Questo disegno non può abbastanza lodarsi; ma il Conte di Calepio stima che Voltaire non ebbe questo disegno prima di comporla, giacchè ne prese il titolo da Alzira e non da Gusmano. A me però punto non sembra che il titolo di Alzira cangi la veduta segnalata dall’autore. […] Bajardo dà a se stesso il titolo di eroe? […] Ella ne mostra piacere col padre, credendo che le abbia destinato Montcassin, niun altro al suo avviso potendo meritare il titolo d’illustre. […] Principi d’Altamura furono in regno i figliuoli della famiglia del Balso già estinta nel principe Pirro, la cui unica figliuola Isabella fu moglie di Federigo d’Aragona re di Napoli, il quale prima di regnare ne portò anch’egli il titolo.
Gli Inglesi, che ad un vivo interesse per la patria loro sanno accoppiare quella imparziale filosofia che generalizza i sentimenti e le idee, e presso ai quali il titolo di straniero non è, come per tutto altrove comunemente, un titolo alla esclusiva, o un’arma di più contro al merito nelle mani dell’invidia, si prendevano talvolta il piacere di obbligar i tre professori a che suonassero in presenza del pubblico a gara in tre organi separati con proposte e risposte da una parte, e dall’altra, come già nell’antica Grecia si vedevano Eschilo e Sofocle, e Menandro, e Filomene concorrere nell’Odeon d’Atene a disputarsi fra i lietissimi applausi del radunato popolo ora il premio del tripode, ora il privilegio di recitar sul teatro i loro componimenti. […] Sì, tu vivrai negli annali della filosofia insieme col tuo illustre amico e protetto, e mentre il nome di tanti figli dell’opulenza disprezzati dai saggi e ben degni di esserlo, mentre quello di tanti vegetabili automati che si chiamano grandi per obbrobrio del titolo, si dileguerà dalla memoria degli uomini, come gl’impuri vapori che s’innalzano sulla superficie delle paludi, i nomi della Bulgarini, e di Metastasio brilleranno fra i posteri finché esisterà negli uomini un qualche sentimento del bello morale, e finché il carattere del genio riscuoterà i ben dovuti omaggi del pubblico . […] [NdA] «Ragion vuole che si ricordi al lettore un pregio, che suole accompagnare il regno di quei monarchi, a’ quali si dà il titolo di grandi, cioè, che a suoi tempi mirabilmente fiorirono le lettere e i letterati non men fra i cristiani che fra i pagani».
Eugenio è il titolo di una delle sue commedie.
Così benché il titolo del libro riguardi il solo teatro musicale, il lettore vi troverà ciò nonostante, la storia non affatto superficiale della musica italiana e de’ suoi cangiamenti, come della tragedia ancora e della commedia con molte riflessioni sugli altri rami della poesia, e su altri punti. […] Avrebbono forse desiderato, ch’io fossi stato più circospetto: cioè nella significazione che danno essi a tal parola, che non avessi osato, di profferir il mio sentimento se non colla timidezza propria d’uno schiavo, che avessi incensato gli errori e i pregiudizi del secolo, e che avessi fatto l’eco vituperevole di tanti giudizi stoltissimi, che sentonsi ogni giorno ne’ privati discorsi e nelle stampe. né vi mancheranno di quelli, i quali, ricorrendo a’ luoghi topici della ignoranza, troveranno nel titolo di straniero una suspizione d’invidia contro l’Italia.
Da ciò si vede che dominava allora in Francia la commedia d’intrigo, senza essere arrivata al punto, ove l’avea portata in Italia il cavaliere Giambatista della Porta; ma la dipintura delicata de’ costumi attendeva l’ inimitabile Moliere, cui i posteri diedero e conservano il meritato titolo di padre della commedia francese. […] Le Festin de Pierre (cattiva traduzione del titolo spagnuolo) ancor mal riuscito è componimento assai lontano dal mostruoso dramma di Tirsi di Molina tante volte ripetuto sulle scene Europee.
Si dee osservare che i soprannominati ed altri filosofi italiani, nel consultar il gran libro della natura furono i primi a scoprire in buona parte gli arcani di essa, a diradar le tenebre dell’ignoranza con utili cognizioni, e a fare gran conquiste sulle terre del vero; e perciò possono chiamarsi a giusto titolo «primi duci e maestri del moderno sapere».
Platone nel Teeteto lo decorò col titolo di principe della commedia, e Teocrito lo chiamò inventore di essa, avendole dato forma coll’introdurre nel teatro Siciliano il dialogo e gli attori.
Il contratto fu concluso nel luglio dal segretario intimo e poeta di teatro Bonaventura Terzago, dal cui giornale di viaggi si apprende come a titolo di sovvenzione fosser pagati 500 fiorini alla Compagnia che constava di undici persone.
D'una magrezza eccessiva, stordita e senza cuore, ispirò il seguente ritratto pubblicato in un libello verso il '79 : « Si può vedere presso la signora Bianchi, detta Argentina, via dell’Amante geloso (titolo d’una delle commedie del d’Hèle), uno scheletro che cammina, mangia, digerisce e dorme come una persona naturale.
Per insignificante potesse essere quel villaggio, non meno doveva riuscir reboante quel titolo, specie a quel tempo di non facili comunicazioni e in Capitale straniera.
Esso ha per titolo: Trattato del canto misurato. […] Si rappresentò in Firenze nelle nozze di Ferdinando de’ Medici con Cristiana di Lorena col titolo: Combattimento d’Appolline col Serpente. […] Veramente mi sorprende tal obbiezione in bocca del Signor Abbate Andres, che aspira con ragione al titolo di critico filosofo. […] [NdA] Gli Italiani di quel secolo per una pedantesca, e profana imitazion degli antichi davano il titolo di “divino” a molti autori. […] [NdA] Il libro ha per titolo: Arte nueva della musica inventada per San Gregorio, desconsertada año 1022 por Guido Aretino, restituida a su primera perfeccion por Fray Pedro de Urena, y reducida a este breve compendio por J.
