Più grazioso ancora è il giudizio che delle medesime commedie volle dare il sig.
Or il clero, cui importava che i popoli non venissero distratti dalla divozione, alla prima proscrisse sì fatti spettacoli, ed in seguito, cangiando condotta, volle egli coltivarli.
., che si registrano tralle favole di Epicarmo, volle Martin del Rio collocarlo tra’ poeti tragici.
La singolar domanda stupi il Duca, il quale volle saperne la ragione : e, dettagliela Mezzettino, egli rimproverò severamente i tre inservienti, e mandò cento luigi alla moglie Costantini che non aveva nulla promesso.
Toltosi dal teatro, a continuar l’opera sua scelse Lorenzo Cannelli, del quale fu maestro appassionato, ma che poi dovette abbandonare per la troppa scurrilità di cui si piaceva rivestire ogni sua frase ; giacchè il Del Buono, che il Morrocchesi dice Angelo umanato, volle ritrarre il popolo fiorentino in genere, nella vivezza del linguaggio, purgato da ogni parola men che conveniente.
A chi volle alludere in quel passo al Duca : con tutta la mia povera famiglia ?
di Voltaire volle negarci questi pochi anni, e confessò che la ville de Vicence en 1514 fit des depenses immenses pour la reprèsentation de la première tragedie qui on eût vue en Europe depuis la decadence de l’Empire . […] Dalla lentezza e languore attribuita loro dal signor Andres, che è la frase che egli adopra per intingolo perpetuo in parlar del teatro italiano, apparisce che egli parlar volle (il dirò pure) di una provincia che non aveva visitata. […] Egli che pur sapeva si bene inventare e disporre senza altra scorta che la natura, volle non per tanto dare un bell’esempio del modo di trasportare nelle moderne liugue le antiche favole con grazia e con franchezza e vivacità di colorito nelle maniere. […] La prima fu comica imitazione in versi del celebre vicentino Trissino Trissino de’ Menecmi di Plauto, ove però come afferma egli stesso, volle servare il modo di Aristofane , e v’introdusse il coro. […] Il fiorentino Raffaello Borghini volle oltrepassare i confini comici.
Nè anche il Signor di Voltaire volle negarci questi pochi anni, e confessò che la ville de Vicence en 1514 fit des dépenses immenses pour la représentation de la premiere tragédie, qu’on eût vue en Europe depuis la decadence de l’Empire. […] Egli che pur sapeva sì bene inventare e disporre senza altra scorta che la natura, volle non per tanto dare un bell’ esempio del modo di trasportare nelle moderne lingue le antiche favole con grazia e con franchezza e vivacità di colorito nelle maniere. […] La prima fu una comica imitazione in versi fatta dal celebre Vicentino Trissino de’ Menecmi di Plauto, ove però, come afferma egli stesso, volle servare il modo di Aristofane, e v’introdusse il coro. […] Il Fiorentino Raffaello Borghini volle oltrepassare i confini comici. […] Francesco Andreini Pistojese marito della celebre attrice Isabella Andreini, e attore anch’egli che rappresentava da innamorato, e dopo la morte della moglie da tagliacantone col nome di Capitano Spavento da Vallinferna, volle ancora distinguersi come autore, scrivendo più dialoghi, farse e commedie, ove acciabattò quanto avea in iscena recitato come attore, cioè le rodomontate.
Antonio Hudard La-Motte nato nel 1672, e morto nel 1731 era veramente uomo d’ingegno, erudito, e non indegno di ricordarsi con lode; sebbene, al dir del Palissot, egli volle contraffare Omero, Anacreonte, Virgilio, La-Fontaine e Quinault, come la scimia contraffà l’uomo, e sostitui al naturale e al dilicato e al grazioso l’arte ed il bello-spirito, ed il parlar gergone. […] Nel 1726 La Motte volle produrre un Edipo a, per avventura non contento di quelle tragedie che su di questo personaggio scrissero Corneille e Voltaire. […] La Harpe cominciò i suoi lavori tragici col Warwick tirando la sua favola dalla storia di questo generale che collocò sul trono britannico Edoardo donde il volle poscia discacciare. […] L’autore ebbro del buon successo del primo suo saggio tragico volle ergersi a legislatore del teatro e dare ad intendere che la sua tragedia dovesse tenersi per modello d’arte e di gusto. […] Ma il Belloy intento a calunniare la nazione italiana si sdegna contro l’autore delle Vite degli uomini illustri, perchè volle rendere interessanti il traditore Avogadro e suo figlio .
Egli seguace di Lope o non conobbe, o conoscere non volle i Greci originali, pago di piacere al volgo.
Lo sceneggiamento n’é sopra tutti quelli di quel tempo ben connesso, e vi si osserva scrupulosamente le quantità delle sillabe in tutti i differenti metri che l’autore volle adoperare in ciascuna scena.
