Niuna offesa parmi che ne ridondi al gusto, se si osserva che esse possono essere una specie di asilo della male intesa libertà del volgo.
Naturalmente le notizie sul Ferravilla non possono esser sì diffuse come quelle di altri grandi che apparvero e appariranno in quest’opera.
Una imitazione delle preghiere dell’Ercole in Eta di Seneca vedesi in quelle d’Amfia nella II scena Rotin gli astri innocenti, che possono dirsi nobili ed eleganti; ma la gioventù schiverà sempre queste liriche attillature. […] Si vogliono mentovare le seguenti tragedie tralle regolari di questo secolo, le quali possono apprestare alla scorta gioventù qualche squarcio energico e sublime in mezzo a molte liriche affettazioni. […] Fiorirono entrambi nel colmo della corruttela del gusto, entrambi se ne preservarono intatti, resistendo al vortice che tutti rapiva gl’ ingegni, entrambi possono considerarsi come i precursori della buona tragedia, che seppero astenersi da’ lirici ornamenti de’ tragici del secolo XVI e dalle arditezze de’ letterati del XVII.
[1] Ma le cose umane non possono rimaner lungo tempo nel medesimo grado. […] Dal quale principio si ricavano alcune conseguenze, che possono a mio giudizio servire a spiegar lo scadimento presso di noi delle belle arti in generale, e più immediatamente di quelle che contribuiscono a formar il melodramma. […] Che a motivo di cotal incertezza il musico si vede sovente costretto a cangiar di misura, principalmente in quei luoghi dove gli intervalli della voce essendo meno marcati, e conseguentemente più veloce la pronunzia, le note non possono seguitar l’ordine delle sillabe? E che nelle arie stesse dove il riposo della voce sulle rispettive vocali è più durevole, e più facilmente possono accomodarsi le note, troppo è grande tuttavia l’incertezza del compositore nel numero delle note che a ciascuna sillaba dee corrispondere, e nei tempi che debbono impiegarsi nel proferirle? […] Ora egli è chiaro che con siffatta divisione non si possono misurar molti ritmi che attissimi sono a muover gli affetti.
Plutarco nel libro contra Colote afferma con asseveranza che possono ben trovarsi nel mondo città senza mura, senza lettere, senza re, senza case, senza facoltà, senza moneta, senza teatri, senza ginnasii; ma senza templi, senza numi, senza oracoli ουδεις εστίν ουδέ εσται γεγονως θεατης, nè alcuno la vide nè la vedrà mai .
Una imitazione delle preghiere dell’Ercole in Eta di Seneca vedesi in quella di Amfia nella seconda scena, Rotin gli astri innocenti , che possono dirsi nobili ed eleganti; ma la gioventù schiverà sempre queste liriche attillature. […] Si vogliono mentovare le seguenti tragedie tralle regolari di questo secolo, le quali possono apprestare alla scorta gioventù qualche squarcio energico e sublime in mezzo a molte liriche affettazioni. […] Fiorirono entrambi nel colmo della corruttela del gusto, entrambi se ne preservarono intatti, resistendo al vortice che tutti rapiva gl’ingegni, entrambi possono considerarsi come i precursori della buona tragedia riprodotta, che seppero astenersi da lirici ornamenti de’ tragici del secolo XVI e dalle arditezze de’ letterati del XVII.
Senza incolpar i lettori di malivolenza né d’ingiustizia (frase inventata dagli autori infelici per vendicarsi dal giusto disprezzo con cui sono stati ricevuti dal pubblico ) io veggo quante accuse mi si possono fare parte provenienti dalla ragione, parte dal pregiudizio di coloro che il proprio gusto vorrebbero a tutti far passare per legge, e parte ancora da quegli uomini incomodi, i quali veggendo le altrui fatiche esser un tacito rimprovero della loro dappocaggine, si sforzano di consolar il loro amor proprio dispregiandole essi stessi, e cercando che vengano dispregiate dagli altri: somiglianti appunto a que’ satiri che ci descrive Claudiano, i quali esclusi per la loro petulanza e schifezza dal soggiorno delle grazie, si fermavano dietro alle siepi sogghignando maliziosamente a quei felici mortali che venivano per man d’Amore introdotti ne’ dilettosi giardini. […] La tragedia, la commedia e persino la pastorale hanno delle leggi fisse, con cui possono giudicarsi, cavate dall’esempio de’ grandi autori, dal consenso presso che unanime delle colte nazioni, e dagli scritti di tanti uomini illustri, i quali o come filosofi, o come critici hanno ampiamente e dottamente ragionato intorno ad esse.
Le pitture nobili, le forti passioni, i caratteri grandi tratti dalla storia greca e romana, (quasi le due sole nazioni che somministrino argomenti al teatro, perché esse quasi le sole furono ove si conoscessero quelle virtù che possono riceversi dalla legislazione, e dalla filosofia) si sostituirono sulle scene all’abbominio del buon gusto, che dominava per tutto. […] Restò bensì sbandita, siccome era da prima, l’unità della scena; unità la quale allorché divien rigorosa ritarda i progressi dell’arte invece di accelerarli93; ma la licenza che indi ne risultava fu limitata dal buon senso prescrivendo al luogo le stesse leggi che al tempo, e misurando la successione per la permanenza: vale a dire, che siccome alla durata dell’azione si permettono ventiquattr’ ore, così permettonsi al luogo que’ cangiamenti che possono naturalmente avvenire camminando una giornata intiera.
Se costa, perchè non ne adducete i documenti che possono a dirittura dirimere la quistione? […] Oltre al non esservi natura in questo modo di esprimersi sulla scena, scorgesi in tal sentenza una falsità più propria del secolo XVII., dando corpo a’ gemiti e asserendo che non possono capire nell’atmosfera.
Fornì questo a molte città d’Italia il modo di rimettersi in libertà, sotto i cui auspici solo possono gl’ingegni uscir della stupidità e inazione.
Altri se ne possono nominare, i quali o di poco prevennero Aristofane, o vissero contemporaneamente, o non molto dopo di lui.
Scuola di recitazione a Firenze – riuniva in sè le qualità necessarie per una compilazione colossale di tutte le notizie che si possono riferire ai comici italiani, e cioè : coltura, relazioni personali e paziente ardore.
