Nel carnovale del 1781 recitando a Bologna in Compagnia Menichelli, ebbe la destra gravemente ferita nell’atto di dividere i duellanti, e ne restò imperfetta nell’articolazione.
Che la Lidia fosse una donnina allegra, credo si possa affermare, richiamandoci alla memoria quei versi di Bartolommeo Rossi, veronese, comico confidente, il quale nella sua Fiammella (Parigi, Abell’ Angeliero, 1584) fa dire nell’atto III, scena VI, a Bergamino : Ho vist la Lidia, ma quel so marit mai non l’ho vist, ma pens che 'l sia andat dentr'el Zodiaco, per formar quel segn che scomenza l’invern…… Intanto dunque la Lidia, giacchè d’altre Lidie di quell’epoca non è pervenuta a noi notizia, aveva marito.
Ciascuno (dice in Euripide nell’atto I il Pedagogo alla Nutrice) ama più se stesso che gli altri, e chi ciò fa per giustizia e chi per proprio comodo. […] Ma bisogna confessare che nell’atto IV l’Italiano rimane ben al di sotto del Latino. […] Atirzia ch’è stata presente alla strage, atterrita, disciolta in lagrime viene a narrarla nell’atto IV. […] Ma nell’atto V egli torna fuori senza avere nulla eseguito nel vuoto dell’uno atto e dell’altro. […] Notabile sembrami parimente nell’atto V l’artificio del poeta nel rendere verisimile l’ardito colpo di Telefonte.
L’azione e la violenza di Appio che occasiona la morte di Virginia, comincia nell’atto IV, ed i tre primi atti altro non sono che una lenta protasi. […] Hanno però essi nulla detto o in quella scena o nell’intervallo dell’atto di ciò che voleva Olvia nell’atto I narrare all’amante? […] Un popolo ridotto nell’atto II a tanta estremità presenterà nel proseguimento quel necessario progressivo incremento nell’azione? […] Pieno di poetica vivacità non iscompagnata dalla passione, è il racconto di Agnese alla regina nell’atto II; quanto ella dice nell’atto V, è parimente espresso con verità ed affetto; chiama l’attenzione il discorso ch’ella sa al re quando discolpa il principe. […] Delicatezza e proprietà si desidera anche nell’atto III nella scena di Clitennestra ed Achille.
Fanciulla bizzarra e alquanto leggiera nell’atto primo ; donna esitante, ignara di ciò che realmente prova nel suo petto, e sbalordita della mutazione che intravede dover fra poco accadere nella sua esistenza all’atto secondo ; nel quinto la gioja di sapersi madre la fa quasi ritornare alla ingenuità fanciullesca !
L’azione e la violenza di Appio che occasiona la morte di Virginia, comincia nell’atto IV, ed i tre primi altro non sono che una lenta protasi. […] Un popolo ridotto nell’atto II a tanta estremità mostrerà nel proseguimento quel necessario progressivo incremento dell’azione? […] Eccoci all atto III in cui Olvia viene con Aluro a soddisfare alla promessa fattaci nell’atto I e rimasta sospesa sino a questo punto. […] Anderebbe bene questo suo dubbio di non poter resistere, se Rachele non avesse pianto un’ altra volta nell’atto I senza aver nulla ottenuto. […] Pieno di poetica vivacità non iscompagnata dalla passione è il racconto che fa Agnese alla regina nell’atto II: quanto la stessa Agnese dice nell’atto V è parimente espresso con verità ed affetto: chiama l’attenzione la di lei parlata al re quando scusa il principe.
Nella commedia degli Acarnanii si trova nell’atto III la pittura al naturale del mercato di Atene il che dimostra che la decorazione non era punto trascurata nella commedia. […] E’ artificiosa e piacevole la scena di Socrate con Strepsiade nell’atto II. […] Si osservi come Strepsiade nell’atto IV indirizza la parola agli spettatori, e ciò fassi ancora dal coro in questa e nelle precedenti commedie. […] Nell’atto III alla di lui presenza si tratta di qual de i due debba sedere allato di Plutone, e si continua l’esame nell’atto IV; e nel V Bacco giudica a favor di Eschilo. […] Aristophane nell’atto I scen.
Si espone nell’atto I la pugna stabilita tra gli Orazii e Curiazii per decidere il fato di Alba e di Roma; e Celia Orazia moglie di un Curiazio è oppressa dall’immagine di una pugna che debbe in ogni evento riuscire per lei funesta. […] Atirzia ch’è stata presente alla strage atterrita disciolta in lagrime viene nell’atto IV a narrarla. […] Ma nell’atto V torna fuori senza avere nulla eseguito nel vuoto de i due atti. […] Può singolarmente notarsi sin dalla prima scena assai bene espresso il carattere di Merope agitata ed oppressa dal pensiero di esser pur giunto il tempo prefisso alle sue nozze dal tiranno; e nell’atto II lo stato del tiranno; e nell’atto II lo stato del tiranno tormentato anche in pace da mille moleste cure. […] Notabile sembrami parimente nell’atto V l’artificio del poeta nel rendere verisimile l’ardito colpo di Telefonte.
