Moglie del precedente, seconda donna, magnifica di forme, ha serbato nella fatale corsa del tempo, la espressione d’infantile gioialità, che la fece sempre una delle più simpatiche attrici del teatro italiano di prosa.
Assai probabilmente abbandonerà presto la prosa per darsi all’arte lirica, nella quale ha già dato frequenti prove di buona riuscita.
Nata a Monselice il 16 novembre 1876 da Giuseppe Mazzocca primo attore e Maria Santato, non comica, è stata una delle poche buone prime attrici giovani che vantasse il nostro teatro di prosa.
Scrisse anche in versi martelliani, e pubblicò a Reggio…. una rappresentazione intitolata La Giuditta, che dedicò alle Dame e ai Cavalieri di quella città ; e una commedia in prosa di due atti, a Gorizia il 1780, intitolata La Costanza in Cimento, che dedicò con lettera in versi sciolti alla Contessa Teresa Della Pace.
Passò nel 1779 in Compagnia di Pietro Ferrari, lasciata la quale si trasferì a Roma, ove stette alcun tempo, vagando ne’ dintorni e procacciandosi, con recite mescolate di prosa e musica, onorata esistenza.
Tommaso d’Aquino una commedia in versi martelliani, intitolata : La Dama di spirito ; e altra in prosa e manoscritta, intitolata : I gelosi, viveva nel repertorio delle varie Compagnie.
Datosi più tardi alla scena di prosa, vi riuscì attore eccellente, e il '49 lo vediam con la moglie recitar commedie italiane a Londra. […] E a quel più bravo attore del Mondo, è la seguente nota : Pietro Pertici, assai noto al Mondo per l’eccellente sua abilità nelle parti buffe per musica, e presentemente bravissimo attore nelle Commedie in prosa in Firenze.
E gli artisti di musica avevan presso che tutti un di codesti nomignoli bizzarri, mentre quelli di prosa eran chiamati col loro nome di scena.
Scrisse talvolta pel teatro, e tradusse dallo spagnolo in prosa italiana la tragedia : A gran danno gran rimedio (Torino, Zapata, 1661).
Pubblicò il '14 da Giulio Rossi a Bologna una traduzione in prosa dell’ Irene Imperatrice dell’ Oriente, dramma in versi per musica dell’abate Silvani, e dedicolla al Marchese Antonio Ghisilieri, col titolo : La Virtù trionfante del Tradimento negli accidenti d’ Irene augusta vedova di Leone Imperatore de' Greci.
Il grazioso Giambatista Fagiuoli compose in Firenze molte commedie in prosa ingegnose e dilettevoli, nelle quali egli stesso solea rappresentare felicemente il piacevole carattere di Crapo contadino Fiorentino. […] In prosa dettò pure il dottor Jacopo Angelo Nelli le tre sue commedie impresse in Lucca nel 1751, i Vecchi Rivali, la Moglie in calzoni, e la Serva Padrona, nelle quali con sale comico satireggia alcuni vizj popolari. Son parimente scritte in prosa le quattro commedie ridicole e regolari di Simone Falconio Pratoli, la Commedia in commedia, il Podestà del Malmantile, il Furto onorato, e la Vedova: in prosa scrisse pure Vincenzo Martinelli il suo Filizio Medico commedia mentovata dal Maffei e pubblicata nel 1729: in prosa compose il marchese Girolamo Teodoli la sua Marchesa di Pratofalciato in cui dipinge i costumi correnti, benchè con qualche languidezza nell’azione. […] Francesco Grisellini Veneziano nel 1754 diede alla luce una commedia in Roveredo che nominò Libertapoli, su i Francs-Maçons con questo titolo: I Liberi Muratori commedia in prosa di Ferling Isac Creus fratello operajo della Loggia di Danzica. […] marchese Francesco Albergati Capacelli, oltre alle pregevoli traduzioni delle tragedie francesi, calcando il dritto sentiero ha in più volumi pubblicato in Venezia un Nuovo Teatro Comico composto di favole grandi e picciole in versi ed in prosa.
Per l’indole sua e per la sua figura non molto slanciata, poco le si attagliavan parti di sentimento ; ma in quelle comiche profondeva una sì misurata e signorile e spontanea gaiezza, con una dizione delle più nitide da farci sperare che in un tempo non lontano avrebber rivissuto su la nostra scena di prosa le glorie della Romagnoli, della Lipparini, della Cutini.