Nel trattar quest’argomento dopo l’Aretino e il Cornelio egli, dando come il primo alla sua favola il titolo di Orazia, conservò per lei sola sino all’atto V tutto l’interesse, là dove l’Aretino che la fe morire nel III, lo divide fra lei ed il fratello. […] Uscì contro di essa una piacevole satira scenica col titolo di Ruzvanscad il Giovane del Vallaresso nobil Veneto, parodia, come ben dice il Bettinelli, saporitissima tralle poche italiane. […] Dione che liberò la Sicilia dalla tirannia de’ Dionigi, e rimase indi oppresso dalla propria imprudenza o credulità, è il titolo della terza tragedia del Granelli. […] Non ardisco proporre a titolo di taccia quanto penso intorno al Dione; pur mi sentirei disposto a riporre tralle prime tragedie italiane anzi il Sedecia e il Manasse, che il Dione. […] A qualche osservatore parrà che il solo titolo manifesti di non esserne una l’azione: che gli eventi si enuncino con certa uniformità che può ristuccare: e che nella morte di Astianatte il dolor di Andromaca prenda le prime parti sopra del personaggio principale.
Milano, Dumolard, 1885) alla commedia intitolata I Viaggiatori, non mai stampata, forse pel poco successo avuto, e rifatta poi dal Goldoni a dramma giocoso in tre atti, col titolo : I viaggiatori ridicoli pel Duca di Parma nel 1756 che lo creò in quell’anno suo poeta di Corte.
E però mal a proposito è stato annoverato fra gl’inventori del melodramma da quegli eruditi che non avendo mai vedute le opere sue, hanno creduto che bastasse a dargli questo titolo l’aver in qualunque maniera messo sotto le note alcune poesie teatrali. […] [25] Maestri e musici del nostro tempo, che col fasto proprio della ignoranza vilipendete le gloriose fatiche degli altri secoli, ditemi se alcun si trova fra voi che sappia tanto avanti nei principi filosofici dell’arte propria quanto sapevano quegli uomini del secolo decimosettimo, che voi onorate coll’urbano titolo di seguaci del rancidume. […] La prima di cui ci sia pervenuta la notizia sortì alla luce in Vinegia l’anno 1597 col titolo: Anfiparnaso Commedia dedicata a Don Alessandro d’Este.
Che titolo porta questa favola? […] È un titolo metaforico. […] «Shakespear (egli disse) non ha presso gl’Inglesi altro titolo che di divino.
Talora si videro tre autori occupati al lavoro di una sola commedia, dividendosene gli atti; ond’ è che se ne leggono più centinaja col titolo di Comedia de tres Ingenios, i quali talvolta vi si nominano. […] Il teatro odierno non parmi che di questo frate altra favola rappresenti eccetto il Burlador de Sevilla, per altro titolo il Convitato di pietra. […] Fu tradotta da’ Francesi col titolo les Engagemens du hazard. […] La Xitanilla de Madrid si tradusse dal medesimo Celano col titolo la Zingaretta di Madrid. […] Il personaggio che dà il titolo alla favola è tratto della commedia imperfetta del Gongora, ed è felicemente dipinto; ma questa commedia non è rimasta al teatro.
Talora si videro tre autori occupati al lavoro di una sola commedia, dividendosene gli atti; ond’è che se ne leggono più centinaja col titolo comedia de tres Ingenios, i quali talvolta vi si nominano. […] Il teatro odierno non parmi che di questo frate rappresenti altra favola se non el Burlador de Sevilla, per altro titolo il Convitato di pietra. […] Fu tradotta da’ Francesi col titolo les Engagemens du hazard. […] La Xitanilla de Madrid fu parimente tradotta dal medesimo col titolo la Zingaretta di Madrid. […] Il personaggio che dà il titolo alla favola è tratto dalla commedia imperfetta del Gongora, ed è dipinto felicemente; ma questa commedia non è rimasta sulle scene.
Montezuma: è il titolo dell’opera intonata da Karl Heinrich Graun per il teatro di corte di Berlino nel 1755 su testo francese di Federico II di Prussia tradotto in italiano e adattato dal poeta di corte Giampiero Tagliazucchi. […] Andromaca: il titolo corretto è Astianatte rappresentato a Roma al Teatro Argentina il 4 febbraio del 1741 su libretto di Antonio Salvi.
Il legislatore deificato poi da’ suoi seguaci veniva onorato da essi col titolo di padre della strage, di nume delle battaglie, di struggitore e d’incendiario. […] Fu non per tanto giustissima l’osservazione d’un giornalista a cui né questo titolo, né lo stile impetuoso e sovente mordace debbono sminuire il pregio d’aver veduto chiaro in molte cose, che di quarantaquattromila e più voci radicali che formano la lingua italiana, solo sei o settemila in circa fossero quelle ch’entrar potessero nella musica69.
Il Riccoboni però ci assicura che Moliere nel Dispetto imitò anche un’ altra commedia italiana intitolata gli Sdegni amorosi, e questo titolo ben può indicare che da tal commedia trasse probabilmente la riferita scena. […] Scriste poi altre due commedie inedite perdute, o dall’autore stesso soppresse, cioè il Secreto della commedia da lui letta a’ suoi amici, ed il Mondo com’ é, di cui solo si conosce il titolo.
Eccone il titolo: De captivitate Ducis Jacobi tragoedia. […] Ciascuno de’ cinque atti, ne’ quali è diviso, porta un titolo particolare.
Eccone il titolo De Captivitate Ducis Jacobi tragædia. […] Ciascuno de’ cinque atti, ne’ quali è diviso, porta un titolo particolare.
