Voci di poco galantuomismo co'suoi attori su Rossi, l’aver egli cessato affatto di scrivermi dopo mie ripetute lettere, e tante e tante altre cose m’hanno finalmente convinto che tutte le sue dimostrazioni d’amicizia per me in Torino erano interessate, e dirette al solo scopo d’abindolarmi, e far si che io sopportassi la sua concorrenza in Compagnia Reale ; per cui già garantisco fin d’ora, che fra me e lui non vi sarà più accordo, anzi urto continuo, disprezzando io per principio, chi si serve di gesuitico artificio per sorprendere l’altrui buona fede.
, II, 486) : Havendo noi Comici Uniti, umilissimi servi di V.
Questa rappresentava le serve nelle commedie italiane : faceva le delizie di Parigi sopra la scena, e quelle della Società dove avevasi la fortuna d’incontrarla.
Il re rappresenta da re, i suoi nipoti o figliuoli da principi, da capitani o consiglieri i veri consiglieri o capitani, da servi i servi.
In un mese di tempo aveva ella cangiate ventisei serve.
I caratteri della ruffiana, della meretrice e de’ servi sono dipinti con franchezza. […] Due servi aspirano alle nozze di una serva loro compagna chiamata Casina. L’amano a competenza il vecchio padrone, ed il di lui figliuolo, e ciascuno di loro pel proprio intento favorisce uno de’ servi. […] quegli risponde: è quì venuta la moda che i poveri servi facciano all’ amore? […] Presso di lui non servirai gran tempo.
me Piante Vmilmente la suplicano ad esercitar seco in si urgente Ocasione gl’ atti di quella Generosità con cui assistè sempre a’ suoi Servi, accertandola, chè l’A.
E di tra le tante testimonianze di ammirazione e di gratitudine ch'egli ebbe da tutti i pubblici nostri e di fuori, scelgo il bel sonetto di Paolo Costa che la Direzione degli Spettacoli di Faenza gli offriva il 20 luglio 1861 : a TOMMASO SALVINI insigne attore italiano nel duplice aringo di melpomene e di talia a niuno secondo la direzione degli spettacoli in segno di altissima ammirazione Se avvien che l’uom per questa selva oscura de la vita mortale il guardo giri, e vegga con che legge iniqua e dura amore i servi suoi freda e martiri ; e quale avara ambizïosa cura faccia grame le genti, e i Re deliri, esser non può, se umana abbia natura, che al destin non si dolga e non s’adiri. […] Manda in Nob l’ira mia, che armenti e servi madri, case, fanciulli uccida, incenda, distrugga, e tutta l’empia stirpe al vento disperda di Saul ?
Non vuoi del mio servir, dolce mia Lidia, aver pietà ?
I caratteri della ruffiana, della meretrice e de’ servi sono dipinti con franchezza. […] Due servi aspirano alle nozze di una serva loro compagna chiamata Casina. L’amano a competenza il vecchio padrone ed il di lui figliuolo, e ciascuno di loro pel proprio intento favorisce uno de’ servi. […] Che mi dì tu, quegli risponde; è qui venuta la moda che i poveri servi amoreggino? […] Presso di lui non servirai gran tempo.
Arlecchino servo balordo si rappresentava in Francia a soggetto da’ commedianti Italiani; e Niccolò Barbieri detto Beltrame nel 1629 diede alla luce per le stampe la sua commedia l’Inavvertito b, la quale servi di modello prima alla commedia di Quinault l’Amante Indiscreto, ossia il Padrone Stordito rappresentata nel 1654, indi allo Stordito di Moliere incomparabilmente migliore di quella di Quinault. […] Comunque sia la storia dimostra che siccome Guillên de Castro servi di scorta al gran Cornelio nella tragica carriera, così nella comica il gran Moliere ebbe per guida gl’Italiani, benchè senza tradirne l’interesse seppe dar loro un colorito nazionale. […] Nel 1669 quando tornò sul teatro il Tartuffo, usci ancora la farsa di Monsieur de Pourceaugnac, in cui un avvocato di provincia viene aggirato da Sbrigani personaggio modellato su i servi della commedia greca ed italiana antica e moderna.
In quanto al cibo Nel medesimo dì bianchi i brodetti, Indi neri gli vuol: se l’acqua è fredda, Tempesta e grida, poi vuol ber gelato, E che apprestin la neve a’ servi impone: Il vin raspante d’avidetto gusto Co’ primi labbri ei delibar disdegna, Poi mattamente barbare bevande Acetose fumose agre putenti, Birra cervogia e ponce e rac tracanna a Ah non senza ragion dissero i saggi, Bello è non esser nato, o tosto almeno Uscir d’impacci e abbadonar la vita.
Alme eccelse, graditelo, che vostri servi siamo, E con tal nome in fronte, di noi superbi andiamo : Che se sarem sicuri del perdon vostro almeno, Nelle fatiche istesse lieti saremo appieno.
À sa place, au lieu de la réfuter, je me serais servi de cette découverte pour chercher, dans le temps plus éloignés, quelque ouvrage de la même nature, s’il y en a, ou quelque fait pareil qui put servir de fondement à une conjecture probable. […] A quoi aurait servi l’institution de la confrérie, qui avait cet objet en vue, si elle en avait différé l’exécution de cent quatre vingt cinq ans ? […] Pharnace veut s’empresser de faire son coup : il déclare le stratagème dont il veut se servir pour faire entrer ses troupes, tuer Caton et enlever Arsène. […] Ainsi je crois qu’il aurait pu, en suivant son opinion, se servir toujours du toi, d’autant que ce sont des Romains qui parlent ensemble. […] Cependant, je l’avoue, j’aurais mieux fait, si je m’étais toujours servi de ce dernier.
