XXVIII
Le regioni infernali
La paròla Inferno, secondo l’etimologia latina, significa ciò che resta di▶ sotto, ed è propriamente un aggettivo a cui può sottintendersi il nome ◀di▶ qualunque luogo od oggetto, che nella direzione dell’altezza trovisi al ◀di▶ sotto ◀di▶ un altro : equivale dunque soltanto all’aggettivo inferiore. Perciò nella classica Mitologia non è annessa alla parola Inferno la stessa significazione che le si dà in italiano nella cristiana religione. Infatti i mitologi latini adoprano quest’aggettivo al plurale, e intendono regioni al ◀di▶ sotto della superficie della Terra, perchè supponevano che nel seno ◀di▶ essa esistessero due inferne regioni molto diverse tra loro per l’uso a cui erano destinate. La prima chiamavasi il Tartaro, ed era luogo ◀di▶ pena per le anime dei malvagi : la seconda dicevasi Elisio o Campi Elisii, luogo ◀di▶ beatitudine per le anime dei buoni235.
Siccome gli Antichi credevano che alcuni dei loro più famosi eroi, Teseo, Ercole, Orfeo, Ulisse ed Enea in corpo e in anima, ossia da vivi, fossero andati a visitar questi luoghi, e ritornati ne avessero raccontato mirabilia, i poeti impadronendosi ◀di▶ questa popolare credenza vi trovarono un vasto campo libero ed aperto alla loro immaginazione, che percorsero a briglia sciolta, e senza paura ◀di▶ essere smentiti da chi, dopo la morte, nulla vi avesse trovato ◀di▶ quel che essi dicevano. E il nostro Dante valendosi della facoltà consentita ai poeti greci e latini, e specialmente dietro l’esempio ◀di▶ Virgilio suo maestro ed autore, costruì un Inferno che sarà sempre una maraviglia non solo della sua fantasia, ma pur anco della sua sapienza morale e politica. Il conoscer dunque le regioni infernali secondo che le hanno immaginate e descritte gli Antichi, è necessario non solo per intendere i classici greci e latini, ma altresì gl’italiani, e sopra gli altri Dante, che in questo è superiore a tutti gli antichi e ai moderni.
I Pagani sapevano molte vie per andare all’Inferno ; ma ne rammentavano principalmente due : una sotto il promontorio ◀di▶ Tenaro (ora capo Matapan al sud della Morea) ; e l’altra sulle sponde del lago Averno in Italia.
Cinque fiumi scorrevano nelle regioni infernali, cioè lo Stige, l’ Acheronte, il Cocìto, il Flegetonte e il Lete.
Lo Stige era considerato come un Dio fluviatile, e per le sue acque giuravano gli Dei, e il loro giuramento era inviolabile : onorificenza che fu accordata allo Stige perchè la sua figlia Vittoria nella guerra dei Giganti si dichiarò dalla parte ◀di▶ Giove. Era questo il primo fiume che trovavasi nello scendere all’Inferno, e tutto lo cingeva ; e perchè non v’erano ponti, nè l’acqua era sì bassa da poterlo guadare, bisognava necessariamente passarlo in barca.
L’Acheronte, il Cocìto e il Flegetonte scorrevano dentro il Tartaro, ed erano fiumi propriamente da dannati, perchè le acque dell’Acheronte erano corrosive, quelle del Cocìto erano formate dalle lagrime dei malvagi, e nel Flegetonte scorreva un liquido infiammabile (come lo spirito ◀di▶ vino o il petrolio) che sempre ardeva, e serviva per tuffarvi i dannati. Il Lete poi aveva il suo corso fra i due dipartimenti del Tartaro e degli Elisii, e le sue acque piacevoli a beversi producevano l’oblio del passato e perfino della propria esistenza ; e queste davansi a bevere a quelle anime, che, secondo la dottrina della Metempsicosi ◀di▶ cui parleremo in appresso, dovevano ritornare nel mondo a dar vita a nuovi corpi.
Il territorio del Tartaro era orrido e sterile come il paese della Fame descritto da Ovidio, senza biade, senz’alberi ; e soltanto nel vestibolo prima ◀di▶ arrivare allo Stige, eravi, secondo Virgilio, un bosco ◀di▶ alberi annosi ed un boschetto ◀di▶ mirti.
