, e fra conchigliè rare Erge il suo trono, e insiem possente, e degno
Per
tutto il guardo suo terribil pare. Due Tritoni la
divenuta ad un tratto feconda un legiadretto ben effformato cavallo2.
Per
tal produzione non perd utasi di coraggio Minerva
petto, e con bel lauro al crine, Dovunque il guardo dignitoso Ei gira
Per
tutto splender fà fiamme divine. Scioglie il suo
di Climene fù in cielo l’impertinente motivo delle novelle disgrazie.
Per
vendicarsi costui dell’ ingiuria ricevuta da Epaf
col grano in fronte, e a piedi, Da strumenti rural cinta d’ intorno,
Per
ogni parte idolatrar la vedi Scorrendo ogni tugur
i fù certamente la figlia di Saturno, e Cibile Cerere. Chi fù Cerere.
Per
essa invero si scosse la terra, ed in vaghe forme
in selva, erba in prato, fiera in bosco, che non ne senta il valore.
Per
questi, ed altri innumerabili suoi effetti essa f
onde avvenne, che in lode di qualche vincitore Romano soleasi dire :
Per
lui son chiuse le porte di Giano. Delle porte di
’alme, e guidator del core, Fabbricator d’affanni, e insiem di speme.
Per
esso l’uomo or s’ingoraggia, or teme, Or s’innalz
velar il suo duol non è mai muto, Apre la bocca ognor di sangue lorda
Per
bestemiare il ciel, eccovi Pluto. Dichirazion
pre la causa, e la circostanza, per cui sposa di quel Nume addivenne.
Per
quest’ultimo segnale de’ fiori, ch’ella presenta
mano di Dio spesso è vendetta, E i miseri talor strugge, e conforta.
Per
tutto spïa cautamente accorta, Rango, bella, sape
pecchio i falli appien palesa : Dunque si lasci il vil profano canto,
Per
cui la gloria sua ne resta offesa Essa, che nel m
avole, e sogni, addio chimere Altro splendor m’irradia oggi la mente,
Per
esso io spazio tra le immense sfere Quel che fia,
stupore si ammireranno le bravure dell’ammirabil possa di quest’arte.
Per
essa più popoli spogliati gli antichi loro selvag
licemente tradotti ad un tenore di vita più civilizzata, e più culta.
Per
essa asseguirono la loro subblimità i Druvidi, le
à i Druvidi, le loro celebrità i Bardi, le magnanimità loro i Cultei.
Per
essa nella republica letteraria han vita tanti Er
ria han vita tanti Eroi un dì nascosti nel tenebroso seno del obblio.
Per
essa vivono alla immortalità quanti per le scienz
anti per le scienze, o per le arti nella umana società si distinsero.
Per
essa finalmente, che suol dare anche corpo all’om
elli soltanto si sono, che valgono ad ottenere sicuramente l’intento.
Per
acquistare però tutte le suddivisate doti, che le
di adattare il metro al soggetto, e non mai questo tradurre a quello.
Per
tal errore in vero è derivato, che innumerabili c
sillaba, come. Poichè Saprò Pietà Patir Per mè Morir Non v’è
Per
tè Nel trisillabo la inflessione della voce ca
ò. E spicca il vol. Cap. V. Del senario semplice, e doppio
Per
senario semplice intendesi il metro di quattro ve
bagna ; Intrepido unisce Qual rio si stende Le forze più estreme,
Per
vasta campagna E corre alla pugna. Del forte il
già vinta Or vince col brando, La schiera nemica Or fuga la voce
Per
tutto è già estinta, Vergogna sol teme, Allora
co, Al fianco lo coglie ; E mostrasi audace Ma par, che non sente
Per
fino che intese Per troppo furor. Dell’armi il
lie ; E mostrasi audace Ma par, che non sente Per fino che intese
Per
troppo furor. Dell’armi il destin. Udito, che
o furor. Dell’armi il destin. Udito, che Tebe Fù questa la morte
Per
tutto hà trionfato Dell’ uomo possente, Su pove
la città distruggere, Venite, e qui si celebri E scampo non le dà.
Per
noi l’estremo dì. Ciascun le calde lagrime Allo
cane mio diletto Masserizie vanno a galla Hò perduto la zambogna
Per
il fiume un mar già fatto, Lasso me ! Che far deg
lta a un tratto Ah ! se tutto ho già perduto Fugge Titiro piangente
Per
voler d’iniqua sorte, Dalla morte a lui present
legge armato Resta il padre provocato Cadde il figlio sventurato,
Per
l’offesa potestà, E fè noto il genitor E bandis
ombe Inopinato scempio. Alla fatal sventura L’iniqua infame donna
Per
opra degli Dei Perchè restò delusa Forma cangiò
sventura, Soddisfare a un comando cosi ? E alla legge poi di natura
Per
me sia questo l’ultimo di Umil la fronte pieghe
moltiplici diversi affetti, da quali tiranneggiato era il suo cuore.
Per
tal circostanza appunto ne avvenne, che un tal me
nna Tito, e Tiberio suoi figli a morte. Già la Romana libertà vagiva
Per
opra del possente ardito Bruto, Già la superba ti
a il soglio rëale omai caduto Ma il vil Tarquinio, che non anco parte
Per
sedurre i Romani adopra ogn’arte. Si forma in Rom
sedurre i Romani adopra ogn’arte. Si forma in Roma una fatal congiura
Per
dare al Regge l’usurpato soglio Vindicio l’ode, e
anni, onde al dovere adempio : Se in verde età vi diedi il sangue mio
Per
voi morrò, ma qui si piange Addio. Cosi parlato c
di borbottar, saluta Venere, Che in si bella stagione i campi decora,
Per
cui fa i fiori uscir fin dalla cenere. Odi il can
l un modello, e non prefiggere una norma invariabile della Canzone.
Per
la morte di Pio VII. Chi al pianto porgerà cotan
lso impero ? Oh ! di quanti tormenti, e quante cure Si caricò pietoso
Per
trar la greggia dal fatal periglio, E senza aver
ormai nel tuo cor si bel desio, Non tardare, t’affretta, e se verrai
Per
gioia un’ agnellin svenar vogl’ io. Risposta d
iglia se con affrettato passo percorrer mi vede il presente sentiero.
Per
dar però alla materia qualch’ordine, da cui acqui
sve Corinthi. Or lib. 1. Od VII. Articolo II. De’ Giambici.
Per
verso Giambico intendesi quel verso, in cui domin
può vedersi in Plaut, Fed. e Ter. Articolo III. De’ Lirici.
Per
evitar la confusione, che risulta dal moltiplice
do satiatus pectore musis Doctior ad patrias lapsus pervenerit oras.
Per
questi tristi gemiti, ed amare querele delle abba
odo mi rapisce voglio restringerla, se pur mi riesce, in un sonetto.
Per
punir il Trojan dell’ opra atroce Di Paride fatal
fugit, tenebrisque pudorem Celat, et a cunetis expellitur aere toto.
Per
questa ragione Demostene qualora imprese a deride
la spada del pudore essa non vanti in sua difesa. Suoi tempii. (1).
Per
cagione di alcune oblazioni di argento, che prese
nga nell’ altissimo de’ cieli, Inaccessa agli Dei, splende una fiamma
Per
proprio fato eterna ; e n’ è custode La veneranda
qua e là con fiaccole accese chiamando ad alta voce Proserpina. 61.
Per
lo più la vittima sacrificata a Cerere fu una scr
e il monte e la Trinacria tutta ; E del ferito petto il fuoco uscendo
Per
le caverne mormorando esala, E tutte intorno le c
ti i suoi privilegj, e lo destinò a diffondere la luce sull’universo.
Per
tale ufficio è chiamato Sole, Febo, o padre del g
i e tre colori distinti, così ha tre nomi, alba, vermiglia, e rancia.
Per
questo le farei una veste fino alla cintura, cand
a, E la miseria dell’avaro Mida, Che segui alla sua dimanda ingorda,
Per
la qual sempre convien che si rida, Dante, Purg
tutte le loro brighe e degli affari relativi alla guerra e alla pace.
Per
essere più sollecito nell’eseguire gli ordini dei
ni Roteanti del cielo il mar fecondi Navigero, e le glebe fruttuoso ;
Per
cui quantunque gente d’animali Concepe, e nata a’
daro volge questi versi alle Grazie in una delle sue Odi olimpiche :
Per
voi negli uomini Tutto è diletto, O senno chiudan
e un gran numero di servi e d’ancelle sempre solleciti ad obbedirla.
Per
qualche giorno le parve un incanto la vita ; ma p
e tagliare un vello di lana dorata di sui montoni che vi pascolavano.
Per
ultima prova Venere le disse : « Va a Proserpina,
e, ove Dante trovò scritte quelle tremende parole che tutti sanno : «
Per
me si va nella città dolente ec., » ed Enea vide
i chi [ILLISIBLE] Svegliar subiti a[ILLISIBLE] Negli attoniti petti ;
Per
voi, turba feroce, Spesso a color, che morte Sull
e distinte in quattro spazii, per toccare le sue quattro vigilie. » «
Per
significar questo (il Crepuscolo), trovo che si f
tizione) ; finalmente gli Dei-Mani che stanno a custodia delle tombe.
Per
questo nei vecchi sepolcri troyiamo le due inizia
cano, Diis Manibus, come per raccomandare a loro la tutela dell’urna.
Per
lo più immolavano pecore nere agli Dei-Mani ed al
travagliarsi eternamente invano per empire d’acqua un vaso sfondato.
Per
quanto sia molta la inverosimiglianza della favol
gore che fa tremare uomini e Dei : Sospira e suda all’opera Vulcano,
Per
rinfrescar l’aspre saette a Giove. (Petrarca, Pa
e non che si movea con essa insieme, E torreggiando inverso la marina
Per
l’usato sentier se ne calava : Mostro orrendo, di
tempo. Momo, di cui la nominanza dura, E durerà nelle lontane genti,
Per
sovrumani usci nuovi argomenti Dal cavo grembo de
serne sazio. — E con moderate fatiche esercita sempre il tuo corpo. —
Per
dormire, coricati sul fianco destro. — Che le tue
Egitto sotto forma d’animali al tempo della guerra dei Giganti. 295.
Per
lo più il suo aspetto è deforme, poichè ha la fac
ammai non neghi Tepidi soli e temperata pioggia. (B. Baldi, Egloga.)
Per
lo più è rappresentato a modo del dio Termine (30
spighe nel tempo della mèsse, e di fiori all’arrivo della primavera.
Per
lungo tempo i sacrificj a lui fatti consistettero
ve, o sorriso degli Dei, gioconda Essenza della gioja, alma famiglia,
Per
cui natura di bellezza abbonda. Per te Religïon,
senza della gioja, alma famiglia, Per cui natura di bellezza abbonda.
Per
te Religïon, del Cielo figlia, S’ornò : per te la
terra all’uom non spiacque, Quando dal cielo al suol bassò le ciglia.
