Si ma fille met le pied dans l’Aulide, elle est morte. […] Mais que me faut-il croire d’un bruit qui me surprend, et me met au comble de mes vœux ? […] Votre voix pressante nous a assemblés, les suffrages de vingt rois, qui pouvaient tous vous disputer le rang suprême, vous ont mis à la tète de cette armée.
Alle sue belle qualità di artista, il Bartoli mette come contrapposto quelle dell’uomo tutt’altro che lodabili.
Figlia dei precedenti, cresciuta sulle tavole del palcoscenico, entrò a far parte della prima Compagnia di Novelli dopo uscito dalla Compagnia Nazionale, per parti di giovine : ma da lui consigliata, poco oltre i vent’anni mise la parrucca della madre, per seguire la tradizione di famiglia, in cui nonno e padre s’eran fatti celebri colle parti caratteristiche.
Il Loret, nella Muse historique del 14 febbraio 1654, così ci apprende una disputa sorta fra il Dottor Lolli e il Pantalon Turi : Baloardo Comèdien, lequel encor qu’ Italien, n’est qu’un auteur mélancolique, l’autre jour en place publique, vivement attaquer osa le Pantalon Bisognosa, qui pour repousser l’incartade, mit soudain la main à l’espade, et se chatoüillérent long-tems, devant quantité d’assistans ; qui croyant leur combat tragique, n’être que fiction comique, laissérent leurs grands coup tirer, sans nullement les sèparer.
Mise in iscena il 1765 una sua commedia, parte scritta, parte a soggetto, intitolata : Chi la fa l’aspetta, ossia I due fratelli veneziani perseguitati dalla calunnia e resi felici dalla magia, che « travagliata – dice Fr.
E Goldoni mette in nota : Elogio ben dovuto alla memoria di Francesco Rubini, il quale quantunque di nascita mantovano, e non del tutto in possesso della lingua veneziana, ha saputo tanto piacere in virtù del suo talento, e della sua buona grazia.
Passò il 1815 col Granara prima attrice assoluta, poi con Giacomo Modena, poi con Francesco Lombardi, e finalmente si mise col marito alla testa di una buona Compagnia che durò molti anni con gran favore.
Egli, dice il Campardon, di cui un celebre satirico aveva detto che faceva molto onore al suo stato, ispirò ad un poeta anonimo i seguenti versi : Ciavarelli met tant de grâces Quand il représente Scapin, Qu’à ses lazzis, à ses grimaces On le prendroit pour Arlequin !
Voce, sguardo, accento, reticenze, tutto è potenza in lei per iscuotere gli spettatori, far loro provare i vari affetti ch’essa ci mette a nudo colla magia di un ineffabile sentimento, farli palpitare, commuovere, piangere, fremere, entusiasmarli infine.