Il tipo della Colombina, fu, certamente, un de’più antichi della commedia italiana, il quale troviam già dal 1530 nella Compagnia degl’Intronati, accanto all’altre serve Oliva, Fiametta, Pasquella, Nespola, Spinetta.
Eccolo secondochè l’abbiamo noi tradotto: Piè innanzi piè senza pensar m’inoltro, E giungo a caso, ove dell’acqua i servi Recavan per le mani. […] In quanto al cibo Nel medesimo dì bianchi i brodetti Indi neri gli vuol: se l’acqua è fredda, Tempesta e grida, e poi vuol ber gelato, E che apprestin la neve a’ servi impone.
Al contrario, ov’esso riempia tutta l’estensione della mente per modo, che paga unicamente del metodo e dell’analisi, nulla si curi d’arricchir la fantasia e fomentar il fuoco poetico che si nutrisce d’immagini, questo spirito compassato serve per agghiacciar l’entusiasmo, snervar le passioni, e irrigidire il gusto. […] Palissot nella commedia intitolata Les Philosophes e in quell’altra de l’Homme dangereux, e nelle petites Lettres sur de grands Philosophes, come anche dal signor avvocato Moreau nell’ingegnosa operetta che ha per titolo, Mémoire pour servir à l’Histoire des Cacouacs, e da M.
tà dell’ Imperatrice (alla qual servitù è un anno che serve con le commedie) che in grazia di V. […] S. e per la Madre che è tanto che serve questa S. […] ma e così fa Flor.ª e Lidia serve devotiss.
Que sert enfin de se flatter ?
Quanto al personaggio di Colombina, lo si vorrebbe far risalire al teatro antico ; e il Sand trascrive una scena della Mostellaria, mettendo a raffronto delle serve del teatro italiano la Scafa plautina.
Sopraggiunge il padre Oceano stesso a prestargli un amichevole uffizio, ed in gravi ragionamenti si trattengono sul nuovo regnator de’ numi, ed in tal proposito Oceano gli porge salutari consigli: Deh te stesso conosci e al tempo servi. […] Segue nell’atto quarto l’uccisione di Egisto; ed il pianto che sparge per lui Clitennestra, serve di cote al furor di Oreste, e lo determina ad ucciderla.
Non era dunque L’esercizio del rappresentare quello che disonorava gli attori in Roma, ma si bene la loro condizione di servi accoppiata alla vita dissoluta che menavano; là dove gli Atellani liberi e morigerati sino a certo tempo, godevano della stima della società e delle prerogative di cittadini. […] L’arte al fine altro non è che una vivace rappresentazione che unita acconciamente alla poesia drammatica serve ad animarla.
Non era dunque l’esercizio del rappresentare quello che disonorava gli attori in Roma, ma sì bene la loro condizione di servi accoppiata alla vita dissoluta che menavano; là dove gli Atellani liberi, e morigerati sino a certo tempo, godevano della stima della società e delle prerogative di cittadini. […] L’arte al fine non è altro che una vivace rappresentazione che unita acconciamente alla poesia drammatica serve ad animarla.
re farli di quei benefizij che i Principi grandi sanno et possono fare a loro cari servi. […] A. resti servita di conoscere ch' egli serve volontieris.° a gran Principi suoi pari senz' altro interesse che di buon ser.
Non furono forse regolari, ingegnose e facete la Pellegrina di Girolamo Bargagli Sanese uscita alla luce nel 1611, gli Scambj di Belisario Bulgarini pubblicata nel medesimo anno, e le commedie del Malavolti, cioè i Servi Nobili del 1605, l’Amor disperato del 1611 e la Menzogna del 1614? […] Sono tutte artificiose e facete scritte ad imitazione de’ Latini con intrighi maneggiati da servi astuti, e talvolta con colori tolti da Plauto, come il raggiro de’ servi per ingannare un Capitano nell’ Alvida che con poche variazioni si trova nel Miles del comico latino. […] Gli eunuchi fra’ Romani furono servi addetti alla cura de’ letti, come accenna Apulejo, e per tal uso venivano per vanità e per lusso ricercati fin anco dalle meretrici, a quel che vedesi in Terenzio da cui un eunuco è chiamato monstrum hominis. […] II, cap. 5, troviamo ancora i servi spadoni occupati a segnare i falli de’ giocatori di palle.
O che dunque il valor delle note sia stato ritrovato dal Francone, o che riconoscasi per inventore Guglielmo Mascardio, o che debbasi, come io fortemente sospetto, risalir ancora a’ tempi più antichi, certo è che il Muris non ebbe parte in così fatta scoperta. né fu altrimenti, come si pretende, una sua invenzione la misura musicale, ch’era stata per secoli intieri trascurata, ma senza la quale non può trovarsi né canto regolare né melodia, siccome quella che serve a dividere i tempi esattamente, a far valere le intonazioni, a dar un significato, un ordine a1 tutto, come fa la fintassi grammaticale nel discorso, e che dal valor delle note principalmente deriva. […] Il cristianesimo, quella religion santa, che trae dal cielo la sua origine, ci dà della natura divina, e delle cose che le appartengono, una idea troppo rispettabile, perché possano servir sulla scena di spettacolo agli uomini. […] [14] Legato intimamente colla morale, cui serve di sostegno e di guida, ha per iscopo principale il reprimere le ribellanti passioni, atterrando l’idolo dell’amor proprio. […] [NdA] Chi amasse d’informarsi più minutamente intorno a festa cotanto singolare, vegga il libro intitolato Mémoires de du Tillot pour servir à l’histoire de la fête des fous stampato in Losanna.