Delicato nell’atto IV è il lamento di Sangaride. […] La dea crudele gli rende la ragione nell’atto V, ed egli conosce l’eccesso ove ella l’ha spinto, Quoi! […] La favola già per ciò intepidita nell’atto III con gli esseri allegorici, in tutto l’atto IV diviene vie più fredda e nojosa per le apparizioni delle donne care ad Ubaldo, ed al Danese; ed i medesimi Francesi non disconvengono.
In fatti l’eccidio de’ Macabei che avviene nell’atto primo, eccita tanta commozione che fa comparire languido il rimanente. […] Ersilia che nell’atto terzo dice da parte di avere scritto il biglietto, manifesta mancanza di arte nel poeta, ed oltre a ciò con poca verisimiglianza e ragione i versi ch’ella profferisce si sentono benissimo dagli spettatori, e non da Romolo. […] La medesima passione si manifesta in tutta la sua forza nell’atto V. […] Un disertore Francese poi, che piove dal cielo nell’atto V, scopre la congiura; ed a chi s’indirizza? […] Che si dirà poi di quella specie di contradanza che fanno nell’atto IV Gastone, Avogaro ed Eufemia?
Il primo incontro della figliuola col re nell’atto II è quale avviene nella tragedia greca tra Ifigenia ed Agamennone, gli stessi equivoci sentimenti e ’l medesimo cordoglio raffrenato all’apparenza in Sileno, le stesse naturali ed innocenti dimande sulle sue nozze in Alcinoe. E’ tenero nell’atto III l’ abboccamento di Sileno colla moglie e colla figliuola che già sanno la loro sventura; e l’autore ha posto in bocca d’Alcinoe le parole d’Ifigenia che procura intenerire il padre. […] Si trova nell’atto I qualche imitazione del Tasso. […] Tale è il discorso del finto Atlante nell’atto III, Dunque con forte destra, tale la confusione di Ruggiero, In qual antro mi celo; ma non è tale una spezie di molle elegia recitata da Alcina coll’ intercalare, Se Ruggiero è partito, Alcina è morta 64. […] A Dite, ella dice nell’atto terzo, Anderò dall’Egitto, e non da Roma.
Milano n’ebbe già una prova solenne, che poteva riuscire per lui troppo fatale, allorquando del 1821 su quelle scene rappresentando l’ Emone nell’ Antigone dell’ Alfieri, nell’atto ch'ei dovea simulare di uccidersi, veramente si feri del pugnale nel fianco.
Il primo incontro della figliuola col re nell’atto Il è quale avviene nella tragedia greca tra Ifigenia ed Agamennone; gli stessi equivoci sentimenti ed il medesimo cordoglio raffrenato all’apparenza in Sileno; le stesse naturali ed innocenti dimande sulle sue nozze in Alcinoe. È tenero nell’atto III l’abboccamento di Sileno colla moglie e colla figliuola che già sanno la loro sventura, e l’autore ha posto in bocca di Alcinoe le parole d’Ifigenia che procura intenerire il padre. […] Si trova nell’atto I qualche imitazione di Torquato Tasso. […] Tal mi sembra il discorso del finto Atlante nell’atto III, Dunque con forte destra ; tale la confusione di Rugiero In qual antro mi celo ; ma non è tale una specie di molle elegia recitata da Alcina coll’intercalare, Se Rugiero è partito, Alcina è morta a. […] A Dite, ella dice nell’atto III, Anderò dall’Egitto, e non da Roma.
Sommo impeto di vigorosa eloquenza scopresi nel coro del medesimo atto primo, e la dipintura vivace del sacco di una città presa per assalto si legge con gran piacere nell’atto secondo. […] Segue nell’atto quarto l’uccisione di Egisto; ed il pianto che sparge per lui Clitennestra, serve di cote al furor di Oreste, e lo determina ad ucciderla. […] Il racconto della perdita della battaglia nell’atto secondo acconciamente interrotto di quando in quando dalle querele del Coro de’ vecchi Persi, forma una delle bellezze di questo dramma.
Infatti, nell’atto di morte egli è chiamato Antonio Mattiucy Collalto.
