itologia sono stati consultati e messi a profitto per questo libro ed
agli
autori di essi dovrassi attribuirne l’esito fortu
i soprattutto che questa nostra fatica possa esser di qualche utilità
agli
studiosi. Lo scopo nostro è stato di far ad essi
ni. Le follie di quegli stessi Dei a noi rappresentati come inferiori
agli
uomini e che non sono da paragonarsi a quei filos
amenti stessi che abbelliscono le città ov’essi son nati apparirebber
agli
occhi loro di niun valore ; e giunti che saranno
atura. Abbiamo parlato anche brevemente dei sacrifici che si facevano
agli
Dei, degli Oracoli, delle Sibille, ecc., onde nul
e fuvvi cortesemente accolto da Giano. Saturno insegnò l’agricoltura
agli
uomini, e per riconoscenza in particolare verso G
da essi ammonticchiate. Dopo questa vittoria Giove più non pensò che
agli
amori ed ebbe un infinito numero di concubine. Me
mentare gli empi ; l’altra, ridente e pacifica, destinata ai saggi ed
agli
eroi. All’Inferno fingevansi due ingressi, l’uno
la costringevano a comparir sulla terra. Sopraintendendo ai sogni ed
agli
spettri, essa compariva a chi l’invocava. Come De
Ploto o Pluto figlia di Teoclimene, dicesi che in un convito offerto
agli
Dei, per far prova della loro divinità diè loro a
so castigo perchè si pretende da certuni che le Danaidi comunicassero
agli
Argivi l’invenzione dei pozzi che avevano recata
e, il più formidabile dei quali fu Tifone che da sè solo diede a fare
agli
Dei più assai che tutti gli altri giganti insieme
nti. Si faceva piacere di incutere, con subitanee apparizioni, timore
agli
animali che abitavano il monte Liceo ed il monte
fece saggio sopra le bestie delle ferite che si proponeva di portare
agli
uomini. In appresso cangiò il suo arco e il suo t
icò tutte e tre. Disse che le corna del toro dovean essere più vicine
agli
occhi o alle spalle, onde potesse percuotere con
sso i Romani. Il giorno in cui si celebrava la sua festa era permesso
agli
uomini di vestire da donna, ed alle donne di abbi
Ercole e Giasone nella spedizione in Colchide e prestò grandi servigi
agli
Argonauti. Egli divenne tanto valente nella medic
e la rendette madre delle Ore e delle Parche. Questa Dea raccomandava
agli
uomini, di non chiedere agli Dei se non quello ch
e delle Parche. Questa Dea raccomandava agli uomini, di non chiedere
agli
Dei se non quello che era giusto e ragionevole. P
a mensa. Temi si rappresenta con una bilancia in mano e con una benda
agli
occhi. La sua bilancia fu da Giove posta tra i se
tempio a Roma vicino alla porta Carmentale ove il senato dava udienza
agli
ambasciatori, prima che entrassero nella città. S
orza del corpo e per l’ingegno, e coloro finalmente che disobbedivano
agli
ordini delle persone che avevano diritto d’imporl
ti pel mare, che Giove trovò il mezzo di sottrarsi su questo clemento
agli
agguati che gli avevano tesi i Titani, co quali e
ro, così gli venne dato il nome di Mino-Tauro. Minosse per nascondere
agli
sguardi di tutti ciò che insieme alla moglie il r
tadini indistintamente, purchè fossero religiosi ed onesti. In faccia
agli
Areopagiti eranvi due pietre sulle quali sedevano
devano il loro potere su tutti i piaceri della vita. Non dispensavano
agli
uomini soltanto la buona grazia, l’allegria, l’um
parola greca che significa spiegare i misteri, perchè hanno insegnato
agli
uomini delle cose importanti, ma che non sono all
imenti. Euterpe ossia la giocosa e rallegrante, presiede al flauto ed
agli
istromenti da fiato e la sua giurisdizione estend
nduto alie Naiadi. Le Driadi presiedevano alle campagne, ai boschi ed
agli
alberi. Erano state immaginate per impedire che i
ed ai fiumi. Le Limniadi erano le ninfe che presiedevano ai laghi ed
agli
stagni. Erano onorate anche sotto i nomi di Limna
al petto, il Genio alla fronte, Giunone alle sopracciglia, la Memoria
agli
orecchi, alla destra mano la Fede, Minerva alle d
quegli non gli die’ nulla, staccò uno de’ buoi dall’aratro, lo immolò
agli
Dei e lo mangiò. Dovea essere anche gran bevitore
re non fossé volontario e che da principio ricusasse di sottomettersi
agli
ordini di Euristeo. Giunoue per punirlo della sua
Apollo che gli ordinò di sottomettersi, per lo spazio di dodici anni,
agli
ordini di Euristeo, in conformità dei decreti di
l’odio che nutrito avea contro del padre lo scacciò dal regno insieme
agli
altri Eraclidi. Rifuggiatosi Ilo in Atene Euriste
a che le colonne misteriose innalzate dagli antichi erano sacre tutte
agli
astri, prima base della loro religione. Tutto ciò
ua ch’ei seppe formare coll’ argilla, e fu desso il primo che insegnò
agli
uomini la statuaria. Prometeo essendo della famig
Giove, Agenore che ignorava la qualità del rapitore, ordinò a Cadmo e
agli
altri suoi figli di andarne in traccia per ogni p
ttare le fondamenta della nuova città, dimostrare la sua riconoscenza
agli
Dei con un sacrificio. A tal fine mandò i suoi co
oniugi furono riuniti nei Campi Elisi e posti nel soggiorno destinato
agli
amanti virtuosi. Orfeo rappresentasi ordinariamen
loro impedivano l’uscita del Bosforo, e Giasone in ricompensa ordinò
agli
alati figli di Borea di scaociare le Arpie, che l
nte e Meone a Tideo per assassinalo. Questi opponendosi valorosamente
agli
assalitori gli uccise tutti, eccetto Meone cui ri
e di Taigete, fu dall’empio padre, come si è già detto, dato in pasto
agli
Dei per far prova della loro divinità e da essi r
to al dissopra degli altri eroi, quanto consideravano Giove superiore
agli
altri Dei. Da Ippodamia ebbe questo principe due
Chiamavansi dagli antichi Oracoli le risposte che gli Dei davano
agli
uomini ; e lo stesso nome davasi pure al luogo in
derio sempre vivo e sempre inutile di conoscere l’avvenire, die’ vita
agli
Oracoli ; l’impostura li accreditò e vi pose il s
ccreditò e vi pose il sigillo del fanatismo. La venerazione tributata
agli
Oracoli erasi aumentata per mezzo di ricchi doni
ima invasione d’Alarico re dei Goti in Italia. Il culto che si prestò
agli
Dei, a’ Semidei e agli uomini che per qualche str
re dei Goti in Italia. Il culto che si prestò agli Dei, a’ Semidei e
agli
uomini che per qualche straordinaria azione si er
in aperta campagna, in qualche luogo elevato, era l’altare, sul quale
agli
Dei rappresentati da un sasso informe o da un tro
pei banchetti a certe divinità consacrati. Quest’incarico fu affidato
agli
Epuloni che da alcuni furono chiamati Parassiti.
aprivano le prigioni, ecc. ; ma nondimeno vi si abbandonavano soventi
agli
eccessi della più vergognosa crapula. Porremo fin
nel circo e gli altri sopra la scena. Riguardo ai giuochi consacrati
agli
Dei erano dessi divisi in sacri e in votivi, perc
nni appresso, e’ consentiva la stampa di una parte del Corso medesimo
agli
Editori Fiorentini: « Ben volentieri permetto lor
li, e manifestava la dignità della origine loro. E consegnato infatti
agli
annali di tutte le genti che agli astri, e specia
origine loro. E consegnato infatti agli annali di tutte le genti che
agli
astri, e specialmente al sole ed alla luna, fu tr
osì il mondo divise, che ogni bisogno ebbe un dio, e fu facile allora
agli
istitutori dei popoli idolatri, che utili cose vo
ginarono gli antichi su questo particolare, nulla i simboli direbbero
agli
occhi ineruditi. Percorsa che avremo l’istoria di
e, me dimenticando, rivolgerete la mente alla dignità dell’impresa, e
agli
scritti di quei grandi dei quali le idee possono
spetto soggiacque, perchè fu derivata da quella di Thoth, che fu pure
agli
Egiziani comune, dei quali Diodoro Siculo ne ha c
opi: Brente, Sterope, Arge, fabbricatori del fulmine a Giove e simili
agli
Dei. Ebbero ancora il Cielo e la Terra altri figl
liberando i Ciclopi, i quali gli donarono il fulmine, per cui comanda
agli
Dei, ed atterrisce i mortali. Erasi intanto Giape
e l’Italia Fauno o Giano. Che che ne sia, è certo che i luoghi sacri
agli
Dei, che in prima erano rozze fabbriche, divenner
tti i templi erano volti all’oriente, poiché ninno omaggio riputavano
agli
eterni più caro della luce, primogenita degli ess
ipinte pareti, gli scudi votivi, le insegne conquistate rammentassero
agli
uomini terrori, speranze, vittorie e tutti gli al
appariva sull’oriente. Serti composti colle frondi degli alberi cari
agli
Dei ai quali sacrificavasi, coronavano le vittime
per Cerere, in Atene, gli Eumolpidi. Osservavano se le ostie condotte
agli
altari ripugnavano, giacché allora erano credute
celte parti della vittima consperse dell’ indicata mola erano offerte
agli
Dei. Le reliquie si serbavano ai solenni conviti.
. Ma dalla tenda imperiai già pronti Escono i scelti duci, e innanzi
agli
occhi Dell’ammirato popolo festante Spiegano tutt
udj, addimanda nuove notizie, che farò succedere a quelle che intorno
agli
altari ho raccolte. Lasceremo ai grammatici il co
. Ed è fuori d’ogni dubbio che sopra il suolo si offrivano le vittime
agli
Dei della terra. Tutto additava fra i primi uomin
ervasse di costruire più alti quelli ch’esser sacri doveano a Giove e
agli
altri celesti, più bassi tenendo i destinati agli
i doveano a Giove e agli altri celesti, più bassi tenendo i destinati
agli
Dei della terra. Di marmo, di bronzo, di oro si f
che così avvicinandosi al cielo, giungessero più rapidamente innanzi
agli
Dei i voti e i sospiri. Infatti antichissimo era
aduce Annibal Caro, « N’avea sacrati, e di continui fochi Mantenendo
agli
Dei vigilie eterne Di vittime, di fiori e di ghir
tichi, mancherebbe a così lunga serie il giorno. Ma siccome i mortali
agli
Dei si volsero, o per ringraziarli dei ricevuti b
nso era riposto; nei canestri portavansi le primizie che si offrivano
agli
eterni. Accrescerei il catalogo di questi sacri u
uali erano avvolti, e quando i rei mancavano, stimando far cosa grata
agli
Dei, discendevano al supplizio degl’innocenti. Lo
l padre: Gemè, la fronte rivolgendo indietro Si pose il manto innanzi
agli
occhi, e pianse; Ma la donzella al re s’accosta,
la tragge Fortuna, e il suo furor: sotto mentito Nome vi sta davanti
agli
occhi, e m’ode. — Così dicea Calcante, e sopra l’
n quello di Alcibiade, esser doveva dell’erme. Era lecito il servirsi
agli
antichi artisti d’ogni materia e d’ogni forma per
mediarvi cingendoli di alberi intorno. Mosè, prefìggendosi di vietare
agli
Ebrei l’idolatria, verso la quale li traea il lor
loce. Nè Giove marito si astenne dagli amplessi delle mortali in onta
agli
sdegni gelosi della moglie. Leda figliuola di Tin
variato dall’ebano e dall’a vorio e dalle figure di animali diversi:
agli
angoli vi erano quattro Vittorie che pareano dars
e, o Xenio, riguardavasi, e Virgilio cantò: « Giove che sacri diritti
agli
ospiti concedi. » Nè può omettersi il cognome che
a; fortunato foco. Che del mio Tazio a me le schiere insegni: O belle
agli
occhi miei tende sabine: Ahi, voglia il ciel che
ti voglio, o caro sonno, E ai scorni chiederò del mio diletto. Vieni
agli
stanchi lumi ombra benigna. — Disse, e a quiete i
foglie la rugiada il sole Scote, e percosse tremolan le stille, Onde
agli
alberi son gravi le chiome, L’Ore succinte con le
ascinato dai cavalli che avea colle proprie mani nutriti. Devono pure
agli
amorosi furti di Nettuno la vita Bronte, Busiride
l lungi saettante Apollo, superando la soglia del rovinoso antro dove
agli
amplessi della madre, fra le tenebre care agli am
el rovinoso antro dove agli amplessi della madre, fra le tenebre care
agli
amanti, veniva lo dio signore del fulmine. Escito
ed i cavalli il Sole nell’Oceano nascondeva. Balzò dall’ antro, corse
agli
ombrosi monti Pierii, dove le liete erbe pasceva
un vento è sostegno mentre s accinge al volo, per cui dal cielo fino
agli
abissi discende apportatore dei comandi paterni.