Lascio al buon Francesco Bartoli tutti i più bei fiori della Rettorica, e la sana Filosofia e gli scherzosi detti che allettar possono infinitamente, di cui trova sparse le lettere di lei. […] L’esser e ’l non esser secondo alcuni star insieme non possono, il che io non affermo, perchè so ch’io son morta a i diletti e viva a i guai : ecco dunque ch’io son e non sono, e morta e viva. […] De le fatezze de i uisi non mi curarei poi tanto, potendosi ageuolmente con l’arte, supplire oue manca la natura, con tingere una barba, segnare una cicatrice, far un uiso pallido o giallo, ouero farlo parer piu uigoroso, et rubicondo, o piu bianco, o piu bruno, et tali cose, che ne possono occorrere. […] Ma queste cose in uero malagevolmente insegnar si possono, e sono al tutto impossibili da impararsi, se da la natura non si apprendono. […] Habbiano ogn’ un d’ essi un bastone, altri mondo altri fronzuto in mano, et se sarà piu strauagante, sarà piu a proposito. in capo le capillature, o finte, o naturali ; altri aricciati et altri stesi, et culti. ad alcuno, si può cinger le tempie d’ alloro, o d’ hedera, per uariare, et con questi modi, o simili, si potrà dire che honoreuolmente sia nel suo grado uestita : Variando i pastori l’ uno da l’ altro, ne i colori, et qualità delle pelli diuerse, nella carnagione, et nella portatura del capo, et simile altre cose che insegnar non si possono, se non in fatti, e con il proprio giudicio.
Laonde per adempiere a questo mio dovere, anticipando colla presente le informazioni del di lei Congiunto, le quali certamente non possono essere così sicure, come le mie, intorno a’ miei disegni, le dico, che ho scarabocchiato, può dirsi, in sul ginocchio e come la penna getta, un Ragionamento, in cui ribatto le obiezioni del precitato suo Volume, e che già è nelle mani dell’Impressore.
L’argomento e alcune scene di quella farsa che non manca di sale e di grazia comica, possono vedersi presso M. de Fontenelle.
Ma perchè difficilmente possono le cose sacre presentarsi ne’ pubblici teatri senza inconvenienti e senza certa profanazione, convenne al Prevosto di Parigi proibir tali rappresentazioni.
Ma perchè difficilmente possono le cose sacre presentarsi ne’ pubblici teatri senza inconvenienti e senza certa profanazione, convenne al Prevosto di Parigi proibir tali rappresentazioni.
La comedia in musica che si doveva fare qui non si farà per adesso, poichè volevano che vi cantassi io, ma perchè non possono essere al ordine per questo mese non ò voluto per non far danno alla Comp.
Nota alla nota d’autore n. 4: «Se la pittura è inferiore alla poesia, la musica, considerata un’arte imitativa, deve essere molto inferiore alla pittura: poiché la musica non ha mezzi per spiegare i motivi delle sue varie impressioni, le sue imitazioni dei modi e delle passioni devono per forza essere estremamente vaghe e indeterminate: per esempio, i toni teneri e struggenti che possono esprimere la passione amorosa, potranno ugualmente rappresentare i sentimenti equivalenti di benevolenza, amicizia, pietà e simili. […] Del teatro [commento_6.2] Nota alla nota d’autore n. 18: Vitruvio, De architectura, V, 5: «In base a questi motivi e a calcoli matematici, si devono costruire dei vasi di bronzo proporzionati alle misure del teatro…Qualcuno potrebbe obiettare che ogni anno vengono costruiti a Roma molti teatri che non seguono alcuna di queste regole, ma sbaglia non considerando che tutti i teatri pubblici in legno hanno molte impalcature in legno che devono necessariamente vibrare…Quando invece i teatri sono costruiti con materiali solidi come muratura, pietra o marmo, che non possono vibrare, allora è necessario ricorrere ai vasi di bronzo.»
Non parlo di quelli del Chiari, quali per la scipitezza loro non possono far né bene né male: nemmeno di quella folla di romanzi francesi, frutto della dissolutezza e dell’empietà, che fanno egualmente il vituperio di chi gli legge, e di chi gli scrive: parlo soltanto dei due più celebri, che abbia l’Europa moderna, cioè la Clarice, e la Novella Eloisa. […] Tutto il romanzo non è che una scuola, dove gli uomini di mondo possono imparare le arti più studiate e più fine, onde gabbar le fanciulle ben educate.
E che possono mai giovare a un Apologista certe sottigliezze, certe illazioni arbitrarie, che sogliono sostituirsi alla verità istorica, soggette a mille eccezioni, a mille risposte? […] Qual rozzo principiante Summolista ignora, che da condizioni non verificate non possono dedursi conchiusioni positive, e assolute?
Brumoy e ad altri ancora, che vorrebbero ricavarlo dal Ciclope; nè le altre moderne Nazioni possono sì di buon’ ora additarne pesta nelle loro contrade.
Questi equivaler possono ai cori Aristofaneschi, ed erano formati da uccellatori, mietitori. e pescatori.
Con miglior consiglio sacrificando qualche espressione o colpo teatrale troppo tetro, senza diminuirne l’interesse, si sarebbero contenuti ne’ giusti confini, senza bisogno di adoprar nuove voci che non possono cangiar la natura de’ generi.
[2] A fine di conoscer meglio le singolari prerogative di questo poeta, e di render ragione di quell’universale diletto che arrecano i suoi componimenti, non fa d’uopo fermarsi sulle proposizioni generali, che possono a chicchessia convenire, ma esaminar bisogna paratamente i mezzi ond’egli è arrivato a rendersi lo scrittore unico e privilegiato dei musici, e la delizia delle persone gentili. […] L’uomo di gusto vi osserverebbe con meraviglia la fecondità nell’immaginare i luoghi convenienti alla scena, la maestria con cui fa egli variare le situazioni locali, la dilicatezza nel distinguere quelle che possono dilettar l’immaginativa dello spettatore dalle altre che potrebbero infastidirla, la finezza, il sempre gradevole e non mai repugnante contrasto che mette fra le scene che parlano agli occhi, la varia e moltiplice erudizion che si scorge nella geografia, nei riti, nei prodotti, nelle foggie di vestire di ciascun paese, in tutte quelle cose insomma, che rendono magnifico insieme e brillante un teatrale spettacolo. […] È da osservarsi generalmente il gran giudizio di Metastasio nell’esporre agli occhi quei colpi di scena soltanto che possono dignitosamente, e con decoro eseguirsi dagli attori. […] Ma io non avrei che per metà eseguito il disegno di quest’opera se dopo averne additate ai giovani le virtù che possono imitare nel nostro amabil poeta, non avesse anche il coraggio d’indicar loro i difetti, dai quali debbono tenersi lontani. […] Gli obbietti dell’universo hanno dapertutto certe relazioni comuni, le passioni hanno parlato in tutti i secoli lo stesso linguaggio, la bellezza di quelli e l’energia di queste è stata espressa da alcuni scrittori in guisa tale, che non possono ritoccarsi senza guastarle.
