/ 139
72. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 1 pp. 2-271

Chi nel mentovarla non si sovviene di quel patetico animato ma umano, e naturale che ti riempie in ogni scena e ti trasporta in Messenia ? […] della dolce forza che ti fanno le passioni espresse in istil nobile ed accomodato agli affetti ? […] no…io muojo, E ti perdouo. […] Abbiti questo, Signor, nè d’altro ti curar. […] Moro, e ti abborro ancor.

73. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO III. Commedie del secolo XVII. » pp. 292-313

Il Porta conoscitore esperto de’ Greci e de’ Latini, ed osservator sagace dell’arte comica di Lodovico Ariosto, mostra di possedere la grazia d’Aristofane senza oscenità ed amarezza, la giovialità di Plauto rettificata, e L’artificio di dipignere ed avviluppare del Ferrarese senza copiarlo con impudenza da plagiario che ti ruba e ti rinnega.

74. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VII. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo del Lulli, e del Quinault. » pp. 245-266

Mai sì vaga e sì lieta io non ti vidi! […] Ati Ah se ti perdo, ah se a morir son presso, Che mi resta a temer?

75. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148

qual tuo delitto o nume avverso Così ti opprime? […] No, caro padre (io ti dicea pendendo Da le tue guance ch’oggi ancora io tocco) Non fia mai ver che in vecchia età ti lasci. […] Deh ritorna in te stessa: in quai ti perdi Vani pensieri! […] Ahi più non ti vedrò! […] Ahi dolce oggetto de’ timor materni, A ciò ti porsi il seno e del mio sangue Io ti nutrii?

76. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223

Ma forse in guerra ti chiamano i perigli? […] Chi nel solo mentovarla non si sovviene di quel patetico animato ma umano e naturale che ti riempie in ogni scena, e ti trasporta in Messenia? […] della dolce forza che ti fanno le passioni espresse in istil nobile ed accomodato agli affetti? […] Il ciel ti ricompensi Di tua bontà . . . […] Abbiti questo, Signor, nè d’altro ti curar.

77. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 163-168

Ei ti udi, e sen compiacque, e ai forti e nuovi modi, Te scelse adatto all’ onorato ufficio di rifar l’itale menti !

78. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — (Ferdinando Martini, Al teatro. Firenze, Bemporad, 1895). » pp. 78-82

Sirena del dolore, io ti saluto.

79. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 189-231

Altro il valore Non ti lasciò degli avi Nella terra già doma Da soggiogar che il Campidoglio e Roma. […] Avendo disegnato di morire congeda l’affettuoso servo Randal, ed essendo egli vicino a partire Wilmot gli dice: “Addio . . . ti arresta, tu non conosci il mondo, a me costa caro l’averlo conosciuto; pria di separarci debbo darti un consiglio . . . […] lascia i libri, rinunzia alla filosofia, studia gli uomini; questo solo studio ti basterà. […] Io sono stato corrivo, vorrei che tu fossi più accorto; vorrei che tu trattassi gli uomini come essi meritano, come hanno trattato me, come ti tratteranno, amico . . .

80. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO V. Sulle due Sofonisbe Italiane, e su due Traduzioni dal Greco di Fernan Perez de Oliva. » pp. 26-42

Vienen, hija, por ti. […] Or che a gridar ti spinse?

81. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Alemanno. » pp. 4-31

chi ti consolerà? […] Io co’ più vivi ringraziamenti esprimeva la mia gratitudine, quando egli trattosi dal seno un pugnale che teneva nascosto, alza il braccio e l’immerge nel mio petto, dicendomi, io ti ho salvata per perderti.

82. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 543-547

E. non uol saper niente, si che non si pol far un opera che sia bona, ma non solo le opere anche le comedie ; l’altra sera appunto si fece ti tre finti turchi e recito il secondo Zanni nouo che andò così bene che tutti si partirno inanzi fornita ; dicendo che se si fariano di quelle ci daranno delle Pomate. dove che ardisco suplicarla il dar ordine à qualcheduno che regoli la compag.ª pchè ò bisogno di studiare è tirarmi inanzi non di star à spasso p. i capricci d’altri ; la Sig.ª Flaminia à dato una delle sue parte che ne faceva due à mia sorella addesso pare che la Sig.ª Ippolita con la colega fatta tra di loro abbiano disgusto è la uoriano far fare alla guercina basta doppo dificultà si sono contentati ma però di nouo lo suplico il scriverli che la facciano recitare è la lettera onorarssi d’inuiarla à me però diretta alla Comp.ª non dirò più per non incomodarla, solo che se segue così non occorre uenir a Ferara p. che so che se non fosse in riguardo alla protetione di V. 

83. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 245-250

Da un omaggio agli attori della Compagnia Pelzet e Domeniconi, per le recite dell’estate 1833 a Pistoja, tolgo la seguente epigrafe : a più splendida onoranza di maddalena pelzet tragica maravigliosa comica inarrivabile singolare commovitrice d’affetti per portamento e nobile gesto commendevole ; in matilde bentivoglio gelosa amante ; nella gismonda di contrarie passioni pittrice : nell’ester d’engaddi fedele e magnanima con bello esempio insegnò alle spose anteporre l’onore alla vita un ammiratore di tanto merito pubbliche gratulazioni e festivi applausi affettuosissimo porge DI GIUSEPPE MATTEI Quand’io pendo dal tuo labbro gentile, e il suon de'detti tuoi mi scende al core, sia che del vizio alla licenza vile ti faccian scudo la virtù, l’onore, sia che di fida sposa e figlia umile, o di tenera madre immenso amore t’infiammi il petto, o che cangiando stile arda tu d’ira e di crudel furore ; in estasi dolcissima rapito oltre l’usato il mio pensier veloce al Ciel s’estolle, e dopo averti udito muto io resto, nè so dir se potria bearmi il cor, più della tua, la voce di Melpomene stessa e di Talia.

84. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 724-729

Qual è l’affanno che ti stringe il core, qual sventura a te fia cagion di pene ?

85. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81

Deh ritorna in te stessa: in quai ti perdi     Vani pensieri! […] Ahi più non ti vedrò! […] Ah tu morrai,      E di tuo padre il nome      Che tanti ne salvò, ti sia funesto! […] Perché mai stringi      L’imbelle madre tua, e ti raccogli      Nel seno mio, quale augellin rifugge      Sotto l’ali materne? […]      Ahi dolce oggetto de’ timor materni,      A ciò ti porsi ’l seno, e del mio sangue      Io ti nutrii?

86. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131

Molti squarci della generosa patetica contesa de’ due amici meriterebbero di esser trascritti; ma ci contenteremo delle seguenti parole di Pilade: E pensi or ch’io ti lasci? […] Dove ti lascio! […] Qual dolor, qual furor così ti spinse A ferir te medesma? […] A Dirce dissi: al mio ritorno, o figlia, Fa ch’io ti trovi tutta lieta e culta, Ch’oggi sposa sarai di tal marito, Che a me grado ne avrai che tel destino. […] Tu che figlia di dea ti chiami e sei E dea sembri negli atti e nel sembiante, Se la tua gloria gira al par del Sole A che cerchi oscurarla?

87. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO II. Prima epoca del teatro Latino. » pp. 9-90

O Sagaristione, il ciel ti salvi. […] Pegnio risponde, ti obedirò, e torna in casa. […] Temi tu ch’io ti venda da buon senno? […] Non ti parve Splendida e vaga? […] Io spero Che se ti compro, Lucrida sarai Ancor per la mia casa.

88. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245

Forse ti meravigli che agli abiti che esse portano, diano il nome di cortile, quasiche non ne veggiamo tutto il giorno che hanno addosso il prezzo di un podere intero ? […] … Vivi, e di me ti risovvieni. […] Le dice al fine Non ti smarrir, son tua, voglio esser tua… Non so morire ? […] Se ti riempiono gli occhi di lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti commovi, e ti senti ne’ tuoi trasporti opprimere, soffocare ; prendi allora Metastasio e componi ; il suo genio riscalderà il tuo, col suo esempio tu saprai creare ; e gli occhi altrui ti renderanno ben tosto il pianto che ti avranno fatto versare i tuoi maestri. Ma se le grazie incantatrici di questa grande arte ti lasciano in calma, se non hai nè delirio nè trasporto, se in ciò che dee rapirti tu non trovi che del bello ; osi tu domandare che cosa è Genio ?

89. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67

Sì, sì (ripiglia lo stupido Giugurta) colui che vi giace fu da me ucciso, e perchè spirando ti chiamava in soccorso, io m’innamorai di te. […] Megara ti attende, dice Dulcidio al figlio, e questi differisce di obedire per ammazzar prima Giugurta. […] mucho de ti recelo valor mio. […] Zenobia dice,   salvami entrambi, Se pur vuoi ch’io ti debba il mio riposo, E se entrambi non puoi, salva il mio sposo. […] Tito dice a Sesto:   Odimi, o Sesto, Siam soli: il tuo sovrano Non è presente: apri il tuo core a Tite: Confidati all’amico: io ti prometto, Che Augusto nol saprà.

90. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO II. LIBRO II » pp. 34-49

ERRORI CORREZIONI pag. 66, lin. 7 Tu fra que’ dieci   Te fra que’ dieci pag. 84, linea penultima ed ultima con felicità la secondano, sono copiate al naturale da lo pre   con felicità la secondano, sono copiate al naturale dalle procedure pag. 113, lin. 19 sempre io t’ami   sempre io ti amai pag. 190, lin. 1 Tum verò pavidâ sonipes   Tum verò pavidâ sonipedes pag. 236, lin. 20 a un cenno del popolo doveano snudarsi   a un cenno del popolo, nel tempo de’ Giuochi Florali, doveaao snudarsi *.

91. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Milano, 1°Aprile 1803. » pp. 318-327

Non ti è noto che a Blanes pagai fino i biglietti d’ingresso, a Blanes che guadagnò sull’Edipo una somma considerabile empiendo la Pergola in un modo inusitato ?

92. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 969-973

Va, e che Iddio ti protegga. – Invano egli insistè ; la risoluzione della povera martire fu invincibile.

93. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 186-194

Terminata la farsa, Canevari si recò nel camerino del capocomico, rammaricandosi del successo ; e Pietriboni, chiamato a nome il Novelli, dal suo camerino ammonì : « ti proibisco d’ora in avanti di farti applaudire.

94. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — 2 giugno 1902. Guido Biagi. » pp. 327-333

Perdona alla scorbellata franchezza di chi ti vuol bene davvero.

95. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 349-355

.… ti vo'dar gusto con sentenziare, che l’ Italiano va a piacere con più ragione degli altri, se più commozione dagli Franzesi, e più gravità dagli Spagnuoli prenderà in prestito nelle Scene.

96. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO II. Prima Epoca del Teatro Latino. » pp. 16-128

Pegnio risponde, ti obedirò , e torna in casa. […] Temi tu ch’io ti venda da buon senno? […] Non ti pare Splendida e vaga? […] Noi ti chiediam ragion. […] Io spero Che se ti compro, Lucrida sarai Ancor per la mia casa.

97. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174

Molti squarci della generosa patetica contesa de’ due amici meriterebbero d’ esser trascritti; ma ci contenteremo delle seguenti parole di Pilade: E pensi or ch’io ti lasci? […] Dove ti lascio! […] ahi qual pensiero, ahi qual inganno, Qual dolor, qual furor così ti spinse A ferir te medesma? […] A Dirce dissi: al mio ritorno, o figlia, Fa ch’io ti trovi tutta lieta e culta, Ch’oggi sposa sarai di tal marito, Che a me grado n’avrai che tel destino. […] Tu che figlia di dea ti chiami e sei, E dea sembri negli atti e nel sembiante, Se la tua gloria gira al par del Sole, A che cerchi oscurarla?

98. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148

Si, si (ripiglia lo stupido Giugurta) colui che vi giace fu da me ucciso, e perchè spirando ti chiamava in soccorso, io m’innammorai di te. […] Viene per quarto Dulcidio, e benchè sia notte, riconosce Aluro, il quale avea presa l’innamorata per un guerriero affricano, Megara ti attende , dice Dulcidio al figlio, e questi differisce di obedire per ammazzare prima Giugurta. […] mucho de ti recelo valor mio. […] Zenobia dice, Salvami entrambi, Se pur vuoi ch’io ti debba il mio riposo, E se entrambi non puoi, salva il mio sposo. […] Tito dice a Sesto;                 Odimi, Sesto, Siam soli; il tuo sovrano Non è presente; apri il tuo cuore a Tito  Confidati all’amico; io ti prometto Che Augusto nol saprà.

99. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Di Milano, il dì 28 agosto 1620. » pp. 140-157

Cigno felice, che spiegando i vanni, varcando vai sovra i cerulei campi, ed in tragico stil disserri i lampi de’ gran tesori de’ superni scanni ; vivi pur, vivi, che il volar degli anni lieve incarco ti fia, già che tu stampi d’ eternitade il calle, ond’ oggi avvampi d’ immortal luce in questo mar d’ affanni. […] Và pur honor de l’Amorosa scola Che ciascun t’ oda, è ’l tuo ualor ti sia Contr’ à colpi del tempo vsbergo forte.

100. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 832-837

.” – E ti dissi anche troppo. – Tuo G.

101. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « LIBRO VIII. Teatri settentrionali del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 232-294

Altro il valore Non ti lasciò degli avi Nella terra già doma Da soggiogar che il Campidoglio e Roma! […] Lascia i libri, rinunzia alla filosofia, studia gli uomini; questo solo studio ti basterà. […] Io sono stato corrivo, vorrei che tu fossi più accorto; vorrei che tu trattassi gli uomini come essi meritano, come hanno trattato me, come ti tratteranno, amico… Approfittati del mio consiglio, e ricordati di questa lezione.

102. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 118-139

Tu che’l piè su Teatri, il capo in cielo ANDREINI ogn’or tieni, veridico ti svelo che nascesti più a Pulpiti che a scene. […] Sol rivolgomi a Dio, pietà per te chiedendo, ah, pria che scenda fulmine al danno tuo, che ti disperda.

103. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 841-848

Musa benchè trafitta Da varie punte, pur membrar ti giovi Quel che fin’or tutte sventure adegua, Ch’abbia sofferto mai misero core.

104. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. IV. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo XVI quando fiorirono gli scrittori producendo le Commedie dette Erudite. » pp. 136-255

Ove ti pensi tu, Ch’abbian presa la via? […] Non ir, padron, che non ti facciano Qualche male. […] Te ne fai beffe, e ti par di udir favole? […] Tu sai Calandro, che altra differenza non è dal vivo al morto, se non in quanto che il morto non si muove mai e il vivo sì; e però quando tu faccia come io ti dirò, sempre resusciterai. […] Quando io era più giovine, io sono stato molto randagio, e non si fece mai la fiera a Prato, che io non vi andassi, e non ci è castel veruno all’intorno, dove io non sia stato; e ti vo’ lire più là; io sono stato a Pisa e a Livorno, o và!

105. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO II. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo. » pp. 175-262

Ove ti pensi tu, Ch’abbian presa la via? […] Non ir, padron, che non ti facciano Qualche male. […] e ti par di udir favole? […] Tu sai, Calandro, che altra differenza non è dal vivo al morto, se non in quanto che il morto non si muove mai e il vivo sì; e però, quando tu faccia come io ti dirò, sempre risusciterai. […] Quando io ero più giovane, io sono stato molto randagio, e non si fece mai la fiera a Prato, che io non v’ andassi, e non ci è castel veruno all’intorno, dove io non sia stato; e ti vo’ dire più là; io sono stato a Pisa e a Livorno, o và.

106. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VI. Tragici Spagnuoli, secondo il Signor Lampillas, negletti, o censurati a torto dal Signorelli. » pp. 43-68

Così uno per miracolo operato da un Esaminatore che ti voglia favorire, e di un buono Apologista che ti sostenga, può arricchirti di un Migliajo.

107. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 420-431

Addio, che il Cielo non ti dia mai una giornata simile a questa che mi fai passare.

108. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 203-211

Ella per la tua fede e per tuo merto dice : d’amor ti si concede quel che ad altri non lice ; e coglier è a te dato, quel ch’è a ciascun vietato.

109. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 432-442

Come ti ho detto mio padre aveva un ruolo secondario, inferiore, cioè quello del Gattinelli, come era inevitabile, cominciarono presto le emulazioni fra il giovane attore e l’artista, che godeva già meritamente molta fama.

110. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 461-471

Ne fa fede Pietro Antonio Gratarol al Capo XII della sua Narrazione apologetica, quando dice : Non altronde che a Venezia ti verrebbe fatto, manigoldo, di ottenere da ogni genere di persone quanto ivi ottieni.

111. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 37-96

Meco sol condurrò per mio ristoro Questi suoi cari pegni insino ad ora Col sangue sol del petto mio nutriti, Ch’oggi in lor danno tu a versar ti appresti. […] Ah de’ miei colpi, Amato sposo, io già morir ti veggio! […] Ah Sire non uccidermi, Non m’uccider, nol merto, non ti offesi.

112. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Teatro di Eschilo. » pp. 75-103

qual tuo delitto o nume avverso Così ti opprime?

113. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Di Venezia, 21 marzo 1620.Venezia, 16 di giugno 1618. » pp. 513-520

Giacean sepolte in un profondo oblìo le Muse, quando tu Flavio gentile le richiamasti, e con leggiadro stile principio desti al nobil tuo desìo : per te godon le scene il lor natìo honor ; e già se 'n vola a Battro a Thile glorioso il tuo nome, e l’empia e vile invidia paga il doloroso fio : Godi dunque felice un tanto honore, che 'l mondo in premio delle tue fatiche lieto ti porge, e ne ringrazia il Cielo : Quindi avverrà ch'ogni or le Muse amiche avrai, e colmo d’amoroso zelo a le scene darai gloria e splendore.

114. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »

Allor questa s’ascolta con un profondo silenzio, poi con istrepitose e fanatiche esclamazioni di “bravo evviva” accompagnate di battimenti di mano replicate cento volte; indi si torna all’antico dissipamento che ti par quasi di sentire come si lagnava Orazio dei teatri di Roma, il vento che rimuggia per entro alle boscaglie del Gargano o i fremiti del mar di Toscana109, Gian Jacopo Rousseau nella sua celebre lettera sulla musica francese vorrebbe far l’onore agl’Italiani di non credere che così avvenga ne’ loro teatri, ed attribuisce simili effetti che si veggono costantemente in Parigi, all’indole soporifera e monotona della musica francese. […] Non ti darebbe l’animo di trovare un nome che significasse tutte le parti comprese in quest’arte? […] Parimenti se vuol descrivere il galoppo de’ cavalli che traversano su e giù le cime del monte Ida, lo fa con evidenza tale che ti par quasi di sentirne il calpestio.

115. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 137-226

Meco sol condurrò per mio ristoro Questi suoi cari pegni insino ad ora Col sangue sol del petto mio nutriti, Ch’oggi in lor danno tu a versar ti appresti. […] Ah de’ miei colpi, Amato sposo, io già morir ti veggio! […] Ah Sire non uccidermi, Non m’uccider, nol merto, non ti offesi.

116. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »

Non resteranno poco né molto commossi dal terribile e magnifico quadro della morte di Didone, ma ti faranno bensì una lunga diceria sull’anacronismo del poeta, che fece viver ai medesimi tempi Enea e la regina di Cartago.

117. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimo »

Dopo averti mostrata la reggia d’Amore ti conducevan per mano a contemplare un mausoleo parcamente illuminato da lampadi sepolcrali.

118. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO II. Teatro Alemanno. » pp. 232-252

Egli dice, Mirtillo infelice, chi ti consolerà?

119. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Tramezzi. » pp. 68-88

Isa: Eh sì, quanto io ti debba io non ignoro, So . . . parti, fuggi, lasciami morire ..