Per
te la vita rincorossi e piacque ; Per te la morte
cielo al suol bassò le ciglia. Per te la vita rincorossi e piacque ;
Per
te la morte sul feral tragitto Vinta ai soavi far
limpide e pure ad unirsi a quelle d’Aretusa, …. Che di Grecia volve
Per
occulto cammin l’onda d’argento, Com’è l’antico g
cre, e gli santi suoi numi Penati A te solo accomanda, e tu li prendi
Per
compagni a’ tuoi fati : e com’ è d’uopo Cerca lor
’l capo infra le nubi asconde. Dicon, che già la nostra madre antica
Per
la ruina de’ Giganti irata, Contra i Celesti al
’occhi vigilanti, e tante (Meraviglia a ridirlo !) ha lingue e bocche
Per
favellare, e per udire orecchi. Vola di notte per
ade, » Mandata fu sulla terrestre mole Dalle celesti lucide contrade,
Per
dissipar col suo divin fulgore La cieca nebbia de
epiteto non volesse indicare la vecchiezza della Fedeltà incanutita.
Per
lo più le giace a’piedi un cane bianco, simbolo c
sangue fece spesse volte laco. Non va co’suoi fratei per un cammino,
Per
lo furar frodolente ch’ei fece Del grande armento
eccaniche. È creduto inventore della sega, della lima e del compasso.
Per
queste scoperte ottenne tanta riputazione, che lo
otettrice delle arti lo rattenne per aria, e lo trasformò in pernice.
Per
togliere a Dedalo l’ odiosità di quest’ azione in
della legge che secondo essi governava i moti di quei corpi celesti.
Per
lo più i Dioscuri sono rappresentati in due giova
dere, cacciando, il fratello Bellero, fu chiamato Bellerofonte. 462.
Per
quel delitto, benchè involontario, dovè rifugiars
ale, quando i Greci, tante volte respinti, ordirono uno strattagemma.
Per
consiglio di Pallade (263) costruirono un cavallo
isola d’Itaca nel mare Ionio. Ulisse, il figlio di Laerte, io sono,
Per
tutti accorgimenti al mondo in pregio, E già nolo
ersi pazzo per non accompagnare i principi greci alla grande impresa.
Per
dare a credere la sua finta pazzia, s’ era posto
entrati eravam nell’alto passo : Quando n’ apparve una montagna bruna
Per
la distanza, e parvemi alta tanto, Quanto veduta
alle stelle n’andò. Plorava il padre Miseramente, e gemiti e singulti
Per
la città s’udian, come se tutta Dall’eccelse sue
questo pure per le patrie mura Combattendo cadeo dianzi al tuo piede.
Per
lui supplice io vegno, ed infiniti Doni ti reco a
Lo Carrarese che di sotto alberga, Ebbe tra bianchi marmi la spelonca
Per
sua dimora ; onde a guardar le stelle E il mar no
è dell’ alpe, che serra Lamagna Sovra Tiralli, ed ha nome Benaco.130
Per
mille fonti, credo, e più si bagna, Tra Garda, e
poi, che ’ntorno erano sparti, S’accolsero a quel luogo, ch’era forte
Per
lo pantan che avea da tutte parti. Fèr la città s
un tempio, l’oracolo del quale diventò famoso quanto quello di Delfo.
Per
consultarlo bisognava purificarsi, astenersi dal
trascorrendo come flutto spinto dal vento, giunsero a lato di quelli.
Per
qualche tratto di stadio corsero così, che le ott
ai giuochi olimpici. 675, 3°. … Di Grecia all’adunanza illustre
Per
li delfici ludi Oreste venne. E là primiera ad al
l vider caduto, e tanto strazio Soffrir giovin si prode, orribilmente
Per
terra strascinato, or alto or basso Rotante i piè
Corrispondenza d’amorosi sensi, Celeste dote è negli umani ; e spesso
Per
lei si vive con l’amico estinto, E l’estinto con
uri effluvi i zeffiri impregnando. Perenne verde protendean su l’urne
Per
memoria perenni ; e prezïosi Vasi accogliean le l
Celesti, oltre ogni avviso Nostro, tra’nostri siamo in prova addotti
Per
onorar le sue ceneri sante, Onoriamle, adoriamle
famose e felici, anima ed ombra Del padre mio, torno di nuovo indarno
Per
onorarvi ; poichè Italia e ’l Tebro (Se pur Tebro
a come ei non l’hanno veduto mai, lo riguardano qual Dio sconosciuto.
Per
ordine suo venne dal settentrione un uomo straord
fenomeni dell’electtrice nè i aegreti della fisica sperimentale. 18.
Per
la smisurata sua mole presa dal gelo di morte. 1
orrere agli artifizi dell’eloquenza per toccaro il cuoro doi giudici.
Per
lungo tempo le sontenze di questo augusto tribuna
iavano i poeti. 78. Condusse alla riva. 79. Fino alle ascelle. 80.
Per
nodi, intendi le fallaci parole con che i frodole
Populuse città. Vedl nell’ una Conviti e nozze. Delle teda al chiaro
Per
le contrade ne veaian condotte Dal Ialamo le apos
e il nome a Gaeta dalla propria nulrice che ivi lasciò sepolta. 105.
Per
compagnia. 106. I suoi segni. Intende delle cosi
che fa la terra girando intorno al sole nel periodo d’un anno. 143.
Per
lo più sotto le sembianze di Vacca.
gere i Classici, il cui studio tanto aiuta la fantasia degli Artisti.
Per
giungere a ciò, ho tradotto non piccola parte dei
ara; ecco inalzarsi a un tratto Vampa vorace, che s’apprende e sparge
Per
l’ammontata arida selva, e stride, E in suo cammi
il tronco, un lauro altri ricopre. Trema ogni ramo dell’ombroso bosco
Per
la sospesa plebe, e son coperte D’Ilio che fuma l
o istesso di sposarsi, offerta Dal padre in sacrifìcio ostia dolente.
Per
dar felice e fortunato evento All’armata navale…
donzella al re s’accosta, e dice: Eccomi, padre: a te la cara vita,
Per
la patria e pei Greci ecco ch’io dono: Volentieri
vi ubbidisco; il mio morir vi renda Vincitori e sicuri, e nel ritorno
Per
me baciate la felice terra Ch’ io più non devo ri
genealogie, nelle quali una sola nazione di tutte l’altre è maestra.
Per
evitare questo errore sarò contento di osservare
nto dei numi. Odi la notte Gemer gì’ iddii ferali, e suonar gli antri
Per
le scosse catene, ulular l’ombre. Ombre di sangue
ga e vince le disciolte membra. Quando dei veri sogni erra la schiera
Per
le tacite case, e colle nere Ali ricopre gli stan
ze La figlia di Fenice, e le parea Veramente veder due terre in lite.
Per
lei sembianza avean di donna entrambe: Una è simi
alamo balzando, andava in traccia Delle care compagne, ad essa eguali
Per
natali ed età; soave scherzo D’Europa e quando pe
cammina, nè può sopra la terra Far viaggio il delfino; e tu passeggi
Per
la terra e pel mare, e non t’anneghi. Sono l’ugne
e pel mare, e non t’anneghi. Sono l’ugne il tuo remo, e forse ancora
Per
l’etere celeste alzato a volo Emulerai gli augell
er qual sia, donde e di cui, E di che armento, e chi l’ha data a lui.
Per
troncar Giove ogni sospetto e guerra, Che la gelo
n ben sempre strameggiata terra. Talvolta l’infelice apre le braccia
Per
abbracciar il suo nuovo custode; Ma col piede bov
uendo lei nel nudo lito scende, Dove l’unghia sua fessa usa per penna
Per
far noto quel mal, che sì l’offende; Rompe col pi
r noto quel mal, che sì l’offende; Rompe col piede al lito la cotenna
Per
dritto, per traverso, e in giro il fende; E tanto
r con pompa, con gaudio e con decoro; Onde nipoti e genero aspettava,
Per
la mia vecchia età dolce ristoro. È questo dunque
nto, mutò sembiante e veste, E lasciò il suo cappel, lasciò le penne:
Per
far dormir le tante luci deste Sol la potente sua
ppio martir che prova e sente. Giove con grato modo e caldo affetto.
Per
ammorzare ogni rancore e sdegno. Che rode alla ge
mmorzare ogni rancore e sdegno. Che rode alla gelosa moglie il petto,
Per
l’acque giura del tartareo regno, Che mai più non
er solca, ma temea non muggire: Apre la bocca al dir, poi la suggella
Per
non udir quel che fuggia d’^udire. S’ arrischia a
Giove in sen; già tutta La trascorre con l’occhio e in lei si pasce.
Per
man la prende, e: Sì, dice, vincesti, Tuo ritorno
a Iva Giunone, e del marito i furti Tutti volgea nella sdegnosa mente
Per
far querela al gran padre dei numi. Quando gli st
. Lo mirò la diva, E disse: ninfa, in prò mio tu potresti Non so che…
Per
tre volte io le volea Darle promessa di soccorso,
faretra e Tarco, I coturni e la fibbia. E chi più ricco E dello dio?
Per
me Delfo lo dica : Decoro è in lui di gioventude
bello. Ma la ninfa emula il vento Nella celere fuga, e non s’arresta
Per
questi detti: Ferma, Dafne, il prego, 10 non ti s
ondo l’opinione degli antichi, quest’albero favorisce la divinazione.
Per
questa ragione in Atene si diede il nome di θαυμα
te, secondo l’opinione degli espositori delle antichità ercolanesi. »
Per
la vittoria navale di Azio Tacete tutti: nuovi ve
cia arbitrio della morte il Fato. Ahi: trionfo miglior fora una donna
Per
quelle vie che incatenato scorse Giugurta. Avrest
to a tentare simile impresa dopo l’Anguillara. Avventura di Fetonte.
Per
sublimi colonne era del Sole Alta la reggia: vi r
a terra di Olimene il figlio Impallidì, tremar le guance, e gli occhi
Per
tanto lume ottenebrarsi: in core Tardo pentir gli
al crin fumante Volano le faville; il premio è questo Dei doni miei?
Per
voi produco invano, Ingrati Numi, i non mertati i
mondo. Atlante L’ardente globo sulle stanche spalle Più non sostiene.
Per
l’empireo ancora Non tremi Giove? — Proseguir gli
era messo a musaico. » Atteone. Tebe già stava: e tu, Cadmo, potevi
Per
l’esiglio sembrar felice; il fato Soceri t’accord
re Mentre si terge la Titania dea. Il nipote di Cadmo al bosco arriva
Per
ignoto sentier con passi incerti Vagando: così pi
ntra il mostro, e larga Piasra nel fianco con la man sicura Gli apre.
Per
rabbia e per dolore il mostro Verso i destrieri s
tri Celesti hanno votivo sangue, Promessi doni, vario onor d’incensi.