Se l’odierna musica non ha più per iscopo quel fine morale cui la conducevano i Greci, e se tutte le parti che concorrono a formar lo spettacolo non hanno fra noi quella relazione e congegnamento totale che fra loro avean messi la lunga usanza di molti secoli e lo scambievol rapporto aiutato dalla legislazione, può quella, nonostante, adattarsi mirabilmente all’oggetto che si propone, ch’è di lusingar il senso con vaghe e brillanti modulazioni, e possono queste ridursi ad una certa unità, la quale se non appaga del tutto la severa ragione, basta nullameno per sedurre l’immaginazione con una illusione aggradevole. […] Siffatta incombenza appartiene piuttosto agli strumenti, i quali pella varietà e configurazione loro diversa onde capaci riescono di combinazioni più numerose di suono, possono più acconciamente imitare le diverse proprietà sonore dei corpi. […] Rousseau ha sensatamente avvertito135 che da niuno strumento si possono cavare tanti vantaggi quanti dal violino, perché niun altro è così acconcio a render dei suoni analoghi a quelli degli altri strumenti. […] Poche sono le arie musicali moderne, alle quali (restando la composizione qual era) non possono adattarsi parole di sentimento perfettamente contrario. […] [NdA] I pensieri di questo rinnomato maestro intorno alla riforma della musica drammatica italiana si possono vedere nella prefazione alla sua musica sull’Alceste del dotto Calsabigi, e nel Trattato dell’opera del più volte commendato Planelli.
Di che possono far fede l’inimitabile addio di Megacle e di Aristea nell’Olimpiade, e il lo conosco a quegli occhietti della Serva padrona, modelli entrambi di gusto il più perfetto cui possa arrivarsi in codesto genere. […] Nelle prime, perché né la musica né la poesia possono arrivar a tanta eccellenza in un popolo, che dotato non sia di squisita sensibilità, e di brillante immaginazione; qualità, che trasferite alle belle arti non solo bastano ad immortalar un uomo, ma ad assicurar eziandio ad una intiera nazione l’omaggio di tutti i secoli. Nelle seconde, perché la perfezione di quelle facoltà è un indizio sicuro, che si coltivano pur ora, o si sono per l’addietro coltivate felicemente molte altre che dipendono dalle prime, o s’inanellano con esse in maniera che non possono reggersi da per sé; così una lingua ripolita, abbondante, armoniosa, e pieghevole suppone un lungo progresso di lumi, di coltura, e di cognizioni; una poesia ricca, e perfetta nei moltiplici rami che la compongono, suppone un uso quotidiano del teatro, una gran cognizione critica della storia, uno studio filosofico, analizzato e profondo del cuor dell’uomo; una musica come è l’italiana, suppone un avanzamento prodigioso nel gusto, e in tutte le arti del lusso.
Agnese dice che essi possono evitare il suicidio detestabile per mezzo di un delitto minore. […] La gioventù ed una passione eccessiva possono eccitare qualche pietà per un delinquente, là dove nell’altro niuna cosa scema l’orrore di una atrocità abbominevole conceputa a sangue freddo per un motivo vilissimo. […] Non disgusta la nostra musica, ma le donne specialmente (dicesi nel libro francese intitolato Londres) non possono assistere senza riso a uno spettacolo, in cui un Ati o un Eutropio de’ nostri giorni rappresenta seriamente Artaserse, Adriano, Enea; e quanto più questi cantanti malconci si sforzano di esprimere i loro affetti, tanto più crescono le risa femminili.
Le querele di lei sono con tal vaghezza e verità espresse che non possono mancare di commuovere l’anime sensibili. […] Ma possono sentire le umane passioni, e ragionarne colla penetrazione naturale, non come filosofi, ma come uomini che le stanno soffrendo, ed esprimono al vivo ciò che sentono.
Le di lei querele sono con tal vaghezza e verità espresse che non possono mancare di commuovere l’anime sensibili. […] Ma possono sentire le umane passioni, e ragionarne colla penetrazione naturale, non come filosofi, ma come uomini che le stanno soffrendo.
Tutte le donne possono comprendere senza stento la dolorosa divisione di Tito e Berenice; parrà loro di trovarsi nel caso; al pari di quella tenera regina si sentiranno penetrate da quest’espressioni: Je n’écoute plus rien, & pour jamais adieu . . . […] Diceva poi nella pag. 194: le tragedie Francesi possono definirsi drammi di Menandro e di Terenzio che contengono soggetti ed argomenti tragici non comici.
In effetto mettevano gli antichi ne’ loro teatri i vasi di bronzo, affine di aumentar la voce degli attori, quando essi teatri erano di materia dura, di pietra, di cementi o di marmo, che sono cose che non possono risuonare; laddove di tale artifizio non abbisognavano in quelli che erano fatti di legno, il quale forza è, come dice espressamente Vitruvio 57, che renda suono.
L’opere degli antichi in questo genere (toltone alcune cose, che non sono, so non relative ai costumi de’ loro tempi) sono state e saranno mai sempre i nostri modelli: tutto l’oro, che più lampeggia fra noi, é stato tratto dalle loro miniere; e i moderni tanto più lusingar si possono di non mettere il piede in fallo, quanto più dappresso a questi grandi originali si accostano.
Nella prima scena mille pensieri sublimi, ed espressioni nobili energiche e poetiche possono notarvisi.
In fatti sono assai pochi coloro che sanno, spezialmente in teatro, discernere e distinguere in un dramma gli errori di lingua, i versi cattivi, i pensieri falsi, e ciò che non conviene, e quell’ incantesimo che fin anco nelle cose non buone possono e sogliono produrre gli abili e destri rappresentatori e le decorazioni.
Non è vero che essi non ne hanno veruna, o che le loro tragedie non possono distinguersi dagli altri drammi, come, abbracciando l’avviso di M. […] Queste parole que allà tienes indicano che que’ traditori si trovano ancora in Castiglia; or come possono nel medesimo dì trovarsi nell’atto IV in Lisbona, esser chiusi in carcere e tormentati, e nell’atto V giustiziati? […] E se non ebbero nella commedia Ariosti, Machiavelli, Bentivogli, Cari ed Oddi, e nella tragedia Trissini, Rucellai, Giraldi, Alamanni, Tassi e Manfredi, possono pregiarsi di aver prodotti nel Vega, nel Castro, nel Sanchez, nel Mira de Mescua, più di un Shakespear, e nel Cueva, nel Ferreira e nel Perez, e nello stesso Bermudez convinto di vergognoso plagio, alcuni pochi tragici non indegni degli sguardi del pubblico. […] Ma se i morti non possono rivendicare i proprj lavori, tocca a’ vivi che non pasconsi di rapine, a svellere da simili rochi corbacci le piume involate a’ nobili augelli.
