so praticato con suo padre. Egli dunque divorò tutt’i figli, ai quali
aveva
data la vita. Il solo Giove fu esente da tale dis
era finita : onde in seguito dicevasi di qualche principe Romano, che
aveva
data la pace all’imperio : Egli ha chiuso il tem
inarcare del suo sopracciglio tremava l’Universo : il Fato solamente
aveva
su di lui la preminenza(1). Dopo aver vinto Satur
nalmente in questa guerra Briarèo il più terribile tra i Giganti, che
aveva
cento braccia ; e pareva, che già la guerra fosse
ventevole, che la sua forza sorpassava il terrore, che ispirava. Egli
aveva
cento teste con serpenti armati di lingue nere, e
a, vale a dire uno scudo formato dalla pelle della Capra Amaltea, che
aveva
nutrito Giove, e ne armava il braccio sinistro. Q
opra di Io, Europa, Semele, e Latona. Argo fornito di cent’occhi, che
aveva
in guardia Io cangiata da Giove in vacca, fu amma
izio fu destinato il gentile Ganimede, che Giove fingendosi un’aquila
aveva
al padre suo Troe involato. Vulcano nacque sì bru
uesto maltrattamento di suo padre, ma non perdonò a sua madre, che lo
aveva
dato alla luce così storpio, e mal fatto, e volle
e mal fatto, e volle vendicarsene in una brillante occasione. Giunone
aveva
preso parte nella guerra degli Dei : Giove volle
li si darebbe in isposa Venere la più bella fralle Dee. Oltre di Argo
aveva
Giunone al suo servizio anche una messaggiera per
ter passare sei mesi con sua madre, ed altrettanti con Plutone, che l’
aveva
sposata. Calmatasi Cerere si applicò nuovamente a
te di Linco geloso della preminenza, che in tal mestiere a Trittolemo
aveva
Cerere accordata. In pena di sua perfidia Linco f
truito nell’arte di maneggiar l’arco, ammazzò il serpente Pitone, che
aveva
sì crudelmente perseguitato Latona. Questo mostro
e Pitone, che aveva sì crudelmente perseguitato Latona. Questo mostro
aveva
cento teste : lanciava fiamme dalla bocca, ed i s
rica delle mura di Troja. La mercede fu convenuta : ma questi che non
aveva
molta dilicatezza, terminato il lavoro, gli mancò
, se non fosse sopraggiuuto a tempo Ercole per salvarla. Laomedonte l’
aveva
promessa in isposa a questo Eroe : ma al suo soli
, e sette femmine ardì di aver la preminenza su di Latona, che non ne
aveva
che due, portando la sua empietà al segno di fras
e tutto il giorno crescevano, palesavano ai viandanti, che il Re Mida
aveva
gli orecchi dell’asino. Apollo non fu però così d
Meleagro figliuodi Enèo finì di ucciderlo, e spinto dal coraggio che
aveva
mostrato questa giovane principessa, le offrì il
ato di pretendere sopra Giunone. Ma Diana, che sotto il nome di Ecate
aveva
una grande influenza nell’impero di Plutone, di l
allade, e Giunone, fu dato da Paride il pomo di oro, che la Discordia
aveva
gittato dove si celebrarono le nozze di Teti, e d
ba. L’ornamento principale di Venere era una zona, o sia cintura, che
aveva
la proprietà di darle sempre nuove attrattive. Gi
a sua incudine. Vulcano ad onta del suo rozzo impiego sulla terra, ne
aveva
non pertanto un altro nel Cielo molto più decente
a dotata di una perfetta saviezza, ed uu fanciullino a cui il Destino
aveva
riserbato l’impero del mondo, egli divorò Meti. D
ade1. Sotto la prima denominazione ella era la Dea della sapienza, ed
aveva
la preminenza sulle scienze, sulle belle arti, e
to uno scudo fatto dalla pelle di un mostro chiamato Egi, che Minerva
aveva
ammazzato nella guerra de’ Giganti. Ella aveva so
amato Egi, che Minerva aveva ammazzato nella guerra de’ Giganti. Ella
aveva
sopra questo scudo fatto incidere la terribile te
Marte Dio della guerra. Piccata Giunone contro Giove, che da se solo
aveva
fatto nascere Minerva, volle ella fare altrettant
. Egli nacque il mattino ; al mezzo giorno inventò la lira, e la sera
aveva
gia rubato lo scettro a Giove, il martello a Vulc
il tridente a Nettuno, i dardi ad Apollo, ed a Venere il cinto. Come
aveva
tutte le disposizioai a saper rubare, così fra ta
per timore di essere scoverto gli donò la più bella delle vacche, che
aveva
involate : ma non fidandosi interamente di lui, f
lo, nella terra, e nell’Inferno, e per potere da per tutto accorrere,
aveva
le ali nella testa, e nei piedi. Come direttore d
he esse lo ammazzarono senza conoscerlo. Licurgo Re della Tracia, che
aveva
osato di dichiararsi nemico di Bacco, si ruppe le
e. Bisognava tragittarlo. Appena che Mercurio armato della sua verga,
aveva
condotte le ombre novelle alla riva di questo fiu
iva opposta di Acheronte stava Cerbero, cane di enorme grandezza, che
aveva
tre teste, e tre gole spaventevoli. Questi abitav
pene, che si soffrivano nel Tartaro1. Sisifo, che durante la sua vita
aveva
colmata di delitti la Grecia, era condannato a tr
’onde gravitando pel proprio peso ricadeva immantinente. Flegia, che
aveva
appiccato il fuoco al tempio di Apollo, stava inc
no. Issione era attaccato ad una ruota, che girava di continuo. Egli
aveva
osato di aspirare al possesso di Giunone. Giove p
ia esige qualche dettaglio. Danao Re di Argo padre delle suddette, le
aveva
promesse in matrimonio ai cinquanta figliuoli di
imenti che Fauno, e Pane. Sileno. Sileno figliuolo di una ninfa,
aveva
educato Bacco, e passò tutti i suoi giorni in ubb
do di una grotta, ove egli erasi addormentato : da lungo tempo Sileno
aveva
loro promesso alcuni versi che mai non diede, le
forza dei semplici, ed era eccellente medico. Come figlio di Saturno
aveva
il dono dell’immortalità : ma essendosi fatta cad
racchio : questo basta per dimostrare, che questo Dio non era bello :
aveva
l’aspetto di un satiro. La sua effigie consisteva
figliuolo di Nettuno, e della ninfa Salacia, altri dicono Amfitrite,
aveva
la figura di uomo fino alla cintura : il resto de
tà di Anteona nella Beozia. Un giorno si avvide, che alcuni pesci che
aveva
nascosti sotto una cert’erba, ripresero nuove for
forze, e si slanciarono nelle acque. Egli si assicurò, che quest’erba
aveva
una proprietà particolare : ne mangiò, e si senti
a morte ai naviganti tirati dalla dolcezza del loro canto. Tanto loro
aveva
promesso il Destino, finchè non si fosse ritrovat
ddosso, o assassinava i passeggleri. Fu ammazzata da Ercole, al quale
aveva
rubato alcuni bovi : indi cangiata in mostro mari
di cani che abbajavano senza interruzione, e che divoravano chiunque
aveva
la disgrazia di cadere in poter loro. Scilla, e C
one che fa Ovidio del palazzo della Fama. La Concordia. Due tempj
aveva
in Roma la Concordia. Era figliuola di Giove, e d
ura era simile a quella della Pace. I Greci la chiamarono Ὀμονοια, ed
aveva
un tempio in Olimpia. La Pace. Era altresì fi
a da noi tarda vendetta. La Fedeltà. La fedeltà, o la buona Fede
aveva
il suo culto nel Lazio prima di Romolo. Ella pres
era livido, e tetro : torvo lo sguardo, e la bocca spumante. Giove l’
aveva
scacciata dal Cielo, perch’ella destava continue
nima con una particella di quel fuoco celeste, che dal carro del sole
aveva
rapita. Ingelosito Giove, che un mortale si fosse
chiamata Pandora, nome composto da due voci Greche indicanti ch’ ella
aveva
tutt’i doni. Volle altresi Giove adempiere la par
de’ suoi, e sopra tutto quello di Minerva, e di Giove, e di tanti che
aveva
dall’Egitto portati. Cadmo. Figliuolo fu di A
apita da Giove sotto l’aspetto di un toro. Disperato Agenore, che non
aveva
nouve di sua figlia, impose a Cadmo di andarla ce
Perseo. La nascita di Perseo fu assai singolare. Acrisio re di Argo
aveva
una figliuola di rara bellezza chiamata Danae. Co
eva una figliuola di rara bellezza chiamata Danae. Come l’oracolo gli
aveva
predetto, che da costei nascerebbe un bambino, ch
ni in pietra. Tal sorte toccò ad Atlante re della Mauritania, che gli
aveva
negata l’ospitalità. Chi guardava questa testa er
tte : indi con sua madre Danae ritornò ad Argo. Ivi ammazzò Preto che
aveva
cacciato Acrisio dai suoi stati, col quale si ric
e la guerra Trojana) era figliuolo di Glauco re di Corinto : Giove lo
aveva
sottoposto a Preto re d’Argo. Come aveva una vant
uco re di Corinto : Giove lo aveva sottoposto a Preto re d’Argo. Come
aveva
una vantaggiosa figura, Antea moglie di Preto ebb
o valore. Passando pel territorio di Epidauro, uccise Perifeto che lo
aveva
sfidato a battersi seco. Di là traversando l’istm
seco. Di là traversando l’istmo di Corinto, punì Sinni assassino, che
aveva
una forza prodigiosa, solito ad attaccare le vitt
ti ebbe la crudeltà di abbandonare nell’isola di Nasso colei, che gli
aveva
salvata la vita. Restò l’infelice Arianna in quel
e ; questo Dio asciugò le sue lagrime, e la sposò. Teseo nel partire,
aveva
promesso ad Egèo, che se ritornava vittorioso avr
. Teseo di ritorno alla terra procurò di rientrare ne’ suoi stati che
aveva
occupati Mnesteo : ma i sudditi malcontenti di un
lmente, e dopo la sua morte gli furono renduti gli onori, che vivendo
aveva
meritati. Castore, e Polluce. Rapito Giove da
andarono al conquisto del vello d’oro, e fecero la guerra a Teseo che
aveva
rapita Elena germana. Essi punirono soltanto quei
o. Non contenta la maga di tale strepitosa vendetta prese i figli che
aveva
avuti da Giasone, ed al cospetto del padre barbar
tto l’aspetto del suo sposo Anfitrione figliuolo di Alcèo. Come Giove
aveva
detto nel concilio degli Dei, che il bambino, che
no che piccioli saggi del suo valore, e preludj de’ travagli, che gli
aveva
riserbati lo sdegno di Giunone, che noi in un fia
ro l’Idra, che desolava le paludi di Lerna presso Argo. Questo mostro
aveva
cento colli, che terminavano in altrettante teste
, e scacciati dal rumore di alcuni timpani di bronzo, che Minerva gli
aveva
donati. La quarta spedizione fu la presa della ce
i. La quarta spedizione fu la presa della cerva del monte MenaIo, che
aveva
i piedi di bronzo, e le corna di oro, che per un
ittava fiamme dalle narici desolava l’isola di Creta. Nettuno colà lo
aveva
spiccato perchè Minosse non gli aveva sagrificato
isola di Creta. Nettuno colà lo aveva spiccato perchè Minosse non gli
aveva
sagrificato un bove di maravigliosa bellezza, com
non gli aveva sagrificato un bove di maravigliosa bellezza, come gli
aveva
promesso. Ercole vinse anche questo mostro. Punì
mazoni, e diede in isposa a Teseo la loro regina. Uccise Gerione, che
aveva
tre corpi. Essendosi altresì fatto iniziare ne’ m
che sua figlia non potesse essere contenta accoppiata ad un uomo, che
aveva
ammazzato di propria mano i suoi figli. Ercole ch
a camicia intrisa nel suo sangue perchè la dasse allo sposo, allorchè
aveva
motivo di sospettare della di lui fedeltà. Questa
urore precipitò dall’alto della montagna il suo schiavo Lica, che gli
aveva
recato quel dono così funesto. Finalmente gittoss
on poteva cader Troja. Le fiamme consumarono solamente quel tanto che
aveva
di mortale ; ma come figlio di Giove dopo morto f
zia di Ercole fu collocato nel numero degli Eroi. Dicemmo già ch’egli
aveva
assistito alla morte di questo Eroe con aver giur
sito. Appena imbarcatosi per recarsi a Troja, gli cadde sul piede che
aveva
battuta la terra, un dardo avvelenato dal suo ami
to, non volle vederli : ma Ulisse ch’era destro nel tempo istesso, ed
aveva
il dono della lingua, calmò la sua collera, e lo
ipae. Haec Proteus, etc. Virg. Georg. IV. Edipo. Lajo re di Tebe
aveva
sposata Giocasta figliuola di Creonte, che aveva
po. Lajo re di Tebe aveva sposata Giocasta figliuola di Creonte, che
aveva
prima di Lajo parimente regnato in Tebe.Gli fu pr
desimi degli cnigmi indissolubili. Creonte, che dopo la morte di Lajo
aveva
ripreso le redini del governo, fece noto al publi
Lo sventurato Edipo convinto del delitto, e vedendo che al parricidio
aveva
aggiunto l’incesto, andossene volontariamente in
di proibire che si desse la sepoltura alle ceneri di Polinice, perchè
aveva
chiamati de’ forestieri per difendere i suoi drit
are la Frigia, e ritirarsi presso Enomao re di Elide. Questo principe
aveva
una figliuola chiamata Ippodamia, che voleva mari
o il sole si oscurò, per non vedere un sì atroce misfatto. Tieste non
aveva
a rinfacciarsi che un solo delitto. Avendo una vo
inerva, la violentò. Questa era Pelopea sua figlia, che da gran tempo
aveva
perduta. Ella gli strappò la spada, e la conservò
si alla Grecia per reclamare Esione sua zia, che Telamone altra volta
aveva
menata via sotto il regno di Laomedonte. Il giova
one, sedusse la di lui sposa, e fece uccidere un rapsodo 1, che il re
aveva
lasciato presso la regina, per sapere tutto ciò c
celato, ed indi fatto partire per la Focide, ove regnava Strofio, che
aveva
in moglie la sorella di Agamennone. Colà Oreste t
non si fosse placato lo sdegno di Diana contro di Agamennone, che le
aveva
uccisa una cerva a lei cara : questo delitto non
uogo doveva trovarsi in quest’armata uno de’ discendenti di Eaco, che
aveva
in compagnia di Apollo, e di Nettuno faticato ad
: ma Teti sua madre sapendo che il figlio morirebbe nell’assedio, lo
aveva
vestito sotto le spoglie di donna col nome di Pir
o, lo aveva vestito sotto le spoglie di donna col nome di Pirra, e lo
aveva
inviato alla corte di Licomede re di Sciro fra le
lia, balza dal letto, raduna i capi dell’esercito, loro espone quanto
aveva
sognato. All’istante fumano gli altari per implor
come distruggerli. Ella dimandò a Venere una zona, o sia cintura, che
aveva
la proprietà di aggiungere nuovi vezzi, e maggior
alla tenda di Achille la cara Briseide, carica di que’ doni, che gli
aveva
inutilmente prima offerti. Impaziente Achille di
iamo. Quest’Eroe divenne amante di Polissena figliuola di Priamo, che
aveva
veduta sulle mura di Troja. La chiedette a suo pa
rte del suo corpo soggetta ad essere ferita, poichè Teti sua madre lo
aveva
tuffato nelle acque del fiume Stige per renderlo
di Troja : ma ritenuto da Calipso nell’isola di Ogigia, ove regnava,
aveva
quasi perduto la speranza di ritornare ad Itaca s
la sua cara Penelope, e’ l giovanetto Telemaco. Minerva intanto, che
aveva
spiegata per lui la sua protezione, discesa dall’
ne di lasciarlo partire. Convenne ubbidire, il figliuolo di Laerte si
aveva
già costruito un battello : lo ascende, e si dà t
ofumare. L’eroe essendosi lavato nel fiume, e vestito degli abiti che
aveva
ricevuto, si presenta alla sua benefattrice con n
ericolo : gli abitanti offrirono a suoi compagni il loto2, frutto che
aveva
la proprietà di far dimenticare la patria a chi l
isse usò l’accortezza di far legare sulle panche de’ navigli chiunque
aveva
avuta la disgrazia di gustarlo. Lo stesso vento p
il Ciclope con i suoi racconti, e lo ubbriacò con vino generoso, che
aveva
portato, e ch’ ebbe la forza d’immergerlo in un s
o. Profittando allora del momento, Ulisse preso un forte bastone, che
aveva
aguzzato, lo ficcò nell’occhio di Polifemo, che a
delle strida : Uti, cioè Nessuno mi ha ferito, ripigliò Polifemo1 : (
aveva
Ulisse avuta l’accortezza di dirgli che questo er
lle Sirene, ed i rischi nel passaggio fra Scilla, e Cariddi. Circe lo
aveva
altresì avvertito a non toccare i bovi, che facev
colto si tenne sconosciuto fino al ritorno di Telemaco, a cui Minerva
aveva
ispirato il desiderio di lasciare Sparta1. Poichè
ani, un avvenimento terribile interamente li determinò. Laocoonte che
aveva
scagliata la sua asta contro del cavallo, stando
mente felice in Italia : così disse, e sparì. Ritornato al luogo dove
aveva
lasciato Anchise, ed Ascanio suo figlio con tutti
aggi, allorchè volendo di là far vela per l’Italia, un Dio tutelare l’
aveva
condotto nell’impero di Didone. » Avendo Enea da
Enea dato fine al suo racconto, si ritira negli appartamenti che gli
aveva
assegnati la regina. Rapita intanto Didone dalla
fugiano in una caverna, con uscirne divenuti già sposi. Ma Giove, che
aveva
riserbato quest’Eroe a più sublimi imprese, gli s
alza un rogo : lo ascende, e si ammazza con quella spada medesima che
aveva
donata ad Enea, e che colà aveva questi lasciata.
mmazza con quella spada medesima che aveva donata ad Enea, e che colà
aveva
questi lasciata. Accorre Anna mente colle donne p
netrare in una oscura foresta, dove avrebbe ritrovata una pianta, che
aveva
un ramicello, senza del quale non avrebbe potuto
era l’erede de’ suoi stati ; Amata sua madre, ad onta dell’Oracolo, l’
aveva
promessa a Turno Re de’ Rutuli. In tale occasione
unire gli abitanti del paese, e per mostrare il loro potere a chi gli
aveva
alloggiati, li conducono alla cima di una montagn
gli abitatori in preda dell’acqua, all’infuori della capanna, che gli
aveva
accolti, che fu cangiata in un tempio magnifico.
dero da questa pianta che prima era stata donna, ed inseguita da Pane
aveva
perduta l’antica bellezza, e figura : il suo nome
o alla vista di un fanale, ch’ Ero accendeva su di una torre. Leandro
aveva
acquistato la superiorità sul mare ; ma una notte
la di Calidonia non volle giammai corrispondere all’inclinazione, che
aveva
per lei Coreso sacerdote di Bacco, che vendicò il
e si scagliava a colpo sicuro, e ritornava dopo fralle mani di chi lo
aveva
lanciato. Per parte sua Procri divenne egualmente
i marinari, e gli Dei assegnarono un posto nel cielo al Delfino, che
aveva
salvato un musico tanto ben veduto da Apollo, e d
mpagna Felice esigeva questa Dea un culto particolare. Ciascuna città
aveva
la propria Fortuna, come quella de’ Napoletani, d
ltà dell’animo inclinati al bene ed al male. Comunque sia, ogni luogo
aveva
il particolare suo Genio. Leggiamo nelle antiche
sfacenti. Finalmente ciascuna delle Fratrie ne’ tempi di Napoli Greca
aveva
il proprio Nume tutelare. In esse celebravansi le
là del Nilo i cadaveri in un sito destinato alle sepolture. Colui che
aveva
un tale incarico chiamavasi Charon, onde i poeti
amo la distinzione fra gli Angioli, ed i Demonj. 2. Il popolo Romano
aveva
il suo Genio particolare. L’Imperatore Caligola f
ima di morire ordinò, che si desse alle fiamme la sua Eneide, che non
aveva
ancora limata, ma nol permise Augusto. Il suo cad
lora città fioritissima Greca, e che Virgilio amava moltissimo. Quivi
aveva
dato l’ultima mano alla sue Georgiche, giacchè vo
in ciascheduna regione della Città. Queste erano ben molte, ed ognuna
aveva
il suo nome particolare. Queî che vi erano ascrit
etto oraziano avvicinarsi alla pittura. Il Tasso per dire che Rinaldo
aveva
un aspetto avvenente e guerriero così si esprime(
di conoscere le cose passate e le future, per cui si disse che Giano
aveva
due facce, una per conoscere il passato e l’altra
u re di Creta ; che fu spogliato del regno da’ suoi figli com’egli ne
aveva
privato il padre suo ; che nella divisione essend
oro col quale Giove corruppe i custodi di Danae, pel toro la nave che
aveva
l’insegna del toro colla quale rapì Europa, ecc.
