XXXII
Gli Oracoli
Quantunque gli Oracoli più celebri fossero nella Grecia ed esistessero molti secoli prima della fondazione di▶ Roma, questo vocabolo sotto cui si conoscono in italiano e in altre lingue moderne è d’origine latina ; e derivando dal nome os, oris (labbro o bocca), sta a significare le risposte a voce che rendevansi dagli Dei ai mortali per mezzo dei sacerdoti281). Perciò, stando all’etimologia della parola, qualunque altro modo ◀di▶ manifestazione dei voleri divini che non fosse a voce, non potrebbe a rigore chiamarsi oracolo, ma piuttosto divinazione, cioè interpretazione della volontà degli Dei. Lo stesso è da dirsi del vocabolo responsi, latinismo che è divenuto in italiano il termine solenne e poetico delle risposte degli Oracoli282). Inoltre la parola Oracolo significa talvolta lo stesso che responso, e tal’altra il luogo sacro in cui si rendevano i responsi : e questa differenza ◀di▶ significato facilmente s’intende dal contesto delle diverse frasi.
I più noti e celebri Oracoli eran quelli ◀di▶ alcune delle Divinità Maggiori e principalmente ◀di▶ Giove e ◀di▶ Apollo. Giove ne aveva tre, e Apollo ventidue ; Giunone, Cerere, Mercurio e Plutone ebbero soltanto un oracolo per ciascuno ◀di▶ loro ; delle Divinità inferiori o terrestri, quasi nessuna ebbe oracoli ; e piuttosto preferirono i Pagani ◀di▶ attribuirli a più d’uno degli Eroi o Semidei, come per esempio ad Esculapio, a Trofonio, ad Ercole, ad Amfiarao, ecc. Sommati giungeranno a più ◀di▶ quaranta oracoli. Sarebbe perciò troppo lungo discorso e monotono il parlar ◀di▶ tutti particolarmente ; ed io credo che invece basterà descriverne tre o quattro dei principali e più famosi, e passar leggermente sugli altri con qualche osservazione che sia ad essi comune.
Fra tutti quanti gli Oracoli, il più celebre del mondo pagano era senza dubbio quello ◀di▶ Delfo ; e Apollo a cui attribuivansi quei responsi fu perciò chiamato Delfico 283) ; e troviamo anche in Dante la perifrasi Delfica deità invece del nome ◀di▶ Apollo284).
Delfo (oggi Kastri), città della Focide nell’Acaia, situata fra il monte Cirfide e il monte Parnaso, conteneva fra le sue mura il tempio e il famosissimo oracolo ◀di▶ Apollo. Il territorio fu, come ora direbbesi, neutralizzato, e reso indipendente e sacro. Il governo era aristocratico o più veramente oligarchico, dipendendo con assoluta autorità da cinque Sommi Sacerdoti, che eran chiamati i cinque Santi. Credevasi che Apollo colà avesse ucciso il serpente Pitone che infestava quei luoghi ; e che perciò in origine la città ◀di▶ Delfo fosse detta Pito, donde l’appellativo ◀di▶ Pitio o Pizio dato ad Apollo, ◀di▶ Pitici o Pizii ai giuochi in onore ◀di▶ esso, ◀di▶ Pizia o Pitonessa alla sacerdotessa che invasata dal Nume proferiva mistiche parole, interpretate dai sacerdoti come responsi ◀di▶ Apollo.
Gli Oracoli si rendevano in un sotterraneo del tempio, inaccessibile a tutti i profani, ed ove ammettevasi soltanto qualche devoto che ne avesse ottenuto dai sacerdoti il permesso. Nella parte più interna dell’adito, o sacro penetrale, eravi una voragine dalla quale esalavano vapori inebrianti da allucinar la vista e far venir le traveggole, ovvero mofetici da mozzare il fiato. Un tripode, che alcuni dissero coperto della pelle del serpente Pitone, serviva ◀di▶ sedile alla Pitonessa, ed era tenuto sospeso sulla voragine ; e ai piedi ◀di▶ quello pendeva un vaso circolare e concavo, una specie ◀di▶ caldaia, che i Greci chiamavano lebete e i Latini cortina, dentro la quale si conservavano i denti e le ossa del serpente Pitone. — In appresso la parola cortina in latino fu interpretata per tenda o velario, col qual significato è passata nella lingua italiana.