Avrebbe certamente quel bibliotecario parlato con maggior circospezione, se si fosse anche ricordato di ciò che si narra da tanti scrittori c, cioè che Antonio di Nebrixa nato nell’Andalusia il 1444, dopo aver fatto per poco tempo i suoi studii in Salamanca, non ben soddisfatto passasse in Italia, e fermatosi lungamente nell’università di Bologna, dopo essersi renduto ben istruito non men nelle lingue che nelle scienze, ritornasse alla sua patria, richiamato, come vogliono, dall’arcivescovo di Siviglia Guglielmo Fonseca a cogli acquisti fatti della dottrina italiana, e leggendo per un gran pezzo in Salamanca non ostante l’opposizione degli scolastici che di favorir le novità l’accusarono, inspirò a’ suoi nazionali l’amor delle lettere, onde fu caro al re Cattolico che lo volle perciò in corte per iscrivere la sua storia, e fu dal Cardinal Ximenes impiegato nell’edizione della Bibbia Poliglotta, e di poi alla direzione dell’università di Alcalà di Henares, ove si morì nell’1522, e lasciò molte opere. […] Contro di questa mia nota (aggiunse il Vespasiano) volle scagliarsi l’apologista Lampillas a attribuendola per abbaglio al dotto mio amico il Dottor Napoli-Signorelli. […] Con tutto ciò il Nasarre volle a gran torto avvilire il merito di Lope. […] Altre sei delle sue favole volle denominar tragedie, cioè el Duque de Viseo, Roma abrasada, el Castigo sin venganza, la Bella Aurora, la Sangre inocente, el Marido mas firme. […] Ciò volle rendere dubbio il più volte ammirato Garcia de la Huerta, dicendo, yo no he visto ninguno ; ma io lo farei certo, se vivesse, di aver veduto ed ascoltato moltissimi che l’affermavano, di che soleva io meravigliarmi col mio dotto amico Nicolàs Fernandez de Moratin uno de’ buoni poeti di quell’ingegnosa nazione.
E benchè poi giunto l’autore all’età di trenta anni l’avesse ritoccata e divolgata col suo nome, dedicandola al marchese di Ferrara Leonello da Este, non pertanto Aldo Manuzio il giovane volle pubblicarla nel 1588 sotto il nome di Lepido comico poeta antico. […] Anche lo spagnuolo Stefano Arteaga volle rilevar l’additato avviso del Planelli, del Tiraboschi e del Signorellia, ed addusse l’aria dell’Euridice del Rinuccini Nel puro ardor della più bella stella.
E benchè poi giunto l’autore all’età di trent’anni l’avesse ritoccata e divulgata col suo nome, dedicandola al marchese di Ferrara Leonello da Este, non per tanto Aldo Manuzio il giovane volle pubblicarla nel 1588 sotto il nome di Lepido comico poeta antico. […] Anche il Signor Arteaga volle rilevar l’additato avviso del Planelli, del Tiraboschi e del Signorelli (nel t.
Lampillas Catalano oggi dimorante in Genova, il quale non mai avea veduto Madrid, volle dubitare della verità di questa descrizione per suo natural costume di non credere che a se stesso ed a’ suoi corrispondenti che l’ingannano con false notizie. […] Nega poi che vi fossero state contese e sconcerti; ma il bello è che dell’unione delle casse reca questa ragione, cioè che il Governo volle con ciò rimediare alla prepotenza alternativa de’ due partiti che rendeva disuguale il guadagno, e cagionava intrighi e maneggi nella formazione delle compagnie.
Dalla quale sconfinata bontà anche si volle dedurre, e credo calunniosamente, ch’egli fosse marito compiacente a segno da tollerar certo intrigo di Madama Carlin con l’Ambasciatore d’Olanda. […] Tanto se ne dolse che non volle più saperne di commedie a braccia, e pensò subito di riabilitarsi, oserei dire, in faccia a sè stesso, coll’intendere a tutt’uomo alla composizione di una commedia dialogata in tre atti in prosa, che fu appunto l’Amor Paterno (V.
Così Diodoro nel libro XIV dicendo che i Cartaginesi trassero ajuti da’ barbari d’Italia, volle distinguerli da’ Greci Italiani.
Or chi avrebbe pensato che il Lampillas, il quale volle escludere dal numero delle pastorali il Cefalo, e l’ Orfeo, non che i due Pellegrini degl’Italiani, ad onta poi di Garcilasso, e tutta la Nazione Spagnuola, avesse motu proprio a stimare, e nominar Dramma (nel rigore di tal voce) un’ Ecloga?
Questo Dizionario dei Comici italiani, concepito con tanta genialità e condotto innanzi con tanta dottrina e così ordinata serietà d’indagini e d’intendimenti, ch'egli volle dedicato a Teresa Sormanni, la fedele compagna della sua vita, la collaboratrice intelligente e amorosa de' suoi studi, tolta in moglie il 15 luglio 1881, è un bel titolo e degno alla riconoscenza di quanti pregiano le nostre glorie teatrali, è sopra tutto un’ opera utile e buona che colma una vergognosa e dolorosa lacuna della nostra storia dell’ arte, fin qui così trascurata.
Neanche Parigi volle sapere delle commedie di buon gusto ; e prima ancora di aprire il teatro, egli dovette obbedire, e cedere alle voglie del pubblico, che non si aspettava dagl’ italiani se non uno sregolato riso.
Palissot egli volle contraffare Omero, Anacreonte, Virgilio, La Fontaine e Quinault, come la scimia contraffà l’uomo, e sostituì al naturale e al delicato e al grazioso l’arte, il bello-spirito, ed il parlar gergone. […] Nel 1726 La Motte volle produrre un Edipo 30 per avventura non contento di quelli del Cornelio e del Voltaire. […] La più applaudita delle sue tragedie fu senza dubbio l’Inès de Castro mai sempre ben accolta dal pubblico; nè è da dubitarsi dell’ asserzione del suo autore che niuna tragedia dopo il Cid siasi rappresentata in Francia con più felice successo, avendosene un testimonio glorioso nell’ approvazione che ne diede M. de Fontenelle nel 1732 quando si volle imprimere, j’en ai jugé comme le public. […] Ma Belloy intento a calunniare la nazione Italiana si sdegna contro l’autore delle Vite degli uomini illustri, perchè volle rendere interessanti il traditore Avogadro e suo figlio.