rseguitò mai sempre le concubine di lui ed i figli che da quelle egli
aveva
. Contro Io figlio di Inaco re d’Argo esercitò ell
in dono, ed ottenutala la mise sotto la guardia del pastore Argo che
aveva
cento occhi, ed essendo questi stato ucciso per o
; ma Enea fu protetto da Venere. Avendo saputo che Giove senza di lei
aveva
posto al mondo Pallade, facendola uscire dal suo
che l’afflizione pel ratto di Proserpina, le avea fatto perdere ; ed
aveva
in tal modo trovato il mezzo di alleviare il suo
si racconta la nascita di questa Dea. Giove prima di sposare Giunone
aveva
Meti per moglie. Essendogli stato annunciato dall
carlo bastasse ad una donna per divenir madre. Giunone fece quanto le
aveva
Flora insegnato e partorì Marte che chiamò Dio de
idio di Troia. Amò il bello Adone che fu ucciso da un cignale. Venere
aveva
un cinto detto ceste che inspirava infallibilment
il pomo d’oro, contrastatole da Giunone e Pallade, e che la Discordia
aveva
gettato sulla mensa alle nozze di Teti e di Peleo
acciò per questo Calisto perchè si era lasciata sedurre da Giove, che
aveva
vestite le sembianze della stessa Diana. Di
. Diana detta anche Delia e Cinzia dall’isola e dal monte ov’era nata
aveva
in Efeso il più magnifico tempio che si fosse mai
le mandò per infettare e rapire le vivande dalla tavola di Fineo che
aveva
cortesemente accolto Enea. Zete e Calai figli di
o’suoi strali i quattordici figli di Niobe, perchè questa principessa
aveva
avuto l’ardire di preferirsi a Latona ; e Niobe f
cere le orecchie d’asino a Mida figlio di Gordio re di Frigia, perchè
aveva
preferito il canto di Pane e di Marsia al suo (di
no le parole del barbiere e si fece in tal modo noto a tutti che Mida
aveva
le orecchie d’asino. Questo Mida è lo stesso di c
lo, lo sparviero, l’ulivo gli furono consagrati perchè in queste cose
aveva
egli cangiati coloro che da lui furono amati. Il
iva tutti con uno zelo infaticabile, anche nelle cose poco lecite, ed
aveva
cura di tutti i loro affari. Onde potesse velocem
oro affari. Onde potesse velocemente eseguire i suoi ordini Giove gli
aveva
attaccate le ali alla testa ed ai piedi. Mercurio
o e poteva a suo piacere cavarnele e non si poteva morire se egli non
aveva
rotti i legami che univano l’anima al corpo. Amba
olto esteso ; e particolarmente nelle città del Peloponneso in cui vi
aveva
più gran commercio s’innalzarono parecchi templi
a Giove di presentarlo a Prometeo contro del quale era adirato perchè
aveva
rapito il fuoco al sole per animarne i primi uomi
Etruschi ed i Romani lo rappresentavano giovine ed imberbe. In Lenno
aveva
egli il suo principal culto. Plutone, Proserpi
ivano colle fresche loro ombre le anime fortunate. Solo il rossignolo
aveva
diritto di cantarvi i propri piaceri, e non erano
i alcuni danno cinquanta teste e che secondo l’opinione comune non ne
aveva
che tre. Questo mostro nacque da Echidna metà nin
a che vi entrassero i viventi e ne sortissero le ombre. Questo mostro
aveva
il collo irto di serpenti. Ercole lo incatenò all
Riconoscesi sotto questo nome una benefica deità, per la quale Giove
aveva
più riguardi che per qualunque altra divinità, po
loro di variare. In queste tre divinità tutto era emblematico e tutto
aveva
relazione alla nascita, alla vita e alla morte de
tù e la scienza, il padre degli Dei, geloso delle persone dabbene, lo
aveva
accecato per togliergli il discernimento. Si rapp
za eseguirli. Flegia re de’ Lapiti volendosi vendicare di Apollo che
aveva
sedotta l’unica sua figlia Coronide incendiò il t
a sedotta l’unica sua figlia Coronide incendiò il tempio che quel Dio
aveva
in Delfo. Irritato Apollo uccise Flegia e precipi
o Deioneo. Volendosi vendicare di suo suocero per un’ingiuria che ne
aveva
ricevuto lo fece morire in modo barbaro. Egli fu
rsi e per consolarlo della tristezza in cui tale sinistro accidente l’
aveva
immerso lo ricevette in cielo e lo ammise alla su
perchè sua madre lo partorì sotto terra o in una caverna ove Giove l’
aveva
chiusa per nasconderla a Giunone e perchè la Terr
e considerato come figlio di Demogorgone, il più antico degli Dei che
aveva
per compagni il Tempo ed il Caos, la cui sede fu
i vari Dei, impiegò tutti i mezzi per farle superare l’avversione che
aveva
per le nozae e riescì a piegarla colle persuasion
ata, ringiovanissi insieme con lei e non violò giammai la fede che le
aveva
data. Non era il solo Vertunno che avesse il pote
lo diceva se non vi era forzato. Al pari delle altre Divinità marine
aveva
sulla riva una grotta in cui andava a riposarsi,
a dai Lacedemoni. Essendosi appiccato il fuoco un giorno al bosco ove
aveva
un tempio, volendo gli abitanti trasportare altro
dinotare che la corrispondenza fa crescere l’amorosa passione. Antero
aveva
un altare nella città di Atene. Rappresentansi i
otte era il Dio de’buffoni. Satirico per quanto lo si può essere, non
aveva
riguardi per alcuno, e gli Dei stessi erano ogget
coll’altra in atto di levare una maschera dal proprio volto. Nettuno
aveva
fatto un toro, Vulcano un uomo, Minerva una casa
io. Giove le fece tagliare la lingua e la confinò nell’inferno perchè
aveva
scoperto a Giunone una delle sue relazioni amoros
i ; alcuni pretendono che dovesse la vita alla sola Giunone. Giove le
aveva
dato l’incombenza di versargli il nettare ; ma es
rito, che si pretende avesse abbruciata la testa dell’idra che Ercole
aveva
tagliata. Questa Dea avea diversi tempii, e tra g
versi tempii, e tra gli altri uno in Flio, città del Peloponneso, che
aveva
il privilegio dell’immunità. Si rappresenta Ebe s
rra, il Mare, l’Inferno erano sottomessi al suo impero, e niun potere
aveva
la forza di cangiare ciò che aveva risolutò, o pe
messi al suo impero, e niun potere aveva la forza di cangiare ciò che
aveva
risolutò, o per meglio dire il Destino era esso m
tende che sia miserabile e che ogni uomo abbia il suo. Il Destino non
aveva
statue, ma aveva oracoli ed un culto. Igiea o
erabile e che ogni uomo abbia il suo. Il Destino non aveva statue, ma
aveva
oracoli ed un culto. Igiea o Igia Igiea se
ampetusa figlia di Apollo e di Climene, era la Dea della salute, e si
aveva
per lei una grande venerazione. Da Igiea si è for
ra. Il potere di Bellona era nondimeno eguale a quello di Marte. Essa
aveva
un tempio a Roma vicino alla porta Carmentale ove
esta Dea celebre in Roma, lo era maggiormente in Cappadocia, ove ella
aveva
molti magnifici tempii, la maggior parte dotati d
la maggior parte dotati di molte terre. A Comane nell’Asia Minore ne
aveva
uno servito, per quanto narrasi, da tremila sacer
che si annegò nel Po, e che essendosi applicato molto all’astronomia,
aveva
predetto quel calore immenso che ebbe luogo ai su
lto dei cieli, assorta in un’arcana eternità, osservava tutto ciò che
aveva
luogo su la terra, vegliava in questo mondo pel c
nde per recarsi a consolare Achille, e vedendo che insieme all’ amico
aveva
egli perdute le sue armi, si portò in cielo a pre
uesto fatto spetta a Teti zia di questa, e gran Dea delle acque. Teti
aveva
molti tempii in Grecia e particolarmente a Sparta
d’Ercole. Aveva egli ommesso di sacrificare a Nettuno un toro che gli
aveva
promesso. Il Dio per punirlo di siffatto errore,
, ond’ essere esposte al Minotauro nel labirinto, ove questo principe
aveva
rinchiuso quel mostro mezzo uomo e mezzo toro, fr
eva tutta la sua confidenza. Essendosi essa innamorata di Minosse che
aveva
veduto dall’ alto d’una torre della città, mentre
to col mezzo di un gomitolo di filo che Arianna figlia di Minosse gli
aveva
dato. Nel partire da Creta Teseo condusse seco la
mano croatrice, erano come automati che si credevano animati. Dedalo
aveva
fra i suoi allievi un nipote per nome Ascalo, not
precipitossi tosto in mare. L’Oceano e Teti lo spogliarono di quanto
aveva
di mortale e l’ammisero nel numero degli Dei mari
n Elide, la cui statua era d’oro e di avorio, lavoro di Fidia. La Dea
aveva
un piede su di una testuggine per indicare la cas
d il Pegaso. Il capo della Medusa, comperando dell’oro dagli Africani
aveva
preso anche da loro un artefice che sapesse porlo
piccole riviere. Ogni Divinità superiore dell’uno e dell’altro sesso
aveva
le sue Ninfe, nel cuirango convien mettere eziand
ù comunemente a quelle divinità veniva immolato. Quando il sacrificio
aveva
luogo in sulla spiaggia raccoglievasi il sangue d
a fu certamente bellissimo ; ma quello di Aracne non gli cedeva. Essa
aveva
rappresentato sulla tela Europa sedotta da Giove
seduce sotto la figura d’un serpente, ecc. Quest’abile lavoratrice vi
aveva
egualmente rappresentato al naturale le amorose t
stodia di un drago nato da Tifone e da Echidna. Quest’orribile mostro
aveva
cento teste e mandava in un medesimo istante cent
e colà vicine che ancora si chiamano le isole delle Sirene. L’oracolo
aveva
predetto alle Sirene ch’esse avrebbero vissuto si
na Scilla fu entrata nella fontana, si vide cangiata in un mostro che
aveva
dodici artigli, sei booche e sei teste ; una frot
re, che Mercurio condusse all’inferno per ordine di Giove il quale le
aveva
prima fatto tagliare la lingua in pena di aver ma
terquilino era il dio del concime, che dicevasi figlio di Fauno e che
aveva
per il primo introdotta la concimazione de’ campi
Anfitrione di lei marito mentre questi era alla guerra di Tebe. Giove
aveva
giurato che dei due bambini i quali doveano nasce
che dicesi fossero necessari due uomini per portarla : egli però non
aveva
bisogno che di una mano per valersene quando la v
ronzo. 4.° Sul monte Menalo inseguì per un anno intiero una cerva che
aveva
i piedi di bronzo e le corna d’oro. Siccome era d
eva pascere i suoi buoi con carne umana. Per custode delle sue mandre
aveva
un cane con tre teste chiamato Orto figlio di Ech
a camicia intrisa nel proprio sangue, a ssicurandola che quella vesta
aveva
tal virtù, che suo marito indossandola non avrebb
d’ulivo, che, secondo alcuni, dopo la sua morte, piantata nella terra
aveva
preso radice, ed era divenuta un albero. Ilo figl
liere quello che più gli fosse sembrato conveniente all’uomo che esso
aveva
formato. Innalzato al cielo da Minerva, ed avendo
il dono e sposò Pandora contro il consiglio di Prometeo che detto gli
aveva
di rifiutare qualunque presente gli venisse da Gi
a umana, e per questo si è forse detto che coll’assistenza di Minerva
aveva
formato l’uomo. Deucalione Deucalione re d
e unica figlia di Acrisio re di Argo. Acrisio era figlio di Abante ed
aveva
un fratello chiamato Preto ch’egli detestava. Ave
acesse dono d’un cavallo ; ed invitò. Perseo perchè sapeva che non ne
aveva
. Questo giovine ardente di far prova del suo cora
ui Pallade per punirla di aver amoreggiato con Nettuno nel suo tempio
aveva
cangiato i capelli in serpenti, ed aveva prescrit
o con Nettuno nel suo tempio aveva cangiato i capelli in serpenti, ed
aveva
prescritto che chiunque la riguardava dovesse rim
r figlio di Giove. Atlante rammentandosi di un oracolo antico che gli
aveva
annunciato di diffidarsi di un figlio di Giove ch
di Giunone e per espiare il delitto della propria madre Cassiopea che
aveva
gareggiato per la bellezza con Giunone e le Nerei
da Perseo tornò in Grecia. Pietrificò col teschio di Medusa Preto che
aveva
scacciato Acrisio dal regno di Argo, convertì pur
lutone il càsco, a Vulcano la spada ed a Pallade lo scudo ; e siccome
aveva
dei particolari doveri di riconoscenza verso ques
Acrisio con un colpo di piastrella, verificandosi in tal modo quanto
aveva
predetto l’oracolo. Intanto il dolore provato da
to del toro, uno de’ dodici segni dello zodiaco, perchè il padre loro
aveva
voluto sapere i secreti degli Dei. Esse formano u
une feste. Rinnovò in onore di Nettuno i Giuochi Istmici, come Ercole
aveva
rinnovato gli Olimpici. Trovossi al combattimento
ato a quel sasso, che vi lasciò attaccata una parte della pelle. Egli
aveva
avuto da Antiope o Ippolita un figlio chiamato Ip
un figlio chiamato Ippolito. Fedra di lui matrigna furiosa perchè non
aveva
voluto corrispondere alla criminosa di lei passio
ce. Il ritorno di Teseo in patria fu prima fatale ad Egeo. Questi gli
aveva
ordinato che tòrnando salvo in patria, per dargli
loso della sua fama, lo fece precipitare dall’alto di una rupe ove lo
aveva
attirato sotto pretesto di fargli vedere le circo
ercare acqua in un vicino bosco consacrato a Marte, ma un dragone che
aveva
in custodia questo luogo li divorò tutti. Cadmo p
la città di Tebe nel luogo appunto ove lo condusse la giovenca di cui
aveva
parlato l’oracolo. Per conciliare la favola che d
fece dono di una cetra cui egli aggiunse due eorde alle sette che già
aveva
quell’ istrumento. Era egli tanto eccellente nel
titolo di ministro e d’interprete dei cieli. Oeagro di lui padre gli
aveva
già dato le prime lezioni di teologia iniziandolo
e due gemelli Anfione e Zeto, i quali furono allevati dal pastore che
aveva
dato ospitalità alla loro madre. Le inclinazioni
nuti grandi i due fratelli, e istruiti dei mali trattamenti che Dirce
aveva
fatto subire alla loro madre radunarono delle tru
molte pietre rozze, che dioevansi essere un avanzo di quelle ch’egli
aveva
fatte venire al suono della sua lira. Non è diffi
a lira. Non è difficile l’intendere che i poeti nel dirci che Anfione
aveva
edificato le mura di Tebe col suono della sua lir
ra stato abbastanza eloquente per persuadera ad un popolo rozzo, come
aveva
fatto Orfeo a quello di Tracia, di abbandonare le
in un trasporto di collera lo uccise con un colpo di lira, perchè lo
aveva
aspramente rampognato, ed anche contraffatto per
dall’infedeltà di Giasone. Dimenticando questo principe quanto Medea
aveva
fatto per lui e le promesse fattele, s’invaglù di
colle proprie mani sotto gli occhi di Giasone i due figli che da lui
aveva
avuti e predisse al traditore marito che dopo ave
nocchio. Ercole disperato corse prontamente ed applicò un rimedio che
aveva
imparato dal suo antico precettore : ma il male e
li uomini. La regina Issipile però, la quale meno inumana delle altre
aveva
furtivamente salvato il padre suo Toante, accolse
Borea e di Orizia, ad istanza di cui accecò i figli, che dalla prima
aveva
avuti. Borea vendicò l’innocenza de’nipoti, accec
i avevano comunicato la prerogativa di traversare l’aria, e Nefele lo
aveva
dato ai suoi figli per sottrarli all’orribile sac
to in ariete e dell’avvenente Teofane trasformata in agnella. Nettuno
aveva
affidato questo prodigioso montone a Mercurio che
divina, lo ritenne ne’suoi stati, gli partecipò i crudeli ordini che
aveva
ricevuti, e gli diede in isposa sua figlia e con
rono per lui un immenso dominio, ch’ei riunì alla corona di Licia che
aveva
creditata dopo la morte di Giobate, il quale non
a di Licia che aveva creditata dopo la morte di Giobate, il quale non
aveva
lasciato figli maschi. Narrasi da altri che Miner
orito dalla dea Venere, la quale gli fece dono di tre pomi d’oro, che
aveva
colto nel giardino delle Esperidi al dir di alcun
a. Prima della guerra nella quale soccorse gli Dei contro Giove, egli
aveva
condotto via dall’Erizia i buoi del Sole. Giove a
e toppe e perchè aprisse l’anno nel mese di gennaio che da lui tratto
aveva
il suo nome ; ed un bastone perchè accoglieva con
rigia, padre di Mida, era figlio di un agricoltore. Altra eredità non
aveva
fatta che due soli paia di buoi, uno pel suo arat
tutte le loro differenze. Mida, in riconoscenza del favore che Gordio
aveva
ottenuto da Giove, gli dedicò il carro di suo pad
lo sospese nel luogo più eminente della fortezza. Il carro di Gordio
aveva
il giogo attaccato al timone con un nodo di scorz
rirne le estremità. Secondo l’antica tradizione del paese, un oracolo
aveva
dichiarato che colui il quale fosse giunto a scio
glio di Labdaco re di Tebe e di Giocasta figlia di Creonte. L’oracolo
aveva
predetto a Laio che sarebbe ucciso da suo figlio
e infestato dalla Sfinge mostro alato nato da Tifone e da Echidna che
aveva
la testa ed il petto di donna, il corpo di cane,
l’ali d’uccello. Giunone avendo sdegno contro i Tebani perchè Alcmena
aveva
accondisceso alle voglie di Giove, mandò quel mos
Creonte padre di Giocasta promise il regno di Tebe, di cui frattanto
aveva
preso il governo, e la vedova di Laio in isposa,
e il fatale enimma, che era : Qual fosse l’animale che in sul mattino
aveva
quattro piedi, diue sul mezzogiorno e tre la sera
mente a farne ricerca, venne a scoprire, col mezzo del pastore che lo
aveva
salvato, non solamente che l’uccisore di Laio era
rò fatale fu la guerra a’fratelli nemici. Fino avanti al loro nascere
aveva
detto Giocasta d’averli sentiti nell’utero pugnar
dere gli onori del sepolcro alle ceneri d’Eteocle, siccome quello che
aveva
combattuto contro i nemici della patria, e ordinò
è stessa la morte. Spiegano alcuni così la favola della Sfinge. Laio
aveva
una figlia chiamata Sfinge, la quale poco content
si risuscitato ebbe una spalla d’avorio in luogo di quella che Cerere
aveva
mangiato. Dicesi che quella spalla, col semplice
ere aveva mangiato. Dicesi che quella spalla, col semplice suo tocco,
aveva
la virtù di guarire ogni sorta di malattia. I con
ospettandoli ambedue rei della morte di Crisippo altro suo figlio che
aveva
avuto da una concubina per nome Astioche, non vol
o associò al suo governo e morendo gli lasciò la corona. Tieste, che
aveva
seguito suo fratello Atreo nell’Argolide, si fe’
azione ordinò un gran banchetto e avendo trucidato i figli che Tieste
aveva
avuti dalla regina, ne fece imbandire le membra e
o Agamennone e per le sue conquiste e per la morte di Tieste, che gli
aveva
ceduti i suoi diritti, signore di Argo ed il più
iamo re di Troia. Prima della partenza de’ Greci per Troia Agamennone
aveva
avuto vari figli e tra gli altri Oreste, Ifigenia
figenia figlia di Agamennone a Diana, irritata perchè questo principe
aveva
uccisa una cerva che erale consacrata. Il re d’Ar
adio o simulacro di Pallade che Ulisse con arte introdottosi in Troia
aveva
precedentemente rapito, sapendo essere destino ch
i oracoli su di un tripode, scranna piccola con tre piedi, che Apollo
aveva
coperto colla pelle del serpente Pitone. Quando c
i contorceva orribilmente e chiamava a sè le anime dei morti. Apollo
aveva
un Oracolo anche a Claro città della Ionia. Il pi
llorchè Enea approdò in Italia presso la città di Cuma ove la Sibilla
aveva
il suo soggiorno. Quell’eroe fu a visitarla nel s
ra un vaso di cui facevano uso i sacerdoti nei sacrifici. Ogni tempio
aveva
i suoi Sacerdoti, e molti di questi eran distinti
tto vari nomi di Baccanti, Menadi, Bassaridi, Tiadi, ecc. In Roma chi
aveva
la suprema autorità nelle cose sacre era il Ponte
esagio, perchè riguardavansi come avvisi spediti dagli Dei di ciò che
aveva
a succedere. Fra le cerimonie religiose dei genti
voli non che i luoghi profanati. Ve n’erano di più specie, e ciascuna
aveva
le sue particolari cerimonie. Le principali erano
i e con altre religiose cerimonie : in una parola la loro istituzione
aveva
per apparente motivo la religione, oppure qualche
e, oppure qualche obbligo di pietà. È però vero che nou poca parte vi
aveva
la politica, mentre gli esercizi di questi giuoch
e attribuir se ne debba la causa a Venere sdegnatasi perchè Cencreide
aveva
preferito la bellezza della propria figlia a quel
ia a quella della Dea, o perchè Mirra stessa acconciandosi i capelli,
aveva
detto essere la sua capellatura più bella assai d
vanti ai giudici, di non aver nulla di comune con Anassagora il quale
aveva
ritenuto il sole come una pietra e la luna come u
llecito i Titani perchè facessero guerra al padre. Niuno dei maggiori
aveva
l’ ardire di ciò fare, ma sorto il più giovane, C
doveva esser lungo e felice. Il padre nel momento della sconfitta gli
aveva
predetto che avrebbe subito la stessa sua sorte;
anche dei Ciclopi e degli Ecatonchiri, liberandoli dai ceppi a cui li
aveva
condannati Urano. La guerra durò più di dieci ann
la capra Amaltea cinta tutt’ intorno di serpenti, sul cui mezzo Giove
aveva
fissato il volto della Gorgone per atterrire i su
us era il Dio Sovrano, il Dio per eccellenza; e il concetto che se n’
aveva
non differiva gran fatto dall’ idea di Dio che si
dei sogni, ecc. Era ritenuto anche il principal dio degli oracoli, ed
aveva
anche i suoi oracoli egli stesso, principalissimi
one. In secondo luogo ciascuna località ove Zeus era oggetto di culto
aveva
le sue proprie leggende, identiche nella sostanza
ciascuna donna di Roma si diceva aver la sua Giunone, come ogni uomo
aveva
il suo Genio. Varii erano poi gli epiteti dati a
i tutta armata, come già si disse, dal cervello ili lui, dopochè egli
aveva
ingoiato la sua prima sposa Metis. Gli è il cielo
lei, anzi l’ intiera regione Attica. Per il possesso di questa terra
aveva
la Dea gareggiato con Posidone il re del mare, av
gnata la signoria a chi le facesse il dono più utile. Ora Posidone le
aveva
donato il cavallo, ma Atena l’ albero dell’ ulivo
di cui diremo più sotto. La venerazione delle genti Attiche per Atena
aveva
una splendida manifestazione nelle feste Panatene
corse a piedi, a cavallo, colle fiaccole, certami musicali e poetici,
aveva
luogo allora una solenne processione alla quale p
dea della pace, Minerva era venerata insieme con Giove e Giunone, ed
aveva
la sua cella nel gran tempio di Giove Capitolino.
o il primo avevano il locale per le adunanze loro i poeti; il secondo
aveva
nome da Minerva Capta o Capita, ossia l’ ingegnos
dorna anche nella base di rappresentazioni mitiche. Nello scudo Fidia
aveva
effigiato anche la propria figura; il che conside
tta la natura, Artemide era pensata come dea grandemente benefica. Ma
aveva
anche il suo lato sinistro. Armata di areo e frec
rasformato in cervo e fatto sbranare dà suoi proprii cani, che la dea
aveva
contro lui aizzati. 2. Dal lato morale, Artemide
e le Muse, e detto che si compiacesse dei canti e degli inni. Infine
aveva
un’ importanza politica, come protettrice della g
altrove, avevano templi in comune. Come dea della libera natura, essa
aveva
un culto speciale in Arcadia, regione di alte mon
ine e di lotta, Ares era detestato dagli altri Dei; lo stesso Zeus lo
aveva
in odio. Egli, secondo canta Omero, non d’ altro
Aveva però templi a Tebe e Argo, in unione con Afrodite. Anche Atene
aveva
eretto un tempio a lui, ritenendolo il fondatore
celebre tribunale che giudicava dei delitti di sangue. Culto speciale
aveva
in Tracia, abitata da genti rozze e dedite alla g
amma. Narravasi poi che Era, vergognandosi della bruttezza di lui, lo
aveva
gettato dal cielo giù nel mare; ma che le Oceanid
o per aver voluto dar aiuto ad Era in una contesa dei due coniugi, l’
aveva
afferrato pei piedi e scaraventato giù dal cielo;
esto divino artefice. Oltre allo splendido palazzo di bronzo che egli
aveva
fabbricato per sè sull’ Olimpo, aveva anche edifi
dido palazzo di bronzo che egli aveva fabbricato per sè sull’ Olimpo,
aveva
anche edificato immortali abitazioni per gli altr
unato con quello di Atena. Nelle Efestee, (o feste in onor di Efesto)
aveva
solitamente luogo la corsa colle fiaccole accese,
s è l’ incarico datogli di liberare Io, amata da Zeus, cui Era gelosa
aveva
trasformata in vacca e data a custodire ad Argo d
alla voce mercari, negoziare, era semplicemente il Dio dei commerci e
aveva
pochi tratti comuni coll’ Ermes greco. Il suo cul
dovendo scegliere la più bella delle tre dee, Afrodite, Era ed Atena,
aveva
conferito alla prima il premio della bellezza. Am
evolezza tra gli uomini. Dall’ importanza che il culto di una tal dea
aveva
presso i Latini, provenne che quando Venere si fu
ndi la divinità principale della famiglia; era la sua protettrice, ed
aveva
parte importantissima in tutti i sacrifizi e in t
doveva essere concepita casta e illibata; difatti si diceva ch’ ella
aveva
voluto rimaner vergine, e che anche sollecitata d
aner vergine, e che anche sollecitata di nozze da Posidone ed Apollo,
aveva
opposto un deciso rifiuto. Anche le donne che att
ali, giacchè ogni casa ed ogni città era un tempio per lei; anzi essa
aveva
posto anche nei templi degli altri Dei, e nessun
ssa aveva posto anche nei templi degli altri Dei, e nessun sacrificio
aveva
luogo senza che cominciasse e finisse con una lib
nza che cominciasse e finisse con una libazione ad Estia; sicchè essa
aveva
la sua parte in tutti i banchetti festivi e in tu
r sacrifizio. — L’ annua festa in onor di questa Dea, detta Vestalia,
aveva
luogo il 9 Giugno. Allora si ponevano sul focolar
condo ordine di Salii. La festa animale di Quirino, detta Quirinalia,
aveva
luogo il 17 Febbraio. Un antico tempio in onor di
ssere temperati solo da Giove con opportuni temporali. 2. Il dio Elio
aveva
anche il suo lato morale; egli è colui che tutto
pa un’ annua festa con giochi ginnastici e musici, festa che per Rodi
aveva
la stessa importanza delle Panatenee in Atene, de
ma luce del giorno, quindi era una deità bella e benefica. Le braccia
aveva
rosee; rosee le dita; dicevasi che lieta e robust
, quindi anche del nascimento, e la sua festa chiamavasi Matralia, ed
aveva
luogo in Roma l’ 11 Giugno. Era però anche consid
atori, perchè il girar che fan queste stelle intorno al centro polare
aveva
destato l’ immagine dei buoi che arino un campo g
empli di esse Muse, ma anche i teatri, le biblioteche, ecc. Ogni musa
aveva
i suoi distintivi, Clio un rotolo di carta e uno
da e abito svolazzante; Euterpe il doppio flauto; Polinnia infine non
aveva
distintivi speciali ma era riconoscibile dall’ ab
ma completata per congettura, giacchè l’ originale mancava dell’ ali,
aveva
tronche le braccia e la gamba sinistra, e mancava
omana corrispondente a Ebe appellavasi Juventas o Juventus. Ma questa
aveva
significato politico, rappresentando l’ eterna gi
il nettare. g) Ganimede. 1. Come Ebe, così Ganimede (Ganymedes)
aveva
in Olimpo il compito di far da coppiere agli Dei.
