio
ivennero così valenti da accoppiar insieme otto cavalli. Guardate ora come sono terribili quelli di Enomao, ed impetuosi al
o. Spinti dal furore, tutti coperti di spuma e quanto cupamente neri, come sogliono essere di Arcadia tutti i cavalli. Quell
gli fé’ dono di questo cocchio, col quale potrebbe traversare il mare come la terra. Pelope dunque ed Ippodamia hanno guadag
ro fonti, e le Amadriadi negli alberi delle foreste. Mentre che Bacco come un toro ferito dall’ assillo si precipitava negli
ente che orna l’acconciatura della sua testa. Bacco la porrà in cielo come un testimonio perpetuo della sua virtù accanto al
uando, temendo lo sdegno di Licurgo, si nascose nel mare presso Teti, come avete udito nel darvi l’estratto del poema di Non
ere che cerca Proserpina. Ma lo dio si effigiava con essa nella mano, come si rileva da Euripide che dice: Di più lo vedrai
ra lo stesso che Bacco, con la face. E Libanio, descrivendo Alcibiade come vestito da Bacco in atto di celebrare gli Orgii,
queste, non tanto perchè lo credessero una medesima cosa che il sole, come vi accennai nel principio delle mie Lezioni sullo
ezioni sullo dio, quanto perchè le sue feste si celebravano la notte, come si vede in Pausania dove parla delle Baccanti di
Vogliono che Bacco e i suoi seguaci si servissero delle aste armate, come si vede, fra gli altri, aver il nume in una medag
era consacrato anche a Bacco per l’amicizia eh’ egli ebbe con Cibele, come vi ho già esposto; ed in un Baccanale osservato d
ortava un ramo. Poteva inoltre la pina essere adoprata in altro modo, come sarebbe per uno dei segni sacri della cesta misti
one maggiore di quelle che sieno le cortecce di fuori di quel frutto, come si potrà osservare nel bel cammeo riportato dal m
vare nel bel cammeo riportato dal mentovato Buonarroti. Tanto più che come si cava dall’ osservare alcuni passi d’ autori, p
ndo loro in quella vece la ferula assai leggiera e debole: su queste, come prima facevano sull’aste, ci mettevano quel tirso
, fatte nel loro fusto in quella maniera, e dalla benda con la quale, come istrumenti sacri, si sogliono vedere adornati: on
dobbiamo ascrivere la perdita della metà inferiore del nostro Bacco, come di tre belle statue feminili del Museo Capitolino
fronte è fasciata della benda bacchica chiamata propriamente (grec), come appresso Winkelmann abbiamo rilevato altra volta.
ae amore da lui, e s’innamora della propria bellezza. Nell’acqua poi, come vedi, quasi folgora. L’antro è di Acheloo e delle
rispetto dovuto alla divinità. Nè del nume bacchico è privo il fonte, come quello che lo dio apparir fece in grazia delle Ba
a o statua ingannò, ma l’acqua che ti rappresenta; e gli vai incontro come ad un amico e pare che aspetti qualche cosa da lu
are che aspetti qualche cosa da lui. Noi lo descriveremo col discorso come è dipinto. — Riposa ritto co’ piedi incrocicchiat
ghi fino alla parte destra, che guardi i suoi fianchi, e che lo lanci come levandosi da terra, appoggiato tutto sul piede de
e del vino; spesso asta o tirso, qualche volta un ramo di ferula, che come simbolo d’iniziazione ai suoi misteri si dà pure
Che più? sul sepolcro di Sofocle fu posta la statua di Bacco. I Pani, come rileva il dottissimo Lanzi, furono più compagni d
pagnia nell’Isola di Nasso è dipinto Bacco dal dottissimo Catullo. Ma come erano i Satiri, come i Sileni? Io non voglio guid
Nasso è dipinto Bacco dal dottissimo Catullo. Ma come erano i Satiri, come i Sileni? Io non voglio guidarvi a traverso d’eru
si, nei quali si distinguono dai Satiri non nella figura ma nell’età, come potete vedere nell’opera sui vasi antichi dipinti
aveano creduto e detto. L’ Italia manteneva le sue rozze tradizioni, come specialmente si vede in Ovidio, in Fulgenzio; le
ena. Finalmente Ausonio e Libanio distinguono i Fauni così dai Satiri come dai Pani. Da tutto ciò ne deriva che i giovani ca
armi più uniforme: lo distingue un non so che di lieto e di semplice, come nei villanelli un riso innocente, qual piacque pi
ell’Artefice. Voi dovete dai poeti, dagli antichi monumenti togliere, come Prometeo, quel fuoco che deve dar vita alle vostr
del nostro marmo ha presa un’altra idea, e ci ha rappresentato Sileno come il personaggio allegorico dell’ ubriachezza: nell
o è assai stimabile, ed è affatto diversa da quelle che si conoscono, come dalla famosa Borghesiana, che vedesi ripetuta due
, ove l’artefice l’ha rappresentato secondo Virgilio: Enfiato le vene come sempre dal vino di ieri — e finalmente da quella
moglie Dia figlia di Eineo, promettendo di dare al suocero molti doni come era costume degli antichi. Dimandava questi istan
Gli altri sarebbe lungo nominare. Furono i Centauri dati a varii Dei, come al Sole, ad Ercole, ad Esculapio, con far condurr
ere simili mostri: o pure perchè fossero creduti amici assai del vino come erano tutti gli animali, che gli sono stati dati
mo dei citati cammei sono quattro, due maschi e due femmine, le quali come più deboli, secondo la regola dei Circensi avrebb
tata necessaria questa regola. Alcuni considerando in questi Centauri come un poco tozza la parte della bestia, vorranno cre
una lampade, o face accesa, che soleva portarsi nelle feste di Bacco, come vi ho accennato nella passata Lezione. Il corno c
to dagli antichi, in quella loro semplicità di vivere, per bicchiere, come a lungo fa vedere Ateneo, e lo testifica Plinio d
he preziosi, ne fu sovente in molti bicchieri ritenuta quella figura, come si può vedere dal medesimo Ateneo, dove parla del
regina. Le Centauresse si trovano ancora coi cembali, che erano fatti come i nostri d’un cerchio, al quale era tesa una pell
l quale era tesa una pelle. Vi attaccavano qualche volta dei sonagli, come si vede in quello portato dal Bartoli, che ha il
come si vede in quello portato dal Bartoli, che ha il fondo dipinto, come si usa ancor oggi, d’una tigre; talora, come si f
che ha il fondo dipinto, come si usa ancor oggi, d’una tigre; talora, come si fa altresì adesso, nel cerchio, in certi buchi
Centauressa del mentovato cammeo, erano in uso nelle feste di Bacco, come quelle che furono prese da’ Misteri della madre d
ra e quella della pantera, imitata per lo più però e tessuta, perchè, come nota il Salmasio, le vere non si trovavano così f
le loro rappresentanze nei monumenti, e per lo più fan di se mostra, come nel nostro marmo, in compagnia di Bacco e dei suo
nde di metallo da una parte più sottili che dall’altra dove terminano come in un capo di chiodo mal difende dalla petulanza
entauro, quasi volesse far pompa delle robuste muscolature del petto, come taluno ha supposto. Nel nostro mancava il destro
petto, come taluno ha supposto. Nel nostro mancava il destro braccio come nell’originale, e poiché rimaneva nel torso un at
deriva dalla greca parola (grec), che significa ululare smodatamente, come quello di Menadi ha sua origine da (grec) che equ
a dar occasione a quel proverbio verso le persone ipocondriache: Sta come una Baccante. Ma deponevano tale esteriore negli
o delle Menadi: sciorsi le bende crinali, sparger la chioma ai venti, come Virgilio canta di Amata, levar alto le fiaccole e
ri di Bacco nelle cave ciste. Quelli che considerar vogliono le Tiadi come Baccanti ne deducono il nome da (grec), infurio:
canti ne deducono il nome da (grec), infurio: altri che la riguardano come sacerdotesse, prendono l’etimologia da (grec), sa
ran tenute dagli antichi le ninfe degli strettoi, dice il Costantini, come le Naiadi dei fonti. L’etimologia è da (grec), to
e tenendo lo stesso rito delle pelli, del tirso, dei capelli sparsi, come par si raccolga in Tacito nel libro XI degli Anna
feo sembra chiaramente insinuarlo nell’Inno di Sileno, ove lui saluta come condottiero di Naiadi e di Baccanti. E Ovidio nel
ne del iv libro De Ponto, nomina una poesia, ove elle si descrivevano come amate sempre dai Satiri, quasi non convenisse al
negli antri di Nisa in Arabia, anzi l’accompagnarono nei suoi viaggi, come alcuno aggiunge, e furono cangiate nella costella
ri del dio che soccorsero contro Licurgo: quindi possono considerarsi come la norma di tutte l’altre Baccanti. Non è inveris
evi che adornano le quattro facce del monumento cel fanno ravvisare o come sacro agli Dei Inferi, e come dedicato a Bacco, n
cce del monumento cel fanno ravvisare o come sacro agli Dei Inferi, e come dedicato a Bacco, nume annoverato fra gli Dei ter
forse la nostra ara serviva a sostenere una braciera d’altra materia, come esempli non mancano in monumenti. « Passando ora
propria per adornare un luogo riservato ai piaceri del suo genitore, come per indicare il luogo agreste della scena, quale
a della barba che il decantato Sardanapalo solea radersi ogni giorno, come solito abbigliarsi donnescamente: la quale per al
. E se il soggetto della nostra statua è certamente un Bacco barbato, come lo provano tanti simili e non equivoci monumenti,
ne ed espressione si dava dagli antichi ancora alle figure Bacchiche, come la bella statua di bronzo d’ un Baccante ubriaco
ilievo, la sua conservazione, il suo stile possono farlo considerare, come uno dei più rari monumenti di simil genere che ne
iarsi in braccio al germano. I suoi capelli sono cinti già di diadema come a re si conviene, e come a istitutore di religion
no. I suoi capelli sono cinti già di diadema come a re si conviene, e come a istitutore di religione. « Il petaso di Mercuri
o questi numi detti con verità Tesmofori, o legislatori, e riguardati come la vera origine della perfezione dell’uomo civile
numenti. « L’unione di Bacco e di Proserpina ha motivi meno evidenti, come quelli che nei Misteri soltanto si rilevavano, ma
n misteri Eleusini i primi della Grecia e della religion delle genti, come nelle feste, nei templi, e negli altri pubblici r
gini egualmente opportune alle religioni agresti e ai rustici templi, come alla gioia dei conviti e all’abbellimento dei cen
ti allor sacrosanti, le allusioni alle sue cerimonie si riguardassero come la più conveniente dec orazione dei sepolcri, e q
. Un vecchio rustico tiene un piccolo capro sotto l’ascella sinistra, come descrìve Euripide alcuna delle Baccanti: i serpen
ecamente qualunque ampio mantello o coltre era proprio a significare, come che avessero poi strettamente lo stesso nome due
mani di questa statua il tirso e la fiala, insegne proprie del nume, come si osservano in varii monumenti che ci presentano
enti, dierono principio all’arte del ballo. « Coronata è la sua testa come proprio è dei sacrificanti, e la corona è di pino
Cleopatra di questa Collezione, e di un’ altra che è ancor senz’ urna come la nostra, edita fra le statue di Dresda. Tutto c
esentata sul coperchio del suo monumento in foggia di ninfa Bacchica, come , al dir di Properzio, stanca dall’assidue danze c
tito, onde lo scultore ha condotto il rilievo della figura, la quale, come suol vedersi in molte di si fatte immagini sepolc
le feste Baccanali, danno ancora argomento al presente bassorilievo, come il dierono ai precedenti, ma tanto li supera nell
etra. Ambi in età giovanile hanno orecchie simili a quelle dei Fauni, come appunto descrive Luciano i dipinti da Zeusi. Un g
sommità d’ un’ asta. Questo può forse da un passo di Plinio rilevarsi come invenzione di Bacco. « Acrato, che vuol dire vin
evarsi come invenzione di Bacco. « Acrato, che vuol dire vin puro, è, come io penso, rappresentato in questo fanciullo, e sì
sì nuovi costumi, i Greci dipingonci la sua venuta da quelle contrade come il ritorno trionfale di un capitano sì prode, che
con via un elefante, su cui è avvinto un prigioniere indiano, appunto come si descrive nelle Dionisiache, in questi versi D
orecchie della vinta belva. L’ elefante non è rappresentato si grande come la sua naturai proporzione il richiederebbe: ma s
« Segue una coppia d’altri prigionieri: una donna acconciata nel capo come l’Indiano sull’elefante, ed un giovine seminudo.
el più ordinario, l’invenzione per altro delle figure vien dal buono, come la composizione, la quale, benché semplicissima,
rprendere la tradita Cretense, poche però, o nessuna, che ci ofirano, come il presente bassorilievo, la pompa nuziale di Bac
ei. Più curioso e singolare è il carro di Bacco: è tratto da cavalli, come in nessun altro monumento, ed è a quattro ruote,
tto da cavalli, come in nessun altro monumento, ed è a quattro ruote, come altrove nelle pompe Bacchiche abbiamo osservato.
piegata sul capo, giace in seno di una dea seminuda, velata anch’essa come la sposa, e che serve di pronuba a queste nozze.
se alcuna delle sue nutrici, o Nisa Leucotea, alla prima delle quali come ninfa, alla seconda come deità del mare, giusta i
ici, o Nisa Leucotea, alla prima delle quali come ninfa, alla seconda come deità del mare, giusta il costume greco non disdi
non saprei deciderlo. La prima supposizione però è la più verisimile, come fondata sulla favola stessa, che fa intervenir Ci
i due figli di Giove, Ercole e Bacco. L’antichità che gli considerava come Dei soci, o secendo la frase propria assessori, r
na superstiziosa adulazione quando Settimio Severo li fé’ riconoscere come divinità tutelari della sua persona e della sua f
errata nei fondamenti del sontuoso edifizio della Sagrestia Vaticana, come son lieti nell’argomento, cosi felici e vaghi app
nebridi, ma pardalidi o pelli di pantere e di tigri. « I loro tirsi, come quei delle lor compagne, non sono del tutto coper
del tutto coperti d’ edera, ma pelesano dalla sommità il ferro ignudo come nelle guerre Indiche ci vengono descritti, e qual
pastorizie, i prefericoli, cioè vasi di bronzo senza manichi, aperti come catini, sono i restanti attributi noti abbastanza
accanti ordinarie, ma le ninfe dei monti, dei boschi e delle fontane, come la compagnia di veri Satiri e Fauni lo fa arguire
o si dole, E dell’aura e del sonno che la inganna. Di paura tremando, come suole Per piccol ventolin palustre canna. Par che
curò reputarlo tale anche il celebre Canova, da cui gli fu commendato come uno dei più reputati avanzi dell’antica scultura.
5 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
anquilla, la nostra mente è serena. Se l’opinione del pubblico vorrà, come speriamo, coronare di splendido successo l’opera
er chiari, non solo nelle idee, nella fraseggiatura, nei periodi, ma, come era logico, nella disposizione generale dell’oper
Studio Preliminare, che segue questa Introduzione, onde dare in esso ( come già accennammo) un concetto generale della Mitolo
tichi. In origine la parola latina Fabula, ebbe un amplo significato, come quella che dinotava la enunciazione del pensiero
esame. Tutta l’antichità considerò unanimamente l’Iliade e l’Odissea come le più classiche opere della greca poesia, 10
lidisce, piange di gioia, e allora una nidiata di uccelletti irrompe, come per incanto, dal suo seno divino, e s’innalza nel
della Mitologia non bisogna considerare le favole che la compongono, come altrettanti fatti particolari ed isolati ; ma gio
’idoli e di divinità, si arrestò solamente alla Grecia. Ben presto, e come per forza di contagio, tutta la natura si trovò r
sentata in un insieme di divinità simboliche, parenti, amiche, rivali come gli elementi lo sono fra loro. I poeti stessi del
v’è famiglia che non abbia la sua Bauskie, specie di genio tutelare, come i Penati e i Lari della Romana e Greca Mitologia.
… La storia sanguinosa della rivoluzione di Francia, ci ammaestra del come si avverassero alla lettera, le predizioni terrib
ibili di Cazotte. Noi non intendiamo di spiegare quì, il perchè ed il come di questi fatti, che sembrano soprannaturali, ma
vengano in appoggio di quanto asseriamo, e servano ai nostri lettori come pruove di fatto. Continuando dunque questo studio
io di Nettuno, Dio del mare ; e della Terra ; avrà forme gigantesche, come giganti sono le onde di sabbia che il vento del d
candolo da sua madre. La maggioranza delle tradizioni mitologiche ha, come i simboli, la sua origine dalla fantasia inculta
diramazioni gli avvenimenti antichi, e le antiche credenze, rimanendo come una reliquia del mondo antico a continuare le rel
paziente e minuto dei tempi favolosi, ci dimostra con tutta evidenza come nell’età primitive, la Mitologia confondevasi con
rrecusabilmente chiaro che nel mito il Fondo s’incorpora nella Forma, come la vaghezza dell’idea nella realtà del fatto comp
hiude una dissimile ; il mito per contrario, rappresenta ciò che è, e come è : esprime la Forma immedesimata al Fondo, l’ide
ana, non fossero stati ravvolti sotto la brillante vesta dell’enigma, come mai avrebbero potuto gli uomini, sebbene nello st
ín relazione con questi. Gli antichi non si rappresentarono il mondo come una macchina portentosa, moderata dall’attrazione
li astri, detto con vocabolo proprio Sabeismo 48 è il più universale, come ci dimostrano le religioni dei Fenici, degli Egiz
. 1. Dio del Sole : i riti Eleusini compiersi in onore della Luna ; come vediamo quasi tutti gli dei italici essere planet
aco ; le cento braccia di Briareo, il gigante centimano51 Cibele, che come dea dell’agricoltura, ha il seno coperto di molti
ama la pace Giano. — Dio supremo degli Etruschi, veniva considerato come personilicaz one delle píu alte filosoliche astra
siderato come personilicaz one delle píu alte filosoliche astrazioni, come Dio — Sole, e come eroe umano. Villarosa. — Dizi
nilicaz one delle píu alte filosoliche astrazioni, come Dio — Sole, e come eroe umano. Villarosa. — Dizionario mitologico-s
Pure non solo i poeti, ma legislatori e statisti ammisero i miti come utili, attesa la natura dell’uomo. Anche persone
omunicarlo al popolo, lo invilupparono in dottrine arcane, servandolo come proprio retaggio. Inventarono inoltre una quantit
A. Maffei) In nessun luogo il politeismo vesti forme così leggiadre come presso i Greci, le cui favole intorno agli dei (m
’infinito appuntando gli occhi della mente, scorgono i secoli lontani come l’alacre pilota segnala il naviglio laggiù in fon
rve d’Athènes. Michelet — La femme — Chap. XI. I secoli trapassano come i vetri dipinti dalla lanterna magica ; il mondo
corsa disordinata per le miriadi di mondi superstiti ; ma ogni secolo come ogni minuto si avvicinano al punto, dove il creat
diramazioni gli avvenimenti antichi e le antiche credenze, rimanendo come una reliquia del mondo antico a continuare le rel
a ebbe un compagno molto a lui affezionato che chiamavasi anche Abas, come pure vi fu un Centauro dello stesso nome. Vi fu a
a d’agire, le lettere di questa strana paroia dovevano essere segnate come appresso.   ABRACADABRA ABRACADABR ABRACADAB ABRA
braxas che si credeva essere il più antico degli Dei, veniva ritenuta come un amleto divino e soprannaturale, ed adorata anc
itenuta come un amleto divino e soprannaturale, ed adorata anche essa come una divinità. 22. Abracax o Abraxas. — Divinità s
: se il pezzo di legno non ritornava a galla, si ritornava lo scritto come spergiuro. 30. Acalo. — Detto anche Perdix, nipot
senza barba. Però in Giovenale questo vocabolo lo troviamo adoperato come una designazione qualunque, senza alcun rapporto,
rapporto, ad Apollo. 42. Acesio o Alexesio. — Si chiamava così Apollo come dio della medicina. Dalla significazione di quest
che Omero dà al pioppo bianco (detto Gattice, vedi Diz. delia Crusca) come consacrato agli Dei infernali, e perchè era gener
lo tenne al momento dell’immersione. Bambino ancora, Achille fu dato come discepolo al centauro Chirone, che lo nudrì di mi
 — Uno dei Ciclopi. Si dà anche questo nome a Saturno, nonchè a Cœlus come figlio di Acmone. 76. Acœto V. Acoto. 77. Aconte.
lete di Mileto, e con lui i più antichi filosofi riguardarono l’acqua come il principio di tutte le cose. I Greci ereditaron
n recipiente di bronzo pieno d’acqua lustrale nella quale si lavavano come per purificarsi tutti coloro che entravano per pr
. Adephacia V. Adephagia. 104. Ades. — Così veniva denominato Plutone come re dei morti dalla parola greca αιδδης o αδἠς osc
ali del morto, piangendo e cantando. Il popolo riteneva questi giorni come nefasti, e si ritenne come un malvagio augurio la
cantando. Il popolo riteneva questi giorni come nefasti, e si ritenne come un malvagio augurio la partenza della flotta Aten
ese per la Sicilia, avvenuta nel periodo di queste lugubri cerimonie, come l’entrata nella città d’Antiochia dell’ Imperator
Giunone quello di Adulta. 126. Aegocero. — Essendo il Dio Pane posto come divinità fra gli astri, si trasformò da sè medesi
per nome Calice che lo rese padre di Endimione. In Grecia fu venerato come un eroe. 132. Aetone. — Uno dei quattro cavalli d
este feste volendo così dimostrare che la Dea era tenuta generalmente come femmina da conio. Gli offerenti ricevevano da lei
questo nome ai dragoni e agli altri serpenti alati che essi adoravano come divinità. 162. Agathone. — Uno dei figli di Priam
onori divini sia perchè aveva curata l’educazione del Dio Bacco, sia, come vogliono altri scrittori, pel suo preteso zelo al
so ch’essa racchiude ad appagare il popolo e Pausania ce la riferisce come una tradizione propria degli abitanti di Pessinun
sinunte. 167. Agdiflo. Vedi l’articolo precedente. 168. Agdisto. Vedi come sopra. 169. Agdo. — Pietra di una grandezza strao
mero Iliade. — Libro III trad. di V. Monti). Egli era invulnerabile come Achille, e dopo di lui il più valoroso guerriero
Troja si coprì di gloria battendosi un giorno intero con Ettore. Ecco come Omero racconta questo passo : Di splendid’armi f
note che v’impresse il biondo Dio : E mostrò il novo fior descritto ( come L’altro) il duol di Giacinto, e il costui nome. (
favola non ve n’è alcuna, la cui origine sia così nettamente precisa come questa. L’anno di Roma 364, un uomo del popolo a
sa, conosciuta sotto i nomi di Lecotea e di Matuta. Essa era riverita come una Dea. 235. Alburneo. — Dio riverito su di una
zia ed amore. 287. Aliteo o Aliterio. — Giove fu così soprannominato, come Cerere fu detta Aliteria perchè in tempo di cares
phallos. — Vale a dire incostante : soprannome dato a Marte, il quale come Dio della guerra veniva egualmente invocato dalle
a quale ingannata da Nettuno, partorì Oto ed Efialto. Aloeo li allevò come suoi proprii figliuoli. Vedendo che ogni mese ess
domabile forza fisica osarono di portar la guerra fin nelle nuvole, e come dicemmo, vollero detronizzar Giove, e osarono per
di Olimpia. 306. Alumra vale a dire nutrice. Soprannome dato a Cererc come Dea dell’Agricoltura che fecondando la terra nutr
l suo inno a Venere. Non mortal non divina è la lor sorte ; Ciascuna come dea di ambrosia vive E tardi vede l’ora della mor
coloro che aveano risparmiato le piante nelle quali esse abitavano ; come facevano sentire il peso della loro vendetta a qu
ura. 328. Ambulio. — Soprannome di Giove e di Minerva detta Ambulia : come Castore e Polluce venjan chiamati Ambulii, perchè
i Egiziani, popolo che ritiene tuttavia in gran parte la metempsicosi come un fatto positivo ed indiscutibile, credevano che
’Amicizia deificata dai Romani, ci ripete che essi la rappresentavano come una bella e giovane donna, vestita di ruvida stof
neamente confuso con Bacco. 342. Ammonia. — Soprannome dato a Giunone come moglie di Giove Ammone. 343. Amniasiadi o Amnisid
e, signore, veniva, secondo asseriscono Plutarco e Cicerone, ritenuto come sacro per modo che non si dava che ai semidei, ag
. 375. Anaxandra. — Nome di una eroina, che fu poi adorata in Laconia come una Dea. 376. Anaxarete. — Principessa della stir
a Corinto e dedicato al culto di Castore, vi era una statua di Anasci come figliuoli di quel dio. 378. Anaxiso. — Figlio di
partato ove la lancia si cangiò in lauro. Anfiareo ritenne quel fatto come un cattivo augurio, ed in effetti l’indomani la t
e dal nome di suo padre fu detto Helenus, i cui decreti si ritenevano come altrettanti oracoli. 411. Anfiloco. — Uno dei fig
a cui dette il proprio nome, e nella quale, dopo la morte, fu onorato come un dio. 412. Anfimaco. Fu questo il nome di due f
correva contro la schinozia o malattia della gola. Era anche ritenuta come la dea del silenzio. Tempo e omai ch’Angerona ap
cui mitologia è ricca della più poetica fecondità d’immagini, Cupido, come dio dell’amore, veniva raffigurato come un fanciu
fecondità d’immagini, Cupido, come dio dell’amore, veniva raffigurato come un fanciullo in atto di tormentare una farfalla c
a cui principalmente si addebita la taccia di traditore, designandolo come colui che avesse nascosto nella sua casa Ulisse,
58. Antero. — Veniva venerato sutto questo nome un dio che si adorava come l’opposto di Cupido. Lo si credeva figlio di Vene
nella parola Aorasia (invisibile) adoperata dai pagani ad esprimere, come vedemmo dalle citazioni dei classici, la maniera
al compimento di codesta formola i nuovi ascritti venivan riguarda ti come privi di padre. Da ciò, secondo altri scrittori,
o dell’ Egitto, governò quel popolo con tale dolcezza che fu ritenuto come nn Dio. Veniva adorato sotto la figura di un bue,
amava anche Osiride e Serapide. Gli Egiziani riguardavano il Dio Apis come Osiride stesso. Il bue sotto la cui figura veniva
rofusa una larghissima somma di danaro. L’ Egitto intero era in lutto come se fosse morto lo stesso Osiride, e tutte le citt
inchè fosse comparso il novello successore. Allora la gioia rinasceva come se fosse risorto il morto dio, e la festa durava
ette giorni. Gli Egiziani consultavano l’oracolo di Apis e ritenevano come segno di favorevole risposta quando il bue mangia
ra una delle sette maraviglie del mondo, era consacrato a questo nume come dio delle Arti. Apollo ebbe molte amanti, fra le
anchi. 507. Arabo. — Figlio di Apollo che alcuni scrittori riguardano come inventore della medicina. È questa una credenza a
e la vita. 511. Arbitratore o Arbitro. — Soprannome di Giove ritenuto come arbitro del destino degli uomini. 512. Arbitro. —
itro. — V. Arbitratore. 513. Arbori. — Presso i Pagani erano ritenuti come sacri diversi arbori, perchè venivano in special
scelto fra le più cospicue ed illustri famiglie. L’archigallo vestiva come una donna, con una tonaca ed un mantello che gli
ell’antichità danno questo nome a tutt’i famosi guerrieri ritenendoli come figliuoli di Marte. 530. Areopago. — Famoso tribu
so. — Parola che significa guerriero. Era il soprannome dato a Giove, come si dava quello di Areusa a Minerva. 537. Arfinoe.
eva nella città di Argo. 548. Argifonte. — Soprannome dato a Mercurio come uccisore di Argo. 549. Argilete. — Allor che Evan
e di Pausania, una statua di Mercurio Argoreo, la quale dava responsi come un oracolo. Essa era in marmo, di media grandezza
. 569. Arimane. — Dio adorato dai Persiani. Si crede generalmente che come Plutone fosse il dio delle Tenebre. 570. Arimoman
da Periandro il quale fece poi morire quasi tutt’i persecutori di lui come racconta Erodoto — Virgilio dice : Orpheus in sy
ente. — S’invocava Pallade con questo nome allorchè la si considerava come Dea della guerra. 583. Arna. — V. Arnea. 584. Arn
no con gran pompa. 586. Arpa. — Istrumento musicale e sacro ad Apollo come dio della musica e della poesia. 587. Arpalice. —
a. 587. Arpalice. — Nativa di Argo e figlia di Climeneo. Era ritenuta come la più bella giovanetta della sua città. La tradi
la Tracia, la quale secondo Igino fu fin dalla prima infanzia educata come un uomo al maneggio delle armi e a tutti gli eser
tossi ad Enea suo figlio in sembianza di cacciatrice all’istesso modo come veniva rappresentata la celebre Arpalice inforcan
uti da lei passionatamente amato. Di questa Arpalice si tiene memoria come inventrice di un certo cantico a cui si dava lo s
li uccelli. Essi al dire di Virgilio, avevano volto umano, ma pallido come per famelica rabbia ; le mani armate di formidabi
sotto il nome di Achelope. Presso i Pagani le Arpie erano riguardate come un flagello di cui Giove e Giunone si servivano p
. 590. Arpocrate. — Divinità degli Egiziani presso i quali è ritenuto come figliuolo d’ Osiride e d’ Iside e Dio del silenzi
o, ond’è che la sua statua viene rappresentata con un dito alla bocca come insegnando di tacere. Il simulacro di Arpocrate s
ile il segreto delle lettere. Era consacrato ad Arpocrate il papavero come segno di fecondità, volendo così indicare essere
volendo così indicare essere il silenzio assai spesso fonte di bene ; come pure il persico era l’albero a lui sacro e vi son
la povertà, la quale veniva del paro deificata da essi riguardandola come madre delle invenzioni e delle arti. 596. Artemis
a. …..il pargoletto Unico figlio dell’eroe Troiano, Bambin leggiadro come stella. Il padre Scamandrio lo nomava, il vulgo t
olo che sotto il nome di Ialmeno si distinse poi all’assedio di Troia come uno dei più famosi generali dell’armata Greca. Vi
a. La verità di questa credenza è che presso quei popoli era ritenuta come cosa vergognosa il mostrare la bocca, e che perci
ano così denotati i figli di Astreo e di Eribea. La favola li dipinge come dei Titani che avessero voluto dare la scalata al
ondamenta culta nelle lettere e nel mestiere delle armi fu riguardata come la Divinità che presiede alle une e alle altre. I
ate. — Una delle Divinità del popolo Sirio presso il quale era tenuta come madre della famosa Semiramide. Al dire di Luciano
o avesse cangiato in pino. Presso altri scrittori Ati viene ricordato come un giovane pastore della Frigia del quale Cibele
ll’arte della caccia. Diodoro asserisce che Atteone fosse considerato come un empio per aver dispregiato il culto di Diana f
io a quella Dea. Dopo la morte Atteone fu riconosciuta dagli Orcomeni come un eroe : e gli vennero innalzati dei monumenti.
i Pagani si diceva ab avium ispectione dalla ispezione degli uccelli come aurispizio dall’ispezione degl’intestini. I sacer
ulone. — Figlio di Tlesimene. I Greci lo avevano in molta venerazione come un eroe. 685. Aurigeno. — Soprannome dato a Perse
l mezzo della loro armata un posto d’onore per Aiace loro famoso eroe come se fosse ancora in vita, egli piombò improvvisame
o col potere di prendere diverse forme. Sisifo lo scoprì e lo ingannò come faceva a tutti, ma Autolico restò suo amico perch
lea. 693. Automatia. — Nome sotto il quale veniva adorata la fortuna come dea del caso. 694. Automedone. — Conosciuto più c
una stretta intelligenza con gli Dei, erano presso i Pagani ritenuti come per essere in quello stato d’illimitato potere, a
erano talmente pestilenziali ed infetti, che quel luogo era ritenuto come la bocca dell’inferno. Gli uccelli che passavano
le nel tempio di Samaria. Baal in lingua ebraica vuol dire Signore, e come quel popolo adorava come principale divinità il s
Baal in lingua ebraica vuol dire Signore, e come quel popolo adorava come principale divinità il sole, così è generale opin
e, al dire della Bibbia, era consacrata a Baal-Fegor che è riguardato come il dio Priapo della mitologia Greca e Romana. Più
osse il Priapo degli Arabi. 721. Baal-semen. — I Fenici lo ritenevano come il più grande dei loro Dei. Nella lingua di quei
i Fenicii, adorata particolarmente nella città di Biblo. Era ritenuta come moglie di Saturno da cui non ebbe che delle figli
di Babelle o di Babilonia ; (la quale potevasi in effetti considerare come una intrapresa contro il cielo), abbia dato origi
lla Siria e particolarmente nella città di Damaso, ove veniva adorata come dea della gioventù ; forse perchè generalmente si
lonia. 727. Babiso. — Fratello di Marfiaso. Apollo, volendo trattarlo come il fratello, gli fece grazia alla preghiera di Pa
agli uomini l’agricoltura, piantò per il primo una vigna e fu adorato come Dio del vino. Egli punì severamente Penteo, per e
battè coraggiosamente al fianco di suo padre e fu ritenuto dopo Giove come il più possente degli Dei. Bacco veniva rappresen
ondo le opinioni di alcuni fra i più rinomati scrittori della Favola, come il Vossio, il P. Tomasino e Mons. Huet, emerge da
tavano un quadro, ove erano spiegati quei segni allegorici, ritenendo come risposta dell’oracolo, l’interpetrazione corrispo
. Vi fu anche un altro Batto, che la tradizione mitologica ci ricorda come fondatore della città di Cirene, nella quale, dop
ndatore della città di Cirene, nella quale, dopo la morte, fu adorato come un dio. 752. Baubo. — Detta anche Becubo. Così av
bitatori delle isole Britanniche adoravano sotto questo nome il sole, come loro principale divinità. 759. Belbuc e Zeomeeuc.
ntea punta da questa indifferenza, per vendicarsi lo accusò al marito come aver egli voluto attentare al suo onore. Preto, p
i svegliarono più, poichè la Dea avea loro nel sonno mandata la morte come il sommo dei beni a cui l’uomo possa agognare. Gl
vi si adorava. Presso i primitivi popoli dell’antichità era ritenuto come un enorme sacrilegio il tagliare i boschi sacri :
Βριντη, che significa tuono. Veniva dato codesto soprannome a Giove, come padrone dei fulmini e dei tuoni. 836. Broteo. — F
a. 842. Bucorno. — V. Bicornide. 843. Budea. — Soprannome di Minerva, come Budeo era quello di Giove. 844. Buona-Dea. — Disc
48. Buono-Dio. — Secondo Pausania, questo soprannome si dava a Giove, come Dio benefico e padre degli uomini. 849. Bupale. —
na per gli abitatori di Smirne. Plinio nelle sue opere ne fa menzione come d’un artista di merito eminente, e narra di lui c
lio di Pandione, re d’Atene, al quale venivano offerti dei sacrifizii come ad un Dio. 856. Butrota. — Città dell’Epiro, in c
o tetro e misterioso, nell’isola di Samotracia. Avevano diversi nomi, come  : Osiride, Iside, Ascalafi, ecc. Alcuni scrittori
combattere il mostro, ed avendolo egli ucciso, ne seminò i denti, e, come per incanto, uscirono dalla terra degli uomini ar
l suo nome ed un promontorio della penisola Italiana, dove essa morì, come pure al porto ed alla città che venne poi costrui
dinotare Bacco : sotto quel nome veniva designato Meleagro, ritenuto come un eroe per l’uccisione del mostruoso cignale (V.
uella della eloquenza e della poesia eroica. I poeti la rappresentano come una giovanetta coronata di lauro, adorna di flori
po con una legge che i maestri degli esercizii dovessero essere nudi, come gli atleti, tutte le volte che si fossero celebra
. Camena. — Dea dei Romani. S. Agostino nelle sue opere ce la ricorda come la Dea del canto. 917. Camene. — Soprannome delle
i tutti quel giovanetti che servivano alle cerimonie dei sacrifizii ; come venivano dette Camille le giovanette adebite allo
ri avevano a re un cane e ritenevano le sue carezze o i suoi latrati, come contrassegni della sua benevolenza o della sua co
, in un tempio consagrato a Vulcano, si crescevano dei cani, ritenuti come sacri, i quali lasciavano che coloro che si avvic
tta Canicola altro non fosse se non il cane che Giove dette ad Europa come custode ; altri vogliono che sia la cagna di Erig
iamme. Il Dio Canope dichiarato vincitore, fu da quel giorno ritenuto come il più possente degli Dei. Egli però andò debitor
na città, alla quale, in onore del morto, impose il nome di Canope o, come vogliono alcuni scrittori, di Canobe. 941. Canopi
turbine di schiuma, E flotto incalza fiotto, e par non abbia Mai fin, come se il mare un mar riversi. Schiller — Il Nuotato
Nicostrata, celebre indovina che fu madre di Evandro. Ella fu onorata come una Divinità, e dopo la morte si celebrarono in s
avere i Cartaginesi sostituiti alcuni altri ciulli a quelli destinati come vittime in un sagrificio a lui offerto. Al dire d
e che ve ne furono più di trecento, che si offrirono volontariamente come vittime espiatorie. Si narra ancora che, a soffoc
piedi di un altare, e poscia la trascinò fuori del tempio, ritenendo come oltraggi le sventure ch’ella gli predisse. Dopo l
ch’ella gli predisse. Dopo la presa ed il sacco di Troja, essa toccò come preda di bottino ad Agamennone, al quale predisse
edisse che sua moglie Clitennestra lo avrebbe assassinato ; ma il re, come tutti gli altri, non pose mente alla predizione,
solazione quelle contrade. Il re allora consultò l’oracolo per sapere come placare lo sdegno dei numi, e ne ebbe in risposta
danni nell’ Arcipelago ; perlochè, dopo la morte, furono considerati come divinità favorevoli ai nocchieri. La tradizione f
ligiosa, certo potere di buon augurio. Castore e Polluce erano citati come l’ideale dell’amore fraterno ; dappoichè vissero
erno ; dappoichè vissero sempre insieme, e la tradizione ci ammaestra come , avendo Giove conceduta l’immortalità a Polluce,
detta d’uno degli oltraggiati sposi. A cagione della immortalità che, come dicemmo, Polluce divise con Castore, i Romani rin
o nel maneggio di quelli e nella corsa ; e Polluce veniva considerato come il nume protettore degli atleti, per aver molte v
. Catilo. — Figlio d’ Alcmeone. La tradizione mitologica ce lo addita come edificatore della città di Tibur, in Italia. 1001
14. Cavallo. — Questo animale era particolarmente consagrato a Marte, come Dio della guerra. Presso gli antichi era ritenuta
della guerra. Presso gli antichi era ritenuta la vista di un cavallo come un presagio di guerra. Enea appena ebbe posto il
a appena ebbe posto il piede in Italia con suo padre Anchise, ritenne come presagio di battaglie future la vista di quattro
oli a cui era concesso di attaccarli ad un carro, ritenuto egualmente come sacro. Finalmente, si osservavano con grande atte
della caduta di Troja, e considera quello istrumento di distruzione, come la base unica e principale alla tradizione del ca
iuochi pubblici, egli esortò i cittadini a fondare un’altra città. Ma come essi non fecero attenzione alle sue parole, non c
fiamme senza esserne punto offeso, ciò che lo fece ritenere da tutti come figlio di Vulcano. 1023. Cecopro. — Ricchissimo e
opea. — Più comunemente Cecropiana, era uno dei soprannomi di Minerva come protettrice di Atene, città fondata da Cecrope. 1
ος guadagno e περαω io cerco, io assaggio. Soprannome dato a Mercurio come dio del traffico. Similmente si dava a Mercurio l
uri. — Popoli di una contrada della Tessaglia. La favola ce li addita come mostri metà uomini e metà cavalli. Essi erano sem
ulle spalle Il blondissimo crin le si diffuse, E un siffatto splendor come di folgore Lampeggiò per la casa e quindi uscio.
tardi. 1069. Cesare (Glulio). — Per ordine d’Augusto fu riconosciuto come un Dio dopo la morte, e onorato come tale essendo
ordine d’Augusto fu riconosciuto come un Dio dopo la morte, e onorato come tale essendosi detto che Venere apparve nel Senat
cielo e della terra, e moglie di Saturno. Essa aveva molti altri nomi come Vesta, Rea, Madre degli Dei, Buona Dea ecc : La t
Cicala. — Questo insetto era consacrato ad Apollo e veniva riguardato come il simbolo dei cattivi poeti, così come il cigno
ad Apollo e veniva riguardato come il simbolo dei cattivi poeti, così come il cigno era quello dei buoni. 1095. Cleinnia. — 
orte di Esculapio suo figlio, fulminato da Giove, distrusse i ciclopi come coloro che avevan fuso i fulmini. I principali fr
A. Caro. 1098. Cicno. — V. Cigno. 1099. Cicogna. — Uccello ritenuto come simbolo della pieta, perchè essa al dire dei natu
1103. Cielo o Celo. — Figlio dell’aria e della terra. Egli è ritenuto come il più antico degli Dei. Fu detronizzato da suo f
gnò in sua vece. 1104. Cigno o Cieno. — Uccello consagrato ad Apollo, come Dio della musica ; ed a Venere, a causa della sua
parole latine cinxi, Cingo e cunctum cingere ; soprannome di Giunone come la Dea, a cui la tradizione mitologica, attribuiv
iranno di Corinto, e suoi discendenti. 1136. Cipresso. — Era ritenuto come il simbolo della tristezza, o perchè tagliato una
rami senza foglie hanno un aspetto lugubre. Si piantava d’ordinario, come oggidi, vicino alle tombe. Era consacra’o a Pluto
’ordinario, come oggidi, vicino alle tombe. Era consacra’o a Plutone, come Dio dei morti. 1137. Ciprigna. — Soprannome dato
coperta di boschi. 1157. Civetta. — Quest’uccello per essere ritenuto come simbolo della vigilanza veniva consacrato a Miner
za veniva consacrato a Minerva. Al dire di Eliano i Pagani ritenevano come pessimo augurio l’incontro di una civetta. 1158.
Grecia. 1159. Cladea. — Fiume dell’Elide che veniva adorato dai greci come una divinità. 1160. Cladeo. — Uno degli eroi dell
dente — e di Giano. A quest’ultimo si dava l’epiteto di porta-chiavi, come custode del tempio che si apriva in tempo di guer
a da certe parole, che dette in alcuni dati rincontri, erano ritenute come fausto o come funesto augurio. 1170. Clemenza. — 
ole, che dette in alcuni dati rincontri, erano ritenute come fausto o come funesto augurio. 1170. Clemenza. — Di questa virt
dal greco Κλδα che significa erba verde, e conviene perciò a Cerere, come dea dell’agricoltura. 1197. Clone. — Soprannome c
e l’impero sui fiori, ciò che la fece adorare sotto il nome di Flora, come una dea. 1201. Closio. — Soprannome di Giano : si
lo perseguitava. Cocalo soddisfatto d’aver presso di sè un uomo, che come Dedalo si era reso celebre pel suo ingegno, lo di
iani avevano un culto particolare per questo animale, e lo ritenevano come sacro. Gli abitatori del lago Meris e i popoli di
Ombiti, che era il popolo più superstizioso dell’Egitto, era ritenuto come un segno della benevolenza del cielo, quando un c
he Tifone, il quale nella tradizione mitologica egiziana era ritenuto come l’uccisore d’Osiride, si fosse cangiato in coccod
dire di Plutarco questo rettile per essere senza lingua era ritenuto come il simbolo della divinità. Presso gli Egizii che
i vecchi coccodrilli avessero la virtù d’indovinare ; ed era ritenuto come felice presagio se questi animali avessero mangia
giato nelle mani stesse del porgitore, mentre per contrario si teneva come pessimo presagio, se avessero ricusato di cibarsi
ei giorni dell’anno. Gli Egizii, adoratori de’coccodrilli, ritenevano come cosa certa che durante i primi sette giorni della
a di Dodona, nella quale dette ad una quercia il potere di rispondere come un oracolo ; mentre l’altra passò il mare e si ar
e. Celebravano le loro feste suonando il tamburo, saltando e correndo come uomini colpiti da follia. 1253. Coribante. — Seco
te. Vi fu un altro Corito di cui la tradizione mitologica fa menzione come figlio di Paride e di Enone. Gelosa Enone del fam
teo. Finalmente fuvvi un’altra Coronide, di cui fa menzione Pausania, come di una dea adorata in Sicione, ove non avendo un
venire. Prima del fatto di Coronide (V. Coronide) il corvo era bianco come il cigno : ma poi fu cangiato in nero. 1271. Cosc
mente adorata nella Tracia. I misteri di questa dea erano considerati come i più infami. Al dire di Giovenale, le turpi libi
o. 1290. Cretesi. — Ninfe dell’isola di Creta : si davano comunemente come le seguaci di Venere, per essere questa dea parti
io dei Fenici, creduto generalmente il Vulcano dei Greci. Si riteneva come l’inventore dell’amo per pescare. Dopo la sua mor
la loro vita. Appena la figlia di Crinifo toccò l’età in cui doveva, come le altre, essere esposta alla voracità del rettil
inata dal nome del padre. Dopo la caduta di Tebe, nella Cilicia, essa come preda’di guerra, spettò in sorte ad Agamennone, i
319. Cronie. — Feste in onore di Saturno che i greci veneravano anche come il Tempo. 1320. Cronio. — Fu il nome di uno dei c
ntauri. 1321. Crono. — Soprannome che veniva dato a Saturno, ritenuto come dio del tempo. 1322. Crotopiadi. — Nome collettiv
erano i piaceri, il riso, i giuochi ed i vezzi, tutti rappresentati, come lui, sotto la figura di fanciulli alati. 1332. Cu
gone. — Uno degli idoli dei Filistei, presso cui veniva rappresentato come un tritone : aveva due tempii, uno nella città di
. Damatera. — Presso i Greci era questo uno dei soprannomi di Cerere, come era detto Damastio il decimo mese del loro anno.
mitologica ricorda che i Geti e i Traci lo venerarono particolarmente come una divinità. 1359. Dardalo. — Figlio di Giove e
o che i suoi gridi fossero intesi da Saturno, che lo avrebbe divorato come gli altri suoi figli. 1364. Dattlomancia. — Speci
n falcone. 1373. Dedalo. — Nipote di Ereteo, re d’Atene. Era ritenuto come il più abile artefice greco e famoso scultore ed
a di legno, perciò l’Alighieri dice falsa vacca ». Minosse ritenendo, come forse era, che la vacca di legno nella quale si f
a fa sovente menzione di varie dee che si sono accoppiate ai mortali, come per esempio Venere, che sposò Anchise, Teti, che
icolari. V. to studio preliminare sulla Mitologia. Giove era ritenuto come il più potente di tutti gli dei, sebbene il suo i
na, Vulcano e Bacco. Dei della terra. Erano : Cibelle, vanerata come madre degli dei, Vesta, dea del fuoco, gli dei La
madre degli dei, Vesta, dea del fuoco, gli dei Lari o Penati, Priapo, come dio dei giardini, i Fauni, le Ninfe e le Muse.
ssificazioni di divinità vi erano ancora altre denominazioni generali come dei Cabiri, dei Sopramondani, dei Materiali ed Im
Siculo afferma che gli dei principali della mitologia greca e romana come Giove, Saturno, Apollo, Bacco ecc : non fossero c
ci ripete che gli Egizii ed i Fenici, che sono i popoli riconosciuti come i più antichi del mondo, ne avessero dato il prim
l’apoteosi di quegli illustri o cari defunti, che poi furono venerati come altrettanti esseri soprannaturali. I primi ad ess
soprannaturali. I primi ad essere deificati furono gli antichi re, e come prima di Urano e di Saturno, la profonda oscurità
anità sui loro contemporanei, così Urano e Saturno furono considerati come le più antiche divinità deI paganesimo. Dopo la D
guillara. Appena Ercole si fu rivestito del fatale tessuto, si sentì come bruciare da un fuoco divoratore, e nel suo deliri
spazio in cui sorgeva quella città, era ritenuto, presso gli antichi, come il punto medio della superficie terrestre. La fav
, avvicinandosi ad una caverna, gittavano un forte grido e fuggivano, come colpite da terrore. Attratto dalla curiosità, si
dai vapori che esalvano da quell’antro, si dette a predir l’avvenire, come invaso da profetico furore. Ben presto la fama di
e senonchè una delle tante astuzie dei sacerdoti, che facevano allora come han fatto in ogni età, osceno mercato della divin
erdoti fu immediatamen teeseguito e i libri sibillini furono ritenuti come sacri, e dati in custodia ai più cospicui ed illu
ta. È questa una credenza perfettamente simile, e identica del tutto, come si vede, all’angelo custode della religione crist
Le parti di più nervo e di più lena, Diventar nervi ed ossa, e non so come , Prese ogni sasso qnel divino aspetto Ch’à il sen
i sasso qnel divino aspetto Ch’à il senso esteriore e l’intelletto. E come dagli dei lor fu concesso, I sassi che dall’uom f
na che le veniva dal senso compreso in questo vocabolo, poichè Diana, come dea della caccia, era soggetta a smarrirsi o a de
la Luna nel cielo ; Diana sopra la terra. Veniva comunemente venerata come dea della castità ; e questa virtù era in lei cos
Il famoso tempio di Efeso tutto sfolgorante d’oro e che era ritenuto come una delle sette meraviglie del mondo, e come il p
d’oro e che era ritenuto come una delle sette meraviglie del mondo, e come il più superbo monumento di simil genere, che fos
olar protezione di Diana cacciatrice, questi animali erano riguardati come sacri. 1433. Diasie. — Feste in onore di Giove pr
idima — V. Didima —  ; e secondo altri perchè questo Dio era ritenuto come autore del giorno e della luna. 1444. Didone. — F
fame ; e sotto specie di venire a visitare la sirocchia e’l cognato, come ladro e traditore e parricida entrò nel regno dì
II — Scena ultima. Dopo la sua morte Didone fu onorata in Cartagine come una dea e riconosciuta come la fondatrice dello i
sua morte Didone fu onorata in Cartagine come una dea e riconosciuta come la fondatrice dello impero cartaginese. L’episodi
che gli Ateniesi celebravano in onore di Giove Polieno, riguardandolo come il nume tutolare della propria città. 1448. Diluv
morte furono resi gli onori divini. 1456. Dicclesìo. — Eroe venerato come un dio dai Megaresi, i quali in suo onore celebra
talvolta a questa dea, il soprannome di Dionea. Anche Giu lio Cesare, come discendente di Venere, veniva detto Dioneo. 1460.
a uno dei soprannomi di Plutone, al quale si dava perchè era ritenuto come il dio delle ricchezze ; in greco la parola Dite
ola Dite significa ricco. Per Dite s’intendeva pure talvolta il Sole, come la sorgente di tutte le ricchezze. Gli antichi ab
ichi abitatori della Gallia, davano il soprannome di Dite alla terra, come madre feconda di tutti i beni e si credevano disc
pace che seguì il famoso ratto delle Sabine. Questo nume era ritenuto come il dio della buona fede, ed è perciò che presso g
lla sposa nella casa del marito. Si dava questo soprannome a Giunone, come protettrice delle spose. 1497. Domizio o Domicie.
e gli abitanti di Scio, dopo la morte di Drimaco, lo avessero adorato come un dio. È questa però una opinione poco generaliz
tto la loro dipendenza molti altri sacerdoti e ministri di religione, come i Vati, gli Eubagi, i Bardi, i Sarronidi ec. Èssi
ersale venerazione. 1516. Due. — I Romani consideravano questo numero come di cattivo augurio, e perciò dedicato a Plutone a
si dava anche comunemente il nome di Iano a questa divinità, ritenuta come simbolo del mondo che gira sempre. Secondo il cit
ente esperta negli esercizii del corpo. Comunemente veniva riguardata come sorella della dea Ope, divinità favorevole ai cac
vio, Ecate avea tre facce e tre nomi differenti : si chiamava Lucina, come proteggitrice della nascita dei bambini ; si dice
ucina, come proteggitrice della nascita dei bambini ; si dicea Diana, come dea che presiedeva alla buona salute ; e finalmen
dea che presiedeva alla buona salute ; e finalmente era detta Ecate, come la dea che presiedeva alla morte. Esiodo, nelle s
a morte. Esiodo, nelle sue cronache dell’antichità, ci presenta Ecate come una dea terribile che ba nelle sue mani il destin
i, ai sogni ec. Al dire del citato scrittore, Ecate veniva riguardata come madre di Medea e di Circe, come dea che presiedev
to scrittore, Ecate veniva riguardata come madre di Medea e di Circe, come dea che presiedeva alle magiche operazioni e agli
che lo conturbavano, facesse in Sicilia innalzare un tempio a Ecate, come dea delle visioni notturne. 1532. Ecatesie. — Cos
ganti Cotide, Gige, e Briareo, che la tradizione favolosa ci presenta come centimani. 1537. Ecatonfonie. — Presso i Messeni
faceva al suo amante Endimione, nelle montagne della Caria. Per altro come gli amori della dea non ebbero lunga durata, biso
le grida richiamatrici delle streghe. Anche oggi abbiamo dei luoghi, come nel regno di Tunchino e nella Persia, secondo che
decenne assedio di Troja. Caduta questa città, Ecuba toccò ad Ulisse come parte del bottino di guerra ; ma essa non potè vi
in su la riva Del mar si fu la dolorosa accorta, Forsennata latrò si come cane. Tanto il dolor le fe la mente torta. Dante
lo prese e lo portò a Polibio, re di Corinto, il quale ne prese cura come di un suo proprio figliuolo, e lo chiamò Edipo, p
dopo aver decifrato l’enigma che la Sfinge proponeva ai viandanti, e come Giocasta, la vedova regina di Tebe, era il premio
ingiunzioni materne e la notte, Edo, invece di trucidare suo nipote, come credeva, uccise il proprio figliuolo. Riconosciut
edeva alla nutrizione dei bambini. Educa aveva diverse denominazioni come  : Edulia, Edusi, e Edusa : di questi nomi il più
segno e diresse per lungo tempo i lavori d’impianto, non potè vedere, come molti altri architetti che gli successero, neanch
oichè in quel turno di tempo la sorte cadde sopra Teseo, designandolo come una delle vittime che ogni anno, per patto della
vevano essere esposte alla ferocia del mostro di Creta, e Teseo dovè, come gli altri, sottostare alla comune fatalità. Egeo
veniva così soprannominato perchè aveva le gambe e i piedi di capra, come quasi tutte le divinità campestri e boscherecce.
ella del famoso Maccaone. V. Macaone. 1596. Egnatia. — Ninfa riverita come una dea nella Puglia in cui gli abitanti credevan
cero osservare che non era conveniente farli morire in un luogo sacro come quello, e allora Giove cangio quegli sconsigliati
loponnese chiamata Elts. 1615. Elefante. — Si riteneva questo animale come simbolo dell’eternità, a cagione della lunghissim
più generalmente ripetuti dagli scrittori più rinomati, sono ritenuti come veri e positivi. Elena fu figlia di Leda e del re
iani e riconciliatosi di buon grado con l’adultera sposa, la condusse come in trionfo a Sparta, dove ella restò fino alla mo
in moglie Andromaca vedova di Ettore, che a lui era toccata in sorte come preda del bottino di guerra nella presa di Troja.
sorte di lei, lunge dall’ abusare dei diritti del matrimonio la servì come uno schiavo fedele, fino al giorno in che Oreste
trovavano l’indomani risanati del tutto. Era inoltre Emitea ritenuta come protettrice dei parti ond’è che le donne incinta
1667. Empoleo. — Soprannome di Mercurio che veniva con esso riverito come protettore dei mercanti. 1668. Empusa. — Fantasma
ensa fronte Etna sublime, Di fornaci e d’incudi Etna tonante ; Quindi come il dolor dal petto esprime, E mutar tenta il fian
to sotto l’Etna, fu il Titano Tifeo ; e questa è la credenza seguita, come vedemmo più sopra dal nostro V. Monti. Seguendo l
stati investendo del supremo potere Andremone suo genero, e si ritirò come semplice privato presso Diomede, ove rese all’avo
io della guerra, con questo nome. 1679. Enia. — Soprannome di Bellona come madre di Enialio. V. l’articolo precedente. 1680.