e Claudiano disse: Tegeo, nipote di Atlante deità comune ai celesti e
agli
infernali, cagione di commercio fra la terra e l’
o caretteristico del Mercurio Eisagonìo, che presiede alla palestra e
agli
atleti, che n’era forse il soggetto. « Alcuno di
arono un’altra colla cera e colle loro proprie ali, e che la prima fu
agli
Iperborei mandata da Apollo. Ma secondo un’altra
l’Isola d’Egina dei Filasi, l’Apollo della stessa materia, appartiene
agli
Arcadi di Mantinea. Un poco più lontano vi è Apol
videndo cogli artisti dell’età sua il difetto di dare moderni costumi
agli
antichi, nuoce allo scopo dei nostri studii. Quin
lungi-saettante si ravvisa nei suoi sguardi, e la sua faretra appena
agli
omeri sembra che, secondo la frase d’ Omero, suon
mide esistente ai tempi di Plinio negli Orti Serviliani, appartenenti
agli
Augusti fino dai tempi di Nerone, donde può esser
dall’ira del nume cessava poi per la sua clemenza col mezzo dell’arti
agli
uomini da lui insegnate. Che se si voglia vibrant
strale trafìgga Tutto, io te ferirò: mia gloria avanza La tua, quanto
agli
Dei cedono i mostri. — Così disse, e stridea l’ae
e per la testuggine e l’oro. « Qui sembra che il poeta avesse innanzi
agli
occhi la nostra statua, dove l’artefice ha voluto
olla gemma che lo guarnisce sul petto. La clamide che gli sta sospesa
agli
omeri con due borchie è anche parte di questo abi
« L’abito succinto che appena giunge al ginocchio, la faretra appesa
agli
omeri, l’attitudine del corso espresso in tutte l
in mezzo al terrore delle compagne, ch’avriano con le mani sopraposte
agli
occhi desiderato di celarsi nel grembo alle loro
ti sopra le altre? quali eroine avesti per compagne? Dillo, dea, onde
agli
altri si canti. Dolica, una delle Cicladi, fra l’
Antidea. « Queste già portavano gli agili archi e il turcasso intorno
agli
omeri, che spogliati dal lato destro mostravano l
edificato dalle Amazzoni allorquando andarono a far guerra a Teseo ed
agli
Ateniesi. Ma Pausania dice che a questo gran poet
r biondo di olivo, Onde a tutti gli Dei giunse l’onore Ambizioso, che
agli
agresti numi Nel principio si dee. Solo a Diana F
voglio, e noi posso: e che far deggio? Dei fratelli mi stanno innanzi
agli
occhi Ancor le piaghe, e di cotanta strage Immagi
ime quel dottissimo Padre ne’ suoi commenti all’Epistola di San Paolo
agli
Efesini: — Diana con molte mammelle adoravano que
due bastoni, che veru si appellavano dall’antichità, per esser simili
agli
spiedi, armi da caccia, e così confacenti a Diana
quali il primo (secondo l’Inno Omerico) fu Anchise. Simile nel volto
agli
eterni custodiva nei gioghi d’Ida l’armento. Lo v
no a bella posta in Asia, e per cui il fanatismo degli antichi giunse
agli
eccessi i. più stravaganti. La perfezione di ques
ivide, secondo l’Inno Omerico, l’onore con Minerva di avere insegnato
agli
uomini che abitavano nelle spelonche opere vantag
appreso latte, Non senza i doni del licer celeste Che l’uom rintegra,
agli
anelanti sposi In cui fame non dorme apprestan me
tanto dolore che senza temere l’ ira di Giove, il quale avea vietato
agli
Dei il prender parte in favore, contro i Troiani,
stre, onde la colpa ne’ grandi è maggiore perchè ne persuade infinite
agli
schiavi, che fanno lor gloria d’imitar il tiranno
17. Terra che tre volte avea sofferto le ferite dell’aratro fu letto
agli
amanti: ma il padre degli uomini, non soffrendo n
da quelle che Cerere fé’ fabbricare a Vulcano onde il modo di mietere
agli
uomini insegnasse. La Sicilia tutta pure le è sac
i tolse la vita, al figlio diede un carro tratto dai serpenti, perchè
agli
uomini insegnasse la maniera di seminare le biade
Questa attitudine le conveniva, supponendosi che avesse somministrato
agli
uomini il loro principal nutrimento, il pane stes
legua il vano Impeto, e tornan ripercosse indietro Le sonore procelle
agli
antri loro. Quindi comanda che di Maja il figlio
ndo non si può esprimere con un sol tocco una grande idea, si ricorre
agli
accessorii, si moltiplica i simboli, e diviene tu
acché Proserpina, per aver mangiato questo frutto, non potè ritornare
agli
amplessi della madre e alla luce. Digiunavano per
il pozzo Callicoro. Poscia venuta nella sede di Celeo, che comandava
agli
Eleusini, rinacque dopo tanto tempo il riso sopra
di fra il canto e la danza. Colle due voci (grec), (grec), si acclama
agli
iniziati, che davano allora luogo agli altri che
oci (grec), (grec), si acclama agli iniziati, che davano allora luogo
agli
altri che volevano essere ammessi ai misteri. GÌ’
qui l’Iperionia prole Nascea con inegual sembianza: Teti Dava la cuna
agli
anelanti figli, E il sen ceruleo pei rosati alunn
ed Eschilo scrive che usanza era d’offrirle gli stessi sacrifizii che
agli
Dei mfernali, chiamati inferie dai Latini. Quasi
vuote vene: Compita l’opra, la feconda terra Lascia; ai poveri tetti,
agli
antri noti Ritorna. Il sonno con placate penne Er
ora le Speranze. Così forse vollero significare che spesso egli offre
agli
infelici dei sogni, coi quali l’immaginazione, st
’uso donnesco; quello del Capitolino, oltre l’ali alle tempie, ha più
agli
omeri due altre ali di farfalla che lo adornano a
sentano. Quindi la virtù profetica fu attribuita ai serpi, alle rane,
agli
uccelli. « Così i segni fisici, quando furono pre
e dell’Ore e delle Parche. Temi, dice Feste, era quella che comandava
agli
uomini di chiedere agli Dei ciò che era giusto e
e. Temi, dice Feste, era quella che comandava agli uomini di chiedere
agli
Dei ciò che era giusto e ragionevole: presiedeva
stessa divinità. L’ introduzione del culto di Cibele, o Rea, si deve
agli
Ateniesi, che dopo aver bandito il Gallo (così ch
otessero rimproverare di aver abbandonati i loro antichi usi, insegnò
agli
abitanti la maniera di placare l’ira di Saturno c
ta scoperta, laddove sempre si coprivano, dice Plutarco, sacrificando
agli
Dei celesti. Secondo esso, dunque, Saturno era tr
a. I Ciclopi di Esiodo sono figliuoli del Cielo e della Terra, simili
agli
altri immortali, se non che eglino non avevano ch
no di Atteone, di Aiace di Salamina, Palamede e Tersite, che giuocano
agli
scacchi inventati dal primo. Aiace figlio di Oile
. L’opinione più comune è che il Fato, il quale comandava a Giove, ed
agli
altri Dei, sia pure di esse il padrone. Platone
cevan molli, e di letizia pieni Da lor fato crudel portati furo Entro
agli
alberghi; ahi sfortunati amanti! Anzi dentro ai s
dita il desiderio ardente E la voglia paterna, onde egli sia Compagno
agli
altri suoi malnati amanti. Io son pur, lassa me:
fur quete le lanose gote Al nocchier della livida palude, Che’ntorno
agli
occhi avea di fiamme rote. Ma quell’anime ch’eran
rticolare. E fama che fosse tanto potente per mare da imporre tributo
agli
Ateniesi per la morte di Andro geo, come dichiare
città della Beozia prese Alcmena per moglie. Eaco la favola aggiunge
agli
altri due giudici dell’inferno, e fu anch’esso fi
zò a tanta strage, ed odiando la solitudine della sua patria fé prego
agli
Dei perchè riparassero questo danno. Mosso Giove
amento pel nume e l’acque di lei sarebbe stato formidabile e tremendo
agli
stessi numi. Quelli che fra loro nel di lei nome
ni, cadeva nel fiume Crati. L’acqua ne era mortale, secondo Pausania,
agli
animali ed all’uomo, ed aveva la proprietà di spe
e ad ogni parte splende, Distribuendo ugualmente la luce: Similemente
agli
splendor mondani Ordinò general ministra e duce,
nel che fu seguito dal figliuolo, che facendo la statua della Fortuna
agli
Smirnei le mise in capo il cielo, e in mano la co
e combinando la tradizione degli scrittori coi monumenti, ha indicato
agli
artisti i mezzi sicuri di rappresentarle distinta
degli attori antichi, e più conviene a Talia, ch’è ancora presidente
agli
studii campestri e all’agricoltura. Il suo nome c
ente colla lira, hanno indotti gli antichi artefici, consentaneamente
agli
scrittori, a distinguerla con tal simbolo. « La g
itto, che troppo ben si compete alla musa della Tragedia, e che si dà
agli
attori tragici dallo stesso Polluce. L’ottava mon
il tempio con loro, e che dispensatrici sono anch’esse di tanti doni
agli
uomini, ed alle quali ninno è in obbligo di sacri
o da queste divinità rilevarsi. Avendo gli Ateniesi prestato soccorso
agli
abitanti del Chersoneso, questi ultimi vollero et
sempre con lunghe treccie, e per lo più così sparse intorno al collo,
agli
omeri, al petto. Coi ricci pendenti di qua e di l
lto pagano, o da un genio di moralizzare, che fosse dai poeti passato
agli
artefici, giacché tutte e tre le opinioni han fon
o? al tuo talamo ancora Io non alzate avea le tede ardenti, Ornamento
agli
sposi, e non udia Cantar Imene i tuoi pudichi amo
a prudenza di Prometeo, che per rimediarvi non ha pensato dì togliere
agli
Dei il loro nettare, piuttosto che il fuoco sacro
il mistero della nascita futura di Bacco suo figlio, che deve portare
agli
uomini un liquore dolce quanto il nettare. Cerere
anch’egli in un arbusto, s’inalza tortuosamente intorno alla vite, ed
agli
alberi i quali protegge colla sua ombra. Bacco pr
iade, col quale Bacco combattere doveva. Qui il poeta ci pone davanti
agli
occhi i preparativi delle due armate animate alla
el nemico mare, Le molli braccia per le dure rupi Aprono, e son fissi
agli
scogli i piedi. La fa bella il supplicio, e molle
e. Riconoscerete alla bellezza Pelope, che giovine ministrava il vino
agli
Dei sul monte Sipilo, onde Nettuno talmente s’ in
e verso le fiamme riccamente vestita, onde il sacrifìcio sia più caro
agli
Dei. Non rivolge indietro lo sguardo, ma sembra i
nomi coll’Iadi comune. Giunone sostiene Deriade, e terribile lo rende
agli
occhi di Bacco che prende la fuga: Minerva lo ric
teneri sospiri che Morreo manda dal petto affannoso, ci pone davanti
agli
occhi lo spettacolo che offre il cielo nella nott
faceva: ardente stella Rese il fido animai, eh’ ora risplende Accanto
agli
astri della prima nave. Nonno , Diosiniache, l
rilevato altra volta. » Filostrato da me tradotto vi porrà davanti
agli
occhi due antiche pitture. Narciso. — Il fonte r
sua superfìcie superiore è affatto piana. « Dell’are sospese su piedi
agli
angoli abbiamo esempio in antiche memorie, e talu
rnano le quattro facce del monumento cel fanno ravvisare o come sacro
agli
Dei Inferi, e come dedicato a Bacco, nume annover
irilievi più celebri, onde quando i vostri studii ve li presenteranno
agli
occhi, ne ravvisiate il soggetto, gli attribuiti
udito dal volgo degl’ignoranti. Dopo questa serie di memorie avanzate
agli
sdeigni di colui che muta i regni, nell’interpetr
ggio mercè le opere dei sommi scrittori dell’antichità, che dettarono
agli
artefici antichi i più sublimi concetti. Interrog
di quelle oscure divinità dei luoghi dette Genii, dei quali sembrava
agli
antichi Etnici popolata tutta la terra. Il grato
ettuale e sociale, crearono una quantità di favole e racconti intorno
agli
Dei della loro fede e agli uomini più valenti di
una quantità di favole e racconti intorno agli Dei della loro fede e
agli
uomini più valenti di loro stirpe; i quali raccon
orali? Giacchè ivi non solo gli Dei sono rimpiccioliti e fatti simili
agli
uomini, ma anche vengono loro attribuite sovente
C., si avvisò di spiegare la mitologia sostenendo che i miti relativi
agli
Dei altro non erano che storia umana avvolta nel
itologia si divide in due parti; la prima espone le leggende relative
agli
Dei, la seconda quelle concernenti gli Eroi. P
doti dello spirito, gli Dei erano naturalmente pensati come superiori
agli
uomini, sia per sapere sia per potenza. A piacer
o soggetto al fato inesorabilmente. Riguardo alla moralità attribuita
agli
Dei, qui si manifesta più che mai il concetto ant
le cose e dei fenomeni naturali. Ma i miti ben presto si complicano e
agli
Dei pur mo’ nati si attribuiscono gesta e rapport
fenomeni celesti eran creduti segni col quali la divinità si rivelava
agli
uomini, Zeus, come dio supremo, doveva essere nat
a forza di Zeus mettendogli in bocca queste parole: « Orsù, dic’ egli
agli
altri Dei quando proibisce loro di prender parte
sia in pace, ed è loro datrice di ogni bene. Essa dirige gli eserciti
agli
assalti, ma a differenza di Ares, Dio, come vedre
Dio. Molte altre leggende si raccontavano di Apollo, tutte riferibili
agli
effetti della luce e del calore solare. E per i b
sul Monte Aventino, che era tempio comune della lega de’ Latini; dove
agli
idi d’ Agosto (il di 13), anniversario della dedi
ietà dei mercanti onorava in lui il suo patrono e celebrava una festa
agli
idi di Maggio in onor di lui e della madre Maia.
