un udii, un seppi poteva soddisfare gli ascoltatori. […] Perchè esporre una tenera fanciulla al pericolo di un precipizio per via scoscesa e per una scala in tempo di notte, quando poteva uscir di giorno, com’ era venuta, dalla porta? […] e. esprimersi con calore il pensiero che dee occupare Adelvolto di aver egli formata l’infelicità d’Elfrida: poteva ella corrispondere riflettendo di aver ella coll’infausta sua beltà ridotto a quel punto l’amante. […] Ma in verità Adallano a ciò sorridendo un tal poco poteva dire, che Odorico a lui stesso (sc. 10 del I) avea negato il suo assenso con asprezza, indignazione e disprezzo. […] E pur qui è manifesto che ciò nuocere non poteva alla condotta del dramma.
Malauguratamente ella non poteva incarnar tutte le sere Pamela.
Finito il Liceo, mio padre mi disse, lagrimando, che non poteva più mantenermi agli studj : feci l’ impiegato gratis per qualche mese, poi per disperazione dell’avvenire oscurissimo, nel 1866 in giugno, mi aggregai a Bellotti-Bon e d’allora fo il “burattino” e dal ’73 anche il “burattinajo.” – E ti dissi anche troppo. – Tuo G.
Di grazia poteva ciò essersi immaginato per rappresentarsi? […] Di grazia chi scrivea Trofee, Serafine, Tinellarie, poteva mai, non che insegnare, esser discepolo di buona speranza in Italia che sin dal XV secolo avea fatta risorgere l’ eloquenza e l’erudizione Ateniese e Latina, e poscia illustrò sin da’ primi anni del XVI l’amena letteratura con la Sofonisba, l’Oreste, la Mandragola, il Negromante, la Calandra e ’l Geloso (Nota I)? […] Ad onta di tale incertezza, con cui mal si può intentar lite di anteriorità, e ad onta del disprezzo che il dotto Nicolàs Antonio mostrò per le millanterie di Vasco, vorrebbe Agostino Montiano con questo Tanco di Fregenal contrastare agl’ Italiani l’ anteriorità della tragedia, dicendo che “la di lui giovanezza poteva essere intorno al 1502” (epoca, come a suo tempo credevasi nella penisola, della prima tragedia degl’ Italiani), “perchè non vi è specie che ripugni all’esser nato Vasco nel 1500”51; ed in questo veramente erroneo raziocinio fu il Sig. […] Come domiciliato in Italia poteva il Sig.
Istruttiva è la commedia del Dissipatore e di sicura riuscita, e i caratteri vi sono assai ben dipinti: ma si vorrebbe che la di lui ruina venisse affrettata per altri mezzi, e sempre per le sue inconsiderate prodigalità, anzi che per un giuoco precipitoso di dubbio evento, che poteva eludere i disegni dell’innamorata divenuta scrocca all’apparenza. […] Forse non inutilmente, perchè divenga più comico e più spregevole, poteva sulla malvagità caricarsi la tinta dando a Cleone un poco più di ridicolo e meno di politezza e d’ingegno. […] Pieyre colla Scuola de’ Padri in versi di cinque atti recitata in Parigi nel 1787 poteva animare la gioventù a ricalcare le orme della buona commedia e a ricondurre in Francia il socco festevole di Moliere.
E chi poteva amare e coltivare una poesia che menava alla morte e all’infamia del supplizio senza delitto178? […] E chi poteva dopo di lui calzar degnamente il greco borzacchino?
Né altrimenti esser poteva; perché essendo sì innalzati in quella medesima età per dare ricetto all’opera tanti nuovi teatri, è necessariamente avvenuto che abbia posto lo studio nel dipinger le scene un assai maggior numero d’ingegni che fatto non avea per lo addietro.
Ora non ne poteva nascere come nella Grecia lo spettacolo teatrale che pure in seguito vi si vede coltivato?
Or non ne poteva nascere come nella Grecia lo spettacolo scenico che pure in seguito vi si vede coltivato?
Di grazia poteva ciò essersi immaginato per rappresentarsi? […] Di grazia chi scrivea Trofee, Tinellarie, Imenee, poteva mai, non che insegnare, esser discepolo di buona speranza in Italia, che sin dal XV secolo avea fatta risorgere l’eloquenza e l’erudizione Ateniese e Latina, e poscia illustrò sin da’ primi anni del XVI l’amena letteratura con la Sofonisba, l’Oreste, la Mandragola, il Negromante, la Calandra, il Geloso? […] Ad onta di tale incertezza, con cui mal si può intentar lite di anteriorità, e ad onta del disprezzo che il dotto Nicolàs Antonio mostrò per le millanterie di Vasco, vorrebbe Agostino Montiano con quèsto Tanco di Fregenal contrastare agli Italiani l’anteriorità della tragedia; dicendo che la di lui giovanezza poteva essere intorno al 1502 (epoca, come a suo tempo credevasi nella penisola, della prima tragedia degl’Italiani) perchè non vi è specie che ripugni all’esser nato Vasco nel 1500 a; ed in questo veramente erroneo raziocinio fu il signor Montiano seguito dal Velazquez e dal compilatore del Parnasso Spagnuolo. […] Come domiciliato in Italia il signor Eximeno poteva agevolmente aver notizia che Bernardino Daniello fece imprimere la sua Poetica nel 1536, cioè ventisei anni prima che fosse conceputo Lope de Vega: che l’Arte Poetica del vescovo di Ugento e poi di Cotrone Antonio Minturno fu stampata nel 1564, cioè due anni dopo che il Vega venne al mondo: che quando nel 1560 si pubblicò la prima volta in Vienna la Poetica di Lodovico Castelvetro, Lope contava appena otto anni, cioè neppure era pervenuto a que’ dieci, nel qual tempo vantavasi di aver conosciuti i precetti degli antichi, Passè los libros que tratavan de esto Antes que hubiese visto al sol diez veces Discurrir desde el Aries à los Peces.
