Alzira, Zamoro, Gusmano ed Alvaro sono personaggi che non si rassomigliano ne’ costumi, nelle debolezze e nella grandezza d’animo; ma sono ugualmente dipinti colla tragica espressione di Raffaello e col vivace colorito di Tiziano. […] Anche i fanciulli sanno notare la mano con sei dita in una figura di Raffaello; ma il tragico del suo pennello, l’espressione inimitabile, la maestosa semplicità, la correzione del disegno, la verità del colorito, la vaghezza del chiaroscuro, non si sentono da chi non conosce l’arte. […] Nel Dionigi sua prima tragedia, secondo l’espressione di Palissot, non tutti ravvisarono in lui la mancanza di gusto, e que’ difetti che gli furono poscia rimproverati, e singolarmente la versificazione dura ed ampollosa, le massime sparse a piena mano e senza scelta, le frequenti declamazioni sostituite alla passione.
Or perchè mai trascurarono di osservare simili scene ricche di bellezze inimitabili il Robortelli, il Nisieli ed altri nostri critici, per nulla dire de’ transalpini falsi belli-spiriti La-Mothe, d’Argens, Perrault, in vece di perdersi a censurarne ogni minimo neo nello sceneggiamento, e ogni leggera espressione che loro paresse bassa e grossolana, per non avere abbastanza riflettuto alla natura eroica di que’ tempi lontani che i tragici intesero di ritrarre?
La poca felicità notata da’ critici nello scioglimento delle sue favole; qualche passo dato talvolta oltre del verisimile per far ridere; alcuna espressione barbara, forzata o nuova nella lingua, di che fu ripreso da Fenèlon, la Bruyere e Baile; molte composizioni scritte per necessità con soverchia fretta; la mancanza di vivacità che pretesero osservarvi alcuni Inglesi che ne copiarono qualche favola alterandola e guastandola a lor modo; tutte queste cose, quando anche gli venisseso con ogni giustizia imputate, dimostrerebbero in lui l’uomo.
Rare volte l’espressione tradisce la verità, anzi spesso l’avviva col sublime e col patetico. […] La regolarità della condotta, la vivace espressione de’ caratteri ben colpiti, l’eccellenza del dialogo, la rende al pari delle altre due accetta agl’ intelligenti. […] Molto meno si pensa di proporle per modelli a chi voglia ottenere una corona dalle mani stesse di Apollo, secondo l’espressione del sig. […] Patetica e vera è l’espressione di Ugolino nella scena 6 dell’atto V su i figli: V’udrò di nuovo Chiedermi un pane, nè in risposta avrete Fuorchè inutili lagrime e lamenti; come ancora il congedo ch’egli prende dal nemico mancando per debolezza: Figli ...
Quel che noi però non troviamo degno d’approvazione, si è qualche espressione soverchio leccata e raffinata, non già perchè col Rapin c’incresca l’eleganza, ma perchè la vera passione nel genere drammatico si spiega con maggior semplicità.
Qui, come in tutta la produzione letteraria dell’Andreini, è gusto per tutti i palati : chè a dare un’occhiata alle sue opere, si potrebbe affermare non essere in alcuna di esse l’espressione ben chiara dell’ animo suo, tanto son esse d’indole svariata.
Clementina Cazzola non fu bella veramente, ma di assai viva espressione.
La rappresentazione continuò a mescolarsi in entrambi gli esercizi; perocché tutto ha bisogno d’espressione; ma nel canto ch’é animato dalle parole, ebbe minor parte che nel ballo, il quale privo del soccorso della poesia, tutto cercò nella rappresentazione.
La poca felicità notata da’ critici negli scioglimenti delle sue favole, qualche passo dato talvolta oltre il verisimile sol per far ridere, alcuna espressione barbara, forzata, o nuova nella lingua, ripresa da Fénélon, La-Bruyere, e Bayle, molte composizioni scritte per necessità con soverchia precipitazione, la mancanza di vivacità che pretendono di osservarvi gl’Inglesi, tutte quelle cose, ancor, ché fossergli con tutta giustizia imputate, dimostrerebbero in lui l’uomo; ma tanti e tanti suoi pregi, fino a quell’ora trovati coll’esperienza inimitabili, lo manifestano grande a segno, che al suo cospetto divengono impercettibili i contemporanei e i successori.