Presso Roberto Stefano si ha la commedia pubblicata in Parigi nel 1564 da Pietro Daniele con questo titolo: Querolus antiqua comoedia nunquam antehac edita, quae in vetusto codice ms Plauti Aulularia inscribitur, nunc primum a Petro Daniele Aurelio luce donata, & notis illustrata.
L’autore gli diede il titolo di comedie-tragedie, vale a dire (si disse nell’Anno teatrale) composto bizarro e mostruoso di tutte le parti che costituiscono questi generi diversi.
A queste lettere vanno aggiunte una lunga tiritera morale, affettuosa in prosa a’ parenti di ogni specie, e un polimetro, specie di cantata, alla quale ha posto il titolo di Sentimenti affettuosi di Paolo Belli nel rivedere la sua Patria Firenze, i suoi genitori, e la famiglia de’ suoi, e la quale comincia così : Care, beate mura cui lambe intorno con sue limpid’onde il rapid’Arno !
Questo Dizionario dei Comici italiani, concepito con tanta genialità e condotto innanzi con tanta dottrina e così ordinata serietà d’indagini e d’intendimenti, ch'egli volle dedicato a Teresa Sormanni, la fedele compagna della sua vita, la collaboratrice intelligente e amorosa de' suoi studi, tolta in moglie il 15 luglio 1881, è un bel titolo e degno alla riconoscenza di quanti pregiano le nostre glorie teatrali, è sopra tutto un’ opera utile e buona che colma una vergognosa e dolorosa lacuna della nostra storia dell’ arte, fin qui così trascurata.
Il Mercatante Filemone il giovane compose una commedia intitolata Εμπορος, mercator, e Plauto l’imitò ritenendone il titolo. […] Un sicofanta prezzolato con tre nummi, onde prende il titolo la commedia, si addossa il carico di recar queste lettere. […] Dal nome di un Parassito che inganna un soldato millantatore, prende il titolo questa favola. […] Nel moderno teatro francese si trasportò questa favola, ed ebbe per titolo le Retour imprevû. […] Poco più del personaggio di Stico appartiene all’azione principale del Truculento il duro e salvatico servo onde prende il titolo.
Con tali mezzi pervenne a saper meglio di ogni altro l’arte di parlare al cuore, e di rapire gli animi maneggiando un patetico sommamente dilicato nè più usato sulle scene Ateniesi, per cui Aristotile davagli il titolo di Τραγικωτατος, tragico in supremo grado . […] Sembra anche una contraddizione del di lui carattere, perchè da per tutto si è dimostrato più ambizioso che tenero, e per ritenere il comando ed il titolo di re de’ re era condisceso a sacrificar la figliuola. […] Medea è una delle più terribili tragedie del l’antichità, donde trassero la materia tante altre che ne portano il titolo. […] Copreo araldo di Euristeo viene a domandarli, Demofonte ricusa di concederli, e si accende aspra guerra tra gli Ateniesi e gli Argivi, per cagione degli Eraclidi, cioè de’ figliuoli di Ercole, onde prende il titolo questa tragedia.
Intanto, a titolo di curiosità, verrò pubblicando qui alcune delle poesie inedite in lode dei coniugi Andreini, che sono in un Codice Morbio, così descritto dall’egregio Dottore Puliti della Braidense di Milano : Mss. […] ra VIRGINIA ANDREINI detta FLORINDA COMICA FEDELE RISPOSTA Và felice Florinda, Alto stupore De la presente, e della prisca etade, Và gloriosa, è di salir non bade Il tuo gran merto al titolo maggiore.
Terenzio si prevalse di entrambe nell’accozzar la sua favola, e ritenne il titolo della prima. […] Egli fe imprimerla verso il 1704 da Giuseppe Sellitto con altri poetici componimenti col titolo le Nozze. […] Questa commedia di Apollodoro prende il titolo di Ἐκυρα, socrus, secondo Donato, dalla gran parte che hanno le suocere nell’azione. […] Non cambiò Terenzio il titolo di Heautontimorumenos a questa commedia di Menandro trasportandola interamente nell’idioma Latino. […] Πλοκιον significa monile, che bene esser potè il titolo della commedia di Menandro.
Si dee sapere, che fra gli altri ciarlatani, empirici ed istrioni, che a’ nostri giorni han fatto e fanno grandissima fortuna in Parigi, vi sono con carrozza ed equipaggio un certo Nicole, e un certo Nicolet, de’ quali il primo a forza di far correre avvisi stampati per guarire il mal francese, e ’l secondo a forza di rappresentar farse e buffonerie sopra i Baluardi e alle Fiere di San Germano, e di San Lorenzo, seppero così ben fare i fatti loro, che da molti anni sono padroni di varie terre, le quali hanno titolo di Signorie.
Uscì contro di essa una piacevole satira scenica col titolo di Ruzvanscad il giovane del Vallaresso nobil veneto, parodia, disse il Bettinelli, saporotissima tralle poche italiane. […] Il suo Orazio usci in Venezia nel 1642 e si ristampò in Verona nel 1762 con molte mutazioni e col titolo Orazio in campo. […] Diremo su di essa di passaggio che se si esamina come una sua imitazione libera, dal solo titolo appare di avere introdotto nell’argomento greco multiplicità di azione. […] Lascio poi la memoria, e qualche titolo rimastoci che indica azioni straniere, come i Persi e gli Egizii di Frinico, il Fiore di Agatone. […] la Lindelle contro l’autore della Merope, col quale amichevolmente carteggiava, e che per ogni titolo meritava da lui riguardo come virtuoso cavaliere, e come letterato insigne » ec.
Egli accompagnò, a qualunque titolo, Alonso Ojeda; ma per essere un esperto navigatore ed eccellentemente versato nellà scienza marittima ,non si acquistò tanto credito fra i suoi compagni, che gli accordarono volentieri una parte principale nel dirigere le loro operazioni in quel corso ?
