Chi finalmente é fornito d’una mente più vivace e robusta, e fa uso infame di sua penetrazione, concepisce di mezzo a’ que’ velami, onde il poeta filosofo ha involto le più sublimi verità, che averebbero minore attrattiva, se presentate venissero così nude, concepisce, io dico, sentimenti di onore e di virtù, ed una abituale disposizione a riguardare il vizio con orrore e disprezzo.
Ed ebbe maggiormente torto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore di Marzia è degno di una vergine romana, e che Giuba ama in Marzia la virtù di Catone. […] oh virtù ! […] L’amor della patria, della virtù e della libertà regna parimente nelle tragedie di Niccolò Rowe encomiatore e scrittore della vita di Shakespear.
Degna di notarsi è la maniera onde i perfidi calunniatori sogliono rendere sospetta fin anche la virtù manifesta, non potendo negarla. […] Non scorgi Quel valor sì sublime, Quella virtù, siasi poi finta o vera, Che d’ogn’intorno splende?
Grandissimo fu il colpo ch’ella fece in virtù dell’imperio che sugli animi del pubblico ha il vero; e il Menagio ebbe a dire esser venuto il tempo di abbatter quegl’idoli dinanzi a’ quali avevano i Francesi sino allora abbruciato l’incenso.
Bartoli insieme alla proposta, adoperando le stesse parole a ogni fin di verso : Tu, che godi felice i lauri e l’onda, che di Parnasso i lieti Campi irriga qual desir nuovo la tua mente instiga di far prima in virtù chi t’è seconda ?
Se l’honor è un premio della virtù, perchè un homo che viva virtuosamente benchè so mojer sia poco manco che puttana non halo da esser premià de honor ?
Conchiude l’editore che il piano della Rachele è pur sistema particolare del poeta, persuaso che ammaestra più e corregge meglio i costumi e diletta maggiormente il gastigo del vizio ed il premio della virtù, che la compassione. […] L’autore nella morte e nel carattere di Rachele non ha alterata la storia (benchè in tanti altri fatti l’abbia senza necessità falsificata) perchè era persuaso che corregge meglia i costumi il gastigo del vizio ed il premio della virtù. Qui di premio di virtù non si favella, se l’autore non istimasse virtu la ribellione. […] La tragedia del Bermudez (scrisse il Colomès) è per gli Spagnuoli quello che è in Italia la Sofonisba, ed ha le virtù di questa ed i suoi difetti.
Così l’Aurora ingannata servì di favoletta per gl’intermedi musicali nel Filarmindo, favola pastorale, il Glauco schernito per gl’intermezzi del Corsaro Arimante, favola pescatoria, la Dafne conversa in Lauro nella tragicommedia intitolata l’Amorosa clemenza, la tomba di Nino per gli intermezzi dell’Ercole in Eta, dramma eroico, il Disinganno per la virtù in cimento, dramma morale, e il Capriccio con gli occhiali per i Diporti in Villa, dramma giocoso scritto nel dialetto bolognese. […] L’esempio degli antichi Greci e Romani, che escluse le vollero costantemente; il rischio, cui si espone la loro virtù esercitando una professione, ove per un orribile ma universal pregiudizio, non ha alcun vantaggio il pudore, ove tanti ne ha la licenza; l’ascendente che prendono esse sugli animi dello spettatore non meno contrario al fine del teatro, che pericoloso al buon ordine della società; la mollezza degli affetti, che ispirano coi loro atteggiamenti espressivi di già troppo avvalorata colla seduzione naturale della bellezza e del sesso; lo spirito di dissipamento che spargono fra giovani scapoli, i cattivi effetti del quale si risentono in tutti gli ordini dello stato politico, sembrano legittimar il divieto ad esse pur fatto sul principio delle drammatiche rappresentazioni in Italia di comparir sul teatro.
