Il soggetto di tal commediola è un povero giovane chiamato don Eleuterio carico di famiglia, il quale facendo cattivi versi imprende la carriera teatrale per sovvenire a’ suoi bisogni.
Questo esser dee l’uffizio della vera storia teatrale ragionata ; e questo non sanno fare, nè i plagiarii di mestiere quando copiano o furano a mettà, nè gli apologisti preoccupati. […] Ed è in questo del Marchese assai più teatrale e patetico, perchè non narrato come avvenuto tanti anni prima, ma esposto alla vista dell’uditorio. […] In seguito s’inserì anche nella nominata Biblioteca teatrale nel 1766 in Lucca. […] Parlo solo delle non moltissime versioni eccellenti, e di altre fatte da’letterati a richiesta dell’editore della Biblioteca teatrale francese pubblicata son molti anni in Venezia. […] Vincenzo Monti chiaro per le sue poesie ed altre pregevoli produzioni tardi si rivolse alla poesia teatrale.
Non é già, ch’essa vada esente da ogni neo; ma dov’é la produzione teatrale moderna senza verun difetto? […] L’abate Chiari é andato componendo vari volumi di commedie, finché é comparso un nuovo scrittor teatrale, il conte Carlo Gozzi. […] Un incredibil numero d’opere comiche, chiamate buffe, sono uscite in questo secolo, alcune delle quali si sono inserite nella biblioteca teatrale compilata in Lucca nel 1765.
Ma più notevole di tutte per effetto teatrale deve essere stata la scena nona del terzo atto, l’ultima cioè del lavoro, nella quale Maddalena ha modo davvero di mostrar tutta la potenza sua in un monologo, che, se ne togli il fraseggiare gonfio e bislacco, portato naturale del tempo in cui fu scritto, a me pare teatralmente perfetto. […] Marino : e però io credo che relativamente più esatto sia il giudizio che ne dà Luigi Riccoboni, il grande erede del nome teatrale dell’ Andreini, il quale nel suo Teatro italiano (pag. 71) dice : « Gio.
Ora non ne poteva nascere come nella Grecia lo spettacolo teatrale che pure in seguito vi si vede coltivato?
Se io mi facessi a scrivere la storia teatrale dell’ultimo cinquantennio, dovrei cominciare da Tommaso Salvini, artista possente, formidabile, colossale, classico nel significato puro della parola.
Regolarità, sentimenti, buon senso, sceneggiare, caratteri, orditura, passioni, interesse teatrale erano contati per nulla. […] [15] Però non si può immaginare al mondo cosa più bislacca di codesto ramo della poesia teatrale, onde esattamente la diffinì il Marchese Maffei «un’arte storpiata in grazia d’un altra, e dove il superiore miseramente serve all’inferiore, talché il poeta quel luogo ci tenga che tiene il violinista ove suoni per ballo» 78.
Mai abbastanza non si ripete a costoro, che il tuono decisivo e inconsiderato é quello della fatuità, e che debbono apprendere; e sovvenirsene allorché son tentati di decidere, che questo Aristofane era un atenieso, il quale fioriva sul principio del IV secolo di Roma, tempo in cui i romani niuna cognizione aveano, non che dell’altre belle arti, della poesia teatrale, la quale pure da gran pezza coltivavasi in Italia dagli osci, e dagli etruschi, ed anche con più felice successo da i popoli della magna Grecia, e della Sicilia, che, come dice e mostra il dottissimo Tiraboschi, «in quasi tutte le parti della letteratura furon maestri ed esemplari agli altri greci» 35. […] Queste varie imitazioni con gesti, pasti, fiumi, e parole, formarono quel tutto che si chiamò festa teatrale, la quale tutta consisteva nel coro, e quei che ’l componevano, e cantavano e ballavano indistintamente.
Non meno teatrale è il colorito degli affetti episodici della virtuosa e sensibile Paolina e dell’appassionato e nobile Severo. […] Ma gli ornamenti e le figure epiche e liriche, come niuno più ignora riescono troppo impertinenti nella poesia teatrale.
Tornando al secolo XIII fiorivano in Alemagna i minnesoenger, ovvero cantori d’amore, nelle cui poesie tuttavia esistenti non si rinviene pezzo veruno teatrale. […] I cori Dionisiaci in Grecia non erano vere azioni teatrali; nè tal fu la ludrica degli Etruschi introdotta in Roma; ma di quelli e di questa si conservano le memorie da quanti imprendono a favellare dell’origine e del progresso della poesia teatrale greca e latina; essendo come le povere scaturigini de’ gran fiumi, che con ogni diligenza e con diletto curiosamente si rintracciano.
Degli Apollodori che coltivarono la poesia teatrale, se ne trovano tre, uno Siciliano di Gela, un altro Ateniese, e l’ultimo Carifio.