o di culto era llizia specialmente nelle isole di Creta e di Delo, ma
aveva
anche santuari ad Atene, Tegea, Argo, Sparta, Mes
attribuivasi alla benefica natura, ai miti raggi del sole, e Coronide
aveva
nome da corone, la cornacchia, uccello di lunga v
opere manuali senza cerimonie d’ espiazione. Naturalmente ogni fiume
aveva
il suo culto locale; ma alcuni ebbero celebrità m
ione come amante segreta e ispiratrice del re Numa. 3. L’ arte antica
aveva
immaginato i fiumi ora in figura di animali, serp
el mare in una scintillante spelonca. Come tutti gli Dei delle acque,
aveva
Nereo il dono di predire l’ avvenire. Non sempre,
sa preferi darsi in isposa a Peleo, figlio di Eaco, perche un oracolo
aveva
predetto che il figlio nato da lei sarebbe divenu
le inondazioni del Peneo, in quanto che con un colpo del suo tridente
aveva
egli aperto la scogliosa valle di Tempe e dato un
llo che Era nel regno dei cieli. Narrava la leggenda, che Posidone l’
aveva
vista a danzar colle sorelle nell’ isola di Nasso
e al dolce sonno. Come Nereo, e in genere tutte le divinità del mare,
aveva
il dono del vaticinio; ma non si induceva a predi
ome genii benefici del mare, pronti ad aiutare i naufraghi e chiunque
aveva
bisogno di loro. 2. Allorquando la mitologia grec
gli Argonauti e del ratto di Proserpina. Si disse che Demetra appunto
aveva
dato loro il corpo d’ uccelli in punizione di non
morì. Zeus però salvò il figlio che non era ancor nato, e perchè non
aveva
raggiunto la maturità, se lo cuci in una coscia,
ne d’ un viaggio dall’ isola di Icaria a quella di Nasso, Dioniso che
aveva
assunto la forma d’ un bel ragazzo col capelli ri
a di Minosse cretese, era renuta via da Creta seguendo Teseo cui essa
aveva
aiutato a uscir dal labirinto, dopo ucciso il Min
asi, si vide sola in un’ isola deserta, abbandonata da colui ch’ ella
aveva
tanto amato? Diè in ismanie, corse al lido per ve
atrice; certo a lei molte volte congiunto nel culto. Anche con Apollo
aveva
stretti rapporti, perchè come il vino eccita l’ a
le Ascolie, o la danza sugli otri. 2º Le Lenee, o festa del torchio;
aveva
luogo in Atene nel Gennaio. Presso il Leneo, uno
imo festeggiavasi la svinatura o lo spillare il nuovo vino che allora
aveva
finito di fermentare; nel secondo giorno, la fest
che è frequente la rappresentazione della Menade o Baccante. Scopa n’
aveva
fatto un tipo che divenne celebre: la sua figura
rrono sovente nelle opere letterarie. Specialmente la poesia bucolica
aveva
frequenti occasioni di descrivere scene della nat
trovato in terra e fatto suo il flauto che Atena, la vera inventrice,
aveva
gettato via perchè le sformava il viso. Si narrav
e molto aiutato Zeus nella lotta contro i Titani, giacchè appena egli
aveva
cominciato a sonare una tromba di conchiglia da l
ar più continuare la pugna. Come tutti i genii dei boschi, anche Pane
aveva
il dono della divinazione; in Arcadia vi era anch
ni bacchiche; si diceva che nella spedizione contro gli Indiani molto
aveva
giovato diffondendo il timor panico; anche come a
elli e simili, o indirettamente per via di sogni. Per questo rispetto
aveva
il soprannome di Fatuus o Fataelus (da fari, parl
a lui consacrate. La principal festa in onor di lui, detta Faunalia,
aveva
luogo il cinque Decembre, dunque al principio del
rificava un capro e si facevano offerte di latte e vino. La festa che
aveva
luogo in campagna dava occasione a lieta allegria
che derivò il nome del mese Februarius, Febbraio. La Dea Bona o Fauna
aveva
essa pure il suo santuario e il suo culto. È da r
almeno un giorno dell’ anno quella tanto maltrattata classe d’ uomini
aveva
modo di dimenticare la propria miseria! Quel gior
che l’ agreste ninfa da molti era stata ricercata d’ amore, ma tutti
aveva
da sè respinto. Vertunno che n’ era innamorato pi
ine. 1. Veramente non era un Dio della campagna; ma indirettamente
aveva
relazione con essa perchè rappresentava divinizza
da cerimonie religiose con invocazione del Dio. Ma il Dio Termine non
aveva
solo giurisdizione in cose private; erano sotto l
erano sotto la sua protezione anche i confini dello Stato; come tale
aveva
una cappella nel tempio di Minerva sul Campidogli
tà assoluta su tutto ciò che concerne l’ agricoltura, che essa stessa
aveva
insegnato agli uomini. E poichè l’ agricoltura su
sua sposa. Tutto ciò avveniva non senza il consenso di Zeus. Demetra
aveva
udito a distanza le grida della figlia, ma non sa
che tutto vede e tutto sente, le rivelò la verità, nè tacque che Ade
aveva
rapito Persefone col consenso di Zeus. Allora Dem
Ermes nell’ Inferno per indurre Ade a restituir Persefone; ma questa
aveva
già gustato il melograno, simbolo d’ amore, datog
e; il momento più splendido della festa era la grande processione che
aveva
luogo il quinto giorno, e movendo da Atene si rec
i migliaia di faci. Un’ altra festa, meno importante delle Eleusinie,
aveva
luogo in principio del mese di Novembre e vi si o
hiamavano questa Dea preferibilmente Cora, la fanciulla. Ma Persefone
aveva
anche un altro significato. Giacchè come moglie d
periodico alla terra. Quando queste leggende si formarono, Persefone
aveva
un doppio aspetto, quello d’ una gentil fanciulla
ra il re dell’ Inferno. Allorquando, dopo la vittoria di Zeus, questi
aveva
diviso co’ suoi fratelli il dominio dell’ univers
tardi, perchè ancora è sconosciuta ad Omero. Come re delle ombre Ade
aveva
nel concetto degli antichi qualcosa di sinistro e
ra tutti gli Dei. — Ma oltre questo aspetto truce e terribile, Ade ne
aveva
anche un altro mite e benefico. Non era il Dio di
ferno nell’ estremo Occidente. E in genere in quegli antichi tempi si
aveva
un’ idea molto vaga e indeterminata del mondo d’
he rapisce Cerbero o di Orfeo che va a riprendere la sua Euridice, si
aveva
occasione di raffigurar l’ Inferno col palazzo re
e dee mistiche, quali Demetra, Persefone e Cibele. 2. Templi speciali
aveva
Ecate a Egina, ad Argo, poi nell’ Asia Minore dov
aspettarsi, si attenne pure a questo tipo. E già lo scultore Alcamene
aveva
figurato così un’ Ecate da collocarsi all’ ingres
un impedimento, dar soccorso agli Achei. Già un’ altra volta il Sonno
aveva
addormentato Zeus, a richiesta d’ Era; ma quando
i spiriti protettori della cucina casalinga. — Nè solamente ogni casa
aveva
i suoi Penati, ma anche lo Stato, considerato dag
rati alla rinfusa come Dei domestici. Nei tempi più antichi ogni casa
aveva
un unico Lare, il così detto Lar familiaris; poi
tà imperiale, estendendosi anche alle case private; Alessandro Severo
aveva
in casa due lararii, in uno dei quali oltre la st
ii, in uno dei quali oltre la statua di alcuni imperatori divinizzati
aveva
posto anche le statue di personaggi celebri per s
o al Diluvio. 1. Un popolo così immaginoso come il Greco, il quale
aveva
creato tante leggende intorno alle forze della na
dei beati, sotto il governo di Crono. Allora una cotal venerazione si
aveva
agli Eroi, e si può parlare di una religione degl
a un Dio sposo di qualche donna terrestre; così Giove unito con Pirra
aveva
generato Elle, con Dia Piritoo, con Egina Eaco, c
Epimeteo e Pandora. Avvertito da suo padre dell’ intenzione che Zeus
aveva
di sterminare con una generale inondazione tutti
o, il quale fa dire al vecchio Nestore che nella sua prima giovinezza
aveva
preso parte alla tremenda lotta. I Lapiti e i Cen
otare specialmente per la bellezza de’ suoi cavalli; Apollo stesso li
aveva
più volte abbeverati alla celebre fonte Iperea pr
che egli era stato affidato per l’ educazione a Chirone, il quale ne
aveva
fatto un abile cacciatore e guerriero. Dopo la su
le, proveniente dalla città di Iria (Hyria o Hysia) in Beozia. Nitteo
aveva
una figliuola di straordinaria bellezza, chiamata
resa, quando fatti certi dell’ essere loro dal vecchio pastore che li
aveva
allevati e riconosciuta la madre, subitamente la
oscuri Tebani per la triste sorte toccata alla loro famiglia. Anfione
aveva
sposato Niobe figlia di Tantalo re della Frigia,
sato Niobe figlia di Tantalo re della Frigia, sorella di Pelope; e n’
aveva
avuto numerosa prole, sei maschi e sei feminine s
ha nome Itilo, presso i tragici Iti (Itys). Gelosa di Antiope che n’
aveva
tanti più, concepì il malvagio disegno di uccider
lio di Posidone e di Medusa, sorto dal tronco di lei quando Perseo le
aveva
tagliato la testa; e che poi posatosi sulla rocca
era leone, a mezzo capra selvatica, dietro drago, o come Esiodo dice,
aveva
tre teste, di leone, di capra e di drago, e che p
all’ originale del sunnominato Cresila, che appunto nella gara efesia
aveva
effigiato un’ Amazone ferita. Si avverta che il b
endo alcune serpi avevano leccate le orecchie, in seguito di che egli
aveva
imparato a intendere il linguaggio degli uccelli.
e alle Ninfe; venuto da queste, ottenne facilmente i tre oggetti onde
aveva
bisogno; infine mosse contro le Gorgoni. Le trovò
condo gli ammaestramenti avuti da Atena. Siccome lo sguardo di Medusa
aveva
la forza d’ impietrare chi la riguardasse, così P
he cavalcatore. Essi fecero una spedizione di guerra contro Teseo che
aveva
rapito la loro sorella Elena ancor bambina di die
In una poesia scritta in onor di Scopa, della famiglia degli Alevadi,
aveva
egli lodato bensì il ricco uomo, ma molto anche i
, ma molto anche i Dioscuri protettori; di che indispettito Scopa non
aveva
pagato l’ onorario che a mezzo, dicendo che l’ al
ternarsi delle due stagioni umida e asciutta, quest’ ultima in Attica
aveva
la prevalenza e rendeva possibile la coltura dell
rebbe stato privato del regno da Eretteo o Erittonio. Anche Erittonio
aveva
la figura a mezzo serpentina, perchè nato dal suo
e furenti di odio e di vendetta, sgozzarono il piccolo Iti che Progne
aveva
avuto da Teseo, e tagliatene le membra le apprest
ene. E già Medea minacciava toglier di mezzo anche il nuovo venuto ed
aveva
preparato all’ uopo il veleno, quando Egeo ricono
le seguenti: 1º ei domò il toro di Maratona, quello stesso che Eracle
aveva
portato con sè da Creta, e lo sacrificò ad Apollo
ndò le Erinni a incatenarlo e farlo sedere a forza sopra un sasso che
aveva
la virtù di ritenere come incollati quelli che si
ui; alcune ancora esistono ma guaste e stroncate. Nel Partenone Fidia
aveva
destinato le metope del lato meridionale a rappre
ri di Teseo; il frontone occidentale del tempio di Zeus in Olimpia lo
aveva
tra i combattenti contro i Centauri; lo aveva pur
o di Zeus in Olimpia lo aveva tra i combattenti contro i Centauri; lo
aveva
pure la grande composizione del fregio che ornava
ole e ben tornite corna, con aspetto placido e mansueto. Era Zeus che
aveva
preso quell’ aspetto per accostarsi a lei. La fig
o il suo nipote Talo, erasi riparato in Creta col figlio Icaro, e ivi
aveva
costruito pel re Minosse, tra altri edifici, il l
e tutto di bronzo e invulnerabile; Efesto, o, secondo altri, Giove l’
aveva
donato a Minosse come custode dell’ isola di Cret
stretti con un riso sardonico finchè esalavano l’ ultimo respiro. Ma
aveva
anch’ egli il suo lato debole e ne fu vittima. Av
che Eracle tanto più forte di lui. Non contenta di ciò, quando Eracle
aveva
otto mesi, Era gli mando contro due serpenti perc
ll’ arti musiche; anzi accoppò colla lira il suo maestro Lino che gli
aveva
inflitto un castigo. In punizione, Anfitrione lo
lotta col leone di Nemea. Era un mostro nato da Tifone ed Echidna, ed
aveva
la pelle invulnerabile. Abitava nei dintorni di N
ardo d’ Eracle, e la ferita rimase insanabile. d) La cerva di Cerinea
aveva
le corna d’ oro e i piedi di rame; era sacra ad A
le ucciso il mostro, liberò la infelice fanciulla. Laomedonte che gli
aveva
promesso, se ciò facesse, i cavalli avuti da Zeus
vendolo Posidone messo in furore perchè Minosse non lo sacrificò come
aveva
promesso, e scorrendo il toro infuriato per l’ is
m) I pomi aurei delle Esperidi. Erano questi un dono di nozze che Era
aveva
ricevuto da Gea in occasione del suo matrimonio c
ma poi questi non voleva concedergli la figliuola pel motivo ch’ egli
aveva
ucciso i suoi bambini avuti da Megara, ed era sta
Segue la spedizione contro Pilo, mossa dal fatto che Neleo re di Pilo
aveva
dato aiuto ai Molionidi, ovvero perchè questi s’
almente distrutta; compreso il terribile Periclimeno, che da Posidone
aveva
avuto il dono di assumere tutte le forme d’ anima
acedemonii. Era questi Ippocoonte, fratellastro di Tindareo, ed a lui
aveva
usurpato il regno. Eracle lo vinse e restituì la
si poteva più. Nella rabbia del dolore afferrò il messo Lico che gli
aveva
portata la veste e lo scaraventò nel mare, dove d
iata in tal senso. Si favoleggiava adunque che, venuto a Roma, Ercole
aveva
trovato ivi stanziato sul Palatino Evandro, dal q
ine lo vinse ed uccise. Poi per gratitudine a suo padre Giove che gli
aveva
fatto scoprir il furto, eresse nel luogo della zu
uno dei buoi ricuperati. Evandro ed i suoi fecero festa ad Ercole che
aveva
liberato quei luoghi da un così terribile nemico.
quale si pone in scena l’ eroe allorquando tornato dall’ Inferno dove
aveva
liberato Teseo, uccide Lico e di poi, divenuto fu
zione di Ercole che strozza in culla i serpenti. Già il pittore Zeusi
aveva
dipinto questa scena aggiungendo le figure di Alc
e. Questa belva faceva danni d’ ogni maniera; la gente spaventata non
aveva
più tranquillità se non nelle città fortificate.
lezza di Atalanta, lo cedette a lei, dicendo che spettava a chi primo
aveva
ferito il cinghiale. Ciò destò le gelosie degli a
o. Costoro, tese insidie ad Atalanta, le tolsero vilmente il dono che
aveva
avuto da Meleagro. Il quale indignato di questo l
non doveva tornar più dal campo di battaglia; la crudele erinni, che
aveva
udito la maledizione della madre, ne fe’ sua pred
ionale, acquistando così sempre maggiore importanza. 2. Dopochè Omero
aveva
reso popolare il racconto di Meleagro nella sua p
in Orcomeno di Beozia. Aveva in moglie Nefele (= la nuvola) e da essa
aveva
avuto due figli, Frisso (Phrixos, la pioggia che
lta di Iolco coll’ idea di obbligar lo zio a dargli la signoria a cui
aveva
dritto. Per caso, avendo perduto per istrada un s
isola Aretias o di Marte dove erano gli uccelli Stinfalii che Eracle
aveva
fatto fuggire dall’ Arcadia. Cacciatili anche di
to modo adempiute le volontà del re; ma Eeta col pretesto che Giasone
aveva
ricevuto aiuto da Medea, non voleva più cedere il
ovò modo di trattenerli uccidendo e facendo a brani un fratellino che
aveva
portato con sè, Absirto, e gettando i pezzi a uno
d’ un subito morire, e poi trucide i due figliuoletti ch’ ella Medea
aveva
avuto da Giasone, ed essa quindi fuggì ad Atene s
sizione a questo luogo. Laio, figlio di Labdaco e pronipote di Cadmo,
aveva
avuto l’ avviso dall’ oracolo, non generasse figl
ual è la sua sorpresa quando, specialmente per mezzo del servo che l’
aveva
esposto bambino e che era scampato alla strage di
e la spedizione sarebbe riuscita a male, non voleva prendervi parte e
aveva
tentato sfuggire ai messi di Adrasto che ne lo so
gato a prendere parte cogli altri alla guerra. La quale come Anfiarao
aveva
previsto, ebbe esito sfavorevole. S’ erano bensì
mpirono anche prodigi di valore, come Tideo; ma tutto invano; Tiresia
aveva
predetto ai Tebani la vittoria, quando uno di lor
in vita da Ermes, sostituitagli in avorio una spalla che Demetra già
aveva
consumata, peregrino pel mondo e capitò in Elide,
ato da tergo colla sua lancia. Pelope si decise a tentar la prova, ma
aveva
a disposizione sua dei cavalli alati donatigli da
tilo del servizio resogli, che in luogo di dargli metà del regno come
aveva
promesso, lo precipite in mare. Secondo alcuni, c
per istigazione di Ippodamia il loro consanguineo Crisippo che Pelope
aveva
avuto da altra moglie. Obbligati a fuggire per qu
lamonio era l’ altro Aiace, locrese, figlio di quell’ Oileo, che pure
aveva
preso parte alla spedizione degli Argonauti. Ques
done e da Tiro, e pero fratello di Pelia, era stato cacciato da lui e
aveva
trovato nuova patria in Messenia. Venuta a urto c
le Penelope figlia di Icario e perciò nipote di Tindareo. Così Ulisse
aveva
un certo grado di affinità cogli Atridi. Alla gue
i Zeus, emigrato dall’ Arcadia a Samotracia e di là nella Frigia, ove
aveva
ottenuto dal re Teucro il terreno per fabbricarvi
erchè Tindareo ai tanti che avevano chiesto la mano della bella Elena
aveva
fatto giurare, sarebbero corsi in aiuto di quello
po di tutta quest’ armata fu scelto Agamennone re d’ Argo che da solo
aveva
allestito più di cento navi. Senonchè avendo Agam
Itaca s’ era finto pazzo per non andare alla guerra, egli Palamede ne
aveva
scoperto l’ astuzia. Al decimo anno della guerra
ò inventando che era sfuggito alla persecuzione di Ulisse il quale lo
aveva
destinato vittima per un sacrifizio d’ espiaziazi
entre stava compiendo un sacrifizio a Posidone sulla riva del mare, e
aveva
vicino a sè due figliuoletti, improvvisamente due
stenza cercavano opporre i Troiani superstiti. Il vecchio Priamo, che
aveva
cercato protezione presso l’ ara di Zeus con Ecub
l’ ara di Zeus con Ecuba e le figlie, venne ucciso da Neottolemo che
aveva
già pure ucciso Polite di lui figlio; gli altri g
a morte a tradimento per mano di Egisto che durante l’ assenza di lui
aveva
goduti i favori di Clitennestra. In quella congiu
tornare perchè erano stati mutati in porci; il solo Euriloco, che non
aveva
bevuto la magica bevanda, sfuggi a questo destino
uroso eroe all’ isola d’ Itaca. Correva il ventesimo anno dacchè egli
aveva
lasciato la patria per recarsi a Troia; e dormiva
n molestato più dai Greci, anzi secondo alcuni lasciato libero perchè
aveva
sempre consigliato la restituzione d’ Elena e la
di Priamo che portato da Troia con Neottolemo, alla morte di questo,
aveva
ottenuto una parte del regno di lui e sposato And
ono per secoli e secoli la virtù loro di commuovere profondamente chi
aveva
fibra per sentire l’ eterno umano. — Venendo alla
e i Lari della Romana e Greca Mitologia. La famiglia dei Lusignuno 37
aveva
la sua Meleusina, larva che appariva quantunque v
disse che il mondo era sospeso ad una catena d’oro, che Giove s esso
aveva
fissato nell’Olimpo. Fino a queste configurazioni
, si deliberava sui divini ed umani destini : e dal quale ciascan Dio
aveva
assegnato il proprio governo, il proprio stato, l
altissima roccia separata dall’isola di Phile dal Nilo e dove Osiride
aveva
un tempio. 11. Abbondanza. — Divinità allegorica
o. — Giovane greco che fu divorato dai cavalli di Diomede, che Ercole
aveva
affidati alla sua custodia, dopo averti derubati
l tempo Acheolo. Il vinto allora, per riavere il corno che Ercole gli
aveva
strappato, gli dette in cambio uno di quelli dell
strappato, gli dette in cambio uno di quelli della capra Amantea, che
aveva
nutrito Giove. Altri scrittori dicono gli avesse
culo ucciso da Polifemo, e che Nettuno per compiacere Galatea, che lo
aveva
amato, cangiò in fiume. 69. Acisio V. Acilio. 70.
volendo far prova della sua destrezza nel lanciare il disco, che egli
aveva
inventato, il disco ricadde sventuratamente sul c
on esser giammai che d’ Acroncio . Cedippe, ai piedi della quale egli
aveva
lasciato cadere quella pietra nel tempio di Diana
porrina o Asporena. — Soprannome dato a Cibele, da un tempio che ella
aveva
in Asporena, città dell’Asia minore vicino Pergam
n un luogo chiamato Afaca fra le città di Biblo e di Eliopoli, Venere
aveva
un tempio ed un oracolo con questo soprannome. Es
istrusse Troja. È anche conosciuto sotto il nome di Re dei Re, perchè
aveva
il comando supremo di quell’esercito ove combatte
ronostante la sua efferatezza innalzata agli onori divini sia perchè
aveva
curata l’educazione del Dio Bacco, sia, come vogl
co e lo stesso fece il re di Pessinunte. Colpito Agdisto dal male che
aveva
fatto, ottenne da Giove che anche dopo la morte d
ra o Agrotera. — Soprannome dato a Diana, a causa d’un tempio ch’ella
aveva
in Agra, città dell’Attica. 212. Agrota. — Divini
a moglie d’Anfione, perchè era madre di sei principi, mentre ella non
aveva
che un solo figlio. Spinta dalla sua cieca passio
ò a rivelare ai Tribuai che, nel traversare di notte la strada nuova,
aveva
inteso una voce più forte di quella d’un uomo, la
va, aveva inteso una voce più forte di quella d’un uomo, la quale gli
aveva
imposto di andare ad avvertire i magistrati che i
a come una Dea. 235. Alburneo. — Dio riverito su di una montagna, che
aveva
lo stesso nome nella Lucania. 236. Alcatee erano
ppo suo fratello, egli si rifugiò in Megara, dove uccise un leone che
aveva
divorato Eurippo, figlio del re di quella contrad
iareo. Per ordine di suo padre uccise la madre Erifile, perchè questa
aveva
scoperto il luogo dove Anfiareo si era nascosto p
inoe, a cui Alchmeone fece dono di una magnifica collana che Polinice
aveva
regalata alla morta Erifile per sapere da lei il
fuori il globo della luna, nella quale egli erasi rifugiato. Alcioneo
aveva
il potere di risuscitare, ma poi fu finalmente sc
na città d’Arcadia, conosciuta sotto questo nome e nella quale la Dea
aveva
un tempio ed un culto particolare. 257. Alectone
ssa. — Diana viene conosciuta sotto questo nome da un tempio che essa
aveva
sulle rive del fiume Alfeo. 281. Alfitomansia. —
ote comunemente sotto il nome di ninfe Amadriadi. Ognuna di esse però
aveva
il suo nome particolare che comunemente era quell
questo il nome di un ufficiale della casa di Ciniro re di Cipro. Egli
aveva
l’incarico di conservare e mantenere i profumi di
leo. — Si dava questo soprannome ad Apollo perchè al dire di Polibio,
aveva
nella città di Amiclea il più ricco e famoso temp
favolosa dice che egli fu marito d’una donna a nome Chimera, la quale
aveva
due fratelli noti sotto il nome di Leone e Dragon
la sua vigna. Anceo allora gittò a terra la sua coppa, alla quale non
aveva
ancora bevuto e corse per combattere il mostro, m
la madre degli Dei. Le veniva dalla città di Andira, nella quale essa
aveva
un tempio. 393. Andrastea. — Vedi Andate. 394. An
no essendo Anfiareo a mensa coi capi dell’armata, i quali Polinice lo
aveva
obbligato a raggiungere, un’aquila si posò sulla
gione a Temi, la quale gli rispose che ciò avveniva perchè quegli non
aveva
un compagno di infanzia ; e convinta ella stessa
annome dato alla fortuna dalla città di Antrim nel Lazio, in cui ella
aveva
un tempio assai celebre. 464. Anthio. — Da Anthiu
erano delle corna di cervo. Solamente sulla porta del tempio ch’essa
aveva
sul monte Aventino, vi erano delle corna di bue ;
gno di Servio Tullio. Un abitante della Sabina per nome Antron orace,
aveva
una vacca bellissima che formava tutta la sua ric
o i sacerdoti consacrati al culto del dio Api, scoprivano un toro che
aveva
se non tutti, almeno buon numero dei requisiti vo
seo, che gli serviva di montura. Giove avendo fulminato Esculapio che
aveva
risuscitato Ippolito, Apollo uccise i Ciclopi che
. Argianna o Argolica. — Soprannome di Giunone, da un tempio che ella
aveva
nella città di Argo. 548. Argifonte. — Soprannome
he si annegò bagnandosi. Narra Properzio che il Re Agamennone, che lo
aveva
assai caro, fece fabbricare un tempio in suo onor
quale ella amò teneramente, in ricambio dell’affetto con cui questo l’
aveva
cara. Essendo Argira vicino a morire, Seleno ne f
ne bevevano. 554. Argiva. — Soprannome di Giunone dal culto che ella
aveva
nella città di Arga. 555. Argo. — Naviglio degli
l pastore che trovò Esculapio fanciullo allorchè la madre Coronide lo
aveva
abbandonato su di una montagna presso la città di
sto re fu detronizzato, e mentre cercava uno scampo nella fuga, a cui
aveva
unica compagna la figlia, fu miseramente trucidat
la città di Acaia, egualmente detto Asopo da un figlio di Nettuno che
aveva
l’istesso nome. 620. Asporina. — V. Adporina. 621
gruppo delle Cicladi vi era un’isola chiamata Astipalea in cui Apollo
aveva
un tempio. Da ciò il nome di Astipaleo dato ad Ap
— Giove era così denominato nell’isola di Rodi, da un tempio ch’egli
aveva
sul monte Atabiro. 655. Atalanta. — Figlia di Ias
ette il nome di Atene alla città che prima si chiamava Posidonia, che
aveva
prima ricevuto da Nettuno. La favola racconta che
ra tenuta come madre della famosa Semiramide. Al dire di Luciano essa
aveva
la testa di donna e il rimanente di pesce. Vossio
ppodamia. Per vendicarsi della vergognosa tresca che Eropa sua moglie
aveva
con suo fratello Tieste lo invitò ad un banchetto
otto figliuole femmine. 739. Bali. — Cotitto, dea del libertinaggio,
aveva
dei sacerdoti conosciuti sotto il nome di Bali, i
utto della lira. In lingua celtica bardo significa cantore. Il popolo
aveva
in grande venerazione i bardi, i quali erano sola
ata, sommersi con le case dalle acque d’uno spaventevole diluvio, che
aveva
allagato ogni cosa, meno la piccola panna, la qua
ei Caldei, il quale, secondo la tradizione mitologica di quei popoli,
aveva
un tempio ove tutto era tenebre ed acqua, e che c
de, e offerendole il sangue che grondava dalle loro ferite. Il popolo
aveva
i Bellonarii in grande considerazione. 770. Bello
perchè sopra d’una montagna della Frigia, che portava l’istesso nome,
aveva
un tempio a lei consacrato. 779. Berecintia V. Be
mato Berecinto. 781. Berenice. — Moglie di Tolomeo Evergete, la quale
aveva
una magnifica capellatura, che ella recise ed off
’Anguillara. 790. Biblosa o Bibio. — Città della Fenicia, ove Venere
aveva
un tempio : da ciò il soprannome di Biblosa a que
. Brauronia. — Soprannome di Diana che le veniva da un tempio ch’ella
aveva
nella città di Braurona. V. l’articolo precedente
parte nella guerra che i giganti mossero a Giove. La favola dice che
aveva
cento braccia e cinquanta teste : da ciò il sopra
e Diana si fosse cangiata in quell’animale. Nella città di Eubaste si
aveva
in grande venerazione la Dea Bubaste ed ogni anno
cie di Centauro, che invece di avere la parte inferiore di cavallo, l’
aveva
di bue. 841. Bucolione. — Figlio di Laumedonte —
Oceano. Avendogli suo padre ordinato di perseguitare Apollo, il quale
aveva
rapita sua sorella Melia, nè potendo costringere
r punirlo, lo uccise a colpi di frecce. 858. Caballina. — Fontana che
aveva
la sua sorgente ai piedi del monte Elicona. Era c
i pretende ch’ella avesse palesato il furto dei buoi che suo fratello
aveva
fatto ad Ercole, e che perciò avesse meritato gli
880. Caistrio o Caystrio. — Fu uno degli eroi del popolo di Efeso :
aveva
un tempio ed un altare sulle rive del fiume Caist
ì di dolore, non avendo potuto predire ciò che Mopso, altro indovino,
aveva
predetto. Così Calcante compì il suo destino, che
e Penelope ; e non curando la promessa d’immortalità che la Ninfa gli
aveva
fatto se avesse voluto continuare a viver con lei
io Ercole. — Era l’Ercole Egiziano, così detto per un tempio che egli
aveva
nella Città di Canope, di cui nell’articolo prece
orno a caccia fu ucciso inavvertentemente ; il fratello Eleno, che lo
aveva
assai caro, dette, in memoria dell’ucciso, il nom
ota anche oggidi sotto il nome di Capua. …… Ma un altro Trojano, che
aveva
nome Capi. il quale poi fondò la città di Capua….
