Sentasi come parla uno scrittore contemporaneo, il quale, dopo aver ragionato alla lunga dei difetti del canto, soggiugne: «Mentre i nostri cantori cercano di schivare la durezza e la troppa sterilità delle modulazioni, le stemperano poi e le triturano in maniera che si rendono insopportabili. […] [NdA] Di queste ne parla lo storico Vittorio Siri nel suo Mercurio.
Il solo Esaminatore parla delle mille Tragedie, ma se ne hanno altre pruove? […] Udite ancora come parla graziosamente e giudiziosamente della Poesia Giambattista Rousseau in una Epistola: “Le jeu d’echecs ressemble au jeu des vers; “Sçavoir la marche est chose trés-unie, “Jouer le jeu, c’est le fruit du génie, “Je dis le fruit du génie achevè “Par longue etude & travail cultivè.”
Ecco il carattere del protagonista preventivamente enunciato da Lisetta a gran tratti: S’il n’avoit de mauvais que le fiel qu’il distile, Ce seroit peu de chose, & tous les medisans Ne nuisent pas beaucoup chez les honnêtes-gens; Je parle de ce goût de troubler, de détruire, Du talent de brouiller, & du plaisir de nuire, Semer l’aigreur, la haine, & la division, Faire du mal enfin, voila votre Cléon. […] Il satirico quindi deduce la decadenza del teatro francese: Vous parlez de Moliere?
Ma Elio Donato e Servio credettero che il Tieste fosse atato scritto da Virgilio e dato alla moglie di Vario, la quale coltivava le lettere, e che di poi da costui si fosse come propria pubblicata, V’è chi sospettò che fosse opera di Cassio Severo Parmigiano, del quale parla Orazio nell’Epistola ad Albio Tibulloa. […] Persio ci parla di alcuni suoi contemporanei che composero una tragedia d’Issipile, e che essi stessi montarono in pulpito per recitarla. […] Pacuvio colle sue tragedie procacciossi rinomanza di dotto, e la si conservò anco a’ tempi di Augusto, secondo l’istesso Cicerone dove parla dell’ottimo genere degli Oratori.
Egli sulle orme degl’ Intronati e de’ Rozzi e di altri che introdussero qualche personaggio che parla Veneziano, Bolognese, Spagnuolo o Napoletano, frammischiò ancora qualcheduno che si vale del dialetto Napoletano, ma coll’ atticismo patrio, e con ogni lepore cittadinesco come nato in Napoli e versato nelle grazie della propria favella. […] Le accademie letterarie de’ Rozzi e degl’ Intronati che tornarono a fiorire nel XVII secolo, quella brigata di nobili attori che rappresentava in Napoli le commedie a soggetto del Porta, gli Squinternati di Palermo, di cui parla il Perrucci e ’l Mongitore, i nobili Napoletani, il Muscettola, il Dentice, il Mariconda che pure recitarono eccellentemente, facevano cadere in dispregio la maniera per lo più plebea, caricata, declamatoria de’ pubblici commedianti. […] Di lui parla Andrea Perrucci nella sua Arte Rappresentativa.
Non mi parlar qual parla chi più non si rivede. […] Dall’altra parte chi non sa ripetere colle parole del Voltaire che i Francesi schivi non soffrirebbero sul lor teatro Ismene che parla della febbre di Merope ? […] Fa che a Telgaste si dia la sua spada, che Velante gli dia la mano, abbraccia Tusnelda, e dice, Quando del fallo mio parla Telgaste, Deh parli ancor degli ultimi miei sensi. […] Ma chi direbbe che lo spettro dell’Aristodemo sia la stessa cosa con quelli della Semiramide e dell’Hamlet, se non chi di tutto parla per tradizione ? […] V’intervengono sei personaggi, oltre del Popolo Romano che anche parla.
Di questa legge parla Demostene nella III Filippica.
L’ intreccio delle sue favole (parla il medesimo Johnson) in generale è tessuto debolmente e condotto senz’arte.
