Attrice di mezzi limitati, d’intelligenza mediocre, di voce aspra e chioccia, di dizione lagnosa, riuscì a occupare lodevolmente il suo posto di prima attrice, un po’per volontà sua, molto per volontà del marito, istruttore de’più intelligenti, e moltissimo poi per la meravigliosa armonia di tutta la persona, che fece di lei per lungo tempo il tipo esemplare della bellezza, intorno al cui fascino corrono aneddoti de’più strani e de’più salaci.
Aveva sposato nel '61 la diciottenne Emilia Cavallini, padovana, attrice egregia per le parti di seconda donna, e adornata di bellezza singolare, che gli morì nel settembre del '78 a Catanzaro.
Di lei mi scrisse Tommaso Salvini : Non aveva l’attraente prerogativa della bellezza, ma i suoi occhi vivacissimi, e la folta e leonina capigliatura la facevano simpatica, sebbene tutto l’insieme tendesse al volgare : era il tipo della popolana romana.
Attrice magnifica di bellezza, fiorì la prima metà del secolo xvii col nome di Rosalba, e abbiamo su di lei il seguente aneddoto, che riferisco intero dal Paglicci (Il Teatro a Milano nel secolo xvii ) : Nella primavera del 1636, un certo Niccolò Ala, sergente maggiore della milizia di Cremona, e che era perciò incaricato di custodire l’ordine morale e difendere la città da ogni inconveniente, fu preso in siffatto modo dall’ amore di lei, che in un eccesso di gelosia le sparò contro una terzetta da ruota.
Un po'magrolina, coi capegli fini e naturalmente ricciuti, nerissimi al pari degli occhi, e con quella pelle bianca che è particolare alle bionde, accoglieva in sè i tipi della bellezza nordica e della meridionale.
) : Daria Cutini-Mancini era una bellezza piccante, giovanissima, ella pure di 22, ’23 anni appena : svelta della persona, elegante nei movimenti, con una pronunzia aperta e correttissima, qualità principale nel disimpegno delle parti brillanti e di servetta : ella doveva rimpiazzare la signora Romagnoli, che a buon diritto era chiamata la Déjazet italiana, per avere, come quella, creato in Italia le parti di Richelieu, Napoleone a Vincennes, e tante altre nelle commedie di Goldoni, di Molière e di Nota.
Dotata di non poca bellezza, fu attrice di pregio, specialmente in dialetto veneziano.
Fate silenzio, ch'io anco mi porrò qui dietro ad udirla, e non vo star qui per non invaghirli tanto della mia bellezza, che sol mirando il premio, che se gli darà, incorressero in atto disdicevole, rozza prononcia, gesti disconci, difforme venustà, disusati vestimenti, et altre cose non convenienti al grado loro.
S. dispensato in foglio volante al Cocomero di Firenze la sera del suo benefizio 20 febbrajo 1851 : De' tuoi grand’ occhi nell’ alta pupilla, rapito al Cielo e di sè stesso altero, è un lume dentro cui puro sfavilla il redento da te Genio del vero : quindi affetti non ha, non ha parola questo misero sogno della vita, che non prenda alla tua perfetta scuola bellezza insuperabile, infinita.
[Concl.2] Ma poiché l’argomento o il libretto contiene in sé, come si disse da principio, ogni parte, ogni bellezza dell’opera, e da esso ne dipende principalmente la riuscita, ho creduto meritasse il pregio il dover qui aggiugnere due esempi di dramma, lavorati nel modo che s’è andato divisando.
Giovine, ben fatta, di statura mediocre, e d’una bellezza particolare, le si farebbe un torto a non applaudirla ; ma invece di brava sarebbe meglio gridare bella per non ingannarla.
Il fiore della giovinezza, la freschezza della azione, la svegliatezza della mente, la bellezza del volto e della persona, il nome glorioso di Salvini invogliaron l’esperto impresario a fornirgli modo di doventare attore.
Queste patetiche espressioni tengono svegliato lo spettatore in questa favola, e ne formano la vera bellezza; là dove il lavoro mitologico ne forma una specie di distrazione. […] Quest’enciclopedista nell’articolo Opera raccolse i migliori passi del Quinault per dare idea della bellezza del di lui stile e della versificazione in diverse passioni. […] È l’ interesse dell’azione, è la verità degli affetti, è la felice combinazione delle situazioni , ciò che costituisce la vera bellezza del melodramma.
Queste patetiche situazioni tengono svegliato lo spettatore in questa favola, e ne formano la vera bellezza; là dove il lavoro mitologico ne forma una specie di distrazione. […] É l’ interesse dell’azione, è la verità degli affetti, è la felice combinazione delle situazioni che costituisce la vera bellezza del melodramma. […] Quest’enciclopedista nell’articolo Opera ha raccolti i migliori passi di Quinault per dare idea della bellezza del di lui stile e della versificazione in diverse passioni.