soprannominata Caria o Cariatide. V. Cariatide. 965. Carille. — Così
aveva
nome quella giovanetta che si appiccò, non potend
s’invocava principalmente per ottenere la sanità delle viscere. Essa
aveva
un tempio sul monte Celio, e le si offeriva sempr
x. — Soprannome dell’Ercole Beozio, che a lui veniva da un tempio che
aveva
in Beozia, e propriamente nel luogo ove si credev
a fa una notevole distinzione a questo proposito, dicendo che Giunone
aveva
due carri, uno tirato da due cavalli, sul quale c
amorfosi di Castalia in fontana. V. Castalio. 993. Castianira. — Così
aveva
nome una delle mogli del re Priamo. 994. Castore
. — Soprannome di Cerere dalla città di Catania, in Sicilia, ove essa
aveva
un tempio in cui era vietato l’accesso agli uomin
uirono un enorme cavallo di legno, alto quanto una montagna, il quale
aveva
rinchiusi nei suoi spaziosi ed ampii fianchi un n
arito, essa lo presentò di un giavellotto e di un cane che Minosse le
aveva
dato, e amò così teneramente il marito che ne div
redendo che fosse una fiera, la uccise con l’istessa arme ch’ella gli
aveva
donato. Riconosciuto il suo fatale errore egli si
nate le ore. 1040. Celeste. — Divinità dei Fenici e dei Cartaginesi :
aveva
nell’ Africa settentrionale un magnifico tempio,
ale. Al dire di Ovidio, Celma era il nome dell’ajo di Giove, il quale
aveva
voluto sostenere, che quel Dio anch’esso fosse so
eneo. — Soprannome di Giove a causa del promontorio di Cene, ove egli
aveva
un magnifico tempio e dove gli si rendevano grand
amoso ladro. Egli attaccava le sue vittime a due grossi alberi di cui
aveva
ravvicinato le cime per modo che queste, riprende
ndò novelle di sua figlia Proserpina. La ninfa le disse che Plutone l’
aveva
rapita. Cerere discese immediatamente all’inferno
madre sulla terra, e gli altri sei con sua marito all’inferno. Cerere
aveva
diversi templi famosi ed un culto generale in tut
nella mano destra una falce, nella sinistra un pugno di spighe di cui
aveva
anche coronata la fronte. Il suo seno largo e bel
le a dire araldi. Così furono detti da Cerisco figlio di Mercurio. Si
aveva
per essi una grande venerazione. 1065. Cerixo. —
ta del quale i Greci facevano gran conto. 1081. Chimera. — Mostro che
aveva
la testa di leone, il corpo di capra e la coda di
a ferita ad un piede cagionatagli da una freccia di quelle che Ercole
aveva
bagnate nel sangue dell’idra di Lerna (V. Ercole)
e, ch’egli desiderava ardentemente la morte ; ma il nume suo padre lo
aveva
fatto immortale. Finalmente gli Dei mossi a compa
di Cibele : figlia del cielo e della terra, e moglie di Saturno. Essa
aveva
molti altri nomi come Vesta, Rea, Madre degli Dei
sul monte Etna, ove secondo la tradizione, il Dio Vulcano, loro capo,
aveva
la sua officina. Buon numero di essi erano figli
sta metamorfosi, dice che egli ricordandosi del fulmine di Giove, che
aveva
ucciso l’amico suo, non avesse mai spinto il volo
i Apollo che gli veniva dalla città di Cilla, nella Beozia, dove egli
aveva
un famoso tempio. 1111. Cillo. — Cocchiere di Pel
— Una delle Nereidi. Essa ajutò i Trojani in una burrasca che Giunone
aveva
sollevata contro di loro. 1119. Cinarada. — Dette
bio, che la statua di Diana Cindiade, se pure posta in luogo scoperto
aveva
la prerogativa di non essere mai bagnata dalla pi
Cintura di Venere. — Secondo la tradizione, questa misteriosa cintura
aveva
il poterc di rendere amabile chi la possedeva, e
lo precedente. 1155. Citeronio. — Così veniva denominato Giove perchè
aveva
un tempio sopra una montagna che portava l’istess
ittà di Claro o Claros, dove egli era particolarmente venerato e dove
aveva
un famoso oracolo. 1164. Claro. — Città della Jon
ina era anche un soprannome di Venere, a cagione d’un tempio che ella
aveva
presso Roma, in un luogo paludoso. Secondo il sud
Neleo, e fu madre di Nestore. Apollo e Diana la uccisero perchè essa
aveva
osato vantarsi di cantar meglio del primo, e d’es
ifile. 1217. Cellatina o Cellina. — Secondo l’opinione di S. Agostino
aveva
questo nome la dea che presiedeva alle montagne e
dea Bellona, nella città di Comana, in Cappadocia, in cui quella dea
aveva
un tempio famoso. 1225.Comeo. — Dalla parola coma
1251. Corevo o Corebe. — Figlio di Midionea cui Priamo, re di Troja,
aveva
promesso in moglie sua figlia Cassandra. Essendo
in onore della dea Corito. 1264. Corito. — Dea della impudenza. Essa
aveva
un tempio famoso nella città di Atene, ove si cel
erchè Acheolo gliene fece un dono per riavere il corno che Ercole gli
aveva
tagliato. 1267. Coroneo. — Fu figlio di Foroneo e
ben presto della crudele sua vendetta, e per punire il corvo che gli
aveva
denunziato l’infedeltà di Coronide, lo cangiò di
sangue della testa recisa di Medusa : gli fu dato questo nome perchè
aveva
una spada d’oro nelle mani. 1304. Crise. — Sacerd
alla quale la favola attribuisce la formazione del corpo umano. Essa
aveva
un impero assoluto sulla vita dell’uomo. 1333. Cu
idoli dei Filistei, presso cui veniva rappresentato come un tritone :
aveva
due tempii, uno nella città di Azor, l’altro a Ga
una stufa, per ordine di Cocalo, re di quell’isola, al quale Minosse
aveva
fatto minaccia di dichiarazione di guerra, se non
lfo. 1393. Delfico. — Soprannome di Apollo, dal famoso tempio ch’egli
aveva
nella città di Delfo. 1394. Delfinie. — Feste in
ria della favola, altro non si deve scorgere senonchè un vascello che
aveva
sulla poppa scolpita la figura di un delfino. 139
re di Menandro i pagani credevano fermamente che ogni uomo, nascendo,
aveva
a guida un demonio o genio tutelare, che gli serv
cognita a tutti gli studiosi. La forma credenza che il sommo filosofo
aveva
nella esistenza di un suo demonio o genio partico
o una divinità sotto la figura di una donna, che dalla cintura in giù
aveva
il corpo di pesce. Essi avevano per questa specie
e di Esiodo, la Notte era la madre di questo spaventoso dio, che essa
aveva
generato sola. 1423. Deucalione. — Re di Tessagli
i Giove. Questo personaggio importantissimo nelle cerimonie religiose
aveva
delle grandi prerogative, alti privilegi ed estes
ato il dio Bacco, dalla città di Nisa, ove era stato allevato, e dove
aveva
un tempio superbo, esclusivamente dedicato agli o
apio, in Epidauro, tolse ad un simulacro di questo la barba d’oro che
aveva
; e si rese padrone di tutti gli arredi sacri, di
tori. 1466. Diaspoli. — Ovvero città di Giove nell’ Etiopia. Quel Dio
aveva
in questa ciltà un tempio grande e ricchissimo, o
pelle della capra Amattea. Secondo la tradizione della favola, Giove
aveva
scritto su quella il destino degli uomini. 1468.
attribuisce al fatto seguente l’origine dell’oracolo di Dodona. Giove
aveva
fatto dono ad una delle sue figliuole per nome Te
re sovente ad interpellarle. Oltre le Druidesse, la religione Celtica
aveva
delle altre sacerdotesse che vivevano nel celibat
mente mormorato, tanto era grande il rispetto e la venerazione che si
aveva
per essi. Essi davano le loro lezioni sempre a vo
i avevano tolta in moglie una donna, questa si chiamava Druidessa, ed
aveva
diritto all’universale venerazione. 1516. Due. —
eco Πούς che significa piede e si chiamava così un tempio che Minerva
aveva
in Atene, la cui lunghezza era appunto di cento p
rsi, onde questa non avesse disturbato un colloquio amoroso che Giove
aveva
con una ninfa del seguito di sua moglie, Giunone,
sentimento di avversione che le ispirava il guerriero greco, che essa
aveva
veduto, quando era regina, implorare a suoi piedi
trafittura mortale il vedersi schiava di quell’istesso uomo che essa
aveva
protetto nei suoi giorni felici. Dopo esser rimas
a presso Polinnestore, re della Tracia, al quale il defunto re Priamo
aveva
affidato suo figlio Polidoro. Ma avendo saputo ch
aveva affidato suo figlio Polidoro. Ma avendo saputo che Polinnestore
aveva
fatto morire l’amato figliuolo Polidoro, la pover
o. 1551. Edipo. — Re di Tebe, figlio di Lajo e di Giocasta. L’oracolo
aveva
predetto a Lajo che morrebbe ucciso da suo figlio
, e avendogli l’oracolo predette le stesse spaventevoli sciagure, che
aveva
già annunziate al suo vero padre, Edipo si esiliò
una orribile pestilenza, la quale non cessò che quando il pastore che
aveva
portato il fanciullo a Polibio, venne a Tebe, lo
osa racconta che essendo Edo gelosa di vedere che Niobe, sua cognata,
aveva
una numerosa famiglia, mentre essa non aveva che
che Niobe, sua cognata, aveva una numerosa famiglia, mentre essa non
aveva
che un solo figlio, risolvette di uccidere il pri
à che presso i pagani, presiedeva alla nutrizione dei bambini. Educa
aveva
diverse denominazioni come : Edulia, Edusi, e Edu
neanche la metà di tutta la costruzione. Questo famosissimo monumento
aveva
426 piedi di lunghezza, 200 di larghezza, ed in t
di lei, ucciso Aristomelidas, tiranno di Orconomo. Sotto questo nome
aveva
Diana un culto particolare nelle città di Ambraci
a amicizia, dimenticando la parte più che attiva che Egeone o Briareo
aveva
avuto nella scalata che i Titani tentarono dare a
pra Amaltea, che avea col suo latte nutrito il re dei numi e che egli
aveva
chiamata col nome particolare di Egida, dalla par
azione. 1588. Egipane — Il dio Pane veniva così soprannominato perchè
aveva
le gambe e i piedi di capra, come quasi tutte le
età del possesso, l’ardente desiderio che questa donna bellissima gli
aveva
acceso nel sangue. Neofronte intanto, per vendica
acceso nel sangue. Neofronte intanto, per vendicare l’offesa che gli
aveva
fatta l’amico, fece in maniera che tirò alle sue
adre, che, immersa nelle tenebre, ad arte procurate da Neofronte, non
aveva
riconosciuto il figlio. Appena pero i primi albor
a in Sparvieri, ed Egipio e Neofronte in Avoltoi. 1591. Egira. — Così
aveva
nome una delle ninfe Amadriadi. 1592. Egisto. — F
propria spada, e avendo interrogato Egisto, questi rispose che gliela
aveva
data la madre. Tieste alle parole del figlio, ed
figlio il quale, indegnato contro Atreo per l’infame incarico che gli
aveva
affidato lo raggiunse a Micene e lo uccise. In se
o, perchè egli essendo stato posto dal volere di Giove fra gli astri,
aveva
preso nel cielo la figura di un Capro. 1599. Egof
eeno. — Soprannome di Giove a lui venuto da un ricchissimo tempio che
aveva
in una città del Peloponnese chiamata Elts. 1615.
rpe di Marte. Al dire di Omero egli comandava gli Abanti di Eubea che
aveva
condotto all’assedio di Troja sopra quaranta vasc
E feri Achille in un braccio in virtù dell’arco di oro che Apollo gli
aveva
regalato, senza di che sarebbe stato impossibile
ennestra sua moglie, per istigazione dell’ usurpatore Egisto, Elettra
aveva
appena 18 anni, e pure in una età così giovanile
la stessa nella Tauride, ove le fu detto che la sacerdotessa Ifigenia
aveva
ella stessa vibrato il colpo mortale. Elettra a t
usina. — Cerere veniva così denominata da un magnifico tempio ch’ella
aveva
nella città di Eleusi, di cui nell’articolo prece
i a quei misteri, per il loro merito personale. 1629. Eleuslo. — Così
aveva
nome quel greco a cui la dea Cerere insegnò l’agr
o all’età virile, seppero da Apollo, che Minerva, dea della saggezza,
aveva
risoluto di fissare la sua dimora fra quel popolo
ei greci. Elice fu anche il nome di una città dell’Acaja, ove Nettuno
aveva
un tempio assai in rinomanza presso i pagani. 163
lorchè ella si vide in mezzo alle onde, il coraggio che fino allora l’
aveva
accompagnata, l’abbandonò per modo che affogò mis
corona di mirto, che, secondo la tradizione, si chiamava Ellotide, ed
aveva
venti cubiti di circonferenza. 1651. Ellotide. —
Minerva, fra le cui fiamme morì arsa la sacerdotessa Ellotide che lo
aveva
in custodia. Qualche tempo dopo una terribile pes
i fulmini a Giove ebbero da Plutone l’incarico di fargli un elmo che
aveva
la singolare proprietà di rendere invisibile chi
emoria di questo fatto, ed in rendimento di grazie al nume che Elpide
aveva
invocato nel suo pericolo, egli, ritornato in Sam
e quivi vedendo la sua amata Antigone sospesa al nodo che essa stessa
aveva
formato del suo velo, l’abbracciò fortemente, e p
i. 1668. Empusa. — Fantasma femminino che secondo la cronaca favolosa
aveva
un sol piede, e si transformava sotto le più spav
a seduta, che era opera di lui, e che veniva altamente pregiata. Egli
aveva
pel suo maestro una grande amicizia, e nel tempo
fu allevato dalle Driadi, ninfe alla cui custodia la dea sua madre lo
aveva
affidato. Ricondotto a Dardano nella casa paterna
Achille, ma non riuscì mai nel suo intento. La protezione che Nettuno
aveva
accordata ad Enea onde accondiscendere alle pregh
veniva così soprannominata a cagione di un ricchissimo tempio ch’essa
aveva
nella città di Enna in Sicilia. 1686. Ennofigaso.
nnofigaso. — Uno dei soprannomi del Dio Nettuno. 1687. Ennomo. — Così
aveva
nome uno degli Auguri che era ritenuto come uno d
ittà. Achille lo uccise sulle rive del fiume Xanto. 1688. Eno. — Così
aveva
nome una delle figliuole di Anio e di Dorippe. Es
odamia. Secondo le cronache, Enomao, spaventato da un oracolo che gli
aveva
predetto ch’egli sarebbe ucciso da suo genero, es
alla città chiamata Sicheliota di Entello. La cronaca narra, ch’egli
aveva
da più tempo rinunciato ai violenti esercizii del
ano il secondo giorno delle nozze per consacrare la casa che lo sposo
aveva
scelto per domicilio. Lo stesso nome di Epaulie d
esto dio liberata l’Arcadia dalla peste. Forse per la stessa ragione,
aveva
Apollo un tempio dedicato al suo culto nel borgo
auro. — Famosa città della Laconia ove Esculapio, dio della medicina,
aveva
il magnifico tempio ed oracolo celebre nell’antic
anime dei trapassati. 1728. Epifane. — Soprannome dato a Giove, e che
aveva
presso i greci lo stesso significato della parola
la cronaca che Epipola fortemente sdegnata dell’oltraggio che Paride
aveva
fatto a tutti i greci, col rapimento di Elena, tr
religiosa in onore di Minerva Scirade, così detta dal tempio ch’ella
aveva
nella piccola città di Sciro. È opinione di prege
di Venere sull’iscrizione del piedestallo della statua che questa dea
aveva
nel tempio di Delfo, per indicare che essa che co
Epopeo, fece quand’egli morì, scaturire dal tempio che egli stesso le
aveva
innalzata una fontana di olio. 1751. Epopte. — Er
Equestre. — Soprannome dato alla Fortuna e col quale questa divinità
aveva
un tempio a lei edificato nel nono rione di Roma
anni essi, interpetrando la primitiva risposta dell’oracolo (il quale
aveva
detto che per occupare il Peloponneso, gli Eracli
una dell’epoche principali della storia greca. 1760. Eratelea. — Cosi
aveva
nome il sagrifizio che si faceva a Giunone nella
Trofonio e compagna ed amica di Proserpina. Al dire di Pausania, essa
aveva
nella città di Lebadia, molte statue che la rappr
cinta essendo moglie di Anfitrione re di Tebe, le cui sembianze Giove
aveva
assunto per avere l’amplesso della moglie di lui.
due donne di grande statura di cui una bellissima, che era la Virtù,
aveva
il volto maestoso e pieno di dignità, il pudore n
umero di rocce e di scogli che egli, con la sua forza soprannaturale,
aveva
fatto cadere sulle rive del flume Cefiso, ove si
ito di furore, e in un accesso di delirio gettò nel fuoco i figli che
aveva
avuto da Megara e due bambini figliuoli di Ificlo
odici fatiche imposte ad Ercole, dicendo che per uccidere l’idra egli
aveva
dovuto avere il soccorso di qualche nume. Per alt
Fu in questa traversata che egli uccise il famoso ladro Caco il quale
aveva
derubato porzione dei conquistati armenti. Ercole
oco tempo dopo il suo ritorno a Tebe, avendo saputo che il re Euriteo
aveva
levato un bando, col quale prometteva la mano di
ribondo, si fece portare a Trachina, ove Dejanira vedendo il male che
aveva
fatto, si uccise per disperazione. La luminosa ca
nome, o con qualche particolare denominazione. Così Ercole vincitore
aveva
due templi particolari, uno posto presso la porta
o di creazioni ideali, e oltrepassando i limiti che la tradizione gli
aveva
assegnato, ha lasciato alla posterità più monumen
u allevato da Minerva, la quale lo educò nel magnifico tempio ch’ella
aveva
in Atene. Divenuto adulto, fu re di quella città,
dovuto sagrificare a Proserpina, una delle quattro figliuole che egli
aveva
carissime. Però le quattro giovanette si amavano
e della loro gratitudine a questo loro re, che per il bene comune non
aveva
esitato un momento a sagrificare una figlia dilet
no rappresentate le avventure di Erifane, e lo sventurato amore che l’
aveva
uccisa, sul fiore degli anni. 1779. Erifile. — Mo
i andare all’assedio di Tebe, ove egli sarebbe morto, secondo che gli
aveva
rivelato l’arte della negromanzia, in cui era fam
angiata in olmo. V. Esperidi. 1790. Eritro. — Da un tempio che Ercole
aveva
nella città di Eritre, in Acaja, si dava cotesto
di Vulcano e di Minerva. La dea sua madre accorgendosi che Erittonio
aveva
la parte inferiore come quella di un serpe, lo ch
ua poi di Ermanubi si riconosceva dalla sua tunica senatoria e perchè
aveva
nella mano destra un caduceo e nella sinistra un
e di Minerva, il cui nome Greco è Atene, e di Mercurio. Questa figura
aveva
da una parte l’elmo, lo scudo e le altre insegne
1801. Ermenitra. — Si dava cotesta denominazione ad un simulacro che
aveva
il corpo del dio Mercurio e la testa di Nitra V.
e ad una statua di Osiride e di Mercurio, fusi insieme. Questa statua
aveva
gli attributi delle due divinità, cioè una testa
Osiride ; e un caduceo per ricordare Mercurio. 1809. Ermotimo. — Così
aveva
nome, secondo la tradizione, un abitante di Clazo
sse in lontani paesi di dove ritornava ben presto a raccontare quanto
aveva
veduto. Per simile credenza Ermotimo fu, durante
itò nel mare volendo morire della morte istessa, che per amore di lei
aveva
incontrata quegli ch’ella adorava sopra tutte le
ncorda in generale col dare l’appellazione di eroe a quel mortale che
aveva
per madre una dea e per padre un uomo, o vicevers
amorata di lui, lo avesse aiutato a derubare ad Atreo un montone, che
aveva
il vello d’oro, e che questo fosse il primo motiv
re concepì l’infame e pazzo pensiero d’incendiare il tempio che Diana
aveva
in quella città, e che era una delle sette meravi
vece che Apollo avendo saputo per mezzo di un corvo che la sua amante
aveva
una tresca con Ischiso figlio di Elato, incaricò
pagno e lo richiamò alla vita stropicciandogli sulla testa l’erba che
aveva
fra i denti. Da ciò, secondo Igino, Esculapio imp
lio — Eneide — Libro VII. trad. di A. Caro. Però Giove stesso che lo
aveva
ucciso, sia per propria amicirazione, sia per acc
a conquista del Vello d’oro, lasciò Esione ed i cavalli che il re gli
aveva
donato, a Laomedonte stesso, a patto però che gli
— Specie di veste usata generalmente dai servi e dagli operai : essa
aveva
una sola manica e lasciava scoperte le spalle. 18
lui il sangue agghiacciato daila vecchiezza, vi filtrò il liquore che
aveva
preparato. La cronaca favolosa aggiunge che l’inc
albero nell’orto delle Esperidi, e vi pose a guardiano un dragone che
aveva
cento teste e altrettante voci. Ercole uccise il
ta espiazione praticò Fedra, invasa dal colpevole amore che Venere le
aveva
inspirato pel figliastro Ippolito. Par des cœx a
anza nell’Argolide. Egli era di un disinteressamento a tutta prova, e
aveva
per la sua patria, e per le leggi di questa, una
e ricchezze soggiogata poi Servili non accor sensi e costumi, In odio
aveva
i cittadini rei. Non le città : chè le città non
dell’immortalità : l’elefante, quella della lunga vita ; e finalmente
aveva
il globo nella destra, perchè è un corpo che non
tempo della gravidanza di Etra, non volendo palesare l’unione che le
aveva
fatto contrarre, sparse voce che Nettuno, nume pa
otta in patria. 1860. Etreo — Uno dei soprannomi di Vulcano col quale
aveva
un tempio a lui consacrato sul monte Etna. 1861.
vacillare il proprio coraggio, e quella intrepida energia che non lo
aveva
mai abbandonato un solo istante per lo spazio di
onti. Finalmente gli dei, mossi a compassione per un valoroso che li
aveva
sempre onorati, inspirarono al vecchio re Priamo,
a solenne posto sul rogo, nelle mura stesse di quella città, che egli
aveva
difesa a costo della sua vita, fu abbruciato seco
66. Eubulia. — Ossia dea del buon consiglio. Era adorata in Roma, ove
aveva
un tempio. La parola Eubulia deriva da due parole
ti, con molto decoro della repubblica, alcune importanti missioni che
aveva
ricevuto dai sacerdoti di Bacco e di Esculapio. 1
ratelli, da Apollo a colpi di frecce. V. Niobe. 1874. Eufrade. — Così
aveva
nome la divinità che presiedeva ai conviti. In se
alla guardia delle sue greggi. Là si rivolse, dove Palla mostro Gli
aveva
l’inclito Eumeo, di cui fra tutti D’Ulisse i migl
pali ministri delle cerimonie del culto di Cerere. Il loro sacerdozio
aveva
per ogni individuo la durata di dieci anni ed era
tà di Napoli, vi era una montagna chiamata Euploca sulla quale Venere
aveva
un tempio sotto l’istesso nome. 1894. Eupompa. —
non era soggetta nè alla vecchiezza nè alla morte. Similmente Euriale
aveva
nome quella regina delle Amazzoni, la quale socco
elebre per la sua agilità negli esercizii del corpo, e per l’arte che
aveva
di risanare le ferite. Oileo gravemente piagato n
orno, al suono dolcissimo della sua lira, la perdita irreparabile che
aveva
fatta, ma non potendo più a lungo sopportare l’am
nnanzi, ella ’l seguiva dopo (Perocchè con tal legge conceduta Glie l’
aveva
Proserpina allor quando Un subito furor l’incauto
he fu padre di Prometeo. Giunone prima di diventar moglie di Giove lo
aveva
amato, e questa fu la vera ragione dell’odio che
resentata sotto le sembianze di uua giovane, che dalla cintura in giù
aveva
il corpo di pesce. Ebbe nella Arcadia un tempio n
a rinchiusa una statua di Bacco, fatta da Vulcano, e che Giove stesso
aveva
donato a Dardano. Euripile impaziente di vedere c
reche Ευρος largo, e σερυου petto. Nella città di Ege in Acaja, essa
aveva
un tempio, che era il più antico della Grecia, e
ta al cielo. Ercole lo uccise con un colpo di ramo di quercia. Eurito
aveva
anche nome quello Scita, re di Oecalia, nella Tes
Tessaglia, che fu maestro di Ercole nel tirar d’arco. V. Ercole. Egli
aveva
una figlia per nome Jole, di cui aveva promesso l
tirar d’arco. V. Ercole. Egli aveva una figlia per nome Jole, di cui
aveva
promesso la mano a colui che lo avesse vinto nell
he le proprie fossero unite per sempre alle ceneri dell’uomo che essa
aveva
amato più della vita. 1916. Evagora — Una delle c
no dette Evanti le sacerdotesse di quei misteri. 1918. Evandro — Così
aveva
nome il capo della prima colonia stabilita dagli
ganti a fianco di suo padre Giove, questi nel vedere che il figliuolo
aveva
ucciso un gigante, avesse gridato Eoyus. Da ciò s
ori profani ritengono Orfeo come l’inventore di questa cerimonia, che
aveva
un ordinamento lugubre e solenne. Ai tempi di Ome
nifica, colui che abita nel faggio. I responsi dell’oracolo che Giove
aveva
in Dodona, uscivano dalla cavità di un’albero di
tradizione mitologica narra di lui uno strano fatto, dicendo che egli
aveva
male gli occhi in così triste modo, che era quasi
embra di Osiride e le rinchiuse in un’ urna : ma accorgendosi che non
aveva
potuto trovare tutte le membra, fece da valenti a
sorprendentemente belio, per ricompensarlo di un servigio che egli le
aveva
reso nel tempo che era padrone di una nave. Narra
ndente di Eaco, abbandonasse Deidamia, presso alla quale, la madre lo
aveva
nascosto, per trarlo allo assedio di Troja ; e fu
ato scrittore, allorquando il sacerdote, che custodiva quell’oracolo,
aveva
sacrificato le vittime vicino alla fontana Albune
come rivelazione dei voleri del dio Fauno. Presso i romani questo dio
aveva
un culto simile a quello che i greci avevano per
961. Faustolo — Ci ammaestra la tradizione storico-favolosa, che così
aveva
nome il capo dei pastori di Numitore, re della ci
o e Remo dopo la loro apoteosi. 1962. Feacidi — Al dire di Omero così
aveva
nome il popolo primitivo che abitò l’isola di Cor
’isola di Corfù, risonvenne di alcuni oracoli dei quali suo padre gli
aveva
fatto rivelazione, ed in cui era detto che Nettun
πρετος Febbre, è maschile. Al dire di Valerio Massimo, la dea Febbre
aveva
un tempio sul monte Palatino, e altri due in altr
fedeltà, per la fede che porta alla sua compagna. 1976. Fedra — Così
aveva
nome la famosa figlia di Minosse, re di Creta, e
Deucalione, e moglie di Teseo re di Atene. Narra la cronaca che Teseo
aveva
avuto da una prima moglie un figliuolo chiamato I
di sovente sotto pretesto di adorare la dea, ma in verità perchè così
aveva
occasione di vedere il giovanetto principe, il qu
r lui lo stesso paterno amore, e la stessa inalterabile amicizia, che
aveva
avuta per Achille. Finalmente, caduta Troia in po
. Gli abitanti di Smirne innalzarono alla dea fortuna una statua, che
aveva
il polo sulla testa e un cornucopia fra le mani.