Ma i suoi Capricii ripieni di operose stranezze, e inventati soltanto per aver il vanto della difficoltà vinta, non dovranno servir di modello a chicchessia, se non se allora quando l’imbarazzo gotico sarà preferibile alla greca semplicità. […] Serve d’argomento a provar la diligenza di questi eccellenti maestri il costume che avevano, siccome riferisce il Buontempi illustre allievo della scuola romana, di condurre a spasso i loro discepoli fuori delle mura di Roma colà dove si ritruova un sasso famoso per l’eco, che ripete più volte le stesse parole. […] Intuonazion perfettissima che poteva servir di canone di Policleto nella sua professione, agilità incomparabile, destrezza inaudita ne’ trilli, sobrietà e vaghezza negli ornamenti, ugual eccellenza nello stil leggiero che nel patetico, sopra ogni cosa graduazione esattissima nel sollevare e diminuire successivamente la voce secondo l’indole del sentimento: ecco le mirabili prerogative che gli vengono unanimemente accordate, e che poscia a quella sublime fortuna il condussero che non può ignorarsi da chicchessia. […] Imperocché è incontrastabile, che giammai un popolo baderebbe a perfezionar con tanto studio le facoltà di puro diletto, se l’agio, la pace, la morbidezza, e le superflue ricchezze, onde nasce il lusso, non vi dominassero da lungo tempo. né può tampoco chiamarsi inutile quella gloria, che al sostentamento serve di tanta gente, e contribuisce in particolar maniera a tirar in Italia l’oro degli stranieri, essendo certo, che da niun ramo delle belle arti cava, se ben si considera, tanto lucro questa provincia, quanto da quei che servono al melodramma. principalmente dacché le arti del disegno dopo aver padroneggiato senza rivali per’ben due secoli nel bel paese, «Che Appenin parte, e l’mar circonda, e l’Alpe» voltarono infine le spalle, e sene andarono assise sul carro di Minerva ad illeggiadrire colla sua venustà le rive della Senna e dello Scaldi.
Quindi vi furono maschere naturali di vecchi di più di un carattere, cioè del curioso, del burbero, del barbuto, e fin anche di un padre che aveva un ciglio eccessivamente inarcato, ed un altro naturale e compostoa; di giovani diversi, del bruno, del ricciuto, dell’appassionato, del gioviale, del rustico, del minaccevole, del ben costumato; di donne diverse, di matrone, di più di una ruffiana, di due false vergini, della meretrice magnifica, della nobile, della coronata, di quella che portava l’acconciatura de’ capelli che terminava in una punta; in fine di varii servi, soldati, mercatanti, eroi, numi, e di altre mentovate nell’Onomastico di Giulio Polluce nel libro IV, capo 20.
Quindi vi furono maschere naturali di vecchi di più di un carattere, cioè del curioso, del burbero, del barbuto, e fin anche di un padre che avea un ciglio eccessivamente innarcato, ed un altro naturale e composto147; di giovani diversi, del bruno, del ricciuto, dell’appassionato, del gioviale, del rustico, del minaccevole, del ben costumato; di donne diverse, di matrona, di più di una ruffiana, di due false vergini, della meretrice magnifica, della nobile, della coronata, di quella che portava l’acconciatura de’ capelli che terminava in una punta; in fine di varj servi, soldati, mercatanti, eroi, numi, e di altre mentovate nell’Onomastico di Giulio Polluce148.
Nell’Elio Pertinace dell’Avverara havvi un personaggio che si spiega pei seguenti termini: «Orologio rassembra il mio cuore Di quel sole, ch’è l’anima mia Serve d’ombra crudel gelosia, E di stilo spietato rigore. […] [15] Però non si può immaginare al mondo cosa più bislacca di codesto ramo della poesia teatrale, onde esattamente la diffinì il Marchese Maffei «un’arte storpiata in grazia d’un altra, e dove il superiore miseramente serve all’inferiore, talché il poeta quel luogo ci tenga che tiene il violinista ove suoni per ballo» 78. […] Esce in seguito un sensale, per la cui opera il mercante vorrebbe disfarsi della sua coscienza come di merce scomoda per sé e affatto inutile, ma il sensale si scansa adducendo per motivo che: «Questa roba non ha spaccio: Oggi più non se ne tratta, All’usanza non è fatta, A chi l’ha serve d’impaccio.»
Gli Eunuchi fra’ Romani furono servi addetti alla cura de’ letti, come accenna Apulejo, e per tal uso venivano per vanità e per lusso ricercati fin anco dalle meretrici, a quel che leggesi in Terenzio, da cui un eunuco è chiamato monstrum hominis . […] Per una descrizione di Petronio citata da Girolamo Mercuriale de Arte Gymnastica libro II, cap. 5 , troviamo ancora i servi spadoni occupati a segnare i falli de’ giocatori di palle.
I servi. […] Vengono però altri servi che lo prendono per un rubatore, ed egli dice a Santia che torni ad esser Ercole. […] Chiama i servi, si fa dare una fiaccola e attacca fuoco alla casa di Socrate che insegna delitti ed ingiuria gli Dei. […] I servi alla bella prima prevengono l’uditorio della strana malattia del vecchio, e dell’ espediente preso dal figliuolo di tenerlo chiuso. […] I Servi e le Vespe attaccano briga.