Egli accompagnò, a qualunque titolo, Alonso Ojeda; ma per essere un esperto navigatore ed eccellentemente versato nella scienza marittima, non si acquistò tanto credito fra i suoi compagni, che gli accordarono volentieri una parte principale nel dirigere le loro operazioni in quel corso?
Terenzio si prevalse di entrambe nell’accozzar la sua favola, e ritenne il titolo della prima. […] Egli fe imprimerla verso il 1704 da Giuseppe Sellitto, con altri poetici componimenti, col titolo le Nozze. […] Questa commedia di, Apollodoro prende il titolo di Ἐκυρα, socrus secondo Donato, dalla gran parte che hanno le suocere nell’azione. […] Non cambio Terenzio il titolo di Heautontimorumenos a questa commedia di Menandro trasportandola interamente nell’idioma latino. […] Πλοκιον significa Monile, che bene esser potè il titolo della commedia di Menandro.
Più d’una commedia di Aristofane tende a inspirar pensieri di Pace agli ateniesi, e quella che ne porta il titolo, é una di esse. […] Il coro é fatto dalle rane, una di cui scena molto corta ha dato il titolo alla commedia.
Eschilo, il settatore di Pittagora, sopravviene in punto sì favorevole, corre lo spazio che rimaneva intentato, coglie il frutto delle altrui e delle proprie fatiche, ed é il primo ad esser meritamente onorato da Aristotile e da Quintiliano col titolo di genio, e di padre della tragedia; poiché egli seppe con più arte e felicità trasportar nel genere tragico le favole omeriche, e dargli uno stile molto più grave e più nobile. […] Per tali mezzi si pervenne egli a saper meglio d’ogni altro l’arte di parlare al cuore, e rapir gli animi con un patetico sommamente dilicato e mai più non vedano sulle scene ateniesi, per cui fu da Aristotile onorato del titolo di Τραγικωτατος. […] Oltreacciò e’ contraddice apertamente al propio carattere, da che egli per ritenere il comando e ’l titolo di Re de’ Re era condisceso a sacrificar la figlia. […] Quei che credono che si dicesse coronato dalla corona data al poeta, non riflettono, che tante altre tragedie e commedie diedero la corona Olimpica ai poeti, e niun’altra di esse ne acquistò il titolo di coronata.
Or perchè non dobbiamo impropriamente stendere il nome di opera fino a que’ drammi ne’ quali soltanto i cori e qualche altro squarcio si cantavano, e molto meno a quelle poesie cantate che non erano drammatiche, ma unicamente attribuire il titolo di opera a que’ componimenti scenici, ne’ quali sarebbe un delitto contro al genere, che la musica si fermasse talvolta dando luogo al nudo recitare: egli è manifesto che l’opera s’inventò nella fine del secolo XVI, e che si dee riconoscere come inventore dell’opera buffa l’autore dell’Anfiparnaso, come primo poeta dell’opera seria o eroica il Rinuccini, e Giacomo Peri come primo maestro di musica, che, secondochè ben disse sin dal 1762 l’Algarotti, con giusta ragione è da dirsi l’inventore del Recitativo.
Ecco, a titolo di curiosità, il borderò di una di quelle recite (13 agosto 1855) : Recette brutte 8,339.50 Loyer et frais de soirée 800.00 Droits des hospices Sur la recette 560.05 Concession 46.55 Sapeurs 13.35 Supplément Passé minuit Gardes 19.50 Police 9.00 Affiches, et buletins extraordinaires 327.25 Droits d’auteurs 60.00 Ensemble à déduire 1,835.70 Reste net 6,503.80 À déduire, pour la Direction 3,251.90 Reste net, pour M.
I loro predecessori contentavano di prendere i personaggi ridicoli fra’ servi: ma questi baroncelli odierni cercano i loro buffoni fra’ gentiluomini e cavalieri; di modo che io da sei anni vo differendo di prenderne il titolo per timore d’esser pollo in iscena, e di farvi una figura ridicola».
Presso Roberto Stefano si ha la commedia pubblicata in Parigi nel 1564 da Pietro Daniele con questo titolo: Querolus antiqua comoedia nunquam antehac edita, quae in vetusto codice ms Plauti Aulularia inscribitur, nunc primum a Petro Daniele Aurelio luce donata et notis illustrata.
Or perchè non dobbiamo impropriamente stendere il nome di opera sino a que’ drammi, ne’ quali soltanto i cori e qualche altro squarcio si cantavano, e molto meno a quelle poesie cantate che non erano drammatiche, ma unicamente attribuire il titolo di Opera que’ componimenti scenici, ne’ quali sarebbe un delitto contro il genere se la musica si fermasse talvolta dando luogo al nudo recitare: egli è manifesto che l’opera s’inventò nella fine del secolo XVI, e che si dee riconoscere come inventore dell’opera buffa l’autore dell’Anfiparnaso, e come primo poeta dell’opera seria o eroica il Rinuccini, e Giacomo Peri come primo maestro di musica che, secondochè ben disse sin dal 1762 l’Algarotti, con giusta ragione è da dirsi l’inventore del Recitativo .
Eschilo il settatore di Pitagora sopravviene in un punto sì favorevole, corre lo spazio che rimaneva intentato, coglie il frutto delle altrui e delle proprie fatiche, e giugne ad esser il primo meritamente onorato da Aristotile e da Quintiliano col titolo d’ingegno creatore e di padre della tragedia. […] Con tali mezzi pervenne a saper meglio di ogni altro l’arte di parlare al cuore e di rapire gli animi maneggiando un patetico sommamente dilicato nè più usato sulle scene Ateniesi, per cui Aristotile davagli il titolo di Τραγικωτατος, tragico in supremo grado. […] Sembra anche una contraddizione del di lui carattere, perchè da per tutto si è dimostrato più ambizioso che tenero, e per ritenere il comando ed il titolo di re de’ re, era condisceso a sacrificar la figliuola. […] Medea è una delle più terribili tragedie dell’ antichità, donde trassero la materia tante e tante altre che portano il medesimo titolo. […] Copreo araldo di Euristeo viene a domandarli, Demofonte ricusa di concederli, e si accende aspra guerra tra gli Ateniesi e gli Argivi, per cagione degli Eraclidi, cioè de’ figliuoli di Ercole, onde prende il titolo questa tragedia.
