Egli dunque parla di quella Musica, che serve e si soggetta alle chiamate Virtuose, e ai Cantori smaschiati. […] a quella finta morte, a quella Regina, che morta ancora, nell’esser condotta dentro da’ servi, si ajuta co’ proprj piedi?
Ei paragonando insieme le diverse bellezze degli autori, delle nazioni e de’ secoli, si forma in mente una immagine del bello ideale, la quate poi applicata alle diverse produzioni degli ingegni gli serve, come il filo ad Arianna, per inoltrarsi nel sempre oscuro e difficile labirinto del gusto: contempla l’oggetto delle belle arti modificato in mille maniere secondo i climi, le costumanze e i governi, come la materia fisica si combina sotto mille forme diverse: conosce che tutti i gran geni hanno diritto alla stima pubblica, e che un sol genere di bello non dee, e non può donar la esclusiva agli altri.
de Pourceaugnac, in cui un avvocato di provincia viene aggirato da Sbrigani personaggio modellato su i servi della commedia greca ed italiana antica e moderna.
I caratteri di Don Mariano mal educato, della Madre che chiama amor materno la cieca sua condiscendenza, di Donna Monica venturiera che si finge dama e serve di zimbello in una casa di giuoco, sono comici ed espressi con verità e destrezza.
né m’è ignoto altresì che il costume di replicar talvolta una parola o una frase può avere il suo fondamento nella ragione, e che ciò ha luogo principalmente allora quando l’uomo stimolato da una viva passione, e ripieno di quella idea che serve ad eccitargliela, altro non rivolge in mente fuorché l’oggetto de’ suoi trasporti o de’ suoi tormenti. […] [38] Un altro sommo difetto degli odierni maestri quello è di poco o nulla studiare l’accento patetico della lingua, che serve di fondamento alla musica imitativa, cioè i tuoni individuali di ciascuna passione. […] Lo stesso motivo che serve di fondamento ad un’aria d’amore viene da loro impiegato per significare la benivolenza, la divozione, la pietà e l’amicizia, passioni fra loro cotanto differenti.
Ma dicendo Cesare Troppo il servir di Roma è ormai maturo. […] Nel Ladislao il Pepoli si serve della prosa e del verso a norma delle circostanze e della natura, giusta la legge VI: e tutte le favole inglesi di Shakespear, Otwai, Dryden ecc. osservano la medesima legge. […] E mentre si recano i reattivi, i carboni ec., vengono dal giardino i servi dicendo spaventati che non solo tutti i gatti sono fuggiti pel giardino, ma che i serpenti ancora rotta la rete che gli chiu. dea sono scappati, e tutti fuggono atterriti. […] Lo stil drammatico del Gennaro è quello, a mio credere, signorile, che nè serve al metastasiano nè si eleva oltre la naturalezza e la proprietà del genere, che nulla ha di snervato e prosaico, e nulla acquista di stento e di durezza per affettare eleganza. […] Essi dunque si veggono nella scena quarta, che interessa ed è appassionata, malgrado di un terzetto che vi si legge alla prima, il quale colle sentenze e ripetizioni della musica serve anzi a stancar Elfrida e lo spettatore per le troppe esitazioni del marito.
je le servirai, si ce n’est que cela. […] Si desidera non pertanto in essa più interesse; e si osserva che il vizio fondamentale è nel carattere della giovanetta che, secondochè si espresse l’autore, servir dovea di norma e modello alle fanciulle che le rassomigliano.
La moderazione di questa serve d’artifizioso contrasto col trasporto di Elettra.
A. ma almeno abbi a memoria per l’amor di dio chi suisceratamente l’ama, riuerisce et di tutto core lo serve — di bologna o letere che un pezzo fa ano inuiate li miei libri a V.
Nel recitativo semplice adunque, che declamazion musicale piuttosto che canto dee propriamente chiamarsi, giacché della musica altro non s’adopra che il Basso, che serve di quando in quando a sostenere la voce, né si scorre se non rade volte per intervalli perfettamente armonici: hanno il lor luogo i personaggi subalterni, che noi abbiamo supposto finora inutili al canto. […] Seconda: havvi un colore tonico e primitivo che serve di fondamento agli altri colori; havvi ancora un tuono originale ch’è la base degli altri tuoni.