Si parla di virtù in Teatro: i di lei dettati si accolgono dall’Uditorio con applauso universale; sono però tutti virtuosi gli ascoltatori? […] Basta intanto, che essi abbiano giuste nozioni della virtù per ben ricevere gl’insegnamenti seminati dal Poeta.
Qual maraviglia dunque che i comici insolentissero a segno, non che d’insultare ai cleoni poderosi, ma di perseguitare in Socrate l’istessa virtù, di motteggiar empiamente la religione, e di rimproverare a tutti i cittadini ciò che leggesi nel dialogo tenuto nelle Nubi dal ragionar dritto e dal torto? […] Del resto ciò ch’egli dice, ci fa perder di vista la vera fisonomia, diciam così, del teatro greco, e ci occulta specialmente i lineamenti del gran periodo, in cui fiorì la commedia antica, quando i poeti e gli spettatori erano animati in teatro da quel, medesimo spirito geloso che dettava sì spesso l’ostracismo contra il merito e la virtù.
Nelle tragedie di Corneille grandeggia la virtù, e l’eroismo vi si maneggia con una sublimità che riscuote ammirazione: in quelle di Racine trionfa un amor tenero, semplice, vero, vivace, men proprio alla tragedia, ma più capace di commuovere. […] I difetti dei grandi esemplari sono sempre fatali alle belle arti, perché accompagnati da molte bellezze e da virtù incomparabili; quindi é che le critiche fatte da uomini di molto sapere e di squisito discernimento giovano assai nella repubblica letteraria, perché formano il gusto, raffinano il giudicio, e producono altri buoni effetti.
Degna di notarsi è la maniera onde i perfidi calunniatori sogliono rendere sospetta fin anche la virtù manifesta non potendo negarla. […] Non scorgi Quel valor sì sublime, Quella virtù, siasi poi finta o vera, Che d’ogni intorno splende?
Imperocché ha ella una variazione d’accento che la rende molto a proposito per la formazione de’ piedi: può, per esempio, in una parola di cinque sillabe, mettendo l’accento sulla seconda, far brievi le tre che le rimangono, come in “determinano”: può fare lo stesso in una parola di quattro sillabe, come in “spaventano”: abbonda moltissimo di piedi dattili come “florido, lucido”, piedi che molto giovano all’armonia a motivo dell’ultima, e penultima breve precedute danna sillaba lunga, circostanza, che più agevole rende la musicale misura: adatta l’accento ora sulla penultima, come in “bravura, sentenza”, ora sull’ultima, come in “morì, bontà, virtù”, dal che vario e differente suono risulta sì nelle rime che nei periodi, e più facile diviene la poggiatura nella cadenza. Misura altresì molte parole alla foggia de’ Greci, e de’ Latini, o almeno la pronunzia di esse è tale che facilmente potrebbero misurarsi, ond’è che può formare dei piedi il trocheo, come “venne fronde”, il giambo come “farò virtù”, l’anapesto, come “gradirò”, lo spondeo, come “sogno”, e il dattilo, come “timido”, dal vario accopiamento de’ quali può conseguentemente imitare dei versi l’esametro, il pentametro, l’asclepiadeo, il saffico, l’idonico, il faleucio, l’anapesto e il giambo15.
Può aggiugnersi che essa al pari dello scudo di Ubaldo ci dipigne e rappresenta quali veramente siamo, per avvertirci delle discordanze de’ nostri ritratti dalle bellezze della sapienza e della virtù.
Spicca soprattutto nel colorire con forza ed evidenza i caratteri de’ grand’ uomini, segnandone i temperamenti, i difetti e le virtù.