Adunque non poteva essere stata letta prima a Cecilio già morto da un anno e più ancora. […] Ma poteva mancar d’incantare un dotto e consumato conoscitore quella venustà di stile che indi rapi dalla scena gli animi tutti de’ più volgari spettatori? […] Pamfilo sempre più si attrista, che se prima di esser nato il bambino poteva esitare intorno a riprendersi la moglie, e nel caso di riprenderla poteva esporre il bambino, e seppellire nell’obblio l’accaduto, oggi però che è palese che ella abbia partorito, non dee riceverla, o nel riceverla dee riconoscere per suo un bambino che di lui non nacque: Etsi jamdudum fuerat ambiguum hoc mihi, Nunc non est, cum eam consequitur alienus puer. […] Ma questa woce poteva anche col tempò esser divenuta nome proprio di donna, come pur sono fra noi Gemma, Margarita, Preziosa ecc.; ed allora il latino Plotium sarebbe nel teatro antico un nome proprio femminile diminuitivo ugualmente che Glycerium, Phronesium, Phanium.
Con parole vuote d’interesse e di affetto non poteva congiungersi se non musica, che nulla esprimesse, e quando il sentimento era carico di concetti viziosi o puerili, l’armonia non sapeva aggirarsi se non intorno ad ornamenti superflui. […] I ghiribizzi della musica e della poesia si trasfusero nel canto eziandio, né poteva avvenire che la melodia fosse naturale, ove le note e le parole nulla significavano.
Instruttiva è la commedia del Dissipatore e di sicura riuscita, e i caratteri vi sono dipinti assai bene: ma si vorrebbe che la di lui rovina venisse affrettata per altri mezzi, e sempre per le di lui inconsiderate prodigalità, anzi che per un giuoco precipitoso di dubbio evento, che poteva eludere i disegni dell’innamorata divenuta scrocca all’ apparenza. […] Forse non inutilmente, perchè divenga più comico e più spregevole, poteva sulla malvagità caricarsi la tinta dando a Cleone un poco più di ridicolo e meno di politezza e d’ingegno (Nota VIII).
Ma quel che dà importanza e valore a questi dialoghi è l’idea ch’essi ci danno del recitar d’allora ; e forse di que’tali scartafacci o soggetti, ne’quali i comici serbavan le frasi di entrata e di uscita, i pensieri amorosi, le nuove arguzie, le nuove spiritosaggini, il patrimonio insomma dell’artista che dovea recitar la commedia all’improvviso ; poichè questi dialoghi del Bruni molto probabilmente eran incastrati volta per volta nelle varie commedie improvvise, le quali, a lungo andare, avevan poi nelle repliche la parola stereotipata per modo che si poteva col solo soccorso della memoria, trascriverle distesamente, senza nè toglier, nè aggiunger sillaba.
Ma essa poteva esser vera dopo che si rallentò quel rigore degli statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spartani di essere nè anche spettatori delle rappresentazioni sceniche.
Abbandonato questo scrittore a se stesso si arrollò tra’ commedianti per libertinaggio, e compose poi, per sostentarsi, pel teatro di un popolo che ancor non poteva gloriarsi di aver prodotto alle scienze, alla politica, alla marina e al commercio, un Newton, un Bacone, un Locke, ed il Grande Atto della Navigazione.
E veramente quella scena che aveva date tante e così grandi gioje all’artista, non poteva esser guardata da lungi senza rimpianto.
Ma non poteva tale studio bastare a far di lui un grande e celebrato artista.
In una lingua armoniosa per natura come la greca, dove la poesia regolava la musica, dove la prosodia era l’anima della misura, dove l’accento musicale se medesimo non abbisognava se non che dell’aggiunta del ritmo per divenire un perfetto recitativo, la poesia poteva accompagnarsi e s’accompagnava in effetto con un canto eguale e continuo appropriato mirabilmente all’indole di essa. […] Quindi la natural divisione della poesia musicale in recitativo semplice, recitativo obbligato ed aria; divisione troppo necessaria nei nostri sistemi di armonia e di lingua, ma la quale per motivi contrari non era né poteva esser tale presso agli antichi Greci. cosicché tutta la teoria della espressione nel moderno melodramma si racchiude nella soluzione del seguente problema: Assegnare fino a qual punto l’accento naturale della lingua possa divenir musicale, e fino a qual punto la musica deva approssimarsi all’accento naturale. […] In tale grandezza la distanza fra gli attori e gli spettatori non poteva a meno di non essere considerabile, né si comprenderebbe come la voce potesse pervenire dagli uni agli altri se non si sapessero i mezzi onde si prevalevano per ovviare a questo inconveniente. […] A quest’argomento rispondono il Signor Mattei nelle citate lettere, e dopo lui l’abbate Eximeno nell’opera altre volte citata dell’origine, progressi, e decadenza della Musica, che oltre i teatri grandi e scoperti v’erano in Roma nel tempo del suo gran lusso altri più piccoli, i quali erano coperti, dove il popolo poteva godere, e infatti godeva, di musica più delicata e gentile simile alla nostra.