Cresco sempre più l’interesse nell’atto IV. […] Tenera nell’atto V è la riconoscenza di Licori e Tirsi. […] Dovè parimente cantarsi la canzone di Selvaggio nell’atto I. […] L’azione rappresenta la vendetta presa da Amore di due anime superbe che lo bestemmiavano, Tirsi pastore ed Ardelia ninfa, facendo che l’uno arda e non trovi loco Per amor di Mirtilla, e l’altra avvampi Per sua pena maggior di se medesma; ed in fatti nell’atto IV si vede Ardelia divenuta un novello Narciso che si vagheggia in un fonte.
Lodevoli singolarmente nell’atto I sono: la prima scena in cui si espone il soggetto, si dipingono i caratteri, e si discopre con senno la sorgente della simulazione di Chiara: le due seguenti ove si manifesta il carattere leggiero, stordito e libertino di Claudio gli artifizj dell’ astuto Pericco proprj della commedia degli antichi ed accomodati con nuova grazia a’ moderni costumi Spagnuoli. […] Monica nell’atto III in casa di D. […] Eugenio innamorato meno nojoso, che ostenta sempre una morale avvelenata da un’ aria d’importanza e precettiva: che egli non dovrebbe continuare nè a moralizzare nè a corteggiar Pepita promessa ad un altro, a cui il padre ha già contati diecimila scudi per le gioje: che Pepita in tali circostanze non dovrebbe nell’atto II innoltrarsi in una lunga e seria conferenza deliberativa col medesimo e con la Zia: che il carattere di Bartolo portato a tutto sapere e tutto dire non dovrebbe permettergli di tacer come fa in tutta la commedia l’ importante secreto della finta lettera posta di soppiatto in tasca di D.
Nella Medea non potè Martirano approfittarsi delle bellezze del piano di quella di Seneca, perchè seguì la greca, ma intanto scansò il difetto del tragico latino di far parlare nell’atto IV pedantescamente la Nutrice accumolando tante notizie mitologiche e geografiche, e l’altro della pomposa evocazione de’ morti. […] Ciascuno (dice in Euripide nell’atto I il Pedagogo alla Nutrice) ama più se stesso che gli altri, e chi ciò fa per giustizia e chì per proprio comodo.
In fatti l’eccidio de’ Macabei che avviene nell’atto I, eccita tanta commozione che fa comparir languido il rimanente. […] Ersilia che nell’atto III dice da parte di avere scritto il biglietto, manifesta mancanza d’arte nel poeta, ed oltre a ciò con poca verisimiglianza e ragione i versi ch’ella profferisce si sentono benissimo dagli spettatori, e non da Romolo. […] La medesima passione si manifesta in tutta la sua forza nell’atto V. […] Un disertore Francese poi che piove dal cielo nell’atto V, scopre la congiura; ed a chi s’indirizza? […] Che si dirà poi di quella specie di contradanza che fanno nell’atto IV Gastone, Avogadro ed Eufemia?
Lizio servo nell’atto V attribuisce a coloro che presiedono al governo, gli sconcerti privati. […] L’ olim istuc olim cum ita animum induxti tuum , è ancora imitato nell’atto IV. […] Non si vede, per darne un esempio, nell’atto I la ragione per cui Fulvia che altre volte ha veduto in casa Lidio vestito da femmina, pretenda poi che Ruffo per via d’incanti, lo trasformi in femmina per l’istesso intento; e perchè non usa del modo più agevole già praticato? […] Dice Fabrizio nell’atto I, dove alloggiano gli Spagnuoli? […] Gisippo poi intende nell’atto V che Giulietta è viva.
Lizio servo nell’atto IV attribuisce a coloro che presiedono al governo, gli sconcerti privati. […] L’olim istuc olim cum ita animum induxti tuum, è ancora imitato nell’atto IV. […] Dice Fabrizio nell’atto I, dove alloggiano gli Spagnuoli? […] Anima mia (dice nell’atto II Gisippo che crede morta la sua bella Giulietta) tu sei pure in luogo da poter chiaramente vedere la costanza dell’animo mio, la grandezza del mio dolore, e il desiderio di venir dove tu sei. […] Gisippo poi intende nell’atto V che Giulietta è viva.
Chi in tanta luce ardirebbe presentar sulle scene nell’atto I un eroe nascente in Bisnagar e nel III canuto nel Senegal?
Tenera nell’atto V è la riconoscenza di Licori e Tirsi. […] Dovè parimente cantarsi la canzone di Selvaggio nell’atto I, Che mi rileva errar per gli ermi boschi, che contiene cinque stanze colla rigorosa legge del metro regolare. […] L’azione rappresenta la vendetta presa da Amore di due anime superbe che lo bestemmiavano, Tirsi pastore ed Ardelia ninfa, facendo che l’ uno arda e non ritrovi loco Per amor di Mirtilla, e l’altra avvampi Per sua pena maggior di se medesma; ed in fatti nell’atto IV si vede Ardelia divenuta un novello Narciso che si vagheggia in un fonte.