« Fu Diana – aggiunge il Bartoli – creduta una bellezza, ma le arti del sesso formavano in lei un incanto, che fu poi scoperto fallace. » Ahimè !
Nella sceltezza dell’elocuzione e nel grazioso verseggiare consiste quella bellezza che imbalsama e rende immortali i componimenti teatrali.
Senza dubbio i drammi Cinesi, Spagnuoli e Inglesi contengono un’ arte men delicata, ma pel gusto di que’ popoli hanno un merito locale; i drammi poi de’ Greci e de’ Latini e de’ moderni Italiani e Francesi, come hanno acquistato dritto di cittadinanza nella maggior parte delle nazioni culte, non temono gl’ insulti degli anni, e posseggone una bellezza che si avvicina all’assoluta.
La chiusura dell’articolo del Piazza, per esempio, potrebbe far supporre, in quell’accenno all’allontanamento dalla Compagnia della Prima Donna (la Caterina Manzoni, a cui l’opera del Teatro è dedicata), ch' ella avesse a veder qualcosa in quelle ingiurie ; tanto più che sei anni avanti, nella Giulietta (Venezia, mdcci.xxi), non aveva il Piazza saputo trovare in lei altra dote fuorchè una particolare bellezza, come vedremo all’articolo di questa attrice.
Riflessioni ad alcune delle molte prerogative che rendono grata a tutti la medesima Virtuosa Alla modestia unir spirto e bellezza, Formar più vezzi, e non macchiar il core ; Con laude oprar, e disprezzar l’honore ; Di più lingue3 erudite haver vaghezza.
Giovanni Zignoli (pag. 67) ci parla della sua bellezza e dell’età sua giovanile : Discolorato hai morte il più bel volto nell’età sua più bella e più fiorita….
[15] Dal medesimo fonte deriva la bellezza musicale e poetica del recitativo italiano, poiché le moltiplici e variate poggiature della voce cagionate dagli accenti, siccome avvicinano il discorso ordinario alla natura del canto per la maggior facilità d’intuonazione, così accostano vieppiù il recitativo alla declamazion naturale, nel che la sua bellezza è a giudizio degli intendenti principalmente riposta. […] [16] Un altro vantaggio della lingua italiana per l’oratoria, la musica e la poesia è la trasposizione, cioè quando il collocamento delle parole si fa non secondo l’ordine naturale delle idee, ma come più torna a proposito per la bellezza del periodo, e per il piacere dell’orecchio. A conoscere quanta grazia aggiunga allo stile la sola inversione, quando si fa secondo i movimenti dell’armonia, basta osservare i periodi di Cicerone, l’inesprimibile bellezza de’ quali diverrà un suono rozzo e insignificante, un cadavero senz’anima soltantochè si cangino dall’ordine loro le parole, mettendo sul principio quelle, che sono al fine, ovvero sul fine quelle, ch’erano in principio. né avviene altrimenti nella lingua italiana. […] Le donne inoltre, dalle quali ogni civile socievolezza dipende, avendo per cagioni che non sono di questo luogo acquistata una influenza su i moderni costumi che mai non ebbero appresso gli antichi, giovarono al medesimo fine eziandio ora per l’agio, e morbidezza di vivere, che ispira il loro commercio, onde s’addolcì la guerresca ferocia di que’ secoli barbari: ora per l’innato piacere che le trasporta verso gli oggetti che parlano alla immaginazione ed al cuore: ora per lo studio di molte posto nelle belle lettere, e nelle arti più gentili, dal che nacque il desiderio d’imitarle ne’ letterati avidi di procacciarsi con questo mezzo la loro grazia, o la loro protezione, massimamente nel Cinquecento, secolo illustre quanto fosse altro mai per le donne italiane: ora per le fiamme che svegliano esse nei petti degli uomini, onde questi rivolgonsi poi a cantare la bellezza, e gli amori, piegando alla soavità lo stile, e la poesia.
Con che si venne a guastare una composizione, la cui bellezza dovea risultare da un giusto temperamento di tutte, l’una insieme con l’altra. […] [6.3] Stimano i più che molto faccia alla bellezza del teatro la vastità sua.
In prima lascio a voi mia pura fede e l’honesto amor mio che tanto vale, che a vostra gran bellezza è forse eguale.
