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121. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223

Giuseppe Maria Salvi sommasco lavorata su di un argomento tratto dalle poesie di Ossian. […] Flaminio Scarpelli Bolognese, e Don Ignazio Gajone di Casale di Monferrato autori di alquante tragedie regolari: il conte Alessandro Verri che nel 1779 impresse in Livorno col modesto titolo di Tentativi due tragedie la Congiura di Milano, e Pentea argomento tratto dalla Ciropedìa di Senofonte: sin anco due donne, cioè la sig. […] L’argomento della tragedia di Dara è tratto dagli eventi de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di fatti, che di situazioni tragiche. […] Dipinta eziandio egregiamente è nella 2 del III la madre in ogni tratto, e singolarmente alla vista del cinto insanguinato, che migliora il segno dell’armatura da Voltaire sostituito alla gemma del Maffei. […] Noi attenderemo l’impressione di simili cose enunciate dall’autore all’orecchio de’ suoi conoscenti, per ammirar poi tutto ad un tratto e le sue teorie drammatiche e le sue tragedie, e per confrontare quanto in lui stesso si accordi il tragico ed il ragionatore.

122. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 37-96

Il celebre quanto infelice gran poeta Portoghese Luigi Camoens autore del poema epico Las Luisiadas composto nell’Indie, perfezionato in Europa quando vi fece ritorno nel 1569, e pubblicato sette anni prima della di lui morte dopo aver menato una vita da mendico sotto gli occhi del Sovrano cui avea servito colla penna e colla spada, Camoens, dico, dee contarsi tra’ benemeriti del patrio teatro pel suo Anfitrione tratto da Plauto di cui ritiene molte grazie, e per un’ altra picciola farsa che leggesi nelle di lui opere. […] Tali in fatti esse sono, sebbene non fatte sempre da verbo a verbo, perchè il Perez tratto tratto tronca, raccorcia, contorce, e peggiora gli originali, siccome trovasi provato nel mio Discorso Storicocritico artic. 

123. (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia

In questa sede, come in altre, emerge un altro tratto caratteristico del Paragone: nel trattato, in cui pure la materia è organizzata per argomenti e suddivisa in capi ed articoli, ritornano spesso alcuni segmenti e alcune tesi che erano state già accennate, se non propriamente dibattute, in precedenza. […] [4.5.2] Ora inoltre vuolsi osservare che, quando sono necessarie molte notizie allo spettatore, s’avverte meglio di scuoprirne parte per volta secondo il bisogno nel decorso del dramma, senza caricare ad un tratto la memoria della gente. […] Quindi puossi argomentare che nell’idioma francese non solamente non è possibile scrivere lunghe scene con obligazione di non ripeter le medesime desinenze nella guisa che dagl’Italiani si pratica ne’ capitoli quantunque lunghissimi, ma riesce inevitabile il cadere tratto tratto in sì spiacevole repetizione. […] Per un amor tale dee supporsi qualche lusinghiero tratto, almeno ne’ suoi principi. […] Ancor più categorico il giudizio di Émile Lefranc, il quale, fra le tragedie del Cinquecento francese, giudica originale soltanto La Soltane di Gabriel Bounin, incentrata su un soggetto tratto dalla storia contemporanea: «À l’exception de la Sultane, tragédie de Bounin, qui la tira de l’histoire turque, le drame français ne fut qu’un calque du drame ancien ou italien» (Émile Lefranc, Histoire élementaire et critique de la littérature, Paris-Lyon, Périsse, 1840, p. 96).

124. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XII. Confronto Apologetico della Opera Italiana, e della Commedia Spagnuola. » pp. 149-181

Non è già che non iscappassero fuori tratto tratto certi lampi di vera Musica teatrale in molti felici squarci di Recitativi obbligati di più di un Maestro, ma singolarmente del divino Jommelli, ed in certa difficilissima facilità del Vinci, dello Scarlati, del Leo, i quali con quattro note seppero spesso giugnere al cuore.

125. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo IV. Risorge in Italia nel Secolo XVI la tragedia Greca e la Commedia Nuova, e s’inventa il Dramma Musicale. » pp. 210-241

Lo stile adunque dell’Ariosto é ad un tratto famigliare, grazioso, e poetico, e perciò il più conveniente alla commedia, e dovrebbe da’ giovani che vogliono esercitarsi in tal genere, studiarsi bene insieme con Menandro e Terenzio. […] L’autore anonimo, forse tratto da soverchio zelo per la riforma del teatro italiano, copia così le parole del generale della Dunciade francese, M. 

126. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO IV. Opera Musicale. » pp. 314-344

Pietro Bayle che ciò rapporta, afferma di averlo tratto da un Discorso sulla Musica Italiana impresso colla Vita di Malherbe a Parigi nel 1672.

127. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Ferrara, li 4 marzo 1618.Ferrara, li 3 marzo 1618. » pp. 170-184

Come entrano questi dentro a una città, subito col tamburo si fa sapere che i Signori Comici tali sono arrivati, andando la Signora vestita da uomo con la spada in mano a fare la rassegna, e s’invita il popolo a una comedia, o tragedia, o pastorale in palazzo, o all’osteria del Pellegrino, ove la plebe desiosa di cose nuove, e curiosa per sua natura subito s’affretta occupare la stanza, e si passa per mezzo di gazzette dentro alla sala preparata ; e qui si trova un palco posticcio : una Scena dipinta col carbone senza un giudizio al mondo ; s’ode un concerto antecedente d’Asini, e Galauroni (garavloni) ; si sente un prologo da Cerretano, un tono goffo, come quello di fra Stoppino ; atti rincrescevoli come il mal’anno ; intermedij da mille forche ; un Magnifico (pag. 180) che non vale un bezzo ; un zanni, che pare un’oca ; un Gratiano, che caca le parole, una ruffiana insulsa e scioccherella ; un innamorato che stroppia le braccia a tutti quando favella ; uno spagnolo, che non sa proferire se non mi vida, e mi corazon ; un Pedante che scarta nelle parole toscane a ogni tratto ; un Burattino (pagg. 181, 183), che non sa far altro gesto, che quello del berettino, che si mette in capo ; una Signora sopra tutto orca nel dire, morta nel favellare, addormentata nel gestire, ch’ha perpetua inimicizia con le grazie, e tiene con la bellezza diferenza capitale.

128. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81

Di grazia, signor Mattei, intendiamoci bene: gl’italiani hanno da’ greci «preso con felice successo tutto il bello», o han tratto «dalle loro miniere tutto il piombo, e lasciato l’oro»? […] Soggiugniamo qui un bellissimo parallelo dell’Ippolito di Euripide colla Fedra di Racine, tratto da una    dissertazione dell’erudito sig.     […] Niun tratto, niun movimento, niun dialogo, che raffreddi la pietà degli spettatori.

129. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VII. Teatro Latino. » pp. 109-171

Non timor vincit virum, Sed trepida pietas…… Nati patrem vicere…… L’indignazione, l’impeto, l’orgoglio, tutta in fine Medea si manifesta ad ogni tratto. […] Il fanciullo tratto dalla tomba, e consegnato a’ greci, grida «Miserere, mater»; e l’infelice Andromaca, Quid meos retines sinus, Manusque matris? […] Venuto Ercole, il poeta fa ch’egli intenda lo stato del regno, e voli a trucidar il tiranno; ma mentre la sua famiglia dovrebbe mostrarsi sollecita dell’esito dell’impresa, Anfitrione si diverte ad ascoltar da Teseo l’avvenimento di Cerbero tratto fuori dell’Inferno, e a domandar, se in quelle regioni «si trovino terre feraci in vino e in frumento».

130. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »

Senza spirito di socievolezza, senza spettacoli, e senza radunanze il solo tempo, ch’essi destinavano al pubblico divertimento era quello delle nozze, oppur delle gran fiere, che tratto a tratto s’aprivano nelle città pel mantenimento del commercio. […] I trattati appartenenti alla musica di Marziano, Boezio, Tolomeo, Aristosseno, Aristide Quintiliano, Aristotile, Alipio, Gaudenzio, Nicomaco, Bacchio, e Plutarco furono letti, copiati, ricorretti, e alcuni fra essi interpretati, e tradotti dal Gogavino, da Carlo Valguglio, da Georgio Valla, da Francesco Burana con altri Italiani imitati poscia nel secolo decimosettimo, e da lungo tratto avanzati da valentissimi oltramontani.

131. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111

Senza dubbio Voltaire ha talvolta sostenuti i caratteri con più dignità: ha dati sentimenti più gravi a’ personaggi: le bellezze de’ passi sono grandi e frequenti in tutta la tragedia: ha preparata benissimo la venuta di Egisto, prevenendo l’uditorio a suo favore: ha giustificato come tratto di politica il pensiero di Polifonte di fortificare la sua usurpazione col matrimonio di Merope: ha variata l’invenzione nell’atto IV, e mantenuti in maggior commozione gli affetti, dipingendo Merope in angustia tale che è costretta dal timore a scoprire al tiranno ella stessa il proprio figlio. […] Nel suo Spartaco verseggiato nella stessa guisa si osserva alcun tratto robusto, benchè tutti i personaggi introdotti trovinsi al solo Spartaco sacrificati. […] Se il Belloy per natura, e per istudio fosse stato disposto alla tragedia, non avrebbe cercato di approfittarsi di questo tratto istorico proprio del coturno narrato da un suo nazionale?

132. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda guerræ Punica. » pp. 91-171

Ora quivi sedendo, ecco ad un tratto, Che in noi si abbatte un giovan che piangeva. […] Terenzio nel prologo si discolpa, negando di aver mai saputo che Nevio e Plauto l’avessero posta in iscena; ma confessa ancora colla ingenuità che accompagna sempre gli uomini che non iscarseggiano di merito, che dal Colace di Menandro egli ha tratto i personaggi del parassito e del soldato. […] Or qui smarrito Rinuccio (che è il personaggio del Panfilo Terenziano) venne ad un tratto a palesare il segreto di quell’amore che tanto accortamente avea saputo nascondere e dissimulare.

133. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Teatro di Sofocle. » pp. 104-133

Mattei, intendiamoci bene, gl’Italiani hanno da’ Greci preso con felice successo tutto il bello , o hanno tratto dalle loro miniere tutto il piombo e lasciato l’oro ?

134. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 454-467

Fra tanto sbuca fuor de’portici un Toscano e monta su con la putta, smattando come un asino Burattino col suo Graziano ; il circolo si unisce intorno a lui, le genti stanno affisse per vedere ed ascoltare, ed ecco in un tratto si dà principio, con lingua fiorentinesca, a qualche pappolata ridicolosa, e in questo mezzo la putta prepara il cerchio sul banco e si getta in quattro a pigliar l’anello fuora del cerchio, poi sopra due spade, tuole una moneta indietro stravaccata, porgendo un strano desiderio al popolo della sua lascivia grata : ma fornita la botta, si urta nelle ballote e il cerchio si disunisce, non potendo star più saldo allo scontro dei bussolotti che vanno in volta.

135. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »

“Ardo di rabbia”, “cielo allegro”, “giornata maninconica” con cento altre somiglianti espressioni s’odono ad ogni tratto nella bocca de’ più idioti. […] Non dee star attaccato alla unità di scena, ma non dee trascurarla a segno, che ad ogni scena vi sia un cangiamento, o che gli spettatori vengano trasportati ad un tratto da Pechino a Madrid, o dall’Erebo all’Olimpo: «In vitium ducit vitii fuga…» [41] Insomma il poeta drammatico abbia pur fisso nell’animo, che il buon senso vuol essere da per tutto rispettato, e che gli squarci più vaghi d’immaginazione, e d’affetto non difendono un autore dalla censura quando va contro ai dettami della ragione.

136. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »

Ma siccome troppo è difficile nei popoli rozzi estirpare in picciol tratto di tempo ogni radice d’antica credulità, così gran parte di esse superstizioni divelte dal sistema religioso durò lungamente nelle menti del volgo.

137. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO IV. LIBRO V » pp. 67-93

Laerte prende congedo da sua sorella Ofelia e da Polonio suo padre, vecchio cicalone che con molte parole scagliando massime ad ogni tratto, lo spinge ad imbarcarsi.

138. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XV. ed ultimo. Conchiusione con pochi Avvisi amorevoli agli Apologisti. » pp. 214-236

Il passo di Appiano addotto nella Storia Letteraria è stato tratto dalle traduzioni, e perciò si attribuisce a questo Scrittore l’aver detto, che i Fenici vennero in Ispagna sin da’ primi tempi; là dove egli dice soltanto ἐξ πολλοῦ, o come diremmo in nostra lingua da gran tempo, e come dice nella sua l’Autore della Lettera citata mucho tiempo ha.

139. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185

È un componimento languido e difettoso, nè la condotta, nè lo stile invita a desiderarsene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una delle prime di argomento tratto della storia moderna nazionale.

140. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO IV. La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 47-73

E’ un componimento languido e difettoso; nè la condotta, nè lo stile invita a desiderarsene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una delle prime di argomento tratto dalla storia moderna nazionale.

141. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Dato al castello di Versailles l’ 8 aprile. » pp. 364-378

Volge mestamente gli occhi verso la capanna, rimpiangendo la pace che vi godeva ; la vede, preda delle fiamme, inabissarsi d’un tratto.

142. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo undecimo »

non meno che l’indole del famoso cantore di Batillo in quest’altro tratto dall’Achille in Sciro: «Se un’alma annodi,         Se un core accendi,         Che non pretendi         Tiranno Amor? […] L’immaginazione dell’uom virtuoso attediata dall’aspetto del vizio trionfante, stanca di vagar per un mondo dove altro non s’offre al suo sguardo che oppressori ed oppressi, sbigottita dagli urli della calunnia che soffocano ad ogni tratto i timidi sospiri della innocenza, annoiata insomma dal commercio dell’uomo, quale il ritrova comunemente o debole, o maligno, o piccolo, o brutale, va per consolarsi agli scritti di questo amabile poeta, come ad un mondo immaginario, che la ristora delle noie sofferte nel vero. […] Il decoratore conoscerebbe con sicurezza il campo che liberamente può scorrere la fantasia nelle invenzioni drammatiche senza rapir i suoi diritti al buon senso, troverebbe nel piano di ciascuno de’ suoi componimenti il segreto ma costante rapporto che dee metter l’arte fra la musica e la prospettiva, o ciò ch’è lo stesso fra l’occhio e l’orecchio ne vedrebbe quante fatiche gliene abbia risparmiato il poeta , qual folla di mezzi indicati a fine di preparare, mantenere, ed accrescere l’illusione, quanti germi d’invenzione, quai lampi di genio pittorico somministratigli ora nei cangiamenti di scena, or nelle pitture vaghissime, che scorgonsi ad ogni tratto ne’ suoi componimenti.

143. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda Guerra Punica. » pp. 129-244

Ora quivi sedendo, ecco ad un tratto Che in noi si abbatte un giovan che piangeva. […] Terenzio nel prologo si discolpa, negando di aver mai saputo che Nevio e Plauto l’avessero posta in iscena; ma confessa ancora colla ingenuità che accompagna sempre gli uomini che non iscarseggiano di merito, che dal Colace di Menandro egli ha tratto i personaggi del parassito e del soldato. […] Or quì smarrito Rinuccio (che è il personaggio del Pamfilo Terenziano) venne ad un tratto a palesare il segreto di quell’amore che tanto accortamente avea saputo nascondere e dissimulare.

144. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VII. Pastorali. » pp. 4-41

E se l’avessero tratto dagli antichi, non ci avrebbero essi informato di sì notabile novità, quando di altre particolarità più leggiere ci diedero contezza?

145. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO IV. Pastorali del Cinquecento. » pp. 267-294

E se l’avessero tratto dagli antichi, non ci avrebbero essi informato di sì notabile novità, quando di altre particolarità più leggiere ci diedero contezza?

146. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Pastorali: Teatri materiali. » pp. 224-253

Carlo Goldoni stimò di aver compreso dalla fama che ne correva, la maniera di sceneggiare Liveriana, e volle provarsi nel suo Filosofo Inglese a porre in vista più azioni ad un tratto; ma nell’imprimerlo ci avvertì che niuno gli avea detto bravo per questo.

147. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Di Milano, il dì 28 agosto 1620. » pp. 140-157

All’ odio di mestiere, di cui ci parve di veder l’ origine nelle parole che il Cecchini stesso dettava al proposito del carattere del Capitano, aggiungevasi l’ odio generato per la dignità offesa della donna galante che vedeva il ricco sciame de’ corteggiatori volgersi d’ un tratto a quella nuova fortezza rimasta fin allora inespugnata ?

148. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 1 pp. 2-271

Ecco un tratto eroico degno delle tragedie di prima fila che ha preceduto il sacrificio fatto da Arpago del proprio figlio per salvar la vita al picciolo Ciro nel melodramma del gran Metastasio. […] Uscì in Bergamo nel 1778 Calto tragedia del sommasco Giuseppe Maria Salvi lavorata su di un argomento tratto daile poesie di Ossian. […] L’argomento della tragedia di Dara è tratto da’fatti de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di fatti, che di situazioni tragiche. […] È dipinta altresì egregiamente nella scena seconda del terzo la madre in ogni tratto, e singolarmente alla vista del cinto insanguinato che migliora il segno dell’ armatura da Voltaire sostituito alla gemma del Maffei. […] Nò, non mai parrà atta a svegliar pietà una scelleraggine, in cui l’ottimo precipita ad un tratto nel più vile abominevole esecrando misfatto.

149. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO I. Teatro Spagnuolo. » pp. 4-134

Vedasene uno squarcio tratto dalla relazione che ne fa un suo servo, da noi tradotto con fedeltà: Don Luca Cigarral, il cui moderno Casato non vien già dalla famiglia, Ma da una macchia o nido di cicale Da lui piantato, è un cavaliere scarmo, Gracile, macilento, Cortissimo di busto, Longhissimo di gambe, che ha le mani Più ruvide di quelle de’ villani, I piedi lunghi bassi al collo e piatti Come hanno l’oche e pien di nodi e calli, Goffo un poco, un pò calvo, verdinero Più che poco, e ancor più schifoso e sozzo, Più di quaranta volte molto porco. […] Questo tratto di alterigia è vendicato nella II giornata. […] Il personaggio che dà il titolo alla favola è tratto della commedia imperfetta del Gongora, ed è felicemente dipinto; ma questa commedia non è rimasta al teatro.

150. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Spagnuolo. » pp. 196-285

Vedasene uno squarcio tratto dalla relazione che ne fa il di lui servo, da noi tradotto con fedeltà, Don Luca Cigarral, il cui moderno Casato non vien già dalla famiglia, Ma da una macchia, o nido di cicale Da lui piantato, è un cavaliere scarmo, Gracile, macilento, Cortissimo di busto, Lunghissimo di gambe, che ha le mani Più ruvide di quelle de’ villani; I piedi lunghi, bassi al collo e piatti Come hanno l’oche, e pien di nodi e calli. […] Questo tratto di alterigia è vendicato nella II giornata. […] Il personaggio che dà il titolo alla favola è tratto dalla commedia imperfetta del Gongora, ed è dipinto felicemente; ma questa commedia non è rimasta sulle scene.

151. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO I. Teatro tragico Italiano. » pp. 98-130

Quest’energia, questo tragico trasporto tratto destramente dal fondo del cuore umano desta l’utile terrore della tragedia, e non dovea esser negletto da chi cerca le bellezze tragiche ne’ componimenti de’ trapassati.

152. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206

A somiglianti assurdi è tratto l’Apologista dalla scarsezza di materiali Istorici, la quale serpeggia per tutto il suo Saggio.

153. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO I. Teatro Tragico Italiano. » pp. 228-273

Quest’energia questo tragico trasporto tratto destramente dal fondo del cuore umano, desta l’utile terrore della tragedia, e non poteva esser negletto da chi cerca le bellezze tragiche ne’ componimenti de’ trapassati.

154. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO PRIMO. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 2-31

Io credo che a tali lagrimosi eventi punto non attese il Lampillas, e riposò placidamente sulle leggi di Alarico che suppose dal sesto secolo felicemente osservate in Ispagna pel tratto di alcuni secoli seguenti.

155. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »

Che si direbbe d’un cotale che, camminando lentamente per via, si mettesse ad un tratto a spiccar salti e cavriuole? […] Se gli ornamenti ch’essi appiccano a quelle parole rallentano ad un tratto l’energia della musica, o ne cancellano l’effetto generale del motivo, se l’orditura dell’aria esigerebbe che si scorresse di lungo sui movimenti particolari e subalterni per meglio esprimere la passion dominante, se quei ridicoli deviamenti dall’oggetto principale invece di fissar, come si dovrebbe, l’attenzione dell’uditore ad un punto solo, altro non fanno che miseramente distrarnela; ciò nulla importa al compositore.

156. (1878) Della declamazione [posth.]

