Il giugno dell’ '80 partì da Modena, e giunse dopo ventidue giorni a Napoli, d’onde scrisse al Duca mandandogli una descrizione in versi del suo viaggio, non rinvenuta nel carteggio.
Di lei così scrisse un acuto critico di arte, Enrico Panzacchi, ne’suoi Soliloqui artistici (Roma, Angelo Sommaruga, 1885) : La Cazzola aveva in favor suo tutti i fascini d’una figura oltre ogni dire simpatica, della quale pareva che tratto tratto si sprigionassero gli aneliti d’un’ anima nobile, tormentata, infelice. […] Il successo della compagnia fu completo ; e Don Giovanni de’ Medici, che allora era alla Corte della nipote e tanto amore mostrava alle commedie, scrisse l’ 8 marzo al Duca di Mantova che la principal causa di quel successo era da attribuirsi alla valentìa e alla saviezza di Pier Maria detto Fritellino, che con gran perspicacia manteneva l’unione e l’accordo dei comici. […] Grisostomo che condanna gli attori come rovina dell’altrui patrimonio, conchiude : Diremo adunque che quel glorioso Scrittore non hebbe altra intentione che di far sapere, che quelle genti erano instrumenti per far distruggere i patrimonij a quelli che avviticchiavano la mente in le lor tresche ; onde posiamo credere, che si come egli sempre santamente scrisse il vero, che così hoggi, vivendo, darebbe nome a i nostri comici di conservatori degli altrui patrimonj ; posciachè un miserabile scudo serve per lo trattenimento d’un mese a chi si diletta di veder comedia, con il qual prezzo si compra ancora quel tempo, che da molti potrebbe esser speso in quei trattenimenti, che somministrano viva cagione di spender non solo il denaro, ma con esso la robba, la sanità, la vita, la reputatione e l’ anima.
Appigliamoci al partito più proprio per la loro capacità rimandandoli a leggere e masticare quel che in tal questione scrisse giudiziosamente M. […] «Il n’y a point de pays, où la raison soit plus rare qu’elle est en France», scrisse se con sano criterio il celebre signor di Saint-Evremond; e un altro spiritoso scrittor moderno anche così: «Il y a longtemps que la raison sommeille en France quoique chacun prétende en faire entendre le langage». […] «Quaedam gentes (scrisse fin dal IV secolo Giulio Firmico Materno ne suoi libri astronomici) ita a Caelo formatae sunt ut propria sunt morum unitate perspicuae. […] «Da’ moderni italiani (scrisse D.
Questo famoso Bardo Celtico di Scozia figliuolo di Fingal, che scrisse in lingua Ersa o Gallica, merita un posto distinto tra’ poeti, benchè al pressochè immenso e nelle sue grandi fabbriche mirabilmente variato Omero, non sembri paragonabile un poeta limitato e non, rare volte ridotto a ripetere le stesse immagini e dipinture come Ossian.
Il fecondo Hardy ne scrisse più di seicento, schiccherandone per lo più con vergognosa fertilità una in soli otto giorni senza serbarvi nè regole nè decenza.
Il fecondo Hardy ne scrisse più di seicento, schiccherandone egli per lo più con vergognosa fertilità una in ogni otto giorni senza serbarvi nè regole nè decenza.
Seguitando il sistema de’ passati drammatici egli scrisse commedie sregolate ma dilettevoli per la buffoneria e prossime alla farsa. […] Ne scrisse poi un’ altra col titolo El ridiculo DonSancho che rimase inedita.
A istanza dello stesso Michiele scrisse l’Aprosio una elegia non sino a noi pervenuta, e sollecitò poesie da amici per raccoglierle forse in un volume, pietoso omaggio verso la celebre morta. […] r Flavio dunque, veduta questa perfidia, scrisse e fece che noi scrivessimo a Leandro ch’era a Napoli, dandoli parola di compagnia : là dove il povero giovane, credendo alle nostre parole, ma più alle promesse del Sig.
Quindi é che si scrisse da’ poeti oscuri un prodigioso numero d’opere eroiche e comiche, le quali appena comparse sulle scene, rapidamente si perdettero nel nulla.
L’ invenzione di questa favola appartiene al nostro Goldoni, il quale scrisse in Italia il Padre di famiglia commedia per altro non poco difettosa.
Il Goldoni, dietro invito di lui, scrisse il Tonin bella grazia, sul modello di un’antica commedia dell’arte, intitolata Pantalone paroncino, per la quale poi, il D’Arbes aveva richiesto il Goldoni d’un sonetto di chiusa.
Alessandro Guidi scrisse l’Endimione con ariette musicali, il cui piano ed alcuni versi dicesi che appartenessero alla regina Cristina di Svezia dimorante in Roma. […] Egli scrisse in versi martelliani la maggior parte delle sue commedie che s’impressero, se non m’inganno, in dieci tomi. Un gondoliere Veneziano che cambiò il remo per la penna, e la gondola pel tavolino, scrisse anche commedie in versi martelliani. […] La Capricciosa confusa parimente in cinque atti si scrisse per una particolar società di dilettanti. […] Il Metastasio in una lettera che gli scrisse, n’encomia lo stile come robusto e lusinghiero, la ricchezza de’ pensieri, la vivacità delle immagini.