Senza dubbio i drammi degli spagnuoli e inglesi contengono un’arte men delicata, ma pel gusto di que’ popoli hanno un merito locale; i drammi poi degli antichi greci e romani, e de’ moderni italiani e francesi, come hanno acquistato dritto di cittadinanza nella maggior parte delle nazioni culte, non temono gl’insulti degli anni, e posseggono una bellezza che si avvicina all’assoluta.
Madre di due pittori di grido, è assai probabile ch’ella fosse da uno di essi serbata ai posteri in una immagine che ne offerisse i tratti caratteristici, e soprattutto togliesse ogni dubbio sulla maggiore o minor sua bellezza, sulla quale i pareri furon diversi, come abbiam visto nell’anonimo critico tedesco, e come vediamo in Carlo Goldoni, che chiama la Zanetta (Mem.
Da così altera bellezza già affascinato mi sento.
Di tal guisa la maggior bellezza delle opere loro è inseparabile dall’ azione, dipendendo il successo di esse esclusivamente dagli attori che dànno loro maggiore o minor pregio secondo il maggiore o minore spirito, e secondo la situazione buona o cattiva nella quale si trovano recitando.
La greca, che per la sua bellezza meritò d’essere considerata come l’opera degli dei, altro non fu che l’opera de’ musici. […] Puossi pronunziare, e si pronunzia di fatti ognora una sillaba più alta e più bassa, senza che v’entri per niente la sua quantità, ed io non capisco il perché la maggior parte degli eruditi s’ostinano a slungare una sillaba che sarà breve di sua natura, ove unicamente sarà segnata con accento acuto; gli è questo un opporsi tutto ad un tratto al sentimento ed alla ragione distruggendo la bellezza principale, e l’artifizio il più felice della greca versificazione. […] Gli antichi conobbero molto meglio il pregio della bellezza. […] Farò ravvisare ad un tempo stesso l’intreccio felice de’ suoi modi, la finezza de’ suoi passaggi, la bellezza de’ suoi episodi uniti mai sempre al soggetto, e sopra ogni altra cosa l’artifizio ammirabile con cui sono sviluppati i motivi. […] Ma checché sia della bellezza di tali componimenti considerati come puramente lirici, egli è certo che il piano di riforma proposto dall’inglese non é per niente adattata al melodramma italiano.
Nell’atto III è piena di bellezza la scena dell’incontro di Giasone e Medea. […] Questa bellezza, questa giudiziosa catena di pensieri, questa origine dell’ultimo grande delitto di Medea così scortamente disviluppata, è pure sfuggita ad Euripide. […] Ma l’originale bellezza dell’eccellente atto III gareggia colle più teatrali patetiche situazioni del greco coturno. […] Per altro tale racconto contiene più d’una bellezza, che a miglior tempo si farebbe ammirare. […] Il Coro loda la bellezza di Poppea, e un Messo enuncia il tumulto del popolo pel ripudio di Ottavia.
E la recitazione di Giacinta Pezzana, con tutte le armonie di quella voce dolcissima, con tutta l’eccellenza dei suoi effetti immediati, con tutte le profondità del sentimento che sa destare, con tutte le sue gradazioni di comicità e di drammaticità, con tutto ciò che in altri artisti della scena può essere il risultato di magistero magnifico, ha avuto sempre, per me, quel carattere di vera sincerità e di congenita bellezza che esclude ogni supposizione di sforzo, di ricerche, di lavorio cerebrale e di attività volitiva.
I sagrifizi più graditi che gli si offerivano erano l’anime degli uomini uccisi in battaglia, come il premio che si riserbava nell’altra vita ai più prodi campioni era quello di bere un nettare delizioso presentato loro nel cranio de’ propri nemici dalle Ouris, ninfe di sovrumana bellezza destinate per sin nel cielo ad essere il più caro oggetto di godimento, ovunque una religione falsa e brutale consulta piuttosto i sensi dell’uomo che la ragione. […] I disordini introdotti dal governo feudale, e l’impossibilità d’ogni buona politica ove le leggi deboli ed impotenti non potevano far argine ai delitti, ove altro non regnava fuorché violenze e rapine, e dove la bellezza dell’oggetto era un incitamento di più ai rapitori, aveano convertita l’Europa in un vasto teatro d’assassini e di furti, di scorrerie e di saccheggi. […] Quindi poi gli amori vicendevoli, le corrispondenze fortissime, l’eroismo d’affetti e di pensieri, d’immaginare e d’agire, che noi per disonor nostro mettiamo al presente in ridicolo, ma che pur vedevasi allora accoppiato colla bellezza nelle donne e coll’onoratezza e il valor guerriero nei cavalieri.
Per la Signora Vittoria Comica Con soavi catene di grazie e di bellezza, di crudele pietà, di molle asprezza, l’alma m’avvince, ed incatena il core questa maga d’amore, de' Socchi, de' Coturni e delle Scene Vivo splendore e gloria, Vincitrice dei cor dolce Vittoria.
