are la verità. E però Mitologia vuol dire la conoscenza delle favole,
cioè
del nascimento, delle favolose avventure, delle i
. Noi tanta moltitudine divideremo come in tre schiere ; de’ Gelesti,
cioè
, (επουρανιοι, ολιμπιοι, αθανατοι) ; de’ Terrestri
come diremo. Da’ Greci dicevasi Crono (Κρονος quasi Χρονος, tempus),
cioè
tempo, perchè Satùrno era quel nume che in se con
ro si divisero il gran regno dell’universo, sicchè a Giove, il cielo,
cioè
l’isola di Creta ; a Nettùno, il mare, cioè le is
sicchè a Giove, il cielo, cioè l’isola di Creta ; a Nettùno, il mare,
cioè
le isole del mare Egeo, ed a Plutòne, l’inferno,
ttùno, il mare, cioè le isole del mare Egeo, ed a Plutòne, l’inferno,
cioè
l’Epiro, ch’è la parte inferiore della Grecia, to
il chiuso tempio. Questo tempio tre volte si chiuse a Roma, a tempo,
cioè
, del pacifico re Numa ; sotto il consolato di T.
, nacque Chiròne (Χειρων, Chiron), ch’era mezzo uomo e mezzo cavallo,
cioè
uno di que’mostri che i poeti chiamaron Centauri.
Consivius (da consero), Giano propagatore del genere umano. Enthea,
cioè
divina, piena di Dio, si chiama Cibèle, e Mygdoni
nte si dice per coelo fulgente ; ed in Orazio manet sub Jove frigido,
cioè
all’aria scoperta ; ed in Virgilio plurimus Jupit
e un’informe e confusa mole di materia, che gli antichi dissero caos,
cioè
confusione universale della materia, che contenea
a o provvidenza di Dio. L’uomo adunque fu la grand’opera di Prometeo,
cioè
della divina Provvidenza ; e di Minerva, o sia di
e. Le pecore presso Ovidio (3) hanno le mammelle ricolme di nettare,
cioè
di latte ; e le acque che beveano i primi uomini
ssomigliano al volo (3) ; e perciò Dedalo fuggì dal laberinto a volo,
cioè
, su di una nave velocemente portata dalle vele, c
re, Arto, ed Elice ; ed Arcade, nella costellazione detta Artofilace,
cioè
guardiano dell’Orsa, perchè la siegue d’appresso.
tentrione ; percui il polo artico è il settentrionale ; e Trioni (1),
cioè
buoi d’aratro, sono le stelle che formano le due
a motto ne’suoi poemi. A tempo poi d’Ifito, contemporaneo di Licurgo,
cioè
23 anni circa avanti la fondazione di Roma, e 776
abbia sempre gli stessi caratteri che dagli altri Dei il distinguano,
cioè
uno sguardo costantemente sereno, co’capelli che
Diespiter, Giove, padre del giorno, detto Lucetius ne’carmi Saliari,
cioè
autore della luce. Da’ Cretesi il giorno stesso c
o a ferendo, perchè a lui si portarano o dedicavano le spoglie opime,
cioè
quel bottino che il generale di un esercito ripor
, i quali con grande amorevolezza la nutrirono ; forse perchè l’aria,
cioè
Giunone, è alimentata e restaurata dall’acqua. Al
oli di Etiopia di sì bassa statura, che i Greci li chiamarono Pigmei,
cioè
dell’altezza di un cubito. E come le grù di verno
de’ Numi. Il che può spiegarsi dicendo che per beneficio di Giunone,
cioè
dell’aria, Eolo signoreggiava i venti, perchè l’a
offerto de’ sacrificii. Di ciò il Sole fece intesi i suoi figliuoli,
cioè
que’ di Rodi, affinchè fossero stati i primi a fa
itrovato dell’ingegno umano, ma piuttosto un parto del capo di Giove,
cioè
dell’inesausta fonte della mente e sapienza divin
apere che quando Prometeo di fango formò il corpo dell’uomo, Minerva,
cioè
la divina sapienza, v’infuse quel soffio celeste
Minerva(5). Da ciò pure venne la frase, fare un’opera crassa Minerva,
cioè
grossolanamente(6) ; e quell’altra di Petronio, o
ed avendo ritrovato gli uomini del paese dediti al culto di Nettuno,
cioè
inchinati alla navigazione ed al corseggiare, si
un trovato di Ulisse, il quale in ogni sua azione era dalla Prudenza,
cioè
da Minerva, diretto ; e che però ebbe dal poeta l
e che Fidia rappresentò Minerva in nulla inferiore a quella di Omero,
cioè
in sembianza di una vergine avvenente, cogli occh
tissimi osservatori delle proprietà, riflettevano che questo appunto,
cioè
il colore glauco, è il colore degli occhi de’ più
le micidiali esalazioni della terra dopo il diluvio, le quali Apollo,
cioè
il Sole, uccise, o sia dissipò e distrusse colla
stra una tromba, e nella sinistra, un libro, e tre altri vicino a se,
cioè
l’Iliade, l’Odissea e l’Eneide. Infine diciamo ch
uale abbiam parlato, la divinazione, la medicina e l’arte sagittaria,
cioè
di maneggiar l’arco. Quindi sotto la tutela di lu
a la grand’opera, dimandarono al Nume un guiderdone pari alla fatica,
cioè
quella cosa che gli fosse sembrata di loro maggio
ri destrieri erano bianchi e tutti sfolgoranti di luce. Son essi Eoo,
cioè
l’orientale, Eto, o l’ardente, Piroo, o l’infocat
i(1). XVIII. Principali epiteti di Apollo. Apollo arcitenens,
cioè
arciero, perchè Dio dell’arte sagittaria. Valerio
chè Dio dell’arte sagittaria. Valerio Flacco disse arcipotens Apollo,
cioè
valente in tirar d’arco. I Greci dicevano τοξοφορ
εργος, il lungi saettante, e più altri simili. Apollo Augur, certus,
cioè
, infallibile, dicesi da Orazio, perchè presedeva
salute e felicità ; e quindi detti σωτηρες, αλεξικακοι, αποπομπαιοι,
cioè
gli Dei Averrunci de’ Latini, i quali averruncaba
ποπομπαιοι, cioè gli Dei Averrunci de’ Latini, i quali averruncabant,
cioè
tenevan lontana la peste, la carestia ed ogni pub
tto di alloro presso Antiochia. Chiamavasi pure Dafneforo,δαφνηφορος,
cioè
che porta alloro. Dafneforo pure appellavasi un g
nga chioma ; da’ Greci, ακειρεκομης. Apollo Iperionide, Υπεριονιδης,
cioè
fig. d’Iperione, il quale, secondo alcuni mitolog
medicina. Da Ovidio chiamasi Opifer. Apollo Musagete, (dux Musarum),
cioè
duce e presidente delle Muse. Apollo Musico, Mus
, Citharaedus perchè Dio della musica. Apollo Nomio, Nomius, νομιος,
cioè
pastorale, forse perchè guidò gli armenti di Adme
’ sei mesi di inverno dava i suoi oracoli. Apollo Sosiano, Sosianus,
cioè
Salvatore (a σωζειν, salvare). Altri vogliono che
ad Apollo, perchè col suo canto annunzia il vicino apparire di Febo,
cioè
del Sole. Talora se gl’immolavano degli agnelli,
cet). Altri vogliono che fu così detta perchè riluce con luce aliena,
cioè
presa in prestito dal sole. Dai Greci dicevasi Σε
osta nel numero delle Dee ; ed ecco gli Arcadi nati prima della Luna,
cioè
di Selene. Bacco I. Nomi dati a questo N
o dall’isola di Nisa ove fu educato. Macrobio(7) dimostra che Libero,
cioè
Bacco, era presso gli antichi il Sole ; e pare ch
ellera ; che pensassero all’onor della patria, e l’imbelle straniero,
cioè
Bacco, senza indugio gli recassero carico di cate
o sia l’uso soperchio e sregolato del vino, fu ucciso dalle Baccanti,
cioè
da persone furiose per immoderato bere il che ha
a, qual’era Bacco, le favole e le cerimonie di una divinità Egiziana,
cioè
di Osiride, in guisa che il Bacco de’ Greci era l
iù frequente era l’acclamazione evoè (gr. ευοι, lat. evohe vel evae),
cioè
viva Bacco. Alcune fanciulle dette Cistofore port
n serpente ; ed è tutta coronata di edera. Vi erano pure le Canefore,
cioè
alcune donzelle nobili che portavano piccoli cane
come ne’ Saturnali di Roma. Le Baccanti si chiamavan pure Bistonidi,
cioè
donne Tracie, perchè Bistonii erano gli abitanti
un tirso ; nell’altra, de’grappoli d’uva, e qualche volta un rython,
cioè
un vaso da bere in forma di corno, o un chantharu
a un rython, cioè un vaso da bere in forma di corno, o un chantharus,
cioè
una coppa a due manichi. Effigiasi talvolta nudo
di quel nume. Bromio, βρομιος, Bromius, così detto da βρομεω, fremo,
cioè
da’ fremiti, o rumorosi riti delle Baccanti ; o d
co, perchè il vino esilara la mente e dissipa le noiose cure. Ορειος,
cioè
montano, perchè Bacco, cioè le vili, amano le col
a mente e dissipa le noiose cure. Ορειος, cioè montano, perchè Bacco,
cioè
le vili, amano le colline. Niseo, da Nisa, cit.
Niseo, da Nisa, cit. dell’ Arabia, ove Bacco fu educato. Racemifer,
cioè
Bacco che ha il capo coronato di grappoli. Semel
e Venus dal verbo venire, perchè essa, essendo Dea dell’amore, viene,
cioè
si ritrova in tutte le cose. Da Venere, Dea della
è un bianco umore, o un sangue finissimo che Omero assegna agli Dei,
cioè
, come spiega Mad. Dacier, non un sangue terreno e
ere egli seguita l’opinione de’ tempi suoi, che questi Dei inferiori,
cioè
, avessero i loro corpi, sebbene di altra natura c
l giudizio delle Dee dice di avere due belli figliuoli, Imero ed Ero,
cioè
il Desiderio ed Amore ; e secondo Orazio (5), int
ro che pur si voleva fig. di Venere e di Marte, era il suo contrario,
cioè
l’Amore o l’Amicizia reciproca, o il Contr’Amore.
me. Omero, dice Mad. Dacier, dà per moglie a Vulcano la bella Carite,
cioè
una delle Grazie, per indicare la grazia e la bel
lamente poteasi avere quel dono, senza il quale ogni altro è inutile,
cioè
, il dono di piacere. Perciò esse avevano più che
ipio di tutte le cose, che potrebbe essere l’amicizia e la discordia,
cioè
l’attrazione e la ripulsione, principii delle cos
arlo Dati, di questo artefice insigne fu la Venere di Coo,Anadiomene,
cioè
emergente o sorgente dal mare ; della quale i poe
la tenue π nell’aspirata φ ; di modo che αφροδιτη sia quasi απροδιτη,
cioè
simile al color della rosa,perchè ροδον significa
ha ragione di bellezza. Orazio chiamòaurea la mediocrità dello stato,
cioè
bella e preziosa.Basilea, βασιλεια, ανασσα, regin
B. Quaranta. Virgilio(2) dice che Enea riconobbe i materni uccelli,
cioè
le colombe mandate dalla madre Venere. Si diverti
gitto, ove la teologia era fondata sopra l’astronomia e l’astrologia,
cioè
sull’osservazione degli astri e su i pretesi loro
eziandio il Flamine Marziale, che in dignità si avvicinava al Diale,
cioè
al Flamine di Giove, e si sceglieva sempre mai fr
dici, fu detto l’Areopago (αρεοπαγος ab Αρης, Mars, et παγος, vicus),
cioè
la rupe o la rocca di Marte, perchè quel tribunal
io, giacchè nell’ Aiace dice « o il nume armato di corazza di bronzo,
cioè
Marte, ovvero Enialio ». Presso Omero ed Esiodo l
o nume. Quindi Merione da Omero chiamasi uguale all’ omicida Enialio,
cioè
a Marte ; ed Achille eziandio si rassomiglia al p
, cioè a Marte ; ed Achille eziandio si rassomiglia al prode Enialio,
cioè
a Marte che crolla il suo elmo. Questa voce poi d
bo ενυω, uccidere, per cui potrebbe significare uccisore ; o da Enio,
cioè
Bellona, dea della guerra. Mars Pater, o Marspit
el sacrificio ambarvale si dice Marspiter, come Dispiter o Diespiter,
cioè
Dis Pater : Iupiter, cioè Jovis pater (3). Mars
dice Marspiter, come Dispiter o Diespiter, cioè Dis Pater : Iupiter,
cioè
Jovis pater (3). Mars ultor, Marte vendicatore.