Nel 1817 vi fu già un po’ di miglioramento, e si limitò a recitar la Pianella in prosa e musica, con una compagnia, della quale facevan parte artisti discreti.
Secondo l’antico sistema del Teatro applaudito, della Biblioteca teatrale e di altre collezioni di simil genere, l’opera del Cuccetti contiene una raccolta di componimenti teatrali in prosa e in versi, preceduta a ogni volume da notizie concernenti attori e attrici dalle origini della scena italiana.
Il '904 si unì con la Compagnia all’artista lirico Scarneo, che passava di punto in bianco alla scena di prosa ; ma, da esso distaccatosi prima dell’anno e solo, tornò a formare e a condur Compagnia con mediocre fortuna.
Studiò legge, e senza aver appartenuto ad alcuna società filodrammatica, mostrò sin da piccolo amore grandissimo al teatro di prosa, nel quale esordì come autore, facendo rappresentar di giorno al Malibran per beneficiata del primo amoroso della Compagnia Zocchi e Bonivento un suo lavoro in cinque atti, intitolato Antonio Dal Ponte, fondatore del Ponte di Rialto, sotto il Doge Pasquale Cicogna, ch' ebbe l’ onore di due repliche. […] Il primo anno fece società con Francesco Coltellini, da cui essendogli pervenute alla resa dei conti cinque o seimila lire di guadagno, oltre a quel tanto da vivere che s’ era assegnato giornalmente per sè e la moglie, si sciolse amichevolmente, e diventò capocomico solo, mettendo subito piede al primo teatro di prosa di Milano (ora Manzoni) il settembre, e all’Arena Nazionale di Firenze la primavera.
Morto il padre, peregrinò con la madre che professava sonnambulismo, e una sorella in Piemonte e in Liguria, e finalmente a Firenze, ove stette fino al ’74, recitando con altre giovinette, e mostrando una speciale attitudine al teatro di prosa e di musica.
Dopo il triennio, passò il Venturoli nella Compagnia Domeniconi ; e anche qui, al Valle di Roma, le prime prove furon di fischi e corbellature ; ma poi, fatto il pubblico l’orecchio a certe sue stridule intonazioni, ne divenne in breve il beniamino, soprattutto per la sua grande versatilità, mostrandosi ugualmente egregio nella prosa e nel verso, nella tragedia e nella farsa.
Fu anche autore di commedie non mai edite, e di farse mescolate di musica e prosa.
Pubblicata l’amnistia, e cessata ogni inquietudine per la diserzione, il Romagnesi restò due anni con Quinault, poi si scritturò con Giovan Battista Costantini, Ottavio, che aveva compagnia a Parigi nelle fiere di San Germano e di San Lorenzo, col titolo di Opera Comica, ed esordì a quel tempo come autore con la Comedia in prosa e musica in tre atti : Arlequin au Sabat, rappresentata alla fiera di San Lorenzo del 1716 con grandissimo successo. […] » Molte sono le opere ch'egli diede al teatro, vuoi solo vuoi in società con Davesnes, Niveau, Laffichard, Dominique, Riccoboni figlio, ecc. ; ma quella che par gli dèsse maggior grido fu una traduzione, o meglio, una trascrizione in versi francesi del Sansone, tragedia italiana in prosa di Luigi Riccoboni, che l’aveva recitata con grande successo la prima volta il 28 febbrajo 1717, sostenendovi la parte principale.
Beseghi Antonia, servetta, l’anno 1831-32, nella Compagnia Rosa e Tranquilli di prosa e ballo.
Una delle più forti speranze del nostro teatro di prosa, dileguata improvvisamente dopo soli dieci anni di vita artistica.