no. 1687. Ennomo. — Così aveva nome uno degli Auguri che era ritenuto come uno dei più sapienti dell’Asia. La tradizione rip
appunto specchio. 1695. Enorigeo. — Soprannome che si dava a Nettuno come personificazione del mare deificato. Presso gli a
lunghe e pendenti fino alle ginocchia, delle quali essi si servivano come di letto. 1697. Enotro. — Così ebbe nome il più g
osa. E fertil terra, da gli Enotrii colta. Prima Enotria nomossi. or. come è fama, Preso d’Italo il nome, Italia è detta. V
sospesa ad un albero, i Rodiani le inalzarono un tempio e l’adorarono come una divinità, alla quale dettero il nome di Entit
rra eminentemente vulcanica, è ritenuta dai cronisti della mitologia, come quella in cui Vulcano, dio del fuoco, avesse post
. 1713. Epeuso. — Altro figliuolo di Endimione. La cronaca lo ricorda come un abilissimo operajo, e ripete ch’egli si rese c
, sotto la denominazione di Epidelio quasi a dinotare vemito da Delo, come suona in greco quella parola. 1726. Epidemie. — G
di Mileto ; celebravano in onore di Apollo, una festa, così chiamata, come quelli di Argo, ne celebravano in onore di Giunon
pidoti. — Dei che avevano un tempio in Epidauro, e che erano ritenuti come protettori della crescenza dei bambini. Giove ste
come protettori della crescenza dei bambini. Giove stesso considerato come il supremo datore di ogni bene, veniva adorato pa
eche υπί sopra e γη terra. Si dava questo nome alle ninfe della terra come si chiamavano Uranie quelle del cielo. 1731. Epig
o la fama se ne sparse per tutta la grecia, i cui abitanti lo tennero come un favorito degli dei, e lo interrogarono come un
ui abitanti lo tennero come un favorito degli dei, e lo interrogarono come un oracolo. Essendo, in quel torno di tempo, scop
o a tutti i greci, col rapimento di Elena, travestitasi da uomo, andò come semplice soldato, all’assedio di Troja. Essendo s
a che questa dea aveva nel tempio di Delfo, per indicare che essa che come dea degli amori presiedeva ai nascimento, presied
asportate in Roma. Pero il popolo si oppose a quest’atto che riteneva come un sacrilegio e Quinto fu obbligato di far riport
enir dato a Giunone un tal soprannome, venendo ella stessa riguardata come l’aria deificata. Il certo si è che in Grecia il
a sua strada montato su di un cavallo. Essi, allora, ritennero Ossilo come inviato dai numi e lo scelsero a loro capo e sott
ira Monti — La Musogonia — Canto 1762. Erceo. — Soprannome di Giove come protettore delle città e delle case. Assai di sov
i di sovente viene identificata con l’eroe greco, la si può relegare, come Som, nel numero di quelle locali e particolari di
na indole di colono ; e nè si palesa costantemente, nel mito Omerico, come essenzialmente pedestre. Lunge dal riunire una nu
a menzione di due Ercoli, uno egiziano e l’altro fenicio, costituendo come tipo del secondo l’Ercole greco. A questo proposi
creazione del mito. La tradizione favolosa ci presenta l’Ercole greco come figlio di Giove e di Alemena (Vedi Alemena) la qu
penti strangolati, predice le gloriose gesta dell’eroico fanciullo, e come , dopo la morte, egli verrà annoverato fra gli dei
quale, sebbene si accorgesse di non essere suo padre, pure lo accettò come figlio, e gli insegnò l’arte di condurre i destri
suo posto che dietro un assoluto comando di Giove, per la qual cosa, ( come vedremo in prosieguo) Mercurio lo avesse venduto
a subordinazione, alla costante inimicizia di Giunone. Altri rapporta come , volendo espiare l’uccisione dei suoi figli, egli
i particolari. L’Ercole essenzialmente greco, è armato di armi greche come il casco, le frecce, lo scudo, la lancia e finalm
e poscia gli rese la libertà. Diodoro dice che Ercole se ne servisse come cavalcatura e che montato su di esso traversò a n
sposare Megara a Iolase, ritenendo la sua primitiva unione con quella come disapprovata dagli dei. Seguendo la opinione di a
se che Ercole guarirebbe dalla sua malattia, allorchè sarebbe venduto come uno scbiavo, ed avrebbe dato il prezzo di quella
i un suo diletto amico così chiamato, e che la tradizione ci presenta come figlio di Giasone. Gli Argonauti scelsero Ercole
di Ercole. Diodoro dice che insieme ad Ificlo, fossero stati inviati come parlamentarî, e che gettati in una prigione, essi
urse la fiamma, per le membra un largo Sudor gli si diffuse, e tutta, come Con glutine tenace, alla persona Gli si affessa l
entò invano di strapparsi di dosso il fatale tessuto, il quale si era come incollato sulle sue carni, per modo che ad ogni s
mezzo a replicati scrosci di fulmine, per comando dl Giove stesso. E come la sua invitta e nobite alma Scarca sarà dal suo
città. I giuramenti che si facevano sull’ Ara Maxima erano riguardati come doppiamente sacri. La festa principale di Ercole,
le cose dello stato. 1772. Ergana. — Soprannome di Minerva riguardata come imventrice di varie arti e mestieri. Da ciò veniv
. — Moglie di Astreo. Presso i cronisti della favola viene riguardata come madre degli astri, forse a causa del nome di suo
hiamò Ericia la contrada di cui era sovrano. La favola ce lo presenta come figlio di Buta e di Venere, e atleta famoso nel c
La dea sua madre accorgendosi che Erittonio aveva la parte inferiore come quella di un serpe, lo chiuse appena nato in un c
nei templi, si sono ritrovate delle statue di Ermione, rappresentato come un guerriero coperto di ferro con la lancia e lo
veduto. Per simile credenza Ermotimo fu, durante la vita, riguardato come un essere soprannaturale e caro agli dei ; e dopo
e di quei popoli. Romolo, colpito dalla bellezza di lei, la prescelse come sua sposa e n’ebbe un figlio che poi fu chiamato
razione. Il periodo di tempo che durava questa cerimonia era ritenuto come festivo ; il carro veniva accolto da per ogni dov
lo esiliò dall’olimpo e lo condannò a custodire gli armenti di Admeto come semplice pastore. Ovidio nelle sue metamorfosi ra
a del Sole. Dopo la sua morte Esculapio fu da tutta la Grecia adorato come un Dio, e non fu città, horgo o villaggio di ques
ato in Roma in occasione di una peste. Questo Dio ha molti soprannomi come Arcagele fondatore di Città, Aglaope, raggiante,
Oriente si osserva il serpente quale attributo delle divinità adorate come dei della medicina. Da ciò si potrebbe arguire ch
inità avessero avuto una comune origine ; e che il cuito del serpente come emblema di sanità è un resto del feticismo egizia
iamo nelle sacre pitture un serpente uscire dal calice di S. Giovanni come simbolo dell’igiene. Esculapio veniva rappresenta
mente un cane, e talvolta la figura del giovanetto Telesforo ritennto come simbolo della guarigione. Esistono molte statue e
fratello Pelia, detronizzato e costretto a vivere nella stessa città come un semplice particolare. Esone fu padre del famos
i, del Destino ec. ec. Forse le Esperidi furono generalmente ritenute come figlie della Notte, perchè abitavano all’estremit
erale a tutti gli dei, el in particolare a Giove, il quale è ritenuto come Espiatore delle colpedegli uomini. 1838. Espiazio
o, che avesse espiato una qualche uccisione in modo ben più semplice, come per esempio, il lavarsi nell’acqua corrente. Così
ella cerimonia della lustrazione, l’esercito da purgarsi non passava, come ogni altro individuo reo d’omicidio, sotto il gio
e ed un’altra, periodo mai minore di cinque anni, ossia di un lustro, come gli antichi chiamavano un elasso di tempo che com
ie Far queste dive, il cui terren dapprima Col piè premesti Edipo E come far ? mel dite Coro Pria l’onda sacra di perenn
Oltre a queste avevano gli antichi molte altri cerimonie espiatorie, come quelle che si facevano in occasione di viaggi, di
di nozze e di funerali. Tutto ciò che si credeva di cattivo augurio, come l’incontro di un corvo o di una lepre, una tempes
da esso nascesse il giorno e la notte. La storia greca ci ammaestra, come il famoso stretto delle Termopili era posto su qu
le cerimonie del loro culto. Per questa ragione, egli era riguardato come padre delle Grazie ; le quali anche perciò erano
pecie di vittime, le quali se venivano divorate dal fuoco si riteneva come presagio di lieto augurio ; se erano rigettate la
io di lieto augurio ; se erano rigettate la predizione era riguardata come malaugurata e funesta. 1857. Etolo — Così ebbe no
nome collettivo di Anaci. La tradizione favolosa ci presenta Eubuleo come figlio di Giove e di Proserpina, e nativo di Aten
ilota Tifi ebbe l’incarico di timoniere. La tradizione ce lo presenta come figlio di Nettuno. 1873. Eufiro. — Uno dei sette
Eufrona alla dea della notte, riguardata, secondo l’antico proverbio, come la madre dei consigli. 1877. Eufrosina. — Nome pa
meto. Fu uno dei capi greci che assediarono Troja. Omero ce lo addita come possessore delle due più belle cavalle dell’eserc
I. Trad. di V. Monti. 1880. Eumene. — Gli abitanti di Scio onoravano come una divinità l’eroe Drimaco a cui davano la denom
sventurato giovine. Da questo fatto furon dette Eumenidi le furie, o come dicemmo benefattrici ; e nella città di Atene fu
irremisibilmente punita di morte. 1892. Eunuco. — I pagani ritenevano come un pessimo presagio l’incontro di un eunuco nell’
mbe le non possenti palme : e tosto Ciò detto, gli spari dagli occhi, come Misto col vento fugge in aria ’l fumo Lieve, nè l
rappresentava seduta su di una pelle d’avvoltoio e mostrando i denti come un affamato. 1904. Euripile. — Figlio di Evemone.
aca che quando Troja cadde in potere dei greci, ad Euripile toccasse, come bottino di guerra, una cassa nella quale era rinc
ume nel gettarsi in quelle dell’ altro detto Peneo rimanevano a galla come avviene comunemente dell’ olio, e ciòperchè, al d
origeni, i quali senza nominarlo re gli ubbidirono sempre ritenendolo come un uomo caro agli dei. Narra la cronaca che Evand
divina dell’oreo, e seppe le gloriose azioni da lui compiute, l’onorò come una divinità. A tale uopo fece innalzare un altar
ali ; e che avesse edificato, sul monte Palatino, un tempio a Cerere, come dea dell’agricoltura. Virgilio, nella sua Eneide,
mi, disse : O Apollo Pizio, per tuo conforto seguitando la tua deità, come mia scorta, vo’io ora a distruggere la città Veie
tempi più remoti dell’ antichità. Gli autori profani ritengono Orfeo come l’inventore di questa cerimonia, che aveva un ord
e solenne. Ai tempi di Omero l’evocazione dei morti non era ritenuta come colpevole ed odiosa e vi era non piccolo numero d
nisti dell’antichità, concordano nel considerare questo Fovio o Fabio come lo stipite dell’illustre famiglia dei Fabii in Ro
tiplici deità del paganesimo. La tradizione mitologica ce la presenta come figlia della terra, e sorella dei giganti Encelad
i fanatico era preso in mala parte ritenendosi in generale i fanatici come gente superstiziosa e cattiva. 1940. Faneo. — Dal
e di quel fatto. Peraltro Faone non fu con tutte le donne insensibile come lo fu con la disgraziata poetessa ; imperocchè la
iù accreditati concordano sulla opinione che fra i greci si ritenesse come certa ed immutabile la credenza che la caduta di
ombattenti nelle file degli Achei. Questa prima fatalità, inevitabile come tutte le altre, nasceva da una antica tradizione
stino, si dava questo nome particolare ad una indovina chiamata Fauna come quella che annunziava i decreti del destino, e pr
tti e movimenti sconci. In varie cronache dell’ antichità, è ritenuta come antichissima la esistenza di questi Faviani la cu
ammischiate di molte finzioni. Queste favole sono in gran maggioranza come quelle che hanno per sobbietto principale gli dei
— Dalla voce latina Favor che in quella lingua è di genere mascolino, come nella italiana, i pagani avevano fatto di questo,
pre accompagnato dall’invidia, dal fasto, dagli onori e dalla voluttà come madre dei delitti. Veniva raffigurato cieco e con
Tutto ciò che egli diceva al suo svegliarsi era ritenuto dai pagani come rivelazione dei voleri del dio Fauno. Presso i ro
i dei celebri piloti, e che perciò mostravano di poco curarsi di lui, come dio del mare ; onde egli avrebbe fatto perire fra
veggo. Qual dubbio v’ha ? Dai vaticinj antichi Del padre, che dicca, come sdegnato Nettun fosse con noi, perchè securo Rico
edi Ilaria. 1965. Febea o Febe — Allorquando Diana veniva considerata come la Luna le si dava codesta particolare denominazi
derata come la Luna le si dava codesta particolare denominazione, sia come sorella di Apollo o Febo ; sia per voler intender
nche Febe. 1966. Febo — I greci davano codesta appellazione ad Apollo come dio della Luce e forse per alludere anche al calo
atina che significa purificazione. 1968. Februa o Februata — Giunone, come dea della purificazione, veniva onorata in Roma,
ruus, in lingua etrusca significa che sta nell’inferno, la qual cosa, come si vede, si addice perfettamente a Plutone. 1971.
spicue e nobili famiglie di Roma. Le persone dei feciali erano tenute come sacre, ed essi componevano un collegio tenuti in
e di lana. Sulle antiche medaglie si trova la fecondità rappresentata come una donna appariscente per florida bellezza, col
Presso i romani un giuramento fatto per la dea Fedeltà, era ritenuto come il più sacro ed inviolabile. Numa fu il primo a c
ale sorgeva vicino a quello di Giove. La Fedeltà veniva rappresentata come una giovanetia coronata di foglie d’ulivo, con un
delle loro divinità, adorandolo sotto la figura di un uccello grande come un’aquila, con le piume del collo dorate e le alt
ltre colore della porpora bianche e verdi, e cogli occhi scintillanti come due stelle. Gli Egizi ritenevano per fermo, che q
o, imperatore romano, del quale, al dire di Dione Cassio, fu ritenuta come presagio di prossima morte questa apparizione del
ioverà grandemente far notare che molti padri della chiesa cristiana, come S. Tertulliano, S. Ambrogio, S. Cirillo, S. Epifa
ttere, si dava comunemente presso i romani un tal soprannome a Giove, come vincitore dei loro nemici che aveva abbattuti col
erremo nell’articolo seguente menzione delle così dette Ferie latine, come quelle che hanno un carattere particolare nelle c
he codeste Ferie fossero istituite da Tarquinio per solennizzare Roma come capitale del Lazio. I magistrati delle principali
coprirsi istantaneamente di foglie. Ritenendosi allora quel prodigio come manifestazione della volontà della dea, di rimane
ltima delle quattro età nota te dai poeti e dai cronisti della favola come i quattro staccati periodi del tempo primitivo. V
sse proibito ai primitivi abitanti della terra che servirono del vino come bevanda, di far uso di altri bastoni fuorchè di q
a per nome Climene. Le cronache della favola ne fanno tutte menzione, come di colui che si rese celebre per la sua famosa ca
na contesa con Epafo, questi lo insultò, dicendogli che egli non era, come se ne dava vanto, figliuolo del Sole. Fetonte pun
a sedersi, e trova l’infelice Le giunture indurate e le ginocchia, Nè come prima più seder le lice. Ovidio — Metamorfosi — 
tiranno Pisistrato, volendo che gli ateniesi lo avessero riconosciuto come loro re, avessero rivestito la bella Fia degli st
alcuni scrittori, che il dio Fidio altro non fosse Giove, considerato come vendicatore dei falsi giuramenti : altri vogliono
dal dorso della sua cavalla, al principio della corsa. Però l’animale come se fosse stato sempre guidato, compi tutto il gir
o sorpassato gli altri corridori, andò a fermarsi innanzi ai giudici, come avesse avuto coscienza d’aver guadagnato il premi
fu figliuolo della povertà etc. etc. Furono in secondo luogo ritenuti come figliuoli degli dei, coloro che si illustrarono n
oro che si illustrarono nelle arti stesse, esercitate da qualche nume come Orfeo, Lino ed altri moltissimi. Tutti coloro che
riose azioni, o fatti memorandi compiuti sul mare, furono rig uardati come figliuoli di Nettuno ; quelli che si illustrarono
uerra per invitto coraggio, e intrepidezza di valore, furono ritenuti come figliuoli di Marte. Nè a ciò si arrestava la sbri
azione delle religiose credenze dei pagani, imperocchè erano ritenuti come figliuoli della terra tutti coloro la cui origine
che dettero la scalata al cielo, i mostri etc. Sarà facile intendere come il tenebroso potere sacerdotale, che in tutte le
ione, si fosse largamente avvalso di queste credenze, facendo passare come figliuoli degli dei, tutti quei fanciulli che la
vinità subornavano nei templi e perfino sui gradi ni degli altari. E, come ci ammaestra la storia, si vide sovente in quelle
ficati per mezzo dell’apoteosi, dopo la morte, erano ritenuti sempre, come altrettanti figliuoli degli dei. 2002. Figliuoli.
he significa amare, si dava dai pagani codesta denominazione a Venere come madre dell’ amore. 2004. Filace. — Ossia custode 
essi furono allattati da una capra, la quale essendo per ciò ritenuta come sacra, ebbe una statua nel tempio di Delfo. 2006.
rono due altari presso il sepolcro dei fratelli Fileni e li onorarono come dei. 2011. Filira. — Figlia dell’Oceano. La tradi
regina, in una data stagione dell’anno, avevano le foglie inumidite, come se fossero bagnate e che quell’umore altro non er
lomena lo seguì in Tracia onde vivere presso la diletta Progne. Però, come dicemmo, Pandione acconsenti con molta repugnanza
oraggio di presentarsi, ed a cui affettando il più alto dolore, narrò come la diletta sorella Filomena fosse morta improvvis
tanto i greci non riuscivano ancora ad impadronirsi di Troja, perchè, come vedemmo, essendo rimaste le frecce in potere di F
ache dell’ antichità aggiunge a questo proposito che Ercole il quale, come vedemmo, faceva parte della spedizione degli Argo
dell’ Attica, divinizzato dopo la morte. La tradizione ce lo presenta come quello che accolse in sua casa Cerere, allorquand
rano stati personificati e deificati dalla religione pagana, la quale come abbiam visto e come seguiteremo a vedere nel cors
cati e deificati dalla religione pagana, la quale come abbiam visto e come seguiteremo a vedere nel corso della nostra opera
tutti i fiumi erano ritenuti nelle credenze religiose del paganesimo, come figliuoli dell’ Oceano e della ninfa Teti ; e gen
 ; e quelli che metton foce in altri fiumi, li avessero rappresentati come giovanetti e talvolta anche come donne. È questa
tri fiumi, li avessero rappresentati come giovanetti e talvolta anche come donne. È questa però un’ opinione respinta’ dalla
 Inferno — Canto XIV. Oltre a questi, gli antichi riconoscevano pure come fiumi infernali il Periflegetonte e il lago d’Ave
altri di quello d’avere le loro figliuole, esenti dall’ essere scelte come Vestali. La cerimonia della consacrazione si face
gréci quanto presso i romani erano comuni i suonatori di due flauti, come si vede da gran numero di medaglie e di monumenti
l suo nome fu detta Flegiade. La tradizione mitologica ce lo presenta come figlio del dio Marte e di una giovanetta per nome
gli empi e sacrileghi che le cronache dell’ antichità, ci presentano come dannati nel Tartaro, siano rivolte le famose paro
ttura del pane. 2050. Foroneo. — La tradizione storica ce lo presenta come figlio d’ Inaco, re di Argo, e come colui che ave
tradizione storica ce lo presenta come figlio d’ Inaco, re di Argo, e come colui che avesse insegnato agli abitanti del suo
eratissima dea, quaute volte si rifletterà, che essi la consideravano come le dispensatrice suprema di tutti i beni. Siccome
il mondo avria tutto ingoiato ; Ed ucciso che l’ ebbe, si disperse. E come prima in terra si converse. Ovidio — Metamorfosi
appellativo di Fulgur soprannome col quale i pagani invocavano Giove, come padrone dei fulmini. Fra gli scrittori dell’antic
gli dei. Le cronache dell’ antichità favolosa ci presentano i Ciclopi come i fabbricanti dei fulmini ; e Virgilio ci ripete,
in due modi, tanto dai poeti quanto dai pittori dell’ antichità ; sia come un tizzone fiammeggiante alle due estremità ; sia
ntichità ; sia come un tizzone fiammeggiante alle due estremità ; sia come una specie di freccia puntuta da ambe le parti. A
. Presso i pagani i luoghi dove era caduto il fulmine, erano ritenuti come sacri e vi veniva innalzato un altare dedicato ge
i tempi di Euripide, da poi che quest’ ultimo scrittore ne istruisce, come essendo stato Capaneo atterrato da un colpo di fu
ze, e profumi d’ ogni maniera, la qual cosa era ritenuta dai persiani come il più alto privilegio della nobiltà. Allorquando
tore e Polluce. 2063. Furie. — Divinità infernali ritenute dai pagani come le ministre inesorabili delle vendette celesti co
, e sorelle delle Parche. Nè solamente sulla loro paternità si trova, come vedemmo, grande disparità negli scrittori antichi
ra quanto nel regno della morte, le Furie venivano sempre considerate come dee tremende ed inesorabili, e come sacerdotesse
Furie venivano sempre considerate come dee tremende ed inesorabili, e come sacerdotesse della vendetta degl’ immortali. Il l
ire Ifide per la Furia suscitatale contro dalla vendetta di Giunone ; come riferisce Ovidio, e finalmente il crudele strazio
il ricoverarsi in un bosco consacrato alle Furie, veniva considerato come un sacrilegio. In quasi tutte le città della Grec
ompiaceva tra la strage e la morte. Comunemente si riteneva il Furore come figlio della Notte. G 2068. Gabalo. — Nella
entico d’ ogni altra cura, non più avido di sangue e di stragi, seguì come un fanciullo le traccie della bella creatura, che
na in Sicilia, ove veniva adorato con un culto particolare e ritenuto come figliuolo di Apollo. 2078. Galeoti — Si dava code
, che i sacerdoti galli conducevano seco loro delle vecchie, ritenute come altrettante incantatrici o streghe ; le quali dav
dopo questa funebre cerimonia, dall’ entrare in un tempio ; ritenendo come un sacrilegio il metter piedi in un sacro ricinto
di tori. Era loro espressamente proibito di sacrificare dei maiali ; come pure di cibarsi della carne di questi animali. Es
; come pure di cibarsi della carne di questi animali. Essi ritenevano come sacri i colombi ; e credevano fermamente che essi
essi non potevano toccare nemmeno uno di questi volatili, riguardando come impuro e maledetto quello, fra i loro compagni, c
popoli dell’antichità, che Giulio Cesare ci dipinge, nei commentari, come un popolo eminentemente superstizioso, che avesse
Druidi. 2081 Gallo — I pagani consacravano questo volatile a Minerva, come simbolo della vigilanza e per dimostrare che la v
reca γαμος che significa nozze, i greci davano questo nome a Giunone, come protettrice del talamo nuziale. Nel mese di Genna
fatti più matrimoni che in tutto il rimanente dell’ anno, ritenendosi come più fortunato il connubio contratto in quel perio
o. — Uno dei soprannomi di Giove, che gli veniva dall’essere ritenuto come protettore dei matrimoni. 2085. Gange. — Fiume de
trimoni. 2085. Gange. — Fiume delle Indie ritenuto da quegli abitanti come una delle loro più possenti divinità, e che essi
o particolare. Le acque di quel fiume erano considerate dagl’ Indiani come sacre e si attribuiva loro ogni più segreta, e sc
lo zodiaco, sotto la configurazione dell’ acquario, facendolo servire come coppiere al banchetto degli dei, e assegnandogli
ettere in prigione, obbligando il giovine Ganimede a servirlo a mensa come coppiere. Vi sono vari scrittori dell’ antichità,
coppiere. Vi sono vari scrittori dell’ antichità, i quali asseriscono come vero un tal fatto, dicendo che Tanalo usasse come
i quali asseriscono come vero un tal fatto, dicendo che Tanalo usasse come un diritto di rappresaglia verso i Trojani che ac
la loro forza e pel loro coraggio, che li fece generalmente ritenere come discendenti da Ercole stesso. 2096. Gemini o Geme
ti giovanetti con le ali ; talvolta però venivano anche rappresentati come uomini maturi con il mento ornato di folta barba 
Altri poi, si credeva, andassero errando in questa o in quella parte come condannati all’esilio. Questi Geni erano quelli c
Ecale, e gli Argivi in onore della dea Illichia, ritenute anche esse come protettrici delle partorienti e dei neonati. 2103
rficie della terra. Essi ritenevano che da quelle fenditure uscissero come dall’antro di Delfo, alcune profetiche esalazioni
, l’uso di cibarsi d’altri frutti, rivestiti di un guscio più solido, come le noci, le castagne, eccetera. Sarebbe stato inv
giovanetto Giacinto, versato nelle scienze e nelle arti, fu ritenuto come favorito di Apollo e delle Muse. La tradizione mi
do e il più saggio dei re di Roma, fece innalzare un tempio a Saturno come dio della Pace, considerando che il regno di ques
o in pace. Al dire di Ovidio, Giano era ritenuto anche dagli antichi come il Caos. La prisca età (che cosa antica io sono)
datteri, di fichi e di miele, ritenendo la dolcezza di queste frutta, come simbolo della felicità, di cui avrebbero goduto i
Prometeo, Menezio, Epimeteo ed Atlante. I grecî riconoscevano Giapeto come capo della loro schiatta, e ritenevano non esserv
Giardano. — Re della Lidia. È ricordato nella tradizione mitologica, come padre di quella giovanetta Jole, che fu così appa
terra. Dopo la morte, Giasione fu posto nel numero degli dei non solo come figlio di Giove, ma anche per aver contratto nozz
iaso. — Figliuolo di Epione e di Esculapio. Presiedeva alle malattie, come sua sorella Ifica alla buona salute. 2137. Giason
endevano. La fatidica voce rispose che egli avesse dovuto rivestirsi, come il suo maestro Chirone, di una pelle di leopardo 
. Intanto Giasone si avviò alla reggia e fattosi riconoscere da Pelia come figliuolo di Esone, dimandò lealmente allo zio, g
re con lui gloria e periglio, e ordinò un solenne sacrifizio a Giove, come stipite divino della sua stirpe, e a tutte quelle
stirpe, e a tutte quelle divinità di cui voleva guadagnarsi il favore come proteitrici della sua intrapresa. Voce di tuono
go, e poscia lanciò nel mezzo di un numeroso stuolo di guerrieri, che come per incanto sursero da quelli, una grossa pietra,
e fraccassò il cranio del dormente. Giasone dopo la morte fu venerato come un dio, e gli furono innalzati gran numero di mon
figura di un vecchio che aveva un dito alla bocca e gli occhi bassi, come persona raccolta nei suoi pensieri. Sulle mura de
dea della divinità. Dall’altra parte si vedeva un grosso coccodrillo, come simbolo dell’impudicizia e della temerità. Tutte
crivevano i geroglifici sacri, e ne davano la spiegazione al popolo ; come facevano di tutta la dottrina della loro religion
nte le cerimonie dei sacrifizi ; notando le più leggiere congiunture, come le cose più gravi. La parola Gieromanzia deriva d
vesse vomitati dal suo seno, per farli ministri della sua collera. E come sotto alle lor moli istesse Giacquer sepolti i co
l. ………….. Quel che tu vuol veder, più là è molto. Ed è legato e fatto come questo, Salvo che più feroce par nel volto. Dant
olifemo — V. Galatea. Mostro orrendo, difforme e smisurato, Che avea come una grotta oscura in fronte In vece d’occhio, e p
la famosa torre di Babelle, la quale può benissimo essere considerata come l’opera più stolta dell’umana superbia, e la cui
tutte tolte ai classici serittori antichi e moderni, debbono valerci come testimonianze irrecusabili della verità di quanto
scolo, in greco ορδρος che è di genere maschile, veniva rappresentato come un giovanetto, coperto d’un gran velo che dal cap
no, volendo con siffatta configurazione esprimero che il Crepuscolo è come il punto intermedio fra il Giorno e la Notte. Anc
alogo dei giorni fortunati e dei disgraziati ; additandoci in quello, come uno dei più infelici giorni, il quinto di ogni me
, il nono, l’undecimo e il dodicesimo giorno del mese, erano ritenuti come fortunati. Tito Livio riferisce che presso i roma
he seguivano le None, gl’Idi e le Calende d’ogui mese, erano ritenuti come giorni felici o infelici, a seconda degli avvenim
Calende di ciascun mese. Oltre a questi giorni riconosciuti da tutti come fortunati o sfortunati ; vi erano presso i pagani
fortunati o sfortunati ; vi erano presso i pagani dei giorni ritenuti come felici o infelici, a seconda degli eventi partico
diversi giorni del mese. Infatti gli scritti dell’antichità rivelano, come essi ritenevano per giorni infausti quelli in cui
in quei giorni ucciso Giulio Cesare ; e molti altri giorni designati come infausti nel calendario romano. Sebbene la supers
 — Dio supremo della mitologia greca e romana, la quale lo riguardava come padrone e signore di tutte le cose, e creatore de
rono di dare la scalata al cielo (V. GIGANTI). Essendo però riuscito, come vedemmo, vincitore dall’ardua prova, Giove divise
imprese. MONTI — La Musogonia — Canto. Giove era ritenuto dai pagani come il padre degli dei e degli uomini, ricinto di una
ie ed i sacrifizii che lo accompagnavano, erano sparsi universalmente come i suoi templi, i suoi altari, ed i suoi oracoli ;
mari. È questa forse la ragione che fece ritenere questi tre fratelli come altrettante divinità onnipotenti, ed esclusivamen
2165. Giuba — Re di Mauritania, il quale fu dai suoi sudditi venerato come un dio. Al dire di Minuzio Felice, il nome di Giu
na jugum, che significa giogo, i greci davano codesto nome a Giunone, come dea che presiedeva al matrimonio ; alludendo così
on riconoscevano che due soli numi così chiamati, uno che presiedeva, come la Giunone Giuga, alle cerimonie nuziali ; e l’ a
itologia pagana. Infatti le cronache dell’antichità, ce la presentano come figlia di Saturno e di Rea, sorella e moglie di G
sentano come figlia di Saturno e di Rea, sorella e moglie di Giove, e come regina delle dec. Ch’io pur son nume, e a te com
ttribuzioni di Giunone ; ma essa nel culto pagano era ritenuta ancora come la dea che presiedeva ai matrimonii, alle nozze,
civilimento dette all’arte greca e latina un così splendido sviluppo, come avvenne di poi, che le differenti statue delle de
ne, raggiunsero quel grado di perfezione, che anche oggidì si ammira, come una prova stupenda d’arte. Ordinariamente però, G
i riposava comunemente un pavone, suo uccello favorito, che non si dà come attributo a nessun’altra divinità. Anche il paper
va, Candrena, Citeronia, Gabia, Lacedemonia, Olimpica, Talchinia ecc. come pure Caprotina, Calendaride, Equestre, Februale,
ano comunemente per la loro Giunone, e questo giuramento era ritenuto come sacro. 2174. Giunonie — Feste particolari celebra
aggior salto Amfialo spiccollo, e il disco lunge Non iscagliò nessun, come Elatreo. Laodamante, il real figlio egregio, Nel
tessi giuravano per le acque stigie, e questo giuramento era ritenuto come inviolabile o sacro. Giove presiedeva ai giuramen
tali giuravano per lo stigie, che è un fiume di mestizie e di dolore, come per una cosa completamente ad essi contraria ; e
sa completamente ad essi contraria ; e che quindi questo era ritenuto come un giuramento di esecrazione. Al dire di Diodoro,
ar che gli schiavi combattessero fra di loro, piuttosto che ucciderli come bestie. Da ciò ne venne che la professione di gla
sso nome di Glauco, fu un dio marino che alcuni mitologici presentano come figlio di Nettuno e di Naide ; e altri come figli
uni mitologici presentano come figlio di Nettuno e di Naide ; e altri come figliuolo di Alcione e di Antedone ; ed altri fin
che avendoli posti sull’erba della spiaggia, vide saltare quei pesci come se fossero ancora nel loro naturale elemento. Col
do i pesci presi Sovresso l’erba ; cosi que’che colti Fur nelle reti, come quei che troppo Creduli s’impigliar nell’amo adun
ei cattivi, E a voltarsi in sul fianco, e in sulla terra Guizzar così come già fean nel mare. E mentre io bado, e maraviglio
di un altro Glauco fa menzione la cronaca mitologica, presentandocelo come figlio di Sisifo e di una ninfa atlantide chiamat
il loro padrone. Ma non cadde si forte ad altre belve Amoroso furor come a giumente ; Per entro l’acque di Beota fonte Ven
lauco pure fanno menzione le cronache dell’antichità, presentandocelo come nipote di Bellorofonte, e figliuolo d’Ippoloco ;
esentandocelo come nipote di Bellorofonte, e figliuolo d’Ippoloco ; e come uno dei comandanti dei Licii, che sotto gli ordin
e le avea coniate, si vedeva spesso un globo nella mano del principe, come simbolo della sua potenza. 2187. Goezia — Dalla p
ero che non era possibile, non solo di scioglierlo, ma di comprendere come fosse fatto. Ora un’antica tradizione Frigia dice
ssandro ebbe tagliato il nodo ; si ritrasse con tutto il suo seguito, come se avesse del tutto compiuta la predizione ; cosa
tanea, che fu detto caugiassero in pietre gli uomini. Plinio ne parla come di donne selvagge, abitatrici delle Gorgati, da c
ne donne le quali avevano la prerogativa di correre così velocemente, come il più rapido uccello nell’aria. Annone cercò d’i
o senza la partecipazione dell’uomo, fecondate solamente dal Zeffiro, come asserisce Virgilio. Quando il primo calor di pri
Gran madre — Con l’appellazione di Magna mater indicavano Cibele che come dea dell’agricoltura, che feconda la terra, è mad
a l’estesissimo numero delle divinità pagane, non ve n’era alcuna che come queste tre sorelle riunite insieme, avessero avut
avessero avuto maggior numero di adoratori, e templi, e are, e feste come ne avevano le tre Grazie ; perchè i beni dei qual
i, sulla paternità delle tre Grazie : infatti alcuni ce le presentano come figliuole di Giove e di Eunomia, ninfa Oceanina ;
esentano come figliuole di Giove e di Eunomia, ninfa Oceanina ; altri come figlie del Sole e di Egle ; altri di Giove e di G
frosina. Presso i popoli dell’antichità ve ne erano per altro alcuni, come i Lacedemoni, i quali non riconoscevano che due s
li che ce le mostrano interamente nude. I pagani ritenevano le Grazie come vergini ; sebbene Omero ne dà una per moglie al d
sta singolare costumanza, volevano forse gli antichi ammaestrarci del come non si debba prestar fede alle apparenze ; che i
ò nascondere un’anima ricca delle più amabili virtù. Estesissimo era, come dicemmo, il numero dei templi o degli altari cons
ove Muse, le quali dovevano avere stretta correlazione con le Grazie, come quelle che presiedevano alle arti che ingentilisc
immaginazione dei poeti. Il Grifone mitologico dev’essere considerato come un simbolo allegorico, il quale, sotto la strana
quale, sotto la strana configurazione, racchiude alcune idee morali, come tutti gli altri simboli della mitologia pagana. P
ni nelle credenze pagane ; imperocchè vediamo che il Grifone si trova come uno degli attributi di Apollo, ossia del Sole ; e
uesti uccell i erano ritenuti, al paro degli avvoltoi e delle aquile, come annunziatori di lieti presagi. 2206. Grua. — Si d
Fiumi dell’Inferno. 2208. Gufo. — Uccello dei cattivi presagi, e che, come simbolo della vigilanza, era consacrato a Minerva
araba dell’ Hadramaut, chiamavano così uno dei quattro dei, ritenuti come i fondatori della loro religione. Un’antica tradi
mente nella pietra o nel legno, non conserva però nulla di mostruoso, come avviene della gran maggioranza degli dei Scandina
orgere del sole fino a mezzodi. Nei libri Zendi, Havan viene indicato come una divinità femmina, col sóprannome di Benefattr
re il nome di Havan ad un mortaio e ad un pestello, ch’essi ritengono come sacri e dei quali si servono per infrangere il le
uno. Essi tributavano a questo volatile, gli onori divini, adorandolo come una delle loro divinità, con un culto particolare
bi avesse per il primo fatto nascere l’idea di servirsi dei cristieri come rimedio medicinale ; imperocchè fu osservato che
on una perfezione incredibile. Da cio l’etimologia del suo nome Icelo come dio, e Fobetore come uomo V. Fobetore, Morfeo. 22
redibile. Da cio l’etimologia del suo nome Icelo come dio, e Fobetore come uomo V. Fobetore, Morfeo. 2231. Icnea. — Con ques
idi di Agosto erano dedicati a Diana e quei giorni venivano ritenuti come festivi tanto che gli schiavi non lavoravano. Per
hiavi non lavoravano. Per contrario gli idi di marzo erano riguardati come giorni sfortunati dopo la morte di Giulio Cesare,
tributarono gli onori divini, e nelle battaglie ne invocarono il nome come quello di un nume protettore e benefico. 2243. Id
zia agli dei, pei vantaggi che l’acqua reca agli uomini e l’adoravano come il principio di tutte le cose e che dà vita e mov
otto le mura di Troja. Ificlo è ricordato nelle cronache mitologiche, come uno degli argonauti, e come vincitore al premio d
o è ricordato nelle cronache mitologiche, come uno degli argonauti, e come vincitore al premio della corsa nei giuochi funeb
arono annualmente il sepolcro di lui con solenni funerali ritenendolo come un eroe. Le cronache dell’antichità aggiungono ch
sono le opinioni, i pareri, e le credenze che gli autori così antichi come moderni ci hanno tramandato su questo nome conosc
onde salvare l’onore della sorella, fece passare la piccola Ifigenia come sua propria figliuola. e come tale la fece alleva
rella, fece passare la piccola Ifigenia come sua propria figliuola. e come tale la fece allevare in Argo, nella propria cort
ide, di cui daremo brevemente la tessitura storica, valendoci di essa come esposizione del fatto. Trattenuta l’armata greca
ennone stette lungamente sospeso tra il compimento del proprio dovere come re e come guerriero ; e la tenerezza det suo cuor
tte lungamente sospeso tra il compimento del proprio dovere come re e come guerriero ; e la tenerezza det suo cuore di padre
astanti ne risentono il colpo ; ma improvvisamente Ifigenia sparisce, come per incante, e sull’ara si trova, svenata e palpi
uto recarsi in Tauride, e servire la dea, per un dato numero di anni, come sacerdotessa. Il cronista Candiotto, combatte que
se madre dei satiri. 2257. Igiea. — I greci adoravano questa divinità come dea della buona salute, e la facevano figlia di E
del volto d’una bellezza regolare e severa ; con una corona sul capo come regina della medicina ; con una coppa nella sinis
ci adorata sotto questa denominazione. Anche i romani adoravano Igiea come dea della salute, credendo che da essa dipendesse
o Castore. In quanto ad Ilaria e Febea furono, dopo la morte, onorate come immortali solo perchè ebbero varii figliuoli da C
la dea. Era altresì permesso di vestire qualsivoglia foggia di abito, come pure il portare le insegne di qualunque dignità.
gne di qualunque dignità. Nelle feste Ilarie veniva invocata la Terra come madre degli dei ; e durante la celebrazione di es
erverso animo del marito, fece passare Difilo figlio di Polinnestore, come suo fratello ed allevò iuvece con ogni materna so
loro veniva dal flume Ilisso nell’Attica, le cui acque erano ritenute come sacre perchè, secondo riferisce il cronista Massi
la statua di lei nelle acque di quel flume che perciò erano ritenute come sacre. 2270. Imene. — Detto anche Imeneo. Le cron
meneo. Le cronache mitologiche, ci parlano di questo giovane ateniese come di un uomo di estrema bellezza, ma di oscuri nata
a denominazione di alcune divinità, che presso i pagani eran ritenute come le vendicatrici delle colpe degli uomini. Secondo
ano sovente confuse con le Furie e si chiamavano più particolarmente, come asserisce Servio, Lirœ o Imprecazioni nel cielo ;
nice, che nòn sappiamo per quale ragione era ritenuto presso i pagani come un animale senza pudore. 2276. Inace. — Fondatore
tutti gli eroi che essi avevano divinizzato, per mezzo dell’apoteosi, come per esempio, a Romolo, a Giulio Cesare, a Vesta e
asi tutti gli autori antichi. 2282. Indovini. — I greci li ritenevano come ministri della religione e come tali li tenevano
82. Indovini. — I greci li ritenevano come ministri della religione e come tali li tenevano in grande venerazione. Quando si
ano tutte le anime, dopo la morte e che nella loro credenza religiosa come prendeva i campi Elisi, l’Olimpo, abituale dimora
nferno. I poeti dell’antichità assegnavano tutti, alcuni dati luoghi come passaggi particolari dai quali, si andava all’inf
ure. Alcuni autori ripetono, che la dea Intercidona era onorata anche come la protettrice delle donne gravide e che la invoc
ei sacerdoti pagani, i quali si avvalevano dell’ignoranza del popolo, come han fatto i sacerdoti di tutti i tempi, onde mant
altari, nè di statue erette a questa divinità ; e solo alcuni autori come Luciano ed Ovidio, ci hanno trasmesso delle descr
he fu chiamato Epafo, ed ella stessa fu adorata sotto il nome d’Ifide come una dea. È questa almeno la tradizione alla quale
io, però nella gran maggioranza degli scrittori greci, tanto cronisti come poeti, si narra il fatto medesimo con l’aggiunta
calò nella Tracia. Giunta al golfo che porta lo stesso nome, lo passò come il mare e da questo prese il nome di Bosforo. ……
venca. Pausania riferisce che lo non fosse figliuola del fiume Inaco, come vuole la maggioranza degli autori, ma invece la m
ata da alcuni mercadanti fenici, rubata ai proprii genitori, in Argo, come rappresaglia vendicativa del ratto di Europa, Fig
icia. V. Europa. Finalmente il nome di Ifide, col quale Io fu adorata come una Dea, le venne dato solo perchè Inaco, suo pad
e persuaso della manifestazione degli dei agli uomini, che riguardava come atei tutti coloro che la negavano. Cicerone stess
un’isola grande quanto la Sicilia, la quale era comunemente ritenuta come il luogo ove nacque Latona, madre d’Apollo e che
te anniversaria della sua nascita, ballasse, al suono della sua lira, come a rallegrarsi degli onori che gli si rendevano. R
la loro devozione fino a mandare ogn’ anno, le primizie della terra, come offerta nel tempio di Delo. Da principio anzi que
municate queste sue cognizioni agli uomini, fu dagli antichi ritenuto come padre del sole e della luna. Nè a ciò si arrestan
che si ricusò di uccidere il suo sposo nella prima notte delle nozze, come fecero, secondo il crudele comando paterno, le al
co, nella capitale stessa della Grecia, similmente costrutto, e detto come tutti gli altri simili, Ipetro. Al dire di Strabo
llo, si dava codesto soprannome a quella Minerva ritenuta comunemente come figliuola di Nettuno, e che veniva raffigurata a
tà del mare. Sebbene l’esistenza degl’Ippocampi sia da molti ritenuta come favolosa e fantastica ; pure alcuni naturalisti d
chiesa cattolica gioverà ricordare che ve ne è taluno, che riferisce come positiva l’esistenza di simili mostri ; e S. Giro
ropriamente nella città di Ermopoli, veniva l’ Ippopotamo considerato come il simbolo di Tifone, a cagione del suo naturale
a nome il nipote di Ercole, ricordato nelle cronache dell’ antichità, come l’uccisore dell’ indovino Arno, da lui creduto sp
πτος cavallo e ϰοἠνο uccido ; veniva dato questo soprannome ad Ercole come all’ uccisore dei furiosi cavalli di Diomede. 232
olutamente partire, e per calmare la disgraziata giovanetta le giurò, come ella chiedeva, che al ritorno della gloriosa sped
te che Toante padre della loro regina, lunge dall’esser stato ucciso, come esse credevano, dalla propria figliuola, viveva a
mo, e ῦποος allezza e perciò forse i fenici ritenevano il dio Ipsisto come il padre degli dei ; nè più nè meno che i romani
a similmente chiamata quella divinità dei pagani, che essi ritenevano come la messaggera degli dei, e segnatamente di Giunon
i ritenevano come la messaggera degli dei, e segnatamente di Giunone, come Mercurio lo era di Giove. La favola la fa figliuo
la la fa figliuola di Elettra e di Taumante. Iride veniva raffigurata come una giovanetta bellissima, con agli omeri due lun
a dall’ inferno nell’ Olimpo. La Iride pagana dev’ essere considerata come una divinità puramente fisica, la cui idea config
così il simbolo mitologico fa che Giunone, dea dell’aria, abbia Iride come messaggera della sua volontà. 2326. Irieo. — Nome
iglie della nazione. Il più famoso tempio che le cronache ci additano come eretto in onore d’Irminsul, sorgeva nella Vestfal
i che nacque, la diletta madre : Ma dai giovani tutti iro nomato Era, come colui, che le imbasciate Portar solea, qual glien
uni staccati principii e precetti di religione. Molti autori moderni, come il padre Kirker, il Pignorio, ed altri, han tenta
ore delle splendidissime feste ; e dedicarono loro il bue e la vacca, come simboli dell’ agricoltura, della cui salutare con
pagnato da fulmini di così spaventevole rimbombo, che tutti ritennero come cosa certa, che uno dei principali demonî abitato
re, tutti i suoi parenti gli portavano in dono gran numero di animali come pecore, buoi, agnelli e volatili, e che in questa
in moglie una donzella, lo sposo di lei invece di ricevere una dote, come è uso dei moderni, dovea fare ricchi donativi al
o tanta audacia, accusò Issione al consorte ; ma Giove considerandolo come un insensato, a cui il nettare degli dei avea str
chi istmici fossero istituiti da Teseo, in onore di Nettuno, il quale come dio del mare aveva sotto la sua particolare prote
o istitutore dei giuochi Olimpici. Gli abitanti di Corinto ritenevano come sacra la celebrazione dei giuochi istmici, i qual
inazione particolare di Olimpiade. Gli eserczii equestri e ginnastici come la lotta, la corsa a cavallo nelle bighe e a pied
supremazia del Sole. Da quel tempo gli abitanti riconobbero Nettuno, come dio protettore dell’ ismo di Corinto. 2350. Itaca
anze di Cefalonia. Nei fasti del paganesimo, l’isola d’Itaca è famosa come la patria di Ulisse, il più astuto dei greci. Ome
zza. 2357. Iuga. — Uno dei soprannomi più generalmente dati a Giunone come protettrice dei matrimonii — V. Giunone. J
re di Marsia, il quale viene ricordato nelle cronache dell’antichità, come l’inventore del flauto. Non pochi scrittori dànno
tteo, re di Atene, della quale si è servito il famoso poeta Euripide, come soggetto di una sua tragedia, intitolata Jon. Cre
erò, con solerte cura, onde fare in modo, che Jone passasse un giorno come figlio di Xuto, onde procurare a quel suo diletti
va operato suo marito Xuto, considerò l’adozione del giovanetto Jone, come un tradimento, mirante solo a porre sull’ avito t
nchettava, avendo bagnato il becco nel vino sparso dalla coppa, cadde come fulminato al suolo, ucciso dal terribile veleno.
cuore paterno. La gran maggioranza degli storici greci riconosce Jone come figlio di Xuto e di Creusa, e aggiunge che la pos
a monte di Giove, era una montagna delle Alpi consacrata a quel dio ; come il dies Jovis ossia giovedi, era il giorno della
noco, così si chiamava la personificazione del dio del bene, ritenuto come principio assoluto di tutto ciò che è buono. Pres
pure in molte città di quelle contrade, si venerava il fanciullo Kama come dio dell’ amore, e gli si dava perfino una moglie
are che i dogmi della religione giappone e ammettono un ente supremo, come capo di tutti i Kamis. I templi di queste divinit
e. Il solo arredo che vi si osserva è uno specchio assai grande, che, come emblema di purezza, sta in quei templi, quasi a v
all’ occhio della divinità sono palesi tutte le macchie dell’ anima, come lo specchio riflette e palesa tutti i pregi e i d
uddaismo, si dà al dio delle acque e dei pesci. Egli viene riguardato come figliuolo di Amida e come creatore della luna e d
le acque e dei pesci. Egli viene riguardato come figliuolo di Amida e come creatore della luna e del sole. Nella città di Os
ao-Mancon o Khahho-Manson. — Ente maraviglioso e fantastico, ritenuto come il principe delle scimmie, che morì annegato in u
i dà loro il nome di Bit, Bit-Fiontaîn e Ladra, e si ritiene il primo come padre della famosa dea Keasaire, il secondo come
si ritiene il primo come padre della famosa dea Keasaire, il secondo come suo marito, ed il terzo come suo fratello. Però è
re della famosa dea Keasaire, il secondo come suo marito, ed il terzo come suo fratello. Però è a notare che, il più delle v
incivilitrici dell’Irlanda ; e che queste tre dee vengono considerate come tre idee individuali, svolgentesi dall’idea infor
nti, sia naturali della morte. Esiodo, nelle sue opere, qualifica Ker come un dio, figlio della Notte ; ed aggiunge che abit
costruire le famose piramidi d’ Egitto, le quali andarono considerate come una delle maraviglie del mondo. La tradizione vuo
do si considera sotto la sua ottava incarnazione, la quale è ritenuta come la più antica, la più bella, la più pura di tutte
surpata la suprema autorità in Corinto ; e sarebbe stato riconosciuto come re di quella contrada. Infatti, poco tempo dopo,
re di Tebe. Nei fasti della cronaca storico-favolosa egli è ricordato come il padre di Laio e avo del famoso Edipo. 2399. La
i di que i coccodrilli, che il culto religioso degl’egiziani riteneva come sacri, e la cui vista era severamente inibita a t
 Lib. V. trad. di A. Caro. Oltre a questi due laberinti, annoverati, come dicemmo, fra le maraviglie del mondo antico, ve n
roico. 2402. Lacedemonia. — Soprannome particolare della dea Giunone, come dea tutelare della città di Sparta. 2403. Lachesi
one di Colco. Dopo questo avvenimento, Giove Lafistio veniva invocato come il dio tutelare dei fuggitivi. 2412. Lafria. — Pi
ci avevano una grande venerazione per i laghi, che essi consideravano come altrettante divinità ; ritenendo che in essi aves
i, il più famoso lago era quello di Tolosa, nel quale essi gettavano, come omaggio alla divinità, la più ricca parte del bot
tenuto comunemente per quello di Laide, sul quale si vedeva scolpita, come un’allegoria sanguinosa, una lionessa con un agne
’alimentarla d’olio. Ma Plutarco medesimo, che riferisce questo fatto come un prodigio, non fa che ripetere quanto veniva at
ran numero di lampadi, innanzi alla statua di quella dea, ritenendola come inventrice delle arti. Anche nelle feste di Vulca
trice delle arti. Anche nelle feste di Vulcano, riguardato dai pagani come dio del fuoco e inventore delle lampadi ; ed in q
stino inesorabile. L’azione intanto di Laocoonte fu ritenuta da tutti come un sacrilegio, e sul capo di lui la cieca superst
e sacerdotali, mandò un ultimo grido terribile verso il cielo e spirò come i suoi figli nell’orrendo attorcigliamento. La mo
ento. La morte di Laocoonte e dei suoi figliuoli fu da tutti ritenuta come il castigo del suo sacrilegio per aver osato di f
di quelle donne che così ebbero nome e che sono ricordate dagl’autori come le più famose. Laodice ebbe nome una figlia di Ag
fu del paro una figliuola di Priamo, re di Troja e di Ecuba, ritenuta come la più avvenute delle reali fanciulle trojane. L
un figlio di Antenore, per nome Elicaone, ma questo secondo imeneo fu come il primo infelice, imperocchè poco tempo dopo Eli
milmente una regina di Cappadocia, di cui la tradizione serba memoria come di donna crudelmente ambiziosa. Ariarate, suo con
cittadella di Troia dal furore delle onde del mare, furono riguardati come opera di Nettuno stesso. Anzi avendo con l’andare
iene confuso col dio Termine. Al dire di Apuleio, i pagani ritenevano come sacrosanto il giuramento fatto sotto questa miste
amento fatto con questa formola : Jovem lapidem jurare, era ritenuto come infrangibile. 2437. Lapiti. — Da un figliuolo che
essi davano agli dei Lari, detti anche Penati ; e che essi ritenevano come gli dei domestici, i genii tutelari del domestico
no come gli dei domestici, i genii tutelari del domestico focolare, e come i custodi d’ogni famiglia. Al dire di Servio il c
strade maestre ; ed allora fu che i Lari o Penati furono considerati come dei protettori delle strade. Secondo riferisce il
pubblici, che avevano la speciale presidenza dei lavori della città, come strade, monumenti, sepolcri, ecc. V’erano i Lari
del paganesimo, ve n’erano alcune che facevano parte degli dei Lari, come Apollo, Mercurio e Diana, perchè si mettevano ord
le protezione. Infine, tutti quelle divinità che i pagani sceglievano come protettrici sia d’una città, sia d’un luogo parti
con la larva simbolica dell’allegoria mitologica, una storia ritenuta come verissima dagli antichi Egizii. Infatti presso qu
vanni di Laona. Presso i greci ed i romani, le donne adoravano Latona come protettrice delle partorienti e si credeva che pr
delle fiamme ; e il fuoco attaccandosi alle vesti di lei, la ravvolse come in una nube di pallida luce e di fumo, che ben pr
a finalmente, spentosi il fuoco, e trovatasi la principessa incolume, come per miracolo, gl’indovini predissero che ella avr
rigoni. — Antichi popoli della Sicilia, che le cronache ci presentano come antropofagi. Narra la cronaca, che allorquando Ul
re sui loro passi, essendo ella, secondo la tradizione favolosa, alta come una montagna. Tocco ne avean il limitare appena,
d’ Ulisse, e quelli che non morirono sotto le pietre furono infilzati come pesci e imbanditi ad un orrendo banchetto. Il sol
seguito sostituiti dagli Epuloni. I più illustri cittadini ritenevano come un onore essere invitati a quella cerimonia, e in
e della dea Cerere. Gran numero di autori ha ritenuto il Lettisternio come un’ istituzione individualmente romana ; ma vi è
stito un abito femminile, andò a ritrovar Dafne, e presentatosi a lei come figlia di Oenomao, le chiese di volerle concedere
derio di bagnarsi nelle acque del fiume Ladone. Leucippo allora dovè, come tutte le altre giovanette seguaci di Dafne, spogl
za, che vinceva d’assai quella della madre di lei, ritenuta anch’essa come una delle più belle donne dei suoi tempi. ….. Le
rima per beltade Tra le genti odorifere ; ma quando Crebbe la figlia, come vincea tutte La madre, dalla figlia era si vinta.
orpo della sua amata, e la terra che lo ricopriva ; dalla quale surse come per incanto, quell’ albero che produce l’incenso.
iberarla se le avesse giurato amore, cosa alla quale essa condiscese, come s’intende ben facilmente. Eutimo infatti, secondo
e cerimonie con grande solennità e vi erano invitati tutti gli amici, come alle nozze. 2500. Liberalità. — I romani avevano
la cui effigie si vede ancora sulle medaglie antiche. È rappresentata come una donna con un cornucopia in una mano, e nell’a
Libero. — Soprannome di Bacco, detto propriamente Liber pater, perchè come dio del vino, era ritenuto come quello, che facev
etto propriamente Liber pater, perchè come dio del vino, era ritenuto come quello, che faceva parlare liberamente — V. Liber
do varii scrittori, il nome di Libitina si dava sovente a Proserpina, come regina del regno dei morti ; ma Plutarco asserisc
enere, la quale era anche la configurazione del principio della vita, come madre dell’ amore, onde gli uomini si ricordasser
andella in mezzo. Indurossi colui mentre solcava L’ aere leggiero : e come si ragiona Che ploggia a freddo soffio si rassodi
che Licaone si fosse apprestato a levargli la vita, durante il sonno, come faceva con gli altri. Però, avendo avuto sospetto
rgilio, una delle ninfe compagne di Cirene. Il cennato poeta ne parla come di una ninfa a cui la dea Lucina avesse insegnato
 Figlio di Apollo e della ninfa Coricia. La cronaca antica lo ritiene come l’ edificatore della città di Licoria sul monte P
ecipita in mare, insieme alle sue nutrici ; ossia alle viti, ritenute come le nutrici di quel dio. Alla favola a cui si atti
me le nutrici di quel dio. Alla favola a cui si attiene Omero stesso, come si rileva dalla citazione posta di sopra, altri a
ambe, con un violento colpo d’accetta, la qual cosa venne considerata come l’ effetto terribile della vendetta di Bacco. Lic
ignifica dissipare, si dava codesto soprannome a Bacco, dio del vino, come dissipatore della malinconia. 2526. Ligo. — Uno d
imenetide. — Soprannome che si dava a Diana, quando veniva riguardata come protettrice dei porti di mare. In simili congiunt
se quegli animali mangiavano ciò che veniva loro gettato, si riteneva come propizio augurio ; mentre se per contrario essi s
hiamate anche Linniadi. 2535. Limnatide. — Altro soprannome di Diana, come dea protettrice dei pescatori, i quali in suo ono
comunemente Linneo : soprannome del dio Bacco quando lo si riguardava come protettore dei laghi. Per altro è questa una trad
ento, imperocchè non si addice in vero un soprannome speciale a Bacco come protettore dei laghi e dei stagni, quando era ado
le a Bacco come protettore dei laghi e dei stagni, quando era adorato come dio del vino. 2538. Limnoria. — Una delle cinquan
gliuolo di Apollo e della musa Tersicore, che la tradizione ci mostra come maestro di Orfeo e poi di Ercole, al quale oltre
e Laerzio, fa di questo Lino un uomo eminentemente dotto, e lo mostra come autore di tre trattati ritenuti come preziosi, un
eminentemente dotto, e lo mostra come autore di tre trattati ritenuti come preziosi, uno sull’origine del mondo ; un altro s
ος loto, e φαγομαι mangio. 2557. Lotta. — I pagani onoravano Mercurio come dio di questo combattimento, che veniva eseguito
le armi dei morti, rimaste sul campo. Lua era riguardata generalmente come la dea della espiazione, e sopratutto di quelle c
elebrate nel mese di luglio. 2560. Lucerio. — Soprannome dato a Giove come creatore della luce. 2561. Lucifera. — Soprannome
na, sotto il quale la invocavano i Greci, secondo riferisce Cicerone, come protettrice del parto, a somiglianza dei romani c
Lucina. Diana, sotto l’appellazione di Lucifera, è anche considerata come la Luna, ed allora veniva raffigurata dai pagani
al mattino. Da ciò forse la tradizione favolosa ci presenta Lucifero come figlio dell’Aurora, e custode e conduttore degli
oprannome col quale particolarmente i romani adoravano la dea Giunone come protettrice delle partorienti e dei neonati. V. L
ro diritio al rispetto ed alla religiosa venerazione degli uomini. Ma come la più profonda superstizione non poteva esser di
ella loro ignoranza, non sapeano rendersi esatta ragione, l’adorarono come una divinità suprema e le offerirono voti, preghi
alla Luna. Secondo quello scrittore, tutte le divinità maschili erano come capitanate e presiedute dal Sole ; e quelle femmi
azio incommensurabile. Il riferito scrittore ci ammaestra similmente, come il culto della Luna fosse sparso e conosciuto anc
eva un tempio dedicato alla Luna, con un oracolo a cui erano addette, come sacerdotesse, le fanciulle delle più cospicue fam
attribuivano i due sessi alle loro divinità, personificandole sovente come uomo, e sovente come donna. Da ciò il dio Luno al
ssi alle loro divinità, personificandole sovente come uomo, e sovente come donna. Da ciò il dio Luno altro non era che la Lu
ile, pure nei misteri della loro religione, ne facean sempre menzione come il dio Luno. Secondo Strabone, l’appellativo di d
i quali bambini suggevano il latte della belva, scherzavano con essa come con la loro madre, e l’animale rivolgendo il capo
’animale rivolgendo il capo, accarezzava con la lingua i due infanti, come proprî figliuoli. Agli esposti bambin (stupende
esame. Tutta l’antichità considerò unanimamente l’Iliade e l’Odissea come le più classiche opere della greca poesia, 10.
