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148. (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO III. Continuazione del teatro Italiano. Commedie: Opera in musica: Attori accademici ed istrioni e rappresentazioni regie: teatri materiali. » pp. 144-195

I pubblici commedianti che aveano inventate in quel secolo con buon successo nuove maschere per contraffare le ridicolezze de’ popoli diversi che compongono la nazione Italiana, recitavano le loro commedie dell’arte tessute solo a soggetto senza dialogo premeditato, come le cinquanta pubblicate nel 1611 dal commediante Flaminio Scala.

149. (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia

Tutte le puntualizzazioni circa la tragedia italiana e francese sono sempre animate dall’attenzione nel preservare la verosimiglianza del costume dei personaggi, che si ottiene appunto attraverso il rispetto della bontà, della coerenza, dell’età, del sesso, della nazione del personaggio. […] Dall’uso delle amorose digressioni derivano de’ difetti ch’io non saprei scusare, ancorché giudichi potersi avere qualche indulgenza maggiore per li Francesi che per altri, sì perché tal sorta di galanteria s’accomoda agevolmente senza offesa di certe convenienze al costume di quella nazione, come perché l’applauso delle loro tragedie dipende principalmente dall’approvazione delle dame in essa raffinate, da cui tutto il resto della gente per certa indole ivi si lascia rapire. […] Ma questo è di poca considerazione a rispetto d’altre composte sopra avvenimenti romani, perciocché in esse si scorge altro errore contro la proprietà della nazione, avendo quasi tutte qualche bassezza. […] Monsieur de Voltaire, tutto che appassionato per li drammi francesi, ha mostrato nella critica del proprio Edippo d’avere qualche sentore del danno che reca alla tragica poesia di quella nazione il giogo delle desinenze: però confessa egli che a molti pensieri che dirsi vorrebbono convien sostituirne altri in Grazia della rima. […] Convien confessare che questo scrittore è uno de’ più rari spiriti che abbia avuto quella nazione: mostra che non abbiano conosciuto i suoi pregi gli autori per altro dotti del giornal letterario d’Aia, i quali rapiti dalle facezie di qualche suo schernitore, non dicono, se ben mi ricorda, in proposito delle sue opere teatrali143, se non ch’egli si è messo in ludibrio.

150. (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344

Con tali fondamenti e con verisimili eventi vien condotta Ormesinda difenditrice della fortezza di Martos prigioniera in Fez dal re Albumasar che le salvò la vita e ne restò innamorato e ne ambisce con un amor rispettoso, oltre l’uso della sua nazione, la mano, e le offre il suo scettro. […] Le due virtuose donne Agesistrata madre e Agiziade moglie di Agide hanno distintivi eroici proprj della loro nazione, Ansare nemico di Agide, subalterno dell’ingrato vendicativo re Leonida, vela col manto del pubblico spartano l’odio privato, e lo studio di affrettar l’estrema ruina di Agide per timor di perdere le ricchezze col rimettersi le leggi di Licurgo.

151. (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245

L’accolse Parigi nel 1761, e quivi ebbe agio di ritornare alla commedia di carattere, e col Burbero benefico (le Bouru bienfaisant) scritto in francese che gli produsse oro ed onore, col Curioso accidente, e col Matrimonio per condorso, mostrò a quella colta nazione quanto erasi essa dipartita dalla vera commedia colle sue rappresentazioni lugubri. […] Il più riscaldato, il più burbero, il più preoccupato nemico del nome Italiano, non contrasterà alla nostra nazione il primato sopra le altre nell’arte incantatrice della Musica.

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