Verso la fine di quello secolo, cioé nel 1492 Carlo Verardi da Cesena, arcidiacono nella sua patria, e cameriere e segretario de’ brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII, e di Alessandro VI, compose ancora due drammi, che furono stampati e fatti solennemente rappresentare in Roma dal sopraccennato Cardinal Riario; l’uno in prosa latina (trattone l’argomento e ’l prologo che sono in versi giambici) sull’espugnazione di Granata, fatta dal re Ferdinando il Cattolico; e l’altro intitolato Fernandus servatus, ideato dal Verardi all’occasione dell’attentato di un sicario contra la persona del medesimo re Ferdinando, e poi disteso in versi esametri da Marcellino suo nipote. […] Leon Battista Alberti, uno de’ più gran valentuomini de’ suoi tempi, nato secondo il Manni e ’l dottor Lami nel 1398, secondo il Bocchi nel 1400, e, secondo che con maggior probabilità congettura il Tiraboschi, nel 1444, scrisse anche in latino nell’età di 20 anni una comedia, intitolata Philodoxeos, che per due lustri fu creduta opera di antico scrittore «perché (al dir del prelodato Tiraboschi) comunque scritta in prosa, ha nondimeno alquanto dello stile de’ comici antichi, e pruova lo studio che l’Alberti avea fatto della lingua latina». […] Un’altra commedia, intitolata Philogenia, fu eziandio data alla luce in buona prosa latina circa il tempo medesimo d’Ugolino da Parma, della famiglia Pisani. […] Verso la metà del secolo Secco Polentone, o Sia da Polenta, il quale dagli scrittori di que’ tempi vien comunemente chiamato Sico, o Xicus Polentonus, e a cui i padovani aggiungono il cognome di Ricci, compose pure latinamente una commedia in prosa, che ha per titulo Lusus ebriorum, e che serbasi manoscritta fra’ codici di Giacomo Soranzo. Di questa poi fece una traduzione italiana Modello Polentone, e pubblicolla in Trento nel 1472 col titolo di Catinia da Catinio protagonista della favola, la quale, secondo che pensa Apostolo Zeno145, é la più antica commedia in prosa volgare, che si abbia alle stampe.
Al fianco di Ernesto Rossi pare ella rivelasse in uno scatto improvviso, inatteso, l’arte suprema che avrebbe poi fatto di lei una delle più geniali attrici del nostro teatro di prosa. […] Scrisse in prosa con chiarezza e semplicità :… mediocremente in versi.
Duclairon autore di una tragedia di Cromwel si tradusse felicemente in prosa francese, e fu impressa in Parigi nel 1766.
Bartoli — e prese in affitto il Teatro del Cocomero, ove mantenne alternativamente compagnia di prosa e di musica.
Monache disperate, gelosi arrabbiati che danno a mangiare alle spose i cuori de’ loro amanti, uomini dabbene che vanno a rubare in istrada e son destinati al patibolo, le sombre Falbaire, & Beaumarchais, & l’ennuyeux Mercier (diceva Carlo Palissot), e Diderot col suo Figlio Naturale in prosa dans le grand goût du larmoyant comique, come cantava scherzando Voltaire, ecco i tragici e i comici successori degli autori di Radamisto, dell’Alzira, del Giocatore. […] Cedono ad una lugubre prosa soporifera; ond’è che Voltaire scriveva all’imperadore della China, che oggi in Francia Le tragique étonné de sa metamorphose, Fatigué de rimer, ne va parler qu’en prose.
Carlo Cantù, comico, sotto nome di Buffetto, che aveva già ammirato e i meriti e le virtù di lei, la tempestò di lettere in prosa e in versi per piegarla a un secondo matrimonio. […] Basti sapere che il matrimonio tra Colombina e Buffetto parve a questo argomento sufficiente per essere tramandato a’posteri in un Cicalamento (Fiorenza, Massi, 1646), che pare a me, e certo parrà anche al lettore, documento interessantissimo per la storia del nostro teatro di prosa.
Altro vantaggio era un contratto di privativa, contro qualunque altra Compagnia di prosa che non agisse con la maschera del Pulcinella. […] Il prezzo dei palchi era esorbitante per la prosa.