Ebbe però torto l’enciclopedista encomiatore del Catone quando volle difendere gli universalmente disapprovati languidi amori; ed ebbe maggiormente torto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore di Marzia è degno di una vergine Romana, e che Giuba ama in Marzia la virtù di Catone. […] Ma la nazione malcontenta di Tompson per altri motivi non volle ascoltare Edoardo ed Eleonora pubblicata nel 1739. […] La regina Elisabetta che amava la melodia e che volle spirare ancora ascoltando un concerto di musica, contribuì agli avanzamenti di sì bell’ arte, prendendone in parte il gusto dall’ Italia dove fioriva.
E per questo particolare, singolarmente mirabile è il teatro di Fano disegnato da Iacopo Torelli, il quale, dopo avere nella trascorsa età passato molti anni a’ servigi di Francia, ne volle nobilitare la patria sua.
Andres poco curato di leggere gli scrittori nazionali, de’ quali volle prendere la difesa.
Il giudizio derisorio, ed il fondamento della sentenza pronunziata da Bacco manifesta che Aristofane volle burlarsi di ambedue, benchè con più asprezza malmenasse Euripide. […] La maggior parte delle osservazioni di quell’erudito contro Aristofane svanisce al considerarsi che egli volle misurare le di lui favole colla squadra della commedia, e doveva adoperarvi quella della farsa. […] Francesco di Voltaire però copiando la censura di Plutarco o di Rapin, volle aggiungere del suoche Aristofane non era nè comico nè poeta : il che avventurò con soverchia leggerezza. […] Marmontel volle ancora dar su di ciò il suo parere e derise Madama Dacier che avea tanto encomiato Aristofane. […] de Chamfort che nell’elogio di Moliere volle malmenare Aristofane?
L’autore volle ricondurre nelle tragedie i cori nella fine degli atti per riunire alla rappresentazione tragica quella forte di musica che le conviene; ma i commedianti schivano le spese, e non le rappresentano. […] Quest’anonimo però volle poi mettersi a letterato ed entrare in una provincia a lui poco nota, e disse, che l’autore italiano «avea saccheggiato e sfigurato l’Amasi di M. de la Grange», e che il Voltaire «rivendicando il furto, avea restituito alla nazione francese quello ch’era suo». […] Ma cotest’anonimo che ignorò queste e tante altre, volle criticare e l’originale e la copia, produzioni di due ingegni grandi, i quali dovea egli solo ammirare.
Non debbo lasciar di osservare che il merito eminente di questo scrittore è nella grandezza de’ sentimenti e nella forza energica dell’espressioni che non mai si smentisce in tutti i personaggi; e che l’espressioni che mancano di elevatezza e sono piuttosto comiche che tragiche, appartengono unicamente a Siface e Sempronio, personaggi che Adisson volle rendere bassi e disprezzabili d’ogni maniera. […] Ma la nazione malcontenta di Tompson per altri motivi, non volle ascoltare Edoardo ed Eleonora pubblicata nel 1739. […] La regina Elisabetta che amava la melodia e che volle spirare ancora ascoltando un concerto di musica, contribuì agli avanzamenti di sì bell’arte, prendendone in parte il gusto dall’Italia dove fioriva.
L’Italia che ad esempio di Alcide cercò sempre l’onore nelle difficoltà, poichè ebbe colti i primi e più sublimi allori nell’erudizione e nell’eloquenza oratoria e poetica e nel formarsi un teatro regolare e ingegnoso, aspirò a più sudata gloria, e contemplando il mirabile edificio della natura volle investigarne il magistero cessando di fantasticare. Ella possedea Tassi, Ariosti, Trissini, Raffaelli, Buonarroti, Correggi, Tiziani e Palladj: ella volle ancora i suoi novelli Apollonj, Pappi, Taleti, Anassimandri e Democriti, e n’ebbe una copiosa splendidissima schiera nel Porta, nel Galilei, nel Fontana, nel Borrelli, nel Cavalieri, nel Torricelli, nel Viviani, nel Cassini, nel Castelli, nel Monforte, e in tanti altri insigni membri delle Accademie de’ Segreti, de’ Lincei, del Cimento, degl’ Investiganti, de’ Fisiocritici, degl’ Inquieti, della Società scientifica Rossanese (Nota II).
E, senza dubbio, il miglior tempo della sua vita artistica fu codesto appunto, e quello (1613 e 1614) passato a Vienna alla Corte dell’Imperator Mattia che volle dargli patente di nobiltà. […] Però, nella interessantissima lettera dello Scappino Gabbrielli (V.), mentre si sparla unicamente dell’arte di Lavinia, di Cintio, di Ortensio, di Mezzettino per metterli in disgrazia del Duca, venuto a parlar di Cecchini « Frittellino — dice — è buono da farsi odiare non solo da comici, ma da tutto il popolo, e lo vediamo con isperienza, poichè se volle compagni bisogna vadi per forza de prencipi, o che li pagi ; lasso il voler tirare più parte degli altri.
E nella Storia filosofica e politica degli stabilimenti degli Europei in America così si dice nel libro XIX: Quando Errico VIII volle equipaggiare una flotta, fu obbligato a noleggiare i vascelli di Hamburg, di Lubeck, di Dantzich, e soprattutto di Genova, e di Venezia, le quali solamente sapevano allora costruire e condurre armate navali, fornivano destri piloti ed esperti ammiragli, e davano al l’Europa un Cabotto, e un Verazzani, uomini divini, per li quali il mondo è divenuto si grande.
E nella Storia filosofica e politica degli stabilimenti degli Europei in America così si dice nel libro XIX: Quando Errico VIII volle equipaggiare una flotta, fu obbligato a noleggiare i vascelli di Hamburg, di Lubeck, di Dantzich, e sopratutto di Genova e di Venezia, le quali solamente sapeano allora costruire e condurre armate navali, fornivano destri piloti ed esperti ammiragli, e davano all’Europa un Colombo, un Vespucci, un Cabotto, e un Verazzani, uomini divini, per li quali il mondo è divenuto sì grande.