Nell’atto II della sua Donna di Contado così favella un nobile sciocco che ha timore delle sferzate comiche: ”Si contentavano prima gli autori drammatici di trarre i loro personaggi ridicoli dal ceto de’ servi; ma questi baroncelli oggidì cercano i loro buffoni fra’ gentiluomini e cavalieri; di modo che io da sei anni vò differendo di prenderne il titolo per timore di esser posto in iscena, e di farvi una figura ridicola”.
“Si contentavano prima gli autori drammatici di trarre i loro personaggi ridicoli dal ceto de’ servi; ma questi baroncelli oggidì cercano i loro buffoni fra’ gentiluomini e cavalieri; di modo che io da sei anni vo’ differendo di prenderne il titolo per timore di esser posto in iscena e di farvi una figura ridicola”.
Bolognese, fu, prima, ballerina ; poi, sposatasi all’attore Giuseppe Barilli, che faceva gl’Innamorati, e, meglio, i servi brillanti, si diede all’arte comica recitando le parti di donna seria, prima in Compagnia di Andrea Patriarchi, poi d’Alessandro Gnochis, e di Luigi Perelli (1781).
Il soliloquio di Medea che forma l’atto primo e serve d’introduzione, è vigoroso. […] Bella in Euripide è la narrazione dell’ incendio e della morte di Creonte e della figliuola, che serve a far trionfare Medea per la ben riuscita vendetta; ma forse non men bellamente Seneca se ne disbriga in quattro o sei versi, scorrendo più rapidamente alla tremenda strage de’ figliuoli per trafiggere nella più tenera parte il cuor del padre. […] La scena di Edipo e Giocasta in Sofocle tira l’attenzione di chi legge, mentre quanto Giocasta adduce per dissipare i timori del re, tutto sventuratamente serve per aumentarli e per accendere vie più in lui la curiosità di abboccarsi col pastore. […] Ma ciò serve punto a fare avanzar l’azione?
Per la qual cosa possiamo fare osservare che il gesuita Rapin diede al Moliere una lode immaginaria, allorchè affermò che fu questo celebre autore comico francese il primo a far ridere con ritratti di nobili, uscendo da servi, parassiti, raggiratori e trasoni. […] Benchè in questa favola ricca di sali, di grazie e di passi piacevoli, si veggano introdotti servi, ruffiani ed altri personaggi usati nelle antiche commedie, l’argomento però tutto appartiene al nostro poeta. […] Un prologo in versi serve a dar conto della qualità della scena, dell’azione, e degl’interlocutori. […] Potrebbe dunque questa favola servir d’esempio agli Spagnuoli vaghi di situazioni risentite, qualora volessero continuare ad arricchire il proprio teatro di favole piene di grandi accidenti, ma senza cadere nelle stravaganze. […] Il primo serve d’introduzione che va innanzi al prologo, in cui la scena rappresenta il Parnasso colle Muse, e vi si cantano quattordici versi.
Per la qual cosa possiamo fare osservare che il gesuita Rapin diede al Moliere una lode immaginaria, allorchè affermò che fu questo celebre Francese il primo a far ridere con ritratti di nobili, uscendo da’ servi, parassiti, raggiratori e trasoni. […] Benchè in questa favola ricca di sali, di grazie e di passi piacevoli, si veggano introdotti servi, ruffiani ed altri personaggi usati nelle antiche comedie, l’argomento però tutto appartiene al nostro poeta. […] Un prologo in versi serve a dar conto della qualità della scena, dell’azione e degl’ interlocutori. […] Potrebbe dunque questa favola servir d’esempio agli Spagnuoli vaghi di situazioni risentite, qualora volessero continuare ad arricchire il proprio teatro di favole piene di grandi accidenti, ma senza cadere nelle stravaganze. […] Il primo serve d’introduzione che va innanzi al prologo, in cui la scena rappresenta il Parnasso colle muse, e vi si cantano quattordici versi.
Narrasi in essa la conversione del gigante Reprobo chiamato poi Cristofano, il quale serve a varii re, perchè gli crede potenti, indi al diavolo da lui stimato di essi più potente; ma vedendo che si spaventa di una croce ed udendone dall’istesso diavolo la cagione, ne abbandona il servizio, e va in traccia di colui che l’aveva vinto.
Narrasi in essa la conversione del gigante Reprobo chiamato poi Cristofano, il quale serve a varii re, perchè gli crede potenti; indi al diavolo da lui stimato di essi più potente; ma vedendo che si spaventa d’una croce, e dal diavolo stesso udendone la cagione, ne abbandona il servizio e va in traccia di colui che l’avea vinto.
r marchese Lanzoni e Amorotti, ma poi mi rallegro che è stata disgratia gratiata non essendoli succeduto male, gli servi dunque d’aviso al andar più cauti un altra volta e operare giuditiosam.
Dunque doman de sera li aspetto a teatro co le so muger, co le so fie, co le so cugine, co le so cognade, co le so serve, perchè quando vien le done, vien anca i omeni : dunque me raccomando a i me boni veneziani, i me vogla ben, e ghe auguro felisenotte.
Constant diviene totalmente piacevole quando parla con dolcezza alla moglie essendo soli, e quando affetta asprezza ed umore al comparir de’ servi. […] Rimane oggi di cotali partiti appena una fredda e serena parzialità, che ad altro non serve se non che a sostenere un momento di conversazione ne’ caffé senza veruna conseguenza. Nel teatro de los Caños del Peràl, molti anni sono, si rappresentò l’opera buffa italiana; ma oggi é chiuso, né serve ad altro che a qualche concerto, od opera passeggiera che vi si rappresenti in alcune sere.