Ai successi dell’Adriana Lecouvreur dovrebber qui aggiungersene migliaia ; chè, per oltre un ventennio, Virginia Marini ha tenuto con Adelaide Tessero lo scettro del teatro italiano di prosa, e, direi quasi, di canto, tale e tanta era la carezzosa musicalità della sua voce. […] Passando dalle schiette e composte comicità della Serva amorosa agli sfrenati e sfacciati ardori di Messalina, e da questi alle sospirate romanticherie del Cuore ed arte, poi a Frine, all’Adriana Lecouvreur, alla Signora dalle Camelie, al Trionfo d’amore, alla Straniera, a Cecilia, al Falconiere, alla Donna e lo Scettico, al Fratello d’armi, alle Donne curiose, a tutto un repertorio de'più vasti e disparati e in verso e in prosa, Virginia Marini non sentiva il bisogno di correr dietro alle solleticanti e stimolanti sudicierie di una pochade per attirare e guadagnarsi il pubblico ; ma bastava lei, lei sola, circondata da una modesta schiera di compagni, i quali potevan chiamarsi Alamanno Morelli, Giovanni Ceresa, Francesco Ciotti, Guglielmo Privato, Giulio Rasi, Sante Pietrotti, Pierina Giagnoni, Anna Job, e via discorrendo.
E di tali nervosità ebbe prove, a volte troppo accentuate, specialmente la moglie Giuseppina Ferroni, una delle più avvenenti attrici del nostro teatro di prosa, seconda donna di pregio, ammirata e festeggiata a Parigi al fianco di Adelaide Ristori.
Fu l’Aliprandi attrice di molto merito, senza alcun dubbio, nonostante una recitazione alquanto accentuata, acquistata forse in quell’ambiente napoletano di attori e di repertorio, che ricordava nelle parti serie, con una certa gonfiezza della dizione non discompagnata certo da una palese abbondanza di intelligenza, le grandezzate del tradizionale Capitano Spagnuolo trapiantato a Napoli e vissuto per tanto tempo nelle nostre vecchie compagnie di prosa.
Dal che appare evidente che le due Compagnie alternavano le loro rappresentazioni…. nè di prosa soltanto, ma anche di giuochi acrobatici, o di piccoli balli (en considération des commedies et saults qu’ils font journellement devant Sa Majesté.
Cesare Asti è passato proverbiale nella storia allegra del nostro teatro di prosa, per gli spropositi.
Va citata, come singolarità, la sua avversione ai versi ; tanto che si vuole mettesse in patto di scrittura di non mai recitar che in prosa ; la quale avversione gli venne forse da una cotal consuetudine di andare spesso e volentieri a soggetto.
Dal Fabbrichesi non si staccò più : chè, affetto da tisi in seguito a una caduta di vettura, lentamente si spense in Venezia a soli trentatrè anni, compianto da’parenti ed amici e comici tutti che videro dileguare uno de’più luminosi astri del teatro di prosa.
Gaspare Lavaggi fu anche uno de'più eleganti attori della nostra scena di prosa, e se ne compiaceva.
Romagnoli Rosa, nata Pasini, è stata una delle più celebri servette del nostro teatro di prosa.
Staccatosi Niccolò – continua il Bartoli – da Fabrizio, a motivo d’una sua indisposizione ; e ritirandosi in casa d’un suo amico in luogo eremo e solitario, si diede a scrivere un Romanzo, che voleva diviso in sei libri ; ma compiuto solamente il terzo, cambiò pensiero e si pose a scrivere un’opera tragica in prosa intitolata : Il carnefice di sè stesso.
Poi libretti d’opera, come L'Esule di Roma e Belisario, musicati dal celebre Donizetti, e una infinità di traduzioni dal francese e riduzioni in prosa e in versi che furon vive per molti anni ne'repertorj delle nostre primarie compagnie.
Ora egli sta preparando la Storia del teatro contemporaneo, di cui è già a stampa la prefazione, e un Libro di memorie ; e io e quanti aman l’arte con me auguriamo all’egregio uomo di condurre a fine le due opere che saran certo dei più preziosi contributi alla storia della nostra scena di prosa.
Scriveva con garbo in prosa ed in verso ; aveva anche fra le sue carte qualche non infelice tentativo drammatico ; si era fatto largo nella schiera degli artisti per l’ingegno suo vivace, per la festività dello spirito, per l’arguzia della parola, per la bontà del cuore, per l’ardore infaticabile de'suoi studj continui.
Uscì Francesco dalla Comedia italiana il 25 aprile '29 coi genitori, per rientrarvi nel '31 con tre quarti di parte ; e si presentò sotto le spoglie di Valerio negli Amants réunis, commedia di tre atti in prosa di Beauchamps.