Bello è il rappresentarmi Galatea nell’atto che scherzevolmente colpisce col pomo l’innamorato pastorello; ma la danzatrice non avrà altro merito che quello d’una imitazione volgare se non mi fa vedere ancora quel misto di ritrosia e d’amabile petulanza, quegli inviti significati in aria di ripulsa, quel chiaro e facile riso interprete non dubbio degli ascosì desideri, insomma quell’inesprimibile atteggiamento della ninfa, che fugge verso il boschetto, e fuggendo cerca di essere più attentamente guardata174. […] [16] Strana non per tanto è da dirsi che fosse l’opinione del Signor Grimm, il quale desideroso di riunire a’ nostri tempi la danza colla poesia vorrebbe, appoggiandosi al testé citato esempio di Livio Andronico, che i ballerini cantassero eglino stessi nell’atto di danzare, oppure che mentre danzano, una voce nascosta dietro alle scene spiegasse cantando l’argomento del loro ballo. […] Così perché la storia ci assicura che gli Spartani usavano d’un certo ballo particolare nell’atto d’azzuffarsi coi loro nemici in battaglia, non disdirebbe punto ad un poema melodrammatico che vi s’introducesse acconciamente siffatto ballo, come non disdirebbe nemmeno rappresentandosi un trionfo, uno sposalizio, un’allegrezza pubblica, una festa campestre, o nei funerali degli antichi, nei sagrifizi, nell’espiazioni, nei vari riti o costumanze delle nazioni. […] «Ciò è lo stesso, diceva un uomo di spirito, che se un pittore dopo aver fornito un quadro mi presentasse nell’atto di mostrarmelo un paio d’occhiali per poterlo vedere». […] Il secondo di non iscemar nell’atto della rappresentazione l’interesse prodotto dalla continuità dell’azione.
Cleopatra fu una delle tragedie di Jodelle, e nell’atto III senza verun riguardo nè al decoro nè al costume questa regina alla presenza di Ottaviano prende per i capelli un suo vassallo, e lo va seguendo a calci per la scena, cosa che non tradusse certamente da veruna tragedia italiana.
Cleopatra fu una delle sue tragedie, e nell’atto III l’autore, senza verun riguardo nè al decoro nè al costume, fa che questa regina alla presenza di Ottaviano prenda pe’ capelli un suo vassallo, e lo vada seguitando a calci per la scena, cosa che certamente non tradusse da veruna tragedia Italiana.
La venuta di donna Monica nell’atto III in casa di don Cristofano dopo essere stata ravvisata per la stessa Granatina, sembra poco verisimile, e con un solo di lei biglietto poteva invitarsi don Mariano al giuoco e rimetterglisi le lettere falsificate di Fausto e Flora. […] Pepita in tali circostanze non dovrebbe nell’atto II innoltrarsi in una lunga e seria conferenza deliberativa col medesimo Eugenio e con la zia. […] Lodevoli singolarmente sono nell’atto I; la scena prima in cui si espone il soggetto, si dipingono i caratteri, e si discopre con senno la sorgente della dissimulazione di Chiara; le due seguenti ove si manifesta il carattere leggiero stordito e libertino di Claudio; gli artifizii dell’astuto Pericco proprii della commedia degli antichi ed accomodati con nuova grazia a’ moderni costumi spagnuoli.
Nobilmente si esprime la magnanima Arsinoe nell’atto II con Seleuco e con Artamene. […] Non merita minore attenzione la magnanima aringa di Sedecia nell’atto II. […] Teatrali p. e. mi sembrano le seguenti scene : quella di Penelope nell’atto II che intende la morte di Ulisse comprovata col di lui manto : la riconoscenza di Telemaco col padre nell’atto III : la scena del IV tra Penelope ed Ulisse chiuso nell’armi, che si parlano con affetti convenienti al loro stato, e si dividono senza che Ulisse si faccia conoscere. […] Finalmente Elettra con poca grazia scopre il fratello nell’atto IV. […] IV nell’atto V la prima che è un monologo di Agide, in cui si vede a un tempo la fermezza dell’eroe e la sensibilità di figlio di marito e di padre.
In conseguenza del suo carattere procede don Luca nella briga attaccata co’ passeggieri in Torrejoncillo, e nell’incontro colla sposa nell’atto I, che si rappresenta parte in Madrid e parte nel nominato villaggio. Non si smentisce nelle avventure notturne, quando tutti i passeggieri caminando verso Toledo pernottano in Illescas nell’atto II. […] L’uno e l’altro nell’atto I la chiedono ad un tempo in isposa. […] All’apparir del dì nell’atto III la riconosce, e si trovano nel medesimo luogo dove l’abbandonò la prima volta, cioè a vista di Benamexì città de’ Mori. […] Trattasi nell’atto primo dell’incontro di Nino con Semiramide moglie di Mennone, cui il re propone di cedergliela; e ricusando egli, il regliela toglie per forza, e Mennone s’impicca.
