Recitando a Firenze nel Carnevale del 1854 in Compagnia Feoli, lo Scaramuccia disse di lui : « Ajudi è un artista che haveramente diritto di cittadinanza nella famiglia dei brillanti alla quale appartiene. […] Fu marito di Carolina Caracciolo (V.), artista di pregi non comuni, dalla quale ebbe una figliuola, la Pierina, incantevole attrice, più nota sotto il nome di Giagnoni (V.).
Iniziò la sua vita di artista con Angelo Moro-Lin, seconda amorosa al fianco di Amalia Borisi. Poi, sposatasi al Buccellati, lo seguì nelle varie compagnie or prima attrice giovine, or prima attrice assoluta, traendo tutto il giovamento che potè dalle sue valorose maestre, Anna Pedretti e Adelaide Tessero, la quale, con Luigi Monti, ebbe sempre parole di calda ammirazione e di schietta affezione per la gentile artista, che in pochi anni, dopo di avere esordito l’ ’86 a Torino colla parte di Bérangère nell’Odette, si trovò a interpretare in Italia e fuori, e con plauso dovunque, le più forti opere del teatro moderno, quali Francillon, Moglie ideale, Casa di bambola, Trilogia di Dorina, Rozeno e altre assai.
Sposò Adelaide Salsilli, giovine artista, figlia di artisti, che bene prometteva di sè ; e venuto egli poi al grado di primo attore, e non degli ultimi, formò compagnia con la moglie, ch'era salita e con molto onore a quello di prima donna, resuscitando le commedie di Goldoni, e facendone base del lor repertorio. […] Antonio Morelli morì a Venezia del '27, non ancor giunto a vecchiezza ; e Adelaide sposò in seconde nozze l’artista Majeroni che continuò a condur compagnia.
Nata il 1777, e sposa a un Ristori comico, legato forse in parentela col precedente, fu artista drammatica di grande valore per le parti di prima donna così nella tragedia, come nel dramma e nella commedia, e il piccolo Giornale de' teatri (Venezia, 1820) ha per lei parole di moltissima lode. […] Bon, di un banchiere per nome Sacerdote : un epigramma del tempo e di un compagno d’arte (Miscellanea poetica di Luigi Forti, artista drammatico [Manoscritto della Raccolta Rasi]) accenna con poco rispetto alla prodigalità di lei.
, figlio di Giovanni, artista drammatico, fu così grande promessa artistica nella sua infanzia, che lo stesso De Marini si vuole ne avesse invidia. […] Formò una società con l’artista Solmi, che durò con raro accordo ventidue anni, e in cui acquistaron fama Luigi Gattinelli, Amalia Pieri, Albina Pasqualini, Vincenzo Gandolfi e Cesare Dondini.
Angiolo Canova, l’artista pregiato, il maestro solertissimo, che lo addestrò nelle parti di tiranno e di padre. […] Parevano più onnipossenti quelle armonie, più pene Il Bartolini a Firenze aveva scolpito un busto del celebre artista, ridente da un lato, piangente dall’altro, che offerse a Bologna, e che fu collocato nella Galleria degli Angeli. […] Immagini ognuno la sorpresa e la bile del grande artista ! […] All’udirlo, la moltitudine si commoveva di allegria e di pietà, l’artista rimaneva pensoso ammirando. […] Erano queste a dir vero come lampi che rompono il tranquillo sereno di una notte estiva, ma pure spiacevano in un artista che aveva ingegno e forza da correggere in questa parte il mal gusto popolare.
Una larghissima vena di comicità, che gli zampilla su dal cuore, è entrata per modo nelle sue consuetudini, che non sappiam più se in iscena reciti, o se fuor della scena discorra, tanto si fondono e confondon l’uomo e l’artista. E codesta fusione e confusione, a volte, gli permette famigliarità col pubblico, le quali niun altro artista si permetterebbe…. […] Un artista indisposto era surrogato da lui sul momento : e quando ei non sapeva che dire, infilava un discorso a modo suo, magari estraneo alla commedia, e aveva sempre ragione lui. […] Per tal guisa il pubblico era sempre alle prese con un forte e geniale artista, dicesse quattro parole, o recitasse i primi attori. […] E quando dopo tanti anni di buon umore, l’artista si presentò al pubblico, dicendogli bruscamente : « domani a sera venite a piangere : — Morte civile !
Bartoli ha per questo artista, ch’egli chiama il più virtuoso comico, che abbia in oggi (1782) l’arte nostra, un vero inno di lode. […] Nato a Torino da civile famiglia, fu costretto dall’avversa fortuna a recarsi in Lombardia, ove consumato tutto quanto gli restava ancora, si unì a una compagnia di guitti, recitando le parti d’innamorato con felice riuscita, se bene non avesse avuto dalla natura requisiti necessari a un artista.