Il Colomberti così narra le cagioni che la determinarono a entrar nell’arte : Giovine ed inesperta, si innamorò di un cattivo soggetto, e contro il consiglio dei di lei genitori volle sposarlo ; ma ben presto si penti della sua scelta.
Fritellino è buono da farsi odiare non solo da comici, ma da tutto il popolo, e lo vediamo con isperienza poichè se volle compagni bisogna vadi per forza de prencipi, o che li pagi ; lasso il voler tirare più parte degli altri.
Quanto all’indole dell’uomo, si direbbe ch'egli volle cader di proposito nell’opposta esagerazione del suo grande Compagno d’arte.
Quest’anima che tutto opera in simili posizioni, consiste in renderle verisimili e necessarie, e tutto ciò mancò all’imitazione che volle farne nel suo Filosofo. […] Agatopisto Cromaziano, ossia il Buonafede volle nel 1754 pubblicare in Faenza in versi sdruccioli i Filosofi fanciulli che chiamò commedia filosofica. […] Egli volle scusarne la solenne caduta con asserzioni non vere. […] Chi leggerà ciò che egli volle notare, e ciò che io dico, rileverà l’inutile sua pena. […] Testardo l’autore volle rimetterli nell’edizione a sue spese.
In secondo luogo stabilito questo spettacolo Campauo in Roma la gioventù Romana volle sottentrare a rappresentarlo dopo gli attori nativi di Atella, e se ne riserbò il diritto privativo ad esclusione degl’Istrioni di professione, i quali erano schiavi e perciò mirati con disprezzo e reputati infami. […] Nevio stesso conosceva il proprio merito, e ne volle lasciare a’ posteri la memoria nel bello epitafio che per se compose, in cui misto alla nobiltà e all’eleganza scorgesi l’orgoglio e la vanitàb. […] Ennio con certa invida rivalità ne suor Annali volle motteggiar Nevio come poco elegante ne’ libri della prima guerra Punica, ne’ quali fece usò de versi Saturnii. […] Ciascuno volle in tali versi rinvenire il linguaggio da se coltivato. […] Così Diodoro (libro XIV) dicendo che i Cartaginesi trassero ajuti da’ barbari d’Italia, volle distinguerli da’ Greci Italiani.
Nel terzo si trovava a Corinto dove il re Periandro volle udir narrare le sue disavventure, facendolo dappoi riconoscere dai marinari che l’aveano tradito. […] Ma, così parlando il Buontempi, o ingannò se stesso, o volle gittar la polvere sugli occhi a’ lettori: imperocché basta scorrer soltanto di volo le due prefazioni poste dal Kirchero avanti alla Musurgia per veder ivi espressi i nomi di quelli stessi compositori romani citati dal Buontempi con più altri assai de’ più famosi, i quali o consultati, o pregati, o con musica, o con trattato, o in altra maniera concorsero al compimento di quell’opera, di che l’autore ne ricava per essa un buon augurio di durevole fama.
Solo il Signor Lampillas l’ha renduta nuova coll’intendere per Popolo il Volgo, la feccia di una Nazione, a cui volle piacere il suo Lope. […] Racine volle adoperare questa passione sul Teatro, ma in una maniera onesta sulle idee Platoniche per non offendere il pudore della nazione.
L’Italia che sulle tracce di Alcide cerco sempre l’onore nel superar le difficoltà, poichè ebbe colti. i primi e più sublimi allori nell’erudizione e nell’eloquenza oratoria e poetica e nel formarsi un teatro regolare e ingegnoso, aspirò a più sudata gloria, e contemplando il mirabile edificio della natura volle investigarne il magistero cessando di fantasticare. Essa possedeva Tassi, Ariosti, Trissini, Raffaelli, Buonarroti, Correggi, Tiziani e Palladii: essa volle ancora i suoi novelli Apollonii, Pappi, Taleti, Anassimandri e Democriti, e n’ebbe copiosa splendidissima schiera nel Porta, nel Galilei, nel Fontana, nel Borrelli, nel Cavalieri, nel Torricelli, nel Viviani, nel Cassini, nel Castelli, nel Monforte, e in tanti altri insigni membri delle Accademie de’ Segreti, de’ Lincei, del Cimento, degl’Investiganti, de’ Fisiocritici, degl’Inquieti, della Società scientifica Rossanese.
Vero è che Cornelio trasportando il fatto a Siviglia commise un anacronismo, mentre a tempo del Cid Siviglia trovavasi in potere de’ Mori, e non de’ Cristiani (che è il grande errore che nel Cid di Cornelio notò esultando colla solità insolenza Vicente Garcia de la Huerta); vero è parimente che Scudery e l’Accademia Francese la censurano per varii difetti non senza fondamento, anche per aderire al cardinal di Richelieu, che volle deprimerla non avendo potuto farla passar per sua. […] In fatti questa galanteria, per dirla alla francese, sconvenevole al carattere d’Ippolito, e fredda a fronte del tragico disperato amor di Fedra, non si approvò nè da’ contemporanei nè da’ posteri, benchè il dotto e giudizioso Le-Batteux quasi per gentilezza volle discolparne il Racine con dire che lo stesso Euripide posto nelle medesime circostanze del tragico francese non l’avrebbe rifiutato.