ene dottrine, vivendo in completo divorzio con le donne e ammettendo, come principio di fede, l’amore contro natura. 19. E
ui quella di Caino, e di tutte le persone descritte nei libri ebraici come avversarii del Dio degli Ebrei. 22. Adamiti, Pe
Campiglio , perchè il suo simulacro era ivi religiosamente conservato come quello di uno dei più antichi numi del paganesimo
azione che considerano il dare una sola occhiata alle sue sacre mura, come atto meritorio al cospetto di Dio. 30. Cenno s
principio del secolo XIII. Si rese celebre nella storia della scienza come autore del primo trattato di astronomia che l’Eur
torale. A lui si attribuisce la scoperta del magnetismo animale preso come base di un metodo curativo. Al suo sistema fu dat
. 881. 53. Giano. — Dio supremo degli Etruschi, veniva considerato come personilicaz one delle píu alte filosoliche astra
siderato come personilicaz one delle píu alte filosoliche astrazioni, come Dio — Sole, e come eroe umano. Villarosa. — Dizi
nilicaz one delle píu alte filosoliche astrazioni, come Dio — Sole, e come eroe umano. Villarosa. — Dizionario mitologico-s
6 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
i quali quantunque eran non solo nelle armi, ma nel giudizio ancora, come pur si pretende, superiori alle altre nazioni, pu
i. La 1 classe abbracciava gli Iddii superiori detti Maiorum Gentium, come quelli, che erano adorati da tutte le nazioni del
tti que’ Dei, che splendevano di minor gloria, e venivano considerati come Dei campestri, e riconosciuti sotto il titolo di
di Dei volgari detti Cic. Lib. 2. de Nat. Deor. Dii minorum gentium, come il Dio Pan, Pale, ecc. La III classe abbracciava
uardo de’ loro meriti erano stati innalzati al grado di Dei indigeti, come di Enea divinizzato da sua madre parla Ovidio. Me
e virtù, Cic. lib. 2 de Nat. Deor. che formate avevano i grandi Eroi, come la Prudenza ecc. come ancora le stesse passioni d
e Nat. Deor. che formate avevano i grandi Eroi, come la Prudenza ecc. come ancora le stesse passioni dell’uomo deificate, co
la Prudenza ecc. come ancora le stesse passioni dell’uomo deificate, come la Invidia ecc. Questa era la più generale divisi
seguirono la maggior parte de’Mitografi ; ma perchè il nostro scopo, come nella prefazione sta espresso, altro non è, che p
te i poeti, perciò ei solo (qual cosa farassi similmente degl’ altri) come fù del ritratto, così dello sviluppo ancora sarà
eltà divorava tutti i maschi figli, che gli partoriva Opi sua moglie, come divorato avrebbe similmente quest’altro, se la sc
il percosse, e ligato il profondò negli abissi, oppure sotto l’Etna, come piace al poeta dell’ amore, e proseguendo quindi
non contento in diversì modi cambiandosi, e diverse forme prendendo, come di Cuculo per ingannare la sua stessa sorella Giu
a Babilonosi chiamato venne Belo, col nome appunto di quel Belo, che, come dissimo, il primo fù ad introdurre l’idolatrico c
Libia. Da Cretesi fù nominato Diespiter, ed anche assolutamente Dies, come riferisce Macrobio. Da Romani venne detto Capitol
nte rapito. Circa le morali significazioni poi della favola di Giove, come delle favole degli altri Dei stimo tempo perduto,
to prodigioso germoglio della terra ; ed almo padre di Nereo, da cui, come pretendesi, venne il famoso stuolo delle Ninfe de
esercitar poteva ogni impero commovendolo, e sedandelo a sua volontà, come cel descrive nelle sue Eneidi Virgilio … Tumida
n fù egli però contento degli innocenti piaceri di questo matrimonio, come neppure di due altre mogli, che successivamente s
a non curandosi di avvilir la sua maestà si con tante indegne azioni, come col trasformarsi in diversi animali per giungervi
pruova di suo potere. Percosse egli col suo divino tridente la terra, come attesta Virgilio nelle sue Georgiche : Percussa m
do con tanta velocità, che pareva volare sulla superficie delle onde, come l’attesta Virgillo nelle sue Eneid : Atque rotis
o pregiavasi essere il regolatore colla virtù del suo grave tridente, come cel descrive Stazio… Triplici telo iubet ire iuga
l Dio Conso da farsi in luoghi privati, ed oscuri nel mese di Agosto, come si pretende, ed altre quelle, che facevansi in on
cè il ministero delle acque, questo mese ancora era a lui consacrato, come general presidente alle acque ; ed universalmente
Chi fù Vulcano. Nacque egli da Giove, e da Giunone, o da questa sola, come pur pretende la favola, pria di giungere l’ordina
essario ad una più comoda vita. Fissò quivi a tal uopo ampia fucina, ( come in Lipari, e nell’Etna pur fece, chiamate perciò
er cui i Romani si dissero Quirites dal lor fondatore Romolo creduto, come si è detto, figlio di Marte. Suo ritratte. In at
rra, e della pace, a giuochi, alle adunanze, alle pubbliche arringhe, come possibil era potersi spedire di tante faccende, s
anime, che compiute avevano negl’Elisii campi il prefisso lor tempo, come cel descrive Virgilio : Tunc virgam capit hac an
estro de’ negozianti vien chiamato Dio de’ mercanti, e del guadagno : come padre delle destrezze, e delle frodi è nominato D
si gli Dei, che gl’ uomini fra loro, ambasciator di pace s’appella : come padre delle lettere, e del ben dire vien detto Er
e persone noribonde vien chiamato conduttiere delle anime, finalmente come ispettore delle strade, nelle quali collocavansi
e scrisse la Mitologica penna. Tolto Ermafrodite, che ebbe da Venere, come dimostrano le stesse parole Hermes, ed Aphrodite,
d’egual plausibilità non si scorge. Poco verisimile per altro sembra, come questo Dio, che per ragione delle sue occupazioni
sero del pari distolti da queste cose i suoi pensieri, oppur sia, che come invaghito de’ furti di robe, brigato non siasi de
suo onore, ammazzandole a colpi di frecce i sette suoi figli maschi, come pur colle sette donne fece la sorella Diana, rest
e Giove con fulmine fatale tolse di vita il valente Esculapio, benchè come Dio della medicina al numero degli Dei per guider
mini con furioso nembo di frecce ; tale ingiuria però riputando Giove come propria lo privò, benchè a tempo, delle divine qu
da lui nella convenuta mercede, con pestilenza ne attaccò gli stati, come per la causa istessa con inondazioni fè similment
glio di Giove, che detto gli aveva di non esser egli figlio di Apollo come si vantava, chiese in grazia al padre per consigl
n gallo dall’ altro, e finalmente con rampanti grilli a suoi piedi. E come in vero non convenirgli tal sembiante se egli è i
avvinta mercè i ligami di nozze, divenuta perciò regina dell’Olimpo, come per bocca di Virgilio I. Æn. sen pregia. Ast ego
la scelta di Ganimede per coppier degli Dei invece di Ebe sua figlia, come nell’ esser posposta a Venere nella beltà, per gi
sollecita impegnossi ancora un altro concepirne pel tocco d’un fiore, come appunto parlando di Marte si disse, per far conos
i che fù il mese di giugno, che dal suo nome credevasi così chiamato, come ancora quello di febbrajo, in cui in suo culto ce
mortali, chiaro si scorge, perchè la stessa comunemente dagl’antichi, come ci assicura Cicerone, veniva salutata co’ dolci n
popoli anche più barbari fù sempre tenuta in gran conto la verginità, come quella, che oltremodo nobilita la condizione dell
o più superba per la vittoria ottenuta contro il competitore Nettuno, come nella vita di costui sta scritto, fù del suo onor
evvi quello di Pallade dal nome di un gigante da essa ucciso, oppure come più plausibile sembra dal brandir della lancia ne
ente ne’ loro affetti dal poter di questa Dea sono argomenti parlanti come della sfrontatezza di essa nell’agire, cosi di mi
; non altrimenti che dal sangue dello stesso caduto a terra nacquero, come altronde si disse, i giganti ; eppure ad onta di
o, altri molti perciò da altri, ed in particolar da Marte ne ottenne, come ancor per sue figlie comunemente riconosconsi le
ea dicevansi quelle, che a turpe meretricio erano totalmente rivolte, come quelle, che più da vicino ne sapeveno imitare le
’asta Il ramo a lei sacrò di forma schietta. Cinzia vien detta ancor, come Febea Suora del Sol, e l’uomo o veglia, o dorme C
eno la occupazione più ordinaria di questa Dea fosse stata la caccia, come sopra si è detto, per cui qual principal divinità
a similmente agguernite, di statura però men maestosa della loro Dea, come chiaramente cel descrive l’Epico Latino. … In Eu
ia, ed in tutte le spiagge Orientali, ma in tutte le parti del mondo, come ricavasi da molti monumenti degl’antichi scrittor
tume però più praticato fù l’offerirsi uua bianca cerva in suo onore, come cel descrive Ovid. Candida, quae semel est pro v
mortale il suo nome ; e benchè più volte fosse stato quindi rialzato, come testifica Plinio ; pur al riferir di Capitolino e
Talete qual cosa fosse la più insuperabile nel mondo, tosto rispose, come abbiamo da Laerzio : Il solo Fato. Nè solamente e
, se non che ad onta di qualunque circostanza il tutto avvenir dovea, come appunto stava quivi descritto ? Vero è che i Dei
schile sua prole, si per mantenere inviolata al suo fratello la fede, come per perpetuarsi nel suo regno la sede, gli furono
i s’impara. Dichiarazione e sviluppo Chi fù Giano. Se è vero, come pur troppo lo è, che le opere di beneficenza, e d
telli il vasto impero si divise, e sortì in sua porzione, ed eredità, come sopra accennai, il vasto regno dell’Inferno, ove
utti simboli delle sue qualità. Ed in vero se madre degli Dei ella è, come non cometerle l’atteggiamento di augusta matrona 
erra è equilibrata nel suo peso, giusta le leggi de’planetarii corpi, come non pingere assisa su ben ordinato carro quella D
Se ferocia non fù, che dalle sue tenerezze non fosse stata’già vinta, come non ligare al suo carro animali i più indomiti pe
sulla terra son costruite per ornamento, e difesa torri, e castella, come non apporre alle chiome di questa Dea Tellure il
zie, i suoi tesori, e comparir poi li lascia nella ridente primavera, come non dare in mano a questa Dea la cotanto prodigio
iave ? Se la terra variamente tra punge di vaghi obietti il suo seno, come non tempestar di fiori di questa Dea l’ammanto ?
manto ? Se finalmente quasi rotonda si divisa nel suo globo la terra, come non collocar al fianco di tal Dea un tamburo ?(1)
e ripetevansi da que’sciagurati innanzi al trionfal carro di tal Dea, come ragiona Agost. lib. 2. de civ. Dei meritano esser
in tutto non le avevano potuto impetrare, che una dimezzata libertà, come cel descrive Ovid. Et Dea regnorum numen comune d
e lontani se ci mostrarono da vicino ossequiosi, ed amici. Siasi però come siasi proseguendo io le stolte loro tracce pinger
e orat. Offre segni di gran lode : Pietati summa tribuenda est laus. come non sarà poi degno di somma lode, e compenso al c
n è, nè può essere quella, che risulta dal possesso de’ beni mondani, come quella, che sempre è mista col dispiacere, giacch
sciuta per annunziatrice indifferente della verità, e della mensogna, come simboleggiano le due trombe, che le adattarono al
sì procuriamo di essere amici della fama non già coll’ergerle tempii, come dall’antica Roma scioccamente si fece ; ma sibben
muove, si presenta, e fugge, Come Meteora, che le selve adugge, Passa come passar suole una voce. Crinita fronte porta, ed è
erata, e breve Irata in dossa, lago al piè di pianto Scorrer si mira, come oggetto lieve. Spada infiammata alza di tanto in
vella assai melata. Le opre d’ognuno cautamente guata, L’altrui virtù come delitti svela, Par, che teme, ed ardisce, suda, e
ella elequenza, certa e determinata materia non mai riconosce, quindi come questa assoggetta al suo impero ogni cosa, così q
’ultima parte di un poema è finalmente la conchiusione. Questa non è, come si lusingano alcuni, di poca, e di facil riuscita
Questa non è, come si lusingano alcuni, di poca, e di facil riuscita, come quella, che altro scopo non conosce, che restring
è da soggetti funebri debbonsi del tutto eliminare scherzevoli frasi, come da lieti le tetre, da teneri le aspre ecc. ; fare
e mio tuo ecc : non altrimenti che i dittonghi dovunque si trovassero come uomo, piede ecc : le vocali poi, che non lo sono,
si trovassero come uomo, piede ecc : le vocali poi, che non lo sono, come mas stoso glorioso ecc : si possono prendere per
enchè di rado, tali licenze, esse però ne lunghi, e vistosi poemi son come nei in faccia di bella donna, ma nei piccoli comp
mostruoso, e deforme ; menocchè però quando la difficoltà della rima, come avviene nelle terzine sdrucciole ecc. esigesse in
la prevenzione, che essendo la lirica non mai soggetta a fisse leggi, come l’epica, ma pari alla cera ben indifferente alle
o(1) ed in esso quale tronco l’accento cade alla seconda sua sillaba, come . Poichè Saprò Pietà Patir Per mè Morir N
to colla stessa legge spiegata, quale per altro non è indispensabile, come chiaro può scorgersi dalla lettura di poetici lib
abbraccia sei versi, cinque di sei sillabe d’accentarsi sulla quinta, come nel senario semplice, ed un quinario. In esso sog
poi il solo secondo rima col quarto e tutti gli altri restano liberi come . Epaminonda, che vince la battaglia col dardo a
rio non senza ragione suol dirsi il più facile, ed il più praticabile come quello, che costa di versi, che si contentano di
rso rimanendo il primo libero, ed il quarto ossia il tronco obbligato come sopra si è detto. Eccone l’esempio. Una nave pr
ersa specie in varie forme intrecciate sogliono entrare in tal metro, come può apprendersi dalla lettura, e specialmente dal
avigliosi, e grandi per solo effetto della fervida sua immaginazione, come appunto sono le quattro gran dissertazioni dell’
secondo, il quinto sdrucciolo, ed il sesto senario tronco, che rima, come già si disse, col tronco della stanza seguente. E
lle conclusioni, evitando mai sempre però tutt’i plurali per tronchi, come i dolor, i can, gli uccel, ecc. mentre questo in
unemente divenne la delizia, ed il cuor del teatro. Non però comparve come nel natio suo suolo era apparso. Dappoichè non es
pparso. Dappoichè non essendo presso i francesi si familiare la rima, come presso di noi lo è, quel ritmo, che in due versi
, che più generale campeggia nella poesia si è appunto la terza rima, come quella, che indistintamente si mostra adattabile
o scende. Cap. XVII. Della sestina croica La sestina croica, come la voce istessa l’addita, costa di sei versi eroi
la. Vero è che tale ritmo sovente si adatta ancora a materie giocose, come la Secchia rapita del Tassoni, lo scherno degli D
a piè della Croce. Esesndo dunque si difficile un tal metro, sebbene come si disse nel Cap. I. il verso deve servire al pen
rvire al pensiero, e non questo a quello ; pur tutta volta in questo, come nel citato luogo si avertì, è necessario, che il
otanta Perchè il pastore egregioChe volò dalla terra in sen di Dio, E come rammentare ogni suo pregio. Egli, che travagliò t
etti, e mille altri autori, che per brevità io tralascio ? In questi, come in tanti esemplari specchiar si deve chiunque ama
econdo, e terzo : per rapporto poi alle terzine, sogliono esse rimare come la terza rima, cioè nel primo, e nel terzo, mentr
specie di Sonetti, molti altri di diverse foggia ancor vi sarebbero, come gli acrostici, i bisdruccioli, i Bisticciati ec.
nvien avvertire, che variamente formavansi dagli antichi le risposte, come può leggersi ne Comm. del Crescimbeni ; ma presso
nserva nella natura de’ componenti suoi membri ; chiaro ognuno scorge come avendo io di essa, e d’ogni sua parte sufficiente
o al pari del primo ben’ ampio, ed esteso, potendola ben considerare, come fin dal principio dell’ operetta esposi, come di
endola ben considerare, come fin dal principio dell’ operetta esposi, come di appendice, e soggiunta della precedente. Ragio
erso toscano costa di sillabe, cosí di piedi è composto il latino ; e come per la disposta unione di quelle camina il primo
o, di cui un di per la sua gravità facevasi grand’uso ne’ sacrificii, come la etimologia istessa l’ adombra, è composte di d
mologia istessa l’ adombra, è composte di due sillabe amendue lunghe, come Fortes, Terrent, Cunctos ecc. II. Il Trocheo dett
illabe differenti nella lor quantità, d’una lunga cioè, e d’una breve come Curre, Tembla, Cerne ecc. III. Il Giambo inventat
è l’opposto del Trocheo, perche costante d’una breve, e d’una lunga, come Boni, Viri, Dabunt ecc. IV. Il Tribraco, come sco
a breve, e d’una lunga, come Boni, Viri, Dabunt ecc. IV. Il Tribraco, come scorgesi dagli stessi componenti, onde risulta ta
risulta tal voce, è composto di tre sillabe brevi nella lor quantità, come Domine, Dominus, Hominis, ecc. V. Il Dattilo dett
degli Eroi, costa di tre sillabe, delle quali la sola prima è lunga, come Plurima, Ducere, Carmina ecc. VI. L’Anapesto fina
erano le mosse de’ piedi, perciò consiste in due brevi, ed una lunga, come Trepidant, Populi, Timidi ec. Qui però pria di pa
oce seguente, essa in tal caso soffre cambiamento nella sua quantità, come in questo esempio : Christus colendus l’us dell
a a Spondeo, lo che non sarebbe avvenuto se fosse seguita una vocale, come Christus amandus. Cap. II. Del verso e delle
ente ad esporre. Articolo I. Dell’ Esametro.ABC. L’esametro, come la voce istessa disegna, costa di sei piedi in pa
lla materia richiede ; ma nel quinto pretende onninamente il Dattilo, come nel sesto piede lo Spondeo, nè l’esempio di qualc
bo, eccetto soltanto qualora sia incorporato colla parola precedente, come in questo di Virg. Ec. 2. 70. Semiputata tibi fro
nchè per altro comunemente si scande per due piedi Dattili, o Spondei come siansi ed una cesura, due altri dattili quindi co
come siansi ed una cesura, due altri dattili quindi con altra cesura, come  : Hei mihi quo Domi-no non licet ire tu-o. Ov. l
detto da Archiloco suo inventore costa di due Dattili, ed una cesura, come  : Flumina praetcreunt Oraz. lib, 4. Pd. 5. III. I
così detto con siste in uno Spondeo, un Dattilo, ed un’altro Spondeo, come  : Vix durare carinae. Or. lib. 1. Od. 14. IV. L’
o da Adone, di cui in onor si cantava, ha un dattilo, ed uno Spondeo, come  : Nomen imago. Or. lib. 1. Od. 12. V. L’ Innomina
. Od. 12. V. L’ Innominato primo costa di tre dattili, ed una cesura, come  : Munera, laetitiamque Dei. Virg. 1. Æneid. 640.
iedi dell’ Esametro, con legge però d’avere il quarto sempre dattilo, come  : Luminibusque prior rediit vigor Boet. lib. 1. V
to terzo finalmente contiene gli ultimi quattro piedi dell’ Esametro, come  : Aut Ephyum, bimarisve Corinthi. Or lib. 1. Od V
diverso il suo nome, sicchè dicesi Dimetro se costa di quattro piedi, come  : Nivesque dedducunt Iovem. Or. Epod. Trimetro se
e : Nivesque dedducunt Iovem. Or. Epod. Trimetro se ne abbraccia sei, come Quicumque regno fidit, et magna potens. Sen. in T
cadere oltre, del detto Spondeo, il Tribraco, il Dattilo, l’Anapesto, come può vedersi in Plaut, Fed. e Ter. Articolo III
minati. I. Il Gliconio costa d’uno Spondeo, un Trocheo, e due Grambi, come Ignotus moritur sibi. Sèn in Thyest. II. L’ Ascle
o di uno spondeo, d’un dattilo seguito da cesura, e due altri Dattili come  : Sublimi feriam sidera vertice. Or. lib. 1. Od. 
eo, d’un Dattilo, d’un altro Spondeo d’un Anapesto, e di due dattili, come  : Seu plures hiemes, seu tribuit Iupiter ulcimam.
pondeo, un dattilo con cesnra, un altro dattilo, ed un’altro Spondeo, come  : O quam glorifica luce coruscas Boez. lib. 1. Al
inventore Faleuco costano d’uno Spondeo, d’un dattilo, e tre Trochei, come  : Iucundissime Calve, munere isto. Catul. nell’ E
a Saffo contengono un Trocheo, uno Spondeo, un dattilo, e due Trochei come  : Iam satis terris nivis, atque dirae. Or. lib. 1
no Spondeo in suo luogo, un giambo con cesura, ed in fin due dattili, come  : Donec virenti canities abest. Or. lib. 1. Od. 9
st. Or. lib. 1. Od. 9. Il minore poi ha due Dattili sol, e due Corei, come Composita repetantur hora. Ib. Gli Anapestici fin
se ne assegnano. I. La prima costa d’un Esametro, e d’un Pentametro, come Qui cupit in Coelis vitam gaudere beatam Impleat
a Dei. II. La seconda è composta d’un’ Esametro, e d’un Archilochio, come Omnibus in rebus quicumque novissima pensat Hic
n’ Esametro, ed un verso composto degli ultimi quattro piedi di esso, come . Ut colubrum vitare decet scelus omne nefandum I
omnes. IV. La quarta abbraccia un’ Esametro, ed un Giambico dimetro, come Artibus ingenuis nihil est praestantius inter Te
ta cetera. V. La quinta contiene un’ Esametro, ed un Trimetro puro, come Gloria sit Christo, coeli qui venit ab alto Amor
miserrimos. VI. La sesta unisce un Giambico Trimetro, ed un Dimetro come Quicumque carde Iesu matrem amaverit Cunctis tri
principio con un Trimetro manchevole anch’esso di una, ma nella fine, come . Unicus Dei timo Potest procaces continere mores
tinere mores VIII. L’ottava accoppia un Gliconio con un Asclepiadeo, come Luctus vertitur in bonum Quando cum lacrymis cri
a finalmente consiste in un Eptametro, ed in Trimetro Archilochio,(1) come Ingenium cura quicumque gravi laborat, aegre Mus
questa classe. La prima comprende tre Aselepiadiadei, ed un Eliconio come I. Natae Mnemosynes, et Iovis optimi Lumen clari
decus, ac honor II. La seconda abbraccia tre Saffici, ed un Adonio, come Ipse qui nostri miserans salutem Praestitit coel
questo metro composto d’un Trimetro, d’un Archilochio, e d’un Dimetro come Esto cuique fortis Orbis Arbiter Robur, et auvil
te nell’ unione di due Asclepiadei, d’un Ferecrazio, e d’un Gligonio, come Quid prodest homini gloria ? Quid decus ? Quid s
d’un dimetro con una sillaba di più in fine, e di un Alcaico minore, come Divina virtus candida puritas Te mundus odis lub
de Nat. Deor. Plin. Lib. 2. Hist. Nat. vel a magnitudine utilitatum, come sente Cicerone vel a fragili, et laboriosa mortal
litatum, come sente Cicerone vel a fragili, et laboriosa mortalitate, come pensa Plinio, non si fecero beffe i più saggi Pag
o dell’opera di tratto in tratto apporre alcune note, che servissero, come di lumi a molti luoghi della sacra Scrittura, e c
muover guerra al cielo, e per ciò estinti per giusto giudizio di Dio, come di tratto in tratto al par di essi leggiam conqui
i essi leggiam conquisi altri Teomachi, e sprezzatori della Divinità, come un Faraone co’suoi nelle onde Eritree, de’ quali
ali in Giobbe al 26 stà scritto : Ecce gigantes gemunt sub aquis , e come un dì dovrà avvenire al Corifeo de’Teomachi l’Ant
opriamente parlando fù figlio di Nettuno, ed Anfitride, e pur Celeno, come piace ad altri, metà uomo, e metà Delfino, il qua
avvisare perchè l’apostolo delle genti S. Paolo fù chiamato Mercurio, come negli atti degl’apostoli al Cap. 14 si legge : Pa
n che modo dal ciel percosse caddero nel Campidoglio, e si disfecero, come riferisce Dione, di cui fu menzione Filostr. in T
e più sfrontati ad ogni sorta di oscenità degne per altro da tacersi, come consiglia Arnob. lib, 5 Sacrorum innumeri ritus,
a Dea, di cui avevano la cura, che che altri si dicano, fù istituito, come sopra hò detto, da Numa al numero di quattre, pro
risco, qual numero senario durò fin agl’ultimi tempi della Republica, come chiaro l’insegna Dionigi al 3 de’ suoi lib. Suo r
gelosia, che solamente la Sacerdotessa maggiore poteva vagheggiarlo, come l’attesta Lucano : Vestalemque chorum ducit vitt
ggio il superbo Antioco di portarsi al tempio di Nanea, ossia Venere, come piace a molti Commentatori, a fin di contrarre ma
ne contro di esso sollevata dagli orefici, e soprattutto da Demetrio, come negl’atti degli Apost. al 19 si legge. Quali poi
olo per eludere l’inganno con invenzione più fina disse : l’uccello è come ti piace. Così, e non altrimenti risponderei anch
di Ecate, perchè sotto questa seconda divisa chiaro non scorgendosi, come passato poi fosse al Regio soglio, con qual fonda
i ciò non estante però de’delirii de’gentili mi è convenuto con essi, come in altri punti, così in questo similmente delirar
aso, che i Dei de’ Gentili tutti furono puramente uomini in sostanza, come profusamente l’attesta Latt. lib. 1. de fals. Rel
aviglia se del Dio Baal parlando il profeta Elia sembra che ne parli, come d’un vero uomo, qualora rivolto a suoi sacerdoti
Epiro stante che la madre negata gli aveva tal figlia per sposa ; ma come poi è da spiegarsi per questa la libertà de’ sei
te le composizioni riuscirebbe nauseante, e basso. Di esso per altro, come più analogo a tale intrapresa si son servito molt
intrapresa si son servito molti traduttori delle opere degli antichi, come Annibal Caro, Ceruti, Cesarotti, Leone, Barbieri
co quell’ Esametro, di cui il quinto piede è occupato da uno Spondeo. come  : Pro molli viola, pro purpureo narcisso. Virg. E
to piede mostra un Dattilo in apparenza, perchè soggetto ad elizione, come  : Inseritur vero ex foetu nucis arbulus horrida.
rbitrio, la seconda nelle sole aspirazioni, ed in qualche altro caso, come può apprendersi dalla lettura dei poeti. (1). Po
7 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
llissima, di molti valorosi Personaggi ebbi assai a lodarmi, i quali, come volle la bontà di Dio, di me presero cura più che
che altra cosuccia per me data alla stampa, in guisa che potrei dirle come Catullo al suo Cornelio : … namque tu solebas Me
mi che le create cose signoreggiano. Noi tanta moltitudine divideremo come in tre schiere ; de’ Gelesti, cioè, (επουρανιοι,
dersi, perchè Satùrno, fuggendo l’ira di Giove, si occultò nel Lazio, come diremo. Da’ Greci dicevasi Crono (Κρονος quasi Χρ
utt’i fiumi ; e Vesta (Εστια) da una parola greca che vuol dir fuoco, come appresso diremo. Giano fu detto janus quasi Eanus
iuoli di Noè, i quali dopo il diluvio si divisero la terra abitabile, come Giove, Nettùno e Plutòne si divisero l’universo.
i virtù, o che vengono inaspettatamente a recarci qualche gran bene ; come figliuoli della terra diciamo coloro, de’ quali i
ùrno, ed avea per moglie Fauna, la quale dava gli oracoli alle donne, come il marito agli uomini. Virgilio(2) pone l’oracolo
si laceravan le membra, ruotavano il capo e cozzavano fronte a fronte come montoni, per cui ebbero il nome di Coribanti ; si
per significare l’universo ch’è rotondo, e nel cui bel mezzo stassi, come in sua sede, il fuoco, secondo i Pittagorici. Alt
e la coda, per mostrare l’eternità ch’è senza principio e senza fine, come il cerchio. Vesta era il fuoco ; e perciò si dipi
ronato di torri e di merli di mura, per significare le città che sono come la corona della terra. Per lo più si rappresentav
Giano che porta la chiave, perchè si dipingeva colla chiave in mano, come custode delle porte-Janus Patulcius (da patet) et
rinus, detto da curis o quiris, che in lingua Sabina significa l’asta come se fosse Dio’ della guerra-Janus Consivius (da co
nosciuto. Giano s’invocava nel principio di tutt’i sacrificii, perchè come portinaio del cielo faceva che le preghiere avess
chiamavasi Janus, da un tempio di lui quivi allogato. Esso dividevasi come in tre parti, in guisa che il capo del vico si ch
Fulgur apresso Festo. Or del suo fulmine era Giove oltremodo gelose, come ebbe a sperimentare il superbo Salmonèo, figliuol
io delle città adoperano le scale, sono esposti a frequenti pericoli, come Capanèo, che vuolsi essere stato primo inventore
solo sull’orlo rimase la speranza ch’era nel fondo. E così Epimeteo, come tutti gli stotti, conobbe suo danno dopo essergli
consultarono Temi che a que’ di dava oracoli a Delfo, o Giove stesso, come dicono alcuni. Per comando dell’oracolo, Deucalio
o portò a percuotere il capo dell’avo ; e così, senza che il volesse, come piacque a’ Numi, l’uccise. Altri però raccontano
Forco, Minèrva gli diede a vedere l’immagine di Medùsa nel suo scudo come in uno specchio ; e l’eroe guardandola e prendend
sto suolo le gocciole del sangue di quel reciso teschio, dalle quali, come da velenosa semenza, pullullarono que’ ferali e m
ria aperta, s’indurano (1). Cefèo e Cassiopea intanto il riguardarono come salvatore della figliuola, che il vittorioso Eroe
nobili donzelle andava un giorno a diletto lungo la riva del mare. E come volle la sua ventura, approdò colà una nave, che
llodoro, Igino ed altri ; ma Ovidio favoleggia alquanto diversamente, come anderemo divisando per far cosa grata a’ studiosi
ione. Inventò pure non pochi strumenti di grande utilità per le arti, come la scure, la livella, il succhiello ; e fu il pri
i e vi dipinse la morte di Androgeo e più altre sue famose avventure, come sa chiunque ha letto l’ammirabile Eneide di Virgi
pastore ch’era lor madre, i due fratelli vendicarono i torti di lei, come nell’articolo di Apollo dirassi. A Zeto ed Anfion
ato il nome di Boote, o guidatore di buoi, essendo che siegue l’Orsa, come un bifolco il suo carro. Chiamasi pure Settentrio
noi visibile e non si vede mai scendere sotto al nostro orizzonte. E come Artofilace o Boote, perchè più vicino al polo, se
; e da ciò ha potuto avere origine la trasformazione d’Io in vacca. E come i Greci amavano colle proprie favole unire quelle
bia. Questo fu quell’Epafo che cagionò la famosa sventura di Fetonte, come si dirà nell’articolo di Apollo. XXI. Dardano-
si dirà nell’articolo di Apollo. XXI. Dardano-Eolo. I Troiani, come tutt’i popoli antichi, vantavano un’origine divin
e gemme. In quest’oracolo le risposte si davano non già colle parole, come a Delfo ; ma in gran parte co’cenni e con varii s
meno considerevoli, che si celebravano in alcune città della Grecia, come in Dio, luogo della Macedonia, in Atene, a Smirne
volta anche gli esercizii d’ingegno ebbero luogo ne’giuochi olimpici, come di eloquenza, di poesia e simili. Isocrate vi rec
’ ampiezza della fronte rilevata e quasi gonfia ; ed alla chioma che, come quella del leone, gli scende giù dal capo. Il Win
ipinge col capo coronato di fiori, e con una coppa d’oro in una mano, come quella che versava il nettare agli Dei ; e pascev
lor ragione. Cicerone(4) crede che il nome Iuno venga a iuvando, come quello di Giove ; e riferisce che, secondo gli St
, che i Greci li chiamarono Pigmei, cioè dell’altezza di un cubito. E come le grù di verno abbandonano le regioni settentrio
sero in un bosco e che avendolo ritrovato alcuni pastori, l’educarono come loro figliuolo, e gli posero il nome di Paride o
i e cavalieri ! e quante tombe tu muovi a schiudere a’ Troiani ! Vedi come Pallade già l’elmo appresta e l’egida, il cocchio
e dice che per Giunone s’intende l’atmosfera, o sia l’aere inferiore, come per Giove, l’etere che all’aria soprasta. Or per
suo carattere, siam costretti a credere ch’essi vollero dipingercela come l’essere più infelice dell’universo. Nulladimeno
glio, ove fin da’ tempi del prisco Tarquinio quelle tre sovrane deità come tutelari della Repubblica erano in grandissima ve
guardavano ; ed anticamente i mariti chiamavan Giunoni le loro mogli, come queste, Giovi i loro mariti(1). Essa accompagnava
ti i Genii delle donne ; percui una donna giurava per la sua Giunone, come un uomo, pel suo Genio(2). Ella soprantendeva a’
alende di ciascun mese, anzi tutt’i mesi, erano consacrati a Giunone, come gl’idi a Giove, perchè(3) gli antichi per Giunone
detto volgarmente diadema, che usavasi dalle donne greche ; il quale come le fionde (σφενδονη, funda), era più alto nel mez
none il più dipingesi collo scettro di oro, qual Regina del cielo(2), come vedesi nella bellissima Giunone del Museo Pio-Cle
modio. Velata era pure la sua statua che nel Campidoglio si venerava, come da’ medaglioni di Adriano apparisce, ne’ quali si
Ηρα τελεια, Iuno praeses nuptiarum (a τελος, matrimonium) ; Domiduca, come quella che accompagnava la novella sposa alla cas
Le donne nel giorno della loro nascita sacrificavano in di lei onore, come gli uomini, al loro genio(5). Ma sul nome Lucina
vano Diana Ilitia ; e le romane, Giunone Lucina. Cicerone(6) dice che come appresso i Greci nel parto s’invocava Diana Lucin
gni altra, ella servivasi dell’opera d’Iride, sua fedele messaggiera, come abbiam detto. Il suo cocchio era portato leggerme
ci le offerivano il dittamo ed il papavero, allorchè la consideravano come Giunone Lucina, ed anche la melagrana, e con siff
engono gli eruditi. Minerva poi è parola latina, così detta o perchè, come dea della guerra, diminuisce il numero degli uomi
a, che credevasi la più antica terra del mondo e più vicina al cielo, come argomentavano dal gran calore di quella regione ;
e e nelle arti, e forse ancor nelle armi, dopo la sua morte fu tenuta come una Divinità che alle belle lettere ed alle armi
la chioma di bellezza. In Tibulto vi è chi giura pe’crini di Minerva, come in Properzio si giura per gli occhi di questa Dea
idio di Troia, da Omero(1) a Minerva principalmente si attribuiscono, come Virgilio(2), quello di Aiace, fig. di Oileo, re d
si per la Dea delle arti, del lanificio, del tessere e del ricamo(2), come l’Iside degli Egiziani, e l’Aracne de’Lidii. Or q
schi discorrendo, avvenne di veder Pallade al fonte d’Ippocrene(1). E come niun mortale potea impunemente rimirare gl’immort
l satiro Marsia, nella gara con Apollo pagò il fio del suo ardimento, come nell’articolo di quel Nume diremo. I suonatori di
a a Sais, città di Egitto, sotto il nome di Neith. La civilizzazione, come dicono, del genere umano, e quindi le prime leggi
lle leggi, da cui venne l’agricoltura. A Sais Iside era rappresentata come una donna che ordisce ; e Diodoro afferma ch’ella
diranno certamente la giustizia. » Minerva adunque stabilì l’Areopago come il tribunale de’ figliuoli di Egeo, e come il bal
adunque stabilì l’Areopago come il tribunale de’ figliuoli di Egeo, e come il baluardo della Grecia e la salvezza di Atene.
la quale brillavano i colori dell’iride(1). L’egida(2) alle volte era come le pelli di cui van coperti alcuni pastori, vegge
re ; ma gli Ateniesi con questo nome salutavano propriamente Pallade, come si scorge da Aristofane e da altri(1). Εργανη, la
chiazzurra Minerva, o la Diva, cui tinge gli occhi un’azzurrina luce, come traduce il Pindemonti ; soprannome assai frequent
o il color celeste, ch’è misto tra il bianco ed il verde azzurro. Ma come nell’Iliade γλαυκιοων significa che guarda bieco,
pide voglia dire Minerva che guarda bieco, che fa il viso delle armi, come dicono gl’Italiani. Così potrebbe spiegarsi l’agg
che la Dea invocata nel primo verso dell’Iliade sia Minerva, la quale come a tutte le scienze ed arti, così pure alla poesia
rva, perchè gli antichi con un sol nome composto dinotavano due numi, come Ermeracle, statua di Mercurio e di Ercole ; Zenop
lle acque l’isola Ortigia, che chiamossi Delo (da δηλος, manifestus), come la più appariscente fra le Cicladi, nel cui mezzo
ta Latona pregò gli Dei che trasformassero que’ villani in ranocchie, come avvenne. Giunone intanto, per disfogare il suo ma
di un fulmine l’audace giovane, che precipitò nel Po, ovvero Eridano, come quel fuoco scintillante che a ciel sereno vedesi
to del futuro. Esiodo(4) dice che le Muse nel farlo poeta gli diedero come per iscettro un ramoscello di verde alloro. Giaci
simo fanciullo, il quale, morendo, fra le braccia di Apollo il piegò, come un bel papavero dall’aratro reciso piega sullo st
o cibo che il suo dolore, pianse con mesto canto la perduta consorte, come l’usignuolo piange, soavemente cantando, i rapiti
i che fu tanto superbo che parlò in modo da paragonarsi ad un Nume. E come il flauto è strumento inferiore alla lira, così s
turcasso ; si ode da lungi lo strepito degli scossi strali, de’ quali come uno ne vibra dal tremendo arco, tosto agli animal
erano suoi sacerdoti e figliuoli ; essi credevansi da lui inspirati, come tutt’i cultori delle arti belle. Qual signore del
golle a volersi ricoverare per poco in sua casa. Vi andarono esse, ma come furono entrate, conobbero le coperte insidie che
ed una o due piume sul capo, per la vittoria riportata sulle Sirene, come in un bassorilievo del palazzo Barberini e nella
dell’apoteosi di Omero questa Musa tiene un doppio flauto. Si dipinge come una giovane inghirlandata di fiori, con carte mus
vidio(1) si chiama la prima del suo coro e la più grande delle Muse ; come Orazio(2) la nomina regina, ed Esiodo(3), la più
attribuivan gli antichi le morti repentine e tranquille degli uomini, come a Diana, quelle delle femmine. Così Ecuba assomig
volte il calore del sole è cagione di subitanee morti. Ad Apollo poi, come a Dio della medicina, consacrarono l’alloro, il q
ifica ferire. I suoi dardi uccisero il mostruoso Pitone ed i Ciclopi, come pure i figliuoli di Niobe. Da Orazio(1) chiamasi
strale mortalmente il ferisce nel calcagno, ove solo era vulnerabile, come Ettore stesso, vicino a morire, predetto avea al
Secondo Macrobio, il Sole era adorato dagli antichi sotto varii nomi, come di Bacco, di Apollo, di Mercurio ecc. E forse il
dissennati e li riduceva quasi alla condizione degli animali immondi, come sono tutt’i voluttuosi. Per modo proverbiale la t
Febo o il Sole guidava un cocchio a quattro, non già a due cavalli, come l’ Aurora e la Notte. I solari destrieri erano bi
è il Sole si tuffava nel mare e si estingueva la sua luce nelle onde, come se il mare stridesse nel discendere in esso il So
ole. Da questa opinione ebbe origine la favola di considerare il Sole come un Nume portato sul cocchio, e che vada a riposar
tanto si adorna e l’aurea testa Di rose colte in Paradiso infiora. E come il bel colore dell’Aurora è simile a quello della
lli le si appropriano convenevolmente, quantunque candida si appella, come Virgilio(1) la rappresenta su di un cocchio con d
non ad Apollo si appropriano certi attributi che convengono al Sole, come il cocchio luminoso, il Zodiaco, e simili. Così i
odi. Da una parte si vede la testa del simulacro circondata di raggi, come rappresentavasi il Sole o Febo Apollo. Il colosso
colore candido simile a quello della luna, misto ad un bel purpureo, come se, dice Tibullo, agli amaranti si unissero bianc
e avea sette corde, significava i sette pianeti, de’quali il sole era come il sovrano. Secondo Pittagora l’universo è un gra
ure Apollo Lycius. Apollo Medico, Salutare o Sotere, σωτηρ, ιατρος ; come Dio della medicina. Da Ovidio chiamasi Opifer. A
lvio nella Grecia apprese che anche Ercole era Musagete o guida Muse, come dice il Salvini. Spada Delfica (δελφικον ξιφος)
ustri. La palma, l’ulivo, l’alloro erano piante consacrate ad Apollo, come pure il mirto, che come l’alloro credevasi un alb
, l’alloro erano piante consacrate ad Apollo, come pure il mirto, che come l’alloro credevasi un albero inspiratore, il loto
parire di Febo, cioè del Sole. Talora se gl’immolavano degli agnelli, come dice Virgilio : e secondo Pausania, anche un toro
ana, facendone tre divinità diverse ; ma qualche volta le confondono, come fanno i poeti posteriori ad Esiodo e ad Omero. Da
e, la Luna e l’Aurora. Era essa la regina della notte e del silenzio, come la chiama Orazio, o secondo Eschilo, l’occhio del
’occhio della notte. Le sue influenze si temeano assai dagli antichi, come quelle di una Dea che si mostra solo di notte. Da
ccadeva nell’ecclissi di questo corpo celeste, le quali eran riputate come deliquii, cui esso era soggetto per la paura di q
fratello della Morte, perchè esso sembra una morte di breve tempo. E come il sonno è uno de’più maravigliosi fenomeni che n
gia del Sonno ch’egli ingegnosamente descrive nelle Metamorfosi. Ecco come la descrive il nostro Ariosto : Giace in Arabia
cielo. E Plutarco pensa che il conversare di alcuni Dei cogli uomini, come i Romani finsero di Egeria con Numa ; i Frigii, d
. Il che donotava che Selene o Diana Luna illumina di notte il mondo, come il Sole, di giorno. Ed in un bassorilievo(1) si v
una la biga, ora con cavalli, ora con buoi, ed ora con muli. La Luna, come il Sole, nel tramontare s’immergeva nel mare, ed
i Oreste ed Ifigenia portarono avvolto il simulacro di Diana Taurica, come dice il Calepino, ma dal greco φασκω, risplendere
dal greco φασκω, risplendere. Febe, Φοιβη, Phoebe, dicevasi la Luna, come Apollo o il Sole si appellava Febo(2). Latmia Lu
ere al deliquio della Luna senza che si adoperassero bronzi e trombe, come i superstiziosi Romani praticavano nelle ecclissi
da certe infermità violenti dicevansi percossi da Apollo o dal Sole, come percosse dalla Luna appellavansi le donne colpite
nte ad educare ad Ino, di lui zia, perchè fig. di Cadmo e di Armonia, come Semele, e poscia raccomandato alle ninfe di Nisa,
ono. Al dir di Plinio(2) molti ponevano la città di Nisa nell’ India, come pure il monte Mero consacrato a Bacco. E Pomponio
cuni alberi mettevan de’lacci, a cui sospesi erano qua e là dimenati, come si pratica nell’altalena o bindolo, mentre i past
ecoli prima di Cadmo. Oltre a ciò ad Osiride era consacrata l’ellera, come a Bacco ; e Diodoro Sicolo dice che Osiride fu il
tro per lo stesso fine e col medesimo corteggio. E veramente Osiride, come racconta Diodoro, intraprese una celebre spedizio
aggio fu pur cagione l’odio di Giunone, di cui fu Bacco il bersaglio, come gli altri figliuoli di Giove. Così un’altra volta
la sua legge a tutt’i popoli di quella penisola, da’ quali fu accolto come una divinità che porta seco non il terrore delle
sa spedizione fu il vecchio Sileno, satiro che Bacco oltremodo amava, come a suo balio e pedagogo. Anche i Satiri, quando er
vo, di caricata e truce fisonomia, di barba folta, ispido e panciuto, come Apuleio descrive il satiro Marsia. Or il nostro S
eano servire gli schiavi, e tutt’i cittadini si consideravano uguali, come ne’ Saturnali di Roma. Le Baccanti si chiamavan p
onidi, da μιμαομαι imitor, perchè imitavano il padre Bacco, portando, come lui, le corna ; Bassaridi, da βαζω clamo, perchè
iti, il datore dell’allegrezza ; anzì Bacco prendesi pel vino stesso, come Cerere pel pane, e Vulcano pel fuoco ; ed in un a
mo che Bacco si donò ad Erigone, fig. d’ Icaro, trasformato in uva. E come la vite in greco chiamasi ampelos, così quel poet
i della Tessaglia. Il centauro Euritione, avvinazzato fuor di misura, come lo erano gli altri commensali, commise a zioni mo
no, di cui non conosceva la forza, ne bevve sino a restarne ubbriaco, come la Scrittura racconta. Ritrovò pure il nostro Bac
i delicata mollezza, conmolti vezzi negli occhi, e coronato di edera, come Euripide il dipinge nelle Baccanti. In una statua
guisa delle donzelle ; ha una corona di pampini con grappoli di uva, come il descrive Ovidio(2), e la mitra sul capo(3). Al
te. Ma Pausania lo descrive con veste lunga, colla barba, e giacente, come rappresentavasi il primo e più antico Bacco, seco
stra ; ed altri artefici gli ponevano in mano diverse specie di vasi, come il carchesio ed il corno(7). Di Bacco presso i Gr
indomita natura. « Bacco, dice Millin, è rappresentato ordinariamente come un grassotto e ben colorito giovane, senza barba,
o giovane, senza barba, co’capelli di un biondo oro, e sovente ancora come un fanciullo coronato di edera e di pampini. Ha i
o da due pantere o da due tigri ; or colle corna in testa, ma di oro, come cel rappresenta Orazio ; e sovente come un fanciu
le corna in testa, ma di oro, come cel rappresenta Orazio ; e sovente come un fanciullo che scherza colle ninfe e co’satiri.
Fauno colle orecchie caprine e colle forme del volto assai esagerate, come soglionsi i Fauni dipingere. Presso De La Chausse
significa non solo disgrazioso, ma eziandio sventurato, in Terenzio ; come presso i Greci επαφροδιτος vuol dire fortunato. D
d esercitava in modo particolare il suo impero. Anzi si venerava pure come dea della marina. Plinio(4) riferisce che Augusto
prima volta, perchè qui vi la prima volta ne aveano inteso parlare. E come i Fenicii che i primi avean recato colà il culto
bianco umore, o un sangue finissimo che Omero assegna agli Dei, cioè, come spiega Mad. Dacier, non un sangue terreno e gross
i, cioè, come spiega Mad. Dacier, non un sangue terreno e grossolano, come il nostro, ma un vapore tenue e divino, degno deg
de di Virgilio, bel poema che pe’ Romani potea dirsi poema nazionale, come era l’Iliade di Omero pe’ Greci. Enea mo rì in un
della primavera mostravasi sulla terra preceduta dall’alato Zeffiro, come da suo foriere. E nell’inno di Apollo dice Omero
. Ella presso Virgilio (3) il chiama sua forza e sua maggior potenza, come i figli soglionsi chiamare forza de’ genitori. Da
ionsi chiamare forza de’ genitori. Da’Greci si appellava Eros (Ερως), come Antero che pur si voleva fig. di Venere e di Mart
imento, diciam così, che fa belle tutte le altre perfezioni e che n’è come il fiore. Infine da loro solamente poteasi avere
comunemente si rappresentano danzanti e della medesima età, succinte, come le danzatrici, fino alle ginocchia ; la testa cor
oni, e leggiadramente danza com’era costume nel celebrar le nozze. Or come i Greci invocavano Imeneo nelle nozze, così i Rom
nozze. « Alcune delle più belle Sabine rapite dalla romana gioventù, come destinate ad alcuni de’ principali Padri, eran me
ao, di lei marito, erasi nascosto per non andare alla guerra di Tebe, come in altro luogo si è detto. VIII. Luoghi ove si
abitare a Gnido. « Ed in un epigramma di Eveno : » Giunone e Pallade, come videro la Venere di Gnido, ah ! dissero, ingiusta
a in mano un pomo in segno della vittoria riportata sulle Dee rivali, come in una moneta di Plautilla era Venere col pomo e
nsigne pittore. È noto poi che si rappresentava su di una conchiglia, come si vede in molti antichi monumenti(1). La Venere
reca dimostra che la Venere de’ Medici ha dovuto essere rappresentata come stante in piedi avanti a Paride. Lessing dice che
’antichità. Luciano la chiama opera bellissima, e ne propone il capo, come esemplare di una perfetta bellezza. Alcuni dicono
pagnato da’ suoi cani ; ora con Cupido e colle Grazie ; ma più spesso come uscente del mare sopra di una conchiglia portata
iomene, Αναδιομενη, da αναδυμι, esco fuori ; soprannome dato a Venere come uscente dal mare. Per questa ragione fu pur chiam
a, Dionaea, Venere, fig. di Diane ; percui G. Cesare fu detto Dioneo, come discendente da quella Dea. Ericina, Erycina, dal
a coppia di amorose colombe, or da’ cigni ed ora da due neri passeri, come cantò Saffo(1) : « del padre la magione aurata L
e Venere l’avvertì toccandolo leggermente con un ramoscello di mirto, come a suo poeta. Nel giuoco de’ dadi il punto fortuna
suo poeta. Nel giuoco de’ dadi il punto fortunato dicevasi di Venere, come il contrario si chiamava del cane. I Genii aveano
ιμων μυσταγωγος του βιου). Il Genio era il dio tutelare degli uomini, come Giunone, delle donne, e si onorava specialmente n
de’Latini Latini è lo stesso Mamers degli Osci, tolta la sillaba me, come dice lo Scaligero, il quale asserisce che le paro
custode della medesima ; ed un altro fuori di essa, nella via Appia, come nume bellicoso. Vogliono alcuni che la voce Gradi
ti, antichi popoli della Scizia Europea, spesso confusi coi Traci. Or come la gente Tracia era di un’indole feroce e bellico
he fece grandi conquiste, per cui fu da quel popolo guerriero onorato come il dio della guerra ; e questo è il Marte Iperbor
E discordie e battaglie, ecco le care Tue delizie. Monti. Vedesi qui come la divinità, dice Mad. Dacier, la quale è tutta d
di ogni altra cosa le sregolate e brutali passioni ; ed aggiungerei, come odia l’impeto sfrenato e le devastatrici discordi
ea Silvia, fig. di Numitore ; ed un eroe d’indole feroce e guerriera, come Romolo, poteva assai bene chiamarsi figliuolo di
Di poi, dato principio da pochi, cominciarono tutti a salutare Romolo come dio nato d’Iddio, re e padre della città romana.
ni, ed in tutto quel tempo era vietato far cosa che fosse importante, come maritarsi, imprendere un viaggio o una spedizione
ilea le schiere aprendo Con femminei ululati. Caro. Le Amazzoni poi, come si finse, eran donne bellicose nell’Asia, che for
so un gallo, uccello che gli era sacro per la sua indole guerresca, e come simbolo della vigilanza. Non è difficile rinvenir
d facere, fare alcuna cosa col proprio ingegno, senza l’aiuto altrui, come se si dicesse coll’esercito proprio, colle propri
nsi col nome di padre(2). Nel sacrificio ambarvale si dice Marspiter, come Dispiter o Diespiter, cioè Dis Pater : Iupiter, c
Potrebbe dirsi che questa superstizione sia venuta dalla Cappadocia, come quella de’ sacerdoti di Cibele, ai quali molto si
Da Diodoro Siculo e da altri scrittori chiaro si scorge che i Greci, come la maggior parte de’ loro numi, così foggiarono i
do di notte guidare le anime a Plutone ed assistere al loro giudizio, come se fossero picciole occupazioni quelle giornalier
hanaan, fig. di Cham, perchè chanaan in ebraico significa mercatante, come Mercurio dalle merci ; ed i Fenicii che discendev
ersi dal riderne grandemente. Ed Omero (2) con molta gravità descrive come in questa circostanza Apollo trasse quel landronc
albutiva ; percui battologizzare (βαττολογειν) significa aver la voce come Batto, esser balbuziente ; e batto (βαττος) in gr
ienze ; e però spesso vedesi insieme con Minerva, dea della sapienza, come apparisce nell’ermatene, e negli antichi monument
loria di avere il primo istituito un culto e de’ sacrificii agli Dei, come ancora di aver ridotto gli uomini che vivevano a
rra. E Servio osserva che Mercurio da’ poeti è quasi sempre adoperato come messaggiero di pace, laddove Iride per lo più ann
del tartaro. Laonde in molti bassirilievi questo nume si rappresenta come una divinità infernali ; e da Orazio (5) si chiam
ora. Con questa conducea l’alme chiamate Che stridendo il seguiano. E come appunto Vipistrelli nottivaghi nel cupo Fondo tal
le quali questo nume conduce agl’illeciti guadagni. Teneva la borsa, come dio de’ mercatanti e de’ ladri ; e si rappresenta
i, stringe un caduceo, in punta al quale è una mezza luna. Si dipinge come un giovinetto di bello aspetto, di svelta corpora
νητης, occisor), cioè uccisore del pastore Argo che avea cento occhi, come nell’articolo di Giove si è detto. Arcas, Arcas
li chiamavano Feciali. Camillus fu chiamato Mercurio da’ Romani(3), come ministro degli Dei, perchè presso’ gli Etruschi C
le antiche monete, ed arbitro della pace da Ovidio chiamasi Mercurio, come messaggiere di pace. Psicagoge, ψυχαγωγος (a ψυχ
poli e commendata da tutt’i sapienti. Secondo i Latini, non era essa, come Ge, Rea, Fitea, Cerere, Cibele ed altre Dee de’ G
tutte le cose. È noto finalmente il fatto di Bruto che baciò la Terra come madre comune di tull’i mortali (2). Pare che gli
formi. Fu loro invenzione ancora Parte di fabbricare il ferro (1) ; e come Vulcano, antico re di Egitto, aveva insegnato il
ti da’Ciclopi a Nauplia nel seno de’ monti per trarne delle pietre. E come gli Egiziani nelle miniere facevano uso di una lu
o. A lui era consacrato il pino di cui portava inghirlandato il capo, come anche facevano i Fauni ; ma il Vossio afferma che
delle selve, che rappresentavansi a guisa di Satiri. Si consideravano come semidei, ma credevasi che dopo lunga vita soggiac
feste, e le introdusse in quel luogo che da lupus si disse Lupercal, come il Liceo deriva da λυκυς, lupus. I Luperci celebr
latte, o gli sacrificavano un porco. Esso era il genio degli uomini, come Giunone, delle doune, percui gli uomini solamente
i dipingono con faccia umana, ma sozza e deforme, con picciole corna, come quelle de’capretti di fresco nati, con coda, cosc
e quelle de’capretti di fresco nati, con coda, cosce setolose e piedi come di becco. Erano inchinati ad un ballo comico, che
una poesia mordace che si propone di riprendere i vizi degli uomini, come quelle di Orazio, di Giovenale ec. Dette sermones
, a cui non attribuivasi l’immortalità, ma solo una vita lunghissima, come a’ Fauni, a’ Satiri ec. e che riputavansi una spe
no un culto particolare ed alcune feste lor proprie. Eran considerate come gentili e leggiadre giovinette, che tutte vinceva
i (a λειμων, pratum) presedevano a’prati ed eran soggette alla morte, come le altre deità campestri. Delle Ninfe, che presed
stagioni. Presedeva a’ pensieri degli uomini ed a’ loro cambiamenti, come quegli che poteva cangiar di forma, come Proteo.