Il furore divino che invasava la Pizia era l’effetto delle esalazioni naturali o artificiali che uscivano dalla voragine ; le mistiche parole che essa proferiva erano vocaboli sconnessi, detti a caso e senza alcun senso, che i sacerdoti cercavano ◀di▶ connettere in frasi ambigue, ossia con doppio senso ; e il sacro orrore che investiva i creduli devoti ammessi a queste fantasmagorie era la paura prodotta dalla tetraggine del luogo e dalla alterazione della loro fantasia285).
Fra tutti gli altri Oracoli ◀di▶ Apolló il più notabile era quello ◀di▶ Claro nel territorio ◀di▶ Colofone, perchè godeva molta rinomanza e continuò ad esser consultato anche sotto gl’Imperatori romani286), come narrano Pausania, Strabone e Tacito ; e quest’ultimo storico autorevolissimo aggiunge che il sacerdote proferiva gli oracoli in versi. (Ann., II, 54.)
Il più antico ◀di▶ tutti gli Oracoli della Grecia, secondo Erodoto, fu quello ◀di▶ Giove in Dodona città dell’Epiro ; e i responsi si deducevano per interpretazione o divinazione in tre modi : 1° dal movimento impresso dal vento alle foglie delle quercie consacrate a Giove ; 2° dal romore dei bacini ◀di▶ bronzo sospesi a contatto fra loro, e ciecamente o a caso percossi ; 3° dal mormorio delle acque ◀di▶ una sacra fontana, modi affatto primitivi e d’immaginaria interpretazione. Quest’Oracolo cominciò ad esser poco frequentato appena che acquistò fama quello ◀di▶ Delfo, che era il più centrale della Grecia e rendeva responsi in un modo più solenne e soddisfacente.
Quanto all’origine del tempio e dell’Oracolo ◀di▶ Giove Ammone nella Libia parlammo a lungo nel N° XI : ora basterà dire che in quest’Oracolo i responsi deducevansi dalle osservazioni degli smeraldi e delle altre pietre preziose, ◀di▶ cui era formata l’immagine del Nume, come asseriscono Diodoro Siculo e Q. Curzio.
Anche i Romani ricorrevano talora a consultare gli Oracoli della Grecia ; e lo stesso T. Livio ne adduce diversi esempi, tra i quali il più celebre è quello, già da noi registrato, dei figli ◀di▶ Tarquinio il Superbo : ma per regola generale preferivano i così detti oracoli delle Sibille, vale a dire le risposte dei libri sibillini, ◀di▶ cui parleremo altrove. V’erano per altro anche in Italia alcuni Oracoli, che perciò eran detti Italici, come l’antico oracolo ◀di▶ Fauno, rammentato da Virgilio nell’Eneide, quelli della Fortuna, ◀di▶ Marte, ecc. ; ma appartenevano piuttosto alla vera e propria divinazione, perchè non rendevano responsi a voce, ma consistevano nella interpretazione ◀di▶ segni casuali, ed anche ◀di▶ sogni che si facessero addormentandosi in quei sacri recinti. E come se tutto ciò fosse poco, vi si aggiunsero gli Augurii, ◀di▶ cui eran solenni mæstri gli Etruschi ; e da essi li appresero i Romani che ne facevano un uso frequentissimo negli affari pubblici e nei privati, come sappiamo anche dagli storici ◀di▶ Roma.