Ma nel dramma, dove né si può, né si debbe supporre che i personaggi abbiano la mente alienata fino a tal segno, e dove l’azione, l’interesse e l’affetto hanno tanto luogo, il linguaggio, che corrisponde, può essere lirico bensì ma con parsimonia, quanto basti per dar al canto grazia e vivacità, senza toglier i suoi diritti alla teatrale verosimiglianza, e al diverso genere di passione, che vi si rappresenta. […] [37] Non nella seconda, imperocché, essendo l’opera un componimento teatrale destinato alla mozione degli affetti, né distinguendosi dalla tragedia se non per le modificazioni che risultano dal suo accoppiamento colla musica, egli è chiaro che la sua essenza non è riposta nel maraviglioso dell’Epica, il quale ne distruggerebbe colla inverosimiglianza il principal interesse. […] Se questi il costringe talvolta a rimettere in alcuni punti della severità teatrale, non perciò vien egli dispensato dal badare alla verosimiglianza, al decoro, al costume, ai caratteri, all’unità d’azione, e di tempo, ed alle leggi universali a qualunque si voglia composizione drammatica, e la mancanza di queste non è men viziosa in lui di quello, che sia nel tragico, e nel comico.
Non è adunque l’opera presente una semplice nuova impressione della mia storia teatrale, ma sì bene un nuovo libro che con nuova sospensione d’animo presento al pubblico.
Abbiamo osservato nel parlar de’ drammatici Italiani l’esattezza di tanti industriosi scrittori intenti a far risorgere l’arte teatrale de’ Greci.
Per mafia e per camorra, fra capi-comici e autori, fra autori e giornalisti, fra giornalisti ed attori, fra attori e frequentatori di caffè si formò una tenera compagnia di mutuo soccorso, una ditta cointeressata, una società in accomandita, una vera congregazione di teatrale carità.
Niente vi deve essere di più sintetico, di più artisticamente teatrale dello spasimo dell’agonia, e delle malattie in genere, sul teatro.
Ecco l’origine di quel regno che di mano in mano sono venuti formando sulle scene i cantanti; imperocché accomodandosi questi ad un sistema che proccurava loro l’occasione di sfoggiare nel canto più raffinato ch’esigono le arie coll’agilità della voce senza trovarsi, a così dir, rinserrati fra le angustie del recitativo, costrinsero il compositore ed il poeta a strozzar il melodramma riducendolo a cinque o sei pezzi staccati, dove si fa pruova non d’illusione, né di teatrale interesse, ma d’una sorprendente volubilità ed artifizio di gola. […] Egli è vero che le grazie puramente musicali sfoggiate al di là d’un certo segno fanno svanire l’illusione ch’è l’anima dell’interesse teatrale, ma egli è vero altresì che la troppo fedele e perfetta imitazione dei tuoni naturali privi dell’abbellimento che ricevono dalla musica non avrebbe sulle passioni la stessa forza muovente che ha l’altra imitazione meno perfetta ma più abbellita di cui è capace la melodia. […] [48] Diffatti se l’imitazion teatrale si proponi due fini, l’uno la rassomiglianza della copia che imita coll’originale imitato, e l’altro la rassomiglianza dei muovimenti ch’eccita in noi la copia coi muovimenti ch’ecciterebbe l’originale; qual imitazion di natura è mai quella del canto drammatico dove la lontananza che passa tra l’originale e la copia è assai maggiore di quella che passerebbe tra due originali affatto diversi? […] Ma questa risposta sebbene pruovi abbastanza potersi dare fra gli Antichi una musica in genere che fosse più artifiziosa e più raffinata, nulla conchiude però per la musica teatrale in ispezie.
[14] In tre maniere può questa entrare in uno spettacolo teatrale o accompagnando costantemente la poesia per tutto il tempo che dura l’azione, o in qualche determinata occasione soltanto, o come un intermezzo frapposto nel silenzio degli atti. […] Quinaut e Lulli, quegli come poeta e questi come compositore, furono i primi a dar qualche idea d’una danza teatrale più ragionevole. […] Lambert, Campra e più altri compositori di sommo merito perfezionarono a tal segno la musica de’ balli che «al mio tempo (dice l’Abbate Du Bos, da cui tratte abbiamo in parte le predette notizie) i maestri assegnano fino a sedici diversi caratteri nella d’anca teatrale» 181. […] Che mi promette l’inventore d’un ballo teatrale?
Altre favole conseguirono la corona teatrale ne’ giuochi Olimpici o in Atene, e niuna si vede che ne avesse tratto il nome di coronata. […] I figli che cercano scampar dalla madre che barbaramente l’inseguisce e li riconduce dentro e li trucida, formano un movimento teatrale sommamente tragico. […] Questa tragedia è assai teatrale, benchè non lasci di abbondar d’incoerenze e difetti.