Essendo in età di anni trenta calato questo gran principe in Italia nel 773, sfornito de’ rudimenti gramaticali della latina lingua, conobbe in Pavia il diacono Pietro da Pisa ed esser volle suo discepolo. […] Sessanta anni dopo, cioè nel X secolo, Anlaff re di Danimarca collo stesso travestimento volle osservare il campo di Atelstan re d’Inghilterra, ma lo stratagemma riuscì infruttuoso15.
che si registrano tralle favole di Epicarmo, volle Martino Del Rio collocarlo tra’ poeti tragici. […] Quando egli discese giù, porse la mano ad Eschilo, lo baciò, e non volle aspirare al trono . . . . […] Il giudizio derisorio, ed il fondamento della sentenza pronunziata da Bacco manifesta che Aristofane volle burlarsi di ambedue, benchè con più asprezza malmenasse Euripide. […] Marmontel volle ancora dar su di ciò il suo parere e derise Madama Dacier che avea tanto encomiato Aristofane. […] Avea egli tutti questi pregi M. de Chamfort che nell’Elogio di Moliere volle malmenare Aristofane?
Ma di altra opera importantissima dovrem parlare qui, a mia notizia non mai pubblicata per le stampe, posseduta manoscritta (e assai probabilmente autografa) dal conte Paglicci-Brozzi, addetto all’Archivio di Stato di Milano, e solerte raccoglitore di cose teatrali, il quale con abnegazione più unica che rara volle mandarmela in esame, concedendomi di pubblicare quanto fosse stato necessario al maggiore e migliore sviluppo di questo dizionario.
Ma, ahimè, il carnovale del 1822 volle forse abbracciar troppo, abusando della idolatria che i romani avevan per lui ; e, proprietario di due Compagnie nella stessa Roma, impresario del Teatro Apollo per la messa in iscena di due opere e quattro balli, vide in un attimo, gli affari volti al male, perduto ogni suo risparmio, perduta per molti anni, volendo a ogni costo far fronte sino all’ultimo centesimo agli assunti impegni, la maggior parte del suo stipendio, ch'era di 16,000 lire.
Wien, 1884) da cui resulta che : il 16 dicembre 1568 « Franncischco Ysabella Camediannte » ricevette venti Talleri, dice : « ma qui è lecito credere che di due persone si sia fatta una, e che si tratti de’ conjugi Andreini ; » e forse perchè, essendovi altre spese pagate a Giovanni Tabarrino e a Flaminio, si volle dedurne, e a Carlo Trautmann stesso (Italienische Schauspieler am bayrischen Hofe. […] Bartolommeo Bocchini), è fra gli Zanni un Zan Gurgola, da cui forse è venuto erroneamente il nome di Giangurgolo, come da Zan Ganassa si volle fare da alcuni Giovanni Ganassa (V.). […] Annunsiata in Firense, volle in una di quelle lunette introdurvi il ritratto di Francesco Andreini, protestandosi di farsi più famoso per l’imagine sola di lui, che per le tante altre, che colà in si gran copia egregiamente aveva dipinte.
Non volle accordarmi questa lode l’abate Bettinelli nella citata prefazione.
Ella volle nel precedente atto manifestare a Cibele l’amore che ha per Ati, e questi l’interruppe perchè non si esponesse al furor della dea svelando l’arcano.
Sull’incominciar della guerra di Olinto volle Apollodoro fare un decreto che questo danajo ritornasse all’uso antico; ma egli fu per questo accusato e punito con una grossa pena pecuniaria.
Egli volle anche paragonare il poeta melodrammatico Metastasio coll’ epico romanziere Ariosto.
Ella volle nel precedente atto manifestare a Cibele l’amore che ha per Ati, e questi l’interruppe perchè non si esponesse al furore della dea svelando l’arcano.
Stabilito questo spettacolo Campano in Roma la gioventù Romana volle sottentrare a rappresentarlo dopo gli attori nativi di Atella, e se ne riserbò il diritto privativo ad esclusione degl’ istrioni di professione, i quali erano schiavi e perciò mirati con disprezzo, e reputati infami. […] Lo stesso Nevio conosceva il proprio merito, e ne volle lasciare a’ posteri la memoria nel bello epitafio che per se compose, in cui misto alla nobiltà e all’eleganza scorgesi l’orgoglio e la vanità40. […] Ennio con certa invida rivalità ne’ suoi Annali volle motteggiar Nevio come poco elegante ne’ libri della prima guerra Punica, ne’ quali fece uso de’ versi Saturnii. […] Ciascuno volle in tali versi rinvenire il linguaggio da se coltivato.
Essendo in età di anni trenta calato questo gran principe in Italia nel 773 sfornito de’ rudimenti gramaticali della lingua latina; conobbe in Pavia il diacono Pietro da Pisa, ed esser volle suo discepolo. […] Sessanta anni dopo, cioè nel X secolo, Anlaff re di Danimarca collo stesso travestimento volle osservare il campo di Atelstan re d’Inghilterra, ma lo stratagemma riuscÌ infruttuosoa.
Taïti essendosi portato in Oparre il sopranomato capitano Cook nel 1777 nel terzo suo viaggio, volle fargli godere nella propria casa un Heevaraa spettacolo pubblico, nel quale le tre sue sorelle rappresentavano bellamente i principali personaggi, seguito da alcune farse che riuscirono di maggior diletto al numeroso concorso.
Infatti dopo la Dafne di Opitz, e l’Elena e Paride, rappresentata in Dresda nel 1650 s’introdusse il gusto dell’opera in Germania, ed ogni principe dell’imperio volle avere una sala d’opera nel luogo della sua residenza.
Il signor Diderot non solo compose in prosa il Padre di Famiglia e ’l Figlio Naturale «Dans le grand goût du larmoyant comique» come dice scherzando il signor di Voltaire; ma ben anche volle dettar regole in questo genere più strambo e bizzarro dell’opera buffa.