Il carattere di essa è nel basso comico, seguendo la condizione de’ personaggi antichi servi ruffiani parassiti meretrici.
La seconda azione scenica del Notturno è detta commedia nuova nell’edizione Milanese, ed in alcune Veneziane Gaudio d’amore; ed il di lei carattere è nel basso comico, seguendo la condizione de’ personaggi antichi, servi, ruffiani, parassiti, meretrici.
il mestiere per lei serve da secondo ; si teme…. si vedrà !
— Memoires pour servir à l’histoire des spectacles de la Foire par un acteur forain.
Sotto l’orchestra si fece un voto con due tubi all’estremità che sorgendo sino all’altezza del palco scenario serve a diffondere i suoni degli stromenti e delle voci più rotonde e sonore. […] E mentre si recano i reattivi, i carboni ecc. vengono dul giardino i servi dicendo epaventati che non solo tutti i gatti sono fuggiti pel giardino, ma che i serpenti rotta la rete che gli chiudea, sono scappati ; e tutti fuggono atterriti. […] Aggiugne di aver provato egli stesso il difficil tragico dello stile de’drammi ne’cori del Gionata ed in una Cantata : di più che l’armonico Frugoni colle sue Cantate potrebbe servir di modello al vero stile drammatico : che Zeno è più di Metastasio elegante ne’suoi drammi si bene scritti ec. […] La loro scena è appassionata, malgrado di un terzetto che vi si trova alla prima, il quale colle sentenze e le ripetizioni della musica serve anzi a stancar Elfrida, e lo spettatore per le troppe esitazioni del marito. […] Aggiugne che Ricimero è morto e che forse Almonte lo svenò per occultare le sue frodi ; accusa senza verisimiglianza, perchè Almonte tutto ha tramato per servir Ricimero.
Sotto l’ orchestra vi si è fatto un vuoto con due tubi all’estremità che sorgendo sino all’altezza del palco scenario serve a spandere i suoni e le voci più rotonde e sonore.
Genserico Chi serve al Re non è men caro a Dio. […] Manasse seconda sua tragedia ci dipinge un penitente che potrebbe annojare per la sua abjezione, e pure è condotto con tanto senno che serve ad aumentare la grandezza del dramma. […] L’argomento dell’Aristodemo scritto nel secolo XVII da Carlo Dottori sul racconto di Pausania, serve di antecedente all’Aristodemo del Monti. […] Ma Cesare dice : Troppo il servir di Roma è ormai maturo. […] A ciò egli francamente si oppone : Libero io nacqui, Vissi in Atene, e di servir al trono Io l’ arte vil mai non appresi.
I servi di Calisto per ingordigia ammazzano Celestina, danno nella giustizia, e sono impiccati. […] Tralascisi poi che i personaggi usano in tal commedia quattro idiomi, cioè un latino scolastico, un italiano insipido, il castigliano ed il valenziano; e neppur si metta a conto che l’Eremita cinguetti nel suo barbaro latino con servi e donne, e tutti l’intendono e rispondono a proposito.
Così che non cessa l’Autore finchè non ha fatti morire tutti i nove personaggi più principali, lasciando appena in vita alcuni servi introdotti nella favola.
Soggiugne: “Le Donne al principio sono tutte nobili, mostrano una fierezza che in vece di amore infonde spavento, ma da poi da questo estremo passano, per mezzo della gelosia, all’altro opposto, e rappresentano al Popolo passioni violente, sfrenate, vergognose, insegnando alle Donne oneste, e alle incaute fanciulle il cammino della perdizione, e la maniera di alimentare amori impuri, e d’ingannare i Padri, di subornare i Servi . . . . discolpandosi colla passione amorosa che viene dipinta onesta e decente, che è la vera peste della gioventù”.