Il soliloquio di Medea che forma l’atto I, e serve d’introduzione, è vigoroso. […] Bella in Euripide è la narrazione dell’incendio e della morte di Creonte e della figliuola, che serve a far trionfare Medea per la ben riuscita vendetta. […] La scena di Edipo e Giocasta in Sofocle tira l’attenzione di chi legge, mentre quanto Giocasta adduce per dissipare il timore del re, tutto sventuratamente serve per aumentarli e per accendere vie più in lui la curiosità di abboccarsi col pastore. […] Ma ciò serve punto a fare avanzar l’azione?
Rimane oggi di cotali partiti di Chorizos y Polacos appena una fredda serena parzialità, che ad altro non serve se non che a sostenere un momento di conversazione ne’ caffè senza veruna conseguenza34. […] Il di lui Prologo decantato (in cui declama in 106 pagine contro l’imbecille Racine, l’ignorante Voltaire e tutti i Francesi e gl’ Italiani che non dicano che il teatro della sua nazione sia il primo del mondo, ed egli il Principe de’ Letterati del secolo XVIII) serve di scudo a una Collezione di commedie Spagnuole di figuron, di capa y espada, ed heroicas.
Nè basta : il Rasi ha voluto e saputo altresì dimostrare come una sapiente recitazione possa da sola servir di commento alla poesia, mettendone in rilievo le più riposte bellezze.
2° I Comici, augurandosi di servir Sua Maestà in pace e con buona fama, dimandano che in nessun tempo sien ricevuti nella Compagnia della famiglia dei Costantini, per la quale, tutti sanno che i Comici italiani lor predecessori, vennero in disgrazia della Corte.
Il soliloquio di Medea, che forma l’atto I e serve d’introduzione, é molto vivace e robusto. […] Bella in Euripide é la narrazione dell’incendio e della morte del re e della figliuola, e serve a fare trionfar Medea per la ben riuscita vendetta; ma forse non men bellamente Seneca se ne’ disbriga in quattro o sei versi, scorrendo più rapidamente alla gran vendetta su i figliuoli per trafiggere il cuor del padre nella parte più delicata. […] La scena di Edipo e Giocasta in Sofocle tira l’attenzione del leggitore, mentre tutto ciò che Giocasta adduce per dileguare i timori del re, sventuratamente serve per aumentarli, e accender sempre più la di lui curiosità di abboccarsi col pallore; e all’opposito in Seneca nell’atto IV é magrissima e pressoché senza passione. […] Ma ciò serve punto a far avanzar l’azione? […] Gli attori atellani erano cittadini romani, e ne conservavano i diritti, perché non lanciavano di servir nelle legioni, e non erano rimossi dalle loro tribù92.
Tarquinio, il quale invece di rispondere all’ambasciatore de’ Gabini, lo mena nel proprio giardino, e alla sua presenza recide senza profferir parola la sommità de’ papaveri, che grandeggiavano sopra gli altri; Dario re dei Persi, che essendosi inoltrato nella Scizia con intenzione di muover la guerra a que’ popoli, si vede comparir avanti da parte loro un araldo che gli appresenta una rana, un topo, un uccello e cinque freccie, e poi si diparte senza pronunziar un sol motto; il famoso Levita di Efraimo, il quale volendo vendicar la morte della sua sposa barbaramente trucidata da certi Israeliti della tribù di Beniamino, taglia l’amato cadavero in dodici parti, ed una ne manda in regalo a ciascuna delle dodici tribù per eccitarle con sì feroce eloquenza alla comune vendetta; l’Indiana descritta da un poeta orientale, che interrogata dall’amante chi sia il fortunato oggetto de’ suoi frequenti sospiri, e obbligandola il pudore a tacere mentre l’ardenza de’ suoi desideri la sprona a manifestarlo, prende senza dir parola un lucidissimo specchio, e l’affaccia innanzi a chi le avea fatta la dimanda; l’altrettanto bella quanto incontinente Frine, che vedendo i giudici dell’Areopago non essere in suo favore dall’aringa d’Iperide abbastanza commossi, s’inginocchia avanti loro, si straccia i veli che le ricoprivano il seno, offre ai loro sguardi una candidezza abbagliante, e per la muta facondia di due persuasive oratrici si vede assoluta dal delitto d’irreligione nel più rigido tribunale della Grecia; i Salams ovvero sia specie di muta comunicazione inventata nei serragli dell’oriente, la quale consiste nel mandarsi a vicenda in regalo un nastro, un pannizuolo, o qualche altra cosa triviale, ma che avendo nella sua piegatura e configurazione diversi pattuiti significati, serve a trasportare da un luogo all’altro tutti gli arcani della galanteria, senza temer la gelosa vigilanza dei mariti; mille altri esempi di questa natura, de’ quali abbonda non meno la sacra161 che la profana storia, pruovano che certa classe di sentimenti e di passioni ponno dipignersi alla fantasia con più vivaci colori per mezzo della vista che per mezzo dell’udito. […] E siccome l’effetto d’ogni spettacolo dipende dalla costante e non interrotta impressione che fa esso sull’animo, così qualunque ornamento straniero che vi si frapponga diminuisce l’impressione, e per conseguenza l’effetto; tanto più se l’ornamento frapposto è di tal natura che invece d’agevolare l’intelligenza di ciò che dicono le parole, non serve che a renderla più difficile. […] Come far sentire la gradazione diversa nei caratteri de’ personaggi, per esempio in Cesare la nobiltà dell’animo mista d’ambizione e di tenerezza, in Marcantonio il cortigiano che serve senza perder di vista il proprio interesse, in Cassio il republicano inesorabile, in Bruto lo stoico feroce che porta fin nell’esercizio della virtù, i pregiudizi della sua filosofia? […] Serve per tutt’altrove, ma nel teatro la moltitudine è la sovrana. […] [NdA] L’Elvezio, in un capitolo pieno di lubricità e di paradossi inserito nel terzo discorso del suo fazioso libro intitolato lo Spirito, va ancora più avanti, e supponendo che l’accennato costume non fosse abbastanza efficace avrebbe voluto di più che ad eccitar negli Spartani l’entusiasmo, o com’ei si spiega, la febbre della virtù avesser dovuto i legislatori doppo il ritorno d’una battaglia condurre avanti a tutto l’esercito più truppe di belle donne ignude educate a questo solo fine in particolari conservatori agguisa delle nostre monache, o delle antiche vestali, le quali servir dovessero di premio a coloro che si fossero diportati meglio nella zuffa.