mini ed a’ loro cambiamenti, come quegli che poteva cangiar di forma, come Proteo. Era anche il simbolo di una naturale atti
sopra una piega della coda vi sono molti frutti. Si rappresenta pure come un giovane, con una corona di diverse piante, nel
servazione de’frutti. Pomona poi dicesi un libro che parla de’frutti, come Flora, de’ fiori, e Fauna, degli animali. Fu così
, un serto anche di fiori. È adorna di quattro ali rosse ed occhiute, come quelle delle farfalle. Questa dea ebbe un tempio
eggiera la terra con quelle conte parole : Sit. tibi. terra. levis. ; come a’ nemici, per modo d’imprecazione, la desiderava
ante. La vittima che si sacrificava alla Terra era una troia gravida, come praticavasi nelle rusticane feste dette da’ Roman
stessa cosa che la Terra. Forse diminutivo di tal nome è l’altro Δηω, come chiamasi dai Greci ; o fu così della da δηω, ritr
già moglie del dio dell’inferno, era regina di quel tenebroso regno, come Giunone del cielo. Cerere rimane attonita a tal n
n quel tempo che il sole corre per i sei segni australi del zodiaco ; come gli altri sei mesi ch’era colla madre, significav
a’ loro scogli, ove li uccidevano facendone strazio. Poscia racconta come que’ mostri invitarono Ulisse a sentire il lor ca
o con due fiaccole in mano. Negli antichi monumenti figuravasi il più come una donna robusta, coronata di spighe, bionda e q
il fuoco sembra volare per l’aria, nascendo dalle nuvole. Non so poi come il Calepino dica che fu detto quasi canus volitan
nascosto per non andare alla guerra di Tebe, ove sapeva dover morire, come avvenne(6) Molte altre mirabili opere attribuiva
tò eziandio l’ufficio di coppiere alla mensa di Giove nell’Olimpo. Or come la sua deformità non era conveniente ad inspirare
ntinente Achille Scacci pur tutti di cittade i Teucri ec. Monti Ecco come Omero descrive la forza del fuoco, simboleggiato
ana fu detta quasi Jana, aggiunta la lettera D per dolcezza di suono, come afferma Macrobio(1), il quale riferisce che, seco
lo per compassione il cangiò in isparviere(1). Le figliuole di Niobe, come si disse nell’articolo di Apollo, furono da Diana
, cose che in que’ tempi si desideravano quasi argomenti di fortezza, come le spoglie de’vinti nemici. Ma i fratelli di Alte
ita dell’infelice Meleagro, il quale finì consumandosi a poco a poco, come quel tizzone si consumava nel fuoco. Pel dolore d
sotto il suo nome greco. Finalmente Diana presedeva alle vie, ed era come ispettrice e custode de’porti(7) ; e per ciò il s
l’incendio di quel tempio(1). VII. Iconologia di Diana. Diana, come Dea della caccia, si vede sempre in una biga tira
et φερω, fero). Faretrata (1), dalla faretra o turcasso che portava, come Dea cacciatrice. Ilitia, lat. Ilithya, Ειλειθεια
dire, io vengo alla luce, io vengo nel mondo. Lucina dicevasi Diana come Dea de’ parti, perchè il parto per opera sua veni
glioso delle favole. Furono quindi i primi albori di quel gran popolo come un riflesso di gloria che gli veniva dall’eroismo
osa vanità greca ; poichè, avendo essi un’origine oscura ed ignobile, come quelli che discendevano da uomini, i quali, a gui
a. E poi, vedendo essi alcune loro opere veramente grandi ed eroiche, come di Ercole sappiamo, di Teseo, di Minos e di tanti
i che diconsi Semidei ; ma Omero dà questo titolo a tutt’i Greci. Or, come vuolsi, Ercole fu il primo de’mortali adorato in
e cresciuto, di straordinaria statura e di forza stragrande, avvenue, come racconta Senofonte(1), che uscito il giovane eroe
va Ercole con somma gelosia, poichè questi avendo dritto alla corona, come fig. di Anfitrione, facealo forte temere di esser
ta figliuole si recò in Argo, dove fece valere il dritto che vi avea, come discendente di Epafo, fig. d’Io, ch’era nata da I
sole si volse indietro. È noto che gli antichi credevano che il sole come godeva degli onesti fatti degli nomini, così avea
mela, la quale, per compassione degl’Iddii, fu cangiata in usignuolo, come Progne, in rondine, Iti, in fagiano, e Tereo, in
i, poscia uccisi da Ercole, che si fingono alati ne’piedì e nel capo, come gli altri venti. Procri, sorella di Oritia, sposò
to Frisso ed una fig. detta Elle. Sposò poscia Ino, fig. di Cadmo ; e come Giunone avea un odio implacabile contro la famigl
sta nave famosa fu trasportata in cielo e posta fra le costellazioni, come anche l’ariete che portò Frisso e ch’è il segno d
la sua Iliade, poema inimitabile, che non debbe essere già riguardato come una mera finzione, ma piuttosto come una copiosa
non debbe essere già riguardato come una mera finzione, ma piuttosto come una copiosa raccolta delle più antiche storie del
doveasi placare col sacrificio di una vittima, la quale fu Ifigenia, come di sopra si è detto. Giunti finalmente i Greci al
dal piè veloce (ποδυκης). Orazio(2) ci dà il carattere di quest’eroe come quello di un uomo pronto, iracondo, inesorabile,
parola latina (a’nubendo vel a nuptu), che significa coprire, perchè come una nube ricopre il cielo, così il mare ricuopre
gliuoli di un medesimo padre, ma che il primo il vinceva in sapienza, come negli anni. Di fallo esso nacque da Saturno e da
sapienza, come negli anni. Di fallo esso nacque da Saturno e da Rea, come Giove e Plutone, e come questi due fratelli, fu d
ni. Di fallo esso nacque da Saturno e da Rea, come Giove e Plutone, e come questi due fratelli, fu destramente sottratto all
uoli del vecchio Saturno, a Nettuno toccò in sorte l’impero del mare, come nell’articolo di Giove si è detto. Quindi è che s
i la signoria che quel nume vanta sul mare, allorchè descrive il modo come egli sdegnato con Eolo, che senza saputa sua susc
i tremuoti ed altri straordinarii fenomeni che succedono sulla terra, come pure i considerabili cambiamenti nel corso dei to
la famosa gara che fu fra Nettuno e Minerva per la città di Atene, e come Nettuno fece uscir della terra un bel cavallo, ch
Greci ne venne la notizia da’ popoli della Libia che il riguardavano come la più grande loro divinità. Nella Grecia, in Ita
gli uomini meritamente attribuiscono al mare, è avvenuto che i poeti, come chiamano figliuoli di Giove tutti quelli che per
ò Ulisse, quivi regnava Antifale, la cui moglie, dice Omero, era alta come una montagna. Essi fecero mal governo de’ compagn
ta come una montagna. Essi fecero mal governo de’ compagni di Ulisse, come raccontasi nell’ Odissea(1) Figliuoli di Nettuno
rozio ucciso da Marte ; e molti altri, dice Millin, erano considerati come figliuoli di Nettuno ; la quale moltitudine di fi
Millin, aveano molti nomi per significare il Dio protettore del mare, come Pontus, Nereus, Oceanus ; ma in appresso si sosti
da’ poeti se gli dà l’aggiunto di vecchio, e gli Dei stessi per lui, come per la moglie Teti, aveano grandissima riverenza.
o scettro d’oro ; e secondo lo Spanheim, si suole anche rappresentare come una sirena, cioè mezzo donna e mezzo pesce. Virgi
goroso della sua conca quasi sgridava le onde commosse, e che queste, come se avessero avuto senso, ubbidivano al suo impero
rcui dicesi Inoo da Virgilio. Giunone, gelosa della prosperità d’Ino, come di tutta la famiglia di Cadmo, pose sì strano fur
nità marine. Ino fu chiamata da’Greci Leucotea, e Matuta da’ Latini ; come Melicerta da’ primi fu detto Palemone, e da’secon
de’ figliuoli del Ponto e vecchio marino ; e questo poeta, il dipinge come un vecchio ingenuo e verace, amico della giustizi
o ingenuo e verace, amico della giustizia e della moderazione. A lui, come agli altri Dei marini, attribuivano la virtù di p
o era una novità mostruosa ; e ad esse attribuisce uno sguardo torvo, come si scorge ancora in alcuni antichi monumenti. Ess
futuro, se non quando si avea il coraggio di sorprenderli e legarli, come di Sileno e dello stesso Proteo afferma Virgilio(
nta coronato di palustri giunchi, con chioma e barba ritorta e lunga, come gli Dei fluviali, col tridente nella sinistra, e
rte superiore del corpo, mentre l’inferiore termina in coda di pesce, come tutt’i mostri marini. « Assiso sopra un mare tran
Nettuno sopra una medaglia dell’imperator Claudio, porta la folgore, come pure sopra una pietra incisa. Alcuni vogliono che
delfini (2), in una egloga poi afferma che finiva in cani marini (3), come Lucrezio, Ovidio, Tibullo ed altri eziandio asser
o ed il rumoreggiare delle onde che s’infrangono fra quegli scogli. E come avvicinandosi troppo allo scoglio di Scilla o all
yllam qui vult vitare Charybdim . Conso, divinità venerata da’ Romani come il Dio del consiglio, credesi essere lo stesso ch
econdo la frase di Virgilio, una casa senza luce (sine luce domus), o come dice Dante, un luogo d’ogni luce muto. E spesso q
, o del Dio dell’inferno, e talvolta si prende per l’inferno stesso ; come Virgilio disse che notte e dì stassi aperta l’atr
no pure da’ poeti dicesi l’inferno (2), dal Iago di Averno, il quale, come diremo, era per folte selve tenebroso, ed avea ac
, se quei Cimmerii fossero stati popoli dell’Epiro o della Tesprozia, come vuole Le Clerc, o quelli del Bosforo, o di altre
ta cadere dal cielo non giungerebbe sulla terra che il decimo giorno, come quella che dalla superficie della terra si facess
a uscirne alcuno, ne guarda l’entrata. Virgilio, dopo aver raccontato come Enea offrì sacrificii agli Dei Mani e come ottenn
ilio, dopo aver raccontato come Enea offrì sacrificii agli Dei Mani e come ottenne l’aureo ramo, di cui non poteva fare a me
feral reggia di Plutone. La vasta infernale città ha mille porte ; e come il mare da tutta la terra accoglie i fiumi nel su
circondavano, spaventoso, era una delle porte del regno delle ombre ; come ancora una spelonca di spaventosa profondità, ch’
la tremenda prigione del Tartaro, ove giacevano i famosi scellerati, come Tizio, Sisifo ed altri, e dove stavano le Parche,
la quale entrò il figliuolo di Anchise guidato dalla Sibilla Cumana, come pel sesto libro dell’Eneide è noto anche a’fanciu
i esso volavano, dalle pestifere esalazioni cadere morti nelle acque, come avvenir suole in tanti altri luoghi simili detti
pittoresca che l’aspetto di questo lago che gli antichi riguardavano come la bocca dell’inferno. » Strabone mette vicino a
a’ proprii corpi, si mostravano dell’acerbo lor fato assai dolorosi, come dalla morte del fanciullo Glaucia affermò Stazio
la lor morte. Così Deifobo mostravasi ad Enea col corpo tutto lacero, come morì (1) ; ed Euridice seguiva nell’inferno il su
ombre trattano le cause al tribunale di Minos, ed Arione si esercita, come in vita, alla caccia delle fiere. Forse gli Dei M
a significare l’inferno ch’è il luogo, ove stanno le ombre o i Mani ; come pure i sepolcri stessi e le ceneri, e finalmente
epolcri stessi e le ceneri, e finalmente le pene stesse dell’inferno, come nel celebre luogo di Virgilio, ove si dice che ci
stri erano odiosi agli uomini ed agli Dei. Queste Dee si riguardavano come ministri della giustizia de’ Numi, e come Dee sev
Queste Dee si riguardavano come ministri della giustizia de’ Numi, e come Dee severe ed inesorabili, intente solo a punire
no e notte tormentano i parricidi. E Nerone, quel mostro di crudeltà, come Svetonio racconta (2), confessava di non essersi
te, detto da Orazio satellite di Plutone. Il nostro Dante il descrive come un vecchio bianco per antico pelo, ed il chiama D
erno, donde portò via legalo il tricipite Cerbero, per tutto un anno, come dice Servio, ne pagò il fio in una prigione. E te
e di Piritoo, che un dì tentarono di rapire la stessa Proserpina. Ma come vide l’aureo ramo, cadde l’ira del vecchio nocchi
nolo del loro passaggio. Pare che Virgilio (2) ci descriva il Tartaro come una orrenda prigione, in cui Radamanto, a guisa d
sse scelleratezze. Si sa che Radamanto era fig. di Giove e di Europa, come lo era l’altro infernale giudice Minos, col quale
etesi. Radamanto regnò nella Licia con fama di grandissima giustizia, come Eaco, fig. pure di Giove e di Europa, o di Egina,
una guerra imminente. Orazio (3) paragona a Tantalo gli avari, perchè come quell’ infelice sta in mezzo alle acque e non può
o stesso che dives. Dicevasi pure Orco (Orcus), e Summano (Summanus), come se volessimo dire ch’egli era il Sommo, cioè il s
Dei Mani (quasi summus Manium. Capell.), sebbene Ovidio (1) ne parla come di una divinità incerta. Ad esso attribuivansi i
me di una divinità incerta. Ad esso attribuivansi i fulmini notturni, come a Giove quelli che si scagliavano di giorno (2).
funebri onori. Ma pare più conveniente il dire ch’egli fu riguardato come Dio dell’inferno, perchè regnava in luoghi assai
la vita ed alla morte degli uomini. Il suo dominio era formidabile, e come dice Sesto Empirico (1), abborrito dagli stessi i
ondato dalle Furie e da ogni maniera di tormenti (2). Di Plutone poi, come degli altri infernali Dei, si è sempre detto da’p
me di Giove non solo al signore del cielo, ma ancora al Dio del mare, come in Eschilo, ed a quello dell’inferno, che da Omer
osa evidente che il Plutone de’ Greci era il Serapide degli Egiziani, come dice Diodoro di Sicilia ; il quale Serapide era l
siride, o il Sole, giacchè tutti questi nomi spesso si confondono. Or come gli Egizii rappresentavano il Sole, cioè il Genio
passa sotto la terra, e lo sconosciuto e nascosto emisfero percorre, come si ha da un frammento di Porfirio (1). Con questo
sei mesi, e per altri sei nel cielo, e di chiamarla sposa di Autunno, come la dice Orfeo in un suo inno. IV. Iconologia d
grato a’morti. E però anche le Furie ne aveano il capo inghirlandato, come dice Furnuto. Un raro medaglione di Adriano offre
ose che sono nate da essa. Februo, lat. Februus, chiamavasi Plutone, come Dio delle purificazioni che facevansi per le ombr
noi ; o un soprannome di Apollo, di lei fratello, detto Ecato, perchè come da Febo dicesi Febe, così da Ecato dicesi Ecate.
terra personificata. Essa fu rapita da Plutone, signore dell’inferno, come a lungo si è raccontato di sopra ; e come consort
tone, signore dell’inferno, come a lungo si è raccontato di sopra ; e come consorte del fratello di Giove, fu tosto dichiara
lla vita e della morte ; per cui non solo si chiamava Giunone Lucina, come quella che presiedeva alla nascita degli uomini,
saeva caput Proserpina fugit. Lib. 1, od. 28, v. 19) ; essendo noto, come in altro luogo abbiam detto, che Proserpina strap
he. La nostra Dea invocavasi in particolar modo negl’incantesimi, come regina delle infernali Deità, colle quali le stre
e, invocavano Ecate e la Dea Tellure fra gli Dei magici (Dii magici), come fa Medea appresso Ovidio(3) ; ed i monti e le riv
ina dell’inferno, pure vuolsi credere soggetta a quella delle Parche, come lo erano tutti gli altri celesti ed infernali Idd
uomini ed a bitavano un antro tenebroso nel Tartaro, erano riguardate come padrone dispotiche della sorte di tutti, di cui r
o darci ad intendere l’oscurità impenetrabile della nostra sorte che, come dice, Orazio(1), la Divinità cuopre di caliginosa
che le Parche erano vestite di un abito ricamato di rami di quercia, come alcuni interpetri vogliono, sebbene altri intenda
erro, sebbene la fatal sorte de’monarchi vi era scritta sul diamante, come quella di Cesare, in quella guisa che presso Clau
lte vediamo le Parche occupate a cantare il felice destino di alcuni, come nell’epitalamio di Catullo predicano il fato glor
e ; e spesso prescrivono il tempo che l’uomo dee dimorar sulla terra, come da Ovidio si scorge, allorchè parla del fatale ti
ssendovi entrati, a veano da Plutone ottenuto il permesso di uscirne, come Cerere, Bacco, Ercole, Teseo ed altri. Esse compi
e, essendo figlia di Cerere, può benissimo essere coronata di spighe, come la madre. V. Epiteti principali di Proserpina.
r. Κορη, donzella ; soprannome che leggesi nelle medaglie di Sicilia, come abbiam detto. Clonia, gr. Χθονιϰ, terrestre, da
, da Χθων, terra. Giunone infernale, e Stigia, luno inferna, Stygia, come altrove si è detto. Libera, lat. Libera, così de
o della nostra vita, fu posta ancora nel numero delle Parche. Or ecco come questo Autore spiega la favola di esse. La loro g
esse aveano le ali, ciò dinota la velocità del tempo che vola e passa come un sogno. Le corone che portano sul capo, dimostr
terilità. Il simbolo poi più ordinario di questa Dea era il papavero, come l’emblema del sonno de’morti. Consiglio gene
8 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
i de’ giovinetti di ambo i sessi senza riserva alcuna. Coll’ entrare, come si è fatto, in alcune particolarità e col toglier
he copre alcune favole si è avuto in animo di dare utili insegnamenti come pure di eccitare la curiosità dei giovani onde si
giadre invenzioni. Le follie di quegli stessi Dei a noi rappresentati come inferiori agli uomini e che non sono da paragonar
dispregia questa maniera di studii, siccome frivoli ed infruttuosi, e come sogni d’infermo e fole da romanzo. Così si esprim
cca il gran sistema della greca Mitologia, e descrive a parte a parte come tutto fosse animato nel mondo in acconcio della p
rticolare degli esseri intellettuali e morali che furono divinizzati, come la Fortuna, la Mente, l’Onore, ecc. La più genera
lla divisione in tre classi di Dei Inferiori, Dei Superiori e Semidei come quello che è il più seguito, scostandoci nulladim
con modi spaventevoli. Sotto il nome di Vesta presiedeva al fuoco ; e come tale gli antichi la chiamavano Vesta Minore. Numa
Giove figlio di Rea e di Saturno nacque con Giunone e fu sottratto, come si è detto, dalla madre alla crudeltà del padre ;
in vece di Ebe. Giove era la divinità dei pagani che lo riguardavano come il padrone assoluto di ogni cosa. Esso era adorat
è dato il nome di questo Dio ad un pianeta. Giove vien rappresentato come un vecchio maestoso, seduto su di un trono d’oro
e amorose inchieste di Giove, ma questi si cangiò in cucculo o corvo, come dicono alcuni, per ingannarla, ed essendo stato r
prendono Giove per l’aria più pura o l’etere, riguardano la sua sposa come l’aria la più ingombra di vapori e la più pesante
gli antichi l’invenzione dell’arte di lavorare la terra, e fu adorata come la Dea dell’agricoltura e delle messi. Viaggiando
tatori da tutte le parti della Grecia. Viene questa Dea rappresentata come una donna di una bellezza semplice, nobile e grav
armata da capo a piedi, coll’elmo in testa, colla lancia in una mano, come Dea della guerra e collo scudo nell’altra ; il te
scudo ; le stanno di presso la civetta e degli istrumenti matematici, come Dea delle scienze e delle arti. Il pianeta detto
Marte Marte, dio della guerra è figlio di Giunone. Questa Dea, come si è già detto, indispettita che Giove avesse fat
uo principal culto era a Roma perchè i Romani riguardavano questo Dio come il protettore del loro impero. Augusto gli innalz
ngue del Cielo mutilato con una falce da Saturno, da Giove e da Dione come opinano molti. Pare che molte Veneri sieno state
ardo. Porta i coturni alle gambe ed ai piedi che son per altro nudi ; come porta scoperta la parte dritta del seno. Le si me
ttuno Nettuno figlio di Saturno e di Rea, fu salvato da sua madre come Giove, dal furore del padre, e consegnato a certi
del Sole tirato da quattro cavalli e Apollo in terra. Era riguardato come il Dio della musica, della poesia, dell’eloquenza
i gregge fu fatto custode ; ed è per questa ragione che venne onorato come Dio de’pastori. Mercurio venne a rapirgli le greg
iunti alla pubertà consacravano ne’ suoi templi la loro capigliatura, come le giovani deponevano le loro ghirlande in quelli
veva attaccate le ali alla testa ed ai piedi. Mercurio era riguardato come il Dio del commercio, dell’eloquenza, dei pastori
mare un arco. Mercurio d’allora in poi volle portarla in quello stato come simbolo di pace, aggiugnendovi le ali come simbol
e portarla in quello stato come simbolo di pace, aggiugnendovi le ali come simbolo della rapidità e del potere dell’eloquenz
ome simbolo della rapidità e del potere dell’eloquenza. Si rapresenta come un bel giovine, snello di corpo, col caduceo in m
i corpi diversi dai primi cui erano state unite. Gli si dava la borsa come Dio del commercio ; e come quello dell’eloquenza
ui erano state unite. Gli si dava la borsa come Dio del commercio ; e come quello dell’eloquenza si finse che dalla sua bocc
occa uscissero catene d’oro, che dolcemente legavano gli ascoltanti ; come tale chiamavasi Ermete. Il gallo che gli si vede
e favole di Mercurio non sono state da molti dotti risguardate se non come altrettante allegorie del corso del sole e dei fe
Nume giurò per lo Stige di concedergliela, ed allora ella gli chiese come una prova di amore, quello che dovea esserle cagi
sse alcuna resistenza per parte de’ popoli ; egli fu ricevuto ovunque come una Divinità, tanto più che non era già suo scopo
e insegnò pure l’agricoltura, coltivò pel primo la vigna e fu adorato come Dio del vino. A lui si deve l’arte di estrarre e
o conosciuto sotto il nome di vaso di Pandora. Si rappresenta Vulcano come un uomo di età matura, zoppo da ambe le parti, co
rizione dell’ inferno Plutone figlio di Saturno e di Reà, salvato come gli altri suoi fratelli, ebbe in parte l’impero d
can cerbero. Da una gran parte dei Greci Plutone è stato considerato come una causa fisica, e gli hanno assegnato per soggi
di Pluto. Altri lo riconoscono nell’aria, perchè risguardavano l’aria come il rifugio delle anime allorchè sortono dal corpo
il rifugio delle anime allorchè sortono dal corpo. Lo ritengono altri come l’emblema del sole, che, nella sua assenza durant
gli di Giove e d’Europa. Il primo regnò in Creta, il secondo in Licia come vogliono certuni, o in alcuna delle isole dell’Ar
tuni, o in alcuna delle isole dell’Arcipelago, sulle coste dell’Asia, come vogliono altri. Eaco era figlio di Giove e di Egi
ca di giudici supremi dell’Inferno. Minosse era nondimeno considerato come il presidente della corte infernale, e gli altri
tura del Beti, oggi Guadalquivir, in Ispagna, perchè vi si spedivano, come si crede, i prigionieri di stato. Cinque erano i
i e dava a temere le più gravi sciagure. Cocito risguardató da alcuni come un ramo di Stige circondava il Tartaro ed era for
e sponde si vedeva una porta che comunicava col Tartaro. Si raffigura come un vecchio che da una mano tiene l’urna, dall’alt
e rive del fiume prima di essere traghettate. Caronte si rappresenta come un vecchio robusto, con oochi vivaci, con sembian
no certi versi cantati nei funerali. A Roma si adorava anche Libitina come Dea dei funerali, e pare che fosse la stessa Pros
dei fanciulti che nascono. Ecate figlia del titano Perseo si dipinge come brava cacciatrice, dotta avvelenatrice, che fa pr
manere nel campo greco. Le Furie erano divinità infernali, immaginate come ministre della vendetta degli Dei contro i colpev
Da alcuni furono presi per le anime stesse de’ trapassati, e Plutone come capo e sovrano de’ Mani fu detto Summanus. Si inn
rlo. Issione altro re de’ Lapiti figlio di Giove e della ninfa Melete come dicono molti mitologi sposò Dia, figliuola di Dei
parola greca che significa tutto, fu egli perciò riguardato da alcuni come il Dio della natura tutta e sotto questo titolo v
ome il Dio della natura tutta e sotto questo titolo viene considerato come figlio di Demogorgone, il più antico degli Dei ch
o in mano per memoria del giovane Ciparisso che da lui non da Apollo, come si è già detto, pretendono alcuni sia stato cangi
ni. Fauno Dio campestre figlio di Mercurio e della Notte, dipingevasi come Pane ma senza peli al mento ed al petto. Gli si s
endo il potere di cambiare di forma a suo piacere si riguardava anche come il Dio dei pensieri e dei cambiamenti. Pare che s
i prestare omaggio all’anno ed alle sue variazioni. Lo si rappresenta come sotto la figura di un giovane, con una corona d’e
e coppia si mette in primavera.   Zeffiro   Si venerava Flora come la Dea de’ fiori e della primavera, e si rapprese
olare. Pretendesi che si debba a Numa l’invenzione di questa divinità come un freno più atto delle leggi a moderare l’avidit
uccidere quelli che non li rispettavano. A principio si rappresentava come una pietra quadrata o come un palo fitto in terra
rispettavano. A principio si rappresentava come una pietra quadrata o come un palo fitto in terra che segnava il confine tra
ntò nuovamente ad Eolo, da cui fu con isdegno respinto, riguardandolo come un uomo colpito dalvira degli Dei. Si rappresenta
rpente ed i capelli sempre bianchi. Euro vento d’oriente vien dipinto come un vento impetuoso che seguita la tempesta da lui
sventura, avevano stabilito d’invocarlo in quella sorta di cerimonia, come i Romani invocavano Talassio ; questi però, secon
il suo turcasso di legno con altri d’oro. Si rappresenta solitamente come un fanciullo ignudo in età di 7 in 8 anni, colla
tero aveva un altare nella città di Atene. Rappresentansi i due Amori come due piccioli fanciulli alati con turcasso, frecce
no oggetto de’suoi motteggi, e riprendeva liberamennte le loro azioni come quelle degli uomini, e si rappresentava perciò in
termine e che nascesse estremamente debole e colle mani sulla bocca, come i figli stanno nel seno materno ; questa attitudi
anno creduto un filosofo che parlasse poco. Si rappresenta questo Dio come un giovine mezzo ignudo con un corno d’abbondanza
era una deliziosa bevanda degli Dei, benchè da alcuni sia considerato come alimento ; e bisogna che fosse ben squisita bevan
cono la terra, vanno debitori della loro freschezza alla rugiada, che come bellissime perle liquide cade dagli occhi dell’Au
un sole ed una mezza luna su la testa, per indicare che essa presiede come questi due astri, a tutto ciò che accade sopra la
re con tanta giustizia i suoi popoli, che fu sempre dappoi riguardata come Dea della giustizia, di cui le fecero portare il
cavano insieme, Epafo rinfacciò a Fetonte che non era figlio del Sole come si credeva. Fetonte adiratosene, andò a lagnarsi
a, onde suo malgrado gli consegnò il carro dopo d’averlo istruito del come doveva guidarlo. Fetonte non conoscendo pericoli
ona di corna di cervo. Questa sì temuta divinità, riguardata da molti come solare potenza, estendeva il suo impero sopra tut
adre di Achille. Da Teti e dall’Oceano nacquero i più rinomati fiumi, come il Nilo, l’Alfeo, lo Strimone, il Meandro, il Dan
che delle persone che avevano regnato o abitato sulle coste del mare, come Proteo, Etra, madre d’Atlante, Persa, madre di Ci
ni, co quali era in allora in guerra ; oppure prendendo questa guerra come fatto storico, qualche principessa della famiglia
à. La sua giustizia e l’ amore pe’ suoi sudditi, che lo risguardavano come il favorito degli Dei, gli fecero meritare il tit
, fece rinchiudere nel famoso labirinto Asterio che la favola dipinge come un mostro il quale si nutriva di carne umana. Il
va il loro timore che i viaggiatori non vengano a rapire que’ tesori, come pure la ripugnanza che essi palesano di condurvel
ità nel fare certe statue che uscendo dalla sua mano croatrice, erano come automati che si credevano animati. Dedalo aveva
ista facendogli fare molte statue e facendogli costruire il Labirinto come si è detto. Questo edifizio portò il nome di Deda
Venere secondo alcuni, di Eurinome secondo altri e di Bacco e Venere come più generalmente si crede erano tre : Egle, Talia
Grecia e della Tracia. Ne avevano anche in comune con altre divinità come Mercurio, Amore e le Muse. Si rinvenivano ovunque
e vergini perchè le Grazie ed i piaceri sono sempre stati risguardati come attributi della gioventù. Si rappresentavano picc
iace assai più degli studiati ornamenti ; e nelle opere dello spirito come in tutto il resto un certo che di trascurato è pr
primavera, siccome la stagione delle Grazie. Erano invocate a tavola come le Muse, e giuravasi per la loro divinità. Pausan
elle la più sapiente. Si fanno presiedere ciascuna a differenti arti, come alla musica, alla poesia, alla danza, all’astrolo
ono alla portata degl’ignoranti. Gli antichi hanno riguardato le Muse come dee guerriere e le hanno confuse colle Baccanti.
vascelli de’ quali era composta la piccola flotta di questo principe, come si vuole che lo provino i cinque loro nomi fenici
che nascessero tutte le specie di serpenti che veggonsi nell’Africa, come nacque Crisaore ed il Pegaso cavallo alato. Appen
terra col suo tridente fece nascere nella gara che ebbe con Minerva, come si è già riferito all’articolo di questa Dea. Ecc
i loro alberi per andare ad ascoltare il canto d’Orfeo. Le Amadriadi come tutte le Ninfe non erano immortali, ma è favoloso
ni, e vanno coi Delfini scherzando. D’ordinario vengono rappresentate come compagne delle divinità marine, e adagiate sopra
bellezza erano sommamente gelose. Le Nereidi avevano dei boschi sacri come le grandi divinità, e degli altari, specialmente
er le Naiadi. Il color verde s’addice all’abbigliamento delle Naiadi, come a quello di tutte le divinità marine ed ai fiumi.
usica ; una tiene una lira, l’altra due flauti e una terza un rotolo, come per cantare. Sono tanto discordi le opinioni di c
È però fatto che le Sirene secondo i poeti vollero essere trasformate come lo furono per andare in cerca della loro compagna
edeva secondo gli antichi ad ogni parte del corpo un Dio particolare, come le varie vicende dell’umana vita erano anch’esse
colà il fanciullo. Minerva lo raccolse e lo portò in casa di Alcmena, come una nutrice cui l’avesse raccomandato. Ercole ebb
delle Esperidi, nato anch’esso da Echidna, e ne tolse i pomi d’oro, o come altri dicono, li fe’ cogliere da Atlante ed ei fr
chiamato Cornucopia. Soffocò il gigante Anteo. Distrusse molti mostri come Caco, Albione, Bergione, Tirreno ed altri. Domò i
ni che i Greci e dietro essi i moderni che più di un Ercole vi avesse come si è già detto e che ciascuna nazione vantasse il
o de’ più forti appoggi del sistema astronomico di Ercole considerato come il sole. I sostenitori del sistema astronomico di
ove, si decise a non ricevere più alcuno in casa sua. Perseo vi andò, come abbiam già visto, ed essendogli negata l’ospitali
Teseo nacque in Trezene città di Morea o in Tracline di Tessaglia, come vogliono alcuni, da Etra figlia del re Pitteo, la
stabilì alcune feste. Rinnovò in onore di Nettuno i Giuochi Istmici, come Ercole aveva rinnovato gli Olimpici. Trovossi al
da Plutone ad essere legato ad un sasso e vi stette finchè Ercole, o come altri vogliono, Euristeo, non andò a liberarlo ;
e. Dagli scritti di alcuni autori e da varie opere di antichi artisti come bassirilievi, sculture, ecc. scorgesi che esistet
o infestavano, e furono perciò messi tra il numero degli Dei marini e come tali invocati nelle tempeste. Seguirono Giasone i
tro in Atene ch’essi avevano salvato dal saccheggio. Erano riguardati come divinità favorevoli ai navigatori. I Romani fabbr
gli di Giove, e di Tindaridi ossia figli di Tindaro ; ed i navigatori come si è già detto li avevano in grande venerazione p
Quella testa fu tenuta in grande venerazione presso i Lesbi, i quali come un oracolo la consultavano. La lira d’Orfeo fu tr
gli era stato abbastanza eloquente per persuadera ad un popolo rozzo, come aveva fatto Orfeo a quello di Tracia, di abbandon
lti altri furono suoi discepoli. Achille fu quegli per cui si pigliò, come avo materno, una particolare cura. Egli insegnò a
sciagura, trasferì a Prometeo l’immortalità ch’era toccata a Chirone come figlio di Saturno, e pose il Centauro nello zodia
rcia tolta alla selva Dodonea formò la nave che da’poeti fu celebrata come la prima nave che fosse costrutta e le diede il s
a imboccatura, capitale della Colchide ove regnava Eete, ed eseguita, come si è riferito, la loro intrapresa ripartirono per
mili tosoni, i quali essendone ben ripieni, possono essere riguardati come tosoni d’oro. Altri pretendono che questa favola
ola del toson d’oro con tutto ciò che vi ha rapporto coll’astronomia, come fanno di tant’altre invenzioni mitologiche. Be
i Eolo, ebbe per madre Eurimede. Egli portò prima il nome di Ipponoo, come il primo che insegnò l’arte di condurre un cavall
primo ; l’altro ebbe tosto la stessa la sorte. Non dicono i mitologi come Atalanta fosse restituita a suo padre ; ma la mag
se informata dall’oracolo che il maritaggio le sarebbe stato funesto, come asserirono alcuni, ella d’accordo col padre suo,
’uccello cova su l’acqua e fra le canne. Gli antichi lo risguardavano come un simbolo di pace, di tranquillità e d’inalterab
non avendo questi avuto prole, andò a consultare l’oracolo per sapere come far dovesse per divenir padre ; e n’ebbe per risp
ero degli Dei. Il regno di Giano fu tanto pacifico che fu risguardato come il Dio della pace ; sotto il qual titolo, Numa gl
arrasi che Alessandro e tutti coloro che erano presenti si ritirarono come se l’oracolo fosse compiuto ; la qual cosa venne
guisa si precipita nel Tartaro ; poi datosi ad un volontario esilio o come altri scacciato dai propri figli si fece condurre
Tebani col mezzo di Teseo, sente egli un colpo di tuono, lo risguarda come un presagio della vicina sua morte e senza guida
Tartaro. Eteocle e Polinice che eran gemelli o per ordine del padre, come alcuni vogliono, o spontaneamente convennero fra
dall’interesse attizzato. Incontratisi corpo a corpo nella mischia o come si asserisce da alcuni avendo chiesto, per rispar
rni di Tebe mille e mille disordini ivano commettendo, locchè la fece come un mostro da tutti riguardare. Gli artigli di lio
ope figlio di Tantalo re di Frigia e di Taigete, fu dall’empio padre, come si è già detto, dato in pasto agli Dei per far pr
e quelli di Sparta, e morì all’età di 90 anni pel morso di una vipera come tutti generalmente credono. Paride, Achille, U
enza e di sì grande equità dotato, che i vicini pastori lo prendevano come arbitro delle loro questioni. Sposò la ninfa Enon
è il suo giudizio pronunciato risguardo alle tre Dee. Si è già detto come la Discordia sommamente irritata di non essere st
ederle ignude. L’orgogliosa Giunone si vide astretta di sottomettersi come le altre a comparire in quello stato innanzi ad u
freccia avvelenata lo ferì nel calcagno, ove soltanto era vulnerabile come si è già riferito all’articolo di Teti. Niuno fu
li Euganei diede alla provincia dal nome degli Eneti quel di Venezia, come alcuni opinano. Enea figlio di Anchise e di Vene
. Enea figlio di Anchise e di Venere fu anch’egli accusato da alcuni come traditor della patria. Omero però lo dipinge come
accusato da alcuni come traditor della patria. Omero però lo dipinge come uno de’ migliori suoi difensori, e fattolo venire
Giove in forza della sua qualità di sovrano degli Dei, era riguardato come il primo motore degli oracoli, e prima sorgente d
consultante, al primo presentarsi otteneva la risposta dell’Oracolo, come avvenne ad Alessandro, quando andò a consultare G
iove Ammone. Anche gli antichi popoli del Nord avevano i loro Oracoli come l’Italia e la Grecia ; e tali Oracoli nè meno cel
’incognita avvertì Tarquinio di custodire diligentemente questi libri come contenenti oracoli che presagivano i destini di R
alici quelli di Marte, ecc. Eranvi in molti luoghi delleSacerdotesse, come in Delfo la Pizia sacerdotessa di Apollo ; in Rom
e offerivano materie di buono o tristo presagio, perchè riguardavansi come avvisi spediti dagli Dei di ciò che aveva a succe
imandare qualche grazia ; in giuochi funebri e in giuochi ricreativi, come erano, per esempio, i Giuochi Compitali. Innalza
he Smirna figlia di Cencreide e di Cinira re degli Assiri o di Cipro, come vogliono alcuni, la quale arse di colpevole amore
9 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
rei però, se finalmente oggidì ciascuna di esse fosse da risguardarsi come a tale grado di perfezione ridotta ; che più non
e in mezzo a tanta e sì yaria copia di giudizj e opposizioni altrui, come non avrebbesi a trovare vacillante e incerto il p
lle persone sensate, che un tessuto di stravaganti idee, e un cumulo ( come dice il saggio Fontenalle) di menzogne non meno s
ne sia stato l’autore. Certo è, che l’Idolatria è quasi così antica, come lo è il mondo ; ed è parimenti fuori di ogni dubb
onie(b) dal Greco nome chronos, tempo, perchè Saturno era considerato come il Tempo(c) (20). Questo Nume ebbe nella Grecia e
evano in gran copia dinanzi a questo Dio, perchè era egli risguardato come il lume dell’ umana vita(e). Saturno rappresenta
). Sotto ii nome di questa Dea riconoscevasi la Terra, benchè questa, come abbiamo osservato, fosse di lei madre ; ma non è
Iside. Si chiamò Maja(h), ossia Magna Madre, essendo ella risguardata come la Genitrice comune degli Dei(i). Il nome di Rea
starono anche il nome di Matragirti, ossia raccoglitori per la Madre, come appellavasi Cibele. Conducevano allora in giro la
iuramento, ma bastava la loro semplice asserzio ne ; nelle loro mani, come in sacro e inviolabile deposito, si conservavano
conducevano in giro per la città, coronati di fiori, e portando essi come certe collane, formate di pane ; finalmente si or
re era figliuola di Saturno e di Cibele(a). Gli Antichi la venerarono come la Dea tutelare de’ campi(1), perchè fu la prima
b) (11). Si disse Mallofora, ossia porta-lana, perchè era risguardata come la protettrice anche de’ greggi. Sotto questo nom
e di Cerere, le minori in onore di Proserpina. Quelle si celebravano, come abbiamo detto, in Eleusi, e queste in Agri, appre
la, perchè nelle Solennità di questa Dea do vea portare una fiaccola, come faceva Cerere, quan do andava in cerca di Proserp
i Saturno e di Cibele. Costei, per sottrarlo alla morte, che Saturno, come abbiamo esposto, gli avrebbe dato, lo spedì secre
che gli avea fatto conseguire in moglie Ippodamia, figlia di Enomao, come più diffusamente vedremo. Altri vogliono che sien
e ch’egli ciò fece dopo avere scacciato dal trono Augia, re d’Elide, come pure vedremo (b). Strabone finalmente ne riconosc
e, Sponsore, ed Ospitale. Fu detto Padre, e Re, perchè si considerava come il Sovrano degli altri Dei, e di tutti gli uomini
prodigi (b). Diespitero fu appellato da’Romani, perchè si risguardava come il padre del giorno, ossia l’autore della luce. P
iuravano, quello di Giove era uno de’ principali. Quindi questo Nume, come preside a’ giuramenti(15), si nominò Orcio. Que’
iurare per Giove, tenendo una pietra in mano (b) ; ovvero perchè Rea, come abbiamo raccontato, presentò a Saturno in vece di
ati di doni, i quali da loro si conservavano poi con somma diligenza, come indizj della contratta amicizia (b). Appresso gl’
nello stesso momento restò pure cangiato il suo marito (a). Ma Giove come premiava l’ospitalità, così puniva severamente i
o in Lupo (b) (29). Giove castigò moltissimi altri per altre ragioni, come vedremo nel decorso dell’Opera. Quì basterà ricor
onforto de’ miseri mortali (a). Giove frattanto comandò a Mercurio, o come vuole Eschilo (b), a Vulcano, che legasse Promete
ì molte donne, e per avvicinarsi ad esse si trasformò in varie guise, come vedremo. Quì solamente ricordiamo, ch’egli s’inva
e colla tromba alla bocca (g) (38). Giove finalmente fu rappresentato come fanciullo, che avea appresso di se la Capra Amalt
elle di lui posteriori spedizioni (d) (40). Secondo perchè un’Aquila, come abbiamo osservato, gli somministrò il nettare nel
i somministrò il nettare nella di lui infanzia. Terzo perchè il Nume, come pure si è riferito, sotto la figura di tal volati
icinarsi al di lui trono, quando voleva (e) (41). Si può consideraro come sacro a Giove anche il Nibbio, uccello di rapina.
due madri, ma perchè Giove, rimasta incenerita Semele, se lo ripose, come abbiamo testè accennato, in una coscia, e ne fece
o ne’ loro antri, e lo alimentarono del proprio latte. Oppiano nomina come di lui nutrici, Ino, Autonoe, e Agave(f). Demarco
lui infanzia le Ninfe, Filia, Coronide, e Clida(l). Orfeo non nomina come tale, che Ippa(m). Finalmente Apollonio di Rodi v
Nisa, ove insegnò l’arte di coltivare le viti : e quindi fu venerato come il Dio del vino(c). In memoria di tale conquista,
). Erano Feste, che dall’ Egitto avea portato un certo Melampo(l) ; o come altri vogliono, Orfeo, da cui furono delle Orfich
o, eccitava tutti all’ allegrezza. Si portavano certi altari, formati come ceppi di vite, e coronati anch’ essi d’ellera, su
e non dopochè i loro genitori aveano giurato per la loro legittimità, come se sino a quel tempo i sigli fossero stati senza
Voleasi cou ciò ricordare un fatto, avvenuto a’ tempi di Pandione, o come altri yogliono, di Demofconte, re d’ Atene. Orest
ogliono, di Demofconte, re d’ Atene. Oreste, avendo ucciso sua madre, come più diffusamente vedremo, per purgarsi del suo de
o d’altro metallo, usavano un panno, detto Sacco vinario (c). Bacco, come abbiamo detto, dipingesi ora giovine, ed ora vecc
a, per alludere al tempo ; in cui ella stette lontana dal suo marito, come quanto prima riferiremo (g). Giove invaghitosi de
no la casa el loro padre alle ricchezze de Itempio di Giunone, overo, come vuole Igino, la loro bellezza a quella ella stess
ltri insetti, che lo divoravano. Un’azione sì lodevole fu risguardata come un delitto ; e già stavasi per farla morire, quan
issuta in buona armonia con Giove, tuttavia fu anch’essa riconosciuta come preside a’matrimonj (c) (13). Quindi le si dieder
ilastro della porta dello sposo nell’ entrarvi(a). Si chiamò Giuga, o come Greci la dicevano Zigia, (b), perchè era preside
a Giove fu denominata Regina, ed Era, ossia la Signora, perchè Giove, come abbiamo detto, era il re e il signore del Cielo e
elo e della terra. Sotto l’uno e l’altro titolo ella era risguardata, come la distributrice de’regni e delle ricchezze, e co
i per premio al vincitore una veste preziosa (a). Finalmente Giunone, come Regina, lanciava anch’ella il fulmine (b). Questa
a del re Asopo, cui Giove voleva sposare. Così si eseguì ; e Giunone, come ne intese la nuova, corse tosto a Platea, si avvi
. S’avvide allora, che quella era una statua, e riconomendo l’azione, come un tratto d’astuzia del suo marito, so ne compiac
cominciarono a coniare le monete nel di lei tempio, e la venerarono, come preside alle medesime. Mentrechè i Romani stavano
ompagne di vestire gli abiti delle padrone, e di offerirsi a’ nemici, come le : elleno fossero quelle, ch’ eglino ricercavan
’ accorsero, e fecero strage de’ nemici. Il Senato riconobbe Giunone, come autrice del fatto sì felicemente riuscito, prese
ci, si nominano principalmente Ebe, e l’Eresidi. La prima, rigettata, come vedemmo, da Giove, fu stabilita da Giunone ad att
ne. Plutone fu considerato figliuolo di Saturno e di Cibele. Egli, come abbiamo detto, regna nell’ Inferno(a) (1), di cui
a il sommo Dio de Mani (e), sotto il qual nome s’intendevano i morti, come più diffusamente vedremo in altro luogo. A Pluton
di per l’ Italia, acciocchè invitassero i popoli agli stessi Giuochi, come a quelli, i quali eglino non aveano mai veduto, o
vano che vittime nere, delle quali si spargeva il sangue nelle fosse, come se quello avesse dovuto penetrare fino nel regno
llatosi finalmente con Giove, sali di nuovo all’Olimpo, e fu venerato come una Divinità (e). Il tempio più famoso, che gli s
i celebravano in Delfo il settimo giorno de’mesi lunari, o solamente, come vuole Plutarco, il settimo giorno del primo mese
in quella giornata. Da quel momento si prese a considerare que’versi, come oracoli. E perchè negli stessi era indicato, che
eggi di Admeto : dal che ne derivò altresì, ch’egli fosse risguardato come il Dio de’ Pastori(e) (18). Fu inoltre detto Deli
d Apollo il nome di Peane o di Peone(19), perchè era egli considerato come il Dio della medicina(f) (20). Quindi in onore d’
ria(g). Anche il nome di Alessicaco significa quello che guarisce ; e come tale veneravasi Apollo spezialmente dagli Atenies
essero un tempio ad Apollo sotto il nome di Sminteo ; e risguardarono come sacri tutti i topi di que’dintorni(d). Polemone p
oce didimo significa doppio, e che fu attribuita al Nume, considerato come il Sole, perchè questo illumina il giorno co’suoi
ata appresso Colofone da Manto, figlia di Tiresia, e grande Indovina, come lo era il di lei padre(a) (23). Dicesi, che quell
ere(d) (24). Ebbe il nome di Teosenio, ossia Dio dell’ ospitalità ; e come tale lo veneravano que’ di Pellene, città d’ Acaj
do Pausania era un vaso intagliato(e), ovvero una veste, detta clena, come vuole lo Scoliaste di Pindaro(f). Apollo Teosenio
e ne’pubblici Registri i figliuoli spurj(b) (25). Apollo, considerato come il Sole, cangiò in biscia Arge o Argea, perchè es
Italiani Girasole(a). Molti figliuoli si danno ad Apollo, considerato come il Sole. Tra quelli si nominano spezialmente Rodi
u anche l’ inventore della Poesia e della Musica, e però viene tenuto come il capo delle Muse(d) (32), figlie di Giove e di
a Manto esortava le donne Tebane ad offerire voti e incensi a Latona, come madre d’ Apollo o di Diana, Niobe andava sgridand
fu dagli Dei convertita in sasso(c). Scrisse Ferecide(d), che Elara, come si trovò gravida di Tizio, Giove la nascose sotte
stata rapita da Apollo, e fatta madre d’Ismeno e di Tenero(45). Egli, come seppe, ch’ella trovavasi appresso questo Nume, nè
laggio fu da lui denominato Tripodisco, ossia del tripode (b). Apollo come castigò, così amò parecchi altri. Tra questi sono
mmirandone la virtù, le conferì l’immortalità(d). Dicesi, che Apollo, come Dio della Musica, abbia avuti molti figliuoli, tr
animale per sottrarla alle persecuzioni di Giunone, sì perchè Apollo, come Dio de’Pastori, voleva, che gli fosse sacrificato
rire la sete durante il tempo, in cui i fichi si maturano(d). Apollo, come Dio delle Muse, dipingesi assiso sulla cima del P
o cento vittime nello stesso tempo : il quale sacrifizio appellavasi, come abbiamo osservato, Ecatombe. Questa Dea era la st
ell’ Isola di Delo, donde fu anche denominata Cinzia. Ella veneravasi come la Dea della caccia, e come tale avea per compagn
anche denominata Cinzia. Ella veneravasi come la Dea della caccia, e come tale avea per compagne alcune vergini(1). Amò la
essere la causa del di lui castigo. Sappiamo da Omero, che questa Dea come intese, che anche Orione, figlio di Nettuno e di
e il nome d’ Aricina da Aricia, piccola città del’ Lazio, fabbricata, come vedremo, da Ippolito, figlio di Teseo (a). Questi
ta avea in Roma altari e sacrifizj (f). Ecate finalmente, considerata come Proserpina, ebbe il nome di Libitina(12), e si ri
iderata come Proserpina, ebbe il nome di Libitina(12), e si risguardò come la Dea preside a’ funerali(13). Roma le inalzò un
lla. La medesima statua era d’oro e d’ avorio, e rappresentava la Dea come cacciatrice. I Patresi, dopo d’averle eretto un t
bara carnificina, e con grida li animavano alla costanza. Coloro poi, come scrive Cicerone, non ispargevano mai una lagrima,
per ironia fu detta Orsiloche, Ossia ospitale (e). Diana, considerata come la Dea della caccia, rappresentasi con una mezza
he di quella, la quale sortì dalla schiuma del mare, e fu risguardata come la Dea della bellezza e del piacere(c). La medesi
concesso a Sulpicia, figlia di Patercolo, e moglie di Fulvio Flacco, come quella, ch’era la donna la più pudica di Roma(f).
le sue tenerezze, e talora drizzava i suoi voti alla porta di colei, come a una Divinità, e l’aspergeva di vino e odori, e
vinto, cangìò la Ninfa in colomba (a). La rosa tra’fiori, e il mirto, come abbiamo detto, tragli alberi erano a cagione dell
rdotesse(16). Le perle altresì erano particolare ornamento di Venere, come quella, che si voleva nata nel mare in una conchi
di Cibele. Il di lui padre, dopo d’averlo mangiato, lo restituì poi, come abbiamo detto, alla luce, mediante una bevanda, c
ontratosi in Apollo, che pur era stato esiliato dal Cielo, nè sapendo come vivere, si unì a lui per ajutare Laomedonte, re d
) (4). Nettuno amò anche Pirene, figlia d’Ebalo, o del fiume Acheloo, come più comunemente si crede, e la rendette madre di
are ; e sotto l’uno e l’altro titolo fu indifferentemente risguardata come la inventrice delle scienze e della guerra. Altri
va però volle, che colei per suo castigo vivesse sempre così cospesa, come si trovava ; e in tale stato la convertì in ragno
el Partenon d’Acropoli in Atene, avea a’piedi un grandissimo Dragone, come attesta Pausania, e lo dimostrano le due Medaglie
ia(b) ; o finalmente perchè venne alla luce il terzo giorno del mese, come vuole Callistene, citato da Tzétze(c). Sotto il n
medesima un tempio(a) ; o finalmente perchè Minerva ebbe per nutrice, come abbiamo riferito, Alalcomenia(b). Fu denominata C
vano reciprocamente dei regali, e trattavano a convito le loro serve, come facevano gli uomini al tempo delle Saturnali(c).
ividevano in minori e maggiori. Le prime si celebravano, ogni anno, o come altri dicono, di tre in tre anni ; le maggiori po
ntribuire un bue. Nelle Panatence maggiori il primo dì si considerava come quello della nascita di Minerva, e vi si facevano
timo dì i vecchi, belli e robusti, portavano in mano un ramo d’ulivo, come albero sacro alla Dea ; e però erano detti Tallof
so(d). Que’di Epidauro concorrevano ad onorare in Atene Minerva. Ecco come ciò avvenne : Ausesia, e Lamia o Damia, ve ni del
hè la stessa Dea trasformolla in cornacchia, e la tenne presso di se, come ministra e compagna. Minerva poi la allontanò dal
er cui divenne siffatamente atto alla guerra, che ne fu poscia tenuto come la principale Divinità. Per questo in Bitinia si
ino. La quinta, perchè Marte era figlio della predetta Dea, la quale, come abbiamo esposto, presiedeva alle nozze e a’ parti
tempo di queste Feste le donne ricevevano dei regali da’ loro mariti, come a questi si davano i medesimi da quelle al tempo
arsi a Marte, erano il lupo a cagione della sua ferocia ; il cavallo, come il più bellicoso tra tutti gli animali ; la pica
ume siasi tanto onorato, quanto in Roma, perchè questa lo risguardava come il padre di Remo e Romolo, e il protettore del su
ta del palagio di Vulcano, finchè Marte si tratteneva con Venere (f), come quanto prima vedremo. Marte vedesi anche sopra un
bricato al tempo di Romolo, e di Tazio. Questo era fuori della città, come lo erano que’ di Marte. Gli Auguri aveano giudica
e del Mondo(b). (2). Virgilio parla dell’ Erebo, descrivendocelo ora come un luogo(c), ed ora come un fiume dell’ Inferno(d
gilio parla dell’ Erebo, descrivendocelo ora come un luogo(c), ed ora come un fiume dell’ Inferno(d). (3). Oceano fu ricono
, ed ora come un fiume dell’ Inferno(d). (3). Oceano fu riconosciuto come un Dio del mare, marito di Teti, sorella di Satur
Eurimo, e fu vate insigne(p). (6). I Poeti ci descrivono il Tartaro come il luogo il più profondo dell’ Inferno, e ricolmo
i si rappresenta il Destino, credevasi esservi descritto l’avvenire ; come pensavasi, che l’urna, la quale trovasi talvolta
). (c). Nat. Com. Myth. l. 2. (11). Giano da alcuni fu risguardato come il Mondo : e perchè questo va sempre in giro, per
tta, le quali venivano consumate dal fuoco(d). Il sale pure offrivasi come sacrifizio gratissimo agli Dei(e). Col progresso
dalla di lei fronte sino alla coda), perchè altrimenti si rigettava, come non grata a’ Numi(a). Approvato l’animale, se ne
Val. Max. l. 4. (3). L’Oracolo era una bilingue e oscura risposta, come credevasi, de’ Numi, colla quale eglino indicavan
alora anche per qualche anno mostravano di trovarsi fuori de’sensi, e come morti ; e titornati poi in sestessi, narravano qu
ltra Nazione, per sottrarla a qualsivoglia esame, la fece risguardare come appartenente alla Religione. Tra gl’ Indovini poi
di Auguri(c). Questi erano tenuti in sommo onore, e si risguardavano come persone sacre(d). Sotto Romolo componevano un Col
ostituite altre vittime, dette Succidanee(e). Finalmente esploravasi, come scendesse il sangue dal collo delle medesime, com
mente esploravasi, come scendesse il sangue dal collo delle medesime, come ardesse la fiamma, come crepitasse il sangue e il
scendesse il sangue dal collo delle medesime, come ardesse la fiamma, come crepitasse il sangue e il farro, e quale fosse l’
ad assicurarnalo sia caduta dal Cielo quella statua(a). La medesima, come vedremo anche nella seconda Parte di quest’ Opera
Rutuli. Giove avea preso ad amarla. Ella ricusò di corrispondergli, e come lo vide avvicinarsele, si gettò nel Tebro. Il Num
ll’ Inferno. Costei perciò fu denominata Tacita o Muta, e fu venerata come la Dea del silenzio, a cui si porgevano voti e sa
f) ; però il loro sacrifizio per antifrasi, ossia in senso contrario, come dice Festo, fu denominato Damio, cioè pubblico :
ido il mare(m). Finalmente negli antichi Monumenti si rappresentavano come giovani, portate da Delfini o da Cavalli marini,
moltissime(i). Nè solamente le Oreadi presiedevano a’ monti, ma anche come tale riconoscevasi il Dio Montino(l) ; e come pre
vano a’ monti, ma anche come tale riconoscevasi il Dio Montino(l) ; e come preside a’ gioghi de’ medesimi si onorava il Dio
secondi Nemestrino(e). Eranvi finalmente le Ninfe Amadriadi. Queste, come abbiamo indicato, nascevano col nascere delle que
poglie de’ nemici(e). I viaggiatori si fermavano appresso i medesimi, come appresso tempj o statue di Numi(f). (d). Inscri
ziaca, la Frigia, la Tiburtina, e la Cumana(e). La Persica, o Caldea, come adaltri piace chiamarla, era di nome Sambete(f).
quente delut se ne partissero senza risposta veruna(a). All’ Eritrea, come abbiamo detto, si diede il nome di Erofila. Latta
lumi di predizioni a Tarquinio Prisco, e ne ricercò per essi cento, o come altri vogliono, trecento monete d’oro. Si rigettò
’ uso che far ne doveva. L’uno e l’altra si staccarono dalla mossa, e come Ippomene videsi non molto dopo perdente, gettò fu
Hesiod. Theog. v. 453. (1). I Romani adoravano varie altre Divinità come presidi a’prodotti della terra. Seia si risguarda
tre Divinità come presidi a’prodotti della terra. Seia si risguardava come la conservatrice delle sementi sotto terra (a). Q
religioso rito li cibassero (c), sugli altari li riponessero, e loro, come a Numi, feste a sacrifizj instituissero (d). Fina
sero (d). Finalmente altri Dei eziandio sotto le sembianze di quelli, come vedremo, si rappresentarono. (c). Callimach. Hy
rittolemo, attesochè insegnò il modo di seminare la terra, fu onorato come un Dio dagli Ateniesi. Questi gli eressero un tem
eligiose ceremonie (a). Moltissimi furono appresse i Grecie i Romani, come a loro luogo vedremo. Generalmente si distingueva
per lo più se ne contavano sette o nove. Questa carica si risguardava come nobile e sacra. I re stessi la escritavano. Vesti
. Jacob. Hofmun. Lex. Univ. (2). Il nettare è la bevanda degli Dei, come l’ambrosia n’è il cibo. Credevasi, che questa, co
evanda degli Dei, come l’ambrosia n’è il cibo. Credevasi, che questa, come suona la sua crimologia, rendesse immortale chiun
. 2. (3). I Romani, quando loro appativano le Api, le risguardavano come annunziatrici di funesti eventi (d). La vigilia d
g). Omeco riguardo a Tifone dice, che Giunone sdegnata, perchè Giove, come vedremo, avea posta al mondo Minerva senza il mez
o una somma d’argento, ond’egli si dicesse del loro paese. I Cretesi, come lo seppero, lo punirono coll’esilio(d). Taurosten
ccogliernela nuovamente, e riporla nel primiero luogo, perchè eglino, come l’Oracolo avea dichiarato, non avrebbono potuto l
Corsa. Il di lui cavallo continuò a correre, oltrepassò gli altri, e come se avesse conosciuto d’avere riportata la vittori
a, dalle Rapsodie, ossia Poemi di Omero, perchè appresso gli Antichi, come alcuni credono, i Poeti si tenevano per uomini is
Dea Eride, ossia Discordìa(b). Esso anche dagli Antichi si risguardò come uno de’principali fondamenti della pubblica e pri
i portavano i simulacri degli Dei e le immagini de’loro Predecessori, come si faceva in un trionfo (d). Finalmente questi Gi
l Dio Termine in Roma fino dal tempo di Numa Pompilio fu riconosciuto come il protettore dei confini delle campagne, e come
ilio fu riconosciuto come il protettore dei confini delle campagne, e come il più potente a frenarne tra gli uomini le usurp
quadrata, o di ceppo, o d’uomo, ma senza braccia e piedi, acciocchè, come dicevasi, non potesse cangiare situazione (f). La
soprannominato da’Romani Terminale (c), e rappresentavasi anch’egli, come abbiamo osservato, sotto la figura di una pietra.
mine in mano. I felmini poi di Giove si figuravano in due maniere : o come una spezie di tizzone fiammeggiante in ambe l’est
’estremità, il quale talora non mostrava che una sola fiamma ; ovvero come una macchina acuta in ognuna delle due parti, e a
ati di doni, i quali da loro si conservavano poi con somma diligenza, come indizj della contratta amicizia (b). Appresso gl’
della terra, sotto il qual nome gli Antichi riconoscevano la natura, come madre e nutrice di tutte le cose (c). (a). Nat.