Per
l’argive città la fama errante Spargea di Teseo i
una la biga tirata da un cavallo bianco e da un nero, ovvero da bovi.
Per
testimonianza di Festo, anche il mulo univasi al
n lo vider le ninfe. Avea la luna Nove giri compiti, allor che stanca
Per
le fraterne fiamme un bosco grato Di fredde ombre
e cresce in ugne adunche La man curva, e dei pie gli uffici adempie.
Per
vasta bocca ecco deforme il volto Lode di Giove:
l’usbergo, indi alle spalle adatta L’Egida incorruttibile, che vibra
Per
cento fiocchi sanguinoso lume: L’Egida cui d’into
a, Pelasgo, avverti Che alla reina involontari i lumi Tu non rivolga.
Per
l’estrema volta Queste mura vedrà chi mira ignuda
a una base antica con lettere greche che significano: Bupalo lo fece.
Per
quanto però sia verisimile che questa base appart
nle nel passare il sacro sangue. Mettendo acute strida, ella si porta
Per
lunghe valli il suo garzone e sposo, L’Assirio sp
arger più per selve i tuoi lamenti, Citerea; è bello e fatto il letto
Per
ricevere Adon: funebre letto, Il letto tuo, vi gi
ne, o Citerea, al tuo lamento. Lascia star questo dì conviti e feste.
Per
ripigliarle poi per tutto l’anno, Finché non ried
e arti greche assai di buon’ora, e almeno fin dai tempi di Polignoto.
Per
quel che riguarda le Veneri vestite non mi tratte
Corre al fóro in tumulto, ove s’alterca Ai ministri di Temide dinanzi
Per
impensata uccision: nel mezzo Giace l’estinto; a
i capanne e pastorali tetti, Tranquilli alberghi d’innocenza e gioia.
Per
vaghezza maggior lo sporto artefice Un coro figur
l’aura vagamente ondeggiano, Questi in farsetti assettatucci e liscii
Per
tinta d’olio dilicato e splendido. Vaghe ghirland
tan l’Insidie con i brandi ascosi, E doppio ferro la Discordia vibra;
Per
minaccio infinite urla ia reggia. Mestissima Virt
le sparse chiome: della notte Arbitro, o sommo imperator dell’ombre.
Per
cui corrono sempre i nostri fusi. Che, di tutto p
di tutto principio e fin, compensa Con le veci di vita alterna morte,
Per
cui s’avviva la materia, ei corpi Vestono l’alme
; in seguito a Temi che a sua madre nel santuario profetico successe.
Per
la cessione libera e volontaria di lei, Febe sua
lambe Con minor volo li soggetti campi, E si feconda la solcata terra
Per
la polve che cade, e delle rote Coprono Torma le
e foglie di vetrice. Mangiavano ancora l’aglio per studio di castità.
Per
togliere ancora il sospetto dell’impudicizia, le
vellare adesso delle cerimonie eleusine dette per eccellenza Misteri.
Per
mostrarci in qual conto fossero presso gli antich
le furie qui ti spinse? ed osi Profanar con la tua quadriga il mondo?
Per
te di Lete è il pigro stagno, e sono Spose degne
l fine, e con il crin si strappa Le spighe, ed erra per le vote sedi,
Per
gli atrii desolati, e riconosce La tela, suo lung
audiano). Lezione trentesimottava. Il Caos, la Terra e l’Amore.
Per
favellarvi delle altre divinità minori io terrò l
mano alla fronte, e scotendo il suo vasto corpo si lagna col Cielo. —
Per
allontanare questa funesta immagine, l’artista ad
to ei prosegue, e vinta alfine Dagl’infiniti colpi, e al suol piegata
Per
tese funi ruinò la querce, E col suo peso molto b
iva il sonno; a lei vergogna e duolo L’alma pungean. Tu rapido movevi
Per
l’aure lievi a volo. Te ritenne Citerà. Ivi t’acc
Iride, e colla mano i sogni opposti Fugò: splendeva la sacrata reggia
Per
la fulgida vesta., Alfine il nume Inalza gli occh
gran furia, In voce ebrifestante Alle compagne prese a dir tremante:
Per
l’erto calle Gitene, o Galle Tutte di schiera, Tu
ssatene Pel soverchio ronzare, Senza cibo gustare Dannosi a riposare.
Per
lo languore Onde vacilla il pie Pigro sopore Ad e
menadi. Io di me parte, io steril uom sarò? Io del verd’Ida i luoghi
Per
fredda neve algenti abiterò? Io di Frigia i gran
la: Su, gli dice, su, fera belva, Vanne, e quinci ritrarsi alla selva
Per
marcia forza Di furor, di follìa Costui ne sforza
la coda ti scuoti, E con essa le terga percoti, E con sì fatta sferza
Per
te stesso ti sferza: Fa che dei tuoi ruggiti Suon
a corre di Giacinto i fiori Sul mio monte venisti, e scorta io t’era
Per
quella via. Gran tempo è ch’io ti vidi, Ma t’amo
e di te canto. Mio dolce pomo, e di me, spesso a molte Ore di notte.
Per
te sola allevo Undici cavrioli e quattro orsacchi
Colla tua testa? se tesser canestri Tu volessi e cercar tenere frondi
Per
r agnelletto, assai più senno avresti: Mungi agne
loro non lascia che le ossa. I poeti non parlano di questa Eurinome.
Per
servire al testo conviene rappresentare circondat
ocero nostro, e nostro zio, Non men nel cor che nella fronte allegro,
Per
man ne prese, e ne baciò le guance, Non sapend’ e
ator del Ciel lasciò quel giorno Argo sua bella, e se n’andò da lunge
Per
non veder le scelerate nozze. Quand’ ecco entrar
agli altri suoi malnati amanti. Io son pur, lassa me: vergine e donna
Per
gli anni umile, per natura pia, Nè son conformi a
r degni di morir: che abbiamo Misere noi commesso? or per qual colpa.
Per
qual cagion non mi lice esser pia? Che deggio io
do mio padre in minacciosa e fera Vista s’entrò nei funerali alberghi
Per
numerar gli esanimati corpi Dei miseri fratei gen
i lamentava e si dolea che poco Sangue s’era versato: ond’ei mi prese
Per
le ancor sciolte chiome (e queste sono Di mia pie
cotesti che son morti. Ma poi ch’ei vide ch’io non mi partiva, Disse:
Per
altre vie, per altri porti Verrai a piaggia, non
che il suolo 1’ onda Sia chiuso, ei disse, aperto è il Cielo, andremo
Per
esso: tutto posseder Minosse Può, ma non l’aria.
na intenzione ed i voti che concepiva per l’impero che il buon gusto.
Per
escludere ogni sospetto di gentilesimo le pose co
presume Meritare il mio crin le tue corone, Pur su l’alma i’ mi sento
Per
lei doni maggiori Di tutti i regni tuoi, Nè tu re
e de’ barbari regi Paventan l’aspre madri: E stanno in mezzo a l’aste
Per
me in timidi affanni I purpurei tiranni: E neglet
ifricana virtute, E al Punico feroce Recate di mia man l’atre cicute.
Per
me Roma avventò le fiamme in grembo A l’emula Car
ti non sono sempre suscettibili di esser rappresentate nella pittura.
Per
soddisfare a questo vostro desiderio ho trovato u
ice aluta, calcare già da noi in altre statue delle Muse osservato. «
Per
continuare nell’intrapreso metodo di distinguere
confusi gli antiquarii, e che dissente dalle più ricevute opinioni. «
Per
farmi meglio comprendere, seguito lo stesso ordin
ivolge, traeva: altra gli svelle La destra in atto di pregar: lo tira
Per
l’altra mano Autouoe a se, la madre Errando intor
rco, che ridendo a lui tendeva Le pargolette braccia, e ben sei volte
Per
l’aer suso, quasi fionda, il rota: Spargersi vedi
i. Ai numi tuoi gli aggiungi: il mare Alcun poco mi deve: ebbero vita
Per
me le spume, e da lor tengo il nome Grato. — Nett
vincon le membra; e poiché seppe Da lei la causa della pena, ha fermo
Per
la guerra del mar gire alle nozze, Ancor che veng
di Bacco, trovata nel cavamente degli Orti Carpensi presso il Tempio.
Per
comodo dei trasporti si facevano le statue di più
censurano con poca esattezza quei Classici che non l’hanno osservata.
Per
far cadere affatto simile opinione hasta riflette
tendendo della guerra che per soverchio vino intrapresero coi Lapiti.
Per
questo. Nonno al principio del Libro XIV delle Di
ne il nome sull’orlo del pallio allontanandosi dall’usanza ordinaria.
Per
quel che riguarda l’arte, il nostro Bacco barbato
E dell’aura e del sonno che la inganna. Di paura tremando, come suole
Per
piccol ventolin palustre canna. Par che in atto a
iel, e gli elementi insieme, Faceano un corpo informe, e mal disposto
Per
donar, forma al mal locato seme : Anzi era l’un c
forma al mal locato seme : Anzi era l’un contrario all’altro opposto
Per
le parti di mezzo, e per l’estremo : Fea guerra i
fratelli. Nettuno ebbe il mare, Plutone l’inferno, ed esso l’empireo.
Per
mano de’ Ciclopi fu formato un elmo per Plutone,
ando seco la Vittoria, il Potere, l’Emulazione, la Forza da lei nati.
Per
compenso volle Giove, che i giuramenti fatti in n
n gittar fiamme, e sassi per liberarsi dal grave peso, che l’opprime.
Per
mano di Minerva cadde pur il Gigante Pallante, de
iove Ammone (2). Giunone. Giunone era sorella, e moglie di Giove.
Per
tale gli Dei la riconoscevano. La sua bellezza co
ola pure Domiduca, perchè accompagnava la sposa alla casa del marito.
Per
testimonianza di Cicerone fu altresì detta Moneta
acque scorrevano fino a Stige, fu pienamente informata dell’accaduto.
Per
liberare Proserpina, Cerere ricorse a Giove, che
e sei tu, che regoli il corso de’ giorni, delle stagioni, degli anni.
Per
te la verde campagna produce fiori, e frutta, e m
sperato per tal regalo, cercò di nascondergli sotto un’alta berretta.
Per
disgrazia era al suo servizio un barbiere d’indol
ecce circondate di pampini, e di edere, che ne nascondevano la punta.
Per
tale conquista Bacco fu detto il domatore delle I
ttagli, che per necessità dovevano sfuggire agli Dei del prim’ordine.
Per
conseguenza furono gli uomini obbligati a creare
i compagni, e facendosi egli stesso legare ad un albero del naviglio.
Per
la rabbia di essere stata elusa la loro arte, le
, e di Ecate, o sia della Notte era altresì un altro mostro del mare.
Per
lo innanzi era stata una ninfa bellissima amata d
effigie di Flora con ghirlanda, ed un cestellino di rose. L’Està.
Per
esprimere questa stagione vedesi Cerere col corno
stesso sulla faccia del luogo, e gli riuscì di ammazzare quel mostro.