Ma poteva mancar d’incantare un dotto e consumato conoscitore quella venustà di stile che indi rapì dalla scena gli animi tutti de’ più volgari spettatori? […] Panfilo sempre più si attrista, che se prima di esser nato il bambino poteva esitare intorno al riprendersi la moglie, e nel caso di riprenderla poteva esporre il bambino, e seppellire nell’obblìo l’accaduto, oggi però che è palese ch’ella abbia partorito, non dee riceverla, o nel riceverla dee riconoscere per suo un bambino che di lui non nacque: Etsi jamdudum fuerat ambiguum hoc mihi, Nunc non est, cum eam consequitur alienus puer. […] Ma questa voce poteva anche col tempo essere divenuta nome proprio di donna, come pur son fra noi Gemma, Margherita, Preziosa &c.; ed allora il latino Plotium sarebbe nel teatro antico un nome proprio femminile diminutivo ugualmente che Glycerium, Phronesium, Phanium.
Egli, che aveva circa due anni, era di pessimo umore, e nulla poteva calmar le sue grida e il suo pianto. […] Fiorilli poteva avere allora trentadue o trentatrè anni ; e ogni qualvolta si recava a Corte, doveva entrar dal Delfino, che molto si divertiva e molto l’amava : e divenuto Luigi XIV, si godeva a richiamar quell’avventura d’infanzia alla memoria di Scaramuccia, molto ridendo alle boccaccie ch’ei soleva fargli, narrandola.
E chi poteva amare e coltivare una poesia che menava alla morte e all’infamia del supplizio per l’apparenza di un delittoa?
Al principio del secolo XVI le lingue nazionali giacevano ancor neglette, e sola l’Italia poteva vantare ne’ suoi volgari scrittori esemplari da paragonare in qualche modo agli antichi, e da proporre all’imitazione de’ moderni.
Si poteva azzardare di recitare la commedia, il dramma, e la tragedia !
[1] Uno spettacolo che riuniva tutte le vaghezze delle belle arti non poteva far a meno di non aggradare all’universale.
Si giustificò in faccia a’ contemporanei coll’esempio degli altri Poeti che ne scriveano ugualmente spropositate, piene di apparenze, piene di mostruosità, senza altre eccettuarne se non le basse Commedie del Rueda, e fu ascoltato pazientemente, e non riprovato da quel Corpo Erudito, il quale ben poteva urbanamente riconvenirlo, ch’egli occultasse il merito de’ loro buoni Drammatici.
Ad onta di tal’incertezza l’erudito Montiano nel secondo suo discorso sopra le tragedie vorrebbe con questo Tanco contrastare agl’italiani l’anteriorità della tragedia, dicendo che la di lui «gioventù poteva essere intorno al 1502» (epoca, com’ei crede, della prima tragedia degl’italiani), «perché non vi é specie che ripugni all’esser nato Vasco nel 1500», e in questo malfondato raziocinio fu seguito dal Compilator del Parnasso Spagnuolo.
Ma poteva bene esser vera dopo che si rallentò quel rigore degli statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spartani di essere nè anche spettatori delle rappresentazioni sceniche.
La tragedia di Medea espressa mirabilmente per gesti da Mnestere, poteva recar vergogna alla ragione perchè le matrone Romane innamoravansi di tali istrioni ballerini, o perchè essi prendevano dominio su gl’imperadori e influivano negli affari del governo?
Io non poteva informarmene da Garcia de la Huerta che dimorava nel presidio di Oràn, altrimenti avrei arricchita la mia storia colla mangiata de’ chorizos, e manifestata l’origine famosa’ de’ Polacos, dicendo che consisteva in certa notizia che Huerta sapeva e che non voleva dire .
La tragedia di Medea espressa mirabilmente per gesti da Mnestere poteva recar vergogna alla ragione, perchè la vita del pantomimo era dissoluta, o perchè le matrone Romane innamoravansi di tali istrioni ballerini, o perchè essi prendevano dominio sugl’ imperadori e influivano negli affari del governo?
A. che di far la compagnia per mandare in Francia, poichè il concerto fatto con esso, io sapevo che non poteva in modo alcuno havere effetto.
[2] Tuttavia non poteva a meno di non avvenire che fra le tante lascivie dell’arte, ond’erano ingombrate la musica e la poesia, non sortisse alle volte dagli strumenti qualche suono, il quale penetrasse più avanti nell’animo, e qualche tratto non infelice dalla penna de’ poeti. […] Intuonazion perfettissima che poteva servir di canone di Policleto nella sua professione, agilità incomparabile, destrezza inaudita ne’ trilli, sobrietà e vaghezza negli ornamenti, ugual eccellenza nello stil leggiero che nel patetico, sopra ogni cosa graduazione esattissima nel sollevare e diminuire successivamente la voce secondo l’indole del sentimento: ecco le mirabili prerogative che gli vengono unanimemente accordate, e che poscia a quella sublime fortuna il condussero che non può ignorarsi da chicchessia.
Ciò non poteva fare a meno di non cagionar lentezza e languore sì nell’azione che nella musica.
Or qual meraviglia che uno spettacolo, in cui poteva trionfare l’eccellenza di tanti valorosi artefici, venisse nelle prime città Italiane a gara accolto e coltivato?
Volle indi scagionarsi di un sospetto insorto che poteva nuocergli, cioè che nelle imitazioni ridicole avesse satireggiato alcuni ragguardevoli cortigiani; e se ne giustificò alla presenza del re coll’ Improvvisata di Versailles recitata nell’ottobre del 1663, e poi in Parigi nel seguente mese.