In questo caso il Paragone parrebbe riprendere le tesi della Pratique du théâtre dell’abate d’Aubignac, nel quale venivano fatte considerazioni analoghe: il rifiuto del Coro procede infatti, in entrambi i casi, da ragioni di ordine puramente teatrale. […] Questi due ultimi artifici devono essere introdotti con molta cautela, secondo il bergamasco, proprio in virtù del fatto che sono sempre sul punto di apparire inverosimili, in quanto dipendenti dalla fictio teatrale, e non genuinamente prodotti all’interno di un contesto mimetico. […] Il bergamasco si spinge oltre la posizione muratoriana e, dal suo progetto pedagogico-moralistico, esclude la rappresentazione della malvagità per paura degli effetti nefasti che questa potrebbe avere, accompagnata dalle lusinghe della scena, sul pubblico teatrale (Paragone V, 2, [4]). […] Anche sotto il profilo metrico lo scopo principale del progetto teatrale di Calepio è quello di raggiungere la verosimiglianza; di conseguenza si impegna a cercare un verso che sia il più possibile vicino alla prosa, avendo tuttavia una cadenza variata e piacevole. […] Sulla pratica della traduzione teatrale come veicolo di scambio di idee nel Settecento, ma al contempo come spazio utile a rinsaldare un’identità letteraria nazionale, si sofferma Fabrizio Chirico, «Traduzioni e riforma teatrale del XVIII secolo», Comunicazioni sociali, XXVI, 2, 2004, pp. 170-183.
Ma sotto il regno di Riccardo II verso la fine del secolo XIV trovansi i ministrieri decaduti, nè altro essi erano che cantori volgari poco pregiati; anzi a tal segno degenerarono che verso la fine del secolo XVI fu pubblicata una legge, per cui i menestrels erranti si considerarono nella classe de’ mendici, de’ vagabondi, delle persone senza mestiereb Tornando al secolo XIII osserviamo che in Alemagna fiorivano i Minnesoenger, ovvero Cantori d’Amore, nelle cui poesie tuttavia esistenti non si rinviene pezzo veruno teatrale. […] I Cori Dionisiaci in Grecia non erano vere azioni teatrali, nè tal fu la ludrica degli Etruschi introdotta in Roma; ma di quelli e di questa si conservano le memorie da quanti imprendono a favellare dell’origine e del progresso della poesia teatrale greca e latina; essendo come le povere scaturgini de’ gran fiumi, che con ogni diligenza e con diletto curiosamente si ritraccianoa.
Udii dire che assistendo talvolta alla rappresentazione di una favola alcune persone malvage furono così vivamente ferite per l’illusione teatrale, che alla presenza di tutti manifestarono la propria reità, perchè la colpa, benchè priva di lingua, sempre si manifesta quando meno si attende. […] Abbiamo osservato nel parlar de i drammi Italiani l’esattezza di tanti industriosi scrittori intenti a far risorgere l’arte teatrale de’ Greci.
Tiberio Fiorilli offrì colla sua vita avventurosa, col suo valor teatrale, e il suo spirito spontaneo materia a scrittori ed artisti di ogni specie per opere pregevoli. […] Quanto al tipo teatrale, di lui dice Luigi Riccoboni (op. cit.
Vitruvio nel libro vii, c. 5 fa menzione dell’antico pittore teatrale Apatario, il quale dipinse acconciamente la scena nel teatro di Tralles.
Fu questi Martino Opitz di Boberfeld, il quale nel 1627, epoca della prima produzione teatrale di Pietro Corneille, trasportò in tedesco le Troiane di Seneca: nel 1627 tradusse l’opere del Rinuccini intitolata la Dafne, la quale si rappresentò per la prima volta in Dresda in occasione del matrimonio della sorella dell’elettore col Langravio di Hesse: nel 1633 imitò un’altra opera italiana intitolata Giuditta; e nel 1636 tradusse l’Antigona di Sofocle.
Andres s’inganni e vada errato allorchè con troppa precipitazione ed arditezza fassi a così dire: La parte drammatica (degl’ Italiani) cede senza contrasto al greco teatro, e benchè gl’ Italiani sieno stati i primi a coltivare con arte e con vero studio la poesia teatrale, non hanno però prodotto prima di questo secolo, tolte le pastorali del Tasso e del Guarini, un poema drammatico che meritasse lo studio delle altre nazioni.
Le di lei lagrime, la costanza di Gusmano, la fierezza del Moro, la nobile rassegnazione del giovane Gusmano, formano una situazione tragica assai teatrale, che si risolve colla magnanimità di Gusmano che getta la propria spada al nemico. […] Tali cose da me dette nella prima storia teatrale dispiacquero in parte al prelodato bibliografo de’ viventi, e prese a giustificarne l’Ayala, che non pertanto dopo la pubblicazione del mio libro erami rimasto amico fino alla mia partenza da Madrid. […] L’esecuzione reale lascia il fatto com’ è: la teatrale l’accomoda al fine.