romani un tal soprannome a Giove, come vincitore dei loro nemici che
aveva
abbattuti col terrore. Altri scrittori pretendono
dea camminavano sui carboni accesi senza soffrire. Orazio ripete, che
aveva
prestato omaggio e devozione alla dea Feronia, la
cui figlie non invecchiano mai. 1998. Fia. — Al dire di Erodoto, così
aveva
nome una donna ateniese, di un’altezza quasi giga
come loro re, avessero rivestito la bella Fia degli stessi abiti che
aveva
Minerva nel maggior tempio di quella città ; e ch
vogliono che sia Ercole figliuolo di Giove. Come che sia il dio Fidio
aveva
molti templi in Roma ed era venerato con generali
degli dei, tutti quei fanciulli che la sfrenata libidine sacerdotale,
aveva
dalle donne che i ministri della divinità suborna
estra del vero allorquando ci dice che tutte le volte che un principe
aveva
ragione di nascondere un qualche scandaloso comme
oranza delle opinioni, la ripete figlia di Sitone e dice che ella non
aveva
l’età di venti anni, quando per la morte del padr
dopo un mese sarebbe a lei ritornato. Ma trascorsi tre mesi egli non
aveva
ancora mantenuta la promessa, sicchè Fillide disp
mato, le nove strade, in ricordanza della corsa che la povera Fillide
aveva
fatto per nove volte ; e coll’ andare degli anni
a una città, alla quale dette il nome di Fare. 2015. Filodoce. — Così
aveva
nome una ninfa che apparteneva al seguito di Cire
uale prima di morire, onde attestargli l’immenso affetto col quale lo
aveva
avuto carissimo, gli lasciò in dono le sue famose
di esse sull’ arco, questa gli cadde sul piede stesso col quale egli
aveva
accennato ai greci il luogo ov’erano sepolte, gli
fu sottoposto da Borea suo avo all’istesso crudele supplizio che egli
aveva
fatto subire ai suoi innocenti figliuoli. La cron
i anno pubblici e solenni sacrifizi ; il Clitunno, fiume dell’Umbria,
aveva
non solo simulacri ed altari, ma perfino un oraco
rò questo sacerdote fu abolito dopo la morte dell’ imperatore, che lo
aveva
creato e ciò a testimonianza dell’ odio e del dis
e di un popolo composto tutto di uomini arditi e valorosi, che Flegia
aveva
riuniti da tutte le parti della Grecia e condotti
il cui primitivo nome era Larenzia e che poi si fece chiamare Flora,
aveva
guadagnato un’ ingente ricchezza con l’osceno mer
ali si prevaleva annulmente la spesa dalle sostanze che la cortegiana
aveva
lasciato a Roma. Poi coll’andare del tempo furono
— Figlio di Eaco e della Nereide Pfammate. Narra la cronaca, che Eaco
aveva
avuto da una sua prima moglie due altri figliuoli
iti si dettero alla fuga. Folo finita la mischia, alla quale egli non
aveva
presa parte alcuna, si dette a raccogliere i mort
questo proposito, che la colossale statua in legno che Servio Tullio
aveva
fatto porre nel tempio, fosse rimasta intatta da
, fu quello che le venne fabbricato nella città di Preneste, il quale
aveva
più che di tempio, la forma e la configurazione d
ore di questa dea un tempio fabbricato tutto di una certa pietra, che
aveva
la durezza e la bianchezza del marmo, e finalment
Saturno, liberato da Giove, suo nipote, dalla prigione ove Saturno lo
aveva
rinchiuso per impadronirsi dei suoi regni, per ri
, fra gli scrittori dell’ antichità, asserisce che la Giunone di Argo
aveva
lo stesso potere. Presso i pagani i luoghi dove e
o colpito dal fulmine, ma che bisognava seppellirlo tal quale esso lo
aveva
lasciato. Faremo qui notare che questa antica tra
i, era comune alla Grecia, ove si credeva che nel tempio, che Minerva
aveva
nella città di Atene, ardesse continuamente il fu
perdere il senno a quegli sciagurati, a cui un qualche atroce delitto
aveva
richiamato sul capo la terribile espiazione, di c
al banchetto degli dei, e assegnandogli le funzioni che prima di lui
aveva
Ebe, dea della giovinezza. V. Ebe. Arse d’ amore
rico che noi riporteremo per maggiore delucidazione. Tros re di Troja
aveva
un figlio chiamato Ganimede, o secondo altri, Gen
Lidia, onde offrire dei sacrifizi a Giove in un tempio, che quel dio
aveva
in quella contrada. Ganimede obbediente ai voleri
i si dava questo nome alla più alta sommità del monte Ida, dove Giove
aveva
un tempio ed un altare a lui consacrati. Al dire
iva un gatto di morte naturale, tutti i componenti la famiglia, a cui
aveva
appartenuto quell’animale, si radevano le sopracc
, Atlante e Batilo. 2092.Gegania.—Secondo la tradizione storica, così
aveva
nome una delle prime quattro vestali istituite de
consacrato al Dio Giano, perchè a somiglianza di questa divinità, che
aveva
due facce, una per l’avvenire l’altra pel passato
va un promontorio, detto di Geroeste, ove in onore di Nettuno, che vi
aveva
un tempio famoso, venivano annualmente celebrate
lle ghiande ; cosa della quale quel popolo ancora quasi selvaggio non
aveva
punto idea. Noi faremo notare per altro che non e
Figlio di Oebalo re della città di Amicle, nella Laconia. Suo padre l’
aveva
fatto educare con molta cura, cosicchè il giovane
lli di Roma, si chiamava così quello dedicato a Giano, perchè egli vi
aveva
la sua abituale dimora. Al dire di Ovidio, coll’a
’indomani In fatti Xifeo il giorno seguente a quello in cui l’oracolo
aveva
dato siffatto responso, s’imbattè per via in un f
un fanciullo chiamato Giano, che era appunto il figliuolo che Creuse
aveva
avuto dai suoi amori con Apollo, e lo adottò. Gia
venivano del paro attribuite due facce, alludendo al potere che egli
aveva
sul cielo e sulla terra ; ritenendosi che egli av
avveniva per volontà di Giunone, la quale per gelosia contro i romani
aveva
tolto i ganci e abbattuti i chiavistelli, e infra
alla sua volta spogliato, da un principe degli Eolidi, del potere che
aveva
usurpato, Pelia perseguitò il piccolo Giasone fin
ta congiuntura però della perdita di un oggetto tanto insignificante,
aveva
, secondo riferisce Diodoro, un grave peso, nei de
destini futuri dell’eroe giovanetto ; imperocchè l’oracolo stesso che
aveva
predetto a Pelia, che un principe discendente del
Eolidi, lo avrebbe un giorno spogliato della mal conquistata corona,
aveva
anche soggiunto che egli avesse dovuto guardarsi
ete, re di quella contrada, il montone dal Vello d’oro, che Frisso vi
aveva
lasciato, — V. frisso — e che veniva custodito da
opera quant’era necessaria a secondare le vedute del suo amante. Aete
aveva
imposto a Giasone alcune condizioni che egli rite
nsormontabili ; e quasi a farsi giuoco dell’audacia del giovane eroe,
aveva
prescritto che per avere il possesso del vello d’
dovuto, sia per essere suo retaggio, sia per gli enormi pericoli che
aveva
dovuto affrontare onde riconquistarlo. Ma Pelia t
e vagabonda. Al dire di Euripide, una predizione che Medea stessa gli
aveva
fatta, che, cioè egli sarebbe morto sotto gli ava
ati gran numero di monumenti e di statue. 2138. Gehud o Jehud. — Così
aveva
nome, secondo il cronista Porfirio, un figliuolo
era. — Una delle isole Vulcanie, note oggidì sotto il nome di Lipari,
aveva
codesto nome presso i pagani, i quali ritenevano
. Giera era anche il nome di una delle Nereidi. 2140. Gierace. — Così
aveva
nome un giovane che, secondo narra la tradizione,
to istesso che Mercurio si accingeva a rapirgli la ninfa Io, che Argo
aveva
in custodia. Non potendo a causa della negligenza
ria simbolica che forma il sostrato principale della mitologia pagana
aveva
in questa specie di scrittura un largo campo di c
ii Gieroglifici i quali formavano insieme la figura di un vecchio che
aveva
un dito alla bocca e gli occhi bassi, come person
favolosa e le tradizioni dell’antichità ripetono che ognuno di essi,
aveva
cento mani e spesso dei serpi invece di gambe. Es
tradizione narra, a questo proposito, che una predizione dell’oracolo
aveva
profetizzato, che i Giganti sarebbero stati invin
llora fu che Pallade Minerva, vedendo lo scompiglio ed il terrore che
aveva
invaso tutti gli animi, e ricordando la minaccios
uttura. Al dire di Pausania, Filostrato il giovane ripeteva che Ajace
aveva
undici cubiti di altezza ; e che il gigante Ariad
Ariade, il cui cadavere fu trovato sulle sponde del fiume Oronte, ne
aveva
cinquantacinque ; e che finalmente fu rinvenuto u
fu mostrato al proconsole romano Metello, un gigantesco cadavere che
aveva
trentasei cubiti di altezza. Narra Plutarco, che
ucciso da Ercole, e che si chiamava appunto Erice ; il cui corpo, che
aveva
venti cubiti di lunghezza, si ridusse in polvere
. Si dava questo soprannome a Pallade Minerva, per ricordare che essa
aveva
aiutato Giove suo padre nella guerra contro i Gig
ceri della terra, ove trovò il simulacro di un cavallo di bronzo, che
aveva
ai fianchi due aperture a guisa di porte. Avendo
ne chiuso nel corpo del cavallo lo smisurato cadavere di un uomo, che
aveva
al dito un anello d’oro, che Gige passò immediata
za di dolore, svelse dal corpo di Eteocle la spada che il fratello vi
aveva
confitta, e si uccise di propria mano, abbraccian
o amplesso di madre, quei corpi adorati nei quali durante la vita non
aveva
potuto far germogliare un mite seutimento d’amore
anno di Roma 363, i tribuni militari, avendo notato che la repubblica
aveva
di sovente a soffrire qualche danno, esposero que
perchè un’antica predizione a lui fatta dal Cielo e dalla Terra, gli
aveva
annunziato ch’ egli sarebbe detronizzato da uno d
n appena dati alla luce, pensò di sottrarre alla morte il bambino che
aveva
in seno, e sentendo prossimo il tempo di darlo al
, che nell’isola di Creta si vedeva il sepolcro di un Giove, il quale
aveva
avuto per padre Saturno. La tradizione mitologica
Argo, in un tempio consacrato a Minerva, riferisce che quel simulacro
aveva
tre occhi, uno in mezzo alla fronte, e gli altri
ario venendo pronunziato al momento istesso in cui avveniva la morte,
aveva
dato luogo a numerosi errori, e sovente anche ad
u coloro che aveano osato sprezzarla, o solamente paragonarsi a lei ;
aveva
inspirata tanta rispettosa paura, che i pagani no
hi — Il culto religioso dei pagani sopratutto fra i greci ed i romani
aveva
reso sacri questa specie di pubblici spettacoli,
studio dell’antichità ci prova abbastanza chiaramente che la politica
aveva
, nella celebrazione di questi pubblici divertimen
a questo nodo così chiamato. Il padre del fameso Mida, re di Frigia,
aveva
un carro, il cui giogo era legato al timone per m
aca, questo animale era nel fisico un misto del leone e dell’aquila ;
aveva
una lunghissima coda, quattro piedi armati di art
ricordata nelle cronache mitologiche, solamente perchè in essa Apollo
aveva
un tempio ed un bosco a lui consacrato. I poeti a
dizione aggiunge che Hnossa fosse più bella della stessa madre, e che
aveva
in sè tanto splendore e tanta bellezza, che dal n
la mano della figliuola, Icario trovavasi nella città di Sparta, ove
aveva
già avuto numerose richieste, ond’egli per evitar
del Sonno, fratello di Fantoso e di Morfeo. Riferisce Ovidio, ch’egli
aveva
il potere di cangiarsi in tutte le forme che vole
parte alla caccia del cinghiale di Calidone. Riferisce Omero, che Ida
aveva
tanto coraggio che avendogli Apollo derubata la m
Finalmente egli uccise Castore, perchè, a simiglianza di Apollo, gli
aveva
sedotta la moglie Febe, figliuola di Leucippo, da
uomini e di animali, nelle circostanze della palude di Lerna, ov’essa
aveva
il suo covo. Ercole per combatterla pensò di sali
i. Omero — Hiade — Libro IX trad. di V. Monti Ifianassa finalmente
aveva
nome una figlia di Proteo, re degli argivi, la qu
lla città di Festo viveva un uomo poverissimo per nome Ligdo il quale
aveva
una moglie chiamata Feletusa. Vedendola prossima
che le si accorciarono i capelli ; e finalmente si convinse che Ifide
aveva
completamente acquistata la natura maschile. Dal
erminabile bonaccia, i capitani greci, e segnatamente Agamennone, che
aveva
il comando supremo pensarono di ricorrere allo in
territo da alcuni presagi, e spaventato dalle minacce di Achille, che
aveva
scoperto il raggiro, non avesse rimandata Ifigeni
loro supposto padre, furono detti Aloidi. Vedi questo nome. Ifimedia
aveva
avuto da suo marito una figliuola per nome Pancra
ninfa Lampezia, famosa nei fasti della favola, per la bellezza. Igiea
aveva
nella città di Sicione, in un tempio dedicato a s
da bellezza del giovine Ila lo avessero rapito. Ercole intanto che lo
aveva
carissimo, discese sulla spiaggia per ricercarlo
grezze di coloro che vi prendevano parte. Ognuno recava con sè quanto
aveva
di più prezioso e se ne faceva offerta alla dea.
Ercole trascorse a compiere le sue 12 famose imprese, V. Ercole, egli
aveva
affidato la moglie e i figliuolo alla custodia di
e il fatale dono della camicia di Nesso. V. Dejanira, Ercole, Nesso —
aveva
sconvolta la ragione dell’eroe, che riconoscendo
el fiume che poi prese il suo nome, uscisse dalle onde una pietra che
aveva
la forma di un elmo che gli antichi chiamarono Tr
di un elmo che gli antichi chiamarono Trafitide ; e che questa pietra
aveva
la strana facoltà di saltare da sè sola, sulla sp
va una montagna conosciuta sotto il nome di Imetto, sulla quale Giove
aveva
un tempio a lui consacrato, perchè la tradizione
esso. 2273. Imperatore. — Un altro dei soprannomi di Giove, col quale
aveva
nel Campidoglio una statua chiamata Jupiter-imper
nire, perchè Venere, madre dell’eroe, loavea trasportato in cielo e l’
aveva
posto fra gli dei, dopo averne purificato il corp
proprio figliuolo, e lo abbandonò alla vendetta di Nettuno, dal quale
aveva
ricevuto promessa di soddisfare ad ogni sua richi
inava la pianura ove Ippolito eseguiva i suoi esercizii equestri ; ed
aveva
così agio a vedere il giovanetto bellissimo di cu
potuto frenare l’impetuosa passione d’amore che il bellissimo eroe le
aveva
acceso nel core. Così trascorsero due anni interi
co baleno, i cui differenti colori sono ricordati da quelli che Iride
aveva
nelle ali. La dicevano figliuola di Taomante, il
ola di Deioneo, la quale lo rese padre di Piritoo. Presso gli antichi
aveva
vigore di legge una tradizionale costumanza, la q
cuno. Finalmente fu ricevuto nella propria dimora da un principe, che
aveva
il soprannome di Giove, il quale meno suscettibil
o istituiti da Teseo, in onore di Nettuno, il quale come dio del mare
aveva
sotto la sua particolare protezione l’istmo di Co
atti alle imprecazioni ed agli anatemi che Moliona, moglie di Attore,
aveva
lanciati contro qualunque degli Eleati che avesse
particolarmente adorato in Messenia, per un magnifico tempio che egli
aveva
sul monte Itome vicino a quella città. Un’antica
fosse l’identico personaggio dello Jafet biblico. 2362. Jagni. — Così
aveva
nome il padre di Marsia, il quale viene ricordato
ta, fece sposare Megara a Jolao, il quale per la grande affezione che
aveva
per lo zio, accondiscese anche in ciò a fare il v
amore, abbandonò il proprio figliuolo in quella stessa grotta, ove lo
aveva
partorito ; ma per quel santo istinto della mater
neonato in un paniere avvolgendolo in alcuni finissimi lini che ella
aveva
. Apollo intanto, mosso a compassione sulla sorte
occorso di lui ; ed infatti Mercurio, recatosi alla grotta ove Creusa
aveva
lasciato il bambino, lo portò nel tempio di Diana
enitori, i quali restarono similmente ignoti alla sacerdotessa che lo
aveva
allevato. Fatto adulto, Jone si acquistò l’affett
lui, uscendo dal tempio. Intanto Creusa venuta a conoscenza di quanto
aveva
operato suo marito Xuto, considerò l’adozione del
artito avverso. Il partito la cui focaccia veniva mangiata dal corvo,
aveva
aggiudicata la vittoria. I cronisti dell’antichit
l volto di donna, che attirano i passeggieri e poi li divorano. Lamia
aveva
anche nome una famosa cortigiana d’ Atene, figlia
gue innocente di lei ricadde goccia a goccia sull’iniqua terra che lo
aveva
versato, e la guerra, la pestilenza, la sterilità
Lamia ed Aussesia. 2436. Lapis. — In memoria della pietra che Saturno
aveva
divorata, invece del proprio figliuolo Giove, si
onaca mitologica che essa palesò a Giunone la tresca amorosa che egli
aveva
con la ninfa Giuturna ; per il che sdegnato Giove
di Giambattista Bianchi. Narra la cronaca, che la sua disgrazia non
aveva
punto alterata la sorprendente bellezza di Lara ;
da di Efeso, ove Apollo, sotto il nome di Larisseo e anche Larisseno,
aveva
un magnifico tempio a lui consacrato. 2443. Laris
llustre profugo ; e risovvenendosi di un antico oracolo, il quale gli
aveva
imposto di non maritare la figlia sua, che con un
capellatura, per modo che la ricca acconciatura di perle, di cui ella
aveva
fregiato il capo, fu preda delle fiamme ; e il fu
discendenti di Cadmo. Leargo fu ucciso dal proprio padre, che Giunone
aveva
a tale scopo colpito di un accesso di furore. 246
imale fu slanciato il famoso cane di Cefalo chiamato Lelapo, il quale
aveva
un così rapido corso, che appena fu sguinzagliato
rtalmente nemici, conversare e mangiare insieme : infine ogni litigio
aveva
termine ; si toglievano i legami ai prigionieri e
umanza generalizzata presso tutti i pagani, i quali, appena una donna
aveva
partorito, posavano sulla nuda terra il neonato,
stessa che Ilizia o Lucina. 2483. Leucadio — Da un tempio che Apollo
aveva
sulla spiaggia di Epiro, nell’isola di Leucade, s
ano che dimorassero le anime degli eroi. Al dire di Pausania, Achille
aveva
un tempio ed una statua in quell’isola, nella qua
mente. Da quell’ epoca si sparse fra i Crotoniati la voce che Leonimo
aveva
detto d’aver visto coi proprii occhi nell’isola d
aci, Achille, Patroclo, ed Elena stessa, la quale sposata ad Achille,
aveva
parlato a Leonimo, dicendogli che appena giunto a
e appena giunto ad Imera avesse avvertito il poeta Stesicoro che egli
aveva
perduta la vista per effetto della collera di lei
sulle rive del fiume Meandro, nella contrada della Magnesia, ov’essa
aveva
un tempio, in cui si adorava una sua statua che l
fu annoverata fra le divinità marittime. Nella città di Corinto ella
aveva
un magnifico altare in un tempio dedicato a Nettu
e dagli altri libri sacri della religione ebraica, che il dio di Mosè
aveva
comandate le Libazioni al popolo d’Israello. E f
, la quantità di grano, di danaro e di vino che l’imperatore regnante
aveva
donato ai suoi popoli. 2501. Liberatore. — I poet
rtà fosse figlia di Giove e di Giunone. Nel magnifico tempio che ella
aveva
in Roma, e che primieramente fu innalzato dal pad
opinione del cronista Dionigi d’ Alicarnasso. In Roma la dea Libitina
aveva
un tempio, circondato da un bosco sacro, nel qual
n mistero. Liceo era anche un soprannome del dio Pane, col quale egli
aveva
un tempio sul monte Liceo, circondato da un bosco
freno i popoli, e facesse loro osservare ciecamente le leggi che egli
aveva
dettate. I cronisti più accreditati del paganesim
e seguita, ed egli allora partì, ma invece di andare a Delfo, siccome
aveva
annunziato al suo popolo, s’ andò a nascondere in
di Messenia : fu uno degli Argonauti. Secondo il poeta Pindaro, egli
aveva
una vista così acuta, che ad una grandissima dist
ge il citato poeta, che i due compagni di Ulisse, e l’araldo che egli
aveva
mandati a terra, e tutti gli altri suoi seguaci,
Lucina era anche detta Ilitia ed Olimpica, e sotto quest’ultimo nome
aveva
un tempio ed una sacerdotessa presso gli Eliani.
a Tessaglia, contrada del mondo antico ove la più cieca superstizione
aveva
un impero assoluto ed estesissimo su tutte le men
l primo e secoudo secolo dell’era volgare, e siccome ciascuno di essi
aveva
principii ed idee proprie e particolari, cosi ne
n trono di ferro, con gli occhi bendati e un piede sul nostro globo ;
aveva
sul capo un diadema stellato, e nell’ una mano lo
ai il passato, e prevedeva il futuro ; laonde è stato detto che Giano
aveva
due teste o due volti per conoscere tanto l’ uno
fu detto il Dio della pace. Appena giunto sulle sponde del Tevere vi
aveva
trovalo gente selvaggia, senza religione e senza
. La chiamarono anche Tellus, dal presiedere alla terra, come Saturno
aveva
presieduto al cielo ; ed Ops, cioè soccorso, ricc
essero onorato Vesta. Il suo simulacro era coperto con ampio manto, e
aveva
la testa turrita e velata la fronte ; nella destr
ra stato casuale ; e nei più serj negozj la loro semplice affermativa
aveva
forza di giuramento. Nelle loro mani erano deposi
on avesse toccato nè bevanda nè cibo ; ma per sua sventura Proserpina
aveva
assaggiato alcuni chicchi di melagrana, ed Ascala
esi poi le fanno derivare da Cerere stessa, che sotto spoglie mortali
aveva
abitato alcun tempo appo Celeo re d’Eleusi.17 Olt
sì v’era ammesso il papavero, il quale conciliando il sonno a Cerere
aveva
dato tregua all’affanno della madre sventurata. —
o. 64. Giove sposò Giunone (85) sua sorella, ad esempio del padre che
aveva
sposato Cibele (40), e del nonno Urano (25) o Cel
celado, che lanciava i più grandi massi contro l’Olimpo ; Briareo che
aveva
cento braccia e cinquanta teste : Vedeva Briareo
(430), e che fu re d’Atene prima di Cecrope, per le sue belle azioni
aveva
meritato anche in vita onori divini ; ma il re de
elle sue folgori. 77. La capra Amaltea (amaltheyo, io nutro, gr.) che
aveva
allattato Giove, ebbe l’onore d’esser collocata f
nell’infanzia, ebbero in dono un corno della stessa capra. Quel corno
aveva
la prerogativa di produrre tutto ciò ch’elleno a
Giove Statore, stator dalla parola stare, perchè alle preci di Romolo
aveva
rattenuto i Romani fuggenti innanzi ai Sabini ; G
consacrarono a Giove la quercia, perch’egli a somiglianza di Saturno
aveva
insegnato agli uomini a cibarsi di ghiande. Crede
bre architetto e inventore della nave degli Argonauti (452), il quale
aveva
cent’occhi e soleva tenerne aperti cinquanta nel
biziosa regina degli Dei non volle esser da menò del-marito, il quale
aveva
per suo araldo Mercurio (160). Giunone amò tanto
comparisce assisa con un bambino fasciato ed un giglio. Qualche volta
aveva
sulla fronte una corona di dittamo, perchè la sup
), affinchè la misera ne fosse perseguitata senza riposo ; e la terra
aveva
promesso alla regina dei Numi di non dare asilo a
a prova di valore alla madre per vendicarla del serpente Pitone che l’
aveva
tormentata si crudelmente, e che devastava i camp
li fu amareggiata dalla morte del figliuolo Esculapio (289), il quale
aveva
fatto molti progressi nell’arte della chirurgia e
l Centauro Chirone (430, 536), e n’era considerato quale Dio. Infatti
aveva
fin reso la vita ad Ippolito (432) figlio di Tese
452), giunse in tempo a salvarla uccidendo il mostro. 109. Laomedonte
aveva
promesso in dono al liberatore della sua figlia c
il poveretto pagò il fio della sua presunzione. 126. Anche Pane (294)
aveva
osato sfidare Apollo, e andava spacciando che i s
rigia, Sileno (150) che lo accompagnava si fermò a una fonte ove Mida
aveva
fatto porre uno spillo di buon vino per adescarlo
lo stesso nome ai sepolcrali monumenti. Era circondato da 36 colonne,
aveva
200 braccia di circuito, 70 di altezza, e sorgeva
iplice Ecate. Il nome più comune poi fu quello di casta Diana, perchè
aveva
in gran pregio la verecondia, e cangiò in cervo e
trimenti che Giove, trovato questo pastore nelle stanze di Giunone, l’
aveva
condannato a dormire eternamente senza invecchiar
n le sue seguaci. Calisto era la ninfa prediletta di questa Dea, e le
aveva
promesso di vivere continuamente nubile con lei ;
alla pace. Per essere più sollecito nell’eseguire gli ordini dei Numi
aveva
ali alla testa, ed ai piedi talari : Ali son que
enti, E trapassa le nabi. (Luogo citato.) Nel tempo stesso il caduceo
aveva
la proprietà di ricongiungere tutto ciò che la co
caduceo aveva la proprietà di ricongiungere tutto ciò che la collera
aveva
separato, nuovo simbolo dell’ eloquenza. La crede
. 163. Mercurio sonava perfettamente il flauto, era logico esimio, ed
aveva
fama di padre dell’ eloquenza ; ed allora lo rapp
namento sociale, e quale Dio era il più affaccendato di tutti, poichè
aveva
inoltre l’incarico di condurre all’inferno le ani
e o le strade, ove sorgeva per lo più in forma di pietra quadrata, ed
aveva
il soprannome di Quadratus ; finalmente lo disser
e Cicerone, vi sono stati cinque Mercurj, uno dei quali probabilmente
aveva
ricevuto il dono dell’eloquenza, un altro era med
l’isola di Cipro, ove la città e la montagna Idalia eranle sacre ; ed
aveva
anche il nome di Citerea, perchè, appena formata
ola le Nereidi (315) e gli Amori. Secondo poi la natura del suo culto
aveva
altri soprannomi, come vedremo nel § seguente. 18
he sopra un carro d’avorio tratto dai cigni. Le Grazie la seguivano ;
aveva
mæstoso il portamento, serena la fronte, elevata
fragranza ; e sacra è a lei la rosa, perchè in prima essendo bianca,
aveva
cangiato colore dopo essere stata tinta del sangu
te seguente scomparve ; e un astronomo, Conone, annunziò che Venere l’
aveva
posta nel cielo e cangiata in stella ; quindi la
di Nettuno composti di foche e di vitelli marini. Il Dio del mare gli
aveva
accordato la cognizione del passato, del presente
ia in profondi abissi le navi degl’ incauti nocchieri. 197. L’oracolo
aveva
predetto alle Sirene che sarebbero perite, appena
99. Tra gli Dei marini non è da passare sotto silenzio Eolo, il quale
aveva
il potere di sollevar le onde e d’eccitar le temp
ipitarsi nelle onde. Allora l’ Oceano e Teti (192) gli tolsero quanto
aveva
di mortale, e lo fecero « consorte in mar degli a
ci, ed i piedi palmati per nuotar meglio. 208. Il carro di Nettuno
aveva
la forma d’una larga conchiglia ; le ruote erano
inio ch’egli ottenne sulle acque del mare, dei fiumi e dei fonti ; ed
aveva
inoltre la proprietà di spalancare la terra a pia
del Circo a Roma41 e quelli dell’istmo a Corinto (674), dove Nettuno
aveva
un tempio celebre e una statua di rame alta sette
vi Giove (63) gliele dettasse. Come presidente dei giudici infernali,
aveva
in una mano lo scettro e nell’altra l’urna fatale
la d’Egina da lui così chiamata in onor della madre. Siccome la peste
aveva
spopolato i suoi stati, così ottenne dal padre ch
arre. Infatti presso la città di Cerina in Acaia, appena il colpevole
aveva
posto il piede sulla soglia del tempio delle Furi
nè amore ; quelle sventurate non lo hanno mai conosciuto ! Ognuna poi
aveva
il suo nome proprio Cloto (Klotho, io filo, gr.),
i, foschi, ed imperfetti. » (Vasari, loc. cit.) 241. Il Sonno (240)
aveva
anch’esso i suoi figli, ed erano i Sogni dei qual
gradevoli di alati puttini stavano con la moltitudine ; ma raramente
aveva
essa bisogno d’invocarne l’aiuto, perchè la vita
ndo l’ira d’Encelado trabocca. » 245. Sisifo, figliuolo d’Eolo, (199)
aveva
desolato l’Attica devastando ogni cosa e assassin
o Belidi da quello dell’avo ; ed Egitto, suo fratello e re d’Egitto,
aveva
cinquanta figli, e desiderò sposarli con le cugin
), o mediante il contatto di un fiore dei campi Olenii. Siccome Giove
aveva
fatto uscir Pallade (263) tutta armata dal propri
63) tutta armata dal proprio cervello, così la moglie del Tonante non
aveva
voluto esser da meno di lui. 256. Marte ebbe da V
menti volgari. 269. Minerva era principalmente onorata ad Atene dove
aveva
un magnifico tempio, sotto l’altare del quale era
rte di fondere e di lavorare i metalli ; sicchè questo celeste fabbro
aveva
le sue fucine nell’isola di Lenno, a Lipari e nel
li. 283. Biasimò Nettuno (185), perchè modellando il suo toro non gli
aveva
messo le corna davanti gli occhi affinchè l’anima
notturne ed alle nuove fogge di vestire e di adornar la persona. Non
aveva
nè tempio, nè sacerdoti, nè sacrifizj di vittime.