I miglioramenti sono notabili; il titolo stesso è ora più conveniente all’azione; la traccia procede meglio; vi si conservano bene i caratteri; gli affetti di Carlo e Isabella vi sono ottimamente espressi. […] Ignorava che nata com’ era di real sangue e dominando nella Provenza, la sua condizione era pur di sovrana, e tutto quello che conseguì col regno di Napoli fu un dominio assai più vasto ed il titolo di regina? […] Lascio poi la memoria e qualche titolo restatoci di antiche tragedie, che indicano azioni straniere, come i Persi e gli Egizj di Frinico, il Fiore di Agatone &c. […] Non è nè tragedia, nè commedia, e porta il nuovo titolo di fisedia, cioè canto della natura ristretta agli uomini. […] Ranieri de Calsabigi ha prodotto non ha molto due melodrammi istorici col titolo di tragedie in musica, Elfrida ed Elvira, la prima rappresentata nel real teatro di Napoli l’anno 1793, l’altra nel 1794.
Furono poi maggiormente promosse sotto la regenza di Caterina de’ Medici, la quale chiamò musici e suonatori italiani per rallegrare con balli, mascherate e festini la corte, ove gran nome s’acquistò il Baltassarini conosciuto dai Francesi col nome di Beaujoieux colle sue leggiadrissime invenzioni, onde ottenne l’impiego di cameriere della regina, e in seguito di Arrigo Terzo. né dee tralasciarsi Ottavio Rinuccini inventore del dramma in Italia, il quale allorché accompagnò la regina Maria de’ Medici, di cui ne fu perdutamente innamorato, col titolo di gentiluomo, il gusto delle cose musicali grandemente promosse.
Eschilo il settatore di Pitagora sopravviene in un punto sì favorevole, corre lo spazio che rimaneva intentato, coglie il frutto delle altrui e delle proprie fatiche, e giugne ad essere il primo meritamente onorato da Aristotile e da Quintiliano col titolo d’ingegno creatore e di padre della tragedia.
Vuolsi dagli eruditi Lancianesi che in Ansano, oggi Lanciano, si eresse un teatro su di un colle all’occidente in un trivio non lontano dal tempio di Apollo, che poi verso il 1227 si convertì in una chiesa dedicata a Maria Vergine sotto il titolo dell’Assunta.
Sono in essa posti alla berlina due personaggi ridicoli, cioè un Sanese scempiato che viene in Roma per farsi cardinale, imparando prima ad esser Cortigiano, da che nasce il titolo della commedia, ed un signor Parabolano Napoletano sciocco vano ed innamorato aggirato da una ruffiana, e da un furbo suo servidore. Francesco Buonafede altro impostore letterario che avea data alla luce la Talanta altra commedia del l’Aretino nel 1604 col titolo di Ninetta, pubblicò anche la Cortigiana nel 1628 col titolo dello Sciocco, attribuendole ambedue al faceto poeta Cesare Ceporali; e quest’altra impostura fu manifestata da Apostolo Zeno nelle Annotazioni all’Eloquenza Italiana del Fontanini. […] Giordano Bruno di Nola compose la commedia del Candelajo che si pubblicò in Parigi nel 1582, e vi si reimpresse nel 1589, e poi nel secolo seguente quivi ancora si tradusse e si pubblicò col titolo di Boniface et le Pedant.
Vi si pongono alla berlina due personaggi ridicoli, cioè un Sanese scempiato che viene in Roma per farsi cardinale imparando prima ad esser Cortigiano, da che nasce il titolo della commedia, ed un Signor Parabolano Napoletano sciocco, vano ed innamorato aggirato da una ruffiana e da un furbo suo servidore. Francesco Buonafede altro impostore letterario che avea data alla luce la Talanta altra commedia dell’Aretino nel 1604 col titolo di Ninetta, pubblicò anche la Cortigiana nel 1628 col titolo dello Sciocco, attribuendole ambedue al faceto poeta Cesare Caporali123. […] Giordano Bruno di Nola compose la commedia del Candelajo che si pubblicò in Parigi nel 1582, vi si reimpresse nel 1589, e vi si tradusse nel secolo seguente pubblicandosi col titolo Boniface & le Pedant.
Ma perché quell’ingegnoso autore di due commedie siffatte ha avuto riguardo a non dargliene il titolo, contentandosi di quello di Rappresentazione? […] , e morto poi questo principe, conseguirono il titolo di Commedianti del Re e una pensione di quindicimila lire nel 1723.
[10] Siffatta riforma venne al melodramma per opera de’ più celebri poeti a quel tempo, de’ quali io non nominerò se non quelli che in qualche modo al cangiamento concorsero, lasciando le ricerche più minute a coloro che stimano aver fatto gran via nella carriera del gusto allorché sanno dirci appuntino il giorno della nascita e della morte, il numero e il titolo delle opere di tanti autori che il pubblico ha dimenticati da lungo tempo senza far loro alcun torto.
Alessandro Severo, secondo Elio Lampridio, dava agli eunuchi il titolo di terza specie umana , e gli escluse affatto dal suo servigio , confinandoli ai bagni delle femmine di che è da vedersi Lorenzo Pignorio de Servis et eorum apud veteres ministeriis a.
r Flavio, lasciò ogni interesse, ricusò ogni profferta, et a noi diede parola gloriandosi d’hauer acquistato il titolo di servo humilissimo di V.
