XL
Osservazioni generali
Questi tre termini di Semidei, Indigeti ed Eroi si trovano usati talvolta indistintamente l’uno per l’altro▶, benchè differiscano tra loro non solo etimologicamente, ma pur anco per certe speciali condizioni, che converrà prima di tutto accennare.
Semidei, parola latina conservata senza alterazione ortografica nella lingua italiana, è traduzione del greco vocabolo Emitei ; e in tutte e tre le lingue significa evidentemente mezzi Dei, e vi si sottintende e mezzi uomini, non già mezze bestie, come si rappresentavano alcune delle Inferiori Divinità. Erano figli o d’un Dio e di una donna mortale, quali furono Perseo ed Ercole ; oppure di una Dea e di un uomo mortale, come credevasi di Achille e di Enea.
Indigeti è parola di etimologia tutta latina, sia che debbasi interpretare inde geniti, o in diis agentes, cioè generati sulla Terra, o ascritti fra gli Dei. E per quanto possa questo vocabolo sembrare a primo aspetto sinonimo di quello di Semidei, non v’è compresa per ◀altro▶ come necessaria la condizione che uno dei genitori debba essere una Divinità. Quindi anche un semplice mortale poteva divenire un Indigete Dio.
La voce Eroi, divenuta tanto comune in verso e in prosa non solo nelle lingue dotte, ma pur anco nella italiana e nelle altre lingue affini, è di origine greca ; ed i filologi antichi, incominciando da Servio commentator di Virgilio, ne danno tre diverse etimologie,45deducendole da tre diverse accezioni in cui trovasi usata quella voce, cioè di Semidei, di Dei Indigeti, e di uomini divenuti illustri o per dignità o per imprese di sovrumano valore. Lo stesso Omero l’usa assai spesso in quest’ultimo significato tanto nell’Iliade quanto nell’Odissea ; e del pari si adopra comunemente nella lingua italiana tanto in verso quanto in prosa ; e si applica pur anco agli uomini illustri della storia antica e della moderna, come pure ai più straordinarii personaggi d’invenzione della fantasia dei poeti. I due vocaboli Semidei e Indigeti son termini appartenenti esclusivamente alla Mitologia classica : il vocabolo Eroi, oltre a poter esser comprensivo degli altri due sopraddetti, si estende dai più antichi e famosi personaggi ai più moderni e ridicoli Eroi da poltrona proverbiati dal Giusti46.
Varcati questi sterpi filologici, avanziamoci in più aperta e vasta campagna e in più spirabil aere, e diamo uno sguardo fugace alla remota Età eroica, che spunta fra le caligini mitologiche e si estende sino alle serene regioni della Storia. I tempi eroici anche più dei mitologici formarono il soggetto delle meditazioni dei più grandi filosofi e pubblicisti (e basti rammentar fra questi il Vico e Mario Pagano), perchè vi si trovano le origini storiche dei più celebri popoli antichi, frammiste a racconti favolosi, dai quali bisogna distinguerle e sceverarle. A quest’epoca si riferiscono le più straordinarie imprese condotte a termine colla forza e col senno degli uomini, assistiti e protetti dalle Divinità. Principalmente si rammenta e si celebra il liberar la Terra dai mostri e dai tiranni, e sgombrar così la via dai più grandi ostacoli all’incivilimento dei popoli. E quanto alla sapienza di quell’epoca ottennero lode sopra gli altri i fondatori delle religioni e delle città. Se grandi erano le virtù, non meno grandi furono i vizii consistenti principalmente nell’abuso della forza, o come dicono i poeti, nel viver di rapina : era per lo più questa la causa delle antiche guerre.
Nel Medio Evo dopo la caduta del romano Impero e le irruzioni dei Barbari, se non si rinnovò precisamente un circolo similare di tutte le antiche fasi sociali, come suppone il Vico, poichè vi restò un addentellato della greca e della romana civiltà, come dice il Romagnosi (e si può aggiungere anche di quella del Cristianesimo), che aiutarono e sollecitarono il risorgimento, ritornò per ◀altro colla dissoluzione di tutti gli ordini sociali il predominio della forza in tutto il suo furibondo vigore e il così detto diritto della privata violenza. Ne abbiamo una conferma anche nei racconti delle leggende, riferibili a quell’epoca dolorosissima ; e da quei fatti leggendarii s’informarono i poemi romanzeschi che ammettono prodigii non meno strani di quelli dell’Odissea.