fu riputato il padre dell’eloquenza, percui meritò il nome di Ermete,
cioè
di oratore ; il che ben conviene al Mercurio de’
sagacità d’ingegno, e perciò riputavasi maestro di ogni dolo e frode,
cioè
di quella scaltra accortezza che impone agli altr
a tiene una borsa, e nella sinistra un caduceo di antichissima forma,
cioè
senza serpi. Era antica credenza che niuno potess
o, era il Nilo : le porte del sole voglion dire la città di Eliopoli,
cioè
la città del sole (ηλιος, sol, et πολις, urbs.) ;
a, ed un ariete sta pure in piedi al suo fianco. « Mercurio Crioforo,
cioè
che porta l’ariete, dice Millin, avea in Lesbo, o
messaggiere e di ministro de’numi. Agoreo, Αγοραιος (αγορα, forum),
cioè
dio delle piazze e de’ mercati ; da Aristofane Εμ
mercati ; da Aristofane Εμπολαιος, (εμπολη, lucrum ex negotiatione),
cioè
soprintendente del traffico ; Κερδεμπορος, (a κερ
icida, Αργειφοντης (ab Αργος, Argus, et φοντης pro φονητης, occisor),
cioè
uccisore del pastore Argo che avea cento occhi, c
e Caduceatore (2), che porta il caduceo. Da Omero dicesi Χρυσορραπις,
cioè
che porta una verga di oro, e Vergadoro, secondo
articolo di Saturno abbiam detto che la moglie di lui chiamavasi Opi,
cioè
ricca, forse dall’antico ops (unde inops) che sig
ronte, è la volgare opinione ; ma alcuni pensano che la voce Ciclope,
cioè
dall’occhio rotondo, dinota solo ch’essi aveano d
(2) leggesi Γαιαευρυστερνος, per ragione dell’ampiezza del suo seno,
cioè
delle vaste sue pianure. Curotrofa, κουροτροφα,
παντοκος, omnia pariens. Παντροφος, epiteto della Terra presso Orfeo,
cioè
nutricatrice di tutti. X. Alcune altre cose de
a tanti sollazzi di quella corte perdevan la virtù e l’avere ; erano,
cioè
, divorati dalle Sirene. La favola poi di Alfeo e
ους, pes ; aggiunto di Vulcano assai frequente in Omero. Ignipotens,
cioè
arbitro del fuoco,si chiama da Virgilio, perchè r
fuoco,si chiama da Virgilio, perchè ritrovatore di esso. Iunonigena,
cioè
fig. di Giunone, si appella da Ovidio. Lennio, L
incipali epiteti di Diana. Agrotera, gr. αγροτερα, presso Omero,
cioè
cacciatrice ; αγραυλος, che pernotta nella campag
). Triformis Diva, τριμορφος, ch’è il Triceps, o Triplex de’ Latini,
cioè
Dea dalle tre teste. Fu pure detta Trivia, τριοδο
o. Ercole o Alcide. Ercole (Hercules) detto da’ Greci Ηρακλης,
cioè
glorioso, chiamasi pure Alcide da αλκη, robustezz
el mare. Quindi un servo presso Terenzio : Io son Davo e non Edipo ,
cioè
un uomo grossolano, non già d’ingegno sottile, co
genitori ; e furon detti Epigoni (ab επι, post, et γεινομαι, nascor),
cioè
figliuoli e posteri de’primi eroi che caddero sot
ama cavallo di Bellerofonte ; e da Orazio(2) la Chimera dicesi ignea,
cioè
ignivoma. Storia dell’assedio di troia. Ecc
uoto. Da ciò si scorge la ragione, per cui egli chiamavasi Ennosigeo,
cioè
colui che fatremare la terra ; e perchè dopo Giov
quasi fossero progenie del cielo ; così dicono figliuoli di Nettuno,
cioè
quasi partecipi della inumanil à del mare, coloro
i credevano che tutte le cose aveano avuto principio da due elementi,
cioè
dall’acqua, o sia dall’Oceano, e dalla terra, o s
e secondo lo Spanheim, si suole anche rappresentare come una sirena,
cioè
mezzo donna e mezzo pesce. Virgilio(2) eleganteme
dii e de Tritoni. Figlie di questo Forco e di Ceto erano le Farciadi,
cioè
le Gree, le Gorgoni, il drago delle Esperidi, Sci
iolo tempio consacrato in Eleusi a Nettuno Padre(1). Neptunus redux,
cioè
che riconduce a buon porto, ed a cui i marinari o
ena o il premio delle loro opere, si chiamava Inferi, o Inferna loca,
cioè
luoghi bassi e sotterranei. II. Descrizione de
gli antichi ponevano presso al lago d’Averno la Negromanzia di Omero,
cioè
l’undecimo libro dell’Odissea, ove si parla dell’
e giudicate e ricevere la pena delle loro colpe, si chiamava Inferno,
cioè
luogo basso e sotterraneo. L’ingresso di questo r
a ; per la qual cosa fu questo lago da’Greci chiamato Aorno o Averno,
cioè
senza uccelli (ab α priv. et ορνις, avis). Pausan
rime de’malvagi. Lo Stige, le cui ripe appellansi da Properzio sorde,
cioè
inesorabili, è una palude di orrida pece e di sol
ro queste ombre chiamansi simulacri o idoli (βροτων ειδωλα καμοντων),
cioè
corpi vani ed ombratili, e da Virgilio, ombre ten
re luogo di Virgilio, ove si dice che ciascuno soffre i suoi Mani(5),
cioè
i suoi mali, le sue pene. Ovidio e Tibullo (1) a
Virgilio Enea sacrifica una sterile vacca alla madre delle Eumenidi,
cioè
alla Notte. Dicevansi non solamente Furie, ma ezi
Furie che continuamente colle loro ardenti fiaccole il tormentavano,
cioè
da’ rimorsi della coscienza. VI. Caronte – Eac
verga ch’era il caduceo. Disse pure che l’inferno era oltre l’oceano,
cioè
al Nilo, chè dagli Egiziani nel linguaggio del po
del popolo così chiamavasi quel fiume ; e di là delle porte del Sole,
cioè
di Eliopoli (ab ηλιος, sol, et πολις, urbs), citt
), e Summano (Summanus), come se volessimo dire ch’egli era il Sommo,
cioè
il signore degli Dei Mani (quasi summus Manium. C
o Plauto (3) si adopera la voce summanare per rubare, perchè Summano,
cioè
Plutone, rapisce e trae a se ogni cosa avidamente
trae a se ogni cosa avidamente, e perciò un servo chiamavasi Summano,
cioè
ladro. I Greci il chiamavano Aide (Αιδης) da due
omi spesso si confondono. Or come gli Egizii rappresentavano il Sole,
cioè
il Genio solare, sotto il nome di Osiride, bisogn
ove infernale de’Greci, o l’Osiride di Egitto, era il sole d’inverno,
cioè
il sole che al solstizio d’inverno passa sotto la
bero o Bacco ; e dal medesimo dicesi fig. di Giove primo e di Cerere,
cioè
del Cielo e della Terra, e reputavasi la virtù ve
stava, secondo quel poeta, nel luogo, ove soggiornano le tre sorelle,
cioè
le Parche, ed era fatto di bronzo e di solido fer
he gli posero le mani addosso e lo consacrarono alle armi di Evandro,
cioè
di Pallante, suo figlio. Il veloce avvolgersi de’
e e Medea Re della Colchide al tempo che vi giunsero gli Argonauti,
cioè
13 secoli avanti il Cristianesimo, era Eeta, il q
vidio81, egli ebbe a provar la più crudele sventura domestica, quella
cioè
di perder tutti i figli per colpa e in punizione
cco una nuova metamorfosi mitologica non mai osservata in natura, che
cioè
i vermi della putredine si cangino in api mellifl
sto esempio gli Antichi, il solo che sia a disdoro di quest’eroe, che
cioè
rimproverato dal suo maestro di musica chiamato L
che riporto in nota86 : il titolo delle medesime ne indica lo scopo,
cioè
: 1ª il Leon Nemeo ; 2ª l’Idra di Lerna ; 3ª il C
un sacrilegio l’ucciderla ; ed avendo inoltre un mirabile distintivo,
cioè
le corna d’oro, ed alcuni aggiungono anche i pied
, ed allude a quel che raccontano di queste guerriere i Mitologi, che
cioè
per esser più spedite a tirar d’arco, si tagliava
ntanee furon chiamate dai Greci con una sola parola composta parerga,
cioè
fatiche di giunta o di soprappiù ; delle quali co
gio 91, e perciò fu dato a questo mostro per antonomasia, ad indicare
cioè
il più gran malvagio che sia mai esistito. I poet
si all’origine della guerra Troiana, che derivò da un uovo, da quello
cioè
da cui nacque la bella Elena, la quale fu la vera
ibuiscono a Dedalo un grave delitto a cui lo spinse l’invidia, quello
cioè
di aver precipitato dalla fortezza di Atene il su
uerra, e avendoli vinti impose ad essi un tributo di sangue, esigendo
cioè
che fossero mandati in Creta 7 giovanetti e 7 gio
odi, perchè sette furono i valorosi capi o generali di questa guerra,
cioè
: Adrasto, Polinice, Tideo, Capaneo, Ippomedonte,
e per allontanare i pretendenti proponeva loro condizioni durissime,
cioè
o di superarlo nella corsa dei cocchi (ed egli co
la. Tre sole Dee si ostinarono nelle loro pretese senza voler cedere,
cioè
Giunone, Minerva e Venere, e consentirono di star
o vantaggio, e promise al giudice un magnifico premio a causa vinta ;
cioè
Giunone le maggiori ricchezze del mondo, Minerva
anti G. C. ; ma sono ivi registrati due altri re anteriori a Dardano,
cioè
Scamandro e Teucro ; e da questo re si fa derivar
edecessori ; ma lo rappresentano con caratteristiche poco favorevoli,
cioè
come un gran mancator di fede, non però impunemen
della loro patria ; e prima converrà dire di quello che ne fu causa,
cioè
di Paride. I poeti si fanno dalla lontana, e vera
e che pensasse a mantener la promessafatta al giudice, di procurargli
cioè
per moglie la più bella donna del mondo. Ma la pi
to cólto. » Secondo altri però la Dea Diana impedì così fatto cólto,
cioè
questo culto o sacrifizio, e trasportò altrove If
lunnia. Immaginarono poi certe fatalità, come le chiamano i Mitologi,
cioè
decreti del fato, che dovevano avverarsi o compie
nce. Convien qui notare quel che i rètori hanno chiamato la macchina,
cioè
l’intervento personale delle Divinità nelle conte
per tutto ; e per le opposte ragioni Giunone e Minerva, per dispetto
cioè
del giudizio di Paride e per invidia di Venere, p
lle loro immortali, eppure non invulnerabili membra, ma quasi sangue,
cioè
un certo umore che i celesti, per quanto ci assic
erderon per essi la vita in battaglia. Fra questi v’eran due Semidei,
cioè
Sarpèdone figlio di Giove e di Laodamia, e Mènnon
tò al tempo stesso secondo le più comuni leggi dell’umana natura, che
cioè
Ecuba, oppressa in sì breve tempo da tanti atroci
sua moglie si risolvesse a sposare uno di loro. Erano questi i Proci (
cioè
i pretendenti) di cui tanto a lungo favella Omero
ncora gli errori di Ulisse, perchè egli, come dice Omero, molto errò,
cioè
andò molto vagando senza saper dove, sospinto dal
Circe, mentre a compierlo con mezzi umani, dove pone Omero l’Inferno,
cioè
ai gelidi confini dell’Oceano, « Là ‘ve la gente
lendidi prodigi) « Antiphatem Scyllamque et cum Cyclope Charybdim, »
cioè
quel che avvenne ad Ulisse nel paese dei Lestrìgo
ano i poeti e principalmente Virgilio, diverse terre e diverse isole,
cioè
la Tracia, l’isola di Delo, l’isola di Creta, le
prodigio di un solo albero ad un’intera selva infernale, immaginando
cioè
che in ciascun albero di quella selva fosse chius
re le Arpie sono ivi destinate a far l’ufficio di demòni, a tormentar
cioè
quegli zoofiti infernali, come Dante fa raccontar
stra 146. » Un ingegnosissimo episodio fu inventato da Virgilio, che
cioè
Enea sospinto dalla tempesta sulle coste di Barbe
dall’Imperatore Augusto a guardia dell’Italia. L’altro nome, quello
cioè
della città di Gaeta, ha pur esso un’origine troi
stizioni. La parola Divinazione è di origine latina : deriva a divis,
cioè
dagli Dei, e sta perciò a significare l’interpret
lle diverse specie di Divinazione, e principalmente alla Negromanzia,
cioè
alla pretesa evocazione delle anime degli estinti
immolavano vittime per ottenere che i loro figli fossero superstiti (