da Adriano. 4. Il nascimento e la storia di una dea così bella e cara
agli
uomini ispirarono molti antichi poeti, sicchè più
eriale, ma anche ai sacrifizi religiosi, che il capofamiglia offeriva
agli
Dei nelle preghiere fatte in comune; presso il fo
ornaliera occupazione di Elio era quella di portar la luce del giorno
agli
Dei e agli uomini, uscendo al mattino dall’ ocean
ccupazione di Elio era quella di portar la luce del giorno agli Dei e
agli
uomini, uscendo al mattino dall’ oceano d’ orient
icuro della città, e la sorella Dice e Irene, di opulenza dispensiere
agli
uomini, auree figlie della prudente Temi. Così al
del Senato, che nella Curia Iulia radunavasi, e durò come tale fi no
agli
ultimi tempi del Paganesimo, difesa con zelo dai
ano appunto prestare i loro servigi ai membri maschi della famiglia e
agli
ospiti. Più tardi, assunto Ganimede all’ ufficio
sì Ganimede (Ganymedes) aveva in Olimpo il compito di far da coppiere
agli
Dei. Omero dice che era figlio del re Troiano Tro
blico culto. 4. La figura di Eros e i miti ad essa relativi offrivano
agli
artisti della parola e del disegno una messe ines
terranee, inchiudendo qualcosa di segreto e di inesplicabile, suggeri
agli
antichi Greci quella forma di culto ch’ ebbe nome
Di qui i molti miti riferentisi a questo Dio, nei quali, a dir vero,
agli
elementi greci s’ intrecciarono molti altri di or
in regione la viticultura e anzi, vero colono dell’ umanità, insegna
agli
uomini a lavorar la terra, fonda nuove città, si
nte. — Altro indirizzo presero le leggende relative a Dioniso in mano
agli
Orfici, che mescolando tradizioni asiatiche e gre
in intimi colloqui con Apollo e con Ermes, o si ingegnavano sfuggire
agli
inseguimenti dei procaci Satiri. Degli uomini in
o e avvoltolo in pelli di lepre lo portò all’ Olimpo per farlo vedere
agli
altri Dei. Questi ne presero un grau piacere, spe
’ Arcadia udirono la voce di Pane, la quale li invitava ad annunziare
agli
Ateniesi ch’ egli era loro bene amico sebben essi
gli scherzi dell’ irta coda e stendendo la mano sulla fronte fa ombra
agli
occhi e perlustra i pascoli intorno intorno. Nell
che aveva luogo in campagna dava occasione a lieta allegria, e anche
agli
schiavi si concedeva qualche libertà. Un’ altra f
adri e un fascio di canne in testa che stormissero al vento, spavento
agli
uccelli. Riguardato come seguace di Bacco o di Ve
utto ciò che concerne l’ agricoltura, che essa stessa aveva insegnato
agli
uomini. E poichè l’ agricoltura suppone un cotal
ne (seconda metà di Settembre) e alludevano alla discesa di Persefone
agli
Inferi, ossia al rientrare della vegetazione nel
iù in su di tutti era il ierofante o sacerdote supremo. Si prometteva
agli
iniziati la felicità d’ oltretomba, dalla quale s
94 av. C.) nelle vicinanze del Circo e ne fu affidata la sorveglianza
agli
edili plebei che pure avevano la cura dell’ annon
resso l’ altare del tempio di Saturno nel Foro. Un altro altare sacro
agli
Dei infernali trovavasi nel campo Marzio, costrui
tato dal suo trono per terna che si squarciasse la terra e comparisse
agli
occhi dei mortali e degli immortali l’ odiato suo
ao, in punizione di aver abusato della confidenza degli Dei rivelando
agli
uomini i loro segreti, o come da altri si raccont
i loro segreti, o come da altri si raccontava, per aver dato in cibo
agli
Dei le membra cotte di suo figlio Pelope, è conda
s’ abbassa quand’ egli fa l’ atto di bere, e di aver pendenti davanti
agli
occhi i più saporiti frutti della terra ebe si ri
ontro i colpevoli, ma benigno verso chi si pentisse e datrici di beni
agli
onesti. 2. Non solo in Atene le Erinni erano ogge
erra a sorprendere i mortali, il Sonno era buono d’ indole e benefico
agli
uomini e però gradito, la Morte invece era un Dio
Zeus, perchè Posidone potesse, senza alcun impedimento, dar soccorso
agli
Achei. Già un’ altra volta il Sonno aveva addorme
ere ai morituri quel cotal crine, il cui taglio sacrava la loro testa
agli
Dei infernali; in principio della tragedia essa d
si supponeva una differenza solo di grado, facendo i Genii inferiori
agli
Dei in forza e sapienza, ma immortali com’ essi,
mo che usa la parola Semidei, e accenna alla sorte serbata dopo morte
agli
Eroi di viversene felici nell’ isola dei beati, s
ati, sotto il governo di Crono. Allora una cotal venerazione si aveva
agli
Eroi, e si può parlare di una religione degli Ero
dendo a poco a poco coll’ aiuto degli Dei. — Tra le leggende relative
agli
inizi dell’ umana cultura la più nota e anche la
e il senno di poi). Ora Prometeo rubò dal cielo il fuoco e ne le dono
agli
uomini insegnandone loro l’ uso; così divenne alt
one dell’ ingegno umano, che troppo fiducioso in sè stesso si ribella
agli
Dei e usurpa quello che a loro spetterebbe, pur b
vano in una morbosa sonnolenza. Trascuravan persino di rendere onori
agli
Dei; onde Zeus preso da furore disperse questa sc
io la sola coppia di Deucalione e Pirra. I quali poi chiedendo grazia
agli
Dei, per ripopolar la terra ebbero ordine di vela
tito tra Febo e la Morte che è venuta per rapir sua preda, si assiste
agli
ultimi momenti dell’ eroica sposa; il suo distacc
à guadagnata con tanta fatica; giacchè narra Omero che venuto in odio
agli
Dei, prese a errar solitario, evitando il contatt
a loro bellezza e per la potenza del padre osarono manear di rispetto
agli
Dei, in pena di che furono colte da schifosa mala
e gemelli e dierono origine a leggende analoghe. 2. Esseri così utili
agli
uomini era naturale che venissero divinizzati e s
e non sacrificando, per ordine dell’ oracolo, una delle sue figliuole
agli
Dei infernali; solo dopo cio movendo contro il ne
. Creta. a) Minosse e il Minotauro. 1. Nelle leggende Cretesi
agli
elementi ellenici si mescolarono elementi fenici
to dissanguato. E questo accaddegli allora che egli tento di impedire
agli
Argonauti reduci dalla Colchide lo sbarco nell’ i
mo una bellissima su un vaso apulo rappresentante Talo che in seguito
agli
incantesimi di Medea muore nelle braccia dei Dios
mi. Secondo un’ altra tradizione, Eracle sarebbe arrivato egli stesso
agli
orti delle Esperidi e avrebbe presso i pomi uccid
roso braccio di Meleagro ferì la belva mortalmente e allora fu facile
agli
altri con più colpi finirla. Il premio della vitt
. Figlio di Zeus, possessore di estesissimi fondi, era così bene viso
agli
Dei che questi non sdegnavano invitarlo spesso al
Micene, cacciatine i figli di Atreo, Agamennone e Menelao. Ed eccoci
agli
eroi della guerra Troiana. Costoro riparatisi all
ie una figlia del centauro Chirone. Per la sua pietà e bontà era caro
agli
Dei. Desolata da una peste la sua isola e spoglia
a ludibrio pel campo, e sarebbe poi stato gettato in pasto ai cani e
agli
uccelli di rapina, se il generoso Achille cedendo
l cielo in atto di dolorosa rassegnazione, sì che par voglia chiedere
agli
Dei perchè una sorte si crudele sia toccata a lui
ell’ Arcadia, nell’ Elide. 5. Le leggende relative ai vati, ai poeti,
agli
artisti mitici ebbero la loro illustrazione nella
n essere distratta dalle cure minute e materiali della vita, commesse
agli
schiavi ; l’educazione che riceveva il libero cit
ecenti, sono trasferite in seno dell’età favolosa, venendo attribuite
agli
dei ed eroi mitologici, solamente dalle illusioni
lo scopo intellettuale di quest’opera ; a renderla maggiormente utile
agli
studiosi ; a farla vieppiù comprendere con facili
vesti forme così leggiadre come presso i Greci, le cui favole intorno
agli
dei (miti, quindi mitologia) furono nella massima
o diva, del Pelide Achille L’Ira funesta, che infiniti addusse Lutti
agli
Achei ec. (Omero Il C. 1°) 46. Achamanto. — Una
pioppo bianco (detto Gattice, vedi Diz. delia Crusca) come consacrato
agli
Dei infernali, e perchè era generale credenza che
una festa in onore delle principali divinità nella quale si offrivano
agli
Dei delle focacce dette Ador. 116. Adporina o Apo
che perciò egli avesse adottato il barbaro costume di far sagrificare
agli
Dei tutti gli stranieri che approdavano nei suoi
eni. — Ossia genii benefici. I pagani davano questo nome ai dragoni e
agli
altri serpenti alati che essi adoravano come divi
Dopo la sua morte Agave, fu, ronostante la sua efferatezza innalzata
agli
onori divini sia perchè aveva curata l’educazione
ie. 193. Agonali. — Festa che i Romani celebravano in onore di Giano,
agli
11 gennaio, 21 maggio, e 13 dicembre. I Sacerdoti
alle intraprese. Mercurio era anche chiamato Agonio perchè presedeva
agli
spettacoli. In Greco la parola Agon vale giuochi
osto indovini che dicevano la buona ventura nelle pubbliche strade, e
agli
spettacoli del circo : essi si servivano perciò d
tro sia Che ha membra di gigante, e va sovrano Degli omeri e del capo
agli
altri tutti ? Il grande Aiace, rispondea racchius
iderazione della Dea innalzati varii monumenti ed egli stesso assunto
agli
onori eroici. 228. Alalcomena soprannome dato a M
o alteramente cresce : E si domanda il bel loco selvaggio Bosco sacro
agli
dei, nè giammai porta O mano o ferro a quelle pla
icerone, ritenuto come sacro per modo che non si dava che ai semidei,
agli
eroi od ai re in atto di grande onoranza. 374. An
i attribuiva dagli antichi l’invenzione della musica. So che Anfione
agli
nomini salvatici Colla lira insegnò l’umanità. S
ivano rappresentati in atto di baloccarsi con una palma, e con le ali
agli
omeri. Antero deriva da αντ contro e ερως amore.
endo rendere gli ultimi onori a suo fratello Polinice, in opposizione
agli
ordini di Creonte, ella fu condannata da questo c
che allorquando gli Dei discendevano sulla terra non mostrassero mai
agli
uomini il loro volto, ma si facessero conoscer so
dei classici, la maniera con la quale gli Dei si palesavano talvolta
agli
uomini, è uno di quei simboli che nello studio pr
agione di un territorio, i popoli della Beozia dichiararono la guerra
agli
Ateniesi, e Xanto, re di quelli, dichiarò a Timet
essi si celebrava il festino ; nel secondo si offeriva il sacrifizio
agli
Dei ; nel terzo si classificavano tutte le giovan
me al dio destinato nel loro culto a presiedere alle piccole città ed
agli
armadi. 526. Ardalidi. — Soprannome dato alle Mus
nerva la disputa a chi di loro due avesse fatto il più ricco presente
agli
uomini. 573. Aristene. — Secondo Pausania così eb
si celebrava una festa militare nella quale si offeriva un sacrifizio
agli
Dei, per la prosperità delle armi Romane. Durante
Laurenzia avea l’abito di offerire ogni anno nei campi un sacrifizio
agli
Dei facendosi accompagnare dai suoi dodici figliu
re a dodici il numero dei seguaci di Acca nell’offerta del sacrificio
agli
Dei. 603. Ascalafo. — La favola lo fa essere figl
essi avessero saputo produrre ognuno del canto suo la cose più utile
agli
uomini. Nettuno allora con un colpo di tridente b
I magi di Egitto posero quest’idolo nel deserto, per impedire la fuga
agli
Ebrei. Da ciò il nome che porta. 723. Baaltide. —
ina Semiramide. Son di Circe, o Babel, gl’incaut tuoi : Quella diede
agli
eroi forma di porci, Ed a’ porci tu dai forme d’e
a stabilirsi in Sicilia. 733. Bacchiadi. — Denominazione che si dava
agli
antichi re di Corinto, i quali per lo spazio di 2
to adulto, Bacco conquistò le Indie ; poi ando in Egitto, ove insegnò
agli
uomini l’agricoltura, piantò per il primo una vig
e. 736. Bagi-Toro. — V. Baccheo-Toro. 737. Bagoe. — Ninfa che insegnò
agli
Etrurii l’arte di predire il futuro, dallo strisc
e, la quale aveva una magnifica capellatura, che ella recise ed offrì
agli
dei, per la prosperità delle armi di suo marito.
e di percorrere il mondo, e giunto nella Beozia, offerì un sagrifizio
agli
Dei, ordinando ai suoi seguaci di andare ad attin
e. — Fratelli, figliuoli di Borea e di Oritia i quali, fecero insieme
agli
Argonanti il viaggio della Colchide, e furono fra
di fumo che s’innalzavano dagli altari su cui si facea un sacrifizio
agli
Dei. 950. Capra. — Nella città di Mendes, in Egit
veniva dai prodigi per mezzo dei quali si credeva che egli palesasse
agli
uomini la sua volontà. 996. Catactoniano. — Nella
ia, in Sicilia, ove essa aveva un tempio in cui era vietato l’accesso
agli
uomini. 1002. Catio. — V. Cantho. 1003. Caucaso.
