Si esercitò prima co' dilettanti della città, poi passò a fare il comico intorno al 1722. […] Bartoli dice di lui che « fu comico di molta abilità, e piacque sulle venete scene. » Una sua figliuola, ballerina, si ritirò dal teatro per vestir l’abito religioso.
Giacinto Bendinelli, detto Valerio, comico italiano della Compagnia del Re, abitante presso Guglielmo Devil, armaiuolo, Via S. […] Per la qual cosa il sottoscritto si sarebbe recato all’ Ufficio del suddetto Lemusnier, coll’ intento di sporgere la presente querela : – Firmato : Io Giacinto Bendinelli, detto Valerio, comico italiano di S. […] Firmati : Tommaso Ferrary, prete italiano, Marc’Antonio Romagnesi, comico italiano (V.
Fu comico al servizio dei Gonzaga di Mantova. […] ) pubblica una patente del Duca Ferdinando in data 3 aprile 1680, colla quale si nominava virtuosa di camera, Apollonia fu Lauro Bertani, nostra suddita, cantante già in diversi teatri ; e altra in data 24 ottobre 1683, così concepita : avendo concesso il nostro genitore al fu Lauro Bertani comico e dopo lui ai suoi figli la facoltà di noleggiar sacchi in questa nostra città in ragione di un soldo per sacco al giorno, confermo ai figli Apolonia e Antonio, vita loro durante, tale privilegio.
Entrò nella Compagnia di Domenico Bassi più come cantante, che come comico ; e vi piacque moltissimo per la bella voce di baritono che possedeva, specialmente poi nel personaggio di Simon che sostenne con gran plauso al San Cassiano di Venezia. […] Si diede a sostener la maschera del Brighella, e dice il Bartoli (1781), che egli era comico sufficiente, e musico di molta abilità, e che, data la sua ancor fresca virilità, poteva sperare de' migliori progressi alla sua mediocre fortuna.
Detto in Comedia Aurelio, fu comico insigne a Napoli (V. […] … Che finalmente si possa identificare in questo Testa l’Aurelio conosciuto fin qui col solo nome di teatro, che il Bartoli dice fiorito verso il 1630, che il Belgrano trova il 1610 a Genova direttore di una accolta di nobili dilettanti, che il Martinelli cita in una sua lettera da Milano del 1620, e di cui il Bertolotti riferisce una lettera del 7 luglio 1621 da Napoli al Duca di Mantova, firmata « Aurelio fedele comico » (V.
Manca ancora a’ Francesi l’arte d’inseguire col sale comico e colla sferza del ridicolo questa vanità ed ingordigia de’ capi delle famiglie che astringono le donzelle a seppellirsi per conservare a’ maschi intere le patrie ricchezze. […] Senza qualche tratto troppo comico e malizioso ne’ caratteri di Anito, Melito e Drixa, e de’ pedanti Grafio, Como e Bertillo giornalista, sarebbe questo dramma il modello di tale specie di tragedia. […] Spogliandolo dell’affettazione pantomimica e delle azioni scimiesche e della lugubre dettatura del testamento, l’azione e il carattere dell’Indigente prenderebbe il portamento di una delicata tenerezza che meglio si adatterebbe col comico utile disviluppo della favola e col cangiamento di M. de Lys affrettato bellamente dal Notajo. […] Tolse egli ancora dal medesimo Goldoni la sostanza del suo Figlio naturale dramma serio privo di ogni carattere comico. […] Toccati con maestria e con pennello comico sono i caratteri di Fierenfat, Rondon, la Baronne.
Manca ancora a’ Francesi l’arte d’inseguire col sale comico e colla sferza del ridicolo questa vanità ed ingordigia de’ capi di famiglie che astringono le donzelle a seppellirsi per conservare a’ maschi intere le patrie ricchezze. […] Senza qualche tratto troppo comico e malizioso ne’ caratteri di Anito, Melito e Drixa, e de’ pedanti Grafio, Como e Bertillo giornalista, sarebbe questo dramma il modello di tale specie di tragedia. […] Sedaine, Falbaire, Mercier (diverso da Lemercier) coltivarono questo genere comico lugubre con felicità in alcuni componimenti, cioè il primo nel Disertore che si è ripetuto in Francia ed altrove. […] Tolse egli ancora dal medesimo Goldoni la sostanza del suo Figlio naturale, dramma serio privo di ogni carattere comico. […] Tratteggiati con maestria, e con pennello comico sono i caratteri di Fierenfat, Rondon, la Baronne.
XIII dell’ edizione Pasquali : Prima donna a vicenda colla Bastona, Cecilia Rutti detta la Romana, Moglie del comico Collucci ; ma che non vivendo con suo Marito aveva ripreso il nome della famiglia, dov’ era nata. […] XXXVII) – nei primi anni del secolo con quella Compagnia a cui appartenevano Gaetano e Gennaro Sacchi, padre e zio del sommo comico.