Cristofano dopo essere stata ravvisata per una ostessa Granatina, sembra poco verisimile, e con un solo di lei biglietto poteva invitarsi D.
E se si fosse trattato di semplice convenzionalismo, di una dizione, direm così, meccanica, come poteva il pubblico dividersi così accanitamente in due partiti, di fronte a due prime attrici sulla stessa Piazza, come s’è visto a Bologna per la Beatrice e la Eularia, a Torino per l’Andreini e la Cecchini, come si vedrà a Mantova per la Vincenza e la Flaminia ?
Pare al nostro Critico che l’Attilio eroico e veramente Romano del poeta Cesareo poteva uscir di sì molle padre? […] Egli dunque ha dovuto profonder nel suo argomento maggior ricchezza d’invenzione; e questa, che nel Tito si scorge ad ogni passo per gli nuovi colpi teatrali, e pe’ bei quadri nati da’ contratti di situazione, non poteva trovar l’Italiano nei poeta Francese, ed ha tratte dal proprio sondo le fila, che gli’ abbisognavano per la sua tela.
Ma siffatto sistema eseguibile forse per poco tempo e mentre gli spettacoli erano sul nascer loro non poteva continuarsi allorché divennero essi più lunghi e più complicati. […] Ma una imitazione così imperfetta che non aveva verun modello nella natura, una rappresentazione così misteriosa che faceva pensare agli spettatori tutt’altro che quello che s’offeriva ai loro sguardi, un linguaggio de’ gesti così oscuro che mai non si comprendeva il significato, una serie d’argomenti dove tanta parte n’aveva la fantasia, e tanto poca n’aveva il sentimento, un’arte insomma così sterile che non somministrava alla musica né sentimenti né immagini, non poteva lungamente resistere ai progressi della critica. […] I Tedeschi svegliandosi ad un tratto nella carriera delle belle lettere, e di tutte quante l’arti d’imaginazione, aveano fatto vedere all’Europa col mezzo di Klopstock, di Haller, di Gessner, di Zaccaria, di Gleim e d’altri poeti stimabili non meno che cogli Hendel, gli Stamitz, i Bach, i Nauman, i Gluck, gli Hayden, i Graun e tanti altri rispettabili professori di musica quanto fosse stato indecente e ridicolo il quesito proposto dal Bouhours, gesuita francese, «se un Tedesco poteva aver dello spirito».
Non poteva Sofocle esser da miglior penna trasportato in italiano.
Volle indi scagionarsi di un sospetto insorto che poteva nuocergli, cioè che nelle imitazioni ridicole avesse satireggiato alcuni ragguardevoli cortigiani; e se ne giustificò alla presenza del re coll’Improvvisata di Versailles recitata nell’ottobre del 1663, e poi in Parigi nel seguente mese.
Pieno com’ era della più riposta erudizione greca, poteva far risalire i leggitori sino a’ costumi de’ remoti popoli della Grecia nel Palamede e nell’Andromeda; ma qual vantaggio poteva ciò recare al moderno teatro che sì poco desiderava le stesse lodate tragedie de’ cinquecentisti? […] Previde il degno autore l’opposizione che singolarmente far si poteva alla somma credulità di Dione, e disse in sua discolpa, che la storia l’ha esposto al pericolo di far parere Dione uomo troppo più facile e credulo che ad un eroe non conviene; e pregò il leggitore a por mente alle di lui circostanze, ed a consigliar se stesso a qual partito sarebbesi egli anzi appigliato. […] Ma Oramzeb che poteva mai ottenere col manifestarsi il più furbo degli uomini ad un suo spregevole schiavo?
Or qual maraviglia che uno spettacolo, in cui poteva trionfare l’eccellenza di tanti valorosi artefici, venisse nelle prime città Italiane a gara accolto e coltivato? […] Piacque il suo giuoco scenico grazioso e naturale; ma come poteva dilettar pienamente in Francia un carattere di cui non aveasi idea, ed un dialetto sconosciuto come il Napoletano?
Questo non poteva a meno di non dar nell’occhio agli scrittori italiani: così alcun non v’ha tra coloro che la storia delle lettere hanno preso a scrivere, che non parli delle macchine, delle decorazioni, della mitologia e delle favole, come del carattere principale del melodramma in quel secolo.
Ciò appunto avvenne in Italia sin dal passato secolo, e non molto dopo le opere del Rinuccini vi si coltivò l’opera eroica istorica riserbandosi la mitologica soltanto per alcune feste teatrali che alluder doveano alla nascita o ad altre occorrenze di gran personaggi, e di principi, ai quali sconciamente e con niuna verisimiglianza sarebbesi disceso col rappresentarvisi gli eroi dell’antichità; là dove con certa apparenza di proprietà poteva parlarsene in un argomento mitologico non soggetto a regolarità ed a verisimiglianza.
Io non poteva informarmene dall’Huerta che dimorava in Oran, altrimente avrei arricchita la mia storia colla mangiata de’ chorizos, ed avrei manifestata l’origine famosa de’ Polacos dicendo che consisteva in certa notizia che Huerta sapeva e che non volea dire.
Carlino era il favorito del pubblico : aveva saputo così bene guadagnare la benevolenza del Parterre, che gli parlava con una libertà e famigliarità, di cui non poteva compromettersi alcun altro attore.