El ciel ve daga le tre cose, che non gh' avè unite alle cinque, che gh' avè : le cinque son queste : bellezza d’ammirar, grazia da incantar, salude da invidiar, zoventù da diletar, e modestia da insegnar.
Questa bellezza, questa giudiziosa catena di pensieri, questa origine dell’ultimo gran delitto di Medea così scortamente disviluppata, è pure sfuggita ad Euripide. […] Singolarmente il discorso di Agamennone, Juvenile vitium est regere non posse impetum, è grave, nobile, sobrio e ripieno di bellezza: . . . . . . […] Ma l’originale bellezza dell’eccellente atto terzo gareggia colle più teatrali patetiche situazioni del greco coturno. […] Per altro tale racconto contiene più d’una bellezza, che a miglior tempo si farebbe ammirare. […] Il Coro loda la bellezza di Poppea; e un messo enuncia il tumulto del popolo pel ripudio di Ottavia.
Mazzini, col quale egli eresse a sè l’oraziano monumento più durevole del bronzo, e nel quale è un’ampia e bella biografia dettata amorosamente da Ettore Socci, rilevante in ogni sua parte la grandezza dell’affetto che a lui legava la incomparabile compagna Giulia Calame di Berna, che lo aveva sposato fuggiasco, e che fu – dice il Mazzini – donna mirabile, come per bellezza, per sentir profondo, per devozione e costanza d’affetti e per amore alla sua seconda patria ; corse più tardi ogni pericolo di guerra accanto al marito nel Veneto…… IV. […] Graf : gustavo modena | per altezza d’ingegno | per carità di patria | per integrita di vita | degno di accompagnarsi coi sommi | l’arte scenica aderse | a magistero supremo | di verita di virtu di bellezza | memorabile esempio | a imitatori ed emuli | di vera gloria bramosi. | 1803-1861.
[1.3] Non istette lungo tempo l’opera a uscire dai palagi e dalle corti per mostrarsi al pubblico ne’ teatri da prezzo, dove la bellezza e novità della cosa facea correre in frotta la gente.
Ifigenia in Aulide è uno degli argomenti da Euripide maneggiati con forza e bellezza particolare. […] Quella felice distrazione di Fedra egregiamente dipinta da Giovanni Racine, Dieu que ne puis-je assise , è una bellezza originale di Euripide. […] Il Dolce non si curò di questa bellezza, e la sua scena rimane sterile. […] Così non v’ ha bellezza in Euripide che questi due grandi maestri della poesia rappresentativa eroica non abbiano saputo incastrare ne’ loro componimenti. […] Socrate amico di Euripide sembra averlo preferito a tutti, giacchè ben di rado o non mai vedevasi in teatro, se non quando Euripide vi esponeva qualche nuova tragedia, e l’amava e per la bontà e bellezza de’ versi e per la filosofia onde gli nobilitava.
Mi fece Natura Nel viso Narciso E Marte in bravur: Pa-pa-ri è il valore alla bellezza: Io son colui, che taglia, buca e spezza. […] A casa il dia-dia a casa il diavolo» bellezza che può essere agguagliata soltanto da quest’altro amabile dialoghetto fra Egeo e Demo nel tanto decantato Giasone di Giacinto Andrea Ciccognini, fiorentino. […] L’esempio degli antichi Greci e Romani, che escluse le vollero costantemente; il rischio, cui si espone la loro virtù esercitando una professione, ove per un orribile ma universal pregiudizio, non ha alcun vantaggio il pudore, ove tanti ne ha la licenza; l’ascendente che prendono esse sugli animi dello spettatore non meno contrario al fine del teatro, che pericoloso al buon ordine della società; la mollezza degli affetti, che ispirano coi loro atteggiamenti espressivi di già troppo avvalorata colla seduzione naturale della bellezza e del sesso; lo spirito di dissipamento che spargono fra giovani scapoli, i cattivi effetti del quale si risentono in tutti gli ordini dello stato politico, sembrano legittimar il divieto ad esse pur fatto sul principio delle drammatiche rappresentazioni in Italia di comparir sul teatro.
Rapin nel dire, che niuna cosa fa la bellezza delle Tragedie, se non i ragionamenti appassionati. Egli prende l’effetto per la cagione, e commenda per bellezza principale ciocchè è solo una conseguenza di quello, che effettivamente la produce.