Id. Ibid. (d). Id. Ibid. (31). Prometeo, per essersi considerato come il primo ritrovatore del fuoco, ebbe nell’Academi
rasserenavano a piacere il Cielo (g). Le medesime in Atene si tennero come Deità. Anfittione eresse loro un tempio, in cui s
amò anche Orta dal verbo latino hortor, esortare, perchè era vanerata come la Dea, che eccitava la gioventù alla virtù e a g
e trovavasi appresso i due predetti Laghi (c). I Palici si venerarono come Dei della Sicilia. Narra Diodoro di Sicilia, che
ei. Al rievegliarsi andava spacciando quanto gli si destava in mente, come ispirato da Fauno, e gli si prestava credenza. A
ogo, ov’erasi sepolta. Il re era tenuto a presiederne alle ceremonie, come per risarcire la Ninfa (b). (f). Job. Jacob. Ho
al tirso furono alcune volte veduti anche dei serpenti. Il medesimo, come sacro stromento, compariva altresì adorno di vitt
, e loro padre, erano tre, Egle, Aretusa, ed Esperetusa (a) ; ovvero, come ad altri piace, quattro, Egle, Eretusa, Vesta, ed
dottato da tutti i Greci, eccettochè da’ Tebani, che lo risguardavano come un delitto capitale (b). (a). Joh. Jacob. Hofma
vo di sua venuta. Il re non v’aderì che con somma ripugnanza d’animo, come se avesse presagita la trista sventura, ch’era pe
1. (c). Virg. Aeneid. l. 4. (13). Molte altre Deità si riconobbero come presidi a’matrimonj. Tra queste si nomina Manturn
ravasi da’ pastori e cacciatori, ma anche da’ pescatori risguardavasi come il loro Nume, perchè si credeva, ch’egli se ne st
olo offerisse al tempo di tali Solennità anche un sacrifizio di cani, come animali grati al Dio Pane, perchè sogliono guarda
e Romani il matrimonio. Lo sposo spediva alla sposa un anello (h), o come segno del loro scambievole amore, ovvero affinchè
terminasse di abbruciarla in qualche sepolcro : lo che si risguardava come un presagio della vicina morte dell’uno o dell’al
Serv. in Virg. Aeneid. I. 1. (23). Molte altre Deità si veneravano come presidi alla prima età dell’uomo. Consevio ne pro
. Antevorta fu anche detta Prosa ; ed ella sapeva alttesì il passato, come Postvorta conosceva l’avvenire (f). Quindi all’un
io, nè più si svegliarono, poichè Giunone avea loro mandata la morte, come la maggior felicità, che potesse loro accadere. Q
nzi dioe, che li divorava(h). (3). Gli Antichi riconobbero la Morte, come una Divinità, nata, ed educata dalla Notte(a). E
(d). Orazio dà alla Morte le ali nere(e). A questa Dea, tenuta sempre come inesorabile, non fu mai diretta alcuna preghiera,
e gli abitanti di Delo, e altri popoli della Grecia veneravano Brizo, come la Dea de’ sogni, per mezzo de’ quali dava i suoi
, di nome Lissa, ossia rabbia (m). Le Furie furono sempre considerate come ministre della vendetta degli Dei. Si credette qu
e preghiere. Quindi dopochè Oreste per consiglio di Minerva lo fece, come più diffusamente vedremo, fu loro dato il nome di
è, che dipendessero da’ voleri del Destino(a). Esiodo ce le descrive come persecutrici de’ malvagi, simili all’ Eumenidi(b)
a ad uscire dalla sua casa. Il suono de’ predetti vasi si risguardava come opportuno a mettere in fuga le ombre, le quali am
eca di nazione, parlava e trattava colla sua immagine nello specchio, come se si fosse trovata con altra donna. A tale pazzi
a era di lui moglie(a). Virgilio parla dell’ Erebo, descrivendolo ora come un luogo(b), ed ora come un fiume dell’ Inferno(c
irgilio parla dell’ Erebo, descrivendolo ora come un luogo(b), ed ora come un fiume dell’ Inferno(c). (19). Tra gli scelle
fingeva che Giove vi discendesse a dettargliele (a). È perchè Minos, come il più vecchio degli altri anzidetti Giudici ha l
uribea (i). Nè solamente Pluto era creduto il Dio delle ricchezze, ma come tali si veneravano anche Pecunia, Esculano, e Arg
, perchè da principio le monete erano di rame (b). In Roma finalmente come preside agli scrigni si riconosceva il Dio Arcolo
ane brutte e schifose. Malgrado l’odio di Giunone, Latona fu venerata come Dea. Ebbe un tempio in Argo e in Delo, vicino a q
a dal fiume Penao, ed era sempre verdeggiante. I Poeti la decantarono come il soggiorno il più ameno dell’Universo per la fr
ttenne la giovine in isposa. Dicesi inoltre, che, fatto Pelia morire, come più diffusamente vedremo, dalle sue figlie, Acast
e di giorno in giorno grandemente si scemavano, nè potendo conoscere, come ciò avvenisse, tese un agguato appresso i vasi, c
i troncò il capo, affinchè nè il fratello fosse riconosciuto, nè egli come complice di lui fosse scoperto. Altri finalmente
 ; sicchè il tripode finalmente venne consecrato ad Apollo Delfico, o come altri vogliono, Ismenio(b). (14). Tra quelle sta
Pilegori. Colà primieramente facevano un sacrifizio solenne a Cerere, come Dea tutelare del luogo. Que’, che presiedevano a
o, si dicevano Geromnemoni. Gli Anfizioni si radunarono poi in Delfo, come nel mezzo della Grecia. Ivi sacrificavano ad Apol
thol. l. 5. (d). Id. Ibid. l. 4. (32). Mimnermo riconobbe le Muse come figlie del Cielo, e più antiche di Giove. Altri l
edesi Amore con una fiaccola accesa in mano(f). Polinnia si riconosce come preside all’eloquenza. Urania inventò l’ Astronom
gue di Medusa, sgorgato sul terreno, quando Perseo le recise il capo, come più diffusamente vedremo(i). Esiodo poi pretende
d esse tre tempj(b). (e). Orph. Hymn. in Mus. (33). A Mnemosina, come madre delle Muse, si celebravano da’ Greci Ie Nef
etto nome da Parnasso, figlio della Ninfa Cleodora e di Cleopompo, o, come altri dicono, di Nettuno(f). Egli trovò l’arto di
icul. l. 3. (c). Ovid. Metam. l. 6. (43). Akri dicono, che Marsia, come si vidde viuto, disperato si precipitò in un mare
ion. Mythol. (2). Atteone dopo morte fu dagli Orcomenj riconosciuto come un Eroe, e gli s’innalzarono magnifici monumenti
enne da alcuni diversamente raccontata. Giove, Nettuno, e Mercurio, o come vuole Isacio, Apollo andarono, ad alloggiare in T
oggiare in Tanagra, città della Beozia, appresso Enopeo o Enopione, o come altri lo chiamano, Ireo (c) o Irieo (d), nato da
te lo fa figliuolo della Terra, e marito della Ninfa, Sida, la quale, come abbiamo riferito, fu fatta morire da Giunone, per
t violenza ad Opi, una delle di lei seguaci (e), ovvero a lei stessa, come dice Nicandro (f). (5). Ovidio racconta, che Ori
riposarsi, prese sonno, nè si svegliò che dopo settanta cinque(b), o, come altri dicono, cinquanta sette anni, consicchè rit
divenne celebre nella cognizione delle cose future, e fu risguardato come un uomo favorito dagli Dei. Gli Ateniesi lo chiam
età di dugento ottanta nove anni, e che dopo morte sia stato onorato come un Nume(c). (d). Nat. Com. Mythol. l. 4. (e).
lontanarne i cattivi spiriti, l’altro per placare Apollo, considerato come il Dio della Medicina. Al moribondo si recicideva
la Medicina. Al moribondo si recicideva una parte de’capegli, i quali come primizie si offerivano in sacrifizio a Plutone e
n sacrifizio a Plutone e a Proserpina. Si porgevano preci a Mercurio, come a quello, cui spettava trasferire all’altro mondo
intieramente. I capelli tosati venivano riposti sul petto del morto, come ultimo dono. Molti altri esterni eccessi di dolor
a pure Genetillide (b). Riguardo alle Genetillidi, Suida le considera come Genj del seguito di Venere. (a). Job. Jacob. Ho
lustre genealogia. Gli uni lo dissero figliuolo di Bacco e di Venere, come abbiarno detto ; altri vollero, che fosse nato da
destra, e con velo di color giallo nella sinistra, perchè con quello, come abbiamo altrove riferito, le giovani solevano cop
che di altre virtù. Anche quel matrimonio riuscì felicissimo ; e però come Imene tra’Greci, così Talassio tra’Romani veniva
o, quando si erano per celebrare le nozze (b). Roma riconobbe altresì come presidi agli sponsali altre due Deità, le quali s
a tra’novelli sposi (a). Finalmente da’Beozj e da’Locresi era onorata come Dea delle nozze Euclia, sulla di cui ara se gli s
tologi sulla loro origine. Servio le fa nascere da Bacco e da Venere, come abbiamo detto (i) ; e Lattanzio da Giove e da Arm
nzio da Giove e da Armonia (l). Questi dà a Talia il nome di Pasitea, come no le dà quello di Pitone(a). Orfeo le dice figli
focaccia di miele, e delle confetture(g). Le Grazie erano risguardate come le Dee della riconoscenza. Ciò veniva espresso an
invisibili Ninfe. In tempo di notte lo sposo recavasi a visitarla ; e come nasceva il dì, ei la lasciava per non esserne con
suo primiero aspetto, e rispondeva a ciò, di che veniva interrogato, come vedremo altrove. Dicesi per ultimo che Proteo pas
ben presto d’amore per lui, e lo eccirò ad amare piuttosto lei, che, come Dea e figlia del Sole, più meritamente poteva div
a forza tolse Antiopa ad Epopeo, e ricondottala a casa, la abbandonò, come abbiamo altrove raccontato, a’ maltrattamenti di
da Tzetze(h), gli dà per madre Celene. I Poeti ci descrivono Tritone, come un Dio possente, che regna negli abissi del mare,
a questo, e a Melicerta è inoltre da sapersi, che ambedue si tennero come Divinità marine ; che a Melicerta si diede anche
e rive del Tevere presso il predetto monte(b). Stazio ne fa menzione, come d’una festa lugubre. (a). Paus. in Corinth. (
e figlia d’Ida e di Marpesa. Ella fu soprannominata Alcione, perchè, come un’altra Alcione, avea pianto la morte del suo ma
e Gorge e Dejanira. La prima fu maritata con Andremone, e la seconda, come più diffusamente vedremo, con Ercole. Morta Altea
nno gli sacrificavano tori e agnelli nel tempio di Minerva (b). Egli, come riferisce lo Scoliaste di Apollonio, ebbe anche u
quistassero forma umana, adoravano Marte sotto la figura di un’ asta, come facevano gli Sciti sotto quella di una spada(a).
o luogo, e vi si abbruciavano dei profumi (a). I Romani riconoscevano come preside all’ espiazioni la Dea Lua, così detta da
nio da’ Greci(a), e dagli antichi Latini Duelliona(b), fu considerata come Dea eguale in potenza a Marte(c). Aveva in Roma u
. Quando celebravano la festa della loro Dea, correvano per le strade come furibondi, ed esprimevano varie predizioni (g). G
in Roma, molto più lo fu nella Cappadocia, ove questa Dea era tenuta come una delle principali Divinità, e i di lei Sacerdo
10 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
va, ed è che obbligato lo studente a leggere queste favole per salti, come lo richiede un dizionario alfabetico, egli o per
metodo appunto, che adottò il eh. Professore Francesco Soave, fatto, come ognun sa, della natura per insinuare destramente
ati vennero ancora parecchi esseri puramente intellettuali, e morali, come la Fortuna, la Mente, l’ Onore, la Virtù, la Fede
ua Saturno chiamato Cronos, che significa Tempo era perciò riguardato come il Dio del tempo, e di piugevasi colla falce, e i
figli, tanto per alludere alle anzidette favole, quanto per esprimere come il Tempo miete e divora ogni cosa. A questo aggiu
empre in grandissima venerazione. Rappresentavasi col bastone in mano come preside delle strade, e colle chiavi, perchè n’ e
li si ponevano dodici altari secondo il numero de’ mesi dell’ anno; e come quattro sono le stagioni, cosi talor figuravasi c
Capo III. Di Giove. Presso i Greci ed i Romani Giove riguardavasi come la principale Divinità, ed era caratterizzato col
, e padre di Minerva, il terzo nato in Creta, e figlio di Saturno. Ma come quest’ ultimo fu il più rinomato, così a lui solo
si oppose coraggiosamente a Reto uno de’ giganti più forni debili, e come Giove animavaio gridando ev yie (coraggio o figli
sti semi delle antiche storie, dicono che Saturno fu re di Creta, che come egli spogliato aveva del regno suo padre, cosi ne
e, sebbene opinino alcuni che Romolo questo nome traesse da giuniori, come quello di maggio da’ maggiori con cui intitolar v
a, fu essa adorata come’ Dea della guerra sotto il nome di Pallade, e come Dea delle arti e delle scienze sotto quello di Mi
i Nettuno, vendicossi di Aglauro col farla rivale della sorella Erse, come vedrassi nel Capo XII. parlando di Mercurici. Eri
di Medusa, dappoichè Perseo col mezzo di quello riuscì ad ucciderla, come appresso vedremo. A Pallade o Minerva tra le pian
Iddii, ma dai loro suffragii Marte venne assoluto. Marte riguardavasi come Dio principale della guerra, e suoi ministri, sec
era nella Tracia ed anche in Roma, ove in somma venerazione tenevasi, come padre di Romolo. Sacre a Marte erano in Roma le f
liono i poeti, e vi ebbe pure chi della sola Giunone lo volle figlio, come altri dissero di Marte. Nasque egli così deforme,
tore sul monte Ida, questi diè il pomo a Venere, che fu quindi tenuta come Dea della bellezza. Ma come tale, e neppur come D
iè il pomo a Venere, che fu quindi tenuta come Dea della bellezza. Ma come tale, e neppur come Dea vollero riconoscerla la P
che fu quindi tenuta come Dea della bellezza. Ma come tale, e neppur come Dea vollero riconoscerla la Propetidi native di A
lei secondando fra le tenebre della notte la guidò al letto del padre come un’ ignota amante. Stato con lei più notti, mentr
isola di Cipro, Ebbe quindi i nomi di Citerà, e di Cipri o Ciprigna, come pur quelli d’ Idalia dal monte Ida in Cipro, e di
ei trasse i nomi di Delio, Clario, Timbreo, Patareo, Cirreo, Delfico, come quello di Cintio dal Monte Cinto ove nacquero que
l’ ariete. L’ albero a lui consacrato era l’ alloro. Rappresentavasi come abilissimo arciero, coll’ arco e colla faretra, e
appresentavasi come abilissimo arciero, coll’ arco e colla faretra, e come Dio della poesia e della musica, colla lira. Era
ntavasi in abito di cacciatrice sopra un carro tirato da due cervi, e come confondessi colla Luna, cosi a lei poneasi pur an
erva. In Tauride però le si immolarono per alcun tempo umane vittime, come vedremo parlando d’ Ifigenia, e d’ Oreste. Cap
fra questi, Cioè il terzo, figlio di Giove e di Maia, era considerato come il messaggiero degli Dei. Perciò dipingevasi coll
per ordin di Giove ucciso Argo posto da Giunone alla custodia di Io ( come si disse al Capo IV.), ebbe da ciò il titolo di A
con Gea o la Terra, l’ altra che si dicea figlia di lui, e adoravasi come la Dea del fuoco. Il rito di adorare il fuoco e c
se erano dal Pontefice massimo, e condotte nel tempio, consideravansi come emancipate dal padre, e godeano la facoltà di tes
oprio nome Gea, e dagli antichi Latini Tellure, fu da essi riguardata come moglie del Cielo, e madre di Saturno; ma da’ post
ma da’ posteriori mitologi e poeti più comunemente venne considerata come , moglie di Saturno sotto ai nomi di Opi o Cibele.
di Pessinunte nella Frigia, ove specialmente era adorata. Finalmente, come Dea della terra, e madre de’ massimi Iddii, fu no
io Pan, che significa tutto, e riguardandolo sotto di questo aspetto, come figlio di Demogorgone. Egli rappresentavasi colle
no, altro Dio campestre figlio di Mercurio e della Notte, dipingetesi come Pane, ma senza peli al mento ed al detto. Alcuni
In Lamsaco città della Misia aveva egli il culto primario. Era tenuto come il più lascivo fra tutti gli Dei. La ninfa Loto d
ogni uomo due Geni attribuirono, l’ uno buono e l’ altro cattivo, o, come dice Orazio, l’ uno bianco e l’ altro nero. I Gen
r dai Romani, che spesso invocando nelle asserzioni e ne’ giuramenti, come pur Ercole, Castore e Polluce, onde vennero Mediu
perchè non errino; Averrunco quel che allontana i mali e i pericoli; come era ài Dio de’ conviti; Momo quel della satira e
dette perciò Nereidi. L’ Oceano da Esiodo e da Omero non è riguardato come Dio nel mare, ma come un fiume, che unito a Teli
L’ Oceano da Esiodo e da Omero non è riguardato come Dio nel mare, ma come un fiume, che unito a Teli figlia della Terra div
però hanno comunemente confuso Oceano e Ponto, considerandoli amendue come esprimenti il mare. L’ impero del mare nella divi
oppresso sotto il peso delle piante su lui ammassate. Già si è detto come nella sua contesa con Pallade per dar il nome ad
Pallade per dar il nome ad Atene, fece di terra uscire un cavallo, e come avendo congiurato contro di Giove fu costretto a
da alcuni venne confuso con Nettuno, da altri distinto, e riguardato come Dio de’ consoli e delle astuzie. In onore di lui
Eolo, e de’ Venti. L’ impero dell’ aria fu da’ Mitologi assegnato, come abbiam detto, a Giove ed a Giunone, da cui dipend
Zefiro da ponente. Zefiro fu marito di Glori o Flora Dea dei fiori; e come egli a noi porta comunemente il bel tempo, suole
n’ ebbe. Calai e Zete, che liberaron Fineo re di Tracia dalle Arpie, come dirassi nella spedizione degli Argonauti. Capo
he da Ovidio vien raccontato in questo modo. Allorchè Giove seppellì, come è detto nel Capo III, sotto a’ monti della Sicili
e qual Dea dell’ Inferno adoravasi anche Cotitto riguardata da alcuni come la stessa Proserpina, e da altri come una Dea da
he Cotitto riguardata da alcuni come la stessa Proserpina, e da altri come una Dea da lei diversa. I Sacerdoti di Cotitto ch
i, da altri furon presi per le anime stesse de’ trapassati, e Plutone come capo e sovrano de’ Mani dai Latini era detto Summ
nte alcuni confusero collo stesso Plutone. L’ inferno rappresentavasi come un luogo sotterraneo, a cui due ingressi fingevan
acqua a Titani nella lor guerra contro di Giove. Cocito riguardavasi come un ramo di Stige. Flegetonte o Piriflegetonte, fi
Stige. Flegetonte o Piriflegetonte, figlio di Cocito, rappresentavasi come un fiume di fuoco. Le acque di Leto erano l’ acqu
Tantalo, Sisifo e le Danaidi. I Titani e Tifeo vi furono profondati, come è già detto nel Capo III, per avere osato di far
to di far guerra a Giove. Per la stessa cagione condannati vi furono, come si è accennato nel Capo precedente, Oto ed Efialt
ì a trovarlo, ed agli uomini lo riportò in una cava ferula o sferza o come volgarmente dicesi canna d’ India. Allora Giove s
te richiuse. Nè di ciò pur contento fè Giove incatenar da Mercurio, o come altri vogliono, da Vulcano, Prometeo, sul monte C
lle Esperidi, nato anch’ esso da Echidna, e ne tolse i pomi d’ oro, o come altri dicono, li fè cogliere da Atlante, ed ei fr
l’ aquila, che rodeva le viscere a Prometeo legato sul monte Caucaso, come si è detto nel capo precedente. Liberò Esione fig
dal mostro marino, a cui per ordine dell’ oracolo era stata esposta, come s’ è detto (Parte I Capo X.), e avendogli l’ infe
i Peleo. Ritrasse Alceste dall’ Inferno dopo aver incatenata la morte come nel capo medesimo si è accennato, e ne liberò anc
morte come nel capo medesimo si è accennato, e ne liberò anche Teseo, come dirassi qui in seguito al Cap. X. Essendogli da T
r le fosse infedele; ma essa invece fu poi ad Ercole cagion di morte, come tra poco vedremo. Prima moglie di lui, giusta Ome
el sangue di Nesso, sperando di richiamarlo con questa all’ amor suo, come il Centauro le avea promesso; ma invece allorchè
lio di Laio figliuolo di Labdaco re di Tebe e di Giocasta o Epioasta, come è detta da Omero, figliuola di Creonte. Avendo La
in età adulta cammina con due, e in vecchiaia si appoggia al bastone come terzo piede. La Sfinge allor cadde estinta, e giu
re in Atene. I due gemelli Eteocle e Polinice o per ordine del padre, come alcuni vogliono, o spontaneamente convennero fra
mo rogo, le fiamme, che circondavano l’ uno e l’ altro si separarono, come se nemmeno in morte, soffrissero distar congiunta
de impresa della conquista del vello d’ oro, il quale veniva riputato come sicuro pegno della prosperità dello stato che il
ia tolta alla selva Dodenea formò la nave, che da’ Poeti fu celebrata come la prima nave, che fosse costruita, e le diede il
i, e che in questo pericoloso passaggio aiutali furono da Giunone; ma come non sì saprebbe determinare ove fosse un tal pass
e, e fe pure in suo nome presentare a Glauce una bellissima veste; ma come questa era avvelenata così appena Glauce se l’ eb
per occultarsi, cangiossi in cavallo. Fu quindi Chirone rappresentato come Centauro, cioè mezzo uomo e mezzo cavallo. Dicesi
, nelle quali arti istruì Giasone ed Achille, che l’ uno da Alcimede, come abbiam detto, l’ altro da Tetide gli furon dati a
pe, fu a tempi suoi insigne musico e poeta, ed uomo eloquentissimo; e come seppe ammansare la ferocia de’ Traci allor selvag
o Ercole nella spedizione contro le Amazoni, ebbe da esso Ippolita, o come altri dicono, Antiopa, dalla quale nacque Ippolit
che sepolta avea sotto del sasso, e gettata la tazza abbracciò Teseo’ come suo figlio. Erano gli Ateniesi per l’ uccisione d
r l’ uccisione di Androgeo figlio di Minosse stati da lui sottomessi, come abbiam detto, alla barbara condizione, che ogni a
va per tutta la Grecia, Piritoo figliuolo d’ Issione re de’ Lapiti, o come dice Omero, figliuolo di Giove e di Melata moglie
e, figlio di Tantalo re di Frigia e di Taigete, fu dall’ empio padre, come è già detto, dato in pasto agli Dei per far pruov
per molti anni, indi giusta la predizione avuta da Proteo in Egitto, come sposo di Elena, e genero di Giove, senza soccombe
gli i contrassegni di essere a lui fratello, il placò e Priamo stesso come suo figlio amorevolmente l’ accolse. Poco dopo lo
lenza. Or insistendo Achille, perchè Agamenonne restituisse Criseide, come Calcante diceva essere di mestieri, Agamennone al
sarago, fratello d’ Ilo re di Troia, fu anch’ egli accusato da alcuni come traditor della patria. Omero però nell’ Iliade lo
alcuni come traditor della patria. Omero però nell’ Iliade lo dipinse come uno de’ migliori suoi difensori, e lo fa venire a
o ad Evandro figlio di Mercurio e di Carmenta o Nicostrata, il quale, come si è detto, partito di Arcadia per avervi digrazi
Sali quelli di Marte, ec. In molti luoghi eranvi pur le Sacerdotesse, come in Delfo la Pitia sacerdotessa di Apollo; in Roma
stali custodi del fuoco di Vesta, e in molle parti cosi della Grecia, come dell’ Italia le Baccanti, o Menadi, o Bassaridi,
, il Floreale ec. Eravi il re sacrificolo detto ancora rex: sacrorum, come regina sacrorum diceasi la moglie di lui, e che s
e, offerivan materia di buono o tristo presagio, perchè riguardavansi come avvisi spediti dagli Dei di ciò che aveva a succe
egli astri, e da altri fenomeni della natura predire i futuri eventi, come se queste cose avessero sopra le umane vicende qu
Moltissime eran pure le feste in onor degli Dei così presso i Greci, come presso i Romani. Intorno alle prime può consultar
ne’ quarti: ma i vincitori erano poi celebrati da’ più insigni poeti, come appare dalle odi di Pindaro, erano spesso onorati
11 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
lmente si recò a consultate l’ Oracolo d’ Apollo in Delfo, per sapere come avrebbe potuto trovarla, ovvero per conoscere a c
si custodiva ; e fece sì, che divenisse madre di Perseo(2). Acrisio, come ne venne in cognizione, diedo tosto in balia dell
rseo dal suo Regno. Questi gli presentò la testa di Medusa, la quale, come abbiamo detto, avea la virtù di cangiare in pietr
i restituito appresso di lei ; ma l’essersi poscia invaghito di Medea come testè diremo, fece sì, che obbliò il dato giurame
to salvarsi da lui, se Medea anche in ciò nol avesse assistito. Ella, come osservò esserle vicino il genitore, uccise il pic
ialeo (a), nato al dire di Apollonio da Asteroclea(b), o da Eurilite, come riferisce lo Scoliaste del predetto Apollonio ; e
gi, che avea prestato a Giasone, e ne esagerò l’ingratitudine. Esaltò come il maggiore de’ suoi meriti quello di aver ringio
io, spirò sotto il peso di quella, che avea precipitato sopra di lui, come / Medea aveagli predetto (g). Altri pretendono, c
sia uscito senz’ aver perduto altro che i capelli (f). Giove, ovvero, come altri dicono, Temi avea decretato, che dei due fa
avento, si diede alla foga, ed Ercole neppure si mosse, anzi le mise, come abbiamo detto, a morte (b).Alcuni pretendono ; ch
he l’affetto di Giunone verso d’Ercole non fu che momentaneo ; e che, come quegli giunse all’adolescenza, ella risvegliò il
e le ferite, recate da quelle, riusciavano incurabili. Euristeo però, come seppe, che Ercole avea avuto in sua compagnia Jol
di Nettuno e di Tiro, e re di Pilo, scacciò Ercole da’suoi Stati ; e come seppe, che l’ Eroe accingavasi ad attaccarlo, aff
andato in cerra d’ Ila, figlio di Teodamante, re di Misia, il quale, come abbiamo detto, erasi annegato nel fiume Ascanio.
anch’ Ercole doveva andare soggetto allo stesso supplizio ; ma egli, come videsi legato, infranse i ceppi, e vi sacrificò B
icilia, detta poi da lui Ericia, riputavasi invincibile nel Cesto, o, come altri vogliono, nella Lotta. Provocava tutti a qu
l’ Isola di Paro. Gli abitanti, avendo ucciso due de’di lui compagni, come conobbero chi egli era, si ritirarono in città. E
tali le offerivano de’ sacrifizj, e vi mantenevano un fuoco perpetuo, come a Vesta (a). Pirecine, re d’Eubea, facendo la gue
enze. Seneca lo annovera tra gli uomini sapienti : Eliano lo encomia, come Filosofo morale. Da Chirone apprese la medicina e
nsegnò le Belle-Lettere ad Evandro ; e perciò i Romani lo riconobbero come uno de’loro fondatori. Fu buon dialettico giusta
li avesse sottomessi i popoli più coll’ eloquenza, che colle armi : e come tale lo onoravano sotto il nome d’Ogmio. Fu poeta
efago, i quali nomi significano granmangiatore (b) (22). Ei mangiava, come abbiamo altrove osservato, i buoi intieri, per cu
ira dovette combattere con Acheloo, figlio dell’ Oceano e di Teti, o, come altri vogliono, del Sole della Terra, perchè anch
andava armata l’Amazone Ippolita(29). Ritornando a Dejanira, costei, come seppe, ch’Ercole avea preso ad amare l’anzidetta
umerabili gli onori, che questo Eroe ricevette. I Greci lo venerarono come uno de’ loro maggiori Dei (d). Egli in Roma ebbe
dalle quali apparisce, ch’ Ercole appresso gli Antichi si risguardava come il Nume, preside a’ pesi e alle misure. Varj popo
all’ aver tolto i buoi a Gerione. Vicino a quella tomba Miscelo alzò, come l’Eroe avea vaticinato, le mura d’una nuova città
ro, perchè Pitteo era fratello di Lisidice, madre di Alcmena, da cui, come vedemmo, era n ato Ercole(a). Teseo se ne andò al
anche Teseo, ma questi lo uccise, e portò sempre con se quella clava, come il primo trionfo della sua virtù(c)Incontrò posci
oro, che, portato da Ercole ad Euristeo, da questo era stato mandato, come abbiamo esposto, a devastare le campagna di Marat
dall’ Eroe(d) (4). Cercione, re d’Eleusi(e), trattava i passeggieri, come il predetto Scini(f) (5). Teseo lo uccise, e vi s
da, volle che il Re stesso ne porgesse il nappo al proprio figliuolo, come ad un suo nemico. Mentre Teseo appressava le labb
goni, si occultò fra le nuvole(c) (8). Pallante, e i di lui figliuoli come riconobbero Teseo, suscitarono una congiura contr
che ogni anno facevasi dalle giovani Ateniesi nel tempo delle Delie, come abbiamo testè accennato(c). Le Cibernesie furono
instituì varie Feste, e rinovò in onore di Nettuno i Giuochi Istmici, come Ercole avea rinovati gli Olimpici. Finalmente rid
rovarsi a quella spedizione, perchè allora era ritenuto nell’Inferno, come fra poco diremo. Vuolsi eziandio, che sia stato i
re de’ Trasi(e). Colei gli partorì diecisette figli (f), o diecinove, come racconta Omero (g). Dî questi i più conosciuti so
’ira di tutta la Grecia(15), e a’ disastri di lunghissima guerra(16), come nel decorso dell’ Opera espotremo. Priamo, allorc
figlio d’Ippozione(28) ; Astipilo(29) ; Adrasto ed Anfio(30). Priamo, come vide la sua città in mano de’ Greci, voleva darsi
Trojano a tale vista non potè frenare lo sdegno, rimproverò il Greco, come colui, che spietato avea fatto perire un figlio s
Ettore. Ettore fu figliuolo di Ecuba e di Priamo. Era risguardato come il sostegno de’ Trojani ; e gli Oracoli aveano pr
olo di Priamo e di Ecuba. Questi anche prima di nascere fu conosciuto come quello, che doveva essere la rovina della sua pat
o lo costituì giudice delle tre Dee, Giunone, Minerva, e Venere. Ecco come ciò avvenne : Peleo, figlio d’ Eaco, re degli Egi
a(f). Dicest pure, che abbia dato la morte ad Achille per tradimento, come più diffusamente narreremo. Filottete finalmense
almente soggiungono, che Enea fu trovato nell’annidetto fiume ; e che come ne fu estratto il corpo, quelle acque così si dim
ro, lasciarono lo scettro a que’di Cheronea. Questi popoli lo tennero come una Divinità, gli offerirono sacrifizj, e pretese
r sottratlo al furore di sua madre, che altrimenti lo avrebbe ucciso, come ne avea fatto morire il padre(1). Oreste, cresciu
trofio, con cui avea contratto strettissima amicizia. Ivi si dichiatò come incaricato da Strofio di portarvi la notizia dell
perciocchè i forestieri, che arrivavano colà, si devono sacrificare, come si è detto anche altrove, alla predetta Dea. Al l
ne (b). Menelao. MEnelao fu figliuolo di Plistene, ma creduto, come abbiamo detto, figliuolo di Atreo. Egli, mentre e
arta, perchè sposò Elena, figliuola di Tindaro, re di Sparta. Paride, come si è raccontato, gliela rapì. Menelao nella guerr
de saggi di gran, valore. Le due armate erano per azzuffarsi. Paride, come abbiamo esposto, avea sfidato i più valorosi dell
e la Ninfa Idotea, figlia di Proteo, apparve a Menelao, e gl’insegnò, come dovea regolarsi per sapere dal di lei padre la ma
ravano certe Feste ; dette Menelee, e gli si tribucavano altri onori, come se fosse stato una delle supreme Divinità. Non al
he più loro piacevano. Il solo Achille, sdegnando perfino di mirarle, come ad uomo generoso disconvenevoli, stese in vece le
abbattute da forza emana(b). Era altresì costume de’Greci l’offerire come in sacrifizio la loro prima capigliatura a qualch
essere guàrito nel modo indicato dall’Oracolo(f), e per riconoscenza, come dicono alcuni, strinse allcanza co’ Greci, e seco
videsi mai volare alcun uccello(b). Essa finalmente ci vien descritta come una spezie di Campi Elisj, ove soggiornavano molt
onsigli, che col suo valore. Egli insieme con Diomede tolse a’nemici, come si è accennato anche altrove, il Palladio, perchè
on avesse loro recato le frecce d’Ercole. Ulisse, unito a Neottolemo, come leggesi in Sofocle(f), o a Diomede, come pretende
Ulisse, unito a Neottolemo, come leggesi in Sofocle(f), o a Diomede, come pretende Igino(g), sciolse le vele alla volta del
vea trovato Ulisse in quell’antro una mazza d’ulivo, lunga, e grossa, come un albero di nave. Egli ne avea tagliato un pezzo
risolse d’abbandonare quel soggiorno. Prima però che partisse, Circe, come abbiamo detto anche altrove, lo consigliò di disc
nava la Dea Calipso, figlia di Teti e d’Oceano(b), ovvero di Atlante, come vuole Omero(c). Ulisse al dire di questo Poeta(d)
senza mai conoscerlo(20). Ella comandò, che gli si lavassero i piedi, come soleasi praticare con ogni straniero. La vecchia
po la di lui morte contro i Crotoniati, vi lasciarono un luogo vuoro, come se quello avesse dovuto essere occupato da Ajace.
stesso Ajace, nè potè sisanarsene, che dopo aver placato quell’ Eroe, come aveagli detto l’Oracolo(d) (2). L’altro Ajace fu
li annunziò, che Telamone avrebbe il bramato figlio. Così avvenne ; e come nacque il bumbino, Ercole lo fasciò eolla pelle d
a, figlia di Testio, e moglie di Tenda o, re di Sparta(1). Quel Nume, come abbiamo desto altrove, eccitò Venere ad assumere
da’ flutti del mare, si conservavano immobili : lo che risguardavasi come un perpetuo prodigio(b). Agli stessi si offerivan
e un perpetuo prodigio(b). Agli stessi si offerivano bianchi agnelli, come a propizie Divinità(c) (6). Si tennero in grande
ero in grande venerazione anche appresso i Romani, che li riconobbero come loro Divinità tutelari, e fabbricarono ad essi un
, chiamato da’ Greci Polideuce(b). Castore e Polluce si rappresentano come due giovani, che d’ordinario starmo a cavallo, co
e(7), Alcatoo(8), e Crisippo. Il fine di Pelope fu, che il padae suo, come già abbiamo detto, lo fece in pezzi, e poi ne imb
Pisandro(d) e da Seneca(e). Questa, ch’era senza prole, lo ricevette come un dono, fattole dagli Dei, gli si affezionò ; lo
f). Edipo, fatto grandicello, venne in cognizione, ch’ egli non era, come credeva, figlio di Polibo. Consultò l’Oracolo per
ello, che avesse liberato la di lui città dalla Sange. Questo mostro, come abbiamo esposto anche altrove, se ne stava ne’ di
reggiare d’anno in anno alternativamente l’uno dopo l’altro. Eteocle, come maggiore d’età, salì il primo al paterno soglio ;
Tideo(2), Capaneo Capaneo era nobile d’Argo. Alouni ce ló descrivono come un personaggio d’esimia probitì, e nemico del’ fa
con unò de’ suoi fulmini(b). Fu quindi considerato anche dagli uomini come un empio, che avesse provocato contro di se lo sd
a l’avvenire per mezzo del velo degli uccelli, o per mezzo de’ sogni, come altri riferiscono. La sua scienza gli fece preved
opo morte fu ascritto tra’ Semidei(e). Pausania dice, che fu venerato come un Nume, e che gli Oropj nell’ Attica gli eresser
Argivi, rimasti morti in quella guerra, e perfino lo stesso Polinice, come quello che n’era stato il promotote(10). Argia, v
ei statua, affinchè non potesse in alcun tempo allontanarsi da loro : come gli Spartani incatenarono la statua di Marte, ond
li si fa intendere, che questa Deità pesa in certa guisa le azioni, e come premia le buone, così punisce le cattive. Quindi
on Valerio Massimo, il quale riferisce, che gli Antichi risguardavano come donne pudiche quelle, che non passavano a seconde
avano la moltiplicità de’ matrimonj, contratti da una stessa persona, come un’impudicizia, tollerata dalle leggi(c). La Pudi
rdia suole derivare. Talora stringe un fascetto di verghe, perciocchè come quelle, unite insieme, divengono forti, così medi
atamente presa, e le mani spezialmeme furono dagli Antichi venerate o come Deità, o come simboli di quelle. Ce lo testifican
, e le mani spezialmeme furono dagli Antichi venerate o come Deità, o come simboli di quelle. Ce lo testificano anche moltis
ia tra’ popoli. I Greci Le davano il nome d’Irene, e la risguardavano come figliuola di Giove e di Temi. Atene le eresse del
nerale, Timoteo ; ovvero dopo la vittoria di Cimone sopra i Persiani, come vuole Plutarco. I Romani poi le eressero il più g
vita : ciò indica, che l’amicizia serbasi la stessa anche dopo morte, come lo era durante la vita(a). Fede. La Fede è
ei si faceva, era uno de’ più inviolabili. Numa Pompilio la considerò come la cosa la più santa. Egli fu il primo ad ergerle
r atterrare magnifici palagi. La regla corona qualifica questo vizio, come il dominatore d’ogni luogo, e quasi d’ogni person
do a questo Vizio è famosa la favola dì Cefalo e di Procride. Cefalo, come dicemmo, sposò Procride. Uniti questi due sposi d
nch’ ella poi fu presa da tale gelosia, che la ridusse a morte. Ella, come abbiamo raccontato anche altrove, avea regalato a
va la sposa. Grondante alfine di sudore si sdrajò all’ ombra e invitò come lo scorso dì l’aura gradevole a rinfrescarlo. Al
escarlo. Al proferire il nome d’aura udì, o parvegli d’udire una voce come di persona, che piangeva ; ma non ne fece caso, e
stialità. Sopra le medèsime corna evvi il fieno : e ciò dimostra, che come quello ne’prati quasi baldanzosamentè verdeggia,
e si dovrebbe. Sta sul di lei capo un velo nero, perchè ques colore, come non è suscettibile d’alcun altro, dimostra, che l
e orechie di Lepre ; animale timidissimo. Il Lupo vive solo di furti, come fanno i ladri. Le braccia e i piedi ignudi dimost
ito di questo Vizio è di colore simile a quello della ruggine, perchè come questa consuma ogni metallo, così il maligno non
nosciuta per quella ch’è. Il fascetto di paglia accesa significa, che come quel fuoco presto s’accende, e presto anche s’est
esse il continuo ciarlare. In cima del capo ha una Rondine, la quale, come la Cicala, sta in atto di cantare. Finalmente tie
principalmente nelle persone di bassa condizione, e ch’ esso logora, come la ruggine, la buona fama altrui. Stringe un’ arm
può dirsi in certa guisa omicida ; tiene coll’ altra un Topo, perchè come questo rode il cibo altrui, così il Detrattore ce
fertile raccolta ; e il ricamo ad oro simboleggia le biade, le quali, come sono ingiallite, sono an he ridotte a maturità, e
li. Sul sinistro braccio porta un doppio Cornucopio, che la qualifica come la sovrana dispensatrice di tutti i beni. Nella d
robabilità di non poterlo fuggire. I Poeti ci descrivono questo Nume, come figliò di Marte e di Venere. Altri dissero, ch’ e
ulla costa della Tracia(b). Conone però(c), e Pausania neminano Taso, come figlio d’Agenore(d). (3). Europa, mentre stavers
diede in vece a Tiresia un bastone, con cui poteva camminare sicuro, come se avesse avuto gli occhi, e lo rendette peritiss
più secoll un famoso Oracolo nella città di Orcomena, e vi fu tenuto come un Nume. La peste desolò alfine quella città, e l
j, accompagnati da altri straordinarj onori(a). (6). Agave stracciò, come abbiamo riferito, il suo figliuolo, Penteo. Auton
l vedere Atteone, suo figlio, cangiato in cervo, e divorato da’ cani, come pure abbiamo raccontato. Sappiarro, che Semele, p
ebbe molti figliuoli, e tra gli altri Euristeo, il nemico d’ Ercole, come vedremo (i). (10). Mestore ebbe in moglie una fi
ollodoro fu una figlia di Autolico, chianata Polimede(a), o Polifema, come vuole Erodoto(b). Diodoro di Sicilia la chiama An
Colco ; in rendimento di grazie vi sacrificò il montone a Marte(b), o come vuole Apollonio di Rodi, a Giove Fixio, ossia che
da lafistin, fuggire ; e da quel tempo lo stesso Nume fu risguardato come il Dio tutelare de’ fuggitivi(g). Alcuni però sot
oto contro i Giganti in Flegra, campo della Tracia intorno a Pallene, come vuole lo Scolaste dello stesso Apollonio. Potrebb
l giudizio degli Eruditi, che lo riferiscono ad un Autore posteriore, come può vedessi dal Fabricio(b), e dal Gesnero(c). (
iasone, sorella d’Ificlo, perchè nati amendue da Climene e da Filaco, come dice il Burmanno. Valerio Flacco poi vuole, che I
di Percote, per nome Clite(d). Questo Merope da Omero viene nominato come re della Pineta, ossia di Lampsaco : e dallo stes
, Paus. l. 2., Hyg. c. 24., Apollod. l. I. (24). Le figlie di Pelia, come si viddero ingannate da quella Maga ; tale vergog
o gli amanti a giurarsi scambievolmente fedeltà sulla tomba di Iolao, come sopra un altare, consecrato alla pi³ tenera amici
Elide appresso i Feneati, i quali onorarono pure il di lui sepolcro, come quello di un Eroe(g). (c). Paus. l. 2. 5. &
ingiusta barbarie, non solamente fecero che le Arpie lo molestassero, come abbiamo esposto, ma inoltre privarono lui pure de
, figlio di Marte, fu padre di Marpesa. Ida la rapì, e la fece madre, come abbiamo, detto anche altrove, della bella Cleopat
arono un altro alla medesima Divinità, ed eglino pure lo rispettarono come un Iuogo d’asilò(a). Quello stesso re aveva inolt
e Corti, ov’erasi ritirato. Illo finalmente, protetto dagli Ateniesi, come abbiamo raccontato, vinse e privò di vita il suo
a contrada, e aveano messo a morte parecchi uomini. Fillio non sapeva come riuscirvi, ma avendo trovati alcuni rimasugli d’u
azione, che diede a Teseo, meritò, che gli Ateniesi lo risguardassero come uno de’ Semidei. Gli sacrificavano ogni anno un c
tendono, che Teseo abbia ricevato quella corona da Anfitrite, ed ecco come  : tralle sette giovani Ateniesi, che con Teseo si
l tizzone ; e presi di mira Corito, e Driante, stese Corito al suolo, come quello, ch’ era tra coloro il più tenero di compl
me, la più vezzosa delle femmine, che abitavano nelle foreste. Colei, come vide morto il marito, alzò piangendo degli urli ;
i, le foglie dei quali in certa stagione dell’anno comparivano umide, come se avessero versato delle lagrime per la perdita
lbero, spoglio di frondi, e il qua le ne mise fuori in quell’istante, come se Fillide fosse stata ancor sensibile al ritorno
osato la maggiore della sue figliuòle, chiamata Ilione. Polinnestore, come udì l’eccidio di Troja, violò i più sacri diritti
ello a Deifilo, ch’ella avea avuto da quel re ; e allevando Polidoro, come su proprio figlio, il quale già era della stessa
avea enorato della sua ospitalità. Soggiumse, che nol faceva morire, come pur avrebbe meritato il suo delitto, poichè gli E
Menelao, re di Sparta, a tutti i di lui competitori. Quegli pertanto, come se la vide rapita, ne ricecò la stipulata assiste
da un’orse. Altri soggiungono, che fu allevato dal predetto Archelao, come suo proprio figlio(a). (c). Ovid. Epist. Heroid
r seco lui esercitarsi alla caccia lo trasse sul monte Pelio, e quivi come lo, vide aggravato del sonno, gli nascose la spad
la poi lo avrebbe trasferito nel palagio di Nereo per esservi onorato come uno de’ Semidei. Notisi per ultimo, che gli abita
ora d’uccello, ora d’albero, ed ora di tigre. Peleo, non sapendo più come guadagnarsela, offerì un sacrifizio agli Dei per
si strangolò. Sonovi alcuni, i quali narrano diversamente il fatto ; come Paride, dicono essi, morì, il di lui corpo fu tra
non le anime de’ morti, che i Gentili si facevano un dovere d’onorare come Dei domestici(c). Sembra, che il loro culto sia d
cia, correvano intorno al focolare della casa, il quale risguardavasi come un altare sacro agli Dei Lari. Questa ceremonia c
a anche Ucalegonte (a). Omero poi (b) e Virgilio (c) ce lo descrivono come un vecchio Capitano, che, per l’età divenuto impo
quale dicono significare donna forte (d) ; e fu in Cartagine adorata come Dea (e). (14). Giunone offerì in matrimonio ad E
equentissimi (c). (16). Il Genio appresso gli Antichi si risguardava come il Dio della Natura. Il Censorino vuole, che esso
Demogorgone, di cui abbiamo parlato anche altrove, si tenne parimenti come un Genio, che presiedeva alla terra. Si rappresen
bo (d). Teodonzio, Autore Greco, citato da Bocaccio (e), lo riconosce come il più antico degli Dei, e gli dà per compagni l’
all’alto sua nascita, volle essere il primo ad onorarlo ancor vivente come un Nume. Gli drizzò un altare, e gli sacrificò un
e. Comunque ciò sia, notiamo per ultimo, che Anna Perenna fu venerata come una Dea, e che a di lei onore si celebrava lungo
h. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (a). Hom. Iliad. l. 2. (2). I Greci, come si divisero tra loro le ricche spoglie di Troja,
i Esione, figlia di Laromedonte, e sorella di Priamo. Omero ne parla, come del miglior tiratore d’arco, che vi fosse nella G
diede saggi di grande valore nel tempo della guerra Trojana. Uccise, come abbiamo narrato, Fereclo, figlio d’Armonide, Adam
n istette sempre appresso il padre, perchè avendo ucciso Cleonimo, o, come altri vogliono, Eante, figlio di Anfidamante, men
ra operò, è questa : Achille, per vendicarsi di Agamennone, il quale, come piu diffusamente esporremo, aveagli tolto Briseid
ine. Patroclo si cacciò fra loro, e ne fece orribile strage. Pirocme, come gia abbiamo detto, Pronoo, e Areilico caddero sot
e lo percosse(b). Ebbe finalmente l’ardire d’insultare anche Achille, come più diffusamente vedremo, e quegli con un pugno l
la fatridica Manto. Anfimaco, re dell’anzidetta città, voleva sapere, come gli sarebbe riuscita la guerra, che stava per int
d’un cupo rimbombo il cavo ventre. L’azione di Laocoonte si risguardò come un’empietà. Troja ne rimase scandalezzata ; e qua
eda al sonno. Andava intanto muovendosi da Tenedo la Greca armata ; e come fu vicina a’ Trojani lidi, il regio legno dall’al
e, era figlio di Migdone. Egli, veggendo che i Greci conducevano via, come schiava, Cassandra, tentò di far loro resistenza,
ro Strofio e Medone (c). (25). Sofocle ci dà a divedere Crisotemide, come una giovine prudente, la quale seppe occultare ag
lbero (c). Gli Spartani pure le inalzarono un tempio, e la venerarono come una Divinità(d). Ella ebbe Feste, dette Elenie, l
one(a), accusi Tetide d’aver tentato d’uccidere Achille, appena nato, come aveva fatto di altri sette prima di lui, indispet
è Orfeo fa sopravvivere. Macaone ad Euripilo(e). I sudditi di questo, come lo viddero morto, rimasero presi da sì veemente d
emo. Non avendo Ennione prole, divenne gelosa di Andromaca, la quale, come abbiamo esposto, era toccata a Neottolemo nel rip
tò egli ivi ucciso(c). Con tutto ciò fu poscia onorato in quell’Isola come un Eroe, e gli s’instituirono certe Feste, dette
 20. (c). In Iliad. l. 2. (d). Id. Iliad l. 20. (7). Pentesilea, come dicono Igino(c) e Servio(d), era figlia di Marte
quella lo raccolsero, lo crearono loro re, e dopo morte lo venerarono come un Nume. L’anzidetta Isola poi dal nome di lui si
nse ne’ Giuochi funebri, celebrati da Achille a Patroclo(a). Mennone, come abbiamo detto, lo uccise. Il solo Ovidio tragli A
nia(c), Icario, volendo maritare la mentovata sua figlia, la propose, come premio a colui, che avesse sorpassato gli altri n
ra, e gli aprì una piaga sì puzzolente, che i Greci lo abbandonarono, come dicemmo, nell’Isola di Lenno(b). Altri dicono, ch
rasferì in Italia con alcuni Tessali, e nella Calabria fondò, ovvero, come altri pretendono, fortificò di mura la città di P
etze Terpsicore(d). Esse erano tre, Aglaope, Pisinoe, e Telsi pia ; o come vuole Cherilo, Telsiope, Molpe, e Agl ofono. Clea
giunse tosto a Telemaco, ch’egli doveva risguardare tale apparizione, come un indizio certo dell’arrivo d’ Ulisse, e del tri
i lui il più valoroso difensore della sua patria(a). Omero lo dipinge come il più saggio ed eloquente tra’ Trojani(b). Molti
condannò ad un perpetuo esilio. Il giovanetto montò sopra una nave, e come videsi lontano da quelle spiaggie, spedì un arald
. Allorchè i medesimi comparivano tutti due insieme, si risguardavano come indizio di buon tempo ; laddove quando se ne vede
ano, che Ippodamia stessa commise il predetto misfatto ; e che colei, come vide scoperto il suo delitto, si diede la morte(c
Cefalo, figlio di Dejone o Dejoneo, re di una parte della Focide, o, come altri vogliono, figlio di Mercurio e di Erse, ne
ovo a sua moglie, Egiale, figlia di Adrasto, re d’Argo, o di Egialeo, come altri vogliono, perchè colei nel tempo della di l
bbandonata a dissoluta vita con Cillabaro, figlio di Stenelo, ovvero, come altri dicono, con qualsisia uomo : lo ché gli avv
Timavo(e). (3). Capaneo era nobile d’Argo. Alouni ce ló descrivono come un personaggio d’esimia probitì, e nemico del’ fa
con unò de’ suoi fulmini(b). Fu quindi considerato anche dagli uomini come un empio, che avesse provocato contro di se lo sd
a l’avvenire per mezzo del velo degli uccelli, o per mezzo de’ sogni, come altri riferiscono. La sua scienza gli fece preved
opo morte fu ascritto tra’ Semidei(e). Pausania dice, che fu venerato come un Nume, e che gli Oropj nell’ Attica gli eresser
ice, figlia di Talao, e sorella d’Adrasto(b), o da Nisimaco e Nasica, come vuole Lattanzio(c). Egli fino dalla sua prima gio
, Eurip. in Phoeniss. , Senec. in Thebaid. (7). Le donne dì Lenno, come scuoprirono, che Ipsipile avea solvato la vita al
soprannominato Policalco, videsi più volte coronato in tali Giuochi, come Io era stato negl’Istmici, ne’ Pitici, e’ negli O
12 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
i religiosi erano in Roma rafforzati dalla politica, tenuti in pregio come la patria, e osservati come leggi tutelari dello
fforzati dalla politica, tenuti in pregio come la patria, e osservati come leggi tutelari dello Stato. Il commercio co’Greci
he e capricciose, che agli occhi del politeista popolavano l’universo come altrettanti genj del male coi quali tregua non v’
sa lizza d’ingegno. Ma i patrizj di Roma, sfrenati così nei loro vizj come nel loro potere, trovando la dottrina d’Epicuro t
personaggi che fecero sì splendido il tramonto di Roma repubblicana, come a dire Cicerone, Cesare, Varrone, Orazio, Augusto
nte scolpita avesse la religione in quell’anime semplici e bellicose, come il continuato uso degli augurj e degli auspicj. Q
che divinità, dovettero arder incensi anche ai più atroci tiranni ; e come sacrileghi e rei di lesa maestà erano giudicati e
are le arti. Sparsa dappertutto di monumenti e di tradizioni, ell’era come il Panteon dell’universo pagano, nè vi si potea m
reco, il culto romano, le filosofie orientali erano riunite e confuse come gli strati del fango che il Nilo straripato ammuc
alemme fu più orrendo ancora che quello di Cartagine, e così nell’uno come nell’altro un vincitore, spesso generoso, fu lo s
azione giudaica sparì, e le sue ceneri furono, per così dire, gettate come polvere al vento nell’universo intero. Non ostant
ue feste erano lo spettacolo della folla ; esso frammettevasi a tutto come un’usanza o come un sollazzo ; brillava sulle ins
spettacolo della folla ; esso frammettevasi a tutto come un’usanza o come un sollazzo ; brillava sulle insegne delle legion
a disputar loro l’impero dell’universo ; e i popoli, a torme a torme, come le onde d’un mar tempestoso, traggono sotto le lo
dere per dare il diritto alla giustizia, mentre per avere pur troppo, come ultimamente è accaduto, nelle domestiche sentenze
i meritarlo è palese. Non vi essendo dunque la notizia di tal merito, come si potrà difendere la giustizia d’un simil odio,
ogni età, ogni grado a questa setta se ne passi ; e se ne attristano come d’un grave danno ; e ad ogni modo, questo vedendo
e se noi siamo colpevoli, perchè non ci trattate da pari nostri, cioè come gli altri colpevoli ? Al delitto istesso conviene
delitto istesso conviene l’istesso trattamento. Noi siamo creduti rei come gli altri : ma essi o della propria bocca, o di m
anze avanti giorno tra loro praticate per cantare inni a Gesù Cristo, come a Dio, e per confermar il loro istituto che proib
. Oh sentenza confusa dalla necessità ! Nega cho si debbano ricercare come innocenti, e comanda che si puniscano come rei !
