XIII
Difetti e vizii del Dio Giove
Anche sulle labbra degli analfabeti, che▶ non sieno privi affatto di qualunque idea di religione, udiamo sovente il comune proverbio, ◀che▶ è solo Iddio senza difetti. Ma gli antichi Pagani ammettevano nei loro Dei non solo difetti, ma pur anco azioni talmente nefande ◀che▶ sarebbero punibili tra gli uomini nella civil società. Distruggevano dunque l’idea stessa della divinità, la base e il fondamento della morale religiosa. Quindi il culto di tali Dei, chiamati giustamente dall’Alighieri falsi e bugiardi, doveva cadere in dispregio e dileguarsi col progresso del buon senso e del raziocìnio, come avvenne difatti.
Giove, il supremo degli Dei pagani, era più vizioso di molti mortali ; e perciò usurpava, o gli era dato immeritamente il titolo di Ottimo. Nel n° XI notammo tutte le eccellenti qualità ◀che▶ gli erano attribuite, per le quali veniva ad esser l’ideale della divinità dei filosofi. Ora conviene accennare le meno buone, ed anche le assolutamente malvagie.
Quando i Titani furono spodestati da Giove ed espulsi dal cielo, andarono profughi sulla terra ; e la loro stirpe crebbe e si moltiplicò. Fra i più celebri si annoverano Prometeo ed Epimeteo, di cui ora occorre parlare.
Prometeo ed Epimeteo erano figli di uno dei Titani chiamato Japeto, ed ambedue ingegnosissimi : il primo faceva le statue di creta rappresentanti esseri simili a lui, o vogliam dire di forma umana ; e il secondo modellava e plasmava, parimente in creta, gli animali bruti.
Sin qui il racconto par. vera istoria : ma ora incomincia la favola. Prometeo col favore di quegli Dei ◀che▶ eran più amanti e protettori dell’ingegno e delle arti, rapì dal Cielo, o come altri dicono, dal carro del Sole, una divina scintilla di fuoco, e con essa animò le sue statue, e le fece divenire uomini viventi e parlanti. Giove ◀che▶ intendeva riserbato esclusivamente a sè stesso il potere di crear gli uomini, punì crudelmente Prometeo col farlo legar da Vulcano ad una rupe del monte Caucaso, e di più col mandare ogni giorno un avvoltoio a rodergli il fegato, ◀che▶ di notte gli rinasceva e cresceva, per render perpetua la pena di lui. Parve esorbitante e tirannico questo supplizio agli stessi Dei, ◀che▶ inoltre rimasero indispettiti delle pretese di Giove di arrogarsi per sè solo la facoltà di creare gli uomini ; ma invece di protestare con parole o con dimostrazioni clamorose, asserirono il loro diritto, esercitandolo di fatto e creando una donna fornita di tutte le più rare doti di corpo e di spirito, la quale chiamarono Pandora, ◀che▶ in greco significa tutto dono, perchè tutti avevano contribuito a darle qualche particolar pregio. Giove finse di non sdegnarsene, anzi disse di voler farle un dono anch’egli, e le diede un vaso chiuso con ordine di portarlo ad Epimeteo perchè l’aprisse. Ma per quanto piena di pregi fosse Pandora, gli Dei non avevan pensato a renderla immune dalla curiosità ; quindi essa aperse subito il vaso e ne uscirono immediatamente tutti i mali fisici piombando sulla umana specie81). Pandora si affrettò a richiudere il vaso, ma non vi rimase dentro ◀che▶ la speranza82).
In tutto questo racconto mitico Giove non fa più la figura del Dio ◀che▶ giova, del Dio benefico, ma quella d’invidioso, maligno e malefico.
Questo è l’ordito della favola, secondo i più ; ma poi vi si fanno sopra tanti ricami e intorno intorno tante aggiunte e frangie, da tener lungamente occupato chi volesse darne di tutte la descrizione e la spiegazione : è questo l’argomento prediletto non solo dei poeti, ma pur anco di molti filosofi nostri e stranieri. Lo stesso gran luminare degli Inglesi, Bacone da Verulamio, nel suo libro De Sapientia Veterum, esamina ed interpetra più a lungo questa favola ◀che▶ le altre trenta da lui prescelte come meritevoli delle sue considerazioni. Tutti però, generalmente, convengono ◀che▶ Prometeo rappresenti l’ingegno umano ◀che▶ inventa le arti utili alla vita (il quale ingegno perciò può dirsi poeticamente una scintilla del fuoco celeste) ; e inoltre la punizione di esso significa le traversie e le persecuzioni immeritate ◀che▶ per lo più si ricevono dai grandi inventori invece del meritato premiò. Aggiungono però ◀che▶ la pena di Prometeo non fu perpetua, perchè Ercole lo liberò, ed uccise l’avvoltoio ◀che▶ gli rodeva il fegato : il ◀che▶ vuol significare ◀che▶ la forza d’animo, ossia la costanza, vince tutti gli ostacoli, e ◀che▶ gli utili effetti finali fanno dimenticare le pene sofferte83).