Gli Oracoli e tutti gli altri modi ◀di▶ divinazione preindicati erano altrettante solenni imposture del Politeismo, e sì abilmente organizzate da allucinare per molti secoli non solo i popoli rozzi e barbari, ma quelli ancora
« ………..che fenno« L’antiche leggi e furon sì civili. »
Che fossero un’impostura dei sacerdoti pagani non credo che sia d’uopo dimostrarlo ai tempi nostri, tanti secoli dopo che furon riconosciuti falsi e bugiardi gli stessi Dei a cui quegli oracoli erano attribuiti. Sebbene i primi scrittori ecclesiastici si affatichino a citare centinaia ◀di▶ autori che avevano scritto contro gli Oracoli, per noi non è necessario tanto lusso ◀di▶ erudizione, tanta ricchezza ◀di▶ testimonianze ; e ci basterà il sapere che ne pensassero Demostene, Cicerone e Catone Uticense, ◀di▶ ciascuno dei quali l’autorità val per mille. Demostene in una delle sue celeberrime Orazioni disse pubblicamente al popolo ◀di▶ Atene, che la Pizia filippeggiava, vale a dire che l’Oracolo ◀di▶ Delfo era corrotto dall’oro del re Filippo padre ◀di▶ Alessandro Magno. Cicerone compose un’opera sulla Divinazione, nella quale confuta ad una ad una tutte le asserzioni ◀di▶ suo fratello Quinto sulle pretese cause soprannaturali degli Oracoli e ◀di▶ qualunque altra creduta manifestazione della volontà degli Dei287). Catone Uticense ai suoi amici che gli suggerivano (quand’egli era in Affrica armato contro Cesare) ◀di▶ consultare l’Oracolo ◀di▶ Giove Ammone, rispose, che gli Oracoli erano buoni per le donne, i fanciulli, e gl’ignoranti. Cominciarono dunque a screditarsi gli Oracoli il quarto secolo avanti l’èra cristiana, come intendiamo dal sommo Orator della Grecia, e il discredito andò sempre crescendo molto prima della introduzione del Cristianesimo, come sappiamo dal sommo Orator romano e dal più insigne degli ultimi repubblicani dell’antica Roma. Che mi va dunque fantasticando Plutarco nel suo trattato sulla Deficienza degli Oracoli coll’attribuire alla morte ◀di▶ alcuni Dèmoni o Genii che vi presiedevano la cessazione ◀di▶ alcuni oracoli, che derivò soltanto dal discredito in cui eran caduti ? Egli che visse sino all’anno 119 dell’èra cristiana e si mantenne pagano, e registrò nelle sue opere tutti i più strani ed assurdi miracoli del Politeismo, non seppe conoscere la vera causa della decadenza della religione pagana, e le diede, forse senza avvedersene, un colpo mortale, ammettendo la morte ◀di▶ alcuni Dèmoni o Genii ; poichè questa asserzione implicava la possibilità che morissero tutti gli altri ; e inoltre il creder negli Dei e il supporre che non fossero immortali era una contradizione, la negazione della loro stessa divinità, e perciò del culto religioso che ne dipendeva.
I primi Cristiani attribuirono gli Oracoli all’opera dei Demònii, ed asserivano che la potenza ◀di▶ questi era cessata col sorger del Cristianesimo ; e così assegnavano gratuitamente e senza necessità una causa soprannaturale a ciò che era l’effetto naturalissimo della impostura dei sacerdoti pagani, da prima nascosta ed ignota, e poi a poco a poco scoperta e smascherata.
Resta per altro a spiegarsi il fatto storico, pur troppo vero e indubitabile, che per tanti secoli gli Oracoli avessero credito e fama non solo presso gl’ignoranti, ma anche presso i dotti e sapienti. E questo è argomento ◀di▶ più alta indagine, sul quale piacemi un poco ◀di▶ trattenermi.
Che i più celebri Oracoli abbiano avuto origine nei tempi preistorici è asserito non
solo dai mitologi, ma da tutti i più antichi scrittori. I mitologi dicono (come notammo
nel N. XIV) che Deucalione e Pirra, dopo l’universale diluvio, consultarono l’Oracolo ◀di▶
Temi sul monte Parnaso. Omero parla degli Oracoli, delle divinazioni e
degli augurii come ◀di▶ cose antiche ai tempi della guerra Troiana, nella quale l’indovino
Calcante rappresenta una parte importantissima, come interprete degli Dei, nei
parlamenti ◀di▶ quei famosi guerrieri e nei segreti consigli ◀di▶ Stato. Fu poi riconosciuto
anche dai filosofi che i primi civilizzatori dei popoli si valsero del principio
teocratico, facendosi credere o figli degli Dei o interpreti dei supremi voleri ◀di▶
quelli, per rimuovere i primitivi uomini ignoranti e barbari dalla vita selvaggia e
brutale e condurli a collegarsi ed unirsi fra loro in un più umano consorzio. Quel che
◀di▶ Orfeo dice Orazio nella Poetica è applicabile a tutti i fondatori
delle antiche religioni ; dal che deducesi che il governo teocratico fu il primo governo
regolare e il primo cemento della civil società288). In
questo concetto si trovano
d’accordo mitologi, poeti, storici e filosofi. Che più ? Lo stesso Machiavelli dice
chiaramente e senza bisogno d’interpretazione : « Fra tutti gli uomini laudati
sono laudatissimi quelli che sono stati capi e ordinatori delle religioni. »
E
dopo avere attribuito gradatamente qualche parte ◀di▶ laude maggiore o minore secondo la
diversa importanza a tutte le altre occupazioni ed arti utili alla umana società,
aggiunge con forza mirabile ◀di▶ convinzione : « Sono, per lo contrario, infami e
detestabili gli uomini destruttori delle religioni, dissipatori de’regni e delle
repubbliche, inimici delle virtù, delle lettere e d’ogni altra arte che arrechi
utilità e onore alla umana generazione, come sono gli empii e i violenti, gli
ignoranti, gli oziosi, i vili e i da poco. E nessuno sarà mai sì pazzo, o sì savio, o
sì tristo, o sì buono, che propostagli la elezione delle due qualità d’uomini, non
laudi quella che è da laudare e biasimi quella che è da biasimare. »
(Discorsi, lib. I, cap. 10.)