Vi si parla in prosa ed in versi in ogni stile da’medesimi personaggi. […] Le sue favole tutte in prosa, eccetto una, sono di genere differenti. […] Altre quattro se ne hanno del conte Tommasino Soardi veneziano in prosa ed in versi. […] Di prosa così bella son pieni Sofocle ed Euripide. […] L’usano poi in bella prosa decentemente ?
Diede al teatro molte commedie applauditissime, in prosa e in verso, e molte ne tradusse dal francese.
Dei primi anni di questa egregia artista, nata a Firenze al principio del 1871, e andata il '77 e '78 a sostener colla Ristori a Parigi e in Ispagna le parti di uno dei bimbi nella Medea e del Delfino nella Maria Antonietta, una delle più intellettuali tra le giovani prime donne del nostro teatro di prosa, così parla Gacc nel Resto del Carlino del 29 novembre 1897 : Scioltasi la Compagnia Ristori, le sventare domestiche cominciarono a sperimentare la tempra del cuore della piccola attrice, educandola alla scuola del dolore.
In tempo di Antonino Pio da Capitolino si fa menzione solamente di Marco Marullo, attore e scrittore di favole mimiche, il quale ebbe l’ardire di satireggiare i principali personaggi della città, senza eccettuarne l’istesso imperadore; Marco Aurelio, di lui figliuolo adottivo e successore, diceva, che le commedie de’ suoi tempi altro non erano che mimi, Dagli Antonini fino alla divisione dell’imperio romano non si trova nominato, ch’io sappia, altro scrittore drammatico a riserba d’una commedia in prosa poco degna di lode, scritta da un autore incerto ad imitazione Aulularia di Plauto, e così pure intitolata109. […] Il primo del 746 dell’Egira, scritto in versi e in prosa, é di Mohamad Ben Mohamad Albalisi, e v’interloquiscono 51 artefici che si beffeggiano vicendevolmente.
La Marianna, ovvero la Scelta libera in prosa e in cinque atti si rappresentò dopo la di lei morte con particolari applausi.
Il Bertini ebbe campo nella sua lunga vita artistica di mostrare quanto egli valesse, creando parti disparatissime in versi e in prosa col miglior de’successi dovunque.
Ond’oggi il mio desir più non v'ascondo, il qual con prosa incolta e bassa rima, tenta innalzarvi, e farvi eterna al Mondo.
La Marianna, ovvero la Scelta libera in prosa in cinque atti si rappresentò dopo la di lei morte con particolari encomii.
Recitava e cantava ; era un di quei comici cui la necessità fornisce eccletismo e che noi ritroviamo, a tempo nostro, or nella commedia in prosa, ora nell’operetta.
Nel 1715 si ripigliò lo spettacolo dell’opera comica avendo alcuni commedianti della fiera ottenuta la permissione dell’accademia di musica di rappresentare certe farse piacevoli in vaudevilles (così chiamandosi una specie di cantilena comune propria de’ Francesi diversa dalle ariette) miste di prosa e accompagnate da’ balletti. […] Supplirono essi co’ cartelloni, ne’ quali scriveano in prosa ciò che non si poteva dir colla voce, ma in fine questo spettacolo fu totalmente abolito.
Il Biancolelli scrisse grandissimo numero di produzioni in verso e in prosa, con e senza musica, ora solo, ora in società con Legrand, Riccoboni padre e figlio, e Romagnesi, così per l’Opéra comique, come pei teatri di provincia e pel Teatro italiano.
Il De Fornaris vi pubblicò, coi tipi di Abel Angelier, l’Angelica, commedia in cinque atti in prosa, dedicata all’Illustrissimo et Eccellentissimo Signore il Signor Duca di Giojosa, della quale ecco l’istoria che traggo dalla lettera dedicatoria.