Trascrivo una nota autografa dell’ illustre artista : « Nata a Torino il 28 gennaio 1841 da Giovanni Pezzana, ricco negoziante di mobili, e Carlotta Tubi. […] se tutti volessimo enumerare i lavori, in cui la Pezzana esercitò il suo fascino di grande artista ci bisognerebbe scrivere un libro. […] Ernesto Rossi nella sua foga furibonda sfiorò, senza volerlo, la guancia della giovane artista. […] E a proposito di queste sorprese di effetti, Roberto Bracco racconta di lei che la Duse…. ma no : io voglio metter qui come chiusa le parole dell’ egregio commediografo napoletano, come quelle che ci dànno in bella sintesi il ritratto dell’ artista e della donna, mostrandone le qualità meravigliose, non senza toccare quel tanto di male che potè nuocere in parte alla sua gloriosa carriera. […] In arte, niente mi sembra più meraviglioso e più bello di ciò che pare scaturisca dalla natura stessa d’ un artista come un’ acqua limpida e fresca da una roccia vergine.
Il Palamidessi non fu artista di grande levatura, ma attore castigatissimo, anche nelle bizzarrie comico-musicali, e in quella stessa farsa in cui rappresentava mirabilmente una marionetta, un cantastorie e un poeta, e che replicava sino a venti sere di fila ; e però fu sempre desideratissimo da' capocomici, tra' quali il Morelli. Ma con la fama crebbero in lui le pretese e la baldanza, sì che l’artista celebre, creando ad essi ognor nuovi fastidi, fu da essi abbandonato.
In brevissimo tempo il giovane e già forte artista passò dal repertorio regolare di compagnia, alle parti del grande repertorio, allettato, nel costante favore del pubblico, da speciali interpretazioni di Amleto e di Otello. […] Forse alle sue interpretazioni mancava .quello studio paziente, analitico, profondo che accoppiato alle naturali attitudini, innalza l’artista alle sfere più alte ; forse allo addentrarsi in esse profondità mancava in lui l’acume indispensabile ; forse…. ma lasciamo a tale proposito discorrer Tommaso Salvini, che il valoroso giovane seguì amorosamente a traverso le varie fasi : Andrea Maggi è uno dei più prestanti attori che abbiano calcate le scene nostre da mezzo secolo in qua. […] Se per poco questo pur giovane artista avesse potuto persuadersi nel principio della sua carriera che l’arte va coltivata con maggior cura e serietà, con indagini perseveranti, con profonde meditazioni, affinchè renda frutti maturi e prelibati, non ne raccoglierebbe degli scialbi ed acerbi.
Una piccola concessione oggi ne genera due o tre domani, e via di seguito, senza che l’artista non più se ne avveda. […] Ma, chiusa finalmente la parentesi, rieccoci al caro artista, che ci torna oggi (1904) dall’America, ove ha recato il prestigio dell’arte italiana. […] Che in arte vi sia chi impotente a far del suo, cammina servilmente sull’orme altrui, è indiscutibile : ma quegli non è più artista ; è semplicemente attore. […] Tuttavia (e qui non voglio toccar la quistione della logica nel genere di morte di Corrado), se artista sommo ci è apparso fino a ieri Tommaso Salvini, e artista sommo ci appare oggi il siciliano Giovanni Grasso, il quale sa di ospedali e di morti, quant’io di meccanica, grandissima lode va data allo Zacconi, se all’entusiasmo della moltitudine vuole anche congiunta la sapiente ammirazione dello scienziato. […] Nulla mai in lui che riveli l’artista, e soprattutto il grande artista, fuorchè il segno naturale della modestia, dell’affabilità, della bontà.
Figlio della precedente, più noto in arte col nome di Tommaso il Pettinaro, fu comico espertissimo nel ruolo di primo attore, che sostenne a Venezia in Compagnia Lapy, emulando il rinomato artista Giuseppe Majani, sino all’anno 1774. […] Arbes [D’] Antonia), non restando secondo a un bravo artista francese che l’anno prima avealo prodotto al S.
Genovese, fu artista di grandissimo pregio, fiorita nella metà di questo secolo. […] Questa giovinetta, dotata di naturali requisiti per riescir ottima artista drammatica, imprese a studiarne i precetti dalla rinomata Ristori, la quale seppe guidare il genio della nobilissima allieva, ed infondere nella di lei azione gran parte di quella perizia che la elevarono al grado delle prime celebrità drammatiche dei nostri giorni.
