Rollet seguì il piano di Racine, e ne abbreviò soltanto l’azione, togliendone l’episodio di Erifile, e mettendo alla vista dell’uditorio lo scioglimento.
Mettete sempre alla vista le glorie effettive da lei acquistate, e non mai quelle incerte ed equivoche, che voi le attribuite.
La vista degli spaventevoli avanzi dell’incendio colpisce lei pure.
Compagnia. » Gaetano Coltellini, deciso di dividersi dal Vergnano, propone da Verona il 9 settembre 1840 la scrittura di Iª attrice alle identiche condizioni fattele dalla Compagnia Reale, e conclude : Gli attori principali che avrei in vista e che potrei con certezza stabilire sono questi : Ferri – Voller padre e Colombini brillante ; di questi due ultimi mi si fanno grandi elogi – la coppia Pedretti che non abbandonerò mai….
Intanto per un’altra via arriva alla nave il padre che a prima vista rimane preso di Pasicompsa l’amata di Carino. […] Il poeta acconciamente la mette in vista per insegnare a detestarla, e per rendere più accetta al popolo la beffa che ne riceve poscia quell’indegno che la tiene in bocca e nel cuore. […] Egli non può ignorare che da essi non vuolsi apprendere il modo di sceneggiare che varia secondo i tempi e le nazioni, ma la sempre costantemente mirabile semplicità artifiziosa dell’azione, ma l’arte in tutti i tempi inarrivabile di dipignere i caratteri, i costumi, le passioni, ma la felicità di motteggiare e di mettere nel vero punto di vista le umane ridicolezze.
Alcuni architetti alla vista di tale inverisimiglianza cominciarono a torcere il muso, e a protestare ch’essi in fabbricando non avrebbero dato alle colonne un sì fragile appoggio» (V.II.8). […] Così pur la pittura (per addurre ancora quest’altro esempio) coll’armonia de’ colori appaga la mia vista; ma in oltre mi muove a tenerezza, a riverenza o ad altra passione corrispondente alla figura che imita. […] L’occhio perderà di vista i personaggi, subito che questi cesseranno di muoversi. […] [Sez.V.4.3.1] Si cerca ancora una figura per l’interno del teatro la più adatta a favorire la vista insieme e l’udito. […] Se del sostegno tu ne formi una colonna, e della fascia una cornice architravata, ne avverrà delle due l’una; o questi membri riusciranno meschinissimi e sproporzionati, per rendergli sottili quanto poc’anzi abbiamo detto che vogliono essere, o per dare ad essi qualche proporzione, si dovrà perdere molto luogo e impedire ancora la vista dello spettatore.
Gluck postala in musica venne a Parigi per farla eseguire, dove comparve in iscena nell’aprile del 1774 con assai felice successo Rolet segui il piano di Racine,e ne abbreviò l’azione togliendone l’episodio di Erifile, e mettendo alla vista dell’uditorio lo scioglimento.
Patetica e nobile è pur l’apostrofe di Cesare alla vista dell’urna delle ceneri di Pompeo: Restes d’un demidieu, dont à peine je puis Egaler le gran nom, tout vainqueur que je suis.
L’ utile curiosità congiunta al bisogno che si ha di esempj, onde s’ infiamma e si alimenta il genio, ne renderà sempre accetta la narrazione con gusto e con senno particolareggiata, la quale per gradi e con sicurezza ammaestra; e la preferirà a que’ rapidi abbozzi poetici ove scelgonsi arbitrariamente i colori più vaghi, ed a capriccio si compartono l’ombre ed i lumi, per dipignere d’idea e di maniera, purchè si piaccia alla vista, a costo della verità.
A questo avvertimento si aggiungono le note per le sinfonie e i mutamenti di scena a vista che dànno un’idea ben chiara di quanto l’Andreini fosse padrone degli effetti teatrali.
Romeo si è ferito a morte alla vista de’ congiurati giustiziati; Adelinda scapigliata ne reca la notizia dolorosa empiendo la regia di lamenti. […] Già sento . . . che la vista, oh Dio . . . mi manca. […] La parlata di Bruto nell’atto I e la vista del corpo trafitto di Lucrezia infiamma l’indignazione del Popolo, che decreta l’espulsione de’ tiranni, e nomina i primi consoli. […] Compiesi la tragedia coll’aringa di Bruto al Popolo, il quale da prima s’irrita alla vista di Cesare trafitto, indi ascolta Bruto con attenzione, e finalmente detesta il tiranno e corre a difendere la propria libertà. […] Fece il primo imprimere in Venezia nel 1790 la Morte di Ercole melodramma istorico in cui abbandonato il rancido presidio delle furie danzatrici, e delle trasformazioni a vista, si spiega la pompa delle decorazioni naturali che abbelliscono lo spettacolo.