cioè
sopravvivessero ai genitori) furon chiamati super
sse chiamato a decidere una questione insorta fra Giove e Giunone, se
cioè
fosse più felice la condizione dell’uomo o della
ne dell’uomo o della donna ; e poichè egli diede ragione a Giove, che
cioè
fosse più felice la donna, Giunone per dispetto l
der di tutti in generale quel che abbiamo accennato in principio, che
cioè
l’arte loro era un effetto d’impostura da un lato
indi al principe costituzionale devesi suggerire il precetto opposto,
cioè
che tenga intorno a sè per consiglieri meno Centa
do detto di sopra che Tiresia diventò femmina, usa qui il pronome le,
cioè
a lei, invece di gli, cioè a lui, perchè Tiresia
ia diventò femmina, usa qui il pronome le, cioè a lei, invece di gli,
cioè
a lui, perchè Tiresia finchè non ebbe ribattuto l
ità, abbraccia la Chiesa cattolica nel senso più esteso della parola,
cioè
la società divina ed infallibile prima e dopo Cri
senso, le menti più deboli, rimanevano ad oppugnare ancora le sorti,
cioè
di coloro che dati alla contemplazione del vero,
Luna avere sposata l’aria e addivenir madre della ruggiada — Morali,
cioè
finte a comunicare alcuni dettati per formare i c
— Allegoriche, vale a dire che portano seco un senso mistico — Miste,
cioè
allegoriche e morali, e così può chiamarsi la fav
di allegoria, perchè con il convito qui s’intende la celeste facoltà,
cioè
lo spirito e la mente degli Dei — con il pomo di
onde il mondo esiste, e di questi altri creano il mondo, come Giove,
cioè
l’etere, o l’aria ; Nettuno il mare, le acque ; V
ser composte le sostanze delle cose ; altri lo animano, come Giunone,
cioè
l’aria, l’etere, le biade ; Diana, la caccia, dal
sconosciuto e nascoto emisfero ; e di Macrobio che vuole essere Iao,
cioè
lo spirito delle sfere, il più antico tra gli Dei
i fu detto Ecateo, che può derivarsi dall’avverbio εκαθεν di lontano,
cioè
dal mandar di lontano sino a noi la luce del sole
la sua temperie. Perciò la parola Apollo può derivarsi da απολλυοντα,
cioè
dal tenerci lontani da’morbi. Poichè, dice Macrob
ssia dallo averci tratto dalle pestilenze, onde fu detto ancora Peon,
cioè
fornito di facoltà medica. Chiamavasi Delio da δη
oè fornito di facoltà medica. Chiamavasi Delio da δηλος illustrazione,
cioè
dallo illustrarsi tutte le cose dal Sole. Si noma
ni. Traendone la etimelogia, si vuole così denominato a mercium cura,
cioè
dalla cura che si credeva degli obbietti posti in
rrus, mediuscurrens, ossia come colui che corre fra due, o nel mezzo,
cioè
che Mercurio sta sempre in aria tra il cielo, la
tero della parola, senza prendervi parte le mani, chiamandosi κυλλοι,
cioè
zoppi, ossia monchi tutti quei che mancano delle
gizii, la teologia de’quali speculava su l’astronomia e l’astrologia,
cioè
su la osservazione de’pianeti e de’pretesi loro i
ne sia uscita fuori Minerva, Dea della sapienza e delle belle arti —
cioè
che il fuoco, di cui si servono le arti, sia stat
seme delle biade(2). Proserpina si volle figlia di Giove e di Cerere,
cioè
del cielo e dell’agricoltura, come può scorgersi
detti nel senso di figliuoli della terra : talchè è madre degli Dei,
cioè
de’giganti, che nel tempo delle prime città si ar
embra minacciarli. Festo poi ne tragge la etimologia dal verbo moneo,
cioè
ammonire (4), ossia da’saggi consigli, che credev
coloro, che sono presi da Venere, addiventano, come ei dice, αφρονες
cioè
stolti, insani, insipienti. A Venere assistono le
pari con quelli di Prometeo, fu essa di mano in mano amante di Adone,
cioè
del Sole, e di Marte, col quale entrava essa in c
ella mente, pensiero. I latini ne traggono la etimologia da Dea iens,
cioè
Dea che trovasi in continuo movimento, per allude
tutto distribuisce, tutto pone in equa lance, onde sorge l’estetica,
cioè
il sublime ed il bello dell’universo. 71. Son qu
arole di Plauto — Quin promitto, inquam, hostire contra ut merueris,
cioè
eguagliare ; e questa altra sua frase — Par pari
ano : fra’ quali dodici soltanto erano ammessi nel consiglio celeste,
cioè
Giove, Giunone, Nettuno, Cerere, Mercurio, Minerv
delle più chiare, e facili a spiegarsi. I Greci lo chiamarono Cronos,
cioè
il tempo, ed era naturale, che i poeti lo facesse
bbe il nome di Cibele da una montagna della Frigia : come pure Titèa,
cioè
, Terra, perchè presiede al nostro Globo. Fu detta
rdata in tre diversi aspetti, che le davano una triplice situazione ;
cioè
nel Cielo, nella terra, e nell’inferno. Nel Cielo
pe, e Urania. Apollo è il loro capo, e perciò vien chiamato Musagete,
cioè
conduttore delle muse. Clio, parola che signific
a il Dio del fuoco, e la sua figura è poco vantaggiosamente espressa,
cioè
, con una gamba più corta dell’altra, e con un mar
chiamato Ermafrodito, voce greca indicante il nome de’ suoi genitori,
cioè
di Ermete Mercurio, e di Afrodite Venere. Mercuri
a, e nei piedi. Come direttore degli affari tiene in mano un caducèo,
cioè
una verga intorno a cui sono attorcigliati due se
a sua armata era composta di uomini, e donne, che portavano un tirso,
cioè
frecce circondate di pampini, e di edere, che ne
lisj formavano la divisione dell’Inferno Cinque fiumi ivi scorrevano,
cioè
l’Acheronte di cui abbiamo già parlato : il fiume
a barca di Caronte, all’istante erano condotte innanzi a tre giudici,
cioè
Minosse, Eaco, e Radamanto, che colà perpetuament
icanti rabbia, carnificina, ed invidia. Chiamavansi altresì Eumenidi,
cioè
dolci, ma per antitesi, cioè per dinotare l’oppos
d invidia. Chiamavansi altresì Eumenidi, cioè dolci, ma per antitesi,
cioè
per dinotare l’opposto. Il loro aspetto avrebbe s
à due tempj erano dedicati in Roma. In doppia guisa è rappresentata :
cioè
col corno dell’abbondanza con frutta di ogni spec
irra. Da questo generale diluvio due sole persone furono preservate,
cioè
Deucalione, e Pirra sua sposa che non avevano par
volte di più del resto de’ mortali. Dopo la morte de’ figli di Edipo,
cioè
Eteocle, e Polinice, Creonte fratello di Giocasta
ro i vicini Ciclopi, e gli dimandarono la cagione delle strida : Uti,
cioè
Nessuno mi ha ferito, ripigliò Polifemo1 : (aveva
on solamente gentilmente accolse i deputati ; ma loro promise dippiù,
cioè
che Enea sarebbe divenuto suo genero. Piccata Giu
i, onde Neapolis, nuova Città fu detta, per distinguerla da Palepoli,
cioè
vecchia città. Andò però quasi in disuso il nome
an terremoto (afflato monte), e compiangere la morte del suo allievo,
cioè
del padre di Stazio. II. Il Sebeto. L
. Parecchi fanno decrivarlo altresì dall’Ebraico Sibboleth, fluentum,
cioè
piccolo siume. Comunque sia, certa cosa è che fu
tto Nama 1 Sebesio scolpito nel collo del toro ne’ sacrifizj a Mitra,
cioè
, al Sole, e più l’antichissima iscrizione P. Ma
o ancora degli attributi di Bacco, presso alcune delle nostre monete,
cioè
con pampini ed edere : e ciò perchè nell’Egitto S
onete, cioè con pampini ed edere : e ciò perchè nell’Egitto Serapide,
cioè
il sole, era stato l’inventore del vino. Il decan
’è il vero Sole, così quello della luna fu dedicato alla Vergine SS.,
cioè
Lunae Virgini Majori. Infatti la nostra strada de
di Bacco. Probabile è altresì che la vera lezione fosse Jovi Abazio,
cioè
taciturno, dai sacrifizj a questo Nume istituiti
22 17 Boezia Beozia 240 8 inclinati inclinanti 1. Mitologia,
cioè
discorso sulla favola dalla voce Greca Mythos fab
uerra di Troja. Delle sue opere appena i titoli sono a noi pervenuti,
cioè
l’arrivo di Apollo ne’ paesi degl’Iperborei, le n
Dio fu eretto un magnifico tempio in Roma detto Capitolium da caput,
cioè
da una testa di un uomo chiamato Tolo, che si tro
j lo chiamarono Theut, onde forse i Greci ne formarono la voce Theos,
cioè
Dio. Al suddetto Mercurio trismegisto, al dire di
iscrezione del mostro. Così fu fatto. 1. Chiamavansi anche Dioscuri,
cioè
figli di Giove ; siccome Romolo, e Remo potrebber
luce del Sole, erano orrende anche al guardo del Cielo (Iliade, xx),
cioè
facevano orrore anche agli Dei. Benchè Plutone av
izio con un segno sensibile singolarissimo, ma invisibile ai mortali,
cioè
per mezzo di un filo di lana, che esse incomincia
ste. Altri mitologi dicono che ebbero esse questo nome per antifrasi,
cioè
per significare tutto l’opposto, vale a dire impl
li soltanto tre, che erano i capi di altrettante tribù numerosissime,
cioè
Morfeo, Fobetore e Fantasia, termini greci signif
mina le colpe nell’entrata, « Giudica e manda secondo che avvinghia,
cioè
per mezzo della sua coda, come spiega Dante stess
di sopra che il poeta si valse di uno dei nomi di Plutone, di quello
cioè
di Dite, per darlo alla città del fuoco ed allo s
nferno di Dante, anzi vi sono a iosa ; e li noteremo a tempo e luogo,
cioè
quando dovrà parlarsene nel corso regolare della
e suol esser tolto un uom solingo « Per conservar sua pace, » perchè
cioè
giudicassero senza spirito di parte, non fossero
uella dei Titani figli e discendenti di Titano, e quella dei Giganti,
cioè
dei figli della Terra, come significa questa paro
vien distinguere le due guerre e toccar brevemente anche della prima,
cioè
della Titanomachia. Il diritto, che ora chiamereb
o seno immani, fortissimi e mostruosi figli chiamati appunto Giganti,
cioè
figli della Terra71, e li istigò a vendicare i Ti
le li aveva presi per torri, quantunque non apparissero che per metà,
cioè
dai fianchi in su ; e Virgilio lo disingannò dice
, che per dar la scalata al cielo posero tre monti uno sopra l’altro,
cioè
sul monte Olimpo il monte Ossa e su questo il mon
lche vegetabile75). Giove rimase a combattere con due figli soltanto,
cioè
con Apollo e con Bacco ; e tutto al più con quatt
dell’Etna, dicendo nel Canto iv del Paradiso, che la bella Trinacria,
cioè
la Sicilia, caliga, ossia cuopresi di caligine, f
to punto di vista furono introdotti i Satiri nelle Belle-Arti, quando
cioè
si volle rappresentare qualche cosa di giocoso e
e della maturità dei frutti, colla sua latina etimologia a vertendo, (
cioè
dai cangiamenti operati dalle stagioni sui prodot
el sinistro braccio una pelle indanaiata di tigre, e co’polpastrelli,
cioè
colla sommità delle punte delle dita, regge penzo
18. Gli antichi Mitologi facevan derivare il nome di Pale da palea
cioè
dalla paglia, e i moderni filologi tedeschi dal v
di 21 di aprile presentava queste tre indicazioni : 1ª XI. kal. majas
cioè
undici giorni avanti le calende di maggio, che si
rni del mese, il 21 di aprile. 2ª Palilia, vale a dire Feste Palilie,
cioè
in onore della Dea Pale. 3ª Romae Natalis, cioè g
a dire Feste Palilie, cioè in onore della Dea Pale. 3ª Romae Natalis,
cioè
giorno natalizio di Roma, ossia della sua fondazi
li dodici formavano il supremo consiglio, Luc. dial. de Deor. concil.