Ecco, a titolo di curiosità, un saggio del suo repertorio : Agnese Fitz Henry Fitz Henry Il sospetto funesto Don Flavio Il gran giudizio di Carlo Magno Carlo Magno Spartaco alle mura di Roma Crasso Polinice Eteocle Rosmunda L’Esarca I due sergenti Incognito Bianca e Fernando Carlo V Eloisa della Vallière Condè Le due regine di Siria Oropaste Quest’ultima rappresentò a Lucca il 26 maggio del’ 27 per sua beneficiata, invitando il pubblico colle parole seguenti : « L attore che osa porgere il presente invito, ha cercato nel tragico grandioso spettacolo, Le due Regine di Siria, e nel giocosissimo comico, Uno vale per dieci, di riunire ciò che può appagare l’occhio, interessare il cuore e rallegrare lo spirito. […] Tofoloni di Verona, di professione comico, e l’altra intitolata « Un quadro di filosofia » dal Sig. Carlo Cattaneo Fiorentino parimente comico.
Fiorì Epicarmo insigne filosofo non meno che comico illustre in Siracusa a’ tempi di Gerone il vecchio. […] Dromone comico mentovato da Ateneo fiorì dopo di Sannirione, ed è diverso da Drumone o Drimone, il quale secondo Eusebiob fu più antico di Omero. […] Tali sono Ermippo, Antifane, Eubolo, di cui Grozio rapporta qualche picciolo frammento della commedia intitolata Antiope; ed Esippo che scrisse una commedia detta Saffo; e Frinico comico più volte motteggiato da Aristofane, e che fiorì verso l’olimpiade LXXXVI. Alceo comico figlio di Micco era di Mitilene, e rinunziò alla patria per dirsi Ateniese. Lasciò questo comico dieci favole, una delle quali s’intitolava Pasifae, e con essa, secondo l’interprete di Aristofane nell’argomento del Pluto, contese con questo comico riputato nel quarto anno dell’olimpiade XCVII.
Fratello minore di Giuseppe e di Carlo (di cui non ho trovato notizie, ma già comico, e al tempo del’ Bartoli (1781) maestro di ballo in una città della Lombardia), nacque a Bologna ; e dopo di avere fatto qualche studio, si diede all’arte dell’intagliare in legno, nella quale riuscì un fine lavoratore. […] Egli non bilanciò nè la sproporzione dell’età sua con quella del personaggio, il giovane scimunito Don Berto, « nè la immagine, che il pubblico s’era formata del suo carattere, da cui attendeva soltanto un comico serio naturale, o un tragico maestoso declamatore di sentenziosa armonica gravità, nè la dissuasione del Gozzi stesso ». L'autore insistè su l’opinione che la parte del protagonista non conveniva al comico Zanarini, mostrando ogni timore sulla buona riuscita dell’opera, anche per la mancanza d’intreccio, e la lunghezza soverchia ; ma, per questo, i comici a cui premeva di fare un bel teatro, rispondevano col dargli del modesto e dell’umile affettato. […] Vincenzo Monti nell’esame critico dell’Aristodemo chiama Zanarini incomparabile comico, che gli stessi francesi paragonano e molti antepongono ai più famosi della loro nazione. […] Nel 3° volume del Teatro applaudito sono per quella stagione e su quell’attore le seguenti parole : « Fu sempre eguale a sè stesso, e sempre grande tanto nel tragico, quanto nel comico, specialmente colla parte del Re nell’Adelasia in Italia, con quella di Benetto nello Sposo veneziano rapito, e coll’altra di protagonista nel Ladislao ».
Interessantisima è la figura di questo comico ebreo da Verona, il quale, a somiglianza del celebre Sivello (V. […] Giovanni De Medici. » E dall’Appendice di Paglicci Brozzi alla sua opera : Il Teatro a Milano, apprendiamo che « Simone Basilea, comico veronese, ebreo, come ben si comprendre dal suo cognome medesimo, ottenne nel 1619, in occasione che recavasi a Milano onde recitare con alcuni suoi compagni, di poter portare la berretta nera, in luogo della gialla, colore allora obbligatorio pei seguaci della fede giudaica. »
Passò a Napoli, ed ivi presentemente si fa distinguere per comico di non poca abilità, e molto attento nell’esecuzione del proprio impegno. » Dalle noterelle del Di Giacomo pel 1778, sappiamo che Il comico del S.
Maria, comico mantovano, il quale recitava nel 1620 sotto nome di Fortunio (assunto la prima volta da Rinaldo Petignoni de’ Gelosi) in una modesta Compagnia nei contorni di Cento, Modena, Finale o Carpi, nella quale era anche, non sappiamo se come semplice attore o capocomico, Flaminio, il celebre Gio. […] serà questa una prova per vedere se in conseguenza di tanti ciarlatani che sonno riusciti, vi potessero ancor capir questi, quali stano tra il comico et lo ciarlatano. » Del resto al Cecchini poco premeva che il Duca accettasse la proposta dei comici. […] Il che fa rimettere alla memoria quel tal comico che prima della distribuzione di una commedia soleva dire : « se ghe xe un bel primo attor, lo fazo mi ; se ghe xe un bel caratterista, lo fazo mi ; se ghe xe un bel brillante, lo fazo mi ; se ghe xe un sbrufarisi (parte inconcludente) ti lo farà ti !!!