Il padre d’Isabella la destina ad un ricco e Ferdinando è tale, essendo Diego povero di beni e pieno solo di virtù e di valore. […] Senza dubbio questo poeta (per accennarne alcuna cosa in generale prima di scendere alle particolarità di qualche sua favola) mostrò di non conoscere, o almeno non si curò di praticare veruna delle regole che è più difficil cosa ignorare che sapere: pensando far pompa di acutezza nell’elevare lo stile, si perdè, non che nel lirico, nello stravagante, e, per dirla col signor Andres medesimo suo compatriota, ne’ ghiribizzi e negli agguindolamenti: abbellì i vizii (errore sopra ogni altro inescusabile) e diede aspetto di virtù alle debolezze: fece alcun componimento di pessimo esempio come el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori di mitologia, di storia, di geografia. […] Di fatti egli si studiò sempre di trovare argomenti artificiosi capaci di recar meraviglia; senza industriarsi di cercarli idonei ad ispirare amore per qualche virtù o a rilevare alcuna massima istruttiva. […] Notabili sono in essa il carattere del re Alfonso detto il savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù, e di buon senso naturale. […] Ma se impareranno l’arte di ben conoscere i proprii popoli, di pesarne l’energia, di dirigerla a vantaggio dello stato, di calcolarne la forza e la debolezza, di moderarne gli eccessi e di correggerne i difetti, di animarne la virtù co’ premii in vece di scoraggiarla col disprezzo, di emendarne gli errori da padre e non da despoto; i principi che si dedicheranno a questo studio, calcheranno le orme de’ Titi e degli Antonini, i quali furono dotti non meno che grandi e degni principi.
Il padre d’Isabella la destina ad un ricco, e Ferdinando è tale, essendo Diego povero di beni e pieno solo di virtù e di valore. […] Senza dubbio questo poeta (per accennarne alcuna cosa in generale prima di scendere alle particolarità di qualche sua favola) mostrò di non conoscere, o almeno non si curò di praticare veruna delle regole che è più difficil cosa ignorare che sapere: non separò mai il tragico dal comico: pensando di mostrare acutezza nell’elevar lo stile si perdè, non che nel lirico, nello stravagante106: abbellì i vizj (errore sopra ogni altro inescusabile), e diede aspetto di virtù alle debolezze: fece alcun componimento di mal esempio, come el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori di mitologia, di storia, di geografia. […] Di fatti egli si studiò sempre di ritrovare argomenti artificiosi e capaci di recar maraviglia, senza aver la mira a cercarli idonei ad inspirare amore per qualche virtù o a rilevare una massima istruttiva. […] Notabili sono in essa il carattere del re Alfonso detto il Savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù e di buon senso naturale. […] Ma se impareranno l’arte di ben conoscere i proprj popoli, di pesarne l’ energia, di diriggerla a vantaggio dello stato, di calcolarne la forza e la debolezza, di moderarne gli eccessi e di correggerne i difetti, di animarne la virtù co’ premj in vece di scoraggiarla col disprezzo, di emendarne gli errori da padre e non da despoto, i principi che si dedicheranno a questo studio, calcheranno le orme de’ Titi e degli Antonini, i quali furono degni e dotti principi.
La virtù, il dovere, Eccelsi gradi, ambascerie, comandi Di eserciti, vocaboli pomposi, Vanità, fasto, nulla han di reale, E dopo un velocissimo romore Passano, al par de’ sogni, in sen del nulla.
Invano si dettavano iscrizioni da incidere in un sasso che ne ricordasse ai posteri il nome e le virtù.
Conduce però spesso varie situazioni interessanti, rileva con vigore la culta bricconeria e insinua la morale e la virtù. […] Regolo anzi (doveva avvertire il Bettinelli) punto non discorda dall’avviso stesso del capriccioso censore, e con sobrii detti ma gravi, giusti e ben espressi spiega la virtù ed il valore in azioni, e non in gran parole. […] Sesto al contrario personaggio incomparabilmente più tragico di Cinna (a) è combattuto dalla conoscenza delle virtù di Tito, dall’amicizia da lui oltraggiata, dall’immagine di un gran tradimento senza discolpa, dalla virtù cui non ha del tutto rinunziato. […] Elfrida che finora ha mostrato affetto e virtù, ma non già prodezza guerriera, divenuta un’amazzone impone al suo seguito che spezzi la barriera, e si avanza sino alla loggia dove stà il re, seguita poi da chi ? […] Ripetizioni di pensieri, di situazioni, espressioni liriche a sovvalle, stile non preciso, molle e smaccato, niuna moralità, non rilevandosi nè amor di patria, nè magnanimità, nè virtù veruna contrastata, al contrario esponendosi un’ azione di cattivo esempio di una fuga da commedia triviale, consigliata, eseguita e premiata con tutto il buon successo.