Solevano i riferiti cori ed inni nominarsi indistintamente tragedia e commedia, e chi ne scrisse ebbe il nome talvolta di tragico talvolta di comico poeta. […] Oltre alle Ifigenie ed Elena, egli scrisse Ecuba, Andromaca, le Trojane e Reso che ci sono pervenute intere, e Palamede, Filottete, i Trojani, delle quali rimangono pochissimi frammenti. […] Dionisio il maggiore tiranno Siracusano scrisse ancora favole tragiche che niuno volle con lui tener per buone. […] Quest’Apollinare, oltre a tale tragedia, espose sulle scene altri fatti del Vecchio Testamento imitando Euripide, e scrisse ancora commedie a somiglianza delle favole di Menandro90. […] Il secondo Cherilo fu di Jasso, o di Alicarnasso, contemporaneo di Erodoto’ e scrisse in versi la vittoria degli Ateniesi riportata contro Serse, e morì presso Archelao re di Macedonia.
Ella già non mi scrisse privatamente ciò che le dispiaceva nella mia Storia de’ Teatri.
Il più volte mentovato signor Andres osa collocare in questo secolo ancora, e mettere in confronto dell’Orfeo vero dramma compiuto e rappresentato, la Celestina, dialogo, come confessa lo stesso Nasarre, lunghissimo e incapace di rappresentarsi , di cui il primo autore Rodrigo Cotta appena scrisse un atto solo de’ ventuno che n’ebbe nel seguente secolo per altra manoa.
Andres osa collocare in questo secolo ancora, e mettere in confronto dell’Orfeo vero dramma compiuto e rappresentato, la Celestina, dialogo, come confessa lo stesso Nasarre, lunghissimo e incapace di rappresentarsi, di cui il primo autore Rodrigo Cotta appena scrisse un atto solo de’ ventuno che n’ebbe poi nel seguente secolo per altra mano.
Altra volta scrisse a proposito di una prossima tappa di Spagna : Se posso guadagnare dei quattrini — quattro o cinque mila lire proprio per me, allora — Tombola ! […] Questo scrisse il Duquesnel nel Gaulois dell’ 8 giugno ’97 dopo la recita della Magda di Sudermann ; e a ragione : poichè nessuna attrice possedè mai tanta mobilità di fisionomia, che è uno de’più rari pregi dell’artista drammatico.
Variamente congetturarono i letterati sull’epoca in cui si scrisse.
Alluse a questo teatro e ad altre antichità di Murviedro il poeta Leonardo Argensola quando scrisse: Con marmoles de nobles inscripciones (Teatro un tiempo y Aras) en Sagunto Fabrican oy tabernas y mesonesb.
A’ 2 di settembre scrisse a monsignor Zucconi a Vienna di aver composto questa favoletta da recitare in musica nel passaggio della regina di Ungheria per Mantua a.
L’invenzione di questa favola appartiene al nostro Carlo Goldoni, il quale scrisse in Italia il Padre di famiglia, commedia per altro non poco difettosa.
A monsignor Zucconi a’ 2 di settembre a Vienna scrisse di aver composta questa favoletta da recitare in musica nel passaggio della regina di Ungheria per Mantua.
Pare che a Modena si fosse sparsa, molti anni prima, la notizia della sua morte, poichè abbiamo un brano di lettera del 1° gennaio 1735 in quell’Archivio di Stato, così concepito : « Il povero Riccoboni, che avevamo mandato all’altro mondo, vive sempre, e sempre bravo modenese. » Molte sono le opere di teatro ch'egli scrisse, ma tutte ohimè giacenti nell’ oblìo.
Il Vossio trattando de’Poeti Latini afferma che Azzio scrisse ancora qualche commedia, e ne cita due le Nozze c il Mercatante. […] Egli scrisse alcune tragedie del medesimo gusto: grazia somma di stile privo di forza. Attilio che fiori verso il comincia del settimo secolo di Roma, scrisse pel teatro tragedie e commedie. […] Menandro scrisse su di un medesimo argomento due commedie, l’una intitolata Andria dall’isola di Andro, l’altra Perinthia da Perinto città della Tracia. […] Di Pacuvio può vedersi la Dissertazione che ne scrisse il Canonico Annibale, di Leo pubblicata in Napoli nel 1763.
Volunnio, secondo Varrone, scrisse alcune tragedie in lingua etrusca. […] Essendo già vecchio Pacuvio76 scrisse le varie tragedie Lucio Accio che passò per un tragico assai sublime77 Caio Tizio, secondo Cicerone, oratore arguto e pieno di sale attico senza saper il greco, riuscì nelle tragedie poco grave a cagione delle arguzie a lui famigliari, sconvenevoli al Coturno. Il famoso Caio Lucilio, che sotto Scipione Africano militò nella guerra Numantina, scrisse tragedie, secondo che asserisce a Francesco Patrizio nella sua Poetica; e si conserva ancora qualche frammento d’una di lui commedia intitolata Nummularia. […] Il fondatore dell’imperio romano Giulio Cesare scrisse una tragedia col titolo di Edipo, oltre ad alcune altre che furono chiamare Giulie, della quali il di lui successore proibì di poi la pubblicazione85. Sotto Augusto, il quale pur anche incominciò un Aiace, Ovidio fece una Medea, Quinto Varo, o Vario compose una eccellentissima tragedia intitolata il Tieste, che alcuni sospettarono, fosse veramente opera di Cassio Parmigiano86, e Aristio Fusco scrisse commedie togate.