Figliuolo del precedente, fu un artista egregio per le parti di Amoroso e di Brillante. […] Divenuta in poco tempo artista delle migliori, nonostante il metodo manierato, fu scritturata il '61 in Compagnia di Cesare Dondini, in cui sposò il primo amoroso Angiolo Diligenti, col quale formò subito una buona compagnia, che durò parecchi anni con buona fortuna.
Carissimo e bellissimo tipo d’artista ! […] Qui la modestia non è della più schietta acqua, chè la cara artista non può, dinanzi alle festose accoglienze del pubblico ininterrotte e inalterate, fermarsi, in un giudizio del proprio valore, alla meschina mediocrità. Ermenegilda Zucchini è una bella e forte artista, dotata di una rara pieghevolezza nell’afferrare e rendere i più vari personaggi, dalla grottesca suocera della pochade, all’austera signora della commedia inguantata.
Anche la scoltura delle castagne d’india entra ne' suoi pregi di artista ; e il Boutet nella Tribuna della Domenica gli dedicò a questo proposito un grazioso articolo illustrato. […] È un artista che non pone mai il piede in fallo, sia che tratti il genere totalmente burlesco, sia che a questo si congiunga alcun che di serio : coscienzioso esercita la sua arte religiosamente, e l’unico appunto che mi permetto di fargli è quello di mostrarsi talvolta, nella movenza della fisonomia, nell’intonazione di qualche frase, troppo imitatore del non mai abbastanza compianto egregio artista Bellotti-Bon. […] Due suoi fratelli, Achille ed Ugo, seguiron l’arte del padre ; il primo come brillante, artista mediocre, fermatosi poi a Bologna a insegnarvi recitazione : il secondo generico e secondo carattere, coscienzioso, accurato, che recitò quasi sempre al fianco di Claudio.
E si è nella grande armonia di questo studio perfezionato di analisi, congiunto a un perfezionato studio di finezza e naturalezza ineffabili della dizione, ch’ ella si mostra oggi agli occhi de’ più ritrosi artista suprema. […] La Duse è una gentile figura d’artista. […] E a questo sentimento di modestia Eleonora Duse deve la perseveranza nello studio, che, arrotondando e perfezionando la sua natura d’artista, la collocò sul piedistallo di gloria, in cui oggi si trova : natura d’artista che traspariva tutta, anche fuor di scena, ne’ gesti, nelle parole, negli scritti. […] È perciò forse che la grande artista riesce oggi insuperabile nella presentazione de’ personaggi a temperamento isterico. […] Che rimane a far più alla gloriosa artista ?
Cominciò col recitar le parti di secondo amoroso nella Compagnia condotta in Francia da Luigi Andrea Riccoboni il 1716 per incarico del Duca d’Orléans ; nel 1757 si diede a sostener parti di maggiore importanza con piena soddisfazione del pubblico, il quale vedeva in lui non solamente un artista coscienzioso, ma un uomo di onestà a tutta prova, come è dimostrato dalla seguente quartina : Mario (era il suo nome teatrale) que chacun renomme Pour un acteur ingénieux, Le rôle que tu fais le mieux, C’est le rôle d’un galant homme. […] Germano di Drancy-le-Grand, presso Parigi, una sua compagna d’arte, la Giovanna Benozzi, artista rinomatissima sotto il nome di Silvia, dalla quale ebbe quattro figli, di cui uno solo, Antonio Stefano, seguì l’arte de’genitori.
Brunini (Baroni) -Privato Elettra nacque il 1853 in Livorno da onesti commedianti, e fu tenuta al fonte battesimale dall’illustre artista Cesare Rossi, povero ed oscuro attore a quel tempo. Suo padre, di nome Enrico Baroni, morì quand’ella aveva a pena tre anni : e passata la madre a seconde nozze con Ferdinando Brunini, artista di pregio non comune, la piccola Elettra, da lui primamente educata e istruita, e da lui amata come figliuola, ne assunse il nome.
Egli fu, secondo un contemporaneo, eccellente artista ; recitava ordinariamente nelle commedie italiane le parti di nobile veneziano, e sotto la maschera di Pantalone era impareggiabile. Morì a Parigi il 4 gennaio 1731, dopo una lunga malattia, lasciando di sè la più bella ricordanza e come artista e come uomo. […] Luigi Aliprandi fu artista forte, dotato di rara intelligenza, di voce simpatica, sonora, potente.