Secondo l’estrattista se i nostri drammi sono talvolta malamente eseguiti dai “guastamestieri” gli è perché il poeta e il compositore di musica non possono eseguirli da loro stessi. […] Queste somiglianze estrinseche e generalissime possono stare, e ci stanno benissimo con una intrinseca e reale diversità di fini, di sistema, e di mezzi. […] Arteaga che la nostra musica non possa accoppiarsi ad ogni genere di poesia p. e. al Sonetto, alla Canzone petrarchesca, alla pindarica, all’anacreontica ecc. ecc., ma altro è che tali poesie noi non usiamo di porle in musica alla maniera delle arie che sono più proprie a tale assunto; e altro è che la nostra musica non abbia modi da esprimerle: mentre desse si possono cantare benissimo, (e tutto ciò che si canta, anche da una sola voce, è sempre musica) e si possono ancora rivestir con note alla maniera delle arie; poiché, se si fa tal musica a della poesia quasi prosaica e barbara come sono certe composizioni latine ecc, tanto più si deve poterla fare a delle composizioni veramente melodiche, come sono le suddette cannoni pindariche ecc.» […] [47] «Come non è men falso che, se sopra alla musica stessa si possono applicar varie parole, ciò dipende, perché il musico nella collocazione delle note non ha altro regolatore che il proprio arbitrio, poiché una tale operazione non può esser ben fatta, se non quando i versi sieno di una stessa misura, e il sentimento delle parole sia lo stesso: onde egli è sempre vero che non è la poesia che deve servir la musica, ma bensì questa che deve star soggetta in tutto alla poesia, e all’argomento della medesima: e in tal modo sono espresse le più belle composizioni che ora abbiamo, delle quali voglio supporre anch’io, che la Grecia abbondasse, e forse ne avesse anche delle migliori, ma queste esistono, e quelle sparirono, come pur troppo il tempo edace, sebben più tardi, farà sparire anche le nostre.» […] VIII dell’anno scorso, cioè che quello ch’è veramente buono e bello in qualunque arte vesta sempre tale; che la musica, essendo un’arte nuova o rinnovata, i suoi perfetti monumenti non possono essere sì antichi come quelli sono di pittura e di scultura, arti perfezionate molto prima, e che se le composizioni dei primi maestri del nostro secolo fossero state buone, lo sarebbero ancora, come lo sono alcune del Lulli, del Corelli, dello Scarlatti, di Porpora, di Leo, di Durante, di Handel, di Rameau, del Vinci, del Pergolesi, del Marcello, del Perti, del P.
Agnese dice che essi possono evitare il suicidio detestabile per mezzo di un delitto minore. […] La gioventù ed una passione eccessiva possono eccitare qualche pietà per un delinquente, là dove nell’altro nulla scema l’orrore di una atrocità abbominevole conceputa a sangue freddo per un motivo vilissimo. […] Non disgusta la nostra musica, ma le donne specialmente (dicesi nel libro francese intitolato Londres) non possono assistere senza riso a uno spettacolo, in cui un Ati o un Eutropio teatrale si vede rappresentar seriamente Artaserse, Adriano, Enea; e quanto più codesti cantanti mal conci si sforzano di esprimere i loro affetti, tanto più si raddoppiano le risa femminili, In questa guisa la natura manifesta avversione e disprezzo per una mostruosità che l’ha oltraggiata per più secoli.
Ora che direbbe quel matematico vedendo come nelle nostre scene da noi si applaudisce a quei laberinti di architettura, dove si smarrisce il vero, a quelle fabbriche che non si possono né reggere, né ridurre in pianta, e in cui le colonne in luogo che si veggano ire a tor suso l’architrave e il soffitto, si vanno a perdere in un mare di panneggiamenti posti così a mezz’aria?
La regolarità, la convenevolezza del costume, la verità delle passioni dipinte, l’eleganza, il candore e la vaghezza mirabile dell’aureo stile, salveranno sempre dall’obblio questa favola; la languidezza e l’episodio poco tragico dell’atto III ne sono i nei che possono rilevarvisi, e che forse tali non parvero all’autore pieno della lettura degli antichi.
Non è vero che essi non ne hanno veruna o che le loro tragedie non possono distinguersi dagli altri drammi, come abbracciando l’avviso di m. […] Queste parole que allà tienes, indicano che que’ traditori dimorano tuttavia in Castiglia, or come possono nel medesimo dì trovarsi nell’atto IV in Lisbona, esser chiusi in carcere e tormentati, e nell’atto V giustiziati? […] E se non ebbero nella commedia Ariosti, Machiavelli, Bentivogli, Dovizii, Cari ed Oddi, e nella tragedia Trissini, Rucellai, Giraldi, Alamanni, Tassi e Manfredi, possono pregiarsi di aver prodotti nel Vega, nel Castro, nel Sanchez, nel Mira de Mescua più di un Shakespear, e nel Cueva, nel Ferreira, nel Perez, e nello stesso Bermudez tuttochè convinto di vergognoso plagio, alcuni pochi tragici non indegni degli sguardi del pubblico. […] Ma se i morti non possono rivendicare i proprii lavori, tocca a’ vivi che non pasconsi di rapina, a svellere da simili rochi corbacci le piume involate a’ nobili augelli.
dice l’ambasciadore Moro nell’atto I; e Gusmano: che i Castigliani non rendono le fortezze finchè possono sostener la spada; Ami. […] Due voci femminili poi senza veruna circostanza possono svegliargli l’idea di un nemico che a quell’ora dovrebbe essere nel campo de’ Romani? […] Non possono essi stessi assaltar le trincere e morir nell’impresa? […] I Castigliani si ritirano; ma Ruben non seguita coloro che possono salvargli la vita promessagli; e perchè mai rimane colà insensatamente col pugnale alla mano?
Usaronsi delle invenzioni e delle macchine per rappresentare tutti gli oggetti possibili, favolose, storiche, mitologiche, allegoriche, morali, fisiche, sacre, profane, civili, rusticane, marittime, boschereccie i scientifiche d’ogni genere, e molte ancora di mero capriccio e fantasia, cosicché non si possono ridurre a determinate classi. […] Ma dall’altra parte i disordini forse maggiori che nascevano dal sostituir invece loro giovinastri venali e sfacciati, ai quali, dopo aver avvilito il proprio sesso coi femminili abbigliamenti, non era troppo difficile il passaggio ad avvilir la natura eziandio; la influenza grande nella società, e maggiore in teatro, che i nostri sistemi di governo permettono alle donne, dal che nasce, che essendo elleno la parte più numerosa e la più pregiata degli spettacoli, cui vuolsi ad ogni modo compiacere, amano di vedere chi rappresenti al vivo in sul teatro i donneschi diritti; l’amore, il quale per cagioni che non sono di questo luogo, è divenuto il carattere dominante del moderno teatro e che non può debitamente esprimersi, né convien che si esprima da altri oggetti, che da quelli fatti dal ciclo per ispirarlo; la ristrettezza de’ nostri teatri picciolissimi a paragon degli antichi, dove la distanza che passa tra gli attori e gli spettatori è tale, che i personaggi non possono agevolmente prendersi in iscambio, e dove troppo è difficile il mantener l’illusione; altre cause insomma facili a scoprirsi dal lettore filosofo costrinsero alla perfine i saggi regolatori delle cose pubbliche ad ammetter le donne sulle scene.