Fu prima donna per varj anni della Reale Compagnia Sarda, poi madre nobile, e nel lungo periodo della sua vita artistica diè tal prova della versatilità dell’ingegno suo, che si vuole non esserci stato carattere, vuoi comico, vuoi tragico, ch’ella non rappresentasse a perfezione. […] Abbandonate nel ’41 le scene, e morti poco dopo il marito e il cognato, passò a seconde nozze col comico Luigi Negri, col quale andò a stabilirsi a Firenze : quivi morì in età avanzata
Se questo comico avesse avuto un personale più vantaggioso, oh quanto maggiormente sarebbe stato gradito ! […] Non pertanto fu meritevolmente applaudito, e fu per un comico eccellente per ogni dove considerato.
Recitò la prima volta a Chioggia, nel '49, in una brevissima parte, a beneficio di una compagnia d’infimo grado, ed esordì, comico, lo stesso anno a Mestre nella Compagnia di Giovanni Battista Zoppetti, in cui stette due mesi per passare in quella di certo Bosello. […] Morto il Vestri in Compagnia Nazionale, e uscitone il Novelli, furon sostituiti dal Privato, che vi restò sino all’anno '88, in cui si unì con Emilio Zago, il celebre comico veneziano, col quale trovasi tuttavia assieme alla sua seconda moglie Elettra Brunini.
Belisario Luigi, comico rinomatissimo, nacque da famiglia di civil condizione in Napoli verso il 1800. […] Adamo Alberti ne’ suoi Quarant’anni di Storia del Teatro de’ Fiorentini in Napoli (ivi, 1878), dice che Luigi Belisario era un distintissimo attore comico ; ei recitava con grande spontaneità, e spesso improvvisava la sua parte con tanta verità, che il pubblico lo applaudiva credendo che la sapesse a memoria.
Celebre comico napoletano, sotto la maschera di Pulcinella. […] Riferisco dalla citata opera del Di Giacomo le seguenti parole che ci dànno una chiara idea del povero artista e dell’ambiente in cui visse : Domenicantonio di Fiore visse in tempi ne’ quali l’arte del comico, per singolare che fosse e mirabile, non arricchiva.
Chè tal è il porgere di Adamo Alberti, quale gl’Italiani (non parlo di quelli che si tagliano i pensieri alla francese) han sempre voluto che sia : quale la benigna natura glie lo ha largito, dotandolo di una voce scorrevolissima e sonora, d’un volto grazioso ed espressivo, d’un gesto pronto e vivace, d’un movimento libero e securo ; quale glie lo han raccomandato a prova nel suo tirocinio teatrale i due suoi maestri, cioè il proprio genitore, comico distinto a que’tempi, ed il celebre Francesco Augusto Bon, autore ed attore reputatissimo ; e quale finalmente più conveniva allo stile di Goldoni, su le cui commedie si è per dir così modellato sin dalla età sua prima. […] Ancora : Non ha lo Alberti elemento, se questo non è comico del tutto. […] Il Bonazzi, comico e scrittore valentissimo, dice di lui fuggevolmente : « il vivace, ed anche troppo vivace Adamo Alberti, famoso per la parte di Ludretto.
Platone poeta comico contemporaneo di Aristofane è tenuto pel primo tra quelli che si distinsero nella commedia mezzana. […] Secondo Plutarco l’eccellente comico Alesside finì di vivere sulla scena in mezzo agli applausi essendo stato coronato per una delle sue favole. […] Nacque quest’ultimo comico in Camira nell’isola di Rodi, e fiorì particolarmente verso l’olimpiade CI. […] Suida ci dice che questo comico portò la prima volta sulle scene le avventure amorose e le vergini deflorate, le qu ali cose si rappresentarono con frequenza nella commedia nuova da cui passarono alla latinaa.
Luca in Venezia, quando Carlo Goldoni ne era il poeta comico. […] Con alcuni avanzi – aggiunge il Bartoli – da lei fatti nel mestiere, e con l’assistenza del fratel suo (Francesco Catroli, comico anch’esso) potè circa dieci anni sono (1772) abbandonare del tutto il teatro, e vivere a sè stessa ritirata in un angolo della città di Venezia segregata sino al dì d’oggi dal commercio, non solo de’ comici, ma quasi interamente del mondo.
Colà, entrato nella Società filodrammatica, esordì colla parte di Paolo in Francesca da Rimini del Pellico, e tale ne fu il successo che tutti lo consigliarono a gettare i pennelli per darsi all’arte del comico. […] Il fratello Alessandro fu comico anch'esso, e anche capocomico solo e in società.