L’altro componimento intitolato Historia Baetica rappresenta l’evenimento dell’espugnazione di Granata, ed è scritto in prosa, eccetto l’argomento ed il prologo che sono in versi giambici. […] Leon Batista Alberti nato, secondo il Manni e il Lami nel 1398, e secondo il Bocchi nel 1400, e secondo che con maggior probabilità congettura il Tiraboschi nel 1414, scrisse in prosa latina nell’età di venti anni una commedia intitolata Philodoxeos, creduta per due lustri opera di un antico scrittore, perchè ha non poco dello stile degli antichi comici, e mostra lo studio fatto dall’Alberti della latina favella. […] Un’ altra in prosa intitolata Philogenia c trovasi ms nella R. Biblioteca di Parigi e nella Vaticanad, e nell’Estense benchè senza nome dell’autoree Quella che ne vidi io nella Biblioteca di Parma s’intitola Ephigenia a Secco Polentone, ossia da Polenta, cancelliere della Repubblica Padovana, chiamato dagli scrittori di que’ tempi Sico o Xicus Polentonus, cui i Padovani aggiungono il cognome di Ricci, compose anche in latino verso la metà del secolo una commedia in prosa intitolata Lusus ebriorum, la quale serbasi ms fra’ codici di Giacomo Soranzo.
L’altro componimento intitolato Historia Bætica rappresenta l’ evenimento dell’espugnazione di Granata, ed è scritto in prosa, eccetto l’ argomento ed il prologo che sono in versi giambici. […] Leon Batista Alberti nato secondo il Manni e il Lami nel 1398, e secondo il Bocchi nel 1400, e secondo che con maggior probabilità congettura il Tiraboschi, nel 1414, scrisse in prosa latina nell’età di venti anni una commedia intitolata Philodoxeos, creduta per due lustri opera di un antico scrittore, perchè ha non poco dello stile degli antichi comici, e mostra lo studio fatto dall’Alberti della latina favella. […] Un’ altra in prosa intitolata Philogenia 54 trovasi manoscritta nella R. […] Secco Polentone, ossia da Polenta, cancelliere della repubblica Padovana, chiamato dagli scrittori di que’ tempi Sico o Xicus Polentonus, cui i Padovani aggiungono il cognome di Ricci, compose pure latinamente verso la metà del secolo una commedia in prosa intitolata Lusus ebriorum, la quale serbasi manoscritta fra’ codici di Giacomo Soranzo.
Andò poi a Roma a recitare (che allora non era colà interdetto alle donne il prodursi sul teatro), ed ivi diede alla luce una commedia in prosa intitolata : Il Ruffiano in Venezia, e Medico in Napoli, stampata per Bartolommeo Lupardi l’anno 1672 in forma di dodici.
Il '38 dedicò una traduzione in prosa dell’ Alzira, tragedia di Voltaire, all’ambasciatore di S.
Delle commedie non che in versi, in prosa, si è osservato nel tomo precedente che la musica ne rallegrava gl’intervalli degli atti. […] In Francia si tradusse in versi francesi la prima volta nel 1584 da Pietro de Branch, e si pubblicò in Bourdeaux; in prosa si tradusse in Parigi nel 1666, e poi nell’Aja nel 1679 e si ristampò nel 1681. Queste ed altre versioni francesi riuscirono poco felici, sia per debolezza delle penne che l’intrapresero, sia perchè la prosa francese che da i più si adoperò, è incapace di rendere competentemente la bella poesia italiana. […] Anche di questa favola si fecero in Francia varie traduzioni in prosa molto infelici, e in Ispagna una sola buona in versi dal Figueroa a.
Delle commedie, non che in versi, in prosa si è osservato nel capo precedente che la musica ne rallegrava gl’ intervalli degli atti. […] In Francia si tradusse in versi francesi la prima volta nel 1584 da Pietro de Branch, e si pubblicò in Bourdeaux; in prosa si tradusse in Parigi nel 1666, e poi nell’Aja nel 1679 che si ristampò nel 1681. Queste ed altre versioni francesi riuscirono poco felici, sia per debolezza delle penne che l’intrapresero, sia perchè la prosa francese che da i più vi si adoperò, è incapace di rendere competentemente la poesia Italiana. […] Anche di questa favola si fecero in Francia varie traduzioni in prosa molto infelici, ed in Ispagna una sola buona in versi del Figueroa139.