[51] Fulvio, prevalendosi delle ultime parole, s’appiglia per redarguirla ad un contrapposto il più ricercato e meno a proposito che in simili circostanze poteva attendersi. […] Un Aristarco più severo di me risponderebbe forse che con siffatta logica potrebbono farsi passare per eccellenti le commedie del Chiari, e le tragedie del Ringhieri non che i componimenti di Metastasio, essendo certo che quei poeti altro non ebbero in vista che di riscuoter gli effimeri applausi di un volgo stolido di spettatori; che l’accomodarsi al gusto pervertito degli ignoranti non tornò mai in vantaggio di nessuno scrittore; che la superiorità di un uomo di talento si conosce appunto dal sollevarsi ch’ei fa sopra gli errori e i pregiudizi dell’arte sua; che l’irrevocabil giudizio della posterità non ha dato finora il titolo di genio se non se a quelli autori sublimi, i quali sprigionandosi dai ceppi delle opinioni e dei gusti volgari hanno imposto la legge alla loro nazione e al loro secolo invece di riceverla; che infinitamente più laude ne avrebbe acquistata il poeta cesareo, se lottando contro alle difficoltà che opponevano una imperiosa truppa d’ignoranti e l’invecchiata usanza di quasi due secoli, osato avesse d’intraprender una totale riforma nel sistema drammatico, invece di autorizzar maggiormente i vizi attuali coll’abbellirli; e che niuno poteva eseguir il proggetto meglio di lui non meno per l’ingegno mirabile concessogli dalla natura che pel favore dichiarato della nazione, per la protezione d’una corte imperiale, e pel gran numero di musici eccellenti che avrebbero dal canto loro contribuito a rovesciar l’antico edifizio per inalzarne un novello. […] Marzia figliuola di Catone, la quale si dipinge sul principio cotanto virtuosa che non vuol nemmeno riconoscere come suo amante Cesare divenuto nemico della patria e del genitore, si dimentica dopo della sua virtù a segno di rifiutare apertamente in faccia a suo padre lo sposo datole da lei, e di vantarsi dell’amore che porta all’odiatissimo suo rivale, in circostanze che rotta ogni speranza d’amichevol pacificamento, Cesare non poteva meno di non essere riguardato da lei come oppressore della libertà e nemico di Catone.
Se questo è tutto ciò che egli pensò aggiungere a quanto ne disse chi prima di lui parlò di teatri, ben poteva risparmiarsi la pena che si diede di distruggere ciò che ne scrissero gli antichi, e di edificare su di un fondo arenoso. […] In siffatto governo molti erano i capi nobili della Repubblica ognora potenti e degni di rispetto, e un privato censore non impunemente poteva arrogarsi il diritto di riprenderli. […] Direi di no, perchè i teatri antichi potevano rappresentare in una medesima veduta più luoghi di tal modo che un personaggio posto a favellare in una banda della scena poteva essere coperto e non veduto da chi agiva in un’altra fino a che non venisse avanti nel pulpito.
Il Ferrarese valoroso dipintore della natura, il quale imitò i costumi de’ suoi paesani tre secoli indietro, avea quella freschezza di colorito e quella rassomiglianza agli originali che poteva attendersi dal suo pennello, ma che noi venuti sì tardi più non sappiamo rinvenirvi. […] Il profano Machiavelli non poteva entrare a parte di questa medesima indulgenza? […] Che sia poi piuttosto da riferirsi tal favola al Tasso napoletano nato in Sorrento che al Liberati di Caprarola, cel persuade in certo modo il carattere ben dipinto ed il dialetto di Giallaise; imperciocchè più facilmente poteva scrivere un carattere in lingua napoletana il Tasso nato in queste contrade e quasi in Napoli stessa da una madre napoletana, e quì allevato sino al decimo anno della sua età, e che vi tornò poscia già grande, e vi dimorò diversi mesi, e potè rilevarne alcune caricature e piacevolezze: che quel Liberati, il quale nè nacque in questo regno, nè si sa che lo visitò; ed altro di lui non si afferma se non che fece in quella favola gl’intermedii, e che si dilettava del genere drammatico.
E che parte poteva prendere lo spettatore al freddo giuoco di Lorino con Madama?
Ciò che in somma può dirsi di Cornelio si è ch’egli ha per fine di tutta la poesia drammatica il diletto, né secondo il suo parere è necessaria l’utilità, se non per render quello più compiuto ed universale; laonde dal piacer recato dalle sue tragedie traeva egli bastante argomento della loro bontà: né di vero a più sue tragedie poteva egli addurre altra giustificazione. […] Non è senza molta accelerazione di tempo nell’Ezzelino del Baruffaldi la giunta di Beatrice e de’ sei compagni, i quali, intanto che Amabilia dice sei versi, si fingono chiamati da Tiso che va sino nel fondo della torre, ove prima s’era detto che per le tante e tortuose vie appena poteva giungere la voce e quindi vengono come se fossero al limitare della porta. […] Quegli che tra nostri ha meglio d’ogni altro rassomigliato la storia, omettendo solamente ciò che poteva pregiudicare al fin tragico, è l’abate Conti. […] Egli contrasse gran parte di tale difetto dagli esemplari che s’è proposto, non avendo avvertito che la domestichezza de’ Greci non poteva servir di norma per rappresentar con decoro quella grandezza che la maggioranza ed il raffinamento degli stati ha quindi attribuito alle altre nazioni. […] Generalmente parlando nulla più ci appassiona che l’infelicità di un uomo, in cui veggiamo della virtù: e, se ben s’osserva, la passione che cagiona Romolo non deriva già dalla sua temerità; ma dall’opinione della sua morte, la quale non poteva se non essere compatibile per l’inclinazione della nostra umanità verso chi soggiace ad alcun male, e per le molte belle qualità che per altro egli aveva.
