Questa rappresentazione commuove siffattamente l’uditorio che prorompe in un dirotto pianto, e talvolta entra in tal furore che non è maraviglia che ne sia talvolta divenuto vittima qualche Spagnuolo.
Questa rappresentazione commuove siffattamente l’uditorio, che prorompe in un dirotto pianto, e talvolta entra in tal furore che non è maraviglia che ne sia divenuto vittima qualche Spagnuolo.
Questa anima ha quei bezi in man, la cassetta el solicita a meterghei drento, le scarsele mostrandoghe l’util proprio prega per elle : segondo a quel che el se resolve el doventa, huomo da ben o laro.
Questa per esempio di Giosuè il Guardacoste : Ma che Ammiraglio !
Questa situazione rimane priva dell’usato effetto di simili dolorose alternative per essere mal combinata. […] Questa ingenua confessione del timoroso Alfonso potrebbe far ridere chi si ricordasse delle di lui speciose minacce dell’atto I, Tiemble Castilla, España, Europa, el Orbe. […] Questa è la differenza che passa tra una vera esecuzione di giustizia ed un evento esposto sulla scena tragica. […] Questa collezione che abbraccia 35 favole, oltre della sua Rachele e delle sue traduzioni, non è nè ragionata, nè completa, nè scelta.
Questa frequenza delle rappresentazioni tragiche, questi applausi reiterati, quest’avidità di ascoltarle, indicano per avventura la mancanza di gusto per la tragedia imputata agl’ Italiani? […] Questa tragedia non tardò molto ad essere conosciuta in Francia per la traduzione che ne fece Carlo Vion Parigino signor di Delibrai, che si stampò in Parigi nel 1626, e si ristampò nel 1640 e nel 1646. […] Questa tragedia che s’ impresse in Bergamo per Comin Ventura in quarto nel 1593 stando il Manfredi a Nansì, a giudizio di Francesco Patrizj può servire d’esempio a chi vuol comporre tragedie. […] Questa (egli dice104) che noi ora chiamiamo tragedia, è una invenzione de’ moderni ignota del tutto agli antichi. […] Questa natural somiglianza sì a proposito rilevata, non è fuggita al dotto Signor Maffei, ed ha imitato questo passo nella Merope: O Ismene, nell’aprir la bocca ai detti, Fece costui col labbro un cotal atto, Che ’l mio consorte ritornommi in mente.
Questa insinuazione non è arbitraria. […] Ma il Montiano incalza il nemico che si ritira, e grida, e pretende che ciò sia contrario all’uso antico e al moderno, e aggiugne: “Questa intolerabile licenza, se vi ha alcuno che ne abbia usato o ne usi, è la cosa più sconnessa degli antichi e de’ moderni, e la più assurda e riprensibile di tutte le stranezze, nelle quali si è incorso o s’incorre contro i preziosi statuti della Ragione.”
Questa favola è nel gusto delle commedie di Terenzio. […] Questa scena termina con una osservazione vera e gloriosa per l’umanità.
[5] Questa seconda maniera è quella che rende la poesia tanto acconcia ad accoppiarsi colla musica: anzi siffatta proprietà, la quale fino ad un certo segno è comune ugualmente alla eloquenza che alla poesia, non è che il fondamento della melodia imitativa, ovvero sia del canto: dal che ne seguita eziandio, che la possanza della eloquenza se non in tutto almeno in gran parte dipende dalle qualità musicali della lingua, ovvero sia dalla magia de’ suoni combinati diversamente nel numero oratorio, o nella pronunzia. […] Questa non assoggettandosi alle leggi della musica, può maggiormente approfittarsi dei vantaggi della poesia, onde non le si disconvengono i dialoghi ragionati, gli affari politici, e tali cose, purché si facciano a proposito, e con diletto. […] Questa scena è composta di semplice recitativo.
Questa spezie di componimento considerata dal poeta altro non è che un particolar sentimento compreso in una piccola canzonetta divisa in più strofi e fregiata di tutte le vaghezze della poesia. […] [27] Questa verità dura ma incontrastabile, questo grido universale del buon senso e della filosofia, questo pubblico lamento della ragione replicato da quanti non hanno interesse in negarlo riceverà una maggiore conferma volendo discendere all’esame d’un’aria, qualunque ella sia, che serva d’esempio se non di tutte almeno della maggior parte di quelle che si cantano in oggi sui teatri. […] Questa usanza inoltre non potrebbe aver luogo fuorché nelle arie giocose, le quali, rappresentando caratteri poco profondi, e che rimangono, a così dire, nella superficie dell’anima, non abbisognano se non se di musica brillante e leggiera che scorra senza fermarsi a lungo sugl’individuali sentimenti; dovechè nelle arie tragiche e di forza, le quali aprono larga sorgente di espressione alla melodia, convien che il poeta divenga economo di parole, acciocché la musica, percorrendo i moltiplici tuoni che il suo argomento le somministra, faccia meglio valere la sua possanza. […] [NdA] Questa proposizione non è un mio sogno.