troppo ciarliera. Fauno era del numero delle divinità agresti, perchè
aveva
insegnato agli uomini alcune cognizioni d’agricol
perdente ; s’era avventato contro il vincitore, e a forza di calci l’
aveva
lasciato moribondo all’ombra de’suoi allori. Il m
rata o un piuolo, indi uno stipite piramidale con sopra una testa che
aveva
l’effigie d’idolo agreste ; ma non gli dettero nè
bellezza. Un po’d’alloro o di ramerino le incoronavan la chioma ; ed
aveva
in mano un covone di paglia, per significare che
avevano spesso per manto una pelle di cane. Ciascuna famiglia romana
aveva
i suoi propri Penati, e li portava seco ad ogni v
enso, ma senza mai spargere una goccia di sangue. 331. Il genio buono
aveva
sembianze di giovine con volto bello ed onesto ri
eri adoravano la Fortuna Venturiera (Fors Fortuna). La Fortuna Virile
aveva
il tempio accanto a quello di Venere. Roma, sottr
ati parlando di esso (24) e della Fortuna (332). Nelle mani di bronzo
aveva
lunghe ritorte e piombo strutto che uniscono e le
che di far del male agli uomini. Giunone per consiglio di questa Dea
aveva
ingannato Giove facendo nascere Euristeo prima d’
37. Temi (thémis, diritto, gr.), figlia del Cielo e della Terra (25),
aveva
regno in Tessaglia, e governava i popoli con tant
deve sostenere i suoi giusti decreti. Prima del diluvio di Deucalione
aveva
già un tempio e un oracolo molto celebri alle fal
nde spesso va confusa con lei. Nel tempo del beato secolo d’ oro ella
aveva
stabilito la sua dimora sopra la terra ; ma venut
l suo divin fulgore La cieca nebbia dell’umano errore. Nude le membra
aveva
, il crine incolto, E rozza era negli atti e sempl
ci coloro che lo posseggono anche prematuro ! La statua dell’Amicizia
aveva
inoltre il lato sinistro aperto, e con l’indice d
d’Argo rinchiuse la figlia in una torre di metallo, perchè l’oracolo
aveva
predetto che un dì il suo nipote gli avrebbe tolt
l giardino delle Esperidi, e n’era estremamente geloso. Un oracolo lo
aveva
ammonito a star guardingo contro un figliuolo di
lope (514 369. Vero è che Euristeo, per suggerimento di Giunone (85),
aveva
ordinato ad Ercole di affrontare i pericoli più i
di di metallo e con le corna d’oro, e tanto agile al corso, che niuno
aveva
mai potuto raggiungerla. Ercole, scansando di fer
mede, re di Tracia, figlio di Marte (255) e della ninfa Cirene (474),
aveva
certi destrieri ardentissimi che vomitavano fuoco
gli tolse i bovi. 380. Augia, re dell’Elide e figlio del Sole (110),
aveva
certe stalle che contenevano tremila bovi, e fino
propostosi in una sfuriata di collera di distruggere tutta la Grecia,
aveva
mandato negli stati di Minosse (228) un furiosiss
ra volle condurla con, sè, quand’eccolo rattenuto dal fiume Eveno che
aveva
straordinariamente gonfie le acque. 394. Allora c
re il fiume ; ma giunto sull’ altra sponda s’ accorse che il Centauro
aveva
la cattiva intenzione di rapirgli Dejanira. Lo pr
de, e ne lo ritrasse unitamente ad una corona che Anfitrite (188) gli
aveva
posto sul capo. Tuttavia questa opinione merita p
lla confusione. Vi si era rifugiata Medea (454), che pe’ suoi delitti
aveva
dovuto fuggir da Corinto, e governava a nome d’ E
Procuste, Perifeto, Cercione ec. 408. Falaride, tiranno d’ Agrigento,
aveva
fatto gettare un toro di bronzo per ardervi a fuo
15. Pasifae, figlia del Sole (110) e moglie di Minosse II re di Creta
aveva
messo al mondo questo mostro, e il re lo teneva c
a, ed uscire dal Laberinto dopo aver ucciso la belva. 418. Teseo, che
aveva
condotto seco la sua liberatrice fuggendo da Cret
ve era armata di nere vele ad esprimere il lutto degli Ateniesi. Egeo
aveva
raccomandato al figliuolo, se mai ritornasse vitt
ì il figliuolo, e lo abbandonò alla vendetta di Nettuno (185) che gli
aveva
promesso d’ esaudire tre dei suoi voti. Ippolito,
ddormentò. Già gli abitanti erano per ucciderlo, quando l’ ariete che
aveva
il dono della parola, lo svegliò, e gli fece noto
salirono sopra un naviglio a cinquanta remi, del quale Minerva stessa
aveva
dato il disegno. Il legname, col quale fu costrui
Augia, Meleagro, Esculapio ec. Ognuno dei principali tra questi prodi
aveva
il suo ufficio. Tifi stava al timone ; Linceo, di
. Dopo aver vissuto dieci anni con Medea, scordò Giasone ciò ch’ ella
aveva
fatto per lui, e la ripudiò per isposare Glauca f
dente condotta. Medea, che era dotata della cognizion del futuro, gli
aveva
predetto la morte per causa della nave degli Argo
da quelle vittime una moltitudine d’api, anche maggiore di quelle che
aveva
perdute. Quindi sposò Autonoe figlia di Cadmo, da
e sono condannati a ignominiosa morte nel luogo stesso ove il delfino
aveva
recato in salvo Arione. Quel delfino per ricompen
ale arte ella debba avere insegnato ai Greci. 490. Siccome un oracolo
aveva
detto a Cadmo che la sua posterità era minacciata
egina di Corinto, avuta questa notizia, volle vederlo ; e siccome non
aveva
figli, lo adottò per suo, e lo fece regalmente ed
ro il paese. 497. La Sfinge, figlia d’Echidna (466) e di Tifone (69),
aveva
la testa di donna, il corpo canino, le ali d’ucce
lo era stato mandato a’danni de’ Tebani dallo sdegno che Giunone (85)
aveva
concepito contr’essi. Alcuni spiegano questa favo
sventure dei Tebani non sarebbero finite se non dopo l’esilio di chi
aveva
cagionato la ruina della famiglia di Laio. 502.
502. Dopo molte ricerche, edipo stesso conobbe l’esser suo da chi l’
aveva
condotto bambino fuor di Tebe, e scoperse di quan
lide, ove amò Ippodamia figlia di quel re. 512. Ma siccome un oracolo
aveva
predetto ad Enomao che il suo genero gli avrebbe
i eroi dalla parte dei Greci furono Agamennone (527), re d’ Argo, che
aveva
il supremo comando di tutte le milizie greche ; M
4) dichiarò allora che Diana sdegnata contro Agamennone, perchè ei le
aveva
ucciso una cerva a lei consacrata, negava ai Grec
opo la presa di Troja, i Greci restituirono Elena a Menelao ; ed egli
aveva
deciso d’immolarla ai mani di tanti eroi periti n
ggio e quella prodigiosa forza che mostrò nelle pugne. 537. L’oracolo
aveva
predetto che per la presa di Troja era necessario
e offerse alle donzelle varie gioie ed arredi femminili, tra i quali
aveva
mischiato ad arte una spada, un elmo ed altre arm
ad arte una spada, un elmo ed altre armi. Achille, secondo che Ulisse
aveva
previsto, avidamente vagheggiò e prese le armi, e
privò lungo tempo i Greci dell’ aiuto del suo valore. 539. Agamennone
aveva
fatto prigioniera Criseide, fìglia di Criseo, sac
hille. Così volevano i fati ; nè valsero i consigli di Chirone che lo
aveva
ammonito di non lasciarsi vincere da molle affett
; e dopo la morte d’Achille, rammentandosi i Greci dell’ oracolo che
aveva
dichiarato non potere essere debellata Troja se t
non vi fosse un postero d’Eaco, mandarono a Sciro a pigliar Pirro che
aveva
allora diciotto anni. 544. La smania di vendicare
celebri eroi nell’esercito greco. Essendo stato amico d’Ercole (364)
aveva
ereditato le sue frecce ; ma un giuramento l’obbl
ò con un piede la sepoltura del grand’eroe. 547. Nonostante Filottete
aveva
mancato alla promessa, e ne pagò il fio ; perchè
re a Troja una di quelle frecce gli cadde appunto sul piede col quale
aveva
additata la tomba d’ Ercole, e vi produsse una pi
ao, e ben meritava che Omero eternasse il suo nome, perchè l’ oracolo
aveva
predetto una morte certa al primo che ponesse pie
7. E tanto più era da valutare quest’azione, in quanto che Protesilao
aveva
sposato la sua diletta Laodamia la vigilia stessa
uogo dove questa pelle era stata sbranata dalla ferita con che Ercole
aveva
ucciso la belva. 563. Ajace mostrò dunque molto v
dall’oracolo non potersi guarire quella ferita se non dal ferro che l’
aveva
fatta, prese un po’ di ruggine della lancia d’Ach
r ubriacare Polifemo, e poi con un palo gli accecò il solo occhio che
aveva
in mezzo alla fronte ; indi comandò ai suoi compa
rmai opporsi più alla loro insistenza, per consiglio di Minerva (262)
aveva
promesso di sposare colui che fosse stato capace
gna bruna Per la distanza, e parvemi alta tanto, Quanto veduta non n’
aveva
alcuna. Noi ci allegrammo, e tosto tornò in piant
seco, la menò alla corte di Polinestore re di Tracia, al quale Priamo
aveva
dato in custodia Polidoro il minor dei suoi figli
ed ella trovò sulla spiaggia il corpo del giovinetto che Polinestore
aveva
fatto uccidere per impadronirsi delle sue ricchez
ì Andromaca sua madre, per sottrarlo alla persecuzione dei nemici, lo
aveva
nascosto nella tomba del marito. Ma la tenerezza
lao (528) sotto pretesto di sacrificare ad Apollo (96). Quel principe
aveva
sposato Elena figlia di Giove e di Leda (441) e c
monte Ida alla ninfa Enone da lui conosciuta quand’era pastore, e che
aveva
ricevuto in dono da Apollo una profonda cognizion
che ne morì di dolore. 604. Cassandra, sorella di Paride e d’Ettore,
aveva
ottenuto da Apollo il dono di conoscere il futuro
dinelli. Enea. 608. Enea, figlio d’Anchise e di Venere (170),
aveva
sposato Creusa, figlia di Priamo (587). Quando Pa
glie Creusa, la quale indi gli apparve, e gli disse che Cibele (40) l’
aveva
seco rapita per consacrarla al suo culto. 610. En
dalla patria per involarsi alle crudeltà del fratello Pigmalione, che
aveva
assassinato Sicheo suo marito per possederne le r
ra un rogo fatto alzare a bella posta, e si trafisse con la spada che
aveva
donato all’eroe. 613. Spinto nella Sicilia da una
liar moglie. Furono esauditi i suoi voti ; e dalla pelle del bove che
aveva
ucciso nacque Orione, celebre pel suo grande amor
i. 619. Orione era inoltre uno dei più belli uomini del suo tempo, ed
aveva
la statura sì appariscente, che ne hanno fatto un
, Odi.) Filemone e Bauci. 621. Filemone, povero vecchiarello,
aveva
per moglie Bauci anche più vecchia di lui. Giove
r madre, e lanciò tra le fiamme il tizzo fatale. Allora Meleagro, che
aveva
già sposato Atalanta, cominciò a sentirsi divorar
30. Niobe, inorgoglita della sua fecondità, spregiava Latona (96) che
aveva
avuto due figliuoli soltanto, Apollo (96) e Diana
rsi con l’ altra che fu sposa di Meleagro (627). Siccome l’oracolo le
aveva
predetto che dopo aver preso marito avrebbe perdu
ando si offerse alla prova Ippomene protetto da Venere (170), che gli
aveva
regalato tre pomi d’oro colti da Ercole (368) nel
arrivò la prima sotto quel gelso, ma fu sorpresa da una leonessa che
aveva
le fauci lorde di sangue ; e spinta da terrore si
so, lo sbranò, e lo intrise di sangue. Giuntovi poco dopo Piramo, che
aveva
già visto sulla sabbia le orme dell’animale, e ch
e Pirra. 647. Deucalione figlio di Prometeo (70) e di Pandora (73)
aveva
sposato Pirra figliuola d’Epimeteo (73), e regnav
il suo nome. 648. Giove (63), sdegnato della perversità degli uomini,
aveva
statuito di sommergere il genere umano, ed ecco i
gregge, e non trovandolo corse tutto dolente al villaggio. Ogni cosa
aveva
mutato d’aspetto ; stentò a ritrovare la casa pat
del futuro formava una scienza tutta fondata sulla superstizione, ed
aveva
molta parte nella teologia pagana. Gl’ indovini o
esse, Mantova l’ appellâr senz’ altra sorte.137 661. Poichè Tiresia
aveva
avuto occasione di conoscere i vantaggi e gl’inco
pondeva dal fondo di una caverna nel tempio di questo Dio. La caverna
aveva
cento sbocchi di dove uscivano altrettante voci t
neide, lib. III, Trad. del Caro.) 668. Questa Sibilla, nata a Cuma,
aveva
nome Deifobe o Erofila, ed era figliuola di Glauc
aja tenne dietro alla serenità dei primi anni. A tempo di Virgilio ne
aveva
già vissuti settecento, e per compiere il numero
a poco a poco, e di lei non restar che la voce, alla quale il destino
aveva
attribuito durata eterna. Quando Creso, prima di
re in quell’età avanzata ; ma non pensò al suo luogotenente Galba che
aveva
settantatrè anni, e che gli tolse lo scettro e la
n Argo eranvi i giuochi Ecatombei in onore di Giunone. e il vincitore
aveva
uno scudo di bronzo ; in Arcadia si celebravano i
gli, fregiato di una nobiltà meno vana di quella che vien dai natali,
aveva
monumenti ed immagini ; e se morte o sventura gl’
iato ad allontanarsi dal primitivo lor fine. Milone era già vecchio ;
aveva
trionfato sei volte nei giuochi pitii e altrettan
ve. — Polidamante, suo emulo ed amico, il quale da fanciullo, dicono,
aveva
soffocato un leoue mostruoso sul monte Olimpo, ed
parivano, disposti a nuovo spettacolo, sei carri ; ciascuno dei quali
aveva
al timone, di fronte, quattro corsieri, che, anel
invidia de’ competitori, e con giubbilo della turba spettatrice. Egli
aveva
quel giorno scelto l’esercizio della lotta : e si
i però, scotendosi con impeto, si disciolse ; perchè non ancora Faone
aveva
potuto adattare le mani, intrecciando le dita, pe
di quello che con le armi. 698. Nella sua assenza Tifone suo fratello
aveva
tentato d’usurpargli il trono. Osiride al ritorno
Iside 143 era celebrata nell’anniversario dell’epoca nella quale essa
aveva
pianto la morte del fratello. Appunto allora le a
Osiride. Anche Serapide è una delle principali divinità egiziane, ed
aveva
un magnifico tempio a Memfi, uno ad Alessandria e
no i sacerdoti il buono od il cattivo esito delle imprese. 741. Odino
aveva
in Upsal un magnifico tempio col tetto contornato
ltimo grado come a quello della perfezione. La cerimonia d’ammissione
aveva
Inogo in tempo di nette. Gl’iniziati si raccoglie
lcauica, i capi religiosi dci popoli inciviliti divulgarono che Giove
aveva
fulminato i Giganti, scpolti poi dall’immaginazio
i defunti, ed ivi erano giudicati secondo le opere loro. Se il morto
aveva
violato le leggi del pæse, lo gettavano senza ono
el pæse, lo gettavano senza onori in un baratro chiamato Tartaro ; se
aveva
condotta onesta vita, un nocchiero lo trasferiva
a statuetta era formata con le ossa di l’elope re del Peloponneso, ed
aveva
una certa molla nascosta per farla muovere come u
er abbandonarvisi liberamente al dolore. All’ aspetto dei luoghi dove
aveva
vissuto nell’ infsuzia, alla vista della sua vecc
Epidauro ; Trofonio in Beozia, erano i più reputati ; ed ogni oracolo
aveva
un modo particolare per annunziare i voleri del c
ive del fume Anauro(3) in Giunone, da lui non conosciuta, perchè ella
aveva
preso le sembianze di vecchia. Egli si offerì di
mano. Impadronitosi del Vello d’oro, in compagnia di Medea, la quale
aveva
seco portato via una parte de’ paterni tesori, sc
ndi fuggì da Corinto (f), e si recò in Tebe appresso Ercole, il quale
aveva
promerso di vendicarla, qualora Giasone le fosse
ncalzò quindi in guisa, che lo ridusse entro la sua caverna, la quale
aveva
due aperture. Dopo d’averne chiusa una, v’entrò p
Micene(c) (7). Diomede, figlio di Marte e di Cirene, e re di Tracia,
aveva
dei ferocissimi cavalli, e li pasceva di carne um
ul monte Olimpo, dove certe bestie selvaggie li divorarono(b). Ercole
aveva
ricevuto da Euristeo il comando di portargli la z
pe, la condusse via prigioniera, e la diede in moglie a Teseo, che lo
aveva
accompagnato in quella spedizione(d) (9). Plutarc
gliuolo del Sole(g), possedeva un numero sì grande d’animali, che non
aveva
ovili sufficienti a contenerveli. Fu costretto a
erchè nacquero da Molione e da Attore(a) (10). Una ferita, ch’ Ercole
aveva
ricevuto, in quella circostanza gli si aprì, e lo
a, si dimostrò il più crudele di tutti i Principi Egiziani(a). Costui
aveva
fatto rapire le figliuole di Atlante, perchè ne a
lolao, figlio di Minos, re di Creta, e della Ninfa Paria, perchè egli
aveva
ucciso due de’ di lui compagni(c). Albione e Borg
valore, ma anche perchè avea bisogno del di lui ajuto. Quel Principe
aveva
una figlia, detta dagli uni Mnesimaca, e Ippolita
sciva ad infestare co’latrocinj e cogl’incendj tutto il Lazio. Ercole
aveva
condotto i buoi di Gerione lungo le rive del Tebr
circostanze ebbe per compagno anche Argeo, figlio di Licinnio. L’Eroe
aveva
giurato al di lui padre di ricondurglielo, ma il
he Bufago, ossia mangiatore di buoi (c). Era nominato Eritreo, perchè
aveva
un tempio in Eritrea, citta dell’ Arcadia. Ivi la
in Tebe. Viveva allora Lico, figlio di Nettuno e di Celeno, il quale
aveva
ajutato Ercole a vincere le Amazoni, e avendone r
zzò le porte, che diceva essere quelle di Micene. Uccise i figli, che
aveva
avuto da Megara, credendoli figli del predetto Eu
e colui no volle stare alla promessa, allegando per pretesto, chegli
aveva
ucciso i figli, avuti da Megara, sua prima moglie
si, che Ercole, viaggiando con Onfale, si ritirò in una grotta. Colei
aveva
anche là coperto l’Eroe de suoi vestiti, ed ella
hiama Laomede (f). Durante la di lui schiavitù appresso Onfale Ercole
aveva
distrutti molti malandrini, che infestavano la Li
lomba d’oro, la quale conferiva agli alberi la virtù di profetizzare,
aveva
presagito ad Ercole il tristo fine, ch’ei doveva
resagito ad Ercole il tristo fine, ch’ei doveva incontrare(c). Ercole
aveva
amato assai anche Fillo, figlia d’Alcimedonte Arc
riconobbe, e liberolli dal pericolo, in cui si trovavano (d). L’Eroe
aveva
amato altresì Pirene, figlia di Bebrice, che regn
gustare alcuna cosa. Properzio ed Ovidio dicono, ch’ Ercole stesso si
aveva
eretta la predetta Ara ; Virgilio vuole, che glie
stata consecrata da Evandro (a). Filottete poi sulle ceneri d’Ercole
aveva
ciretto un sepolcro, su cui gli si offerirono mol
rciato in due. Teseo fece soggiacere colui alla pena stessa, cui egli
aveva
sottomesso gli altti(a). Perigona, figlia del pre
asi ritirata appresso Egeo, ed era divenuta di lui moglie. Colei, che
aveva
avuto qualche notizia di Teseo, tentò di farlo pe
l’ industre artefice, ma poi, temendo il furore di Minos, che glielo
aveva
ricercato, lo soffocò in un bagno(b). Dicono, che
nel Porto Falero(f). Chi prima v’arrivava, si riputava il vincitore,
aveva
in premio un vaso, che conteneva vino, mele, form
(i) (18). Teseo, primachè partisse da Atene per trasferirsi in Creta,
aveva
ricevuto ordine dal padre suo di spiegare al suo
to d’Atene, detta Acropoli, dove l’impaziente suo amore pel figlio lo
aveva
condotto, stava osservando, se la nave di Teseo r
la rovina della sua pattia. Ecuba, rimasta di lui incinta, sognò che
aveva
partorito una faccola, la quale poi arse tutta Tr
di città(5). Le fiamme lo rispettarono, e per non nuocere a lui, che
aveva
dimostrato tanta tenerezza pel genitore’e’ l figl
chè Anchise allora ricordò, che Teucro, figlio del Cretese Scamandro,
aveva
dato l’origine a’ Trojani. Là fabbricò una città,
Lazio. Latino, figlio di Fauno, e della Ninfa Marica, n’era il re, ed
aveva
un’unica figliuola, di nome Lavinia. Alle di lei
lia di Priamo, e sposa di Corebo(22), toccò ad Agamenonne. Costei gli
aveva
predetto, che non ritornasse al patrio suolo, per
nella Corre di Strofio, figlio di Criso, e re della Focide, il quale
aveva
sposato una sorella di Agamennone, chiamata Anasi
o avea ottenuto di poter togliersi da se la vita ; ma Apollo, che gli
aveva
comandata l’uccisione della di lui madre, fece sì
l giudizio dell’ Areopago. I voti di quello erano divis. Minerva, che
aveva
pure il diritto di darvi il suo, si dichiarò a fa
rerogative(c). Ricercò in isposa Penelope, figlia d’Icario(3). Questi
aveva
proposto di darla a chi fosse rimasto vincitore i
tolse dalle mani di Penelope Telemaco, e là adagiollo, ove il vomere
aveva
a passare. Ulisse, al vedere il proprio figlio, t
diede un antidoto contro gl’incanti di Circe. Esso fu una pianta, che
aveva
nera la radice, e bianchi i fiori. Gli Dei la chi
ca(c) (17). Neppure uno vi fu, che lo riconoscesse, poichè Minerva, i
aveva
cangiato il di lui aspetto in quello di povero e
he lo riconobbe da certa cicatrice, rimastagli da una ferita, ch’egli
aveva
ricevuto, quando andò alla caccia d’un cinghiale
ngresso a Telegono(a). Ulisse si ricordò allora di un Oracolo, che lo
aveva
avvertito di guardarsi da un suo figliuolo. Ei tu
da un suo figliuolo. Ei tuttavia volle sapere chi era quello, che lo
aveva
ferito, e morì tralle di lui braccia. Telegono al
uciò, che preso nuovamente da brutale ferocia, imbrandì la spada, che
aveva
avuto da Ettore, e ritiratosi in solitario luogo,
sotte le rovine della sua stanza. All’ opposto un certo Simonide, che
aveva
formato l’elogio delle stesse Divinità, ne fu fat
Edipo, dalle due voci Greche idima, tumore, epus, piede, perchè egli
aveva
i piedi gonfi dall’essere stato sospeso a quell’a
iglia, che si chiamava Alfesibea, e le regalò la collana, che Erifile
aveva
ricevuto da Adrasto in dono. Non potendo poi trov
te, il quale mostravasi ancora sdegnato contro i Tebani, perchè Cadmo
aveva
ucciso il famoso Dragone, a lui sacro. Meneceo pe
dalla Terra(c). Pausania parla di un tempio e di un oracolo, ch’ella
aveva
sui monte Parnasso insieme colla Dea Tellure, e c
Parnasso insieme colla Dea Tellure, e che poi cedette ad Apollo. Temi
aveva
altresì un altro tempio nella cittadella d’Atene,
o di quelle si faceva, non ammettevasi alcun straniero(a). Questa Dea
aveva
un tempio alla salita del Campidoglio. Lo fabbric
o rapì, e fece ogni sforzo per induslo ad amarla. Ma egli, che sempre
aveva
Procride sulla boccà e nel cuore, non corrispose
to d’ Agenore, suo padre, un toro bellissimo, che là pascolava. Giove
aveva
preso le sembianze di quell’animale. Ella salì so
lcuni però sotto il nome di Lafistio riconoscono Bacco, perchè questi
aveva
un tempio sul monte Lafistio, nella Beozia(h). Ri
ripudiò per isposare la figlioulà d’ Ipseo, chiamata Temisto. Costei
aveva
partorito Spinojo e Orcomene, e andava cercando i
di troncare i giorni nella vegnente notte a’ predetti figli d’Ino, ed
aveva
commesso alla loro non conosciuta madre, che licu
. Se ne avvide Temisto, ma troppo tardi ; collo stesso ferro, con cui
aveva
ucciso i prop figli, si trapassò il seno, e in qu
ano, onde mostrarsi grato al Sole, padre del medesimo Eeta, perchè lo
aveva
accolto nel suo cocchio, quando ritornava dall’ a
nella Ionia, dove sposò la figlia del fiume Meandro(h). (11). Linceo
aveva
una vista sì acuta, che vedeva nel fondo del mare
i chi ebbe a dire, che Medea privò di vita il fratello, perchè questi
aveva
preso ad inseguirla(f). (d). Ovid. Metam. l. 7.