Ma l’autore gli diede il titolo di Fisedia, cioè canto della natura ristretta agli uomini. […] Parmi che il Pepoli per bizzarria si prefisse di congegnare una favola che da niun’ altra vinta fosse in istravaganze e spropositi ; e per accreditarla volle darle un nuovo titolo, e venderla come nuovo genere, ed alla perpetua irregolarità che vi semina, dà l’onore di regole per chi voglia esercitarsi in esso. […] Il titolo non manifesta il personaggio innocente in pericolo. […] Commedie pur furono, benchè di assai minor bellezza, le opere di Pietro Trinchera autore dell’opera la Vennegna cantata la prima volta colla musica di Gaetano Latilla nel teatro detto della Lava e poi più volte replicata altrove ; dell’ Abate Collarone quivi parimente cantata colla musica di Domenico Fischetti, che si ripetè poi nel teatro de’ Fiorentini nel 1754 col titolo le Chiajese Cantarine, ma con alcune alterazioni fatte alla musica del Fischetti dal nomato Logroscino. […] Contuttociò sul teatro di Foote e poi di Drurylane si rappresentò una farsa col titolo di Escrocs, in cui si motteggiano i Metodisti setta fondata da non molto da Withefield.
Se per la parola pittoresca s’intende l’esprimere tutti quanti i lineamenti dell’oggetto rappresentato, in tal caso non solo la musica, ma niuna fra le belle arti merita questo titolo; giacché non v’h tra loro alcuna che non tralasci o non aggiunga qualche cosa al suo ritratto, altrimenti non sarebbe imitazione ma realtà. […] I suoni che regolano una contraddanza, un minuetto, un taice; un amabile non eccitano se non un sentimento vago e indeterminato, onde non meritano il titolo d’imitativi. […] [NdA] La Musique, Epistola in versi divisa in quattro canti, Chap. 3, inserita nel libro che ha per titolo Les dons des enfants de Latone.
[28] Il gridellino fu il titolo d’un ballo eseguito a Torino in un carnovale, così denominato perché tal era il colore di cui compiacevasi negli abiti la duchessa. […] Il titolo fu: la verità nemica dell’apparenza sollevata dal tempo. […] [NdA] Veggasi l’opera del celebre Warburthon, Inglese, che ha per titolo Saggio sopra i Geroglifici, §§ 8. e 9.
Agamennone chiamato re de’ mortali (titolo per altro dato nella poesia greca e latina al solo Giove) lodando Achille dice che il di lui nome solo è definizione degna di lui: di Agamennone si dice che gli eroi della Grecia si gloriano d’essergli soggetti, nivelando su conducta por su prudencia: de’ Greci si dice, separamos los brazos de los cuellos de las esposas, volendosi dire che si sono distaccati dagli amplessi delle consorti, benchè separar le braccia da i colli possa parer piuttosto un’ esecuzione di giustizia: di un reo che involge gl’ innocenti nella sua ruina, dicesi con espressione propria, felice ed elegante, hizo participantes del castigo agl’ innocenti: si danno braccia ad una pecora, dalle quali il lupo strappa gli agnelli: per dirsi che Agamennone nè vuol cedere Criseida nè permettere che sia riscattata, si dice con tutta proprietà castigliana che ni cederla quiere ni redimirla, quasi che dovesse egli stesso riscattarla da altri.
E Vergnano non cede : da Padova, il 26 febbraio detto anno, spera ancora di poterla aggregare alla sua « riunione drammatica. » Mascherpa ha sentito dire che il matrimonio non si fa più, e quindi da Firenze il 9 marzo ’42, fa la proposta di scritturarla col titolo di « Iª attrice di riguardo, obbligata a fare sole 3 recite la settimana e da pasqua a tutto il carnevale non fosse obbligata a studiare più di otto produzioni nuove.
(V. descrizione del titolo nel frontespizio inciso).
Francesco Grisellini Veneziano nel 1754 diede alla luce una commedia in Roveredo che nominò Libertapoli, su i Francs-Maçons con questo titolo: I Liberi Muratori commedia in prosa di Ferling Isac Creus fratello operajo della Loggia di Danzica.
Platone nel Teeteto lo decorò col titolo di principe della commedia, e Teocrito lo chiamò inventore di essa, avendogli data forma coll’introdurre nel teatro Siciliano il dialogo e gli attori. […] Non sempre il titolo indica un interlocutore, benchè sempre manifesti l’argomento. […] Una delle satire più vivaci contro delle invenzioni tragiche contiene questa commedia la quale prende il titolo dalle feste di Cerere e dal soprannome di Tesmoforo (legislatrice) dato a questa dea. […] Questa scena molto corta, ed il coro delle Rane, il quale, secondo lo Scoliaste, neppure compariva in iscena, ha dato il titolo alla favola.
Non sempre il titolo indica un interlocutore, benchè sempre manifesti l’argomento. […] Una delle satire più vivací contro delle invénzioni tragiche contiene questa commedia, la quale prende il titolo dalle feste di Cerere, e dal soprannome Tesmoforo legislatrice attribuito a questa Dea. […] Questa scena molto corta, ed il Coro delle Rane, il quale secondo lo Scoliaste, neppure compariva in iscena, ha dato il titolo alla favola.
Battista Andreini detto Lelio in Commedia, quegli che ha tante opere spirituali alle stampe, fu accettato tra’ Signori Accademici spensierati, ed è stato favorito da’ Principi in molte occasioni, ed in Mantova ebbe fino titolo di Capitano di Caccia di certi luoghi in quello Stato. » Tra’versi in lode dell’Andreini, metto qui il sonetto dell’Agitato, Vincenzo Panciatichi, il quale tolgo dal Bartoli ; un sonetto inedito di Giovanni Caponi, che è in un Codice Morbio ampiamente descritto all’articolo seguente su Virginia Andreini, e due madrigali del fratello Domenico.
Essa ha per titolo : Discorso sopra l’Arte Comica — con il modo di ben recitare — di — Pier Maria Cecchini Comico — Acceso detto Frittellino, ed è dedicata all’Ill.