Ingegnosissimo è pure il mezzo ◀che▶ fanno adoprare a Prometeo per rapire il fuoco celeste, inventando ◀che▶ egli accese lassù una verghetta o un fascetto di legna ; e cosi vengono a significare il modo usato anche oggidì, in caso di bisogno o per esperimento, di eccitar la fiamma colla confricazione di due aridi legni. Un uguale effetto deriva ancora talvolta per la prolungata agitazione del vento, ◀che▶ confricando tra loro in una selva selvaggia diversi rami degli alberi, produce estesissimi e spaventevoli incendii ; ed anche il fulmine (◀che▶ credevasi venir dal Cielo e dalla mano stessa di Giove) comunica il fuoco alle materie combustibili ◀che▶ trovansi sulla Terra. Il fuoco poi, come dice Bacone da Verulamio, è la mano delle mani, lo stromento degli stromenti, l’aiuto degli aiuti di tutte le arti degli uomini. Anzi nella modernissima scienza detta Termodinamica, ossia meccanica del calore, si dimostra ◀che▶ questo stesso elemento, (e in ultima analisi il Sole ◀che▶ n’ è fisicamente la causa prima), produce il lavoro meccanico delle macchine a vapore e dà la forza anche alle braccia degli uomini. — Felice chi potè conoscer le cause delle cose 84), diceva Virgilio ; e in oggi spingendosi le scienze sempre più arditamente e con prospero successo a far mirabili conquiste nelle regioni del vero, posson chiamarsi invidiabilmente felici i sapienti cultori di quelle !
Quanto poi al vaso di Pandora, onde, uscirono tutti i mali di questa Terra, l’espressione mitologica è tanto famigerata ◀che▶ odesi spesso dalla bocca di persone tutt’altro ◀che▶ eruditissime. Di Pandora stessa raccontasi pur anco da alcuni mitologi, ◀che▶ Giove, nel regalarle il fatal vaso, le avesse ordinato di portarlo a Prometeo ; ma questi il cui nome significa provvido o cauto, non volle aprirlo ; ed avendolo essa portato quindi ad Epimeteo, il cui nome significa l’opposto, cioè improvvido o incauto, questi l’aprì. Aggiungono di più ◀che▶ egli sposò Pandora, la quale gli portò in dote quel vaso pieno di tutti i mali. È poi molto notabile e filosofica l’interpretazione di Bacone da Verulamio ◀che▶ Pandora, unita in matrimonio coll’improvvido Epimeteo, significhi la voluttà e il mal costume ◀che▶ spasso derivano dalla raffinatezza delle arti e dal lusso nelle anime spensierate ed improvvide : dal ◀che▶ nascono tutti i mali ◀che▶ rovinano gli uomini e gli Stati85).
Se Giove in questo mito, sì riguardo a Prometeo ◀che▶ a Pandora e al genere umano, non fa la più bella figura, come abbiam notato di sopra, nei suoi doveri poi, ◀che▶ diremmo domestici, vale a dire di marito e di padre, è anche più biasimevole. Mille ragioni non ◀che▶ una aveva Giunone sua moglie di lamentarsi e stizzirsi della violata fede coniugale di suo marito ; e gli uomini stessi non ebbero a lodarsene e a crescergli venerazione, trovandosi molte famiglie dei mortali involte in gravi sciagure per colpa di Giove. Lungo sarebbe e molesto il voler tutte rammentarle di seguito, come alcuni mitologi fanno : ond’io preferisco di narrarne le principali una alla volta, di mano in mano ◀che▶ ne verrà l’occasione, secondo l’ordine cronologico e gerarchico, nel parlare dei figli di Giove.
Peggio poi ◀che▶ bestiale non ◀che▶ disumana fu la condotta di questo Dio nel precipitar dal Cielo in Terra con un calcio Vulcano figlio suo e di Giunone, non per altro motivo se non perchè gli parve brutto e deforme : per la qual caduta il misero Vulcano ebbe di più la disgrazia di rimaner perpetuamante zoppo, e di esser perciò il ludibrio di quelle stravaganti Divinità del Paganesimo, come vedremo a suo luogo.