a cho si debbano ricercare come innocenti, e comanda che si puniscano come rei ! Perdona e incrudelisce ! dissimula e condan
a questi cotanto uniti e disposti fino al morire, per questa ingiuria come vi è corrisposto, quando anche una sola notte con
ti appresso di voi esortano alla tolleranza del dolore e della morte, come Cicerone nelle Tuscolane e Seneca, come Diogene e
nza del dolore e della morte, come Cicerone nelle Tuscolane e Seneca, come Diogene e Pirrone. Non però trovano tanti discepo
egge da parte di Dio ; poichè quivi si giudica, ma con gran riguardo, come certi della presenza di esso. Talchè è un gran co
e è tra noi, ci rende appresso alcuni degni di biasimo. Vedi, dicono, come scambievolmente s’amano ! (poichè eglino scambiev
e. Veramente a noi calza quel detto di Diogene : I Megarensi mangiano come se dovessero morire il giorno dopo, e fabbricano
arensi mangiano come se dovessero morire il giorno dopo, e fabbricano come se non dovessero morir mai ! Ma si vede la festuc
endichi, non per la vanagloria di renderci schiavi gli uomini liberi, come appresso di voi succede, arrolandosi i parassiti
che cosa delle divine Scritture, o di proprio genio ; quindi si prova come veramente abbia bevuto. Parimente l’orazione scio
nsì ad attendere alla cura medesima della modestia e della pudicizia, come quelli che nella cena non cibarono solo il corpo
e consiglio…. Con un altro titolo ingiurioso noi siamo accusati, cioè come inutili per ogni affare. In che modo di questo ci
el mio capo ; ma, comprando non ostante i fiori, che importa a te del come io me ne serva ?155 Sembrano a me i fiori più vag
tismo : ecco i mali a cui il Cristianesimo apportò un rimedio sicuro, come fece manifesto liberando da questi mali medesimi
con tutta verità esser detto Salvatore del mondo nel senso materiale, come si dice nel senso spirituale. Anche umanamente pa
tteva a rischio la sua salute, e intirizziva pel freddo e impallidiva come i morti, i quali, anche secondo l’uso dei Cristia
13 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
lebri e degli antichi eroi ; laonde giova repartire queste narrazioni come segue : 1° in favole o finzioni ricavate dalla St
. bellezza selvatica, e indotti a supporre in ogni corpo vita e anima come in loro. 9. Le favole morali inchiudono precetti
l tuono ed il fulmine furono i loro Dei ; e quindi giunsero ad onorar come tali anche i bruti, le piante ed i sassi. 13. Poi
gli uomini vollero, per così dire, adorar la natura partitamente ; e come scrisse Bossuet : Tutto era deità, fuorchè Dio st
iedevano ai campi, alle foreste, ai fiumi, alle fonti, ai fiori, ec., come Pane, Flora, Pomona, Vertunno, Pale, ec. Potremmo
midei, cioè tutte le divinità supposte prole di un Nume o di una Dea, come Ercole, Esculapio, Castore, Polluce, ec., e con e
olluce, ec., e con essi gli eroi che avevano meritata l’ immortalità, come Achille, Ettore Ulisse, ec. Divinità della pri
della fatale necessità che tutto governa nel mondo ; e gli altri Dei, come anche lo stesso Giove, andavano a consultarlo, ma
ta allegoria fingeva eh’ ei divorasse i figliuoli. 28. Ma vedremo poi come le promesse incaute, consigliate da sfrenata e cr
rte delle case, dette in latino Januœ, erano sotto il suo patrocinio, come sotto quello degli Dei Lari e Penati (325). Secon
a onorata. 41. La chiamarono anche Tellus, dal presiedere alla terra, come Saturno aveva presieduto al cielo ; ed Ops, cioè
imi e sortilegi, e turbavano spesso il riposo delle famiglie, appunto come fanno ancora le zingane a vergogna di un secolo i
rro. Ella, che tutto avea vòlto il pensiero Alle ghirlande e a’ fior, come si vede Prender da quel cosi affumato e nero, Str
severa con essi trasformandoli in rane in quel pantano, a significare come sia riprovevole la sgarbatezza. 56. Giove (63) co
uola, tornò in Sicilia, e quivi la ninfa Aretusa (323) le fece sapere come Proserpina fosse già moglie di Plutone (213) e re
gni via di liberarlo da tanta miseria, ottenne da Nettuno di potersi, come il marino Proteo (195), trasformare in ogni sorta
sta favola atroce quanto grave delitto sia l’empietà contro i Numi, e come il filiale affetto s’ingegni di mitigare il desti
azzo di Licaone, e l’empio fu convertito in lupo. Questa metamorfosi, come ognun vede, raffigura la crudeltà e la rapacità d
ecate le spoglie opime, cioè le spoglie dei vinti ; Ospitale o Xenus, come preposto all’ospitalità ; Tonante, Fudminante, Ve
e la celò in una nube, e la trasformò in vacca. Giunone insospettita, come colei che sapeva di meritare ogni gastigo, finse
on ebbe più ritegno alle vendette, alla gelosia, all’orgoglio. È noto come Troja pagasse cara la preferenza che il pastore P
formiche, le quali presero tosto figura umana. Da ciò possiamo vedere come fino dai primi tempi fosse opinione che la fatica
evano che la Dea una volta l’anno vi si bagnasse. Le feste, che a lei come Lucina o Illitia (protettrice dei parti) si celeb
di molti uno che paia più appropriato, s’ha da considerare che ella, come ha tre stati e tre colori distinti, così ha tre n
Per questo le farei una veste fino alla cintura, candida, sottile, e come trasparente. Dalla cintura fino alle ginocchia, u
di color d’oro, per rappresentarla quando è rancia. E così la veste, come la sopravveste, siano scosse dal vento e facciano
i avesse manifestato. Il re di Frigia quasi che volesse far conoscere come bene gli si addicevano le note orecchie asinine,
lettere su tal proposito che le ricchezze adoperate in utili imprese, come nel regolare il corso delle acque, nell’irrigare
volle eternare la memoria di quell’amico trasformandolo in cipresso, come suona il vocabolo di greca origine. 133. Coronide
esbo la sua statua teneva in mano un ramo di mirto. Ha talora un pomo come premio dei giuochi pitii ; e quando è adorato com
Ha talora un pomo come premio dei giuochi pitii ; e quando è adorato come sole impugna un gallo, ha la raggiera e percorre
ti che facevano stupire uomini e Dei. Talora av[ILLISIBLE] a un elmo, come protettore degli uomini, ed era in atto di far do
i boschi e le selve, in compagnia di sessanta ninfe oceanine, armate come lei d’arco e di frecce. 143. In Efeso, città dell
questo tempio nel dì che nacque Alessandro il grande, e mentre Diana, come credevano, assisteva in parto Olimpia madre di qu
apo, che si dicono acidari, largo di sotto, ed acuto e torto in cima, come il corno del Doge, con due ali verso la fronte, c
pendano e cuoprano le orecchie, e fuori della testa con due cornette, come d’una luna crescente, o secondo Apuleio, con un t
quale, secondo Claudiano, è di corno, e secondo Ovidio, d’oro. Fatelo come vi pare, ed attaccatele il turcasso agli omeri. S
a, ed in Apuleio con un vaso dorato col manico di serpe, il qual pare come gonfio di veleno, e col piede ornato di foglie di
voglia significare pur Iside ; però mi risolvo che le facciate l’arco come di sopra. Cavalchi un carro tirato da cavalli, un
l palazzo, e Semele, vittima della sua ambizione, perì nell’incendio, come sovente àccade che il fasto e la splendida protez
delle primizie della stagione ; e le feste di Bacco andavano sempre, come tante altre, a finire in banchetti. Ma dopo i ban
e le passioni che accende. Uomini e Dei solea vincer per forza Amor, come si legge in prosa e ’n versi. Petrarca. Lo stes
debbo amarlo o vendicarmi. » Si accosta di più ; e, « Dei immortali ! come  ! lo stesso Amore è il mio amante ! Ed è questo i
del giovine, che svegliato dal dolore si alza precipitoso, e sparisce come ombra, esclamando : Ah ! Psiche, Psiche ! cos’ ha
nosa dell’altra. Ed ella, docile e rassegnata soffre tutto, obbedisce come un fanciullo, e spera così d’espiare la sua colpa
uesto comando ; ma non potè vincere la sua curiosità ; e volle vedere come fosse fatta quella bellezza che si spediva a scat
li Amori. Secondo poi la natura del suo culto aveva altri soprannomi, come vedremo nel § seguente. 181. Gli antichi hanno ra
ed abietti : a Sparta, patria d’eroi, ed a Citera indossava l’usbergo come Minerva ; e ad Olimpia era stata dipinta in atto
dal cielo nello stesso modo che Apollo (96) ; e per vivere, si trovò come lui ridotto nella necessità di lavorare alle mura
acqua dolce, e particolarmente il fiele della vittima perchè è amaro come le onde salse. 212. Il cavallo segnatamente è sac
lli e cagne. (Eneid., lib. VI.) 216. I Greci consideravano l’Inferno come diviso in due vaste regioni : l’una era « la vall
esalavano micidiali vapori ; torri di ferro e di bronzo, « vermiglie come se di fuoco uscite » s’alzavano su quella terra s
to pianto mi percote. Io venni in loco d’ogni luce muto, Che mugghia, come fa mar per tempesta, Se da contrari venti è comba
ena gli spirti nella sua rapina, Voltando e percotendo li molesta…. E come gli stornei ne portan l’ali, Nel freddo tempo, a
po, composta da capo a piedi di varie materie gradatamente inferiori, come quella che nelle Scritture Sacre dicesi veduta da
e già fu lieta D’acque e di fronde, che si chiamò Ida : Ora è diserta come cosa vieta.47 Rea la scelse già per cuna fida48
n veglio Che tien volte le spalle inver Damiata,49 E Roma guarda sì, come suo speglio. La sua testa è di fin’oro formata, E
e onde altro non erano che le lacrime dell’eterno pianto dei malvagi, come suona il vocabolo ; ed il loro mormorio ne imitav
tto la lingua di parecchie mummie. Quindi alle anime degl’ insepolti, come dicemmo : ………..non è concesso Traiettar queste r
crificato il gallo, che nelle tenebre canta il ritorno della luce ; e come madre delle Furie le immolavano pècore nere. Anch
ibal Caro : « Nell’opposita parte, a piè dell’ovato, sia la Notte, e come l’Aurora sorge, questa tramonti ; com’ ella ne mo
ra, nero il manto, neri i cavalli, nere l’ali ; e queste siano aperte come se volasse. Tenga le mani alte, e dall’una un bam
ma questo non farebbe componimento a nostro proposito. Però lo faremo come disopra, e volto verso la notte ponendogli dietro
i sole. A piè d’esso una concavità profonda, per dove passi un’ acqua come morta, per mostrare che non mormori, e sia di col
n una mano abbia la verga, nell’altra tre vessiche di papavero. Dorma come infermo, col capo e con tutte le membra languide,
avero. Dorma come infermo, col capo e con tutte le membra languide, e come abbandonato nel dormire. Dintorno al suo letto si
sogni siano certe figurette, altre di bello aspetto, altre di brutto, come quelli che parte dilettano e parte spaventano. Ab
ettano e parte spaventano. Abbiano l’ali ancor essi e i piedi storti, come instabili ed incerti che sono. Volino, e si girin
bili ed incerti che sono. Volino, e si girino, intorno a lui, facendo come una rappresentazione, con trasformarsi in cose po
utto paresse uomo, ed avesse parte di fiera, di uccello, di serpente, come Ovidio medesimo lo descrive. Fantaso vogliono che
ed erano i Sogni dei quali due o tre si distinguevano tra gli altri, come Morfeo protettore dei pigri e sonnolenti mortali,
sepolcri troyiamo le due iniziali D M che significano, Diis Manibus, come per raccomandare a loro la tutela dell’urna. Per
fare le spese a quegli ospiti, che dando lor da mangiare se ne doleva come se si trattasse di sacrificare le proprie viscere
giorno. Anche dai genitori che gli vengono attribuiti si può inferire come specialmente l’agricoltura sia la prima e la più
, desiderata, utile a sè od agli altri la vita ! Avete mai osservato, come l’uomo giudizioso si studj sempre disfarsi dell’o
l culto dei Greci per Marte a paragone di quello dei Romani, i quali, come ognun sa, lo tenevano per protettore del loro imp
superstizione romana faceva dipendere dalla conservazione di quello, come dal Palladio i Troiani, la salvezza della patria.
pi bellicosi, e che ogni paese abbia voluto fregiarsi così d’un Marte come d’un Ercole (364). Quindi i mitologi ne hanno seg
ra, e conducemi Apollo, » dice Dante ; nondimeno ambedue questi nomi, come anche quello di Atenea in Atene, le venivano dati
iò l’opera della rivale, e le battè la spola sopra le dita ; il resto come sopra. Ma benchè la superbia della tessitrice fos
hemos, celeberrimo, gr.) fu il più celebre tra’Ciclopi. Enea lo vide ( come finge Virgilio) nell’isola di Sicilia, e così lo
sentier se ne calava : Mostro orrendo, difforme e smisurato, Ch’avea, come una grotta oscura in fronte Invece d’occhio ; per
tore, ed alla belta e verecondia di cui furono dotate, sarà manifesto come la verità nella scienza e il bello nelle arti e n
e morali. Il ministero delle Muse è santo ; l’ingegno vuol esser puro come l’innocenza ; e siccome gli oggetti di dove il be
re a un tempo percote, e più dell’altre Muse possiede orti celesti…. come dice il Foscolo, adorna di beltà maschia e severa
chè a egregie cose accendano l’animo de’ forti, e il loro grido sia «  come vento che le più alte cime più percuote, » come f
e il loro grido sia « come vento che le più alte cime più percuote, » come folgore che atterra gl’idoli della cieca supersti
abito semplice, corona d’ellera in capo, specchio in mano ; » Erato come preposta alle rappresentazioni liriche, avrà semb
no i poeti, i quali usavano d’invocarle sul principio dei loro poemi, come valevoli più d’ogni altra divinità ad infiammare
hè vi era compresa una moltitudine di divinità allegoriche, le quali, come la Verità, l’Invidia, il Furore, altro non sono c
are nemmeno gli stessi Dei ; e non fu mai capace di far nulla di suo, come suole chi pretende troppo dagli altri. Scelto da
agricole più confacenti alla moralità ed all’agiatezza del vivere, e come il mantenimento dei boschi fosse reputato profitt
principal difesa delle frontiere del loro impero. La storia dimostra come ciò si avverasse, fintantochè peraltro i petti de
ta le stalle. Vi portavano anche gran numero di fragorosi istrumenti, come tamburi e cembali. La Dea copriva con un velo la
e, ed avevano vari nomi secondo la natura dei luoghi da esse abitati, come  : Driadi, Napee, Oreadi e Amadriadi. 319. Le Dri
ne disputaron le nozze ; ma saputo da un antico oracolo di Temi (337) come il primogenito di questa ninfa fosse destinato a
ù riposte parti dei boschi. Così di « quella vaga, Che amor consunse, come sol vapore » (Dante, Parad., c. xii), non rimase
i. 64 I Lari erano propriamente i genii tutelari di ciascheduna casa, come a dire i custodi delle famiglie ; ed i Penati pas
ingraziamento le loro catene. Quanta carità civile in queste idee ! E come la moltiplicità di siffatti idoli rappresentava b
mpera e l’altra langue, Seguendo lo giudicio di costei, Che è occulto come in erba l’angue. Vostro saper non ha contrasto a
non ha contrasto a lei : Ella provvede, giudica e persegue Suo regno, come il loro gli altri Dei.71 Le sue permutazion non
nte costei …. (Omero, Trad. del Monti.) Le Preghiere sue sorelle, e, come lei, figlie di Giove, la seguono sempre, ma zoppi
arnaso. 339. Astrea, figlia di Giove (63) e di Temi (337), presiedeva come sua madre alla giustizia, laonde spesso va confus
azioni. 341. Ma Virgilio si tiene al peggio, o sivveramente manifesta come gli uomini giungano spesso a farne un mostro, qua
na che al minimo strepito si rizza ; la sua veste, di color cangiante come il suo cuore, ondula sul petto agitato, e le ali
bbondanza, e nella sinistra un ramo d’ olivo ; talora ebbe il caduceo come favorevole al commercio, una face arrovesciata ed
ene che era adorata, e che l’era dedicato il tempio, ma non trovo già come fosse figurata, se già la sua figura non fosse qu
la Quiete da noi in questo modo. Una giovane d’aspetto piacevole, che come stanca non giaccia, ma segga e dorma, con la test
n bocca di Virgilio : Vien dietro a me, e lascia dir le genti ; Sta, come torre, fermo che non crolla Giammai la cima per s
proteggevano vollero aiutarlo. Minerva gli prestò il suo scudo lucido come specchio, Mercurio le sue ali e la spada adamanti
o a star guardingo contro un figliuolo di Giove (63) ; ed egli udendo come Perseo fosse tale, non volle accordargli ospitali
iginò le così dette dodici fatiche d’Ercole. E qui convien rammentare come la prima giovinezza d’Ercole ed il suo accingersi
tanno a riva i burchi,82 Che parte sono in acqua e parte in terra, E come là tra li Tedeschi lurchi Lo bevero s’assetta a f
ano su carretti tirati dalle pernici, e mietevano il grano con l’asce come faremmo noi per tagliare un bosco. Quando le grù
ia dopo la sua lunga lotta con Anteo. Si condussero in questa impresa come all’assalto d’una città. Le due ali dell’esercito
ta la loro audacia, e ne uccisero molti. 430. Questi Centauri furono, come a dire, maestri d’ equitazione, e sapevano tanto
e sulle sponde del Termodonte incontro alle Amazzoili (373), per aver come Ercole la gloria di vincerle. Infatti la difficil
con quelle stesse violenze che avevan punite negli altri ! Ma vedremo come le perfidie conducano gli uomini a tristo fine. 4
va un mostro marino che lanciava fiamme dall’ orrenda gola, e ruggiva come leone. I cavalli spaventati si danno a fuga preci
la morte del fratello, scongiurò Giove affinchè lo facesse immortale come lui ; ma questo voto non poteva essere pienamente
. Entrò in Tebe, e trovò che la Sfinge desolava quella città, e seppe come fosse stato promesso un gran premio a colui che a
amiglia di Cadmo (482), fosse stato sacrificato alla patria. Creonte, come colpito dal fulmine a questa risposta, non vuole
sue braccia, Là onde poi li Greci il dipartiro ; Che mi scoss’io, si come dalla faccia Mi fuggi il sonno, e diventai smorto
orona, e disse che invidiava ad Achille d’aver avuto in vita un amico come Patroclo, e dopo morte un poeta come Omero. Giu
le d’aver avuto in vita un amico come Patroclo, e dopo morte un poeta come Omero. Giunto Alessandro alla famosa tomba Del
lla sua saviezza lo fece vivere trecento anni, ossia tre età d’ uomo, come dicevano i poeti. La saviezza e la longevità di N
fu gran ventura se tanto egli che i suoi compagni poterono resistere, come già narrammo, alle seduzioni delle Sirene (196).
i si riconforta, e si pone a spiare attraverso i rami e le foglie. Or come ardirà egli di comparire così malconcio alla pres
ivar Telegono suo figliuolo per visitarlo. Le guardie lo respingevano come un incognito, e nacque scompiglio alla porla del
senza gente. Considerate la vostra semenza : Fatti non foste a viver come bruti, Ma per seguir virtute e conoscenza. Li mie
ricognizione per le sentinelle ; non meno che quella di varj giuochi, come i dadi e gli scacchi, per dare a’Greci un passate
in su la riva Si fu del mar la dolorosa accorta, Forsennata latrò si come cane, Tanto il dolor le fe’ la mente torta. 117
ilator Marte simile. Nella destra scotea la paventosa Peliaca trave ; come viva fiamma, O come disco di nascente sole, Balen
Nella destra scotea la paventosa Peliaca trave ; come viva fiamma, O come disco di nascente sole, Balenava il suo scudo. Il
orava il padre Miseramente, e gemiti e singulti Per la città s’udian, come se tutta Dall’eccelse sue cime arsa cadesse. Ratt
o bene, che Orione rimase mortalmente ferito da una sua freccia. Ecco come sovente i capricci e le folli gare dei grandi son
Orione un fine diverso da questo, poichè dicono che avesse, non si sa come , offeso Diana, e che questa Dea per punirlo faces
carte, in marmi ed in tele la tenerezza del filiale affetto. Ed oh ! come l’ingegno dell’artista, che sortì cuore pari al v
minciò a sentirsi divorare da interno fuoco, a languire, a consumarsi come il tizzone, e finalmente spirò. Altea. lacerata d
he la vostra possanza non abbia limiti, fate che una figura adorabile come questa diventi mia sposa. » In sul finire di tali
rla, essendochè i suoi oracoli ottenevano venerazione presso i Romani come quelli di Delfo presso i Greci. Eleno dice ad Ene
o ambito sopra ogni altra cosa dai re stessi e decretato così a loro, come all’ultimo cittadino che l’avesse saputo meritare
la bianca barba, con le lagrime in su gli occhi così disse : Oh Dio ! come sono i costumi corrotti ! tutti i Greci conoscono
che essi appellavano Panatenea. « Sbeffavano gli Attici un vecchio, e come se lo volesser ricevere, lo chiamavano, e venuto
scelte nella traduzione del Borghi, le quali sentenze saranno intanto come una conclusione della morale che si può ricavare
enza travagli. E l’alma a cure più lodate inchina Che non all’ôr ; ma come Leva in alto i mortali aura divina, Così destin s
so l’anno 1250 avanti l’èra cristiana. Li celebravano ogni 5 anni, o, come altri dicono, ogni 50 mesi cominciando il 22 giug
ati a Nettuno (185). Ogni genere di atletico esercizio vi si tentava, come la corsa, il salto, il disco, la lotta e il pugil
e, e tergendo il sudore. Gli altri tutti deviaron fuori dello stadio, come già inutile fatica il trascorrerlo più oltre.
orme, la in prima serena aria offuscò tal nembo di arida polve, che, come la luna, tra le nubi, ora appare ed ora s’asconde
ne. Il vento però è detto giustamente infido e capriccioso da’ poeti, come quello ch’è autore delle subitanee procelle, e ch
lusinghe, si appressa un altro cocchio, i cui destrieri erano foschi come quelli di Pluto rapitore di Proserpina. A somigli
ari e dalla bocca spumante ; e, cogli occhi ardenti, correvano veloci come il vento e tumultuosi quanto il mare. Già la test
non meno gareggiando, quel poco che rimanea d’intervallo trascorrendo come flutto spinto dal vento, giunsero a lato di quell
di spettacolo. Al qual segno trascorse l’avida turba verso il suono, come l’api quando il pastore le richiama battendo la c
questi giochi celebrato, forse per eccitare maggior desiderio di sè : come infatti prorompeva la impazienza della moltitudin
na fascia ai lombi, secondo è costume. Erano fosche le membra di lui, come arse al raggio estivo in questi cimenti, e, lanug
consueta zona atletica. Non erano così alte e smisurate le sue membra come quelle del competitore, ma formate con piacevole
iosamente adombrati. Spuntava lanugine delicata dalle guance, fresche come i fiori mattutini ; ed il colore di tutta la pers
. Ma egli, secondando agilmente gli urti violenti, reggeva sè stesso, come canna al vento, finchè gli si offerse l’opportuni
ede, ma Ercole lo uccise, e Giunone lo pose in cielo. 681. Ognun vede come dal Leone sia figurata la forza cocente de’ raggi
, arrivato alla minore altezza vernale, cominci ad andar sempre in su come fa la capra Amaltea (29) nutrice del padre degli
ferenza dei parenti. Allora la spoglia dei poveri fu gettata sotterra come quella dei bruti, e il compianto dei ricchi estin
(Op. cit., lib. XXIII.) 693. Nè meno solenni erano gli anniversarj, come rilevasi da quello che il pio Enea istituì per An
contende. Or, quel ch’io posso, con devoto affetto V’adoro e ’nchino come cosa santa. Mentre cosi dicea, di sotto al cavo D
o e tristo ministero) Il gran feretro a gli omeri addossârsi : Altri, come è de’ più stretti congiunti Antica usanza, vôlti
acevano magnifici funerali, e poi il popolo si dava alla disperazione come se avesse perduto Osiride ; e il lutto durava fin
rgli un successore. Allora tornavano in tutti la gioia e l’allegrezza come se Osiride fosse resuscitato ; e le pubbliche fes
destra uno staffile a tre corde per indicare ch’egli è anche onorato come il sole, al quale è attribuito quell’istrumento p
amato Anubi, il Mercurio degli Egiziani ; ma la sua origine è incerta come quella degli altri Dei principali di quel popolo.
te ; il globo della terra sotto i piedi, e la testa coronata di torri come quella di Cibele. In alcuni monumenti la si vede
one della vela. Ogni anno nella primavera gli Egiziani le dedicavano, come a regina dei mari, una bella nave costruita appos
ue secoli e mezzo, Commodo imperatore le ristabilì quasi per denotare come sotto i governi dispotici non importi aver cura d
rsiani. 711. La maggior deità dei Babilonesi era Belo considerato come il sole o come la natura fecondata da questo astr
. La maggior deità dei Babilonesi era Belo considerato come il sole o come la natura fecondata da questo astro benefico ; e
dei Galli. Era essa il loro tempio, ed anche lo stesso Nume, poichè, come dicemmo parlando di Teutatète, la statua del loro
do. Da lui, essi dicono, l’universo ebbe vita, da lui si conserva. Ma come ei non l’hanno veduto mai, lo riguardano qual Dio
ere malvagio. Conoscevano anche i buoni Genii che chiamavan Huecas, e come tali tenevano la Luna, le Pleiadi, l’arco baleno,
tre grano e frutti. Messicane. — I Messicani veneravano Vitzliputzli come sovrano signore di tutte le cose, e dopo lui rigu
ome sovrano signore di tutte le cose, e dopo lui riguardavano il Sole come massimo degli Dei. Adoravano pure un Dio delle ri
vinità ; ed i filosefi e gli studenti aspiravano a quest’ultimo grado come a quello della perfezione. La cerimonia d’ammissi
o supra la terra (270) e della folle presunzione di Fetonte (119). Ma come mai favolo diverse possono aver rapporto nl medes
lora sorto dalla terra, che per più bocche lanciava fiammo, e muggiva come talora udiamo fsro il Vesuvio ? La rimanente desc
i pesci tranquillamente nuotanti attorno ad un cigno ; il che indica come presso gli antichi prevalesse l’opinione che ques
scoglio un bauletto pieno di denare ; gli scaltri secerdoti sapevano come ripescarlo in modo da non perdere una sola moneta
oce, dalla parte di Sicilia in faccia agli scogli, non è più temibile come quando, al narrar degli antichi, investiva e ines
ti. 86. Storico greco vissuto 484 anni av. G. C. 87. Questa favola, come quella di Fetonte, rimane a lezion di coloro che
del Peloponneso, ed aveva una certa molla nascosta per farla muovere come una marionetta, cosa che ispirava molta venerazio
e un avvertimento a coloro che vivono dimentichi dell’essere proprio, come si rileva da uno squarcio di Dante che riporterem
in preda al flagello della peste, e la famiglia reale ne fu assalita come il resto degli abitanti. I sette figli di Niobe c
uasi nel medesimo tempo, languivano intorno ella madre che non sapeva come salverle, e che le vide morire in poche ore. Quan
14 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
o anche si ammirano nella nostra Città. Sperasi che questo lavoro sia come altra volta benignamente accolto dal Pubblico, e
on sono in sostanza per noi che semplici favole : noi le consideriamo come piacevoli invenzioni, o tratti di spirito destina
che parimente le adottarono, riguardavano questi immaginarj racconti, come gerghi misteriosi da non doversene punto dubitare
tto assai rispettabile qual’era l’istruzione, e la pubblica felicità, come chiaramente rilevasi dalle opere di Omero, e di E
, per esser nati da un Dio, ed una mortale, o da un Uomo, ed una Dea, come Ercole, Castore, e Polluce, e tanti altri. Parler
tà, alla Morte, alla Febbre, ec. ec. ma noi riguardiamo tali Divinità come semplici figure allegoriche1. Divinità di prim
ituato in primo luogo il Destino, dobbiamoper questo noi considerarlo come il più degno fra gli Dei, e nel dritto di riscuot
morte, che uno de’ suoi figli lo avrebbe sbalzato dal Trono, appunto come avea esso praticato con suo padre. Egli dunque di
no i suoi nomi. Ebbe il nome di Cibele da una montagna della Frigia : come pure Titèa, cioè, Terra, perchè presiede al nostr
Magna Mator, o Mater Deum, qual Madre delle Divinità di prim’ordine ; come altresì Vesta l’antica per distinguerla dalla fig
cchi del suddetto alla coda del suo pavone. Giunone fu detta pronuba, come colei che presedeva alle nozze. Quindi le matrone
ligate ad esser vergini : e guai a chi non osservava un tale divieto, come pure a chi non manteneva il fuoco acceso sopra il
po delle Muse, ed il Dio della poesia, onde vien invocato dai poeti ; come pure lo è della musica, dell’eloquenza, della med
dicina, e di tutte le belle arti. Riguardavano gli antichi questo Dio come padre del giorno, e della luce : come regolatore
ardavano gli antichi questo Dio come padre del giorno, e della luce : come regolatore del carro del Sole : anzi era consider
ella luce : come regolatore del carro del Sole : anzi era considerato come il Sole medesimo. Lo chiamavano altresì Febo, ass
li omeri, con turcasso dorato, pieno di frecce, e con arco alla mano, come appunto si osserva nella superba statua dell’Apol
a in Eliotropio (Girasole), pianta che gira guardando sempre il sole, come volendo rinfacciargli la sua poca corrispondenza.
una costellazione detta Serpentario, ascrivendolo al numero degli Dei come Dio della medicina. Era rappresentato questo Dio
o, per avergli quest’ultimo rinfacciato di non essere nato da Apollo, come egli credeva. Il giovane Fetonte portò le sue dog
nere. Venere la Dea della bellezza, e la Regina degli amori, nacque, come si è detto, dal sangue, che versò nel mare Urano,
le Ore presero cura della sua educazione : quindi fu detta Ciprigna, come pure Citerea da Citera Isola dov’ella regnava. Ve
a Psiche la vita, e gliela destinò per isposa. Psiche è rappresentata come una ragazza ingenua, e colle ali di farfalla.
i le risposte. Era il Dio dell’eloquenza, del commercio, e dei ladri, come si è detto. Vedevasi da per tutto nel cielo, nell
uno figliuolo di Saturno, e di Clbele nella divisione del Mondo ebbe, come si è detto, l’impero del mare, dove principalment
tto, l’impero del mare, dove principalmente esercitava il suo potere, come Sovrano di tutt’i Dei delle acque. Si suole rappr
i di sua vita. Amò questo Dio Siringa ninfa del seguito di Diana : ma come questa non voleva per niente ascoltarlo, tentò eg
to Picchio. Satiri,ABCD e Fauni. Sono rappresentati così gli uni, come gli altri colle corna, e piedi di becco, non altr
elle foreste, che talvolta si confonde con Pane, perchè rappresentato come il medesimo. I Satiri, i Fauni, i Silvani si rass
osciuta questa Divinità. Flora. Flora così conosciuta dai Greci, come Pale fu adorata dai Romani, era la Dea de’ fiori,
na, dalla quale ebbe Nereo, e Dori che si maritarono insieme. Questi, come si è detto, procrearono le Ninfe, e le Nereidi. T
ea che presiede agli ultimi istanti della nostra vita. Ella è dipinta come uno scheletro colle ali, ed una falce. Gli antich
suo arbitrio il male, ed il bene. È rappresentata in diverse guise or come Furia, or con sembianze più dolci : talvolta port
ll’abbondanza che porta con se. La Fortuna. La Fortuna è dipinta, come Pluto, col corno dell’abbondanza, e gli occhi ben
azioni degli uomini, allorchè gli affari non avevano un esito felice, come fanno anche oggidì i giuocatori, quando perdono t
. La Povertà. Era questa figliuola del Lusso, e dell’Ozio dipinta come una donna pallida, magra, e coverta di cenci, spe
antichi la credevano messaggiera di Giove. Virgilio ce la rappresenta come una donna di statura orribile, e gigantesca, orna
ccola, e de’ serpenti. L’Occasione. È rappresentata presso a poco come la Fortuna con un piede sopra di una ruota che gi
l Cielo, perch’ella destava continue risse fra gl’Iddii. Gli antichi, come si è detto, avevano ascritto nel numero degli Dei
ui disgrazia con il suo figlio Icaro. Questi però escogitò la maniera come uscire di prigione coll’ajuto delle ali composte
di sua vita fu un misto di azioni grandiose, e riprensibili talvolta, come altresì di felicità, e di disgrazie. Trovò in fin
na, nell’altro Castore, e Clitennestra. I primi due furono riguardati come figli di Giove, e gli altri due per figliuoli di
è Minosse non gli aveva sagrificato un bove di maravigliosa bellezza, come gli aveva promesso. Ercole vinse anche questo mos
a fargli una visita, gli diede addosso, e lo stramazzò più volte ; ma come figlio della Terra ripigliava nuove forze Antèo s
Le fiamme consumarono solamente quel tanto che aveva di mortale ; ma come figlio di Giove dopo morto fu dal medesimo traspo
lasciarono nell’isola di Lenno, ove menò un vita miserabile. Intanto come le sue frecce erano necessarie per la presa di Tr
linice suoi figli convennero di regnare un anno per ciascuno. Eteocle come primo di età prese le redini del governo : ma ter
nei tempi eroici. Ella è stata il soggetto del canto di molti poeti, come quella di Troja, che diede occasione al poema di
linice, Tidèo, Amfiarao, Capanèo, Ippomedonte, e Partenopèo. Adrasto, come si è già detto, fu la molla principale di questa
no data alcuna soddisfazione ai Trojani, allorchè fu rapito Ganimede, come sopra si è detto. Fu quindi risoluto di farsi la
tete lasciategli da Ercole, che i Greci avevano vilmente abbandonato, come si è detto, nell’isola di Lenno : riuscì anche ad
va i Trojani, Giunone per l’opposto implacabile cercava tutt’i mezzi, come distruggerli. Ella dimandò a Venere una zona, o s
ono. I poeti che scrissero dopo di Omero, immaginarono questa favola, come accessoria alla storia di Achille. Fu un punto st
li parlava per essersi ritirata la Dea sotto la figura di un uccello, come altresì perchè si sentì animato da una forza più
to ad un albero della nave. Le onde lo portarono all’isola di Ogigia, come si è detto, dove regnava, la vaga Calipso, sovran
Ognuno fece a gara per offrirgli un dono corrispondente al suo rango, come pure fu allestito un naviglio ben equipaggiato pe
bellezze dell’Iliade, e dell’Odissea : il suo protagonista va errante come Ulisse, ed all’occasione è coraggioso, quanto Ach
engano avvenimenti che possano illustrare la storia de’ tempi eroici, come la guerra di Tebe, l’incendio di Troja, ecc., è n
la storia funesta delle sue sciagure. Inorridì Progne a tal nuova, e come d’indole risentita escogitò una terribile vendett
- per comode della gioventù studiosa. Proemio. Pbbiamo finora come in un quadro abbozzato l’origine, lo scopo, lo sv
: III. Eumelo. Se i primi nostri padri adorarono Partenope come colei che diede il nome alla Città, dovettero per
rdo a questo Nume, che un culto assai esteso riceveva dai Napoletani, come quello che fu il Duce della colonia Eubea venuta
olstizj. Trasportati i nostri Maggiori per lo studio dell’astrologia, come è noto, non dee recar punto maraviglia che avesse
o tatalmente appassionati, che Virgilio istesso ne era istruitissimo, come apparisce dalle sue georgiche, e dall’egloga inti
che nel mare si vedeva (ch’era la testa di Orione), fu pronta costei, come abilissima nel trattar l’arco, a vibrare a quel s
. I sacrifizj erano segreti, e tutti dovevano conservarne gli arcani, come rilevasi dalle parole taciti mystae di Stazio. Il
questi due fratelli. Questo gran tempio scosso da un fiero terremoto, come si è detto, nel 1688 quasi interamente ruinò, e p
vanzi grandiosi, furono lasciate due sole colonne di ordine Corintio, come al presente si osservano. Malgrado però che la me
. Oltre a ciò essendo questi Numi immediati protettori de’ naviganti, come nel di loro articolo abbiamo dimostrato, sembra n
iore. L’antico Ercolano, oggi Resina, vanta da Ercole la sua origine, come altresì il Portico di Ercole, Portici, di cui par
lo a Nilo. In questa regione abitavano gli Alessandrini, ed Egiziani, come rilevasi dalla statua del Nilo, ivi ancora esiste
lla Fortuna indrizzavano i loro voti gli antichi abitatori di Napoli, come dal motto ΤΥΧΗΙ ΝΕΑΠΟΛΕΟΣ, Fortunae Neapolis. Dal
ta Dea un culto particolare. Ciascuna città aveva la propria Fortuna, come quella de’ Napoletani, de’ Romani presso Plutarco
mmagine di questa sozza Divinità : costume peraltro indecente. Quindi come si desiderava l’abbondanza, e questa se non dalle
ure non si dovesse leggere Jovi Sabbazio dal Greco σαϐάζειν, saltare, come praticavasi nelle feste di Bacco. Probabile è alt
’ubbidienza il popolo, o per ispirare agli altri i nostri sentimenti, come Fedro c’insegna in uno de’ prologhi. Nunc fabula
ima ha dato il nome alla nostra Città di origine egualmente favolosa, come quella di Roma, e di tutte le grandi Città. Credo
lata i Fenicj primi abitatori di Napoli, crede che il nome Partenope, come infiniti altri, sia di origine Fenicia, composto
o per due porte, una di corno, l’altra di avorio. Per quella di corno come trasparente entravano i sogni veri : per quella d
corno come trasparente entravano i sogni veri : per quella di avorio, come materia meno diafana passavano i falsi sogni. 1.
iglianza ne’ nomi, poichè la voce Orsèo suona nel Greco nero, oscuro, come Loth nell’Ebreo idioma oscurare. Calliope madre d
to era il cantore della Tracia. Euridice vuol dire due volte perduto, come accadde alla moglie di Loth dal marito posta in s
l’ultima mano alla sue Georgiche, giacchè volentieri vi si tratteneva come egli stesso ci assicura : Illo Virgilium me temp
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
icchi di fantasia e d’invenzione. E non è necessario di aver scoperto come Balboa dall’alto delle Ande il grande Oceano equi
a terra, com’esso, o almeno « Colle ginocchia della mente inchine » come diceva il Petrarca ; ma basta l’essersi trovato o
più grandi fiumi. Cominciarono dunque dal divinizzare l’Oceano stesso come avevano divinizzato il Cielo sotto il nome di Ura
o il nome di Vesta Prisca o di Cibele. L’Oceano fu dunque considerato come il più antico degli Dei marini, perchè era il mar
erato come il più antico degli Dei marini, perchè era il mare stesso, come Urano il più antico degli Dei celesti, perchè era
on solo i poeti greci e i latini, ma pur anco gl’italiani lo invocano come un Nume. Anche il fiorentino poeta Alamanni, il c
zo, secondo altri poeti, è d’oro. Ma quantunque l’Oceano sia venerato come il più antico Dio marino, non ha peraltro l’imper
Oceano non prese parte. Il nome di Nettuno, dio e re del mare deriva, come dice Varrone, da un verbo latino (nubere), che si
o Dio si vedono in molte fonti pubbliche e private ; e la più celebre come opera d’arte è quella di Giovan Bologna in Bologn
mani avanti la prima guerra punica poco lo consideravano ed adoravano come Dio del mare, ma più generalmente, a tempo di Rom
adoravano come Dio del mare, ma più generalmente, a tempo di Romolo, come Dio del consiglio sotto il nome di Conso, e in ap
o, come Dio del consiglio sotto il nome di Conso, e in appresso anche come protettore dei cavalli e dei cavalieri col titolo
della nave una pubblica preghiera a tutti gli Dei e le Dee del mare, come lo stesso Tito Livio riferisce nella sua Storia,
imile dell’Oceanus circumvagus dei Latini. È rappresentata questa Dea come un’avvenente giovane con una reticella da capelli
a loro occupazione era quella di tenere allegre le Divinità del mare ( come i Satiri le terrestri Divinità) e di suonar la tr
ivano, nella fantasia dei poeti, le onde del mare ; e ce le dipingono come vaghe e snelle giovinette con lunghe chiome (per
qua, perchè per lo più queste Ninfe nuotano nelle onde e tra i flutti come le folaghe procellarie ; tal’altra cavalcano un p
miti, unico nel suo genere ; e di cui nulladimeno seppe valersi Dante come di similitudine per dare idea di uno dei suoi più
e voleva riprender la primitiva sua forma e figura di Nume, trovavasi come prima legato, ed era costretto a rispondere verac
itorna nella forma primitiva, rivela allora il segreto richiestole. E come non bisognava stancarsi ad aspettare, se Proteo c
zo andava tutte le sere il Sole a riposarsi dopo la sua corsa diurna, come accennammo nel Cap. xvii, parlando di Apollo cons
diurna, come accennammo nel Cap. xvii, parlando di Apollo considerato come il Sole. 214. Altri mitologi fanno derivare il n
o di rammentare quello del Dio dell’acqua. 216. Considerato Nettuno come causa dei terremoti, chiamavasi con greco vocabol
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
XVII Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina Du
genza delle poetiche frasi, che Apollo è considerato più generalmente come il vero e proprio nome, e che Febo trovasi spesso
ralmente come il vero e proprio nome, e che Febo trovasi spesso usato come aggettivo o epiteto ; e si adopra assolutamente c
asi spesso usato come aggettivo o epiteto ; e si adopra assolutamente come nome quando si vuole indicare esclusivamente il S
ppo il Dio del Sole, e del 2° il Dio della Poesia. Considerato Apollo come il Dio del Sole, chi è che non l’abbia veduto dip
le, chi è che non l’abbia veduto dipinto da più o men valenti pittori come un giovane imberbe di bellissime forme, cinto la
spiegare il crepuscolo mattutino, ossia l’alba che precede il giorno, come dice Dante, inventarono i mitologi che tra i figl
menti degli Dei ; e Giove conosciuta la causa del male, e non sapendo come altrimenti rimediarvi, coi fulmini trafisse Feton
edo che fosse, « Quando Fetonte abbandonò li freni, « Perchè ’l Ciel, come pare ancor, si cosse115. » Rammenta ancora nel C
ffetti cagionati ne’suoi tre regni dalle infiammate vampe del Sole, o come egli dice, l’orazion della Terra devota 116 « Q
ero da tutti celebrate ; ma pur anco i poeti e gli artisti cristiani, come abbiamo osservato di sopra, le stimarono degne de
ologiche alle severe verità della scienza. Apollo fu celebrato ancora come infallibile arciero, ed ecco perchè rappresentasi
dendo la bravura di Apollo, lo incoraggiava a ferire, e gli ripeteva, come dicono i mitologi greci, le greche parole le Pai,
sa del Tempio di Delfo. Dopo che i mitologi ebbero considerato Apollo come Dio del Sole, furono indotti a credere che esser
e di Apollo secondo la Mitologia. Esculapio, lo stesso che Asclepio, come lo chiamavano i Greci, era figlio di Apollo e del
questa una personificazione, o vogliam dire deificazione dellaSanità, come significa il greco nome di questa Dea. Infatti da
cavalli del sole ; e di più si son serviti di questo stesso vocabolo come aggettivo poetico, invece del più comune, cioè or
o imitato o tradotto quest’ultimo celebrato emistichio, presso a poco come ha fatto l’Ariosto : « Chè vinta è la materia da
ti di carta. I poeti usano spesso la parola elettro, invece di ambra, come l’Ariosto nell’accennare la favola della trasform
sti di bianche piume. » 115. Dicendo Dante che il cielo si cosse, come apparisce ancora, allude a quella estesissima mac
Quando Fetonte abbandonò li freni. » Altrove però la chiama Galassia come i poeti greci. I latini per lo più la dicono via
alassia come i poeti greci. I latini per lo più la dicono via lattea, come Ovidio nel 1° delle Metamorfosi : « Est via subl
ernitana, di cui si citano tanti aforismi latini, che si odono spesso come proverbii sulle labbra di molti, suggerì tra gli
17 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
cendenti di Titano, e quella dei Giganti, cioè dei figli della Terra, come significa questa parola secondo la greca etimolog
a Titanomachia dalla Gigantomachia. Ma poichè queste si rassomigliano come due successive ribellioni domate e compresse, fur
poeti riunite le strane vicende di entrambe in una sola narrazione, e come se fossero una sola guerra. Anzi poichè la second
gior parte dei poeti67. Anche Ovidio così erudito negli antichi miti, come dimostrano tutte le sue poesie e principalmente i
da lui immaginato e descritto ; e l’esempio del gran padre Alighier, come lo chiama l’ Alfieri, dà giustamente regola e nor
rebbesi legittimo, al trono del Cielo apparteneva veramente ai Titani come figli e discendenti di Titano, che cedè il regno
ortunato che fece valere il diritto del più forte (jus datum sceleri) come vera e propria ragione. La famiglia dei Titani pr
o e al titolo della contesa. La prima guerra poteva anche riguardarsi come una collisione di diritti o di pretese fra due fa
o di pretese fra due famiglie dinastiche ; ma la seconda era stimata, come direbbesi modernamente, una irruzione del Comunis
, ossia dell’ordine sociale di fatto ; e gli antichi la considerarono come una lotta del principio del male contro quello de
veva una lunghissima coda di serpente ed era tutto coperto di scaglie come un coccodrillo o un armadillo. Ma Dante, che ci a
quattordici metri ciascuno, e di grossezza proporzionati all’altezza come nella specie umana. Alcuni per altro di quelli ch
duto nel suo viaggio all’Inferno, eran molto più lunghi e più grossi, come per esempio il gigante Tizio che si estendeva per
arsi meglio e non esser riconosciuti, invece di travestirsi da plebei come fanno i principi fuggiaschi del nostro globo, si
in Egitto. Ecco, ci dicono i mitologi, perchè gli Egiziani adoravano come Dei tante bestie, ed anche qualche vegetabile75).
suo maestro 78), e. che egli chiama il mar di tutto il senno, dovendo come poeta pagano raccontar questa favola, le fa prece
ogi e chimici (se pure taluno di loro ha tempo di studiare il Dante), come il nostro divino poeta parlava cinque in sei seco
a Ravenna nel visitare il sepolero del divino poeta, da lui invocato come una divinità : « O gran padre Alighier, se dal c
pert., ii, 1.) 74. Anche Dante la rammenta con questo nome : « Si come ei fece alla pugna di Flegra. » (Inf., xiv, 58.)
rà qualunque chimico ; lo zolfo nativo è quello derivato dai vulcani, come già sapete ; ma questo corpo elementare si trova
erebbe tutto in un fiato quel chimico ; e a chi volesse sapere ancora come si fa a liberare, ossia ad estrarre lo zolfo dall
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
rale degli Dei (V. il N. III) che il Genio era considerato dai Latini come un Dio di prim’ordine, ossia della classe degli D
degli Dei superiori o celesti, e, secondo l’etimologia della parola, come la forza generatrice della creazione. Ma essendo
proprio della falsa religione del Politeismo il moltiplicare gli Dei, come nei falsi sistemi di governo si moltiplicano gl’i
dì. Inoltre è notabile che questa credenza nei Genii o negli spiriti, come poi si chiamarono nelle lingue nordiche, si diffu
igente 272). Il popolo generalmente considerava questi Dèmoni o Genii come Dei che regolassero le vicende della vita degli u
èmoni, o spiriti, o genii. Aristotele, il maestro di color che sanno, come lo chiama Dante, divise gli Immortali in Dei e in
egli insegnava ai suoi discepoli : « Il Dio supremo governa il mondo come l’anima governa il corpo. L’anima stessa è di nat
ciò nel Politeismo fu Socrate giudicato eretico, e condannato a morte come violatore della Religione dello Stato e corruttor
e oltre al chiamarli Demonii e Diavoli, li chiama ancora angeli neri, come nel Canto xxiii dell’ Inferno : « Senza costring
Pagani furono rappresentati in figura d’imberbi giovanetti colle ali come Cupido, e allora potrebbero facilmente confonders
azioni, ossia va sempre acquistando nuovi significati. Io citerò qui, come esempii, alcuni versi del Cecchi, del Parini, del
o « Quel santo precettor, quell’alma guida « Genio appellato, il qual come ministro « Della ragion lo sproni al bene oprare,
, nel suo celebre poemetto satirico il Giorno, personifica il Piacere come un Genio e così lo descrive : « L’uniforme degli
nosciuto. » « …………… « Gli s’aggiran d’intorno i Vezzi e i Giochi, « E come ambrosia le Lusinghe scorrongli « Dalle fraghe de
io, e per lo più nel significato d’ingegno straordinario e inventivo, come  : « E anch’io in quell’ardua immagine dell’arte
l’altro al male. 272. Marziano Capella interpreta la parola : Dœmon come equivalente a sciens, peritus. Quindi egregiament
ore, ed era il titolo che si dava soltanto al principe delle tenebre, come deducesi da queste parole di sant’Agostino : « Di
zio. Ma in appresso si estese il nome di diavolo a qualunque demonio, come vediamo nell’Inferno di Dante. 278. Ai Genii si
sa frase di Cicerone pro Cluentio, chiamando geniali i letti nuziali, come nella seguente ottava del Canto v. « Che abomine
are e il Genio Civile nel significato d’ingegneria militare e civile, come anticamente chiamavansi. Furon primi i Francesi a
19 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424
 punisce il re Mida, 126 ; — metamorfosi da esso operate, 130-133 ; —  come vien rappresentato, 135, 136. Aquario, segno dell
glie di Titone, 112 ; — suoi figli, 113 ; — moglie di Cefalo, 116 ; —  come é rappresentata, 117. Austro, vento di mezzogiorn
nte, 123. Castore, fratello di Polluce ; sua nascita, 441 ; — onorato come Dio marino, 443 ; — sue avventure, 444 ; — suo fi
 ; — converte Stellio in tarantola, 57 ; — ritrova Proserpina, 58 ; —  come è rappresentata, 59 ; — sue feste, 60 ; — sacrifi
Sua nascita, 26 ; — sue nozze, 40 ; — suoi differenti nomi, 40-42 ; —  come vien rappresentata, 44 ; — sue feste, 47 ; — suoi
sola, 97. Demofila, nome della sibilla Cumea, 665. Destino, 21-23 ; —  come rappresentato, 24. Deucalione, ripopola la terra,
ione, 139 ; — punisce Calisto, 140 ; — punisce Niobe, 141 ; — adorata come Dea dei cacciatori, 142 ; — suo tempio in Efeso,
suo tempio in Efeso, 143 ; — sacrifizj e culto di questa Dea, 144 ; —  come è rappresentata, 145. Didone, regina di Cartagine
Ercole. Sua nascita. 364 ; — odio di Giunone contro di lui, 365 ; —  come si placasse, 366 ; — sua educazione, 367 ; — suoi
osa Ebe in cielo, 399 ; — nomi diversi con cui vien chiamato, 400 ; —  come è rappresentato, 401. Erebo, fiume dell’ Inferno,
ella medicina, 289 ; — fulminato da Giove, 290 ; — suo culto, 291 ; —  come vien rappresentato, 292 ; — suoi figli, 293. Esio
rno, 33 ; — suo regno chiamato Età dell’oro, 34 ; — suo culto, 35 ; —  come era rappresentato, 36 ; — invocato il primo nei s
astiga Licaone, 78 ; — suoi differenti nomi, 79 ; — suo culto, 81 ; —  come è rappresentato, 83 ; — pluralità di Giovi, 84. G
1 ; contro Asopo, 92 ; — contro Latona, 97 ; — sua messaggera, 93 ; —  come vien rappresentata, 94 ; — suo culto, 95 ; — abba
: sua nascita, 255 ; — suoi figli, 256 ; — ferito da Diomede, 257 ; —  come vien rappresentato, 258 ; — suo culto, 259 ; — su
, 114 ; — sua statua, 115. Mercurio. Suoi ufficj, 160 ; — considerato come Dio dell’eloquenza, 163 ; — come Dio del commerci
io. Suoi ufficj, 160 ; — considerato come Dio dell’eloquenza, 163 ; —  come Dio del commercio, 164 ; — come protettore dei la
rato come Dio dell’eloquenza, 163 ; — come Dio del commercio, 164 ; —  come protettore dei ladri, 165, 166 ; — trasforma Batt
263 ; — dà il nome ad Atene, 264 ; — cangia Aragne in ragno, 265 ; —  come vien rappresentata, 266 ; — sua egida, 267 ; — do
274. Momo, Dio della maldicenza, 282 ; — cacciato dal cielo, 283 ; —  come è rappresentato, 284. Mopso, indovino, 664. Morfe
Muse (le nove), sorelle d’Apollo, 274 ; — a cosa presiedono, 275 ; —  come rappresentate, 277 ; — perchè presero le ali, 278
te, ivi ; — sposa Anfitrite, 188 ; — suoi figli, 189-191, 201-204 ; —  come vien rappresentato, 207 ; — suo carro, 208 ; — su
, Dio dell’Inferno : sua nascita, 213 ; — rapisce Proserpina, 214 ; —  come vien rappresentato, 253. Podaliro, figlio di Escu
amo, 541. Polluce. Sua nascita, 441, — sua celebrità, 442 ; — onorato come Dio marino, 443 ; — sue avventure, 444 ; — sua li
regno in Italia, detto Età dell’oro, 34 ; — feste in onor suo, 38 ; —  come vien rappresentato, 39. Scheneo, re di Sciro, 640
o e presso Alcinoo re dei Feaci, 578 ; — suo ritorno a Itaca, 579 ; —  come egli punisce i Proci, 580-581 ; — sua morte, 582.