Ogni parola non è che un tratto di voce più o meno lungo e variamente modificato. […] Prendiamo alcun tratto della sua versificazione, e sia il primo che ci offre, giacché da per tutto lo stesso artifìcio costantemente conserva. […] In esso traspariscono fedelmente tutti i più piccioli moti della mente e del cuore; ed a seconda di questi la sua figura si altera e si colora; né v’ha sentimento che ivi non lasci il suo tratto e la sua tinta corrispondente. […] [7.3] Io qui non tratto della passione come fisiologo o moralista, ma soltanto come semplice artista e declamatore. […] Chi fugge un pericolo si move per la via più corta e spedita, chi è incerto va saltellando e cangia ad ogni tratto la sua direzione; chi minaccia o ascolta, si trasforma in quelle attitudini aspre e violenti, che sono dall’impeto suggerite.

157. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131

Assiste veramente a questo racconto l’infelice Nino, ma coll’ interromperlo tratto tratto ne aumenta il patetico.

158. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO II. Prima epoca del teatro Latino. » pp. 9-90

Se si trattasse poi di un amore in qualche modo renduto meno illecito, meriterebbe tutta la lode il tratto patetico della divisione di Argirippo e Filenia nella terza scena dell’ atto terzo. […] Un altro prigioniero compatriotto di Filocrate tratto dal desiderio di vedere l’amico, va a parlare al creduto Filocrate, lo ravvisa per Tindaro e scopre l’inganno ad Egione, che vedendosi aggirato lo condanna a cavar pietre.

159. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO II. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 80-124

Io credo che a tali lagrimosi eventi punto non attese il Lampillas, e riposò placidamente sulle leggi di Alarico che suppose dal VI secolo felicemente osservate in Ispagna pel tratto di alcuni secoli seguenti.

160. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292

Dall’Ambigu Comique di Montfleury (disse lo stesso mordace esgesuita) Metastasio ha tratto la Didone.

161. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245

Nato in tal città il celebre avvocato Carlo Goldoni l’anno 1707, sembra che ben per tempo egli fosse tratto alla poesia, teatrale. […] È tratto dalla nona scena dell’atto quarto. […] È fondata la prima sull’ equivoco del ritratto del Cocu immaginaire di Moliere, tratto per altro da una commedia Italiana del XVI secolo, e maneggiato altresì comicamente dal Fagiuoli. […] Ecco sparite A un tratto l’ Ombre e stritolati i marmi E uscita in luce la tua esimia prole.

