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144. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 881-887

Brighella con Leandro prima che la Compagnia fosse stata ricompensata dall’Em.º Signor Cardinale Antonio ; han chiesto per loro particolare, un regalo per uno ; e da me risaputo, come capo della Compagnia scrissi al Signor Martinozzi, maestro di Camera di detto Em.º che anch’io pretendeuo, se gli altri domandauano, come quello che ha il carico di regger la Compagnia e metter fuori soggetti ; ma che però non era in costume di far ciò ; Brighella risapendo quanto haueuo scritto, recitando noi, in casa dell’Arcivescovo di Rodi, uno de’ Signor di Nuelara, ad’arte cominciò à motteggiare sopra à detta poliza ; ond’io : gli dissi hauerla scritta ; ma che in quella però io, non l’ingiuriauo, risposeme con tante uillanie, e minacciamenti, ch’io fui sforzato à maltrattarlo di parole, ma non uillane ; Beltrame disse, quetatevi Cintio, che basta solo, che si sappia che un Brighella ui habbia perduto così infamemente il rispetto, ed il detto Signor Arciuescouo ciò risapendo, era d’animo di far poco piacere à Brighella, ed’egli stesso si obliga attestarlo à chi che sia.

145. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 1 pp. 2-271

Tante supposizioni a favor dell’empio per avvolgere e disviluppar questo nodo, danno indizio di qualche intrinseco difetto nel piano. […] Avrei desiderato che si bella situazione, benchè non nuova, e sì patetica e nobil gara non perdesse col ripetersi tante volte con Timandro, nell’Areopago, e con Demetrio. […] Molto meno si pensa di proporle per modelli a chi voglia ottenere una corona dalle mani stesse di Apollo, secondo l’espressione del tante volte da noi mentovato Giovanni Andres. […] Ed a chi racconta ella tante particolarità, or già ben l’anno ec. ? […] … alle tante altre Furie mie l’odio crudo aggiugnerassi Del genitor ?

146. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174

Nella Medea non potè Martirano approfittarsi delle bellezze del piano di quella di Seneca, perchè seguì la greca; ma intanto scansò il difetto del tragico latino di far parlare nell’atto IV pedantescamente la nutrice accumulando tante notizie mitologiche e geografiche, e l’altro della pomposa evocazione de’ morti. […] Risparmiar tante ciarle sarebbe stato pregio dell’ opera. […] Ma quando anche queste nuove favole non si dovessero all’ Italia, non basterebbe per eternarla l’aver fatto risorgere in tante guise il greco teatro (Nota XII)? Imitare, emulare con aurea eleganza e purità di stile i tragici antichi, inventare a loro norma favole eccellenti, farne risonare le scene per tante città, quando il rimanente dell’Europa altro quasi non avea che mostruose farse in lingue tuttavia rozze e e barbare, era l’unico opportuno espediente per diffondere il vero gusto della tragedia, e il fecero gl’ Italiani, contuttochè non avessero, come indi non ebbero mai, teatro tragico fisso e permanente, nè speranza di lucro e di premio. […] Essendo così grande il numero d’ogni sorte di drammatici componimenti rappresentati in tante città Italiane, vi si videro alle occorrenze eretti moltissimi teatri.

147. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIV. Commedia Nuova. » pp. 151-170

In simili bellissime reliquie di Menandro ammirasi una locuzione nobile si che non eccede la comica mediocrità, e vi si sente quel grazioso sapore che stuzzica il gusto e non amareggia il palatoa Con perdita irreparabile della poesia rappresentativa niuna di tante sue favole potè salvarsi intera dal tempo distruttore e da’ preti Greci del Basso Impero.

148. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO IV. Ultima epoca della Drammatica nel finir della Repubblica, e sotto i primi Imperadori.  » pp. 245-317

Tante ricchezze tragiche a noi non pervenute che abbiamo stimato di ripetere, danno alla posterità diritto di affermare, che un genere di poesia maneggiato da migliori poeti Latini dovette trovare nell’idioma latino ordigni proprii per elevarsi, ed in copia maggiore che non ne rinvenne la poesia comica. […] DI tante produzioni drammatiche scritte a un di presso sotto i primi Imperadori da personaggi ragguardevoli, non sono a noi pervenute se non le dieci tragedie attribuite a Seneca, le quali (che ne dica Martin del Rio e qualche altro) appartengono fuor di dubbio almeno a quattro scrittori, se la differenza del gusto e dello stile può servirci di scorta a conoscerne l’autore. […] Questa è la sola maniera di bene ed utilmente favellar di quello di cui tante volte si è scritto.

149. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 54-87

Gian Farina), sotto il cui nome, divenuto omai tipico, tante barzellette non sue furon pubblicate. […] Hora vien questo personaggio si nell’uno, come nell’altro Idioma esercitato con tante le sconcertate maniere, che il purgarlo da i superflui sarebbe al certo un ridurlo poco meno che senza lingua. […] Annunsiata in Firense, volle in una di quelle lunette introdurvi il ritratto di Francesco Andreini, protestandosi di farsi più famoso per l’imagine sola di lui, che per le tante altre, che colà in si gran copia egregiamente aveva dipinte.

150. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81

Quanti capri avranno rose e guaste tante volte le viti delle montagne dell’Attica senza produrre veruna novità! […] Scrisse, secondo alcuni, settantacinque tragedie, ma contando le diciannove intere che ce ne restano, e i frammenti di tante altre, raccolti nella bella edizione del Barnes, si può con altri asserire più fondatamente, che ne componesti fino a novanta due, otto delle quali erano satiriche28. […] Quei che credono che si dicesse coronato dalla corona data al poeta, non riflettono, che tante altre tragedie e commedie diedero la corona Olimpica ai poeti, e niun’altra di esse ne acquistò il titolo di coronata. […] Le più belle Tragedie dell’immortal Racine sono senza dubbio, l’Ifigenia e la Fedra, le quali si riconoscono per giudiziose traduzioni, o imitazioni d’Euripide, di cui ha pure l’autor francese tralasciate tante bellezze che poteva incorporare specialmente alla seconda invece dell’episodio d’Aricia ch’é tutto suo.

151. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO III. Commedie del secolo XVII. » pp. 292-313

Ogni scrittore ha pregi a se proprii (possiamo dire con madama Dacier che tante buone cose conobbe a molti de’ suoi posteri sfuggite) e siccome non v’ha cosa più vasta della poesia in generale e della drammatica in particolare, così non v’ ha carriera dove mostrino gli uomini maggior diversità di talenti.

152. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36

Io ne ho voluto accennare soltanto quel che riguarda la drammatica, non curandomi di mettere al vaglio tante mal digerite opinioni spacciate sulla poesia italiana e francese, ove pesta non iscorgesi nè di gusto nè di giudizio, nè di quella precisione d’idee, di cui crede piamente potersi pregiare.

153. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 478-485

Il Vestri, senza tante parrucche, dava un’acconciata alle poche ciocche de’suoi capelli, e usciva dalle quinte con fisonomia, con voce, con modi talmente ottemperati al suo personaggio, ch’ei poteva rappresentare tutta quanta la umanità, e nelle parti promiscue, ove la natura umana è dipinta come è realmente, faceva piangere e ridere al tempo stesso, come ebbe a dire anche il Byron.

154. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 364-382

E veramente quella scena che aveva date tante e così grandi gioje all’artista, non poteva esser guardata da lungi senza rimpianto.

155. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO I. Teatro Spagnuolo. » pp. 4-134

Due cose secondo me l’hanno fatta conservare in teatro ad onta di tante stravaganze, cioè il carattere vendicativo di questa dama che parla nel proprio dialetto galiziano, e spira certa non usitata bizzarria e fierezza raccomandata dalla beltà; e la bellezza selvaggia di Linda vestita di pelli e cresciuta senza saper parlare, che si va disviluppando a poco a poco per mezzo di una tenera simpatia che le ispira la veduta di un giovane principe. […] L’anima dell’innammorato oppressa in tante guise dalla piena de’ violenti affetti non resiste a quest’ultimo colpo, e spira di puro dolore, cagionando colla sua morte quella d’Isabella che gli muore accanto. […] Il dramma originale del Tellez ha trionfato per più di cento anni su tanti teatri, e si riproduce da’ ballerini pantomimi; ad onta del re di Napoli che esce col candeliere alla mano ai gridi d’Isabella vituperata e ingannata da uno sconosciuto, di tante amorose avventure di don Giovanni Tenorio, de i di lui duelli, della statua che parla e camina, che va a cena, che invita il Tenorio a cenare, che gli stringe la mano e l’uccide, e dello spettacolo dell’inferno aperto e dell’anima di Don Giovanni tormentata. […] Al vedere egli deliziavasi nell’interpretarli con mille giuochetti puerili sulle parole e con tante buffonerie de’ personaggi ridicoli. […] Ma che mai trovò egli di rassomigliante nella condotta della tragedia francese e della favola spagnuola, in cui si vedono le additate tinte comiche miste alle tragiche, tante irregolarità, que’ ritratti adorati dal poco grave Ottaviano, quelle avventure notturne, il passaggio alternato da Gerusalemme a Menfi e da Menfi a Gerusalemme, la cura puerile del poeta di accreditar gli errori volgari dell’influsso?

156. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131

Risparmiar tante ciarle sarebbe stato pregio dell’opera. […] Ma quando anche queste nuove favole non si dovessero all’Italia, non basterebbe ad eternarla l’aver fatto risorgere in tante guise il Teatro Greco? […] Imitar dunque, emulare con aurea eleganza e purità di stile i tragici antichi, inventare a loro norma favole eccellenti, farne risonare le scene per tante città, quando il rimanente dell’Europa altro quasi non avea che farse mostruose in lingue tuttavia rozze e barbare, era l’unico opportuno espediente per diffondere il vero gusto della tragedia; e il fecero gl’Italiani, con tuttochè non avessero, come indi non ebbero mai, teatro tragico fisso e permanente, nè speranza di lucro e di premio, e da qual altra cosa doveano essi incominciare, se non dallo studiare e ritrarre talora con più recenti colori le bellezze de’ greci esemplari? […] Di tante traduzioni ed imitazioni francesi della Sofonisba, quella di Mairet fu l’unica che si sostenne lunga pezza in teatro, ed, al dir di Voltaire, fu la prima tragedia francese, in cui ad imitazione del Trissino si videro osservate le regole delle tre unità, e che servì per ciò di modello alla maggior parte delle tragedie francesi che vennero dopo.

157. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO II. Prima epoca del teatro Latino. » pp. 9-90

Dalla somiglianza di Sosia e di Anfitrione presa da Mercurio e da Giove derivano tutte le grazie comiche tante volte ripetute nelle moderne scene negli argomenti di somiglianza. […] Questa favola tutta decente e nobile e condotta con regolarità e piacevolezza, dimostra, che se Filemone inventava sempre con simil grazia accoppiando alla ben disposta tela lo stile, certamente con molta ragione venne tante volte in Grecia coronato. […] Questo comico colore sempre piacevolissimo tante volte imitato da’ Francesi e dagli Spagnuoli, trovasi felicemente adoperato prima forse di ogni altro dal Boccaccio nella Novella del porco rubato a Calandrino, e da Giambatista della Porta in più di una commedia, e specialmente nell’Astrolago. […] Tralascio poi di tutte distintamente riferire le tante imitazioni che se ne fecero ne’ precedenti secoli in Italia co’ titoli de’ Gemelli, delle Gemelle, della Somiglianza ecc.

158. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO II. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 80-124

Quindi il continuo sospetto che alimentava la discordia delle parti: quindi vennero quelle fortezze e castella opposte ad ogni nemico domestico o straniero, delle quali e nella Spagna e nel regno di Napoli ed altrove scorgonsi tuttavia in piedi su ripide balze grosse reliquie: quindi tante guerre intestine e tanti diritti di Leudi e Antrustioni, di Fedeli o Comiti e Gastaldi, di Ricoshombres e Infanzones: quindi i guidrigil o tasse degli uomini, per le quali un uomo ucciso valutavasi tal volta al vilissimo prezzo di venti soldi: quindi le misere condizioni di tanti vassalli angarii, parangarii, schiavi prediali, censili, terziarii, fiscalini ed altre specie di servi ed aldionia. […] Ma sino al principio del XIII secolo fra tante poesie nella Piccardìa, nella Provenza, nella Sicilia e nella Toscana, non si rinviene cosa veruna appartente al teatro.

159. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292

Esse sono tutte di lieto fine, ed alcuna di esse risale agli ultimi anni del passato secolo, come la Partenope dramma cantato in Napoli sin dal 1699 e replicato altrove tante volte. […] Egli è vero che possono ne’ suoi drammi notarsi alcuni difetti, ne’ quali incorse a cagione del sistema che trovò introdotto, del genere stesso, degli esempj passati, e soprattutto degli abusi musicali, come sarebbero tante arie di paragoni lirici per se stessi eccellenti, e certi amori subalterni, e qualche espressione studiata più che alla scenica non si conviene.

160. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IX. Stato presente degli spettacoli teatrali. » pp. 426-437

Tutta volta presso di una nazione per tante vie incoraggiata e premiata (fortuna invidiabile) e che abbonda di tanti modelli eccellenti, i quali non lascia di veder rappresentar di quando in quando, questa decadenza sarà sempre passeggiera e ’l gusto adulterato non debbe tardar molto a rinvenir dallo stordimento269.

161. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO I. Vuoto della Storia Teatrale nell’età mezzana. » pp. 57-79

E come trovarne dalla morte di Teodosio I sino allo stabilimento de’ Longobardi in Italia, periodo il più deplorabile per l’umanità a cagione del concorso di tante calamità, di guerre, d’incendii, di penurie, di contagii che all’inondazione de’ barbari desolarono l’Europa?

162. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 203-211

E per giunta poi : « …. avea bellissime…. virtuose mani, le cui dita coronavano gemme orientali, dalle quali usciva tanto splendore, che quanti gesti delle mani accompagnavan le parole, tanti parevan lampi che balenasse il cielo. » E dopo tante altre e più vive e artifiziose parole, passa alla descrizione della morte, alla quale si lascia andare con l’anima fortemente, sinceramente, per quanto iperbolicamente, addolorata.

163. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 130-141

Quando un giornalista vuol gridare contro la meschinità della mise en scène, deve anche dire al pubblico : « tu pubblico asino e spilorcio, che dài tanti paoli all’ opera ; e voi accademie orecchiute che per l’opera date migliaja di scudi, date anche alla commedia i mezzi di decorare la scena. » Ma egli, il giornalista, comincia dall’ abonarsi con due crazie per recita, tante quante ne dà al decrotteur per pulirgli gli stivali ; e poi grida : arte, arte ! 

164. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 432-442

Giudicar Cesare Rossi nel periodo estremo dell’arte sua, quando le poche figure che ancor presentava, tra le tante che lo poser sì alto, eran già sbiadite, alternate con le figure nuove, a mostrar le quali il vecchio metodo e il vecchio spirito non eran capaci, è, per lo meno, ingiusto.

165. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 461-471

E al Capo XVIII, parlando della censura per la bestemmia : Perchè non si rivedono e non si licenziano anche tante scandalose ribalderie, che impunemente escono tutto giorno dal Truffaldino e da altri ?

166. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Teatro di Eschilo. » pp. 75-103

Favella poi col coro dei diversi ritrovati e di tante arti insegnate agli uomini, i quali prima, poco differenti da’ tronchi, viveano come le belve rintanati negli antri.

167. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226

Ora sfolgorando la specie umana di tanta e sì luminosa coltura, sembrava che l’Uomo, dopo di avere per gl’indicati mezzi trovate tante arti di necessità, di comodo e di lusso, dovesse riposar tranquillamente sulle raccolte palme.

168. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO II. Prima Epoca del Teatro Latino. » pp. 16-128

Roma guerriera, ordinato lo stato della repubblica in libero popolare per la legge Petelia sin dal 419 della sua fondazione, aveva successivamente disteso il proprio dominio oltre del Lazio, vinti i Sabini e i Lucani, trionfato più volte de’ Sanniti (vendicando l’onta delle Forche Caudine, cui soggiacquero per essersi fatti rinchiudere in un luogo di cui dopo tante produzioni e riproduzioni bramasi tuttavia sapere il vero sito) e cacciato Pirro dall’Italia. […] Dalla somiglianza di Sosia e di Anfitrione presa da Mercurio e da Giove derivano tutte le grazie comiche tante volte ripetute nella moderne scene negli argomenti di somiglianza. […] Questa favola tutta decente e nobile e condotta con regolarità e piacevolezza, dimostra, che se Filemone inventava sempre con simil garbo, accoppiando alla ben disposta tela lo stile, certamente con molta ragione venne tante volte in Grecia coronato. […] Questo comico colore sempre piacevolissimo tante volte imitato da Francesi e Spagnuoli, trovasi felicemente adoperato prima forse di ogni altro da Giovanni Boccaccio nella Novella del porco rubato a Calandrino, e da Giambattista della Porta in più di una commedia, e specialmente nell’Astrologo.

169. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda Guerra Punica. » pp. 129-244

Se si rappresentasse il ratto delle Sabine, sarebbero tante le azioni quanti i matrimonii che produrrebbe? […] E in mezzo a queste tue tante incertezze Eccoti dieci mesi già passati! […] Ma chi leggerà attentamente le sei da lui con tanta eleganza e delicatezza composte in Roma, crederà con somma difficoltà che avesse potuto scriver commedie a centinaja senza supporre che vivuto fosse sino all’ultima vecchiaja fra’ Greci, è che avesse trascurato di tornare in Roma, dove le sue fatiche erano così bene premiate ed onorate, ed a qual altro oggetto avrebbe egli recate nella latina lingua tante greche ricchezze? […] E di un’aria sì modesta e graziata che non si può dir cosa nè più vaga nè più vezzosa; e perchè ella sembravami dolente sopra le altre, e sopra le altre nobile e signorile, mi feci a domandarne le femmine di seguito: ma in udire da loro essere una sorella della Fulvia, sì mi sentii subito un rocco al cuore: oh oh, dissi allora tra me, quì gli cadde l’ago; ecco là fonte di tante lagrime; ecco donde nasce quella sue tanta compassione.

170. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »

[2] Tuttavia non poteva a meno di non avvenire che fra le tante lascivie dell’arte, ond’erano ingombrate la musica e la poesia, non sortisse alle volte dagli strumenti qualche suono, il quale penetrasse più avanti nell’animo, e qualche tratto non infelice dalla penna de’ poeti. […] E il Sassone, l’Hendel, il Bach, e il Gluck e tanti altri posero sotto le note i drammi italiani che si videro signoreggiare imperiosamente in tutte le corti europee da Petersburgo perfino a Lisbona, e da Pultava fino ad Amsterdam eseguiti da uomini e donne italiane non senza vantaggio considerabile d’infinite famiglie e di moltissimo oro colato in Italia per questa via. né minore si fu la riputazione che del buon gusto e del prospero stato delle arti italiane presero gli oltramontani, in veggendo le tante colonie composte di maestri, di sonatori, di cantanti, di ballerini, e di macchinisti bravissimi, che sortivano dal loro paese per procacciar ad essi un sì vario, sì gentile, e sì perfezionato diletto, né minori i contrassegni, onde vennero distinti non pochi Italiani celebri solo per questo merito; Ferri, Matteucci, e Guadagni furono creati cavalieri, Farinelli ebbe la croce di Calatrava in Ispagna, dove sotto la sua direzione, e regolamento si rinovellò negli spettacoli teatrali tutta la magnificenza e il buon gusto dell’antica Atene; la Tesi fu premiata coll’acquisto dell’ordine della Fedeltà e Costanza in Danimarca, e così via discorrendo.

171. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »

Ora egli è certo che quanto più l’armonia diviene artifiziale e complessa, tanto più si scosta dall’accento appassionato, e che a misura che i tuoni acquistano vaghezza e lavoro di note, vano essi deviando dal loro carattere imitativo; sendochè la loro successione nella voce dell’uomo semplice per se stessa e spontanea nulla ha di comune colla successione dei tuoni della musica imprigionata fra i ceppi di tante regole armoniche. […] Ma siccome a sviluppar bene tante e sì spinose materie vi si vorrebbe un intiero volume, e che altronde il fermarsi su tali cose non è necessario al mio assunto, così mi restringerò a toccar brevemente quei difetti che nella nostra musica impediscono, secondo il mio avviso, i maravigliosi effetti che dovrebbono attendersi dalla sua unione colla poesia. […] Che peccato, che fra le tante belle invenzioni di Pitagora si sia perduta anche questa, di cui gli innamorati d’oggidì n’avrebbero un sì grande e sì frequente bisogno!

172. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimo »

Il suo divisamento divenne utilissimo alla gloria della Francia, poiché con questo mezzo si vide il parnaso nazionale arricchito di tante produzioni eccellenti quanti sono i pezzi drammatico-lirici ch’egli compose.

173. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO V. Sulle due Sofonisbe Italiane, e su due Traduzioni dal Greco di Fernan Perez de Oliva. » pp. 26-42

va cercando che altri gli dica che gran piova serbi nel proprio corpo per versar tante lagrime?

174. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VII. Su i principali Requisiti per giudicar dritto de’ Componimenti Scenici, Mente rischiarata, e Cuore sensibile. » pp. 69-85

Ma Rapin, Senocrate novello, insensibile a tante venustà, recherebbesi a onta il fermarvi gli alteri sguardi, e solo si affretta a decretare, che quelle mollezze disdicono all’Epopea.

175. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XV. Satiri: Ilarodie: Magodie: Parodie: Mimi: Pantomimi. » pp. 171-200

È intanto cosa degna di nolarsi come in tante regioni abitate da’ Greci si fossero congiunte verso i medesimi soggetti le stesse idee d’imposture mediche e magiche.

176. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Alemanno. » pp. 4-31

Il delicato Salomone Gessner nato a Zurigo nel 1730, e morto prima del 1789, il quale in tante guise ritrasse felicemente la bella e semplice natura, volle pure mettere sulle scene le bellezze pastorali che egli leggiadramente seppe colorire.

177. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 269-289

Egli è intanto cosa degna di notarsi come in tante regioni abitate da’ Greci si fossero congiunte verso i medesimi soggetti le stesse idee d’imposture mediche e magiche.

178. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 36-58

Le Festin de Pierre (cattiva traduzione del titolo spagnuolo) ancor mal riuscito è componimento assai lontano dal mostruoso dramma di Tirsi di Molina tante volte ripetuto sulle scene Europee.

179. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO II. Teatro Alemanno. » pp. 232-252

Il delicato Salomone Gessner nato a Zurigo nel 1730 e morto non ha guari, il quale in tante guise ritrasse la bella e semplice natura, volle pur mettere sulla scena le bellezze pastorali ch’egli seppe leggiadramente colorire.

180. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Spagnuolo. » pp. 196-285

Due cose secondo me l’hanno fatta conservare sul teatro ad onta di tante stravaganze, cioè il carattere vendicativo di questa dama che parla nel proprio dialetto Galiziano, e spira certa non usitata bizzarria e fierezza raccomandata dalla beltà; e la bellezza selvaggia di Linda vestita di pelli e cresciuta senza saper parlare e che si va sviluppando a poco a poco per mezzo di una tenera simpatia che le inspira la veduta di un giovane principe. […] L’anima dell’innamorato oppressa in tante guise dalla piena degli affetti non resiste a quest’ ultimo colpo, e spira di puro dolore, cagionando colla sua morte quella d’ Isabella che gli muore accanto. […] Il dramma originale del frate ha trionfato per più di cento anni su tanti teatri, e si riproduce da’ ballerini pantomimi, ad onta del re di Napoli che esce col candeliere alla mano a i gridi d’ Isabella vituperata e ingannata da uno sconosciuto, di tante amorose avventure di Don Giovanni, de i di lui duelli, della statua che parla e camina, che va a cena, che invita Don Giovanni a cenare, che gli stringe la mano e l’uccide. […] Al vedere egli deliziavasi nell’ interpretarli con mille giuochetti puerili sulle parole e con tante buffonerie de’ personaggi ridicoli.

181. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245

Non vi dico niente delle cortigiane : tutte quelle che sono in Atene, vedevansi uscite dalle loro case azzimate e linde andar incontro a’loro amanti, nulla obbliando per accalappiarli ; e ciò che mi diede più nell’occhio si fu, che quasi fosser tante pescatrici, avean tutte delle reti sotto le loro vesti. […] Mentre tante commedie tutte regolari e piacevoli ed ingegnose per lo più componevansi dagli eruditi, il teatro istrionico nell’alta Italia, e singolarmente in Venezia non sapeva privarsi delle mostruosità, e delle maschere. […] Ma soffrì tante guerre suscitate da’partigiani del mal gusto, e dagl’invidiosi calunniatori di mestiere, che annojato dell’ingiusta persecuzione cedè al tempo, e cangiò cielo. […] Moltiplicando per le case il numero, E raccogliendo poi li ragnateli, Cardarli, e poi filati Farne vaghi lavori : E in tante balle poi mandarli fuori. […] Ora si può esitare un sol momento a scegliere tra il restar tosto sepolto nella propria terra in compagnia di tante migliaja di scheletri mostruosi, e tra il convivere con Euripide ne’ gabinetti de’savii di tutti i tempi e di tutti i paesi ?

182. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »

La gratitudine, virtù facile a praticarsi, ove ci entra di mezzo l’inclinazione, le sollecitava spesso alla corrispondenza, onde nascevano quelli amori scambievoli, cagion delle tante e sì strane avventure che si leggono nelle vite de’ trovatori. […] Succedettero in seguito i madrigali, dei quali abbiamo fra i primi l’esempio in quelli di Lemmo pistoiese posti in musica dal Casella compositore di cui ne fa menzione il Dante, e nelle tante madrigalesse, ballate, villanelle, serenate, villotte alla napoletana, ed alla siciliana, e in altri componimenti cantati per tutta l’Italia, e posti in musica persin da celebri donne, che gareggiavano coi più gran compositori. […] 51 [31] Nelle pastorali poi la musica fece gran via, e noto è l’apparato musicale con cui Don Garcia di Toledo vicere delle Sicilie fece rappresentare quella del Transillo, e nota è altresì la magnificenza con cui fu posta in teatro l’Aminta del Tasso cogl’intermedi lavorati dal poeta, e posti in musica dal gesuita Marotta, come ancora il Pastor fido con tante altre, delle quali parlano a lungo gli eruditi.

183. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Teatro di Sofocle. » pp. 104-133

Del rimanente nell’Ajace io non vedo nella contesa di Menelao e poi di Agamennone con Teucro e spezialmente in quella di Ulisse, tante villanie obbrobriose quante nel Paragone della Poesia Tragica ne rimprovera a Sofocle il conte Pietro di Calepio critico per altro assai saggio.

184. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VI. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 212-244

Le Festin de Pierre (cattiva traduzione del titolo spagnuolo) ancor mal riuscito sul teatro è componimento assai lontano dal mostruoso dramma di Tirsi di Molina tante volte ripetuto sulle scene Europee.

185. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 454-467

E con questo ve baso la man, o Re de’ Zagni, pregando solo a no me dar del naso ne la partenza, perchè i miei compagni sta aspettando la niova, se son passà a la prova, che dopo tante grazie e tanti onori, volemo far comedie a sti Signori.

186. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »

Gli abiti, i lumi, le decorazioni, le comparse, i cangiamenti di scena, queste sono le bellezze che si sostituiscono in oggi sul teatro italiano al piano sì felicemente seguitato e con tante grazie abbellito da Metastasio. […] Io ho da pagar somme tanto considerabili ai virtuosi, ai ballerini, al maestro di cappella, ai suonatori, ho da far tante spese negli abiti, nelle decorazioni, nei lumi, nell’affito del teatro e in altre cose che poco o nulla mi rimane per voi.

187. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO V. LIBRO VII » pp. 107-140

Mirabile fu il successo di questa Marianne, essendosi sostenuta a fronte del Cid per tante rappresentazioni con estremo piacer del pubblico, che la vide, senza stancarsene, riprodursi di tempo in tempo per lo spazio di quasi cento anni, come osserva il Fontenelle.

188. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO III. Opera musicale Spagnuola e Italiana e Teatri materiali. » pp. 89-108

La capa parda ed il sombrero chambergo, cioè senza allacciare, ancor di cara memoria a’ Madrilenghi, un uditorio con tante spezie di ritirate di certa oscurità visibile, e un abuso di mal intesa libertà, facilitava le insolenze di due partiti teatrali denominati Chorizos y Polacos, simili in certo modo ai Verdi e a’ Torchini dell’antico teatro e del circo di Costantinopoli.

189. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Venezia il 31 10bre 1837.E il 14 novembre : » pp. 389-402

Le prime 4 commedie e le prime 4 tragedie a tua scelta ed oltre de’ riposi che dà la piazza, uno d’obbligo alla settimana…… L’11 aprile 1838 il Gottardi da Torino torna alla carica, ed, autorizzato anche dal suo futuro socio Domeniconi, le propone il posto di Iª attrice assoluta dalla quaresima del 1840, l’onorario di 12 mila lire austriache divise in tante mezze mesate anticipate, ed il compenso di mezza serata per piazza ad uso comico. – Dispensa dalle recite doppie – una recita per settimana di tutta vostra scelta.

190. (1878) Della declamazione [posth.]