Niuno ignora i meriti di Noverre tanto per le lettere che scrisse intorno all’arte sua, quanto per l’invenzione di varii balli, e pel modo di ballare, potendosi contare tra’ primi ristoratori dell’arte pantomimica, con aver rinnovata la muta rappresentazione con gesti e con passi graziosi e naturali misurati dalla musica in azioni compiute eroiche e comiche. […] Panard morto nel 1764 scrisse un gran numero di componimenti buffi, di parodie, e di vaudeville tutti ben accolti.
Ebbe onore di rime da varj letterati, e scrisse anch’ ella qualche poesia, non del tutto sprezzabile, come il presente sonetto a suo marito. […] : qui abbiamo liti e lotte fra la Florinda, ed altra Flaminia (la Cecchini), come si vede da una lettera che essa Florinda scrisse da Torino al Cardinal Gonzaga il 4 agosto 1609, e che dall’ introduzione di A.
Questo maraviglioso ingegno scrisse anch’egli due tragedie, la Dalìda e l’Adriana; ma esse colle altre di lui produzioni drammatiche non sono le migliori di quel tempo, specialmente per lo stile talvolta troppo ricercato e più proprio di certi anni del seguente secolo che del cinquecentoa. […] La prima che scrisse, a quel che egli dice, in meno di due mesi, e che si stima la migliore, si rappresentò alla presenza del duca Ercole II nel 1541 in casa dell’autore, avendone apparecchiata la magnifica scena Girolamo Maria Contugo suo amico, il quale l’avea stimolato a comporla. […] Il Mondella scrisse l’Issipile che s’impresse in Verona nel 1582. […] Ma la Merope s’impresse prima del 1591, per quel che ne scrisse il prelodato Muzio Manfredi a’ 18 di gennajo di quell’anno. […] Or non sognava Voltaire allorchè scrisse: Les Français sont les premiers d’entre les nations modernes qui ont fait rèvivre les sages regles du thèàtre; les autres peuples ont ètê long temps sans vouloir recevoir un joug qui paraissait si sèvère ?
Per implorar grazia e per emendare l’errore commesso, scrisse in carcere altre due commedie in istile più saggio intitolate Ariolo e Leonte, e ricuperò a stento la libertà col favore de’ Tribuni della Plebe39. […] Rintone inventore, come si disse nel tomo precedente, di quel genere di drammi, compose appunto un Anfitrione, ed Archippo comico ne scrisse un altro, come leggesi in Ateneo. […] Giuseppe Scaligero56 considerò questa scena poco lontana dalla purità dell’ebraismo; e il Pareo la scrisse in lettere ebraiche nella sua edizione di Plauto. […] Contesero gli antichi intorno al numero delle commedie che scrisse. […] Certo Plauzio, secondo lui, antico poeta comico scrisse diverse commedie, le quali dal di lui nome doveano chiamarsi Plauziane, e talvolta passarono per Plautine attribuendosi a Marco Accio Plauto.
Il Vossio trattando de’Poeti Latini afferma che Azzio scrisse ancora qualche commedia, e ne cita due, le Nozze e il Mercatante. […] Egli scrisse alcune tragedie del medesimo gusto: somma grazia di stile ma senza nerbo. Attilio che fiorì verso il cominciar del settimo secolo di Roma, scrisse pel teatro tragedie e commedie. […] Menandro scrisse su di un medesimo argomento due commedie, l’una intitolata Andria dall’isola di Andro, l’altra Perinthia da Perinto città della Tracia. […] Apollodoro cui appartiene questa favola, scrisse una commedia intitolata Epidicazomenos, e un’ altra detta Epidicazomene dal nome della fanciulla di cui in essa si tratta.
Il peso di comporne la poesia si addossô al La Cruz, il quale scrisse Briseida zarzuela heroica in due atti posta in musica da don Antonio Rodriquez de Hita maestro di musica spagnuolo.
Di lui scrisse Vellejo Patercolo, inveniebat, neque imitandum relinquebat.
E di lui direttore, per una recita della Fedora di Sardou al Valle di Roma, scrisse il D’ Arcais nell’aprile dell’ ’83 : Ad onor del vero, il merito del successo di Fedora è dovuto, in gran parte, all’esecuzione.
Danaro, anche al solito, mandatogli, pel quale scrisse poi al Thon un nuovo capitolo di ringraziamento, ove son questi versi accennanti, ancora, alla figliuola Tranquilla : …………… questa è una Bambina, che in Brescia, non ha molto, a patir venne ; E d’età di tre mesi, una mattina, perchè trovò alla madre il seno asciutto, isvenne, e fu quasi al morir vicina.
Per implorar grazia e per emendare l’errore commesso, scrisse in carcere altre due commedie in istile più saggio intitolate Ariolo e Leonte, e ricuperò a stento la libertà col favore de’ Tribuni della Plebea. […] Rintone inventore (come si è detto nel tomo precedente) di quel genere di drammi, compose appunto un Anfitrione, ed Archippo Comico ne scrisse un altro, come afferma Ateneo. […] Giuseppe Scaligeroa considerò questa scena poco lontana dalla purità dell’ebraismo; e Filippo Pareo la scrisse in lettere ebraiche nella sua edizione di Plauto. […] Contesero gli antichi intorno al numero delle commedie che Plauto scrisse. […] Certo Plauzio, secondo lui, antico poeta comico, scrisse diverse commedie le quali dal di lui nome doveano chiamarsi Plauziane, e talvolta passarono per Plautine attribuendosi a Marco Accio Plauto.