162. (1715) Della tragedia antica e moderna

[1.74ED] Gli ordini poi greci nell’architettura sono stati la regola e l’ornamento della superba Roma, di cui ammiriamo ancora gli avanzi. [1.75ED] Della pittura che non si vede, il lungo tratto de’ secoli è in colpa.  […] [3.5ED] Mi ricordai delle amene colline della mia patria, nel rimirarne la simiglianza su quelle che quivi attorniano la popolata città, tutte vestite di fronzuti parchi, framezzati da vaghe e folte abitazioni di villa, e di là, balzando le occhiate sul porto, non sapea saziarmi della quantità e diversità delle galere, delle navi e di tante altre sorte di bastimenti che rendean pieno di bizzarre figure e guernito di più colori il lungo specchio di quel pacifico molo; e tanto maggiormente mi piacque quanto, vedendovi per entro cullarsi la bella galea su cui aveva io scorso non piccol tratto di mare con non poco patimento della persona, mi ricreai col pensiero del dover fare il restante del gran cammino per terra. [3.6ED] Divisatosi fra noi brevemente su la vaghezza del nostro soggiorno, io fei crudamente (tanto il desio mi spingea) mano bassa su questi oziosi ragionamenti per ritornare su la tralasciata materia; onde io presi a dire: [3.7ED] — Quel dito che tu mettesti alla bocca mi strozzò più richieste ch’io volea farti, appunto, come se tu fossi Aristotile, e sono circa lo sceneggiamento. [3.8ED] Questo tra i Franzesi e fra gl’Italiani con gran riguardo si esamina, ma non so se tanto si considerasse fra’ Greci.  […] Sessione quinta [5.1] Non cercai più del Filosofo, se non la mattina destinatami da lui stesso, dopo il mio ritorno dalla villa real di Versaglie, per ragionare dell’opera in musica. [5.2ED] Alzatomi dunque col giorno, mi posi fra le gambe il lungo tratto dal borgo di San Germano agl’Invalidi, perché mi piacque godermi a piedi con maggior libertà nel cammino, rinfrescato da un venticello leggero nato allora allora col Sole, le belle viste della popolosa città. [5.3ED] Ma appena mi vidi a fronte della pianura a cui fa prospettiva la maestosa macchina degl’Invalidi, che sento chiamarmi da un rauca voce per nome. [5.4ED] Mi volgo ed ecco Aristotile che più più si affrettava per l’avidità di raggiugnermi. [5.5ED] Accennandogli però con la mano acciocché tanto non si avacciasse, mi fermai su due piè ritto ad attenderlo e n’ebbi al primo arrivo il ben tornato dalla mia momentanea villeggiatura: [5.6ED] — Ma crederesti — cominciò egli — io non ho veduta Versaglie, perché quando io partii ultimamente di Francia non venia nominato quel luogo che per un parco selvaggio, unicamente destinato alle caccie. […] [6.40ED] Premo io però nella mia Poetica, ove tratto della tragedia, che i «parlari sian dolci»; e ne esorta anche a ciò il vostro Orazio parlando di ogni poema, ne’ quali raccomanda la dolcezza e il movimento a qualsivoglia affetto dell’animo di chi ascolta: «dulcia sunto». [6.41ED] Con questo sistema confrontando il verso greco ed il latino co’ versi franzesi e con gl’italiani, già ti ho mostrato che i nostri metri son più colanti e ritondi, ed in conseguenza più numerosi de’ vostri che dalle lor posature sempre risaltano se non con uniformità almeno con poco notabile differenza, dimodo ché paragono i nostri al mormorio di que’ fonti che cadono naturalmente all’ingiù ed i vostri allo strepito di quegli altri che sono fatti spiccar in alto dall’arte. [6.42ED] Il primo sempre sarà mormorio, il secondo sarà sempre strepito. [6.43ED] Voi dunque che non avete un verso paragonabile al nostro nella dolcezza, avete (come abbiam detto) prudentemente aggiunta alla misura la rima che con la sua consonanza compensi quella soavità che per altro non ha il vostro metro: di tanto peso è alla tragedia il numero e la dolcezza; ma questa dolcezza così importante all’imitazione per muovere gli affetti, si accresce notabilmente con quella musica di cui ti ho parlato a principio. […] [6.94ED] Quando arriviamo alle gambe, eccolo divenir greco in un tratto, ecco applicati alla calzetta di seta i tragici maestosi coturni, di modo ché parmi appunto quella figura di Orazio: Humano capiti cervicem pictor equinam Jungere si velit, varias inducere formas, Spectatum admissi risum teneatis amici?

163. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO II. Prima Epoca del Teatro Latino. » pp. 16-128

Se si trattasse poi di un amore in qualche modo renduto meno illecito, meriterebbe tutta la lode il tratto patetico della separazione di Argirippo e Filenia nella 3 scena dell’atto III. […] Un altro prigioniero compatriotto di Filocrate, tratto dal desiderio di veder l’amico, va a parlare al creduto Filocrate, lo ravvisa pel servo Tindaro, e scopre l’inganno ad Egione, che vedendosi aggirato condanna Tindaro a cavar pietre.

164. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174

Assiste veramente a questo racconto l’infelice Nino, ma coll’ interromperlo tratto tratto, ne aumenta il patetico.

165. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »

[2] Tuttavia non poteva a meno di non avvenire che fra le tante lascivie dell’arte, ond’erano ingombrate la musica e la poesia, non sortisse alle volte dagli strumenti qualche suono, il quale penetrasse più avanti nell’animo, e qualche tratto non infelice dalla penna de’ poeti.

166. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo V. Teatro Francese nel medesimo Secolo XVIII. » pp. 355-388

Quando arriviamo alle gambe, eccolo divenir greco in un tratto, ecco applicati alla calzetta di seta i tragici maestosi coturni, di modo che parmi appunto quella figura d’Orazio, Humano capiti etc.

167. (1772) Dell’opera in musica 1772

[Sez.II.6.0.2] Ma non è questo precetto tratto dalla natura del dramma, o dalle regole del verisimile. […] Richiede tutto ciò solo chi è tratto all’opera in musica dal piacer teatrale: chi da quel dell’udito vi fosse principalmente condotto, ben poca melanconia si darebbe di tutto questo. […] [Sez.VI.2.1.3] Tal sorta dunque di ballo contamina l’intero spettacolo, e fa che il popolo incontri del tedio, là dove egli fu tratto dalla speranza del piacere. […] Il suggetto della danza vuol esser tratto da quelle azioni, che il poeta drammatico suppone che accadano negl’intervalli degli atti, o che si può supporre che avvengano in quel tempo. […] II [commento_Sez.I.2.0.3] • Siccome il Casa: il passo del Casa menzionato in nota da Planelli è tratto dal capitolo XXVI del Galateo (cfr.

168. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »

Un’intero dialogo degno dell’autore che ancor ci rimane fra le opere di Plutarco, molte notizie tratte da Eliano, da Aristotile, da Pausania, da Ateneo, da Platone, da Boezio, e da Suida, più d’un raggio di teorica e d’istorica luce, che tratto tratto risplende negli scrittori greci di musica tradotti dal Meibomio e dal Wallis ci ponno servire di guida per inoltrarci quanto basta nella ricerca di questo ramo delle greche cognizioni.

169. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XII. Teatro di Aristofane. » pp. 16-140

Sembra che Euripide ripetendo uno squarcio di qualche dramma di Eschilo, lo declami colla cantilena da Eschilo usata, esprimendola col ripetere per modo d’intercalare flatto tratto flatto trat , come noi diciamo laralara laralà, e forse motteggiandolo di monotonia. […] Anzi Blessidemo nettamente dice allo stesso Cremilo che a lui non piace di vederlo tutto ad un tratto divenuto ricco; ed ha timore che egli abbia rubato a qualche nume la ricchezza.

170. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IV. Teatro Italiano nel Secolo XVIII » pp. 316-354

Egli é dolce e gentile, perché abbonda di parole che cominciano e finiscono in vocali, il che spesseggia l’elisioni e fa più fluida la pronunzia: é sonoro e maestoso perché le sue vocali sono per lo più aperte e vigorose, cosa che rende il suono delle voci chiaro e pieno: é armonioso, musico, e poetico, perché é dotato di una profonda vie più sensibile di quella degli altri linguaggi; onde riesce molto più favorevole alla musica e alla varietà de’ suoni: é ricco e abbondevole, perché più d’ogni altro ha tratto dall’erario de’ greci e de’ latini, più d’ogni altro é figurato, e più d’ogni altro possiede diminutivi e aumentativi, e l’indole sagace della madre e della nutrice, prerogative che lo rendono più atto e più capace alla diversità de’ movimenti, alla vaghezza e vivacità dei vari colori e delle mezze tinte, e all’aggiustatezza delle modulazioni: finalmente é pieghevole e accomodantesi, perché può, a giudizio dell’orecchio e dell’intendimento, trasporre, impiegando con piena libertà l’iperbato e sue differenti maniere; cosa che gli somministra maggior nobiltà ed energia, chiarezza e melodia, e gli fa evitare il duro e l’unisono».

171. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 54-87

Di questi tempi, il signor Domenico Lanza pubblicò per le nozze Solerti-Saggini (Pinerolo, Tipografia Sociale, 1889) un capitolo inedito del nostro Francesco, tratto dalla Biblioteca nazionale di Torino, e segnato nel catalogo pasiniano col numero cxlii (Codex CXLII, chartaceus, constans foliis II, sœculi XVII).

172. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268

Sembra che Euripide ripetendo uno squarcio di qualche dramma di Eschilo, lo declami colla cantilena da Eschilo usata, esprimendola col ripetere per modo d’intercalare Flatto tratto flatto trat, come noi diciamo laralara laralà, e forse motteggiandola di monotonia. […] Anzi Blessidemo nettamente dice allo stesso Cremilo, che a lui non piace di vederlo tutto a un tratto divenuto ricco, ed ha timore ch’egli abbia rubato a qualche nume.

173. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 88-117

Ma dal conversar dinanzi a ’l pubblico schierati presso la ribalta, al restar gran tempo inchiodati alla scena di fondo, presso un camino con le spalle verso il pubblico, a me pare che il tratto sia troppo lungo.

174. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »

[53] Giudice non per tanto del bello solo è chi ad un tatto dell’anima squisito e pronto accoppia una robusta facoltà pensatrice, chi comprende ad un tratto la finezza non meno che la moltiplicità delle relazioni fra gli oggetti del gusto, chi sa dedurre da un principio sicuro una rapida serie di legittime conseguenze, in una parola chi porta in teatro o sui libri una mente illuminata non disgiunta da un cuor sensibile.

175. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. IV. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo XVI quando fiorirono gli scrittori producendo le Commedie dette Erudite. » pp. 136-255

Sono queste le pennellate maestrevoliche di un sol tratto spiegano l’intensità dell’affetto.

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