E passando egli dalle osservazioni generali alle particolari sulla religione dei
Pagani, così ne parla nel Cap. 12 : « La vita della religione gentile era fondata
sopra i responsi degli Oracoli, e sopra la sètta degli arioli e
degli aruspici ; tutte le altre loro cerimonie dipendevano da
questi. Perchè loro facilmente credevano che quello Dio che ti poteva predire il tuo
futuro bene o il tuo futuro male, te lo potesse ancora concedere. Di qui nascevano i
tempii, ◀di▶ qui i sacrifizii, ◀di▶ qui le supplicazioni ed ogni altra cerimonia in
venerarli, perchè l’oracolo ◀di▶ Delo, il tempio ◀di▶ Giove Ammone ed altri celebri
Oracoli tenevano il mondo in ammirazione e devoto. »
Da tutte le preaccennate autorità e da altre molte che si potrebbero citare, e delle quali ciascun che legge queste pagine avrà facilmente præ manibus più d’una, si può dedurre con sicurezza ◀di▶ non errare, che gli Oracoli e gli altri modi d’interpretazione della volontà degli Dei furono inventati da prima con intenzion casta e benigna per uno scopo altamente sociale, e che essendo diretti al pubblico bene furono utilissimi, e divennero, come direbbe il Romagnosi, uno dei primi fattori dell’Incivilimento. Infatti le risposte degli Oracoli ebbero efficacia ◀di▶ raccogliere e riunire in nazione le sparse tribù elleniche, e d’ispirar loro l’amore della patria comune e il coraggio per difenderla contro le straniere invasioni. Il responso della Pizia, che i Greci si difendessero in mura ◀di▶ legno, suggerì saggiamente ◀di▶ combatter per mare le innumerevoli orde ◀di▶ Serse, e ne derivò la famosa vittoria ◀di▶ Salamina, gloria eterna ◀di▶ Temistocle e della Grecia289). Le più belle massime antiche morali e filosofiche eran credute responsi degli Oracoli ; e la più sapiente e mirabile ◀di▶ tutte, espressa con queste poche parole : conosci te stesso, leggevasi scritta sul pronao del tempio ◀di▶ Apollo in Delfo. Cicerone che l’analizza filosoficamete nelle Tusculane, chiama il Nosce te precetto ◀di▶ Apollo, ed aggiunge che essendo ◀di▶ tal sublimità da parer superiore all’ingegno umano, fu perciò attribuito a un Dio290).
Finchè dunque i sacerdoti che facevan parlare gli Oracoli furon dotti e sapienti e
amarono la libertà e il
pubblico bene, anche i dotti e i
sapienti del mondo ammirarono ed encomiarono la loro santa
impostura
291), e ben si guardavano dallo svelarne al popolo l’artifizio e
screditarla. Ma però…… e qui cedo la parola al Machiavelli, « come costoro
cominciarono dipoi a parlare a modo dei potenti, e questa falsità si fu scoperta nei
popoli, divennero gli uomini increduli ed atti a perturbare ogni ordine
buono. »
Fu allora che venne fuori Demostene a dire pubblicamente che la Pizia filippeggiava, e in appresso Cicerone a dimostrare filosoficamente
che la Divinazione era immaginaria e insussistente, e Catone ad
asserire che gli Oracoli eran buoni soltanto per le donne, i fanciulli e gl’ignoranti. E
il Paganesimo cadde e seco trasse in ruina e in frantumi la pagana società, tanto
illustre e potente finchè non disconobbe e non calpestò i principii eterni della morale,
senza i quali non può prosperare l’umano consorzio, nè sostenersi religione alcuna,
perchè la fede senza le opere è morta
292).