Ho seguito nella cronologia il Bonazzi stesso, di cui una breve autobiografia, dettata interamente alla sua nipotina Fiordilinda Agostini, e rivista poi nel febbraio del ’79, fu testè pubblicata dal dottor Cesare Agostini (Perugia, 1896) assieme ad altri scritti minori in prosa e in versi ; e ho seguito il Morandi che del Bonazzi fu scolaro, e di lui parla colla più schietta delle ammirazioni e delle affezioni.
In oltre Trigeo dice appena di voleré andare in cielo che vi si trova: appena vuol tornar fra’ suoi che parla alla sua famiglia. […] parla hai tu tutto quello che stà bene all’uomo? […] Che che sia di ciò, egli parla di se stesso, loda le proprie invenzioni e satireggia quelle de’ suoi competitori e antepassati. […] Havvi un Coro che parla a favore del poeta, ed accenna il pericolo ch’egli corse l’anno precedente per aver detta la verità agli Ateniesi accusando Cleone. […] Nisieli non dovette avvedersi di tale artifizio, allorchè asseri che in questa favola era uno confusione di cose parle orribili e parte ridicole .
parle, rêpons. […] Essi attendono l’esito di una mina, di cui si parla sin dall’atto I, da scoppiare nel V. […] Si amarono queste due persone; ma la necessità di andarla a vedere di notte passando per un muro del palazzo del Ministro di Spagna, cagionò l’ignominiosa morte del Foscarini, per la legge di cui nella tragedia francese si parla. […] Brossette) qui ècrivait bien en prose, ne parlait plus français quand il faisait des vers.
Parle: répons. […] Essi attendono l’esito di una mina, di cui si parla sin dall’atto I, da scoppiare nel V. […] Brossette) qui écrivait bien en prose, ne parlait plus Français quand il faisait des vers.
Diderot267; e non senza ragione M. de Voltaire si lagna nella lettera all’imperador della China, che oggi in Francia Le tragique étonné de sa metamorphose, Fatigué de rimer, ne va parler qu’en prose.
Delle opere poetiche di questa vergine Sassona come monaca benedettina parla a lungo il p Mabillon negli Annali Benedettini t.
La quale obbligazione di badare a chi parla e di gestire, non è solamente di quello attore a cui è diretta la parola, ma è obbligazione di tutti gli attori che sono in iscena. Tutti ne’ loro gesti muti debbono mostrar la ragione, che gli costringe a facete, e le diverse emozioni che fa sperimentare a ciascun di loco colui che parla. […] Egli quando tace debbe aver gli occhi o a quello che parla, o dove gli esige la passione e ‘l discorso altrui, e non muoversi, se non come queste ragioni il richiedono. […] La cosa parla sì vivamente da sé, che a volersi arrestare a darne pruove egli sarebbe un cespitar nel piano. […] Aristea: Parla mio dolce amor.
Arriva Corradino, e sì chiaramente parla del suo amore, che Geldippe riesce infelicemente nel tentare di scambiarne il sentimento. […] Bruto primo è dedicata al generale Washington, e v’intervengono sei personaggi, oltre del Popolo Romano che anche parla. […] Vi si parla in prosa e in versi in ogni stile da’ medesimi personaggi. […] Or valeva ciò la pena di moltiplicar i personaggi con un Osmida inutile che parla in una sola scena? […] Parla ad uno spettro sanguinoso, scena nuova, ma passi ancora.
Sebbene Pietro il Grande incominciasse dalla musica con lodevole divisamento la sua riforma, sapendo quanta influenza acquisti su un popolo non coltivato tutto ciò che parla immediatamente al sensi, non è tuttavia da commendarsi che siasi egli prevalso a cotal fine d’una musica straniera invece di perfezionare la nazionale.
Di questa legge parla Demostene nella III Filippica.
Le favole Italiche, delle quali parla Donato nella prefazione alle commedie di Terenzio, erano azioni giocose di personaggi pretestati, le quali dovevano rassomigliare alla greche Ilarodie.