[3] Una delle prime anche ad abbracciarlo fu Bologna, città che dopo essersi renduta famosa per le virtù che ispira l’amore della libertà, coltivava allora le arti che germogliano nell’ozio d’una pacifica servitù.
L’eroe, il filosofo Trasea Peto, nel quale, al dir di Tacito, volle Nerone estinguere la virtù stessa, in Padova sua patria cantò vestito da tragedo ne’ Giuochi Cestici istituiti dal Trojano Antenored.
L’eroe, il filosofo Trasea Peto, nel quale, al dir di Tacito, Nerone volle estinguere la virtù stessa, in Padova sua patria cantò vestito da tragedo ne’ giuochi Cestici istituiti dal Trojano Antenore139.
L’emulazione, quella figlia pericolosa dell’amor proprio, che alle volte partorisce l’invidia, alle volte genera l’eroismo, ma che divien necessaria in mancanza della virtù per far germogliar i talenti e per sollecitarli alle magnanime imprese, ne trovava aperto un vastissimo campo in tanti rivali illustri, su quali diveniva sommamente gloriosa la vittoria, e scusabile la sconfitta. […] Quest’opera dell’amore e della generosità merita d’essere registrata ne’ fasti pur’troppo scarsi delle umane virtù: per riscuoterne l’universale riconoscenza.
Apparisce nelle di lui tragedie pieno di tutto il lume quel contrasto di debolezza e di virtù che costituisce le vere persone tragiche. […] Poteva ben lasciar questo e l’altro di dramma al Fabricante di Londra, all’Umanità, all’Indigente, e simili componimenti anfibi, ne quali per altro spicca uno spirito d’umanità e di virtù, che dovrebbe, invece delle grossolane buffonerie e laidezze, riempiere per tal modo tutto il teatro, che non potesse lasciar di riflettere sugli animi degli spettatori, e diffondersi per la società.
[2.8] La prima cosa è piena veramente di pericolo, se uno guardi al buon effetto della melodia che, stando anch’essa nel mezzo, tiene maggiormente della virtù; e nella musica si vuol fare quell’uso degli acuti che si fa dei lumi ardenti nella pittura.
Fulvia così se ne vale nel’ Ezio: Non è mai troppo tardi onde si rieda Per le vie di virtù. […] Se non possiedi, Tu doni i regni, e il possederli è caso, Il donarli è virtù.
Qual maraviglia adunque che i comici insolentissero a segno non che d’insultare i Cleoni poderosi, ma di offender Pericle (Nota XIX), di perseguitare in Socrate la stessa virtù, di motteggiare empiamente la religione, e di rimproverare a tutti i cittadini ciò che leggesi nel dialogo tenuto nelle Nuvole dal Ragionar Dritto e dal Torto93? […] Può ben dirsi però che in essa il comico temerario osò attaccare la stessa virtù e preparare gli animi degli spettatori a udir senza ribrezzo calunniare un uomo di merito eminente e a vederlo poscia denunziare all’Areopago, o sia al Consiglio de’ Cinquecento. […] Egli dovette venir fuori con una baldanza e sfacciataggine totalmente contraria a quel modesto rossore, che, secondo Catone presso Plutarco, è il colore della virtù. […] La virtù trionfa della malignità: ma oimè! […] Del resto ciò ch’egli dice, ne fa perdere di vista la vera fisonomia, diciam così, del teatro Greco, e ci occulta specialmente i lineamenti del periodo, in cui fiorì la commedia antica, quando poeti e spettatori erano ugualmente animati in teatro dallo spirito geloso che dettava sì spesso l’ostracismo contro il merito e la virtù.