Questo è tante volte simile, e dello stesso genere che l’imitato, come interviene allorché l’uomo imita o contrasta più o meno il suo simile, parlando e operando alla maniera del modello che si propone. […] E ciascuna di queste ha pure il suo sviluppo e i suoi gradi che ad altre divisioni diedero luogo; e le une e le altre variamente alternate e rimescolate, prendono tali e tante forme e gradazioni, che si rende quasi impossibile il tutto discernerle e notarle accuratamente. […] [8.8] Tante altre volte la natura, per sé bene organizzata e disposta, viene alterata e guasta dall’instituzione. […] In questa maniera dalle tante osservazioni che fa l’artista sul vero si forma un mondo ideale, che mentre è verisimile, perché sul reale formato, è di questo assai più bello ed interessante; ed in questo mondo ideale dee pur cercare l’espressione, il suo tipo. […] Essa la desta e l’alimenta sopita e debole, e, fortificandola, le fa vincere gli stessi ostacoli che le si opponevano o l’ingombravano: pur la signoreggia e governa, poiché è svegliata; sì che l’arte medesima par tante volte che trionfi della natura.

191. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Di Milano, il dì 28 agosto 1620. » pp. 140-157

Ed ora esaminiamo un po’ la cosa, poichè un po’ di bujo è intorno specialmente a Cintio, l’ innamorato della Cecchini, cagione di tanto intrico, di tante invidie, di tanti risentimenti !!!

192. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268

Orsù che cosa vuoi tu prima imparare di tante che ne ignori? […] Cartaud de la Vilade moderno preteso legislatore filosofo e storico del Gusto (cioè del proprio gusto) il quale nè arte nè ordine riconosceva in questa favola e si rideva della semplicità di Madama Dacier che l’ avea letta quaranta volte 101, si sarebbe egli mai immaginato che contenesse tante bellezze, e tant’ arte, mal grado di alcuni pochi difetti che vi si notano, e dell’empia calunnia che la deturpa? […] E quanto non sofferse dal vostro sdegno il comico Cratete, che pure profferiva tante e sì belle e urbane sentenze? […] Con perdita irreparabile della poesia rappresentativa, niuna di tante sue favole potè salvarsi intera dal tempo distruttore.

193. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XII. Teatro di Aristofane. » pp. 16-140

Orsù che cosa vuoi tu prima imparare di tante che ne ignori? […] Cartaud de la Vilade preteso legislatore filosofo e storico del Gusto (cioè del proprio gusto) il quale nè arte ne ordine riconosceva in questa favola e si rideva della semplicità di Madama Dacier che l’aveva letta quaranta volte a, si sarebbe egli mai immaginato che contenesse tante bellezze e tant’arte, mal grado di alcuni pochi difetti che vi si notano e dell’empia calunnia che la deturpa? […] E quanto non sofferse dal vastro sdegno il Comico Cratete, che pure profferiva tante e sì belle e urbane sentenze?

194. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. » pp. 248-280

E come trovarne dalla morte di Teodosio I sino allo stabilimento de’ Longobardi in Italia, periodo il più deplorabile per l’umanità a cagione del concorso di tante calamità, cioè di guerre, d’incendii, di fame, di peste che all’inondazione di tanti barbari desolarono l’intera Europa?

195. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO I. Teatro tragico Italiano. » pp. 98-130

Lo stesso suo amore con Despina contribuisce ad accrescere la compassione della catastrofe, a differenza della galanteria che illanguidisce tante tragedie Francesi.

196. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 137-226

Era poi verisimile che farse così triviali languide insipide magramente scritte si tollerassero in Roma, quando in essa e nelle altre più chiare città dell’Italia si rappresentavano tante dotte eleganti ingegnose vivaci commedie dell’Ariosto, del Machiavelli, del Bibiena, del Bentivoglio? […] E se non l’ha fatto, a che tante ciarle?

197. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67

A che dunque tanto furore d’Icilio e tante declamazioni degli altri? […] Notisi intanto che questa è una delle scene patetiche in cui Olvia delibera e risolve il sacrificio del suo amore, la quale ha riscosse tante lodi dal precitato bibliografo.

198. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108

Questi sì, che possono farsene giudici; ma giudici siffatti, provveduti di tante qualità che richieggonsi a rettamente giudicare dell’opere ingegnose degli antichi, sono rarissimi.

199. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO I. Teatro Tragico Italiano. » pp. 228-273

Lo stesso suo amore con Despina contribuisce ad accrescere la compassione della catastrofe a differenza della galanteria che inlanguidisce tante tragedie francesi.

200. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148

A che dunque tanto furore d’Icilio e tante declamazioni degli altri? […] Notisi intanto che è questa una delle scene patetiche in cui Olvia delibera e risolve il sacrificio del suo amore , la quale ha riscosse tante lodi dal precitato bibliografo.

201. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »

Il vivace e pittoresco Signor Abate Bettinelli gran difensore del poeta ferrarese13 dimanda perché invece del «Chiama gli abitator dell’ombre eterne» del Tasso non recansi in mezzo a provare la robusta asprezza della lingua italiana tante altre stanze dell’Ariosto ricche d’evidenza e di suono al paro di quella.

202. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »

È impossibile ordire un’azione che abbia il suo cominciamento, il suo mezzo e il suo fine senza intrecciarla di mille circostanze che suppongono un significato convenzionale, una relazione, un rapporto, né può trovarsi alcun argomento dove non si faccia allusione frequentemente a cose passate o future, ad oggetti lontani o segreti, a riflessioni puramente mentali che non cadono sotto i sensi, per non dir nulla delle infinite idee accessorie e subalterne che hanno bisogno d’un vocabolo ad esser comprese, e senza le quali il voler continuare pel lungo corso di tante scene diverse una rappresentazione sarebbe lo stesso che l’accingersi a compiere un quadro senza prepararne opportunamente e degradarne i colori. […] Conobbe egli che bisognava dar alle donne le virtù degli uomini perché quelle non dassero a questi le proprie debolezze, che faceva d’uopo ispirare ad esse il coraggio, la toleranza, la fuga de’ piaceri, e l’amore della fatica affinchè il loro consorzio non ispirasse agli uomini la pigrizia, l’effemminatezza, la voluttà, e lo spirito di frivolezza; che il soverchio pudore non andando mai disgiunto da una certa timidezza non era opportuno per agguerrir le donne fino al segno ch’egli voleva, onde bisognava sminuirlo fino ad un certo punto, che l’avezzarsi a riguardar certi oggetti colle dovute cau-tele era lo stesso che rintuzzare in non piccola parte la loro attività, e che però la totale nudità delle donzelle Spartane esposta agli occhi in tali circostanze col correttivo del giudizio pubblico era meno pericolosa ad uomini induriti dalla educazione contro ai piaceri che non lo è per uomini avviliti e degradati quali noi siamo, l’affettata modestia di tante nostre civette, le quali non velano una parte del loro corpo se non per rendere più seducente l’altra che scuoprono.

203. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111

Tante lagrime, tanta sofferenza, tante angosce sembrano convenire più ad un innamorato francese del tempo che si scriveva l’Artamene, che ad un Romolo eroe guerriero fervido feroce.

204. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »

Per non dir nulla delle tante difficili inezie onde la musica era allor caricata, da paragonarsi agli anagrammi, logogrifi, acrostici, paranomasie, equivoci, e simili sciocchezze ch’erano in voga presso a’ poeti nel secolo scorso: come sarebbe a dire di far cantare una o più parti delle composizioni musicali attorno alle imprese o armi di qualche personaggio, ovvero su per le dita delle mani, o sopra uno specchio: o facendo tacer le note, e cantar le pause, o cantando qualche volta senza linee sulle parole, e indicando il valor delle note con alcune ziffere stravaganti, o inventate a capriccio, o tolte dalle figure simboliche degli egizi, con più altre fantasie chiamate da essi “enimmi del canto” con vocabolo assai bene appropriato, delle quali ho veduto non pochi esempi.

205. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 889-912

Il figlio scriverà una lettera a sua madre che piglio la libertà di mandarli qui ; glie la faccia dare e consigliare a dare le 20 doppie al Carlieri, perchè altrimenti bisognerà entri in sicurtà il Valenti, et in breve mi troverò addosso tante sicurtà che se mi fanno banco rotto non mi servirà il letto per sodisfare ; faccia pulito perchè prevedo ruine fra il padre, il figlio e la donna.

206. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344

Or al mio estremo Sospir che già s’appressa ... alle tante altre Furie mie l’odio crudo aggiugnerassi Del genitor? […] Non vi dico niente delle cortigiane: tutte quelle che vi sono in Atene, vedevansi uscite dalle loro case azzimate e linde andar incontro a’ loro amanti, nulla obbliando per accappiarli; e ciò che mi diè più nell’occhio si fu, che quasi fosser tante pescatrici, avean tutte delle reti sotto le loro vesti. […] Il Ladislao per la legge XIV termina lietamente: e tutte le favole spagnuole e tante inglesi ed alemanne sono di lieto fine, e per questa parte ancora sono fisedie. […] Certo: ed ecco il come: di esse Moltiplicando per le case il numero, E raccogliendo poi li ragnateli, Cardarli, e poi filati Farne vaghi lavori: E in tante balle poi mandarli fuori.

207. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 189-231

Non avendone veduto neppure qualche estratto, non saprei dire quanto ad essa convenga l’aggiunto di nuova con cui si enunciò, non ostante che simile argomento, incominciando da Aristofane e terminando a Des Touches e Garrick, sia stato maneggiato tante volte dagli antichi e da’ moderni.

208. (1772) Dell’opera in musica 1772

Le stesse arie con ‘da capo’ erano da tempo diventate oggetto degli strali dei critici razionalistici: «le arie teatrali — ripete Planelli — non soffrono le tante repliche d’alcune loro parole e d’alcuni loro versi, come vezzo suol essere de’ nostri compositori, i quali con una disordinata ripetizione delle medesime parole fanno d’una brevissima aria una lunghissima filastrocca. […] Niuna opera dell’arte comparisce per la prima volta con tal grado di perfezione, massime quando tante facultà concorrono alla sua formazione. […] E se niuno si trovi che a publico vantaggio modestamente gli rilevi, essi vengono ciecamente imitati come tante bellezze: da che l’imitazione de’ difetti è ben più agevole che non è quella delle virtù. […] [Sez.III.1.3.5] Tante sono le riflessioni natemi in mente, che mi rendono assai verisimile l’azione immediata della musica sul meccanismo de’ nostri affetti. […] Tali erano le aringhe d’Ortensio, le quali in publicandosi caddero di riputazione, e non più parvero quelle che aveano tante volte trionfato nella capitale del mondo, e ottenuto all’autor loro il primato tra’ romani oratori.

209. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « LIBRO VIII. Teatri settentrionali del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 232-294

Non avendone veduto neppure qualche estratto, non saprei dire quanto ad essa convenga l’aggiunto di nuova, con cui si enunciò, non ostante che simile argomento, incominciando da Aristofane, e terminando a des Touches e Garrick, sia stato maneggiato tante volte dagli antichi, e da’ moderni.

210. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »

Se non vi si vedrà sbuccar all’improvviso una furia, né si vedrà volar per l’aria una sfinge, un castello, che comparisce e poi si dilegua: se un sole non si prenderà il divertimento di ballar tra le nugole, con altre somiglianti strambezze solite ad usarsi nelle opere francesi, non è per questo, che non abbia in essi un gran luogo la prospettiva, rappresentando ameni giardini, mari tempestosi, combattimenti terrestri e navali, boscaglie, dirupi, tutto insomma il maestoso teatro della natura considerata nel mondo fisico: spettacolo assai più vario, più dilettevole e più fecondo di quello, che sia l’universo ideale fabbricato nel cervello de’ mitologi e de’ poeti. né ci è pericolo altresì che illanguidisca la musicale espressione, purché l’autore secondo le regole stabilite di sopra scelga nelle storie argomenti pieni d’affetto d’interesse sfuggendo le particolarità, che nulla significano: anzi il dover rappresentare gli umani eventi, che il musico ha tante volte veduti, o de’ quali almeno può formarsi una giusta idea, gli sarà di un aiuto grandissimo a vieppiù internarsi nella passione, e a penetrare più addentro nell’animo dell’uditore, come il dover dipingere eziandio gli oggetti naturali, che sono sotto gli occhi di tutti, gli darà più mossa e coraggio a destramente imitarli.

211. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133

Tante lagrime, tanta sofferenza, tanta angoscia sembrano convenire più ad un innamorato francese del tempo di Artamene, che ad un Romolo eroe, guerriero, fervido, feroce.