he, 178 ; — luoghi ov’era adorata, 179 ; — suoi diversi nomi, 180 ; —  come rappresentata, 181 ; — giudizio della bellezza, 6
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
egnar nell’ Inferno. E che quel soggiorno fosse pur troppo inamabile, come dicono i poeti latini, e tetro, si può dedurre pu
sì che delle anime degli estinti non ritornasse alcuna nel mondo240, ( come è naturale, e pur troppo vero), ma pur anco l’alt
le vicende nel capitolo di Cerere sua madre. Allora non compariva più come l’avvenente e delicata Ninfa che sceglieva fior d
assomigliò la bella e cortese giardiniera del Paradiso terrestre ; ma come una matrona molto seria, in regie vesti, ma tutt’
e Orco e Dite dagli antichi poeti. Dante usò più volte la parola Dite come sinonimo di Plutone, denominando città di Dite la
gli altri anche dall’Ariosto, per significare un mostro immaginario, come il Polifemo e l’Orca dei mitologi ; della quale i
rio, come il Polifemo e l’Orca dei mitologi ; della quale invenzione, come di quella delle Fate, si abusò, e forse ancora, s
se una coorte di Svizzeri. Di Pluto, Dio delle ricchezze, considerato come un ente diverso da Plutone, conveniva trovare una
ella Terra ? A null’altro che a rinnovare la miseria dell’avaro Mida, come dice Dante. Di Ecate, dea infernale, abbiamo parl
; e Dante ha rammentato i loro nomi ed ufficii nella Divina Commedia, come apparisce dai versi che ne cito in nota246. Anche
angelo ha rappresentato le Parche in queste loro diverse occupazioni, come si vede nel suo quadro che trovasi nella galleria
vo senza estendersi in descrizioni247, tranne qualche rara eccezione, come quella del Petrarca nel Trionfo della Morte. Ma d
nno, « Dolce de’mali oblio, calma e riposo « Della stanca Natura, » come lo definisce il poeta Young, era per gli Antichi
iudica e manda secondo che avvinghia, cioè per mezzo della sua coda, come spiega Dante stesso ; diversamente nessun l’avreb
ine, « Onde le fiere tempie erano avvinte. » Sono ivi pure chiamate, come nella Mitologia, Megera, Tisifone ed Aletto, e ri
ni o Erine. Plutone nel poema sacro di Dante non poteva trovar posto come re dell’Inferno, perchè anche questo dipende dal
r di fungo « Sotto la fronte ha duo coccole d’osso. « Verso noi vien, come vi dico, lungo « Il lito, e par che un monticel s
go « Il lito, e par che un monticel sia mosso. « Mostra le zanne fuor come fa il porco ; « Ha lungo il naso, il sen bavoso e
l seno voto : « Un suo capace zaino empissene anco, « Che gli pendea, come a pastor, dal fianco. » E per intender poi che q
Per altro Minos nell’Inferno di Dante non è un demonio, perchè non è, come i diavoli, maligno nè bugiardo, ma giudica second
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
preferirono i Pagani di attribuirli a più d’uno degli Eroi o Semidei, come per esempio ad Esculapio, a Trofonio, ad Ercole,
mura il tempio e il famosissimo oracolo di Apollo. Il territorio fu, come ora direbbesi, neutralizzato, e reso indipendente
vasata dal Nume proferiva mistiche parole, interpretate dai sacerdoti come responsi di Apollo. Gli Oracoli si rendevano in u
e continuò ad esser consultato anche sotto gl’Imperatori romani286), come narrano Pausania, Strabone e Tacito ; e quest’ult
delle altre pietre preziose, di cui era formata l’immagine del Nume, come asseriscono Diodoro Siculo e Q. Curzio. Anche i R
altro anche in Italia alcuni Oracoli, che perciò eran detti Italici, come l’antico oracolo di Fauno, rammentato da Virgilio
he di sogni che si facessero addormentandosi in quei sacri recinti. E come se tutto ciò fosse poco, vi si aggiunsero gli Aug
e facevano un uso frequentissimo negli affari pubblici e nei privati, come sappiamo anche dagli storici di Roma. Gli Oracoli
ue a screditarsi gli Oracoli il quarto secolo avanti l’èra cristiana, come intendiamo dal sommo Orator della Grecia, e il di
dò sempre crescendo molto prima della introduzione del Cristianesimo, come sappiamo dal sommo Orator romano e dal più insign
dai mitologi, ma da tutti i più antichi scrittori. I mitologi dicono ( come notammo nel N. XIV) che Deucalione e Pirra, dopo
Parnaso. Omero parla degli Oracoli, delle divinazioni e degli augurii come di cose antiche ai tempi della guerra Troiana, ne
ella quale l’indovino Calcante rappresenta una parte importantissima, come interprete degli Dei, nei parlamenti di quei famo
d’ogni altra arte che arrechi utilità e onore alla umana generazione, come sono gli empii e i violenti, gli ignoranti, gli o
che essendo diretti al pubblico bene furono utilissimi, e divennero, come direbbe il Romagnosi, uno dei primi fattori dell’
fizio e screditarla. Ma però…… e qui cedo la parola al Machiavelli, «  come costoro cominciarono dipoi a parlare a modo dei p
rovano riportate alcune anche nei libri di rettorica e belle lettere, come quella che si suppone data a Pirro re dell’Epiro
abebit quis primus vestrum, juvenes, osculum matri tulerit. » Bruto, come è noto, lo seppe meglio interpretare, e successe
erit. » Bruto, come è noto, lo seppe meglio interpretare, e successe come primo console nel governo della Repubblica. Tanto
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
rbicornipede famiglia. » Molti di essi formavano il corteo di Bacco, come dicemmo parlando di questo Dio, ed ivi notammo ch
di certo peggiori dei Satiri, per quanto poco esemplari. Siccome poi, come dicemmo fin da principio, avevan foggiato i loro
ei cattivi, ne immaginarono ancora degli scioperati e dei fannulloni, come da Esiodo son chiamati i Satiri. Se questi eran p
, come da Esiodo son chiamati i Satiri. Se questi eran poco esemplari come Dei, e molestavano le Ninfe campestri e boscherec
ente dai poeti, e per gli aneddoti che se ne raccontano rappresentati come i buffoni e i pagliacci delle divinità pagane. An
mente, e spesso anche troppo leziosamente, ragiona però bestialmente, come « …. Semiramis, di cui si legge « Che libito fe’
orme ordinarie d’uomo, e solamente vi si aggiunge qualche distintivo, come l’ellera, i corimbi, l’uva, i pampini, il tirso,
esiste nel primo vestibolo della Galleria degli Uffizi in Firenze ; e come vedesi pure nel quadro dei Baccanali di Rubens, c
Esiodo significa disdoro ossia disonore. Era in fatti spregevolissimo come fannullone e maldicente ; e molto a proposito fu
Sonno e della Notte. Da prima era stato ricevuto nella corte celeste come buffone degli Dei, ma poi ne fu scacciato per la
, credendo con tal atto di espiare le loro colpe. Questa placida Dea, come la chiama Tibullo19, e queste rozze e semplici ce
i aprile divenne poi celebre e festeggiato solennemente anche in Roma come l’anniversario della fondazione di essa20, e tutt
lo fu tradotto con alterazione di pronunzia in quello latino di Flora come asserisce Ovidio21. Sposò il vento Zeffiro e otte
tipite di pietra rozzamente squadrata, un parallelepipedo rettangolo, come direbbesi in geometria, il quale ponevasi per con
lla a lui sacra nel tempio di Giove Capitolino, il quale era situato, come affermano gli archeologi, ove ora esiste la chies
ere di discorso e di stile in prosa e in verso. 14. Orazio satiro, come lo chiama Dante, ossia celebre per le sue Satire,
fata ossia presagire : quindi si disse che Fauno rendeva gli oracoli, come riferisce anche Virgilio nel lib. 7° dell’Eneide.
e riporto alcuni distici dei più notabili per chi studia il latino, o come grata reminiscenza per chi l’ha studiato : « Nox
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
tempo che Adamo ed Eva passarono nel Paradiso terrestre è considerato come la vera età dell’oro, a cui debbono riferirsi le
piegarlo « ….. in qualche atto più degno « O di mano o d’ingegno, » come suggerisce il Petrarca. Nel tempo che Saturno si
lle pitture e nelle sculture l’immagine di questo Dio. Si rappresenta come un vecchio alato, avente in una mano una falce ;
sta a simboleggiare il Tempo ; e secondariamente si vuol considerarlo come uno degli Dei dell’agricoltura, perchè la falce p
del Campidoglio, ove conservavasi il tesoro della Repubblica. Davasi, come si dà tuttora, il nome di Saturno al più distante
mortale, quantunque ottimo re ; ma altrove lo troviamo rappresentato come portinaio della celeste reggia, e come il Dio che
rove lo troviamo rappresentato come portinaio della celeste reggia, e come il Dio che fa girare le sfere e l’asse del mondo3
re le sfere e l’asse del mondo38, cioè il Dio del moto ; e finalmente come il mediatore dei mortali presso gli altri Dei. Ec
ci si riunivano in uno stesso soggetto, che inoltre era considerato e come uomo e come Dio. La Grecia non ha alcun Dio pari
ano in uno stesso soggetto, che inoltre era considerato e come uomo e come Dio. La Grecia non ha alcun Dio pari a questo, as
o, di prevedere il futuro e di non dimenticarsi del passato, ed anche come portinaio del cielo, affinchè potesse vedere e in
ù di settecento anni fu chiuso soltanto, e per poco tempo, tre volte, come sappiamo dalla storia romana. A Giano facevansi l
dei quali fu detto gennaio dal nome e in onore di Giano, considerato come portinaio del Cielo e dell’anno. Chiamavansi Gian
dell’anno. Chiamavansi Giani anche certe fabbriche di base quadrata, come le Loggie di Mercato e quella celebratissima di O
elebratissima di Or San Michele in Firenze, che servivano anticamente come luoghi di convegno e di affari ai negozianti. Gli
l’epoca, si sa per altro di certo anche da Orazio, che molti Ebrei (o come li chiamavano allora Giudei, perchè appartenenti
ere ; narra. 37. Il pianeta di Saturno dai Greci era detto Phœnon, come sappiamo da Cicerone nel lib. 2° De Natura Deorum
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
degli Argonauti, e acquistò maggior fama di tutti in questa impresa, come Achille nella guerra di Troia. Lo scopo della spe
ifizio quel bravo montone che lo aveva sì ben servito, per appenderne come voto l’aureo vello maraviglioso. Ma gli Dei ricom
gli Argonauti ; e non la considerarono essi una impresa di rapina, ma come l’esercizio di un diritto imprescrittibile, di ri
riginariamente alla Grecia e precisamente alla real famiglia di Tebe, come abbiam detto di sopra. Ma gli Eroi di questa impr
oria di questa impresa a tutta la Nazione, poichè si fanno ascendere, come abbiam detto, almeno a cinquanta, uno per remo, e
’incerta e vaga significazione, indicante soltanto una terra lontana, come l’Oga Magoga della Bibbia e il paese di Cuccagna
Giasone, il pilota Tifi, ed a prua stava Linceo di vista acutissima, ( come significa il suo nome derivato da lince, per osse
rma che eroicamente remava. Convenne far diverse fermate per prender, come suol dirsi, paese, ossia per avere a mano a mano
le ardite femmine spietate « Tutti li maschi loro a morte dienno, » come dice Dante ; e vi giunsero appunto dopo l’atroce
al vero ed al retto67, dopo aver narrato l’inganno di Giasone, non fa come certi lassisti 68 che scusano facilmente i così d
son comuni alla maggior parte dei viaggi marittimi narrati dai poeti, come , per esempio, qualche tempesta, qualche combattim
nseguire per aria da Calai e Zete, figli di Borea, che avevano le ali come il loro padre ; i quali le respinsero fino alle i
isole Strofadi, ove poi furono trovate da Enea nel venire in Italia, come a suo luogo diremo. Finalmente furono confinate n
’otturare i nasi, « Che non si può patir la puzza immensa. « Astolfo, come l’ira lo sospinge, « Contra gl’ingordi augelli il
altro su la groppa « Percuote, e chi nel petto e chi nell’ala ; « Ma come fera in su un sacco di stoppa, « Poi langue il co
. « Non può trovarsi al mondo un cor sì buono, « Che non possa fuggir come lo sente. « Rumor di vento e di tremuoto, e ‘l tu
n suoi baroni « Di calda cera l’orecchio si serra, « Acciò che tutti, come il corno suoni, « Non abbiano a fuggir fuor della
ante, 500 anni dopo Astolfo, dice di averle trovate, mette d’accordo, come se fossero una storia vera, le fantasie di tutti
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
di cui esso era composto si divisero ; e divisi che furono, il fuoco, come più leggiero degli altri tre, salì più in alto e
pre. Ma comunque credessero formati gli Astri, non seppero immaginare come potessero muoversi in figure geometriche regolari
o, e perciò le chiamarono fisse ; e diedero l’ufficio ad Urano, e poi come sostituto anche a Giano, di far girare questa vôl
o callotta sferica celeste e con essa tutte le stelle. Considerarono come un pianeta anche il Sole : e così colla Luna e gl
desse o li dirigesse nel loro corso. Quali fossero queste Divinità, e come i pianeti che ne prendono il nome fossero situati
ero perciò il titolo di Delio e di Delia dall’isola in cui nacquero ; come pure il nome di Cinzio e di Cinzia dal monte Cint
ventevole terremoto nella montagna del Purgatorio. « Quand’io senti’ come cosa che cada « Tremar lo monte : onde mi prese u
i l’ardita e sublime metafora di chiamare Apollo e Diana, considerati come il Sole e la Luna, i due occhi del Cielo. Altri m
a), e si uniron talvolta con accordo fraterno a saettare i colpevoli, come nel famoso e lagrimevol caso di Niobe. Era Niobe
figlia di Tantalo e moglie di Anfione re di Tebe ; e andava superba, come se fosse un gran merito, di aver sette figli e se
Sole son derivati e composti molti termini scientifici di astronomia, come perielio, afelio, parelio, eliocentrico ; di otti
che significa Luna son derivati e composti molti termini scientifici, come per esempio in astronomia la selenografia e le pa
rammenta soltanto 12 figli di Niobe, e Ovidio 14. Dante segui Ovidio, come apparisce dalla terzina riportata di sopra. Nella
Niobidi, ma due sono ripetute per copia conforme : perciò restano 12, come asserisce Omero. — Inoltre sappiamo ancora dal se
26 (1900) Myths of old Greece in story and song
d the seeds in the field, it was a goddess that made the green stalks come up and be fruitful. The trees of the forest also
with a muttering of thunder; yet, great as he was, he would sometimes come down from the sky and walk on earth as a man. He
rched over the whole region. It was the earth, through which they had come ; for the sun never shines in the underworld, and
fairest days men were busy saving stores for the winter which was to come . In those days there lived in the world a race of
Epimetheus that there was the music and fragrance and light of heaven come to his door, and he welcomed them eagerly, forget
he disappeared. Then came happy days. Epimetheus invited every one to come to get good of the divine gift, and men came from
with her ear against it, listening to the faint music that seemed to come from within it, taking in all the glory and joy w
Then, for many hours, they sat without a word to say. What good could come of talking? The evil was done. Next day it was ev
rit, they took heart and lived better. Song of a Hyperborean. I come from a land in the sun-bright deep,    Where gold
s of the wood — the lions and bears and slender, spotted deer — would come from their hiding places and lie down peacefully
ood the lesser gods and spirits of the world of shadows. The time had come for Orpheus to plead his cause. He struck upon th
how he had felt it more and more until at last he had been driven to come down into the underworld, not searching for glory
tants. “I pray you, let her go,” he sang to the dark ruler. “She will come back at the end of her life. You do but lend her
way Orpheus was thinking, “Is she behind me? Have they really let her come ? Are we really to begin life again and be happy o
s in a few minutes. You look strong, and you will not mind it. I will come back directly.” So Hercules took the sky upon his
nds, soon began to seem very long to Hercules. “Will that fellow ever come back?” he thought. Indeed he was half inclined to
but that Alcestis should become the wife of none save him who should come to claim her in a chariot drawn by a lion and a w
s none other than the god Death, and he felt that his day of doom was come , for against Death no mortal means can help. No m
of their sorrow, when Alcestis was on the verge of death, who should come to the palace but Hercules? He was on his way to
Hercules, as he led her to the king, “and keep her, Admetus, until I come again.” “No, no!” answered Admetus. “No woman sha
, and married her. Their only son was named Phaëton. Helios could not come down often to the earth. Every morning he had to
gh there was near her a small boat in which it was plain that she had come during the night. When the woman saw Dictys, she
he said, “help me and my child. I am a king’s daughter, though I have come to this island in such an humble manner. The enem
to Perseus: “Come and sit by me, for I value you no less because you come without a gift.” At this, the young man held his
e marriage, threatening that after ten days, if she refused, he would come with his soldiers to get her. All day long Perseu
her in his shield, Perseus felt his blood grow chill. “Will he never come ?” Medusa was saying. She knew that some day a her
e never come?” Medusa was saying. She knew that some day a hero would come to put an end to her woe. “Shall I never die?” sh
for the door, but the other Gorgons sprang up with a shriek. “He has come !” they cried, and spreading their swift wings, th
left soldiers at the door of the temple to seize Danaë if she should come out. All that day the queenly woman remained ther
breath could stir the aspen’s hair, His song was still “Sweet air, oh come !”    While Echo answered, “Come, sweet Air!” But
he was sixteen years old, Æthra, said to herself, “The time is almost come . The boy is already taller and stronger than any
said, “and go to Athens to your father, King Ægeus, for the time has come when I must lose you.” Next day Theseus was ready
ling, Lifted hands and tearful flow    O’er the land prevailing? ’Tis come ! ’tis come! the year that shames    The humbled A
d hands and tearful flow    O’er the land prevailing? ’Tis come! ’tis come ! the year that shames    The humbled Attic nation
me! ’tis come! the year that shames    The humbled Attic nation; ’Tis come I the black, black hour that claims    The monstr
had not been able to rest since she had seen Theseus, and now she had come to save him. Under her cloak she bore a sword. Th
ep, but Ariadne stood outside, trembling to think that he might never come out alive. The hero had gone hardly twenty yards
the ground. When she looked up again, Theseus was at her side. He had come out quickly, following the clew of the thread, an
r altogether when he saw these glorious beings, for the goddesses had come in all their splendor straight from the great hal
hetis. Achilles was young, but very swift and strong and bold. He had come with fifty ships full of warriors to help the Gre
d gladly heard — but in it all Heard only “Come beyond the sea! Come, come , my bride, to dwell with me. Immortal pleasures w
, my bride, to dwell with me. Immortal pleasures wait for thee. Come, come !” She heard but that one call,    Not “Troy must
themselves at land. When morning came, the sailors saw that they had come to a beautiful little island near what seemed the
is companions. “Who are you, strangers?” he said, “and where have you come from?” Their hearts sank at the sound of that gre
hower the gamboling waterfalls From wandering over the lea: O hither, come hither and furl your sails, Come hither to me and
gs of her husband. The suitors now began to urge her anew. Things had come to this condition when the Phæacians put the slee
dawn next day, as Ulysses awoke in the swineherd’s house, who should come in but Telemachus himself. The suitors had missed
ar among them. They will not dare to lay hands on you openly. I shall come a little later, in the disguise of a beggar; but
shaking his head, but curbing his wrath until the proper time should come . Meantime, Queen Penelope had heard of the wander
said: — “Stranger, your words have touched me deeply. Never has there come to the palace a wanderer who has talked so wisely
ive with your betters?” “Let him take it,” said Penelope. “He did not come here to woo me, but if he bend the bow, he shall
ope. She found her asleep. “Awake, Penelope!” she cried. “Ulysses has come . With his own hand he has slain the suitors. Come
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
immensamente, perchè in questo adoravansi i prodotti stessi naturali come se fossero Dei, e in quella gli esseri soprannatu
e (che è lo stesso che dire del Tempo e della Terra), era considerata come la Dea delle biade che in sua stagiòne (in tempor
rittolemo e neppur Cerere, ma invece lo stesso Saturno, padre di lei ( come dicemmo parlando di questo Dio), e perciò afferma
la terra. Per questa ragione Virgilio nelle Georgiche loda l’ Italia come gran madre, ossia prima produttrice, delle biade
e negli attributi di sua madre. Raccontano i mitologi che Proserpina come dea di secondo ordine stava sulla terra e precisa
a parola all’ Ariosto, la cui splendida poesia è facile ad intendersi come la prosa : « Cerere poi che dalla madre Idea52
iglia. Quando poi s’incominciò a rappresentare l’estate presso a poco come Cerere, cioè colla corona e col covone di spighe,
d’ Elia al dipartire, « Quando i cavalli al cielo erti levorsi, « Sì come nuvoletta, in su salire. » Un altro celebre mira
Cerere ; e la Dea lo punì col farlo invadere dalla Fame (considerata come una Dea malefica), la quale lo ridusse a divorars
iusti, nella Scritta, rammenta una pittura che rappresenta Eresittone come simbolo di un insaziabile usuraio : « Da un lato
significare, per figura rettorica di metonimia, il grano o le biade, come Bacco il vino, Minerva la sapienza ecc. ; e nello
53. Queste due ottave son poste dall’ Ariosto a modo di similitudine, come s’intende dall’ottava che segue : « Se in poter
e segue : « Se in poter fosse stato Orlando pare « All’ Eleusina Dea come in desio, « Non avria, per Angelica cercare, « La
ii, simili a quelli sopra citati di Dante e dell’ Ariosto, dimostrano come e quanto graziosamente i nostri sommi poeti si se
28 (1897) Stories of Long Ago in a New Dress
nd they live forever; they can do whatever they please, and from them come all our joys and sorrows. Let us worship them and
ows to talk to. Often and often, he had tried to urge some goddess to come and share his gloomy throne; but not the richest
lp her to find her lost daughter. ——— The Voice of Spring I Come, I come ! ye have called me long; I come o’er the mountain
. ——— The Voice of Spring I Come, I come! ye have called me long; I come o’er the mountains, with light and song. Ye may t
eak. And this is what it said: “I am the nymph of the fountain, and I come from the inmost parts of the earth, O Ceres, grea
nothing that she asked of them was left ungranted. ——— The Brook I come from haunts of coot and hern,     I make a sudden
atter, chatter, as I flow     To join the brimming river, For men may come , and men may go,     But I go on forever. I wind
them all along, and flow     To join the brimming river, For men may come , and men may go,     But I go on forever. I stea
ut again I curve and flow     To join the brimming river, For men may come , and men may go,     But I go on forever. Alfred
rs would forget how the time was passing. Many a time even Juno would come down to earth and listen by the hour to Echo’s de
g. At last Narcissus, who was getting very impatient, called, “Let us come together here.” Echo answered in a very glad tone
t dreams?                                         (But dreams!) Then come down and let us see you;     If you cannot come t
  (But dreams!) Then come down and let us see you;     If you cannot come to stay, Ask the stern old hill to free you     J
rlish tone, “You are an old woman and you speak like one. Let Minerva come and try her skill with mine, and I will prove my
will prove my words. She is afraid of the test, else why does she not come ?” Then Minerva dropped her staff and cried, “Lo!
she not come?” Then Minerva dropped her staff and cried, “Lo! she is come !” and she took on her true shape and showed herse
th happy tears my eyes were dim;     I called him, “Oh, sweet love! I come , for thou art all to me; Go forth, and I will fol
same time, be so dangerous that the youth, he felt sure, would never come back to his home. On an island, in the middle of
pretty one, sleeps. Sleep and rest, sleep and rest,     Father will come to thee soon; Rest, rest, on mother’s breast,    
ll come to thee soon; Rest, rest, on mother’s breast,     Father will come to thee soon: Father will come to his babe in the
t, on mother’s breast,     Father will come to thee soon: Father will come to his babe in the nest, Silver sails all out of
he, too, had thought him dead. “Aha, Perseus!” he cried, “so you have come back without doing what you promised to do. Your
en of this place went to their oracle to inquire why such trouble had come upon them, the answer was, “Because of the vanity
ence in the room, until at length the old man spoke: “Perseus, I have come to claim my promised bride, Andromeda. Give her t
e grove by the side of her father’s stream. One day, when Jupiter had come down to earth, he met Io in the woods and began t
ime, when at last Argus asked the shepherd where his musical pipe had come from, and then Mercury slowly told him the story:
reaths and went silently from the temple. It happened that Latona had come to the top of the mountain overlooking the city o
f this leafy hall, How, one to the other in love they call: “Come up, come up!” they seem to say, “Where the topmost twigs i
seem to say, “Where the topmost twigs in the breezes sway! “Come up! come up! for the world is fair, Where the merry leaves
dance in the summer air.” And the birds below give back the cry, “We come , we come to the branches high!” How pleasant the
the summer air.” And the birds below give back the cry, “We come, we come to the branches high!” How pleasant the lives of
urple lock. When the king’s daughter heard that the army of Minos had come , she hastened to the top of a high tower in the p
im, she would do anything to win his love. No sooner had this thought come into her mind than it was followed by another. “P
as little more than a child. Fear not — I will kill the Minotaur, and come back to you in triumph.” And so he went on his wa
thread as Ariadne had directed. It seemed to him that he would never come out of those dark, gloomy passages. Had the threa
en enough, and would now like a place in which to sleep; for they had come a great distance that day, and were very weary. B
the gods, who bringest rest and peace to the weary heart and mind, I come from great Juno, who begs thee to send to Halcyon
ords: “Weep no more for the absent one; for he is dead, and can never come back to his beloved Halcyone.” Halcyone awoke wit
Any sweet, accustomed bliss; On her lips, her eyes, her face, Till I come to take your place,           Kiss and kiss her,
thin and pale, and then she would leave her home for a long time, and come back only when the soft rain clouds were again in
d that only when Phryxus and Helle were dead would plenty and comfort come back to the land. The king was so bewitched by In
sked what his errand in Colchis was; and when he answered that he had come to take the Golden Fleece back to Greece, the kin
en Fleece back to Greece, the king laughed aloud, and said, “You have come on a very bold mission, for only he who performs
For Medea, the king’s daughter, had fallen in love with him, and had come to talk with him and to offer him her aid. She pr
ould have believed, as all the people did, that Jason’s last hour had come . They were great, ugly creatures, with hoofs of b
ve will steal from their hiding places, and wonder that you no longer come to greet them. But I will mourn for you forever,
r I will make you happy. Come from your ocean home, oh whitest nymph, come unto me who long for you.” Thus sang Polyphemus.
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
sceva vivace ed allegro ; ed ebbe per custode della sua giovinezza (o come ora diremmo per aio o educatore) un vecchio satir
utti questi distintivi ed emblemi di Bacco lo manifestano chiaramente come il Dio del vino e della intemperanza. Il volto gi
ole, v’era pur anco la « Capribarbicornipede famiglia » dei Satiri, come scherzevolmente, con parola significante la forma
a di leone combatteva contro i Giganti. La qual voce Evoe fu adottata come esclamazione e nello stesso senso tanto dai poeti
stesso senso tanto dai poeti latini201) quanto ancora dagl’italiani, come troviamo, per esempio, nell’Orfeo del Poliziano,
ellativi di Bacco accennati di sopra. Le Baccanti erano rappresentate come donne furibonde colla testa alta e piegata indiet
piaceva il bello ed il buono se ne trovò molto contento, e le regalò come dono nuziale una preziosissima corona d’oro e di
za stessa con cui li accordava, talchè divenivano facilmente dannosi, come avvenne a Mida figlio di Gordio re dei Frigii. Av
Baccanali in onore di questo Dio, il nome di Bacco fu adoprato ancora come sinonimo di crapula e di gozzoviglia. In questo s
er renderle atte a produrre il vino ; ma Dante fu il primo a indicare come questa azione si esercita e compiesi. Egli dice n
astemii se ne fingono amantissimi : vale a dire adottano e celebrano, come è uso dei più, gli errori e le fantasie popolari
uso dei più, gli errori e le fantasie popolari predominanti. Il vino ( come dice il proverbio) è un balsamo per chi sa usarne
leberrima satira sulla Vestizione di Bécero a cavalier di S. Stefano, come vedesi dai seguenti versi : « Nel cervellaccio i
avi di metallo (ferro o bronzo), che si suonavano battendoli insieme, come fanno tuttora coi dischi o piatti in alcune bande
reo caffè. » Sempre meglio però dei vini adulterati, o sofisticati ( come dicono i chimici) con litargirio, con minio o sal
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
iamó detto nel N. V, che Vesta Prisca moglie di Urano era considerata come la Dea della Terra : ora aggiungiamo che anche du
i e disgiunti ? — Eccone le differenze : Vesta Prisca fu considerata come la Terra appena separata dal Caos, e perciò priva
separata dal Caos, e perciò priva di piante e di animali ; Cibele poi come la Terra ornata di tutte le produzioni dei tre re
i dei tre regni della Natura, animale, vegetale e minerale, e Tellùre come il complesso delle forze fisiche della materia te
iamo parlato abbastanza trattando di Urano ; nè qui, dopo aver notato come distinguevasi essa dalle altre due Dee rappresent
che tanto i poeti quanto i prosatori latini usarono la parola tellùre come sinonimo di terra 41 ; e che Dante stesso nella D
asione dell’incendio mondiale cagionato dall’imprudenza di Fetonte42, come a suo luogo vedremo. Di Cibele per altro convien
erciò le fu dato anche il nome di questa. Aveva poi molti altri nomi, come Berecinzia, Dindimene, Idèa 43, Pessinunzia, dai
le matrone e le vergini Vestali. Nè vi mancarono i pretesi miracoli, come racconta Ovidio nel iv dei Fasti : ogni superstiz
di tempo acquistò forma ed emblemi degni di una Dea. Fu rappresentata come una matrona con lunga veste ornata di piante e di
imbolo dei venti che spirano sopra la Terra ; e le era sacro il leone come il re degli animali terrestri. I sacerdoti di qu
iove, Nettuno e Plutone. Eran poi chiamati Dattili, perchè eran dieci come le dita ; dal greco termine dactilos che signific
ina son derivate in chimica più e diverse denominazioni scientifiche, come per sempio il tellurio, che è un corpo elementare
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
XII Marte « Marte superbo e fero « Che i cuori indura e serra » come dice il Petrarca, era il Dio della guerra selvagg
ciò a Giove stesso suo padre egli divenne fra tutti i celesti odioso, come troviamo scritto in Omero. Differiva pertanto da
mero. Differiva pertanto da Minerva, quando era considerata anch’essa come Dea della guerra, quanto le furibonde sommosse di
Marte ; e lasciarono che lo adorassero, devotamente i Traci, i quali, come dice Orazio, avevano il barbaro costume di termin
rice, la quale in quelle pugne in cui prendevano parte anche gli Dei, come nella guerra di Troia, si metteva sempre dalla fa
an per fermo che il fondatore della loro città fosse figlio di Marte, come narra lo stesso Tito Livio. Da Ares, greco nome d
ars (Marte) consideravasi una abbreviazione di Mavors, che significa, come dice Cicerone, magna vertens 174, cioè che sconvo
il fondamento e la causa della loro potenza, e’ la chiamavano bellum, come se fosse una bella cosa, quale riuscì per loro si
a brani il romano impero177. Anche le colonie Romane adoravano Marte come loro Dio protettore : e tra queste Firenze che no
riva l’aggettivo marziale adoperato non solo nel linguaggio militare, come nelle espressioni tenuta marziale, aspetto marzia
le (o stato d’assedio), ecc. ; ma anche nel linguaggio della chimica, come sostanze o preparati marziali, in cui cioè entra
o sempre a conservarle ed accrescerle, se saranno studiati e meditati come conviensi. Dice il Machiavelli che quand’egli si
uei tempi che Attila fosse stato il distruttore di Firenze, a quella, come tant’altre volte, s’attiene il Poeta. » (Dal Comm
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
ato di questo vocabolo e interpretando la forma strana di questo Nume come emblematica dei principali oggetti della creazion
emblematica dei principali oggetti della creazione, lo considerarono come simbolo della Natura o dell’Universo. Questa etim
sse con altre inferiori divinità di forme presso a poco così graziose come quella di lui. Sul dorso aveva un mantello o clam
rchè riesce più concludente. Infatti, essendo il Dio Pane considerato come il protettore dei cacciatori e dei pastori, ed in
la da un sì fatto sposo, ottenne soltanto di esser cangiata in canna, come Dafne in lauro. E il Dio Pane gareggiando con Apo
anna, la somiglianza del nome potè aver dato origine a questa favola, come dicemmo dei nomi di Dafne, di Giacinto, di Cipari
eredere che le sette canne simboleggino i sette toni della musica, o, come ora direbbesi, le sette note musicali, immaginaro
ontasse pur anco la favola di Pane e Siringa : « S’io potessi ritrar come assonnaro « Gli occhi spietati, udendo di Siring
suoi l’Eco rispose. Questo Dio era adorato principalmente in Arcadia come Dio dei pastori, e da quella regione fu trasporta
quali prove di fatto, diversi aneddoti riferiti nelle antiche storie, come per esempio, che il Dio Pane al tempo della batta
francesi, inglesi e spagnuoli : anzi gl’Inglesi l’usano assolutamente come nome. E per non chiudere il capitolo con queste q
ui tutti gli uomini, chi più, chi meno, sono assaliti ; e quindi nota come immensamente più dannosa di qualunque altra vana
simo filologo tedesco (Preller) asserisce che considerato il Dio Pane come il Nume dei Pastori, l’etimologia di questo nome
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
iscono e l’una e l’altra indifferentemente e congiuntamente a Venere, come se fosse possibile il nascere in due modi e l’ave
ere simboleggia la Bellezza dell’ Universo. » Da Venere, considerata come Dea della bellezza, son derivate le parole venust
nelle lingue dotte, ma poco nell’italiana. Dante però rammenta Dione come madre di Venere, e per figura poetica adopra il n
el Paradiso il pianeta di Venere. Venere era considerata in principio come Dea dell’Amore, e poi le fu aggiunto per questo p
e all’Amor puro e casto, e la chiamaron Venere Urania, ossia Celeste, come accenna Ugo Foscolo. Quando Vulcano sposò Venere
Enea di Venere e di Anchise principe troiano. Cupido è rappresentato come un fanciulletto, grazioso in apparenza benchè mal
iù o meno morbose o moleste del nostro corpo. Psiche è rappresentata come una giovanetta delicatissima colle ali di farfall
ficar le nozze, ossia la celebrazione del matrimonio. Rappresentavasi come un giovane maggiore di qualche anno del suo frate
’appellativo stesso spiega l’ufficio o attributo, erano rappresentate come giovanette gentili ed ingenue, nude e abbracciate
marina, oppure, e specialmente in scultura, con un delfino ai piedi, come la Venere dei Medici che si ammira nella galleria
ira nella galleria degli Uffizi in Firenze. Ma quando era considerata come moglie e madre, dipingevasi splendidamente vestit
ente dei pianeti primarii, « Lo bel pianeta che ad amar conforta, » come con perifrasi mitologica lo contraddistinse Dante
fica la vita attiva) a quella di Citerèa, cioè di Venere, considerata come il pianeta che ne porta il nome : « Nell’ora, cr
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
heronte, il Cocìto, il Flegetonte e il Lete. Lo Stige era considerato come un Dio fluviatile, e per le sue acque giuravano g
grime dei malvagi, e nel Flegetonte scorreva un liquido infiammabile ( come lo spirito di vino o il petrolio) che sempre arde
ar vita a nuovi corpi. Il territorio del Tartaro era orrido e sterile come il paese della Fame descritto da Ovidio, senza bi
te dei beati. Boschetti, giardini, e varii altri divertimenti v’erano come in prima vita, ma però non tutti, come noteremo p
rii altri divertimenti v’erano come in prima vita, ma però non tutti, come noteremo particolarmente parlando dello stato del
la scienza e dall’arte. Egli asserisce, non già sulla fede altrui, ma come testimone oculare (poichè finge di aver percorso
tesso quelle regioni), che l’Inferno è formato di circoli concentrici come un anfiteatro ; che il primo cerchio che si trova
ati. Tutte le opere d’arte (qual che si fosse lo maestro che le fece, come dice Dante), furono eseguite secondo le regole ar
terranee regioni, non può credere che quei luoghi stiano precisamente come la Mitologia e Dante raccontano ; e gli nasce fac
dei geologi, che cioè la Terra fosse in origine un globo in ignizione come il Sole, e che a poco a poco raffreddandosi avess
del lib. v ; e asserisce che la terra di quelle isole produceva tutto come nell’età dell’oro, senza bisogno di esser coltiva
me, datur fuga. » Questa descrizione di Orazio potrebbe considerarsi come una amplificazione del passo di Esiodo nelle Oper
rte dov’ei son rende figura ; « Tale imagine quivi facean quelli, « E come a tai fortezze dai lor sogli « Alla ripa di fuor
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
, dispettosa e vendicativa. Accennata l’indole di questa Dea, diciamo come si rappresenta nelle pitture e nelle sculture. Si
re agli Dei, quando erano a convito con Giove ; perciò si rappresenta come una giovanetta ingenua e gentile con un’idria in
a. Favoriva sì e proteggeva essa quei popoli che le erano più devoti, come gli Argivi, i Samii, i Cartaginesi ; ma guai a co
o senno. » (Trad. del Monti.) Malcontenta era sì, ma non rassegnata, come ben si capisce da questi versi ; e Giove faceva d
quei feticisti egiziani che adoravano le bestie fu ricevuta e adorata come una Dea, e restituita poi da Giove nella primiera
smo egiziano, e rende qualche probabile ragione di così strano culto, come osservammo pur anco nella guerra dei Giganti, qua
Basterà che io citi Dante che così la chiama in rima e fuor di rima, come nel seguente esempio : « Nella profonda e chiara
mi tre giri « Di tre colori e di una contenenza ; « E l’un dall’altro come Iri da Iri « Parea reflesso, e il terzo parea fu
magnificamente della dea Iride, descrittane la bellezza e chiamatala, come Virgilio96, fregio ed onore del cielo, eran per a
o. Dal vederlo comparire dopo la pioggia lo chiamavano l’arco pluvio, come troviamo anche in Orazio97) : ma non avevan pensa
opio è divenuta così importante ed estesa, che può quasi considerarsi come una scienza particolare ; e perciò i moderni alle
entata nelle statue, ma soltanto nei vasi ed in alcuni bassi rilievi, come una snella ed aerea giovanetta alata, e talvolta
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
venti, e gl’Inferiori a migliaia, e costituivano la plebe degli Dei, come li chiama Ovidio : de plebe Deos. Fortunatamente,
e la maggior parte furon compresi sotto certe generali denominazioni, come ora suol farsi nella Storia Naturale in cui si di
ltri ; e se ciò era vero per gli Dei Superiori e per lo stesso Giove, come ci è accaduto di narrare più volte, tanto più è p
ichi Mitologi non bastò l’avere assegnato tre Dee al globo terrestre, come notammo nel N. VIII, ed anche altre Divinità Supe
ei monti, nei fiumi, nelle fonti, nelle selve e perfino nelle piante, come col microscopio si vedono da per tutto brulicar g
gnificato del loro stesso nome ve n’era un bel numero nel Politeismo, come per esempio, il Dio Robigo, la Dea Ippona, il Dio
ed amico di Cicerone, abbia annoverati trentamila Dei del Paganesimo, come dicemmo nel N. III ; e deve parer probabile che f
liaia di questi sono sine nomine vulgus, e da spacciarsi in massa, (o come taluni dicono in blocco) e con poche e generali c
ersi latinismi, o vogliam dire parole di forma e terminazione latina, come è questa Idolatre invece di Idolatri ; e cosi alt
sillaba finale, che nella metrica latina e greca direbbesi apocope ; come pure il verbo orate per adorate, che è una licenz
ro di 30 mila Dei dichiarato da Varrone, e moltiplicandolo per cento, come dice Dante, ne verrebbero 3 milioni di Dei, adora
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
l’infortunio accadesse, anche Omero chiama Vulcano l’inclito zoppo, e come zoppo Vulcano è conosciuto questo Nume anche dal
erni difetti, benchè a lui non imputabili, si è maggiormente diffusa ( come accade pur troppo nel mondo) ed è stata più durev
l’inclito zoppo. Questo Dio è rappresentato in pittura e in scultura come un uomo robusto e con folta barba, ma non però ta
i di Omero, se soltanto 500 anni dopo di esso, fu così abile Archita, come si racconta, da costruire una colomba volante. Al
semplici, e non di umana forma, ma non meno mirabili, descrive Omero come fatti da Vulcano : « ……..Avea per mano « Dieci t
glio degli uomini e risparmiano loro la fatica materiale e meccanica, come fanno le macchine da filare, da tessere, da cucir
r della fiamma. Infatti è generalmente dagli Antichi venerato Vulcano come Dio del fuoco193 e del fabbrile ingegno. Il nome
conseguenze ! Chi si ricorda che anche Vesta giovane era considerata come Dea del fuoco, non si dovrà maravigliare che due
uando pur si rammenti che avevan fatto presiedere alla Terra tre Dee, come notammo nel N° VIII, e trovammo che ciascuna avev
e « Di targa e di Febea lampade in guisa « Sotto la torva fronte, » come dice Virgilio. Aggiungasi che erano di gigantesca
emo (il qual greco vocabolo significa celeberrimo) ed era considerato come il re di tutti gli altri, i quali furono pochi pi
composta di due parole greche che significano spontaneo movimento, o come direbbesi anche più precisamente con vocabolo der
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
XVIII Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle n
araviglia che per associazione d’ idee Apollo fosse riguardato ancora come dio della Musica e di tutte quelle altre belle ar
appresentavasi Apollo con una corona di lauro, pianta a lui sacra ; e come Dio della Musica, con una cetra nelle mani, in at
pinte, perchè le due arti sorelle non andavano anticamente disgiunte, come abbiam detto. Per questa stessa ragione che anti
rsi da fare spiritare i cani, e da cantarsi al suon d’un campanaccio, come diceva scherzevolmente il Redi124. Aveva Apollo i
o il titolo di Musagete (condottier delle Muse), quando consideravasi come il maestro di queste Dee. Esse eran figlie di Gio
sse eran figlie di Giove e di Mnemosine che era la Dea della Memoria ( come indica il greco vocabolo), per significare che qu
allegro e ridente, la corona d’ellera in capo e una maschera, oppure, come voleva il Parini, uno specchio in mano. Melpomen
sso chiamar estro la poetica ispirazione. Questo è un vocabolo greco ( come dice Virgilio nel iii delle Georgiche) corrispond
rdi), non l’ha mai usato. Anche il Tasso preferisce la parola furore, come allorquando prima di descriver la pugna di Argant
lo la punizione di Marsia : « Entra nel petto mio, e spira tue, « Sì come quando Marsia traesti « Dalla vagina delle membr
e. » (Parad., i, 19.) Apollo però non fu sempre felice. Sappiamo già come perdè il suo figlio Fetonte : dicemmo ancora che
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
ad esso sacrificavasi che agli altri Dei, perchè egli era considerato come il portiere delle celeste reggia. Da questo giorn
considerato come il portiere delle celeste reggia. Da questo giorno, come al presente, incominciava l’anno civile sin dal t
molti popoli delle altre parti del mondo. Era giorno solenne e lieto, come lo chiama Ovidio, non però tutto festivo, ma, com
o solenne e lieto, come lo chiama Ovidio, non però tutto festivo, ma, come ora direbbesi, di mezza festa, e allora dicevasi
erivate dalla presupposta etimologia di quei nomi. I Romani adoravano come Dea anche Giuturna, sorella di Turno re dei Rutul
e del re Numa Pompilio. Era veramente una Dea da quelle etadi grosse, come direbbe Dante ; ma Ovidio asserisce che i contadi
L’ancile era uno scudo di figura ellittica e perciò privo di angoli, come , secondo alcuni etimologisti, significa il nome s
nel Lazio. Le aggiunsero il titolo di Perenna perchè era considerata come una Ninfa del fiume Numicio. Ovidio ne dà l’etimo
mbatteva dal suo carro. Essa pure si dilettava di sangue e di stragi, come afferma Orazio, dicendola gaudentem cruentis. Ave
e, dice soltanto che a questo Dio si attribuivano i fulmini notturni, come a Giove i diurni. Ovidio poi confessa che non sa
un Dio del cielo notturno, a cui si attribuivano i temporali notturni come a Giove quelli diurni. Ma questa conclusione è qu
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14
Il Caos e i quattro elementi Il Caos era considerato dagli Antichi come il principio di tutte le cose, poichè secondo la
ntichi ammettessero la generazione spontanea degli Dei dalla materia, come i naturalisti moderni ammettono la generazione sp
facevano nascere ad un tratto dagli elementi del Caos gli stessi Dei, come nascono da un giorno all’altro i funghi dalla ter
cipio le grandi difficoltà di ridurre a sistema regolare la Mitologia come scienza religiosa degli Antichi, non già per vole
la spiegazione probabile o plausibile consiste nel considerare i miti come simboli o allegorie dei fenomeni fisici dell’univ
orecchi da intendere : Vedete ! anche gli Antichi ci hanno trasmesso come in nube molti di quei principii che l’età moderna
li Dei falsi e bugiardi, » e la prediletta sua Beatrice, divinizzata come la Teologia, a dargli la spiegazione della scienz
ce di caos usano la licenza di scrivere caòsse e cào. Non così Dante, come abbiamo veduto di sopra ; e il volgo stesso tosca
o veduto di sopra ; e il volgo stesso toscano pronunzia quella parola come la pronunziava Dante e come è scritta in greco, i
go stesso toscano pronunzia quella parola come la pronunziava Dante e come è scritta in greco, in latino, in francese e in i
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
coll’istinto di valersene per ingannare gli altri. Non già che egli, come Dio, avesse bisogno di rubare, ma così per trastu
do accortamente i compratori151. E il poeta, pretendendo di conoscere come accogliesse Mercurio dall’alto questa preghiera,
e talvolta la borsa. In principio aveva la sola verga ; ma un giorno, come raccontano i poeti, avendo egli trovato due serpe
a la verga coi serpenti, indicava che questo Dio consideravasi allora come ambasciatore di pace ; e perciò il caducèo era il
oichè il danaro è il rappresentante di tutti gli oggetti godevoli, o, come dice l’inglese Hume, è l’olio che fa girar facilm
labbra, a significare l’efficace e gradito potere dell’eloquenza ; e come a Dio della medesima gli si offrivano le lingue d
ed altre pubblicazioni a stampa, perchè furon considerati quei fogli come messaggieri veloci al par di Mercurio. Dai botani
esto Dio. 147. Le ali di Mercurio non formavano parte del suo corpo come quelle degli uccelli, ma due eran fissate in un c
ombra alla restituzione ; anzi se ne tengono e se ne vantano dicendo come il Girella del Giusti : « Non resi mai — Quel ch
Dante i messaggeri di pace avean per costume di incoronarsi d’olivo, come accenna Dante stesso in una similitudine del Cant
na Dante stesso in una similitudine del Canto ii del Purgatorio. « E come a messaggier che porta olivo « Tragge la gente p
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
perchè, sottoposti all’occhio fedele, divengono risibili59 ; mentre, come osserva il Tasso, convenevolmente son narrati dai
ne dei lettori, volle gareggiare anche in questo cogli antichi poeti, come fece nel Canto xxv dell’ Inferno, detto appunto d
rsi : il primo che la stirpe fenicia di Cadmo derivasse dall’ Egitto, come asseriscono molti ; il secondo che Cadmo stesso n
o molti ; il secondo che Cadmo stesso non fosse Fenicio, ma Egiziano, come afferma Pausania. A questa questione si collega l
za Fenicia in Europa, C. O. Muller l’ha rigettata, considerando Cadmo come una Divinità pelasgica. Ed ecco come dalla Mitolo
ha rigettata, considerando Cadmo come una Divinità pelasgica. Ed ecco come dalla Mitologia si passa nel campo della critica
la Nobiltà : « Gente che incoccia maledettamente « D’esser di carne come tutti siamo, « E vorrebbe per padre un altro Adam
oema epico in venti Canti, intitolato : Il Cadmo, nel quale l’autore ( come è detto anche nella sua prefazione) considera que
to anche nella sua prefazione) considera quest’ Eroe Fenicio non solo come guerriero, ma altresì come « il primo che introdu
ne) considera quest’ Eroe Fenicio non solo come guerriero, ma altresì come « il primo che introdusse l’alfabeto in Europa, l
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
ei beati. Questa noiosa monotonia dell’altra vita anche negli Elisii, come la descrivevano gli Antichi, fu un poco interrott
vogliam dir la credenza dell’anima del Mondo 256, che fu considerata come la base del Panteismo 257. Appunto perciò la reli
i Pelopidi, ossia i discendenti di Pelope, portavano un distintivo, o come ora direbbesi, una decorazione, consistente in un
lo gli avari266) ; ma le loro privazioni sono spontanee e non forzate come quelle di Tantalo ; perciò più vero e confacente
annate nel Tartaro ad empir d’acqua infernale una botte pertugiata, o come altri dicono sfondata, con l’ironica e beffarda p
teriori, e principalmente Ovidio nelle Metamorfosi e nelle epistole ; come pure altri poeti del secolo di Augusto270. È not
cipii filosofici dai quali deduce la reità dei motivi a delinquere, o come dice il Romagnosi, la spinta criminosa, considera
dopo molte carte, « Che l’arte vostra quella, quanto puote, « Segue, come il maestro fa ’l discente, « Sì che vostr’arte a
dixit, cioè le parole del loro maestro : ipse autem erat Pythagoras, come dice Cicerone. Dopo avere insegnato per venti ann
entesimi di franco o lira italiana, poichè fu considerata in appresso come la sesta parte della dramma, greca moneta d’argen
azione una piccola spalla d’avorio, essendo noi avvezzi a considerare come un distintivo d’ onore lo spron d’oro, il toson d
temente a qualche divergenza filologica tra alcuni rinomati grecisti, come può vedersi nell’ Ateneo di Firenze (fascicoli de
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
Scilla e Cariddi. I secondi appartenevano generalmente ai cetacei, o come direbbesi volgarmente alle diverse specie delle b
oo e della ninfa Calliope, erano rappresentate dalla testa ai fianchi come donne e nel rimanente del corpo come mostruosi pe
resentate dalla testa ai fianchi come donne e nel rimanente del corpo come mostruosi pesci con doppia coda224. Oltre al dire
’appago. » Con questi detti della Sirena, il poeta ce la rappresenta come l’immagine del vizio che alletta « Col venen dol
, quell’antica strega « Che sola sovra noi omai si piagne ? « Vedesti come l’uom da lei si slega ? « Bastiti, e batti a terr
e di Partenope o Partenopea, e che in appresso rifabbricata fu detta, come dicesi ancora, Napoli, che significa città nuova.
alla figura umana, mentre poi vanno a finire in una coda orizzontale, come una gran parte dei pesci227. Da sì lieve causa e
rammenta Cariddi, non già secondo la favola, ma secondo la geografia, come un vortice, qual è veramente, prodotto da due opp
tempesta e ne rimbomba il suono per le solitudini dell’artico Oceano come il romor del cannone, pur tuttavia ben lungi dall
e simili stravaganze ? Monsignor Forteguerri mise pegno d’inventarle, come egli diceva, più grosse e più straordinarie di qu
ed ora vi è un paese dello stesso nome, che gli abitanti pronunziano come se si scrivesse Sciglio. 229. Orazio annovera tr
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVIII. Apoteosi degl’Imperatori Romani » pp. 497-499
romani. Infatti in Grecia richiedevasi 1° che l’eroe da considerarsi come un Dio fosse figlio di una Divinità o per padre o
ispotico del supremo imperante o dei suoi eredi e successori, non già come in Grecia un atto spontaneo delle popolazioni mem
he i Senatori lo ebbero segretamente ucciso ; i quali non sapendo poi come acquietare il popolo che ricercava il suo re guer
edeva Romolo figlio di Marte, credè facilmente questa nuova impostura come una teologica conseguenza della prima ; e il Sena
ogica conseguenza della prima ; e il Senato fu ben contento di adorar come Dio colui che non avea potuto tollerar come re. C
fu ben contento di adorar come Dio colui che non avea potuto tollerar come re. Così cominciò ben presto in Roma la politica
l piissimo Numa, l’inventore di tanti riti religiosi a lui suggeriti, come egli dava ad intendere, dalla Ninfa Egeria, fu de
olennità comandate dal Principe e servilmente festeggiate dal popolo, come abbiam detto di sopra ; e nel frasario stesso deg
o. Divi infatti chiamavansi e non Dei gl’imperatori romani deificati, come li troviamo detti anche nella raccolta delle Legg
46 (1833) Classic tales : designed for the instruction and amusement of young persons
soon awaked him. “Cupid,” said Zephyrus to Somnus, “has charged me to come hither, and request you would have the goodness t
e unseen person thus addressed her: “Fear not, beautiful Psyche, I am come according to the decree of the oracle to make the
the audacious mortal could be found. Poor Psyche, when she had quite come to herself, and felt the warm sun, and had drunk
th fear and trembling proceeded to the fountain; but scarcely had she come in sight of it, when an eagle darted down from ov
em from the lustre of Pluto’s, which he fixed fondly upon hers, “I am come hither, fairest of Sicilian maids, not to harm, b
Come, then, with me, and be my queen.” “Hear him not,” cried Cyane; “ come with me; let us away. If you believe him, you wil
be no polenta for my supper. Look at that greedy woman, who has just come hither. She will eat up all that is in the cauldr
n was then satisfied. But Pandion wept afresh when Tereus said he had come to ask a favour of him — it was to part with Phil
lf. “Permit me,” she said, “to go with Tereus. You know Progne cannot come to us. Grant me the pleasure of seeing her once m
he was dead; and perhaps he might persuade Philomela to suffer him to come to her prison, and stay with her when it pleased
ifted up their voices, saying in the speech of Lycaonia, The gods are come down to us in the likeness of men. And they calle
nd sweet toned. “They are not men,” said Philemon to Baucis, softly; “ come with me;” and she followed him to the little yard
ay, as they stood at the gate discoursing with some strangers who had come thither, and were relating the transformation of
for Jupiter and Mercury. Read the 14th chapter of Acts, and you will come to the narrative. Ann. (Takes the Bible, looks f
ad folded up his wings, and appeared like a handsome young man. “I am come hither, fair lady,” said Mercury addressing himse
goddess Minerva. One of her names was Athena. Ann. Where did Cecrops come from? Mother. From Egypt; and he brought a colon
that time. The people of Thebes, and some from distant places, would come to him for advice; and he would tell them what to
day, Narcissus resorted to the fountain, and supplicated the image to come out. Then he plunged into the water, but the imag
, and mark out streets, and to persuade people from distant cities to come and work with them, and dwell in the new city of
lace; and that monster which has devoured some of your subjects, will come to that place, and feast upon Andromeda. Cepheus
seus, whom she imagined to be Mercury, whose wings he wore. “Thou art come to my relief, gracious power,” she exclaimed. “Th
with tenderness and pity. She concluded by saying, “The monster will come hither at noon, and then” She could not say more,
nd of the congregation; indeed, I think of many more things. They all come into my mind together. Mother. They come into yo
many more things. They all come into my mind together. Mother. They come into your mind together because they belong to on
lute, and my quiver shall be adorned with thy leaves, and in ages to come , thou shalt encircle the brow of the poet and the
ts. “Fear nothing, fairest,” said a soft voice, addressing her, “I am come to offer thee favour and protection. I have comma
us encouraged, approached the throne, and knelt before the god. “I am come hither, gracious parent,” said the suppliant, “to
, and followed by a splendid retinue. “Thebans,” cried Niobe, “I have come among you in pity for your folly; how absurd is y
us Thebans. An old husbandman, from the neighbouring country, who had come into the city to attend one of these sacrifices,
heap of rushes and cinders, indicating a recent offering. When we had come to the verge of the lake, my companion stopped, a
ed her, and approaching, one of them thus coarsely accosted her: ‘Why come you hither, woman; is there no other water in the
you hither, woman; is there no other water in the world that you must come to drink of this lake? “‘Can any man be so unreas
and splash, and croak, in the lake, to the great annoyance of all who come hither to enjoy the pleasures of quiet meditation
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
oliteisti, oltre all’aver deificato tutti i fenomeni fisici e morali, come abbiam detto, attribuirono a queste Divinità preg
detto, attribuirono a queste Divinità pregi e difetti, virtù e vizii come agli esseri umani ; quindi vi furono divinità ben
eri umani ; quindi vi furono divinità benefiche e divinità malefiche, come vi sono uomini buoni e malvagi ; ed anche le migl
oni e malvagi ; ed anche le migliori divinità ebbero qualche difetto, come la stessa Minerva dea della Sapienza, della quale
i introdotti in Roma da un Greco di oscura nascita (Grœcus ignobilis, come dice Tito Livio) e vituperosamente celebrati in a
o pubblico e nel tempio che erale stato eretto, questa Dea fu adorata come figlia di Giove e della Giustizia, e perciò come
uesta Dea fu adorata come figlia di Giove e della Giustizia, e perciò come rappresentante la giusta vendetta, ossia la puniz
ti i Vizii, hanno gli antichi ed i moderni poeti fatto la descrizione come di tanti esseri soprannaturali, di tante divinità
ero culto pubblico e tempii presso i Pagani : delle Virtù però molte, come abbiam detto di sopra nominandole ; dei Vizii ben
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
Pagani agli Dei Penati. Anzi ne deriva al tempo stesso la spiegazione come avvenga che talvolta in qualche Classico latino s
annoverano tra gli Dei Penati taluni degli Dei superiori o maggiori, come Giove, Marte, Nettuno ecc. Vedemmo altrove che lo
arte, Nettuno ecc. Vedemmo altrove che lo stesso Dante rammenta Marte come il primo patrono di Firenze, che poi i cittadini
Penati discenda in linea retta o collaterale dal troiano linguaggio, come i Romani dai Troiani. E poichè Cicerone, a cui pa
onseguenza anche nella Mitologia, li chiama nel suo Carme I Sepolcri, come abbiamo veduto altrove, i domestici Lari. Sappiam
te nicchie nei focolari, parola questa che alcuni etimologisti notano come composta colla voce Lari 38. La questione per alt
ti Dei nessuno potrà convenire di dover confondere i Penati coi Lari, come fanno alcuni Eruditi. Oltre la diversa origine, t
ca dei secondi, e le caratteristiche bene accertate degli Dei Penati, come abbiamo veduto di sopra, si potrebbero citare mol
dino, ed i secondi di quelli del padre di famiglia ; senza dei quali, come egli sapientemente dichiara, non può esser buona
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
dodici formavano il supremo consiglio celeste a cui presiedeva Giove come re del Cielo ; e questi erano Giove, Giunone, Ves
buti, o poi questi diversi titoli a loro attribuiti furon considerati come rappresentanti altrettante divinità. Tal’altra vo
fica generare), era detto il Dio della Natura, e consideravasi perciò come il simbolo della forza generatrice della creazion
ne. Ed io aggiungerò che raramente trovasi rammentata e rappresentata come Dea, e per lo più confondesi coll’ Abbondanza di
che e scienze naturali sono espressioni etimologicamente equivalenti, come periferia e circonferenza, perifrasi e circonlocu
Ci fa saper Cicerone che gli antichi filosofi consideravano la Natura come il principio e la causa efficiente di tutte le co
efficiente di tutte le cose fisiche ; e perciò usavano questo termine come sinonimo di Dio. E in questo stesso significato s
: e non solo nelle scienze fisiche, ma pur anco nelle scienze morali, come per esempio, dove si tratta del diritto naturale.