Per
ordine di Minerva seminati i denti del dragone pr
ostentare il suo fasto voleva quanto di più raro esistesse nel mondo.
Per
rendere adunque il viaggio di Perseo più lungo, e
overno fu sì giusto, e regolato, che divenne il modello de’ principi.
Per
la sua giustizia, ed esattezza fu Minosse eletto
ò. Teseo fu preso vivo, e condannato a restar per sempre nel Tartaro.
Per
sua fortuna Ercole gli ottenne di potere abbrevia
recce nel sangue di quest’Idra, che conteneva un veleno potentissimo.
Per
mano di Ercole caddero caddero altresì gli augell
o. Il solo Filottete fra tanti che ricusarono, secondò il suo volere.
Per
compenso n’ebbe l’arco, e le frecce, senza le qua
i abbandonarlo alle bestie feroci, lo legò ad un albero per un piede.
Per
tal ragione il faneiullo ebbe il nome di Edipo, v
nchiuse entro di un’ urna d’oro, e portate nel padiglione di Achille.
Per
celebrare ancora con maggior pompa la memoria del
mulazione. Tutto questo non bastò a soddisfare la collera di Achille.
Per
lo spazio di nove giorni trascinò tre volte il ma
costruito un battello : lo ascende, e si dà tosto in balìa del mare.
Per
il corso di dieciassette giorni la sua navigazion
colpo sicuro, e ritornava dopo fralle mani di chi lo aveva lanciato.
Per
parte sua Procri divenne egualmente gelosa, spian
ell’inferno entravano per due porte, una di corno, l’altra di avorio.
Per
quella di corno come trasparente entravano i sogn
astronomi coi loro telescopii hanno contato 127 fulgidissime stelle.
Per
quanto gli Antichi si affaticassero a dire che Ar
gue fece spesse volte laco. « Non va co’suoi fratei per un cammino, «
Per
lo furar frodolente ch’ei fece « Del grande armen
rambo Bacco in Toscana : « Allegrezza, allegrezza ! io già rimiro, «
Per
apportar salute al legno infermo, « Sull’antenna
regina Pasifae, fu chiuso insieme col suo figlio Icaro nel labirinto.
Per
altro egli trovò il modo di uscirne. Fingendo di
ual tributo dovea rinnovarsi ogni 9 anni finchè il Minotauro vivesse.
Per
ben due volte gli Ateniesi soddisfecero gemendo a
iglio di Nettuno, e così lo fecero appartenere al numero dei Semidei.
Per
altro poco giovò a quest’Eroe l’esser figlio di u
avrebbero rapite le figlie sposandole e conducendole nei loro regni.
Per
altro in quel momento erano ambedue privi del reg
amosa cacciatrice che fu la prima a ferire il cinghiale di Calidonia.
Per
quanto fosse valoroso, anch’egli perì nella guerr
cmeone che di ciò pregato « Dal padre suo, la propria madre spense, «
Per
non perder pietà si fe’ spietato. » E nel Canto
elle indiscrete e ardite pretenzioni di lui, lo fece gittar nel mare.
Per
altro nell’ amministrazione del regno fu così for
Nè rubicondo vino, esangui sono, « E quindi han nome d’Immortali. »
Per
quanto i capitani greci facessero prodigi di valo
nore di pianti, Ettore, avrai « Ove fia santo e lagrimato il sangue «
Per
la patria versato, e finchè il Sole « Risplenderà
tura intellettuale si tolse da sè stesso la vita colla propria spada.
Per
la morte di Achille veniva a mancare nel campo gr
ezzo, e Ulisse e i suoi compagni : « Navigavamo addolorati intanto «
Per
l’angusto sentier : Scilla da un lato, « Dall’alt
ivedermi non permise a Scilla ; « Chè toccata sariami orrida morte. «
Per
nove dì mi trabalzava il fiotto, « E la decima no
rati eravam nell’alto passo, « Quando n’apparve una montagna bruna «
Per
la distanza, e parvemi alta tanto, « Quanto vedut
l mar fu sopra noi richiuso. » LXII Venuta di Enea in Italia
Per
quanto Omero parli onorevolmente di Enea nell’Ili
n sulla cima e di cornioli « Una folta selvetta. In questa entrando «
Per
di frondi velare i sacri altari, « Mentre de’suoi
trusci, e a Roma scende ; « Da Roma ad Ostia ; e quindi si tragitta «
Per
mare alla cittade, a cui commise « Il pietoso fi
oi che intorno erano sparti « S’accolsero a quel luogo ch’era forte «
Per
lo pantan che avea da tutte parti. « Fer la città
promise un premio di lire 1500 e una medaglia d’oro di lire 500. 74.
Per
chi studia o sa il latino, e si diletta non solo
commissa mariti « Mœnia cum populis a me viroque reguntur. » 82.
Per
non dover ritornare altrove su questo stesso argo
da nel Canto xvii del Paradiso : « Qual si partì Ippolito d’Atene «
Per
la spietata e perfida noverca, « Tal di Fiorenza
l secondo si riferiva soltanto all’ interno, ossia ai diritti civili.
Per
la stessa ragione distinguevasi l’lus Romanum dal
igurato per istrani racconti lo si ritrova nelle tradizioni Egiziane.
Per
gl’indiani quello che si salva nell’ Arca è Satya
culta degli antichi, i quali non giungevano a spiegarsi taluni fatti.
Per
esempio, nel culto religioso del Dio Api,42 veniv
uoto la stessa eternità saria Se Icòva non fosse, e l’uomo e il tempo
Per
l’uom creato, periranno insieme Nell’onda struggi
error. Virgilio Æneide Lib.° V. v. 588. ……….in quante si discorre
Per
le molte intricate e cieche strade Del labirinto
l suo Inferno Canto primo, dice : Di quell’untile Italia sia salute.
Per
cui mori la vergine Camilla 39. Acca Laurentia.
o l’oracolo seppe che uno dei suoi nipoti un giorno l’avrebbe ucciso.
Per
prevenire questa disgrazia egli rinchiuse in una
ze delle varie città, dalla parola greca αγορα, che significa piazza.
Per
la stessa ragione Minerva viene di sovente denomi
lceste Tragedie Atto I, Scena 1. 240. Alchmeone figlio di Anfiareo.
Per
ordine di suo padre uccise la madre Erifile, perc
Restare il padre suo sepolto e morto ; Ucciderà della vendetta vago.
Per
vendicare un torto con un torto La madre, e sarà
e, fu rapita da Allyrotio che Marte uccise per vendicare l’oltraggio.
Per
questa vendetta egli venne citato in giudizio inn
Venivano così denominate dalla pardla Anculari che significa servire.
Per
la stessa ragione si dava alle serve il nome di A
reo e di Dori. 421. Anfitride. — Figlia di Nereo e moglie di Nettuno.
Per
sottrarsi alle richieste di questo dio, ella si n
lascive voglie di lei, ella lo accusò al marito. …… d’Argo l’espulse
Per
cagione d’Autea, sposa al tiranno, Furiosa costei
. 478. Antistene. — Principe della setta cinica discepolo di Socrate.
Per
assistere alle lezioni del suo maestro, egli ogni
ti Agatirsi in varie tresche Gli s’aggiran d’intorno, o quando spazia
Per
le piagge di Cento a l’aura sparsi I bel crin d’o
rma che avea quando m’apparse Dell’uom pensa cangiar nel proprio rio,
Per
poter meco alcun diletto darse, E mescer l’acque
a Bacco, e ascoso il maggior lume. Felici fa di lei le proprie piume.
Per
contentarla più Bacco poi volse Far sempre il nom
consigliò la morte di Astianatte col farlo precipitare da una torre.
Per
seguire il consiglio crudele ma utile, Ulisse cer
soprannome di Athuso.. 673. Atreo. — Figlio di Pelopo e d’ Ippodamia.
Per
vendicarsi della vergognosa tresca che Eropa sua
B 715. Baal. — Divinità dei Caldei, dei Babilonesi e dei Sidonii.
Per
breve tempo venne anche adorata dal popolo d’ Isr
. A vizio di lussuria fu si rotta, Che libito fè lecito in sua legge,
Per
torre il biasmo in che era condotta. Ell’è Semira
i dimoravano Bauci e suo marito, che furono i soli che li ospitarono.
Per
ricompensarli, Giove ordinò loro di seguirlo su d
e la selva abbonda e cresce. Vuol tosto questa e quel mover le piante
Per
far l’offizio altrui che si conviene, E trova, me
sangue fece spesse volte laco. Non va co’suoi fratei per un cammino.
Per
lo furar frodolente ch’ei fece Del grande armento
Ercole. 912. Calunnia. — Gli Ateniesi ne avevano fatto una Divinità.
Per
altro gli scrittori più rinomati della Favola non
Facea strage di gru, d’oche e di cigni. Molte la desiar tirrene madri
Per
nuora indarno. Ed ella di me solo Contenta, intem
imilemente il mal seme d’Adamo : Gittansi di quel lito ad una ad una,
Per
cenni, com’augel per suo richiamo. Cosi sen vanno
nelle mura di quella città, da cui essi stessi l’avevano rapito. ….
Per
la qual cosa i Greci, col consiglio del delto Cal
Costui nacque in Tessaglia. E giunto all’ età sua più verde e bella,
Per
nome maschio il nominar Ceneo, Perocchè da princi
tenò il terribile guardiano. Quando Ercole passar volle all’inferno,
Per
torre a Pluto l’anima d’Alceste. Dappoich’ebbe va
suo valor Cerbero a scherno, Quel mostro ch’ivi abbaja con tre teste,
Per
forza incatenollo Ercole, e prese, E strascinollo
nollo al nostro almo paese. Mentre quel mostro egli strascina, e tira
Per
lo mondo, cui splende il maggior lampo. E ’l can
i pur quale io son, qual sempre fui E quanto m’affatichi tutto l’anno
Per
provvedere i frutti più pregiati, Tanto agli ones
lo sichiamava così perchè vien sempre tardi. 1069. Cesare (Glulio). —
Per
ordine d’Augusto fu riconosciuto come un Dio dopo
eppellivano nei sotteranei del Laberinto, presso la sepoltura del re.
Per
questo culto speciale, gli abitanti della città d
.. e men tra loro Era la donna mia….. Mentre cosi tra furioso e mesto
Per
la città m’aggiro. e senza fine La ricerco e la c
esa Che fu concetta nella falsa vacca. Dante — Inferno — Canto XII.
Per
maggiore intelligenza riportiamo il commento che
la luna, faceva al suo amante Endimione, nelle montagne della Caria.
Per
altro come gli amori della dea non ebbero lunga d
la Terra, il quale vomitava fuoco e fiamme, e fumo denso e nerissimo.