Ma questa famosa letterata, se mancava di quel gusto poetico necessario per ben tradurre i poeti, almeno intendeva pienamente il greco, ed ha voto autorevole allorché afferma, che Aristofane é fino, puro, armonioso, ed empie di dolcezza e di piacere coloro che possono aver la fortuna di leggerlo originale, fortuna che auguriamo a quel moderno Scrittore di una lunga, strana e inutile poetica44. […] Questi sì, che possono farsene giudici; ma giudici siffatti, provveduti di tante qualità che richieggonsi a rettamente giudicare dell’opere ingegnose degli antichi, sono rarissimi.
Tutte le donne possono comprendere senza stento la dolorosa separazione di Tito e Berenice; parrà loro di trovarsi nel caso; al pari di quella tenera regina si sentiranno penetrate da queste espressioni: Je n’ècoute plus rien, et pour jamais adieu… Pour jamais! […] Diceva poi altresì che le tragedie francesi possono definirsi drammi di Menandro e di Terenzio che contengono soggetti ed argomenti tragici non comici .
Quindi è che le sue commedie possono con ragion veduta proporsi per modello di viluppo ingegnoso senza sforzo, attivo senza trasporto e naturale senza languidezza. […] Compose anche l’Altani quattro commedie che possono mentovarsi con onore l’Amerigo del 1621, la Prigioniera del 1622, il Mecàm Bassa del 1625 e le Mascherate del 1633. […] Vuolsi però osservare che le accennate feste del Testi sono snervate, senza azione, e tessute di parti che possono supprimersi senza che il componimento ne perisca, la qual cosa è la più sicura prova dell’imperfezione di un dramma.
dice l’ambasciadore moro nell’atto I; e Gusmano: Che i Castigliani non rendono le fortezze finchè possono sostener la spada ; Ami. […] Ma senza pregiudicare alla sua erudizione, mi permetta di dirgli che egli ha indebolito codesto suo argomento, per avere ignorato forse che non solo i tre nominati poeti, ma tutti i Francesi non possono altrimenti scrivere in versi se non rimati. […] Di più due voci femminili possono svegliargli l’idea di un nemico che a quell’ora è verisimile che si trovi nel campo Romano? […] Non possono essi stessi assaltar le trincee, e morir nell’impresa?
[5] C’è non per tanto l’eloquenza de’ gesti, come c’è l’eloquenza de’ suoni, e la maniera di render efficace quanto si può la pantomima (della quale sola e non delle altre spezie di ballo si farà discorso nel presente capitolo) sarebbe quella d’applicarla all’esercizio delle passioni utili alla società, o ai motivi che interessano generalmente il cuore umano; posciachè i mezzi in apparenza più triviali possono fra le mani d’un legislatore filosofo divenire molle possenti di rinforzo nel governo degli stati, e nella politica. […] Lo spiritoso ed elegante autore del discorso intorno al poema lirico non ha riflettuto essere incompatibile colla natura del nostro canto sminuzzato acuto squisito e sottile l’azione violenta che richiede la danza, mettersi i polmoni e la glottide dei cantanti nell’atto d’eseguire l’arie in una posizione che verrebbe alterata necessariamente dal ballo o affatto distrutta, trovarsi nella poesia molte idee astratte, molte relazioni puramente riflessive e mentali che non potrebbono in verun conto eseguirsi dal ballerino, contener la musica strumentale mille artifizi, mille pitture degli oggetti esterni che non possono essere rappresentate coi piedi, dover non per tanto l’imitazione della natura riuscir imperfetta oscura ed equivoca, essere finalmente nel presente nostro sistema la simultanea riunione del ballo e del canto in una sola persona una caricatura non minore di quella che sarebbe il prevalersi d’una traduzione ebraica per facilitare l’intelligenza d’una lettera scritta in latino. […] Offrendo alla vista le varie mosse, e le seducenti attitudini che possono prender le membra del corpo umano regolate dall’arte, risveglia altresì l’idee della bellezzan fisica, e con esse l’immagine dei diletti che ne vanno congiunte. […] [NdA] Molti e assai bene scelti esempi di ciò si possono vedere in tre Lettere piene di filosofia e di gusto che intorno ai balli pantomimici scrisse il Dottore Matteo Borsa, che si trovano inserite negli Opuscoli di Milano.
Egli è vero che possono ne’ suoi drammi notarsi alcuni difetti, ne’ quali incorse a cagione del sistema che trovò introdotto, del genere stesso, degli esempj passati, e soprattutto degli abusi musicali, come sarebbero tante arie di paragoni lirici per se stessi eccellenti, e certi amori subalterni, e qualche espressione studiata più che alla scenica non si conviene. […] Egli è ben vero che i Tedeschi possono vantarsi di eccellenti maestri di musica strumentale, degli Haydn, Huber, Cramer, Schmit ecc.: che debbono andar fastosi del loro Hass (pregevole allievo de’ conservatorj di Napoli) e del prodigioso Gluck e dell’armonioso Back ecc.
Si accelera poscia il tempo sino al punto che le ballerine (che sole figurano in tal genere di danza) non possono più seguirlo, e colei che si dà maggior moto e resiste più, passa per la danzatrice più eccellente.
Tutti questi componimenti regolari e scritti con eleganza superiore a quanto colà si era prodotto prima di lui, ballarono, sì, per additare il sentiero; ma poche traduzioni, quando non sono accompagnate da opere maestre originali, come quelle che indi produsse in Francia il lodato Corneille, non possono fissare il gusto e sondare in una nazione un buon teatro.