Ma l’espressione é figurata, e non ne mancano altre di simil fatta altrove, come p.e. nell’Ecuba, nella quale si dice «incomincio il canto delle Baccanti», cioé prorompo in querele da forsennata. L’espressione dunque d’Ifigenia non dee tradursi letteralmente per l’istessa misura de’ versi, ma sì bene per lo medesimo lamento, e così fece il Dolce: Madre, misera madre, Posciaché questa voce Di misero e infelice Ad ambedue conviene, ec.
Inglese era Dryden, erudito e poeta drammatico, e pure nella dedicatoria della tragedia Troilus and Cressida afferma ingenuamente che nelle composizioni scritte da Shakespear nel secolo XVI scorretta era la frase, sregolata la dicitura, oscura ed affettata l’espressione ; aggiugendo che al principio del secolo susseguente quel padre del teatro inglese pensò a ripulire il linguaggio nelle ultime sue fatiche, e a levare alquanto di quella ruggine, di cui troppo erano imbrattate le prime .
In ogni modo, Planelli è convinto che la musica moderna abbia portato l’espressione artistica ad altezze ignote agli antichi (i greci, scrive seguendo padre Martini, ignoravano il contrappunto e disponevano di strumenti incapaci di superare le tre ottave): «È chiaro — glossa — che una musica, la quale di tali invenzioni faccia buon uso, arricchirà il suo estetico ben più agevolmente che un’altra, la quale non abbia potuto trarne profitto» (III.I.5). […] Pensai di ristringer la musica al suo vero uffizio di servire alla poesia per l’espressione e per le situazioni della favola, senza interrompere l’azione, o raffreddarla con degl’inutili superflui ornamenti, e credei ch’ella far dovesse quel che, sopra un ben corretto e ben disposto disegno, la vivacità de’ colori e il contrasto bene assortito de’ lumi e dell’ombre, che servono ad animar le figure senza alterarne i contorni. […] Tal espressione esige tutto lo sforzo della voce, tal altra una voce dimessa. […] Ma per opposto la scuola veneziana, la lombarda e la fiaminga, perdute dietro essa vivacità del colorito, spesso trascurarono l’espressione: ond’esse non vanno inconsideratamente prese per modelli d’una nobile pronunziazione. […] Composte così le scene del ballo, si potrebbe occupare il danzatore a ben idearne l’esecuzione, e ciò fatto, a comunicare al maestro di musica le suo idee, affinché la musica s’accordi a spiegare per mezzo del suono ciò ch’egli spiegherà colla danza: sì perché venga osservata l’unità tra la danza e la musica, sì ancora perché quella musica, che ha una medesima espressione colla danza, fa miracolosi effetti sul ballerino ; gli reca una forza, un coraggio, un fuoco, che onninamente gli mancherebbero, se la musica non fosse espressiva.
Egli è vero che ne’suoi drammi possono notarsi alcuni difetti, ne’quali incorse a cagione del sistema che trovò introdotto, del genere stesso, degli esempi passati, e soprattutto degli abusi musicali, come sarebbero tante arie di paragoni troppo lirici per se stessi eccellenti, e certi amori subalterni, e qualche espressione studiata più che alla scenica non si conviene. […] Il disviluppo segue acconciamente con que’ pochi versi che dal canto possono ricevere espressione e calore. […] pronostico puro di campagna, perchè essendo sera nel nostro emisfero, non si vede in Granata il sole nè offuscato nè chiaro ; la rassomiglianza dunque e l’espressione mal si adatta. […] Nè poco contribuì all’ invidiabile riuscita l’arrivo in Napoli della giovani esimia cantatrice Margherita Chabrand, che ha continuato più anni ad essere la delizia di questo pubblico, e lo scopo de’ plausi generali per la rarità della voce e per la felicità e delicatezza dell’ espressione che le presta l’intelligenza che possiede de’ prodigi della melodia.
Questi riprende l’amico come uomo poco onesto ed ingordo per essersi approfittato della disgrazia di Lesbonico comperando la di lui casa, e dandogli, secondo la di lui espressione, la spada in mano perchè si togliesse la vita. […] Gli antichi da una banda dipingevano al naturale per ottenere la bramata illusione, e dall’altra la distruggevano alle volte con qualche espressione.
Questa ultima espressione stà ben con Cristo parve a Balsac meno castigata; e veramente non può negarsi che avrebbe potuto esporsi con minore impudenza o irriverenza. […] Merita di osservarsi la naturalezza di questo dialogo, in cui non si dice o si risponde cosa che non sembri l’unica espressione richiesta nel caso.