cioè
Giove, fra’ maschi, Nettuno, Vulcano, Marte, Merc
mai maschi, e molto più ricordevole delle parole di suo padre, dover
cioè
venire un giorno, in cui da uno degli stessi suoi
ogni està per cinque giorni continui a cagion del quinario esercizio,
cioè
della pugna, della lotta, del disco, del salto, e
agli Dei vien detto messaggiero degli Dei, e con altro nome Camillo,
cioè
Servo : perche inventore de’ contratti, e maestro
pianta di verdeggiante palma sgravossi della doppia sua prole Apollo
cioè
, e Diana ; quale isola poi per favore del nato Nu
oggiorno dell’ amato suo sposo, per qual motivo ancora dicevasi Iuga,
cioè
Dea de’matrimonii. Dalla cura poi, che aveva dei
ansi tenere, finchè scorsi cinque anni passassero nel grado di Efori,
cioè
contemplatori ; soggetti però a si sacro, ed invi
l cuor trasmette i velenosi suoi strali ? fù detta finalmente Melene,
cioè
tenebrosa, e chi non sa, che le opre del sozzo am
sebbene nel principio di loro istituzione occupavano un giorno solo,
cioè
il decimo settimo di Decembre giusta il Calendari
da Scrittori sulla felicità ; ma di tutte una sola mi appaga, quello
cioè
esser felice, che a Dio fonte di felicità sol viv
re, il suo poema o lungo, o breve che sia di queste tre parti Esordio
cioè
, Narrazione, e Conclusione dev’ essere necessaria
one di richiamar dalle sue ceneri l’antica sestina. Di quella sestina
cioè
, in cui sei strofe pender dovevano dai sei versi
alcnne aquile generose, e specialmente de due toscani Omeri l’Ariosto
cioè
, ed il Tasso ? L’Orlando furioso del primo, la Ge
comporre quel bellissimo lavoro degno di tutti gli elogii, il lamento
cioè
di Maria a piè della Croce. Esesndo dunque si dif
tto. Inoltre tre specie di Sonetti la poetica arte ravvisa, l’ Eroico
cioè
, il Decasillabo, ed il Lirico, mentre le altre, c
r rapporto poi alle terzine, sogliono esse rimare come la terza rima,
cioè
nel primo, e nel terzo, mentre il secondo verso p
Petrarca, ed il Casa due son principalmente le ammesse, o rispondere
cioè
colle stesse consonanze, ma non colle stesse paro
ò passo a far brevemente parola. Questi sono sei, tre di due sillabe,
cioè
lo Spondeo, il Trocheo, ed il Giambo, tre altri p
abe, cioè lo Spondeo, il Trocheo, ed il Giambo, tre altri poi di tre,
cioè
il Tribraco, il Dattilo, e l’Anapesto. I. Lo spon
anze, costa di due sillabe differenti nella lor quantità, d’una lunga
cioè
, e d’una breve come Curre, Tembla, Cerne ecc. III
diversità si possono a tre classi commodamente ridurre, agli Esametri
cioè
, a Giambici, ed a Lirici, quali tutti imprendo br
si riducono altri versi differenti, e questi sino al numero di sette,
cioè
il Pentametro, l’ Archilochio, il Ferecrazio, l’
Il Pentametro costa, secondo indica la stessa voce, di cinque piedi,
cioè
d’un Dattilo libero, d’uno Spondeo similmente lib
a dal moltiplice stuole de’versi Lirici li riduco tutti a tre classi,
cioè
in Coriambici, Endeceasillabi, ed Anapestici. All
b. 1. Od. 2. III. Gli Alcaici inventati da Alceo hanno quattro piedi,
cioè
un Giambo, o uno Spondeo in suo luogo, un giambo
ta fra gl’Etnici al riferir di S. Gio : Crisost : Hom : 3. Se doveasi
cioè
il detto Apostolo preferire allo stesso divin Pla
re, che Minerva si compiaceva di tre bestie più villane, del Serpente
cioè
, della Civetta, e del popolo. Suo culto Chi fù V
evvie, e degne perciò da osservarsi qui sotto io annoto la Ectlissi,
cioè
, e la Sinalefo. La Ectlissi è lo struggimento del
conservata dagli Italiani nello stesso duplice significato primitivo,
cioè
di Dea inferiore e di giovane donna, perchè crede
e pastorelle. Ammettevano per altro i Mitologi un grande assurdo, che
cioè
queste Divinità potessero morire ; il che è una c
el loro proprio nome le Ninfe che ebbero cura dell’infanzia di Giove,
cioè
Amaltea e Melissa. Queste nutrirono l’infante Num
rsura e ‘l capo che ti duole, « E per leccar lo specchio di Narcisso (
cioè
l’acqua) « Non vorresti a invitar molte parole. »
r contrario corsi « A quel che accese amor tra l’uomo e ‘l fonte ; »
cioè
tra Narciso e l’immagine sua reflessa dall’acqua.
ente nella nostra, questo termine di Ninfa, anche nel senso traslato,
cioè
non mitologico, ha sempre un significato favorevo
l nome di Giunone ha la stessa etimologia di quello di Giove ; deriva
cioè
dal giovare (quod una cum Jove juvat, dicono i mi
Era, che, secondo alcuni grecisti, sarebbe un’abbreviazione di Erate
cioè
amabile e, secondo altri, Era significa signora,
alla latina, per significare antonomasticamente un uomo oculatissimo,
cioè
vigilantissimo ed a cui nulla sfugga. Anche Dante
per ordine questi sette colori, cominciando da quello meno refratto,
cioè
: rosso, arancio, giallo, verde, turchino, indaco
l 1° settembre 1804. 91. Anche in latino hera è sinonimo di domina,
cioè
padrona ; ed herus equivale a dominus, cioè padro
era è sinonimo di domina, cioè padrona ; ed herus equivale a dominus,
cioè
padrone. In Plauto è detto herus maior il padre d
ove e simili agli Dei. Ebbero ancora il Cielo e la Terra altri figli,
cioè
i superbi Titani, Cotto, Briareo e Gige, i quali
e e del Rincrescimento, l’Esperidi custodi dei pomi d’oro, le Parche,
cioè
Cleto, Lachesi ed Atropo, dee terribili, che fila
nnatori, lo scherno delle leggi, la doppiezza e il giuramento. Ponto,
cioè
il mare, dal suo commercio colla Terra ebbe il gi
ste. La stessa Calliroe die la vita ad un altro mostro detto Echidna,
cioè
vipera, che nella metà era simile ad una bellissi
a religione: Nè minor cura adopravasi nell’isceglier legittimi legni,
cioè
ordinati dalle leggi, che prescrivevano il modo d
quando le arti fiorivano, significavano le statue colla parola ϰιων,
cioè
colona: tanto nei vocaboli sta l’origine delle co
poiché, come dice Omero, è per essi intatta dai lavacri dell’oceano,
cioè
non tramonta. Danae non difesa dalla torre di bro
Filostrato nella vita dell’impostore Apollonio Tianeo. Giove Epidoto,
cioè
datore di beni, onorò Sparta severa. Giove Polieo
el Giove del Museo Pio dementino, detto forse dagli antichi Milichio,
cioè
propizio, ha data il padre del famoso Ennio Quiri
ti antichi c’insegnano facilmente ciò che dovea sostenere; la patera,
cioè
, e lo scettro, simboli consueti della regina degl
tatua da tempi remoti. Ci é soltanto noto, che fu nel passato secolo,
cioè
nel 600, disotterrata sotto il Monastero di San L
le sue rivali, quando era ella stessa lieta di triplice prole, d’Ebe,
cioè
, di Vulcano e di Marte. Siccome il sesso esclude
uantunque comunemente dessero questo titolo a Palemone. Da Ennosigeo,
cioè
scotitore della terra, è volgare la denominazione
di Properzio. » Mercurio agoreo. « Il caduceo, in greco ααδυκειον,
cioè
verga di banditore e di araldo, rende assai disti
e del nume, era celebre il tempio presso i Megalopolitani. Tetragono,
cioè
quadrato, lo dissero pure gli antichi, secondo al
ia, e Melopoo perchè commessa gli era la tutela del gregge. Cammillo,
cioè
ministro degli Dei, lo dissero gli Etruschi con n
o insepolto, infettò gii abitanti, e pose alla città il nome di Pito,
cioè
cattivo odore. Infatti Omero ha detto che l’isola
iguarda il marmo, non solo di questa statua, ma in ciò che ne deduce;
cioè
che questa, e gli altri capi d’opera dell’arte an
iù maravigliose, rappresentava l’Apollo Alessicaco, ovvero Averrunco,
cioè
Allontanatore dei mali, ed era stata a questo num
ser la sola, che io sappia, che ha un particolar attributo di Apollo,
cioè
il bastone di pastore incurvato, appoggiato alla
uella maniera di acconciarsi che nelle fanciulle chiamavasi κορυμβος,
cioè
i capelli legati insieme dietro alla testa. Le do
na medaglia; e rappresentato con questi attributi era nominato Agreo,
cioè
cacciatore: ma l’Apollo di Vaticano non può esser
fuggiva la vendetta degli Epigoni vincitori di Tebe. Come Teossenio,
cioè
ospitale, fu venerato dai Pellensi nell’Acaia, e
a questi posta in salvo. Quindi i Cidoni chiamaron la ninfa Dittinna,
cioè
dalle reti, e Ditteo il monte da cui saltò; eress
conviene ad una dea, che per lo più rappresentasi in atto di correre;
cioè
diretto orizzontalmente in guisa che stendasi sui
nare il sistema dei Gentili riguardo a questo antichissimo simulacro,
cioè
, che lo consideravano come un simbolo della natur
ttributi della dea. Passiamo a trattare di più interessante soggetto,
cioè
delle maniere nelle quali era dagli antichi senta
le sì presso i Greci che presso i Romani. Questi chiamavanle pupille,
cioè
fancilline, e quelli (grec), che suona lo stesso.