Pieno com’era della più riposta erudizione greca, poteva far risalire i leggitori sino a’ costumi de’ remoti popoli della Grecia nel Palamede e nell’ Andromeda ; ma qual vantaggio recar ciò poteva al moderno teatro che sì poco desiderava le stesse lodate tragedie de’ cinquecentisti ? […] Previde il degno autore l’opposizione che singolarmente far si poteva alla somma credulità di Dione, e disse in sua discolpa, che la storia l’ha esposto al pericolo di far parere Dione uomo troppo più facile e credulo che ad un eroe non conviene ; e pregò il leggitore a por mente alle di lui circostanze, ed a consigliare se stesso a qual partito sarebbesi egli anzi appigliato. […] E quanto al non paventar gli effetti dell’amore del suo allievo, egli parla contro a ciò che non ignorava ; poichè ben poteva su Telegono cader la scelta di Penelope ; ed in effetto su di lui è pressocchè seguita ; ed egli intanto personaggio insulso e ozioso seguitava a tacere nè impediva le incestuose nozze. […] Ma Oramzeb che poteva mai ottenere col manifestarsi il più furbo degli uomini ad un suo spregevole schiavo ? […] E come poteva lusingarsi Alfieri che il suo Garzia riscossa avrebbe meritamente compassione, quando si finge determinato a trafiggere deliberatamente il padre innocente della sua Giulia ?
Levasi appresso Mnesiloco e contraffacendo la voce femminile e usando de’ tuoni acuti sottentra ad aringare a favore di Euripide; e mostra quante e quante altre cose ha taciuto quel tragico, le quali poteva pubblicare in isvantaggio e disonore delle donne. […] Ma se la scena si figuri, come agevolmente poteva eseguirsi nel vasto teatro Ateniese, che comprendesse due membri, de’ quali l’uno rappresentasse parte di una strada, e l’altro il tempio di Cerere adjacente, il luogo in tal caso sarebbe uno. […] Vuolsi a ciò aggiugnere: e della politica conveniente alla repubblica Ateniese, e di ciò che poteva in que’ tempi e su quelle scene dilettare.
Ma come poteva questo Cavicchi giovine del 1820 essere il Cavicchi sentito recitar, già vecchio, nel 1824 dal Colomberti ?
La revisione era già avviata nel giugno del 1714, quando poteva avvertire Muratori: Sono in Italia i Dialoghi stampati in Parigi dopo la mia partenza, e sono in viaggio verso costà dove io facilmente li darò al foco, non essendo stato mia mente che escano prima dell’averli io rivisti e accresciuti siccome ho fatto in Italia e vederassi a suo tempo36. […] Se non si vuole accogliere l’eventualità che il Bolognese sia entrato in possesso di una copia manoscritta del trattato di Gravina, tale ‘aggiunta’ non potrà che essere successiva alla pubblicazione del trattato (il cui imprimatur è datato settembre 1715), ovvero assegnabile all’ottobre-dicembre del 1715, quando poteva non solo nominare espressamente il ‘giureconsulto’ nell’A chi legge, ma — come ha dimostrato Grazia Distaso e come il commento puntualmente conferma — citare e ironicamente rovesciare il dettato graviniano in diversi passaggi. […] [1.9ED] Io confesso che cotest’abito del tuo corpo, che altri poteva muovere a scherno, moveva me a compassione per uomo di età sì avanzata e di struttura sì poco adatta a soffrir gl’incomodi del viaggio fra le nausee e gli scotimenti del mare; ma, poiché ti sei dato a spiare il mio interno, io te l’apro ben volentieri acciocché tu scopra senz’alcun velo l’avidità che ho di saper chi tu sia. […] [1.98ED] Già vi era la metà a ciò destinata e così era meglio correr dovunque correvasi acciocché il silenzio non fosse parso in te invidia là dove non l’era, né poteva esserlo mai. […] [4.49ED] Il verso, dunque, essametro, non con altra legge composto che con quella che ho detto di sopra, scorreva con una necessaria armonia e bastava essere o Greco o Latino senz’esser poeta o facitor di versi per recitarlo in un tuono che non poteva non esser musico e dolce.
Probabilmente cotesto Gaulese, e di lingua greca, e di poesia, e della politica che conveniva alla repubblica ateniese, e di ciò che poteva in que’ tempi esser pregevole sul teatro, se ne intende meglio del popolo greco, il più illuminato dell’universo, meglio di Platone, meglio di Aristotile, meglio dell’istesso Molière, meglio di tanti e tanti grand’ingegni antichi e moderni, i quali tutti (a riserba di qualche Chamfort) hanno avuta la compiacenza di ammirare Aristofane.»
Quest’energia questo tragico trasporto tratto destramente dal fondo del cuore umano, desta l’utile terrore della tragedia, e non poteva esser negletto da chi cerca le bellezze tragiche ne’ componimenti de’ trapassati.
La venuta di donna Monica nell’atto III in casa di don Cristofano dopo essere stata ravvisata per la stessa Granatina, sembra poco verisimile, e con un solo di lei biglietto poteva invitarsi don Mariano al giuoco e rimetterglisi le lettere falsificate di Fausto e Flora.
Un fatto sì strepitoso avvenuto in pubblico, poteva ignorarti con verisimilitudine dalla regina? […] Le più belle Tragedie dell’immortal Racine sono senza dubbio, l’Ifigenia e la Fedra, le quali si riconoscono per giudiziose traduzioni, o imitazioni d’Euripide, di cui ha pure l’autor francese tralasciate tante bellezze che poteva incorporare specialmente alla seconda invece dell’episodio d’Aricia ch’é tutto suo.