[7] In quale degli accennati aspetti deggia fissare lo sguardo chiunque la storia d’un teatrale spettacolo imprende a narrare può da ogni lettore avveduto dopo qualche riflessione fatta su cotali materie non difficilmente conoscersi.
I poeti tragici più illustri in essa dovettero esercitarsi, perchè la Tetralogia colla quale si aspirava alla corona teatrale, conteneva, come si è detto, tre componimenti tragici ed un satirico.
Prima che Napoli e Sicilia avessero un’opera tutta cantata, ebbero una festa teatrale composta di danza, di musica, e di macchine eseguita nel 1639 sotto il vicerè Ferrante Afan de Ribera nella sala del real palazzo di Napoli, nel passar che vi fece l’infanta Maria sorella di Filippo IV, che andava in Ungheria a trovare il re Ferdinando suo sposo.
Un paese sì vasto popolato e diviso in varii potentati, e dedito nel secolo XVIII a coltivar con tanto ardore la poesia teatrale, dee fuor di dubbio aver teatri materiali per numero, e per magnificenza convenienti al lustro di ciascuna città di primo ordine.
I poeti tragici più illustri in essa dovettero esercitarsi, perchè la Tetralogia colla quale si aspirava alla corona teatrale, conteneva, come si è detto, tre componimenti tragici ed un satirico.
Un paese sì vasto, sì popolato, sì diviso in varj principati, sì dedito in questo secolo a coltivare la poesia teatrale, dee fuor di dubbio aver teatri materiali per numero e per magnificenza conveniente al lustro di ciascuna città.
Le di lei lagrime, la costanza di Gusmano, la fierezza del Moro, la nobile rassegnazione del giovane Gusmano, formano una situazione tragica assai teatrale, che si risolve colla magnanimità di Gusmano che getta la propria spada al nemico. […] Tali cose da me dette nella prima storia teatrale in un volume, dispiacquero in parte al prelodato bibliografo de’ viventi, e prese a giustificare l’Ayala, il quale non pertanto dopo la pubblicazione del mio libro erami rimasto amico fino alla mia partenza da Madrid. […] L’esecuzione reale lascia il fatto come è, la teatrale l’accommoda al fine della tragedia.
Aggiungasi il pregio dell’ invenzione el’oggetto morale di distruggersi un reo pregiudizio che sovente si occulta sotto l’aspetto del dovere ; un atto quarto assai teatrale, ed una vera dipintura di Don Alfonso oppresso da’rimorsi nell’atto V. […] Nato in tal città il celebre avvocato Carlo Goldoni l’anno 1707, sembra che ben per tempo egli fosse tratto alla poesia, teatrale. […] Se fu perchè così a lui piacque, piace a noi con sua pace di anteporre al suo dettato la natura l’arte e l’esempio de’ Greci, di Racine e di Metastasio, e tener l’ambizione Vitellia per teatrale. […] La Danza teatrale ha cessato di essere un’arbitraria filza di pantomimi eterogenei serii o grotteschi con pieni senza oggetto concatenato. […] E perchè anche questo debole Sesto soggiacque alla stessa proserizione teatrale di Giovanni Andres ?
Or vediamo ciò che soprammodo nella storia teatrale contribuisce ai progressi del gusto nella gioventù, cioè le bellezze più che i difetti de’ componimenti, che è la parte nobile della critica inaccessibile a i freddi ragionatori privi di cuore. […] Non disgusta la nostra musica, ma le donne specialmente (dicesi nel libro francese intitolato Londres) non possono assistere senza riso a uno spettacolo, in cui un Ati o un Eutropio teatrale si vede rappresentar seriamente Artaserse, Adriano, Enea; e quanto più codesti cantanti mal conci si sforzano di esprimere i loro affetti, tanto più si raddoppiano le risa femminili, In questa guisa la natura manifesta avversione e disprezzo per una mostruosità che l’ha oltraggiata per più secoli.
In questa scena veramente teatrale, non v’ha mordente acquavite che corrompa il vin grato e sano apprestato dalla natura. […] L’apertura dello spettacolo, in vece di essere una decorazione teatrale e un quadro compassionevole, come è in Sofocle, quì si converte in una cicalata, in una declamazione di Edipo su i mali della peste ripetuti dal coro nell’ atto primo.
