/ 165
99. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 881-887

Brighella con Leandro prima che la Compagnia fosse stata ricompensata dall’Em.º Signor Cardinale Antonio ; han chiesto per loro particolare, un regalo per uno ; e da me risaputo, come capo della Compagnia scrissi al Signor Martinozzi, maestro di Camera di detto Em.º che anch’io pretendeuo, se gli altri domandauano, come quello che ha il carico di regger la Compagnia e metter fuori soggetti ; ma che però non era in costume di far ciò ; Brighella risapendo quanto haueuo scritto, recitando noi, in casa dell’Arcivescovo di Rodi, uno de’ Signor di Nuelara, ad’arte cominciò à motteggiare sopra à detta poliza ; ond’io : gli dissi hauerla scritta ; ma che in quella però io, non l’ingiuriauo, risposeme con tante uillanie, e minacciamenti, ch’io fui sforzato à maltrattarlo di parole, ma non uillane ; Beltrame disse, quetatevi Cintio, che basta solo, che si sappia che un Brighella ui habbia perduto così infamemente il rispetto, ed il detto Signor Arciuescouo ciò risapendo, era d’animo di far poco piacere à Brighella, ed’egli stesso si obliga attestarlo à chi che sia.

100. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo undecimo »

Non farò discorso se non per incidenza di quella parte che spetta il costume de’ suoi personaggi, non già perch’io non la creda utilissima anzi necessaria al sommo in un poeta drammatico, né perché stimi che siasi Metastasio mostrato in essa più trasandato che nelle altre, ma perché dovendo restringermi fra i limiti di quella discreta brevità, che richiede il mio metodo, non potrei trattare se non di volo una materia, la quale avrebbe per esser collocata nel suo vero lume bisogno di lungo esame e d’indagine più circostanziata. […] Niuno ha saputo meglio di lui adattare sulla lira italiana le corde della greca investendosi di tutta l’anima dei greci poeti più felicemente di quanti il precedettero in Italia finora senza eccettuar il Chiabrera, uomo grande al certo, ma cui mancò nell’imitazione il vero spirito filosofico; I quali si credevano di essere novelli Pindari divenuti allorché fatta avevano una sregolata canzone divisa in strofe, antistrofe ed epodon piena d’“auro-crinito”, “chiom-acquose”, “ombri-lucente”, ed altre parole sesquipedali, ma vuota di vero genio pindarico, senza costume né carattere greco, e soprattutto non cantabile, quando si sà che le greche non mai si scompagnavano dal canto e dal suono. […] Qual son io tu sei costante,               E conservi il bel costume               D’esser fido a i lauri ancor.» […] [56] Sarà dunque colpa delle circostanze l’alterar ch’egli ha fatto tante volte il costume, mettendo in bocca a’ suoi personaggi delle allusioni, le quali, atteso il paese ed il tempo, non potevan loro in veruna guisa convenire. […] [64] Nè mi si dica che l’uditore senza tener dietro a coteste maninconie d’ordine, di costume e di scena si dà per soddisfatto ogni qual volta intenerir si sente da quell’aria o da quel recitativo, né ch’egli permetta al poeta di mancare all’ultima esattezza in grazia delle bellezze parziali, dalle quali dipende per lo più l’effetto della poesia e della musica. né mi si arrecchi l’esempio d’altri autori antichi o moderni, i quali splendono assisi tuttora nel seggio della immortalità, avvegnaché poco scrupolosi mostrati si siano nella osservanza di tai precetti.

101. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206

E quando vi divezzerete da codesto mal costume di trarre conseguenze universali da premesse particolari? […] Oggi la gravità della sua Polizia vi produce l’effetto stesso; si abbandonano gli spettacoli scenici nelle mani di particolari Impressarj, che cercano di tirare il volgo e la folla per uscire dalle spese, e si tollerano dal Governo in que’ giorni di allegria universale, purchè non ledano il buon costume; ma punto non si bada al miglioramento di essi in quanto all’arte ed al gusto, come addiviene in tante altre Provincie Italiane.

102. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VII. Della vera commedia Francese e dell’Italiana in Francia. » pp. 144-176

Gresset d’Amiens autore della graziosa novelletta le Vert-vert, dopo aver dato al teatro Sidney scritto con eleganza ma che non ebbe compiuta riuscita, per esserne il soggetto lontano dal tempo presente e dal costume francese, pubblicò il Méchant buona commedia rappresentata nel 1740 con molto applauso. […] È ver, son tali Certi perversi cuor che ognun detesta: Tale è la calca, è ver, d’uomini falsi, Di spregevoli donne, di buffoni, Spiriti bassi, spiriti gelosi, Senza onestà, senza principj, senza Costume meritevole di stima; Gente infingevol che a se stessa rende Giustizia disprezzandosi a vicenda.

103. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 646-656

Ogni personaggio, per quanto fosse di poca importanza nel dramma, diventava nelle sue mani importantissimo, ed ebbe in ciò una rara potenza creatrice, perchè appunto il suo recitare non era di sole parole, ma scrutando con sottilissimo accorgimento e filosofia nel costume che l’autore aveva espresso nel personaggio ch' ei prendeva a rappresentare, ogni volger di occhio, ogni movenza della persona informavasi da quello….

104. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »

Non è del tutto certo se sia ben fatto nella tragedia il mantener sempre la stessa scena, atteso che la premura di conservar la verosimiglianza in una cosa, è la cagione che venga violata in molte altre, mancandosi sovente al decoro, alla verità, ed al costume per far che tutti gli avvenimenti accadano nel medesimo luogo, siccome vedesi in alcune tragedie dei Greci, in quelle di Seneca, e più nei moderni grecisti dal Trissino fino al Lazzarini. […] Ma il voler bandire dal dramma musicale la verità per sostituirvi il piano adottato da Quinaut, avvilir l’opera italiana per innalzar la francese, è lo stesso, che voler imitare il costume di que’ popoli della Guinea, che dipingono neri gli Angioli, perché stimano, che il sommo grado della bruttezza consista nel color bianco. […] Se questi il costringe talvolta a rimettere in alcuni punti della severità teatrale, non perciò vien egli dispensato dal badare alla verosimiglianza, al decoro, al costume, ai caratteri, all’unità d’azione, e di tempo, ed alle leggi universali a qualunque si voglia composizione drammatica, e la mancanza di queste non è men viziosa in lui di quello, che sia nel tragico, e nel comico.

105. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 54-87

Comunque sia, accettiamoli questi tipi come rappresentanti della Commedia italiana nell’intenzione del Callot, al quale dobbiamo di alcuni di essi non solamente il costume, ma fin anco la conoscenza. […] Ceduta la Sicilia a Vittorio Amedeo di Savoja, i gentiluomini spagnoleggianti si ridussero a Reggio di Calabria : spagnoleggianti per partito, spagnoleggianti per costume ; chè, affamati e stangati com’ erano, tutti guardavan d’alto in basso, infilando spacconate una più grossa dell’altra. […] Sarebbe facil’il ridur questa parte sotto la benignità dei miei auuisi, ma mi rende alquanto di dubio la frequenza dell’uso di tanti, che l’hanno rappresentata lontana dal mio parere, onde ridotto in natura il costume parebbe loro fuori del naturale ogn’altro modo, & fuori del buon camino ogn’ altro sentiero, che calcassero, & tenessero.

106. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36

Hanno detto che i suoi Romani non erano vestiti del proprio costume; e che ai re da lui introdotti mancavano le dignità richieste nella loro classe.

107. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 364-382

.), servetta Ristori Maddalena, altra madre e seconda donna Rosa Rachele Pellegrini Assunta Paladini Giuditta RISTORI ADELAIDE generiche Rosa Virginia Ristori Carolina parti ingenue UOMINI Tranquilli Pasquale, primo attore Rosa Luigi, padre e tiranno Massini Antonio, caratterista Bosello Giovanni, primo amoroso Bertucci Vincenzo, secondo amoroso Fabbretti Fortunato, secondo caratterista Ristori Antonio Guarni Giovanni Mariotti Giuseppe Pescatori Nicola MENEGHINO ARLECCHINO Bosello Giacomo, pittore Mechetti Domenico, macchinista generici La prima rappresentazione, da darsi il lunedì 26 dicembre 1831, fu annunziata così : Non v'ha dubbio che il Drammatico trattenimento sia divenuto ai nostri giorni la scuola del costume, e lo specchio delle umane passioni.

108. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »

Dunque (prima conseguenza) non essendo in Italia il costume che il poeta e il maestro eseguiscano da loro stessi i drammi, tutti saranno malamente eseguiti. […] Non posso far a meno di non isdegnarmi contro il costume che vieta ai maestri di musica di salir sulle scene a cantar i propri drammi. […] Ora queste espressioni non indicano un’intrinseca impossibilità nella nostra musica d’accoppiarsi coi suddetti generi, come vorrebbe farmi dire il sempre degno estrattista, ma un’inveterato costume ne’ compositori di non mai eseguirlo. […] Non replicherò le pruove, che trovansi esposte alla distesa nella mia opera nel luogo appunto criticato dal giornalista, il quale fedele sempre al lodevolissimo costume adottato da lui combatte le proposizioni dell’avversario sopprimendo tutte le ragioni su cui sono appoggiate. […] Gli esempi che ho recato in mezzo (e de’ quali secondo il costume non fa parola l’estrattista, quantunque gli aprissero un bel campo di farsi onore difendendoli) non sono cavati dalla ciurma, ma dalle opere di compositori stimabili.

109. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XII. Teatro di Aristofane. » pp. 16-140

Qualunque produzione d’ingegno porta la divisa del proprio secolo, del costume, del gusto corrente impressovi con caracteri indelebili. […] Le commedie sono la storia de’ costumi e delle maniere; e se Aristofane non ha commesso un errore nel costume, in questa scena si scopre la grossolana libertà e schifezza di que’ popoli. […] Egli riprende il carattere sospettoso degli Ateniesi ed il loro costume che si andava disusando ed ora torna a venire in moda, cioè d’incolpare per ogni poco le persone di tirannia. […] Vuol sapere, se dee fargli cangiar costume e renderlo malizioso scaltro disleale malvagio, affinchè abbia miglior fortuna e più ricchezza del padre. […] Gli Avvocati prima di uscire dalla povertà, sono giusti circospetti onorati per acquitar credito; divenuti poi ricchi cangiano costume, e si fanno impostori falsi doppii nemici veri ed amici apparenti insidiatori della plebe oppressori e ministri d’ingiustizie.

110. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »

Da lui perciò concorrevano i primi uomini della città tra quali si distinguevano Girolamo Mei, Vicenzo Galilei padre del Colombo della filosofia, e Giulio Caccini gentiluomo romano per passar le ore non, come è il costume de’ nostri tempi, in oziose ciccalate, in giuoco rovinoso o in occupazioni più vergognose frutto della trascurata educazione e della pubblica scostumatezza, ma in dilettevoli e virtuose adunanze, ove la coltura dell’ingegno, il non frivolo spirito e l’attica urbanità vedeansi rifiorire insiem col sincero amor delle lettere e delle utili cognizioni. […] Ciò si vede eziandio dal costume introdotto in que’ tempi assai frequente nelle carte musicali che ne rimangono, di nominar solamente il musico senza far menzion del poeta, come s’egli neppur fosse stato al mondo.

111. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo II. Teatro Spagnuolo, Inglese, e Alemano nel medesimo Secolo XVII. » pp. 276-290

La commedia é ancor più deplorabile, non essendo che una farsa grossolana che ristucca e dispiace a chiunque abbia fior di, gusto, di buon costume, e di politezza.

112. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « NOTE ED OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 313-326

Il che ci fa conoscere già introdotto il costume, che durò poi per più secoli, che a simili feste concorrevano in folla tutti i buffoni, giocolieri, cantambanchi, e simili che portavano via de’ grossi regali”.

113. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 461-471

Il Rapparini a pag. 184 del suo Arlichino (Heidelberga, Müller, 1718) ce ne dà una lista, più lunga a dir vero del bisogno ; chè alcuni ebber vario il costume, e varia l’essenza : Arlichino, Trufaldino, Sia Pasquino, Tabarrino, Tortellino, Naccherino, Gradellino, Mezzettino, Polpettino, Nespolino, Bertolino, Fagiuolino, Trappolino, Zaccagnino, Trivellino, Tracagnino, Passerino, Bagatino, Bagolino, Temellino, Fagottino, Pedrolino, Fritellino, Tabacchino.

114. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268

Qualunque produzione d’ingegno porta la divisa del proprio secolo, del costume e del gusto corrente, impressavi con caratteri indelebili. […] Le commedie sono la storia de’ costumi e delle maniere; e se Aristofane non ha commesso un errore nel costume, in questa scena si scopre la grossolana libertà e schifezza di que’ popoli. Blepiro in vero si discolpa per esser di notte: ma eravi in Atene tal costume di venire espressamente in istrada per siffatte cose? […] Egli riprende il carattere sospettoso degli Ateniesi e il loro costume che si andava disusando ed ora torna a venire alla moda, cioè d’incolpare per ogni poco di tirannia. […] Vuol sapere, se dee fargli cangiar costume, e renderlo malizioso, scaltro, disleale, malvagio, affinchè abbia miglior fortuna e più ricchezza del padre.

115. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223

Meritò la di lui Polissena che da Pietro di Calepio si preferisse nel confronto a quella del La Fosse pel piano meglio ragionato, pel costume più conveniente, e per l’arte di muovere la compassione. […] Ciò però che caratterizza singolarmente il suo pennello è il decoro serbato nel costume e la proprietà mirabile ne’ personaggi imitati. […] Volle il Conti far uso de’ cori per riunire alla tragica rappresentazione la musica che le conviene, e questa forse è una delle ragioni per cui i commedianti oggi non le rappresentano, schivandone la spesa; ma egli però introdusse ne’ suoi cori a cantar sulla scena cavalieri e senatori Romani con poca convenevolezza alla loro gravità e al costume di que’ tempi. […] Giunio Bruto recitata molte volte di seguito in Venezia con gran concorso nel teatro di San Samuele, oltre a i pregi generali dello stile, del costume e del metro, si rende notabile per la forte aringa di Bruto animata da sobria eloquenza e bellezza poetica propria della scena. […] Il più accigliato censore non negherà che tali tragedie conseguirono meritamente la promessa corona, avendo allora in preferenza di altre soddisfatto alle condizioni del programma singolarmente colla proprietà dello stile, colla convenevolezza del costume e colla regolarità della condotta.

116. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 37-96

Esse veramente sono all’estremo fredde e basse, prive di ogni moto teatrale, senza verisimiglianza nella favola, senz’arte nell’ intreccio, senza decenza nel costume. […] Or siccome in tale festività soltanto mostravansi senza parole συνθηματα, i segni allusivi al gran mistero, per le strade, per le quali passava la processione, così poi per le medesime strade prevalse il costume di render parlanti que’ segni, e di recitarsi los autos sacramentales durante l’ottavario del Corpus. […] Ma non avrei però lasciato, giusta il mio solito scrupoloso costume, di citar con ingenuità i fonti onde le avessi tratte; a differenza di ciò che ha meco praticato più di un plagiario.

117. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo settimo »

[NdA] Dopo la cultura straniera questo costume si è cambiato alquanto.

118. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo VI. Spettacoli Scenici Spagnuoli nel medesimo Secolo XVI. » pp. 252-267

Essa é una composizione mostruosa e sregolata, se si considera come teatrale; ma come dialogo romanzesco é un libro da applaudirli, non avendo riguardo se non alla vivacità delle definizioni e alla franchezza maestrevole del pennello ne’ quadri naturali del costume, per i quali si mostrano alla gioventù con somma evidenza le funeste conseguenze della dissolutezza.

119. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO V. Continuazione del teatro Latino. » pp. 222-242

Le tragedie erano o palliate che imitavano i costumi de’ Greci, a’ quali appartenevasi il pallio, o pretestate che dipingevano il costume de’ Romani che usavano la pretesta.

120. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Pistoia, questo dì 21 di ottobre 1589. » pp. 405-415

La maschera del Dottore come quella del Capitano, mutava il paese e il nome senza mutarne l’essenza : e mentre quella del Capitano anche poteva mutar foggia di vestire ad libitum degli attori, la maschera del Dottore, sotto qualsiasi nome fosse rappresentata, manteneva invariato il suo costume professorale, togato, nero da capo a piedi, con modificazione lievissima dall’antico al moderno.

121. (1715) Della tragedia antica e moderna

— [1.156ED] — Godo — replicò l’Impostore — che tu abbia amici e compagni sì qualificati di costume, d’ingegno e di nascimento, ma o non udirai più Aristotile o fa’ di tacere per ora ad essi il mio nome e di contentarti che a quattr’occhi fra noi due soli segua, con reciproco nostro diletto, questa che chiami impostura.  […] [6.123ED] Veniamo a noi e, per giudicar senza passione, giudichiamo egualmente del recitare. [6.124ED] Appresso della nazione franzese è in pregio ed in costume il declamar su’ teatri in voce caricatamente sonora. [6.125ED] Gli Spagnuoli niente declamano, ma tutto dicono con sussiego e con gravità, e ben di rado adiviene che variino i tuoni del loro parlare in scena, sempre sostenuto in tuon famigliare, ma nobile, né mai per gran passione o per grandi affari escono dalla lor natia compostezza; ed imitando i loro civili discorsi, recano a grandezza d’animo il non alterarsi esternamente per tutto ciò che potrebbe alterare ogni anima men che spagnuola. [6.126ED] Voi altri Italiani ora vi componete ora vi scomponete, secondo che vi pare portar il bisogno, ora gravi ora famigliari, ma più pendete al famigliare che al grave, più all’espressione civile che alla tragica e passionata declamazione. [6.127ED] I gesti di tutte tre le nazioni corrispondono parte al loro costume o più ardente o più sostenuto o misto sì dell’uno come dell’altro, e ciascheduna di essa si stima ne’ suoi teatri e sprezza le altre, perché ciascuno preferisce con troppo amore il proprio genio all’altrui; io, che vengo per terzo ad eriggermi in giudice di queste tre maniere sì d’atteggiare, come di parlare, trovo in tutte tre i loro vizi e le loro virtù, e ti vo’ dar gusto con sentenziare che l’italiano va a piacere con più ragione degli altri, se più commozione dagli Franzesi e più gravità dagli Spagnuoli prenderà in prestito nelle scene. [6.128ED] Di questo mescolamento mi dà grande speranza Luigi Riccobuoni detto Lelio comico, che con la sua brava Flaminia si è dato non solo ad ingentilire il costume pur troppo villano de’ vostri istrioni, col rendere l’antico decoro alla comica professione, ma recitando insieme co’ suoi compagni regolate e sode tragedie, le rappresenta con vivacità e con fermezza conveniente a’ soggetti che tratta, di modo ché potete voi dargli il giusto titolo di vero riformatore de’ recitamenti italiani. […] [6.135ED] Egli è uopo avvezzare il gusto del popolo a divertirsi di ciò che giova al costume, e prega il cielo che lungamente conservi il marchese Scipione Maffei, di cui non fu intelletto più amante della verità e che si prendesse men soggezione delle pur anche accreditate imposture. […] La parabola si conclude con il Perseo in Samotracia (1709-1722) nella cui dedica M. afferma: «mal volentieri per me sopportarsi nella moderna tragedia gli amori tanto per la greca e per la latina abborriti, e ciò non solamente per l’esser noi sottoposti ad un soave giogo di legge, che nelle favole nostre maggior correzioni di costume ne impone, ma perciocché la grandezza di questo austero poema s’infievolisce e si effemina da passione la quale, dovunque allignar si lasci, rigogliosamente vuol sovrastare».

122. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 189-231

Ma gli affetti universali dell’uomo trovandosi variamente in ogni nazione modificati, dovrà la drammatica in quanto al gusto sempre soggettarsi a certe regole relative e particolari dipendenti dal tempo, dal costume e dal clima. […] Un critico Inglese censura seriamente questo costume degli epiloghi nazionali, pretendendo che per mezzo del ridicolo che li condisce, si distrugga il frutto morale del dramma.

123. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 137-226

Esse veramente sono all’estremo fredde e basse, prive di ogni moto teatrale, senza verisimiglianza nella favola, senza arte nell’intreccio, senza decenza nel costume. […] Or siccome in tal festività soltanto mostravansi senza parole συνθηματα, i segni allusivi al mistero, per le strade, per le quali passava la processione, così poi per le medesime strade prevalse il costume di render parlanti que’ segni, e di recitarsi los Autos Sacramentales durante l’ottava del Corpus. […] Ma non avrei però lasciato, giusta il mio solito scrupoloso costume ben noto, di citar con ingenuità i fonti onde le avessi tratte; a differenza di ciò che ha meco praticato più di un plagiario, e come dicemmo nel tomo precedente (per non allontanarmi dagli Spagnuoli) il signor Tommaso Yriarte nel poema della Musica.

124. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VII. Su i principali Requisiti per giudicar dritto de’ Componimenti Scenici, Mente rischiarata, e Cuore sensibile. » pp. 69-85

Manchi l’artificio della favola e del costume, e voi vedrete isterilire la fertilità, e la sensibilità del miglior Tragico.

125. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Indice. » p. 443

Menandro suo costume nel comporre 102. sue commedie imitate 120.

126. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Alemanno. » pp. 4-31

Ma l’azione dovrebbe essere più vivace, il disegno più unito, lo sceneggiamento più connesso, l’entrare e l’uscire de’ personaggi più ragionevole, e soprattutto il costume più decente.

127. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO II. Teatro Alemanno. » pp. 232-252

Ma l’azione dovrebbe essere più vivace, il disegno più unito, lo sceneggiamento più connesso, l’entrare e l’uscire de’ personaggi più ragionevole e soprattutto il costume più decente.

128. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Ferrara, li 4 marzo 1618.Ferrara, li 3 marzo 1618. » pp. 170-184

Sentitene la descrizione del Garzoni, e poi dite se non vi par di assistere alle rappresentazioni di certe Passioni di Cristo in certi paeselli di campagna in giorno di fiera, precedute dalla passeggiata de’ recitatori in costume con gran cassa e tromba, e relativi strilloni invitanti il pubblico idiota alla grande solennità.

129. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO III. Della vera Commedia Francese e della Italiana in Francia. » pp. 128-191

Giambatista Luigi Gresset nato in Amiens nel 1709, e quivi morto a’ 16 di giugno del 1777 autore della graziosa novelletta le Vert-vert (dopo aver dato al teatro Sidney scritto con eleganza ma che non ebbe compiuta riuscita, per esserne il soggetto lontano dal tempo presente e dal costume francese) pubblicò il Mechant buona commedia rappresentata nel 1740 con molto applauso. […] È ver son tali Certi perversi cuor che ognun detesta: Tale è la calca, è ver, d’uomini falsi, Di spregevoli donne, di buffoni, Spiriti bassi, spiriti gelosi, Senza onestà, senza principi, senza Costume meritevole di stima; Gente infingevol che a se stessa rende Giustizia disprezzandosi a vicenda.

130. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « LIBRO VIII. Teatri settentrionali del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 232-294

Ma gli affetti universali dell’uomo trovandosi variamente in ogni nazione modificati, dovrà la drammatica sempre, in quanto al gusto, soggettarsi a certe regole relative e particolari dipendenti dal tempo, dal costume e dal clima ove non si offenda la verità e la natura. […] Un critico Inglese censura seriamente questo costume degli epiloghi nazionali, pretendendo che per mezzo del ridicolo che li condisce, si distrugga il frutto morale del dramma.

131. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »

Più comune dovea essere siffatto costume a que’ tempi, ove i gran signori ignoranti per educazione e orgogliosi per sistema non conoscevano altro merito al mondo se non quello della nobiltà, né altro mestiere fuorché la guerra. […] Cotal diversità fra la musica profana e la sacra dee, secondo il mio avviso, ritrarsi dal costume usato in chiesa di cantar a più voci, ciascuna delle quali cantando a modo suo, era più facile che degenerasse in confusione e in abuso, laddove le canzonette profane figlie dell’istinto e del sentimento, e cantate per lo più da una sola voce potevano più a lungo conservare la loro semplicità primitiva. […] Ora come può assicurarci l’autore, che un siffatto costume si derivasse ai provenzali dagli arabi, e non dagli altri popoli?

132. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »

Se i cantori d’oggidì fossero come in altri tempi musici, poeti e filosofi insieme, il costume che dà loro la preferenza sarebbe non solo commendabile, ma necessario, poiché, a riguardar le cose in se stesse, la musica strumentale non è che una imitazione o un sassidio della vocale. […] Mi rivolgerei a quel sesso da cui non si dovrebbe aspettare che patrocinasse una simile causa, ma tra il quale gl’inconcepibili progressi della corruzione fanno pur nascere più di una spiritosa avvocata, pregandolo a concorrere per mezzo della influenza cui la natura, non so se per nostra fortuna o per nostra disgrazia, ha dato alle donne sopra di noi, a sradicar un costume il quale divenuto che fosse più generale renderebbe affatto inutile sulla terra l’impero delle loro attrattive, e persin la loro tanto da noi pregiata esistenza140. […] I viaggiatori e gli storici delle cose asiatiche asseriscono esser ivi stabilito cotal costume da un’antichità immemorabile, e inventato dalla gelosia degli orientali per assicurarsi con questo mezzo della fedeltà delle loro donne, cui l’influenza del clima e il potere dei sensi rendono assai difficile a conservare in quei paesi.

133. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 454-467

Essi son tutti su per giù variazioni poco sensibili del tipo di Brighella, del quale in genere conservano anche il costume.

134. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 1 pp. 2-271

Meritò la di lui Polissena, che da Pietro di Calepio si preferisse nel confronto a quella del La Fosse pel piano meglio ragionato, pel costume più convenevole, e per l’arte di muovere la compassione. […] Pure non è così grande lo svantaggio dell’ Italiano per le sentenze e per la locuzione, nè gli affetti riescono in lui sì poco vivaci al confronto da farne dimenticare la bellezza del piano, la convenevolezza del costume ed il patetico. […] Ciò però che caratterizza singolarmente il suo pennello è il decoro serbato nel costume e la proprietà mirabile ne’personaggi imitati. […] Introdusse pero ne’cori a cantare cavalieri e senatori romani cou poca convenevolezza al a loro gravità ed al costume di que’ tompi. […] Il più accigliato censore non negherà che tali tragedie conseguirono meritamente la promessa corona avendo allora in preferenza di altre soddisfatto alle condizioni del programma, singolarmente colla proprietà dello stile, colla convenevolezza del costume e colla regolarità della condotta.

135. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »

Per quanto adunque s’affaticassero que’ valent’uomini della non mai abbastanza lodata camerata di Firenze, non valsero a sradicare in ogni sua parte i difetti della musica, che troppo alte aveano gettate le radici, né poterono dar alla unione di essa colla poesia quell’aria di verosimiglianza e di naturalezza che avea presso a’ Greci acquistata, dove la relazione più intima fra queste due arti dopo lungo uso di molti secoli rendeva più familiare, e per ciò più naturale il costume d’udir cantar sul teatro gli eroi e l’eroine.

136. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO V. LIBRO VII » pp. 107-140

Glambatista Luigi Gresset nato in Amiens nel 1709 e quivi morto a’ 16 di giugno del 1777, l’autore della graziosa novelletta le Vert vert, e della tragedia di Odoardo III, diede al teatro anche il Sidney scritto con eleganza, che non riuscì per esserne il soggetto lontano dal tempo presente e dal costume francese.

137. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « Indice delle opere e degli autori citati » pp. -786

 — La Satira del Costume a Venezia nel secolo XVIII.

138. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344

Passa ad asserire il soldano che egli renderà schiavi quanti Siciliani potrà; minaccia inutile, perchè mandando egli, secondo il costume saracinesco, i suoi legni in corso, è chiaro che ami di far delle prede su i Siciliani, e su altri Cristiani. […] Contro il costume de’ Musulmani Zelinda non solo senza velo si dimena per la reggia, ma va anche fin sulla soglia per esser vicina a Gerbino a segno di vederne gli sguardi, ed udirne i sospiri e le parole dette da lui che si volgeva alle alte mura. […] Come però si accordi l’Osmida di quest’atto con quello de’ precedenti; come si guardi la convenevolezza del costume in un tiranno abituato alla crudeltà colla sua repentina non preparata mutazione; come convenga al tiranno Granatino quel vederlo, per una parlata poco concludente di un cristiano, divenire in un tratto eroe, magnanimo, impaziente dell’esito al pari di Seleuco del Varano e di Tito del Metastasio, nel dubbio che non arrivi in tempo il divieto dell’esecuzione: lo pensi e ne giudichi il leggitore imparziale. […] Ella risponde che quel guerriere la vide in corte, e prese in costume di salutarla. […] Ma in iscena suol valere un altro modo di ragionare, e corre il costume di tenersi per reo il personaggio fraudolentemente incolpato, e di non sospettarsi de’ veri furbi, mal grado degl’indizj che veggonsi contro di essi da ogni banda.

139. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. IV. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo XVI quando fiorirono gli scrittori producendo le Commedie dette Erudite. » pp. 136-255

Io gli presento un ritratto del costume italiano di quel tempo della maniera di conversare insieme l’uno e l’altro sesso somministratomi dalla favola del Negromante. […] Ben è Curioso (egli dice) il leggere le lodi date da molti a queste commedie, come se fosser l’ottime del teatro italiano, essendo in vero lor primo merito lo stil fiorentino colle più licenziose e triviali profanazioni del costume onesto. […] Non si vede nelle commedie di Luigi Groto, nè la verità e naturalezza dello stile, nè la patetica delicatezza degli Straccioni del Caro: ma son pur bene ravviluppate e ingegnose, e solo quanto al costume si vorrebbero più castigate.

140. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133

Noi seguendo il nostro costume quello ne diremo che possa darne la più adeguata idea, non pensando servilmente con gli altrui pensieri, nè vendendogli per nostri quando ci sembrino giusti. […] Essendo amico della Francia avea quel pontefice desiderato che il famoso Bajardo accettasse, come era costume a que’ tempi, il comando delle sue truppe.

141. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Pastorali: Teatri materiali. » pp. 224-253

Tali sono l’erudito sacerdote Giovanni Tucci autore di due commedie inedite la Ragione, ed il Dovere: Don Gioacchino Landolfi che scrisse Don Tiberio Burlato, il Cassettino, e la Contessa Sperciasepe: Don Giuseppe Sigismondo che ha prodotto Donna Beatrice Fischetti, ovvero i Figliastri impressa dopo il 1770, il Fantasma che è il Tamburro Notturno del 1773, l’Alchimista, ed il Matrimonio per procura del 1777, nelle quali regna un ridicolo di parole che spesso si vorrebbe che non derivasse da idee di schifezze o di oscenità: il degno scrittore della Storia Civile e Politica del Regno di Napoli Carlo Pecchia compose l’Ippolito uscita nel 1770, nella quale si ammira una mano maestra nel rilevare il mal costume e le massime perniciose che nascono dall’educazione; ma le tinte tragiche mescolate alle grazie comiche ne rendono ambiguo il genere.

142. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO I. Teatro Spagnuolo. » pp. 4-134

Apparisce l’interiore del teatro, e si veggono nella platea sparsi alcuni venditori, che, come è stato costume anche in Madrid sino ad alcuni anni fa (prima del tumulto accaduto in tempo di Carlo III), vanno gridando avellanas, piñones, peros de Aragon, turron ecc. […] Baltassarra rappresenta a cavallo in mezzo della platea (costume conservato sino agli ultimi tempi da’ commedianti) facendo la parte di Rosa Solimana. […] Moreto giusta il costume del secolo scrisse varie commedie in compagnia di altri poeti, e non poche ne produsse solo raccolte in tre volumi, de’ quali il primo uscì in Madrid l’anno 1654; ma cessò di comporne tosto che fu iniziato negli ordini sacri, ai quali indi ascese.

143. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Spagnuolo. » pp. 196-285

Apparisce l’interiore del teatro, e si veggono nella platea sparsi alcuni venditori, che, come è stato costume anche in Madrid sino ad alcuni anni fa, vanno gridando avellanas, piñones, peros de Aragon, turron ecc. […] Baltassarra rappresenta a cavallo in mezzo della platea (costume non ancora deposto da’ commedianti) facendo la parte di Rosa Solimana. […] Moreto, giusta il costume del secolo, scrisse varie commedie in compagnia di altri poeti, e non poche ne produsse solo, e chiudonsi in tre volumi, de’ quali il primo uscì in Madrid l’anno 1654; ma cessò di comporne tosto che fu iniziato negli ordini sacri a quali ascese.

144. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. » pp. 248-280

In oriente Giustiniano imperadore e legislator famoso chiamò a parte del suo letto e dell’alloro imperiale la mima Teodora: in Italia il Goto re Teodorico fe rialzare le terme di Verona e riparare in Roma il teatro che minacciava ruina184, e un anfiteatro e nuove terme fe costruire in Pavia: sotto Atalarico frequenti furono gli spettacoli teatrali in Italia, e vi si profusero ricchezze grandi per diletto e ristoro del popolo185: la Sicilia sin dal quarto secolo ebbe in costume di mandare a Roma i suoi abili artefici di scena che vi erano chiamati186.

145. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 619-638

Le cagioni della morte del De Vecchi sono chiaramente spiegate, nella dedicatoria al Marchese Ottavio di Scandiano delle Lettere facete e morali, in cui egli dice : Un’ altra cagione (pur di momento) mi ha persuaso a raccomandarli questo puoco Volume, et è stato lo raccordarmi, ch’ io stesso fui caramente raccomandato alla protettione dell’ Illustrissima Sua Casa nel tempo, che riscaldandomi gli ardori della gioventù, mi rendevano tal’ hora bisognoso di un saluo ricouero per fuggir non so s’io debba dir lo sdegno, o pur il costume della Giustitia, la quale con il mezo dell’autorità, et bontà della felice memoria dell’ Illustrissimo Sig.

146. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo ottavo »

Divenne un vezzo della poesia; anzi un costume l’introdurre dei serventi scilinguati e gobbi, che interrompessero con mille buffonerie gli avvenimenti più serii.

147. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VI. Tragici Spagnuoli, secondo il Signor Lampillas, negletti, o censurati a torto dal Signorelli. » pp. 43-68

Egli nel Prologo premesso alle cinque sue Tragedie previene che “nelle prime quattro ha procurato unire il meglio dell’arte antica e del costume moderno” . . . e che l’ultima va escrita toda per el estilo de Griegos y Latinos.

148. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108

Altr’aria, altre mire, altri comici espedienti vi campeggiano, i quali non appariscono senza la fiaccola de’ principi sopraccennati, senza la cognizione della polizia e del costume ateniese, senza la pratica delle vite di Plutarco, e senza la contezza della guerra del Peloponneso così stringatamente e leggiadramente descritta da Tucidide.

149. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »

né m’è ignoto altresì che il costume di replicar talvolta una parola o una frase può avere il suo fondamento nella ragione, e che ciò ha luogo principalmente allora quando l’uomo stimolato da una viva passione, e ripieno di quella idea che serve ad eccitargliela, altro non rivolge in mente fuorché l’oggetto de’ suoi trasporti o de’ suoi tormenti. […] Il peggio si è che un tal costume è passato ancora dal teatro in chiesa degradando con siffatta puerilità l’augusto e maestoso contegno della religione.

150. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111

Noi seguendo il nostro costume quello ne diremo che possa darne la più adeguata idea, non pensando servilmente con gli altrui pensieri, nè vendendogli per nostri quando ci sembrino giusti. […] Essendo amico della Francia avea quel pontefice desiderato che il famoso Bajardo accettasse, come era costume a que’ tempi, il comando delle sue truppe.

151. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO II. Prima epoca del teatro Latino. » pp. 9-90

L’ingordigia delle madri ruffiane delle figliuole, cui per una legge Imperatoria si dispose che si tagliasse il naso, come anche il costume delle donne prostituite, le quali combattono sovente coll’ amore e colla necessità di guadagnare, sono nella terza scena dell’atto primo e e nella prima del terzo delineate eccellentemente. […] É però lunga, inutile alla condotta, e contraria al comando di chi gl’ invia; ma in ciò vien dipinto il costume e l’indole de’ servi i quali sogliono volentieri trascurare il lor dovere per voglia di cicalare.

152. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda guerræ Punica. » pp. 91-171

Sventuratamente Panfilo distratto negli amori di Bacchide, punto non le si appressa, comechè pel di lei bel costume prenda ad amarla; indi per impossessarsi di una eredità parte dalla patria, e dimora lontano dalla moglie sino al giorno in cui Filomena partorisce. […] Laonde l’Imperadore Adriano, contro la disposizione della legge decemvirale, trattandosi della legittimazione di un fanciullo nato da una donna d’ incorrotto costume e di non dubbia onestà undici mesi dopo la morte del marito, decretò che il parto si tenesse per legittimo, ascoltati prima molti filosofi; della qual cosa vedasi il III libro al capo sesto delle Notti Attiche.

153. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 88-136

Hanno detto che i suoi Romani non erano vestiti del proprio costume; e che ai re da lui introdotti mancavano le dignità richieste nella loro classe.

154. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292

Eximeno attribut al Zeno il costume osservato poi costantemente nello scioglimento de’ melodrammi istorici di far mutare di sinistra in prospera la fortuna dell’eroe.

155. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 889-912

Abbiam già veduto a Genova Giovan Battista Fiorillo, figliuolo di Silvio, rappresentare il 1614 lo Scaramuzza non capitano ; e sappiamo dal quadro di Porbus (1572) rappresentante un ballo alla Corte di Carlo IX, che il Duca di Guisa (il Balafré) vi era in costume di Scaramuccia.

156. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO II. Prima Epoca del Teatro Latino. » pp. 16-128

L’ingordigia delle madri ruffiane delle figliuole, cui per una legge imperatoria si dispose che si tagliasse il naso, come anche il costume delle donne prostitute, le quali combattono sovente coll’amore e colla necessità di guadagnare; sono nella 3 scena dell’atto I e nella 1 del III delineate eccellentemente, Con pratica e maestria si ritraggono le arti della civetteria nella I scena dell’atto IV: Neque illaec ulli suo pede pedem homini premat: Cum surgat, atque in lectum inscendat proximum, Neque cum descendat, inde det cuique manum: Spectandum ne cui anulum det, neque rogeta. […] È però lunga, inutile alla condotta, e contraria al comando di chi gl’invia; ma in ciò vien dipinto il costume e l’indole de’ servi, i quali sogliono volentieri trascurare il loro dovereper voglia di cicalare.

157. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda Guerra Punica. » pp. 129-244

Sventuratamente Pamfilo distratto negli amori di Bacchide, punto non le si appressa, comecchè pel di lei bel costume prenda ad amarla; indi per impossessarsi di una eredità parte dalla patria, e dimora lontano dalla moglie sino al giorno in cui Filomena partorisce. […] Laonde l’Imperadore Adriano, contro la disposizione della legge decemvirale, trattandosi della legittimazione di un fanciullo nato da una donna d’incorrotto costume, e di non dubbia onestà undici mesi dopo la morte del marito, decretò che il parto si tenesse per legittimo, ascoltati prima melti filosofi; della qual cosa vedasi il III libro al capo 6 delle Notti Attiche.

158. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO II. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo. » pp. 175-262

Io gli presento un ritratto del costume Italiano di quel tempo della maniera di conversare insieme l’uno e l’altro sesso, somministratomi dalla favola del Negromante. […] Non si vede nelle commedie di Luigi Groto nè la verità e naturalezza dello stile, nè la patetica delicatezza degli Straccioni del Caro: ma son pur bene ravviluppate e ingegnose, e solo quanto al costume si vorrebbero più castigate.

159. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »

[6] Da quanto ho l’onore di dirvi, o Signore, ne viene che gli antichi non ebbero il costume d’affastellar più note intorno ad una stessa sillaba, e che non conobbero punto le prolazioni191.

160. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo V. Teatro Francese nel medesimo Secolo XVIII. » pp. 355-388

É stato per altro osservato, che i tragici francesi con quelle loro tirate ambiziose, e con que’ sentimenti studiati e rari ch’essi adoprando vanno con tanta cura e frequenza, peccano spesso nel costume, nei caratteri, e nel verisimile.

161. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IV. Teatro Italiano nel Secolo XVIII » pp. 316-354

Dunque a Silvio Stampiglia, e non allo Zeno, come asserisce nel trattato della musica il signor Eximeno, si dee con più ragione attribuire il costume osservato poi costantemente nello scioglimento de’ drammi musicali di far mutare di sinistra in prospera la fortuna dell’eroe.

162. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245

Anche il valoroso scrittore della Storia Civile e Politica del Regno di Napoli Carlo Pecchia che coltivò pure l’amena letteratura felicemente, compose l’Ippolito commedia pubblicata nel 1770, in cui si rileva con mano maestra il mal costume e le massime perniciose che nascono dall’educazione ; ma le tinte tragiche mescolate alle grazie comiche ne alterano il genere. […] Soggiugne specialmente che le quattro commedie prime sono adattabili ad ogni tempo, luogo e costume. […] La commedia intitolata I primi passi al mal costume, fu bene’accolta in Torino, ed in Milano nel 1807 quando si rappresentò la prima volta.

163. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VII. Teatro Latino. » pp. 109-171

Le tragedie erano o palliate, che imitavano i costumi de’ greci, a’ quali apparteneva il pallio; o pretestate che rappresentavano il costume de’ romani che usavano la pretesta.

164. (1878) Della declamazione [posth.]

Già Edmond Eggli faceva notare come in Francia un tentativo di svincolarsi dal dominio del tipo proprio del teatro di stampo classicista fosse partito dalle scene attraverso la figura del Talma, il quale «[…] cherche à individualiser au moins par les costumes et par son jeu les héros traditionnels qu’il est obligé de représenter88». […] E sino ai nostri tempi è invalso questo costume di gare all’improvviso sopra un soggetto qualunque appena disposto e sceneggiato; e molti commedianti si distinsero in questa pratica, la quale nell’atto che richiedeva talento e distrezza non ordinaria, non poteva pur mai toccare quella perfezione che presuppone la perfezione del dramma, e lo studio e l’apparecchio conveniente degli attori, che debbono rappresentarlo.

/ 165