Pare dunque che i fasti degli Dei e degli Eroi, e le virtù ed i vizi più insigni degli uomini, che si volevano volgarmente commendare o vituperare, esser doveano l’argomento ordinario di coteste prime imitazioni. […] [11.10] Gli effetti rarissimi di questa virtù straordinaria l’hanno fatta credere quasi tutta opera della natura e del cielo. […] Lo stesso effetto ed anche maggiore produce la frequenza del teatro, e la virtù de’ buoni attori. […] Lo stesso delitto, non che la virtù vi prendono un’aria di magnanimo e di maraviglioso, che li toglie in parte quell’aspetto ributtante, ch’è proprio della sua natura. […] Imperocché se le arti imitative, e massimamente la declamazione tragica, non servono al vero, ma a quel verisimile, il cui tipo dee migliorare e abbellire il vero, non possono dar luogo a tali virtù senza allontanarsi dal loro fine.
La prima scena del l’atto quinto è molto vivace pel vago contrasto della virtù di Neottolemo colla politica di Ulisse.
Del Signor MAVRITIO TENSONIO accademico hvmorista Allude á gli Amori dell’ Autore ; Loda le di lui virtù, Tocca l’ordine, che da un Grande ebbe di portarsi in Parigi.
Di ciò così Fulvia si vale nell’Ezio: Non è mai troppo tardi onde si rieda Per le vie di virtù. […] Bella è pure la sentenza dell’atto III: Habere regna casus est, virtus dare; ciocchè Metastasio imitò così nell’Ezio; … Se non possiedi, Tu doni i regni, e il possederli è caso, Il donarli è virtù.
Fillide, anima cara, e consorte mia carissima, mentre che tu vivevi, erano per me i giorni chiari e sereni ; mille e mille amabili pensieri m’ ingombravano la mente, la fortuna dolce e propizia a’ miei voti, e il cielo arrideva a’ miei contenti : ma ora che tu sei rinchiusa dentro a freddo sasso, avendo teco rinchiuse le virtù tutte, e le bell’opere, s’è talmente cangiato il mio destino, ch’altro non mi rimane, che la memoria d’averle vedute e amate. […] E tutto questo in virtù dell’ opinione di quel filosofo, che tiene che l’anime vadino passando da un corpo nell’altro, laonde l’istessa anima, che informò prima Ercole, e poi gli altri suddetti, è passata finalmente in questo mio corpo, e però coloro ed io siamo gl’istessi, anzi con la medema dottrina io ti potrei giurare di tenermi nel corpo non solo l’anima di quei bravacci, ma quella ancora del più forte Leone, della più spietata Tigre, dell’Orso più arrabbiato, e del più fiero Drago, che nodrissero giammai le selvose montagne dell’Asia, o le arenose campagne della Libia.