Nei Campi Elisii per altro la scena mutava in tutto e per tutto. Cominciavasi dall’avere colà un nuovo Sole e nuovi astri fatti apposta per illuminar sotto terra quelle anime fortunate dei beati. Boschetti, giardini, e varii altri divertimenti v’erano come in prima vita, ma però non tutti, come noteremo particolarmente parlando dello stato delle anime dopo la morte : ◀di▶ straordinario e soprannaturale avevan soltanto la prescienza del futuro. È celebre la descrizione che ne fa Virgilio nel vi libro dell’Eneide, che Annibal Caro tradusse così :
« All’amene verdure, alle gioiose« Contrade de’felici e de’beati« Giunsero alfine. È questa una campagna« Con un aer più largo, e con la terra« Ed ha ’l suo sole e le sue stelle anch’ella »236.
La reggia e la residenza ◀di▶ Plutone non era negli Elisii. ma nel Tartaro, ove più si manifestava il bisogno ◀di▶ raffrenar coll’impero sovrano le anime dei malvagi, e vegliar che i suoi ministri non mancassero al loro dovere ◀di▶ tormentare i dannati.
Era questa all’incirca la topografia delle regioni infernali, secondo i poeti latini e Virgilio principalmente. In Omero e negli altri poeti greci le idee su tal proposito furono anche più incerte e confuse, e perciò non vi si trova unità nel disegno, nè regolarità nella esecuzione. In fatti Omero pone le regioni delle anime degli estinti nel paese dei Cimmerii, popoli antichi i quali abitavano sulle rive settentrionali del Ponto Eusino (ora Mar Nero) e della Palude Meotide (ora Mar d’Azof). Tal descrizione trovasi nel lib. xi dell’ Odissea, ed è la seguente :
….« Spento il giorno, e d’ombra« Ricoperte le vie dell’Oceàno,« Toccò la nave i gelidi confini,« La ’ve la gente de’Cimmerii alberga,« Cui nebbia e buio sempiterno involve.« Monti pel cielo stelleggiato, o scenda« Lo sfavillante d’or Sole, non guarda« Quegl’infelici popoli, che trista« Circonda ognor pernizïosa notte. »
La più bella fabbrica dell’Inferno è quella che Dante ha delineato in modo sì mirabile da superare l’abilità ◀di▶ qualsivoglia architetto. La sua poetica descrizione è tanto chiara ed evidente che molti cultori delle arti belle, e tra questi lo stesso Michelangiolo, hanno potuto rappresentarla senza alcuna difficoltà colla matita e col pennello.
Dante pur conservando le credenze e i principii teologici del Cristianesimo, e introducendo i diavoli a tormentare i dannati, non ha voluto rinunziare a valersi ◀di▶ alcune delle invenzioni mitologiche dei Pagani, che potevan meglio servire alla immaginata allegorìa del suo poema. Ma quanto alla fabbrica dell’Inferno la creò tutta ◀di▶ pianta a modo suo, guidato soltanto dal suo ingegno, dalla scienza e dall’arte. Egli asserisce, non già sulla fede altrui, ma come testimone oculare (poichè finge ◀di▶ aver percorso egli stesso quelle regioni), che l’Inferno è formato ◀di▶ circoli concentrici come un anfiteatro ; che il primo cerchio che si trova, poche miglia sotto la superficie terrestre, è il più grande ◀di▶ tutti gli altri, i quali, vanno gradatamente decrescendo fino al centro del nostro globo, nel qual punto termina l’Inferno stesso ; che i cerchi son 9 ; ma il 7° è diviso in 3 gironi, l’8° in dieci bolge e il 9° in quattro compartimenti chiamati Caina, Antenora, Tolomea e Giudecca. Peraltro fra i cerchi 6°, 7°, 8° e 9° vi son tre baratri o abissi, nei quali conviene scendere in un modo straordinario e pericoloso per giungere al centro. Oltre i quattro fiumi dell’Inferno Pagano, cioè l’Acheronte, lo Stige, il Flegetonte e il Cocìto si trovano nell’ Inferno ◀di▶ Dante cascate d’acqua, paludi, pantani, un gran lago gelato, argini, ponti, torri, un castello
« Sette volte cerchiato d’alte mura,« Difeso intorno da un bel fiumicello, »
e finalmente, tralasciando ogni altra singolarità, la città ◀di▶ Dite, ossia del fuoco con mura ferruginose, e dentro, invece ◀di▶ case, cassoni ◀di▶ ferro rovente, pieni ◀di▶ dannati. Tutte le opere d’arte (qual che si fosse lo maestro che le fece, come dice Dante), furono eseguite secondo le regole architettoniche e le proporzioni matematiche in modo così esatto e preciso, che i più dotti commentatori della Divina Commedia dalle indicazioni che ne ha date l’autore hanno potuto determinarne in numeri concreti le dimensioni geometriche ◀di▶ lunghezza, larghezza e profondità237.