Per
più tempo portò la desolazione nella Frigia, ed i
Della ricca Micene il fren ritenne, Ma l’ottavo anno ritornò d’Atene,
Per
sua sciagura, il pari ai numi Oreste, Che il perf
pensier fla mio, del tutto, Il darvi e loco, e modo, e tempo, ed armi
Per
trucidario. Alfieri — Oreste — Tragedia Atto II
quel popolo che prima di ogni altro le avesse offerto un sacrifizio.
Per
troppa sollecitudine, gli Eliadi misero il fuoco
quale gli domandava se dopo la guerra egli sarebbe ritornato in Roma.
Per
tutta risposta egli ebbe dall’oracolo una vite fa
io Antigone il cor ; disegni mille Volgeva in sè : ma tacita soffriva
Per
l’orribil divieto ; e s’io non era Infranto mai n
ti Agatirsi in varie tresche Gli s’aggirano intorno : o quando spazia
Per
le piagge di Cinto, a l’aura sparsi I bei crin d’
rna parte (tal d’Italia è ’l fato) Un genero dal ciel mi si promette,
Per
la cui stirpe il mio nome e ’l mio sangue Ergeras
n sesso e sei dell’altro, Gli nacquer figli in casa ; ed ei congiunse
Per
nodo marital suore e fratelli, Che avean degli an
ome quella in cui Vulcano, dio del fuoco, avesse posto la sua fucina.
Per
questa ragione le isole chiamate oggi Lipari, fur
e mitologica, quanto coi singoli dettagli della concezione primitiva.
Per
metter d’accordo la opinione di Erodoto, con quan
statura colossale. Apollodoro gli dà un’ altezza di otto piedi cirea.
Per
contrario Pindaro ce lo rivela piuttosto basso di
copia di quella del leone Nemeo, la cui pelle riveste l’Ercole greco.
Per
riannodare le differenti notizie pervenute tino a
uccidere l’idra egli aveva dovuto avere il soccorso di qualche nume.
Per
altro un vantaggio positivo ne venne ad Ercole, p
si contenne il forte Alcide, Che d’un salto in quel baratro gittossi
Per
lo spiraglio, e là v’era, del fumo La nebbia e l’
ura, e via l’avventa incontro Ad alto scoglio : il capo gli si spezza
Per
mezzo, e misto col sangue e le chioma Ne va il ce
te della loro impronta particolare il colossale profilo del dio eroe.
Per
esempio, fra i tratti particolari del culto d’Erc
paesi di dove ritornava ben presto a raccontare quanto aveva veduto.
Per
simile credenza Ermotimo fu, durante la vita, rig
di azioni gloriose ed insieme utili e benefiche ai loro concittadini.
Per
altro, vi ha negli scrittori dell’antichità e sop
uogo diveniva, secondo le antiche credenze, assolutamente necessaria.
Per
citare uno dei tanti esempi, di che fà menzione l
addietro. — In tua difesa, Fatto questo, m’avrai : se ciò far nieghi
Per
te pavento…………. ……………. ……………. Ismene …… All’opr
n tempio alle tre Grazie, e ad istituire le cerimonie del loro culto.
Per
questa ragione, egli era riguardato come padre de
ità dell’Areopago. Minerva — Pol che tal beneficio a questa terra
Per
lor s’appresta, lo ne vo lieta ; e grata Sono all
pena ebbe guardata la statua, fu colpito di follia e divenne furioso.
Per
più tempo il male lo afflisse senza tregua ; ma p
Giove sotto il bugiardo e nove pelo. Con sì soave e preziosa salma.
Per
l’onda se n’andò tranquilla e cheta, Tantochè giu
Evan, che le Baccanti ripetevano nella celebrazione delle sue orgie.
Per
la istessa ragione furono dette Evanti le sacerdo
’l capo infra le nubi asconde, Dicon che già la nostra madre antica,
Per
la ruina de’ giganti irata Contra i celesti. al m
tt’occhi vigitanti, e tante (Meraviglia a ridirlo) ha lingue e bocche
Per
favellare, e per udire orecchi, Vola di notte per
ese. Era a la prora a pena Che Giunon ruppe il fune, e diede al legno
Per
lo travolto mare impeto e fuga. Virgilio — Eneid
stendeva le pelli per terra e vi si coricava sopra durante la notte.
Per
tutto il tempo che durava il suo sonno si credeva
i potrà negar giammai. Fetonte. Ch’un ramo tu non Sia dell’arbor mio.
Per
quel che mostran l’animo e la fronte. Che ti scop
demmo il cerchio all’altra riva Sovra una fonte, che bolle, e riversa
Per
un fossato che da lei diriva. L’acqua era buia mo
hi e di doveri, imposti loro dal culto della loro fanatica religione.
Per
esempio essi non potevano entrare in un tempio, d
rale che si dava a quegli esseri favolosi che mossero guerra a Giove.
Per
quanto moltiplice e svariate sieno le opinioni de
llo o sulle bighe, specie di piccoli carri che si guidavano in piedi.
Per
contrario il pugillato, eseguito dai gladiatori,
icia — V. Bellorofonte. 2157. Gioeasta. — Moglie di Lajo, re di Tebe.
Per
volere inevitabile del destino fu moglie di Edipo
a che rappresentava la Notte, un’altra il Giorno e un’altra l’Aurora.
Per
maggiore chiarezza noi faremo notare ai nostri le
la parola greca μιοημβρια che significa mezzodi di geuere femminile.
Per
la stessa ragione la Sera e propriamente il Vespe
degli uomini, qualunque si fosse la parte del mondo da essi abitata.
Per
contrario gli abitanti dell’ isola di Creta, rapp
ogia mitologica visse circa ottant’anni prima dell’ assedio di Troja.
Per
quanto riguarda poi la divisione dell’ impero del
ercosse violentemente sulla terra e ne restò zoppo per tutta la vita.
Per
altro i mitologi asseriscono che Giunone, sebbene
a, Natale, Quirita, Conservatrice, Sospita, Moneta, Placida ecc. ecc.
Per
tutti questi nomi vedi gli articoli particolari.
ttaglia. …….Gli fa gir legati Con le man dietro, i destinati a morte
Per
onoranza del funereo rogo. Virgilio — Eneide — L
Ma non cadde si forte ad altre belve Amoroso furor come a giumente ;
Per
entro l’acque di Beota fonte Venere ad esse lo sp
sa, loro regina, e che fossero poi completamente distrutte da Ercole.
Per
altro, codesta opinione di Diodoro è combattuta d
eniesi avevano la medesima credenza, e le chiamavano Auxo ed Egemone.
Per
contrario in altre città della Grecia, si riconos
une idee morali, come tutti gli altri simboli della mitologia pagana.
Per
esempio, le orecchia tese con le quali si disting
venivano ritenuti come festivi tanto che gli schiavi non lavoravano.
Per
contrario gli idi di marzo erano riguardati come
anta navi hau sere. Omero — Hiade — Libro II. trad. di V. Monti. …
Per
vigoria di forze Pari a liero ringhiale Idomeneo
ilanza materna di Clitennestra, che seco in Argo la teneva carissima.
Per
raggiungere il suo scopo, Agamennone allo ra scri
la sfrenata sua corsa traverso la terra. Fin qui la parte mitologica.
Per
ridurre però tutte codeste simboliche allegorie,
o di Tifone, a cagione del suo naturale maligno e nocivo agl’ uomini.
Per
altro nella città di Papremide, l’Ippopotamo veni
Ladone nella Beozia ; e da ciò quel fiume fu detto Ismeno. V. Melia.
Per
altro Plutarco, il geografo, dà un altra origine
este figlia Di saturno possente Nel bel volto la nube e nelle ciglia.
Per
lui le man di Glove. Bella cagion di danno, La fa
e che sorgeva vicino alla città di Gnosso. …… in quante si discorre
Per
le molte intricate e cieche strade Del Laberinto
. Latona. Da ciò Omero stesso dà ad Apollo il soprannome di Licogene.
Per
la stessa ragione, sempre al dire di Eliano, si v
llo, il cervel ? dice, Licori La ninfa tua, e siegue un altro intanto
Per
nevi, e monti, e per armate schíere. Virgilio —
nome del dio Bacco quando lo si riguardava come protettore dei laghi.
Per
altro è questa una tradizione favolosa, che non h
risce Ovidio, cominciavano nel terzo giorno dopo gli Idi di febbraio.
Per
altro questa opinione del famoso poeta, è combatt
e quella che si esegue nella città di Messina, ha luogo il 15 Agosto.
Per
questa ragione l’Assunta viene comunemente denomi
i si querelava di trovarsi digiuno, e altri continuamente ne cercava.
Per
soddisfare alle sue voglie avea già consumato tut
re que’ nemici, quando non avesse avuto in suo ajuto qualche mortale.
Per
consiglio di Minerva si cercò di Ercole, il quale
è si risguardava come il padre del giorno, ossia l’autore della luce.
Per
questa ragione fu anche detto Luceno o Lucezio (c
voto a Giove Pluvio, e tosto discose dal Cielo dirottissima pioggia.
Per
eternare la memoria di tal fatto, si scolpì sulla
e Scierie o Sciere ogni anno si celebravano in Alea, città d’Arcadia.
Per
comando dell’ Oracolo di Delfo allora le donne si
si celebravano anche sul Citerone, monte, che trovavasi nella Beozia.
Per
la stessa ragione anche il Nume fu detto Nittelio
corno di bue, perchè gli Antichi soleano bere con quello il vino(l).
Per
questa ragione Bacco fu denominato Tauricorno(m).
Laconia, il quale poi fu detto Coccigio, ossia monte del cuculo (a).
Per
la medesima ragione gli Argivi nel tempio di Giun
gelosa, ma superba altresì all’ eccesso diede a divedersi questa Dea.
Per
questo pue fece ella provare a molti il rigore de
quali eglino non aveano mai veduto, o non orano mai più per vederli.
Per
tre giorni si celebravano con ogni genere e di gi
perchè Latona, essendo per partorire, fu cangiata in quell’ animale.
Per
questa ragione anche nel tempio di Delfo vedeasi
notte dall’ Equinozio di Primavera sino all’ apparire delle Plejadi.
Per
testificare sempre più la loro venerazione al Num
fe, e giorno e notte giacque all’ aperto dell’ aria sul nudo terreno.
Per
nove giorni non prese nè cibo nè acqua, e sempte
à, in cui trovavasi, gli erano di ostacolo per giungere a possederla.
Per
riuscirvi ricorse all’artifizio. Sapeva, che quan
Oracolo consigliati ad immolare a Diana un fanciullo e una fanciulla.
Per
un secolo si rinovò ogni anno questo sacrifizio (
to nel bosco sacro di Diana, e poi sepolto nell’atrio di quel tempio.
Per
tale motivo i di lui sudditi in seguito celebraro
eda. I fratelli di lei uccisero quell’animale. Venne perciò la peste.
Per
calmare Diana, le si sacrificarono molte fanciull
sse maritare, se prima non era stata sacerdotessa della medesima Dea.