llo d’una capra. 1020. Cebrione. — Uno dei giganti che mossero guerra
agli
Dei. Fu ucciso da Venere. Vi fu anche un altro Ce
Atene, città fondata da Cecrope. 1026. Cecropidi. — Nome che si dava
agli
Ateniesi : Ovidio chiama particolarmente Teseo co
di Saturno e di Cibele e Dea dell’agricoltura, la quale ella insegnò
agli
uomini, viaggiando lungamente la terra in compagn
m’affatichi tutto l’anno Per provvedere i frutti più pregiati, Tanto
agli
onesti e più quanto agli ingrati. Ovidio. — Meta
Per provvedere i frutti più pregiati, Tanto agli onesti e più quanto
agli
ingrati. Ovidio. — Metamorfosi, Libro V. Trad. d
mandolo Giano Conservio. 1235.Consenti. — Nome collettivo che si dava
agli
dei ed alle dee di prim’ordine, conosciuti pure,
i di Cerere, di Bacco e degli altri semi-dei ed eroi, che procurarono
agli
uomini l’abbondanza dei beni dei questa terra. Al
zava mordacemente i cattivi costumi di Alcibiade e la sua iniziazione
agli
avergognati misteri di Cotitto, quegli lo avesse
e durante il sacco di Troja, avendola Cibele nascosta, onde sottrarla
agli
insulti del vincitore. ….. e men tra loro Era la
quale, al dire di Pausania, fu scelta dalla dea Tello per presiedere
agli
oracoli, che la medesima dea rendea in quel luogo
del culto religioso dei pagani. L’idea della divinità è così naturale
agli
uomini, è così profondamente impressa nel loro cu
generale, pure la parola dii, nel suo senso proprio, non conviene che
agli
dei di prim’ordine, agli dei grandi più individua
dii, nel suo senso proprio, non conviene che agli dei di prim’ordine,
agli
dei grandi più individualmente denomina ti, dii m
l’antichità, fanno menzione di alcuni templi innalzati dagli Ateniesi
agli
dei incogniti. Questi altari sussistevano ancora
teniesi vi si distinguevano pel gran numero dei sacrifizii ed offerte
agli
dei, e più ancora per la delicatezza delle cortes
ea grandissimi tesori, de’quali tesori poichè notizia e fama ne venne
agli
orecchi di Pigmalione, incominciò ad averne gran
ato allevato, e dove aveva un tempio superbo, esclusivamente dedicato
agli
osceni misteri del suo culto. Dioniso è pure il n
l’altra fermò il suo volo in Epiro, nella selva di Dodona, ove disse
agli
abitatori del paese, che era volontà di Giove, ch
ancorata nel porto di Aulide, ed i guerrieri offrivano un sacrifizio
agli
dei, all’ombra di un gran platano, che sorgeva a
omini. Anche nelle cerimonie del suo culto era espressamente proibito
agli
uomini d’intervenirvi. 1508. Driadi. — Ninfe che
to vincitore ai giuochi. Da quell’epoca gli Acheeni, prima di recarsi
agli
esercizii olimpici, andavano a visitare il sepolc
i Medea e di Circe, come dea che presiedeva alle magiche operazioni e
agli
incantesimi. I pagani credevano fermamente che Ec
to sacerdoti sacrificatori. Abitualmente non si offeriva un’ Ecatombe
agli
dei che in casi straordinarii ; sia per sollenniz
ne Laerzio, riferisce nelle sue cronache, che Pitagora ovesse offerto
agli
dei un’ Ecatombe in rendimento di grazie di aver
essero poi, in rendimento di grazie della vittoria riportata, offrire
agli
dei una Ecatombe. Da questa costumanza si dava il
oli tra maschi e femmine : la maggior parte dei suoi figli morì sotto
agli
occhi della madre, durante il decenne assedio di
io di Minosse, fu ucciso in Atene e il re di Creta dichiarò la guerra
agli
Ateniesi per vendicare la morte del figlio, ed av
o, o Egida, su cui era incisa la testa della Gorgone Medusa. Intorno
agli
omeri divini Pon la ricca di fiocchi Egida orrend
sdegnata per questa morte, partorì i Giganti, che poi mossero guerra
agli
dei. 1584. Egilia. — Sorella di Faetone, la quale
segnatamente nel regno di Bengala venivano tributati gli onori divini
agli
Elefanti bianchi. 1616. Elefenore. — Figliuolo di
capo glielo sbalza in terra. Ruzzolò risonante la celata Fra le gambe
agli
achivi, e fu chi tosto La raccolse : ma negra ete
Eliopoli. La tradizione aggiunge che Atti fosse il primo ad insegnare
agli
Egizii il corso delle stelle e degli altri pianet
Corinti, dettero il nome di Ellote ad Europa allorchè la innalzarono
agli
onori divini, e celebrarono in onore di lei la fe
olifemo. 1655. Elpenore. — Fu uno dei compagni di Ulisse che, insieme
agli
altri seguaci di lui, fu dalla maga Circe, cangia
e d’Enea E dell’inclito Achille era la pugna, Una subita nube intorno
agli
occhi Del Pelide diffuse……. Omero — Iliade — Lib
αξιοποωη che significa vendicatrice. Dopo la morte Eono fu innalzato
agli
onori eroici e si consacrò un tempio ad Ercole vi
o. Lo stesso nome di Epaulie davansi ai doni che i convitati facevano
agli
sposi, e particolarmente si chiamava così il mobi
ude il senso della presenza del padre degli dei sulla terra, rivelata
agli
uomini per mezzo del rimbombo del tuono, e del ba
o in seguito ritrovato il perduto animale, Ercole lo condusse insieme
agli
altri verso il mare Ionio, ma una tempesta violen
Mercurio ed Ercole ossia la destrezza e la forza, dovevano presiedere
agli
esercizii della gioventù. 1803. Ermero. — I Greci
alle nozze di Lei. La sola Giunone fra tutte le dee non volle recarsi
agli
sponsali, per l’odio ch’essa nutriva contro la fa
fu, durante la vita, riguardato come un essere soprannaturale e caro
agli
dei ; e dopo la morte gli furono tributati gli on
rie divinità. Seguendo l’opinione di Lucano, il culto che si prestava
agli
eroi consisteva in una specie di pompa funebre, n
. Ma Ercole che si trovava allora nelle circostanze di Troja, insieme
agli
altri Argonauti, impietosito al tristo fato della
si. Da ciò, forse, derivò l’antico proverbio che i pagani applicavano
agli
avari : sacrificare ad Estia, vol endo significar
di quanto posseggono. 1843. Estipiel. — Nome particolare che si dava
agli
Aruspici quando esaminavano le viscere delle vitt
to che finchè Ettore avrebbe vissuto, il regno di Priamo resisterebbe
agli
attacchi dei greci, onde è che questi fecero del
’isola alla morte dell’avo, e quando i greci assediavano Troja, mandò
agli
Atridi in dono molti cavalli carichi di vino. 188
de e Stenelo comandava gli argivi all’assedio di Troja, ed era simile
agli
dei. ….e il somigliante a nume Eurialo figliuol
ferite. Oileo gravemente piagato nel dare insieme ad Ercole la caccia
agli
uccelli del lago Stinfalo, fu completamente risan
ò dal carro di Nettuno uno degli aligeri destrieri e lo mandò innanzi
agli
Argonauti, ordinando loro di seguire esattamente
Gli abitanti dell’ isola di Creta, quando Europa morì, la innalzarono
agli
onori divini, col nome di Hellotes, e chiamarono
enza nominarlo re gli ubbidirono sempre ritenendolo come un uomo caro
agli
dei. Narra la cronaca che Evandro, accolse nella
de — Lib. VIII trad. di A. Caro. Dopo la morte, Evandro fu innalzato
agli
onori divini, dalla gratitudine dei popoli ch’egl
i sacrifizii in certi luoghi appartati e remoti ove non era permesso
agli
uomini di penetrare. L’oracolo di questa dea rima
a occasione di vedere il giovanetto principe, il quale si abbandonava
agli
esercizii dell’ equitazione e delle armi, nelle p
iò ad Achille onde placarne l’ira funesta, che infiniti addusse lutti
agli
Achei. Allorquando Achille, spinto dal desiderio
questo nome alcuni particolari giorni dell’anno, che erano consacrati
agli
dei ; e durante i quali si facevano in loro onore
Prometeo rubò il fuoco dal cielo lo nascose in una ferula ed insegnò
agli
uomini a conservare il fuoco nel gambo di questa
lento rammarico di un amante. 2017. Filolao — Che significa salutare
agli
uomini. Con questo glorioso soprannome si venerav
li fece presente di un albero di fico, facendo per tal modo conoscere
agli
uomini questa pianta, il cui prezioso frutto non
a come figlio d’ Inaco, re di Argo, e come colui che avesse insegnato
agli
abitanti del suo paese, a vivere sotto leggi miti
eo fosse quello che rubò il fuoco sacro dal cielo, e lo dette in dono
agli
uomini. Diodoro, nelle sue cronache dell’antich t
tà, dice che fu un re d’Egitto, per nome Vulcano, quello che insegnò
agli
uomini il modo di servirsi del fuoco. Da ciò l’ a
onno. Presso i pagani era comune l’ uso di sacrificare questo animale
agli
dei Lari o Penati, alludendo all’ uso domestico d
n nome particolare Geni familiari ; e i secondi Dei Lari. Agli uni ed
agli
altri si dava il nome collettivo di dei Mani, all
nie Egizie e Fenicie che andarono a stabilirsi in Grecia, insegnarono
agli
abitanti di questa l’uso di cibarsi delle ghiande
ti vari occhi e varie orecchie umane, per dimostrare che nulla sfugge
agli
dei e che essi veggono e sentono ogni cosa. Nè so
fra questi ultimi, asseriscono che il nome di Gierogrammatei si dava
agli
indovini, che si servivano delle cognizioni astro
umana potenza resisteva, spinsero il loro orgoglio fino a far guerra
agli
dei ; e nell’intento di detronizzar Giove, lo ass
o Olimpo ed Ossa. Monti La Musogonia — Canto. e scagliarono contro
agli
dei enormi massi di pietre, dei quali, secondo la
ricoperta d’un manto, alludeva ad esser la suprema divinità, nascosta
agli
occhi di questo basso mondo : il fulmine, ricorda
rdava il suo invincibile potere, che dalle sfere supreme si estendeva
agli
dei ed agli uomini : e finalmente l’aquila, che c
invincibile potere, che dalle sfere supreme si estendeva agli dei ed
agli
uomini : e finalmente l’aquila, che con le ali sp
o ; così le cronache mitologiche, ripetono che Giunone sopraintendeva
agli
imperi e alle ricchezze della terra. Da ciò si as
hitettore Congegna insieme a sostener d’eccelso Edificio il colmigno,
agli
urti invitto Degli aquiloni. Allo stirar de’valid
i di Diodoro, questo Glauco dio-marino, fu quello che servi di scorta
agli
argonauti, quando mossero al conquisto del vello
ette ; cosicchè Alessandro ordinò il giorno seguente molti sacrifizii
agli
dei, in ringraziamento dei segni di favore che gl
nome Ceto, formavano la triade che insieme alle Arpie, ai Ceutauri e
agli
altri mostri, dimoravano nell’inferno, ed avevano
impedivano di vedere gli oggetti, se non dopo d’essersi tolti innanzi
agli
occhi quei foltissimi e ruvidi crini. Allora qual
sce nelle sue cronache, che fu la madre degli dei, quella che insegnò
agli
uomini un così utile ritrovato. Ida era anche un’
strana divinità. Con tale cerimonia il culto egiziano rendeva grazia
agli
dei, pei vantaggi che l’acqua reca agli uomini e
culto egiziano rendeva grazia agli dei, pei vantaggi che l’acqua reca
agli
uomini e l’adoravano come il principio di tutte l
corse dietro e la raggiunse sull’alto di una rupe, ove colle lagrime
agli
occhi, la supplicò in nome del suo amore paterno
assi il regicida occulto, Io sovra me, sovra me stesso invoco Ciò che
agli
altri imprecal. Sofocle — Edipo Re — Tragedia tr
l’opinione di Cicerone, veniva asserito per esprimere che dev’essere
agli
uomini indifferente il morire, piuttosto in un lu
do che le visceri degli animali svenati nel sagrificio da lui offerto
agli
dei, non gli avevano dato una favorevole risposta
sorti della battaglia. « Come, rispose Annibale, presterete più fede
agli
intestini d’un bue, che all’ esperienza e al pare
i d’Alicarnasso, era talmente persuaso della manifestazione degli dei
agli
uomini, che riguardava come atei tutti coloro che
movimento dei corpi celesti. Avendo comunicate queste sue cognizioni
agli
uomini, fu dagli antichi ritenuto come padre del
Danao intanto, sdegnato contro Ipernestra, per averla trovata ribelle
agli
ordini suoi, la fece trascinare in una orrida pri
o con ciò gli Egizii scongiurare il male che egli avrebbe potuto fare
agli
altri animali, che essi avevano deificato. 2316.
aumante. Iride veniva raffigurata come una giovanetta bellissima, con
agli
omeri due lunghe ali trasparenti di varii colori.
lienza. Irieo allora anelando da lungo tempo a diventar padre, chiese
agli
dei che gli avessero conceduto un figliuolo, ed i
Copto ed a Bubaste. Pausania ripete, che la dea Iside era invisibile
agli
uomini e che l’assistere solo ai misteri di lei r
no deserte di uomini e solo abitate da demonî e da genî, e consacrate
agli
eroi. Il citato autore racconta, che essendo stat
uochi istmici, imperocchè si sarebbero sottratti alle imprecazioni ed
agli
anatemi che Moliona, moglie di Attore, aveva lanc
il giovanetto invece di bere il vino di quella coppa, ne fece offerta
agli
dei, spargendo il liquore al suolo. Il tentato de
tte le case, e sul quale si debbono allestire i cibi che essi offrono
agli
dei. 2394. Kolna. — Nella mitologia scandinava, K
eggiò la città di Calidone lasciò gran parte delle spoglie di quella,
agli
abitanti di Patra nell’ Acaja, e segnatamente una
nell’anima sua. Ma Laodamia, maggiormente afflitta, chiese in grazia
agli
dei che le avessero conceduto per sole tre ore di
ia era, nel culto religioso dei pagani, la importanza che essi davano
agli
dei Lari, detti anche Penati ; e che essi ritenev
ro catene accanto al focolare, consacrandole in segno di riconoscenza
agli
dei Lari. Quando si facevano dei sacrifizii pubbl
iconoscenza agli dei Lari. Quando si facevano dei sacrifizii pubblici
agli
dei Lari, veniva svenato sui loro altari un maial
, Mercurio e Diana, perchè si mettevano ordinariamente le loro statue
agli
angoli delle vie. Giano, secondo riferisce il cro
ampio ricinto del campo Marzio, sorgeva un pubblico tempio consacrato
agli
dei Lari, ove essi venivano onorati sotto il nome
— Uno degli eroi della Grecia. Al dire di Pausania egli fu innalzato
agli
onori eroici per aver, dietro consiglio dell’orac
l’oracolo di Apollo, e la pitonessa che comunicava i responsi, ordinò
agli
abitanti di restare nella loro città e di placare
Tracia. Al dire dl Omero, egli ebbe corta vita perchè osò far guerra
agli
dei. Secondo il cennato poeta, un giorno Licurgo,
lunghi giorni Nè pur non visse di Driante il forte Figlio Licurgo che
agli
dei fè guerra. Su pel sacro Nisselo egli di Bacco
sciuto sotto l’appellazione di Loto, per le preghiere ch’ella rivolse
agli
dei, ond’essere liberata dalle persecuzioni del d
ti alla vista di questi due splendori della creazione, e riconoscenti
agli
effetti ed ai vantaggi che essi ne ritraevano, si
ulto religioso che si tributava alla Luna. Da ciò è che si dette vita
agli
amori che la Luna, ossia Diana, ebbe col bellissi
I romani avevano per antichissima costumanza di offrire un sacrifizio
agli
dei ogni cinque anni, dopo aver fatto la numemera
n essere distratta dalle cure minute e materiali della vita, commesse
agli
schiavi ; l’educazione che riceveva il libero cit
Narrasi che essendosi dato dalla prima gioventù. con eguale successo
agli
studi seri ed alle arti dilettevoli, volle porger
a Giove splendessero sulla terra quali occhi del cielo per rammentare
agli
uomini che tutte le loro azioni son note a Dio. 1
êr le ricchezze i già svegliati ingegni Darsi ai furti, alle forze ed
agli
inganni, Agli omicidj ed a mille atti indegni, Ed
uni ed arroganti In varj legni diventâr corsari. La terra, già comune
agli
abitanti, Come son l’aure e i bei raggi solari, F
o del Tempo : Seguii già le speranze, e’ l van desio : Or ho dinanzi
agli
occhi un chiaro specchio, Ov’io veggio me stesso
uo carme le Grazie :13 Solinga nell’ altissimo de’ cieli, Inaccessa
agli
Dei, splende una fiamma Per proprio fato eterna ;
lle matrone in un tempio chiamato Opertum, ossia nascondiglio, perchè
agli
schiavi era vietato l’entrarvi sotto pena di mort
vano fiori, chè talora l’abuso del primo non togliesse vigore e senno