pio, istituirono feste sotto il mentovato cognome. Minerva Oftalmite,
cioè
Oculare, ebbe un tempio in Sparta da Licurgo cost
bani rappresentata in quell’età in cui sposò Peleo. « Venere Celeste,
cioè
quella che di Giove e d’Armonia è figlia, disting
te aperti un lusinghiero ed affettuoso che i Greci chiamavano (grec),
cioè
umidità. Un tal guardo però è ben lontano da quei
lla scultura come quello in cui visse questo rinomato artefice: prima
cioè
che le Grazie chiamate da Prassitele fossero disc
e in potere di lei fosse il dare, o togliere l’amore. Venere Astarte,
cioè
l’astro di Venere, fu adorato dai Bidoni, ed è op
ere una relazione anche più stretta, per esser ella nata dalle acque,
cioè
dalla spuma del mare, onde fu detta Afrodite. Era
deg’ Immortali, che non invidiasse la sorte di Marte. La piromanzia,
cioè
la pretesa maniera d’ indovinare col mezzo del fu
e nuvole, che sparge la pioggia sulla terra arata; a sinistra Apollo,
cioè
il Soie, che secca il grano vicino alla mietitura
penti. Cerere è rappresentata sulle medaglie di Palermo come Giunone,
cioè
col capo coperto da una parte della sua veste. Os
enne ad Eleusi. Mestissima si assise sopra una pietra detta Agelasta,
cioè
sensa riso, presso il pozzo Callicoro. Poscia ven
emplanti, e quelli che giungevano ai secondi denominati erano Epopte,
cioè
Vescovi. Il luogo dei contemplati, o Misti, era n
Misti, era nel vestibolo, quello degli Epopte, o Vescovi, nell’adito,
cioè
nella parte interiore del tempio. Dei veli penden
arne lo spazio, quantunque semhri propendere pei nove giorni. Agirmo,
cioè
riunione, si chiamava il primo giorno, come Esich
senta la Memoria, col nome però non di (grec), Memoria, ma di (grec),
cioè
Ricordanza. E questa nel piano inferiore del bass
Apollo detta Pizia, placarono la dea ergendole un tempio detto Metroo
cioè
della gran madre, che così Cibele era chiamata. D
ogni anno solennità alla metà di Aprile, ed erano chiamate megalesie,
cioè
feste della gran madre. Quando la Repubblica stav
lo destinato forse a palesare il nascondiglio del fuggitivo. Il pedo,
cioè
un bastone ricurvo come un pastorale, gli giace a
nte. Esiodo ne distingue tre, che egli nomina Arge, Bronte e Sterope,
cioè
il lampo, il tuono, il fulmine. Secondo Omero i C
tuono, il fulmine. Secondo Omero i Ciclopi sono Giganti Antropofagi,
cioè
mangia-uomini, stabiliti nella Sicilia, unicament
cide gli accresceva fino a cinquantadue. Si dividevano in due classi,
cioè
incantatori e medici. I primi appartenevano alla
ferita di Celo. Ma io credo necessario ragionare innanzi del loro re,
cioè
di Plutone, e quindi di tutta la corte infernale:
militò con Giove i contro Titani, ed ebbe dalla sorte il terzo regno,
cioè
l’ Inferno: lasciò scritto il mentovato Pausania
la terra riportate nel primo volume, aggiungiamo quella dell’Inferno,
cioè
il Giove Stigio, il Giove Sotterraneo, il Giove D
ne del medesimo fa guerra, come riflette Zoega, la presente scultura,
cioè
che quel cinto incrociato sul petto, ovvio nelle
fosse che ancora in qualche greco monumento si veggono con endromidi,
cioè
vesti pesanti da inverno, si crederebbero dagli E
uno dei diti della sua mano. In vicinanza vi è un luogo chiamato Acè,
cioè
medicina, perchè Oreste fu guarito dai suoi furor
rere, e quelli che con Ecate la confusero le diedero la stessa madre,
cioè
la Notte. Con tutto ciò Esiodo, che non violò l’a
ti, e che gli ottenero forse da Pindaro il magnifico titolo di(grec);
cioè
portatrice, o ancora sostenitrice delle città. »
il distintivo delle quali suole essere assai attamente la cetra: una
cioè
quella della lirica sacra ed eroica, l’altra quel
aro nome. « Le pitture di Ercolano hanno Erato la saltria, che regola
cioè
l’arte della danza e del suono, come hanno a mara
ie, vi ha pure chi lo deriva dal molto ricordarsi delle passate cose,
cioè
dalla facoltà della memoria. Questo attributo mat
re la morale da queste dee, ragionerò di quello che più v’ interessa,
cioè
degli antichi monumenti nei quali sono rappresent
erivi dagli effetti che produceva la medicina semplice degli antichi,
cioè
di acquietare i dolori, non riducendosi allora qu
é dall’autore che va sotto il nome di Orfeo, viene invocato Epiodoro,
cioè
che dà le cose lenitive: e tra i figliuoli vi fur
ore dei mali. Plinio annovera per figliuola di Esculapio anche Egle,
cioè
risplendente per il sano colore delle carni; e Ma
delle arti greche fu trovato mancante di tutte l’estremità: del capo,
cioè
, delle braccia e delle gambe. Così mutilato com’e
i questa statua è quello appunto dove si fonda la contraria opinione,
cioè
il carattere feminile di tutti i contorni, e part
armata di corna, coll’oggetto di ritrarre la doppia natura di Bacco,
cioè
di toro e di serpente. Quindi il poeta ci dipinge
accrescere la vostra attenzione io passo a più importante argomento,
cioè
alle maniere nelle quali effigiato si vede nei mo
nzati all’ ignoranza ed al tempo. Quindi vi parlerò dei suoi seguaci,
cioè
dei Satiri, dei Fauni, dei Centauri ed altri. I B
ia dove parla delle Baccanti di Sidone, della festa del Padre Libero,
cioè
Bacco, vicino a Lerna, e dell’altra in Pellene, i
rna, e dell’altra in Pellene, in cui per questo chiamavansi Lamptera,
cioè
festa delle fiaccole, e da molti luoghi di San Cl
tozza la parte della bestia, vorranno credere che siano onocentauri,
cioè
mezzi uomini e mezzi asini, animale puranco amico
l vaso di Gaeta, il cui soggetto è quasi la seconda scena del nostro,
cioè
la consegna di Bacco infante fatta da Mercurio a
, e di quella figura ch’ebbe poi il labaro degl’imperatori cristiani,
cioè
un drappo quasi quadrato, che pende da ambe le pa
, e vicino sorge un rustico altare. Innanzi un Fauno ed una Canefora,
cioè
una di quelle donne che portavano nei canestri le
i ‘soggetti Bacchici. Non esprime quel che la maggior parte, i tiasi
cioè
le orgie, i trieterici, feste che si facevano ogn
aste-tirsi. « Le duplici tibie, le verghe pastorizie, i prefericoli,
cioè
vasi di bronzo senza manichi, aperti come catini,
iva conosciuta presso gli antichi sotto il nome di tibia otricularia,
cioè
tibia coll’otre. « Il suolo sassoso, che serve di
quali eran già stati con lui alla caccia del cinghiale di Calidonia,
cioè
Teseo, Piritoo, Castore, Polluce e Telamone ; ed
astore, Polluce e Telamone ; ed altri di cui non si è ancora parlato,
cioè
Calai e Zete figli di Borea, Ercole, Orfeo, Lince
tato anche dall’Ariosto, e rammentato più d’una volta dall’Alighieri,
cioè
la liberazione del re Fineo dalle Arpie. Le Arpie
E bisogna aggiungere quel che ne dicono i poeti greci e i latini, che
cioè
questi mostri avevano l’istinto di rapire i cibi
e. 65. Perciò dai Latini è spesso indicato col patronimico Æsonides,
cioè
figlio di Esone, e coll’aggettivo Pagasaeus da Pa
el Canto xxii del Purgatorio : « Vedesi quella che mostrò Langia, »
cioè
la fontana detta Langia, ad Adrasto e a’compagni
o perciò a Bacco il titolo di Ditirambo, e i poeti latini di Bimater,
cioè
figlio di due madri, che meglio direbbesi due vol
, ed anche di pampini con grappoli d’uva pendenti ; in mano un tirso (
cioè
una verga a cui era attortigliata l’ellera, oppur
dei Satiri, la chiama il Redi ; e tra i Satiri v’era l’aio di Bacco,
cioè
il vecchio Sileno, che dall’essere continuamente
i, intitolato Bacco in Toscana. Anche le Baccanti avevano altri nomi,
cioè
di Menadi, Tiadi, Bassaridi ; il primo dei quali
onio di Bacco, ed ebbero nomi relativi alla vite, all’uva ed al vino,
cioè
Evante, che significa fiorente ; Stafilo, nome de
enere e Bacco. » Alcuni mitologi antichi confusero Bacco con Apollo,
cioè
col Sole, o almeno lo fecero suo compagno ed amic
gia, pel gran numero dei suoi figli, che Esiodo fa ascendere a 6000 ;
cioè
3000 fiumi e 3000 ninfe Oceanine. La sua moglie c
al lettore, riserbandomi a nominarne qualcuna a tempo e luogo, quando
cioè
converrà raccontare che prese marito e fu madre d
te Ninfe, che eran qualche centinaio, hanno or l’uno or l’altro nome,
cioè
di Doridi derivato dalla madre, o di Nereidi dal
dar la protezione dei naviganti e le due cose più da loro desiderate,
cioè
la calma del mare ed il ritorno in porto, a due D
na prerogativa degna dei più grandi Numi e dello stesso Giove, quella
cioè
di prevedere il futuro ; ed inoltre di poter pren
he più gli piacesse. Vi aggiunsero ancora una sua stranezza, che egli
cioè
non volesse presagire il futuro se non costretto,
ancora e le facevano splendidissime feste sotto il nome di Tesmòfora,
cioè
legislatrice, sapientemente considerando quel che
er insegnar quell’arte agli altri popoli. Quindi i Misterii Eleusini,
cioè
i riti arcani che si celebravano nelle feste di C
poi s’incominciò a rappresentare l’estate presso a poco come Cerere,
cioè
colla corona e col covone di spighe, e inoltre la
non ne avesse trovata una più solenne e tremenda nella Bibbia, quella
cioè
dei fanciulli che per aver beffato il profeta Eli
la parola Cerere, e invece si preferisce l’aggettivo latino cereale,
cioè
appartenente a Cerere ; e si usa al plurale in fo
cono che esse erano o sorelle o compagne di Carmenta, e che la prima,
cioè
Porrima, indovinava le cose accadute, e la second
he la prima, cioè Porrima, indovinava le cose accadute, e la seconda,
cioè
Posverta, le future. Ma queste sono deduzioni fil
emelli Diana fosse nata un giorno prima di Apollo. Le feste Robigali,
cioè
in onore del Dio Robìgo, facevansi per implorare
Bellona, il cui nome è di origine tutta romana, derivando da bellum
cioè
dalla guerra, era creduta sorella del Dio Marte e
quelle, più erudite del Giornale Arcadico stampato in Roma nel 1820,
cioè
mezzo secolo prima degli scritti del Preller. — A
ivennero malvagi, gli Dei si ritirarono tutti, e ultima partì Astrea,
cioè
la Giustizia32. Questa invenzione è bella e sapie
oltura ; e il nome stesso di Saturno si fa derivare dal latino Satum,
cioè
dal seminare 34. È facile il riconoscere nelle pi
ll’oro ; e poi accordò a Giano stesso due singolari privilegi, quello
cioè
di prevedere il futuro, e l’altro di non dimentic
te reggia, e come il Dio che fa girare le sfere e l’asse del mondo38,
cioè
il Dio del moto ; e finalmente come il mediatore
dal latino anzi che dal greco il nome di Giano (quasi Eanus ab eundo,
cioè
dall’andare). Giano era rappresentato con due fac
go Averno in Italia. Cinque fiumi scorrevano nelle regioni infernali,
cioè
lo Stige, l’ Acheronte, il Cocìto, il Flegetonte
so per giungere al centro. Oltre i quattro fiumi dell’Inferno Pagano,
cioè
l’Acheronte, lo Stige, il Flegetonte e il Cocìto
centemente una nuova scienza, la Geologia, che comprende la Geogonia,
cioè
la storia dell’origine della Terra e la Geognosia
no amichevolmente ad ottenere lo stesso fine ed effetto, di scuoprire
cioè
l’origine del nostro pianeta e la fisica costituz
nostro globo239, si venne a confermare i raziocinii dei geologi, che
cioè
la Terra fosse in origine un globo in ignizione c
puro del politeismo d’Europa. Non ammetteva idoli ; ed il suo culto,
cioè
quello di Zoroastro, era un’adorazione dell’Esser
’assedio Gerusalemme, queste sètte si fusero in quella degli Zelanti,
cioè
di coloro che voleano scacciare i Romani o perire
cessarono d’odiare. Di questa sorta di gente si fanno i Cristiani,147
cioè
di quelli che, deposta l’ignoranza con l’informar
. Pure se noi siamo colpevoli, perchè non ci trattate da pari nostri,
cioè
come gli altri colpevoli ? Al delitto istesso con
ia ingiusto. Solo si attende quello che è lo scopo del pubblico odio,
cioè
la confessione del nome e non l’esame del delitto
bbe pure chiarirsi di quello che falsamente si va di noi vociferando,
cioè
quanti infanticidj148 fatti abbiamo per imbandire
tiene consiglio…. Con un altro titolo ingiurioso noi siamo accusati,
cioè
come inutili per ogni affare. In che modo di ques
le Pleiadi ; quindi Mercurio dai poeti trovasi denominato Atlantiade,
cioè
nipote di Atlante148. Dai Greci era chiamato Erme
prete ; perciò il nome stesso indica l’ufficio suo principale, quello
cioè
di messaggiero degli Dei. La parola Erme fu poi u
a quella rimasero in atto di lambirsi in segno di pace154. La prima,
cioè
la verga sola, significava l’ufficio che aveva Me
riferiscono alla vita privata di questo Dio. Son due trasformazioni,
cioè
quella del pastor Batto in pietra di paragone e d
gento162. Il significato di questo mito s’intende facilmente ; indica
cioè
che l’onestà degli uomini si mette alla prova col
sicore, Urania 126. Ciascuna di esse presiedeva ad un’ arte speciale,
cioè
: Calliope al poema eroico ; Polinnia all’ode ; E
epolcri, uno dei più rari a trovarsi anche nelle lingue dotte, quello
cioè
di Pimplèe, dato alle Muse, perchè talvolta soggi
turo, dicendosi inspirati dal loro Dio ; e perciò si chiamarono Vati,
cioè
indovini o profeti : dalla qual voce poi si deriv
se nella invocazione alle Muse a rammentare la punizione delle Piche,
cioè
a terrore degl’invidi, rammentò poi nell’invocare
al persecuzione, fu cangiata in quella pianta di cui portava il nome,
cioè
in alloro, poichè Dafne in greco significa lauro.