120. (1878) Della declamazione [posth.]

perché tal ti fero Natura e il cielo? […] E tali parole, sillabe, consonanti, vocali ed accenti ti si presentano, che ora ti espongono a correre rapidamente, e quasi a ruinar tuo malgrado, ed ora ti obbligano ad andare a rilento e quasiché zoppicando, ed ora a sentirti la lena affannata dalla loro spossatezza e dal loro languore; e così il ritmo del verso col significato delle parole ti par che gareggi. […] I tuoni dell’amore e della bontà sono melodiosi ed uniformi; quelli della rabbia forti ti e dissonanti. […] Esse ti mostrano quel che sentono, o piuttosto quel che sentiva l’artefice allorché vi trasfuse per animarle tutta l’anima sua. […] No; quella fronte bassa, quello sguardo timido, quell’andare incerto ti accusano per un miserabile schiavo titolato di qualche elettore.

121. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »

Limpido ruscelletto,         Se ti rincontri in lei         Dille, che pianto sei,         Ma non le dir qual ciglio         Crescer ti fe’ così.»

122. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO III. Continuazione del teatro Italiano. Commedie: Opera in musica: Attori accademici ed istrioni e rappresentazioni regie: teatri materiali. » pp. 144-195

Il Porta conoscitore esperto de’ Greci e de’ Latini, ed osservator sagace dell’arte comica dell’Ariosto, mostra di posseder la grazia di Aristofane senza oscenità ed amarezza, la giovialità di Plauto rettificata, e l’artificio di dipignere ed avviluppare del Ferrarese senza copiarlo con impudenza da plagiario che ti ruba e ti rinnega.

123. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185

Ecco che ti son tolta a gran furore, E non son or più tua.

124. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO IV. La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 47-73

Ecco che ti son tolta a gran furore, E non son or più tua.

125. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Dato al castello di Versailles l’ 8 aprile. » pp. 364-378

Arlecchino appare, mentre questi si lascia andare al furore, e gli chiede suo figlio, e tanto l’importuna, che Celio, al colmo dell’ira, vuol batterlo ; Arlecchino lo respinge a colpi di testa. « Io ti ferirò – egli dice – colle armi che tu m’hai fatto.

126. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO I. Teatro tragico Italiano. » pp. 98-130

Se vuoi pensar, le risponde, ch’io son sul fior degli anni, che vivo fralle delizie e gli agi, fralle vivande e i vini, fralle feste e i balli, fra gli ozj e i sonni, Tu non ti ammirerai, se maritarmi Disponga, e cerchi ancor con tanta brama.

127. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 619-638

Molte volte, come nel gesto, o nella voce, ti vien fatto di trovar parole e frasi già dette ne’Frutti delle moderne Comedie, e non saprei dire se questi sieno un rifacimento in ristretto di quelli per la stampa, o se quelli sieno una parafrasi di questi pronta per una nuova edizione.

128. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO X. » pp. 112-139

Se pure non è stata una cautela apologetica, appresa nel dettato della scaltrezza volgare, chiama ladro al contrario prima che ti ci chiami.

129. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO I. Teatro Tragico Italiano. » pp. 228-273

Se vuoi pensar, le risponde, ch’io son sul fior degli anni, che vivo fralle delizie e gli agi, fralle vivande e i vini, fralle feste e i balli, fra gli ozii e i suoni, Tu non ti ammirerai, se maritarmi Disponga e cerchi ancor con tanta brama.

130. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO V. Teatro Tragico Francese nel XVII secolo. » pp. 166-211

In prima con fare che Augusto rimproveri a Cinna son peu de merite, e dicendogli, tu faresti pietà anche a chi invidia la tua fortuna, se io ti abbandonassi al tuo demerito.

131. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VI. Teatro Spagnuolo Comico e Tramezzi. » pp. 149-194

Ah che non sai qual pena… Isabella Eh sì, quanto io ti debba io non ignoro, So… parti, fuggi, lasciami morire.

132. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »

[12] Mandane vorrà farla da eroina con Arbace, e rimproverandolo del suo tradimento gli dirà:         «No, non ti credo, indegno. Dimmi che un empio sei,         E allor ti crederò.»

133. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »

Non è per questo ch’io approvi l’inversione troppo intrelciata di alcuni cinquecentisti specialmente quando è affettata, e lunga, come adiviene fra gli altri nello Speroni, nel Dolce, e nel Casa, i quali ti fanno sfiatare i polmoni prima che arrivi a terminar un periodo: né che non preferisca sì in verso che in prosa uno stile conciso, e pieno di cose all’abbindolato e pieno di parole massimamente nel genere filosofico, di cui la precisione, la chiarezza, e la disinvoltura sono i principali ornamenti.

134. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »

Ecco i primi versi d’una sua canzone pubblicata dall’Allacci: «Poiché ti piace, Amore, Ch’eo deggia trovare Faronde mia possanza Ch’eo vegna a compimento, Dato haggio lo mio cuore In voi, Madonna, amare. […] E se di grazia ti vuò far mendica,         Convenesi, ch’io dica         Lo tuo fallir d’ogni torto tortoso.

135. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »

Dove il modulatore corrompe i tuoni in maniera a forza di repliche, di passaggi e di trilli che ove ti brattava d’imitar la tristezza o l’odio, mi si sveglia l’amore o la gioia? […] quantunque il tuo rivale ti superi in molte qualità brillanti, tu saresti il solo genio vivente, cui cingerei le chiome del vivace allora onde l’antica Grecia coronava le statue d’Arione e di Tamiri.

136. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »

Nell’osservar sulle carte musicali i sospiri dolcissimi del Petrarca rivestiti di note dal Villaers o dal Giusquino ti par proprio di vedere il satiro introdotto dal Tasso nell’Aminta, il quale violar vorrebbe con ispida mano le ignude bellezze di Silvia.

137. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »

Ciò si scorge ora nell’adoperar che fanno sì spesso e senza verun discernimento il ballo chiamato “alto” dai facoltativi, il quale per ogni buona ragione dovrebbe dal teatro pantomimico onninamente sbandirsi siccome quello che nulla immitando, ed ogni muovimento del corpo ad una insignificante agilità riducendo, è inutile a produrre qualunque buon effetto drammatico; ora negli atteggiamenti uniformi e consimili con cui si presentano in iscena, cosicché in ogni circostanza, in ogni situazione, in ogni carattere ti si fanno avanti colla testa sempre alzata ad un modo, colle braccia incurvate a foggia di chi vorrebbe volare, coi talloni in aria sospesi, o premendo il terreno leggierissimamente come se Ninia, Ulisse, Idomeneo, Telemaco venissero allora da una sala da ballo dove pigliata avessero insieme lezione da uno stesso maestro; ora in quella smania di far ad ogni menoma occasione brillare le gambe quasiché in esse riposte fossero l’imitazione della natura e l’espressione degli affetti, e non piuttosto nei muovimenti delle altre membra, negli occhi e nella fisionomia lasciati per lo più da essi pressocchè inoperosi e negletti.

138. (1772) Dell’opera in musica 1772

Vedrai talvolta uscire un personaggio da un luogo, dove le statue colossali che vi sono dipinte non gli arrivano al ginocchio, o dove un monte appena gli aggiugne alla spalla, ch’è ti par uno di que’ giganti, i quali montagna sopra montagna davano la scalata all’Olimpo: noto essendo, che l’occhio giudica della grandezza dell’oggetto dalla grandezza delle cose circostanti, e dalla lontananza che mostra la serie delle cose poste tra sé e ‘l suo oggetto. […] Tu avrai l’animo occupato da una favola di greco, o di romano argomento, quando ecco salta fuori una truppa di Persiani o di Cinesi, che ti comincia un ballo di strana foggia in una scena passeggiata poc’anzi dal greco o dal romano coturno. […] [Sez.VII.3.0.18] Non solamente il poeta dee rispettare alcuni difetti a cui soggiace l’umanità, ma sopra que’ vizi medesimi e quelle virtù, ch’egli dee prender di mira, non pretenderà di sguainarci addosso uno scolastico trattato o una solenne predica, come noi abbiam veduto in alcuni drammi, i quali, non ostante che si sarebbero degnamente potuti intitolare il trionfo de’ vizi, pure i personaggi in mezzo a infami azioni, ti regalavano a luogo a luogo di sì mortali tratti di morale, che cavato avrebbono Aristotile del seminato.

/ 139