[1.70ED] Ecco la massima con cui si debbono leggere ed osservare le antiche tragedie ed ecco quanto io posso dire di quelli che leggono i tragici greci in ginocchioni; e son certo che Sofocle ed Euripide ne direbbero forse lo stesso ed amerebbero più me che imito le loro virtù, di cotesti che i loro vizi esaltano e propagano, e non per carità verso i poeti greci, ma per amore che hanno disordinatamente a sé stessi, col pretesto di renderli venerabili, li rendono ingiuriosamente spregevoli. […] [1.82ED] Non troviamo in tutto perfetto il tuo Omero; e se ciò ti parrà nostra colpa, rispondi al Tassoni e mi quieto; ma stenterai. [1.83ED] Io non voglio dilungarmi ora sui tragici, ma so che sei persuaso come non la cederei al Tassoni. [1.84ED] Vi sono virtù insuperabili e queste imitiamo non perché noi non le avessimo sapute inventare, ma perché i vostri, nati prim di noi, sono stati in necessità d’inventarle. [1.85ED] Certo i primi hanno imitata la natura e noi, imitandola, sembra che quelli imitiamo; perché come vorresti dipingere un uom senza testa, se senza testa uom non fu mai generato? […] [2.69ED] Tu ti sei trovato a quei rozzi tempi ne’ quali la scena consisteva in una lunga e diritta via di logge o di giardini o di boschi, e che per porre l’un telaro dipinto sovra dell’altro richiedevasi una folla intricatissima di operai che tumultuavan di dentro, mentre gli attori sfiatavansi nello spiccare dall’interno sussurro la voce per farsi udire al di fuori. [2.70ED] Più rozza avresti veduta la scena se tu fossi nato un secolo avanti e rozzissima se fossi tu stato coetaneo d’Aristotile fra il lusso ancor d’una corte signora di tanta parte dell’Universo. [2.71ED] Quindi deduci che quella che voi altri dite virtù de’ tragici greci era piuttosto necessità, mentre, essendo eglino scarsi di bravi meccanici e dipintori, era uopo che accomodassero al luogo la rappresentazione e che, per cosi dire, facessero tutto in strada. […] [3.76ED] Per dar ben campo all’amore di spaziarsi in quella tragedia, non si contenta che Fedra ami Ippolito, ma vuol di più: che Ippolito ami anche Ariccia. [3.77ED] Ecco dunque il cuore d’Ippolito attaccato dalla matrigna, a cui vigorosamente resiste, ma questa sua resistenza non tanto si dee rifondere nella virtù del giovane casto, quanto nella preoccupazione del genio innocente e amoroso, che aveva per Ariccia; ed eccovi con questo amore diminuito Ippolito almen per metà, mentre la sua resistenza nulla contien di mirabile né si dà merito di virtù all’astinenza che è cagionata dalla sazietà di cibo migliore. [3.78ED] Se il gran Pietro Cornelio avesse voluto moltiplicar gli amori, avrebbe forse creato Ippolito inclinato a Fedra per invincibil violenza di genio, ed averebbe accresciuta la di lui virtù col farlo disprezzatore di ciò che amava, giacché non poteva amare con onestà.
Nascono in Arlecchino sospetti sulla virtù della moglie ; ella si difende, ed infierisce contro Celio.
E sotto un ritratto della Bettini, litografia Matraire di Torino, disegnato dal vero da Pietro Petronilla (collezione Paglicci-Brozzi) e che io non riproduco per la poca differenza che è fra esso e il precedente, son messe le parole di Dante : Vedi quanta virtù l’ha fatta degna di riverenza !
ma Caterina Medici alhor che viveva meritissima Duchessa di Mantova, in modo tale che fu degna in virtù d’ una validiss.ª raccomandazione di V.
Può ben dirsi però che in essa il Comico temerario osò attaccare la stessa virtù e preparare gli animi degli spettatori a udir senza ribrezzo calunniare un uomo di merito eminente e a vederlo poscia denunziare all’Areopago, o sia al Consiglio de’ Cinquecento. […] Egli dovette venir fuori con una baldanza e sfacciataggine totalmente contraria a quel modesto rossore che, secondo Catone presso Plutarco, è il colore della virtù. […] La virtù trionfa della malignità; ma, oimè!
Quel che d’ogni virtù sublime e rara e più sublime e raro alto furore, che disceso dal ciel solleva un core da questa valle alla magion più chiara ; per cui felice errante il mondo impara come si perde e si guadagna onore, come s’ammenda il giovenile errore, come diviene ogni dolcezza amara ; in te così, saggio Andreini, ha regno, che non potendo più chiuderlo in seno, di Florinda nel duol lutto si mostra.