agli
agricoltori, e i secondi non denotassero mollezza
le quali s’argomentarono dar la scalata al cielo, avventando incontro
agli
Dei massi enormi ed interi monti. Non sai qual c
principe dell’Arcadia, fu il primo ad immaginare sacrifizj di animali
agli
Dei, e per questa assuefazione alle atrocità dive
atore, Vincitore, Dio delle mosche, perchè, mentre Ercole sacrificava
agli
Dei, fu assalito da uno sciame di mosche trattovi
Giove la quercia, perch’egli a somiglianza di Saturno aveva insegnato
agli
uomini a cibarsi di ghiande. Credevano poi che le
ea della giovinezza. 87. Questa Ebe fu destinata a mescere il néttare
agli
Dei ; ma poichè un giorno le intravvenne di cader
giornando poi in quelle campagne inventò la lira ; e per essere utile
agli
abitanti, si studiò di farne più miti i costumi c
cigno ; e coll’impero Modesto delle grazie i suoi vassalli Regge ; ed
agli
altri volator sorride, E lieto la superba aquila
amica, E ognor con esse in tutela al core Delle ingenue fanciulle, ed
agli
infanti, Foscolo. Le Grazie. Ebbe soprannome d
econdo Ovidio, d’oro. Fatelo come vi pare, ed attaccatele il turcasso
agli
omeri. Si trova in Pausania con due serpenti nell
avevano tirsi e tamburi ; indi si trasferì nell’ Egitto, ove insegnò
agli
uomini l’agricoltura, introdusse la coltivazione
Bacco sia la stessa cosa che Noè, il quale piantò la vite, e insegnò
agli
uomini a fare il vino. Molti lo confondono con Ne
zio.) 174. Alcuni mitologi dicono che Imene, o Imeneo, che presiedeva
agli
sponsali, fosse figlio di Venere e di Bacco (146)
iome. Allora la sacerdotessa tagliava le belle trecce, e le appendeva
agli
altari della Dea. Questo sacrifizio, grato a Vene
scesi negli stati di Fineo, ed usi a predare e a ridurre gli abitanti
agli
estremi. 192. Tra gli altri Dei marini si disting
a all’aura un fiato, Anzi una peste, a cui volar di sopra Con la vita
agli
uccelli era interdetto ; Onde da’ Greci poi si di
emblema dell’innocenza, essendochè solo per essa l’uomo può sottrarsi
agli
spasimi del rimorso. Oreste (533), per tentar di
el sonno) in Lenno e ne’ Cimmerii, Omero nel mare Egeo, Stazio presso
agli
Etiopi, l’Ariosto nell’Arabia. Dovunque si sia, b
sce, e che La morte è fin d’una prigione oscura Agli animi gentili :
agli
altri è noia, C’ hanno posto nel fango ogni lor c
mandare a loro la tutela dell’urna. Per lo più immolavano pecore nere
agli
Dei-Mani ed alle Larve, ed era lor consacrato il
con lui vita stentata, lo condusse in cielo per ministrare il néttare
agli
Dei prima che vi andasse Ganimede. 251. Omero ne
r privi di quelle cose che fanno piacevole, desiderata, utile a sè od
agli
altri la vita ! Avete mai osservato, come l’uomo
Medusa principale tra le Gorgoni (357) ; ed Omero dice : ….. Intorno
agli
omeri divini Pon la ricca di fiocchi Egida orrend
al ballo ; Euterpe (che vale « molto gioconda » gr.) alla musica ed
agli
istrumenti musicali ; Polinnia (da polys, e ymno
era caricata e ridicola. » 278. Le Muse presero le ali per sottrarsi
agli
oltraggi di Pireneo re della Focide, presso il qu
364) e Giasone (448) alla spedizione di Colco ; e rese grandi servigi
agli
Argonauti (452). 290. Ma non si contentò di saper
ntò di saper guarire i malati ; volle anche tentare di render la vita
agli
estinti, e ne venne a capo con Ippolito figlio di
uro nella figura di un serpente, perchè stimavano che si manifestasse
agli
uomini sotto quelle spoglie. Ciò dipende forse da
scuola. In questa famiglia nacque il celebre Ippocrate. È attribuito
agli
Asclepiadi un opuscolo di ventun versi contenenti
aso schiacciato e bernoccoluto e con la bocca ridente che arriva fino
agli
orecchi. I suoi capelli sono arruffati, e la barb
. Fauno era del numero delle divinità agresti, perchè aveva insegnato
agli
uomini alcune cognizioni d’agricoltura ; ed egli
entì alle sue nozze. Le metamorfosi di Vertunno son forse una lezione
agli
agricoltori, poichè non potrebbe meritare il favo
d are. Ed a voi mi rivolgo, o Dei, ch’avete Degli orti cura e di chi
agli
orti attende. Fa dunque, Clori (553), tu, che mai
; avevano i piedi scalzi insino a’ginocchi, le braccia ignude insino
agli
omeri, le chiome sparse per il collo, le vesti su
ogni parte splende,69 Distribuendo ugualmente la luce : Similemente
agli
splendor mondani Ordinò general ministra e duce,
l’uno per governare l’impeto delle passioni, l’altro per distribuire
agli
uomini con esatta misura le pene e le ricompense,
3), era una Dea malefica, di null’altro sollecita che di far del male
agli
uomini. Giunone per consiglio di questa Dea aveva
mana, ed ha in capo un berretto frigio, poichè davasi questo berretto
agli
schiavi messi in libertà. Gli altri suoi attribut
i l’ hanno detta immortale. 428. Dopo che Teseo ebbe dato savie leggi
agli
Ateniesi, abbandonato il potere sovrano, con nobi
ome d’ Ipponoo, per indicare ch’ egli era stato il primo ad insegnare
agli
uomini l’ arte di guidar con la briglia un cavall
pi, Che han di nevi e di ghiaccio eterno manto, Echeggiando per entro
agli
antri cupi, S’ode accostar melodioso pianto ? Ah
già Tebe d’assedio, e gli abitanti oppressi dalla fame erano ridotti
agli
estremi, quando l’indovino Tiresia (660) presagì
per la guerra. La sventurata sposa e vedova ad un tempo chiese almeno
agli
Dei la grazia di riveder l’ombra del marito, ed e
lie troiane, quando lo colse una tempesta violentissima, e lo ridusse
agli
estremi. Allora, per sottrarsi al pericolo, fece
Per tutti accorgimenti al mondo in pregio, E già nolo per fama insino
agli
astri. Abito la serena Itaca, dove Lo scuotifrond
a perfidia di Nauplio ; i piloti, credendosi alla riva, s’accostarono
agli
scogli ; le navi percosse andarono in pezzi, ed i
volto, e lagrimosa La smunta guancia. Supplice indigente Va del padre
agli
amici, e all’uno il saio, Tocca all’altro la vest
padre ; e prendendolo sulle spalle lo condussero in trionfo in mezzo
agli
innumerabili spettatori, che empivano l’aere d’ap
ed il condottiere dimostrava la speranza della vittoria, rispondendo
agli
applausi, ch’empivano il cielo, collo scoppiare i
rre vantaggio ; e quasi si combaciavano le vicine sembianze, offrendo
agli
occhi una piacevole differenza il volto del giovi
sono senza dubbio le più antiche. Or chi ne attribuisce l’invenzione
agli
Egizj, chi a’ Caldei, chi agl’ Indiani e chi fina
rarchia delle loro divinità ; ma gl’immolavano vittime egualmente che
agli
altri. 733. I Galli adoravano anche un gran numer
(paradiso delle divinità scandinave) versano da bere birra e idromele
agli
eroi, e che da Odino son mandate nelle battaglie
he hanno mangiato. Il loro principal sacrifizio consiste nell’offrire
agli
Dei, per bruciarle poscia, le merci di cui traffi
rimonie ; ma tutti gli autori cengetturano che mirassero ad inseguare
agli
uomini la sana morale, a distruggere tutti i verg
sopravvennti fosse oltraggio alla divinità o guerra mossa dai Giganti
agli
stessi Dei. Ed essendo intorno a quei tempi avven
riddi posto in quella medesima foce, dalla parte di Sicilia in faccia
agli
scogli, non è più temibile come quando, al narrar
’accasato ; e gli oratori davanti all’Areopago non potevano ricorrere
agli
artifizi dell’eloquenza per toccaro il cuoro doi
l’ acquisto di ricche pelli di lane sopraffioi. Indi viene attribuita
agli
Argonauti l’ introduzione in Europa dell’ uccello
coli poi erano delte in generale tutte le risposte (o responsi) fatte
agli
uomini dagli Dei, non meno che i luoghi dove anda
poste, e le divinità che vi erano consultate. Gli antichi ricorrevano
agli
oracoli nell’ accingersi alle grandi imprese, e n
ra sieno alfabeticamente esposti, possono con tutta facilità offrirsi
agli
occhi di chi or l’uno or l’altro vuole separateme
ali e quanti non sono poi i racconti dalla Mitologia medesima offerti
agli
occhi nostri, i quali direttamente ne combattono
io de’ Poeti, gli abbagli degli Etimologisti, l’iperbole sì familiare
agli
Entusiasti di ogni genere, tutto ciò concorse a s
alla vera sorgente di siffatte Descrizioni ? La Pagana Teologia non è
agli
occhi delle persone sensate, che un tessuto di st
tre occupazioni della vita mi lasciavano, possa servire di gradimento
agli
amatori delle Belle-Lettere. Istoria mitologic
n paese, prendeano a venerarne anch’ eglino i Numi, così abbiano dato
agli
stessi il noms di Dei Novensili(e). Saturno.
pieni d’orzo e di grano, perchè diceasi, ch’ ella ne aveva insegnato
agli
uomini l’ uso(d). Iside finalmente fu da’ Romani
da Ifito, fu pure l’Epoca degli Ellanodici, ministri che presiedevano
agli
stessi spettacoli. Eglino erano prima due, e poi
orte dalla città d’Elide. Era loro uffizio il dare degli avvertimenti
agli
Atleti prima di ammetterli a que’ Giuochi, e il f
l tempio del Campidoglio, Narrasi, che l’armata di Trajano, vedendosi
agli
estremi della vita per mancanza d’acqua, fece vot
dolci a quelli, che osservavano la fedeltà de’ gniramenti, e velenose
agli
spergiuri (e). Fu detto Atabirio da’ Rodiani, l’i
e non gli presentasse subito del sale (m). Le donne lavavano i piedi
agli
ospiti (n). A questi pure s’imbandiva lauta mensa
oro patria (o). Si celebravano inoltre delle feste per recare diletto
agli
stranieri, ed esse si cominciavano, e compivano c
to agli stranieri, ed esse si cominciavano, e compivano con libazioni
agli
Dei (a). Gli ospiti, quando partivano, erano rico
perchè eglino mangiavano i cibi, imbanditi al tempo di tale solennità
agli
Dei (a). Eglino erano da principio tre, in seguit
entò sullamensa le membra di un giovane, che i Molossi aveano spedito
agli
Arcadi in ostaggio. Il Padre de’Numi, pieno d’orr
delle ossa ; e scopertone l’inganno, talmente se ne adirò, che tolse
agli
uomini il fuoco (c). Prometeo allora coll’ajuto d
. Nel tempio di Diana, eretto in Trezene, v’ aveano due altari, sacri
agli
Dei Infernali, l’uno de’ quali mascondeva l’ aper
ontorio dell’ Isola di Lesbo ; o perchè egli fu il primo, che insegnò
agli
uomini a spremere l’ uva per fare il vino : lo ch
e, ed ora vecchio ; o perchè il vino produce effetti contrarj gli uni
agli
altri in coloro, che soverchiamente ne usano(f).
el sacrifizio, le carni de’ quali si di stribuivano poi in gran parte
agli
assistenti. Se guiva un corpo di giovani Argivi,
Plutone ; la rapì ; e apertasi una profonda voragine, si fece strada
agli
abissi, ne’ quali giuntovi, la prese in moglie(a)
imi si spedivano araldi per l’ Italia, acciocchè invitassero i popoli
agli
stessi Giuochi, come a quelli, i quali eglino non
o, e Androstene di Tebe, statuarj, molto cooperarono col loro ingegno
agli
ornamenci di quel tempio (c). In esso v’aveano ci
grandezza(14). Narrasi, che Apollo per mezzo della Pitonessa ricercò
agli
abitanti di Sifno, isola del mare Egeo, la decima
ssendone stato scacciato, si ritirò in Creta. Poco tempo dopo avvenne
agli
Egialesi una pestilenza desolatrice di tutto il l
a loro. Avendone il lupo riportata la vittoria, Danao fece riflettere
agli
Argivi, che Apollo in quella guisa avea voluto di
o ridotto al fine della sua vita ne dimostrò estremo dolore, e chiese
agli
Dei, che gli concedessero di piangere sempre. Inf
nemico delle greggi ; e il corvo, perchè questo Nume presiedeva anche
agli
augurj, i quali spezialmente si traevano dal volo
il pranzo(a). Fu detta Mecanitide, ossia macchinatrice, per allusione
agli
artifizj, che soglionsi usare per procurarsi i pi
a ragione superarne il contrasto, talora chiedeva patrocinio e favore
agli
amici, talora per lettera sfogava colla giovine l
rovò l’arte di cavalcare(a), ovvero perchè egli fece dono del cavallo
agli
uomini(b). Dagli Arcadi gli furono institnite le
vano i più rari animali. Questi giuochi servivano d’epoca a’Corintj e
agli
abitanti dell’Istmo(c). I vincitori da principio
te abbia prodotto Arione, quando egli e Minerva gareggiarono nel fare
agli
uomini un utile dono(a). Arione aveva i piedi dal
l’ Arcadia (g). Marte andò soggetto a varie vicende. Ei volle opporsi
agli
Aloidi, che tentavano di rapire le Dee, Giunone e
ortemente ne rimase stretta da certi occulti legami, che diede motivo
agli
Dei di grande riso(g). Bacco finalmente ubbriacò
nali, si dissero Sigil’ arie o Sigillarizie, perchè gli uni mandavano
agli
altri in dono dei sigilli, ossia delle piccole sc
umate dal fuoco(d). Il sale pure offrivasi come sacrifizio gratissimo
agli
Dei(e). Col progresso del tempo vi si sostituiron
assaggiava prima egli una tazza di vino puro, indi ne faceva gustare
agli
astanti più vicini all’altare, e finalmente ne ve
da’ Greci Archion, ove si riponevano non solo i ricchi doni, offerti
agli
Dei, ma anche le ricchezze de’ particolari(c). Ce
i balia ; e che gli Egiziani, avendo voluto ch’ella pure partecipasse
agli
onori Divini, aveano stabilito certe Feste in ono
n Abato, isola della palude vicina a Mensi(d). Essendo poscia apparso
agli
Egiziani un bue, si credette da loro, che Osiride
si dal trasporto di fare suo l’altro pomo, che le si presentò dinanzi
agli
occhi. Ippomene riguadagnò allora il vantaggio pe
ngue gli Agonoteti dagli Atloteti in questo, che i primi presiedevano
agli
esercizj scenici, e i secondi alginnici. Tali giu
da dodici suoi figliuoli, faceva ogni anno un sacrifizio per chiedere
agli
Dei abbondante raccolta dalle campagne. Uno di qu
dalla bocca(i). Questo Gigante secondo alcuni dichiarò solo la guerra
agli
Dei per vendicare gli altri Giganti, da loro ster
vano, e un fantasma sotto le di lui sembianze ne annunziò la vittoria
agli
Egineti(e). Teagene, della città di Taso, fu quel
emio del Pancrazio tre volte a’ Giuochi Istmici, due a’ Nemei, ed una
agli
Olimpici(d). Appresso Pausania oltre i predetti A
di qualche Poeta, e coll’interpretarvi il verso, che primo si offtiva
agli
occhi : ma questa ultima manlera di presagire il
e non gli presentasse subito del sale (m). Le donne lavavano i piedi
agli
ospiti (n). A questi pure s’imbandiva lauta mensa
oro patria (o). Si celebravano inoltre delle feste per recare diletto
agli
stranieri, ed esse si cominciavano, e compivano c
to agli stranieri, ed esse si cominciavano, e compivano con libazioni
agli
Dei (a). Gli ospiti, quando partivano, erano rico
perchè eglino mangiavano i cibi, imbanditi al tempo di tale solennità
agli
Dei (a). Eglino erano da principio tre, in seguit
iose imprese (b). Alcuni la chiamarono Stimola. Partecipava anch’ella
agli
onori divini, che si rendevano a Romolo in un tem
era tenuto in grandissima venerazione (d). Esso serviva anche d’asilo
agli
schiavi, oppressi da’loro padroni, i quali non os
re il suicidio di Erigone, si libravano in aria sopra corde appiccate
agli
alberi (a). Il Bocaccio crede, che l’ Icario, pad
n’aquila (f). Il Meursio osserva, che tale uccello soleva darsi anche
agli
Eroi, quale da prima erasi considerato Bacco, for
urio dopo d’averlo ravvolto in pelli d’animali, lo presentò a Giove e
agli
altri Dei, i quali non poterono trattenere le ris
mava che gl’innocenti trastulli di Diana, e imitavala nell’avversione
agli
amori, e nell’esercizio della caccia. Accesi di l
un tessuto di certi versi, chiamato Epitalamio, coa cui desideravano
agli
sposi ogni felicità (e). (e). Job. Jacob. Hofma
alo rubò dalla mensa degli Dei il nettare e l’ambrosia per farne dono
agli
uomini(f). Lo Scoliaste del predetto Poeta vuole,
rincipio le monete erano di rame (b). In Roma finalmente come preside
agli
scrigni si riconosceva il Dio Arcolo (c). (26).