Quest’ultima espressione stà ben con Cristo ecc. parve a Balzac meno castigata; e veramente non può negarsi che avrebbe potuto esporsi con minor impudenza o irriverenza. […] Merita di osservarsi la naturalezza di questo dialogo, in cui non si dice o si risponde cosa che non sembri l’unica espressione richiesta nel caso.
Molti pezzi di Musica del famoso Gluck comprovano ancora, che havvi oggi più di un genio, che con poco saprebbe convertire l’Opera all’antica verità mista alla delicatezza moderna, serbando per i Cori una Musica più Lirica, figurata, Cromatica, e dando a’ Recitativi l’espressione opportuna in qualunque sito di essi si elevi la passione, e non aspettando il colpo dell’Aria che troppo tranquilla e parlante intepidisce l’azione, e fa trascurare i pezzi più appassionati de’ Recitativi.
Rare volte l’espressione vien tradita dalla verità, anzi spesso è avvivata col sublime e col patetico. […] La regolarità della condotta, la vivace espressione de’caratteri ben colpiti, l’eccellenza del dialogo, tutto ciò la rende al pari delle altre due accetta agl’intelligenti. […] Molto meno si pensa di proporle per modelli a chi voglia ottenere una corona dalle mani stesse di Apollo, secondo l’espressione del tante volte da noi mentovato Giovanni Andres. […] Vera e patetica è pure l’espressione di Ugolino nella sesta scena dell’atto V su i figli : V’udrò di nuovo Chiedermi un pane, nè in risposta avrete Fuorchè inutili lagrime e lamenti.
[91] L’espressione “ressorti della virilità” è stata cangiata “in sorgenti della virilità” nella veneta edizione. […] La musica può regnar sola, ma non vuole, e sanno benissimo i bravi maestri che dessa ha sempre più efficacia ed espressione quand’è unita alla poesia.»
E chi non vede quanto più la Marianna di Tristano rassomigli quella del Dolce, il quale, se ne togli qualche languidezza ed espressione troppo famigliare, formò con giudizio di quella storia una vera tragedia regolare ed interessante? […] L’espressione originale è fondata sul doppio senso che hanno nell’idioma castigliano le parole Zelo e Zelos, significando zelo la prima, e gelosia la seconda senza bisogno di cangiar voce.
E chi non vede quanto più la Marianna di Tristano rassomigli a quella del Dolce, il quale se ne togli qualche languidezza ed espressione troppo famigliare, formò con giudizio di quella storia una vera tragedia regolare ed interessante? […] L’ espressione originale è fondata sul doppio senso che hanno nell’ idioma Castigliano le parole zelo e zelos, significando zelo la prima e gelosia la seconda senza bisogno di cangiar voce.
Egli é vero che ingegnosi, egregi, e perfetti imitatovi debbono soltanto chiamarsi coloro che imitando ardiscono di giostrare, secondo l’espressione del signor Déspréaux, contra i loro Originali, e ne agguagliano, o superano le bellezze; e quello per l’appunto ha spesse volte fatto il nostro gran Metastasio qualora gli é convenuto imitare i pensamenti de’ poeti greci, latini e italiani, da’ quali, come certezza si può affermare, i più rinomati autori francesi hanno tolto quanto vi é di più bello ne’ loro componimenti.
Delicatezza di espressione, sensibilità dignitosa, facilità di azione, continenza inimitabile nel presentarsi in iscena, grazia che tutte ne condisce le posizioni ed i caratteri che imita, facilità di dire, dolcezza di voce e di sguardi senza stento ed artificio ricercato; tutti in somma possiede i pregi che la rendono un’ attrice senza pari.
Nella fine del secolo trionfava sulle scene inglesi madamigella Siddons eccellente attrice, alla quale tributano gl’Inglesi tutti gli elogii per la verità, l’espressione e l’energia, che al loro dire ella possiede eminentemente.
Non è da omettersi la bella espressione di Giunone nell’ atto primo: . . . . . .
Non è da omettersi la bella espressione di Giunone nell’atto I: … Monstra jam desunt mihi; Minorque labor est Herculi jussa exequi, Quam mihi jubere; che è una vaga imitazione di ciò che Ovidio con eleganza fe dire all’istesso Ercole nel IX delle Metamorfosi: … Defessa jubendo Saeva Jovis conjux, ego sum indefessus agendo.
Ecco ch’e’passa e spira bravura, e pauroso par che stia sull’ali per fuggir : vera espressione d’un poltron vantator valamedios ….