Il giovane studioso impara inutilmente, per esempio, ch’egli è assurda cosa il trovarsi Prometeo in tutta la rappresentazione alla vista dell’uditorio, essere gl’ interlucutori tutti numi e cose simili. […] Ed acciocchè tutto contribuisse all’illusione indispensabile per disporre gli animi alle commozioni che si vogliono eccitare, fe dipingere la scena, secondochè afferma Aristotile nella Poetica, probabilmente per mettere alla vista il luogo dell’azione. […] L’erudito Udeno Nisieli, ossia Benedetto Fioretti, ne’ suoi Proginnasmi intento tratto tratto a mettere in vista i più lievi difetti degli antichi, ed ora ad ingrandirli, ora ad immaginarseli, in tal guisa parla di questo dramma: Negli Eraclidi l’ambasciator di Euristeo si parte da Atene protestata la guerra a Demofonte, ritorna a Micene, si congrega l’oste e viensi contra Atene; fassi la guerra, nascene la vittoria, con altri successi da riempiere storie più che da formare una tragedia.
E intanto sulla Scena a vista dello spettatore più e più volte abbraccia e bacia l’amante.
Patetica e nobile è pur l’apostrofe di Cesare alla vista dell’urna delle ceneri di Pompeo: Restes d’un demidieu, dont à peine je puis Ègaler le gran nom, tout vainqueur que je suis.
Inoltre perchè hanno dato a credere che essi ignorassero la guisa di fissar l’altrui attenzione su di un solo carattere principale che trionfi fra molti; e sino al tempo che io vi fui, esposero per esempio alla vista una sala di conversazione composta di varii originali con ugual quantità di lume, i quali dopo di avere successivamente cicalato quanto basti per la durata del tramezzo, conchiudono, perchè si vuole, non perchè si dee, con una tonadilla.
Egli è vero che in Francia, nelle Fiandre ed altrove furonvi alcuni misteri rappresentati alla muta per le strade; ma gli scrittori che ne parlano, dicono espressamente che si esposero solo alla vista; or quando poi tal circostanza non si specifica, sembra ragionevole il credere che allora si parli di rappresentazioni cantate e recitate.
Io veggo nelle sue espressioni certo studio non molto occulto di mostrarsi spiritoso, (Nota VII) ond’è che la sua maniera degenera alcuna volta in affettazione, e fa perdere di vista i personaggi palesando il poeta.
Non se ne ricava altro vantaggio se non il generale che sempre diletta, di porre alla vista senza errori un fatto istorico. […] Ambivio Turpione, il quale tolse sopra di se il carico di fare il prologo per raccomandarla al popolo, L’istrione accreditato, colle parole dell’incomparabile autore, nel bellissimo prologo mette in vista gli antichi suoi meriti; e siccome per opera sua alcune favole di Cecilio alla prima rigettate si riprodussero, e col meglio conoscersi riceverono migliore accoglimento, così si lusinga che abbia in questa di Terenzio a rinnovarsi il passato esempio, fidando nella benignità e nel silenzio degli ascoltatori.
Egli è vero che in Francia, nelle Fiandre ed altrove furonvi alcuni Misteri rappresentati alla muta per le strade; ma gli scrittori che ne parlano, dicono espressamente che si esposero solo alle vista; or quando poi tal circostanza non si specifica, sembra ragionevole il credere che allora si parli di rappresentazioni cantate e recitate.
Shakespear istudiò la natura, e pure nelle sue espressioni non di rado la perde di vista.
La sua versificazione è musicale; facile l’espressione ed acconcia al genere; lo stile chiaro, nobile, conciso, ed ornato de’ fiori poetici che Metastasio stesso ammise nella Didone ed in altri drammi ma che poi usò più parcamente nell’Attilio; ad onta degli ostacoli musici non perde di vista il tragico fine di commuovere sulle orme de’ tragici dell’antichità.
. – Tiberio Fiorilli ha tanto fatto che gli è riuscito avere una lettera di chacet dal Re per cavare la sua douna dal Refugio e l’ ha messa, d’ordine però della medesima lettera, in uno dei conventi di Chalot ; ma perchè è un poco lontana per lui, che li cominciano a pesare le gambe, è andato a trovare la Granduchessa alla quale disse un mondo di bene di detta donna, e perchè lei medesima l’ aveva vista quando era al Refugio, e che la Superiora del luogo le aveva detto molto bene della medesima, li promesse di farla cavare dal Convento di Chalot, e farla mettere in uno di Parigi ; non so come li riuscirà, perchè il Re non ne vorrà essere importunato ogni tre giorni, e perchè dice per tutto Parigi che è il suo figlio che l’ ha fatta levare e rinserrare, e che ha scritto al Granduca contro di lui, e va facendo leggere la lettera di V.