212. (1715) Della tragedia antica e moderna

[2.9ED] L’unità dell’azione, del tempo e del luogo sono necessarie alla perfezione della tragedia perché appunto ivi è maggior perfezione ove è maggiore semplicità; ma, perché, secondo il sentimento del vostro Orazio In vitium ducit culpae fuga, si caret arte, egli è uopo spiegare in qual guisa si debba intendere questa triplicata unità; e anticipatamente ho da dirti che prima di concepire il mio libro della tragedia, del quale avete appena un abbozzo in quel frammento di nostra Poetica, io frequentava il teatro ed, osservate attentamente quelle tragedie che riportavano maggior applauso dal popolo, conobbi ancora che lo stesso faceva loro giustizia e che a mio credere ancora quelle eran le più perfette. [2.10ED] Ciò eseguito, ridussi per ammaestramento de’ posteri a regola quello che più eccellente veniva riputato nelle medesime, acciocché l’arte potesse condurre in avvenire la gioventù volonterosa di lode a quell’applauso al quale avea condotti i nostri poeti la ben disposta natura e il giudicioso discernimento; trattai però dell’unità dell’azione, imperciocché aveva io osservato che una e non più azioni rappresentavansi in quelle; e poi se la tragedia fu instituita per muover gli affetti al compatimento delle disgrazie avvenute a chi non tante ne meritava e per infonder negli animi terrore di que’ delitti che anche commessi con qualche umana, se non divina ragione, si vedon severamente puniti, egli è uopo eccitar l’uno e l’altro movimento circa ad un solo obbietto; perché, se più azioni si rappresentassero in scena, il senso, che tanto è minore quanto è intento a più cose, divagherebbe o con poca o senza alcuna movizione. [2.11ED] Su questo dunque si patisce e sì gli antichi come i moderni e tu stesso convenite col mio sentimento. […] [3.5ED] Mi ricordai delle amene colline della mia patria, nel rimirarne la simiglianza su quelle che quivi attorniano la popolata città, tutte vestite di fronzuti parchi, framezzati da vaghe e folte abitazioni di villa, e di là, balzando le occhiate sul porto, non sapea saziarmi della quantità e diversità delle galere, delle navi e di tante altre sorte di bastimenti che rendean pieno di bizzarre figure e guernito di più colori il lungo specchio di quel pacifico molo; e tanto maggiormente mi piacque quanto, vedendovi per entro cullarsi la bella galea su cui aveva io scorso non piccol tratto di mare con non poco patimento della persona, mi ricreai col pensiero del dover fare il restante del gran cammino per terra. [3.6ED] Divisatosi fra noi brevemente su la vaghezza del nostro soggiorno, io fei crudamente (tanto il desio mi spingea) mano bassa su questi oziosi ragionamenti per ritornare su la tralasciata materia; onde io presi a dire: [3.7ED] — Quel dito che tu mettesti alla bocca mi strozzò più richieste ch’io volea farti, appunto, come se tu fossi Aristotile, e sono circa lo sceneggiamento. [3.8ED] Questo tra i Franzesi e fra gl’Italiani con gran riguardo si esamina, ma non so se tanto si considerasse fra’ Greci.  […] [4.7ED] Le botteghe, che sono in numero quattro volte maggior delle case, fanno di sé medesime una scena assai vaga, che ad ogni passo si cangia e nella quale gli attori sono donne e donzelle leggiadramente abbigliate; e qui conobbi la sterminata possanza di questo gran regno, che se altra città non avesse come ne ha tante potrebbe da questa sola cavare a suo talento gli eserciti e, dopo trenta sconfitte, sostituirne de’ nuovi non meno formidabili e numerosi. […] [4.99ED] Non è però che nella locuzione tragica non sia più periglioso il parlare ornato che il naturale, mentre nella prosa l’oratore si mostra, ma nel verso jambo tragico non si palesa il poeta nascosto sotto l’attore; e però non essendo tanto propri di questa sorta d’imitazione tutti quegli ornamenti poetici che convengono alla poesia lirica ed epica, tu vedi bene che la tragedia abbisogna di una dolcezza forse maggiore di quella che si ricerca negli accennati poemi, la qual dolcezza due effetti produce: l’uno è che aiuta notabilmente a condur le passioni dell’uditore in quella dell’attore; imperocché non si può esprimer quanto possa l’armonia variamente usata o a commuovere o a tranquillare gli affetti; e questa è una forza fisica, di cui più si vede l’effetto di quel che se ne possa immaginar la cagione; lo che ha fatto fare tante speciose meditazioni a’ platonici e a’ pitagorici, per mostrare di asserir qualche cosa, ove per verità poco o nulla dicono che vaglia a convincere. […] — [5.217ED] — Bel bello, oh figlio — replicava Aristotile — nel condannar le nazioni. [5.218ED] Io teco mi accordo, siccome ho detto di sopra, che molto più di pensiero in ciò si richieda a far male che bene; e che non sia così agevole il contrariar la natura che il secondarla, e per questa ragione pochi sono i mostri e gli animali son molti; ma pochissimi poi fra li mostri son quelli che con piacere congiunto alla meraviglia si mirino. [5.219ED] Quindi anche avviene che pochissime fra tante di queste mostruose tragedie, si possan leggere con diletto disgiunte che sian dalle note e dalla modulazion delle voci.

213. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 37-96

Era poi verisimile che farse così triviali, languide, insipide e magramente scritte, si tollerassero in Roma, quando in essa e nelle altre più chiare città Italiane si rappresentavano tante dotte, eleganti, ingegnose e vivaci commedie del Machiavelli, dell’Ariosto, del Bibiena, del Bentivoglio?

214. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 88-117

In mezzo a tanti trionfi, a tante attestazioni di schietto entusiasmo all’artista, alla poetessa, alla donna, la povera Isabella, nel rigoglio della vita e dell’ingegno, dovè soccombere miseramente, improvvisamente, nè pure colla soddisfazione di veder pubblicate le sue Lettere, ultima delle opere alla quale aveva posto ogni cura, e alla quale portava uno speciale amore.

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