Questa commedia è ben condotta; ma il suo argomento che consiste in un cavaliere dissoluto, che per ingannare i mariti di Londra fa correr voce di essere stato in una malattia fatto eunuco da’ cerusici; i di lui progressi con tal salvocondotto; Lady Fidget che nell’atto IV esce fuori col catino di porcellana guadagnato; le azioni e i discorsi dell’atto V: tutto ciò, dico, convince che la commedia inglese punto non cede in oscenità alla greca commedia antica, e talvolta la sorpassa.
Questa commedia è ben condotta, ma il suo argomento che consiste in un cavaliere dissoluto che per ingannare i mariti di Londra fa correr voce di essere stato in una malattia fatto eunuco da’ cerusici, i di lui progressi con tal pretesto, Lady Fidget che nell’atto IV esce col catino di porcellana che ha guadagnato, l’azione ed i discorsi dell’atto V, tutto ciò, dico, punto non cede in oscenità alla greca commedia antica, e talvolta la sorpassa (Nota V).
Delicato è pure ciò che dice nell’atto II: Si on me la refuse, qu’ on m’apprenne à l’oublier . . .
Io mi batto fuor nell’atto fino all’otto ; mi ci metto come un matto nè vo in letto finchè a lutto non fai motto ; tu mi batti, io ti ribatto, e in baratto di tua botta, io ti butto giù in un botto ; se sei dotto, io sono addatto ; niuno editto nè altro detto che sia indotto non adotto.
Celestina poi, anima di tutta l’ azione, muore uccisa nell’atto dodicesimo, per la qual cosa ne’ seguenti nove atti l’azione sensibilmente cade e si raffredda. […] Ma sono da collocarsi tralle principali bellezze della Celestina, nell’atto I l’eccellente, concisa, naturale ed elegante dipintura della bellezza di Melibea, la descrizione del carattere e delle occupazioni di Celestina, il dialogo comico di lei con Parmenone: nell’atto III la sagacità della vecchia ottimamente lumeggiata, quando narra i suoi meriti ruffianeschi, e quando dipinge le ragazze innamorate: nel IV la di lei scaltrezza nell’ insinuarsi per tutte le vie nell’animo di Melibea: nel VII, nel XIV e nel XIX le già riferite scandalose situazioni descritte però con grazia e verità inimitabile e detestabile. […] Queste parole que allà tienes indicano che que’ traditori si trovano ancora in Castiglia; or come possono nel medesimo dì trovarsi nell’atto IV in Lisbona, esser chiusi in carcere e tormentati, e nell’atto V giustiziati?
Già saprete che i miei primi passi io spesi nel Foro Napoletano; ora io ne ritrassi non solo certo fuoco non isconvenevole nell’atto della disputa, ma dopo di essa certa nobile serena giovialità verso l’avversario, che fa quivi distinguere la persona costumata da chi non è tale.
Cleopatra nell’atto III in presenza d’Ottaviano prende pe’ capelli un suo vassallo, e lo va seguitando a calci per la scena.
Ognuno vede la popolarità di questa favola originata dalla moltiplicità e varietà degli avvenimenti, e da alcune interessanti situazioni tragiche che vi sono, come è la scena dell’ombra con Amlet nell’atto primo, e l’altra colla madre e coll’ombra nell’atto secondo. […] Non è meraviglia che nella medesima brochure o scartabello che sia, cancelli con una mano quel che con l’altra dipigne; e nell’atto che dichiara gl’Italiani fanciulli in poesia , affermi che abbondino di eccellentissimi poeti lirici in ogni genere; non avendo ancora imparato che l’ entusiasmo, la mente più che divina, il sommo ingegno, la grandezza dello stile, doti da Orazio richieste nel vero poeta, convengono singolarmente alla poesia lirica.
Ognuno vede la popolarità di questa favola originata dalla varietà degli accidenti, ed alcune interessanti situazioni tragiche che vi sono come la scena dell’ombra con Amlet nell’atto I, e l’altra di Amlet colla madre nell’atto II.