Grisostomo, coll’ Ubaldo nel Galeotto Manfredi di Vincenzo Monti, specie nella scena del quarto atto con Zambrino e Manfredi, siffatto entusiasmo, che se ne volle la stessa sera la replica.
E perchè gli parve necessaria all’esecuzione del suo disegno un’ altra specie di attori, volle separar dal coro una terza classe di cantori e ballerini per aggregarla ai semplici declamatori61. […] Non sono dunque tante le azioni in poco tempo accumulate, quante, non so per quale utilità, volle numerarne il critico Fiorentino. […] Morì Euripide delle ferite nell’olimpiade XCIII (Nota XVI); e Archelao n’ebbe tal dolore, che al riferir di Solino volle recidersi i capelli, e fece in di lui onore innalzare un magnifico avello nella città di Pella. […] Eraclide Pontico, di cui Laerzio ha scritta la vita, fu ancora poeta, ed Aristosseno scrittore musico afferma che avea composto alcune tragedie che volle pubblicare sotto il nome di Tespi. […] Dionisio il maggiore tiranno Siracusano scrisse ancora favole tragiche che niuno volle con lui tener per buone.
Con tutto ciò il Nasarre volle a gran torto avvilire il merito di Lope. […] Altre sei delle sue favole volle denominar tragedie, cioè el Duque de Viseo, Roma abrasada, el Castigo sin venganza, la Bella Aurora, la Sangre inocente, el Marido mas firme. […] Ciò volle render dubbio il Sig.
III sec. 15 n. 8) colle merci della dottrina italiana; e leggendo per un gran pezzo in Salamanca, non ostante le opposizioni degli scolatici che di favorir la novità l’accusarono inspirò a’ suoi nazionali l’amor delle lettere; onde fu caro al re cattolico che lo volle perciò in corte per iscrivere la sua storia, e su dal Cardinal Ximenes impiegato nell’edizione della Bibbia poliglotta, e di poi alla direzione dell’università d’Alcalà di Henarez, ove si morì nel 1522, e lasciò molte opere.
Sul cominciar della guerra di Olinto volle Apollodoro fare un decreto che questo danajo ritornasse all’uso antico; ma egli fu per ciò accusato e punito con grossa pena pecuniaria.
Curiosa e interessante opera cotesta degli Scenarj (Venezia, Pulciani, 1611), ch'egli chiamò Il Teatro delle Favole rappresentative, ovvero La Ricreazione comica, boschereccia, e tragica, divisa in cinquanta giornate, e volle dedicata al Conte Ferdinando Riario.
L’autore sostenne per essa una gran contesa con varj letterati; e sebbene si fosse gagliardamente difeso, volle riformarla e toglierne fralle altre cose le rime e i versi di cinque sillabe, ed all’ombra da prima introdotta nel prologo sostituire il personaggio di Venere. […] La sua Marianna si diede alla luce nel 1565, e fu rappresentata con indicibile applauso in quella città nel palazzo di Sebastiano Erizzo a uno scelto uditorio di più di trecento gentiluomini; e quando volle ripetersi in Ferrara nel palazzo del Duca, tal fu il concorso, che non potè recitarsi. […] E quando pure ciò fosse, per qual capriccio volle negarle a’ tempi del governo feudale e della cavalleria notabili appunto pel vigoroso fermento delle perturbazioni più robuste? […] Ma il campo era troppo vasto, e lo spirito d’apologia volle avervi la sua parte.
Quella tragedia é degna dell’ingegno del gran Torquato, e non già un «parto debole e imperfetto d’un ingegno stravolto» come senza punto leggerla volle bestemmiare un non so qual Carlencas, meschino compilatore d’un saggio stomachevole sulla storia delle belle lettere, scienze ed arti. Costui prima del 1735 non conobbe cosa veruna del teatro italiano, e ne avrebbe ignorato per sempre ancora quelle scarse mal digerite notizie che ne reca, se non si fosse immerso nel laborioso studio del Mercurio di Francia; e pur volle affibbiarsi, come dicesi, la giornea, e giudicare e condannare il Torrismondo.
Ma limitato unicamente alla pratica non volle, o non seppe risalire fino a’ principi, come forse avrebbe dovuto fare per meritar l’onore d’essere annoverato fra i critici di prima sfera.
Egli volle perciò regalare il Tasso dell’Humano capiti di Orazio, copiando Quintiliano, quando parla del vizio Oratorio detto da’ Greci κοινισμος, miscea di varj dialetti.
Mentre egli fioriva altri scrissero ancora farse e commedie; ma noi non ci arresteremo su quelle di Poysson, Montfleury, Boursault, Hauteroche, Champmelè, Vizè, Baron ed altri commedianti, i quali o ne composero in effetto o prestarono il nome a chi non volle comparire.
E perchè gli parve necessaria all’esecuzione del suo disegno un’altra specie di attori, volle separar dal Coro una terza classe di cantori e ballerini per aggregarle ai semplici declamatoria.
Impaziente parimente del risorgimento della nostra tragedia il celebre Calabrese Gian Vincenzo Gravina volle richiamarci allo studio de’ Greci, e scrisse in tre mesi cinque tragedie, Palamede, Andromeda, Servio Tullio, Appio Claudio, Papiniano. […] Antonio Conti nobil Veneto filosofo e letterato grande volle in età avanzata dedicarsi alla poesia e singolarmente alla tragica. […] Antigona madre di Giocasta (che Creonte volle far morire per mano del suo figliuolo Osmene di lei marito) viene a Tebe sotto virili spoglie, e domanda ad Ormindo il cammino della reggia ch’ella non dee ignorare. […] L’illustre autore volle apporre alla sua tragedia alcune osservazioni contro di essa, fingendole fatte da un altro; ma esse altro non sono che graziosi colpi e motteggi contro il mal gusto e la pedanteria e gli errori di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile e di un nuovo modo di far tragedie.