e erano i nomi principali che più comunemente si davano a questo Dio,
cioè
Apollo e Febo. Si potrebbe disputare a lungo sull
esi dell’anno. Questa zona del cielo fu detta con greco nome Zodiaco,
cioè
zona di animali, perchè le costellazioni che vi s
rese. Discorrendo di nobiltà di sangue 112) con un vanerello par suo,
cioè
con Epafo figlio di Giove e della Ninfa lo, già v
sulle rive del quale fu pianto e sepolto dalle sorelle dette Eliadi,
cioè
figlie del Sole ; le quali vinte dal dolore e dal
questo stesso vocabolo come aggettivo poetico, invece del più comune,
cioè
orientale. Così il Tasso ha scritto : « Sorgeva
latina, sia che debbasi interpretare inde geniti, o in diis agentes,
cioè
generati sulla Terra, o ascritti fra gli Dei. E p
educendole da tre diverse accezioni in cui trovasi usata quella voce,
cioè
di Semidei, di Dei Indigeti, e di uomini divenuti
store, il più vecchio dei Duci che andarono alla guerra di Troia, che
cioè
« Di parlanti con lui nati e cresciuti. « Nell’a
ebbe a Indigete, che abbiamo detto di sopra significare indes genitus
cioè
è terra genitus. Altri lo derivano da Aer, e fann
VIII Tre Divinità rappresentanti la Terra,
cioè
Vesta Prisca, Cibele e Tellùre Abbiamó detto ne
ta come la Dea della Terra : ora aggiungiamo che anche due altre Dee,
cioè
Cibele e Tellùre, avevano la stessa rappresentanz
i dei geologi e degli astronomi moderni sull’origine della Terra, che
cioè
essendo essa in principio una massa di materia in
43. L’ Ariosto nella 1ª ott. del C.xii chiama Cibele la Madre Idèa,
cioè
adorata sul monte Ida : « Cerere poi che dalla M
elle Stelle, e apparentemente molto irregolare, li chiamaron pianeti,
cioè
corpi erranti. Le Stelle poi vere e proprie stima
Luna. Prima di tutto però rammenteremo quel che fu detto altrove, che
cioè
avanti la nascita di questi due Numi figli di Gio
), l’adoprò con questa doppia allusione per indicare l’ eccelso Sole,
cioè
Dio, quando nel C. xiv del Paradiso, dopo aver de
; e questo racconto pure si può spiegare con un fatto geologico, che
cioè
per la forza del fuoco centrale del nostro globo
ione di Mavors, che significa, come dice Cicerone, magna vertens 174,
cioè
che sconvolge grandi cose ; significato funesto,
linguaggio della chimica, come sostanze o preparati marziali, in cui
cioè
entra in composizione il ferro181. Al Dio Marte f
ni usavano l’aggettivo bellus, a, um nel significato non di pulchrum,
cioè
bello, ma più comunemente di comodo e utile. Era
fatti in Cicerone : Marte nostro, per significare colle nostre forze,
cioè
col nostro ingegno e senza l’aiuto di alcuno. 18
etimologia della parola Pan e nel simbolo indicato da questo Dio che,
cioè
, significhi il tutto e rappresenti perciò l’unive
e in greco chiamavasi col nome stesso della Ninfa, cangiata in canna,
cioè
Siringa, in latino fistula e in italiano sampogna
emente al racconto che ne fa Ovidio nel lib. i delle Metamorfosi, che
cioè
Mercurio per addormentare Argo non solo suonasse
ani i lupi dal gregge ; e si celebravano le feste Lupercali, in onore
cioè
di Luperco, ossia del Dio Pane, nel mese di febbr
XIX La Dea Triforme
cioè
Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Infer
a luna nuova 139. In Roma v’era un tempio dedicato a Diana Noctiluca,
cioè
alla Luna che splende di notte, nel qual tempio t
iglio di Callisto fu cangiato in una costellazione detta Arctophylax,
cioè
custode dell’Orsa : più comunemente però si chiam
infame, da Erostrato Efesio la notte in cui nacque Alessandro Magno,
cioè
il 6 di giugno, 356 anni avanti l’era cristiana.
esta etimologia e significazione : Venus, quia venit ad omnia, perchè
cioè
la bellezza s’avviene in tutte le cose184. Il Mon
e in latino, e con un altro proprio e particolare a ciascuna di esse,
cioè
Aglaia, Talìa ed Eufrosine. Così venne a signific
. E le donne antiche e le moderne ne capiron bene il significato, che
cioè
l’arte nell’abbigliamento favorisce la venustà, o
le biblico e religioso significa la vita attiva) a quella di Citerèa,
cioè
di Venere, considerata come il pianeta che ne por
, a subentrare nel regno sarebbe toccato regolarmente al primogenito,
cioè
a Titano. Fu nonostante convenuto, ad istanza del
principali figli di Giove, e al più lontano quello del padre di esso,
cioè
di Saturno ; perciò al pianeta che è più lontano
che è più lontano di Saturno assegnarono il nome del padre di questo,
cioè
di Urano. Anche il nome di Vesta fu attribuito al
ed anche altre Divinità Superiori ai principali prodotti della Terra,
cioè
Cerere alle biade, Bacco al vino, Vulcano alla me
ossero aumentati da quell’epoca al tempo in cui scriveva S. Agostino,
cioè
in più di quattro secoli, poichè i Pagani avevano
ci contenteremo della definizione che ne dà l’Alighieri pel 1° capo,
cioè
per la Simonia a pretio : « O Simon Mago, o mise
lla Virtù militare, all’Onore, alla Vittoria ed alla Salute pubblica,
cioè
alla più felice conservazione dello Stato. Anche
ngiunta la ipocrisia colle parole da justum sanctumque videri, perchè
cioè
quel ladro non si contentava di rimanere impunito
citare il Giusti, che ci rappresentò quelli predominanti a tempo suo (
cioè
nella prima metà del presente secolo) facendone p
o e della predestinazione derivò in filosofia il Fatalismo, il creder
cioè
e l’asserire che le nostre azioni non sono libere
uando però ivi si afferma che « Colui lo cui saver tutto trascende, (
cioè
Dio) « Ordinò general ministra e duce « Che permu
. Nella Mitologia greca per altro si dà il potere del Fato alle Mire,
cioè
alle Parche. 15. « Te semper anteit sœva Nece
olo essa portato quindi ad Epimeteo, il cui nome significa l’opposto,
cioè
improvvido o incauto, questi l’aprì. Aggiungono d
compose tre celebrate tragedie, che facevan seguito l’una all’altra,
cioè
Prometeo portator del fuoco, Prometeo incatenato
catenato e Prometeo liberato. — Di queste esiste soltanto la seconda,
cioè
: Prometeo incatenato. 84. « Felix qui potuit
acco, la Terra e la Luna 8. Ma convien notare che tre di questi nomi,
cioè
il Sole, la Terra e la Luna son sinonimi di Apoll
uali qui noteremo soltanto quelli che furono divinità di prim’ordine,
cioè
Apollo, Diana, Mercurio e Bacco. Minerva nacque m
i antichi, diedero questi il nome di sette divinità del primo ordine,
cioè
la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove
porle in azione. Soltanto del più impetuoso e del più mite fra loro,
cioè
di Borea e di Zeffiro, narrano brevemente qualche
o Zeffiro o Favonio favorisce la vegetazione delle piante fanerogame,
cioè
che producono fiori. Poichè tutti i poeti epici h
zione del Carro, ossia dell’Orsa maggiore giaceva tutta sovra’l Coro,
cioè
fra settentrione ed occidente, ossia presso a poc
tenne le Isole dette Vulcanie, ora di Lipari. Al terzo però soltanto,
cioè
al figlio di Giove e di Giunone, alluder sogliono
nacquero quello di Pitio da Pito sinonimo, di Delfo, quello di Febo,
cioè
risplendente, dall’ esser confuso col Sole. In Ro
nzi da molti poeti pur fu confusa con Ecate, e detta perciò triforme,
cioè
Luna in cielo, Diana in terra, ed Ecate nell’ inf
ius Fidius, Mehercule, Mecastor, sottintendendovi adjuvet, ed Ædepol,
cioè
per Ædem Follacis. Ad ogni parte dell’ uman corp
lontani. Agli Dei terrestri aggiunger si possono ancor gl’ Indigeti,
cioè
, quegli uomini che per le loro azioni meritaron g
niun uomo se le accostasse. Giove però convertilo in pioggia d’ oro,
cioè
corrompendo coll’ oro i custodi, seppe penetrar n
cangiossi in cavallo. Fu quindi Chirone rappresentato come Centauro,
cioè
mezzo uomo e mezzo cavallo. Dicesi ch’ egli fosso
tellazione de’ Gemelli, ed ebbero amendue il nome comune di Dioscuri,
cioè
figli di Giove, e di, Tindaridi, cioè figli di Ti
due il nome comune di Dioscuri, cioè figli di Giove, e di, Tindaridi,
cioè
figli di Tindaro; e in somma venerazione erano en
nel bosco di Arica ove appresso fu venerato sotto il nome di Virbio,
cioè
due volte uomo. Ma Fedra punta da rimorso confess
aggiunse Pirro figlio di lui e di Deidamia, soprannomato Neottolemo,
cioè
nuovo guerriero. Nè men solleciti furono i Troian
os, intesa questo voce non nel senso di una rudis indigestaque moles,
cioè
una confusa miscela di tutte cose, che è un conce
la cetra (fig. 15). Prassitele ideò un Apollo in nuovo atteggiamento,
cioè
in atto di uccidere una lucertola e compose la st
la terribile Enio (Enyo), dea della strage in guerra, e Dimo e Fobo,
cioè
il Timore e lo Spavento; anche Eris, la contesa,
ell’ Olimpo, padre dei trionfi bene acquistati, soccorritore di Temi,
cioè
della Giustizia. Ma è questo un inno filosofico,
ossia le nuvole gravide di pioggia. Il vento tempestoso uccide Argo,
cioè
oscura il sole e fa che la nuvola scorra qua e là
si chiamavano Cloto (Clotho), Lachesi (Lachesis) e Atropo (Atropos),
cioè
la filatrice, la sorte, e l’ inflessibile; la pri
e marina. Secondo Esiodo, Taumante coiroceanina Elettra genero Iride,
cioè
l’ arcobaleno, divenuta messaggiera degli Dei, e
rde la luce degli occhi o secondo altri, perde la luce della sua vita
cioè
l’ amor di quella ninfa, per la quale invano ora
ssero le loro predizioni. Al maschio Faunus corrisponde la dea Fauna,
cioè
la propizia, la buona, detta anche Fatua come div
izia, la buona, detta anche Fatua come divinatrice e Maia o Bona Dea,
cioè
la dea che accresce, che aumenta i prodotti della