I Portoghesi e gli altri Spagnuoli ne composero moltissime tutte in prosa intitolandole novelle, tragicommedie, tragedie e commedie. […] Celebre fu anche la novella chiamata Comedia Eufrosina pure composta in prosa da un autore che si occultò sotto il nome di Giovanni Speraindeo. […] Verso i primi anni del secolo il dottor Villalobos tradusse in prosa l’Anfitrione imperfettamente, avendone tralasciato il prologo e varii squarci qua e la. La stessa commedia fu meglio recata in castigliano anche in prosa da Fernan Perez de Oliva Cordovese impressa poi in Cordova nel 1585 colle di lui opere. […] I drammi di Lope consistono in commedie, tragicommedie, pastorali, tramezzi e atti sacramentali, tutti in versi, a riserba della Dorotea già nominata voluminosa novella in dialogo scritta in prosa per leggersi, e non per rappresentarsi.
L'agosto del '70, nonostante il contratto già firmato, non andò più a Milano, ove con nuova deliberazione, fu abolita la stagione di prosa, per surrogarvi le opere buffe.
I Portoghesi, e gli altri Spagnuoli ne composero moltissime tutte in prosa intitolandole novelle, tragicommedie, tragedie, e commedie. […] Celebre fu anche la novella chiamata Commedia Eufrosina pur composta in prosa da un autore che si occultò sotto il nome di Giovanni Speraindeo. […] Verso i primi anni del secolo il dottore Villalobos tradusse in prosa l’ Anfitrione imperfettamente, avendone tralasciato il prologo e varii squarci quà e là. La stessa commedia fu meglio recata in castigliano anche in prosa da Fernan Perez de Oliva cordovese impressa poi in Cordova nel 1585 colle di lui opere. […] I drammi di Lope consistono in commedie, tragicommedie, pastorali, tramezzi ed atti sacramentali, tutti in versi, a riserba della Dorotea già nominata voluminosa novella in dialogo scritta in prosa per leggersi e non per rappresentarsi.
Egli scrisse alcune commedie in prosa nel suo grazioso dialetto nativo mescolato talvolta col bergamasco, col greco moderno e coll’idioma schiavone italianizzato; ed è probabile che a simili farse istrioniche avesse la mira il prelodato Marmontel col suo copiatore Milizia.
E con opere dialettali in verso e in prosa, ricche di giocondità e profondità insieme, si venne in breve acquistando tra’ letterati del suo tempo un tal posto che poi gli mosse contro l’invidia irosa e petulante dei parrucconi.
In uno stile gonfio e reboante, con mescolanza di prosa e versi rimati, son le solite scene vuote, retoriche, in cui si passa dal furore all’amore colla maggior tranquillità del mondo, senza ombra di gradi.
Ma basti affermare ch'Ella per sue doti fisiche e intellettuali è noverata oggi fra le rare attrici di pregio intrinseco della nostra scena di prosa ; e di esse prima senza dubbio per la spontaneità doviziosa, direi quasi per la improvvisazione, specie negli scatti della passione caldissima, in cui forse la moltitudine non avverte alcune scorrettezze di forma lamentate dall’acume della critica.
La prima, nella quale imitò i Cattivi di Plauto e l’Eunuco di Terenzio, s’impresse in Venezia nel 1525 con un prologo in prosa; e insieme colle altre quattro, che sono originali, si ristampò nel 1562. […] Quanto allo stile, l’Ariosto abbonda di sali é motteggi graziosi senza buffoneria da piazza: é naturale senza lasciar di esser elegante: é poetico quanto basta per allontanarsi dalla prosa naturale, senza degenerare in lirico o in altro genere di poesia elevata e sonora, Vedasene un saggio nel seguente squarcio del prologo della Cassaria, dove dipinge i vecchi che vogliono parer giovani: ………………………… Per nascondere L’età, dal mento e dal capo si svellono Li peli bianchi: alcuni se li tingono, Chi li fa neri e chi biondi, ma vari e divisati in due o tre di ritornano. […] Queste due pastorali furono tradotte in Francia cinque o sei volte infelicemente, sia per debolezza delle penne che vi s’impiegarono, sia perché la prosa francese é incapace di render competentemente la poesia italiana. […] Il signor Riccoboni nella seconda parte dell’Istoria del Teatro Italiano diede il piano e la critica di