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2. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 263-265

Il Di Giacomo così descrive con sintesi felice l’attore geniale : Buon marito, operajo onesto, generoso, talvolta pur coraggioso, spiritoso, non servo, non maligno, non egoista, arguto, non goffo in amore, fine osservatore, intelligente popolano : ecco il Pulcinella in Antonio Petito. La dichiarazione dei diritti dell’uomo rianimava, tardi ma in tempo, fin la maschera acerrana ; il Palcoscenico del San Carlino aveva in Pulcinella un uomo accessibile alle passioni più varie e contrarie, un attore che, di volta in volta, sapeva pigliar così dirittamente la via del cuore da commuovere fin alle lagrime gli spettatori. […] L'attore era veramente grande, la sua figura illuminava tutta la scena, riempiva tutti i vuoti, raccoglieva tutte le emozioni e gl’interessamenti ; così le volgari stupidaggini della commedia, il suo difetto d’umanità, di nesso logico, di spirito, eran dimenticati in un godimento che pervadeva tutto il pubblico e durava ancor fuori del teatro : una felicità che accompagnava fin a casa gli spettatori, e lasciava ancor sorridere, nel sonno, le loro labbra dischiuse.

3. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 759

Fece, non trionfalmente, le prime armi con Cesare Rossi, dal quale passò con Roncoroni in America, per tornar poi in Italia, scritturato dopo tre anni di secondo noviziato, qual primo attore di Francesco Garzes, che ebbe sì malaugurata fine, poi di Emanuel, poi della Duse, poi della Vitaliani, poi della Della Guardia, colla quale trovasi tuttora, e colla quale andrà l’anno prossimo (’97-’98), nella Compagnia stabile di Torino, al posto di direttore artistico. Non poche sono le parti che gli procacciaron le lodi dei pubblici i più colti, ma specialmente si notan quelle di Osvaldo negli Spettri di Ibsen, e di Prina nella Fine di secolo di Rovetta.

4. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 780-781

Egli il quale non aveva che un fine nella vita : lo studio ; e un fine nello studio : l’arte ;…. che, vittima di una modestia fuor di misura, il più bello e il più fatale degli ornamenti umani, avea l’animo delicato a segno da accoglier ogni dolorosa sensazione che la superbia e ignoranza e invidia gli venivan man mano generando, egli, dico, inconscio della sua forza, si ritrasse alla fine dalla battaglia, più rassegnato che sfiduciato.

5. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « NOTE E OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 281-290

Fin quì il Salvini. […] In fatti sono assai pochi coloro che sanno, spezialmente in teatro, discernere e distinguere in un dramma gli errori di lingua, i versi cattivi, i pensieri falsi, e ciò che non conviene, e quell’ incantesimo che fin anco nelle cose non buone possono e sogliono produrre gli abili e destri rappresentatori e le decorazioni. […] Vi si osserva di più, che Seneca, per dar lieto fine alla sua favola, ne scioglie ragionevolmente il nodo per macchina, facendo comparire Ercole deificato a consolare e rallegrare Alcmena sua madre. […] Il Gregge o la Caterva, fu chiamato da Orazio nella Poetica Cantor, perchè cantando e sonando (siccome nel fine degli atti si costumava) chiedeva al popolo il favor dell’ applaudere. […] E sin da’ principj del terzo secolo il Cristiano Avvocato di Roma Minucio Felice così favella de’ Mimi verso il fine del suo Ottavio.

6. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »

La dolcezza delle consonanze, che dovea riferirsi alia espressione de’ concetti dell’animo, fu presaper se sola senz’alcun riguardo a quel fine. […] Aggiungasi ancora il frequente uso delle pause introdotte da loro, per cui molte volte avveniva che mentre l’una di esse parti cantava la metà o il fine d’un versetto scritturale o d’un ritmo poetico, l’altra le prendeva la mano, o restava indietro cantando il principio del medesimo verso, e talvolta anche il fine d’un altro. […] L’uno e l’altro si trova fatto fin dall’origine dell’opera. […] Ignorava egli, che niuno de’ celebri melodrammi italiani fu senza cori fin quasi alla metà del 1600 e che molti gli ebbero ancora nel rimanente del secolo? […] [29] L’opera buffa incominciò parimenti circa il fine del Cinquecento.

7. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVI. Dell’uso delle Antiche Maschere. » pp. 201-212

Per indagare a qual fine essa si adoperasse, gioverà qui recare ciò che leggesi nel trattato de Theatro del Bulengerob Ecco quello che riferisce coll’autorità dello Scoliaste di Aristofane. « I Villani oltraggiati da’ cittadini anticamente venivano di notte nel villaggio ove dimorava l’offensore e pubblicavano la propria ingiuria ed il di lui nome. […] «Essendo Socrate mostrato sulla scena e nominato tratto tratto (della qual cosa non è da stupirsi perchè egli era ancora raffigurato nelle maschere degl’istrioni per essere stato spesse volte ritratto fin da’ Vasai) i forestieri andavano nel teatro domandando chi mai fosse quel Socrate.» […] Cessò di poi nella commedia nuova il fine di rassomigliare i personnagi satireggiati, e restò solo quello di coprire gli attori, trovandosi già il popolo assuefatto a vederli sempre coperti. […] Quindi vi furono maschere naturali di vecchi di più di un carattere, cioè del curioso, del burbero, del barbuto, e fin anche di un padre che aveva un ciglio eccessivamente inarcato, ed un altro naturale e compostoa; di giovani diversi, del bruno, del ricciuto, dell’appassionato, del gioviale, del rustico, del minaccevole, del ben costumato; di donne diverse, di matrone, di più di una ruffiana, di due false vergini, della meretrice magnifica, della nobile, della coronata, di quella che portava l’acconciatura de’ capelli che terminava in una punta; in fine di varii servi, soldati, mercatanti, eroi, numi, e di altre mentovate nell’Onomastico di Giulio Polluce nel libro IV, capo 20.

8. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 606-607

r Duca Conti, et mi portarono versi p. doi altre machine, cioè il sole che p. non ueder il tradim.º che corse nell’opera si asconde, et il terzo, Nemesi Dea del Gastigo palesa che i traditori saranno puniti, come si uede nel fine di detta opera. […] r Duca a comandarmi più tosto che io mi rimanghi di recitare, che il riunirmi con loro. le cagioni sono tante, e tali, che mi uergogno di fargliene riassunto, non che minuto. e mi creda per quella riuerenza che si deue, e ch’io osseruo al Serenissimo padrone : che se mio marito non fosse in’atto all’armi per la infermità della podagra, che sarebbe stato necessitato a perderci la uita, o farla perder ad’altrui ; poi che il loro fine, e stato d’oltraggiarmi nella riputazione, e danneggiarmi nell’utile ; e giornalmente con termini insofferibili, non cessano di prouocare l’altrui incredibile pacienza : e massime doppo che hanno riceute le lettere di V.  […] Con che fine offerendomi a pregare iddio per l’intera felicità del Serenissimo Sig.

9. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 614

A istanza di lui fu anche pubblicata in Bologna la supplica ricorretta ed ampliata del Barbieri (Beltrame), e il libretto della Scena Illustrata, preziosa raccolta di notizie su’comici antichi, più volte citata dal Bartoli, ma fin qui non trovata. […] Forse, trovandoci di fronte a una figlia adottata, e però, forse, naturale, il Bartoli ci ha dato il nome della madre o altro tolto a prestito, invece di quello, fin allora ignoto, del padre ; il quale poi, in occasione del matrimonio avrebbe riconosciuta la figliuola.

10. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO II. LIBRO II » pp. 34-49

Di un altro Putto Etrusco che vuolsi trovato fin dall’anno 1587 vicino al Lago Trasimene, e poi rubato dal museo del conte Graziani perugino, e ricuperato dopo molti anni, favellarono il p. […] Taluno la credette della fine del secolo VI, benchè lo stile sia di un gusto differente. […] Uno squarcio però di esso merita riflessione, e par che lo faccia ascendere sino alla fine del primo secolo, mentovandovisi i Gaulesi della Loira, i quali scrivevano su gli ossi le sentenze di morte pronunziate sotto le quercie: Habeo (vi si dice) quod exoptas; vade, ad Ligerim vivito. […] Al Capo I, pag. 3 in fine, dopo le parole, della Città di Volterra. […] Al Capo IV, art. 1 pag. 176 in fine, dopo le parole, montarono essi medesimi sul pulpito a recitarla, si aggiunga ciò che segue.

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