Quando l’autore la scrisse in prosa, vi pose un prologo in terzarima, ove dimostra sommo rispetto per gli antichi; ed allora che la ridusse in versi sdruccioli, nel prologo abbellito di vaghe e graziose dipinture si valse del metro medesimo di tutta la favola. […] Quasi al medesimo tempo scrisse le sue commedie il celebre Segretario Fiorentino Niccolò Machiavelli nato in Firenze nel 1469, e morto nel 1547. […] Due ne scrisse in versi, il Capitano uscita alla luce nel 1545, e il Marito nel 1560; le altre tre sono in buona prosa, il Ragazzo che s’impresse nel 1541, il Ruffiano tratta dal Rudente di Plauto, e la Fabrizia che si pubblicarono nel 1549. […] Agnolo Firenzuola cittadino fiorentino abate Vallombrosano e letterato che si distinse in più di un genere, e visse sotto Clemente VII e Paolo III, e morì in Roma poco prima del 1548, scrisse in prosa due belle commedie, i Lucidi impressa da’ Giunti di Firenze nel 1549, e la Trinuzia uscita alla luce nel 1551. […] La Virginia che il secondo Bernardo Accolti fece sulla sua serva, dal Fontanini è collocata tralle commedie in prosa, ma si scrisse in versi e per la maggior parte in ottava rima, la qual cosa osservò prima il Zeno.
Non mi distendo di vantaggio, non essendo mio intendimento di mettere in vista tutte le pruove, che ha dato in questa favola il per altro famoso Poeta Argensola, e della poca età in cui la scrisse, e del gusto al suo tempo dominante nella Penisola, che non gli permise maggiore esattezza. […] E conferma la sua opinione colla lode che Lope dà al Virues nel Laurel de Apolo; facendo osservare, che Lope, come parziale dell’alterazione del Teatro, encomia Virues come Autore delle migliori regole Comiche, e ciò dice appunto allorchè aggiugne che scrisse Tragedie; di maniera che se ne ricava, che “gradúa la mudanza que introduxo Virues por origen de los aciertos Comicos que se figurò en la mezcla de los preceptos antiquos y la costumbre moderna”.
Il giovane Corneille scrisse ancora qualche tragedia applaudita, e ’l suo Timocrate (componimento per altro cattivo e mal verseggiato) fu richiesto tante volte dal pubblico, che i commedianti infastiditi dovettero pregarlo di permetter loro finalmente di rappresentar altre cose197. […] L’abate Genêt ne scrisse altre rapprentate dalla duchessa du Maine colle sue dame.
Egli scrisse anche l’Agnese, i Nipoti ed altre commedie d’ intrigo, ed il Tamburro notturno che viene da una favola Inglese. […] Il Parigino Saurin dopo aver prodotte alcune commedie poco riuscite sulla scena, cioè les Rivaux, l’Orpheline leguée e la traduzione del Beverley, scrisse in prosa la piacevole commedietta de’ Costumi correnti applaudita in teatro e nella lettura.
E quando, vinto dalla umile e calda intercessione di Flaminio Scala, il direttore, scrisse di continuar la protezione a’comici con patto di fraterna concordia, il Bruni che a detta dell’Antonazzoni aveva più volte affermato voler fare d’ogni erba fascio, ove dovesse restare in compagnia, e che sembra fosse stato davvero la pietra dello scandalo, mandò pel primo a Don Giovanni colla seguente lettera le sue giustificazioni e le sue proteste di obbedienza e di reverenza.
L’istesso poeta scrisse poi Achille e Polissena; ma Lulli infermossi dopo aver fatta la musica dell’atto I, e l’apertura, ed il rimanente si pose in musica da Colasse.
Vedevasi in essa un luogo particolare chiamato Θυμελη, che secondo Polluce non era già il pulpito descritto, siccome scrisse il Calliachio, ma sì bene una specie di ara o tribunale che si occupava da’ musici.
Appigliamci al partito più proprio per la loro capacità, rimandandogli a leggere ciò che in tal questione scrisse giudiziosamente M.
Il lodato autore della gazzetta letteraria così scrisse nel mese di luglio 1765: «L’art dramatique est encore bien plus tombé chez les Anglais que parmi nous; on ne voit plus guère paraître sur leur scène que des farces satiriques où de plates imitations de nos comédies et de nos contes, composées sans génie et écrites sans esprit». […] «Ne pourrions-nous pas (scrisse poi con molta saviezza il bravo drammatico tedesco Weiss) emprunter des Anglais les situations terribles et vraiment tragiques, les grands traits et les vigoureux contrastes de leurs caractères, leur expression forte et sublime, et le language des passions; prendre chez les Français la décence des mœurs, la juste proportion des parties, l’ensemble, la correction, le style épuré, la régularité et l’ordonnance?
Aggiugne che egli scrisse in nome del re di Danimarca al re d’Inghilterra di far, per quiete comune, morire immediatamente i due messaggi, e sugellò la lettera col sigillo del padre che seco avea, sul quale erasi formato quello che usava il re presente. […] Shakespear scrisse pure commedie, e gl’Inglesi veggono sempre con piacere il di lui Cavalier Falstaff, e le Commari di Windsor.