Se la voracità del tempo avesse rispettato il trattato della Commedia Antica di Camaleone o la Storia teatrale scritta da Juba re della Mauritania citata da Ateneo nel quarto libro, saremmo forse meno di quel che siamo incerti in molte cose necessarie per illustrarla. […] Cratino che visse novantasette anni, fu seguito e imitato da Eupoli poeta più grazioso il quale compose diciassette commedie, ma solo sette volte riportò la corona teatrale. […] Quello che rende più satirico e piacevole questo colpo teatrale, è che l’ azione si rappresenta nel terzo giorno delle Tesmoforie, le quali duravano cinque dì, e quello di mezzo era consacrato alla penitenza, e le donne lo passavano in un rigoroso digiuno. […] Si trovano citate dagli antichi venti delle favole di Anassandride, benchè ne avesse composte intorno a sessantacinque, per le quali solo dieci volte riportò la corona teatrale. […] Degli Apollodori che coltivarono la poesia teatrale, se ne trovano tre, uno Siciliano di Gela, uno Ateniese, ed uno Carisio.
Or chi non ignora la storia teatrale, potrà mai senza infastidirsene leggere gli arzigogoli de’ sedicenti filosofi e critici declamatori di oggidì i quali sostengono sempre opinioni singolari mal digerite contraddette dal fatto e dall’evidenza? […] In somma se un movimento più vivace rendesse l’azione di questa tragedia meno riposata e più teatrale: se le robuste sentenze non fossero talvolta quasi ravviluppate in una soverchia verbosità: se Merope tentasse di uccidere il figlio, tale non credendolo, con una situazione più verisimile e più vigorosa: se Polifonte col mostrarsi un innamorato sì fido e costante, a segno di attendere dieci anni la conchiusione delle nozze, non venisse a combattere colla propria ambizione, affetto in lui dominante, e a debilitare il suo carattere essenziale di usurpatore avido di sangue: finalmente se Merope dopo l’odio sommo mostrato contro Polifonte in tutta la tragedia non iscendesse sino a piangerlo nella di lui morte e a dirgli, Fosti ledi, fosti fedele amante: se tutto ciò, dico, non contrastasse con tanti pregi che vi si osservano, potrebbe questo componimento contarsi tra gli eccellenti. […] S’ingannò dunque, dirò un’ altra volta l’abate Andres, allorchè con troppa precipitazione ed arditezza sentenziò così: La parte drammatica (degl’Italiani) cede senza contrasto al greco teatro; e benchè gl’Italiani siano stati i primi a coltivare con arte e con vero studio la poesia teatrale, non hanno però prodotto, prima di questo secolo, tolte le pastorali del Tasso e del Guarino, un poema drammatico che meritasse lo studio delle altre nazioni.
Ecco la sacra informe materia teatrale che nasce, per ciò che nel precedente volume divisammo, in ogni terreno, senza che se ne prenda da altri popoli l’esempio, nella quale per lungo tempo rimangono antiqui vestigia ruris. […] Cinque o sei anni dopo che Livio ebbe introdotta la poesia teatrale in Roma, cioè verso l’anno 519, Gneo Nevio poeta nato nella Campania vi fe udire i suoi drammi tragici e comici. […] Osservatore non sempre esatto delle regole dell’ illusione teatrale, è non per tanto sempre vago, semplice, ingegnoso, piacevole e faceto, versando a piena mano a ogni passo sali e lepidezze capaci di fecondar largamente l’immaginazione di chi voglia coltivare un genere di commedia inferiore alla nobile.
Il gergo teatrale propriamente detto, la lingua di cui si servivano i comici abitualmente da’tempi i più remoti ; quella di cui abbiamo esempio nella citata Farsa Satyra morale del Venturino (V.
158 [16] Nè il poeta cesareo si sarebbe immaginato che per render interessante e teatrale la sua tragedia fosse di bisogno che le figlie, dopo aver commesso l’atroce misfatto, si vestissero tutte da baccanti e venissero sulla scena a cantare e a ballare senza che anteriormente venga indicata la cagione di così improvvisa e furibonda allegrezza, e senza che la loro venuta abbia verun altro oggetto fuorché quello di formar un coro e una comparsa. […] Altri forse avrebbe desiderato, che la virtù di Scipione fosse meno tranquilla, e che i personaggi subalterni non s’usurpassero tanta parte di quell’interesse che dovea principalmente cadere sul protagonista; essendo certo che sebbene il carattere di Scipione considerato filosoficamente sia grande ed eroico, non è tuttavia sì teatrale né sì atto alla musica quanto quello di Arminia e di Lucio.
In questa scena veramente teatrale, nouv’ha mordente acquavite che corrompa il vin greco e sano apprestato dalla natura. […] L’apertura dello spettacolo, in vece di essere com’è in Sofocle una decorazione teatrale e un quadro compassionevole, quì si converte in una cicalata, in una declamazione di Edipo su i mali della peste ripetuti dal coro nell’atto I.