Antonio Conti nobil veneto filosofo e letterato grande volle in età avanzata dedicarsi alla poesia e singolarmente alla tragica. […] Antigona madre di Giocasta (che Creonte volle far morire per mano del proprio figliuolo Osmene di lei marito) viene a Tebe sotto virili spoglie, e domanda ad Ormindo il cammino della reggia, che ella non dee ignorare. […] L’illustre autore volle apporre alla sua tragedia alcune osservazioni contro di essa, fingendole fatte da un altro. […] Ma non volle l’Arte Recarlo in grembo e in lui stillar suo latte, L’Arte che te nudrio, saggio Addissono ! […] Per lo scioglimento, che che volle dirne il Cesarotti forse per indulgenza, non tutti si attennero al suo avviso ; non solo pel genere di morte, ma perchè non si stimò ben fatto che comparisse in teatro giustificata dalla loro colpa la punizione de’due amanti insieme colla gelosia del re, e che morissero abbracciati Isabella moglie di Filippo, e Carlo figliuolo del marito d’Isabella.
Tavole delle Leggi Decemvirali; bensì volle scansare la doppia cavillosa eloquenza di Carneade, che, aringando ora a favore, ora contro della Giustizia, mostrava ingegno, e non sapienza, esempio stimato saviamente da Catone pernicioso pel Popolo Romano.
Filinto propone di volersi far credere Gerbino, come Federigo del Caraccio volle passar per Corradino. […] Ciò ben convenne al Voltaire che volle rappresentare la Morte di Cesare, e sarebbe disconvenuto all’Alfieri che si prefisse di dipignere l’eroismo di Bruto che fa rinascere la repubblica. […] In essa volle mostrare come potevasi satireggiare comicamente l’abuso de’ nobili e de’ ricchi che gli emulano, i quali costringono le loro donzelle a chiudersi ne’ chiostri per non recare scapito alle sostanze della famiglia destinate a passare a’ primogeniti; la qual cosa con mal consiglio e con poco frutto intrapresero in Francia gli autori della Melania e dell’Eufemia tragiche e lugubri rappresentazioni senza fortuna e senza merito. […] L’autore delle tragedie surriferite gli Esuli Tebani, Gerbino, e Corradino, volle scrivere anche una commedia intitolata l’Emilia in cinque atti ed in versi recitata da’ commedianti Lombardi nel teatro de’ Fiorentini di Napoli, che fu sollennemente fischiata. […] Il noto giudizio e la pratica teatrale dell’autore dovea renderlo docile e non ostinato, come volle mostrarsi rimettendo nel dramma tali superfluità che annojano sempre in ogni luogo, e più sul finire.
Non sono dunque tante le azioni in poco tempo accumulate, quante non so per quale utilità, volle numerarne il critico Fiorentino. […] Archelao sentì tale intenso dolore della sua perdita, che al riferir di Solino, volle recidersi i capegli, ed ordinò che in di lui onore s’inalzasse un magnifico avello nella città di Pelia.
L’Ongaro volle trasportarli sulla scena, e prendendo l’Aminta per esemplare ne seguì con tale esattezza le orme, che il suo Alceo, come ognun sa, ne acquistò il nome di Aminta bagnato.
Elmotte volle imitare il Pigmalione colla sua scena lirica le Lagrime di Galatea, la quale lontana dal suo originale, non lasciò tal volta di commuovere.
L’Ongaro volle trasportarli sulla scena, e prendendo l’Aminta per esemplare ne seguì con tale esattezza le orme che il suo Alceo, come ognun sa, ne acquistò il nome di Aminta bagnato.
Le Batteux quasi per gentilezza volle discolparne Racine con dire che lo stesso Euripide posto nelle medesime circostanze del tragico Francese, non l’avrebbe rifiutato.
Fu l’Andreini capocomico e direttore della Compagnia dei Fedeli, ch’ egli volle emula in tutto della celebre, allora estinta, dei Gelosi.
.; ma ciò non volle la sorte del Teatro Spagnuolo, e il Virues compose la sua Tritragedia.
Il signor di Voltaire però, copiando la censura di Plutarco, o di Rapin, volle aggiugner del suo, che Aristofane non era né comico, né poeta; il che sembra detto con soverchia leggerezza.
Con tutto ciò la Francia ha avuti valorosi attori, e fra gli uomini si sono segnalati Du Fresne e le Kain morto in Parigi nel 1778, e tralle donne, dopo l’insigne le Couvreur, la Desaine, la Gossin, la Dumenil che tutte superava le compagne ed anche se stessa nella parte di Fedra e di Merope, e la maravigliosa Clairon la quale trionfava singolarmente rappresentando Medea, nella cui figura volle farla dipingere la principessa d’Anhalt.
Questo spettacolo campano salfo e grazioso, quanto decente e degno dell’italica severità di que’ tempi91, piacque di tal forte, che la gioventù romana volle riserbarsi il diritto privativo di rappresentarlo ad esclusione de’ comici di professione, i quali erano schiavi e perciò disprezzati. […] Caio Lucilio, nativo di Sessa nella Campania, non solo visse molto tempo, ma ben anche morir volle tra’ napolitani, siccome ci attesta Quintiliano lib.