Marco Coltellini autore dell’Almeria e dell’Antigona composta per Pietroburgo, e Vittorio Amadeo Cigna Torinese che scrisse Enea nel Lazio ed altri melodrammi, a’ quali mancò buona parte della delicatezza, del patetico, della grandezza, del calore Metastasiano. […] Il Migliavacca oltre alla sua Tetide scrisse l’Armida, ed ebbe la destrezza di congiungere agl’incantesimi, ai sison delle furie ed a’ bilancè de’ personaggi allegorici di Quinault il vivo interesse dell’inimi abile Armida del gran Torquato ed una felice imitazione del seducente stile Metastasiano.
L’istesso é già principiato ad avvenire a’ sedicenti filosofi francesi della nostra età, uomini per lo più di poco ingegno, di cuore freddo e di gusto depravato, che col loro pretesto spirito filosofico, e con quella loro ventosa loquacità, «quae animos juvenum ad magna surgentes (come disse Petronio) veluti pestilentiali quodam sidere afflavit» tarpano le ali alla fantasia, mettono a soqquadro le belle arti, e deprimono i gran modelli; uomini (parlo sempre per sineddoche) scostumati e sciaurati, nemici della ragione e della verità; uomini mezzanamente instruiti e superlativamente fanatici che per mostrare la loro esistenza, cospirano a distrugger tutto, e alla soddisfazione interna di essere ragionevoli antipongono la vanità di comparire straordinari e spiritosi alla moda; uomini anche in mezzo al loro vantato scetticismo dogmaticamente decisivi che presumono di essere i precettori del genere umano, e che vorrebbero a lor talento governare il mondo; uomini perversamente pensanti che disonorano il cristianesimo, la patria, l’umanità e la filosofìa tutto a un tratto; uomini solidamente audaci e feroci che quando possono scoccare qualche velenoso strale contro l’Italia, la religione, il sacerdozio e ’l principato, se la godono e trionfano e si ringalluzzano; uomini fieramente superbi e boriosi che quando veggonsi tassati nelle loro stravaganze e bestemmie, arruffano il ceffo con rabbia cagnesca, s’inferociscono, s’inviperiscono, s’imbestialiscono; uomini naturalmente maligni e astiosi che con cinica declamazione calunniano alla dirotta, sapendo che il volgo e i più, non la verità, ma l’opinione risguardano; uomini in somma che sono un composto d’ignoranza, di presunzione, di orgoglio, d’impostura, di malvagità, di demenza, e di suprema temerità, e a’ quali può anche a buona equità appropriarsi tutto ciò che il dottor del Genti nelle due epistole a’ romani e agli efesi scrisse de’ filosofi idolatri.
Variamente congetturano i letterati sull’epoca in cui si scrisse.
Appigliamoci al partito più proprio per la loro capacità rimandandogli a leggere ciò che in tal quistione scrisse giudiziosamente il signor Diderot uno senza dubbio de’ più rinomati ragionatori moderni della Francia.
Da’ moderni Italiani (scrisse Giacinto Gimma nell’Italia letterata pag. 196) sono stati molti personaggi, o sciocchi, oridicoli, o astuti nelle commedie introdotti, come sono Don Pasquale de’ Romani, le Pasquelle de’Fiorentini, i Travaglini de’ Siciliani, i Giovannelli de’ Messinesi, il Giangurgolo de’ Calabresi, il Pulcinella, il Coviello e ’l Pasquariello, tutti e tre Napoletani . . . . .
Il riputato Fabroni che ne scrisse la vita, di tali componimenti afferma satis eleganter ea scripta fuisse, neque aliam laudem praeter hanc elegantiae ex iis quaesisse Lorenzinium. […] Ignazio Gajone di Casal di Monferrato scrisse diverse tragedie delle quali ciascuna costogli in Madrid otto giorni di lavoro. […] Egli scrisse ancora il Teodosio il Grande pubblicato nel 1773. […] Una evidentissima pruova fralle altre ei ne diede nella lettera che scrisse prendendo il nome di m. […] Nella lettera che scrisse all’ Autore.
Vale la pena ch' io dia qui intera la lettera che Don Giovanni scrisse da Venezia il 21 marzo 1620 a Ercole Marliani, nella quale son notizie di grande interesse intorno alla Compagnia de' Confidenti : Ill.
Infatti nelle lettere di Casiodoro si legge, che Clodoveo conquistatore delle Gallie, desiderando d’avere appo se musici pregievoli, i quali «sollazzassero la gloria della possanza sua», come s’esprime l’originale, scrisse a Teodorico re d’Italia acciocché gli mandasse alcuno di que’ musici ch’erano alla sua orte. […] Molti tomi ne scrisse anche il Calderon poeta drammatico, cui l’Europa non avrebbe forse avuto l’eguale se la regolarità corrispondesse in lui alla invenzione, la delicatezza all’intreccio, la sensatezza del gusto alla forza e fecondità dei caratteri.
Eppure oltre a sessanta ne scrisse tra occupazioni per lo più contrarie al poetico genio.
E forse il Signor Lampillas non rimarrà pago di ciò, che scrisse nella p.