Questa commedia assai piacevole di carattere e d’intrigo, al dir di Voltaire, fu la prima ricchezza del comico teatro francese; ma secondo M. […] In Versailles ebbe agio di osservare i costumi de’ cortigiani e di dipingerli al vivo; essi stessi contribuirono talora colle loro notizie ad arricchire il suo tesoro comico. […] Di genio allegro, giocondo e comico meritò, dopo lunghissimo intervallo, di occupare il secondo posto appresso Moliere. Il suo Giocatore si avvicina molto al gusto di quel gran comico. […] Da teologo controversista divenne poeta comico non ispregevole, e conservò tra’ Francesi il gusto della vera commedia.
E concerti diede acclamatissimo a Venezia e a Verona ; e dalla filarmonica di Verona ebbe diploma di professore, e più volte fu ed è tuttavia dal pubblico applaudito come attor comico e come flautista. […] Negli elenchi dell’anno comico ’96-’97 egli figura come direttore e primo attore in Compagnia delle sorelle De Ogna.
Il comico Rinoceronte si confessava, e comunicava ogni otto giorni ; e durò meco in Mantova questa vita per lo spazio di 4 anni. […] [http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img159.jpg] Questo buon comico aveva un figliuolo unico, a cui propose con affettuosa esortazione la fuga dalla vita pericolosa secolare, ed il ritiramento alla religiosa, ed ebbene l’intento, vedendolo fatto Religioso zoccolante.
Per quante ricerche fatte, non mi è riuscito di aver notizia su questo comico, tranne la lettera seguente, che traggo dall’Archivio di Modena : Ser. […] mo Hauendo Pietro Paulo comico vna lite in Reggio, per la cui spedizione egli preme, come importante molto a suoi interessi, ha hauto ricorso da me, acciò che lo raccomandi a V.
Nacque a Firenze l’agosto del 1756, e fu barbiere, comico, e poeta. […] Quì, credendo aver'io molto imparato, il genitore posemi a bottega, feci il barbier, fui comico, e svegliato l’estro sentii, che Apollo or non mi nega.
In esse il Canova si manifesta comico di larghe vedute, che non vuol l’arte impastoiata nei vincoli di canoni assurdi. Ad afforzar le sue idee, cita spesso e volentieri le parole della Clairon che non conosceva nè regole, nè convenzioni che potessero inspirare tutte quelle diverse sensazioni e gradazioni di spirito e di sensibilità, che sono necessarie per formare un grand’artista comico.
Furon scritte per lui le parti di Leandro nel Teatro comico, nella Gastalda, e in qualche altra commedia. […] E tal fatto mise innanzi al pubblico il Goldoni nella introduzione a quelle recite autunnali, che è nel tomo quinto del Nuovo teatro comico (Venezia, Pitteri, mdcci. viii).
Di lui non abbiamo altre notizie che queste rintracciate in alcune lettere dell’Archivio di Modena, fra cui la seguente allegata a un’altra del comico Nelli, che riferisco intera : Al nome di Dio adi 15 Aprile 1651 in Bologna. […] Io Bernard.º Coris detto Siluio comico affermo quanto di sopra si contiene.
Nè di grazia nè di arte scarseggia la commedia delle Furberie di Scapino recitata nel 1671, sebbene il sacco in cui si avvolge Scapino, e la scena della galera appartengano a un genere comico più basso. […] In Versailles ebbe saggio di osservare i costumi de’ cortigiani e di dipingerli al vivo; e si sa che essi stessi contribuirono talora talora colle loro notizie ad arricchire il suo tesoro comico. […] Di genio allegro, giocondo, comico, meritò, per altro dopo lungo intervallo, di occupare il secondo posto appresso Moliere. Il suo Giocatore si avvicina molto al gusto di quel gran comico. […] Da teologo controversista divenne poeta comico non ispregevole, e conservò tra’ Francesi il gusto della vera commedia.
Ne abbiam notizia in una lettera del comico Zanotti del 14 agosto 1655 da Genova al Conte Marcello Cimicelli a Modena. […] Nato da padre comico, avanzandosi cogli anni e non molto crescendo nella statura, i suoi compagni per ischerzo lo chiamavano trotola, dal che derivogli in seguito il soprannome di Toto, sotto il quale è comunemente conosciuto.
Bartoli di questo comico egregio per le parti d’ innamorato, sotto nome di Florindo, e non meno egregio istoriografo della sua patria. […] Il 1675 aveva stampata a Napoli con la data di Venezia una commedia tradotta dallo spagnuolo da altro comico : Amare e fingere, che fu poi ristampata davvero a Venezia, e più tardi a Bologna. […] Nell’Archivio di Modena giacciono, tra l’altre, inedite alcune lettere di lui, o lui concernenti, dalle quali possiamo avere qualche notizia sicura sull’arte sua e sulla sua vita di comico. Il 1675 arrivò a Mantova da Napoli, comico del Duca di Modena, come abbiamo da una lettera di Alfonso d’Este, il quale chiamandolo principal parte della Compagnia e che si è strecto con promesse di Regalarlo bene, propone a quel Duca non gli si dien meno di 25 dopie, essendo questo un huomo che à testa.