Per esempio la prima aria dell’atto I non si canta se non dopo 126 versi recitati, e 32 versi poi sono seguiti da due arie: nell’atto II si recitano 150 versi prima di sentire un’ aria, e 70 versi soli fanno nascere cinque pezzi di musica, cioè tre arie, una cavatina ed un recitativo obbligato: altri 98 versi poi precedono un’ altra aria. […] Compiè l’opera il lodato Presidente di Castiglia con isbandire dai due teatri le cortine, sostituendovi bellissime vedute di scene; con fornirli entrambi di una buona orchestra, discacciandone la ridevole comparsa della chitarra; con decretare che all’alzarsi il sipario tutti dovessero togliersi il cappello, che per la platea e per la scalinata più non vagassero i venditori d’acqua, di aranci, di nocciuole, che più non si fumasse, non si fischiasse, non si schiamazzasse gridando fuera suera contro gli attori mal graditi: inconvenienti che e prima della Guardia Chamberga e fin dal passato secolo avea additati Luis Velez de Guevara nell’atto I della Baltassarra, e molto dopo di detta Guardia sussistevano, e ne fui io stesso testimonio nel primo anno della mia dimora in Madrid.
Carlo Bertinazzi nacque a Torino il 2 dicembre 1710 da Felice Bertinazzi, ufficiale nelle truppe del Re di Sardegna (nell’atto di nascita è Bertinassi ; e Bertinassi egli si firma nell’atto matrimoniale) e da Giovanna Maria Gti (?).
Delicato è pure ciò che dice nell’atto II; Si on me la rèfuse, qu’on m’apprenne à l’oublier… l’oublier?
Si vede talvolta il teatro lasciato voto, come nell’atto V, partendo Margherita nella scena terza, e venendo poi nella quarta Beatrice. […] Il nell’atto III la seconda, in cui segue l’abboccamento d’Agide con Leonida. […] IV nell’atto V la prima che è un monologo di Agide, in cui si vede a un tempo la fermezza dell’eroe, e la sensibilità di figlio, di marito e di padre. […] La parlata di Bruto nell’atto I e la vista del corpo trafitto di Lucrezia infiamma l’indignazione del Popolo, che decreta l’espulsione de’ tiranni, e nomina i primi consoli. […] Bruto nell’atto V prende la parola in Senato, e dice che Cesare vi è venuto per mostrare che sa trionfar di se stesso, e per far certo il Senato che saranno ristabilite le leggi.
Per esempio la prima aria dell’atto I si canta dopo centoventisei versi recitati, e soli trentadue versi poi sono seguiti da due arie; nell’atto II si recitano cento cinquanta versi prima di udirsi un’ aria, e poi settanta versi soli danno luogo a ben cinque pezzi di musica, cioè tre arie, una cavatina ed un recitativo obbligato, ed altri novantotto versi in seguito precedono un’ altra aria.
In conseguenza del suo carattere procede Don Luca nella briga attaccata co’ passeggieri in Torrejoncillo, e nell’ incontro colla sposa nell’atto I che si rappresenta parte in Madrid e parte nel nominato villaggio. Non si smentisce nelle avventure notturne, quando tutti i passeggieri caminando verso Toledo pernottano in Illescas nell’atto II. […] Una mescolanza di avventure tragiche e comiche, di persone reali, basse e mediocri, un cumolo di fatti che formano anzi un romanzo che un dramma, in cui nell’atto I interviene Sancio re di Castiglia, e nell’atto II l’azione segue sotto il regno del di lui successore Ferdinando, rendono mostruosa questa favola che prende il nome da una Rica-Fembra di Galizia. […] L’uno e l’altro nell’atto I la chiedono in isposa ad un tempo. […] All’apparir del dì nell’atto terzo egli ravvisa Dorotea trovandosi nel medesimo luogo dove l’abbandonò la prima volta, cioè a vista di Benamexi città de’ Mori.
Seguono nell’atto IV i soliti amori. […] È l’argomento stesso della Rosmunda del Rucellai, se non che l’Irlandese la mostra nell’atto V rea di adulterio, e l’Italiano la preserva dalla prostituzione, e dall’assassinamento. […] Nell’atto III scena terza partiti Marco e Porzio; nell’atto IV scena prima partite Marzia e Lucia, e nella scena terza.
Celestina poi anima di tutta l’azione muore uccisa nell’atto dodicesimo, per la qual cosa ne’ seguenti nove atti l’azione cade, si rende straniera al nome del protagonista, e si raffredda. […] Ma sono da collocarsi tralle principali bellezze della Celestina nell’atto I l’eccellente, concisa, naturale ed elegante dipintura della bellezza di Melibea, la descrizione del carattere e delle occupazioni di Celestina, il dialogo comico di lei con Parmenone. […] Queste parole que allà tienes, indicano che que’ traditori dimorano tuttavia in Castiglia, or come possono nel medesimo dì trovarsi nell’atto IV in Lisbona, esser chiusi in carcere e tormentati, e nell’atto V giustiziati?
Ed in fatti su questa lagrimosa parte della storia di Napoli è fondata la schiavitù di Alvida menata via da’ banditi Abbruzzesi, come ella stessa racconta ad Odoardo nell’atto IV.