I servi e le figliuole di questo Greco Don-Chisciotte cercano rimoverlo dal proposito, temendo che si abbia a rompere il collo, o che ne divenga matto del tutto. […] I servi . . . . […] Vengono però altri servi che lo prendono per un rubatore, ed egli dice a Santia che torni ad esser Ercole. […] Egli risolve di vendicarsi del perfido maestro; chiama i servi, si fa dare una fiaccola e attacca fuoco alla casa di Socrate che insegna i delitti, e ingiuria gli dei. […] I servi e le Vespe attaccano briga.
Un giorno, caduta la Torre di Piazza, furono atterrati e il Salone e le sottoposte botteghe, restando meravigliosamente in piedi quella sola parte ove sorgeva il palcoscenico, sul quale erano alcuni servi di comici, che, naturalmente, non ebbero alcun danno, mentre la rovina, in altra parte, aveva cagionato la morte di alcuni cittadini.
L’argomento è una commediante rinomata che si converte, si disgusta dalla propria professione e della vita passata nel più bello di una rappresentazione in Valenza, va a servir Dio e far penitenza in una solitudine, e muore santamente. […] Di ciò può servir di esempio quella che intitolò los Aspides de Cleopatra, azione tragica scritta in pessimo stile colla solita trasgressione di ogni regola, e mescolanza di buffonerie arlecchinesche, la quale anche verso gli ultimi tempi, in cui dimorai in Madrid, si vide comparir su quelle scene. […] In questa favola motteggia sull’uso d’introdurre i servi buffoni, che sono gli arlecchini di quelle scene, ad assistere ai discorsi de’ principi, ed a mettervi il loro sale. […] Arbitro di natura, alto sovrano Della terra e del ciel, quali non debbo Grazie alla tua pietà, che di tai doni Sì mi colmasti, che quanto si scopre Dalla vicina rupe a quella valle Che di alte olive sì folta verdeggia, Tutto a me serve! […] Andando per la città mena seco un servo che oltre ad un parasole porta sotto il braccio uno scabello, di cui Don Domingo si serve in istrada quando vuol riposarsi.
Un personaggio chiama la morte alcalde de huesso; un altro parlando di un vecchio canuto chiama i di lui capegli raggi pettinati del sole della prudenza, e fila da cui pendono (come dalle pergamene de’ privilegj) i suggelli dell’esperienza, e carte bianche della storia, in cui la penna della memoria scrive con inchiostro d’argento; altrove la citta di Toledo è chiamata turbante di lavoro Africano, a cui il Tago serve di benda di mosellina bianca listata d’oro. […] L’argomento è una commediante rinomata che si converte, si disgusta della propria professione e della vita passata nel più bello di una rappresentazione in Valenza, va a servir Dio in una solitudine, e muore santamente. […] Di ciò può servir di esempio quella che intitolò los Aspides de Cleopatra, azione tragica scritta in pessimo stile colla solita trasgressione d’ogni regola, e mescolata di buffonerie arlecchinesche, la quale anche a questi tempi si vede comparir sulle scene. […] In questa motteggia sull’uso d’introdurre i servi buffoni, che sono gli arlecchini di quelle scene, ad assistere a i discorsi de’ principi, ed a mettervi il loro sale. […] Andando per la città mena seco un servo, che oltre ad un parasole porta sotto il braccio uno scabello, di cui Don Domingo si serve in istrada per riposare.
V. mentre era nel ventre della madre, et spero di servir nel ventre della Ser. […] Grisostomo che condanna gli attori come rovina dell’altrui patrimonio, conchiude : Diremo adunque che quel glorioso Scrittore non hebbe altra intentione che di far sapere, che quelle genti erano instrumenti per far distruggere i patrimonij a quelli che avviticchiavano la mente in le lor tresche ; onde posiamo credere, che si come egli sempre santamente scrisse il vero, che così hoggi, vivendo, darebbe nome a i nostri comici di conservatori degli altrui patrimonj ; posciachè un miserabile scudo serve per lo trattenimento d’un mese a chi si diletta di veder comedia, con il qual prezzo si compra ancora quel tempo, che da molti potrebbe esser speso in quei trattenimenti, che somministrano viva cagione di spender non solo il denaro, ma con esso la robba, la sanità, la vita, la reputatione e l’ anima.
E per non parlare di una certa loro arbitraria prospettiva che sonosi creati in mente, danno dipoi il nome di gabinetto a ciò che potrebbe a un bisogno chiamarsi un salone, o un atrio, e chiamano prigione ciò che servir potrebbe per un cortile e forse anche per una piazza.
r Antonio, la Lavinia non vale all’improviso, talchè la compagnia non si potrebbe servir di lei in altro che nel premeditato.