Manca ancora dopo di tal raccolta a sì culta nazione una scelta teatrale ragionata intrapresa da un letterato filosofo nazionale fornito di gusto, di buona fede, di lettura e di giudizio, il quale sappia sceglier bene i drammi ed indicarne meglio i difetti e le bellezze; e ciò all’ombra di quella parte critica detestata dall’Huerta come satira maligna, ma che io però pur vorrei che sempre nelle mie opere risplendesse, a costo di esser perpetuo segno di tutti i papelillos degli Huertisti, di tutti gli opuscoli de’ Don-Pedros, di tutte le biblioteche de’ Guarinos, e di mille opere teatrali del LaCruz munite di prolaghi, dedicatorie e soscrizieni.
A dare un’idea del valore artistico della Bettini, e del come e quanto ella fosse apprezzata da’compagni di arte ; e anche a mostrare dell’arte le condizioni a quel tempo, metto qui brani di lettere ordinati cronologicamente, e gentilmente trascritti dall’egregio Antonio Fiacchi, geniale scrittore di critica teatrale ; non togliendo, nè aggiungendo parole a quelle da lui messe per legare chiaramente e opportunamente l’una lettera all’altra.
Or chi non ignora la storia teatrale potrà mai senza infastidirsene leggere gli arzigogoli de’ sedicenti filosofi e critici declamatori d’oggidì, i quali sostengono sempre massime singolari contraddette dal fatto e dall’evidenza? […] Non per tanto esse, come ognun vede dal loro titolo, non sempre son tratte da argomenti maneggiati da’ tragici greci, ed apprestano più di una scena appassionata ed interessante; ma io non mi fermo su ciascuna, per non abusare della pazienza di chi legge con formare estratti e critiche di qualunque opera teatrale. […] In somma se un movimento più vivace rendesse l’azione di questa tragedia meno riposata e più teatrale: se le robuste sentenze non fossero talvolta quasi ravviluppate in una soverchia verbosità: se Merope tentasse di uccidere il figlio, tale non credendolo, con una situazione più verisimile e più vigorosa: se Polifonte col most arsi un innamorato sì fido e costante, a segno di attendere dieci anni la conchiusione delle nozze, non venisse a combattere colla propria ambizione, affetto in lui dominante, e a debilitare il suo carattere essenziale di usurpatore avido di sangue: finalmente se Merope dopo il sommo odio mostrato contro Polifonte in tutta la tragedia non iscendesse fino a piangerlo nella di lui morte e a dirgli, Fosti leal, fosti fedele amante: se tutto ciò, dico, non contrastasse con tanti pregi che ha, potrebbe questo componimento contarsi fra gli eccellenti.
I plagiarj di professione copieranno questo colpo teatrale del veleno che impedisce il frutto dell’impetrata grazia, ma se non sanno preventivamente commuovere con situazioni e quadri vivaci, che cosa in fine essi si troveranno fralle mani? […] Viva e teatrale è parimente la scena seconda dell’atto V, in cui ella posta nel maggior rischio della sua vita sdegna di seguir Varo che vuol salvarla.
L’azione della prima pastorale è semplice e senza veruna agnizione, dell’altra è ravviluppata con un riconoscimento interessante: eccita l’Aminta la compassione, il Pastor fido giugne a quel grado di terrore che ci agita nel Cresfonte al pericolo del giovane vicino ed essere uccìso per mano della madre: l’Aminta senza storia precedente e senza colpi di scena c’interessa a meraviglia col solo affetto, il Pastor fido riesce artificioso per la tessitura e per un disegno più vasto e più teatrale.
L’azione della prima pastorale è semplice, e senza veruna agnizione; dell’altra è ravviluppata con un riconoscimento interessante: eccita l’Aminta la compassione; il Pastor fido giugne a quel grado di terrore che ci agita nel Cresfonte al pericolo del giovane vicino ad esser ucciso per mano della madre: l’Aminta senza storia precedente e senza colpi di scena c’interessa a maraviglia col solo affetto; il Pastor fido riesce artificioso per la tessitura e per un disegno più vasto e più teatrale.
Rinaldo Angelieri Alticozzi ne fece italiane tre, intitolandole il Testone, i Due Schiavi, e i Gemelli impresse nella Biblioteca teatrale di Lucca.
II Su ’l bel pian Senonense de’ Sicambri terror, fastosa io vidi teatrale innalzar Mole superba, là, ’ve di Maddalena illascivita l’oscena io vidi e penitente vita.