Ed il Signorelli quando parla di sombrero chambergo altro non dinota che un cappello slacciato che involava una parte del volto e proteggeva in certo modo la baldanza popolare.
Le favole Italiche, delle quali parla Donato nella prefazione alle commedie di Terenzio, erano azioni giocose di personaggi pretestati, le quali doveano rassomigliare alle greche Ilarodie.
Luigi Riccoboni nel capitolo quinto della sua Istoria del Teatro italiano, parla a lungo di queste favole dello Scala.
Se ne crede comunemente l’autore Giovanni Murs, o Muris, canonico parigino, circa il 1250, ma ciò è apertamente contrario all’asserzione del medesimo Muris, il quale nel suo libro intitolato Speculum musica, che si conserva inedito fra i manoscritti della Real Biblioteca di Parigi, parla delle note e del loro valore come di cose di già conosciute a’ suoi tempi. […] Messer Padre Eterno,35 Voi tu dunque salvare Di Belzebutte un germe, un mascalzone, Spilorcio, e crapulone, Che va per le cucine Le pentole fiutando, e del Profeta Se qualchedun gli parla, o della legge, La pancia Ei si tasteggia, e poi risponde: Che legge?
A gran tratti é marcato nella scena II da Lisetta: S’il n’avait de mauvais que le fiel qu’il distille, Ce serait peu de chose, et tous les médisants Ne nuisent pas beaucoup chez les honnêtes gens; Je parle de ce goût de troubler, de détruire, Du talent de brouiller, et du plaisir de nuire, Semer l’aigreur, la haine, et la division, Faire du mal enfin, voilà votre Cléon. […] De nos femmes surtout l’honneur n’est point suspect, Aussi je m’interdis d’en parler par respect.
Se si parla delle misure semplici, le quali non sono che due la dupla cioè, e la tripla, la prima non esprime che due soli tempi, e la seconda tre. Se si parla delle composte, queste non sono che quattro, cioè la quadrupla, ch’è una dupla doppia, la dodecupla, ch’è una dupla triplicata, le sestupla, ch’è una tripla doppia, e la noncupla, la quale è una triplicazione della tripla. […] «La loro musica (parla dei Greci) era finalmente e precipuamente diretta a muover gli affetti dell’animo, dove la nostra ha per iscopo principalmente l’allettare e pascere il senso, e a trarre in ammirazione gli ascoltanti mercè la finezza dell’arte praticata in tutte le sue parti.
Questa è l’urbana bensì ma ferma, e imparziale maniera con cui si parla delle opere e degli autori.
Sentasi in qual guisa parla un coro di seguaci di Plutone nell’Alceste: «Tout mortel doit ici paraître.
., parla della critica 298.
Parla.
Parla.
Tutto il paragrafo non è altro che un’illustrazione, un comento dell’accennato pensiero, anzi tanto è lontano della verità ch’io voglia negare alla nostra musica la capacità d’accompagnarsi coi detti generi poetici che in più luoghi delle mie Rivoluzioni ho parlato de’ sonetti del Petrarca posti in musica dal Villaers e dal Giusquino, del famoso canto del Dante dove parla del conte Ugolino modulato da Vicenzo Galilei, dei Pietosi affetti di Don Angelo Grillo vestiti armonicamente dal Caccini, dell’Oronta del Preti poema in ottava rima cui fecero la musica i più bravi compositori romani, e di cent’altre sorti di poesie. […] Ma quest’idea metafisica di novità lodevole in se stessa anzi necessaria all’uomo è in tutto differente dall’altra che vien condannata allorché si parla delle arti di sensibilità e d’imaginazione. […] Nulladimeno il giornalista accusa di “false”, e d’“inconcludenti” le mie riflessioni intorno ai compositori, e trova poi “tante belle verità” nel capitolo dove si parla dei cantanti. […] Ciò mi fa sperare che il Signor giornalista diverrà un pò men baldanzoso per l’avvenire, e che uscirà dalla persuasione in cui è che il saper combinare bene o male dei diesis e dei bemolle gli dia un diritto d’infallibilità quando parla a coloro che non sono della professione.