Somigliante alla curva che descrivono nella immensità dello spazio i pianeti d’intorno al corpo che serve ad essi di centro, la carriera delle arti ha un origine, un accrescimento ed una decadenza inalterabile e certa, come lo sono le rivoluzioni degli astri. […] Ma quanto siasi fra loro cambiata questa influenza dacché s’introdusse un maggior artifizio ne’ suoni apparisce fra l’altre pruove dalla dichiarazione fatta dall’imperatore Ngaiti, che sali sul trono l’anno 364 dell’era cristiana, nella quale, lagnandosi che le musiche tenere, artifìziose, ed effemminate ispirino il libertinaggio, ne commanda severamente la riforma, e proibisce ogni sorta di musica a riserva di quella che serve per la guerra e per la cerimonia Tiao 115. […] Ciò serve a spiegare altresì in qual parte della musica greca fosse riposta la tanto da loro vantata qualità d’ispirar le virtù, e di correggere i vizi. […] e quest’altro d’Annibal Caro, che gli serve di traduzione: «Spoglie, mentre al Ciel piacque, amate e care.»
Chi serve al Re non è men caro a Dio. […] Manasse seconda sua tragedia ci dipinge un penitente che potrebbe annojare per la sua abjezione, e pure è condotto con tanto senno che serve ad aumentare la grandezza del dramma. […] Ciò che ne dicemmo altra volta, cioè che può bastar loro il servir di capitale a parecchie compagnie di commedianti. […] L’argomento è quello stesso che Pausania suggerì al Dottori nel secolo passato; ma ciò che formò l’azione del primo Aristodemo, serve di antecedente a quest’altro. […] Ma nel Gernand raffiguro una commedia lagrimante piena di colpi scenici più che di situazioni, atroce per disegni scellerati che disonorano l’umanità, frammischiata di bassezze comiche de’ servi Merville e Ricauld.
Quindi il continuo sospetto che alimentava la discordia delle parti: quindi vennero quelle fortezze e castella opposte ad ogni nemico domestico o straniero, delle quali e nella Spagna e nel regno di Napoli ed altrove scorgonsi tuttavia in piedi su ripide balze grosse reliquie: quindi tante guerre intestine e tanti diritti di Leudi e Antrustioni, di Fedeli o Comiti e Gastaldi, di Ricos-hombres e Infanzones: quindi i guidrigil o tasse degli uomini, per le quali un uomo ucciso valutavasi tal volta al vilissimo prezzo di venti soldi: quindi le misere condizioni di tanti vassalli angarj, parangarj, schiavi prediali, censili, terziarj, filcalini ed altre specie di servi ed aldioni 2. […] La libertà data a’ servi nel dicembre di motteggiare e far da padroni, si concedeva in quella festa a’ giovani clerici, i quali officiavano in chiesa con mille buffonerie e schiamazzi vestiti da donne o mascherati in altre strane guise.
je le servirai, si ce n’est que cela. […] Si sono anche ultimamente rappresentate l’Ottimista o l’ Uomo contento di tutto del giovane Collin d’ Harleville; il Matrimonio segreto di tre atti tollerata in grazia de’ buoni attori; la Fisica in un atto imitazione debole delle Letterate di Moliere, in cui una donna d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas, di elettricità, di palloni volanti; le Riputazioni commedia in versi di cinque atti non migliore imitazione delle Letterate rappresentata in Parigi nel 1788; Moliere in casa di Ninon in prosa di mad. di Gouge impressa nel medesimo anno da’ gazzettieri enunciata col titolo di episodica, in cui intervengono le persone più distinte del secolo di Luigi XIV; la Morte di Moliere in versi e in tre atti che serve solo a rinnovare il dolore della perdita di quell’ingegno raro; la Giovane Sposa in versi ed in tre atti del sig. di Cubieres lodata dal giornalista di Buglione per la morale e pe’ caratteri.
Alice è quel pescetto che, salato, serve per aguzza appetito e non per vivanda ; che forse ha voluto significare che Celia, perch’io possa satiarmi di Lauinia, per aguzza appetito mi ha servito.
Tale sarebbe certamente se gl’Italiani non avessero a ciò provveduto ora col frequente raddoppiamento delle medesime consonanti, come “alloppiare, oggetto”, il quale, oltre il sostenere che fa la pronunzia, serve a dividere più esattamente i tempi nella musicale misura: ora battendo fortemente su alcune consonanti “b, ff, r” come “arruffa, vibrato”, sulle quali, principalmente sulla prima, i toscani formano un suono, ch’io assomiglierei volontieri al romore, che fanno le penne degli augelli nel tempo, che spiccano il volo: ora colle frequenti elisioni, che spesseggiano il rincontro delle consonanti, dando alle parole una certa asprezza e gravità, ora colla inversione della sintassi i della quale parleremo tra poco. […] [21] Se non che siffatto donnesco ascendente, come giova a far germogliar il gusto, e perfezionarlo, così serve non poche fiate a corromperlo.
del verso e del canto siamo già convenuti che servir debbono di mezzi per dilettarmi.
Allora alla piccola Ristori si affidavan più specialmente parti insignificanti di piccoli servi.