Sono poetiche e più che comiche l’espressioni del servo del poeta Agatone in tal commedia, ma si presume preso (come ordinariamente avviene a i servi de’ letterati) dal furore di far da bell’ingegno a imitazione del padrone.
Muovasi un Polifonte per ambizione all’esterminio della famiglia di un re legittimo, o apporti un Paride per la bellezza d’un Elena le fiamme nella sua patria, un ingegno grande farà servir l’uno e l’altro affetto per destar commozioni proprie della tragedia.
I caratteri di don Mariano mal educato, di sua madre che chiama amor materno la cieca sua condiscendenza, di donna Monica avventuriera che si finge dama, e serve di zimbello in una casa di giuoco, sono comici ed espressi con verità e destrezza.
Nell’atto IV segue l’uccissione di Egisto; e ’l pianto sparso da Clitennestra per l’usurpatore serve di cote al furor d’Oreste, e lo determina alla di lei morte. […] Si può osservare in questi tragedia, che i cori del I e del III atto sembrano più parlanti del II, il che si trova in altre tragedie ancora, e può servir di prova, che non sempre terminavano gli atti con un canto sommamente lontano dalla declamazione del rimanente della tragedia.
[1.40ED] Ci sono certi invidiosi della felicità del loro secolo che attribuiscono tutto a’ passati e massimamente a quelli ne’ quali fiorivano i Greci; non vogliono che si possa più conseguire altra gloria che quella del somigliarli come ombra corporea. [1.41ED] Io mantengo che costoro sono pazzamente invidiosi della moderna gloria e sono evidentemente ingiusti al nostro confronto, non invidiando noi agli antichi l’onore di primi inventori. [1.42ED] Vogliamo ancora liberalmente attribuire a’ tuoi Greci qualche parzialità della provvidenza divina che abbia meglio organizati e disposti que’ primi ingegni destinati per essa ad inventare, con simmetria che potesse accreditarsi fra gli uomini, quelle cose che dovean servir d’esemplare e procacciar de’ seguaci; laonde si sono propagate tutte le arti nella posterità. [1.43ED] Vogliono di più i vostri Greci? […] [3.68ED] Aggiungi ancora che tutte le altre passioni servono a formare il carattere d’un personaggio, ma l’amore non serve che a rovinarlo; imperocché lo sdegno (per parlar di una delle più forti) che nasce dall’irascibile, essendo più nobile dell’opposta passione che, con tutte le vostre meditazioni magnifiche, nasce dalla concupiscibile ed è più vile, si unisce meglio al carattere di un superbo o d’un crudele o d’un ambizioso o d’un politico, e, per così dire, gli dà non so che di spirito che più lo rileva, ma non così l’altro affetto, che troppo si oppone alle massime costitutive degli accennati caratteri. […] [5.64ED] Sapendo noi come gli uccelli fischiano e come suonano gli strumenti e come gli uomini soli ragionano, desideriamo altresì che alla dolcezza del canto umano si aggiunga quella delle parole atte ad esprimerci i sentimenti dell’animo; ed ecco un’altra delizia che vien di fianco in aiuto di questo spettacolo, ed ecco finalmente la poesia. [5.65ED] Ma la povera poesia viene in figura molto diversa da quella che sostiene sì nella tragedia che nella commedia. [5.66ED] In quelle tiene il posto principale, nel melodramma tien l’infimo; là comanda come padrona, qui serve come ministra. […] [5.196ED] Io dunque stimerei sempre meglio il permettere che i musici a loro talento cacciassero l’arie ove vogliono, che il farmi complice del lor mancamento col caricarle; e basta bene che non discordino nella tessitura musicale, della qual cosa lascia tutto il pensiero al mastro di cappella. [5.197ED] Che se poi l’impresario, il quale dee pagarti la tua fatica (non arrossire, che questa è l’unica sorta di poesia destinata a servir per mercede), vorrà che tu le carichi e tu le carica, e dona al cielo l’esercizio della tua eroica pazienza in isconto o dell’aver violato qualche tempio o di altro errore per te commesso. [5.198ED] Volesti la Poetica di Aristotile sul melodramma e già l’hai avuta; ne sei tu contento? […] La cittadina era celebre all’inizio del Settecento per essere la sede dei «Mémoires pour servir à l’histoire des sciences et des beaux-arts» («Journal de Trévoux»), redatto dai gesuiti del collegio parigino di Louis-le-Grand.