Ecco il carattere del protagonista preventivamente da Lisetta a gran tratti enunciato: S’il n’avoit de mauvais que le fiel qu’il distile, Ce seroit peu de chose, et tous les medisans Ne nuisent pas beaucoup chez les honnètes-gens; Je parle de ce goût de troubler, de detruire, Du talent de brouiller, et du plaisir de nuire, Semer l’aigreur, la haine, et la division, Faire du mal enfin; voila votre Cleon. […] Voltaire quindi deduce la decadenza del teatro francese: Vous parlez de Moliere?
V’è chi sospettò che fosse opera di Cassio Severo Parmigiano, del quale parla Orazio nell’epistola ad Albio Tibullo115. […] Persio ci parla di alcuni suoi contemporanei che avendo composta una tragedia d’Issipile montarono essi medesimi sul pulpito a recitarla.
Agata, e si dilettò di Poesia Burlesca, ma non aveva fatti grandi studi, ed era solo ajutato nel comporre da una naturale disposizione ; e pretendendo di vendicar la sua Patria dalla burla, che gli aveva data il Tassoni nella sua Secchia rapita, diede alle stampe un Poema tragicomico diviso in XII Canti intitolato : Le passie de’ Savj ovvero il Lambertaccio, nel quale si parla con poco rispetto de’ Modonesi.
Siffatta incertezza, e l’alternativo passaggio da un movimento in un altro diverso è quello che forma il recitativo obbligato, lo stile del quale dee conseguentemente essere vibrato, e interciso, che mostri nell’andamento suo la sospensione di chi parla, e il turbamento, e che lasci alla musica strumentale l’incombenza di esprimere negli intervalli della voce ciò che tace il cantante. […] Se si disamina con giusta critica niente v’ha di più stravagante a sentirsi, come ben riflette il marchese di San Lamberto nella sua bella lettera francese intorno al dramma intitolato l’Onfale, che due o tre personaggi, che parlano alla volta, e si confondono, dicendo le medesime parole, senza curarsi l’uno di quanto risponde quell’altro: ciò è contrario egualmente alla urbanità di chi parla, che alla sofferenza di chi ascolta, e però si sbandiscono a ragione dalla tragedia, dove hassi tanto riguardo al decoro.
Quantunque la musica sembri avere per oggetto diretto tutto ciò ch’è suono, e per indiretto molte cose che non lo sono, tuttavia questa idea generale si circoscrive di molto qualora si parla del canto rappresentativo in un’azione drammatica. […] E a dirne il vero, quantunque io non gusti nella caricatura dei buffi quel diletto intimo che pruovo nelle lacrime dolci e gentili che mi costrigne a versare una bella musica tragica, e benché per una non so quale disposizione del mio temperamento mi vegga sospinto ad amare nella letteratura tutto ciò che parla fortemente alla immaginazione e alla sensibilità senza curarmi gran fatto di ciò ch’eccita il riso; nulladimeno siccome la prima legge del critico filosofo esser debbe di non istabilire massime generali su casi particolari, e molto meno ritraendole da se medesimo, così, riflettendo ai pressoché incorreggibili abusi dell’opera seria e alla maggiore verità di natura e varietà di espressione che somministra l’opera buffa, concederò volontieri che non deve facciarsi di stravaganza o di cattivo gusto chiunque sopra di quella a questa dasse la preferenza.
Dal Pozzo: Girolamo Dal Pozzo (Verona, 1718-1800), architetto e pittore, progettò il teatro dell’Accademia Filarmonica di Verona; i disegni di cui parla Algarotti sono probabilmente conservati nella Biblioteca civica di Verona assieme a un trattato inedito Della forma delli teatri antichi, romano e greco.
Vedasi pure come ne parla il medesimo sig.
ma il core parla !!!)
[http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img104.jpg] Fin che a ’l tradito che pur cerca oblio ne ’l segreto de ’l genio, a ’l saggio, a ’l buono, a l’uom che parla ne la notte a Dio, una voce comanda, alta, possente : — Non più per la rea femina perdono : uccidila, lo devi.