Per
questo tutte le fanciulle, soprannominate per l’a
sco sacro. Ivi comperavasi tutto ciò, che doveva servire a’ funerali.
Per
costume intredotto da Servio Tullo, sesto re de’
il nome di ciascun inorto in un libro, detto il Registro di Libitina.
Per
mezzo di questo si sapeva il numero de’ morti in
compassione, gli fece obbliare del tutto la memoria di quella Ninfa.
Per
questo si credette, che le acque del predetto fiu
olpo d’accetta glielo spaccò ; e che ne uscì Minerva tutta armata(c).
Per
questo la medesima Dea si denominò anche Pallade
l suo nome, appellandola Atene, voce greca, che significa Minerva(b).
Per
la stessa ragione vennero instituite in di lei on
mi però ad ergerle altari, e ad offerirle sacrifizj furono i Rodiani.
Per
questo Giove cuoprì la loro isola d’una nuvola d’
tto alla guerra, che ne fu poscia tenuto come la principale Divinità.
Per
questo in Bitinia si offeriva a Priapo la decima
io di Marte, ma solamente parla di due o tre delle di lui statue (d).
Per
lo contrario non fuvi luogo, in cui questo Nume s
Apator, ossia senza padre (d). Comparve sino dal suo nascere deforme.
Per
lo che Giunone secondo Omero, vergognatasi d’aver
a Giunone, mentr’ ella trovavasi sospesa alla volta dell’ Olimpo(f).
Per
quella cadura gli si ruppe una coscia, e divenne
isti effetti del vino, di cui allora piucchè mai a dismisura usavano.
Per
la medesima ragione si ornavano anche di fiori il
anche Arunte poscia, ed Asila molto eccellentemente vi riuscirono(d).
Per
la medesima ragione divenne pure assai celebre Er
, che non guardò m i in volto verun altro uomo, che il suo marito(e).
Per
questo le sole donne Romane le sacrificavano : e
oni, erano pubblici spettacoli, i quali appartenevano alla Religione.
Per
lo più si celebravano o per onorare i Numi e gli
i Sacerdoti de’ campi (e), erano dodici Sacerdoti d’illustri natali.
Per
insegna della loro dignità portavano una corona d
gli morse sì violentemente un piede, che colui cadde in, terra morto.
Per
questo Arrichione fu dichiarato vincitore(d). Anc
l sulmine era segno di sovrana potenza, a cui niuno poteva resistere.
Per
questo anche Apelle nel tempio di Diana Efesina d
sta Costellazione indica il tempo atto a navigare, ch’è la Primavera.
Per
questo i Latini le denominarono Vergilie dal nome
ine di lei. L’ ottenne, poichè molte giovani d’ Atene si appiccarono.
Per
rimediare a tal disordine, si udì da Apollo esser
erte, affinchè la novella sposa permanesse nella casa del marito (b).
Per
lo stesso oggetto si venerava il Dio Domizio (c).
acrifizj per allontanare ciò, che poteva recare guasto alle campagne.
Per
la stessa ragione s’invoçava la Dea Folgora (a).
gli agricoltori di sì grande spavento, che molti di quelli morivano.
Per
tal motivo tutto ciò, che ad un tratto atterrisce
lero, chiamato da altri Alcimeno, o Deliade, o Pirene, o Alcimene(b).
Per
causa di tale uccisione quegli fu soprannominato
Questo Lago prendesi frequenti volte per tutto l’ Inferno(f). (18).
Per
entrare ne’ Campi Elisj non bastava, che le anime
gi, che poscia servirono di nonna a tutti i Legislatori della Grecia.
Per
conciliare alle modesime maggior autorità, ritira
alato di una corona e di una verga, per cui divenne giovine fatidico.
Per
tal fatto Apollo conseguì dei tempj(b), e fu sopr
ri(a). Ogni sepolero avea la sua iscrizione, detta da’Greci Epitafio.
Per
lo più l’intitolazione era agli Dei Mani. La reli
XII La Titanomachia e la Gigantomachia
Per
intender bene le vere cause di queste guerre conv
à giustamente regola e norma ai maggiori e ai minori nostri poeti68.
Per
altro in una narrazione critica dei miti convien
l fatto men ti paia strano, « Sappi che non son torri, ma giganti. »
Per
quanto Dante ci confessi sinceramente ch’egli ebb
monte e la Trinacria tutta ; « E dal ferito petto il fuoco uscendo «
Per
le caverne mormorando esala, « E tutte intorno le
pete che non è opera speciale, ma un gherone della Teogonia. » 68.
Per
questa ragione io cito nel presente libro più ese
ssarmi obbligato, e conservare lunga memoria de’ beneficii ricevuti.
Per
un’altra ragione poi ho voluto fregiare del vener
i da’ padroni in memoria della sognata eguaglianza del secolo d’oro.
Per
la tradizione ancora di quel secolo a tempo di Gi
i mura, per significare le città che sono come la corona della terra.
Per
lo più si rappresentava con un disco in mano ; at
e il tuonare che fa Giove nel cielo, ci addita ch’egli colassù regna.
Per
ciò salutavasi da’ Poeti coll’epiteto di vibrator
e a que’ di dava oracoli a Delfo, o Giove stesso, come dicono alcuni.
Per
comando dell’oracolo, Deucalione e Pirra, col cap
Mercurio, Vulcano, Giunone, Vesta, Minerva, Diana, Cerere, e Venere.
Per
andare(1) alla gran sala del celeste consiglio pa
lo scudo, ora la corazza sì di Giove, che di Pallade e di altri numi.
Per
dare ad intendere lo sdegno di Giove i poeti dico
lla ; senza la quale non avessero osato mai di ritornare alla patria.
Per
tal comando partiti i fratelli e non ritrovando l
esa avuta col fratello Minos. Si vuole che visse l’elà di tre uomini.
Per
somigliante cagione il fratello Radamanto lasciò
chiamavansi, Emo col nome di Giove, e Rodope, con quello di Giunone.
Per
la qual follia questa Dea li cangiò in due monti
la quale legata ad uno scoglio aspettava il fatale arrivo del mostro.
Per
sua buona ventura la regale donzella fu liberata
) ; ed il poeta Aristide(2) chiama la nostra Dea vicinissima a Giove.
Per
ciò Minerva(3) adoravasi a Roma nel tempio Capito
con venti navi andò cogli altri principi Greci alla guerra di Troia.
Per
aver egli profanato il tempio di Minerva, dopo la
do uccisa Clitennestra, sua madre, fu dalle infernali furie assalito.
Per
liberarsi da’ mostri che notte e giorno il tormen
e grandi feste Panatenee celebratissima cosa era il peplo di Minerva.
Per
via di occulte machine portavasi per le strade al
eramente darsi il guasto al suo campo da grandissima schiera di topi.
Per
allontanare tanto male placò con molti sacrificii
mandavano una deputazione a Delo per offerirvi sacrificii ad Apollo.
Per
questa scienza del futuro fu consacrato ad Apollo
i alla condizione degli animali immondi, come sono tutt’i voluttuosi.
Per
modo proverbiale la tazza di Circe si adopera da
si porta dietro il Sonno dalle nere ali, e la schiera de’ neri sogni.
Per
ragione poi del regolare ed armonico movimento de
re e sempre spariva ; e ch’era invisibile, mentre tutti il conoscono.
Per
addormentare gli uomini versa su gli occhi loro u
per compassione degli Dei fu trasportata in cielo e detta la Vergine.
Per
le preghiere di lei Icaro fu cangiato nella coste
figliuole, cadute in gran furore, si davano da loro stesse la morte.
Per
rimedio di tanto male volle l’oracolo che gli Ate
cenici divertimenti, della musica teatrale e della drammatica poesia.
Per
questa ragione ancora credo che Pausania(6), desc
nello stemma della famiglia Giulia vedeasi segnato il nome di Venere.
Per
ciò Cesare consacrò a questa Dea il mese di April
enere e del Cielo ; ma comunemente si dice nato da Venere e da Marte.
Per
lo più si rappresenta qual fanciullo cieco, o cog
αναδυμι, esco fuori ; soprannome dato a Venere come uscente dal mare.
Per
questa ragione fu pur chiamata Venere marina ; Ευ
osche ale agitando in varie ruote, Te, bella Dea, portavano del cielo
Per
l’ampie strade. B. Quaranta. Virgilio(2) dice ch
ssero i custodi degli uomini, ed i ministri degli uomini e degli Dei.
Per
ciò a ciascun uomo assegnavano il proprio Genio(1
scendere dal cielo uno scudo ch’era il pegno della salvezza di Roma.
Per
impedire che involato fosse, Numa ne fece formare
ice di quelle cose, per le quali vivono essi e godono molte comodità.
Per
ciò pure l’agricoltura fu tenuta in granpregio da
uel luogo, ma che quello del dio Termine non fu ammesso dagli auguri.
Per
siffatto augurio parve che non essendo stata moss
co. Anche lo scudo di Ercole descritto da Esiodo fu opera di Vulcano.
Per
comando di Giove egli ancora di fango fece la pri
vittoria de’ Troiani, onde fosse cosi vendicato il figliuolo Achille.
Per
ciò restarono i numi tutti contristati ; ma l’inc
r inalberare la vela bianca ch’era il convenuto segno della vittoria.
Per
cui Egeo, vedendo le vele nere e credendo il figl
o de’venti urtandosi fra loro, impedivano il passaggio dello stretto.
Per
consiglio adunque dell’indovino lasciano volare a
ch’era toccata in sorte ad Achille nella ripartizione di un bottino.
Per
tal cagione il figliuol di Peleo, sdegnato oltre
omenti a provare che la venuta di Enea in Italia sia una mera favola.
Per
dire poi le sue avventure bisognerebbe ripetere q
iudicato meno utile dell’ulivo di Minerva, ch’era simbolo della pace.
Per
tutto ciò Nettuno è stato uno degli Dei più onora
i lui innalzati molti tempii, ed istituiti de’ giuochi e delle feste.
Per
questa potenza di Nettuno e per una tale idea di
igante prese a scherno, ma che dopo fungo tempo avverossi pur troppo.
Per
quell’accecamento del figliuolo Nettuno sdegnato
siciliano, fig. di Fauno e di una ninfa di Simete, fiume di Sicilia.
Per
cagione di Galatea l’inumano Ciclope irato fuor d
, perchè nascendo dall’ Etna, porta al mare gelidissime le sue acque.
Per
tale fatto quella ninfa gittossi nel mare e si un
cussio, e γαια, terra, perchè credevasi causa principale de’tremuoti.
Per
la stessa ragione trovasi chiamato Σεισιχθων ( a
e quella vergine era solita stare al rezzo in sul meriggio e lavarsi.
Per
la virtù de’ quali magici farmachi fu essa nella
ce all’infernale magione, ove folta nebbia esala dalla Stigia palude.
Per
quella via scendono le ombre di fresco uscite de’
ano fuori una nebbia foltissima, percui nebulosa appellasi da Ovidio.