Ma dal momento in cui si separarono codeste facoltà sorelle; dacché si considerarono come divise le persone di musico, di cantore, di poeta, e di filosofo; dacché ciascuna di esse volle sottrarsi da quella subordinazione che rendevasi necessaria e per la divisione comune e per l’ignoranza particolare dei professori; dacché ognuno aspirò a farla da capiscuola e a primeggiare, allora il cantore ridotto ad un esercizio quasi intieramente meccanico aver non dovea verun altro esercizio fuorché quello d’ubbidir al poeta e di eseguire il disegno del maestro. […] Eccedente non per tanto fu la severità di quell’altro francese autore d’un bel Trattato sul melodramma allorché volle sbandirà dalla musica drammatica tutto ciò che serve a dipignere e a far valere la possanza intrinseca dell’arte.
Egli de’ di lui versi che sommamente pregiava, volle ornare l’ingresso de’ tempj e de’ monumenti ch’egli fece costruire delle spoglie de’ nemici81. […] Ma queste arguzie ch’ei volle trasportare con molta acutezza nelle tragedie, nocevano alla gravità del coturno.
Andres volle prendersi l’inutil pena di darmene un carico?
Con tutto ciò la Francia ha avuti valorosi attori; e fra gli uomini si sono segnalati Du Fresne e le Kain morto in Parigi nel 1778, e tralle donne, dopo la lodata insigne Le-Couvreur, la Desaine, la Gossin, la Dumenil che tutte superava le campagne ed anche se stessa nella parte di Fedra e di Merope, e la meravigliosa Clairon, la quale trionfava singolarmente rappresentando Medea, nella cui figura volle farla dipingere la principessa d’Anhalt.
Dovrebbe soprattutto aver misurato un poco meglio le proprie forze allorché volle maneggiar l’arco d’Ulisse ritoccando un argomento trattato in prima da Metastasio, lo scontrarsi col quale sul cammin della gloria non è e non può essere vantaggioso per chicchesia.
Io non credo, come parve ad altri, che la Zingara e la Pazzia fosser commedie dovute alla penna e alla fantasia dell’Isabella e della Vittoria : dicendo il Settimanni che fu recitato la Pazzia commedia d’Isabella commediante, e più giù, co’ medesimi intermedi che erano stati alla Zingara della Vittoria, certo egli volle alludere, piuttosto che a commedie scritte dalle attrici, a commedie che erano di esse il caval di battaglia.
E acciocché tutto concorresse all’illusione, che tanto importa per disporre gli animi alle commozioni che si pretende eccitare, volle che si dipingesse il palco24, probabilmente per mettere alla vista il luogo dell’azione.
Né si contentò egli di letterarie specolazioni, ma volle ancora mettere in pratica quanto colla voce e colla penna insegnava agli altri.
Ma queste arguzie che ei volle trasportare con molta acutezza nelle tragedie, nocevano alla gravità del coturno.
Nella favola delle sirene, che col canto faceano naufragare gl’incauti naviganti, esprimer volle l’antichità in uno, e quel predominio, e quello abuso. […] L’opera volle essere, come Calzabigi spiega nella prefazione-dedica all’arciduca d’Asburgo e Granduca di Toscana Pietro Leopoldo (firmata «Cristoforo Gluck» ma attribuibile all’italiano), una sorta di manifesto della nuova drammaturgia, che prevedeva tra l’altro una drastica limitazione delle arie con da capo, un ampliamento del canto sillabico e dei recitativi accompagnati; la ‘naturalità’ dell’intreccio portava inoltre alla cancellazione dei ruoli attribuiti tradizionalmente ai cantanti castrati (nei due paragrafi che seguono Planelli non fa che parafrasare le idee di Calzabigi).
E malgrado le ingegnose riflessioni di Diderot, che avrebbe voluto comporre i due estremi con una specie di prosa armonica, che il Ceruti volle pur tentare in Italia nella sua tragedia, Le disgrazie di Ecuba, tutte le nazioni colte e gl’Italiani principalmente hanno continuato a verseggiare le loro migliori tragedie, ancorché avessero per lungo tempo discordato sul genere di versificazione più convenevole. […] Dante ne ha dipinto con la solita evidenza lo stato interno: E quale è quei, che disvuol ciò che volle, E per nuovi pensier cangia proposta, Sì che dal cominciar tutto si tolle.
[2.36ED] Il mio maestro volle ridur la repubblica all’idea, temperandola con certe leggi ch’egli prescrive. [2.37ED] Ma queste dall’idea sua si partirono e nell’idea sua ritornarono, non essendo accolte dalle nazioni che, se le avessero accettate, non vi sarebbe più diversità di leggi né di governi né di nazioni e tutti i popoli diverrebbero una famiglia e il mondo politico perderebbe il suo maggior ornamento che nasce da tanta varietà di governi adattati a’ geni ed a’ climi degli abitanti di questa Terra. [2.38ED] Cicerone nella sua opera a Bruto volle ridurre all’idea l’oratore; ma né Bruto né i posteri suoi sonosi approfittati di un così inutil precetto; e guai a Cicerone medesimo se si fosse voluto prendere un tal pensiero, perché né egli sarebbe il primo degli oratori né i suoi successori si distinguerebbero da Cicerone che nell’idioma, e tutti perorerebbero a una maniera e nausearebbero, come un ottimo cibo che, venendo poi sempre in tavola con un sapore che fosse immortalmente lo stesso, stuccherebbe e svoglierebbe affatto gli stomachi ed i palati. [2.39ED] Io, avvegnaché filosofo, ho dato molto all’esempio, conoscendo che tutto alla sola ragione dar non dovevasi ne’ miei precetti della tragedia. [2.40ED] Nondimeno, come filosofo, ti confesso che non ho affatto da me sradicato il vizio ingenito de’ miei colleghi e mi pento dell’aver conformata forse un po’ troppo la tragedia all’idea che n’ebb’io, valendomi bensì degli esempli ch’io vedea più accostarsi all’idea, benché non mai arrivassero all’adeguarla.