Osservisi com’egli adoperi sobriamente lo stil figurato nelle narrazioni e nelle pitture, e lo tralasci del tutto ove parla l’affetto, o si richiede consiglio, o sentenza; Come rado o non mai introduca le comparazioni nel recitativo lasciandole alle ariette quando la musica vuol calore o immagine; Come siano esse per lo più connesse colla scena in maniera che prima di sentirle di già l’uditore ha prevenuto il poeta, antiveggendo qual similitudine debba venir in campo, la qual cosa non accaderebbe se niuna relazione avessero queste colla situazione attuale del personaggio; Come riescano tutte di un’aggiustatezza, varietà, e bellezza sorprendente. […] [52] Nel che ognuno scorge subito la falsità del sentimento, poiché il pianto di cui parla Emilia è vero e reale, e quello dell’Aurora non è che metaforico. […] Tali sono, per esempio, l’uso della mitologia propria de’ soli Greci appresso agli antichi asiatici, come sarebbe a dire le parole «furie d’Averno» in bocca d’una principessa di Cambaia, che rimprovera un re della Media, «il remo del pallido nocchiero, La sponda del torbido Lete, La nera face in flegetonte accesa» in bocca d’un antichissimo re della Persia che parla a’ suoi confidenti; Imeneo, che scuote la face invocato da un coro di babilonesi a’ tempi della celebre Semiramide, quando nato non era per anco il sistema favoloso dei Greci ed eran nomi sconosciuti Imeneo e la sua fiaccola; il far che Astiage padre del famoso Ciro sagrifichi un tempio di Diana, ovverossia della Dea triforme, tuttoché questa falsa divinità, come l’adoravano i Greci, conosciuta non fosse dai Medi se non molti secoli dopo, cioè dopo la conquista dei Seleucidi 107, l’introdurre una donzella nata nella reggia di Susa a’ tempi d’Artaserse, che fa menzione della Ifigenia in Tauride tragedia composta molto dopo in Atene da Euripide.
Dès que la musique eut appris à peindre et à parler, les charmes du sentiment firent ils bientôt nègliger ceux de la baguette, le thèatre fut purgè du jargon de la mytologie; l’intèrêt fut substituè au mèrveilleux; les machines des poètes et des charpentiers furent detruites, et le dramme lyrique pris une forme plus noble et moins gigantesque… les dieux furent chassès de la scene, quand on y sçut reprèsenter des hommes.
., ho voluto parteciparla a tutta la compagnia ; et per trovarli tutti uniti gli parlai dietro il Palco doppo la Comedia, et mi ritirai in una camera dove si spogliamo et vestemo, ma Lelio marito di Florinda non volse venire, et ben che io supplicassi et gli mandassi doi volte un servitore publico a dirli che io volevo parlar de ordine di S.
In oltre Trigeo dice appena di voler andare in cielo che vi si trova: appena vuol tornar fra’ suoi, che parla alla sua famiglia. […] parla: hai tutto quello che sta bene ad uomo? […] Che che sia di ciò, egli parla di se stesso, loda le proprie invenzioni e satireggia quelle de’ suoi competitori e antepassati; dice di esser questa la migliore delle sue favole, e spera che l’uditorio l’accolga benignamente, tanto più che egli è in possesso della sua cortesia, da che non avendo l’età propria da presentar commedie (richiedendosi per legge che il poeta contasse almeno trent’anni, e, secondo altri, quaranta) ne produsse una anonima la quale fu ottimamente ricevuta. […] Havvi un coro che parla a favore del poeta ed accenna il pericolo ch’egli corse l’anno precedente per aver detto la verità agli Ateniesi accusando Cleone.
Dice forse, che questa fu la cagione della deformità del Teatro del seguente secolo (che di questo parla il Gravina, e non già del XVI. come voi credeste)?