[19] Come non può a meno di non recar meraviglia la pena che si prese il Pardieri, compositore ignoto d’un più ignoto componimento rappresentato in Bologna, e che aveva per titolo L’Amore in cucina, di esprimere colla orchestra il suono del papagallo e dell’artiglieria unicamente perché nel dramma si faceva menzione del canto dell’uno, e un personaggio diceva dell’altra.
Se il Dottor Goldoni credesse ancora ciò che scrisse in quella Prefazione, io non esiterei a dirgli, ch’egli non ha capito sestesso, nè il genere Comico, che poscia ha maneggiato con felicità, egli ha ottenuto da Voltaire il titolo di Pittore.
Oggi con gusto, e giudizio fiorisce il Signor Marchese Albergati, che appresta alle Italiche Scene non una, nè due Commedie, come conteggia apologeticamente il Signor Lampillas, ma molti Tomi di Drammi pregevoli sotto il titolo di Nuovo Teatro Comico.
Ma la dipintura dilicata de’ costumi attendeva il celebre Molière, cui la gloria riserbava il titolo di Padre della buona commedia francese.
Il fondatore dell’imperio romano Giulio Cesare scrisse una tragedia col titolo di Edipo, oltre ad alcune altre che furono chiamare Giulie, della quali il di lui successore proibì di poi la pubblicazione85. […] Il Tieste (titolo che trovasi pur anco ne’ frammenti d’Euripide) é una delle più terribili tragedie per l’atrocità dell’azione.
Il Newtonianismo per le dame, l’opera che consolidò la fama europea di Algarotti, fu concepito e redatto a Parigi e vide la luce a Milano (con la falsa indicazione di Napoli) nel 1737; messo all’indice, fu ripubblicato con il titolo Dialoghi sopra l’ottica newtoniana nel 1752.
Oltre a varie traduzioni fatte da lui e da’ suoi partigiani, Gottsched scelse ancora tralle tragedie inglesi la più regolare e vicina al gusto francese, il Catone di Addison, e compose su di esso la sua tragedia che porta il medesimo titolo.
Il successo di pubblico, tuttavia, non dovette appagare Martello che, a leggere la struttura dell’Impostore (questo il titolo della prima redazione del Della tragedia antica e moderna, apparsa nel 1714), concepì il dialogo come una coerente difesa delle proprie scelte di tragediografo in esplicita risposta tanto a Gravina, di cui nel 1712 erano uscite le Tragedie cinque premesse da un Prologo storico-teorico (esplicitamente citato nell’Impostore)11, quanto agli sterili osservanti aristotelici. […] — [3.37ED] — Siasi questa — io soggiunsi — o parzialità tua o ben fondato giudizio, o per l’uno o per l’altro titolo la tua approvazione mi è sempre cara ed accetta, e, giacché di ciò abbiam parlato a bastanza, passerò a nuova interrogazione. […] [5.86ED] Ciò pure sarà difficile, ma non impossibile nell’argomento favoloso, perché in ogni caso il verseggiatore ha tutta la facoltà che avevano i nostri antenati di dar ad intendere delle frottole e di aggiungere bugie italiane alle greche e può, lasciando le antiche, inventarne delle moderne, essendo ancora la favola più capace di macchina e d’apparenza, e così fanno fortunatamente i Franzesi, e così farà l’Italiano; e come che il nome suo non sia per vivere più oltre delle rappresentazioni, avrà ad ogni modo il piacer di sentirsi chiamato nelle gran corti col titolo di ‘poeta’, titolo così per lui meritato come per gli castrati e per le cantanti quello di virtuosi. [5.87ED] E, quel che più importa, potrà sputare fra la mandra di costoro le sue sentenze con sovraciglio autorevole sull’opere de’ gran poeti di ogni lingua, di ogni nazione, ed averne sonori applausi dalle musiche bocche delle putte e degl’istrioni, assidendosi a laute cene e riempiendo l’arca di collane, di gioielli e di contante, per darsi bel tempo, lo che non è poco premio, anzi è un sovrabbondante compenso allo sprezzo che nella lettura de’ suoi melodrammi avrà dagli Arcadi e dalla Crusca. […] [6.128ED] Di questo mescolamento mi dà grande speranza Luigi Riccobuoni detto Lelio comico, che con la sua brava Flaminia si è dato non solo ad ingentilire il costume pur troppo villano de’ vostri istrioni, col rendere l’antico decoro alla comica professione, ma recitando insieme co’ suoi compagni regolate e sode tragedie, le rappresenta con vivacità e con fermezza conveniente a’ soggetti che tratta, di modo ché potete voi dargli il giusto titolo di vero riformatore de’ recitamenti italiani. […] xviii-xx, dal titolo Contro i moderni tragici.
[32] Mosso da tali ragioni il Signor Sherloc irlandese in un libro italiano, il quale ha per titolo Consigli dati ad un giovine poeta, non ha dubitato di asserire che Metastasio fosse il maggior poeta che abbia mai veduto l’Italia dirimpetto ancora all’Omero ferrarese. […] Un Aristarco più severo di me risponderebbe forse che con siffatta logica potrebbono farsi passare per eccellenti le commedie del Chiari, e le tragedie del Ringhieri non che i componimenti di Metastasio, essendo certo che quei poeti altro non ebbero in vista che di riscuoter gli effimeri applausi di un volgo stolido di spettatori; che l’accomodarsi al gusto pervertito degli ignoranti non tornò mai in vantaggio di nessuno scrittore; che la superiorità di un uomo di talento si conosce appunto dal sollevarsi ch’ei fa sopra gli errori e i pregiudizi dell’arte sua; che l’irrevocabil giudizio della posterità non ha dato finora il titolo di genio se non se a quelli autori sublimi, i quali sprigionandosi dai ceppi delle opinioni e dei gusti volgari hanno imposto la legge alla loro nazione e al loro secolo invece di riceverla; che infinitamente più laude ne avrebbe acquistata il poeta cesareo, se lottando contro alle difficoltà che opponevano una imperiosa truppa d’ignoranti e l’invecchiata usanza di quasi due secoli, osato avesse d’intraprender una totale riforma nel sistema drammatico, invece di autorizzar maggiormente i vizi attuali coll’abbellirli; e che niuno poteva eseguir il proggetto meglio di lui non meno per l’ingegno mirabile concessogli dalla natura che pel favore dichiarato della nazione, per la protezione d’una corte imperiale, e pel gran numero di musici eccellenti che avrebbero dal canto loro contribuito a rovesciar l’antico edifizio per inalzarne un novello.