Così almeno la intendeva il gran Metastasio, il quale in una lettera diretta al Signor Mattei napoletano si lagna vivamente di cotale abuso: «Qualunque sia, ei dice, cotesto mio povero dramma non crescerà certamente di merito fra le mani de’ presenti cantori ridotti per colpa loro a servir d’intermezzo ai ballerini, che avendo usurpata l’arte di rappresentare gli affetti e le azioni umane meritamente hanno acquistata l’attenzione del popolo, che hanno gli altri meritamente perduta; perché contenti di aver grattato le orecchie con una sonatina di gola nelle loro arte, il più delle volte noiose, lasciano il peso a chi balla d’impegnar la mente e il cuore degli spettatori.» […] L’accento patetico della lingua non essendo altro che il linguaggio naturale delle passioni nei vari loro caratteri, è quello che serve di fondamento alla imitazion musicale principalmente nel canto. […] [18] Quando la passione dopo aver ondeggiato vaga ed incerta s’appiglia pure ad un qualche partito, o si risolve in uno o più sentimenti determinati, allora l’accento della lingua rinforzato dal vigore che gli somministra la sensibilità posta in esercizio offre quella situazione o quadro che serve di fondamento all’aria. […] Eccedente non per tanto fu la severità di quell’altro francese autore d’un bel Trattato sul melodramma allorché volle sbandirà dalla musica drammatica tutto ciò che serve a dipignere e a far valere la possanza intrinseca dell’arte.
Entra improvviso; le serve si rallegrano alla prima, indi si turbano, si scompigliano. […] Vengono i servi che sono iti a prenderla, e dicono fra loro di aver lasciato indietro le donne con tutta la folla delle serve che le precedono e le seguono, e cariche di oro e di vesti di gran valore. […] I gran personaggi della repubblica già pregiavansi di esser detti amici de’ Terenzii tuttochè stranieri e servi.
Quindi il continuo sospetto che alimentava la discordia delle parti: quindi vennero quelle fortezze e castella opposte ad ogni nemico domestico o straniero, delle quali e nella Spagna e nel regno di Napoli ed altrove scorgonsi tuttavia in piedi su ripide balze grosse reliquie: quindi tante guerre intestine e tanti diritti di Leudi e Antrustioni, di Fedeli o Comiti e Gastaldi, di Ricoshombres e Infanzones: quindi i guidrigil o tasse degli uomini, per le quali un uomo ucciso valutavasi tal volta al vilissimo prezzo di venti soldi: quindi le misere condizioni di tanti vassalli angarii, parangarii, schiavi prediali, censili, terziarii, fiscalini ed altre specie di servi ed aldionia. […] La libertà data a’ servi nel dicembre di motteggiare, e far da padroni, si concedeva in quella festa a’ giovani Clerici, i quali officiavano in chiesa con mille buffonerie e schiamazzi vestiti da donne o mascherati in istrane guise.
Quivi diè fondo a tutto quel che aveva messo in serbo, acquistando un superbo equipaggio e pigliando alcuni servi…. ma, rimasto poco dopo al verde, quello dovette vendere, questi licenziare : e, per campar la vita, aggregarsi a una compagnia che recitava allora in Napoli, nella quale ancora, e sempre sotto la maschera di Scaramuccia, ebbe il maggiore e miglior de’successi. […] Que ceux donc qui ont parlé si indignement de lui, & qui se sont servi de son nom, pour donner du débit à une infinité de fades quolibets & de mauvaises plaisanteries, rougissent, & viennent, la torche au poing, faire réparation aux mânes d’un si grand homme, s’ils veulent éviter le châtiment que leurs impostures méritent, & devant Dieu & devant les hommes.
I loro predecessori contentavano di prendere i personaggi ridicoli fra’ servi: ma questi baroncelli odierni cercano i loro buffoni fra’ gentiluomini e cavalieri; di modo che io da sei anni vo differendo di prenderne il titolo per timore d’esser pollo in iscena, e di farvi una figura ridicola».
Del verso e del canto siamo già convenuti che servir debbono di mezzi per dilettarmi.
Insieme con Gaetano Casali servi il Teatro S.
Di esse inutilmente si tesserebbe un catalogo compiuto, nulla avendone guadagnato il teatro, se non che potrebbero servir come di semenzai di pitture e di ritratti al naturale e di caratteri e di passioni poste in movimento ed a buon lume28. […] Gli amanti più d’una volta si veggono di notte, e Melibea è deflorata; i servi di Calisto per ingordigia ammazzano Celestina, danno nella giustizia, e sono impiccati; Calisto stando con Melibea ode un romore nel giardino, accorre, cade dalla scala, e si ammazza; Melibea il dì seguente si precipita da una finestra e muore. […] Tralascisi poi che i personaggi usano in tal commedia quattro idiomi, cioè un latino scolastico, un italiano insipido, il castigliano ed il valenziano; e neppur si metta a conto che l’eremita cinguetta nel suo barbaro latino con servi e donne, e tutti l’intendono e rispondono a proposito.
Che quelli che seguirono questi primi Comici balbuzienti, introdussero la Commedia stravagante colle irregolarità accennate da Lope, il conferma ancora un passo della Commedia di Moreto El Marguès del Cigarral, dove così fa parlare un Grazioso: “Despues que se introduxeron “Las Comedias en España “Pueden servir los lacayos “A’ los Estrados y Salas, “Y aùn hablar con las Señoras “De gerarquias mas altas “Que la Señora Marina, “Pues son Princesas ò Infantas.”
Tralasciamo poi, che i personaggi vi parlano quattro linguaggi, un latino scolastico, un italiano insipido, il castigliano, e ’l valenziano; e neppur mettiamo a conto, che l’eremita cinguetta nel suo barbaro latino con servi e donne, e tutti l’intendono e rispondono a proposito.
Il di lui Prologo decantato (in cui declama in 106 pagine contro l’ imbecille Racine , l’ ignorante Voltaire e tutti i Francesi e gl’Italiani che non dican o che il teatro della sua nazione sia il primo del mondo, ed egli il Principe de’ letterati de’ suoi giorni) serve di scudo a una Collezione di commedie spagnuole di figuron, di capa y espada ed heroicas.