E più giù : In Bologna, dove per lo più si recita il Verno, et dove sono sempre chiamate le buone compagnie ; al mio arrivo, già anni sono, mi fu detto da un Mastro Dionisio Bruni padrone d’ una bottega di carte da giuoco, le precise parole : « S’ io non amassi tanto voi e le vostre virtù, e s’ io non avessi qualch’ altro comodo fuori del mestier delle carte, non potrei fare di meno di non vi maledire, et desiderarvi ogni male, acciò lasciaste di venire in questa città, poichè siate cagione, che i ridotti si chiudono, e che con essi la mia bottega fallischi. » Le Lettere facete e morali (ivi, m dc xxii) gli procacciaron da molti poeti una bellissima corona di sonetti, che poi non fece imprimere, egli dice modestamente, essendosi accorto, che per abbassare il suo povero stile non ci voleva altro che l’altezza de’ loro concetti (Lett.
Simili sfacciataggini, fughe, ratti, trascorsi vengono abbelliti coll’aspetto della virtù (come bene osserva Don Blas de Nasarre), e non corretti e ripresi, come avveniva nelle favole antiche, che mostravano le meretrici quali erano, cioè spregevoli, detestabili.
Per esse la poesia comica nulla ha guadagnato, benchè l’intenzione morale dell’autore fu di manifestar le conseguenze perniciose delle nuove massime de’ filosofi d’ultima moda, per li quali non v’ha nè legge nè virtù veruna.
Zenobia scaccierà via dalla sua presenza l’amato Tiridate perché la sua virtù la costrigne a levarsi dagli occhi un sì caro e sì pericoloso oggetto, ma nell’atto di profferire colla bocca il fatale decreto gli strumenti coi loro suoni non altro spiranti che tenerezza ci faranno intendere quanto costi al cuor di Zenobia quel rigore apparente. […] L’amore del piacere, che ricompensa gl’Italiani della perdita della loro antica libertà e che va dal paro in una nazione coll’annientamento di pressoché tutte le virtù politiche, ha fatto nascere la frequenza degli spettacoli.
E Fulvia dice pur nell’Ezio, Non é mai troppo tardi onde si rieda Per le vie di virtù. […] e la sentenza dell’atto III, Habere regna casus est, virtus dare, da Metastasio così imitata nell’Ezio atto I, scena IX, ……………… Se non possiedi, Tu doni i regni, e ’l possederli é caso, Il donarli é virtù.
La gratitudine, virtù facile a praticarsi, ove ci entra di mezzo l’inclinazione, le sollecitava spesso alla corrispondenza, onde nascevano quelli amori scambievoli, cagion delle tante e sì strane avventure che si leggono nelle vite de’ trovatori. […] Perché una general corruttela avea tarpate le ali dell’entusiasmo, come quelle della virtù; perché la poesia fu riguardata soltanto come ministra di divertimento e di piacere, non mai come strumento di morale o di legislazione; perché essendo disgiunta dalla musica aver non poteva un vigore che non fosse effimero, né una energia che non fosse fattizia; perché trar non si seppe alla unione di quelle due arti il vantaggio che sarebbe stato facile il ricavare in favore della religione, mal potendosi eccitar l’entusiasmo religioso nelle cerimonie ecclesiastiche colla musica semibarbara, che allora regnava, applicata ad una lingua, cui il popolo non intendeva, onde mancò la poesia innale, e con essa uno dei fonti più copiosi del sublime poetico; perché i governi non pensarono a dar all’impiego di poeta e di musico l’importanza che gli davano i Greci, giacché invece degli Stesicori e dei Terpandri, che in altri tempi erano i legislatori e i generali delle nazioni, si sostituirono ne’ secoli barbari i monaci e i frati che convocavano a grado loro il popolo, intimavano la guerra e la pace, si mettevano alla testa delle armate, ed erano non poche fiate l’anima de’ pubblici affari; perché finalmente, non potendo la lirica eroica giugnere alla perfezione, di cui è suscettibile, se non quando vien considerata come un oggetto d’interesse, e di generai entusiasmo, i poeti italiani d’allora non potevano eccitar né l’uno né l’altro per l’indole della loro lingua troppo fiacca per inalzarsi alla sublimità de’ Greci e degli orientali, e per le circostanze altresì della loro nazione troppo divisa perché lo spirito di patriotismo vi si potesse vivamente accendere, e troppo agitata da intestine discordie, e dalla inquieta politica di certe corti, perché vi si potesse sviluppare quell’interesse generale, che fu mai sempre il motore delle grandi azioni.