Spiacemi che il mio umile assunto e lo scopo principale a cui è diretto questo lavoro m’impediscano di estendermi in osservazioni generali, e mi obblighino invece di aggiunger soltanto spiegazioni al racconto dei molteplici fatti particolari che più ne abbisognano ; ma ho voluto premetter questi brevi cenni per far conoscer la necessità di studiare i tempi eroici, che sono come il Medio Evo fra la Mitologia e la Storia, e che perciò hanno la stessa importanza per le origini storiche dei popoli antichi che il Medio Evo per le origini della moderna civil società.
Scendendo ora a parlare dei principali Eroi, e Semidei e Indigeti di quest’epoca, convien prima di tutto
determinare l’estensione, o vogliam dire la durata dell’età eroica ;
ed io l’accennerò prima di tutto colle parole stesse del nostro Giovan
Battista Vico : « Tutti gliStorici, egli dice, danno il
principio al Secolo eroico coi corseggi di
Minosse e con la spedizione navale che fece Giasone in Ponto,
il proseguimento con la guerra Troiana e il fine con gli error degli Eroi, che vanno a terminare nel ritorno di
Ulisse in Itaca. »
Volendo poi determinare cronologicamente
quest’epoca, non abbiamo dati certi neppure dell’anno preciso della distruzione di
Troia, poichè si trova in taluni Autori la differenza di più di un secolo ; ma seguendo
la Cronologia greca più accreditata colle modificazioni di Petit-Radel nel suo Examen critique, troveremo almeno
in qual ordine di tempo vissero gli eroi più antichi di quelli che presero parte attiva
nella guerra di Troia. E a far questo ci aiuteranno diverse celebri imprese a cui
intervennero quasi tutti gli Eroi contemporanei, che i Mitologi ed i Poeti si son dati
cura di rammentare : tali sono la caccia del cinghiale di Caledonia, la spedizione degli
Argonauti, la guerra di Tebe o dei 7 Prodi, e finalmente la guerra di Troia. Ora in
queste diverse imprese trovansi rammentati quasi tutti gli Eroi di cui si ha notizia, e
talvolta in una son nominati i padri e nell’altra i figli ; e di qualche eroe che
intervenne a più d’una è detto in quale
di esse egli era più
giovane, in quale più vecchio : dal che deducesi senza tema di errare l’ordine
cronologico di quelle imprese. Inoltre di quegli Eroi che non son rammentati o compresi
in nessuna di quelle spedizioni, e che pure compierono memorabili gesta, separatamente
narrate dai Mitologi, dobbiamo ragionevolmente indurne che fossero anche più antichi del
tempo in cui avvennero quelle, e già divenuti Indigeti Dei, oppure
discesi nel regno delle Ombre. Questo può asseverarsi principalmente di Perseo, di
Bellerofonte e di Cadmo, anche secondo la precitata Cronologia greca ; perciò dalle
gesta di questi dovrà cominciare la narrazione dei tempi eroici. Degli altri dirò a mano
a mano che toccherà la lor volta per ordine cronologico ; e di quelli che si trovarono
insieme in una data spedizione prima accennerò brevemente le particolari qualità di
ciascuno di essi, e poi li metterò in azione tutti insieme ; parlando più a lungo del
capo o protagonista di quella impresa nel narrare l’impresa stessa.
Prima di por termine a questo Capitolo convien fare un’altra osservazione generale ; ed è questa : che attribuendosi oltre che una forza straordinaria, anche una lunghissima vita a tutti gli Eroi, non devesi calcolare la loro media e la loro probabile esistenza secondo le moderne tavole di Statistica ; e basta soltanto il sapere quel che dice Omero del Pilio Nestore, il più vecchio dei Duci che andarono alla guerra di Troia, che cioè
« Di parlanti con lui nati e cresciuti.« Nell’alma Pilo ei già trascorse avea« Due vite, e nella terza allor regnava. »