Per basso attore ridicolo l’usò ancora Polibio presso Ateneo, allorchè scrisse del re Antioco Epifane che si avviliva tra’ Mimi, e con esso loro gettavasi nel suolo, gestiva e ballava.
Il primo nato nel 1711 in Lipsia scrisse diverse pastorali in un atto rappresentate per tramezzi nelle tragedie e nelle commedie.
Per basso attore ridicolo l’usò ancora Polibio presso Ateneo, allorchè scrisse del re Antioco Epifane, che si avviliva tra’ mimi, e con esso loro gettavasi nel suolo, gestiva e ballava.
Il primo nato nel 1711 in Lipsia scrisse diverse pastorali in un atto rappresentate per tramezzi nelle tragedie e commedie.
Coltivò Gongora anche la drammatica e scrisse las Firmezas de Isabela commedia, el Doctor Carlino commedia, e una favola Venatoria, le quali lasciò imperfette. […] Simone Machado anche portoghese poeta rinomato scrisse quattro commedie impresse in Lisbona, ciòè due sull’Assedio di Diu, e due sulla Pastorella Alfea. […] Diamante scrisse anche una favola sul Cid, e Pietro Cornelio ne trasse alcuni pensieri. […] Moreto giusta il costume del secolo scrisse varie commedie in compagnia di altri poeti, e non poche ne produsse solo raccolte in tre volumi, de’ quali il primo uscì in Madrid l’anno 1654; ma cessò di comporne tosto che fu iniziato negli ordini sacri, ai quali indi ascese.
Coltivò ancora la drammatica, e scrisse las Firmezas de Isabela commedia, el Doctor Carlino commedia, e una favola Venatoria, le quali lasciò imperfette. […] Simone Machado anche Portoghese poeta rinomato scrisse quattro commedie impresse in Lisbona, cioè due sull’Assedio di Diu, e due sulla Pastorella Alfea. […] Diamante scrisse anche una favola sul Cid, e Pietro Cornelio ne trasse alcuni pensieri. […] Moreto, giusta il costume del secolo, scrisse varie commedie in compagnia di altri poeti, e non poche ne produsse solo, e chiudonsi in tre volumi, de’ quali il primo uscì in Madrid l’anno 1654; ma cessò di comporne tosto che fu iniziato negli ordini sacri a quali ascese.
Impaziente parimente del risorgimento della nostra tragedia il celebre Calabrese Gian Vincenzo Gravina volle richiamarci allo studio de’ Greci, e scrisse in tre mesi cinque tragedie, Palamede, Andromeda, Servio Tullio, Appio Claudio, Papiniano. […] Sebastiano degli Antonj Vicentino scrisse la Congiura di Bruto figliuolo di Cesare pubblicata nel 1733 in Vicenza, la quale secondo il conte Mazzucchelli fu lodata dal Martelli, e chiamata dal Maffei nobile tragedia. […] Se non con molto calore, con grandi affetti e con istile sempre accomodato alle cose, certo con regolarità costante, con arte e con giudizio composero le loro tragedie Carl’ Antonio Monti, che pubblicò nel 1760 in Verona il Servio Tullio; il conte Guglielmo Bevilacqua che nel 1766 impresse Arsene ben condotta e ben verseggiata non meno del suo Giulio Sabino; il conte Alessandro Carli autore di Telane ed Ermelinda, di Ariarate, e de’ Longobardi impressa nel 1769; il dottor Willi che scrisse Idomeneo; il sig. […] Non si vogliono però obbliare le tragedie latine composte nel presente secolo per lo più da’ gesuiti, cioè: l’ Ermenegildo di Marcantonio Ducci impresso in Roma nel 1707; Stanislao Kostka di Giovanni Lascari quivi pur pubblicata del 1709; Maurizio Imperadore, e Artavasdo Principe dell’ Impero di monsignor Gian Lorenzo Lucchesini da Lucca, il quale altre due ne scrisse ancora in italiano, il Maurizio, e Clodoaldo Principe di Danimarca; le sei tragedie latine del dotto Carpani stampate in Roma nel 1745; e l’Epaminonda di Giovanni Spinelli di Napoli de’ Principi di San Giorgio uscita verso il 1749, e poi tradotta ed impressa anche in italiano.
Aggiugne che egli scrisse in nome del re di Danimarca a quel d’Inghilterra di far per quiete comune morire immediatamente i due messaggi; e suggellò la carta col sigillo del padre che seco avea, sul quale erasi formato quello che usa il presente re.
La Grange-Chancel nato nel 1678 e morto nel 1758 scrisse varie tragedie in istile per altro debole e trascurato e con viluppo romanzesco.
, p. 21), che la sentì a Venezia, scrisse nella Revue de Paris del 1837 che Amalia Bettini era la emulatrice di Fanny Kemble nel patetico e nell’impeto, e non inferiore a mademoiselle Mars nelle delicatezze e nella perfezione dell’arte.