Si rilegga la pagina 240 del secondo tomo, e si troveranno parlando del contrappunto le seguenti parole: «egli è chiaro, che la sua utilità almeno per la musica teatrale è tanto problematica, che poco o niun motivo abbiamo d’insuperbircene». […] [69] «Che esamini bene le buone composizioni di Piccini, di Sacchini, Guglielmi, Sarti, Paesello, Anfossi, Gluk, e di tanti altri, e veda se il moderno quadro della musica teatrale è tal quale ei lo dipinge.» […] [99] «Quindi non è colpa della musica se tante volte le opere sono malamente composte, e peggio eseguite, e la questione non consiste nel decidere se i drammi, che ora si rappresentano, son male composti e male eseguiti, che questo purtroppo succede spesso; consiste nel deffinire se abbiamo adesso una buona poesia e musica teatrale, in favor di che le opere del gran Metastasio e di qualcun altro, e l’eccellente musica di tanti bravi maestri parlano abbastanza.
Egli seppe rendere teatrale e interessante la violenta morte su di un palco data al legittimo padrone del reame di Napoli e di Sicilia, con fare che l’Angioino Carlo I tra Federigo duca di Austria e Corradino duca di Suevia e re di Napoli suoi prigionieri ignorasse, Chi Corradino siasi e chi’ l Cugino.
Io non voglio che crediate alla mia nuova Storia teatrale quando si produrrà: ma su quello che io riferisco, pregovi a fermarvi, e a dubitar, sì, com’è giusto, ma a cercare di sciogliere i vostri dubbj, confrontando da voi stesso i Drammi; e son certo, che se amate la verità, vi ravviserete quello che mai non pensavate, e stupirete di aver finora fatta la guerra alle ombre infantate dalla vostra fantasia.
La parte che avea il cardinal de Richelieu a qualche componimento teatrale, i piani che ne distribuiva a Desmaret, Boisrobert, Colletet, ed altri, i soccorsi che ne tiravano tanti letterati, la guerra ch’egli faceva al Cid, e i benefici che in ricompensa versava sull’autore, tutto contribuì a fomentare e raffinar il gusto per gli spettacoli.
Egli seppe rendere teatrale e interessante la violenta morte su di un palco data al legittimo padrone del reame di Napoli e di Sicilia, con fare, che l’Angioino Carlo I tra Federigo duca di Austria, e Corradino duca di Svevia e re di Napoli suoi prigionieri, ignorasse, Chi Corradino siasi, e chi il Cugino, È ben rancida la gara generosa di due amici di morir l’un per l’altro, e il cambiamento del nome per ingannare le ricerche del tiranno.
E questo prova che un certo sublime idropico e romanzesco, e che io chiamo di convenzione teatrale, perderebbe affatto il credito ancora sulle scene moderne a fronte delle belle situazioni naturali e patetiche, sempre che vi fossero introdotte con garbo da un bello ingegno che sapesse renderle al pari di quelle di Sofocle veramente tragiche e grandi. […] Questa tragedia ha non pochi difetti e incoerenze, ma é sommamente teatrale.
(gran verità, gran naturalezza, e scena sommamente teatrale!) […] L’apertura dello spettacolo, invece di essere una decorazione teatrale, e un quadro compassionevole, come in Sofocle, quivi é una cicalata, una declamazione di Edipo sui mali della peste ripetuti dal coro dell’atto I Sofocle con economia mirabile sviluppa per gradi i fatti passati per apportar acconciamente quel sì felice scioglimento, della sua favola; e Seneca accenna varie circostanze senza che l’azione avanzi, o se ne accresca l’interesse.
I plagiarii di professione copieranno questo colpo teatrale del veleno che impedisce il frutto dell’impetrato perdono; ma se non sanno preventivamente commuovere con situazioni e quadri vivaci, che cosa in fine essi si troveranno fralle mani? […] Viva e teatrale è parimente la scena seconda dell’atto V, in cui ella posta nel maggior rischio della sua vita sdegna di seguir Varo che vuol salvarla.
Cinque o sei anni dopo che Livio ebbe introdotta la poesia teatrale in Roma, cioè verso l’anno 519, Gneo Nevio poeta nato nella Campania vi fe udire i suoi drammi tragici e comicia. […] Osservatore non sempre esatto delle regole dell’illusione teatrale, è non per tanto sempre vago, semplice, ingegnoso, piacevole e faceto, versando a piena mano ad ogni passo sali e lepidezze capaci di fecondar largamente l’immaginazione di chi voglìa coltivare un genere di commedia inferiore alla nobile.
Timoteo indirizzate agli spettatori, le quali a parer mio distruggono l’illusione teatrale sino a questo punto mirabilmente sostenuta. […] Erano in tal tempo cresciuti gli attori di mestiere, benchè tante accademie insieme colla poesia teatrale coltivassero ancora il talento difficilissimo di ben recitare.
Gli spettatori non vedevano tra essa e loro quella distanza infinita, la quale, togliendo ogni proporzion fra gli estremi, rende inapplicabile qualunque teatrale imitazione.