Ma senza far torto a questa bellissima tragedia, diremo liberamente, che in ciò si vede il poeta che parla, mentre ogni uomo di gusto avrebbe voluto vedere anche qui quella medesima madre trafitta dipinta al vivo nell’atto III. […] Le favole italiche, di cui parla Donato nella prefazione alle commedie di Terenzio, erano azioni giocoso di personaggi pretestati, le quali doveano rassomigliare alle greche ilarodie, Per altro nome tali favole si chiamavano rintoniche da Rintone, poeta tarentino, che le inventò.
Chi così parla intendeva egli la lingua italiana né la spagnuola?
Un re che parla posatamente, un filosofo che silogizza (e in questi esempi si racchiudono tutti gli altri di simil genere) non sono modelli opportuni per un danzatore. […] Piace ai sensi, e ne parla d’una maniera efficace.
Il vecchio si abbocca col figlio, gli parla della schiava, dicegli non esser propria per faticare nella loro casa, ma volerla comperare a conto di un amico che gliel’ha chiesta. […] Noi intanto lasciando ad uomini siffatti i versi Punici di Plauto per confrontarli colle sillabe di tutti i linguaggi a noi e ad essi medesimi sconosciuti, e adorando senza seguirle le orme di cotali oracoli, con maggior senno e vantaggio osserveremo che nella seconda scena del medesimo quinto atto il servo Milfione che appena sa qualche parola Punica, va a parlare al Cartaginese, ma appunto per lo poco che sa del di lui idioma ne interpreta le risposte alla maniera degli etimologisti imperiti e di Arlecchino; per la qual cosa Annone gli parla nella lingua del paese, e viene a sapere che vive in Agorastocle il perduto suo nipote.
Constant diviene totalmente piacevole quando parla con dolcezza alla moglie essendo soli, e quando affetta asprezza ed umore al comparir de’ servi.
Ezio arrogante, che parla di se e delle sue gesta, ma però nobile, prode, magnanimo, virtuoso, non rappresenta appunto la bontà con qualche debolezza richiesta nel personaggio tragico70?
Il vecchio si abbocca col figliuolo, gli parla della schiava, dicegli non esser propria per faticare nella loro casa, ma volerla egli comperare a conto di un amico che glie l’ha chiesta. […] Noi intanto lasciando ad uomini siffatti i versi punici di Plauto per confrontarli colle sillabe di tutti i linguaggi a noi e ad essi medesimi sconosciuti, e adorando senza seguirle le orme di cotali venditori di fole, con maggior senno è vantaggio osserveremo che nella seconda scena del medesimo V atto il servo Milfione che appena sa qualche parola punica, va a parlare al Cartaginese, ma appunto per 10 poco che sa del di lui idioma, ne interpreta le risposte alla maniera degli etimologisti imperiti e di Arlecchino; per la qual cosa Annone gli parla nella lingua del paese, e viene a sapere che vive in Agorastocle il perduto suo nipote.
Egli dunque parla di quella Musica, che serve e si soggetta alle chiamate Virtuose, e ai Cantori smaschiati.
Constant diviene totalmente piacevole allorchè parla con dolcezza alla moglie essendo soli, ed affetta asprezza ed umore al comparir de’ servi.
Ecco come ne parla un Anonimo (M.
Constant diviene totalmente piacevole allorchè parla con dolcezza alla moglie essendo soli, ed affetta asprezza ed umore al comparir de’ servi.
L’Espugnazione di Mileto, di cui parla Eliano stesso48, appartiene a un altro Frinico figliuolo di Melanta, il quale per tal tragedia fu punito dagli Ateniesi con una multa di mille dramme. […] L’erudito Udeno Nisieli, ossia Benedetto Fioretti, ne’ suoi Proginnasmi intento tratto tratto a mettere in vista i più lievi difetti degli antichi, ed ora ad ingrandirli, ora ad immaginarseli, in tal guisa parla di questo dramma: Negli Eraclidi l’ambasciator di Euristeo si parte da Atene protestata la guerra a Demofonte, ritorna a Micene, si congrega l’oste e viensi contra Atene; fassi la guerra, nascene la vittoria, con altri successi da riempiere storie più che da formare una tragedia.