Ma poteva mancar d’incantar un consumato e dotto conoscitore quella venustà di stile che di poi sorprese in teatro ogni più volgare spettatore? […] La tragedia di Medea, espressa tutta mirabilmente per gesti da Mnestere, poteva far vergogna alla ragione, perché la vita del pantomimo era libertina, o perché le matrone romane s’innamoravano di tali istrioni-ballerini, o perché essi prendevano dominio fu gl’imperadori, e influivano negli affari del governo?
Il Salfi, lettore e redattore della Revue, e probabilmente spettatore di queste pièces, non poteva restare impenetrabile di fronte a tali rivolgimenti. […] E sino ai nostri tempi è invalso questo costume di gare all’improvviso sopra un soggetto qualunque appena disposto e sceneggiato; e molti commedianti si distinsero in questa pratica, la quale nell’atto che richiedeva talento e distrezza non ordinaria, non poteva pur mai toccare quella perfezione che presuppone la perfezione del dramma, e lo studio e l’apparecchio conveniente degli attori, che debbono rappresentarlo. […] [5.3] Or incominciando dalla voce, dalle prime e più semplici modificazioni ch’essa ricevette dalle varie passioni che la domavano, emersero i primitivi e rozzi elementi d’ogni linguaggio vocale, che altro non fu, né poteva essere, fuorché una serie e un complesso di naturali interrogazioni, che le affezioni degli uomini più vive e pressanti significavano. […] De Oratore, e che era per Roscio il fondamento dell’arte, e la sola cosa che per l’arte, secondo lui, non si poteva insegnare. […] Così per evitare un difetto estrinseco di pura declamazione, che si poteva più facilmente correggere, espose le sue tragedie a difetti intrinseci e più gravi, che senza l’uso opportuno dei confidenti non possono facilmente, o del tutto evitarsi.
I vari tentativi e la pluralità di voci, l’intensificarsi di interventi mostrano la grande diffusione e centralità del dramma per musica, ma anche la difficoltà, da parte dei letterati e degli addetti ai lavori, di dominare e classificare un genere che non poteva essere codificato e riformato secondo dei parametri esclusivamente letterari, estremamente permeabile inoltre a suggestioni tematiche, espressive e strutturali provenienti da fonti diverse e fortemente debitore ai gusti di un pubblico italiano e straniero, popolare e cortigiano.
In siffatto governo molti erano i capi nobili della repubblica ognora potenti e degni di rispetto; e un privato censore non impunemente poteva arrogarsi il diritto di riprenderli. […] Direi di no, perchè i teatri antichi potevano rappresentare in una medesima veduta più luoghi di tal modo che un personaggio posto a favellare in una banda della scena poteva essere coperto e non veduto da chi agiva in un’ altra fino a tanto che non venisse avanti nel pulpito.
La prima cosa non poteva farsi, perché cangiarsi non potevano gl’inalterabili rapporti messi dalla natura fra i suoni e l’orecchio, e però convenne appigliarsi alla seconda.
Gli applaudiva il popolo ugualmente, e la sua approvazione data a due gusti contrari pruovava contro ad ambedue i partiti, che l’uno e l’altro cammino corso con prudenza e ingegno poteva menar la nazione all’istesso scopo252.
Abbandonato questo scrittore a se stesso si arrollò tra’ commedianti per libertinaggio, e compose poi per sostentarsi pel teatro di un popolo che ancor non poteva gloriarsi di aver prodotto alle scienze, alla politica, alla marina e al commercio, un Newton, un Bacone, un Locke, ed il Grande Atto della navigazione.
Appresso levasi Mnesiloco, e contraffacendo la voce femminile, e usando de’ tuoni acuti, sottentra ad aringare a favore di Euripide, e mostra quante e quante altre cose ha taciute quel tragico, le quali poteva pubblicare in isvantaggio e disonore delle donne. […] Ma se la scena si figuri, come agevolmente poteva eseguirsi nel vasto teatro Ateniese, che comprendesse due membri, de’ quali l’uno rappresentasse parte di una strada, e l’altro il tempio di Cerere adjacente, il luogo in tal caso sarebbe uno. […] Aggiungasi a ciò e della politica conveniente alla repubblica Ateniese, e di ciò che poteva in que’ tempi e su quelle scene dilettare.
Il Ferrarese valoroso dipintore della natura, il quale imitò i costumi de’ suoi paesani tre secoli indietro, avea quella freschezza di colorito e quella rassomiglianza agli originali che poteva attendersi dal suo pennello, ma che noi venuti sì tardi più non sappiamo rinvenirci. […] Che sia poi piuttosto da riferirsi tal favola al Tasso Napoletano che al Liberati di Caprarola, cel persuade in certo modo il carattere ben dipinto e ’l dialetto di Giallaise; imperciocchè più facilmente poteva scrivere una parte in lingua napoletana il Tasso nato ed allevato nel regno sino al decimo anno della sua età, e che poi vi tornò già grande e vi si trattenne diversi mesi, che il Liberati il quale nè nacque nè dimorò nel regno di Napoli.
Questo vuol dire, che riguarda agli abusi presenti, e non al Canto come Canto: perchè Musico e Poeta in Grecia componevano un solo individuo, e per conseguenza non poteva essere l’uno schiavo dell’altro (se pure qualche operazione di aritmetica apologetica non convertisse l’uno in Due), e solo ne’ Teatri moderni Musico e Poeta sono due persone distinte.