Generico l’anno comico 1795-96 insieme alla moglie Brigida, servetta di qualche pregio, nella Compagnia della signora Marta Coleoni.
Forse l’ Ortensia del comico Giuseppe Antonio Laurentiis (V.) ?
Nessuna notizia, per quante ricerche fatte, mi fu dato di avere su questo comico, tranne la lettera che riproduco, alcun po’ ridotta.
Dopo la sua morte gli successe nel comico esercizio Antonio Camerani. »
Fu il Burchiella comico pieno di brio. […] Egli è probabilmente quello stesso Lucio Fedele, di cui parla il Quadrio, e che cominciò a fiorire verso il 1560. « Il Ghilini nel suo Teatro – dice esso Quadrio – per occasione di Giulio Cesare Capaccio, fa menzione di costui, come di eccellentissimo comico, e il migliore assolutamente de’ tempi suoi.
Bolognese, comico del Serenissimo di Parma Antonio Farnese, fu attore di assai pregio per la maschera dell’Arlecchino, sotto nome di Tracagnino (nel linguaggio romagnolo risponderebbe al Tombolotto de’Toscani). […] [http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img026.jpg] GIACINTO CATTOLI DETTO TRACAGNINO comico di s. a. s. il sig.
Albergina Lodovico, comico veneziano, segnato nel movimento della popolazione mantovana per gli anni 1590, 1591 e 1592, fra coloro che giugnevano il 12 settembre (1590) in casa di Cesare Gonzaga.
Da tal necessità d’improvvisazione nasce la difficoltà grande di sostituire un buon comico italiano, venuto sciaguratamente a mancare. Non vi ha chi non possa imparare a memoria e recitar da la scena, ciò ch’egli ha imparato a memoria : ma dal comico italiano si richiede ben altro. Chi dice buon comico italiano, dice un uomo di fondamento, che esercita assai più la fantasia che la memoria, che compone, recitando, ciò che dice, che sa coadiuvare il suo interlocutore, vale a dire ch’egli sposa così bene le parole e l’azione con quelle del suo compagno, ed entra di punto in bianco in tutto il movimento drammatico dall’altro richiesto, di tal maniera da far credere agli ascoltatori che tutto sia stato anticipatamente combinato.
Il Bartoli lo dice comico di qualche merito.
Era dotata di non comune bellezza, ed egualmente ammirata ne' tre generi ; comico, drammatico, tragico.
Francesco Bartoli dedica una mezza pagina di lodi a questo comico, per aver potuto, dopo uno studio indefesso, accurato e minuzioso, sostituire Agostino Fiorilli nella maschera del Tartaglia, quando questi si tolse dalla Compagnia d’ Antonio Sacco per recarsi in quella di Maddalena Battaglia, riproducendone fedelmente i soggetti ed i lazzi.
Marco, e con Antonio Molino detto Burchiella, comico, istituì un’ accademia di musica.
Nato a Genova il 1771 fu pittore egregio paesaggista, e artista comico non ispregievole per le parti di caratterista.
Austoni Giovan Battista, comico ferrarese. « Era-scrive Achille Neri-l’amministratore della Compagnia de’Confidenti diretta da Flaminio Scala. » (1615 e segg.).
Nel 1782 era con la rinomatissima della Maddalena Battaglia, in cui, con buon gusto di recitare – dice il Bartoli – seguendo lo stile de’suoi compagni sapeva farsi distinguere per un comico di merito in sui Teatri gradito.
Grani Placido, napoletano, fiorito intorno al 1745, fu egregio comico per le parti d’innamoralo, e un portento dell’arte, a detta del Bartoli, nelle commedie all’ improvviso.
Figlia di Pietro Rosa, e moglie del ballerino Menicucci, che, fattosi poi comico, lasciolla vedova nel 1780.
Pasquali) : Primo Zanni, cioè Brighella, Pietro Gandini Veronese, comico di grandissima abilità, eccellente nelle commedie dette de’ Personaggi ; poichè è arrivato in una sola rappresentazione a cambiare diciotto volte d’abito, di figura e linguaggio, e sostenere mirabilmente diciotto differenti caratteri. […] , 104) : Essendo giunto in questa città per passare a Venezia un famoso comico, detto Gandini, quale fa la figura di diversi personaggi con una prestezza e sveltezza non ordinaria, con mutare li linguaggi in tutte le forme, et in due che ha fatto prova del suo spirito nel teatro Formagliari ; vi è stato un concorso cosi grande d’ogni genere di persone, che quel teatro non fu capace per tutti, e quegl’ impresarj hanno fatto grandi impegni e profferto una gran parte perchè resti per tutto il carnevale, ma si crede che non restarà per avere l’impegno con Venezia.