Per
essa gli Dei stessi ed anche Giove temevano di sp
anni e de’ secoli che le Parche con immutabile volontà regolavano(4).
Per
significare un uomo, di cui la vita fosse stata u
zzò i Ciclopi che avevano somministrato i fulmini al padre degli Dei.
Per
questa vendetta fu scacciato dal cielo e nel suo
suoi fulmini, e Semele, semplice mortale, restò arsa col suo palazzo.
Per
timore che Bacco, di cui era incinta Semele, non
atto di saltare, ballare, giuocare o di arrampicarsi su di un albero.
Per
far conoscere ch’egli domina su tutta la natura s
ona sormontata di stelle ed uno scettro simbolo del sommò suo potere.
Per
indicare che esso non variava e che era inevitabi
te una verga tinta di sangue, i capelli sparsi e gli occhi infuocati.
Per
lo più i poeti la dipingono in mezzo di una batta
pioppi, in ambra le loro lagrime e l’amico in un uccello detto cigno.
Per
questo disordine si stette un giorno intiero in c
e il titolo di Gran Legislatore e fu detto il Giusto per cocellenza.
Per
dare alle sue leggi maggiore autorità, ogni nove
er impedire che i popoli distruggessero troppo facilmente le foreste.
Per
tagliare una foresta bisognava che i ministri del
ità che nelle case si onoravano e si custodivano con moltissima cura.
Per
l’ordinario si collocavano dietro la porta o ne’
gigante con tre corpi che faceva pascere i suoi buoi con carne umana.
Per
custode delle sue mandre aveva un cane con tre te
onore di aver servito di teatro a qualche meravigliosa di lui azione.
Per
vendicarsi delle persecuzioni suscitategli da Giu
o appunto ove lo condusse la giovenca di cui aveva parlato l’oracolo.
Per
conciliare la favola che dice che le mura di Tebe
Esso era figlio di Oeagro o Eagro re di Tracia e della musa Calliope.
Per
dare maggior splendore alla sua nascita e ai tale
nata spedì a disertare le campagne di Calidonia un mostruoso cignale.
Per
combattere questo mostro invitò Oeneo tutti i gio
iavellotto, col quale avrebbe uccisi quelli che non l’avessero vinta.
Per
quanto pericolosa fosse l’alternativa, si present
stanza vendicato finse di volersi riconciliare con lui e lo richiamò.
Per
meglio suggellare la riconciliazione ordinò un gr
dell’ospitalità, si tolse Elena su le sue navi e condussela a Troia.
Per
vendicare quest’ingiuria i due fratelli Agamennon
di tutte le specie di predizioni era questa la più sacra ed augusta.
Per
mezzo degli Oracoli credeva l’uomo di avere un im
a asserzione è convalidata da infiniti esempi che presenta la storia.
Per
consultare gli Oracoli era necessario scegliere i
primi frutti che raccoglievano dalla terra in segno di riconoscenza.
Per
ricevere siffatte offerte nei templi, fu d’uopo d
rmavano la lor priorità sopra i greci nell’arte di coltivar la terra.
Per
questa ragione Virgilio nelle Georgiche loda l’ I
re il distintivo del mazzo di papaveri all’immagine della dea Cerere.
Per
maggior distinzione fu rappresentata ancora talvo
Non credo che così a buccia strema « Erisiton si fosse fatto secco «
Per
digiunar quando più n’ebbe tema. » E il Giusti,
almente in quella dei nomi proprii, usavano spesso il G invece del C.
Per
questa stessa ragione è asserito dagli eruditi le
i Dei e degli uomini. Le Divinità si distinsero in maggiori e minori.
Per
lo più si annoveravano a dodici le maggiori, comp
trasportata ad ornare Costantinopoli e ivi sia perita in un incendio.
Per
farsene un’ idea ora, oltre la descrizione che ne
i credeva aver ricevuto da lei in occasione d’ una pubblica calamita.
Per
confusione di parole, se n’ era poi anche fatta u
ena fu la città che ebbe nome da lei, anzi l’ intiera regione Attica.
Per
il possesso di questa terra aveva la Dea gareggia
gli artisti ed operai che per l’ opera loro hanno bisogno del fuoco.
Per
questo era messo in intimo rapporto con Atena, la
uomo in età matura e nella pienezza delle sue forze, quindi barbuto.
Per
lo più non si tien conto del difetto di esser zop
Ermes uccise Argo e di qui il suo titolo di Argifonte (Argiphontes).
Per
gli uni Io è la luna, e Argo dai cent’ occhi la n
dagli strali di Artemide. Allora ella sposò il re de’ Troiani Titone.
Per
lui chiese e ottenne in dono da Giove l’ immortal
il cui soffio faceva tremar la terra e agitar la superficie del mare.
Per
questo era detto rapitor di fanciulle, e un’ anti
ignificato politico, rappresentando l’ eterna giovinezza dello Stato.
Per
questo era dedicata a lei una speciale cappella n
più grande e più serio. Suo attributo cos tante la fiaccola nuziale.
Per
ultimo nella fig. 47 riproduciamo un rilievo del
nno 463 di R. (291 av. C.) in occasione di una fierissima pestilenza.
Per
suggerimento dei libri sibillini, avendo i Romani
iprodotte ne’ monumenti figurati, sopratutto nelle pitture vascolari.
Per
lo più son poste a cavallo di delfini e tritoni e
done, per mezzo di Medusa, fosse padre del noto cavallo alato Pegaso.
Per
questo rapporto fra il Dio del mare e il cavallo,
guerra punica fu introdotto anche in Roma il culto della Gran Madre.
Per
consiglio dei libri sibillini fu mandata un’ amba
cercavano con esse dar veste simbolica ai loro principii filosofici.
Per
loro Dioniso detto Zagreus, il lacerato, era il p
, più o meno selvaggiamente secondo i luoghi e l’ indole della gente.
Per
lo più le feste avevau luogo ogni due anni (secon
resto vivevano in comunella col Satiri, su pei monti e nelle foreste.
Per
altra via s’ avviò il concetto di Pane per influe
boschi, volo d’ uccelli e simili, o indirettamente per via di sogni.
Per
questo rispetto aveva il soprannome di Fatuus o F
ione che ciù tenesse lontana dalle case e dalle città ogni disgrazia.
Per
la stessa ragione a lei erano sacri i trivii e i
avori alcuni agi della vita ma rese possibili le arti e l’ industria.
Per
questo Prometeo era messo insieme con Efesto ed A
scendere all’ altro mondo e morì poi ben più tardi di morte naturale.
Per
tutte queste gherminelle Sisifo ebbe in inferno l
; anche Apollo con un colpo di disco uccide Giacinto (cfr. p. 57). 2.
Per
tempo le avventure straordinarie e commoventi di
oll’ idea di obbligar lo zio a dargli la signoria a cui aveva dritto.
Per
caso, avendo perduto per istrada un sandalo, egli
a. Di che insuperbito non seppe astenersi da atti temerari e malvagi.
Per
mettere alla prova l’ onniscienza divina, uccise
ll’ isola di Egina ed ebbe in moglie una figlia del centauro Chirone.
Per
la sua pietà e bontà era caro agli Dei. Desolata
d’ Itaca e godevano e sciupavano in feste e bagordi i beni d’ Ulisse.
Per
qualche tempo Penelope seppe tener a bada questi
atina, anch’ essa bevve a larghi sorsi alla fonte delle cose troiane.
Per
tacere dei traduttori, già Nevio nella Guerra pun
tro a nascondere le cose per scherzo rubate ». 14. V. 255 e segg . «
Per
lungo tempo credetti io stoltamente che vi fosser
sette in una schiera, e tutte Volto di donna avean, pallide e smorte,
Per
lunga fame attenuate e asciutte, Orribili a veder
ovvero occupazioni che erano state per loro più gradite in questo252.
Per
tal credenza, presso alcuni popoli, gettavansi ad
o derivarono i loro appellativi o patronimici di Danaidi e di Belidi.
Per
caso raro, forse a bella posta inventato, un frat
ua vita ed avanzar la gente. « E perchè l’usuriere altra via tiene, «
Per
sè natura e per la sua seguace. « Dispregia, poic
virûm mirantur inanes. « Stant terra defixæ hastæ, passimque soluti «
Per
campos pascuntur equi : quæ gratia curruum « Arm
oglié Ermione, detta anche Armonia, discendente da Marte e da Venere.
Per
onorare quelle nozze scesero dal Cielo tutti gli
non ne avrebbe alcuno, e che in vece un di lui nipote lo ucciderebbe.
Per
impedire la veriocazione del funesto vaticinio. A
). Gerione, nato da Crisaore e dalla Ninfa Calliroe, era tricorporeo.
Per
custodi de’suoi armenti, i quali erano di rara be
Qualche tempo dopo egli ritornò ad essi, e li uccise col padre loro.
Per
tale motivo offerì poscia una capra in sacrifizio
a Lacinia (e). Lo stesso Etoe finalmente s’azzuffò perfino cogli Dei.
Per
vendicarsi delle persecuzioni di Giunone, vibrò c
parola con alcuno. Sognò di nuovo lo stesso, e neppure allora parlò.
Per
la terza volta gli avvenne la medesima cosa ; ed
to arrestato il reo, il quale, posto alla tortura, restituì il furto.
Per
tale fatto Ercole fu detto Indicante (a). Ercole
non fosse stato venduto, e non avesse servito in qualità di schiavo.
Per
eseguire la predizione dell’ Oracolo, Mercurio pe
smise tutta la sua autorità, nè si riserbò che il comando delle armi.
Per
tutte queste diverse instituzioni meritò il titol
contro, i Trojani voleva impedire ; ch’eglino giugnessero in Italia.
Per
riuscirvi chiese ad Eolo, che suscitasse una temp
he detti Attidi, perchè comunemente erano creduti figlinoli di Atreo.
Per
accordare poi questa opinione coll’altra, secondo
iove e alle Divinità del mare per ottenerne una prospera navigazione.
Per
tutto quel tempo i venti sempre contrarj lo avean
li, acciocchè essi non gl’impedissero il ritorno alla sua patria(11).
Per
nove giorni la nave avea tenuto il corso felice a
e gli Spartani si accostassero ad essi, e ne uccisero un gran numero.
Per
causa di sì reo tradimento ne avvenne, che Castor
a scienza gli fece prevedere che sarebbe operito nella guerra Tebana.
Per
sottarsene, si nascose in un luogo, ove niuno l’a
velo agli o chi, per indicare ch’ella non ha riguardo a chiccbessia.
Per
questa medesima ragione gli Egiziani formavano le
liò di Marte e di Venere. Altri dissero, ch’ egli nacque dalla Morte.
Per
ottenere, che Egli non nuocesse, gli si sacrifica
eme. Erano maschio e femmina, amendue sacre ; ma Tiresia nul sapenca.
Per
disunirle diede loro un colpo di basione, o in pe
e il suo uffizio, gli gettò un bastone, che colpì ed uccise Licinnio.