Altro vantaggio non se ne ricava se non che il generale che sempre diletta, di porre alla vista per quanto si può senza errori un fatto istorico. […] L’istrione accreditato, colle parole dell’incomparabile autore, nel bellissimo prologo mette in vista gli antichi suoi meriti; e siccome per opera sua alcune favole di Cecilio alla prima rigettate si riprodussero e con meglio conoscersi riceverono migliore accoglimento; così si lusinga che abbia in questa di Terenzio a rinnovarsi il passato esempio, fidando nella benignità e nel silenzio degli ascoltatori.
Da ciò potete inferire, come lo Spirito di Nazionalità vi ha offuscata la vista, per la qual cosa avete perduta la traccia del vero, e vi siete attaccato alle ombre.
Se il dotto Gravina avesse mirato da questo punto di vista la commedia italiana del cinquecento, non avrebbe senza veruna riserba avanzato nella lettera al Maffei, che i nostri comici son di gran lunga inferiori ai latini.
[78] Il giornalista somiglia a quel Margita sì celebrato dai maestri di rettorica del secolo scorso, il quale, quando vedeva incurvarsi sotto l’acqua una parte del suo bastone, invece d’attribuirlo ad un’inganno della propria vista, credeva che il bastone si fosse realmente sotto l’onda incurvato. […] Codesto pregio che non sembra a prima vista né straordinario, né difficile ad ottenersi, è nulla meno uno degli sforzi più grandi, ch’abbiano fatto i moderni italiani.”
Di poi l’enciclopedista fece una risposta, in cui perdè di vista l’oggetto vero della tragedia, il commuovere col terrore, e la compassione.
Or chi lo spinse a mettere alla vista queste neglette bellezze, se non la propria candidezza e giustizia?
Quel vedere tre volte tornare alla vista dell’uditorio l’apparato del Decemviro per sentenziare sulla condizione di Virginia; il ripetersi tre fiate la citazione de’ testimonj, e il darsi ogni volta nuova dilazione per sospendere la sentenza, sembra povertà d’arte. […] Dipinta eziandio egregiamente è nella 2 del III la madre in ogni tratto, e singolarmente alla vista del cinto insanguinato, che migliora il segno dell’armatura da Voltaire sostituito alla gemma del Maffei.
In secondo luogo la necessità di riempire le scene in uno spettacolo, dove altro non si cerchi che di abbagliare la vista, vi ricondurrà l’uso frequente o perpetuo dei cori, e con esso tutti gli abusi ai quali è solito di andare soggetto, per esempio di urtare in mille inverosimiglianze palpabili e di restringer la sfera degli argomenti drammatici di già troppo limitata per gli altri motivi indicati.
Or chi lo spinse a mettere alla vista codeste bellezze neglette, se non la propria candidezza e giustizia?
Le stranezze dell’opera in musica accompagnata da tutti gli allettamenti della vista e dell’udito fecero sempre più intorno alla metà del secolo comparire insipide e fredde le rappresentazioni regolari tragiche e comiche; e queste si videro in un tempo stesso abbandonate dagli attori accademici e dagl’ istrioni o commedianti pubblici.
Aveva ragione davvero il Cecchini, come pare a prima vista ?
L’erudito Udeno Nisieli ossia Benedetto Fioretti ne’ suoi Proginnasmi intento tratto tratto a mettere in vista i più lievi difetti degli antichi, ed ora ad ingrandirli ora ad immaginarseli, in tal guisa parla di questo dramma: Negli Eraclidi l’ambasciador di Euristeo si parte da Atene protestata la guerra a Demofonte, ritorna a Micene, si congrega l’oste e viensi contra Atene; fassi la guerra, nascene la vittoria, con altri successi da riempiere storie più che da formare una tragedia.
Ella orecchio mortal, vista terrena sdegna, e colà d’onde pria scese ascende.
Questo, che a prima vista sembra un paradosso, verrà nondimeno facilmente accordato dal lettor giudizioso qualora ei voglia riflettere che la energia de’ suoni musicali nel muovergli affetti non altronde deriva se non se dalla più vicina imitazione della natura, cioè dalla espressione più esatta di quei toni naturali, nei quali prorompe l’uomo allorché si sente oppresso dal dolore, dall’ira, dalla gioia o da qualunque altra passione impetuosa e vivace.
E acciocché tutto concorresse all’illusione, che tanto importa per disporre gli animi alle commozioni che si pretende eccitare, volle che si dipingesse il palco24, probabilmente per mettere alla vista il luogo dell’azione.
Nuovo interesse, situazione sommamente tragica, quadro orribile: Un figlio svenato, una madre in atto di trapassare il cuore all’altro, un padre trafitto alla vista del primo, e sbigottito dall’irreparabil morte imminente dell’altro.
Sbigottiscono gli sbirri a vista di colei che il giorno avanti era stata sepolta, e presi da strano terrore fuggono senza badare al delinguente, il quale si maraviglia della sorella viva che corre come forsennata, e giugne presso la casa di scodelinda sua amante.