Parlo del privar che si fa spietatamente delle sorgenti della virilità tanti esseri men colpevoli che infelici, non per sigillare col loro sangue la verità della nostra augusta religione che ispira solo mansuetudine e dolcezza e che abborrirebbe sagrifizi sì infami, non per liberar la patria da eccidio imminente o da grave sciagura il sovrano, non per esercitar un atto di virtù eroica e sublime che ci ricompensasse della durezza dei mezzi coll’importanza del fine, ma per blandire l’orecchio col vano ed inutil diletto del canto, ma per sollazzare nella sua svogliatezza un pubblico capriccioso, scioperato, e corrotto, ma per riscuotere un passaggiero e frivolo applauso in quei teatri che istituiti un tempo col fine di stampare negli animi del popolo le massime più importanti della morale, sono oggimai divenuti l’asilo de’ pregiudizi nazionali, e altrettante scuole di scostumatezza. […] Un altro scrittore non minore di lui concorre nella stessa opinione deducendo apertamente la perdita della musica, come ancora delle virtù politiche in Atene, dall’aver tolto di mauo alle persone di miglior qualità le arti ginnastiche e le musicali conferendone al popolo l’esercizio e il profitto146.
Spicca soprattutto nel colorire con forza ed evidenza i caratteri de’ grandi uomini, segnandone i temperamenti, i difetti e le virtù.
Gli spagnuoli e gl’italiani han dipinte infinite donne con siffatti caratteri nobili per grado e per virtù; ma gl’italiani han saputo contenerli ne’ confini comici, perché non hanno confusi i generi.
Per tali favole veramente la poesia comica nulla ha guadagnato; benchè l’intenzione dell’autore fu di manifestar le conseguenze perniciose delle nuove massime de’ filosofi di ultima moda, per li quali non esiste nè legge nè virtù veruna.
nè ch’ella risponda «Chi s’arma di virtù vince ogni affetto» o ch’ei ripigli «Virtù non vince ove trionfa amore» affinch’ella soggiunga «Chi non può quel che vuol, quel che può voglia» colla lunga filastrocca che seguita.
Siccome non v’ha nella società esempio più pericoloso per la virtù che il favore dichiarato per un immeritevole: così non v’ha nelle lettere più dannoso spettacolo che il trionfo della stravaganza.
La prima scena del V é molto viva, per lo bel contrasto della virtù di Neottolemo colla politica di Ulisse.
Un coro di virtù in ciascun atto per tramezzo vi recita alcuni versi.
Egli dà ad Antifone il consiglio di farsi citare in giudizio, come se fosse prossimo parente della fanciulla Fannia rimasa povera, ad oggetto di essere in virtù di una legge astretto a sposarla; ed egli difende la pretesa parentela altercando con Demifone padre di Antifone.
Egli dà ad Antifone il consiglio di farsi citare in giudizio come se fosse prossimo parente della fanciulla Fannia rimasa povera, ad oggetto di essere in virtù di una legge astretto a sposarla; ed egli difende la pretesa parentela altercando con Demifone padre di Antifone.
Noi che abbiamo studiata un poco più l’Italia e la Spagna, possiamo assicurargli che in tali paesi si sono infinite volte dipinte le donne con caratteri nobili, cioè distinte per grado e per virtù.
Un coro di virtù in ciascun atto per tramezzo vi recita alcuni versi.
Noi che abbiamo studiata un poco più l’Italia e la Spagna, possiamo assicurargli che in tali paesi si sono infinite volte dipinte le donne con siffatto carattere, cioè distinte per grado e per virtù.