Questa situazione rimane priva dell’usato effetto di simili dolorose alternative per essere assai mal combinata. […] Questa ingenua confessione del timoroso Alfonso potrebbe far ridere chi si ricordasse delle di lui speciose minacce trasoniche dell’atto I, Tiemble Castilla, España, Europa, el Orbe. […] Questa è la differenza che passa tra una vera esecuzione di giustizia ed un evento esposto sulla scena tragica. […] Questa abbraccia trentacinque favole oltre della sua Rachele e delle sue traduzioni di cui bentosto parleremo.
Questa seconda redazione del Saggio fu inviata a Metastasio, che ebbe una reazione emblematica, nel rilevare e commentare esplicitamente soltanto la pars destruens del discorso di Algarotti; il lamento verso il teatro impresariale, lo strapotere dei cantanti, le imposizioni della musica. […] Questa versione è decisamente ampliata rispetto alla precedente, della quale riporta la stessa epigrafe tratta da Ovidio «Sed quid tentare nocebit?»
L’amante si lamenta della di lei freddezza che gli sembra incostanza, la ninfa si discolpa dicendo di temere un presagio funesto, e Jerace ripiglia: Repondez-moi de vous, je vous repons des dieux: Vous juriez autrefois que cette onde rebelle Se ferois vers sa source une route nouvelle Plutôt qu’on ne verroit votre coeur degagè, Voyez couler ces flots dans cette vaste plaine, C’est le même penchant qui toujours les entraine; Leurs cours ne change point, et vous avez changè, Questa osservazione dell’amante è tenera e vera e da preferirsi al pensiero ricercato di Ovidio, Xante retro propera ec.
Questa osservazione è tenera e vera e da preferirsi al pensiero ricercato d’ Ovidio Xante retro propera &c.
Questa saggia e colta popolazione lucchese tanto conoscitrice dei vantaggi che dalle sceniche Produzioni ne derivano, quanto magnanima per incoraggiare nei loro tentativi gli attori che si accingono ad eseguirle, anima l’umile Compagnia, condotta e diretta da Luigi Rosa e Pasquale Tranquilli, ad intraprendere un corso ben regolato di Recite nel corrente Carnevale.
Questa seconda maniera di ballare si chiama pantomimica, la quale costituisce un linguaggio muto di azione inventato dalla umana sagacità affine di accrescer la somma dei nostri piaceri, e di stabilire fra uomo e uomo un novello strumento di comunicazione indipendente dalla parola. […] Questa, che nelle nostre idee tanto diverse da quelle sembra una prostituzione della filosofia, veniva accompagnata da un altra spezie di prostituzione in apparenza più scandalosa. […] Questa lode è tanto più dovuta a quella nazione quanto che in ogni tempo si è in tal genere di gentilezza maravigliosamente distinta. […] Questa mimica tanto da lui pregiata è ella veramente giunta al grado di perfezione che comunemente si crede?
Questa commedia é ben condotta; ma il suo argomento di un dissoluto che si spaccia per eunuco per ingannare i mariti di Londra, i di lui progressi, Lady Fidget ch’esce nell’atto IV col catino di porcellana guadagnato, l’azione e i discorsi dell’atto V non cedono punto e sorpassano talvolta in oscenità l’antica commedia greca.
(*) Questa disposizione viene giustificata dall’equivoco preso dal Sig.
Questa sorte di poesia, che richiede ardenza singolare di spirito, ed ama voci composte alla greca, stravolte, nuove e risentite, manca del tutto alla lingua Francese, per non esserne capace, come confessa l’Ab.
Questa buona tragedia colle precedenti smentisce l’asserzione di chi imparando la storia letteraria d’Italia sulle notizie giornaliere francesi, afferma che ne’ primi lustri del nostro secolo il teatro italiano non ebbe che drammi irregolari e mostruosi. […] Tale è il lamento di Saule nella scena terza dell’atto III: Questa è la mia vittoria, e quì dovea Lo sperato trionfo addurmi al fine? […] Questa tragedia in una sola azione principale che si va disviluppando senza bisogno di estrinseci episodj, ci presenta varie scene teatrali49. […] Questa figlia di Alboino imprudentemente e senza necessità fa una confessione spontanea del secreto del suo cuore alla barbara matrigna e all’uccisore di suo padre. […] Questa tragedia ha avuti di gran lodatori, e di censori non pochi.