chi), molte divinità dello stesso nome, distinte col numero d’ordine, come Giove primo, Giove secondo ecc. Mercurio terzo, E
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
e Ninfe non invecchiassero mai. Perciò si trovan sempre rappresentate come giovinette ingenue, semplicemente vestite, e tutt
, semplicemente vestite, e tutt’al più ornate di fiorellini campestri come le pastorelle. Ammettevano per altro i Mitologi u
i è un greco vocabolo composto, che significa insiem colla quercia, o come si è detto di sopra, coll’albero ; e davasi quest
 A guisa del parlar di quella vaga (la Ninfa Eco) « Ch’amor consunse come Sol vapori ; » e fa questa similitudine per dar
per dar la spiegazione che quando compariscono nel Cielo due Iridi, o come dice Dante : « Due archi paralleli e concolori «
o quel di fuori, » ciò avviene per riflessione dei raggi della luce, come il parlar dell’ Eco per riflessione del suon dell
che porta il suo nome. Dante allude più d’una volta a questa favola, come , per esempio, nel Canto xxx dell’Inferno, ove un
e la Ninfa Galatea è molto rammentata, specialmente dai poeti latini, come una delle più belle Ninfe ; e dicono che se ne fo
o cornucopia, e in italiano più comunemente il corno dell’abbondanza, come significa la parola latina. — A Giove stesso fu d
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
nche Nettuno vi si accordò col sollevare dai più bassi fondi i flutti come in una straordinaria marea e spingerli ad invader
calione e Pirra non credendo possibile che l’oracolo suggerisse loro ( come suonavan le parole intese letteralmente), una emp
azione al diluvio, basta il parlare delle roccie acquee per conoscere come la scienza ammette e dimostra il gran cataclisma
rici non si conta a giorni e a mesi, ma a migliaia e migliaia d’anni, come avviene di tutte le così dette epoche geologiche9
ne madre, « Ogni uomo ebbi in dispetto tanto avante « Ch’io ne morii, come i Senesi sanno « E sallo in Campagnatico ogni fan
la torba. Un simil termine usano anche i geologi delle altre nazioni, come in francese roche, in inglese rock e in tedesco f
no era il Dio del fuoco e aveva le sue fucine sotto i monti ignivomi, come l’Etna, lo Stromboli ecc. detti perciò Vulcani. L
sce il valore della parola metamorfosi, che significa trasformazione, come abbiamo spiegato altra volta, e di cui tanto avvi
inglesi. Infatti, secondo la teoria di Hutton, adottata generalmente come la più probabile, dice il geologo Strafforello, i
52 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
mezzi Dei, e vi si sottintende e mezzi uomini, non già mezze bestie, come si rappresentavano alcune delle Inferiori Divinit
ali furono Perseo ed Ercole ; oppure di una Dea e di un uomo mortale, come credevasi di Achille e di Enea. Indigeti è parol
imo aspetto sinonimo di quello di Semidei, non v’è compresa per altro come necessaria la condizione che uno dei genitori deb
ca pur anco agli uomini illustri della storia antica e della moderna, come pure ai più straordinarii personaggi d’invenzione
i furono i vizii consistenti principalmente nell’abuso della forza, o come dicono i poeti, nel viver di rapina : era per lo
vò precisamente un circolo similare di tutte le antiche fasi sociali, come suppone il Vico, poichè vi restò un addentellato
, poichè vi restò un addentellato della greca e della romana civiltà, come dice il Romagnosi (e si può aggiungere anche di q
ni per far conoscer la necessità di studiare i tempi eroici, che sono come il Medio Evo fra la Mitologia e la Storia, e che
53 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
XI Giove re del Cielo Che Giove fosse adorato come il supremo degli Dei dai Greci e dai Troiani sino
e, mentre in italiano lo traduciamo per Giove, prendendo questa voce, come generalmente suol farsi da noi in tutti gli altri
in questi due punti compendiano tutti i doveri della morale, il primo come dovere assoluto e il secondo come dovere relativo
tti i doveri della morale, il primo come dovere assoluto e il secondo come dovere relativo, a cui si sottintende se puoi e p
chiamato anche Giove Pluvio 60 perchè i loro fisici lo considerarono come l’etere o l’aria, ove « ……… si raccoglie « Quell
iede « Tosto che sale dove ’l freddo il coglie. » Considerato Giove come il re del Cielo, aveva lassù la sua reggia, il su
nte Olimpo in Grecia61 ; e perciò dai poeti il nome di Olimpo è usato come sinonimo di Cielo ; Olimpico è detto Giove ; Olim
el far la sua celebratissima statua di Giove Olimpico 63, considerata come una delle maraviglie del mondo ; la quale rimase
54 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
eoria uscì adulta e armata di tutto punto dalla mente del suo autore, come Minerva dal cervello di Giove. Per intender certe
inuire e minacciare) ; e perciò sotto questo nome sarebbe considerata come della guerra. Altri però dicono che deriva dal ve
re la Dea del consiglio, ossia della sapienza. Dante rammenta Pallade come Dea della guerra nel Canto xii del Purgatorio :
mbra de’giganti sparte. » E nel Canto ii del Paradiso nomina Minerva come Dea della sapienza : « Minerva spira e conducemi
linguaggio poetico l’origine mitologica dell’ olivo, e considerandolo come simbolo di sapienza, perchè prodotto dalla Dea de
i poeti e gli altri greci scrittori depositavano i loro componimenti, come a tempo di Augusto facevasi in Roma nella bibliot
tri restano oscure ed ignote. E Minerva non solo è una Dea ingegnosa, come la chiama Ovidio, ma è pur anco la protettrice de
la stessa che essi facevano gelosamente custodire nel tempio di Vesta come pegno della salvezza di Roma. Questa statua era c
55 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
ovendosi ora parlare de’suoi ufficii speciali diremo che, considerata come la Luna, immaginarono i mitologi che essa sotto l
nzi alla statua di questa Dea. Col solo nome di Diana era considerata come Dea della caccia ; e credevasi che accompagnata d
nei boschi ad inseguire ed uccider le fiere. E perciò si rappresenta come le vergini Tirie140, con veste corta che appena l
ontani da qualche cara cosa o persona fu detto che egli le sta sempre come Artofilace all’Orse (secondo la frase dell’Ariost
rarca parla soltanto metaforicamente. La Dea Triforme era considerata come Ecate nell’Inferno. Su questo terzo attributo son
della Luna144. Anche il titolo di Lucina dato anticamente a Giunone ( come dicemmo nel N. XV) è più confacente a Diana, perc
one (come dicemmo nel N. XV) è più confacente a Diana, perchè Lucina, come dice Cicerone, deriva a lucendo, ed appella più p
ente alla Luna145. Diana aveva in Efeso un famoso tempio, considerato come una delle 7 maraviglie del mondo, che fu arso, pu
56 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330
più celebri in appresso per altre più importanti e mirabili imprese, come Giasone che fu poi duce degli Argonauti, Teseo vi
no altra celebrità che quella acquistata con questa trista fine ; ma, come dice un moderno poeta : « Trar l’immortalità dal
io con una fame canina resa più acuta dal vedersi dinanzi agli occhi, come Tantalo nell’ Inferno pagano, i pomi e l’acqua se
l’uopo di nutrir non tocca ? » E Virgilio a lui : « Se t’ammentassi come Meleagro « Si consumò al consumar d’un tizzo « N
n un altro mistero, citò ancora un fenomeno fisico : « E se pensassi come al vostro guizzo « Guizza dentro allo specchio vo
offerir tormenti e caldi e geli « Simili corpi la Virtù dispone « Che come sia non vuol che a noi si sveli. » E così con es
misteri inesplicabili. 62. I posteri conservarono per molti secoli come una preziosa reliquia il teschio e la pelle del c
57 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
diversi Stati o Principi sotto la rappresentanza di un capo supremo, come sarebbero gli Stati Uniti di America e l’Impero G
una divinità più potente di Giove, che pure è conosciuto comunemente come il supremo dei Numi, il re del Cielo, il padre de
olontà, ma da legge irrevocabile e da forza insuperabile del destino, come i fenomeni fisici. Onde che con questo sistema (a
e i fenomeni fisici. Onde che con questo sistema (adottato dai Turchi come principio religioso), si veniva a toglier dal mon
mo fato o l’ultima necessità. La Necessità considerata dai Politeisti come una Dea è la personificazione e la deificazione d
a quanto in Italia, e in Roma stessa più che altrove. Rappresentavasi come una donna stante in equilibrio con un sol piede s
oeti pagani si lamentano pietosamente della inesorabilità del Destino come qualunque più misero mortale. 14. La parola Fat
58 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
dispregio e dileguarsi col progresso del buon senso e del raziocìnio, come avvenne difatti. Giove, il supremo degli Dei paga
più amanti e protettori dell’ingegno e delle arti, rapì dal Cielo, o come altri dicono, dal carro del Sole, una divina scin
rpetra più a lungo questa favola che le altre trenta da lui prescelte come meritevoli delle sue considerazioni. Tutti però,
oco alle materie combustibili che trovansi sulla Terra. Il fuoco poi, come dice Bacone da Verulamio, è la mano delle mani, l
Prometeo che a Pandora e al genere umano, non fa la più bella figura, come abbiam notato di sopra, nei suoi doveri poi, che
Giove. Lungo sarebbe e molesto il voler tutte rammentarle di seguito, come alcuni mitologi fanno : ond’io preferisco di narr
ser perciò il ludibrio di quelle stravaganti Divinità del Paganesimo, come vedremo a suo luogo. 81. « …..macies et nova
59 (1855) The Age of Fable; or, Stories of Gods and Heroes
oblivion. We propose to tell the stories relating to them which have come down to us from the ancients, and which are allud
arfare. Moore has given us the “Song of a Hyperborean,” beginning “I come from a land in the sun-bright deep,     Where gol
ot trust one another. Sons wished their fathers dead, that they might come to the inheritance; family love lay prostrate. Th
d their lips upon the wall, she on her side, he on his, as they could come no nearer. Next morning, when Aurora had put out
enjoy the breeze. Sometimes he would say aloud, “Come, sweet breeze, come and fan my breast, come and allay the heat that b
imes he would say aloud, “Come, sweet breeze, come and fan my breast, come and allay the heat that burns me.” Some one passi
and stretched himself on the green bank, saying, “Come, sweet breeze, come and fan me; you know how I love you! you make the
breath could stir the aspen’s hair, His song was still, ‘Sweet Air, O come !’ While Echo answered, ‘Come, sweet Air!’” C
, for he had never seen the instrument before. “Young man,” said he, “ come and take a seat by me on this stone. There is no
in was bounded by a grassy rim. Here the goddess of the woods used to come when weary with hunting and lave her virgin limbs
ws no one to claim as property the sunshine, the air, or the water. I come to take my share of the common blessing. Yet I as
ing their heads above the surface or swimming upon it. Sometimes they come out upon the bank, but soon leap back again into
e command of the oracle, which had said that their future king should come in a wagon. While the people were deliberating, G
; you alone shall go free from the chastisement. Quit your house, and come with us to the top of yonder hill.” They hastened
he old man also stopped, though his load was heavy, and begged her to come into his cottage, such as it was. She declined, a
n the cattle died, the plough broke in the furrow, the seed failed to come up; there was too much sun, there was too much ra
n very beautifully: — “Forgive, if somewhile I forget,     In woe to come the present bliss; As frighted Proserpine let fal
g up all with a glare. Skill fails, courage sinks, and death seems to come on every wave. The men are stupefied with terror.
no more, she prayed incessantly: that he might be safe; that he might come home; that he might not, in his absence, see any
tain cave is the abode of the dull god, Somnus. Here Phœbus dares not come , either rising, at midday, or setting. Clouds and
in messenger tells you this, no vague rumor brings it to your ears. I come in person, a shipwrecked man, to tell you my fate
a reaper! With a hay band tied round him, one would think he had just come from turning over the grass. Sometimes he would h
th life. Nor will I leave it to rumor to tell you of my death. I will come myself, and you shall see me die, and feast your
at last remember that you really have a mistress? Or have you rather come to see your sick husband, yet laid up of the woun
us commodity. Then she returned the way she came, and glad was she to come out once more into the light of day. But having g
fears,     Those phantom-shapes that haunt and blight the earth, Had come ’twixt her, a child of sin and tears,     And tha
er her, Athens. There was another contest, in which a mortal dared to come in competition with Minerva. That mortal was Arac
that the Nymphs themselves would leave their groves and fountains to come and gaze upon her work. It was not only beautiful
golden branches, half hid with golden leaves. Perseus said to him, “I come as a guest. If you honor illustrious descent, I c
ing Ægeus, the father of Theseus, and we shall meet her again when we come to the adventures of that hero.   The incantation
the stone and take them from under it. When she thought the time had come , his mother led Theseus to the stone, and he remo
be. If he is indeed Jove, make him give some proof of it. Ask him to come arrayed in all his splendors, such as he wears in
ish with the trees which had been their abode and with which they had come into existence. It was therefore an impious act w
beloved of the goddess or not; were it the goddess herself it should come down if it stood in my way.” So saying, he lifted
ine, for the Fates have ordained that these two goddesses shall never come together, she called an Oread from her mountain a
all her bones. As the Oread saw her afar off (for she did not dare to come near,) she delivered the commands of Ceres; and,
Alcestis, the daughter of Pelias, who promised her to him who should come for her in a chariot drawn by lions and boars. Th
he sung, “O deities of the under world, to whom all we who live must come , hear my words, for they are true. I come not to
o whom all we who live must come, hear my words, for they are true. I come not to spy out the secrets of Tartarus, nor to tr
ainst the three-headed dog with snaky hair who guards the entrance. I come to seek my wife, whose opening years the poisonou
for he is a learned sage and knows all things, past, present, and to come . He can tell you, my son, the cause of the mortal
deep blue sea. Addressing his lyre, he sang, “Companion of my voice, come with me to the realm of shades. Though Cerberus m
slay me unoffending, when I am no more, your time of trembling shall come . Ye Nereids, receive your guest, who throws himse
ospitable halls, and was soon clasped in the embrace of Periander. “I come back to thee, my friend,” he said. “The talent wh
mpanions from across the sea. I take your company for a good omen. We come from far and fly in search of hospitality. May bo
ause; but if not let him at least send his soldiers to the field, and come thou, Patroclus, clad in his armor, and perhaps t
trength of my age, whom, fighting for his country, thou hast slain. I come to redeem his body, bringing inestimable ransom w
sguise to Argos, pretending to be a messenger from Strophius, who had come to announce the death of Orestes, and brought the
stretched out both hands to him, while tears flowed freely. “Have you come at last,” said he, “long expected, and do I behol
eam by his father Faunus, that the destined husband of Lavinia should come from a foreign land. From that union should sprin
land shall guide them to victory, and that their destined leader must come from across the sea. They have offered the crown
eping in the temple. It has been inferred from the accounts that have come down to us that the treatment of the sick resembl
eems to have been a sad puzzle to the hunters, who hardly knew how to come at so valuable a piece of game. Some described th
nt war. But this state of things will not last forever. The time will come when the adherents of Ormuzd shall every where be
is, interpositions to protect the right or to punish wrong-doers, and come to the ninth, which is the most celebrated of the
the expiration of twelve millions of years, or when the universe will come to an end; and Mahadeva (another name for Siva) i
la to be able to meet the giants in a day when the final contest must come , sends down to every battle-field to make choice
now clearly perceived that it was in reality a mountain giant who had come amongst them. Feeling no longer bound by their oa
y and obtained the maiden’s promise that within nine nights she would come to a certain place and there wed Frey. Skirnir ha
ng to one another that I am not a man of small dimensions; but if you come to Utgard you will see there many men much taller
there many men much taller than I. Wherefore, I advise you, when you come there, not to make too much of yourselves, for th
sitting at the farther end of the bench, and whose name was Logi, to come forward and try his skill with Loki. A trough fil
“Little as ye call me,” answered Thor, “let me see who among you will come hither now I am in wrath and wrestle with me.” “I
let me tell thee that it will be better for both of us if thou never come near me again, for shouldst thou do so, I shall a
ling-places subterranean caves and clefts. They were supposed to have come into existence as maggots produced by the decayin
ds. It was a firm belief of the northern nations that a time would come when all the visible creation, the gods of Valhal
destruction will not, however, be without its forerunners. First will come a triple winter, during which snow will fall from
The compositions of the Skalds were called Sagas, many of which have come down to us, and contain valuable materials of his
he time to which they relate. Iceland. The Eddas and Sagas have come to us from Iceland. The following extract from Ca
60 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
e, cioè di uccider subito la figlia ; e Acrisio non fu così snaturato come furono in appresso Aristodemo ed Agamennone, i qu
se ne servì utilmente per far diventar di sasso chi più gli piacque, come vedremo. Intanto sarà bene notare che poeti e art
. Il caval Pegaso gli sopravvisse e passò in potere di un altro eroe, come vedremo. Si attribuisce a Perseo la fondazione de
umenti alla sua Storia Universale), pone Inaco per primo re d’Argo, e come vissuto più di 1900 anni avanti l’era volgare ; e
perciò almeno tre secoli più antico di Mosè. Perseo poi è considerato come contemporaneo dei primi Giudici d’Israello. Colle
ece della torre di bronzo rammentano una camera sotterranea di bronzo come luogo della reclusione di Danae. Ma ai poeti parv
vea dritto il sentiero. « Calossi, e fu tra le montagne immerso : « E come dicea l’oste (e dicea il vero), « Quell’era un ne
61 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30
ie Cibele. Convien sapere prima di tutto che Saturno era considerato come il Dio del Tempo, e perciò in greco chiamavasi Cr
o o una femmina, lo divorò. Anche questa stranezza potrebbe spiegarsi come un simbolo della forza distruggitrice del tempo,
rsi come un simbolo della forza distruggitrice del tempo, che logora, come dice Ovidio, pur anco le dure selci e i diamanti
iù antichi o più rozzi, e fu proprio più specialmente degli Egiziani, come abbiamo altrove accennato. Cibele aveva preso mol
giche di Saturno troviamo rappresentate, e quasi storicamente narrate come avvengono tra gli uomini, la maggior parte delle
. Non vi si parla di stragi e di morti, perchè gli Dei degli Antichi, come le Fate del medio evo25) non potevano morire. Vi
62 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
per moralità), i riti degli Dei stranieri non erano ammessi in Roma, come avverte T. Livio nel lib. iv e nel xxxix della su
considerarono sin dal tempo di Numa il sentimento religioso e morale come il primo fattore dell’incivilimento ; e perciò eb
ero e nel loro consesso qualunque mortale benchè scellerato ed empio, come furono i più degli Imperatori romani. Contempora
ei contadini. Negli scrittori della bassa latinità è detto paganitas, come abbiamo nel Codice Teodosiano, lib. xv, tit. 5 :
to significato legale è derivato in italiano l’aggettivo gentilizio ; come abbiamo nelle locuzioni : stemmi gentilizii, tito
o stesso partito, e precisamente a tutti i Ghibellini (considerandoli come componenti una sola famiglia per gl’interessi com
63 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
to il più antico degli Dei. Personificato il Cielo, ossia considerato come una persona divina, si pensò a personificare anal
li al volgo, attribuirono ad esse bisogni, abitudini, idee e passioni come alle persone di questo mondo. Quindi immaginarono
fra i quattro elementi, poichè avevan considerato il Giorno e l’ Aria come genitori del Cielo, e volevano serbar l’Acqua per
do ; perciò i nomi di Titano e di Iperione si trovano usati in poesia come sinonimi del Sole. Quando poi fu nato e cresciuto
arro della luce19, e sotto il nome particolare di Febo fu considerato come il Sole istesso. Siccome Urano era un Dio, e perc
no e per Cibele, ma principalmente per Titano e pe’ suoi discendenti, come vedremo a suo luogo e tempo. Urano dopo aver cedu
64 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
magine della Dea ; ma soltanto un’ara col fuoco perpetuamente acceso, come simbolo della creduta perpetuità del romano imper
primo, la conservazione perpetua del fuoco sacro, che simboleggiava, come abbiam detto, la perpetua durata di Roma e del su
utte le volte che uscivano in pubblico erano precedute da sei littori come i magistrati curuli, inferiori soltanto ai consol
il primo gradino dell’anfiteatro e del circo : la loro parola valeva come un giuramento, e la fiducia di cui godevano era t
nevano chiuso ed invisibile ad ogni occhio profano. Era probabilmente come l’ Araba fenice. 48. Il Pontefice Massimo quando
olgia dell’ Inferno, nella quale son puniti i Simoniaci : « Io stava come il frate che confessa « Lo perfido assassin, che
65 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
iungono che fu subito dopo detronizzato da Preto e costretto a restar come ostaggio alla corte di lui. Quivi fu calunniato m
irmamento, ove fu cangiato nella costellazione che porta il suo nome, come dicemmo. La spiegazione più plausibile che suol d
notabili per la forma mostruosa della loro testa, e che son classati come appartenenti alla famiglia degli Storioni. La Chi
doverlo esporre sulle prime file contro i nemici, perchè vi perisse, come avvenne di fatto. Perciò in stile biblico lettere
e il reo. Quest’ uso barbaro ed empio si estese anche ad altre prove, come a quella del fuoco, la cui sola proposta fanatica
a, invece dell’ ammirazione e del diletto, il disgusto e il ridicolo, come dice Orazio al principio dell’Arte Poetica : « H
66 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
ivinità Italiche e dell’apoteosi di qualche Virtù e di qualche Vizio, come abbiamo notato nel corso di questa Mitologia. I R
ero in tutta quanta l’Iliade ne rammenta sempre almeno le principali, come adorate egualmente da entrambe le nazioni. E poi,
a in vacca da Giove, fu ben presto adorata ed ebbe un tempio in Roma, come asserisce Lucano nel lib. viii della Farsalia :
di Seràpide ponevasi la statua del Dio Arpòcrate che era considerato come Dio del silenzio, e perciò rappresentavasi in att
d’intimazione di silenzio. Quest’atto è anche segno di stare attenti, come abbiamo in Dante : « Perch’io, acciò che ‘l Duca
forma di cane e talvolta di uomo, ma però sempre colla testa di cane, come se ne vedono alcuni idoletti di metallo nel Museo
67 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
bastò ai Greci ed ai Romani politeisti, dopo aver considerata l’Aria come uno dei 4 elementi del Caos, il farne anche una D
qualche altra più potente divinità che li raffrenasse ; diversamente, come dice Virgilio, « ….. Il mar, la terra, e ‘l ciel
ca detrimenti capiat ! A noi basterà di conoscere in qual quadrante, ( come dicono in oggi nelle tavole meteorologiche), ossi
Venti che spirano tra lor più vicini, ossia usano i loro diversi nomi come sinonimi di uno stesso Vento. Così fanno sinonimi
one ed occidente, ossia presso a poco a ponente-maestro o nord-ovest, come ora direbbesi. E quando nel Canto xxxii del Purga
oeti latini usano il patronimico Hippotades, invece del nome di Eolo, come per es. Ovidio nel lib. iv delle Metamorfosi : «
68 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
i Romani. Prima gli uomini adorarono le cose materiali create da Dio, come il sole dal quale riceviamo la benefica luce, e c
gli auguri avevano quattro sorgenti primarie : 1° i fenomeni celesti, come i venti, il fulmine, i lampi, le comete e gli ecc
4° infine gli auguri traevan prognostici da molte altre combinazioni, come dall’arrovesciarsi d’una saliera, da uno starnuto
in discredito ; e un cittadino poteva dire impunemente : « Io non so come due auguri possano incontrarsi senza ridere l’uno
rifizj senza libazione, ma spesso facevano libazioni senza sacrifizj, come nei matrimonj, nei funerali, nei trattati d’allea
parole cabalistiche e cerimonie misteriose. La divisero in più rami, come astrologia giudiziaria, sortilegio, incanti, evoc
69 (1838) The Mythology of Ancient Greece and Italy (2e éd.) pp. -516
whom I at all times most cheerfully acknowledge. Should it chance to come under the eye of any of them, and should he happe
Artemis appears to be satisfactory. The following may seem perhaps to come nearer to the truth. Artemis is quasi Althemis or
too Εἰλείθνια (p. 194), which has the form of a perf. part., may have come from ἠλθηνîα, or some word of similar form and si
chbein, Vases Grecs, iv. 361. Plate VII. Persephone and Spring come to Zeus : Hermes explains to him why the goddess
we shall have occasion to notice it. The second class of legends will come under the three following heads. 6. The epithets
tain with that of Homer. Three only of the poems ascribed to him have come down to us, viz. the didactic poem named Works an
the Christian æra83. Of this, however, the Homeric portion alone has come down to us : for our knowledge of the events cont
gedians, framed a continuous narrative, of which an epitome alone has come down to us ; and Crates, Aristarchus, and the oth
rough the Ocean passed, He to the depths of sacred gloomy Night might come , Unto his mother and his wedded wife, And his dea
ed to send suppers to be placed before her, which the poor would then come and eat, saying Hecate had eaten them304. The rea
s. Of all these mortal loves we shall give a detailed account when we come to speak of the heroes who sprang from them. The
Dew, and the Sanscrit Deva and Deveta 414. The oblique cases of Zeus come from Δὶς and Ζὴν, or Zàv, the former of which is
goddess of the earth in the religion of Argos, her name would seem to come very simply from ἔρα, earth ; yet there is great
the husband returned, and standing at his door called all the gods to come and behold the captives. The dwellers of Olympos
o their question in return, of what that place was to which they were come , he replies by informing them who he is, and what
and setting choirs of youths around the tripod, called on the god to come from the Hyperboreans. Having given laws for a wh
Having given laws for a whole year among those men, when the time was come which he had appointed for the Delphic tripods al
deer are all of gold. When she drives to the house of Zeus, the gods come forth to meet her. Hermes takes her bow and arrow
softest accents, and she becomes his wife. Her sisters had meanwhile come to console their parents for the loss of Psyche,
y the tears of his bride, he however consents that her sisters should come to the palace. The obedient zephyr conveys them t
to many readers. The following one of a modern writer781 may seem to come nearer the truth. “This fable, it is said, is a r
him, and the two brothers are sent in quest of the missing kine. They come to Pylos, and Hermes drives the cattle out of the
weet-smelling flowers Of various kinds the earth doth bloom, thou ‘It come From gloomy darkness back, — a mighty joy To gods
orming her sacred rites. The goddesses then returned to Olympos. “But come ,” cries the Homerid, But come, thou goddess who
ddesses then returned to Olympos. “But come,” cries the Homerid, But come , thou goddess who dost keep the land Of odorous E
and rocky Anthrôn, Deo queen, Mistress, bright-giver, season-bringer, come  : Thyself and child, Persephoneia fair, Grant fre
the tradition of the knowledge and worship of these goddesses having come from the North into Hellas938. Almost all the mou
exhorted them to set him on shore, lest he should cause a tempest to come on. But the captain rebuked him sharply, desired
him that a bee should be her messenger. One time the bee happened to come to Rhœcos as he was playing at draughts, and he m
and three of his companions in them ; and when Proteus at noon should come up out of the sea and go to sleep amidst his herd
e one to the other, and having thus blinded the guards was enabled to come on the Gorgons unperceived. The name of the third
he later poets and the artists. The names Euros and Zephyros probably come from ἠὼς and ζόϕος, which denoted the East and We
ly on that coast. The poet merely says, ‘We then sail on further, and come to the land of the Cyclopes ;’ and if it had been
Typhoeus, though Hesiod makes a difference between them. Their names come from τύϕω, to smoke, and they are evident personi
ch the goddess had informed him his course lay. She said1392 he would come to two lofty cliffs opposite each other, between
e care of his daughters Phaëthusa and Lampetia, and to which he would come immediately after escaping Scylla and Charybdis.
an enemy ? There is not a living mortal, nor will there be, who will come bearing war to the land of the Phæacians ; for th
mortal mingle with us : but this is some unfortunate wanderer who has come hither.” In another place, when noticing the occa
e marly clay, and began to make a man out of it. Jupiter happening to come by, she asked him to animate it ; he did so, but
se was now altered : a woman, whose chief attribute is curiosity, was come into the house : dying to know what the jar conta
a place among the ancient Hellenic mythes ; but unfortunately it has come down to us only in a late form, and apparently mi
ances prove, remarkably fleeting and unstable ; and we should perhaps come nearest to the truth if we were to say, that thos
on ; this period is succeeded by that of the Theban Wars, after which come the War of Troy and the Returns of the Heroes, wi
t, when the day appointed for the life of Admetos to terminate should come , he might defer it if any one would die in his pl
therefore died, and was laid in the tomb ; but Heracles happening to come just at this time to the house of Admetos, and he
was, and Iasôn mildly answered his question, telling him that he was come to demand the kingdom of his fathers which Zeus h
as ploughing on the other side of the Anauros, crossed that stream to come to it, and in so doing lost one of his sandals. I
pledge. Ixiôn then sent to say that the gifts were ready if he would come to fetch them. Deïoneus accordingly came, but his
cated Meleagros : they sent the priests of the gods to entreat him to come forth and defend them : they offered him a piece
ering a convincing proof of the fact of colonies from the East having come to Greece and introduced civilisation and the art
beauty and her courage, he called out to Cheirôn to quit his cave and come to look at her. To the questions of the god respe
me to Athamas he sent for Phrixos out of the country, desiring him to come and to bring the finest sheep in the flock for a
said to be the descendents of Kytissoros the son of Phrixos, who had come from Colchis and saved his grandfather Athamas, w
caught the two mon- sters by the throat and strangled them1729. When come to a proper age Heracles was instructed in the ma
nd Echidna1741, which abode in the marsh of Lerna, whence she used to come out on the land, and kill the cattle and ravage t
where her hole was. He shot at her with fiery darts till he made her come out ; and he then grasped and held her, while she
et of Heracles. He killed the crab, and then he called upon Iolaos to come to his assistance. Iolaos immediately set fire to
bya, which he cleared of the wild beasts with his arrows ; and having come to the eastern course of Ocean, he was once more
of this hero is of a very mixed character in the form in which it has come down to us. There is in it the identification of
it is well known that some of the Hesiodic poems, as they are called, come down even below the thirtieth Olympiad. Cinæthos
Tereus the son of Ares out of Thrace1804. Having with his assistance come off victorious in the contest, he gave him his da
r frequently ascended the summit of a hill, and cried “Come, Nephela, come  !” Procris went to the designated hill, and conce
cealed herself in a thicket ; and on Cephalos’ crying “Come, Nephela, come  !” she rushed forwards to her husband, who in his
e service of the temple ; and when some years after Zuthos and Creüsa come to consult the oracle on the subject of progeny,
bably never have been king of Megara, if the Neleids of Pylos had not come to Attica at the time of the Dorian Migration. We
ve mentioned, wished to possess the winged steed Pegasos, who used to come to drink at the fount of Peirene on the Acrocorin
except among nomadic tribes, been derived from persons ; they always come from the character of the people or that of the s
the great seat of the worship of Asclepios) was that Phlegyas, having come to explore the strength of the Peloponnese, was a
hile he was absent, Euadne, who had gone to the fount, felt her pains come on. She laid down her silver pitcher and loosed h
to restore him to his native country. Meantime famine and plague had come to punish the crime of Atreus ; and the oracle ha
ch of Thyestes. They went to Delphi, where they met him, who was also come to consult the god on the nature of the vengeance
knew it to be that which he had lost, and asked the youth how he had come by it. He replied that it was the gift of his mot
sted to Leto and Artemis that he was able to kill anything that would come from the earth. Indignant at his boast they sent
Pausanias and other authors. Of the dramas on this subject there have come down to us the noble ‘Seven against Thebes’ of Æs
daughter of Lycomedes2213. Telephos having by direction of an oracle come to Argos in search of a cure for his wound, he is
very copious. Of the original poems the Ilias and Odyssey alone have come down to us ; fragments only exist of the remainin
ls of wine at a fountain on Mount Aventine, whither they were wont to come to drink, and concealed himself in a neighbouring
lebrated when the sowing of the seed was over2312. The name Ceres may come from creo. Servius2313 says that in the Sabine la
alma. 2325. The name Venus, or rather Veneris, may, as was supposed, come from venio, but its origin is very doubtful.
and apparently denotes continental Greece. It would seem therefore to come from ϵὐρύѕ, and to signify mainland. (See Völck.
nd supposing the root to be αΐα, ταȋα (by reduplication τιταία) would come as easily from it as γαῖα and δαῖα. Völcker (285.
7. 1398. The poetess Hedyla said (Athen. vii. 297.) that he used to come to Scylla's cave. Ἤκόγγου δώρωμα ϕέροντ՛ ՛Ερυθρα
i. 556. seq. 2026. As μήστωρ comes from MAΩ, so Νήστωρ, Νέστωρ, may come from νάω, to flow. 2027. From πϵράω, πϵίρω, to
onsequences of his voyage to Greecc. She at the same time told him to come to her if ever he was wounded, as she alone could
70 (1909) The myths of Greece and Rome
be happy, and many were the songs in praise of their sunny land. “I come from a land in the sun-bright deep,         Where
t this insult, Uranus cursed his son, and prophesied that a day would come when he, too, would be supplanted by his children
ft from heaven; but he, knowing only too well that nothing good would come to him from the gods, refused to accept her, and
r the first time on the fair face of his beloved, he entreated her to come out into the fresh air and join in the merry game
ltily. Epimetheus was coming, and she knew he would urge her again to come out, and would prevent the gratification of her c
with thy prate! “‘Weary Pluto with thy tattle!     Hither, monster, come not back; And — to match thy disposition —     He
reath could stir the aspen’s hair, His song was still, ‘Sweet air, oh come !’ While Echo answered, ‘Come, sweet air!’” Moore
to his usual resort, near which Procris was concealed. “Sweet air, oh come !” the hunter cried; and Procris, cut to the heart
vocable oath, was obliged to fulfil his promise. The hour had already come when the Sun usually began his daily journey. The
ently visited him on Mount Hymettus. “‘Come,’ Phœbus cries, ‘Aurora, come  — too late Thou linger’st slumbering with thy wit
riestess called Pythia gave out mysterious oracles purporting to have come from the god. The ancients everywhere could not f
n upon the sward, hoping to woo it to visit him once more. It did not come again that night, however; but the next night, as
ness. All night long she waited and watched for the lover who did not come ; and, when the first sunbeams shone over the toss
hen, instead of her lover, she saw a lion emerge from the thicket and come towards her, slowly lashing his sides with his ta
cast themselves over the precipice, and — perished. And now night was come , bringing Cupid, usually so welcome, and Psyche,
l! There is no Love except with Faith, And thine is dead! Farewell! I come no more!’” Lewis Morris. When he had vanished i
m hast thou; And it hath furrow’d that large front: yet now, As newly come of heaven, dost thou sit To blend and interknit S
nd tried to overtake their beloved mistress. Afraid lest Ceres should come and force him to relinquish hi: new-won treasure,
g her daughter, and wondering where she could be, and why she did not come bounding to meet her. As time passed, and still P
Having heard her bewail the loss of her child, they entreated her to come to the palace, and, knowing nothing could so well
er, until, exhausted, she paused for breath, crying aloud to Diana to come to her rescue. Her prayer was answered. A moment
sweet-smelling flowers Of various kinds the earth doth bloom, thou’lt come From gloomy darkness back — a mighty joy To gods
t, as god of avenues and gates,     The years that through my portals come and go. I block the roads and drift the fields w
e those which passed through the homely gate of horn were destined to come true in the course of time. “Of dreams, O strang
their shadowy shapes, Of ivory one, and one of horn. The dreams That come through the carved ivory deceive With promises th
ng the women, and artfully spread the report that Hercules had really come to kidnap their queen, and that the pretended que
found him, there to remain until some more compassionate hero should come and set him free. “There Atlas, son of great Iap
nightshade sprang, that he took refuge in a huge jar, and refused to come out until Hercules had carried the monster back t
nged Achelous; and now began a wrestling match, the fame of which has come down to us through all the intervening centuries.
ined it but a little. I did wrong: I know it, and repent me. If there come A time when he grows cold — for all the race Of h
us permitted, he must raise the rock, take the sword and sandals, and come and join him in Athens, where he should be introd
young stranger draw near, then she knew him, and foresaw that he had come to demand his rights. To prevent his making known
ies were powerless to move him from his purpose, and, the hour having come , he embarked upon the black-sailed vessel which w
spleasure, and told his nephew that they would discuss the matter and come to an amicable understanding after the banquet, w
his dying struggles the boar would have killed her, had not Meleager come toiler rescue and given him his death-blow. All t
ack Thebes and avenge their fathers’ death. The Epigoni (or those who come after), as these youths are collectively designat
he would remain constant and undivided in his affection. She bade him come to her an hour before sunset, but promised to sen
this proposal, the oath was taken, and Helen, whose deliberations had come to an end, bestowed her hand upon Menelaus, King
eks, in terror, now consulted an oracle to know why this calamity had come upon them, and how they might check the progress
d, and together they performed many deeds of valour. The time had now come when Jupiter was about to redeem the promise give
ounter the enemy. The Trojans paused in dismay, thinking Achilles had come , and were about to take flight, when all at once
wailing the loss of Patroclus. During Thetis’ absence, messengers had come to Achilles’ tent to warn him that Patroclus’ bod
Patroclus’ body was still in the enemy’s hands, and to implore him to come and rescue the precious corpse. Mindful of his pr
announced the will of Jove:                                    “I am come A messenger from Jove, who bids me say The immort
ince it occurred; and when Orestes had attained manhood, she bade him come and punish those who had committed the crime. Ore
? It hath not been thy wont To let the sheep go first, but thou didst come Earliest to feed among the flowery grass, Walking
and also that Dardanus, their first progenitor, was reported to have come from thence. “There is a land, by Greece of old
he Sky and of Time, who swallows his own children, “the Days, as they come each in order.” We have also Ceres or Demeter, “
s from a tiny spark. His name is derived from the Hindoo agni, whence come the Latin ignis and the English verb to ignite. V
71 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
mologia, significa deificazione, e consiste nel considerare e adorare come Dei gli esseri della Natura, le esistenze create1
ll’ Arabia meridionale. Fu questa pur anco la religione dei Persiani, come sappiamo dallo Zend-Avesta, che è il loro libro s
attribuito a Zoroastro. Anche a tempo di Augusto i Persiani adoravano come loro Nume supremo il Sole ; e Ovidio ci dice che
e professato dagli Egiziani, i quali anche al tempo di Mosè adoravano come loro Dio il bue Api, la qual goffa idolatria fu i
e crea le esistenze. Nel Panteismo mitologico invece si consideravano come Enti creatori le leggi e le forze della materia e
72 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
profeta. Nell’Eneide parla divinamente nel suo linguaggio originale, come lo fa parlare Virgilio27. Virgilio inoltre si dà
e corna. Inoltre la corona o ghirlanda del fiume è composta di canne, come del Tevere ha detto Virgilio, o ancora delle fron
ta. « Or vuole il Fato che sommerso io pera « D’oscura morte, ohimè ! come fanciullo « Di mandre guardïan cui ne’piovosi « T
pur anco Strabone il geografo e Pausania lo storico lo registrano, e come fisicamente possibile, e come realmente vero. Tro
e Pausania lo storico lo registrano, e come fisicamente possibile, e come realmente vero. Trovansi infatti anche altrove de
73 (1842) Heathen mythology
ch, touch me not; The power to pardon lieth not in man. Thy hour hath come .     Vestal, (clasping him). I will not quit thee
torture. ———— “Awful sufferer! To thee unwilling, most unwillingly I come , by the great Father’s will driven down, To execu
period of Jove’s power?     Prometheus. I know but this, that it must come .     First Fury. Prometheus!     Second Fury. Imm
consult: and in which are written those events which must inevitably come to pass, and which all are so anxious to discover
weary thousands; all her days, Dismally doom’d! meanwhile the billows come , And coldly dabble with her quiet feet, Like any
cation. The shepherds residing in the neighbourhood of Athens, having come into the vine-yard of Icarius, drank to such exce
e the fermenting juice the vat o’erflows, Come steep with me, my god; come drench all o’er Thy limbs in wine, and drink at e
was suckled by the wild beasts of the forest. No sooner had strength come with years, than Cupid, forming a bow of the ash
n hast thou; And it hath furrowed that large front: yet now, As newly come of heaven, dost thou sit, To blend and inter-knit
’ he cries, ‘is any nigh?’ Again the mournful Echo answers, ‘I,’ ‘Why come not you,’ he said, ‘appear in view,’ She hastily
y come not you,’ he said, ‘appear in view,’ She hastily returns, ‘why come not you?’ “‘Then let us join,’ at last Narcissus
d the sign of Capricorn.     “From the forests and highlands,     We come , we come! From the river-girt islands,     Where
n of Capricorn.     “From the forests and highlands,     We come, we come ! From the river-girt islands,     Where the loud
a wreath of flowers; and many are the strains attributed to her. “I come , I come! ye have called me long, I come o’er the
h of flowers; and many are the strains attributed to her. “I come, I come ! ye have called me long, I come o’er the mountain
trains attributed to her. “I come, I come! ye have called me long, I come o’er the mountains with light and song! Ye may tr
sounds with the joy of waves! Come forth, O ye children of gladness, come ! Where the violets lie may be now your home. Ye o
There is something bright from your features past! There is something come over brow and eye, Which speaks of a world where
And the fish leap from out the smiling rill. The town’s pale denizens come forth to breathe. The free, fresh air, and lave t
foresight, and with unerring doom He sees what is, and was, and is to come .” Virgil. From his knowledge of futurity, manki
roll of distant surge,     The gathered billows roar.     “Thou art come from forests dark and deep,     Thou mighty, rush
sounding wilderness,     Have lent their soul to thee.     “Thou art come from cities lighted up     For the conqueror pass
off shout of multitudes,     Are in thy rise and fall.     “Thou art come from kingly tombs and shrines,     From ancient m
shield, and helm,     To his place of slumber’s gone.     “Thou art come from long forsaken homes,     Wherein our young d
chariot by owls and bats. Song of Night.                         “I come to thee, O Earth! With all my gifts; for every fl
                   The glory of its birth.                         I come with every star; Making thy streams, that on thei
                  Mirrors of world’s afar.                         I come with peace; I shed Sleep through the wood walks,
               The shadowing lids to play.                         I come with mightier things! Who calls me silent? I have
          Like trumpets through the gloom.                         I come with all my train; Who calls me lonely? Hosts aro
ess with her; hearken your hymn of praise, Penates! to your shrines I come for rest, — There only to be found. Household Dei
an oracle that one of the descendants of Æolus, (from whom Jason had come ) would dethrone him. After he had distinguished h
rieves, as though lie were allied to ills. And to this misery shall I come , I ween. The earth will cry aloud, forbidding me
o remember that I stood Before her as thy son, and did entreat her To come back to the straight path of her duty.     The. A
enderness, Had burdened her full soul. But now, oh! now, Its time was come — and from the spirit’s depths The passion and th
all blazing fire. Stand from this spot, I wish you as my friends, And come not near me, lest the gaping earth Swallow you to
Iphig. Come, I have better diadems than those Of Argos and Mycenai —  come away, And I will weave them for you on the bank.
the inhabitants of Greece, into which country, he is believed to have come about one thousand four hundred and ninety years
erwhelmed with caresses for the present, and promises for the life to come , that they sometimes congratulated themselves in
74 (1898) Classic myths in english literature
rican boys and girls, and will, no doubt, delight many generations to come , — it was designed neither as a school-book nor a
s will experience no difficulty in mastering these chapters when they come to review them. Since the myths are presented in
cult to reach an agreement concerning some way by which they may have come into existence. Imagination. — If we assume that
the reasonable myths. How, then, did the senseless and cruel stories come into existence? And were they ever believed? How
ess element of mythical adventure, while it fails to show how savages come to exaggerate their heroes into beings entirely o
ries would at first exist as allegories, but in process of time would come to be understood literally. Thus Cronus, who devo
They lived exempt from disease or old age, from toils and warfare. “I come ” sings one of them:91 — “I come from a land in t
old age, from toils and warfare. “I come” sings one of them:91 — “I come from a land in the sun-bright deep, Where golden
or Pandæan pipes. Argus listened with delight. “Young man,” said he, “ come and take a seat by me on this stone. There is no
ther fragrant lilies on the leas… Now the girls, so soon as they were come to the flowering meadows, took great delight in v
be. If he is indeed Jove, make him give some proof of it. Ask him to come arrayed in all his splendors, such as he wears in
; you alone shall go free from the chastisement. Quit your house, and come with us to the top of yonder hill.” They hastened
cture: Baumeister.] Arachne. — In another contest, a mortal dared to come into competition with the gray-eyed daughter of J
that the Nymphs themselves would leave their groves and fountains to come and gaze upon her work. It was not only beautiful
aight at him. 38. Minerva. [Statue: Müller.] … And when they were come nigh in onset on one another, first Mars thrust o
Alcestis, the daughter of Pelias, who promised her to him who should come for her in a chariot drawn by lions and boars. Th
. “Admetus,” said he, “take and keep this woman, my captive, till I come thy way again.” But Admetus would admit no woman
look not somewhat like that wife thou hast lost.” Ah, but the tears come , find the words at fault! There is no telling how
idas was sitting contentedly by: - From the forests and highlands We come , we come; From the river-girt islands, Where loud
sitting contentedly by: - From the forests and highlands We come, we come ; From the river-girt islands, Where loud waves ar
with the precious commodity, was restored to her; and glad was she to come out once more into the light of day. But having g
and fears, Those phantom-shapes that haunt and blight the earth, Had come ‘twixt her, a child of sin and tears, And that br
ling his soul with great felicity, And thus she spoke, “Wilt thou not come to me, O dear companion of my new found life, For
of their rite, The cone-tipped thyrsus of a god’s desire; Nearer they come , tall damsels flushed and fair, With ivy circling
hy sittest thou here alone upon the rocks?” The old man begged her to come into his cottage. She declined. He urged her. “Go
e father in a chariot race, and that none might fail in that race and come off alive. Since an oracle, too, had warned Œnoma
he would say aloud, “Come, gentle Aura, sweet goddess of the breeze, come and allay the heat that burns me.” Some one, fool
try, which is the abode of the dull god, Somnus. Here Phœbus dare not come . Clouds and shadows are exhaled from the ground,
the drowsiness creeping over her, and returned by her bow as she had come . But Somnus called one of his sons — Morpheus — t
ith certain trees which had been their abode, and with which they had come into existence. Wantonly to destroy a tree was th
n fawns, all crescent browed, and four young whelps of the bear. Nay, come thou to me, and thou shalt lack nothing that now
maiden, now and here will I learn to swim, if perchance some stranger come hither, sailing with his ship, that I may see why
golden branches, half hid with golden leaves. Perseus said to him, “I come as a guest. If thou holdest in honor illustrious
ight be fashioned to his mind, and might drive a straight furrow, and come to the true measure of man…. “And Hylas of the ye
urnished her hero with a charm which should aid him in the contest to come . Accordingly, when the momentous day was arrived,
ing Ægeus, the father of Theseus; and we shall meet her again when we come to the adventures of’ that hero.305 The incantat
y dumb sister’s shame? Dost thou once more assay Thy flight, and feel come over thee, Poor fugitive, the feathery change Onc
and the high Cephissian vale? Listen, Eugenia — How thick the bursts come crowding through the leaves! Again — thou hearest
h Pittheus, Æthra’s father, was king. When Æthra thought the time had come , she led Theseus to the stone. He removed it with
fered, and what ills he did, They in the dark should look, in time to come , On those whom they ought never to have seen, Nor
use; but if not, let him at least send his soldiers to the field, and come thou, Patroclus, clad in his armor. Perhaps the v
of my age, whom fighting for his country thou hast slain. His body I come to redeem, bringing inestimable ransom with me. A
s are cold: Our sons inherit us: our looks are strange: And we should come like ghosts to trouble joy. “… But, propt on bed
tretched out both hands to him, while tears flowed freely. “Dost thou come at last,” said he, “long expected, and do I behol
eam by his father Faunus, that the destined husband of Lavinia should come from a foreign land. From that union should sprin
land shall guide them to victory, and that their destined leader must come from across the sea. They have offered the crown
now clearly perceived that it was in reality a mountain giant who had come amongst them. Feeling no longer bound by their oa
ng to one another that I am not a man of small dimensions; but if you come to Utgard you will see there many men much taller
e there many men much taller than I. Wherefore I advise you, when you come there, not to make too much of yourselves, for th
sitting at the farther end of the bench, and whose name was Logi, to come forward and try his skill with Loki. A trough fil
“Little as ye call me,” answered Thor, “let me see who among you will come hither now I am in wrath and wrestle with me.”
let me tell thee that it will be better for both of us if thou never come near me again, for shouldst thou do so, I shall a
y and obtained the maiden’s promise that within nine nights she would come to a certain place and there wed Freyr. Skirnir h
aughed and said: “Ye gods, good lack, is it so dull in heaven That ye come pleasuring to Thok’s iron wood? Lovers of change,
She spake, but Hermod answered her and said, “Thok, not for gibes we come ; we come for tears. Balder is dead, and Hela hold
e, but Hermod answered her and said, “Thok, not for gibes we come; we come for tears. Balder is dead, and Hela holds her pre
Then, with a louder laugh, the hag replied: Is Balder dead? and do ye come for tears? Thok with dry eyes will weep o’er Bald
ling-places subterranean caves and clefts. They were supposed to have come into existence as maggots produced by the decayin
ods. — It was a firm belief of the Northern nations that a time would come when all the visible creation, the gods of Valhal
day of destruction will not, however, be without warning. First will come a triple winter, during which snow will fall from
eaven, Who live, and with their eyes shall see that day! The day will come , when fall shall Asgard’s towers, And Odin, and h
d consumed with sorrow, she called upon her ancient lover, Sigurd, to come and look upon her, as he had promised, from his a
loves of Zeus) is the feminine of Zeus. These names (and Diana, too) come from the root div, to shine, to illumine. There a
e. — Max Müller derives Niobe from the root snu, or snigh, from which come the words for snow in the Indo-European languages
eping in the temple. It has been inferred from the accounts that have come down to us that the treatment of the sick resembl
Hood, Ode to Melancholy: — “Forgive if somewhile I forget, In woe to come the present bliss; As frighted Proserpine let fal
the unknown night-enveloped ocean and the misty horizon whence storms come . In that case, the Grææ will be the gray clouds,
year (the Ram of the Golden Fleece being the fructifying clouds that come and go across the Ægean) or to the process of sun
A′-jax, Meg-a-ba-zus, A-dras′-tus. Note (a). — Sometimes two vowels come together without forming a diphthong. In such cas
75 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
ro poeti, ci sembrano fantastiche e strane, essi forse potrebbero dir come Dante : « Mirate la dottrina che s’asconde « Sot
nazione e dalle assurde credenze del volgo ; e così insegnarono a noi come doveva intendersi e studiarsi la loro Mitologia.
bbiamo veduto esser quella di considerare le Divinità del Gentilesimo come altrettante personificazioni o deificazioni dei f
li uomini, e perfino delle idee non solo concrete, ma anche astratte, come noteremo più specialmente nelle seguenti parti di
76 (1883) A Hand-Book of Mythology for the Use of Schools and Academies
en the evening came they said, ‘Our friend, the sun, is dead; will he come back again?’ and when they saw him once more in t
e sun set, they said that the dawn with its soft and tender light had come to soothe her son, or her husband, in his dying h
these physical meanings were lost, had long before the Homeric epoch come to regard Zeus, Hermes, Athene, etc., as mere per
e. Moore has given us the “Song of the Hyperborean,” beginning, — “I come from a land in the sun-bright deep, Where golden
nt suppers to be placed before her statues, which the poor would then come and eat. This was called the “Supper of Hecate,”
fears,     Those phantom-shapes that haunt and blight the earth, Had come ’twixt her, a child of sin and tears,     And tha
so alarmed by this heroic feat that he forbade Heracles henceforth to come within the walls of the city, but commanded him t
Dædalus* for Minos*, king of Crete. Androgeus*, son of Minos, having come to the public games at Athens, vanquished all his
foreign expedition of uncertain duration. Hearing that Palamedes* had come to summon him to the field, he pretended to be in
elf in single combat with Eurypylus*, a grandson of Heracles, who had come to aid the Trojans. The third and most difficult
beautiful daughter of the king, Alcinous*, and his queen, Arete*, had come down to the shore, accompanied by her maidens, to
will, he cannot reach his home until another series of ten long years come to an end. The sun cannot see the twilight until
t Latinus was warned by an oracle that his destined son-in-law was to come from afar, and that his daughter’s descendants we
a mysterious connection with its mummied body, and was at liberty to come and go from the grave, during the day-time, in an
nts of Ormuzd and Ahriman — carry on incessant war. But the time will come when the followers of Ormuzd shall everywhere be
flheim*, the land or home of the cold mists. The Eddas and Sagas have come to us from Iceland. The following is from Carlyle
77 (1832) A catechism of mythology
the infernal precipices, where she beholds a thousand-fanged serpent come up and gnaw their guilty hearts; and, at last dro
nto Celestial, Marine, Terrestrial, and Infernal. We shall afterwards come to the subordinate gods, of whose residence the a
she favours all creatures; Fatua, because infants never cry till they come into the world; Pessinuntia, because an image of
n old woman, and prevailed on Semele to beg of Jupiter, that he would come and see her in all his glory and majesty, and thu
ining shield Is grav’d, and strides along the liquid field. The Dirse come from heav’n with quick descent, And Discord, died
g dropped her veil, she ran into a cave. The lioness, just as she had come from the slaughter of some cattle, found the veil
a enwraps the blade, and envelops the beard. Patelina makes the corn come forth from the pod. Flora causes the ear to blos
urried. While he was in Pluto’s kingdom, however, he was permitted to come back to this world in order to punish his wife fo
soul regardeth him, doth he appear. They who, polluted with offences, come ,                   Behold him as the king Of terr
f his songs, the spirits of the dead, who left their black abysses to come and range themselves around him. His eloquence, t
resulting from this worship. At length, the introduction of a life to come , cemented this religious edifice; cruel punishmen
future state, and to the last destinies of this world. There will come a time, says the Edda, a barbarous age, a sword a
ries. Then the powerful and the valiant, and he who governs all, will come from the abodes on high to administer divine just
ells, In her cold bones the spirit dwells; And still if bold intruder come , Her voice unfolds his hidden doom, And oft the r
the dawn of glory streaming,     Wake us to immortal joys? He shall come in might eternal,     He whom eye hath never seen
ors and caresses by the assembly, and had so many promises of life to come , that they sometimes congratulated themselves on
lready civilized nations; and hence, the few facts of early ages that come to us, are the exaggerated and altered accounts h
, the souls of fathers were thought to descend from their clouds, and come to predict good or ill success: and although they
Esus, Dis, Pluto, Samothes, Teutates, and various other gods, had not come to their knowledge until by their communication w
of the Druids, it must be observed, that we present them as they have come down to us by tradition, since the Druids never w
78 (1860) Elements of Mythology, or, Classical Fables of the Greeks and the Romans
auty of Proserpine, Pluto was resolved to make her his queen, and had come to carry her off with him. The young virgins saw
imes Erinnes, disturbers of the mind. The afflictions which we suffer come from God: “Vengeance is mine; I will repay, saith
s shared with new occupants; that men and their domestic animals have come within their range, they immediately enter the sl
ong club; invents snares to entrap the invaders; kills them when they come near the habitations of men: seeks out their retr
e was a god who accomplished these services to mankind. And so heroes come to be “as gods revered.” Hercules, one of the
and command the soldiers: and when the army of any other state should come into Attica, he would be ready to punish such an
lies of the people — that is, all the men who were respectable should come into one place, and deliberate upon what was best
held in Athens; and the people all over the province of Attica, might come to the magistrates at Athens, to settle their dis
, if her husband would refrain from looking at her till she should be come to upper air. Orpheus thus satisfied, proceeded t
iniquity, transgression, and sin.” They, who polluted with offences come ,              Behold him as the King Of terrors;
ells, In her cold bones the Spirit dwells, And still if bold intruder come . Her voice unfolds his hidden doom. And oft the r
l the dawn of glory streaming     Wake us to immortal joys? He shall come in might eternal,     He whom eye hath never seen
79 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Introduzione » pp. 6-9
l tempo, ad una nuova scienza che starà alla Mitologia greca e romana come la Paleontologia alla storia naturale, e che perc
sarebbe un gran danno) la vena poetica degli italiani, o si abolisse ( come fu inutilmente tentato un mezzo secolo indietro),
80 (1895) The youth’s dictionary of mythology for boys and girls
” The argument of the anthropologists is that while all nations have come from one parent-stock, as is claimed also by the
as banished from heaven by her father Jupiter. “With Ate by his side come hot from hell.” Shakespeare. Athe′na [Athena],
in the following admirable couplet: “When Dido found Æneas would not come , She mourned in silence, and was Dido dumb.” Di
so often injudiciously bestows his riches, and lame because fortunes come so slowly. Plu′vius [Pluvius]. A name of Jupiter
rs, a son of Astræus and Aurora (Eos). See Favonius. “Wanton Zephyr, come away. ……………………………………… The sun, and Mira’s charmin
shiped on the highest mountains, on which he was enthroned. From Zeus come all changes in the sky or the winds; he is the ga
81 (1889) The student’s mythology (2e éd.)
hey saw themselves overcome by Orpheus, they knew that their hour had come , and flung themselves headlong into the sea, wher
the virtuous to heap riches on the wicked; he is lame because riches come slowly, and timorous, because the rich watch thei
d in the company of Penelope. Hearing that Palamedes [Palame′des] had come to summon him to the field, he pretended to be in
t Latinus was warned by an oracle that his destined son-in-law was to come from afar, and that Lavinia was to wed a foreigne
d all things, Vishnu preserves them, and when the end of the world is come , which the Vedas say will occur in about twelve m
Avatar? Ans. The tenth Avatar is called Kalki, in which Vishnu will come to judge the world, destroying the wicked and rew
s. It was a firm belief of the northern nations, that a time would come when all the visible creation, the gods of Valhal
ons. This fearful day will not be without its forerunners. First will come a triple winter, during which clouds of snow, dri
as killed by the blow, thus verifying a prophecy that his death would come from on high. Of the dramas written by Æschylus,
82 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) «  Avviso. per questa terza edizione.  » pp. -
ggiore d’incisioni in legno intercalate nel testo. Giovi poi ripetere come la traduzione di quest’opera non sia un semplice
83 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — I. La Cosmogonia mitologica » p. 10
ulla Cosmogonia dunque creduta vera dai Greci e dai Romani, e ammessa come base dei loro miti, convien trattenersi alquanto,
84 (1836) The new pantheon; or, an introduction to the mythology of the ancients
soul regardeth him, doth he appear. They, who polluted with offences come , Behold him as the King Of terrors; black of aspe
ells, In her cold bones the Spirit dwells; And still if bold intruder come , Her voice unfolds his hidden doom. And oft the r
the dawn of glory streaming,     Wake us to immortal joys? He shall come in might eternal,     He whom eye hath never seen
en table near it; but without any image. Here the God was supposed to come to repose himself; hence it has been inferred tha
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