villani, ch’erano accorsi ad intorbidare quelle acque. Latona chiese
agli
Dei, che coloro non uscissero mai più da quella p
, ch’eragli stata presentata piena di vele, no, ne fece una libazione
agli
Dei. Una colomba, a caso ivi volata, bevette di q
e de’fianchi sino a sangue : il quale costume e da Solone fu vietato
agli
Ateniesi, e da’ Decemviri a’Romani. Le donne però
a iscrizione, detta da’Greci Epitafio. Per lo più l’intitolazione era
agli
Dei Mani. La religione de’ sepolcri era somma, e
erano per celebrare le nozze (b). Roma riconobbe altresì come presidi
agli
sponsali altre due Deità, le quali si denominavan
el suo coraggio. Un’orsa la aveva allattata, ed ella erasi consecrata
agli
esercizj di Diana. Nella selva Calidonia si racco
di grazie a’ Numi. Ad amareggiare il di lei contento si presentarono
agli
occhi suoi i cadaveri di Plesippo e di Tosseo, ch
anni ; o da satus per satio, seminagione, perchè quel nume la insegnò
agli
uomini de’ tempi suoi ; o dalla voce ebraica sath
er moglie Fauna, la quale dava gli oracoli alle donne, come il marito
agli
uomini. Virgilio(2) pone l’oracolo di Fauno nella
fonti e di sacri boschetti. Fauno fu il primo ad edificare de’ tempii
agli
Dei fra gli Aborigeni, e dal suo nome si crede de
ce, o perchè conosceva le passate e le future cose, o perchè persuase
agli
Aborigeni di mutar costumi e di attendere all’agr
e portinaio del cielo faceva che le preghiere avessero libera entrata
agli
Dei ; o perchè il primo mostrò l’uso del vino e d
on questo fuoco celeste animò quella sua mirabile statua. Oltre a ciò
agli
uomini donò un tal fuoco, e loro mostrò la manier
Dissero, ch’egli avesse rapito il fuoco dal cielo e mostratone l’uso
agli
uomini, perchè ritrovò il modo di conservare il f
e collo specchio di metallo primo raccolse i solari raggi, ed insegnò
agli
uemini di far uso di quel fuoco che parea calato
tto. X. Egida-Gorgoni-Perseo. Nell’Iliade (3) Minerva, intorno
agli
omeri divini Pon la ricca di fiocchi Egida orren
anche la sua tomba. Celebre nelle favole è la guerra che Minos portò
agli
Ateniesi. Dalla moglie Pasifae, fra gli altri fig
ece due paia di ali che imitavano quelle degli uccelli, e ponendosele
agli
omeri, seguito dal figliuolo Icaro ch’era seco ne
che appellasi estro (οιστρον, oestrum), specie di mosca assai molesta
agli
armenti, la quale colle sue punture li mette in g
o gli dà dodici figliuoli ed altrettante figliuole ; e lo chiama caro
agli
Dei. Egli sedeva sulla vetta di un monte, e collo
isulco, e nella sinistra, lo scettro. Giove si ravvisa principalmente
agli
occhi aperti e rotondi ; all’ ampiezza della fron
e con una coppa d’oro in una mano, come quella che versava il nettare
agli
Dei ; e pasceva di ambrosia l’aquila di Giove. Ca
Omero ed in Esiodo, per cui il nome Fortuna dovea essere sconosciuto
agli
antichi. Essa chiamavasi signora degli uomini, e
i successori. Giova infine avvertire che il Fato dicevasi in riguardo
agli
Dei ; la Fortuna, per riguardo degli uomini. Tutt
mann(3), oltre il diadema rialzato a modo di collina, è riconoscibile
agli
occhi grandi ed alla bocca imperiosa, i cui tratt
o era una statua di Minerva, o secondo altri, un piccolo scudo simile
agli
ancili de’ Romani. Del quale raccontano che cadut
e apportator di rovina, perchè il soperchio calore del Sole è dannoso
agli
animali ed apporta agli uomini frequenti morbi. C
perchè il soperchio calore del Sole è dannoso agli animali ed apporta
agli
uomini frequenti morbi. Così nell’Iliade Apollo i
dice che Apollo pascolò le giumente di Fere, agguagliate in velocità
agli
uccelli ; ma altri vogliono ch’eran mandre di tor
ando sulla protezione di Apollo, degli abiti sacerdotali vestito andò
agli
alloggiamenti de’ Greci, ed offerendo assai danar
i scossi strali, de’ quali come uno ne vibra dal tremendo arco, tosto
agli
animali si attacca micidiale contagio, e poscia a
endo arco, tosto agli animali si attacca micidiale contagio, e poscia
agli
uomini, de’ quali continuamente ardenti roghi bru
coronata di alloro, e col pedo o bastone pastorale, perchè presedeva
agli
studii campestri. Nel bassorilievo dell’apoteosi
ricevuto sì maraviglioso dono da Giove con patto che non l’avesse mai
agli
altri Dei comunicato. Apollo era la medesima cosa
che nel tempio di Delfo la radice del rafano era stata posta innanzi
agli
altri cibi, essendo essa figurata di oro, la biet
ce ancora(2) avverti Ulisse che si fosse ben guardato dal recar danno
agli
armenti del Sole. Erravano questi in gran numero
no su di un cocchio a due cavalli, Lampo e Fetonte, i quali apportano
agli
uomini la luce. Tibullo(3) chiama l’Aurora candid
no. Il lungisaettantesi ravvisa ne’ suoi sguardi, e la faretra appesa
agli
omeri sembra che, secondo la frase di Omero, suon
a quello della luna, misto ad un bel purpureo, come se, dice Tibullo,
agli
amaranti si unissero bianchi gigli. Alla sinistra
ascondersi nel mare, accolto da Teti ; per la qual cosa venne in odio
agli
Dei e Giove il privò degli occhi percui visse vit
all’amicizia di Bacco, il quale, quando andava per le città mostrando
agli
uomini il prezioso frutto della vite, fu molto am
nfermità. Or per vendicare la morte di Erigone, Bacco mandò tal morbo
agli
Ateniesi, che le loro figliuole, cadute in gran f
avendo scoperto il modo di coltivarla, fu il primo a bere il vino, ed
agli
altri uomini insegnò la maniera di farlo ; cose t
VIII. Varie incumbenze di Bacco. Bacco fu il primo che insegnò
agli
uomini l’uso del vino, ed il modo di colfivare le
utavano i loro omaggi al nume che avea loro viti del nettare involato
agli
Dei. Oltre a ciò gli antichi credevano, essere ne
re (ικορ), è un bianco umore, o un sangue finissimo che Omero assegna
agli
Dei, cioè, come spiega Mad. Dacier, non un sangue
o degl’immortali. Omero, ella dice, non si è contentato di attribuire
agli
Dei le passioni ed i vizii degli uomini ; egli lo
tù e di Mercurio. Nicearco (3) dipinse Venere in mezzo alle Grazie ed
agli
Amori. Anche in un inno di Omero, nel seguito di
uale sposò la più bella Sabina ed ebbe felicissimo matrimonio. Quindi
agli
sposi novelli si augurava la sua felicità ; e di
, urtando i vivi, E calpestando i morti, e fan col suono Dei piè sino
agli
estremi suoi confini Tremar la Tracia tutta, e va
cisia. Numa affidò la custodia di siffatto scudo a’ Salii, ma insieme
agli
altri undici simili fabbricati da Mamurio, accioc
rens o Medicurrius, perchè il discorso corre, per così dire, in mezzo
agli
uomini, secondo S. Agostino(4) ; o perchè, al dir
fuggì in Egitto, e che quivi insegnò l’uso delle lettere ed i numeri
agli
Egiziani, da’ quali fu chiamato Thoth. Forse i Gr
ro di ogni dolo e frode, cioè di quella scaltra accortezza che impone
agli
altri ed illude sì nella civile e bellica scienza
curio la gloria di avere il primo istituito un culto e de’ sacrificii
agli
Dei, come ancora di aver ridotto gli uomini che v
non che della conoscenza di molte arti e scienze. Perciò fu innalzato
agli
onori divini, e gli fu attribuita l’invenzione de
ro cubiti, che regnava nella Libia. Il quate, avendo promesso in voto
agli
Dei un altare tutto di cranii umani, costringeva
di Demogorgone, o di Giove e di Fimbride ; o di Mercurio. Pan suggerì
agli
Dei che si fossero cangiali in varie forme di ani
vallis) che presiedevano pure alle colline, a’ boschetti, ai prati ed
agli
orti. Quindi il Chiabrera : I regii alberghi spa
evano la lor sete. Or Cerere fu la prima che col curvo aratro insegnò
agli
uomini a coltivar la terra e ad usare, invece di
ogni segnato calle : Fatto ch’ebbe alle guance, al petto, ai crini, E
agli
occhi danno, alfin svelse due pini. E nel foco gl
isteri Eleusini da Cerere stessa istituiti dopo di aver somministrato
agli
Ateniesi molto frumento in tempo di carestia. Il
egli ancora di fango fece la prima donna, detta Pandora, che presentò
agli
Dei coperta di velo e con aurea corona in capo. I
ento e tutto ciò che abbisogna del fuoco per maneggiarsi, e l’insegnò
agli
uomini. E quei che professavan quest’arte, offeri
stere. Degno fig. del Dio del fuoco fu Caco, la cui favola appartiene
agli
antichi popoli d’Italia. Egli era(2) un ladrone f
facevano in due parti. Teseo fecegli provare ciò che faceva soffrire
agli
altri. V.Iconologia di Vulcano. Presso De
rte prestavansi onori divini. Davasi poi il nome di Semidei (ημιθεοι)
agli
Dei di second’ordine che traevano la loro origine
ì avea in orrore le malvage loro azioni. La famiglia di Atreo ha dato
agli
antichi argomento di molte tragedie ; ed Orazio(1
ovò il modo di far dire a’sacerdoti ch’era mestieri sacrificar Frisso
agli
Dei. Atamante suo malgrado fu dal popolo obbligat
ere di Ettore attaccato pe’ piedi al suo cocchio ed esporlo a’cani ed
agli
avvoltoi. Ma essendo andato Priamo a gittarsi a’s
onorati del paganesimo ; ed Erodoto asserisce ch’esso era sconosciuto
agli
Egiziani, e che a’ Greci ne venne la notizia da’
Nettuno e di Chione, fig. di Borea, re di Tracia. Egli diede il nome
agli
Eumolpidi, sacerdoti Ateniesi, tanto celebri nell
ttori de’suoi misteri. La famiglia degli Eumolpidi diede un ferofante
agli
Eleusini fino a che fu fra loro il tempio di quel
enuo e verace, amico della giustizia e della moderazione. A lui, come
agli
altri Dei marini, attribuivano la virtù di presag
rra ; ed era propriamente un luogo dell’inferno, ove prima di passare
agli
Elisii dimoravano le anime de’ buoni ; ma talvolt
l’entrata. Virgilio, dopo aver raccontato come Enea offrì sacrificii
agli
Dei Mani e come ottenne l’aureo ramo, di cui non
ion della ferita che le diè morte (2). E Tibullo (3) dice che intorno
agli
oscuri laghi del Tartaro la turba delle Ombre era
questo nome intendano le anime ovvero ombre de’morti ; percui vediamo
agli
Dei Mani, o sia alle ombre de’morti, dedicati i s
ne all’entrata del Tartaro, a far da carnefice delle anime condannate
agli
eterni supplicii. Al dir di Ovidio esse sedevano
o ed alle altre Furie ; e secondo Eschilo, questi mostri erano odiosi
agli
uomini ed agli Dei. Queste Dee si riguardavano co
Furie ; e secondo Eschilo, questi mostri erano odiosi agli uomini ed
agli
Dei. Queste Dee si riguardavano come ministri del
pure ammesso alla sua mensa ; ma Tantalo ebbe l’imprudenza di svelare
agli
uomini le segrete cose del padre de’numi. Fu per
overo (inter opes inops). Dell’empia vivanda poi da Tantalo preparata
agli
Dei colle carni di Pelope, suo figlio, abbiamo al
iaste di Omero afferma che fu condannato a tal pena per aver rivelato
agli
uomini i segreti de’numi. Altri lo dicono insigne
ando i giganti diedero la scalata al cielo, i Ciclopi somministrarono
agli
Dei armi potenti, e principalmente la folgore a G
i svellere de’peli dalla fronte di una vittima che dovea sacrificarsi
agli
Dei e gettarli nel fuoco ; perciò si finge che Pr
fuoco ; perciò si finge che Proserpina toglieva una ciocca di capelli
agli
uomini destinati quasi vittime alla morte. Il Tar
olonna, i Romav’ inalzavano delle statue(a). Il culto, che prestavasi
agli
Eroi, consisteva in una pompa funebre, al tempo d
fermò. La prima cura di lui fu quella di sacrificare quella giovenca
agli
Dei patrj di quel luogo. Commise pertanto a’suoi
che infestavano la Lidia. Marciò pure contro i Cercopi, popoli vicini
agli
Stati della predetta Regina i quali costringevano
ava (b) (31). Dicesi, che la famosa Colomba d’oro, la quale conferiva
agli
alberi la virtù di profetizzare, aveva presagito
a là festa della Dea delle donne, al tempo della quale non era lecito
agli
uomini gustare alcuna cosa. Properzio ed Ovidio d
otizj. Esso in seguito per opera d’Appio Claudio venne affidato anche
agli
schiavi ; ma nello stesso anno turti i Potizj mor
cini, i quali sino a quel tempo aveano condotto una vita selvaggia, e
agli
stranieri conferì gli stessi privilegi degli altr
ttoria con un tratto di turpe crudeltà. Non contento d’aver insultato
agli
ultimi respiri di lui, lo attaccò al suo carro, p
ese la fondazione di una citta. Volendo prima offerire sulla spiaggia
agli
Dei un sacrifizio, vide che gli arboscelli, i qua
a tomba, gustò di tutte le vivande soprappostevi e, poi senza nuocere
agli
astanti ritornò nel luogo, dondi era partito. Stu
calma ; e Agamenonne, fatto secondo il solito un sacrifizio a Giove e
agli
altri Dei, protettori della navigazione(18), con
moglie di Chirone. Cresciuto il giovane nell’età, Chirone lo addestrò
agli
esercizj i più laboriosi del corpo, e lo erudì ne
alla guerra(a) (2). Achille però non potè sempre starsene ivi celato
agli
occhi altrui. Tralle Fatalità di Troja, ossia tra
otto il ventre degli animali, vennero fuori dell’antro, e ritornarono
agli
altri compagni, che li attendevano nelle navi. Il
rito profetico(a). Il Greco Eroe, offerte primieramente in sacrifizio
agli
Dei Infernali varie vittime, preparate da’di lui
re. Costui avea insultato ad Ulisse, ed avea somministrato delle armi
agli
amanti di Penelope, affinchè si difendessero. Anc
poi dopo morte fu amoverato tra’Semidei(c). Dicesi, che desse Oracoli
agli
Euritani, popoli dell’Eolia(d). Ajace oileo e
ia di Priamo, nel tempio di Minerva, dov’erasi ritirata per sottrarsi
agli
ostili insulti. Un tale fatto destò contro di lui
tuno si salvò sopra certi scogli, ma avendo poi osato d’ivi insultare
agli
Dei, dicendo, che loro malgrado avea schivato il
amo detto, lo fece in pezzi, e poi ne imbandì le membra in un convito
agli
Dei per accertarsi in tal modo, se queglino erano
o veramente Numi(9). Que’di Elea consideravano Pelope tanto superiore
agli
altri Eroi, quanto lo era Giove relativamente agl
pe tanto superiore agli altri Eroi, quanto lo era Giove relativamente
agli
altri Dei(b). Ercole gli consecrò uno spazio di t
ore, astenersi dal vino per tre giorni, e sacrificare ad Anfiarao, e
agli
altri Dei, i nomi de’ quali erano scritti sull’ar
i finsero, che fosse figliuola di Prassidice, altra Dea, che mostrava
agli
uomini i giusti limiti, entro a’quali dovevano co
lsivoglia malagevole impresa ; e il Magnanimo del pari opera ciò, che
agli
altri non sembra possibile a farsi. Vittoria.