Dell’altra opera ricordata da Planelli, Arianna (1608, libretto ancora di Rinuccini), Peri scrisse solo i recitativi, mentre il resto della partitura è da attribuirsi a Monteverdi, «che il Planelli ignora del tutto» (Degrada). […] Legrenzi (Clusone, Bergamo 1626 – Venezia 1690) fu uno dei più versatili musicisti del suo tempo: scrisse sia nel campo della musica strumentale, sia dell’opera (si ricordino, tra i titoli teatrali veneziani, Germanico sul Reno, Totila, Ottaviano Cesare Augusto, Giustino). […] • il marchese Maffei: il veronese Scipione Maffei (1675 – 1755), archeologo, storico, poeta, autore di una Merope (1713) composta a gara con Voltaire, scrisse tra le altre cose un importante trattato anti-rigoristico, De’ teatri antichi e moderni (1753); per Antonio Vivaldi compose i versi de La fida ninfa (Verona 1732, ripresa a Vienna nel 1737). • Paolo Rolli: Rolli (Roma 1687 – Todi 1765), tra i più originali poeti della prima Arcadia, scrisse durante un trentennale soggiorno londinese (1715-1744) libretti per Giovanni Bononcini, Domenico Scarlatti, Nicola Antonio Porpora, Georg Friedrich Händel; vedi P. […] Sull’argomento scrisse tra gli altri il medico, figlio di musicista, Pierre-Jean Burette, tradotto anche in Italia: Paragone dell’antica colla moderna musica.
Secondo alcuni egli scrisse settantacinque tragedie; ma contando le diciannove intere che ne rimangono e i frammenti di molte altre raccolti nella bella edizione del Barnes, si può con altri asserire con più ragione che ne componesse fino a novantadue, otto delle quali erano favole satiriche. […] Oltre alle Ifigenie ed Elena, egli scrisse Ecuba, Andromaca, le Trojane e Reso che ci sono pervenute intere, e Palamede, Filottete, i Trojani, delle quali rimangono pochissimi frammenti.
Coltivarono l’antica commedia varj altri comici non molto da i nominati lontani, come Cratete, Archesila, Cherilo, Erifo, Apollofane, Ipparco, Timocle, di cui Ateneo ci ha conservato un frammento in lode della tragedia nel quale afferma essere agli uomini utilissima, e Timocreonte, il quale ebbe nimistà con Simonide Melico e con Temistocle Ateniese, contro di cui scrisse una commedia. […] Tali sono Ermippo, Antifane, Eubolo, di cui Grozio rapporta qualche picciolo frammento della commedia intitolata Antiope, Efippo che scrisse una commedia intitolata Saffo, e Frinico comico più volte motteggiato da Aristofane, e che fiorì verso l’olimpiade LXXXVI. […] Meursio raccolse delle di lui favole in torno a cento tredici titoli, ma egli ne scrisse dugentoquarantacinque, i cui frammenti si leggono sparsi nelle opere di Ateneo, Polluce, Stobeo, Laerzio ed Aulo Gellio, e raccolti nelle compilazioni dello Stefano, del Morello, dell’Ertelio e del Grozio. […] Egli nell’ olimpiade CXV nobilitò la commedia nuova e scrisse cento e otto, o cento e nove commedie, ma solo otto volte fu coronato nel certame.
E alluse a questo teatro e ad altre antichità di Murviedro il poeta Leonardo Argensola quando scrisse: Con marmoles de nobles inscripciones.
Troviamo l’Andreini, nel’16, al servizio di don Alessandro Pico, principe della Mirandola, al quale dedica la rappresentazione sacra della Maddalena, ch’egli aveva scritta in Francia, a istigazione della Regina Maria ; e che fu musicata, nel’18 — secondo scrisse il Canal — dal Monteverdi insieme con Salomone De Rossi, con Muzio Effrem, maestri della ducale Cappella, e con Alessandro Ghivizzani, lucchese.
Egli che insegnò col suo esempio l’arte di congiungere felicemente nella poesia italiana la forza e l’evidenza dell’Alighieri alla vaghezza e leggiadria del Petrarca, scrisse in latino alcuni melodrammi tragici elegantissimi. […] Fabroni che ne scrisse la vita, di tali componimenti afferma, satis eleganter ea scripta fuisse, neque aliam laudem praeter hanc elegantiae ex iis quaesisse Lorenzinium. […] Mollo son quindici anni in circa che ne scrisse un’ altra tragedia, e che l’anonimo surriferito ne ha pubblicata una terza. […] Il Metastasio in una lettera che gli scrisse, n’encomia lo stile come robusto e lusinghiero, la ricchezza de’ pensieri, la vivacità delle immagini, la solida dottrina sparsa nelle numerose massime morali, i lampi poetici delle comparazioni. […] E’ però noto che la prima si scrisse e si pose in musica a privato trattenimento di una brillante compagnia di dame napoletane che dettavano allora leggi al gusto e alle maniere.
Un bello spirito sdegnato di cotanta albagia scrisse al di sotto: Ille cum: tu sine .
E non convive, e conviverà ne’ Gabinetti più dotti in compagnia di Euripide, di colui che scrisse nella Caverna di Salamina?
Filippo Gherardelli scrisse una tragedia intitolata Costantino pubblicata in Roma nel 1653.
Huerta rifare la Venganza de Agamemnon del maestro Perez de Oliva che la compose in prosa, e la scrisse sul gusto stravagante del Bermudez con ottave, odi, stanze, e con ogni sorte di versi rimati, ed anche con assonanti. […] La tragedia del Bermudez (scrisse il Colomès) è per gli Spagnuoli quello che è in Italia la Sofonisba, ed ha le virtù di questa ed i suoi difetti.