L’istesso é già principiato ad avvenire a’ sedicenti filosofi francesi della nostra età, uomini per lo più di poco ingegno, di cuore freddo e di gusto depravato, che col loro pretesto spirito filosofico, e con quella loro ventosa loquacità, «quae animos juvenum ad magna surgentes (come disse Petronio) veluti pestilentiali quodam sidere afflavit» tarpano le ali alla fantasia, mettono a soqquadro le belle arti, e deprimono i gran modelli; uomini (parlo sempre per sineddoche) scostumati e sciaurati, nemici della ragione e della verità; uomini mezzanamente instruiti e superlativamente fanatici che per mostrare la loro esistenza, cospirano a distrugger tutto, e alla soddisfazione interna di essere ragionevoli antipongono la vanità di comparire straordinari e spiritosi alla moda; uomini anche in mezzo al loro vantato scetticismo dogmaticamente decisivi che presumono di essere i precettori del genere umano, e che vorrebbero a lor talento governare il mondo; uomini perversamente pensanti che disonorano il cristianesimo, la patria, l’umanità e la filosofìa tutto a un tratto; uomini solidamente audaci e feroci che quando possono scoccare qualche velenoso strale contro l’Italia, la religione, il sacerdozio e ’l principato, se la godono e trionfano e si ringalluzzano; uomini fieramente superbi e boriosi che quando veggonsi tassati nelle loro stravaganze e bestemmie, arruffano il ceffo con rabbia cagnesca, s’inferociscono, s’inviperiscono, s’imbestialiscono; uomini naturalmente maligni e astiosi che con cinica declamazione calunniano alla dirotta, sapendo che il volgo e i più, non la verità, ma l’opinione risguardano; uomini in somma che sono un composto d’ignoranza, di presunzione, di orgoglio, d’impostura, di malvagità, di demenza, e di suprema temerità, e a’ quali può anche a buona equità appropriarsi tutto ciò che il dottor del Genti nelle due epistole a’ romani e agli efesi scrisse de’ filosofi idolatri.
E quando pure la storia gli avesse suggerito questa spezie d’inavvertenza, egli ben sapeva che la tragedia non ripete esattamente la storia, ma la corregge e rettifica nelle circostanze che possono nuocere ad eccitare il terrore e la compassione. […] Il senatore Marescalchi di Bologna diede alla luce delle stampe in Bassano nel 1788 una tragedia di Antonio e Cleopatra, di cui loderemo di buon grado varj tratti di Romana grandezza che vi si possono notare. […] che contiene un concetto non vero, noi dobbiamo sinceramente congratularci col valoroso giovane poeta che ha saputo dar nuovo e vivo interesse a un argomento più volte ben maneggiato in Italia, cui possono oggi invidiare le scene francesi, le quali non hanno ancora una Ifigenia in Tauri da metterle a fronte. […] Osservo nel Don Alonso molti requisiti che possono giustificare una tragedia cittadina; intreccio condotto e disviluppato con verisimiglianza, caratteri espressi con verità e forza, regolarità, interesse, terrore tragico giudiziosamente procurato meno con colpi di scena che con quadri e situazioni patetiche. […] Andres, in proposito del Varembon personaggio basso, furbo e scellerato di questo dramma, come concilierebbe la sua opinione di sbandire gli empj e i gran malvagi dalle tragedie, coll’ ammettere com’ egli fa le favole cittadine e lagrimanti, che ne son piene a ricolmo, o, per meglio dire, che non possono esserne senza?
Osservai nel Don Alonso molti requisiti che possono giustificare una tragedia cittadina : intreccio condotto e disnodato con verisimiglianza, caratteri espressi con verità e regolarità ed interesse, situazioni patetiche. […] Ma questi vassalli essere altri non possono che villani del ritiro campestre di Adelvolto. […] Il disviluppo segue acconciamente con que’ pochi versi che dal canto possono ricevere espressione e calore. […] Di maniera che queste prime scene possono acconciamente chiamarsi preghiere notturne e matutine. […] Veggasi poi quanto naturali sieno gli avvolgimenti di concetti che non possono raccapezzarsi che all’ultimo verso comune a due.
Ma tali riflessioni che possono esser giuste nelle inondazioni de’ barbari, nelle quali tutto é orrore e distruzione, ben di rado si avverano nelle guerre apportate da’ popoli colti.
Terribil orinal, per Tribunale, Amerigo frega la groppa all’Asino, per dir : l’America, l’Africa, l’Europa e l’Asia, e così si cavava la risata dal nome storpio, che da’ Greci si chiama paranomasia : ma perchè si conobbe far il Dottore da troppo semplice e balordo, si è disusato, restando questi scherzi al servo sciocco, di cui possono esser più proprj, lasciando al Dottor Graziano la Dottrina soda ed erudita, ma accompagnata dalle dicerie lunghissime.
re farli di quei benefizij che i Principi grandi sanno et possono fare a loro cari servi.
La regolarità, la convenevolezza del costume, la verità delle passioni dipinte, l’eleganza, il candore e la mirabile vaghezza dell’aureo stile, salveranno sempre dall’obblìo questa favola: la languidezza e l’ episodio poco tragico dell’atto terzo ne sono i nei che possono notarvisi, e che forse tali non parvero all’autore pieno della lettura degli antichi. […] Sono forse moltissime le tragedie più moderne che possono vantarsi d’altrettanto? […] Tali cose veramente non possono nuocere alle bellezze essenziali di questo componimento; perchè presso i veri intelligenti la modificazione delle maniere esteriori ed alquanti nei di poca conseguenza nulla pregiudicano alla sostanza ed al merito intrinseco che vi si scorge; ma vero è però che spogliato di tali frondi spiccherebbe meglio la vaghezza del frutto d’un ingegno in ogni incontro sublime97. […] Tra essi possono togliersi dalla folla i due che soggiungo perchè ridotti alle leggi della vera tragedia, cioè Jefte di Girolamo Giustiniano Genovese impresso nel 1583, e l’altro Jefte di Scipione Bargagli pubblicato in Venezia nel 1600.
Altre significazioni di quella parola tutte diverse dal senso de’ citati autori possono vedersi presso Giambattista Doni 22. […] Si tiene anche per sicuro comunemente ch’ei fosse il primo a ritrovare la gamma, ovvero sia quella tavola, o scala, sulla quale s’impara a dar il lor nome, e a intuonar con giustezza i gradi della ottava per le sei note di musica “ut, re, mi, fa, sol, la” seguitando le diverse combinazioni in cui esse note possono collocarsi: ciò che s’appella propriamente solfeggiare; ma per testimonianza del medesimo Guido un siffatto metodo era stato di già inventato a’ suoi tempi26.
Questi nei non possono scemar la riputazione di ottimo tragico con tutta giustizia acquistatasi dal robusto M. […] Non regolandosi il giudizio delle tragedie di Voltaire pel loro evento prospero o sinistro avuto in teatro, il quale rare volte dipende dal vero merito de’ componimenti, e spesso da’ maneggi de’ fautori e degli’ avversari del poeta, possono caratterizzarsi per buone, ad onta di qualche neo, l’Edipo, l’Oreste, la Merope, l’Orfano Cinese, e la Semiramide, e per eccellenti l’Alzira, Maometto, la Zaira, il Fanatismo, il Bruto, l’Olimpia, la Morte di Cesare.
