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32. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »

Egli è evidente però che nello stesso modo dei Greci consideriamo ancor noi la poesia e la musica; mentre ce ne serviamo com’essi nei templi, nei teatri, nelle case… e la stessa stima ch’ebbero i Greci dei drammi l’abbiamo anche noi.» […] Evanzio, grammatico, riferisce il principio della tragedia alle cose divine, alle quali applicavansi gli antichi ringraziando gli dei dopo la raccolta dei frutti. […] Fino i ragazzi che imparano i primi rudimenti della rettorica sanno che la nostra poesia non ha quantità sillabica, e che questa era propria soltanto dei versi greci e latini, e in generale dei versi appartenenti alla poesia chiamata metrica, i quali si regolavano col numero e varietà dei piedi, e colla lunghezza e brevità delle sillabe; all’opposto dei versi appartenenti alla poesia detta armonica come la nostra, i quali badano soltanto al numero delle sillabe e all’acutezza e gravità degli accenti. […] parlando dei principi musicali in cui confessa egli stesso di essere poco iniziato. […] Ciò mi fa sperare che il Signor giornalista diverrà un pò men baldanzoso per l’avvenire, e che uscirà dalla persuasione in cui è che il saper combinare bene o male dei diesis e dei bemolle gli dia un diritto d’infallibilità quando parla a coloro che non sono della professione.

33. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 792

Figli dei precedenti. Abbracciaron tutti l’arte dei parenti.

34. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 13

Recitando a Firenze nel Carnevale del 1854 in Compagnia Feoli, lo Scaramuccia disse di lui : « Ajudi è un artista che haveramente diritto di cittadinanza nella famiglia dei brillanti alla quale appartiene. Noi vorremmo che egli sapesse liberarsi da una certa cantilena, nella quale cade qualche volta sul terminar dei periodi.

35. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 552-

D'intelligenza svegliatissimo, e dotato dalla natura di un fisico meraviglioso, non disgiunto da una voce magnifica, che esercitava un fascino irresistibile sugli spettatori, ebbe per un ventennio rinomanza di artista egregio ; e il Colomberti lo chiama l’ideale dei primi amorosi e dei primi attori.

36. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 31-32

ma Prottetrice è Padrona, cento cinquanta Pezze, è si die[de] tredici Pezze per uno ; beuanda, che serui non per smorzare ma per accendere maggiormente là sete à questo Idropico corpo di Compagnia ; Potati che furono à pena i Rami dei Vechio debito, ripulullorno in breue in tanta copia che mossa di nouo à Pietà là Prodiga mano di Sua Altezza Reale hà ritrouato il modo di sradicare questa infruttuosa Pianta. […] Infatti nel maggio '86 egli figurava nella lista dei comici del Duca, al fianco dei coniugi Fiala, di Antonio Riccoboni, di Carlo San Giorgi, ecc. ecc., ai quali per sussistenza furono assegnate due doppie il mese. […] Altro non mi fu possibile rinvenire, specialmente per quanto potesse concernere un suo grado di parentela con Fichetto e col Dottor Baloardo, dei quali era contemporaneo.

37. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del teatro »

Assai più spaziosi dei nostri esser potevano i teatri degli antichi. […] [6.6] Molto acconcia altresì per la miglior disposizione dei palchetti è una invenzione di Andrea Sighizzi, scolare del Brizio e del Dentone e predecessore dei Bibbiena, che l’hanno più volte dipoi posta in opera anch’essi. […] E allora, o tu fai dell’interno del tuo teatro un settizonio o una torre, e senza un bisogno al mondo allontani di troppo gli spettatori degli ordini superiori dal punto di veduta che si prende nel palchetto di mezzo del primo ordine, ovvero pochissimi torneranno gli ordini dei palchetti, e perdi inutilmente dello spazio. […] La congegnazione e l’ornato dei palchetti fornirà all’architetto, non meno che il restante dello edifizio, materia da mostrare l’ingegno e la discrezion sua. […] Secondo una tale idea sono due disegni che m’è avvenuto di vedere in Italia, ne’ quali, non ostante che nulla manchi di quanto richiedono le moderne rappresentazioni, la maestà si conserva dell’antico teatro dei Greci.

38. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »

Come gli dei e gli eroi furono tenuti poeti e musici così furono ancora tenuti ballerini. […] Se sarebbe cosa sconcia e ridicola in un oratore dopo aver diviso in tre punti la sua orazione, il mettersi a ballare ad ognuno dei punti frapponendo dei lunghi intervalli alla continuazione delle sue pruove, perché dovremo pensare altrimenti di cotesto stravagantissimo ballo che viene appunto a far lo stesso nel melodramma? […] Prescrivendoci una compostezza che annunzia la disuguaglianza delle fortune e dei ranghi ci hanno ispirato un contegno che imprigiona la naturale scioltezza. […] La facilità inoltre di spiegare le nostre idee in un linguaggio ripolito abbondante e pieghevole ha renduta se non del tutto inutile almeno men necessaria la copia e la veemenza dei gesti. […] Bisognerebbe conoscere assai poco il sistema dei teatri italiani per lusingarsi che possa altrimenti accadere.

39. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article »

Egli era discendente dei duchi di Celsa piccola e del Marchese Forcella, ed esistono ancora presso il figlio Antonio, capocomico da venticinque anni, lettere colla data del 1849 del Vescovo di Caltagirone, Monsignor Benedetto Dente, con l’indirizzo : A S. […] Pasquale Almirante dei Duchi di Celsa piccola, e altre colla data del 1850 del Conte Adonnino di Licata collo stesso indirizzo.

40. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 252

Il Bertolotti nell’opera sua « Musici alla Corte dei Gonzaga in Mantova dal secolo xv al xviii » (Milano, Ricordi), così lo cita : « 1592, 1 gennaio. […] Paolo Fabbri, il più letterato dei compagni ; ma il capocomico, probabilmente, era Girolamo Salimbeni.

41. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 359

Nato di famiglia patrizia in Verona il 1786, fu educato a Venezia nel Collegio dei Nobili. Appassionatissimo pel teatro, entrò nella Compagnia Fabbrichesi, passando poi in quella di Paolo Blanes e dei Fiorentini di Napoli, ove condusse in moglie Vincenza Pinotti, figliuola di Francesco, vezzosissima giovinetta, ed artista valente, che sostenne con molto plauso le parti di prima attrice giovine e prima attrice, in Compagnia Reale Sarda sotto la Bazzi.

42. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 623

È questi senza dubbio quel Battista da Rimino (V), Zanne dei Confidenti, citato dal Rossi nel discorso a' lettori che precede la Fiammella. Il dottor Paglicci-Brozzi pubblicò (Scena ill.ª del 15 ottobre 1890) una Supplicatione di lui al marchese d’Ayamonte don Antonio de Guzman governatore per Sua Maestà Cattolica in Italia, in data 25 di giugno 1574, la quale comincia : « Alli giorni passati essendo a Cremona la Compagnia dei Comici Confidenti, et fra loro il fidelissimo servo di V.

43. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Milano, 1°Aprile 1803. » pp. 318-327

Il Bonazzi (Gustavo Modena e l’arte sua, Perugia, 1865) dice del Blanes che calzava con mitica dignità l’alto coturno dei classici. […] Il valore degli ori, argenti e gioie fu di L. 6111, delle quali 1866 per una verghetta doppia con 20 brillanti : quello dei libri di L. 1383. […] Ho qui sott’ occhio un fastello di letterine domestiche, in alcuna delle quali, d’indole affatto intima, traspaiono l’austerità dei costumi e la nobiltà dei sentimenti. […] Assieme a questo per effetto di satira furon gettati dei fogli del libro dell’opera scaduta intitolata La schiava dei due padroni. […] Fu egli amoroso egregio, egregio primo attore, ed egregio padre e tiranno : ebbe a compagni la Battaglia, la Pelandi, Demarini, Pertica e Blanes ; e, vissuto onestamente, non gli venner mai meno l’affetto e la stima dei compagni.

44. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — 2 giugno 1902. Guido Biagi. » pp. 327-333

Nel Violinajo di Cremona, nei Fourchambaùlt, nel Cantico dei Cantici, nella Libertas di Costetti e in tante altre parti, dimostrò col fatto la bontà del suo metodo : del quale vedemmo, di recente, gli ottimi risultati in una prova di studio degli alunni nella R. […] Rinunziò un bel giorno agli applausi sonori, alle commozioni, ai trionfi della vita d’artista, contento di poter darsi agli studi, di poter avere un po' di quiete per stillarsi il cervello traducendo Catullo e lottando a corpo a corpo con le difficoltà dell’ originale e dei metri, con la rigidità della nostra terribilissima lingua. […] Il Libro dei Monologhi. […] Il Secondo Libro dei Monologhi. […] Un omino che fa dei versi come questi e prego e prego e prego, e nella torbida mente geme il desìo delle dolcezze antiche è un omino col pepe e col sale.

45. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del libretto »

Se non che al decoro di simili rappresentazioni dovette dipoi fare non picciolo torto la introduzione dei personaggi buffi, i quali non bene allegavano cogli eroi e cogl’iddii; e col far ridere fuor di tempo isconcertavano la gravità dell’azione. […] Di maniera che l’opera, discendendo come di cielo in terra, dal consorzio degli dei si trovò confinata tra gli uomini. […] Tale è per esempio nel teatro francese il ballo dei pastori che celebrano le nozze di Medoro e di Angelica, e fanno venire Orlando, che in essi si abbatte, in cognizione dell’estrema sua miseria. […] Infatti, chi sapesse pigliare con discrezione il buono de’ soggetti favolosi dei tempi addietro, ritenendo il buono dei soggetti dei nostri tempi, si verrebbe quasi a far dell’opera quello che è necessario fare degli stati: che, a mantenergli in vita, conviene di quando in quando ritirargli verso il loro principio.

46. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 215

Arrighi Carlo, nacque a Livorno il 13 agosto 1859 da Pilade Arrighi, cassiere alle stanze dei pubblici pagamenti, e da Antonietta Bonamici, sorella del Dottor Diomede, il noto bibliofilo. […] Accademia dei Nascenti, come filodrammatico, e in breve diede promessa di ottima riuscita per quell’arte, alla quale fu trascinato da passione irresistibile, e la quale doveva poi condurlo al sepolcro.

47. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 184

Nettuni Lorenzo, bolognese, rappresentante le parti di secondo Zanni con molto valore, apparteneva il 1610 alla Compagnia dei Comici Confidenti, con cui lo vediam recitare in Reggio, Modena e Carpi. […] Nè la collera dei compagni contro il fuggitivo si spense sì facilmente : essi obbligarono l’ Andreini a redigere una lunga requisitoria, che firmarono tutti, compreso il Nettuni.

48. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 407

Figlio dei precedenti, esordì secondo amoroso nella Compagnia Mascherpa, passando poi primo attor giovine in quella De-Rossi, col qual ruolo formò prima società con Achille Dondini, poi fu scritturato dal fratello di lui Cesare, da Adamo Alberti pei Fiorentini di Napoli (1858-59-60), da Luigi Domeniconi pel seguente triennio ; ma, sciolta il Domeniconi la Compagnia nell’ agosto dell’ ultim’anno a Viterbo, egli formò società per condurla al termine dell’anno comico ; continuandola poi col Colomberti fino a tutto il carnovale '65. […] Costetti) nel Bersagliere di Roma : Carlo Romagnoli tenne meritamente uno dei primi posti fra i nostri attori.

49. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Mantoua li 16 Dicembre 1678. » pp. 127-128

Egli recitava solo, per via, intere commedie…. ma lasciam la parola all’attore Colomberti che di quelle recite singolari ci lasciò la seguente descrizione : Nella primavera del 1824 io mi trovavo a recitare al Teatro San Benedetto di Venezia colla Compagnia di Luigi Fini ; e una mattina, trovandomi a passeggiare sulla riva degli Schiavoni, vidi giungere un vecchio, seguito da un ragazzo che gli portava una sedia, che pose in mezzo al vacuo fra le colonne di Marco e Todero, ed il vicino canale che dalla Laguna va al Ponte dei Sospiri. […] Grande attenzione nell’ uditorio ; e io guardavo attorno, per vedere se alcun altro artista compariva, quando egli incominciò, gridando : atto primo, scena prima ; e dopo di aver detto che il fatto aveva luogo in una grotta, prosegui notando il nome dei personaggi dei due sessi, che egli avrebbe rappresentato, e così di tutti gli altri sol nominati. […] Allora inventò di dar quel nuovo spettacolo sulla riva dei Schiavoni, che bastava a farlo vivere, se non bene, mediocremente.

50. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 691-696

Ella, consapevole del suo valore, irrigidita nello sforzo costante di una meta prefissa, e di cui, per molti anni, ha forse creduto di avere smarrito la limpida visione, assorta perennemente nella ricerca di una perfettibilità, che è il tormento e la forza dei grandi artisti, Italia Vitaliani non sa trovare quelle parole ambigue che dicono e non dicono, quelle frasi rivolute entro cui il pensiero guizza e si smarrisce con agilità serpentina : no, quando una persona, sia pure un personaggio, la secca, essa lo dimostra ; quando un lavoro, sottoposto al suo giudizio, le spiace, essa lo dice, senza perifrasi nè pietose tergiversazioni ; quando è di cattivo umore non sa trovare una maschera di giocondità da collocarsi sul viso ; che se poi ella, o per la naturale bontà dell’animo o per altre considerazioni, cerca di nascondere il suo pensiero o velare le sue impressioni, esiste allora una tale antitesi fra il suono della parola forzatamente benigna e l’impaziente lampeggiare degl’ immensi occhi grigi, che si comprende subito come la più lieve finzione le riesca fastidiosa. […] sta bene : non dimenticherò l’indirizzo della sua ditta, quando avrò bisogno de'suoi prodotti. » E di un altro giovine autore, pallido, mingherlino, dal volto triste e spaurito, seminascosto dietro una quinta, a cui la Vitaliani spontaneamente si volse, incoraggiandolo con dolci parole ; e promettendogli di leggere la commedia, che prese con gentile violenza, pose con grazia squisitamente signorile la sua piccola mano nella mano tremante dell’incognito drammaturgo ; e, accomiatatolo, si volse alla Tartufari dicendo : « Umile con gli umili, superba coi superbi : tale è il mio motto. » E di questa sua bontà anche fa fede sua madre, in una lettera a me diretta del '900, in cui dice : « L'Italia è una buona figlia, amorosa ; essa viene spesso a trovarci, e si trova beata e felice quando rimane qualche giorno fra le braccia di sua madre che adora, e dei suoi fratelli e sorelle. » E parlando poi la Tartufari della vasta e solida coltura, di cui la egregia attrice non fa alcuna pompa, intesala un mattino discorrere nel Duomo di Siena dei tempi torbidi e poetici dei comuni con parola sobria, ma colorita e precisa, « Dove trova il tempo lei d’imparare tante cose ? 

51. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 958-966

La canzone ci dà inoltre un elenco dei comici disperati al cospetto di Scappino morente. […] Tornando a ricercar nell’Archivio di Modena, vediamo il Gabbrielli a Firenze inaugurar colla Celia, Maria Malloni, un corso di recite, il 26 settembre 1626, alla presenza dei signori Cardinali Legato e Sacchetti, del Gran Duca, e dei Principi Gio. […] Trovarebbe ancora il nostro Pantalone buono sì per la lingua matterna, quanto per la pratica dei soggietti antichi e moderni. […] Non la prima celebre, ma non men celebre e Maria Malloni anche questa, colonna dei secondi Confidenti. […] Di altre stagioni fatte dalla Compagnia dei Comici Confidenti al servizio di Don Giovanni De Medici abbiam date precise in molte lettere concernenti il capo di essa Flaminio Scala (V.) detto Flavio in Commedia.

52. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 183

Di tutte le scenate dei coniugi Nelli e dei coniugi Buffetto e Colombina, vedi al nome di Cantù Carlo, il quale ha lettere interessantissime su tal proposito.

53. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 163-168

Lasciò scritto un enorme volume di ricordi, dei quali Jarro pubblicò in appendici della gazzetta fiorentina La Nazione, poi in volume (Firenze, Bemporad, 1896) i punti più salienti ; e di lui dettò una breve memoria il noto scrittore Melchior Missirini. […] Nè solamente a Firenze gli accadde di dover cedere alle insistenze del pubblico, e replicar sul momento or questo, ora quel brano, chè anche la narrazione di Pilade dovè replicare immediatamente « siccome un pezzo applauditissimo di scelta musica — com’egli ci avverte — nelle scene illustri di Ferrara, di Siena, di Pavia, di Torino, di Bologna. » Fu il 1811 nominato Professore di declamazione e d’arte teatrale nella Accademia di belle arti a Firenze, e vi stampò nel 1832 un corso di lezioni, corredando la duodecima, dei gesti, di quaranta tipi che rappresentano l’attore ne'momenti più importanti della sua arte, e di cui do qui dietro un piccol saggio. […] La sua dizione ora lenta, ora precipitata, non cra sempre quadrante colla qualità dei pensieri che doveva esprimere, quasi sempre sublime nella pittura di vive immagini, e nell’entusiasmo si trasportava talvolta al di là di quel confine stabilito fra la sublimità, e la stravaganza : infine nessun attore ha presentato all’occhio dell’intelligente osservatore maggior riunione di bellezze tragiche miste a difetti del tutto particolari. Quest’attore si applicò quasi esclusivamente alle tragedie del grande Alfieri, e fu dei primi che le fece assaporare sui pubblici teatri, ed in queste sviluppava tutte le sue qualità fisiche e morali. […] M. il re di Sardegna, e non temo d’errare se dico, che questo tragico attore era l’attore di genio ; il suo difetto nell’analisi dei caratteri traspariva nelle particolarità, non nel tutto ; e se talvolta deviava dalla retta declamazione, e si abbandonava a conati troppo più violenti del bisognevole, era meno per mancanza d’intelligenza, e d’arte, che per la foga di strappare al pubblico que'clamorosi applausi, che lo inebriavano, e di che era quasi sempre padrone.

54. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 456-459

L'Archivio di Stato di Modena conserva alcune lettere di Coviello, il quale, per non essere da meno dei suoi compagni, batte cassa con supplicazioni di ogni specie ; ora (Brescia, 4 agosto 1690) allegando in ragione che il suo esercito è in rovina per non aver potuto fare in diciassette giorni che sei comedie, che fruttarono di parte lire dieci e soldi otto ; ora (Reggio, 20 novembre 1690) che li Massari del ghetto vogliono semignare l’elettione, per la carica dei letti nel Castello, e sospira una gratia che può liberarlo dalle mani del Ebraismo. […] E da allora pare ch'egli entrasse in compagnia e nelle grazie del Duca, poichè in un documento sincrono dell’Archivio di Stato di Modena abbiamo l’elenco della Compagnia, in cui non figurano i nomi dei coniugi Sacco, bensì quelli di Gaetano Caccia, Leandro (V. […] Il soggetto è la solita difesa delle Comedie e dei Comici contro le accuse di immoralità, di disonestà, di perdizione : una specie di Supplica del Beltrame in azione. […] Coviello appartiene alla categoria dei capitani.

55. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 732-736

L'arte sua somma nel rappresentare il suo personaggio, la facondia del suo dire, la lepidezza dei sali, congiunte a una probità perfetta e a una perfetta bontà fecero di lui un dei grandi sostegni della Compagnia Sacco pel corso di più che trentadue anni. […] Naturalmente i giudizi su di un attore van dati in considerazione dei tempi in cui egli fiorì ; chè se s’avesse a giudicar lo Zannoni col criterio che s’ha oggi dell’arte, tutti quei lardellamenti storico-scientifico-filosofici cel mostrerebbero artista enormemente peso. […] Circa furberia La lassa far a mi, che per servirla, metterò in ordine la balestra delle furberie ; tirerò la corda dell’inganno ; piegherò l’arco dell’astuzia ; metterò la balla delle invenzion, la scaricherò colla violenza dei raggiri ; la raccomanderò ai vento dei strattagemmi, per far che la colga nel segno dell’ardente suo desiderio.

56. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 759

Dopo tre anni di suggeritore, primo attore, direttore, amministratore…. e altro della compagnia paterna, deliberò di abbandonare il regno dei guitti, per entrare in quello dell’arte vera. […] Non poche sono le parti che gli procacciaron le lodi dei pubblici i più colti, ma specialmente si notan quelle di Osvaldo negli Spettri di Ibsen, e di Prina nella Fine di secolo di Rovetta.

57. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 276

La modestia, più che il suo intrinseco talento artistico, lo arrestò nel suo cammino, il quale avrebbe potuto essere più glorioso, ma però quella modestia, che io chiamerei temenza di sè medesimo, gli valse maggiormente la stima dei suoi compagni e della critica, perchè ebbe il piacere e la soddisfazione di recitare sempre a fianco dei più bravi artisti italiani.

58. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 765

Del '60 egli si trovava il maggio e giugno al Teatro Comunale di Modena, e vi diede la prima recita con Clelia o la Plutomanìa del Gattinelli, a totale profitto, dedotte solo le spese di teatro, dei Siciliani. […] Dopo il bravissimo artista e poeta Francesco Augusto Bon, fu uno dei migliori che rappresentassero le tre belle commedie del Ludro da quello composte ».

59. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 84-85

Dei primi anni di questa egregia artista, nata a Firenze al principio del 1871, e andata il '77 e '78 a sostener colla Ristori a Parigi e in Ispagna le parti di uno dei bimbi nella Medea e del Delfino nella Maria Antonietta, una delle più intellettuali tra le giovani prime donne del nostro teatro di prosa, così parla Gacc nel Resto del Carlino del 29 novembre 1897 : Scioltasi la Compagnia Ristori, le sventare domestiche cominciarono a sperimentare la tempra del cuore della piccola attrice, educandola alla scuola del dolore. […] A quindici anni, la Compagnia Diligenti-Pezzana l’accoglieva con amore ; e nel 1885 nella parte di Edith del Figlio di Coralia debuttava applaudita al teatró dei Rozzi di Siena ; continuando negli anni successivi, colle Compagnie Novelli, Pasta e Drago, a rafforzare sempre più la sua delicata fibra d’artista. Dopo gli anni, che chiameremo di noviziato, ma che furono anni di vita artisticamente vissuta, nei quali la prima attrice giovane colla intelligenza svegliata, colla voce insinuante, colla dizione limpida e piana, era diventata l’idolo del pubblico, passò prima attrice assoluta nella Compagnia di Cesare Rossi, osteggiata dai più, che vedevano in lei nelle grazie del viso, la eterna ingenua, ma accompagnata dall’incoraggiamento dei pochi, che vedevan nella gagliardìa della sua mente, e della sua volontà, nello sviluppo ognor crescente delle sue attitudini, una giovane forza che sarebbe arrivata in breve agli alti gradi dell’arte.

60. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1016-

Lontano fatalmente dalla famiglia, a cui non può mai pienamente sostituirsi nessuna amicizia, anche se rara e quasi favolosa come fu quella che tra molte ti sapesti meritare, tu muori, o amico, con l’amarezza nel cuore e il pianto negli occhi ; tu che eri avvezzo a sentirti sonare dintorno il vasto riso dei popolosi teatri, suscitato dalla tua comicità arguta e gentille. […] A me, vecchio amico della tua famiglia e di te, tocca oggi di darti piangendo l’ultimo addio, a nome dei tuoi cari, per mandarti l’ultimo bacio. […] « inebriarsi di sole a Napoli, » ha detto Dumas ; il Vesuvio, che io scorgo benissimo dalla mia finestra, mi sembra l’arciprete dei monti che con la cotta di neve incensa le stelle. […] che sono il paradiso dei poveri comici.

61. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 432-442

Mio padre fu incorporato nella legione Masi e prese parte alla pugna del Casino dei Quattro Venti ed a quella di Porta San Pancrazio. Al Casino dei Quattro Venti gli cadde a lato il fratello Giovanni colpito da una palla che gli trapassò la gola. […] Tu sai che il povero papà piangeva davvero sulla scena, e faceva dei goccioloni strazianti. […] I fischi erano stati più assai degli applausi, e questi per quanto scarsi erano stati più assai dei guadagni. […] Già cominciava il suo nome ad essere conosciuto nella cerchia limitata dei comici, già qualche successo aveva sorriso.

62. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 811-

Eleonora Duse è proprio la beata fra i beati, nel migliore dei mondi possibili, secondo ciò che annunzia l’egregio Suo…. […] È il segreto dei deboli — questo ! […] Createvi dei pensieri buoni, e non accoratevi per l’oggi e pel domani. […] Delle cicale – una superba pianta d’ uva attorno alla finestra – delle bambole zoppe – e dei cavallucci senza sella e senza redini…. […] Quei tre o quattro Max proferiti dalla Duse nel più biricchino dei modi, valser bene per me tutti gli Armando di Margherita !

63. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »

Bertoldi Antonio, figlio dei precedenti, attore di grido per le parti di Arlecchino, e nato probabilmente a Dresda, diventò in poco tempo l’idolo del pubblico e della Corte. […] Del figlio Antonio dice il Casanova nelle memorie che era il preferito Arlecchino della Principessa Elettorale di Sassonia (Regina di Polonia) e che fu poi il conduttore dei Sassoni che viaggiaron l’Italia.

64. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 313

Era la seconda donna dei Comici Gelosi, citata da Francesco Andreini nelle sue Bravure del Capitano Spavento. […] Ma parmi un errore l’attribuir la dedica del sonetto a questa Prudenza, seconda donna dei Gelosi, piuttostochè alla seguente, prima donna degli Affezionati, che nel 1634 recitò appunto una Pazzia.

65. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 358

Fu autore di un Teatro italiano, edito a Torino da Alliana e Paravia, in tre volumi, il primo dei quali comprende la Storia del Teatro italiano di Luigi Riccoboni, tradotta e ridotta, preceduta da alcuni cenni biografici di lui, il secondo lo Stato attuale del Teatro italiano, in cui sono notizie preziosissime di attori e attrici del suo tempo, e il terzo uno Studio sull’ arte della Declamazione teatrale. […] Di lui la Gazzetta di Genova del 18 settembre 1822, dell’anno, cioè, in cui egli entrò a far parte della Compagnia, scriveva : « Il signor Righetti, nemico dei lazzi volgari, conosce la difficile arte di saper cogliere dagli spettatori sensati il desiderato sorriso di compiacenza. »

66. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo ottavo »

I lumi erano in tanta copia e con tal artifizio disposti che gli occhi degli spettatori sostener non potevano il vivace chiarore dei raggi, che dai cristalli venivano ripercossi e vibrati. […] [7] La terza causa dell’accennato disordine negli spettacoli fu l’uso smodato dei framessi, ovvero sia intermedi musicali. […] V’erano dei drammi, e fra gli altri quelli di Giulio Strozzi, fiorentino, dove per mezzo di gran caratteri mobili di fuoco si leggevano in aria degli anagrammi, dei bisticci, degli enigmi e delle divise allusive ai personaggi ch’erano presenti. […] Divenne un vezzo della poesia; anzi un costume l’introdurre dei serventi scilinguati e gobbi, che interrompessero con mille buffonerie gli avvenimenti più serii. […] Uno dei vezzi musicali più stimati a quel tempo era di esprimere colla possibile evidenza il romore materiale degli oggetti compresi nelle parole.