Certamente chiunque ascolta o legge anche per la prima volta le descrizioni mitologiche o dantesche delle sotterranee regioni, non può credere che quei luoghi stiano precisamente come la Mitologia e Dante raccontano ; e gli nasce facilmente (se non è stupido) la ledevole curiosità ◀di▶ conoscere che vi sia veramente sotto la superficie del nostro globo. Lo spazio è abbastanza grande da entrarvi parecchie cose. Con una periferia ◀di▶ 21,600 miglia geografiche pari a 40,000 chilometri, e per conseguenza con una superficie ◀di▶ più ◀di▶ 500 milioni ◀di▶ chilometri quadri ed una capacità per più ◀di▶ 3000 milioni ◀di▶ chilometri cubi, vi possono star comodamente non solo migliaia, ma anche milioni ◀di▶ materie e ◀di▶ sostanze diverse, solide, liquide e aeriformi. Questa curiosità d’investigare l’interna struttura e material composizione del globo terrestre, divenuta potente sull’animo degli scienziati, li condusse passo passo, ◀di▶ osservazione in osservazione, ◀di▶ raziocinio in raziocinio a creare recentemente una nuova scienza, la Geologia, che comprende la Geogonia, cioè la storia dell’origine della Terra e la Geognosia, vale a dire la scienza della struttura interiore della solida crosta del nostro globo238. Ben presto vi si aggiunse compagna indivisibile la Paleontologia, che consiste nel riconoscere dagli avanzi fossili ◀di▶ esseri organici l’esistenza antichissima ◀di▶ animali e ◀di▶ vegetabili ◀di▶ specie e varietà molto diverse da quelle che esistono ancora oggidì.
Tutte le scienze da qualche tempo congiurano amichevolmente ad ottenere lo stesso fine ed effetto, ◀di▶ scuoprire cioè l’origine del nostro pianeta e la fisica costituzione ◀di▶ esso anche internamente. La stessa Astronomia ha portato e porta continuamente molti materiali per questo nuovo edifizio scientifico, e adotta l’ipotesi molto accreditata che la Terra e gli altri pianeti fossero in origine stati parte della materia ignea componente il globo solare, e poi distaccati da quello in forza del movimento ◀di▶ rotazione. Inoltre colle analisi spettrali che dimostrano nel Sole l’esistenza della maggior parte delle sostanze che si conoscono sul nostro globo239, si venne a confermare i raziocinii dei geologi, che cioè la Terra fosse in origine un globo in ignizione come il Sole, e che a poco a poco raffreddandosi avesse formato le rocce ignee, acquee, metamorfiche, ecc. ; insomma tutti i diversi strati, sull’ultimo dei quali abitiamo.
Questo è quel che asserisce la scienza moderna a proposito delle regioni sotterranee. Se poi si considerano i dati scientifici su cui si fondano i calcoli ◀di▶ centinaia ◀di▶ secoli che passarono dall’una all’altra epoca geologica prima che si compiessero le formazioni delle diverse rocce ; e si riflette filosoficamente che infinite specie ◀di▶ animali terrestri, aquatici ed amfibii, ◀di▶ forze e ◀di▶ forme
« Maravigliose ad ogni cor securo, »
furon cancellate dal libro dei viventi e fossilizzate dal tempo e dagli occulti agenti chimici sotterranei, avremo anche per la fantasia un campo molto più vasto ◀di▶ quello delle invenzioni mitologiche ; e riconosceremo che la mente dell’uomo non sa immaginare neppur la millesima parte delle maraviglie che la scienza tuttodì va scuoprendo nelle operazioni e nelle leggi della Natura.