Passato come secondo amoroso con Tommaso Salvini, ebbe la fortuna, per la insufficienza del primo attor giovine Bregaglia, di averne tutte le parti e di poter mostrare tutte le sue attitudini. […] « Qui » – egli scrive – cominciò quel « periodo per me indimenticabile, in cui non so, nella gara, se vincesse il merito degli artisti, o l’entusiasmo del pubblico, la valentia del direttore, o la fecondità degli autori ; forse tutte queste cose unite insieme con tribuirono a crearci anni beati, compiacenze indescrivibili, trionfi incancellabili !
Ma una vanità comune a tutte le nazioni allorché vi brillano i raggi della coltura, inspira loro l’ambizione di credersi le più antiche, e le maestre del rimanente del genere umano. Ed un’altra vanità pur anco pressoché universale fra’ dotti li conduce ad attribuire alla propria nazione, o a quella da loro più studiata, tutte le arti e invenzioni seminate qua e là. […] Si rammenta pure da prima con qualche ribrezzo del male, cioé delle forme che gli cagionarono dolore; ma a poco a poco s’avvede che tal rimembranza non gli rinnova il dispiacere, e perciò non fugge più dal rappresentarsele, anzi si accostuma alla dipintura che se ne forma, e della verità del ritratto si compiace ancora; il che sembra la fonte del piacere che si gode nel ripetere a se stesso o agli altri con tutte le circostanze una tempesta, un incendio, ed ogni altro disastro già passato. […] Di tutte le imitazioni però la più naturale é quella de’ simili, contribuendovi assai l’uniformità de’ sensi e dell’organizzazione, e la vicinanza degli oggetti. […] Ella s’ingegna di copiar gli uomini che parlano ed operano; é adunque di tutte l’invenzioni quella che più naturalmente deriva dalla natura imitatrice dell’uomo; e non é maraviglia ch’ella germogli ed alligni in tante regioni, come produzione naturale d’ogni terreno.
Ma una vanità comune a tutte le nazioni culte inspira loro l’ambizione di credersi le più antiche e le maestre del rimanente del genere umano. E un’ altra vanità forse non meno generale conduce i dotti ad attribuire alla propria nazione, o a quella da essi più studiata tutte le arti e invenzioni quà e là disseminate. […] non ischiva di rappresentarsele, anzi si accostuma alla dipintura che se ne forma, e della verità del ritratto si compiace ancora; e quindi nasce quel diletto chè si pruova nel ripetere a se stesso o ad altri con tutte le circostanze i già passati disastri. […] Di tutte le imitazioni però la più naturale è quella de’ simili, ed assai vi contribuisce l’uniformità de’ sensi e dell’organizzazione e la vivacità degli oggetti. […] Essa s’ingegna di copiar gli uomini che parlano ed operano; è adunque di tutte le invenzioni quella che più naturalmente deriva dalla natura imitatrice del l’uomo; e non è meraviglia, ch’essa germogli e alligni in tante regioni come produzione naturale di ogni terreno.
Ma una vanità comune a tutte le nazioni culte inspira loro l’ambizione di credersi le più antiche e le maestre del rimanente del genere umano. E un’ altra vanità forse non meno generale conduce i dotti ad attribuire alla propria nazione o a quella da loro più studiata tutte le arti e invenzioni quà e là disseminate. […] Si rammenta pure, benchè da prima con qualche ribrezzo, del male, cioè delle forme che gli apportarono dolore; ma a poco a poco si avvede che tale rimembranza non gli rinnova il dispiacere, e più non ischiva di rappresentarsele, anzi si accostuma alla dipintura che se ne forma, e della verità del ritratto si compiace ancora; e quindi nasce quel diletto che si pruova nel ripetere a se stesso o ad altri con tutte le circostanze i già passati disastri. […] Di tutte le imitazioni però la più naturale è quella de’ simili, ed assai vi contribuisce l’uniformità de’ sensi e dell’organizzazione e la vicinità degli oggetti. […] Essa s’ingegna di copiar gli uomini che parlano ed operano; è adunque di tutte le invenzioni quella che più naturalmente deriva dalla natura imitatrice dell’uomo, e non è maraviglia, che essa germogli e alligni in tante regioni come produzione naturale di ogni terreno.
Malauguratamente ella non poteva incarnar tutte le sere Pamela. […] » La Tina Di Lorenzo ha l’abborrimento, segno benedetto di fibra eletta, per tutte le sciocche, antiartistiche, imbecilli ricerche dell’effetto e dell’applauso. […] Le platee sono trascinate, e in preda al delirio : e la storia dell’arte della scena straccia tutte le pagine delle date memorabili, piglia un libro nuovo, tutti i fogli immacolati, e segna un nome, il nome che inaugura la nuova e vera tradizione illustre. […] È una sensazione di freschezza e di salute non prima da noi provata ; è una sensazione di dolcezza e di giocondità, quale si prova soltanto nelle dolci mattine primaverili tutte stillanti di rugiada e tutte ebbre di profumi. […] In parti di simil genere, ella non ha bisogno di sforzare i suoi mezzi fisici e il suo ingegno ; e tutte le doti della sua persona, di cui la nota precipua è la delicatezza, hanno modo d’esplicarsi compostamente, ottenendo i massimi effetti con giustissima misura e con una non mai smentita signorilità di maniere, ch’è sì rara nelle nostre attrici, anche men volgari.