quella tragedia del Trissino, della quale i francesi hanno due antiche traduzioni, l’una in prosa, e i cori in verso, fatta da Mellin de Saint Gelais, e stampata in Parigi nel 1560; l’altra in versi fatta da Claudio Mermet, e impressa in Lione nel 1585. […] Freron ne’ suoi giornali, quegli che per esser piccolo di statura, di cuore e di mente, venne da cotesto ingegnoso e acerrimo critico francese lepidamente chiamato le Poète Lilliputien, le Bébé de la Littérature, le garçon des Philosophes: «Avendo detto lo scrittore francese della vita di Regnard, che questo celebre commediografo avea letto e imitato i comici italiani, Monzù de la Harpe, autore di certi drammi, Warwik, Pharamond, Timoleon, Gustave, Melanie, e di alcuni altri opuscoli in prosa e in verso, produzioni tutte che non poterono sornotare un momento nell’onde di Lete, hassi creduto che la gloria del suo ingegnoso compatriota Regnard fosse stata compromessa con tale asserzione, e perciò ne ha sentito un sì vivo dolore che nel Mercurio di Francia di questo mese di marzo 1772, parlando delle commedie di Regnard, scocca colla solita sua prosuntuosa tracotanza contro l’italica nazione a lui tanto ignota, quanto la cinese, quella stravagante e bestial sentenza: «On peut remarquer que les Français, nation beaucoup plus réfléchissante que les Italiens et les Grecs (risum teneatis) sont les seuls qui aient établi la haute comédie sur une base de philosophie morale.
Lei, sposa dal ’92 a Giuseppe Masi, è attrice corretta e gentile ; lui, attore moderno, studioso, educato alla scuola dello Zaccone, col quale fu per alcun tempo, è oggi uno de’ migliori amorosi del nostro teatro di prosa. […] Tanto se ne dolse che non volle più saperne di commedie a braccia, e pensò subito di riabilitarsi, oserei dire, in faccia a sè stesso, coll’intendere a tutt’uomo alla composizione di una commedia dialogata in tre atti in prosa, che fu appunto l’Amor Paterno (V. […] E aveva ragione : e le sue parole potrebber benissimo esser ripetute oggi se guardiamo alla costituzione delle nostre compagnie di prosa.
Quindi s’introdusse nelle profane, cantandosi i cori delle tragedie e delle pastorali, ed anche i tramezzi delle commedie non meno in versi che in prosa. […] Sabe el Espectator que aquella estancia, Templo, calle, jardin, bosque, ò marina, Que por un breve instante le halucina, Es un pintado lienzo: que no hablavan Español ni Toscano Semiramis, Aquiles, ni Trajano, Y que en prosa, no en verso, se explicaban.
Ho seguito nella cronologia il Bonazzi stesso, di cui una breve autobiografia, dettata interamente alla sua nipotina Fiordilinda Agostini, e rivista poi nel febbraio del ’79, fu testè pubblicata dal dottor Cesare Agostini (Perugia, 1896) assieme ad altri scritti minori in prosa e in versi ; e ho seguito il Morandi che del Bonazzi fu scolaro, e di lui parla colla più schietta delle ammirazioni e delle affezioni. […] Anche per la prosa i primordi del secolo furono felicissimi.
[4.52ED] Tu rideresti adunque, ma non riderebbe già un cortigiano che mai letti versi non avesse, ma d’esquisita prosa espertissimo fosse, purché la donzella leggesse col punteggiamento dovuto alla distinzione de’ sentimenti; e solamente giudicheria delle frasi un po’ baldanzose e rilevate che quella prosa (e pur saria verso) non fosse candida e moderata di stile. [4.53ED] Così è sempre stato giudicato prosa vera il componimento di S. […] Dunque gli scrittori tanto nella prosa quanto nel verso che vissero nel secolo del Trecento, diedero lo stato della perfezione alla lingua. […] Ogni lingua si dice giunta allo stato di perfezione quando abbonda tanto nella prosa, quanto nel verso di valenti scrittori, per cui prenda in se stessa e dia una stabile regola all’avvenire. […] , L, 168-238, in cui discute del numerus della prosa oratoria.
Bartoli ho qui sott’occhio una Tragicommedia intitolata : Il silenzio ovvero L’Erasto (Padova, mdcclxxx), scritta in prosa, per soddisfare — dice l’autore ai lettori — al solo suo capriccio e non per altro motivo, che non mi par peggiore di tante altre.