In coloro che mostrano, e possono mostrare a tutte le ore sempre con nuove prove, che sanno distinguere il merito di Rapin da quello di un Brumoy, il quale ha dato a divedere nel suo Teatro Greco di quanto per ogni banda si eleva sulle Riflessioni, e su’ Rapin.
Di tali cose possono consultarsi le opere di Giulio Polluce, Dionisio Alicarnasseo, Ateneo e Suida, i quali alla distesa ne favellano.
Vuolsi però osservare che le accennate feste del Testi sono snervate, senza azione e tessute di parti che possono sopprimersi senza che il componimento ne perisca, la qual cosa è la più sicura prova dell’imperfezione di un dramma.
Di tali cose possono consultarsi le opere di Giulio Polluce, Dionisio Alicarnasseo, Ateneo, e Suida che distesamente ne favellano.
L’intreccio veramente manca di vivacità, e i colori assai delicati non possono recar pieno diletto a chi è avvezzo alle tinte risentite che diconsi zingaresche.
Gli effetti partoriti dalla pace non possono vedersi eseguiti nel giorno stesso che si pubblica. […] Questi versi non possono essere imitazione di alcun passaggio di tragedia? […] Quanto altro aggiugne della subornazione non ha fondamento istorico, e lo asserisce per congetture ch’egli stesso distrugge col soggiugnere, ma queste cose non possono sapersi se non dal solo Aristofane. […] Questi, sì, che possono farsene giudici; ma sono rari pur troppo giudici di simil fatta provveduti di criterio eccellente e di perizia grande nelle greche lettere, e d’intelligenza della poetica facoltà e di giudizio purgato, e di gusto vero per decidere intorno alle opere degli antichi.
Risuscitò l’Eumenidi di Eschilo, richiamate già pur dal Giraldi nell’Orbecche; ma che interesse possono prendervi più i moderni? […] L’accoppiare quelle due virtù, tra se opposte, brevità e chiarezza, quanto sia difficile nelle composizioni (e massimamente ne’ drammi musicali che non possono adottare per loro uso nel canto serio più di sei in sette mila parole radicali tra le quarantaquattro mila noverate da Anton-Maria Salvini nella lingua italiana) ce l’insegna Orazio allorché dice nell’Arte poetica: ……… brevis esse laboro, Obscurus fio.
Altri se ne possono nominare, i quali o di poco prevennero Aristofane, o vissero contemporaneamente o non molto dopo di lui. […] Gli effetti partoriti dalla pace non possono vedersi eseguiti nel giorno che si pubblica. […] Questi versi non possono essere imitazione di alcun passaggio di tragedia? […] Tutto l’altro che aggiugne della subornazione, non ha fondamento istorico, e lo asserisce per congetture ch’egli stesso distrugge col soggiugnere, ma queste cose non possono sapersi se non dal solo Aristofane. […] Questi, sì, che possono farsene giudici; ma sono pur troppo rari giudici di simil fatta provveduti d’ eccellente criterio, e di gran perizia nel Greco idioma, e d’ intelligenza della poesia e di giudizio purgato e di gusto vero per decidere intorno alle opere degli antichi.
Sono forse moltissime le tragedie più moderne che possono vantarsi di altrettanto? […] Tali cose veramente nuocer non possono alle bellezze essenziali di questo componimento; perchè presso i veri intelligenti la modificazione delle maniere esteriori ed alquanti nei di poca conseguenza nulla pregiudicano alla sostanza ed al merito intrinseco che vi si scorge; ma vero è però che spogliato di tali frondi spiccherebbe meglio la vaghezza di un frutto raro di un ingegno in ogni incontro sublimea. […] Tra essi possono togliersi dalla folla i due che soggiungo, perchè ridotti alle leggi della vera tragedia, cioè Jeste di Girolamo Giustiniano genovese impresso nel 1583, e l’altro Jeste di Scipione Bargagli pubblicato in Venezia nel 1600.
Per vederne la guisa possono confrontarsi gli squarci che soggiungo. […] Mercurio ripiglia che siffatte cose possono reputarsi viltà tralle persone volgari, ma che tra’ grandi non si guarda così sottile: Lorsque dans un haut rang on a l’heur de paroître, Tout ce qu’on fait est toujours bel & bon. […] Varie sentenze e bene applicate e lontane dall’affettazione possono notarvisi.
Le scene formate in Napoli nel teatrino del real Palazzo sotto Carlo III Borbone colla direzione del marchese Barone di Liveri possono esserne tanti evidenti esempi.
L’intreccio veramente manca di vivacità, e i colori assai delicati non possono recarpieno diletto a chi è avvezzo alle tinte risentite che diconsi zingaresche.
[5.83ED] Io ne ho conosciuti di questi caricatori (così voi li chiamate) di note, uomini i più versatili dell’universo che trovano sovra di un cembalo parole facili e abbondanti delle vocali che appunto occorrono alla beltà de’ passeggi ed alle volte poco, alle volte eziandio quasi che nulla significanti. [5.84ED] Ma nondimeno annicchiate ne’ luoghi loro possono piacere cantate per fino ad una schiera di letterati e sian pur di quelli che pasconsi del criticare le poesie più accreditate e severe. […] — [5.95ED] — Ma se — io proseguiva — sotto il patrocinio di un principe si possono pur da un poeta compor melodrammi non affatto spiacevoli al gusto de’ letterati, almen di questi vorrei da te qualche norma, non essendo forse impossibile che me pure la convenienza e la forza impegnasse a simil componimento. […] Io concedo che la tragedia sia soggetta a molte difficoltà, massimamente se vogliamo ridurla all’idea; ma l’esperienza fa conoscere che molte plausibili se ne possono tesser da un uomo, benché non tutte si conformino a quell’idea che io ne ho data nelle mie regole e dalla quale io stesso recederei se ne dovessi comporre. [5.208ED] L’azione tragica si vuol minore nella sua materiale grandezza dell’epica, e in conseguenza può contenersi dentro una minor lunghezza di tempo; e quanto a me, credo che Omero avrebbe poco più penato a metter insieme quarantotto tragedie di quello che abbia faticato a legar due azioni in quarantotto libri de’ suoi poemi. […] [5.242ED] La sola musica ridotta all’atto contiene il segreto importantissimo del separar l’anima da ogni umana cura per quello spazio almeno di tempo in cui le note possono trattenerla, maneggiando artificiosamente la consonanza sia delle voci o degli strumenti. […] — [6.101ED] Mentre io così diceva tutto in un fiato, m’interruppe l’accorto Impostore col ridere in guisa che ne ballavano le rilevate sue spalle e, postami sul braccio, quasi per sostenersi negli eccessi del riso, la destra: [6.102ED] — Lasciami — disse — un po’ respirare e poi discorriamola seriamente. [6.103ED] Per Dio che i Franzesi non possono tacciarti di adulatore!