Questa non s’aggirava se non intorno ad una sola specie di melodia, la quale si variava poi dal cantore secondo il proprio genio, onde veniva in conseguenza che l’arte del compositore e del maestro fosse del tutto ignorata.
Questa commedia poi, quantunque stata fosse dall’autore all’età di trent’anni ritoccata e divolgata come sua, e dedicata al marchese di Ferrara Leonello d’Este, uno de’ più dotti principi della sua età e de’ più splendidi mecenati della letteratura, fu da Aldo Manuzio il giovane pubblicata nel 1588 sotto il nome di Lepido comico poeta antico.
Questa; che il regolamento di fare una cassa sola seguì due anni dopo.
Questa passione vi è descritta dal suo nascere fino alle più miserabili delle sue sciagure, attraverso le quali gli amanti giungono finalmente ad uno stato di pacata contentezza77. […] Questa esigenza è particolarmente impellente per le tragedie moderne, nelle quali l’azione si sposta frequentemente di luogo. […] Questa si gloria di molti abilissimi attori; ma ha tutti di gran lunga sorpassato il famoso David Garrik. […] [1.3] Questa espressione fu la prima lingua della natura comune a tutti gli esseri più o meno attivi e modificabili, ch’essa comprende. […] Questa incertezza è sovente volte vivissima ove si contrastino a un tempo più idee, più consigli, più desideri, più affetti.
Questa volava indistintamente per tutti i tuoni per quanto fossero essi gravi, acuti, e profondi. […] Questa increscevol pompa di armonica perizia, questa gotica usanza d’indovinelli e di logogrifi musicali: questa musica gradita agli occhi e crudel per gli orecchi, piena d’armonia e di romore, e vuota di gusto e di melodia, fatta secondo le regole, seppur le regole hanno l’atrocità di permettere di far cose spiacevoli, fredde, imbrogliate, senz’espressione, senza canto, senza leggiadria, qual altro pregio veramente aver può che quel di abbagliar gli eruditi, e di uccider per la fatica il compositore, e êr la noia i dormigliosi ascoltanti?»
[1.143ED] Stupiremo se, là dove credevasi indifferenza, ritrovisi amore; più saremo attoniti se, là dove amore speravasi, odio improvisamente s’incontri; e così sempre avverrà, qualora un affetto opposto a quello che noi aspettavamo inaspettatamente si sveli. [1.144ED] Questa sorta non perigliosa, ma sempre mirabile, ma sempre verisimile di agnizione spicca particolarmente ne’ soliloqui, ove il cuor dell’attore non ha alcuna tema di venir tutto al di fuori e di abbandonarsi ad una intera sincerità. […] [3.53ED] Quella de’ corpi propaga gl’individui, e questa è comune anche a’ bruti siccome all’uomo e alla donna, se non che ne’ bruti supplisce all’unione degli animi ragionevoli quella degli spiriti loro animali. [3.54ED] Questa riceve il suo compimento dal corporalmente accoppiarsi nella generazione e questa è il fine dell’amor sensuale. [3.55ED] L’unione degli intelletti anch’essa propaga le cognizioni dell’un intelletto nell’altro, senza che cosa alcuna esca visibilmente da tale accoppiamento intellettuale. [3.56ED] E non è già che questa union d’intelletti non possa avvenir fra l’uomo e la donna, ma perché può essere frastornata dalla natura che aspira all’unione principalmente de’ corpi, crede il maestro di renderla più sicura, più felice e ancor più feconda, quando succeda fra quei del medesimo sesso, a cui non ispirandosi da natura altra union sensuale, rimangono più liberi gl’intelletti a propagare le lor cognizioni. […] [3.122ED] Il nostro eccelso Senato, ubbidendo al suo principe, comanda a’ propri cittadini, dimodoché sotto il manto venerabile pontificio custodisce la libertà, senza la gelosa tema delle repubbliche e gode nello stesso tempo i vantaggi senza soffrire gli aggravi del principato. [3.123ED] Questa felicità fa a noi pure odiare le altrui libertà paurose e amare, al dispetto de’ tragici greci, la monarchia. […] [4.120ED] Questa meditazione ti arriverà forse nuova, ma mi glorio che quanto più vi rifletterai, tanto più la ritroverai vera, spogliato che tu sia del pregiudicio della tua prima e folle credenza. [4.121ED] Quindi è che né i versi né tampoco le rime impediscono il movimento della passione, e tu hai pianto, se vuoi dire il vero, o almen veduto piangere il popolo all’Ifigenia di Racine con tutti i versi e le rime; sicché questi legami non impediscono la movizione e non l’impediscono per le ragioni accennate. […] [6.20ED] Questa nostra commedia che finiam oggi di recitare, goderà del privilegio delle Spagnuole ed ancora (te lo attesti Saint Evremond) delle Inglesi, che non si vogliono confinate né a misura di tempo né a limitazione di luogo. [6.21ED] Tu mi troverai pronto a sodisfarti su quanto ti verrà talento di chiedermi; e poiché ti sei trovato alla tragedia e alla commedia franzese, aspetto da te il tuo giudizio circa il lor modo di recitare.