In generale comunque, nel Paragone, il monologo è ammesso soltanto come espressione dell’impeto delle passioni, secondo un’interpretazione di stampo propriamente melodrammatico che farà propria, fra gli altri, anche il Metastasio dell’Estratto dell’arte poetica, ma che al fondo si ritrovava già nel Della poesia rappresentativa dell’Ingegneri. […] Tale è nella Sofonisba del Trissino la seguente espressione detta da quella reina nel colmo delle sue afflizioni: Turbato è ’l mare, e mosso un vento rio, pur troppo oimè per tempo che la mia nave disarmata inscoglia. […] [6.4.1] Molto più frequenti sono i vizi della espressione, perciocché quantunque abbiano i Francesi de’ bellissimi esempi, ove s’unisce la nobilità del verso all’indole della prosa, contuttociò bene spesso con frasi troppo poetiche corrompono così proprio temperamento: né però saprei loro accordare tutta quella semplicità che lor viene da molti attribuita. […] Ma qui rimane ciascuno nel suo essere naturale e distinto, per lo che ridicolo riesce eziandio il dire che dalla lunghezza del verso alessandrino s’acquisti maggior comodo per l’espressione di qualunque sentimento, come egli asserisce per confermazione della sua sentenza. […] Questo è il vero senso del testo, ma io senza dipendere da quanto ho scritto, posso ora interpretare quella espressione diversamente da ciò, che allora sentii.
Ed in fatti la vivacità delle descrizioni de’ caratteri, e la maestria del pennello ne’ quadri de’ costumi, non permetteranno che tal libro perisca, e la gioventù potrebbe apprendervi a temere le funeste conseguenze degli amori illeciti, se il dolce veleno di questi non fosse dipinto con maggior espressione e naturalezza del salutare antidoto dell’ammaestramento.
Ma chi sa, data questa base di pazzia, a quali spropositi letterari, storici, mitologici e a quali stranezze di espressione e di gesto e di voce si sarà lasciata l’attrice.
Ed in fatti la vivacità delle descrizioni de’ caratteri, e la maestria del pennello ne’ quadri de’ costumi, non permetteranno che tal libro perisca, e la gioventù potrebbe apprendervi a temere le funeste conseguenze degli amori illeciti, se il dolce veleno di questi non fosse dipinto con soverchia espressione e con tal naturalezza, che può renderlo anzi pernicioso che istruttivo.
Non é da tralasciarsi la bella espressione di Giunone nell’atto I.
La delicatezza non per tanto che scorgesi in alcuni tratti è piuttosto d’arguzia che di sentimento, più epigrammatica che appassionata; stile, che necessariamente nascer dovea dalla loro foggia di poetar tenzonando, altro non cercandosi per vincere in simili giostre che i giuochi dell’ingegno, non la spontaneità, né la verace espressione della natura.
Si troverà poi soverchio ardita e viziosa qualche espressione, come questa del feciale nell’atto I, Fattor degli astri larghi e degli avari Che nell’empiree logge affiggi il trono Del volubil collegio de’ Pianeti; e quest’altra del II: Gli abbracciamenti e i baci sono i frutti Che le viscere, il cor, gli spirti e l’alma Colgono con le mani affettuose Negli orti de la lor benivolenza; e questa del medesimo atto Orazio vincitor per la mia lingua Con la bocca del cor ti bacia in fronte, e quest’altra del V, e però vuoi Piuttosto al collo del tuo corpo un laccio, Che la corda a la gola del tuo nome.
Questi riprende l’amico come uomo poco onesto ed ingordo per essersi approfittato della disgrazia di Lesbonico comperando la di lui casa, e dandogli, giusta la sua espressione, la spada in mano perchè si togliesse la vita.
È chiaro che Antifone avrà accompagnato l’azione e il volto ad ogni espressione, cangiandosi sempre per piacere al servo.
È chiaro che Antifone avrà accompagnato l’azione e il volto ad ogni espressione, cangiandosi sempre per soddisfare al servo.
Si troverà poi soverchio ardita e viziosa qualche espressione, come questa del feciale nell’atto I, Fattor degli astri larghi e degli avari, Che nell’empiree logge affiggi il trono Del volubil collegio de’ pianeti; e quest’altra del II, Gli abbracciamenti e i baci sono i frutti Che le viscere, il cor, gli spirti e l’ alma Colgono con le mani affettuose Negli orti de la lor benivolenza; e questo del medesimo atto, Orazio vincitor per la mia lingua Con la bocca del cor ti bacia in fronte, e questa del V, . . . . . . . . . .