Siasi pur ella in Paradiso, e goda l’eternità, e per me prieghi. » Intorno alla bellezza, vantata nel sonetto di Michiele, ecco quel che ne dice Gio. […] Come entrano questi dentro a una città, subito col tamburo si fa sapere che i Signori Comici tali sono arrivati, andando la Signora vestita da uomo con la spada in mano a fare la rassegna, e s’invita il popolo a una comedia, o tragedia, o pastorale in palazzo, o all’osteria del Pellegrino, ove la plebe desiosa di cose nuove, e curiosa per sua natura subito s’affretta occupare la stanza, e si passa per mezzo di gazzette dentro alla sala preparata ; e qui si trova un palco posticcio : una Scena dipinta col carbone senza un giudizio al mondo ; s’ode un concerto antecedente d’Asini, e Galauroni (garavloni) ; si sente un prologo da Cerretano, un tono goffo, come quello di fra Stoppino ; atti rincrescevoli come il mal’anno ; intermedij da mille forche ; un Magnifico (pag. 180) che non vale un bezzo ; un zanni, che pare un’oca ; un Gratiano, che caca le parole, una ruffiana insulsa e scioccherella ; un innamorato che stroppia le braccia a tutti quando favella ; uno spagnolo, che non sa proferire se non mi vida, e mi corazon ; un Pedante che scarta nelle parole toscane a ogni tratto ; un Burattino (pagg. 181, 183), che non sa far altro gesto, che quello del berettino, che si mette in capo ; una Signora sopra tutto orca nel dire, morta nel favellare, addormentata nel gestire, ch’ha perpetua inimicizia con le grazie, e tiene con la bellezza diferenza capitale.
L’importanza dell’opera nel contenuto, e dell’opera la bellezza nelle forme, ha diritto a uno studio, accurato e completo, degno ; e sarà fatto certamente, non solo come omaggio al risultato che il Rasi va ottenendo, ma anche come dovere di studiosi.
Diranno queste “Raggio del cielo è la bellezza”, e il compositore vi metterà “La bellezza del cielo è un raggio”. […] Hanno essi delle cose eccellenti in dettaglio, i loro diversi stili abbondano di tratti vivi, animati e piccanti, superiori a quanto in quel genere ci offrono gli oltramontani, ma sono tratti staccati cui manca la primaria bellezza che consiste nella esatta relazione colle parole e col tutto. […] Ma quando le arti hanno presa la lor consistenza, quando le idee della bellezza nei rispettivi generi è bastevolmente fissata, quando la moltiplicità de’ confronti ha messo al crogiuolo del tempo e del giudizio pubblico le opinioni, gli errori, le verità, e le produzioni degli artefici, allora una licenza illimitata produce l’effetto contrario. […] Quello che in generale può dirsi è che nelle loro mani la musica acquista a certi riguardi una maggiore bellezza mentre la va perdendo a certi altri. […] Ma se, come abbiamo provato in altri luoghi e proveremo di nuovo dove si parlerà del canto, il vero filosofico gusto e la perfezione d’ogni arte imitativa consiste nella rappresentazione più o meno abbellita della natura, e nell’esprimere l’oggetto che prende a dipingere senza sfigurarlo né caricarlo più di quello che comporta l’indole della imitazione, se questo fine non s’ottien nella musica se non per mezzo della semplicità, della verità e della naturalezza accoppiata all’espressione, e se ogni e qualunque ornamento, ogni e qualunque bellezza che le si aggiunga senza riguardo a cotale scopo, non è altro che una imperfezione, un difetto di più, in tal caso bisogna pur confessare, e confessarlo con coraggio, che la maggior parte delle pretese finezze armoniche, onde vanno tanto superbi i moderni maestri, invece di provare il miglioramento del gusto altro non provano che la sua visibile decadenza.
Osservisi com’egli adoperi sobriamente lo stil figurato nelle narrazioni e nelle pitture, e lo tralasci del tutto ove parla l’affetto, o si richiede consiglio, o sentenza; Come rado o non mai introduca le comparazioni nel recitativo lasciandole alle ariette quando la musica vuol calore o immagine; Come siano esse per lo più connesse colla scena in maniera che prima di sentirle di già l’uditore ha prevenuto il poeta, antiveggendo qual similitudine debba venir in campo, la qual cosa non accaderebbe se niuna relazione avessero queste colla situazione attuale del personaggio; Come riescano tutte di un’aggiustatezza, varietà, e bellezza sorprendente. […] Notisi ancora la mirabile sua strettezza e precisione nel dialogizzare quando lo richiede il bisogno, dote la quale contribuisce moltissimo alla bellezza di quelle scene non solo perché tende a schivare le lunghe dicerie dei tragici del Cinquecento, e gli ambiziosi ornamenti di moderni Francesi, ma perché risveglia maggiormente l’attenzione degli uditori, perché ravviva il loro interesse mettendo più di rapidità nelle circostanze, perché rende la musica più unita, e conseguentemente più energica, e perché la scena diventa più viva frammettendovisi molt’azione. […] Le donne perché niun altro scrittore fa loro conoscer meglio la possanza sorprendente della bellezza e l’ascendente del loro sesso. […] onor d’una nazione, che t’adorava nella tua vecchiaia dopo averti abbandonato nella tua giovinezza, e che vide con giubbilo premiati in un altro paese quei rari talenti ch’essa avrebbe dovuto conservare nel proprio, sì, tu saresti la Venere cui donerei il pomo della bellezza. […] Gli obbietti dell’universo hanno dapertutto certe relazioni comuni, le passioni hanno parlato in tutti i secoli lo stesso linguaggio, la bellezza di quelli e l’energia di queste è stata espressa da alcuni scrittori in guisa tale, che non possono ritoccarsi senza guastarle.