Giunto alla vecchiaja (1735), nè potendo più resistere alle fatiche del teatro, pensò d’alienarsi dalla Professione, e di sostituire invece sua il comico Francesco Rubini, e fecelo in questo modo. […] Formerà le lodi di questo eccellente comico la lettera dedicatoria in quarta Rima Veneziana, che Antonio Franceschini (V.), detto Argante, volle presentargli in occasione di dare alle stampe la Tragicommedia col titolo : La clemenza nella vendetta, in altri luoghi da noi mentovata ; e come si disse sotto l’articolo del prenominato Franceschini.
Nato a Venezia al principio del secolo XVIII, passò dall’impiego di fattore all’arte del comico, nella quale riuscì felicemente sotto la maschera del Pantalone.
Bartoli lo dice « comico abile ancora (1781) per recitare qualche parte seria, e può essere fatto degno di qualche applauso. » Ma lo rivediam Dottore con la Coleoni l’autunno del 1795 al S.
Sposò la vedova di un comico nominato il Barbieri, e seco cantò in alcuni musicali intermezzi.
Tatarone, ossia, vecchio che vuol fare il tata, il mimmo, parlando con favella mozza, infantile ; fu soprannome d’un comico bolognese, che recitò nelle migliori Compagnie con la maschera del Dottore,« e si mostrò – dice Francesco Bartoli – grazioso insieme ed erudito nel sostenere il carattere del suo secondo vecchio, parlando con assiomi latini, e facendosi distinguere per ottimo commediante.
Andati a rovescio gli affari, rimasto privo quasi di sostentamento, si diede all’arte del comico nella quale riuscì egregiamente sotto la maschera del Pantalone.
Sposò in seconde nozze il comico Giuseppe Greffi, e poco dopo restò vedova anche di lui.
L’ ’82 era, ancor giovanissimo, nella Compagnia di Pietro Ferrari, « facendosi molto onore — dice il Bartoli — e mostrando chiaramente nella sua abilità d’esser egli un comico studioso, da cui l’arte poteva in appresso molto promettersi in virtù de’ suoi perspicaci talenti. »
Pozzi Francesco, milanese, più noto col diminutivo di Pozzetto, fu comico egregio per le parti d’innamorato.
(È il Sand che ci dà la notizia di questo comico, op. cit.
Qui campeggia tutta la mordacità del comico. […] Detestabile adunque è per questo il comico. […] Osò il comico poeta assalirlo nel tempo ch’egli era più rispettato e temuto. […] Platone, Aristotile, Cicerone l’ebbero pel più gran poeta comico dell’antichità. […] Nacque quest’ultimo comico in Camira nell’isola di Rodi, e fiorì particolarmente verso l’olimpiade CI.
Egli s’esercita con bravura nelle parti gravi ; e ne’ caratteri serio-faceti si fa conoscere per un comico d’abilità.
Una lettera dell’ Arlecchino Martinelli a un famigliare del Duca di Mantova, con data di Cremona 4 decembre 1595, ci dà notizia di questo comico in Compagnia della Diana, al quale il Martinelli fa indirizzar le sue lettere per maggior sicurezza.
Casali Gaetano, lucchese, ottimo ed eccellente comico per le parti d’innamorato sotto ’l nome di Silvio. […] Del resto poi il più attento, il più zelante comico della Compagnia ; sempre il primo al teatro, sempre il primo alle prove ; vestendosi colla maggior verità, secondo i caratteri, che dovea sostenere, e tanto internandosi in quelli, che quando aveva intorno l’abito di Giustiniano, non degnava rispondere a chi gli parlava.
Di lui abbiamo anche la testimonianza del comico G.
Un giornale del tempo rimproverava al Metello, come caratterista, una cotal freddezza che lo faceva monotono e punto comico.
Sposatasi con Tommaso Grandi, comico notissimo sotto il nome di Pettinaro, divenne comica anch’essa di qualche pregio, valendosi di quando in quando, e con molto profitto, dell’arte musicale…., giacchè, suonatrice egregia di pianoforte, sapeva mescolare nelle commedie or qualche pezzo di musica, or qualche arietta che la faceva meglio accetta al pubblico.
Trascrivo da Francesco Bartoli : « Fu comico al servizio dell’Altezza Serenissima del Signor Duca Antonio Gonzaga di Guastalla, Sabionetta, e Principe di Bozolo, etc., a cui dedicò l’opera Teatrale scritta da altra penna, intitolata : La Costanza premiata nel Trionfo di Porsenna Re de Toscani.
Il Galliani non è forse un brillante nel vero senso della parola, ma un eccellente comico.