Questa è l’urbana bensì ma ferma, e imparziale maniera con cui si parla delle opere e degli autori.
Questa dottrina compresero ancora il dotto Gravina, e l’Enciclopedista M.
Questa commedia assai piacevole di carattere e d’intrigo, al dir di Voltaire, fu la prima ricchezza del comico teatro francese; ma secondo M.
Questa commedia è nel buon genere tenero ed insinua l’avversione alle nozze disuguali di una fanciulla di quindici a venti anni con un vecchio che ne ha scorsi più di settanta.
Questa gioja dunque stavalo aspettando al molo. » « Per. […] Questa risposta inaspettata lo scuote, lo corregge, ed apporta il lieto fine dell’azione, e dell’imbarazzo dell’ Ajo. […] Questa prevenzione fattale in generale è minor cosa ancora delle minacce e de’ rimproveri uditi dalla bocca stessa del padre. […] Questa illusione della sua fantasia è ben lunga occupando tutta la scena ; e non finirebbe mai se non passasse ad un pensiero eterogeneo che la fa discendere dall’ immaginazione alla realità del basso mondo. […] Questa cavatina (che fu il secondo cambiamento fatto dall’autore nell’edizione sue spese) si soppresse nella rappresentazione.
Questa patetica tragedia rappresentata con sommo applauso ben trentadue volte, fe decorare l’autore colla prefettura di Samo.
Questa purgazione, benché in varie guise s’esponga da molti interpreti ch’han cicalato sopra Aristotele, oramai dagli uomini dotti più non si dubita che non si possa estendere al regolamento d’ogni passione, perciocché per mezzo delle due predette commozioni si può correggere ogni difetto che soggiace a perniciose conseguenze. […] [2.4.2] Questa cautela non è però senza esempli contrari, come può vedersi nell’Orbecche del Giraldi, nella Rosmonda del Rucellai ed in simili ove spicca grandissima crudeltà. […] Questa prerogativa non manca alle favole italiane, ove d’ordinario appare la cura d’interessare sì li cori di quelle che gli hanno continui, come gli nunzi e gli altri personaggi nelle disavventure de’ miseri. […] Questa consiste nel far comparire in principio della favola persona dallei separata e senza nome a dire il tema, ad imitazione di Terenzio. […] Questa favola parmi lodevole per passioni vivamente espresse, per frequenza di nobili sentimenti, per elocuzione propria e sublime: almeno vi s’incontrano poche reliquie di quella affettazione di stile che è comune a’ Francesi.
Questa volevo dir io. […] Capitano Questa iperbolica parte par che suoni meglio nella Spagnuola, che nell’Italiana lingua, come quella a cui vediamo esser più proprij, & più domestici gl’ impossibili.
[5] Questa avvivata dalle due passioni più naturali all’uomo, il timore cioè e la speranza, giunse perfino a credere le sue finzioni medesime e a compiacersene.
Questa punta è avvelenata?
Questa commedia si è di nuovo rappresentata in Parigi nel 1793.
Questa condotta vi pone fra due scogli, o di parere adulatore interessato, o di accreditarvi per ignorante.
Questa incongrua mescolanza è compensata dall’unità dell’azione condotta regolarmente nel giusto tempo con gravità e con facilità, e non senza nitidezza di locuzione se non con proprietà ed eleganza Virgiliana.
Questa mescolanza poco plausibile è compensata dall’unità dell’azione, che è condotta regolarmente nel giusto tempo con gravità, e con facilità e nitidezza, se non con tutta la maestosa eleganza Virgiliana51.