Nella prima scena mille pensieri sublimi ed espressioni nobili energiche e poetiche possono notarvisi.
Per vederne la guisa possono confrontarsi gli squarci che soggiungo. […] Mercurio ripiglia che siffatte cose possono riputarsi viltà tralle persone volgari, ma che tra’ grandi non si guarda cosi sottile: Lorsque dans un haut rang on a l’heur de paroitre, Tout ce qu’on fait est toujours bel et bon. […] Varie sentenze e bene applicata e lontane dall’affettazione possono notarvisi.
Queste commedie non possono notarsi di veruna superstiziosa cura di rendere Italiane le maniere latine, e non pertanto mancano di ogni vivacità; il che pruova contro del Sig. […] Non si possono mai abbastanza lodare questi tratti di saviezza che spandono per l’uditorio un piacere indicibile, specialmente quando sono espressi, come in questa scena, senza affettazione e senza farne un sermone da pulpito anzi che da teatro. […] Castilhon avesse avuta più pratica della storia letteraria, avrebbe evitato questo ed altri simili errori, i quali per se stessi leggeri diventano poi spropositi rilevanti in chi presume filosofare sulle nazioni, perchè da’ falsi dati non possono dedursi che conseguenze false, le quali non mai daranno principj e risultati veri.
Queste osservazioni non debbono gran fatto diminuire la meritata riputazione di ottimo tragico acquistata dal robusto Crebillon, che pure, come accenna il Voltaire, si vide tal volta in procinto di morir di fame31; possono però additarci la difficoltà di giugnere alla perfezione nella tragica poesia. […] Questa decisione magistrale punto non ci trattiene dall’affermare che tralle migliori del Cornelio e del Racine possono senza svantaggio comparire queste cinque Volteriane, Alzira, Maometto, Zaira, la Morte di Cesare, Bruto.
Altre opere possono parimente rammentarsi di non meno varia fortuna; ma ad accezione di alcune che ne accenneremo nel parlar del Vaudeville e de’ teatri materiali francesi, abbandoneremo tutto il resto all’obblio che le ricopre.
O perchè i grandi affetti son sottoposti a minor variazione col correre dell’età, là dove i costumi, i caratteri, le maniere, cangiano sì spesso foggia e colore, ond’è che gli scrittori comici passati possono di poco soccorrere i presenti?
E quando pure la storia gli avesse sugerito questa specie d’inavvertenza, il Granelli ben sapeva che la tragedia non ripete esattamente la storia, ma la corregge e rettifica nelle circostanze che possono nuocere a conseguire di eccitare il terrore e la compassione, secondocchè si prefige la poesia tragica. […] Il senatore Marescalchi di Bologna, che fu alcuni anni ministro degli affari esteriori del Regno d’Italia in Parigi, diede alla luce delle stampe in Bassano nel 1788 una tragedia Antonio e Cleopatra, di cui loderemo di buon grado varii tratti di romana grandezza che vi si possono notare. […] Non possono negarsi a questo nostro valoroso tragico i notabili progressi fatti nella carriera intrapresa mostrati nell’ edizione di Parigi del 1788. […] È vinta, secondo il piano dell’Alfieri, e soverchiata dagl’interni tumulti, da quel nefando incendio che la divora, per esser pervenuto al punto in cui le passioni più non possono superarsi. […] Quanto a tutte le tragedie di Vittorio Alfieri, malgrado delle critiche o sagge o scempie che hanno inondata l’Italia, possono ben contarsi, a mio avviso, tralle migliori del secolo XVIII.
Inoltre non puote ella traer pietà trovando gli animi disposti a favore della figliuola d’Agamennone, i quali non possono se non odiare chi s’oppone, come Erifile, alla sua liberazione e godere di tutto ciò che la produce. […] Negli uditori di mezzana cognizione poco o niun colpo possono fare tali casi, perciocché essendo di sua natura poco credibili se non sono appoggiati ad alcuna memoria, lo lasciano almeno in dubbio della lor verità, però credo che solamente ne’ più rozzi possono produrre il loro effetto. […] Li Francesi quasi sempre l’osservano e si possono dire inventori di sì bella legge, benché a dir vero certi moderni non abbiano sempre un ordine sì naturale, come Cornelio e Racine. […] Tutto ciò che lice per mio parere al poeta, si è il dare alle azioni ed alle passioni que’ migliori sentimenti che umanamente possono ricevere, essendo ufficio del poeta rappresentar tutto nella maggior perfezione. […] I testi di queste tragedie si possono leggere nell’edizione del Teatro del Cinquecento, a cura di Renzo Cremante, Milano-Napoli, Ricciardi, 1997.
La più parte delle fauole, et molte historie si possono rappresentare ageuolmente : come in Bologna vid’ io già molt’ anni introdur per intermedio uno Amphione, al suono et al canto del quale, uenivano i sassi a porsi l’ uno sopra l’ altro, tanto che ne fabricauano le mura a Thebe ; ne l’altro intermedio comparue un’ aquila a rapire un Ganimede ; vennero poi per interuallo del terzo atto deucalione Et pirra, li quali gettandosi sassi dietro alle spalle d’indi surgeuano a poco a poco fanciullini ignude.
Prendetevi un poco di fastidio, esaminate da voi stesso, giacchè avete voluto mettervi in questo gineprajo; nè sperate molto negli sforzi Logici e Rettorici, perchè dove i Fatti sono contrarj, questi sforzi sono languidi soccorsi, che, se volete, possono far numero, ma non già peso; sono come le foglie su di un cesto di frutta, che allo scoprirsi ciò che stà di sotto, restano sparse per lo suolo.
La favola semplice e verisimile, i caratteri tratti a dirittura dalla natura, i costumi nazionali vivacemente dipinti, un dialogo naturale, schietta urbanità nello stile, vezzi comici senza esagerazione istrionica, ottima morale e facile a praticarsi, sono i pregi che gl’imparzialì non possono negare di riconoscere in questa favola.
Il tono pamphlettistico in questa seconda redazione è ridotto a vantaggio di un’orchestrazione più controllata del discorso; ad esempio è espunta una critica agli impresari che nella prima redazione precedeva le osservazioni relative al libretto, evidentemente considerata troppo contingente e non adatta all’andamento più formale che Algarotti vuole dare al Saggio: «Ma questa così solenne riforma in vano noi l’attenderemmo dalle nostre tumultuarie compagnie di teatro e da’ nostri impresari che ne sono alla testa; i quali o non sanno ciò che fare si convenga, o pure, atteso i mille rispetti che sono forzati di avere, nol possono mandare a esecuzione17.»