Non è maraviglia che nella medesima brochure o scartabello che sia, cancelli con una mano quel che coll’ altra dipigne; e nell’atto che dichiara gl’ Italiani fanciulli in poesia, affermi che abbondino di eccellentissimi poeti lirici in ogni genere, non avendo ancora imparato che l’entusiasmo, la mente più che divina, il sommo ingegno, la grandezza dello stile, doti da Orazio richieste nel vero poeta, convengono singolarmente alla poesia lirica.
Delicato nell’atto quarto è il lamento di Sangaride.
Questa commedia é ben condotta; ma il suo argomento di un dissoluto che si spaccia per eunuco per ingannare i mariti di Londra, i di lui progressi, Lady Fidget ch’esce nell’atto IV col catino di porcellana guadagnato, l’azione e i discorsi dell’atto V non cedono punto e sorpassano talvolta in oscenità l’antica commedia greca.
Chi in tanta luce mostrerebbe nell’atto I un eroe giovane in Bisnagar, e nel III canuto nel Senegal?
Vi è qualche scena nell’atto I, che può lodarsene. Non così di ciò che si tratta nell’atto II. […] Ciò nell’atto II. […] Tornano i Campi-Elisii nell’atto V. […] Agostino nell’atto IV fa del romore per le nozze rotte con Prosperino.
In fatti essa gl’insinua per l’udito, la drammatica gli presenta alla vista: essa ammonisce gravità, questa giocondamente nasconde il precettore e manifesta l’uomo che favella all’uomo in aria affabile e popolare: la morale tende a convincere l’intendimento, la drammatica illustra l’intendimento stesso cominciando dal commuovere il cuore: ha quella per angusto campo una scuola, questa un ampio teatro, dove assiste tutta la nazione, dove s’insegna in pubblico e sotto gli occhi del Governo, s’insegna nell’atto stesso che si offre allo spettatore un piacevole ristoro dopo i diurni domestici lavori.
Simili inconvenienti che e prima della Guardia Chamberga e sin dal secolo XVII avea additati Luis Velez de Guevara nell’atto I della Baltassara, e molto dopo di detta Guardia sussistevano, e ne fui io stesso testimone.
Nella tragedia di Euripide, Ecuba in tal guisa si lamenta nell’atto I: Τις αμυνει; ποια γεννα, Ποια δε πολις, cioè Chi mi difende? […] E nell’atto II, scena 2, … Ita quoique comparatum Est in actate hominum, Ita Diis placitum, voluptati ut moeror comes consequatur. […] Notabile in essa è il personaggio del Corago introdotto nell’atto IV, il quale teme di perdere le vesti date in affitto a Curculione. […] Filocrate in fine dell’atto II parte dal luogo della scena che è Calidone di Etolia: va in Elide: tratta quivi il cambio degli schiavi: si sa nell’atto IV che è tornato: nel V comparisce egli stesso, avendo corso nello spazio di poco più di un atto oltre a dugento miglia.
Seguono nell’atto IV gli amori soliti; Sempronio mascherato viene a rapir Marzia, dicendo La lepre è al covo, l’ho fin quì tracciata; si batte con Giuba ed è ucciso; Marzia ingannata dagli abiti crede che l’ ucciso sia Giuba, il quale stando da parte dalle sue querele intende di essere amato. […] Nell’atto III sc. 3 partiti Marco e Porzio: nell’atto IV sc. 1 partite Marzia e Lucia, e nella sc. 3.
Leggansi nell’atto quinto dell’Attide que’ versi, dov’egli rimprovera a se stesso di essere stato l’omicida di Sangaride: «Quoi!
Ma non piacemi che nell’atto III si ripetano le istanze di Mortimero per la perdita del re e di Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina senza grande varietà di concetti.
La vivacità ch’è l’anima delle scene, aumenta per gradi col comparire nell’atto III il personaggio di Tartuffo, e col disinganno di Orgone nel IV.
Ma non piacemi che nell’atto III si ripetano le istanze di Mortimero per la perdita del re e di Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina senza gran varietà di concetti.
Nella tragedia di Euripide Ecuba così si lamenta nell’atto primo: Τις αμύνει; ποία γενυα, Ποία δε πολις. […] e nell’atto secondo, scena seconda, . . . […] Notabile in essa è il personaggio del Corago introdotto nell’atto quarto, il quale teme di perdere le vesti date in affitto a Curculione.
Osservisi ancora con quanta grazia e verità nell’atto stesso incontrandosi Panfilio colla serva Miside, le dice, quid agit? […] Si osservi che il poeta nell’atto quinto fa che Bacchide entri in casa di Mirrina, e narri ed ascolti più cose, e ne avvenga la felice riconoscenza dell’anello, e che indi n’esca; ma intanto non si sono recitati che foli dodici versi, ne’ quali dee supporsi trascorso il tempo richiesto al congresso di Bacchide in quella casa. […] Si offende quella di tempo perchè l’atto primo con qualche scena del secondo esige il giorno, viene poi la notte nella quale si celebrano le Feste Dionisie, e nell’atto terzo fa giorno.