[NdA] Avrà per titolo Saggi filosofici sull’origine e i fonti della espressione nelle belle Arti e nelle belle Lettere.
Esaminate quelle con occhio sereno, non avrebbero presentata al rigido abate Du-Bos più d’un’altra commedia da mettere a lato della Mandragola, da lui sola fra le italiane degnata del titolo di buona?
[commento_Sez.I.1.0.15] • di note musicali: è L’Amfiparnaso, comedia harmonica a cinque voci (il titolo vale grecamente ‘doppio Parnaso’, cioè poetico e musicale insieme) di Orazio Vecchi (Modena, 1550-1605): celebre esperimento musicale, non melodramma ma madrigale drammatizzato, che mescola satiricamente nel testo, alla maniera della commedia dell’arte, vari dialetti settentrionali, oltre a una versione parodica della lingua ebraica.
Non vi dovrebbe essere il più arduo, ma non v’è in pratica impegno più triviale che il divenir autore d’un libretto dell’opera; titolo del quale, riconoscendo eglino tutto il valore, lo tacciono a bella posta sul frontespizio per quell’istinto che porta gli uomini a celar le proprie vergogne.
Eccone il titolo : Il felicissimo arrivo del Serenissimo Don Vittorio Prencipe di Savoja insieme col Serenissimo Don Filiberto suo fratello nella famosa città di Torino, descritto in verso sdruciolo da Francesco Andreini, comico Geloso detto il Capitano Spavento.
Lassando da parte per hora quelle inuentioni di prologhi doue s’ introduce deità od’ altri personaggi estraordinarij [de quali si trattarà poi ragionando de gl’ intermedij uesibili] dico, che quello che in persona del poeta fauella ; ha da rizzare sempre il suo ragionamento alli spettatori [contrario allo che ha da fare il recitante] et mostrarsi come lor citta dino : dandoli notitia della citta che rappresenta la scena ; della qualita et del titolo della fauola, chieder il silenzio, et altre cose simili.
So di più che nella difesa di Tiro si segnalò l’Italiano Corrado e distrusse due eserciti del Saladino, e co’ nominati re fece maraviglie nell’assedio di Acra o Tolemajde che venne in lor potere6; e che poi si accordarono col soldano, restando a Lusignano il titolo di re di Gerusalemme da passar dopo la di lui morte al prode Corrado.
So di più che nella difesa di Tiro si segnalò l’italiano Corrado e distrusse due eserciti del Saladino, e co’ nominati re fece meraviglie nell’assedio di Acra o Tolemaide, che venne in lor poterea; e che poi si accordarono col Soldano, restando a Lusignano il titolo di re di Gerusalemme da passar dopo la di lui morte al prode Corrado.
C’erano anche delle certezze che mi rinfrancavano, ad esempio, in prima istanza, l’ampiezza della cultura di Calepio che appariva tale sin da un primo cursorio riscontro della Descrizione de’ costumi italiani e del Paragone; ciò che tuttavia in qualche modo giustificava l’azzardo era il fatto che il Paragone si inserisse a pieno titolo all’interno di una tradizione critica ben precisa e consolidata, muovendosi con agio all’interno di quella che Merio Scattola aveva definito con grande perspicacia «comunità di citazione»8, intendendo una cerchia di testi che circoscriveva la comunità nella quale l’opera aspirava ad inserirsi a partire dalla condivisione di alcune specificità di ordine linguistico-formali che strutturavano il discorso. […] Benché nel titolo essa annunci l’Apologia di Sofocle, questa non viene inclusa nella nuova edizione, che comprende invece la Vita dell’autore scritta da Marco Tomini Foresti, delle Giunte al Paragone e la lunga Confutazione di molti sentimenti disposti da Giuseppe Salìo, testo di una lezione pronunciata presso l’Accademia degli Eccitati nel 1752. […] Cornelio → Pietro Cornelio; — si è sostituita l’abbreviazione «ecc», sempre impiegata da Calepio per indicare l’interruzione di una citazione testuale, con i tre punti fra parentesi quadre, secondo l’uso tipografico attuale; — si sono introdotti i corsivi e i segni diacritici secondo l’uso moderno; — si è normalizzato l’uso delle maiuscole, mantenute soltanto nel caso in cui marcassero l’iniziale di un nome proprio o del titolo di un’opera, oltre che, ovviamente, dopo il punto fermo. […] Disapprovo certi dialoghi di personaggi oziosi, né solamente intendo di quelli che sembrano anzi spettatori della favola che attori, come l’infante del Cid, ma d’altri ancora che sotto il titolo di confidenti sovente s’introducono, i quali benché giovino assai per dar motivo a’ principali d’instruire naturalmente gli spettatori di molte cose e di meglio dipingere li contrasti delle loro interne passioni, ed inoltre per dar comodo collegamento alle scene, fanno bene spesso riconoscere degli inserimenti affettati con poco di verisimile e meno di necessità.
[14] Ennio, il quale era più vicino a que’ secoli remoti, gli dà il titolo di “santi” secondo la testimonianza di Cicerone nell’Aringa in difesa d’Archia, «quare suo jure noster ille Ennius sanctos appellat poetas».