L’estensione degli interessi di Algarotti, che scrisse su argomenti disparati, può spiegare il giudizio negativo espresso da Foscolo, in parte ripreso dai letterati del Sette e dell’Ottocento, polemico nei confronti di una comunicazione letteraria che sacrificava l’eloquenza all’intento divulgativo.
Angelo Grillo scrisse a sua richiesta i Pietosi affetti, e il Conte di Vernio compose l’intermezzo mentovato di sopra. né tralasciò di concorrer anch’egli poetando al medesimo fine, di che può far testimonianza la seguente canzonetta, ch’io qui ho voluto trascrivere dalle carte musicali dove si trova, a fine di render più noto a’ suoi nazionali codesto valentuomo ignorato in oggi dai poeti e dai musici, ma che merita un luogo distinto fra gli uni e fra gli altri: «Udite, udite, amanti, Udite, o fere erranti, O Cielo!
Questo volentieri lascerebbe il padre che facesse e disfacesse del suo tutto quello che volesse, se li desse il denaro per ricondursi a Firenze ; il vecchio non vuol dar nulla, se non li fa un foglio nelle buone forme conforme questo che li mando qui segnato A ; il figlio ha fatta la risposta segnata B e poi li scrisse la lettera segnata C ; li lessi il tutto, ma il vecchio è più duro che il cuore di Faraone, maledice chi gli ha fatto levare la sua donna, che quello che diede al suo figlio fu un poltrone che non lo seppe finire, che lo metterà a S.
Un colto veneziano rapito poc’anzi alle lettere che scrisse tre lettere in risposta contro di lui, mostrò scandalezzarsi di siffatta asserzione a segno di creder quasi ingiurioso all’Ariosto il solo confronto col Metastasio. […] Quantunque la lettura di quelli autori contribuisca in oggi tanto agli avanzamenti del gusto quanto giovano alla vera cognizione dell’Antichità le ricerche sulla struttura delle bracche che portava Marco Tullio, o le fatiche di quel buon monaco bolognese che scrisse una lunga dissertazione investigando qual fosse la costa che Iddio staccò dal fianco di Adamo per fabbricar il corpo della madre Eva.
Qui l’aure il caldo, qui la stanchezza i riposi, Qui le gelanti acque puonti levar la sete» e lega ne fece, e compagni trovò di sommo grido, che la invenzione sua più oltre condussero, tra quali il gran Fracastoro non disdegnò di concorrere alla riforma con quella stessa penna che in versi tanto armoniosi e virgiliani la Sifillide scrisse.
Cita poi questo Scrittore e Dacier, e Sant Evremont; ma Voi, quando non altro, dalla Storia de’ Teatri avreste potuto osservare quelche di essi, e singolarmente del Dacier senza nominarli scrisse sensatamente il Filosofo M.
Il primo che in Francia egregiamente scrisse contro la commedia piangevole e la tragedia cittadinesca su M. de Chassiron tesoriere di Francia, e consigliere al presidiale, accademico della Roccella.
Nel medesimo tempo che Martelli, emulando i Francesi, riusciva più secondo il gusto moderno, e arricchiva le nostre scene, il dotto GianVincenzo Gravina calabrese, uno de’ gran promotori del buon gusto e dell’erudizione, pose tutto il suo studio a contraffare i greci e scrisse in tre mesi cinque tragedie, il Palamede, l’Andromeda, il Servio Tullio, l’Appio Claudio, e ’l Papiniano.
[13] Paolo Rolli, romano scrittor elegante e delicato, celebre traduttore del poema inglese di Milton, felice imitatore di Tibullo nelle elegie, emolo di Catullo negli endecasillabi, e seguace di Anacreonte nelle sue canzonette, scrisse due melodrammi intitolati l’Eroe Pastore e Teti e Peteo, di merito assai inferiore agli altri suoi componimenti.
La tragedia del Bermudez (scrisse il Colomès) è per gli Spagnuoli quello che è in Italia la Sofonisba, ed ha le virtù di questa ed i suoi difetti.
Euripide scrisse ancora un’Antigone, ma ne abbiamo soltanto pochi versi.
Ma con qual ragione può farsi questa imputazione a me, che trovo introdotta la musica strumentale in Italia fin dai tempi della Contessa Matilde, cioè più d’un secolo prima della battaglia di Cortenova, che parlo fin d’allora di timpani, di cetere, di stive, e di lire, e che alla pagina 150 della prima edizione ne cito in conferma un verso dell’antico monaco Donizone, che scrisse la vita di quella celebre principessa.
[NdA] Molti e assai bene scelti esempi di ciò si possono vedere in tre Lettere piene di filosofia e di gusto che intorno ai balli pantomimici scrisse il Dottore Matteo Borsa, che si trovano inserite negli Opuscoli di Milano.
In verso dettò Orfeo le sue leggi a’ Traci, in verso parlò Anfione a’ Tebani, in verso scrisse Talete le sue massime politiche ai Cretensi; così fecero ancora Lino, Pamfo, Museo, Simonide, e cento altri.
Il primo che abbia trattata veramente questa materia si è Luigi Riccoboni, che alla pratica cercò pure di unir la teorica, e scrisse e pubblicò con le stampe in italiano ed in francese diverse operette sull’argomento, e specialmente i sei capitoli su l’Arte rappresentativa, stampati in Londra sul 1728, e l’Arte del teatro.