Linguet hadel Solis tradotto soltanto Un bovo hace ciento, commedia avviluppata che si continua a rappresentare; ma forse poteva fare scelta migliore fralle seguenti: Amparar al enemigo, che dal Celano in Napoli si tradusse in prosa intitolandola Proteggere l’inimico che ha più di una situazione interessante, locuzione propria, nè l’azione dura più di due notti e tre giorni. […] Piano così assurdo verseggiato inegualmente in istile lontano dalla gravità e dalla correzione, a chi poteva parer tragedia perfetta se non al signor Lampillas?
Sotto il medesimo Augusto fu composta l’eccellente tragedia intitolata Tieste tanto esaltata nel dialogo intorno agli oratori attribuito a Tacito, la quale, a giudizio di Quintiliano, poteva degnamente compararsi colle migliori tragedie Greche; e pure, come abbiamo accennato, egli riconobbe sinceramente la debolezza de’ comici Latini al confronto de’ Greci.
Non poteva Sofocle esser da miglior penna trasportato in italiano. […] Un fatto di tanta importanza avvenuto pubblicamente, poteva ignorarsi con verisimilitudine dalla regina?
L’autore, il quale non manca certamente d’ingegno né di cognizioni, avrebbe dovuto riflettere che una composizione così uniforme e così tetrica come l’Alceste, era forse buona per il teatro di Atene, ma che dovendosi fra noi metter in musica da un uomo conseguente a se stesso e alla poesia qual’è il Cavalier Gluk, non poteva far di meno che non istancasse la pazienza degli uditori italiani dotati da una sensibilità meno pofonda, e avezzi a un’armonia più leggiera e più brillante.
Sotto il medesimo Augusto fu composta l’eccellente tragedia intitolata Tieste tanto esaltata nel dialogo intorno agli Oratori attribuito a Tacito, la quale, a giudizio di Quintiliano, poteva degnamente compararsi colle migliori tragedie greche, e pure (già l’accennammo) egli riconobbe sinceramente la debolezza de’ Comici Latini al confronto de’ Greci.
Un fatto di tanta importanza avvenuto pubblicamente poteva ignorarsi con verisimilitudine dalla regina?
In mezzo ai petrarcheggiamenti diluiti all’acqua di rose, poteva stare anche Lei, non ultima certo.
Il suo spirito dotato, a così dire, di un tatto squisitissimo per presentire i diversi effetti della musica, ha saputo a maraviglia distinguere ciò che poteva esprimersi colla voce da ciò che dovea rappresentarsi principalmente dalla orchestra.
Perché una general corruttela avea tarpate le ali dell’entusiasmo, come quelle della virtù; perché la poesia fu riguardata soltanto come ministra di divertimento e di piacere, non mai come strumento di morale o di legislazione; perché essendo disgiunta dalla musica aver non poteva un vigore che non fosse effimero, né una energia che non fosse fattizia; perché trar non si seppe alla unione di quelle due arti il vantaggio che sarebbe stato facile il ricavare in favore della religione, mal potendosi eccitar l’entusiasmo religioso nelle cerimonie ecclesiastiche colla musica semibarbara, che allora regnava, applicata ad una lingua, cui il popolo non intendeva, onde mancò la poesia innale, e con essa uno dei fonti più copiosi del sublime poetico; perché i governi non pensarono a dar all’impiego di poeta e di musico l’importanza che gli davano i Greci, giacché invece degli Stesicori e dei Terpandri, che in altri tempi erano i legislatori e i generali delle nazioni, si sostituirono ne’ secoli barbari i monaci e i frati che convocavano a grado loro il popolo, intimavano la guerra e la pace, si mettevano alla testa delle armate, ed erano non poche fiate l’anima de’ pubblici affari; perché finalmente, non potendo la lirica eroica giugnere alla perfezione, di cui è suscettibile, se non quando vien considerata come un oggetto d’interesse, e di generai entusiasmo, i poeti italiani d’allora non potevano eccitar né l’uno né l’altro per l’indole della loro lingua troppo fiacca per inalzarsi alla sublimità de’ Greci e degli orientali, e per le circostanze altresì della loro nazione troppo divisa perché lo spirito di patriotismo vi si potesse vivamente accendere, e troppo agitata da intestine discordie, e dalla inquieta politica di certe corti, perché vi si potesse sviluppare quell’interesse generale, che fu mai sempre il motore delle grandi azioni.
Al principio del secolo XVI le lingue nazionali giacevano tutte neglette e solo l’Italia poteva vantare ne’ suoi volgari scrittori esemplari da paragonare in qualche modo agli antichi, e da proporre al l’imitazione de’ moderni.
Di grazia poteva sperarsi che nascesse al teatro un Racine ed un Voltaire subito dopo un Mussato o un Laudivio?
[71] «Senza tanto declamare e senza ripetere ciò ch’è stato già detto da altri (cioè che vi sono molti guastamestieri che le regole non sono ancora tutte perfette; e che se anche lo fossero esse non basterebbero per formare un grand’uomo, lo che è più vero) poteva dire che pochi riescono nell’arte musica, perché non tutti son nati per la medesima; ma non perché i maestri insegnano il contrappunto ai loro scolari col fargli ritrovare gli accordi, e concertare le parti sul cembalo mentre questo è falsissimo.»
Linguet ha di lui tradotto soltanto Un bovo hace ciento commedia bene avviluppata che si continua a rappresentare; ma forse poteva far migliore scelta fralle seguenti.