Vediamo intanto ciò che soprammodo nella storia teatrale contribuisce ai progressi del gusto nella gioventù, cioè le bellezze più che i difetti de’ componimenti, che è la parte nobile della critica inaccessibile ai freddi ragionatori privi di cuore.
L’abbate Lampillas travedendo o volendo far travedere citò una sognata Storia teatrale delle antiche nazioni e della spagnuola composta da Agostin de Roxas. […] Lampillas dunque raccoglieva qualche notizia per lo più falsa da alcun Huerta di Madrid sulla letteratura teatrale spagnuola e su l’opera del nominato Roxas; e quindi convien dire o che fu imposturato egli stesso, o che volle imposturare.
Lampillas o travedendo o volendo far travedere citò una sognata Storia teatrale delle antiche nazioni e della Spagnuola composta da Agostin de Roxas. […] Lampillas dunque ricevè da qualche Huerta di Madrid falsissime notizie sulla letteratura teatrale spagnuola e sull’opera di questo Roxas; e quindi o fu imposturato egli stesso, o volle imposturare.
Prima che Napoli e Sicilia avessero un’ opera tutta cantata, ebbero una festa teatrale composta di danza, di musica e di machine eseguita nel 1639 sotto il vicerè Ferrante Afan de Ribera nella sala del real palazzo di Napoli nel passar che vi fece l’infanta Maria sorella di Filippo IV, che andava in Ungheria a trovare il re Ferdinando suo sposo.
L’Edizione Pepoliana della Biblioteca teatrale francese in ventisette tomi compiuta ha presentato all’Italia varie buone traduzioni di tragedie francesi. […] Vogliono altresì rammemorarsi varie buone versioni dal francese inserite nella Biblioteca teatrale della stamperia Pepoliana. […] Il noto giudizio e la pratica teatrale dell’autore dovea renderlo docile e non ostinato, come volle mostrarsi rimettendo nel dramma tali superfluità che annojano sempre in ogni luogo, e più sul finire.
[5.220ED] Ma quest’arte poetica ne ha ben dell’altre sul teatro musicale, che alla stessa disgrazia soggiacciono. [5.221ED] La pittura è pur degna di vivere avanti agli occhi degli uomini, ma quando si fa teatrale, eccola languire senza i lumiccini e le lampane notturne del palco, vergognandosi di comparir sì deforme a’ sinceri raggi del Sole. [5.222ED] Quegli abiti tanto pomposi che spirano lusso e magnificenza, recati giù dal teatro e spiegati in faccia del giorno, non si fan schernire come falseggiati e ridicoli? […] [commento_1.111ED] e… misti: Non si tratta di una mera ripresa del magistero di Camillo Ettorri (Il buon gusto ne’ componimenti rettorici, Bologna, Eredi del Sarti alla Rosa, 1696, p. 3: «[popolo] è un aggregato di tutte le classi delle quali è composta la comunità in cui si vive»), ma di una puntuale divaricazione tra generi letterari: la poesia, destinata ai dotti e dunque sottoposta al loro giudizio, e il teatro, destinato al popolo, unico foro competente; intelletto: giudicatrice della poesia è infatti la facoltà razionale, mentre nell’opera teatrale è il cuore, cioè la sfera passionale (cfr. […] [commento_4.38ED] Luigi Riccoboni, modenese (1676-1753), attore, capocomico e commediografo, dapprima in Italia e poi a Parigi, fu sensibile interprete del riformismo teatrale di primo Settecento: cfr. […] Di contro reputava il verso sciolto ‘ignobile’ o oscuro, appellandosi, infine, all’esperienza teatrale che avrebbe dimostrato che i versi non pregiudicano né all’arte attorica né alla commozione dello spettatore (p. 162).
Senza decidere se cotesta invenzione sia propria dei secoli moderni e del tutto sconosciuta agli antichi (questione oziosa, intorno alla quale non potremo assicurarci giammai, nonostante i molti e celebri autori che l’hanno trattata) egli è chiaro che la sua utilità almeno per la musica teatrale è tanto problematica che poco o niun motivo abbiamo d’insuperbircene.
[26] Il rinascimento della poesia teatrale e la perfezione ove giunsero le arti del disegno furono un’altra epoca dell’incremento che prese la musica italiana.
Giuseppe Maria Pagnini Pistojese Carmelitano, Professore di eloquenza in quella università, il quale si compiacque di permettermi di decorare la mia nuova storia teatrale con qualche frammento della sua bella versione e del di lui nome sì degno, sì noto, sì caro alle muse Italiane.
L’atto IV si conchiude colle parole di Fra Timoteo indirizzate alli spettatori, le quali a parer mio distruggono l’illusione teatrale sino a questo punto mirabilmente sostenuta.