Leggiadra è la descrizione della bellezza senza artificj nella persona di Fannia nella scena seconda dell’atto primo; ed è preceduta da un patetico racconto fatto con ammirabile naturalezza, In quo hæc discebat ludo, ex adverso ei loco ecc., che qui riferiremo cogli eleganti versi del lodato Mons. […] E tanto bella più tu la diresti, Quanto nulla ha, che sua bellezza aiti: Scarmigliati i capelli, i piedi nudi, Incolta, rozza, e col pianto sul viso, Vestita malamente: alla per fine, Se in essa il fior della beltà non era, Avrian tai cose ogni bellezza estinta. […] L’azione dell’Eunuco consiste in un dono fatto da un suo amante a Taide di una fanciulla ch’ella sa esser cittadina Ateniese, e in un altro dono, fattole da un altro suo innamorato, di un Eunuco, in vece di cui vi è menato un vivace giovanetto preso repentinamente dalla bellezza di quella fanciulla, la quale di poi gli diventa moglie. […] Odasi in qual maniera egli favelli nel volgare idioma per mezzo del medesimo Fortiguerra, e dalla bellezza della copia si argomenti la vivacità del colorito originale, e si confrontino: Son morto: mi è sparita la fanciulla: Ed io che fino a qui le tenni d’occhio, Più non la vedo. […] Fra questo mentre a caso mi venne corso l’occhio sopra una fanciulla, tralle altre donne della comitiva, di una bellezza, Biagio .
Che poi dalla sola simmetria derivi tutta la bellezza sensibile dell’uomo, la scultura e la pittura, ne somministrano una invincibil pruova, poiché quelle misure osservando, esse giungono ad imitare l’umana bellezza. […] Non mi si opponga che niuno nel mirare la bellezza sensibile d’un oggetto si avvede mai di tali interne operazioni. […] Intendo solo che la bellezza della prima più dipendea dal tempo che dal tuono delle sillabe, e di questa più dal tuono che dal tempo. […] Tanto è vero, che unico, semplicissimo, costante è il principio dell’estetico e della bellezza sensibile, sì naturale, come artifiziale. […] Questo fondo ha bisogno di tutto l’ingegno d’un sagace artefice, che gli dia risalto e bellezza.
Indi s’udio il tuo nome Fra le labbra suonar fredde e tremanti: E volti gli occhi al Cielo Scolorito il bel viso, e i bei sembianti Restò tanta bellezza immobil gelo.» […] [28] Facendo adunque la distribuzione di laude che a ciascun s’appartiene nell’invenzione dell’opera seria, si vede che dee la città di Firenze il vanto riportarne principalmente, che Giovanni Bardi e Jacopo Corsi furono i mecenati, Girolamo Mei e Vincenzo Galilei i precursori nella parte teorica, e nell’arte d’intavolar le melodie Emilio del Cavalieri il primo, che da lontano adittò agli altri la strada, Giulio Caccini e Jacopo Peri nella esecuzione, ma che deesi principalmente l’elogio al Rinuccini, il quale coll’armonia e bellezza de’ suoi versi mirabilmente adattati alle mire dei compagni, e più colla sua autorità, collo studio degli antichi e colla dipendenza in cui teneva gli altri, si fece il ritrovatore d’un nuovo genere che tanto lustro ha recato alla poesia, alla musica e alla sua nazione. […] Se un poeta è rimasto invaghito della bellezza di codesta scena, non resterà meno meravigliato un musico della singolar armonia che si sente in quest’altra.