a. La Vittoria è virtù, che ci fa rendere a Dio, a noi medesimi, e
agli
altri uomini ciò, ch’è dovuto a ciascuno. Questa
tive. Quindi la Giustizia da altri venne anche rappresentata con velo
agli
o chi, per indicare ch’ella non ha riguardo a chi
ità è virtù, per cui a proporzione delle proprie forze si somministra
agli
altri ciò, di che abbisognano. La veste di questa
i antichi Monumenti, la maggior parte de’ quali altro non ci esibisce
agli
occhi, che teste e mani. Queste mani, oltrechè es
. Sincerità. La Sincerità è virtù, per cui tali si manifestano,
agli
occhi altrui i sentimenti dell’animo, quali essi
i. Umiltà. L’Umiltà è virtù, per cui l’uomo si reputa inferiore
agli
altri, quando non è veramente tale. Dimostrasi qu
dinato desiderio di millantare la propria eccellenza, e di sovrastare
agli
altri. Ella colla destra mostra un pavone, il qua
re. L’ Incostanza finalmente tiene in mano la Luna, perchè anch’ essa
agli
occhi nostri seinbra mutabilissima. Giuoco.
l’essere possessore di molti beni, e si ama di farli conossere anche
agli
altri : quindi il consolante aspetto, e l’abito m
in una mano un pileo, perchè i Romani, quando concedevano la libertà
agli
schiavi, davano loro un pileo, con cui si cuopris
e lo privò della Iuce degli occhic per quesso egli si vede appoggiato
agli
omeri di un giovine, che gli serve di guida. Non
cono, che Tiresia rimase accrecato dagli Dei, perchà egli communicava
agli
uomini le cognizidni, che doveano essore loro ign
quali consistevano in giuochi e sacrifizj. Il medesimo nome si diede
agli
annui sacrifizj. Il medesimo nome si diede agli a
edesimo nome si diede agli annui sacrifizj. Il medesimo nome si diede
agli
annui sacrifizj, che le si facevano in Megara(c).
sull’ autorità di Eroloro, che Chirone, indovino com’era, consigliò,
agli
Argonauti, che ammettessero tra loro Orfeo, perch
5). Ercole, deposto in Micene il famoso Cinghiale d’ Erimanto, si unì
agli
Argonauti(c), Essendoglisi rotto il remo, sbarcò
scia tutta la Misia per lo stesso oggetto, nè più pensò a far ritorno
agli
Argonauti(d). (16). Echione, nato in Alope da Me
eva gli Eraclidi. Si consultò l’Oracolo, e questo promise la vittoria
agli
Ateniesi, qualora uno degli Eraclidi si fosse vol
i pianta, schiantata da gagliardissimo vento. L’esempio fu di stimolo
agli
altri, perchè eglino pure facessero lo stesso. Sc
ovi trovato che la mentovasa statua ; la fece abbruciare per togliere
agli
ecchi di bua figlia un oggetto, che altro non fac
loi affizione. Laodamia, amaroggiata per quella nuova perdita, chiese
agli
Dei, cae le fosse permesso di vedere e ragionare
igre. Peleo, non sapendo più come guadagnarsela, offerì un sacrifizio
agli
Dei per esserne assistito. Gli apparve Proteo, e
o al focolare della casa, il quale risguardavasi come un altare sacro
agli
Dei Lari. Questa ceremonia chiamavasi Anfidromia.
li esercizj erano tutti militari. Ascanio, figlio di Enea, li insegnò
agli
Albani, e questi a’Romani. Silla li insegnò agli
di Enea, li insegnò agli Albani, e questi a’Romani. Silla li insegnò
agli
Albani, e questi a’Romani. Silla li celebrò duram
dere Crisotemide, come una giovine prudente, la quale seppe occultare
agli
occhi di sua madre il dolore, che sentiva per la
i quali dissero, che Tetide soleva gettare in acqua bollente i proprj
agli
, per esperimentare, se erano mortali(b). (b). J
presenti al rapimento di Proserpina, di cui erano compagne, chiesero
agli
Dei di poter volare, finchè avessero potuto trova
ali, volando con gran romore sul capo di coloro, presero a stracciare
agli
stessi le guance cogli artigli(a). Lo stesso avev
a. Le ombrose selve, che ivi si trovavano, e le quali erano opportune
agli
studj, fecero sì, che nel medesimo Inogo si riduc
ore, astenersi dal vino per tre giorni, e sacrificare ad Anfiarao, e
agli
altri Dei, i nomi de’ quali erano scritti sull’ar
ito le Divinità di secondo ordine, che preseggono ai campi, ai fiori,
agli
arbori, in guisa che Pane, Pomona, Vertunno, e ta
i fiumi, che scorrono sulla Terra, ed Opi pel soccorso che apprestava
agli
uomini. Migdonia, Pessinunzia, Frigia, Berecinzi
era la Dea della giovinezza. Il suo impiego era di porgere il nettare
agli
Dei : ma cessarono le sue funzioni, dacchè ebbe l
re Apollo, che si pentì del giuramento, che rivocare non era permesso
agli
Dei. Cercò dissuadere suo figlio, ma in vano. Il
i templi in Cipro, in Atene, e presso i Fenicj, dove non era permesso
agli
uomini di entrare1. Osserviamo ordinariamente Ven
ro nel Cielo molto più decente, qual’era quello di porgere il nettare
agli
Dei. Vero è, che la poca grazia, colla quale eser
, che si occupavano dei dettagli, che per necessità dovevano sfuggire
agli
Dei del prim’ordine. Per conseguenza furono gli u
lenata di Ercole, provò un dolore tanto sensibile che cercò in grazia
agli
Dei di poter morire : il suo voto fu esaudito, e
i Proserpina. Allorchè questa Dea fu rapita da Pluto, chiesero le ali
agli
Dei per andarla cercando : ma nell’impossibilità
Morte figlia della Notte, e germana del Sonno, è la Dea che presiede
agli
ultimi istanti della nostra vita. Ella è dipinta
a ridirci qualche cosa. Le corna del toro dovevano essere più vicine
agli
occhi per potersi difendere a colpo sicuro. Dirim
la virtù. L’allegoria era tanto bella, quanto istruiva, per insegnare
agli
uomini che bisogna essere virtuoso per poter aver
rmata di un rasojo1. La Necessità. Figlia della Fortuna comandava
agli
Dei, ed agli uomini. Le sue mani erano di bronzo,
asojo1. La Necessità. Figlia della Fortuna comandava agli Dei, ed
agli
uomini. Le sue mani erano di bronzo, ed avevano u
ia. Prima di edificare la città capitale, volle offrire de’ sacrifizj
agli
Dei, a quale oggetto avendo spediti alcuni suoi c
trascinò sulla terra. Finalmente conquistò i pomi d’oro, che stavano
agli
orti dell’Esperidi guardati da un dragone che amm
la morte camminava innanzi a suoi piedi. Egli si rendette formidabile
agli
Dei medesimi. Ferì Venere, che voleva torgli d’in
carro, e lo trascinò intorno le mura della città. Funesto spettacolo
agli
occhi di un vecchio padre, di una madre, d’una sp
che debba condurlo alla patria : un’ecatombe1 si offre in sacrifizio
agli
Dei, alla qual tien dietro un solenne banchetto.
edisce Mercurio che lo persuade ad abbandonare Cartagine. Docile Enea
agli
ordini del Sovrano degli Dei, si dispone alla par
lore risolve di darsi la morte. Fingendo di volere fare un sagrificio
agli
Dei dell’inferno, innalza un rogo : lo ascende, e
ivarono sconosciuti nelle campagne della Frigia, chiedendo ospitalità
agli
uomini, che dapertutto loro la negarono. Bauci, e
zuoli, i di cui superbi avanzi ancor oggi si ammirano, credesi vicino
agli
scolgi Platamoni 1 in Napoli fra gli screpoli ave
furono inventate per ridurre all’ubbidienza il popolo, o per ispirare
agli
altri i nostri sentimenti, come Fedro c’insegna i
vesse dato un’idea della di Lui grandezza. 1. Tale rassembrava anche
agli
Ebrei il volto di Mosè sfavillante di luce, allor
suddetto. 1. Ecatombe era un sacrifizio di cento bovi, che si faceva
agli
Dei in qualche grande occasione. 2. Loto, frutto
n ebbe egli dopo la morte quegli onori divini che solevano prodigarsi
agli
altri Eroi. Invece fu onorata ben più la stessa n
to culto per Ercole fu accolto e si conservò in appresso in Roma sino
agli
ultimi tempi del Paganesimo. Tutte le più minute
uti a cui presero parte, come dicemmo, si racconta che mossero guerra
agli
Ateniesi per ritogliere ad essi la loro sorella E
biamo già detto. Notabilissima per altro è la guerra che Minosse fece
agli
Ateniesi non tanto per la causa che la fece sorge
r segno la nascita, la vita, la morte e i pretesi miracoli. Non bastò
agli
Ateniesi che Teseo fosse figlio di un loro re, ma
cui superò i più famosi competitori ; e a tutti dispiacque, e più che
agli
altri ad Arianna figlia di Minosse, che quel giov
artaginesi, e dopo la distruzione di Cartagine restituito da Scipione
agli
Agrigentini110. Si raccontano ancora diverse impr
da Creta coi giovani liberati dal Minotauro ; ed inoltre l’onoravano
agli
otto pure di ogni altro mese. LII Atrocità T
regno delle Ombre117. Gli antichi dissero che non andò al Tartaro ma
agli
Elisii, e che in Grecia aveva un Oracolo dei più
ndicò dicendo : « Drizza la testa, drizza, e vedi a cui « S’aperse,
agli
occhi de’Teban, la terra, « Perchè gridavan tutti
e i suoi discendenti Dalle atrocità degli Eraclidi convien passare
agli
orrori dei Pelòpidi. Questi pure furono argomento
e scene questo ferale spettacolo. Orazio nella Pœtica dà per precetto
agli
scrittori di tragedie di non far cuocere al nefan
ccitata la gara e l’invidia tra le Dee, e cagionato un grande impæcio
agli
Dei, nell’esser richiesti di pronunziare un verde
hirone perchè lo istruisse in tutte le arti necessarie ai Principi ed
agli
Eroi122. Ma quando sentì dichiarata contro i Troi
, secondo la traduzione di Annibal Caro : « Non so se, ragionandosi,
agli
orecchi « Ti venne mai di Palamede il nome, « Che
va, del Pelìde Achille « L’ ira funesta che infiniti addusse « Lutti
agli
Achei, molte anzi tempo all’Orco « Generose travo
aveva Nauplio sempre cercato di nuocere in ogni modo alle famiglie ed
agli
Stati di quei Greci che erano andati alla guerra
ri. E incominciando dal re dei re, troviamo che a lui più funesto che
agli
altri fu il ritorno in patria. Nel tempo della su
ia, ricusò dicendo che la guerra con quella nazione era stata dannosa
agli
stessi vincitori. Anche Filottete invece di torna
he egli in quel lungo spazio di tempo fosse stato chi sa quante volte
agli
antipodi e ritornato, e fatta più e più volte la
come soglion fare gli uomini politici, non attribuisce alcun demerito
agli
eccessi della forza e dell’astuzia, che le fanno
’occulte e le future cose. » La Sibilla Cumana, che era solita dare
agli
altri le sue risposte per mezzo di foglie sparse
ontà di essi. Quindi è fondata sulla credenza che gli Dei manifestino
agli
uomini la loro volontà e le loro intenzioni con c
ngo, che Dante voleva applicare il detto virgiliano ai prodighi e non
agli
avari, e potrebbe darsi che lo avesse interpretat
cadevano in dispregio quelle divinità fantastiche e capricciose, che
agli
occhi del politeista popolavano l’universo come a
oria e della patria. La morte sul campo di battaglia era un olocausto
agli
Dei ; nè c’era cosa che così profondamente scolpi
ienza degli astrologi. Questi aveano, a così dire, rubato il mestiero
agli
oracoli ed agli auspicj caduti in disuso ; e la m
ologi. Questi aveano, a così dire, rubato il mestiero agli oracoli ed
agli
auspicj caduti in disuso ; e la magia s’era arric
bblico meno crudele. Nelle Gallie e nell’Affrica più non si offrivano
agli
Dei vittime umane. La sola Germania, nelle parti
conservava i suoi culti sanguinarj ; nè conosceva libazioni più grate
agli
Dei di quelle fatte col sangue dei prigionieri ro
società romana : i suoi templi e i suoi idoli erano per tutto innanzi
agli
sguardi ; i suoi poeti signoreggiavano la serva f
un quattrino di limosina ? Ma noi però non siamo bastanti a riparare
agli
nomini e a’vostri Dei mendicanti ; nè crediamo di
nosciuto, e che i Barbari non fossero usciti dai loro deserti. Quanto
agli
eserciti romani, i quali avrebbero verosimilmente
nquillità. A Saturno in Roma sacrificavasi col capo scoperto, laddove
agli
altri Iddii col capo velato. I Saturnali ossia le
re presso i poeti fu il terzo, a cui pur venne ascritto quanto poteva
agli
altri appartenere. Allorchè Latona n’ era incinta
ellavano Driadi ed Amadriadi. Le Nereidi ninfe del mare appartenevano
agli
Dei marini. Molte delle cose campestri avean pure
e ai lombi, il Genio alla fronte, Giunone alle sopracciglia, Cupidine
agli
occhi, la Memoria agli orecchi, al dorso Plutone,
la fronte, Giunone alle sopracciglia, Cupidine agli occhi, la Memoria
agli
