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91. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 1 pp. 2-271

Ma con ciò (chiedere potrebbe un giovane desideroso di apprendere l’arte) che ho io imparato ? […] Quanto alla prima scena del IV Saule potrebbe per l’affetto naturale venire con ripugnanza all’esecuzione della sentenza, ma non mai essere incerto se debba o no far morire il figlio, che il cielo condanna. […] Tutto potrebbe passare, s’ella non fosse Penelope, se non fosse madre. […] Non potrebbe addursi altra discolpa per l’autore e per gli spettatori, che si accomodano l’uno a scrivere e l’altro a vedere simili rappresentazioni, se non l’esempio che ne diede l’antichità. […] Pur la sua lunghezza potrebbe (stò per dire) far pensare che Polidoro siesi a bello studio fermato perchè arrivasse Merope con Polifonte senza che potesse avvertirla.

92. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « A CHI AMA la poesia rappresentativa » pp. -

Di maniera che se taluno in vece di ragionare volesse scarabbochiar epigrammi, come altri fece, potrebbe per tanto fango chiamar pantanosi siffatti suoi bei componimenti.

93. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 364-382

. : quelle parti insomma con le quali, per quanto sieno eseguite con dignità, è d’uopo sostenere una posizione imbarazzante verso il pubblico, e le quali il signor Righetti potrebbe far eseguire da chi meglio credesse.

94. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 420-431

E il Rossi andò in compagnia, e mali umori certo ce ne furono, e invidie, e armeggii nascosti, come si può vedere da questo bigliettino anonimo del 5 maggio 1852 : Egregio Signore, Si esorta il signor Direttore della Real Compagnia a non voler più oltre defraudar le parti dovute all’ Esimio attore Giuseppe Peracchi col sostituirle all’attore Ernesto Rossi ; onde evitare qualsiasi disordine che in Teatro ne potrebbe nascere.

95. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VIII ultimo. Primi passi del Dramma Musicale. » pp. 42-62

Ma se non dee cantarsi quest’immagine piena di affetti attivi, tuttochè sappiasi che i Greci animarono colla musica tutta una tragedia, potrebbe dirci il signor Sulzer, quali cose sono da cantarsi senza offendere il buon senso, non dico in teatro, ma fuori ancora.

96. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 461-471

Ma più ancor ne fa fede Giuseppe Baretti, non veramente sospetto di poca sincerità come potrebbe essere creduto il Gratarol per le sue relazioni con la Compagnia Sacco e il Conte Gozzi, in una sua lettera da Venezia del 14 aprile 1764 a Don Francesco Carcano, al quale raccomanda vivamente il Sacco che doveva recarsi giusto allora a Milano.

97. (1772) Dell’opera in musica 1772

Che se poi vengono al teatro per ricrear l’udito co’ ricercati artifizi del solo estetico musicale, il publico si potrebbe dispensar d’ora innanzi d’aprire i teatri. […] Ma questa medesima non potrebbe assegnare un’ ampiezza arbitraria ed enorme a’ suoi teatri. […] Questo consiste in isporgere il proscenio molti palmi fra la platea e fuori delle scene; il qual ripiego, avvicinando per quanto si può l’attore agli opposti palchi, fa che la costui voce là giunga, dove senza questo artifizio non potrebbe. […] Nondimeno rare sono anche in oggi quelle, che abbiano il coraggio di sacrificare all’onestà un passo leggiadro sì, ma seducente, di rinunziare a un movimento eloquente, espressivo, ma che contristar potrebbe la pudicizia. […] Così ancora un dramma inglese potrebbe essere sedizioso in Francia, e un dramma francese tenderebbe a rovinare la costituzione del governo britannico.

98. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148

Longino ottimo giudice ne cita un vago frammento dell’atto I, che nella nostra lingua potrebbe così tradursi: Sette Guerrier spietatamente audaci Stan presso a un’ ara di gramaglie cinta In atto minacciosi e con orrendi Giuramenti spaventano gli dei, Alta giurando insolita vendetta A Gradivo, a Bellona, alla Paura, Mentre le mani tingonsi nel sangue Fumante ancor d’un moribondo toro. […] Allora potrebbe la tragedia dividersi in quattro atti così: il primo composto del primo e del secondo della prima divisione terminerebbe col canto del coro, O rupi Cianee che congiungete i mari; il secondo conterrebbe il terzo ed il quarto terminando col coro che incomincia, Tenero augelletto che errando vai; il terzo terminerebbe col coro sopraccennato della quarta scena dell’atto quinto; ed il quarto comincerebbe dalla scena quinta. […] Nell’atto primo partito Ippolito resta solo il coro e si trattiene fullo stato di Fedra; or non potrebbe esser questa la fine dell’atto? […] Ognuno de’ tre potrebbe trovare qualche partigiano che ne approvi l’immagine che rappresenta, ma il Greco a me sembra assai più internato nella verità dell’orribil caso. […] Non saprei però dissimulare che il terzetto preteso vi si è formato a piacere nella guisa che potrebbe formarsi, volendosi, anche nelle tragedie Inglesi o Russe, non che nelle Greche.

99. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 37-96

La morte di Calisto è verisimile, ma la caduta che l’ammazza è casuale nè produce istruzione, perchè (come ben diceva un mio dotto amico Spagnuolo) ad un anacoreta il più penitente ed esemplare, non che ad un dissoluto, potrebbe accadere la stessa disgrazia nel discendere da una scala d’una Chiesa. […] Ed in fatti la vivacità delle descrizioni de’ caratteri, e la maestria del pennello ne’ quadri de’ costumi, non permetteranno che tal libro perisca, e la gioventù potrebbe apprendervi a temere le funeste conseguenze degli amori illeciti, se il dolce veleno di questi non fosse dipinto con maggior espressione e naturalezza del salutare antidoto dell’ammaestramento. […] Pietro Simon Abril tradusse la Medea di Euripide, e nel 1577 pubblicò la sua versione delle commedie di Terenzio, le quali ben potranno giovare a’ Tedeschi per apprendere la lingua Spagnuola, al qual fine Scioppio ne raccomandava la lettura nell’opuscolo De Studiorum Ratione: ma si potrebbe mostrare a chi ne dubitasse, quante volte abbia l’Abril manifestato poca intelligenza dell’originale; nè ebbe torto l’erudito bibliotecario Giovanni Yriarte quando il derise in un epigramma inserito nelle di lui opere postume.

100. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO IX. Pregiudizj dell’Autore della Storia de’ Teatri, rilevati dall’Apologista. » pp. 95-111

 177.) insinua alla gioventù lo studio delle Commedie di Ariosto, cosa disapprovata dall’Apologista, perchè potrebbe temersi, che in vece del purgato stile imparasse il corrotto costume.

101. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. » pp. 213-238

Riescì al lodato Conte Gaetani nel 1756 di scoprire nella parte opposta in faccia al levante quest’altre lettere belle ed intere ΒΑΣΙΛΙΣΣΑΣ ΦΙΛΙΣΤΙΔΟΣ, Reginae Philistidis , che non improbabilmente potrebbe credersi una regina che dominò in Siracusa al cui tempo forse potè edificarsi il teatroa.

102. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo undecimo »

[18] L’ubertosa facondia di Cicerone potrebbe dirlo meglio in un intiero discorso? […] [46] E chi non riderebbe ascoltando quel Polifemo, che gli antichi chiamarono «mostro smisurato, orrendo e deforme», quel Ciclope di cui Virgilio ci dà una idea così spaventevole e disgustosa, quel gigantaccio, la cui sola immagine farebbe tremar i fanciulli più di quella dell’orco e della Beffana, apostrofar oratoriamente al suo cuore in un’arietta, sviluppando i punti più fini della passione, come potrebbe farlo un Tibullo od un Petrarca? […] Ma senza insistere su ciò che potrebbe rispondersi, io m’appiglio volentieri alle ragioni, che scolpano Metastasio. […] Il difetto di Metastasio non è, com’egli suppone, di finir sempre in un paio di sposalizi (la qual cosa, benché più confaccente al genere comico che al tragico, potrebbe nondimeno perdonarsi alla cattiva invecchiata usanza del teatro) ma di condursi a quel fine per mezzi sempre omogenei e consimili, i quali oltre l’annoiar i lettori colla troppa uniformità, fanno vedere la scarsezza d’inventare nel poeta.

103. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. IV. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo XVI quando fiorirono gli scrittori producendo le Commedie dette Erudite. » pp. 136-255

La freschezza e la vivacità del colorito di questa favola, se l’oscenità dell’argomento non la tenesse lontana da’ moderni teatri, potrebbe rendere accorti i forestieri di quanto abbiano gl’Italiani preceduto la nazione Francese nella bella commedia di carattere. […] Pure se ciò fosse, di grazia potrebbe tale studio essere necessaria e vicina cagione di languidezza? […] Ciò che dice poi dell’oscenità di tali commedie potrebbe sì bene esser questa giusto motivo di vietarne a’ fanciulli la lettura, ma non già una pruova contro la loro prestanza. […] Il Governadore intende i casi di Aristide e di Milziade, vede che un doppio parentado potrebbe riconciliare le due famiglie nemiche, e col l’autorità, colle ragioni e colle minacce dispone i due vecchi alla pace ed al maritaggio di Elfenice con Aristide e di Teodelinda con Milziade.

104. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »

A Firenze dov’era stato chiamato, uscì lunghi per ben tre miglia della città numeroso stuolo di dame e di cavalieri a riceverlo, come potrebbe farsi nell’ingresso d’un principe. […] La taccia di avere in qualche modo contribuito all’odierno rilasciamento potrebbe forse con più ragione ripetersi dal Pasi bolognese scolaro del Pistocchi.

105. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo V. Teatro Francese nel medesimo Secolo XVIII. » pp. 355-388

I commedianti paiono energumeni, che ad ogni atteggiamento vogliono staccar le braccia dal corpo, ed esprimono un affetto di pena colle contorsioni, con cui potrebbe un ammalato esprimere un dolor colico». […] Ciò per altro potrebbe essere giustificato dalle circostanze de’ pensieri e dell’espressioni, sempre che si avesse cura, senza inoltrarla, di non far patire chi ascolta.

106. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della musica »

Essendo esso composto di varie parti, l’una acuta, l’altra grave, questa di andamento presto, quella di tardo, che hanno tutte a trovarsi insieme e ferir l’orecchie ad un tempo, come potrebbe egli muovere nell’animo nostro una tal determinata passione, la quale di sua natura richiede un determinato moto e un determinato tuono: allegrezza, moto veloce e tuono intenso e acuto, moto lento e tuono rimesso e grave la mestizia, e così delle altre?

107. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimo »

[15] Talvolta vengono fuori delle altre cose animate, che difficilmente potrebbe uguagliarle la stessa musa tragica del gran Cornelio.

108. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VII. Su i principali Requisiti per giudicar dritto de’ Componimenti Scenici, Mente rischiarata, e Cuore sensibile. » pp. 69-85

al pari e più ancora degl’intelligenti, alle lagrime di Alzira, d’Ipermnestra, d’Ines de Castro, e di Pamela; e questo popolaccio non saprebbe tessere un ben ordinato raziocinio giusto e dotto quanto quello di Rapin, acuto quanto potrebbe concepirlo il Signor Lampillas.

109. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Tramezzi. » pp. 68-88

La critica che tende alla perfezione delle arti, potrebbe suggerire che meglio forse risalterebbero gli effetti della pessima educazione di Pepita, se la di lei Zia si mostrasse meno pungente in ogni incontro, e D.

110. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81

Longino ne cita un vago pezzo dell’atto I, che in Italiano potrebbe così tradursi: Sette guerrier spietatamente audaci Stan presso a un’ara di gramaglie avvolta In atto minacciosi, e con orrendi Giuramenti spaventano gli Dei, Alta giurando insolita vendetta A Gradivo, a Bellona, a la Paura, Mentre le mani tingonsi nel sangue Fumante ancor d’un moribondo toro. […] Allora potrebbe la tragedia dividersi in quattro atti così: Il I, composto del I e del II della prima divisione, terminerebbe col canto del coro, «O rupi Cianee che congiungete i mari ec.» […] Nell’atto I, partito Ippolito, resta il coro solo e canta sullo stato di Fedra; non potrebbe esser questa la fine dell’atto?

111. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344

Ciò che unicamente può lodarvisi è l’esservi introdotta la Madre di Corradino, ed il colpo di scena dell’incontro inaspettato di lei col figliuolo, che potrebbe far qualche effetto in teatro, se questa tragedia potesse rappresentarsi senza scandolo del pubblico. […] Sventuratamente egli è il solo fabbro dell’infelicità e dell’atroce delitto di Garzia uccilore, per la perfidia di lui, dell’innocente Diego, ed è il solo che rimane nella tragedia impunito, la quale perciò potrebbe dirsi il trionfo della malvagità. […] Chi potrebbe poi tener a mente la lista de’ nomi ch’esse inventano ogni anno pe’ loro vestiti? […] Rifletto, Che per essi potrebbe Fiorire un altro ramo di commercio. […] Pure se valessero le censure esagerate fatte dal Bettinelli allo stile metastasiano ripreso talvolta come inelegante e spesso come prosaico, potrebbe dirsi altrettanto dello stile del Calsabigi, e si potrebbero addurre molti squarci che scrivendosi senza dividerne i versi, parrebbero prosa e non iscelta.

112. (1715) Della tragedia antica e moderna

Contuttociò i1 grand’Omero nell’epopeia, Sofocle ed Euripide nella tragedia, se ne sono, il più che han saputo, astenuti. [3.43ED] Tu vedi Achille sdegnato per la rapita Briseida, Ulisse sedotto da Circe, trattenuto da Calipso in Omero, fonti inesiccabili di tenerezze amorose, ma parrà che ti si mostrino i fonti per farti crescer la sete, non per ammorzarla. [3.44ED] Così pure i tragici fanno, e benché per lo più guidino donne giovani e verginelle nelle lor favole, queste, trattando e parlando con chi potrebbe ad esse amorosamente piacere, rimangono fredde in quest’ardente passione. […] [4.7ED] Le botteghe, che sono in numero quattro volte maggior delle case, fanno di sé medesime una scena assai vaga, che ad ogni passo si cangia e nella quale gli attori sono donne e donzelle leggiadramente abbigliate; e qui conobbi la sterminata possanza di questo gran regno, che se altra città non avesse come ne ha tante potrebbe da questa sola cavare a suo talento gli eserciti e, dopo trenta sconfitte, sostituirne de’ nuovi non meno formidabili e numerosi. […] [4.166ED] La proposizion generale non può essere più verisimile, né con periodo più sonoro e ritondo potrebbe esser espressa dal mio Demostene oppur dal tuo Cicerone. […] [5.81ED] Ma a buon conto que’ sentimenti erano facili, lisci e distesi quel solo e non più che richiedevan le note, che forse in quel tal sito egli credé necessarie alla musical simetria; né mai la musica al verso, ma questo a quella serviva, e serviva piuttosto come volontario che come schiavo; e però vorrei mediocremente poeta il componitore, e questo sarebbe il meglio per l’opera, imperocché potrebbe egli ordirsi in mente e tesser poi sulle carte tutta la tela musicale dal principio alla fine del dramma; e visto primieramente dove la forza, dove la tenerezza, dove i recitativi, dove l’arie più convenissero: dove il soprano, dove il basso, dove il contralto o il tenore per la legatura ed intrecciamento di una perfetta armonia dovessero fare maggior figura, vi adatterebbe appresso gli avvenimenti o tolti dalle favole greche o affatto affatto dal suo capriccio inventati qualunque si fossero, e le parole ed i versi facili, andanti e sonori, e caverebbe dalle bocche e dalle borse degli uditori non meno i ‘viva’ che la moneta. […] vicino teatro: potrebbe trattarsi del Théâtre de la rue des Fossés-Saint-Germain, dove si ha notizia di un allestimento dell’Iphigénie di Racine nell’agosto del 1712.

113. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131

Più plausibile e meno incongrua all’apparenza parer potrebbe la di lui asserzione riguardo al Tasso, il quale ideò i suoi personaggi su i modelli della cavalleria de’ bassi tempi. […] Quindi è che il Capitano Virues e don Pedro Calderòn de la Barca si avvisarono di maneggiarlo in Ispagna nel secolo seguente, e nel nostro vi si sono appigliati il Crebillon ed il Voltaire, su i quali potrebbe osservare l’avvocato Linguet, se vi sieno stati piuttosto determinati dalla tragedia del Manfredi abbigliata alla greca, che da’ gotici drammi del Virues e del Calderòn. […] In somma se un movimento più vivace rendesse l’azione di questa tragedia meno riposata e più teatrale: se le robuste sentenze non fossero talvolta quasi ravviluppate in una soverchia verbosità: se Merope tentasse di uccidere il figlio, tale non credendolo, con una situazione più verisimile e più vigorosa: se Polifonte col mostrarsi un innamorato sì fido e costante, a segno di attendere dieci anni la conchiusione delle nozze, non venisse a combattere colla propria ambizione, affetto in lui dominante, e a debilitare il suo carattere essenziale di usurpatore avido di sangue: finalmente se Merope dopo l’odio sommo mostrato contro Polifonte in tutta la tragedia non iscendesse sino a piangerlo nella di lui morte e a dirgli, Fosti ledi, fosti fedele amante: se tutto ciò, dico, non contrastasse con tanti pregi che vi si osservano, potrebbe questo componimento contarsi tra gli eccellenti.

114. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111

Più fondatamente potrebbe riprendersene la maniera di amare. […] Contra il tragico artificio (dice ancora il dotto critico) le belle doti di Costanza distraggono alquanto dall’attenzione che debbesi a quelle d’Inès, Pure potrebbe ciò mirarsi con più equità, e dire che una donna come Costanza rende più compassionevole Inès che non ha neppure ragione di lagnarsi di lei per la virtù che possiede. […] Or non si potrebbe con qualche fondamento ribattere la taccia di ribelle che gli s’imputa?

115. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »

Dall’applicazion convenevole di tai principi alle diverse passioni dedur si potrebbe una teoria generale cavata dalla natura delle cose, che risparmierebbe molte critiche poco fondate, e che riuscirebbe utilissima a chi vuol innoltrarsi nella difficile, e delicata carriera del teatro. […] Le quali circostanze sono le stesse non solo per gli argomenti storici, ma pei favolosi eziandio, che: non vanno esenti da simili difetti, come si potrebbe far vedere coll’esame imparziale dei drammi di Quinaut, se l’opportunità il richiedesse.

116. (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia

Inoltre il rimprovero, che egli fa nelle ultime parole al padre addolorato, hanno certa asprezza ed indecenza che pregiudicano a quella tenerezza che potrebbe cagionare. […] Si potrebbe dire ancora che li Francesi sono inventori, o piuttosto riformatori d’una spezie di poema che meglio chiamerebbesi dramma eroico, che tragedia. […] Ciò che ho detto de’ sogni si potrebbe distendere alla moltitudine degli auguri e degli oracoli che s’incontrano or nell’ingresso, or nel progresso de’ drammi italiani. […] Il medesimo si potrebbe dire d’Orazio, a cui Cornelio ascrive un costume troppo aspro, il che non fa il nostro Aretino, che per altro lo rappresenta coraggiosissimo. […] Per altro, rispettivamente alla pietà che Inès dee muovere, la disposizione della tragedia potrebbe esser migliore.

117. (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Commento »

Del teatro [commento_6.2] Nota alla nota d’autore n. 18: Vitruvio, De architectura, V, 5: «In base a questi motivi e a calcoli matematici, si devono costruire dei vasi di bronzo proporzionati alle misure del teatro…Qualcuno potrebbe obiettare che ogni anno vengono costruiti a Roma molti teatri che non seguono alcuna di queste regole, ma sbaglia non considerando che tutti i teatri pubblici in legno hanno molte impalcature in legno che devono necessariamente vibrare…Quando invece i teatri sono costruiti con materiali solidi come muratura, pietra o marmo, che non possono vibrare, allora è necessario ricorrere ai vasi di bronzo.»

118. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO V. LIBRO VII » pp. 107-140

Tutto potrebbe condonarsi, se nel dramma poi dominasse minor noja, freddezza, e languore.

119. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185

Perchè poi non potrebbe dirsi che Sulpizio avesse voluto dinotar coll’agere il rappresentar nudamente la tragedia, e col cantare il cantarne con vera musica ciò che và cantato, cioè i cori, la qual cosa direbbesi acconciamente e con latina proprietà agere et cantare tragoediam, senza convertirla in melodramma moderno?

120. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO IV. La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 47-73

Perchè poi non potrebbe dirsi che Sulpizio avesse voluto dinotar coll’ agere il rappresentar nudamente la tragedia, e col cantare il cantarne con vera musica ciò che va cantato, cioè i cori, la qual cosa direbbesi acconciamente e con latina proprietà agere & cantare tragœdiam, senza convertirla in melodramma moderno?

121. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Dato al castello di Versailles l’ 8 aprile. » pp. 364-378

Arlecchino si schermisce, dicendo che gli appartiene ; Celio replica ch’ei potrebbe ingannarsi, e che il bambino non è suo.

122. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 811-

Salvatelo e schivatelo da qualunque scossa violenta che potrebbe rallentarvi l’andare.

123. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO II. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo. » pp. 175-262

La freschezza e la vivacità del colorito di questa favola, se l’oscenità dell’argomento non la tenesse lontana da’ moderni teatri, potrebbe rendere accorti i forestieri di quanto abbiano gl’ Italiani preceduto la nazione Francese nella bella commedia di carattere. […] Ciò che dice poi dell’oscenità di tali commedie, potrebbe sì bene esser questa giusto motivo di vietarne la lettura a’ fanciulli, ma non già una prova contro la loro prestanza. […] Il Governadore intende i casi di Aristide e di Milziade, vede che un doppio parentado potrebbe riconciliare le due famiglie nemiche, e coll’ autorità, colle ragioni e colle minacce dispone i due vecchi alla pace e al maritaggio di Elfenice con Aristide e di Teodolinda con Milziade.

124. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO VII [IV]. Teatro Lirico: Opera Comica: Vaudeville. » pp. 192-230

Al contrario chi fosse dell’umore di codesto Francese, ben potrebbe con maggior fondamento dubitare che simile disgrazia avvenisse in Francia per lo stile serio e grave che può accreditare appo gli incauti le loro rappresentazioni liriche ripiene delle stesse mostruosità che, a suo giudizio, alimentano l’ignoranza e gli errori popolari.

125. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 619-638

Grisostomo che condanna gli attori come rovina dell’altrui patrimonio, conchiude : Diremo adunque che quel glorioso Scrittore non hebbe altra intentione che di far sapere, che quelle genti erano instrumenti per far distruggere i patrimonij a quelli che avviticchiavano la mente in le lor tresche ; onde posiamo credere, che si come egli sempre santamente scrisse il vero, che così hoggi, vivendo, darebbe nome a i nostri comici di conservatori degli altrui patrimonj ; posciachè un miserabile scudo serve per lo trattenimento d’un mese a chi si diletta di veder comedia, con il qual prezzo si compra ancora quel tempo, che da molti potrebbe esser speso in quei trattenimenti, che somministrano viva cagione di spender non solo il denaro, ma con esso la robba, la sanità, la vita, la reputatione e l’ anima.

126. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »

Di cento ventiquattro piedi tra semplici e composti onde costava la loro prosodia (numero prodigioso, dal quale solo potrebbe argomentarsi la superiorità della lingua greca rispetto a tutte le altre) non si trovava neppur uno che non fosse stato inventato per adattarlo piuttosto ad una spezie di canto che ad un’altro. […] Imperocché dicendosi che le loro corde medie si distinguevano per intervalli di quarti di voce, ossia di quarte parti d’un tuono (con una frapposta mescolanza di due tuoni intieri) si vede che siffatta divisione oltracciò doveva riuscir sommamente sgradevole all’orecchio, è cotanto difficile a praticarsi che appena la voce snodatissima e leggerissima di un eunuco potrebbe dopo lungo studio coglier per accidente nel segno una qualche volta.

127. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245

Ciò bene avrebbe potuto involare all’autore quella gloria che deriva dall’invenzione ; ma potrebbe togliere a que’drammi l’intrinseco merito di una condotta naturale e di una esecuzione felice ? […] Chi potrebbe poi tener a mente la lista de’nomi ch’esse inventano ogni anno pe’loro vestiti ? […] Rifletto, Che per essi potrebbe Fiorire un altro ramo di commercio. […] Aggiugne di aver provato egli stesso il difficil tragico dello stile de’drammi ne’cori del Gionata ed in una Cantata : di più che l’armonico Frugoni colle sue Cantate potrebbe servir di modello al vero stile drammatico : che Zeno è più di Metastasio elegante ne’suoi drammi si bene scritti ec. […] Ma se dovessero valere le censure del Bettinelli fatte contro lo stile Metastasiano, potrebbe dirsi altrettanto contro lo stile del Calsabigi.

128. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo ottavo »

Non si potrebbe senza infastidirne i lettori indicar tutte le sconvenevolezze di simil genere.

129. (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VI. Tragici Spagnuoli, secondo il Signor Lampillas, negletti, o censurati a torto dal Signorelli. » pp. 43-68

Lampillas, vedrà bene la poca connessione che ha una Tragedia divisa in tre (che piacevolmente potrebbe nomarsi Tritragedia, se pur nome può ricevere un capriccio Cinese), di cui la seguente non può stare in piedi senza l’antecedente, con un Ballo o un Tramezzo o un Mimo antico o una Petite-piéce Francese, corpi che reggono da se, nè abbisognano del Dramma, come il Dramma di loro non abbisogna.

130. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo III. Progressi Teatrali in Francia tardi, ma grandi nel medesimo Secolo XVII. » pp. 291-315

Ben però un critico dell’umore di M. de Leyre potrebbe con maggior fondamento dubitare che simile sconcezza avvenisse in Francia per le rappresentazioni liriche, nelle quali in istile grave e con tutta la serietà si espongono l’istesse stravaganze che alimentano, secondo la sua frase, l’ignoranza e gli errori popolari.

131. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VI. Teatro Spagnuolo Comico e Tramezzi. » pp. 149-194

La critica potrebbe sugerire che meglio forse risalterebbero gli effetti della pessima educazion di Pepita, se la di lei zia si mostrasse meno pungente in ogni incontro, e don Eugenio innamorato meno nojoso, che ostenta sempre una morale avvelenata da un’ aria d’importanza e precettiva.

132. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO II. Prima epoca del teatro Latino. » pp. 9-90

Quella che intitolò Alimoniæ Remi & Romuli potrebbe credersi azione tragica. […] Forse il giudizio altrove mostrato da Ennio potrebbe indurci a credere che nell’Ecuba avesse schivata la duplicità dell’ azione di quella di Euripide e delle Troadi di Seneca.

133. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »

Ma avendo la natura limitate le consonanze ad un numero scarso, s’avvidero i musici che il ritorno frequente de’ medesimi tuoni quantunque gradevoli potrebbe alla fine degenerar in noia e fastidio per troppa monotonia.

134. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VI. Teatro inglese, alemano, e spagnuolo del medesimo nostro secolo. » pp. 389-417

Un critico inglese censura seriamente questo costume degli epiloghi nazionali, pretendendo ch’esso distrugge per mezzo del ridicolo il fatto che potrebbe ricavarsi dalla morale del teatro.

135. (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292

Aggiugne di aver egli stesso provato il difficil tragico nello stile de’ drammi ne’ cori del Gionata ed in una Cantata: che l’armonico Frugoni colle sue Cantate potrebbe servir di modello al vero stile drammatico: che Zeno è più di Metastasio elegante ne’ suoi drammi sì bene scritti ec.

136. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO II. Prima Epoca del Teatro Latino. » pp. 16-128

Quelle che intitolò Alimoniae Remi et Romuli potrebbe credersi azione tragica. […] Forse il giudizio che Ennio altrove manifesta, potrebbe indurci a credere che nell’Ecuba schivata avesse la duplicità dell’azione di quella di Euripide e delle Troadi di Seneca.

137. (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174

Più plausibile e meno incongrua all’apparenza potrebbe parere la di lui asserzione riguardo al Tasso, il quale ideò i suoi personaggi su i modelli della cavalleria de’ bassi tempi. […] In somma se un movimento più vivace rendesse l’azione di questa tragedia meno riposata e più teatrale: se le robuste sentenze non fossero talvolta quasi ravviluppate in una soverchia verbosità: se Merope tentasse di uccidere il figlio, tale non credendolo, con una situazione più verisimile e più vigorosa: se Polifonte col most arsi un innamorato sì fido e costante, a segno di attendere dieci anni la conchiusione delle nozze, non venisse a combattere colla propria ambizione, affetto in lui dominante, e a debilitare il suo carattere essenziale di usurpatore avido di sangue: finalmente se Merope dopo il sommo odio mostrato contro Polifonte in tutta la tragedia non iscendesse fino a piangerlo nella di lui morte e a dirgli, Fosti leal, fosti fedele amante: se tutto ciò, dico, non contrastasse con tanti pregi che ha, potrebbe questo componimento contarsi fra gli eccellenti.

138. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo terzo »

[NdA] Siccome potrebbe credersi da tal’uno, ch’io volessi fìngere rapportando cosa cotanto spropositata, così mi sembra opportuno l’addurre le parole originali: «Ang.: Père Eternel, vous avez tort,             Et devriez avoir vergogne:             Votre fils bien-aimé est mort,             Et vous dormez comme un ivrogne.

139. (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO IV. Ultima epoca della Drammatica nel finir della Repubblica, e sotto i primi Imperadori. » pp. 172-221

non potrebbe a man salva scagliarsi contro Seneca seguendo la piena de’ critici ed il proprio genio preteso antispagnuolo?

140. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO IV. Ultima epoca della Drammatica nel finir della Repubblica, e sotto i primi Imperadori.  » pp. 245-317

Non potrebbe a man salva scagliarsi contro Seneca seguendo la piena de’ Critici ed il proprio genio preteso antispagnuolo?

141. (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 88-117

Dentro vn bel viso à cui solo m’attegno Veggio le fiamme, ond’ei quest’alma assale ; E s’io chieggio conforto à sì gran male, In vece di pietade accendo sdegno ; E’l duol, che’ntenerir potrebbe i sassi, E l’amaro mio pianto han per mercede Noue lagrime sol, nouo tormento ; E per maggior mio mal misera i’sento, Che per girsen’à lui, ch’à me non crede, L’infiammato mio cor sù l’ale stassi.

142. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VII. Teatro Latino. » pp. 109-171

Roma in certo modo potrebbe chiamarsi una produzione etrusca.

143. (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »

Con questa bella logica si potrebbe far venire la poesia provenzale dai Latini, dai Greci, dai Celti, dai Persiani o dai Chinesi egualmente che dagli arabi, poiché essendo l’accennata divisione appoggiata su rapporti generalissimi, egli è chiaro che i componimenti latini, Greci, Celti, Persiani o Chinesi si potrebbon dividere in amorosi, od encomiastici, o satirici, o didascalici, e cavar la conseguenza in favore dei provenzali colla stessa giustezza che la cava il Signor Abbate.

144. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XII. Teatro di Aristofane. » pp. 16-140

Socrate risponde che egli va colla mente spaziando per l’aere e meditando sul sole, cosa che far non potrebbe, se co’ piedi toccasse la terra, perchè questa attrarrebbe a se l’umore delle sue cogitazioni , le quali non avrebbero forza di elevarsi alla contemplazione delle cose superiori.

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