zza, finchè la bestia gli lasciò quella porzione di piede, per cui lo
aveva
afferrato. Dicesi anche, che questo Atleta con un
n. Mythol. (13). Tra’figli di Neleo si nomina Peticlimeno, il quale
aveva
conseguito da Nettuno, suo Avo, il privilegio di
sa a Borea, re Trace, a motivo dell’odio, che la famiglia di Pandione
aveva
contro di Tereo, e de’ Traci. Borea usò la più co
uti, sì perchè egli avea sposato la loro sorella, Cleopatra(a). Colei
aveva
dato alla luce due figli, chiamati da Sofocle Cra
glino pure lo rispettarono come un Iuogo d’asilò(a). Quello stesso re
aveva
inoltre dichiarato la guerra a Demofoonte, re d’A
avi a quelli, che più si erano distinti ne’ Giuochi funebri, ch’ egli
aveva
instituito in onore di Androgeo. (13). Il Minota
bandonata in quell’ Isola da Teseo (a). (16). La gioventù, che Teseo
aveva
liberato da quel Labirinto, eseguì l’ Ormo, ossia
naufragò, mentre se ne ritornava in Africa, carica delle spoglie, che
aveva
ripotate dall’ Asia, allorchè seguita da una pote
i complessione e di età. Afflitto Evagro di vedere morto il compagno,
aveva
aperto la bocca per rimproverare a Reto la viltà
timo Folo, Melaneo, Abante, e quell’ Astilo indovino, che inutilmente
aveva
esortato i compagni a non intraprendere quella sp
eseo, precipitò in vece addosso a Crantore, sculiere di Pelso, che lo
aveva
ricevuto in ostaggio dal debellato Amintore, re d
chie, privò, allora di vita anche il bellissimo Centauro Cillaro, che
aveva
in moglie Ilonome, la più vezzosa delle femmine,
Fillide, figlia di Crustumena e di Licurgo, re di Tracia. Colei, che
aveva
ereditato dal padre il regno, accolse Demofoonte
ercarla ; ma l’ombra di colei gli apparve, e gli disse, che Cibele la
aveva
trasferita nella Frigia, ed aveale affidata la cu
nto poi di tenerezza fece ben presto, che Enone si pentisse di quanto
aveva
proferito ; ed ella risolvette di andare incontro
ne allora con un colpo di pietra uccise il messaggiero, perchè quegli
aveva
detto, ch’ella era stata la cagione della morte d
to all’assedio di Troja con due cavalle di Fersziade, le quali Apollo
aveva
allevato sul monte Pierio, e, le quali, ersendove
(a). Hyg. fab. 116. 117. 240. (b). Hom. Iliad. l. 1. (24). Egisto
aveva
costretto Elettra a sposare un nobile, ma povero
), accusi Tetide d’aver tentato d’uccidere Achille, appena nato, come
aveva
fatto di altri sette prima di lui, indispettita d
perchè erasi invaghito della di lui figliuola, Cassandra, e il quale
aveva
ucciso molti Capitani Greci, e tra gli altri il b
ma Boro, figlio di Periereo, passava per di lui padre, perchè egli la
aveva
sposata, primachè essa si unisse al predetto fiul
(10). Amintore, padre di Eenice, amava una certa Clizia, mentr’egli
aveva
in moglie Cleobula(e), chiamata dallo Scoliaste d
opi, ella abbia acquistato il nome di Penelope, mentre per lo innanzi
aveva
quello di Arne(b). (d). Declaustre Diction. Myt
odiando implacabilmente Ercole, voleva punire Filottete, perchè egli
aveva
preso cura degli ultimi momenti della di lui vita
a appresso Partenio(e) dice, che Polimela, figlia d’ Eolo, cui Ulisse
aveva
preso ad amare, fu sì sensibile alla partenza del
o nel mare, nè più furono udite. Così si verificò l’Oracolo, il quale
aveva
predetto, ch’elleno perirebbono, quando un solo p
mise di non più prestare soccorso ad alcun straniero(f). (18). Eumeo
aveva
avuto per padre un re d’un Isola Siria, chiamato
resero a stracciare agli stessi le guance cogli artigli(a). Lo stesso
aveva
presagito Teoclimeno, figlio di Polifide, e disce
ntro l’altro, promettendo la figlia e la corona al vincitore. Pallene
aveva
avuto occasione di vedere Clito, e se n’era già e
ea perduto ; e a Demarmeno soggiunse, che desse a que d’Elea ciò, che
aveva
trovato. Il pascatore ubbidì, e ne ottenne in ric
iglia, che si chiamava Alfesibea, e le regalò la collana, che Erifile
aveva
ricevuto da Adrasto in dono. Non potendo poi trov
te, il quale mostravasi ancora sdegnato contro i Tebani, perchè Cadmo
aveva
ucciso il famoso Dragone, a lui sacro. Meneceo pe
Argonauti, cioè 13 secoli avanti il Cristianesimo, era Eeta, il quale
aveva
una figlia nubile chiamata Medea ed un piccolo fi
esi erculea (benchè vi mancasse, come sappiamo, l’aiuto di Ercole che
aveva
lasciati molto prima i compagni), si estendono co
to di questo ritorno fu Pelia usurpatore del regno di Giasone, poichè
aveva
sperato di essersi tolto di mezzo per sempre il n
ti di Lucio Accio, nella quale il poeta finge, che un pastore che non
aveva
mai prima veduto una nave, nello scorgere dall’al
e d’Elide, che possedendo tremila bovi, (altri dicono trentamila) non
aveva
mai fatto in dieci anni nettarne le stalle che er
nsiglio e pro’ di mano, » come l’antico, a purgarne la Terra. Ercole
aveva
saputo che nella Spagna esisteva un re di statura
nnaturale. Egeo re di Atene, figlio di Pandione e nipote di Cecrope,
aveva
sposato Etra figlia di Pitteo re di Trezene nel t
bo al Minotauro. La nave che portava a Creta queste innocenti vittime
aveva
in segno di lutto le vele nere. Egeo ordinò che a
icò ad Apollo ; combattè una seconda volta colle Amazzoni colle quali
aveva
prima combattuto in compagnia d’Ercole ; e poi, s
arsi soltanto le vicende domestiche di Teseo e la sua morte. Da prima
aveva
sposato Ippolita regina delle Amazzoni a lui conc
so Cicerone riferisce questa favola colle seguenti parole : « Nettuno
aveva
promesso a Teseo di appagare tre suoi desiderii :
ome suo figlio, chiamandolo Edipo, che significa piede gonfio, perchè
aveva
enfiato il piede pel quale fu sospeso all’albero.
empo infestava le vicinanze di Tebe un mostro chiamato la Sfinge, che
aveva
ucciso molte persone e sbigottito tutti, fu prome
a e confrontando le relazioni del pastor Forba e quelle del servo che
aveva
esposto nel bosco il regio infante, comprese che
el fu miso. » Il solo Creonte gioì della morte dei nipoti, dei quali
aveva
fomentato l’odio e la discordia per impadronirsi
I I sette Prodi e gli Epìgoni Adrasto re degli Argiesi o Argivi
aveva
soltanto due figlie di nome Argìa e Deifile, le q
igentissima cura senza farle mai uscir di città, perchè l’Oracolo gli
aveva
predetto (o egli l’aveva sognato), che sarebbero
rle mai uscir di città, perchè l’Oracolo gli aveva predetto (o egli l’
aveva
sognato), che sarebbero state rapite da un leone
one della risposta dell’oracolo (o del sogno che fosse), che tanto lo
aveva
tenuto in sospetto e timore per le sue figlie. E
rabbia, « Sarebbe al tuo furor dolor compito. » Quest’uomo bestiale
aveva
una moglie affettuosissima chiamata Evadne che no
tichi dissero che non andò al Tartaro ma agli Elisii, e che in Grecia
aveva
un Oracolo dei più celebrati e rendeva responsi d
mao era riluttante dal maritare la sua unica figlia Ippodamia, perchè
aveva
saputo dall’Oracolo che il genero sarebbe causa d
o era insuperabile), o di essere uccisi se perdevano. E già più d’uno
aveva
inesorabilmente pagato colla vita il fio della su
e ne imbandì le carni a Tieste stesso, e poi perchè sapesse qual cibo
aveva
mangiato gli fece portare in tavola i teschi dell
chi uccidesse l’orca marina che dovea divorarla. In quell’anno stesso
aveva
Ercole abbandonato gli Argonauti sulle coste dell
e trattenerlo in Sciro l’affetto di Deidamia figlia del re, che egli
aveva
segretamente sposata ; e dalla mollezza e dagli a
he alleanze e ne contraevano delle nuove. Priamo era già vecchio ; ma
aveva
un gran numero di figli esercitati tutti nelle ar
si. » Ma che Ulisse avesse ciò fatto per vendicarsi di Palamede, che
aveva
scoperto la sua simulazione d’insania e costretto
insanabili. Consultato l’Oracolo, gli rispose che l’asta sola che lo
aveva
ferito poteva sanarlo. Dovè dunque, se volle ricu
rivolse contro Ettore, per vendicar l’amico estinto, tutta l’ira che
aveva
prima contro Agamennone. Non voleva aspettare un
ceneri del fido amico nell’urna stessa destinata ad accoglier le sue,
aveva
risoluto di lasciar pasto alle fiere dell’aria e
per dargli sepoltura, offrendo per riscatto ricchissimi doni che seco
aveva
recati. A questa vista Achille si sente commosso
u detto subito che questo era un castigo di Minerva, perchè Laocoonte
aveva
violato quel dono a lei offerto in voto dai Greci
che Elena dopo la morte di Paride, pur restando nella corte troiana,
aveva
saputo trovare il modo di persuader Menelao a rip
li schiavi di Pirro v’era Andròmaca, vedova del famoso Ettore. Questa
aveva
un figlio chiamato Astianatte, bambin leggiadro c
o ingiustamente dai Greci ; e perciò per vendicar la morte del figlio
aveva
Nauplio sempre cercato di nuocere in ogni modo al
stra ; ma la sorella Elettra, più assennata e pietosa della madre, lo
aveva
segretamente posto in salvo nella corte di Strofi
ulla di Ulisse. V’ era però speranza che egli vivesse, perchè nessuno
aveva
detto o sentito dire che ei fosse morto. Infatti
i prima di lui, ma piegando un poco più al sud ; e dopo 5 mesi lunari
aveva
già passata la linea, ossia l’equatore, quando vi
bruna « Per la distanza, e parvemi alta tanto, « Quanto veduta non n’
aveva
alcuna. « Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pia
to che vaticinò in Ancira. 10ª La Sibilla Tiburtina, ossia di Tivoli,
aveva
nome Albunea, della quale è rammentata la grotta
elitto di Medea, ed asserito con sicurezza che questo nome di Tomi lo
aveva
il territorio anche prima che vi fosse fabbricata
tadinanza ; come pure dei due appellattivi Romani e Quirites il primo
aveva
una significazione più estesa, riferibile non sol
cipalmente Virgilio, dicono che la regina Amata moglie del re Latino,
aveva
promessa Lavinia in isposa a Turno, e che quando
o in mezzo alla fronte, poi Coito, Gige, e Briareo, ciascun de’ quali
aveva
cinquanta teste, e cento braccia. Ponto o il mar
e di Gea, suo padre Saturno, e lo costrinse a rivomitare i figli, che
aveva
inghiottito, e quei sasso medesimo, che si è dell
, e perchè egli apriva l’ anno nel mese di Gennaio, che da lui tratto
aveva
il suo nome. Gli si ponevano dodici altari second
riareo; cui per consiglio di Gea sciolse da’ lacci, in cui tirano gli
aveva
avvolti. I Titani vennero soggiogati e profondati
he storie, dicono che Saturno fu re di Creta, che come egli spogliato
aveva
del regno suo padre, cosi ne fu privato da’ propi
he a Giove offerivasi nei sacrificii, era un bianco bue. Molti tempii
aveva
egli in Roma, e con varii nomi. Il più sontuoso e
iù volte in seguito riedificato. Un altro nel Campidoglio medesimo ne
aveva
posto Romolo da principio a Giove Feretrio cosi d
da principio a Giove Feretrio cosi detto da ferre, perchè ivi portate
aveva
e a lui consacratele prime spoglie tolte a’ nemic
sacratele prime spoglie tolte a’ nemici. Lo stesso Romolo un altro ne
aveva
già eretto sul Palatino a Giove Statore per aver
la chiese in dono, e la mise sotto alla guardia del pastore Argo che
aveva
cento occhi. Questi per ordine di Giove fu da Mer
di ogni mese, e sacro particolarmente il mese di Giugno, che preso ne
aveva
il nome, sebbene opinino alcuni che Romolo questo
, che diventò Re di Atene, e non potento caminar colle gambe, che non
aveva
, perchè dal mezio giù era serpente, inventò l’ us
severamente di non aprirla, la cornacchia le riportò, che Aglauro l’
aveva
aperta e temendo Minerva da quest’ esempio il per
di Marte (sul fine de’ quali pur nominavasi Mamurio, com’ egli a Numa
aveva
chiesto in compenso dell’ opera sua) e con salti,
sergli figlio richiese di poter reggerne il carro. Questi che già gli
aveva
promesso con giuramento qualunque cosa gli avesse
e, e di Mnemosine, o Dea della memoria. Le Muse eran nove, e ciascuna
aveva
una particolare ispezione, Clio per la istoria, E
a contro di Troia, ma esse fuggirono in Andoo presso il fratello, che
aveva
a quell’ isola dato il nome, ed avendole Agamenno
o per allontanare i ladri e gli uccelli. In Lamsaco città della Misia
aveva
egli il culto primario. Era tenuto come il più la
’ atto che la conduceva all’ inferno per ordine di Giove, il quale le
aveva
prima tagliata la lingua in pena di avere manifes
a un nobile tempio in Anzio, ed in Preneste or Palestrina, e molti ne
aveva
in Roma sotto a’ diversi nomi di Fortuna primigen
e il Ciclope Polifemo, che acciecato fu poi da Ulisse, a cui divorato
aveva
sei compagni: finalmente da Peribea figlia di Eur
ove e di Elara; ma perchè questa il partorì sotto terra, ove Giove l’
aveva
chiusa per occultarla a Giunone, fu detto figliuo
issimo. 4. Inseguì per un anno intero sul monte Menalo una cerva, che
aveva
i piedi di bronzo e le corna d’ oro, e raggiuntal
i risuscitato ebbe una spalla di avorio in luogo di quella che Cerere
aveva
mangiato. Cresciuto in età, abbandonato la patria
Egisto figlio di Tieste, che per vendicare la morte de’ fratelli già
aveva
ucciso Atreo, riuscì a sedurre Clitennestra, e di
ulnerabile, perchè Tetide, appena nato per esso tenendolo, immerso lo
aveva
nel fiume Stige, e con ciò reso invulnerabile in
là diretta da Apollo medesimo ad istanza di Nettuno al quale Achille
aveva
ucciso il figlio Cigno, atterrandolo e strozzando
oi nacque fra Ulisse ed Aiace per aver le armi di Achille, cui Tetide
aveva
posto in mezzo, perchè fossero date al più degno;
ia, mentre dormiva, con un palo infocato il sol occhio circolare, che
aveva
in mezzo alla fronte, indi legati i compagni sott
Circe, e data sepoltura ad Elpenore, avvertito da lei del viaggio che
aveva
a tenere, e dei pericoli che doveva evitare, navi
o, ucciso dal re Polinnestore per rapirne i tesori, con cui Priamo l’
aveva
a lui spedito. Aggiunge Ovidio, che la morte di P
gnava Eleno figlio di Priamo con Andromaca vedova di Ettore, che egli
aveva
sposata dopo la morte di Pirro. Accolto quivi con
i profittar dell’ assenza di Enea, assalì la piccola città, dove Enea
aveva
lasciato le sue genti, incendiò le navi, che per
iscorsi intertenuto dal sorprender Giove nelle sue tresche amorose ne
aveva
avuto per pena di non poter più che ripetere le u
cui ardeva da! crepitare, dal fumo, traevansi gli auguri. Ogni tempio
aveva
i suoi Sacerdoti, e molti di questi erano distint
o Mimallonidi, o Edonidi, o Bliadi sacerdotesse di Bacco. In Roma chi
aveva
nelle cose sacre la suprema autorità era il Ponte
esagio, perchè riguardavansi come avvisi spediti dagli Dei di ciò che
aveva
a succedere. Il desiderio di saper l’ avvenire fu
ar facevasi in questa caverna, dalla quale uscendo riferiva quanto vi
aveva
udito e veduto a’ Sacerdoti, che a loro modo l’ i
gli ciò faceva, perchè da Urano e da Titea riguardo al suo Destino(8)
aveva
udito, che uno de’ proprj figli lo avrebbe scacci
iride nacque Oro, l’ ultimo degli Dei, cui adorò l’ Egitto(11). Iside
aveva
certi Sacerdoti, che si diceano Isiaci, i quali m
ano in giro vasi pieni d’orzo e di grano, perchè diceasi, ch’ ella ne
aveva
insegnato agli uomini l’ uso(d). Iside finalmente
te dalla loro Dea Vesta, furono istituire da Numa Pompilio. Questi ne
aveva
stabilito quatrro, ma Tarquinio Prisco alquanto d
ebre. Ciascuno innanzi al simulacro di Cibele faceva pompa di ciò che
aveva
di più prezioso. Tutti vestivano a loro capriccio
a, Ctonia, e Ratia. Ennea, perchè in Enna, antica città della Sicilia
aveva
un augustissimo tempio e una statua, con tale art
a risguardata come la protettrice anche de’ greggi. Sotto questo nome
aveva
un tempio in Megaride, perchè aveva insegnato a q
che de’ greggi. Sotto questo nome aveva un tempio in Megaride, perchè
aveva
insegnato a quegli abitanti a nutrire i greggi, e
to in Argo, una statua di legno, la quale oltre i due soliti occhi ne
aveva
un terzo nel mezzo della fronte, per indic re che
tempo di siccità se ne implorava la pioggia (c). Sotto questo titolo
aveva
in Roma un altare nel tempio del Campidoglio, Nar
(31). Altri dicono, che ne lo abbia preso per animare gli uomini, che
aveva
formati (e). Giove, offeso di questo nuovo insult
diti, e per eccitarli ad onorare gli Dei e spezialmente Apollo, a cui
aveva
eretto tempj e altari. Così operando, talmente si
di fiori(a). Briseo, dal nome di una delle di lui nutrici ; o perchè
aveva
un tempio in Brisa, promontorio dell’ Isola di Le
iò Liberali, al tempo delle quali si mangiava in pubblico, e ciascuno
aveva
la libertà di dire tutto quello, che voleva. Inno
preside al giogo, sotto cui si univano gli sposi. Elle sotto tal nome
aveva
un altare in una strada, denominata Vico Giugario
promontorio d’ Italia, nella Gran Grecia, poco lungi del quale la Dea
aveva
un tempio ricchissimo (b). I Crotoniati professav
ome, situata alle radici del monte Soratte, nella di cui sommità ella
aveva
un tempio (b) (22). Non si va d’accordo riguardo
Matrone Romane (b). Ebbe il nome di Lanuvia per cansa del tempio che
aveva
in Lanuvio, città del Lazio. Numerose genti da pe
ica (f) o Argiva dal culto speziale, che le si rendeva in Argo. Quivi
aveva
un tempio(24), che poi nestò connimato dalle fiam
al pari dell’Isola di Samo. Avea ivi un tempio magnifico, che Didone
aveva
ornato di pitture, le quali rappresentavano i pri
er unirsi a colei erasi convertito in fiamma(a). I Giganti, che Giove
aveva
dopo la sua vittoria seppellito sotto il monte Et
finalmente danno un’altra origine al predetto tempio. Apollo, dicono,
aveva
nella città di Crisa in Misia un sacerdote, di no
, detta clena, come vuole lo Scoliaste di Pindaro(f). Apollo Teosenio
aveva
un tempio e una statua di bronzo in quella città(
apelli, quando erano lunghi : e smanioso di pubblicare, che il suo Re
aveva
le orecchie asinine, ma non osando nel tempo stes
rti Argivi avevano lasciato divorare da’cani un figliuolo, che Apollo
aveva
avuto da Psamate, figlia di Crotopo. Il Nume per
zione. In Amicle pure, città della Laconia, sul siume Eurota. Appollo
aveva
uno de’più celebri tempj(b). Apollo finalmente eb
con una freccia la lingua di Chione, figlia di Dedalione, perchè ella
aveva
osato di credersi più bella di lei. L’infelice pe
che tal nome fu poi corrotto nell’anzidetto di Murcia o Murzia. Ella
aveva
, una Capella non lungi dal Foro Boario alle radic
stesso tempio fu sempre in grande venerazione ; e ne’ primi tempi si
aveva
tanto rispetto per esso, che niuno osava di porre
guerra Cartaginese(b) (6). Venne denominata Afacite o Afacide, perchè
aveva
un tempio e un oracolo in un luogo della Palestin
edeva al mare, che da’ Greci e Latini dicesi Ponto. Sotto questo nome
aveva
un tempio in Ermione, città dell’ Istmo di Corint
venne cieco(c). Si chiamò Enosictone, per indicare il potere, ch’egli
aveva
, di scuotere la terra, e di suscitarvi i terremot
erra, e di suscitarvi i terremoti(d). Fu denominato Onchestio, perchè
aveva
un tempio, un bosco, e una festa in Onchesto, cit
celebravano a di lui onore le Feste Posidie o Posidonie. Questo Nume
aveva
nell’Isola di Tenedo, una delle Cicladi, un gran
senti, perchè temevano le imprecazioni, che Molione, moglie d’Attore,
aveva
pronunziato contro coloro della stessa Nazione, i
ionio. Se muggiva il toro, che in queste Feste si sacrificava, ciò si
aveva
per buon augurio, perchè credevasi, che quella vo
hiamavano Tinnei(b). Platone nel suo Crizia ci riferisce, che Nettuno
aveva
nell’Isola Atlantica un magnifico tempio, ove l’o
glia di Clitone e di Leucippe. Questo Nume sul pendìo del Campidoglio
aveva
un tempio, e nel Circo Flaminio un’ara, la quale
al dire di Tito Livio grondava di sudore. E’pur famoso il tempio, che
aveva
in Tenaro, Promontorio della Laconia, e ch’eragli
i si mostrava il sepolcro. Era altresì celebre il tempio, che Nettuno
aveva
in Geresto, città dell’Eubea, donde gli derivò il
e Minerva gareggiarono nel fare agli uomini un utile dono(a). Arione
aveva
i piedi dalla parte dritta simili a quelli dell’u
mpio(c). Le si diede il nome di Calinitide da chalinòs, freno, perchè
aveva
in Corinto un tempio, ov’era adorata in memoria d
la testa di Minerva col motto Poliade. Il tempio, che Minerva Poliade
aveva
in Trezene, era della più remota antichità, e fab
dia. In quello si conservavano dei capelli di Medusa, i quali Minerva
aveva
donato a Cefeo, figlio d’Aleo, per assicurarlo, c
come vuole Callistene, citato da Tzétze(c). Sotto il nome di Tritonia
aveva
un tempio in Arcadia presso i Feneati, e un altro
cise Allirrozio, figlio di Nettuno e della Ninfa Eurite, perchè colui
aveva
offeso la di lui figliuola, Alcippe. Nettuno se n
li spedì in Cielo a Giunone per vendicarsi del disprezzo, ch’ella gli
aveva
dimostrato per causa della di lui bruttezza. La D
g. V. 123. (5). I Ciclopi furono così detti, perchè ciascuno di loro
aveva
un solo occhio rotondo nel mezzo della fronte(c).
il passato e di prevedere il futuro ; ovvero secondo Plutarco perchè
aveva
dato un altro aspetto al suo regno, introducendo
ne de’ritratti guadagni, chiamata peculio (b). Questa classe di Servi
aveva
i suoi Dei particolari, deteti Anculi(c). (17).
nando dal tempio di Giove, ov’ erasi recata per attignere dell’acqua,
aveva
udito una voce, che le comandava di pubblicare la
ette dal nome di lei Pamilie(a). (11). Oro fece guerra a Tifone, che
aveva
fatto morire Osiride, e dopo di averlo vinto e uc
Romani, non si potè scampare dalla morte un soldato di questi, perchè
aveva
ucciso, bonchè inavvedutamente, un gatto(i). (c)
n. Mythol. (f). Id. Ibid. (24). Parlando del tempio, che Giunone
aveva
in Argo, ci si risveglia alla memoria la speziosa
ciò di difetto l’eccellente toro, fatto da Nettuno, perchè quello non
aveva
le corna davanti gli occhi per ferire più sicuram
finalmente si chiamarono le Dee rispettabili(b). Il rispetto, che si
aveva
per loro, era sì grande, che quasi non osavasi di
o svaniscono (g). Platone lasciò scritto, che Pluto non era cieco, ma
aveva
anzi una vista acutissima (h). Ebbe una figlia, d
li guarì. Coloro dissero allora di aver veduto in sogno un Nume, che
aveva
loro ordinato di celebrare de’Giuochi notturni in
ri, senzachè nè egli, nè colei avessero alcun lume riguardo a chi gli
aveva
dato la vita. Il giovine frattanto si acquistò ta
sparso in terra, e cadde morta. Si scuoprì il reo attentato, e chi lo
aveva
commesso. Jone alla testa de’ convitati chiese gi
parve la Sacerdotessa cogli anzidetti ornamenti e colla cesta, in cui
aveva
raccolto lui bambino. Creusa a tale vista lasciò
di Suetonio si facevano anche per ricordare, che in que’giorni Romolo
aveva
gettato le prime fondamenta della sua città(b). E
dalla Tessaglia(b). (38). Il Permesso era un fiume della Beozia, che
aveva
la sua sorgente nel monte Elicona, e si scaricava
rfeo, ed Ercole, il quale poi, sgridato fortemente da lui, perchè non
aveva
suonato bene, gli ruppe la testa col predetto str
Enomao, re di Pisa. Questi, conoscendo l’avversione, che quella Ninfa
aveva
al matrimonio, se le avvicinò in abito donnesco,
ora dal verbo latino agere, operare, perchè eccitava all’azione. Ella
aveva
un tempio sul monte Aveutino (d). (b). l. 15.