Nell’atto quarto Ilo viene a riserire alla madre l’effetto del regalo fatale della veste inviata al padre nell’atto terzo.
La vivacità ch’è l’anima delle scene aumenta per gradi col comparire nell’atto III il personaggio di Tartuffo, e col disinganno di Orgone nel IV.
Tali sono fra gli altri il far che i numi infernali sconsiglino Alceste dal morire, laddove sarebbe più confaccente al loro carattere e al loro interesse il confermarla nella sua risoluzione, come fa la morte parlando con Apolline nella tragedia di Euripide, e la fretta altresì con cui si prepara nell’atto secondo una festa di ballo tra i cortegiani per festeggiare l’inaspettato ristabilimento di Admeto senza che in tanta allegrezza alcun si ricordi dell’assente regina che ne dovea pur essere il principale personaggio. […] Tutto ciò deriva dalla eterna providenza di colui che, reggendo con invariabil sistema le cose di quaggiù, mette un perfetto equilibrio fra gli esseri morali, amareggiando col sospetto, col rimorso, colle spinose e tacite cure la condizione de’ potenti schiavi sempre della fortuna e del pregiudizio nell’atto stesso che alleggerisce i disagi involontari del povero colla maggior apertura di cuore, indizio d’un’anima più ingenua, e colla non mentita allegrezza, indizio d’uno spirito più contento.
Osservisi ancora con quanta grazia e verità nell’atto stesso incontrandosi Panfilo colla serva Miside, le dice, quid agit? […] Si osservi che il Poeta nell’atto V fa che Bacchide entri in casa di Mirrina, e narri ed ascolti più cose, e ne avvenga la felice riconoscenza del l’anello, e che indi n’esca; ma intanto si sono recitati soli dodici versi, ne’ quali dee supporsi trascorso il tempo richiesto al congresso di Bacchide in quella casa. […] Si offende quella di tempo, perchè l’atto I con qualche scena del II esige il giorno, viene poi la notte nella quale si celebrano le Feste Dionisie, e nell’atto III fa giorno.
E nell’atto IV: Moi jalouse?
E nell’atto IV.
E nell’atto IV: Moi jalouse?
In essa Dorante ingannato dagli abiti di Lisetta la prende per Lucilia, e la rimprovera per averla sorpresa nell’atto che Dami le bacia la mano.
Zenobia scaccierà via dalla sua presenza l’amato Tiridate perché la sua virtù la costrigne a levarsi dagli occhi un sì caro e sì pericoloso oggetto, ma nell’atto di profferire colla bocca il fatale decreto gli strumenti coi loro suoni non altro spiranti che tenerezza ci faranno intendere quanto costi al cuor di Zenobia quel rigore apparente. […] Molti ne avranno rincrescimento, ma nell’atto di condolersi con esso lui ciascuno prenderà un tuono di voce ed un gesto proporzionato al proprio carattere e al grado d’interesse che si piglia nell’infausto avvenimento.
Il risorgimento benché lento della pittura, il commercio che vivifica le arti, onde viene alimentato a vicenda il lusso che rende squisite le sensazioni nell’atto che le moltiplica, e la connessione che hanno fra loro tutti gli oggetti del gusto fecero avvertiti gli uomini di genio che l’immaginazione dei popoli civilizzati avea bisogno d’un pascolo men grossolano, che la novità e la dilicatezza ne doveano essere i principali ingredienti, che la favola da una banda e l’allegoria dall’altra potevano somministrare agli occhi una folla di piaceri sconosciuti, e che toccava a lui solo prevalersi del vero e del finto, della natura e dell’arte, degli esseri animati e degli inerti per dar una nuova mossa alla fantasia e un vigore novello alla prospettiva. […] I donativi terminarono con un gran ballo composto di dei marittimi e di tutti i fiumi della Lombardia, che portavano i pesci più squisiti, eseguendo nell’atto di esibirli ingegnose danze di diverso carattere.
Sentasi nell’atto secondo il gentil dialogo fra Isabella e il capitano spagnuolo, il quale per antica benivolenza della nazione italiana verso di noi debbe esser sempre posto in ridicolo sul teatro: Cap.
La ricognizione, quel gran fonte della maraviglia e del diletto teatrale, si fa nascer da lui per vie poco naturali, anzi romanzesche, come sarebbe a dire per mezzo di un gioiello, d’un biglietto o tal altra cosa custodita da un sacerdote, il quale, dopo aver tacciuto l’arcano vent’anni, lo svela appunto nell’atto terzo del dramma. […] Questo si trova nell’atto III. scena I.