Per
causa di questo omicidio, benchè involontario, Tl
ttere le penne, e spinse altre innumerabili faville a fare lo stesso.
Per
tre giorni si aggirarono intorno al rogo, ed empi
ertentemente un dardo contro il predetto. Eurito, e lo privò di vita.
Per
tale motivo fu costretto ad allontanarsi anche da
navi di Enea fu Palinuro. Questi, aggravato dal sonno, cadde in mare.
Per
tre giorni fu giuoco de’venti e delle onde. Il qu
(a). (23). Tieste rendette Pelopea, sua figlia, madre d’un bambino.
Per
celare poi l’obbrobriosa nascita di quello, coman
ellezza di colei, cercò tutti i mezzi per farsi amare dalla medesima.
Per
meglio riuscirvi finse anch’égli di abborrire la
a scienza gli fece prevedere che sarebbe operito nella guerra Tebana.
Per
sottarsene, si nascose in un luogo, ove niuno l’a
a ninfa stonide ebbe Tereo; da Ilia, o Rea Silvia ebbe Romolo e Remo.
Per
nascondere i suoi amori con Venere tenea di guard
ar prova, e presentandosi a lei travestito cercò di sedurla con doni.
Per
molto tempo ella resistette; ma accrescendo Cefal
occa uscissero catene d’ oro, che dolcemente legavano gli ascoltanti.
Per
ultimo a lui venne attribuita eziandio l’ invenzi
rtunno, cosi chiamalo perchè volgeasi a piacer suo in tutte le forme.
Per
superare l’ avversione ch’ ella mostrava alle noz
come è già detto nel Capo III, per avere osato di far guerra a Giove.
Per
la stessa cagione condannati vi furono, come si è
d ei frattanto in vece di lui sostenne sulle sue spalle il cielo. 12.
Per
ordine di Euristeo scese all’ inferno e gli condu
n braccia a Nettuno, e chiunque la riguardava ne rimanea petrificato.
Per
vincerla ebbe Perseo da Mercurio i talari o cotur
gnata spedì a disertar le campagne di Calidonia un mostruoso cignale.
Per
combatter questo mostro invitar si dovettero tutt
o da un drago, e da due tori spiranti fuoco dalla bocca e dalle nari.
Per
questa spedizione Giasone invitò gli Eroi più fam
ell’ ospitalità, si tolse Elena sulle sue navi, e condussela a Troia.
Per
vendicar quest’ ingiuria i due fratelli Agamennon
a esso ottiene dì rendere la gioventù anche alle vecchie sue nutrici.
Per
uccider Pelia Medea finge odio con Giasone, persu
gnificato dei quali cercavasi nelle tavole a ciò fatte espressamente.
Per
cento altre maniere, che troppo lungo sarebbe l’
sero sopra il levarsi de’pianeti, delle stelle e delle costellazioni.
Per
questo taluni delle dodici divinità maggiori fece
tura, le forze ed i suoi fenomeni, si giovarono di miti e di simboli.
Per
questo numerando dodici Dii maggiori, li divideva
er indicare coloro, che con le armi avevano fatto prodigii di valore.
Per
questo meglio può dirsi esser Marte un Dio creato
cchè tutto quello che porge la terra viene da Giove, ossia dall’aria.
Per
questo ancora si disse da’greci, che ella donò al
alla terra si risolvono in essa, e poscia da essa di nuovo risorgono.
Per
questo i greci da Vesta prendevano le iniziative
lo insinuarsi de’melodiosi concenti per le vie più secrete del cuore.
Per
tersicore dal verbo τερπω e χορος dilettare, sign
to, in italiano. Ei ne’suoi Fasti drizzando una apostrofe a Giano : —
Per
qual Dio, egli dice(3), debb’io tenerti, se la Gr
o presiedo alle porte del Cielo, e l’aere va e viene per mio comando.
Per
questo porto il nome di Giano, e quando il sacerd
arti sorelle non andavano anticamente disgiunte, come abbiam detto.
Per
questa stessa ragione che anticamente le poesie e
ali termini son più usati dai poeti greci e latini che dagl’italiani.
Per
altro Ugo Foscolo ne ha intredotto, nel suo Carme
materia e tu mi farai degno. « Si rade volte, padre, se ne coglie, «
Per
trionfare o Cesare o poeta, « (Colpa e vergogna d
te in una schiera, e tutte « Volto di donne avean pallide e smorte, «
Per
lunga fame attenuate e asciutte, « Orribili a ved
aitarlo ai perigliosi passi ; « E conchiude tra sè, che questa via «
Per
discacciare i mostri ottima sia. « E prima fa che
ritornare, scese a terra a cercarlo e non volle seguitare il viaggio.
Per
quanto cercasse, non lo trovò più ; e fu detto da
nell’atto di uccidersi : « O Virtù, tu non sei che un nome vano ! »
Per
lo contrario nei migliori tempi della Repubblica
molte, come abbiam detto di sopra nominandole ; dei Vizii ben pochi.
Per
altro pitture e statue si fecero e si fanno tutto
nto se per mezzo del fuoco o dell’acqua ; e fu deliberato il diluvio.
Per
nove giorni e per nove notti piombarono senza int
quee, roccie vulcaniche, roccie plutoniche e roccie metamorfiche 89).
Per
lo scopo nostro, cioè in relazione al diluvio, ba
l Petrarca, era il Dio della guerra selvaggia, feroce, di esterminio.
Per
lui eran care delizie le risse e le zuffe, « E d
Canto ii del Purgatorio : « Ed ecco, qual sul presso del mattino, «
Per
li grossi vapor Marte rosseggia « Giù nel ponent
neppure la vaccherella, e le mandò a tormentarla un assillo o tafano.
Per
liberarsi dal quale l’imbestiata e dolente Io fu
brana dell’occhio, e più specialmente l’infiammazionè della medesima.
Per
quanto tutti i poeti antichi abbiano parlato magn
volo se ne va in crusca. 150. « Te boves olim nisi reddidisses «
Per
dolum amotas, puerum minaci « Voce dum terret, vi
ribuirsi una maggior licenza poetica, che non sia in uso comunemente.
Per
altro questo modo di dire è incluso nelle regole
iberò Andromeda : e di queste dovremo parlare lungamente a suo tempo.
Per
altro si capisce che quelle così terribili Orche
rca s’accostò, e scoperse « Nel schifo Orlando con poco intervallo, «
Per
inghiottirlo tanta bocca aperse, « Ch’entrato un
e di Sogni son derivate ancora le parole Fantasma e Fantasima. 250.
Per
altro Minos nell’Inferno di Dante non è un demoni
tina, tolti da altre terre, « Come suol esser tolto un uom solingo «
Per
conservar sua pace, » perchè cioè giudicassero s
a più strana dell’altra, a gara coi sacerdoti delle varie religioni1.
Per
altro si è creduto e si crede generalmente che so
scelto sia il più opportuno a spiegare i miti dei Greci e dei Romani.
Per
me dunque il parlare separatamente delle Apoteosi
ttivo di Prisca o Maggiore, e alla nipote quello di Giovane o Minore.
Per
dare anche a questa un qualche ufficio fu inventa
e le cose di Dio, che di bontate « Deono essere spose, e voi rapaci «
Per
oro e per argento adulterate, « Or convien che pe
riuscire utili soltanto a chi è valente nelle lingue greca e latina.
Per
tutti gli altri che son principianti o. privi aff
ritenerlo è in voi la potestate. « La nobile virtù Beatrice intende «
Per
lo libero arbitrio ; e però guarda « Che l’abbi a
’al più deducendone quelle illazioni che ne derivano razionalmente. —
Per
chi non è idolatra o politeista sembra che possa
che fu accordata la cittadinanza romana a tutti i popoli conquistati.
Per
altro raramente i poeti greci e i latini rammenta
lluri-sali, telluriti, tellurati, tellururi metallici, ecc. 42. «
Per
l’orazion della Terra devota, « Quando fu Giove a
certo, quando lasciò l’arte » Di sì fatti animali, assai fe’ bene. »
Per
tôr cotali esecutori a Marte. » Non di rado sign
ruleo ammanto, e i crini e ‘l fronte avvolto « D’ombrosa canna28. »
Per
altro in pittura e in scultura si aggiungono altr
ma perfino l’età, ossia l’epoca geologica in cui esse si sollevarono.
Per
terminare in questo capitolo le generalità, o vog
punto dalla mente del suo autore, come Minerva dal cervello di Giove.
Per
intender certe parole e frasi dei poeti pagani è
Numi per implorarli favorevoli alla nuova città che dovea fabbricare.
Per
gli usi del sacrifizio avea mandato alcuni dei su
sso e sei dell’altro, « Gli nacquer figli in casa ; ed ei congiunse «
Per
nodo marital suore e fratelli, « Che avean degli
ima scelta, e nel bruciare i profumi sul luogo stesso del sacrifizio.
Per
quella di un esercito, alcuni soldati cinti d’all
la « Lunamque cœlo deripit. » E nell’ Ode 17 dello stesso libro : «
Per
atque libros carminum valentium « Refixa cœlo dev
pureo ; solemque suum, sua sidera norunt. (Æneid., vi, 637.) 237.
Per
dare un esempio quanto l’Alighierisia chiaro ed e
nella seguente similitudine : « Come per sostentar solaio o tetto «
Per
mensola talvolta una figura « Si vede giunger le
con caratteri italici, e posti subito dopo quei nomi da cui derivano.
Per
mezzo di quest’ Indice alfabetico può la presente
uando poi i Genii sono senza le ali, indossano ancora la toga romana.
Per
altro i Genii delle persone con caratteri e disti
« E la miseria dell’avaro Mida « Che seguì alla sua dimanda ingorda «
Per
la qual sempre convien che si rida. » Ma non men
ianche e le vermiglie guance « Là dove io era, della bella Aurora «
Per
troppa etade divenivan rance. » (Purg., ii, 7.)
e e decurie infettano l’aria cogli aliti puzzolenti del loro stomaco.
Per
le cene de’Salj vi è necessità d’indebitarsi. I c
e Sisyphus. Perseph′one [Persephone]. The Greek name of Proserpine.
Per
′seus [Perseus] was a son of Jupiter and Danae, th
er of Daphne, 58. Perseph΄one (per-sef΄o-ne), 36. (See Proserpina).
Per
΄seus (per΄suse). Son of Danaë. As an infant, was
ædra, and Æetes; see Com. Table H. Perseph′o-ne, 81; see Proser′pina.
Per
′seus, 27; myth of, 225-231; and Medusa, 225; and
225, 231; lines from Kingsley and Milman, 229, 234; Com. §§ 133-137.
Per
′sia, 20; records of P. myth, 36; studies, Com. §
-seph′o-ne. Same as Proserpina, goddess of vegetation, 158, 161. 167
Per
′seus. Son of Jupiter and Danae; slays Medusa, 209
▲