Costoro, benchè di Greche e Latine lettere sforniti fossero, pure colle sole disposizioni vantaggiose che avean dalla natura e dal clima, poetavano per solo desio d’onore, e per genio, nella lingua Provenzale, lingua, al dir del dottissimo Provenzale Abate Arnaud, che coltivata, dopo l’estinzione della latina, da anime ugualmente vivaci e tenere, divenne quella di tutte le corti dotte e polite dell’Europa. […] Cooper Walke, non solo conservavano per mezzo della tradizione tutte le poesie composte da’ loro predecessori, e di continuo coltivavano la memoria ed esercitavano la fantasia sopra idee di eroismo, ma in tempo di battaglia, come tanti Tirtei, accendevano gli animi de’ soldati al furor marziale, battendo con entusiasmo l’arpa; e fu Eduardo I talmente persuaso della loro potente influenza su di essi, che avendo fatta la conquista del paese di Galles, per assicurarsela, per una politica (come dice Davide Hume nel vol. […] Di tutte le traduzioni ed imitazioni di essa fatte da’ Francesi riferite dal nostro autore, quella di M. […] Diciamlo quì di rimbecco e per incidenza a risposta e mortificazione di tanti ignoranti e boriosi critici che a lor bel piacere sono andati e vanno tutto giorno disprezzando e malmenando in generale con somma ingratitudine e malignità la nostra nazione e le nostre cose: Ogni uomo dotto sa, che per opera degl’ Italiani a poco a poco diradaronsi in Francia le densissime tenebre dell’ignoranza, dileguossi la stupenda barbarie Gaulese, e surse non che il primo crepusculo di luce letteraria, ma il buon gusto nelle belle arti e scienze tutte. […] Per mezzo delle più celebri tragedie Italiane del XVI secolo, tutte secondo Aristotile e il Greco teatro composte, può dirsi allor sorta e giunta al colmo la tragica letteratura, imitata poi da Francesi e Spagnuoli con molto maggior minutezza e povertà, che non aveano i nostri mostrata nell’imitazione de’ Greci.
Tornato in patria, prese parte a tutte le campagne nell’esercito regolare e morì nel 1891 col grado di colonnello, a 90 anni. […] Di animo generoso, quanto aveva era degli altri, e se nel momento del bisogno gli si ricordavano crediti che aveva per prestiti fatti, andava su tutte le furie, esclamando : « Debbo angariare chi non può dare ? […] Fu anche scritturato il '58 nella Compagnia Reale Sarda per fare tutte quelle parti di generico, di età avanzata, come parti di padre, tiranni generici in parrucca e senza, sia in tragedia che in commedia, ed altre simili che dall’Impresa o dal Direttore gli verranno affidate…………… attenendosi alla direzione del signor Gustavo Modena, o di chi sarà destinato : ed ebbe di stipendio 2400 lire.
Né ho difficoltà di asserire che fra tutte le materie questa è forse quella intorno alla quale gli uomini si sieno vieppiù esercitati. […] No, mio Signore, egli è impossibile il ridurre tutte le parti di essa a questi capi generali. […] Del resto io son ben lontano dall’escludere tutte le prolazioni. […] Abbia questa tutte le bellezze e le ricchezze possibili, pure può essere difettosa oltre modo; e di fatti lo è sovente. […] Passerò in appresso all’armonia di situazione ovvero sia di carattere, e la ravviserò come quella corrispondenza di mezzi, che adoprano tutte le arti imitatrici cogli oggetti che devono da loro imitarsi.
Con che si venne a guastare una composizione, la cui bellezza dovea risultare da un giusto temperamento di tutte, l’una insieme con l’altra. […] Così però che non si vorrebbe che, o per la maggiore perpetuità della fabbrica o per una certa male intesa magnificenza, altri avvisasse di fare di pietra anche i palchetti e tutte quelle interne parti che guardano l’imboccatura della scena. […] Ma senza dare gran travaglio alla geometria hanno finalmente prescelto fra tutte le figure quella della campana, che piace loro di chiamar fonica. […] Che se per avventura si domandasse quale sia la più conveniente figura per l’interior del teatro, quale sia la curva la più acconcia di tutte a disporvi i palchetti, risponderemo: la stessa che usavano gli antichi a disporre nel loro teatro i gradini, cioè il semicerchio. Di tutte le figure di un perimetro eguale il cerchio contiene dentro a sé il più di spazio.