Questa commedia, per la quale la giovane Eleonora fu tenuta, si può dire, al fonte battesimale dalla Giacinta Pezzana, che soccorse la nuova stella saliente di forti consigli, e le trasfuse la sacra fiamma dell’arte, questa commedia, dico, segnò un gran passo avanti nella via della sua grandezza.
Questa donna è la stessa madre di Dulinval che ha accettato, ed abita con Zoe senza esserne conosciuta, per osservarne la condotta.
Questa è una lista ch’ io fò, de gli habiti, et altre cose, che occorrono a i recitanti nostri, per non mi condur poi isproueduto a fatti. […] Questa per certo è impresa grauissi-ma.
Questa proposizione è falsa secondo la pratica (notate bene, Manfredini dolcissimo, perché mi preme che un giornalista sia docile alla verità, notate, dico, che uno de’ più eccellenti pratici che abbia mai avuti la vostra nazione dice che la vostra proposizione è falsa secondo la pratica) in armonia perché tre voci contro una sola han più forza sebben la sola sia più intensa, le altre più rimesse, purché siano proporzionate, senza la qual proporzione non s’otterrà giammai l’armonia. […] Questa non è una patente contrariazione? […] [98] Questa è una di quelle verità che gli Spagnuoli chiamano “di Pietro Grullo”, e in qualche parte d’Italia “del Dottor Graziano”.
Questa tragedia dovrebbe collocarsi tralle più eccellenti Italiane e straniere, se all’arte che si osserva nella condotta dell’azione, alla sobria eleganza e maestà dello stile, all’ abbondanza e aggiustatezza delle sentenze, e alla ben sostenuta grandezza del carattere dell’Egizia regina, si accoppiasse più energia e calore negli affetti, espressioni meno studiate in certi incontri, e più vivacità nella favola.
Questa tragedia dovrebbe collocarsi tralle più eccellenti italiane e straniere, se all’arte che si osserva nella condotta dell’azione, alla sobria eleganza e aggiustatezza delle sentenze, e alla ben sostenuta grandezza del carattere dell’Egizia Regina, si accoppiasse più energia e calore negli affetti, espressioni meno studiate in certi incontri, e più vivacità nella favola.
Questa commedia è nel buon genere tenero, ed insinua la giusta avversione per le nozze disuguali di una fanciulla di quindici a venti anni con vecchi che ne hanno corsi più di settanta.
Questa si è che la poesia provenzale povera nella sua origine e di piccol pregio, finché rimase nel suo nativo terreno, tosto che fu traspiantata sotto il cielo italiano divenne non solo bella e gentile, ma capace di gareggiare colla lirica più squisita de’ Latini e de’ Greci. […] Questa cantilena fu all’improvviso interrotta da suoni romorosi.
Questa moderna foggia di comporre, che diverte il volgo e la gente ben nata, l’idiota e ’l savio, farà presto dimenticare gli antichi drammi spropositati, com’é avvenuto in altre colte società.
Questa è la riconpesa delle mie fatiche che con il mio sodore ò aquistato, come V.
Questa è al mio parere la sola maniera di render utile ed instruttiva la critica d’un grande autore, quella cioè di tesser la storia de’ suoi pensieri coll’indicare le strade battute da lui nella carriera del gusto, per le quali poscia inoltrandosi chiunque ha vaghezza d’imitarlo sappia trarne egualmente vantaggio dagli errori e dai lumi di chi l’ha preceduto. […] «E vuoi ch’io miri Questa vera tragedia Spettatrice dolente, e senza pena, Come i casi d’Oreste in finta scena?»
Ci dice il signor Mattei nel suo Nuovo Sistema d’interpretare i Tragici greci pag. 194, «Questa che noi ora chiamiamo tragedia é una invenzione de’ Moderni, ignota del tutto agli Antichi».
Questa raccolta comprende tragedie e commedie francesi, inglesi, tedesche e spagnuole dalla signora Caminer tradotte.
Questa frase assai significante potrebbe ugualmente applicarsi alla maggior parte delle poesie musicali.
Questa proposizione è tanto conforme alla esperienza che Vincenzo Galilei, Giulio Caccini, e Jacopo Corsi, allorché vollero inventare la vera musica drammatico lirica, non trovarono a perfezionare la melodia mezzo più spedito di quello di sbandirne e screditarne il contrappunto allora regnante127.
Questa bellezza, questa savia catena di pensieri, quest’origine dell’ultimo gran delitto di Medea, é pur fuggita ad Euripide.