Il 25 febbrajo '90, trovandosi a Roma, e avuta notizia che il Duca privava la Compagnia del Dottore e del secondo Zanni, si volge con lettera a un segretario del Duca, per ottenere o lo scioglimento da ogni obbligo di servizio, o la sostituzione dei due personaggi. […] A. qualche soccorso, tanto più il Rechiari non l’ha voluta in Compagnia, non sa come sostentarsi. » Il 5 dicembre del’91 scrive da Arezzo di Toscana a un segretario del Duca, perchè gli ottenga raccomandazioni per Roma, ove i comici di Silvio, con lor mene, gli farebber guerra. […] A Roma poi andò ; e il 2 aprile del '92 l’abate Ercole Panziroli scriveva in suo nome al Marchese Pio di Savoja, perchè gli ottenesse dal Duca raccomandazioni per Napoli. […] L'ottobre del '93 era a Fermo, il dicembre a Chieti, il carnovale a Roma.
L’ Andreazzo si era scritturato colla Compagnia della Diana Ponti che doveva recarsi a Roma al servizio di esso Cardinale ; ma poi offertigli denari a piacer suo per conto del Duca dal Conte Ulisse Bentivogli di Bologna, promise che avrebbe trovato modo di sciogliersi dalla Compagnia. […] mo di Mantova per dimandar favore che detto Graziano andasse con loro a Roma. Alla quale istanza non fu risposto ; e però l’ Andreazzo se ne andò a Roma, promettendo al Bentivogli che, ove S.
Meritava al certo le cure di sì valorosi antiquarii una nazione che avea dominato in Italia prima de’ Romani e de’ Galli, che fiorì prima della stessa Grecia (Nota I), e che colla lingua, i riti, le arti e le usanze tanto contribuì all’origine e alla coltura dell’antica Roma. […] Fecesi da uno scultore Toscano in Roma la statua di Giove Capitolino sotto Tarquinio Prisco. […] Roma certamente si formò sopra la nazione Etrusca. Giusta l’usanza religiosa da questa tenuta Roma nascente volle descrivere il circuito delle proprie mura per mezzo di un solco fatto coll’ aratro tirato da un toro e da una vacca13. […] Feste, arte aruspicina, regolamenti politici, giuochi gladiatorii, baccanali, istrioni, tutto tolse Roma dall’Etruria.
Il Duca di Modena aveva loro ordinato di andare per proprio conto a Modena, e di là a Genova, dopo il carnovale di Roma. […] Il Duca Francesco ordinò al Tesoriere Zerbini di pagare in Roma a vista all’ abate Ercole Panziroli doppie dieci d’Italia, da darsi al Truffaldino e al Dottore per valersene nel viaggio da Roma a Modena a conto delle loro provvisioni : una miseria codesta, se vogliam credere che il bisogno fosse reale. Infatti i comici tornarono all’ assalto l’11 marzo, e questa volta ricevettero dalla Munificenza di Sua Altezza per mezzo del medesimo abate quarantacinque scudi d’argento con l’ordine reciso di partir subito da Roma. Rosaura, la moglie di Savorini, non era con lui a Roma, e abbiamo un nuovo ordine del Duca allo stesso tesoriere, di pagare degli effetti di cassa segreta al Marchese Decio Fontanelli lire 360, per darle alla Rosaura in conto di sue provvisioni, che dovevan principiare a decorrere dal giorno di arrivo a Modena, per unirsi al resto della Compagnia. […] A quindici anni, abitava allora a Roma con la famiglia e faceva il mestiere dell’orefice, si arruolò volontario nella legione Cacciatori del Tevere.
Roma prima del tempo di Pompeo ebbe teatri magnifici che per qualche occorrenza si eressero di legno, e si disfecero. […] Licinio Crasso l’anno di Roma 699 secondo Plinio e Plutarco; e i lodatori degli andati tempi e costumi suoi coetanei ne’ l censurarono. […] Il pulpito Romano era più spazioso del Greco, perchè in Roma ogni spezie di attori operava nel-pulpito, ed all’opposto i Greci, come dicemmo, si valevano dell’orchestra per una specie di attori, cioè pe’ musici e danzatori. […] Nerone imperadore vi spiegò una magnificenza incredibile, quando Tiridate re di Armenia venne a vederlo in Roma, dove trattener non si dovea che un giorno solo. […] Vedi Sesto Rufo e Publio Vittore ne’Comentarii sulla città di Roma del dotto Agostiniano Veronese Onofrio Panvini.
Roma prima del tempo di Pompeo ebbe teatri magnifici che per qualche occorrenza si eressero di legno e si disfecero. […] Licinio Crasso l’anno di Roma 699 secondo Plinio e Plutarco; e i lodatori degli andati tempi e costumi ne ’l censurarono. […] Il pulpito Romano era più spazioso del Greco, perchè in Roma ogni spezie di attori operava nel pulpito; e all’opposto i Greci, come si disse; si valevano dell’orchestra per una parte degli attori, cioè per gli musici e i danzatori. […] Nerone Imperadore vi spiegò una magnificenza incredibile, quando Tiridate re d’Armenia venne a vederlo in Roma, in cui non dovea trattenersi che un giorno solo. […] Sesto Rufo e Publio Vittore ne’ Commentarj sulla città di Roma del dotto Agostiniano Veronese Onofrio Panvini.