Certamente acquistano fama agli autori, quando piacciono in teatro pel maneggio felice degli affetti e de’ costumi, e per la vivacità dell’azione; ma se dopo che sono stati stampati e letti con diligenza, non vi si rinviene una bellezza di stilo corrispondente, essi goderanno di una gloria passeggiera, che pure avran comune con alcuni componimenti mostruosi. […] La bellezza di quest’ultima é originale. […] Vi é un sentiero più breve di questo, ed é di scriverne alquanti nuovi affatto, i quali si contengano ne’ limiti del verisimile, allettino il pubblico dalla scena, e piacciano agl’intelligenti nella lettura per l’accuratezza e bellezza dello stile.
Leggiadra è la descrizione della bellezza senza artificii nella persona di Fannia nella scena 2 dell’atto I; ed è preceduta da un patetico racconto fatto con ammirabile naturalezza, In quo haec discebat ludo, ex adverso ei loco ecc. […] E tanto bella più tu la diresti, Quanto nulla ha che sua bellezza aiti. Scarmigliati i capelli, i piedi nudi, Incolta, rozza, e col pianto sul viso, Vestita malamente: alla per fine, Se in essa il fior della beltà non era, Avrian tai cose ogni bellezza estinta. […] Questa scena è tanto più vaga, quanto le cose umili sembrano meno capaci di grazia e bellezza. […] L’azione dell’Eunuco consiste in un dono fatto da un suo amante a Taide di una fanciulla ch’ella sa esser cittadina Ateniese, e in un altro dono, fattole da un altro suo innammorato, di un Eunuco, in vece di cui vi è menato un vivace giovanetto preso repentinamente della bellezza di quella fanciulla, la quale di poi gli diviene moglie.
Ma ogni bellezza drammatica spiccata dal proprio sito perde assai, e un leggitore fornito di sensibilità, elevazione, e gusto, con maggior diletto l’osserverà ad ogni passo, leggendo seguitamente il Torrismondo. […] Quella bruttezza naturale ben pennelleggiata si cangia in bellezza poetica, per quello che bene osservò Aristotile. […] Chi ne bandisce il vero per aprir campo vasto al capriccio e alla fregolata fantasia, ama i sogni, e non comprende la bellezza delle dipinture naturali: Chi freddo ragionatore e insipido sofista tutto riduce rigorosamente al vero per ostentar filosofia, distrugge tutte le arti d’immaginazione.
Pare ch’ ella fosse di rara bellezza ; e Alessandro Allori (il Bronzino giovine) le fece in Firenze un tal bellissimo ritratto, che ispirò al Cav. […] Quanto alla bellezza dell’Andreini, pare fosse davvero meravigliosa.
I moderni adunque si accennano soltanto, e di alcuni se ne produce qualche bellezza, e se ne forma giudizio.
Agamennone chiamato re de’ mortali (titolo per altro dato nella poesia greca e latina al solo Giove) Ioda Achille e dice con poetica bellezza che il di lui nome solo è definizione degna di Achille.
Non vi ha dubbio che la bellezza dell’ elocuzione sì nel verso, come nella prosa, imbalsimi sempre tutti i componimenti ingegnosi; ma nel genere comico richiedesi pur anche gran vivacità e piacevolezza, grazia e naturalezza, verità ed arte con un’ azione, una favola, e un vero ritratto de’ costumi del tempo: Un vers heureux & d’un tour agréable Ne suffit pas; il faut une action, De l’interet, du comique, une fable, De moeurs du temps un portrait véritable, Pour consommer cette oeuvre du démon, dice benissimo il Signor di Voltaire.
Ma perchè in cosi affinat’oro d’amicizia non si deve legare mentita gioja, ma candida margarita di verità, io v’assicuro che non è la bellezza di Lavinia il primo mobile che conduca la sfera de’ miei pensieri a mover i passi per questi contorni.
In tutto ciò chi non ravvisa il procedere e l’esprimersi di un Don Giovanni Tenorio, o di un Uffizialetto a quartiere d’inverno, che passa da questa a quella bellezza, come l’ape va di fiore in fiore? […] Ma sono molti oggi, non dico i Metastasii, ma i Caracci che hanno uguaglianza e bellezza di stile, armonia di versificazione, giudizio e fantasia feconda?
Di poi non senza bellezza ripete questa tinta con artificiosa variazione, e vuole che a lui fidi il di lui amore considerandolo solo come amico e militare, e non come padre severo: Cuentaselo al Alcayde de Tarifa, nada sabrà Guzman tu adusto padre. […] Rachele (eccetto la gioventù e la bellezza) non ha qualità veruna che faccia sospirare per la di lei morte. […] Aggiugnerò che la Rachele del Diamante desta più della moderna la tragica compassione, perchè, oltre a’ nominati motivi della gioventù e della bellezza, Diamante pose accanto a Rachele nel fatale istante il canuto suo padre, il quale maltrattato da’ sollevati ne aumenta l’infelicità, e la rende più compassionevole. […] Dovea dire l’ argomento, perchè qual bellezza greca vi ha egli trasportata in vantaggio del moderno teatro?