orecchi, al dorso Plutone, alle reni e agl’ ingui
erpina sacrifìcavansi nere vacche o agnelle e di numero pari, laddove
agli
Dii celesti le vittime si offerivano io numero di
pensò che il giuramento per le acque di Stige fosse inviolabile anche
agli
Dei, sicchè, ove taluno a quello mancasse, fosse
ra. Tantalo figlio di Giove e della ninfa Piote in un convito offerto
agli
Dei, per fare esperimento della loro divinità, di
me di Belo, padre di Danao. Capo XX. Degli Dei stranieri. Oltre
agli
Dei fin qui rammentati, alcuni de’ quali particol
l fuoco, e lo seppellì sotto terra. Ma Prometeo riuscì a trovarlo, ed
agli
uomini lo riportò in una cava ferula o sferza o c
n Ermione allontanossi da Tebe, e andò nell’ Illirico, dove chiedendo
agli
Dei di essere trasformalo in ciò ch’ era stato il
impedivano l’ uscita dal Bosforo: in ricompensa di che Giasone ordinò
agli
alati figli di Borea di scacciare le Arpie, che l
iò Medea, per isfogare vie più il suo furore scannò atrocemente sotto
agli
occhi di Giasone medesima i due figli che da esso
la cognizione che egli avea delle stelle fu di grandissimo giovamento
agli
Argonauti nel lor viaggio. Mentre stava esaminand
a e di Taigete, fu dall’ empio padre, come è già detto, dato in pasto
agli
Dei per far pruova della loro divinità, e da essi
ezenzio, aspettavano secondo l’ oracolo un duce straniero per opporsi
agli
sforzi che esso faceva per rientrare nel regno, T
egli uccelli meleagridi. Parte I. Capo XI. Cinque Naiadi sacrificando
agli
altri Iddii, posto in non cale il Dio del fiume A
non ebbero, nè potevano avere. Lo stesso desiderio pur diede origine
agli
oracoli, che sparsi erano in mille luoghi, e che
i fatti a un vivente. II Ara o Altare, luogo destinato pei sacrifizj
agli
Dei. Quasi tutti i popoli fecero i primi altari c
cipalmente ad esaminare gli animali offerti in sacrifizio ed immolati
agli
Dei, ossia le vittime, per cavarne i presagi. Se
erano scelte fra le più belle. Il nome di vittima era dato solamente
agli
oggetti vivi ed agli animali grossi ; quello di o
più belle. Il nome di vittima era dato solamente agli oggetti vivi ed
agli
animali grossi ; quello di ostia agli animali di
solamente agli oggetti vivi ed agli animali grossi ; quello di ostia
agli
animali di latte, e tanto alle eose animate ehe i
de anche al guardo del Cielo (Iliade, xx), cioè facevano orrore anche
agli
Dei. Benchè Plutone avesse il titolo di re delle
n occhi di bragia, « Un vecchio bianco per antico pelo, « Che intorno
agli
occhi avea di fiamme ruote. » Egli invita coll’a
l mostro. — « Dio vi guardi, Signor, che ’l viso orrendo « Dell’ Orco
agli
occhi mai vi sia dimostro ; « Meglio è per fama a
Eleg. vii.) 246. Son questi i versi di Dante riferibili ai nomi ed
agli
ufficii delle tre Parche : « Ma po’ colei che di
destino. I Pagani rappresentavano cieco o bendato il Destino, e sordo
agli
umani lamenti ; ma appunto perchè inesorabile, ne
fare o soffrire, perciò fu-creduta una Dea avversa anzi che propizia
agli
umani desiderii. Quindi Orazio la chiama sœva Nec
ue la Dea delle casuali vicende, ma per lo più buone ossia favorevoli
agli
uomini ; e perciò Cicerone ne deduce l’etimologia
e (juvare) : Giove significa dunque etimologicamente il Dio che giova
agli
uomini, il Dio benefico per eccellenza57. Questa
e l’invenzione a Giove stesso, che il poeta sovrano fa così favellare
agli
altri Dei : « D’oro al cielo appendete una caten
he ve le stendesse Giove, allorquando vi soggiornava, per nascondersi
agli
occhi dei mortali. 62. Nella prosa e nella poes
v’era un re d’Arcadia, Licaone figlio di Pelasgo, il quale imbandiva
agli
ospiti nuovamente venuti le carni di quelli arriv
i di quelli arrivati prima, e facea poi servir di pasto le carni loro
agli
ospiti che arrivavano dopo, volle presentarsi egl
i aggiunge la moderna scienza geologica a dimostrarne la verità anche
agli
scettici, o universali dubitatori. La geologia, i
overno e dalle leggi. Inventarono i Greci che Cerere avesse prima che
agli
altri insegnato l’agricoltura a Trittolemo figlio
olanti avesse percorso gran parte della terra per insegnar quell’arte
agli
altri popoli. Quindi i Misterii Eleusini, cioè i
i segnato calle ; « Fatto ch’ebbe alle guance, al petto, ai crini « E
agli
occhi danno, alfin svelse due pini ; « E nel fuoc
rimo giorno la festa di questo Dio, e prima ad esso sacrificavasi che
agli
altri Dei, perchè egli era considerato come il po
i furono conservati, almeno di nome, anche sotto gl’Imperatori e sino
agli
ultimi tempi del romano impero, le stesse cerimon
20, cioè mezzo secolo prima degli scritti del Preller. — Avvertimento
agli
ammiratori di tutto ciò che è straniero, e non cu
nella classica Mitologia una Divinità più potente di Giove, il Fato,
agli
inesorabili decreti del quale eran sottoposti tut
ematica e per trasmettere i concetti e i desiderii degli uomini anche
agli
antipodi colla velocità del lampo. Sentiamo dunqu
one, e non andaron più oltre191, lasciando ai moderni, e specialmente
agli
italiani, (Galvani e Volta), la gloria delle più
revalsero principalmente tra gl’Indiani e i Persiani, e poi passarono
agli
Egizii, e finalmente ai Greci e ai Romani. I Chin
ra gli Dei e i mortali ; ed è loro ufficio l’interpretare e il recare
agli
Dei ciò che viene dagli uomini, e a questi ciò ch
77), trovandovi grandissima rassomiglianza quanto alle attribuzioni e
agli
effetti sulla vita degli uomini. La greca parola
iù di trecento anni !212 Abbiamo detto altra volta (V. il N. XI) che
agli
Dei davasi il titolo di Padre in segno di affettu
l’Oceano lo merita al par di Giove, e pei grandi benefizii che arreca
agli
uomini colle innumerevoli e maravigliose produzio
hille. Secondo Omero, l’Oceano ha il suo palazzo nelle acque del mare
agli
estremi confini delle Terra, e questo palazzo, se
i cogli altri rinchiusero ; e così dilatando essi la loro potenza sin
agli
estremi paesi del mondo conosciuto, a questi tutt
piedi, mentre essendo suo ufficio portare i comandi di Giove, servire
agli
Dei nelle loro ordinanze, ed il presidente altres
e la diversità de’ suoi nomi. Egli per cagion dell’uffizio di servire
agli
Dei vien detto messaggiero degli Dei, e con altro
’un fiore, come appunto parlando di Marte si disse, per far conoscere
agli
Dei, ed agl’uomini quanto efficace il suo potere
, e guida ? Chi è mai costei che ogni periglio sfida, E nel sembiante
agli
Angioli somiglia ? Chi è mai costei, che la ragio
i, e di ricchezza Solo il giusto con essa al mondo giova ; Dà la mano
agli
oppressi, i forti sprezza. Spada, e bilancia ha i
l cuore si necessaria virtù, ricordandosi sempre di quel, che scrisse
agli
Ebrei al 13. l’Apost. S. Paolo : Caritas fraterni
Elementi Religïon non manca, o si confonde Sicuro porto ai giusti, e
agli
innocenti. Ne manca, ne mancar può in lei possanz
e norme siegue del Sonetto in generale. Suole questo per lo più darsi
agli
Estemporanei ; non saprei però se più per scandag
ro moltiplice diversità si possono a tre classi commodamente ridurre,
agli
Esametri cioè, a Giambici, ed a Lirici, quali tut
o dalle stesse sue lettere. E che altro è quel, che leggesi al cap. 6
agli
Efesini : se pro Evangelio legatione fungi in cat
sua sentenza. (1). Potrà sembrare a qualcuno, che io pria di venire
agli
Endecasillabi rimati doveva far parola dell’Endac
o, attribuirono a queste Divinità pregi e difetti, virtù e vizii come
agli
esseri umani ; quindi vi furono divinità benefich
adro non si contentava di rimanere impunito, ma voleva anche apparire
agli
occhi del mondo uomo santo e pio per ingannare pi
secolo prima della guerra di Troia. Questo re nel fare un sacrifizio
agli
Dei in ringraziamento per le buone raccolte otten
nel Purgatorio con una fame canina resa più acuta dal vedersi dinanzi
agli
occhi, come Tantalo nell’ Inferno pagano, i pomi
i protettori della sua città e del suo regno, questo fatto non toglie
agli
Dei Penati il loro carattere generale e il loro p
sparisce ogni dubbio sul vero e proprio ufficio attribuito dai Pagani
agli
Dei Penati. Anzi ne deriva al tempo stesso la spi
hille che disperatamente si lamentava, e pietosamente si raccomandava
agli
Dei che lo salvassero. Nel libro xxi dell’ Iliade
otali nel petto « Di questo immane guastator, che tenta « Uguagliarsi
agli
Dei. Ben io t’affermo « Che nè bellezza gli varrà
è bellissima e facile ad intendersi ; significa che l’ingegno è dato
agli
uomini dalla Divinità, e che le opere di esso non
te ; e si voleva significare che l’ingegno vede e scuopre le cose che
agli
altri restano oscure ed ignote. E Minerva non sol
a è cantata dai poeti preferibilmente alla Titanomachia, perchè parve
agli
Antichi che in quella il miglior diritto fosse de
coi piedi che giungevano sino al promontorio Lilibeo e le mani sotto
agli
altri due promontori Pachino e Peloro. Ne riporto
i Priapo nei loro orti o giardini, ma per far soltanto da spauracchio
agli
uccelli ; e a tal fine ed effetto nell’alto della
ora esiste la chiesa di Ara Coeli. Le Feste Terminali eran celebrate
agli
ultimi di febbraio, che fu per lungo tempo l’estr
e detto loro qual direzione tener dovessero per non accostarsi troppo
agli
scogli ov’esse abitavano. Dante poi ha trovato il
Antichi per soggiorno delle Sirene un clima incantevole bene adattato
agli
attributi che a queste assegna la favola. Il nome
con tutta la maestà e tutti i distintivi con cui si mostrava in Cielo
agli
Dei. La maligna astuzia di Giunone sortì pienissi
) 205. Il termine di vipistrello usato da Dante sembra preferibile
agli
altri due vipistrello e pipistrello, perchè è più
ne a questa Mitologia ; la quale spero che possa esser utile non solo
agli
scolari, ma ancora ad ogni colta persona, poichè
vinità per mezzo di matrimonii misti, che danno origine ai Semidei ed
agli
Eroi ; e questi son sempre in lotta coi mostri e
enchè nella Greca Mitologia si trovino alcuni uomini illustri elevati
agli
onori divini, tali apoteosi molto differivano da
a simile la pena detta della propaginazione, che davasi nel Medio Evo
agli
assassini, seppellendoli vivi in una fossa cilind
rpetua la pena di lui. Parve esorbitante e tirannico questo supplizio
agli
stessi Dei, che inoltre rimasero indispettiti del
ingua italiana tanto in verso quanto in prosa ; e si applica pur anco
agli
uomini illustri della storia antica e della moder
perco, vale a dire del Dio Pane. Si continuarono inoltre in Roma sino
agli
ultimi tempi dell’impero pagano le Feste Carmenta
bile ; la corona di torri significava che quella Dea avesse insegnato
agli
uomini a fortificar le città ed i castelli ; il d
riparano nelle isole e nell’Italia. Doro diè origine ai Dorii ; Eolo
agli
Eolii ; Xuto ebbe due figli, Acheo, origine degli
guerra. Ebe oltre ad esser la dea della gioventù, mesceva il nettare
agli
Dei, quando erano a convito con Giove ; perciò si
rivato in italiano il vocabolo strenne e l’uso di mandarle o di darle
agli
ultimi o ai primi dell’anno. Saturno era adorato
teva ancora quando l’apostolo Paolo andò a predicare il cristianesimo
agli
Efesii ; e poichè egli voleva abolire il culto di
» come con perifrasi mitologica lo contraddistinse Dante, alludendo
agli
attributi della Dea Venere. 182. Esiste anche i
149 e per dimostrare la sua scaltrezza si divertiva a far delle burle
agli
Dei, involando ad essi quel che avevano di più ca
: « Se Apollo avesse voluto significare che Salamina sarebbe infausta
agli
Ateniesi, non l’avrebbe appellata divina ; e che
ioso animale da Eeta re di quella regione : e volendo mostrarsi grato
agli
Dei dell’esser giunto a salvamento ove desiderava
per indurne negli animi maggior rispetto e venerazione, le dedicavano
agli
Dei Mani ; pei quali però non sappiamo con certez
e Ercole fondò le nazioni eroiche, e per lo quale da’plebei si pagava
agli
eroi la decima di Ercole, che dovette essere il c
▲