67. (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia

Al contrario sono state invece mantenute le forme desuete o minoritarie nella trascrizione dei titoli e dei nomi di autori e personaggi. […] Sulla composizione dei Discours cfr. […] Tuttavia gli spettatori non potranno temere di cadere in una situazione simile a quella dei due giovani eroi sopraccitati, così lontana dalla loro vita quotidiana. […] Al ridimensionamento della catarsi, controverso e «immaginario» strumento di purgazione della cultura pagana, corrispondeva il rilancio di una morale cristiana che prevedeva la punizione dei malvagi e il trionfo — talora sublimato nel momento del martirio — dei buoni (Pierre Corneille, «Discours de la tragédie», in Id., Œuvres complètes, t.  […] Il giudizio di Dacier su Corneille non è tuttavia incondizionatamente positivo — forse questo punto è anzi l’unico in cui si spende in un elogio dei tragici moderni.

68. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 229

II, pag. 239) alla novella gioventù « perchè collo studio e colle osservazioni trascurate dalla maggior parte dei loro predecessori, facciano rivivere e perpetuino sulla scena italiana il senno di Pianca Paganini, la dignità di Petronio Zanerini, le grazie comiche d’Asprucci, e la versatilità sorprendente di Demarini, la verità di Pertica, la pura dizione di Vestri, e rigettando la chimera delle tradizioni, recitino colla propria anima, e abbiano per norma i precetti dell’arte, e per modello la natura. » Lo troviamo gli anni comici 1795-96-97, brillante nella Compagnia del truffaldino Luigi Perelli, al fianco del famoso Zanerini, e dell’Angela Bruni : poi, l’anno 1797-98, in quella di Carlo Battaglia e compagni con Salvatore Fabbrichesi, e nel 1800-1801 in quella di Angelo Venier e compagni, in cui recita per la prima volta le parti di caratterista : è anche la prima volta che il giornale dei teatri di Venezia si occupa di lui

69. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »

Ma ben tosto, come porta il pendio naturale dell’umano ingegno e per l’ignoranza dei tempi, la cosa degenerò in abusi grandissimi. […] Alcuni squarci di esso posti sotto gli occhi dei lettere giustificheranno la mia asserzione. […] La variazione dei tempi, la diversità de’ gusti, che tanto influisce sulle cose musicali, e forse ancora l’eccessivo lusso della musica presente farebbero in oggi comparir quella assai povera e rozza. […] La cagione si è perché il piacere che sente l’anima in ciascuno dei suoni o delle immagini che si succedono, le fa sovente obbliare il rapporto che hagno gli uni e le altre col tutto. […] [NdA] Errano grandemente i poeti e i musici se credono di veder chiaro nell’arte loro senza l’aiuto dei filosofi.

70. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »

Quell’arte deliziosa, che i saggi dell’antichità risguardavano come il dono più grande che gli dei avessero fatto agli infelici mortali, formò mai sempre la passione delle anime bennate, e divenne insieme lo scopo delle meditazioni, e delle ricerche de’ più illustri filosofi. […] Egli soggiugne in appresso esservi dei monosillabi assai più lenti e più tardi gli uni degli altri, e ad esempio ci addita le parole “stant tristes”; ove, come si scorge, il monosillabo “stant” esige una pronunzia più lenta e più durevole che in queste “stant acies”. […] La greca, che per la sua bellezza meritò d’essere considerata come l’opera degli dei, altro non fu che l’opera de’ musici. […] [9] Il maggior numero dei dotti che hanno penetrato più addentro in questa parte della musica, vuol concordemente che fosse sconosciuta agli antichi. […] Secondo la presente divisione, (che potrebbe forse cambiarsi secondo il bisogno e la moltiplicità delle materie) conterrà essa una Introduzione, e cinque lunghi discorsi, ciascuno dei quali sarà divisp in più partizioni, o capitoli.

71. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 849

Lo troviamo il ’38 generico primario con Gaetano Nardelli, il ’42 padre e tiranno con Romualdo Mascherpa e il ’43 collo stesso ruolo nella seconda Compagnia Domeniconi, nella quale si unì in matrimonio con Luigia Moretti, figlia di un suggeritore, e dalla quale passò poi in quella dei Fiorentini di Napoli, condotta prima da Alberti e Monti, poi da Alberti e Colomberti, poi dall’Alberti solo. Nel ’74 accettò il posto governativo di ispettore e maestro d’avviamento alla scena nell’Accademia fiorentina dei Fidenti, poi, il 1880, di professore secondario nella R.

72. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 513-514

Mio padre, povero nobiluccio romano, discendente da una famiglia di quei signorotti dei Castelli Romani, entrò nell’arte drammatica non troppo giovane, con una buona dote d’istruzione, che non gli servì punto per diventare un buon artista ; fu anzi mediocre attore, ma onestissimo uomo. […] Per 23 anni di seguito fui amministratore, segretario, attore ed amico di Ernesto Rossi attraverso a quasi tutto il mondo ; ed ora eccomi qui, rappresentante l’Accademia dei Filodrammatici e direttore di un teatro…… Quanto al teatro (il Filodrammatico di Milano) ch’ egli cominciò a dirigere nell’ ’85, sappiamo che la sua attività e la sua intelligenza si sono affaticate nervosamente, prepotentemente per dargli quel primato al quale aveva diritto, quello splendore a cui lo si era destinalo. […] Che se ingannarlo un alito Può ancor di gioventù, La vigoria dei muscoli Non sa ingannarlo più !

73. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 260-262

E dedicando Le Donne curiose all’abate Antonino Uguccioni : Ella ha preso a proteggere una Compagnia di valorosi comici suoi nazionali, dei quali ho fatto altra fiata menzione, e sono, a dir vero, ornamento del teatro italiano. […] Nata a Spoleto il 1835 da Giuseppe Vanni, impiegato governativo, e Giuditta Nalli, rinomata pittrice, fu, ancora in fasce, portata a Roma, patria dei genitori. […] Si fecer conduttori di Compagnia essi stessi, che dovetter poi sciogliere per vicende politiche, deliberando di ritirarsi dall’arte e fermarsi a Genova, tutt’intesi all’educazione dei figli.

74. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 749-750

Fu sua l’idea di far andare il Goldoni a Parigi, dopo il successo del Figlio d’Arlecchino perduto e ritrovato, per rinsanguare la povera commedia italiana che dava i segni manifesti della sua prossima fine di anemia ; e n’ ebbe infatti incarico ufficiale da' Gentiluomini di Corte, e trattò la cosa in tal modo, che il poeta veneziano già ammiratore e conoscitore dei di lui pregi, lasciata la sua cara patria, ov' era accarezzato, festeggiato, applaudito, se n’andò il '62 alla gran capitale. […] E ci venne di fatti, e la sua scelta cadde su Teodora Ricci (V.), la moglie dell’istoriografo dei comici italiani. […] Avendo il Giornale di Parigi, nel dar conto della rappresentazione, chiamata la fanciulla figlia di Zanuzzi, questi pubblicò una lettera, firmata Zanuzzi, Comico italiano ordinario del Re, nella quale dichiarava ch'ella non aveva con lui alcun vincolo di parentela, e si chiamava Maria, figlia dei coniugi Lescousier borghesi di Parigi.