La traduzione di un passaggio, ad alto tasso figurale, dell’Horace di Corneille, serve infine a dimostrare nel concreto la maggiore armonia e verosimiglianza della lingua poetica italiana, la quale, priva del giogo delle rime, assumerebbe una connotazione molto più naturale di quella che viene imposta dall’alessandrino francese. […] Egli contrasse gran parte di tale difetto dagli esemplari che s’è proposto, non avendo avvertito che la domestichezza de’ Greci non poteva servir di norma per rappresentar con decoro quella grandezza che la maggioranza ed il raffinamento degli stati ha quindi attribuito alle altre nazioni. […] Se Antioco aveva avuto queste precauzioni non serve il riferirgliele, né ciò puote fare Antigone verisimilmente. […] Il poeta si serve di ciò per dar motivo allo scuoprimento che dappoi siegue per opera della reina stessa, che accusa Inès di corrispondenza amorosa con Don Pietro: ma in vece di giovare alla favola con l’artifizio appoggiato all’inversimile, aggiunge all’insussistenza del fondamento anche la rovina della fabbrica; laddove agevolmente da altre circostanze potea derivarsi la medesima ricognizione. […] Nous n’avons qu’à dire que par cette façon de s’énoncer il n’a pas entendu que ces deux moyens y servissent toujours ensemble; et qu’il suffit selon lui de l’un des deux pour faire cette purgation», Pierre Corneille, «Discours de la tragédie», in Id., Œuvres complètes, t.
Al suo confronto sembrano le altre meno aperte, meno vivaci, meno sensibili, e più mute, più oscure, più rapide e come destinate a servir quella, che sopra di esse si appoggia e signoreggia. […] Il declamatore dee dunque seguire ed esprimere lo stesso artificio, e può seguire ed esprimere l’andamento del verso in modo che, anziché nuocere, giovi al periodo a cui serve. […] [9.8] L’espressione, essendo armonica e significante, non può separarsi dalla natura del fine a cui serve. […] Se si reputa modestia l’avvilimento, e decenza, dovere e necessità il servir suo malgrado, il dissimulare e il fìngere? […] Si fa quindi manifesto che la declamazione tragica, modellandosi originalmente sul tuono della conversazione ordinaria, dee prendere il carattere della persona e delle passioni a cui serve.
Veggasi ancora la citata dissertazione del prelodato Abbate Roussier data in luce nel 1770, nella quale si pruova ad evidenza, che tutti quanti i teorici c’hanno scritto finora sù cotali materie non hanno spacciato che paradossi, falsità e pregiudizi per avere ignorato il vero ed unico principio che serve di base ad ogni sistema musicale, e che servì a quello degli Egiziani, dei Chinesi, dei Greci, e di noi.
Aggiugne di aver egli stesso provato il difficil tragico nello stile de’ drammi ne’ cori del Gionata ed in una Cantata: che l’armonico Frugoni colle sue Cantate potrebbe servir di modello al vero stile drammatico: che Zeno è più di Metastasio elegante ne’ suoi drammi sì bene scritti ec.
Vò scorrendo tutti i tropi, tutte le figure onde si serve la musica del pari che l’eloquenza a piacere, commovere, e persuadere; parlo de’ suoi dialoghi e delle sue riflessioni, e mi sforzo di svelare infinite sue bellezze parando innanzi l’analogia che hanno coi fenomeni che ci stanno intorno; paragono le nostre opere in musica con le tragedie antiche, e quinci ne traggo molte cose nuove accende a riordinare la forma de’ nostri drammi lirici, che di tutti i drammi sono certamente i più imperfetti, non essendo per lo più che una serie d’episodi staccati fra loro senza verun bisogno e senza veruna verosimiglianza.