« Il tempo però ed uno studio più assiduo – aggiunge lo stesso Bartoli – ci daranno questo comico ad un segno di perfezione che agevolmente da’ suoi talenti si può con gran certezza sperare. »
Ma io credo che s’abbia a leggere Marchionni anzichè Marchioni, figliuolo di Casimiro, non sappiam dire se comico, marito di Elisabetta di Pompeo Bai- desi e padre della celebre Carlotta che gli nacque, mentr'egli e la moglie (1796) trovavansi a Pescia in Compagnia di Giovan Battista Mancini.
rie loro Iosepho Scarpeta già comico, il quale fu inventore di dare la elemosina a' lochi pii delli denari della Comedia soto il Governo della felice memoria dell’Ill.
Fu comico a Parigi al servizio di Francesco I.
Bazzigotti Vincenzo, bolognese, figlio di onesti negozianti, abbandonò la casa per darsi all’arte del comico, nella quale riuscì mediocremente come innamorato, e passabilmente come brillante.
Riposò il '93 per desiderio del suo futuro capocomico Cesare Rossi, che l’ aveva scritturata qual prima attrice assoluta per l’anno comico '94, dopo il quale ella diventò, il 10 ottobre del '95, la signora Zoppis.
Nella fede di nascita del figliuolo non abbiamo le notizie personali del padre, e però non sappiamo nè dove, nè quando sia nato : sappiam soltanto ch'egli era a Vienna comico al servizio di quella Corte, quando nacque il celebre figlio Antonio (1708), e che « fu — dice Fr.
Isabella Franchini aveva sposato Francesco Biancolelli, comico, del quale rimase vedova poco dopo il 1640, e dal quale ebbe tra gli altri il citato figlio Domenico. Carlo Cantù, comico, sotto nome di Buffetto, che aveva già ammirato e i meriti e le virtù di lei, la tempestò di lettere in prosa e in versi per piegarla a un secondo matrimonio. […] Ma ventura volle che Buffetto, il quale era comico al servizio del Principe Francesco Maria Farnese, dovesse andar con la sua Compagnia a Venezia ove si trovava a recitar Colombina.
Di questo comico Aurelio non è a noi pervenuto altro lume ; ma ci persuadiamo ch’ egli sia stato un uomo di merito, avendo colla penna difesa valorosamente la di lui Professione.
, 738) : « A’tempi nostri s’è visto un Fabio comico, il qual si trasmutava di rubicondo in pallido, e di pallido in rubicondo, come a lui pareva ; e del suo modo, della sua grazia, del suo gentil discorrere, dava ammirazione e stupore a tutta la sua audienza. » Forse a questo stesso Fabio accenna il De Sommi, là dove dice nel terzo dialogo sui recitanti : « Io mi ricordo averne veduti di quelli, che ad una mala nuova si sono impalliditi nel viso, come se qualche gran sinistro veramente gli fosse accaduto. » ?
Buon comico per le parti improvvise sotto la maschera dell’ Arlecchino.
Lo vediam terzo amoroso nella Compagnia di Giuseppe Imer ; e dice il Goldoni ch' egli fu cattivo comico finchè fece la parte dell’amoroso, e che poi divenne eccellente, quando dopo la morte di suo padre prese la maschera del Dottore, nel qual Personaggio la sua grassa e goffa figura non disdiceva, anzi lo rendeva di piacevole caricatura.
Nato a Lucca del 1703, fu buon comico all’ improvviso per le parti d’ Innamorato che sostenne in Compagnia di Antonio Sacco, del quale sposò la sorella Anna, e col quale fu in Portogallo, non solo recitando, ma facendo anche fuochi artificiali.
Non ho trovato altra menzione di lui, fuor di quella fatta dal comico Bartolomeo Rossi, da Verona, il quale nel discorso a’ Lettori che è in una sua pastorale, Fiammella (Parigi, Abel l’Angeliero, 1584) al proposito di certa libertà nel dire che debbono avere le parti ridicole, scrive : ……come Bergamino, se bene non osserva la vera parola Bergamascha, non importa, perchè la sua parte e come quella di Pedrolino, di Buratino, d’Arlechino, et altri che imitano simili personaggi ridiculosi, che ogni uno di questi parlano a suo modo, senza osservanza di lingua, differenti da M.
Dagli spogli fatti da Adolfo Bartoli sulle notizie dell’omonimo Francesco, abbiamo che appartennero alla lodata Compagnia del Ferrari, Camillo Friderici, detto da lui il più virtuoso comico che avesse allora l’arte comica, Nicola Menichelli, Serafino Valeriani, Bonifazio Valenfeld, Antonio Bazzigotti, Anna Garelli e Giulia Pizzamiglio.
Grisostomo con Onofrio Paganini a sostituir la Compagnia Sacco, andata in Portogallo. « Fu il comico Argante – dice Fr.
Dopo la morte di questo comico, ella è rimasta tuttavia co' suoi stessi compagni, e per il Piemonte fa presentemente (1781) distinguersi piena d’abilità per la sua professione, inclinata alle cose della musica, e pronta a' più ardui impegni nel faticoso mestier delle Scene.