75. (1878) Della declamazione [posth.]

Salfi contesta la meccanicità dei gesti, laddove questi potrebbero essere strumentali alla resa dei sentimenti più della parola stessa. […] Lo sviluppo dei caratteri dei personaggi nella loro complessità in effetti era una delle parole d’ordine dei romantici. […] I personaggi della tragedia classica restavano dei tipi, laddove Shakespeare e i suoi partigiani mettevano in scena dei caratteri dotati di complessità. […] Nel 1805 il Teatro patriottico di Milano era divenuto Accademia dei Filodrammatici, associando alla messa in scena delle recite anche la preparazione didattica dei futuri attori. […] E noi dobbiamo osservare in essi la varietà degli atteggiamenti, dei tuoni e dei gesti per sempre più accrescere la cognizione ed il dizionario di questa lingua, onde usarne ed applicarla a tempo e debitamente.

76. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 329

) abbiamo che Tomaso Ristori, direttore dei comici italiani a Varsavia, il 1717, rimandati gli attori insufficienti, si recò in Italia per scritturarne altri importanti, fra’ quali Andrea Bertoldi, Pantalone, Marianna Bertoldi, Rosetta, e Natale (Natalino) Bellotti, Arlecchino, i quali rappresentarono gran varietà di Commedie improvvise e Pastorali e Intermezzi. […] Concordando il ruolo e l’epoca dei due Bellotti, è molto probabile ch’essi non fosser che una sola persona ; benchè paia strano che il Bartoli quasi contemporaneo, il quale tanto disse dell’andata a Dresda della Bastona, del D’Arbes e di altri, non abbia accennato nemmen di volo, a’viaggi di questo, che pur chiama famoso, di cui parla fuggevolmente come di sconosciuto….

77. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 314-315

Prima attrice della Compagnia dei Comici Affezionati. Sono le sue lodi, come quelle de'suoi compagni, nell’introvato libretto della Scena illustrata, che ho trascritto al nome dei singoli artisti da Fr.

78. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 556-560

I gentiluomini dei dintorni s’irritarono per quella vicinanza, ed un giorno, in una caccia uccisero il buffone, come una lepre, in un angolo del bosco. […] Quanto al costume ho riprodotto la maschera del Sand, che non è che una variante dei tanti Zanni di Callot, e non ha che vedere nè con quella della stampa attribuita ad Abraham Bosse, contemporaneo di Mondor, fatta nella prima giovinezza, poco dopo la sua andata da Tours a Parigi, nè con quella della stampa che sta in fronte all’ Inventaire universel des œuvres de Tabarin (Parigi, 1623), molto somigliante del resto, se ben più piccola, all’altra : se non che Tabarino là è senza barba e coll’ enorme tesa del cappello, base del costume tabarinesco, calata sull’occhio manco (pagina 556), mentre qui ha la lunga barba a punta e la tesa rilevata ai due lati, come in questa riproduzione ammodernata che precede le opere tabarinesche nell’edizione del 1858. […] Più volte abbiam visto attori e attrici salire in rinomanza col lor nome di battesimo o di famiglia, e più altre sol con quello di teatro : e forse il celebre Tabarini si nascondeva sulla scena sotto uno dei tanti nomi di Zanni o di altro tipo, non potuti sin qui identificare. […] Aveva la parrucca goldoniana incipriata, veste, panciotto e calzoni corti color marrone, calze rosse al di sopra de' calzoni, scarpe con fibbia e cappello rotondo. » Un opuscoletto edito dal Cairo a Codogno (s.a.) sulle cinquanta maschere italiane, poco attendibile per quanto riguarda la esattezza de' costumi, benchè graziosamente disegnati, e dei caratteri, non saprei dire su che basati, benchè descritti in versi abbastanza garbati, ci mostra Tabarrino in perfetto costume di gentiluomo spagnuolo del secolo xvii con sotto questa sestina : Tabarrino dal palco satireggia contro i nobili finti e cortigiani.

79. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 15-16

Comunque sia, l’Angelica nostra era la colonna della Compagnia dei Comici Uniti, quando nel 1580 si unì a Bergamo per qualche giorno con quella dei Gelosi ; nella quale occasione Cristoforo Corbelli dettò il seguente MADRIALE Non più col foco de i sospir sperate, nè con quello d’amore, voi, cui tutt’arde in strano incendio il core, far, ch’Angelica un poco senta ne le sue fiamme il vostro foco : che, com’aspide chiude sordo agl’incanti le sue orecchie crude.

80. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 676-677

Sappiamo dal Gandini (Cronistoria dei Teatri di Modena. […] Tornò poi a Modena il marzo del ’99, e vi recitò il Matrimonio Ebraico, ossia la Sinagoga, parodia dei riti israelitici che suscitò un diavoleto in teatro, pel quale fu necessario l’intervento delle autorità.

81. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 75-76

Che deliziosa macchietta, ad esempio, quella dell’operaja nell’Ispettore dei vagoni-letto, che invita ai baci col falso tic ! […] Se si fosse decisa ad assumere un ruolo più conveniente, ella sarebbe certo tornata a' bei giorni dei più clamorosi e sinceri trionfi.

82. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 340-342

In grazia della comicità della persona (era piuttosto piccolo, avea le gambe formate ad arco e il viso di color terreo) potè recitare qualche parte di mammo (ingenuo, sciocco, da mammolo – fanciullo, bambino) nella quale, in quella di Filippetto dei Rusteghi specialmente, palesò nuove e maggiori attitudini alle parti comiche ; tanto che, scritturato da Luigi Domeniconi e Gaetano Coltellini pel 1843, finì coll’assumere il ruolo di brillante assoluto che mantenne per diciotto anni in compagnia del Domeniconi stesso, con piena soddisfazione del pubblico. […] Salvini ne’suoi Ricordi (Milano, Dumolard, 1895) : Amilcare Belotti fu la delizia dei pubblici italiani, e specialmente dei Romani, che in vederlo si rammentavano di tratto in tratto della loro maschera prediletta, del Rogantino.

83. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 933-934

Florindo dei maccheroni. […] – Sulla scena lo dicon Florindo, e lo chiamano Florindo dei Maccaroni. – Ah ! […] Probabilmente egli assunse il nome di Florindo, lasciato dal suo concittadino, Domenico Antonio Parrino, innamorato anch’egli de’più egregi al servizio del Duca di Modena, che fu sui teatri oltre un trentennio, e lasciò alcune opere pregiate, fra cui, prima, l’Istoria dei Vicerè del Regno di Napoli.

84. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 364-382

Di più : in caso di pericolo di vita di un dei suoceri, ella dovrebbe aver subito venti giorni di permesso, rimettendo, nell’anno, le recite ch'ella non avrebbe potuto fare. […] Ma la Ristori tenne fronte gagliardamente, e vinse, con nuovi e più forti argomenti, primo dei quali la divisione con lui, nel caso di perdita, della sua parte di utili toccata in Italia. […] Ella più che ogni altro può in ciò giovarci, e mandarci qualche lettera che presenti mio marito, per ora, e quindi ma alle distinte e ragguardevoli famiglie sue conoscenti, raccomandando onorare di loro appoggio quest’esperimento drammatico italiano, pel quale colà si porta mio marito (Giuliano dei Marchesi Capranica, Marchese Del Grillo)…. E il Marchese Giuliano, di fatti, si recò a Parigi prima della Compagnia ; e di là mandò al Righetti una nota dei personaggi, che avrebber preso il palco, primi dei quali l’Imperatore e l’Imperatrice, S. […] Sui prezzi dei palchi si regolano quelli degli altri biglietti.

85. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 228

Ne’primi anni della sua scrittura, la Compagnia seguiva d’inverno la Corte a Varsavia, e v’era il signor di Breitenbauch incaricato dell’alloggio dei comici, i quali in codesto andare e venire tra Dresda e Varsavia eran diventati artisti nomadi come quelli d’oggidì. […] Alcuni poterono a stento rimpatriare miserissimi, altri ebber pensioni dal governo che li misero in grado di non morir di fame…. altri pensaron bene di tornarsene in Italia, lasciando colà un monte di debiti, come vedremo al nome dei singoli artisti Bertoldi, Vulcani, Franceschini, Casanova, Grassi, Ristori, Golinetti, Bastona, ecc…..

86. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »

Che della semplicicità de’ mezzi, della verità dei caratteri, della eleganza dello stile, della pittura del cuor umano e della forza ed evidenza delle passioni quando ha trovato il segreto di salire in Parnaso con minore fatica, e di essere incoronato d’un più facile benché men durevole alloro? […] Nella prima mi sembra udire uno dei Ceteghi che rimprovera a Catilina la sua ribellione. […] Un siffatto sistema può per accidente generar l’effetto in teatro qualora il compositore con una bella musica, il macchinista colle vaghe decorazioni, e il ballerino coll’opportuna esecuzione dei balli assalgano lo spettatore da tutte le bande cosicché non gli rimanga l’agio di badare più che tanto alla poesia. […] E tali sono ancora le danze fuori di luogo frapposte almeno nella maggior parte, essendo certo che un giorno di lagrime e di lutto quale dovea essere per gli Argivi quello ove perduta aveano ad un solo tratto pressoché tutta la stirpe dei loro re, non era il più a proposito per ordinare quattro balli differenti. […] In altro luogo ci converrà parlare più a lungo degl’inconvenienti e dei vantaggi annessi al metodo proposto dall’inglese.

87. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 492-494

Sposatasi nel ’67 al conte Carlo Borisi istriano, attore di assai pregio così per le parti italiane, come per quelle dialettali, fu con lui due anni in Compagnia di Gustavo Cappella, il noto Meneghino, poi in quella di Colomberti e Casilini, in sostituzione della coppia Caracciolo, superando la Borisi ogni aspettazione dei capocomici, specialmente colla parte di Teresa nel dramma omonimo di Dumas e con quella della Marchesa nel Filippo di Scribe. […] Ma nell’ ’85 dovè abbandonar l’arte, e poco tempo dopo, colpito da malattia insanabile, morì a Milano fra le braccia della moglie, nella casa di salute dei fratelli Dufour. Tornata lei l’ ’88 con Zago, che era divenuto nella proprietà e direzione della compagnia socio di Guglielmo Privato, vi è anch’oggi, e vi starà per un pezzo, amata e stimata dai compagni, dal pubblico, dalla stampa, per la dolcezza dell’indole, per la bontà dei costumi, per l’amore e il rispetto dell’arte.

88. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1024-1026

Tutti i primi comici, sappiamo, furon mimi e suonatori e cantanti ; e l’agilità dei movimenti era tanto apprezzata, quanto la trovata di un motto arguto…. […] Alberto V aveva designato agli sposi, come residenza, Landshut, la primitiva residenza dei Duchi della Bassa Baviera ; una città, a detta del mercante Giorgio Huffnagel, più d’ogni altra attraente e per la gaiezza delle campagne, e per la ubertà del suolo e pel vino eccellente e pel grano e pel latte e per…. tutto. […] Fu l’anno dopo, 1576, che il Duca, forse a perenne ricordo di quella giocondità, omai dileguata per sempre, fece istoriare il soffitto della camera da letto, di cui diamo un saggio nella qui unita tavola colorata, e la grande Scala dei buffoni (Narrentreppe) con le più comiche e svariate scene della commedia dell’arte ; e di quella probabilmente rappresentata da Orlando di Lasso, da Giovan Battista Scolari e da Massimo Trojano, della quale ci ha lasciato quest’ultimo in un suo dialogo la descrizione particolareggiata.

89. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 14

). « Girolamo Stanga — dice il Bertolotti (Musici alla Corte dei Gonzaga in Mantova dal secolo XV al XVIII — Milano, Ricordi s. a.) — sul finire di ottobre 1490, scriveva al Marchese Francesco le difficoltà per la ripetizione a Marmirolo dell’ Orfeo, accennando Filippo Lapacino e Zafrano, che dovevano prendervi parte, oltre al Citaredo Atalante che si attendeva da Firenze. […] Torraca, Il Teatro Italiano dei secoli XIII, XIV e XV.

90. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 14

Studiò ben poco agl’ Ignorantelli, poi, giovinetto, fu messo in uno studio d’avvocato, che abbandonò all’insaputa dei parenti per recarsi a recitare in una Compagnia Raspini al Teatro Stadera. […] Quando non era ancor uomo, nè omai più giovinetto, ebbe la brutta e perdonabile vanità di ripudiar suo padre al conspetto dei compagni, per l’altro Lavaggi, fabbricante di fiammiferi, se non erro.

91. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 218-219

Comico rinomato dei tempi di Francesco Bartoli (1781), che sosteneva il ridicolo personaggio di Don Fastidio De Fastidiis con grande successo, specialmente nelle Avventure di Donna Irene o La sepolta viva, di Francesco Cerlone. […] Sepolcro la sera del 12 agosto la sua Benefiziata col Viaggio dei Pianeti, ossia Giove e Mercurio in Tianèa, azione allegorica spettacolosa, con promessa in un manifesto reboante, di mutamenti di scena a vista prodigiosi, di macchinismi non più veduti, ecc.

92. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »

La guerra posta quasi nel numero degli dei dal loro antico conquistatore Oddino avea tinto d’umano sangue le campagne e i sassi. […] [12] La religione cristiana, apportando seco l’idea semplice, vera e sublime d’un unico iddio, distrusse nella Scandinavia i deliri della idolatria, e con essi la potenza dei Rymers, che ne erano il principale sostegno. […] [13] Colle conquiste dei goti si sparse adunque per l’Europa la moderna mitologia abbellita di poi, e vieppiù propagata da’ poeti e de’ romanzisti. […] Di più, essendo a que’ tempi ricevuta dalle leggi l’appellazione per via di duello, le dame, che non potevano venir a personale tenzone, combattevano per mezzo dei lor cavalieri, ai quali veniva troncata la mano in caso di perdita. […] [NdA] Per far vedere il diverso progresso della morale pubblica in que’ tempi, e ne’ nostri basta, non che altro, gettar uno sguardo sui romanzi morali dei nostri tempi.

93. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 774-779

Queste smancerie e turbolenze ispirarono allora a Paolo Costa dei versi di questa specie : Mal abbia l’istrion che con orrendo artificio sonar fa la parola che il latrato dei cani, il rugghio, il fremito dei rabidi leoni e delle strigi le querimonie imita…… Per la qual cosa il Domeniconi, dolente, si recò dal Costa e gli disse che sua non era la colpa, ma del pubblico : e che glie lo avrebbe provato il domani. […] Recitando egli a Pistoia l’estate del ’33 in società con Ferdinando Pelzet, fu pubblicato un opuscoletto di versi e prose, da cui trascelgo la seguente epigrafe, un po’ duretta se vogliamo, in onore di lui : i circhi, i ludi, i teatri in età feroci l’abbondanza della forza esaurivano in tempi codardi il sibaritico ozio molcevano in secoli emergenti dall’orror delle tenebre vita di contradizione mostravano oggi sono riepilogo di tutti gli errori dei tempi allora, ed ora a quei che si porgeano spettacolo del popolo plausi secondo natura de’tempi sinceri ma come noi, l’età future non danneranno dell’età volte la manifestazione di falsa vita, quando sapranno che prorompevamo in solenni encomii per te O LUIGI DOMENICONI che coll’eloquente gesto, colla parola informata da tutte gradazioni del sentimento incomparabilmente a mostrarci l’uomo emulo de’ più celebri scrittori svolgevi l’idee eterne del vero Lo spirito analitico, la coscienza ch’egli metteva in una parte, sapeva mettere anche nelle cose del capocomicato.

94. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 401-403

Fortunatamente un fornajo presente alla scena si fece mallevadore, e Romagnesi potè riaversi del lungo cammino, e dei disagi patiti. […] Ma il successo non essendo stato qual era da sperare, dopo non molte recite, egli fu ancora in Provincia, a Bordeaux, a Bruxelles, a Cambrai, donde restituitosi a Parigi, fu accolto nella Compagnia dei Nuovi Comici italiani. […] « Alto e ben fatto, – dice il Dizionario dei teatri, – egli aveva la voce un po' sorda, e sembrava patir gran pena, allorchè aveva da dire un brano un po' lungo.

95. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 4

Ella era graziosa oltre ogni dire, se bene più tosto piccola e brunettina ; recitava con molto brio e con molta naturalezza, ed ecclissò al suo apparire in Francia la Diamantina, che l’aveva preceduta nella Compagnia, e che aveva recitato dal 1653 al 1660 nel teatro del Petit-Bourbon, al fianco dei celebri Fiorilli e Romagnesi. […] … Eccomi adunque arruolato nell’infinita confraternita dei b….. !!!!

96. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — 1759 – 16 Settembre. » pp. 258-259

Figlio dei precedenti, nacque a Parigi il maggio del 1724. […] Eustacchio ; il quale ci ha detto che giovedì passato, verso le nove di sera, fu chiamato dal signor Balletti figlio, comico italiano, ch’egli trovò nel suo letto, per medicargli la ferita prodotta da un colpo di fuoco : che, avendolo visitato, trovò una piaga non lieve nella carne, alla parte esterna della coscia destra, che egli medicò, e che gli parve causata da una palla, che il Balletti disse di aver ricevuta alla Commedia, mentre recitava nella Camille Magicienne, in cui si sparan colpi di fucile contro una torre, ove il signor Balletti stava rinchiuso con altri comici : che si presume esser causa della ferita uno dei soldati, il quale, sostenendo una parte nella commedia, e dovendo sparare a polvere soltanto, prese nell’intermezzo, inavvertitamente, il fucile carico a palla del soldato in fazione sul palcoscenico, anzichè quello che doveva esser carico a sola polvere ; che se il detto artista non venne subito a far la sua dichiarazione, si fu perchè egli credette non valerne la pena, essendo il fatto accaduto in pubblico, e, com’era da credersi, per semplice inavvertenza o errore ; non per cattiva volontà.

97. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. -306

Da dove muor fin dove nasce il giorno suona di Te la Fama, e i più canori Cigni, che al Reno stanno e all’Arno intorno, ti ornaro il Crin dei meritati allori. […] (Ven., 1796) che la Battaglia creò nella stagione di autunno e carnevale ’95-’96 la parte di Agata nell’Elena e Gerardo di Luigi Millo, uno dei poeti della Compagnia, che fu l’unica parte da lei recitata nel corso di quell’anno, lasciando in ogni spettatore un sommo desiderio di udirla altre volte.

98. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 45

In fatti : non solamente egli ne compose (sono in tutti sessantatrè, due dei quali soltanto in versi : della primavera e della impietà) per comici di professione, ma anche per dilettanti. […] Nè solo per Compagnie comiche, o per Accademie componeva i suoi prologhi, ma anche per Compagnie di canto, come abbiamo da quello de gl’inventori della musica, il ventiquattresimo della raccolta, che termina così : abbiamo proposto in questo luoco con la musica dei dolci concenti di cotanti amanti, ai cigni rassomigliati, e con le note di cotante Progne e Filomene, cantarvi dolcemente col suono delle vostre parole un’opera composta in Madrigale di dodeci voci.

99. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »

Apparteneva alla Compagnia dei Comici Uniti nel 1593, nella qualità di Graziano (V.

100. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article »

Era a Genova l’estate dell’anno 1586 colla Ponti, la celebre Lavinia dei Desiosi.

101. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 216-226

Milano, Dumolard, 1895, pag. 46) : La Contessa Adelia Arrivabene, giovanissima gentildonna mantovana (che morte immatura tolse troppo presto alla scena, sulla quale lasciò impronta incancellabile dei più eletti e squisiti modi nel porgere). […] Trascelgo il breve cenno che ne fece l’artista Bon nel Bazar di Milano : adelia dei conti arrivabene La mattina dell’ 8 dicembre mori in Milano Adelia dei Conti Arrivabene di Mantova, giovine donna di bell’ingegno, di educazione fiorita e di generosi sentimenti. […] Spirò nella pace del Signore, perchè alla classe dei buoni spettava. […] … E più dei crocchi, ove elegante e bella seder potresti, e più dell’infinito strepitar delle turbe, ami il romito favellìo d’una fronda o d’una stella ? […] A iniziativa del Conte Giorgio Roma di Zante, giovane di forte ingegno, che si trovava allora in Mantova, attratto dalle grazie di una delle più avvenenti e colte signore di quella aristocrazia, fu costituita una vera e propria compagnia, la quale doveva dare due o tre rappresentazioni la settimana, al celebre teatro dei Gonzaga, illustrato dagli affreschi del Mantegna.

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