inità ctoniche, prese fin dai più antichi tempi la forma di mister o,
cioè
di culto segreto, a cui non potevan premier parte
ente alla greca non pare ci fosse; si ricorda bensì un lucus Furinae,
cioè
un bosco sacro a una dea Furina; ma se questa dea
ve del Pelio. Questi ultimi si dicevano figli di Issione e di Nefele,
cioè
una nuvola foggiata da Giove a somiglianza di Era
i ricordare le avventure delle figlie di Cadmo, e de’ loro figliuoli,
cioè
di Ino madre di Melicerte, di Semele madre di Dio
è toccata anche la sorte toccata al figlio della più vecchia Autonoe,
cioè
Atteone, mutato in cerva e sbranato da’ suoi cani
i quel ch’ era uopo si procurasse per tentar l’ avventura pericolosa,
cioè
un elmo che rendeva invisibile, una magica sacca
e primaverile, Perseo, il quale ha a fare colle Graie o colle Gorgoni
cioè
colle grigiastre nubi, quelle con un sol occhio c
e l’ uccisione del Minotauro. Del pari ogni forma d’ arte figurativa,
cioè
e statuaria e pittura murale e vascolare e arti m
fu facile agli altri con più colpi finirla. Il premio della vittoria,
cioè
la testa e la pelle del cinghiale, fu dato natura
ero Sofocle ed Euripide svolgendo specialmente la parte più patetica,
cioè
l’ amore di Meleagro per Atalanta e l’ acerba mor
vevano rapito. In tutto gli Argonauti si facevano salire a cinquanta,
cioè
tanti quanti erano i remi della nave che li trasp
sse con cortesia, e quando il congedò gli fe’ un dono assai prezioso,
cioè
gli die’ un otre con racchiusi dentro tutti i ven
onaggi per cui furono eseguiti : qui basterà soltanto accennarne due,
cioè
gli automi ed i fulmini. Chi ha veduto qualche a
Ciclopi, dei quali si è fatto un sol cenno col dire che tre di essi,
cioè
Bronte, Sterope e Piracmone aiutavano Vulcano a f
per indicare la straordinaria particolarità a loro attribuita di aver
cioè
un sol occhio circolare « Di targa e di Febea la
l’avo. Il solo modo di render bugiardo l’Oracolo era troppo crudele,
cioè
di uccider subito la figlia ; e Acrisio non fu co
pur anco di quante stelle è formata ciascuna di queste costellazioni,
cioè
Perseo di 6551 ; Andromeda di 27 ; Cefeo di 58 ;
sto cenno in conferma di quanto osservai nel precedente capitolo, che
cioè
bisogna cercar le origini storiche dei popoli ant
etendevano ancora di sapere i nomi delle Sirene, e ne rammentano tre,
cioè
Lisia, Leucosia e Partenope ; ed aggiungono che l
ci furon descritte le più terribili Orche dagli antichi poeti, quella
cioè
che devastò la Troade ai tempi dello spergiuro La
mmenta le balene nel fare una sapiente e filosofica osservazione, che
cioè
la Natura non ha da pentirsi di aver creato anima
e si scorge visibile e luminosa la verità di quanto asseriamo, quella
cioè
, che una religione qualunque ha sempre i suoi Mil
o l’antichità ci rivela sui misteri simbolici della religione pagana,
cioè
il culto visibile e la dottrina segreta, delle di
ente. — La stessa significazione che i Greci davano alla parola Ades,
cioè
luogo sotterraneo, intendevasi presso gli Egizii
i grazie, fece innalzare in quel luogo un tempio, che fu detto Ammone
cioè
Arenario, per essere collocato in mezzo all’arena
e origine al proverbio di Catone : mullum interesi inter os eto ossam
cioè
: motto cammino v’è tra la tazza e il labbro. 384
ciò dimostrare l’allegoria racchiusa sotto il simbolo mitologico che,
cioè
, deve esservi tra il cuore e la lingua una perfet
613. Asfalaja. — V. Sicurezza. 614. Asfalione. — Detto anche Asfalio,
cioè
tutelare, soprannome che veniva dato a Nettuno. 6
di Venere il premio, avendo seguito il consiglio della dea di gettare
cioè
lungo il cammino dei pomi di oro che Atalante si
si precipitò. 657. Atamanti. — Venivano così detti i figli di Atamaso
cioè
Prisso, Melicerte e Learco. 658. Atamaso. — Figli
nuo sviluppo di una delle idee informatrici di questo lavoro ; quella
cioè
, della esistenza non solo dei miti allegorici in
si ritrovato nel suo ricinto una iscrizione che diceva, Deœ Bibracli,
cioè
: alla Dea Bibratte. 792. Bicornide, Bicornigero
elevato un tempio, ove si prestava il giuramento, chiamandosi Adopol,
cioè
tempio di Polluce, il giuramento degli uomini ; e
opol, cioè tempio di Polluce, il giuramento degli uomini ; e Acastor,
cioè
tempio di Castore, quello delle donne. Al dire di
i dii maiorum gentium, ossia dei maggiori. Erano in numero di dodici,
cioè
: Giove, Nettuno, Apollo, Marte, Vulcano, Mercuri
on culto e cerimonie particolari. Venivano distinte in tre categorie,
cioè
: dee del cielo, dee della terra e dee dell’infer
azioni, dii maiorum gentium, detti anche dii consentes o consulentes,
cioè
dei del consiglio. Dei subalterni. Dii min
or numero degli dei pagani, si trova ripetuta la stessa credenza, che
cioè
i numi altro non fossero che degli uomini. La Dei
e a Mercurio, volendo ricordare le sue priucipali funzioni, d’essere,
cioè
, il messaggiero di Giove e degli dei. 1435. Dicte
figlio, ed avendoli vinti, impose loro un sanguinoso tributo ;quello
cioè
, che ogni anno gli Ateniesi avessero dovuto manda
a tradizone mitologica attribuisce ad Egeria anche il nome di Camena,
cioè
cantatrice e profetessa, e racconta che avesse pr
a flamma conosciuta col nome di fuoco sacro si sarebbe chiamata Elio,
cioè
il Sole. 1643. Eliopoli. — Cioè città del Sole ;
tradizione mitologica creduta dagli abitanti dell’isola di Rodi, che
cioè
, Elena dopo la sua morte fosse stata sospesa ad u
li così lo strano privilegio che a lui accordava la Terra, sua madre,
cioè
, di raddoppiargli le forze, ogni volta che egli t
e di Preneste. La tradizione ripete di lui uno strano fatto, che egli
cioè
avesse ricevuta da sua madre tre anime e tre arma
, fusi insieme. Questa statua aveva gli attributi delle due divinità,
cioè
una testa di sparviero con un Aquila a fianco, pe
i. Presso i romani le principali feste e cerimonie erano le seguenti,
cioè
: Angeronali, Apollinari, Armilustrie, Baccanali,
ate ragioni ; ciò che si diceva, con frase speciale : Flaminio abire,
cioè
deporre il ministero di Flamine. Gli imperatori r
Al dire di Festo, gli dei Geniali erano i quattro principali elementi
cioè
il Fuoco, l’Aria, la Terra e l’Acqua. Altri prete
osservazione che Plinio ci fa tenere nelle sue opere dell’antichità ;
cioè
, che al tempo del paganesimo, dovevano esistere p
no le principali divinità che presiedevano alla cultura dei Giardini,
cioè
Priapo, Flora, Pomona e Vertunno. Fra le sette me
re di Euripide, una predizione che Medea stessa gli aveva fatta, che,
cioè
egli sarebbe morto sotto gli avanzi della nave de
della Grecia, due erano le divinità che presiedevano alla giovanezza,
cioè
: Ebe ed Orta. I romani a queste ne aggiungevano
inuzio Felice, il nome di Giuba si avvicina molto a quello di Jehova,
cioè
: Dio. 2166. Giudici dell’Inferno — Scrivono i pi
uesta dea. Infatti Esiodo asserisce aver Giunone avuto quattro figli,
cioè
: Vulcano, Ebe, Venere e Lucina ; altri vogliono
re e Lucina ; altri vogliono che a questi si aggiungessero altri due,
cioè
: Marte, Dio della guerra, e Tifone. Fra gli scri
grava insieme. Glauco ricordandosi le ingiunzioni paterne di vincere,
cioè
in generosità ogni altro guerriero, dette in camb
continui sagrifizii. La parola Indigeto deriva dal latino in diis ago
cioè
: sono fra gli dei. Oltre a questo i romani davan
soprannome d’Indigete e allora questa parola deriva da inde genitus,
cioè
: nato nel paese. 2281. Indovinazione. — Detta an
costumanza adottata da tutti gli altri abitanti della Grecia, quella
cioè
, di mettere nelle labbra dei loro morti, una picc
o, e che veniva raffigurata a cavallo : da ciò il soprannome di Ippia
cioè
, la cavaliera. 2302. Ippio. — Ossia Equestre. Sop
st’ opera chiamata in lingua giapponese Fokckio, o semplicemente Kio,
cioè
libro dei fiori eccellenti, è una specie di catec
primitiva sua origine dall’uso che avevano gli antichi di sotterrare
cioè
i loro morti nelle case ; cosa che dette motivo a
ricorda di un Lettisternio, celebrato in onore di tre sole divinità,
cioè
, Giove, Giunone e Mercurio ; aggiungendo la parti
igurata dalla qualità che i naturalisti assegnano al girasole, di far
cioè
, morire l’albero che produce l’incenso. 2491. Leu
ai suoi piedi. Era accompagnata dalle due dee, dette Adeona e Abeona,
cioè
l’Andare e il Venire, per alludere che essa potev
e piaceva. Il berretto ricordava la costumanza dei romani di mettere,
cioè
un berretto sulla testa di quegli schiavi, che vo
to al dio Luno dai pagani, una strana e ridicola congiuntura ; quella
cioè
, durante i sacrifizi che si facevano al dio Luno,
e tradizioni mitologiche alludono alle grandi catastrofi della Terra,
cioè
diluvj, inondazioni, eruzioni di vulcani, sprofon
e terrestri, cominciarono ad adorare le cose materiali, il Creatore,
cioè
, nella creatura ; ed il sole, la luna, le stelle,
lia, che classe mitologica. 19. Nella terza eran collocati i Semidei,
cioè
tutte le divinità supposte prole di un Nume o di
e o all’ inferno ; e dodici di essi componevano il consiglio celeste,
cioè
: Giove, Giunone, Nettuno, Cerere, Mercurio, Mine
ella e moglie di Saturno, avuti due figliuoli ad un parto, Giove (63)
cioè
e Giunone (85), fece veder solamente questa al ma
esiedere alla terra, come Saturno aveva presieduto al cielo ; ed Ops,
cioè
soccorso, ricchezza, perchè stimavano che procacc