nasceva il dì, ei la lasciava per non esserne conosciuto. Psiche, che
aveva
sempre presente alla memoria la risposta dell’Ora
te l’ottenne, quando prese le sembianze di vago giovine (c). Vertunno
aveva
in Roma un tempio, in cui si celebrava una festa,
. Anche Omero le diede dodici piedi e sei teste, ciascuna delle quali
aveva
tre ordini di denti spaventevoli (a). Si aggiunse
Antiopa(d). Nitteo mosse guerra ad Epopeo, re de’ Sicionj, perchè gli
aveva
rapito questa sua seconda figliuola. Il combattim
io perfino de’ fanciulli(e). Nel tempio di Nettuno in Corinto Portuno
aveva
un altare, e una capella sotterranea, nella quale
piede, ne restava tosto dal Nume severamente purito(a). Anche in Roma
aveva
un tempio vicino al ponte Emilio, in un bosco rip
arito usò dell’arco e delle saette per riaverla da Apollo, che gliela
aveva
rapita ; ma ne rimase deluso, poichè ella pure ne
a cui si sacrificavano delle pecore nere, affinchè non nuocesse. Ella
aveva
un tempio nella prima Regione di Roma(c). Anche P
degli Argivi. Era questa molto rinomata pel suo coraggio. Un’orsa la
aveva
allattata, ed ella erasi consecrata agli esercizj
iv. (9). I Poeti aggiungono che Erittonio, avendo osservato ch’egli
aveva
i piedi di dragone, percelare la sua deformità, i
n tale offerta ne fosse espiato l’esercito vittorioso pel sangue, che
aveva
sparso(c). (c). Varr. de L. L. l. 5., Tit. Liv.
udienza a coloro, che non voleva ammettere in città(e). Anche Bellona
aveva
i suoi Sacerdoti. Questi si chiamavano dal nome d
to cattivare l’affetto di tutti, o secondo la nostra frase familiare,
aveva
rubato il cuore a tutti. Ma gl’ignoranti intendev
a il petaso e i talari, e volava celere al pari del vento153. In mano
aveva
o la sola verga, o la verga coi serpenti, detta i
rga coi serpenti, detta il caducèo, e talvolta la borsa. In principio
aveva
la sola verga ; ma un giorno, come raccontano i p
o di pace154. La prima, cioè la verga sola, significava l’ufficio che
aveva
Mercurio di condurre le anime dei morti al regno
gli Antichi asserirono che Mercurio era valentissimo nella musica, ed
aveva
pur anco inventato un musicale stromento. Questo
i Aglauro si racconta così : Mercurio per quanto pieno di occupazioni
aveva
trovato il tempo per invaghirsi di Erse figlia di
frapponeva ostacoli alla conclusione degli sponsali. Mercurio che non
aveva
tempo da perdere, per levar di mezzo quest’impacc
piedi umani pure stavano uniti alla coda. Questo mostro era robusto,
aveva
favella umana, ed erudiva di giorno i mortali nel
attesa l’oscurità, era invisibile, ma che la Luce penetrando l’Etere,
aveva
il mondo intiero coperto del suo splendore. Quest
ma che di Teseo, e non di Agamennone era figlia, e che Elena a lui l’
aveva
generata quando al rapimento fe’ succedere V imen
i cela, E primizia di strage il sangue scorre. Ma Calcante si avanza:
aveva
i lumi Scintillanti terrore, e sulle bende L’ irt
leno non avevano i serpenti, nè avidità di sangue i lupi; il mare non
aveva
procelle. Fuggirono con Saturno questi beni; l’av
oraneo di Dedalo, come apparisce dalle sue medaglie; ed oltre il velo
aveva
ancora sul capo una specie di modio: lo che più v
o che fu da Apollo ucciso un drago, cui la sicurezza dei suoi oracoli
aveva
la Terra affidata. Si racconta ancora che Crio po
Terra affidata. Si racconta ancora che Crio potente nelTisola Eubea,
aveva
un figlio scelerato che ardì saccheggiare a mano
risotemi di Creta fu vincitore: egli era figlio di quel Carmanore che
aveva
purificato Apollo. « Dopo lui Filamrnone figlio d
le corone pei vincitori. Si tolse l’accompagnatura dei flauti, perchè
aveva
un non so che di tristo, e non poteva convenire c
derava, e quindi i poeti hanno presa l’occasione di fingere ch’Ercole
aveva
pugnato con Apollo per un treppiede. « Dopo la fa
e di Vaticano, e la celebre statua del Gladiatore Borghese. Giulio II
aveva
acquistata la prima avanti la sua assunzione al P
ta propria dell’ Apolline Averrunco, giacché questa favola fìsica non
aveva
altro significato che la dissipazione operata dal
pia antica in Firenze: così Cleomede nello scolpire la Venere Medicea
aveva
ritenuta l’attitudine principale della Venere Gni
dolore^ e lungamente in Delfo sarai pianto. » È celebre il tempio che
aveva
pure a Triopo città della Caria il dio, onde Trio
i padre di tutte. Rendevano famoso il tempio, che sotto questo titolo
aveva
in Atene, le opere di Eufranore, che primeggia fr
produce. Pagaseo, perchè in Pagase, ove la prima nave fu fabbricata,
aveva
un tempio. Clario da Claro città dell’Asia, nella
llo Grineo è illustre per Orino città dei Mirine:, nella quale il dio
aveva
oracolo antichissimo, ed are. Virgilio disse: « C
ui Obi è la più conosciuta, hanno delle lunghe ali di aquila, come le
aveva
la dea nella famosa arca di Cipselo. Sopra un’urn
ircondato da due ordini di colonne in forma di un doppio portico, che
aveva
71 pertica di lunghezza, più di 36 di larghezza,
da me citato, si estendeva fino a 125 piedi all’intorno. Mitridate l’
aveva
limitato per quanto portava un tiro di freccia. M
Siccome di legno era quest’idolo vetustissimo, il rozzo artefice non
aveva
ardito staccargli le braccia dal corpo senza dar
vantaggio ho tradotta. Dai Lacedemoni fu cognominata Calcieca, perchè
aveva
presso loro un simulacro di bronzo, che Gitiade,
aveva presso loro un simulacro di bronzo, che Gitiade, pure spartano,
aveva
composto. E nella nona regione di Roma antica aff
e e ricompose un riccio. Il doppio stadio due volte sessanta Percorso
aveva
, qual di Leda i figli, Che stelle or sono: allo s
Anchise il solo fortunato fra gli uomini pei favori di Venere. Adone
aveva
fama maggiore ed annual tributo di lacrime, come
’immagine di Venere sedente col capo ornato di nimbo, che in una mano
aveva
un papavero, nell’altra un pomo. Venere appellata
rreva dalla ferita, lagnandosi di Diomede e di Minerva, che tanto gli
aveva
fatto osare. Giove guardandolo con occhi pieni di
di Minerva era ripieno di lana, perchè questa dea, come vi accennai,
aveva
insegnata l’arte di lavorarla. Al contrario in qu
abito di una vecchia contadina seduta sopra un bove: ella portava, ed
aveva
al braccio un canestro ripieno di sementa. Dai la
de Callimaco nel luogo citato non dà la chiave a Cerere se non perchè
aveva
preso la figura della sacerdotessa Nicippe. Cerer
ad incutere orrore e meraviglia. Il sacerdote interrogava ciascuno se
aveva
mangiato. Rispondevano: Digiunai, e bevvi il cice
r la chioma, per la benda, e per la voce e per l’età venerando, Atene
aveva
il diritto di dare questi ministri, che dedicando
decimoquinto giorno del mese di Agosto, detto dai Greci Boedromione,
aveva
principio la solennità, come da Plutarco nella vi
l primo giorno, come Esichio ne fa chiara testimonianza, ed in questo
aveva
luogo l’iniziazione. Nel secondo il banditore del
al ratto di lei, cagione di perpetuo dolore alla madre. Questo carro
aveva
le rote non coi raggi, ma timpanate, come spesso
ssivamente Lisippo fece per essi un Cupido di bronzo, e Prassitele ne
aveva
per l’ innanzi scolpito uno per loro del bel marm
vedovasi in Tespi ai tempi di Pausania era di Metrodoro Ateniese, che
aveva
imitata la statua di Prassitele, la quale aveva t
trodoro Ateniese, che aveva imitata la statua di Prassitele, la quale
aveva
tanta celerità, che si faceva il viaggio di Tespi
el figlio di Venere compagno delle Grazie, anche senza riflettere che
aveva
in antico le ali, riportate forse di bronzo, rima
te Parnaso insieme colla Terra, e ch’ella poi cedette ad Apollo. Temi
aveva
ancora un altro tempio nella cittadella dì Atene,
o di succeder nel regno del padre. Oltre i Ciclopi, per fratelli egli
aveva
i Centimani, l’Oceano, Ceo, Orio, Iperione, Teti,
vi all’ arte di fabbro. L’isola di Lenno era consacrata a Vulcano: vi
aveva
dei templi; una città portava il suo nome. Ma non
mare: lo che mostra la loro perizia nella navigazione. Nè minor vanto
aveva
la loro abilità nella metallurgia: èglino (era fa
da lungi si vede Megara tebana. Ercole privato dei figli che da essa
aveva
avuti, la repudiò come una sposa disgraziata. Al
tti i nemici di Ulisse. Pausania avrebbe dovuto notare che l’artista
aveva
avuto cura di allontanare il re d’ Itaca da quest
rle ad altrettanti figli di Egitto suo fratello, perchè l’oracolo gli
aveva
predetto che un suo genero lo avrebbe ucciso. Cos
so Sicur giaceva alla sua donna in braccio; E profonda quiete intorno
aveva
Argo occupata, e si dormiva ognuno So’ombrato il
sola Mesta nel mesto e doloroso albergo. Già fuor dell’ Oceàn levato
aveva
La fronte Apollo, e n’ arrecava il giorno, Quando
’acqua ne era mortale, secondo Pausania, agli animali ed all’uomo, ed
aveva
la proprietà di spezzare i vasi di ogni terra e d
memorando, che da Varrone venia preposto a quanto sino da’ suoi tempi
aveva
saputo effigiare la greca scultura, salita dal pi
a dal più bello della natura umana all’ideale della divina, tempi che
aveva
già preceduti il secol d’oro dell’arte. Agoracrit
ice dei suoi torti, e tale infatti la rese la perfezione, colla quale
aveva
condotto questo inimitabile lavoro. Non fu strano
ausania i più colti Attici di quel borgo: tanto la servitù dei Romani
aveva
già degradata la Grecia! « Il simulacro avea in m
ve Pausania che nè quella di Raamunte, nè altra, che antica fosse, ne
aveva
; ma che poi aveva osservato che la Nemesi, che no
quella di Raamunte, nè altra, che antica fosse, ne aveva; ma che poi
aveva
osservato che la Nemesi, che noi nelle medaglie v
osservato che la Nemesi, che noi nelle medaglie vediamo senz’ali, le
aveva
: perchè, secondo ch’egli crede, invocandosi quest
Tragedia anche la positura di questa Musa, poiché con somma giustezza
aveva
riflettuto il senator Buonarroti, uno dei primi l
a che un fanciullo nato da Semele sua figlia non unita in matrimonio,
aveva
con Osiride, e della circostanza della pronta mor
trapassare il core di Giove nelle sue metamorfosi diverse. Ogni dardo
aveva
la sua iscrizione. Egli scelse il quinto, che ren
sferzava i muli attaccati a un carro, in conseguenza di un sogno, che
aveva
avuto, e del quale il poeta racconta i particolar
e prendono Cibele e Giove. Nonostante Giunone irritata contro Ino che
aveva
osato di nutrire, Bacco si dichiara contro essa,
corre, e vede che il destino accordava a Bacco la vite, come concesso
aveva
a Febo il lauro, a Minerva l’ulivo, a Cerere le s
su queste con ro’o trade: Botri era suo figlio e Meti sua moglie, ed
aveva
Pito per capitano. Questi eroi non sono che alleg
he Andromeda era figliuola di Cefeo re di Etiopia, e di Cassiopea che
aveva
avuto r ardire di credersi più bella di Giunone.
evato. Ornava le porte del suo palazzo colle teste degl’ infelici che
aveva
uccisi, come Polifemo in Virgilio. Questo princip
ioia pel ritorno di Bacco occupava i Satiri e le Baccanti. Proteo gli
aveva
già manifestato ciò ch’era successo nella sua ass
n vita Tilo vittima infelice di questo animale. Si vedeva pur Rea che
aveva
partorito di poco; e Saturno che divora le pietre
ostumi, gli usi e l’istoria naturale di questo paese. Di già l’Aurora
aveva
aperte le porte dorate dell’ 0riente (dice il poe
iscono in Argo, essendo stato ucciso da Giove davanti a Tebe mentre n’
aveva
già superate le mura. Voi avrete sentito dai poet
iade come vestito da Bacco in atto di celebrare gli Orgii, mostra che
aveva
una face. Si adopravano queste, non tanto perchè
ovente, vi era la statua che rappresentava la città di Nisa, la quale
aveva
nella sinistra un tirso circondato di mitre. Ma s
uanto dai Latini questi si rappresentano simili all’arcadico Pan, che
aveva
volto e corna caprigne, e dal mezzo in giù era pu
gia alcuno dei più illustri eroi che vi soggiornavano ; e sui malvagi
aveva
un ufficio simile a quello del soprastante delle
vea la corona ; un manto ricuoprivalo dai fianchi in giù ; e ai piedi
aveva
il tricipite Can Cerbero. Tal volta gli si poneva
erciò si trova chiamata dai poeti la crudel Proserpina. Anche Plutone
aveva
altri nomi ; e in principio chiamavasi Pluto, ma
ana del re e della regina dell’Inferno consisteva nel Can Cerbero che
aveva
3 teste, e difendeva meglio e con maggior fedeltà
sero per esse una denominazione derivata da Plutone Dio infernale che
aveva
maggiore affinità con Vulcano, Dio del fuoco. Gli
ima il fa veder ch’all’antro arrivi, « Che tre dei nostri giovini che
aveva
, « Tutti li mangia, anzi trangugia vivi. « Viene
cora del tutto distrutte, benchè non sussista più la religione che le
aveva
consentite. Tanto è vero che è più facile perpetu
ivilegi del Flamine di Giove : andava fuori preceduto da un littore,5
aveva
la sedia curule o da senatore, l’anello d’oro, ed
ate fra le divinità pagane presiedeva ai misteri della magia. Medea l’
aveva
propagata nella Tessaglia, ec. La Chiromanzia era
Furon dette vittime gli animali destinati ai saerifizj. Ogni divinità
aveva
le sue vittime diverse, ed erano scelte fra le pi
i poesie, e impedito poi dall’esilio non potè eseguire quel poema che
aveva
ideato. Claudiano, del quale esiste un frammento
ura mostruosa. Alcuni ci narrano che Encelado, o, secondo altri, Gige
aveva
cento braccia, e perciò maneggiava cinquanta scud
dersi di vista dove andassero a colpire o cadere ; che Tifèo o Egeòne
aveva
una lunghissima coda di serpente ed era tutto cop
ò molto alti e grossi, talchè da lontano tra la caligine infernale li
aveva
presi per torri, quantunque non apparissero che p
Indie, e conquistò facilmente al suo culto anche questa regione. Egli
aveva
sempre l’aspetto di giovane197, con volto reso pi
ntre sì l’aizzano, « Casca nel collo, e i Satiri lo rizzano. » Bacco
aveva
diversi altri nomi e titoli. In greco chiamavasi
opponevano al suo culto. Fece sì che Licurgo, re di Tracia, il quale
aveva
ordinato che si tagliassero tutte le viti dei suo
opria madre Agave, che insieme con altre Baccanti venuta in furore lo
aveva
creduto una fiera ; e questa favola contiene il p
a Prometeo col fuoco celeste, e l’altra degli uomini che Giove stesso
aveva
creati. Ma ben presto divennero quasi tutti empii
e personalmente sulla faccia del luogo : il che dimostra che egli non
aveva
l’onniscienza e l’onnipresenza, attributi essenzi
del calore sotterraneo, in quanto che Vulcano era il Dio del fuoco e
aveva
le sue fucine sotto i monti ignivomi, come l’Etna
f., Canto xv.) E inoltre Dante ricorda che Firenze, quand’era pagana,
aveva
per suo protettore Marte, che cangiò nel Battista
tto scandaloso, si attribuiva subito a Marte : sì poco buona stima si
aveva
di lui per morale condotta !179 In onore di Mart
, atte a rifletterlo, o ad una densa atmosfera che lo circondi. Dante
aveva
osservato che gli astri riflettono una luce più r
tà di forme presso a poco così graziose come quella di lui. Sul dorso
aveva
un mantello o clamide di pelle di pardo, in una m
de Evandro tre secoli e mezzo prima della fondazione di Roma. Evandro
aveva
fissata la sua residenza su quel monte che egli c
resso i Pagani una paura senza fondamento, ciò stesso dimostra che si
aveva
per una ubbìa e non per un miracolo. Anche Cicero
re, anzi con mille piacevoli invenzioni ampliando, e fregiando quanto
aveva
imparato tutto tramandò a’Romani, i quali quantun
vasi la fiaccola, dritto più non avea alla corsa, e colui, che ceduto
aveva
altrui nel corso, in segno della perdita fatta ce
e, moglie di Anfione, che superba per la numerosa sua prole sprezzato
aveva
di lui la madre Latona fino a frastornare le fest
ostui dell’ ingiuria ricevuta da Epafo figlio di Giove, che detto gli
aveva
di non esser egli figlio di Apollo come si vantav
collo stesso suo marito Giove ; mentre se questi per sua virtù tratto
aveva
dal fecondo seno di sua mente un vivo portento di
ivo ancora dicevasi Iuga, cioè Dea de’matrimonii. Dalla cura poi, che
aveva
dei bambini, che uscivano alla luce fù chiamata L
’impiegare il suo braccio in soccorso. Ma poiche il destino decretato
aveva
poter Proserpina uscir da quel luogo nel solo cas
he altro pretesero col pingerlo bendato, se non che la sola nccessità
aveva
nel suo governo per guida ? E che altro dargli ne
erra un tal seducente Nume a fargli mietere quelle pene, che seminato
aveva
nel Cielo, non avrebbero al certo mai più acquist
chille Alessandro il Macedone, perchè la fortuna a quel eroe concesso
aveva
un amico in vita, ed un cantore in morte. Laonde
o non senza stupore del Re di Persia, che ad una di queste due pene l’
aveva
condannato. E non fu forse risposta del senato di
oferne con singolare maniera celebra la divina fortezza, che oppresso
aveva
quel gran duce degl’ Assirii non col braccio de’
o da Plutone ossia Adioneo re di Epiro stante che la madre negata gli
aveva
tal figlia per sposa ; ma come poi è da spiegarsi
ltra lo scettro o il pugnale, e calzata col tragico coturno. Euterpe
aveva
per distintivo il flauto. Terpsicore con vèsti c
stintivo il flauto. Terpsicore con vèsti corte e in atto di danzare,
aveva
inoltre la lira. Urania coronata di stelle, cogl
neo re della Focide, e che per salvarsi dalle violenze di lui, che le
aveva
raggiunte nell’alto di una torre, mettessero le a
ù specialmente degli Egiziani, come abbiamo altrove accennato. Cibele
aveva
preso molte precauzioni per nascondere l’esistenz
adre, perchè questa, dopo la perdita del trono e il carcere sofferto,
aveva
prudentemente rinunziato ad immischiarsi negli af
ti circa l’origine del mondo e l’esistenza degli Dei. Dopo che Esiodo
aveva
asserito che il Caos esisteva prima di tutti gli
verso ; ed una volta che lo avevano personificato, dìssero ancora che
aveva
figli e che la sua moglie era la Notte. Dei figli
nastia, poteva a suo beneplacito regnare eternamente ; ma poichè egli
aveva
più figli, supposero i mitologi che gli fosse pia
ue nomen idem est. » (Id. ibid.) Anche Cicerone nel 2° De Nat. Deor.
aveva
dato prima d’ Ovidio la stessa derivazione del no
ima a ferire, benchè leggermente, il cinghiale, dopo che questa fiera
aveva
già fatto strage di tre o quattro cacciatori e di
use fra le cose più care e più preziose. Ma quando seppe che Meleagro
aveva
ucciso gli zii, all’amor materno cominciò a preva
n dotate. » (Parad., v, 19.) E altrove trattando lo stesso argomento
aveva
detto con non minore eloquenza : « Color che rag
ia a ferenda ope, dal recar soccorso. In greco era chiamata Tiche, ed
aveva
gli stessi attributi della Fortuna dei Latini. E
che in appresso, in centinaia di secoli, a poco a poco raffreddandosi
aveva
formato la solida crosta del globo terrestre con
e una matrona con lunga veste ornata di piante e di animali ; in capo
aveva
una corona turrita, ossia in forma di torri ; pre
ore prima dello spuntar del Sole in quel giorno del mese di marzo che
aveva
prima indicato, poichè appunto in quell’ora che e
atante. Ora vediamo che anche Omero 4 secoli e mezzo prima di Pindaro
aveva
notizia delle isole natanti, e credeva tale una d
na in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno Al pari di Apollo
aveva
Diana diversi ufficii non solo in Cielo ed in Ter
ne, deriva a lucendo, ed appella più propriamente alla Luna145. Diana
aveva
in Efeso un famoso tempio, considerato come una d
epolcri parlando del Petrarca, che nelle sue poesie per Madonna Laura
aveva
sempre adoperato un linguaggio casto e verecondo,
a Peristeria, per un infantile vendetta di Cupido su questa Ninfa che
aveva
aiutato Venere a vincere una scommessa a chi cogl
bestiame e di una terza parte dei beni del condannato. Il Dio Termine
aveva
in Roma una cappella a lui sacra nel tempio di Gi
ilio nel lib. 7° dell’Eneide. La moglie di Fauno chiamavasi Fauna, ed
aveva
un tempio in Roma sotto il nome di Dea Bona. 16.
divenir di pietra chi la guardava. I poeti antichi dicono che Medusa
aveva
due sorelle chiamate Stenio ed Euriale, e che da
oppo tempo ad uccidere i nemici uno alla volta, perchè pochi compagni
aveva
per aiutarlo, mise fuori la testa di Medusa e pie
di Tebe, che sposò in seconde nozze Ino divenuta poi la Dea Leucotoe,
aveva
della sua prima moglie Nèfele un figlio e una fig
to ove desiderava, offrì loro in sacrifizio quel bravo montone che lo
aveva
sì ben servito, per appenderne come voto l’aureo
forse a bella posta inventato, un fratello di Danao, chiamato Egitto,
aveva
50 figli ; e perchè del regno di suo fratello non
rmestra salvò la vita al suo sposo Linceo ; e questi poi compì quanto
aveva
predetto l’oracolo, uccidendo il suocero in batta
Vesta e dell’ufficio delle Vergini Vestali in Roma. Il culto di Vesta
aveva
importanza non solo relativamente alla religione,
Naturalista ; ed era il Dio Sterculio o Stercuzio, così detto perchè
aveva
inventato il modo di render più fertili i terreni
marito e di padre, è anche più biasimevole. Mille ragioni non che una
aveva
Giunone sua moglie di lamentarsi e stizzirsi dell
o culto ad un bue vivente a cui davasi il nome di Bue Api. Questo bue
aveva
il pelo nero, e soltanto nella fronte era bianco
dove ’l freddo il coglie. » Considerato Giove come il re del Cielo,
aveva
lassù la sua reggia, il suo trono, il suo Consigl
di Nereidi e di Doridi, oltre all’aver detto anche prima, che Giunone
aveva
per suo corteo quattordici Ninfe, Diana cinquanta
fiume l’aver fatto paura egli solo al tremendissimo Achille, che non
aveva
paura di alcuno, non sarà discaro il sentire con
pubblicamente, Latona e la stimava a sè inferiore, perchè questa Dea
aveva
soltanto un figlio ed una figlia. Di questa sua f
on affatto barbari e selvaggi. Anche nell’antichissima città di Troia
aveva
un tempio ed una celebre statua che i Romani pret
d’Ornea, di Corinto, ec. condotti da Agamennone, capitano supremo che
aveva
100 navi ; di Lacedemoni, condotti da Menelao con
ione dell’empietà di Eresittone. Questo re di Tracia (o di Tessaglia)
aveva
atterrato per dispregio una selva sacra al culto
(dall’avvertire) perchè gli antichi Romani dicevano che questa Dea li
aveva
avvertiti che facessero un sacrifizio di espiazio
arle per non scuoprirsi. Ottenutala, la diede in custodia ad Argo che
aveva
cento occhi, cinquanta dei quali erano sempre ape
mi dell’anno. Saturno era adorato anche in Grecia e nell’ Oriente ; e
aveva
un tempio in Roma alle falde del Campidoglio, ove
lio) che sempre ardeva, e serviva per tuffarvi i dannati. Il Lete poi
aveva
il suo corso fra i due dipartimenti del Tartaro e
alla Terra tre Dee, come notammo nel N° VIII, e trovammo che ciascuna
aveva
speciali attributi per distinguersi dall’altra. C
lle Divinità Maggiori e principalmente di Giove e di Apollo. Giove ne
aveva
tre, e Apollo ventidue ; Giunone, Cerere, Mercuri
certa : « E quella s’annegò coll’altro incarco. » In quel Canto non
aveva
bisogno di valersi della mitologica trasformazion
il governo abbandonava « Del timon luminoso alla sorella. » Inoltre
aveva
il Sole una maestosa e ricchissima reggia, opera
uale i Coribanti cantavano le loro sacre canzoni, e ch’era ricurva ed
aveva
aggiunto un corno che ne accresceva l’acuto e str
suo ingegno avendo offeso quel principe, fu da lui nel laberinto che
aveva
egli stesso mirabilmente costrutto, incarcerato.
cevano quelli ch’eran colpiti dal fulmine. Sul monte Aventino la Luna
aveva
un tempio che Rufo pone nel duodecimo rione della
li stesso presso Euripide(2) dice che prima di ogni altra greca città
aveva
ripiena Tebe de’ clamori delle sue feste, obbliga
n generale, la notte precedente alla battaglia di Farsaglia, promesso
aveva
alla dea, se riportato avesse la vittoria.(2) G
rte di fabbricare il ferro (1) ; e come Vulcano, antico re di Egitto,
aveva
insegnato il primo a mettere in opera il ferro ;
ve avea un culto particolare. Aventina, dal tempio che la nostra Dea
aveva
sul monte aventino. Cinzia, Cynthia, dal Cinto,
di Giove ; Teseo, di Egeo ; Ida e Linceo, di Afareo, il quale Linceo
aveva
una vista sì acuta che vedea sino nelle viscere d
ò concepirsi con la formola ideale — l’Ente crea l’esistente — non si
aveva
che la vera religione primitiva pura e divina, qu
italiano le sue parole, teneva a suo diletto il canto e le ridde, ed
aveva
sempre con seco musici e cantori, fra i quali nov
ori dell’ostinazione di non voler sacrificare agl’idoli, niente altro
aveva
delle loro cerimonie scoperto, cho alcune adunanz
▲