Giunio Bruto recitata molte volte di seguito in Venezia con gran concorso nel teatro di San Samuele, oltre a i pregi generali dello stile, del costume e del metro, si rende notabile per la forte aringa di Bruto animata da sobria eloquenza e bellezza poetica propria della scena. […] Ma tali nei vengono conpensati dalla bellezza dello stile e da situazioni interessanti ben condotte. […] La nobiltà ed eleganza dello stile, la regolarità, la bellezza del dialogo, il colorito vivace de’ caratteri non discordano dal Demetrio tanto nell’Agnese che nel Giovanni di Giscala tiranno del tempio di Gerusalemme. […] Bettinelli la solita bellezza di stile poetico e naturale, e la stessa ricchezza di frase e purità di lingua, che è pur sì necessaria al teatro, o che sì di rado s’incontra. […] Tra tante pruove che dimostrano Euripide gran tragico ed Aristotile non men grande osservatore, può noverarsi la bellezza che mai non invecchia del soggetto del Cresfonte ideato ed eseguito dal primo, ed esaltato dall’ altro come il miglior modello tragico.
Il celebre Gian-Vincenzo Gravina, così perito nelle faccende poetiche e nella lingua greca, versa a piena bocca su questo comico le sue lodi per la verità e naturalezza delle invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la felicità delle allusioni, per la bellezza de’ colpi, e per la fecondità; la pienezza, il sale attico, di cui abbonda, e che oggi a’ nostri orecchi non può penetrare. […] Sparta medesima, l’austera Sparta, avea un assai magnifico teatro, della cui eccellenza e bellezza favellano lo storico Pausania, e Plutarco nella vita di Agesilao.
Muovasi un Polifonte per ambizione all’esterminio della famiglia di un re legittimo, o apporti un Paride per la bellezza d’un Elena le fiamme nella sua patria, un ingegno grande farà servir l’uno e l’altro affetto per destar commozioni proprie della tragedia. […] Nella sceltezza dell’elocuzione e nel grazioso verseggiare consiste quella bellezza che imbalsama e rende immortali i componimenti teatrali.
In tutto ciò chi non ravvisa il procedere e l’esprimersi di un don Giovanni Tenorio, o di un Uffizialetto a quartiere d’inverno, che passa da questa a quella bellezza, come l’ape va di fiore in fiore? […] Ma sono molti oggi, non dico i Metastasii, ma i Caracci che hanno uguaglianza e bellezza di stile, armonia di versificazione, giudizio e fecondità di fantasia?
Se la bellezza e la gratia sieno una cosa stessa.
Questa bellezza, questa savia catena di pensieri, quest’origine dell’ultimo gran delitto di Medea, é pur fuggita ad Euripide. […] Ma la bellezza originale dell’eccellente atto III gareggia colle più teatrali patetiche situazioni del teatro greco. […] Il coro loda la bellezza di Poppea, e un messo annunzia il tumulto del popolo pel ripudio di Ottavia. […] Non vi ha dubbio, che la bellezza dell’elocuzione sì nel verso, come nella prosa, imbalsimi sempre tutti i componimenti ingegnosi; ma nel genere comico richiedesi pur anche gran vivacità e piacevolezza, grazia e naturalezza, verità ed arte con un’azione, una favola, e un vero ritratto de i costumi del tempo: Un vers heureux et d’un tour agréable Ne suffit pas; il faut une action, De l’intérêt, du comique, une fable, Des mœurs du temps un portrait véritable, Pour consommer cette œuvre du démon, dice benissimo il signor di Voltaire.
Di poi non senza bellezza ripete questa tinta con artificiosa variazione, e vuole che a lui fidi il di lui amore considerandolo solo come amico e militare, e non come padre severo: Cuentaselo al Alcayde de Tarifa, nada sabrà Guzman tu adusto padre. […] Rachele (eccetto la gioventù e la bellezza) non ha qualità veruna che faccia sospirare per la sua morte. […] Si noti però che la Rachele del Diamante desta più acconciamente la tragica compassione, perchè, oltre alla gioventù e alla bellezza, la mostra più innamorata, e nel fatal momento in cui è uccisa, le pose accanto il canuto suo padre, il quale maltrattato da’ sollevati ne aumenta l’infelicità, e la rende più compassionevole. […] Dovea però dire che volle rendere in castigliano tale argomento; perchè quale greca bellezza vi ha egli trasportata in vantaggio del teatro moderno?