Del verso e del canto siamo già convenuti che servir debbono di mezzo per dilettarmi.
Je le servirai si ce n’est que cela.
Constant diviene totalmente piacevole allorchè parla con dolcezza alla moglie essendo soli, ed affetta asprezza ed umore al comparir de’ servi.
[47] «Come non è men falso che, se sopra alla musica stessa si possono applicar varie parole, ciò dipende, perché il musico nella collocazione delle note non ha altro regolatore che il proprio arbitrio, poiché una tale operazione non può esser ben fatta, se non quando i versi sieno di una stessa misura, e il sentimento delle parole sia lo stesso: onde egli è sempre vero che non è la poesia che deve servir la musica, ma bensì questa che deve star soggetta in tutto alla poesia, e all’argomento della medesima: e in tal modo sono espresse le più belle composizioni che ora abbiamo, delle quali voglio supporre anch’io, che la Grecia abbondasse, e forse ne avesse anche delle migliori, ma queste esistono, e quelle sparirono, come pur troppo il tempo edace, sebben più tardi, farà sparire anche le nostre.» […] Dopo ciò si vergognerà forse di aver combattuto una proposizione chiara quanto il lume di giorno, e capirà che un ragionamento che serve di base ai più accreditati scrittori per ispiegar la decadenza del gusto non può essere alterato con tre “perché” e con cinque ridicolosi “eccetera”, i quali fanno vedere essere egualmente ignote al giornalista l’arte di pensare, e quella di scrivere.
Constant diviene totalmente piacevole allorchè parla con dolcezza alla moglie essendo soli, ed affetta asprezza ed umore al comparir de’ servi.
Sopraggiugne il Padre Oceano a prestargli un amichevole uffizio, ed in gravi ragionamenti si trattengono sul nuovo regnator de’ numi, ed in tal proposito Oceano gli porge salutari consigli: Deh te stesso conosci e al tempo servi; Nuovi costumi un nuovo regno esige. […] Segue nell’atto IV l’uccisione di Egisto, ed il pianto che sparge Clitennestra per quest’usurpatore serve di cote al furor di Oreste e lo determina ad ucciderla.
Non potendo più applicarsi con frutto la più deliziosa fra le arti d’imitazione ai grandi oggetti della morale, della legislazione e della politica, come si faceva dai Greci, né trovandosi oggimai animata da quello spirito vivificante, che seppero in essa trasfondere i Danti, i Petrarca, i Tassi, gli Ariosti, e i Metastasi, si vede in oggi ridotta la meschinella a servir di patuito insignificante complimento per ogni più leggiera occasione di sposalizio, di monacazione, di laurea, di nascita, di accademia, e di che so io, senza che altre immagini per lo più ci appresenti fuor di quelle solite della fiaccola d’imeneo che rischiara il sentiero alle anime degli eroi, i quali attendono impazienti lassù nelle sfere il felice sviluppo del germe, o di quel cattivello d’Amore che spezza per la rabbia lo strale innanzi alle soglie che chiudono la bella fuggitiva, o di Temide che avvolta in rosea nuvoletta fa trecento volte per anno il viaggio dell’Olimpo fino al collegio dei dottori a fine di regalare la bilancia e la spada a saggio ed avvenente garzone, o della povera Nice, cui si danno dagli amanti più epiteti contradditori di pietosa e crudele, d’empia e benigna, di fera e di scoglio, di Medusa e di Aurora, d’angioletta o di tigre che non iscagliò contro a Giove il famoso Timone nel dialogo di Luciano.
Potrà servir adunque a chi volesse dar principio (caso però che il parer d’altri non li piacesse più del mio).
E ciò appunto gl’ imputa Belloy, facendo dire dal Duca di Urbino al Bajardo on peut sans effroi, Pour servir Rome & Jule, abbandonner son Roi.
[NdA] In Nuptiis Ducium Mediolanensium che serve d’appendice al Libro XXII delle sue storie.