Altra lettera abbiamo di tre giorni dopo, in cui ringrazia de' passaporti, e raccomanda con molto belle parole Federico Beretta che fa le parti di Capitano Spagnuolo, pubblicata al nome di questo comico (V.).
Bolognese, artista egregio per le parti di Dottore che sostenne prima in Compagnia di Girolamo Medebach, poi a Napoli per alcuni anni, dopo di avere sposato la vedova di certo comico detto Bacciccia, che si chiamava Livia ; morta la quale, passò poi a seconde nozze con una giovane bolognese, non comica.
Per giudicar diritto di un autor comico, bisogna trasportarsi al di lui secolo. […] Ben Johnson, morto nel 1637, passò per lo più eccellente comico de’ suoi tempi, benché avea composto ancora tragedie. […] Illustrò allora le scene inglesi l’eccellente attore e autore tragico e comico Tommaso Otwai, morto nel 1685, il quale spiccò più nelle tragedie, e mostrò prima d’ogni altro in teatro Catilina, e Venezia Salvata. […] Il suo Avaro é una traduzione ampliata della commedia del comico francese, nella quale Shadwell non trovava azione sufficiente pel teatro inglese; ma volendola allargar con personaggi e fatti episodici, parmi che ne tolse l’unità, e la rese meno rapida. […] Il cavaliere Van-Brough, morto nel 1704, fu architetto grossolano e comico dilicato.
In tutti due questi Teatri fece valere Antonio Sacco la di lui abilità, mostrandosi un comico fondatissimo nelle cose dell’arte, e comparendo grazioso, arguto, e nelle facezie e nei sali spiritoso e bizzarro. […] Quel celebre eccellente comico, noto all’ Italia tutta pel nome appunto di Truffaldino, ha una prontezza tale di spirito, una tale abbondanza di sali e naturalezza di termini, che sorprende : e volendo io provvedermi per le parti buffe de le mie Commedie, non saprei meglio farlo, che studiando sopra di lui. […] Bartoli che fu nella sua Compagnia sei anni, senza buona fortuna, tesse di lui le più ampie lodi ; lo dice istruito, specialmente intorno alla Storia Universale, direttore egregio per le opere serie come le comiche, gran comico, ritrovatore di molte scene, di cui lardellava i vecchi soggetti dell’arte, che ne venivan così risanguati, autore di scenarj, fra cui del fortunatissimo Truffaldino molinaro innocente. […] Appartiene alla splendida raccolta di Hugo Thimig, l’eccellente comico, direttore del Teatro Imperiale di Vienna, che volle gentilmente concederne la riproduzione per l’opera mia. […] Io l’ho chiamato Sacco, attenendomi alla lettera che il Croce riferisce, sottoscritta Antonio Sacco capo comico.
Fu poi col Domeniconi, colla Petrelli e Fabrizi sino al ’56, in cui tornò nella Compagnia di Luigi Pezzana, col quale stette tutto l’anno comico ’58.
A cagione di tale infermità fu accusato talvolta di freddezza : nullameno ebbe fama di comico egregio ; e nel Baldassarre di Ringhieri, ch'egli creò, e nella Favola del Corvo, non ebbe chi gli stesse a fronte.
L'anno comico '57-'58 fu scritturata col marito Federico Bianchi, caratterista e promiscuo, nella Compagnia torinese, appendice della Reale Sarda, sotto la direzione di Gustavo Modena, per parti di seconda donna, madri serie e comiche, ed altre di generica primaria, con l’annuo stipendio (in coppia) di lire 5400, più due mezze serate.
Di bella persona e di bella voce, d’ingegno svegliato, e perseverante nello studio, fu attore ammiratissimo nel tragico e nel comico, nelle parti di giovine e in quelle di vecchio, nelle quali – scrive Fr.
II, pag. 37) : Io aggiungo al detto del Barbieri, che l’anno 1644 in Fiorenza intesi da un fiorentino, huomo di molto spirito e pratico della Spagna, ch’ egli circa l’anno 1610 stando in Siviglia, seppe da certi suoi amici, huomini vecchi e testimoni di vista, che Ganassa, comico italiano e molto faceto ne’detti, andò là con una compagnia di comici italiani, e cominciò a recitare all’ uso nostro ; e se bene egli, come anche ogni altro suo compagno, non era bene e perfettamente inteso, nondimeno con quel poco che s’intendeva, faceva ridere consolatamente la brigata ; onde guadagnò molto in quelle città, e dalla pratica sua impararono poi gli Spagnuoli a fare le commedie all’ uso hispano, che prima non facevano. Tutto questo io accetto per vero, e credo che come Ganassa cercava di apportar utile e diletto co’ suoi gratiosi motti e recitamenti privi di oscenità, cosi gli Spagnuoli impararono a far commedie modeste, e non oscene…… e a pag. 157 : Anche del comico Ganassa io ho inteso che abbondava di ridicoli, gratiosi in modo e tanto modesti, che ogni auditore virtuoso riceveva gran diletto dall’ udirlo e grandemente se gli affettionava.