etrio, da ferre, perchè nel suo tempio erano recate le spoglie opime,
cioè
le spoglie dei vinti ; Ospitale o Xenus, come pre
dia che secondo alcuni fu luogo della sua nascita ; ebbe nome Ermète,
cioè
interprete, quando lo consideravano preposto alle
dente. Quindi era chiamato anche Ippio ossia equestre ; e Ippodromio,
cioè
, preside degli equestri certami. Inoltre fu detto
simboleggiare in lui l’età più pericolosa della nostra vita ; quella
cioè
nella quale, essendo liberi di noi ed in tutto il
) che, per sottrarlo ai colpi del vincitore, lo ravvolse in una nube (
cioè
a dire che il codardo rapitore d’Elena prese la f
ò la città di Cartagine, che per tal cagione fu chiamata anche Birsa,
cioè
a dire, pelle di bove. 612. Le sventure ed i meri
tava in mezzo a’turbini polverosi quando percorreva la terra, quando,
cioè
, i venti ………. avvolgon tutta Di turbini la terra
giuochi furono adottati dai Romani che ne istituirono parecchi altri,
cioè
, quelli di Cerere, i Floreali, i Megalesj. i Troi
ri fruttiferi, e secondo la più comune opinione sono i due Tindaridi,
cioè
Castore e Polluce (441), nè manca chi li dichiari
con una spiga in mano, sta collocata framezzo alle ricolte maggiori,
cioè
tra le mèssi e le vendemmie : ed è quell’ Astrea
ivini non solamente al bue Api (703), ma anche a varii altri animali,
cioè
, il cane, il gatto, il coccodrillo ec. ; e l’ucci
elevati od in folti boschi. 728. Lo adoravano sotto emblemi diversi,
cioè
, sotto la figura d’una querce quando lo scongiura
delle cure e della penosa fatica. Laddove prima nel regno degli Dei,
cioè
nella prima età del mondo, detta dell’oro, i mort
Ma co’bisogni della vita nate le arti, sursero per necessità i mali,
cioè
il travaglio, le edaci cure, e l’aspra contesa. Q
era un Dio, ed erano Divinità anche gli elementi che lo componevano,
cioè
il Fuoco ossia la Luce, l’Aria, l’Acqua e la Terr
l’età delle armi di pietra e delle abitazioni lacustri, di quel tempo
cioè
in cui i nostri antenati Europei eran forse più r
to di famiglia convenuto col fratello maggiore Titano, di non allevar
cioè
figli maschi, il primo che gli nacque da sua mogl
tra gli uomini, la maggior parte delle vicende politiche di un regno,
cioè
successione per abdicazione del padre, patti di f
io esservi « ……. chi creda « Più volte il mondo in caos converso, »
cioè
ritornato nella prima mistura e confusione di tut
2. I corpi elementari, secondo gli antichi, non erano più di quattro,
cioè
: terra, aria, acqua e fuoco 3 ; mentre i fisici
nipote di Sisifo e figlio di Glauco, della dinastia dei re di Efira,
cioè
di Corinto. Il suo vero nome primitivo era Ippono
liano vocaboli di cui non esistono gli equivalenti neppure in latino,
cioè
il verbo chimerizzare e i nomi chimerizzatore e c
n lupo. Questa trasformazione è fondata sopra due somiglianze, quella
cioè
del nome di Licaone che deriva dal greco licos ch
he, roccie plutoniche e roccie metamorfiche 89). Per lo scopo nostro,
cioè
in relazione al diluvio, basta il parlare delle r
n Atene : la statua distinguevasi col nome di Parthenos (la vergine),
cioè
statua della vergine, e il tempio chiamavasi il P
ine), cioè statua della vergine, e il tempio chiamavasi il Partenone,
cioè
sacro alla vergine, sottinteso Atena, vale a dire
fosse nato Apollo : e quindi il Nume fu denominato anche Ebdomagene,
cioè
nato il settimo giorno (c). Questo Feste consiste
l’isola di Delo, ov’ebbe i natali, e dava oracoli sei mesi dell’anno,
cioè
la primavera e l’estate, e gli altri sei in Patar
roente, Eoo, Etone, e Flegone(a). Omero non ne accenna che due, Lampo
cioè
, e Faetonte(b). Altri a’ questi aggiunsero Eritre
’ Inferno (a). Esiodo dice, che la Luna era figlia di uno de’ Titani,
cioè
d’ Iperione, il quale la ebbe da Tia, una anch’el
si cantava in lode del vincitore un Inno, detto Callinico : una volta
cioè
nel luogo, ov’era coronato ; l’altra nel ginnasio
vasta conchiglia, tirata sulla superfizie del mare da animali anfibj,
cioè
mezzo cavallo e mezzo pesci, chiamati anche Ippoc
perchè avea vendicato la morte prima di Cesare, e poi de’ due Crassi,
cioè
di M. il padre, e di P. il figlio (a). Si denomin
quanto ch’ egli si risguardava preside alle quattro porte del Cielo,
cioè
all’ Oriente, al Ponente, al Settentrione, e al M
va di poter iscuoprire il futuro. Da ciò ebbe principio l’Astrologia,
cioè
la scienza intorno alla cognizione e al movimento
rasi, ossia in senso contrario, come dice Festo, fu denominato Damio,
cioè
pubblico : e Damia parimenti fu detta sì la sacri
nque la consultava(g). In altro modo pure ella si esprimeva : scrivea
cioè
i suoi detti sopra secche foglie, da lei disposte
(e). Mnasea tra gli Dei Cabiri nomina Asiero, Asiocersa, e Asiocerso,
cioè
Cerere, Proserpina, e Plutone. Dionisiodoro ve ne
e). Due sorta ne riconobbero gli antichi Pagani : altri veri, i quali
cioè
annunziavano cose reali ; ed altri falsi, che non
imo, che secondo l’opinione di alcuni vi furono due Endimioni, quello
cioè
, di cui abbiamo parlato, e l’altro, Pastore delle
altri esterni eccessi di dolore si manifestavano allora, strappatura
cioè
di capelli, lacerazione del petto e de’fianchi si
ano figliuoli del Gigante Tifone, eccettuati però i Venti favorevoli,
cioè
Noto, Borea, e Zefiro, i quali a detta cello stes
nell’ altra(b). Bellona era annoverata tra gli Dei Comuni, tra quelli
cioè
che favorivano indifferentemente tutti i partiti,
Dei ed a ricreare il popolo eran detti feste. In antico furono pochi,
cioè
quelli soli della messe e della vendemmia ; ma il
tri a flammeo capitis indumento. Vi furono i Flamini maggiori, i tre,
cioè
, di Giuve, di Marte e di Quirinu, ed i Flamini mi
mini ; e dagli effetti li distingueva in agatodèmoni e in cacodèmoni,
cioè
in buoni e in cattivi spiriti. Anche i più celebr
i spiriti. Anche i più celebri filosofi della Grecia, anzi del mondo,
cioè
Socrate, Platone e Aristotele, espressero la loro
del Flegetonte ; e le pene speciali si riferiscono soltanto a pochi,
cioè
a Issione, a Sisifo, a Tantalo, a Tizio gigante,
in fatti nelle dispute non adducevano altra ragione che l’Ipse dixit,
cioè
le parole del loro maestro : ipse autem erat Pyth
che spiravano dai quattro punti cardinali del cielo, Borea o Aquilone
cioè
dal settentrione, Euro da levante, Austro o Noto
contassero che tre dagli antichi perchè non eranvi che tre stagioni,
cioè
la primavera, l’estate e l’inverno. Quando venne
l’equatore a angoli obliqui ; Ercole o il Sole rapisce i pomi d’oro,
cioè
quest’astro, quando comparisce fa sparire dal cie
ndo ad un solo principio tutta la scienza mitologica, al culto antico
cioè
della natura, fece di Ercole un essere allegorico
no e secondo alcuni fratello di Orfeo si attribuiscono diverse opere,
cioè
quelle sull’origine del mondo, sul corso del sole
di Numa una sol volta ; dopo la seconda guerra punica un’altra volta,
cioè
l’anno di Roma 519 e tre volte sotto il regno di
animale si figurava l’uomo, perchè l’uomo sul mattino della sua vita,
cioè
quando è bambino, se ne va carponi, onde si può d
ni, onde si può dire che cammini con quattro gambe ; sul mezzogiorno,
cioè
mentre dura il fiore della sua vita, cammina su d
avea decretato, che dei due fanciulli, i quali doveano nascere, l’uno
cioè
da Alcmenà, l’altrò da Nicippe, figlia di Pelope,
ce, che siccorne Alcmena partorì nello stesso tempe due figli, Ercole
cioè
, ed Ificlo, così Anfitrione, volendo conoscere, q
ggia de’ Lestrigoni, popoli selvaggi, che Omero denomina antropofagi,
cioè
mangiatori d’uomini, poichè tal’era il loro cibo.
e delle Parche. Altri le danno per figliuole Irene, Dice, ed Eunomia,
cioè
la Pace, la Legge, e l’Equità(e). Dice poi fu con
so La Bugia è zoppa, per alludere a ciò, che volgarmente si dice, che
cioè
essa ha le gambe corte : vale a dire che in breve
ciatore. E’ questa l’indole di chi ama d’essere adulato, di lasciarsi
cioè
trasportare ove meglio piace all’ Adulatore. La v
in Italia, eravi un magnifico tempio, dedicato alle Fortune Gemelle,
cioè
alla buona e alla cattiva. Ivi le statue di quest
ra’ Ciconj, popoli barbari della Tracia. Ella gli partorì due figlie,
cioè
Cleopatra, detta anche Stenobea, che sposò Fineo,
e Acamante (d). V’è chi dà ad Antenore altti due figliuoli, Elicaone
cioè
, e Polidamante, nati da Teano, figliuola di Cisse
pietre, protestando, che voleva alzare un altare ad Ercole Callinico,
cioè
vinciture per eccellenza. L’Eroe, acciecato da ta
principio generale da essi riconosciuto, che la materia fosse eterna,
cioè
fosse sempre esistita, ma tutta confusa e mista,
delle figlie di Saturno e di Cibele fu dato il nome stesso dell’ava,
cioè
di Vesta ; e per distinguere l’una dall’altra fu
imo tutti i popoli conosciuti, tranne gl’Israeliti, erano politeisti,
cioè
adoravano molti Dei ; e di questi raccontavano la
Ecco tre esempi che dimostrano il concetto generale di Virgilio, che
cioè
i Penati fossero gli Dei protettori di Troia e de
n Roma sino agli ultimi tempi dell’impero pagano le Feste Carmentali,
cioè
in onore della Dea Carmenta madre di Evandro. Anc
sile, perchè ha la forma di un corno simile a quelli di Giove Ammone,
cioè
di ariete ; e la chiamano ancora, specialmente i
e, non potrebbe a rigore chiamarsi oracolo, ma piuttosto divinazione,
cioè
interpretazione della volontà degli Dei. Lo stess
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