L'auge della sua vita artistica fu quand’egli ebbe Compagnia in società con Gaspare Lavaggi, nella quale potè mostrar liberamente tutte le sue qualità di artista, interpretrando con molta intelligenza e con molto successo Luigi XI, La Gerla di Papà Martin, Don Marzio, e specialmente L'Aulularia di Plauto, in cui fu riconosciuto, anche dai più severi, artista sommo.
Nata il 1826 a Fano da Benedetto, artista drammatico e conduttore di compagnie meschinissime, crebbe in ristrettezze senza nome, vagendo, si può dire, in fasce parti di prima donna, come la Cesira nell’Aristodemo del Monti che recitò bambina a Toscolano con dilettanti diretti dal padre, il quale riceveva in compenso fuoco ed alloggio per la famiglia : il vitto, allora, fu sempre per essa una specie d’incognita. Trovato modo di spingersi fino a Milano, la Letizia potè entrare in Compagnia di Giuseppe Moncalvo, nella quale, se accrebbe di molto le sue doti artistiche, non migliorò per niente la sua posizione materiale, dacchè Moncalvo non mai ricompensò la sedicenne artista fuorchè di savj e utili insegnamenti, e se l’arte era allettatrice potente, le esigenze dello stomaco facendosi di giorno in giorno più imperiose, ebbero il sopravvento. […] L’Accademia si recò ad inchinar l’artista ; una folla enorme e plaudente l’accompagnò a casa con le torce, e la Pia, fu replicata in mezzo al crescente entusiasmo per ben diciassette sere. […] A titolo di curiosità, metto qui l’invito al pubblico modenese per la sera di martedì 25 aprile 1843, in cui ebbe luogo la beneficiata della illustre artista.
Toltosi dalla società il Tessari, colpito d’apoplessia il Visetti, l’impresa venne assunta da Prepiani, Monti e Alberti, assumendo il nostro artista per la prima volta il ruolo di primo attore assoluto, che sostenne con clamorosi successi fino al '49, nel quale anno fu colto da alienazione mentale, che lo condusse in breve tempo a morte. […] Pietro Monti, completamente illetterato, chè l’avventurosa sua adolescenza gli aveva chiusa ogni via da istruirsi, fu nondimeno un artista drammatico più ancora prodigioso che egregio. Egli non era stato fatto artista dallo studio, ma creato tale da Dio ; e però di quanto il genio soprasta gl’insegnamenti delle scuole, di tanto il Monti, nel signoreggiar gli animi dei suoi spettatori, superò gli altri artisti. […] Vaccaro Matonti scriveva : ……all’ effetto ed al successo gran parte vi ha tenuta Monti, del quale artista sarebbe ingiustizia non promulgare soprattutto il suo ardente zelo nelle parti che esprimono affetti e sentimenti di forte esaltamento ; egli non simula per arte il carattere che sostiene, ma se ne infiamma tanto che va a discapito della propria salute : bel sacrifizio in vero che egli tributa all’ arte sua, e per la quale si fa tanto pregiare ed amare da tutti.
Ebbe a prime attrici Adelina Marchi, la Papà, la Ruta, la Glech, la Marini : con questa trovò subito modo di uscire dallo stato di lieta promessa ; chè la rappresentazione di La figlia di Jefte di Cavallotti al Filodrammatico di Milano (7 aprile '86) consacrò l’artista valorosa, che, l’anno dopo, uscitane la Marini, diventò la prima attrice assoluta della Compagnia, alternando, e sempre con buon successo, Santarellina, Il Matrimonio di Figaro, La figlia di Jefte, con Frou-Frou, Demi-monde, Fedora, Signora dalle Camelie, Fernanda. […] Avrei dovuto aggiungere : inevitabili in chi si abbandona con tutte le esuberanti doti dell’anima sua d’artista, senza lasciar tempo nè modo alla mente d’infrenarla e guidarla con lo studio paziente, profondo dell’analisi psicologica in ogni minima parte : a quell’abbandono di anima si accoppia naturalmente, nell’improvvisazione, quell’abbandono di persona che non può tenere l’artista inconsapevole dal mostrare alcuna volta quelle siffatte scorrettezze. […] … » Tra le produzioni nuove, o rinnovate, la cara artista ha dato l’anima a due : a Madame Sans-Gêne di Vittoriano Sardou, e a Messalina di Pietro Cossa.
Figlio dei precedenti, nato il 1750, fu ottimo artista sotto la maschera di Brighella. […] Molte furon le lodi a lui tributate come uomo e come artista, e Augusto Bon l’ebbe in tal considerazione che scrisse per lui Il Sospettoso, il Conte nel Niente di male, l’Importuno nell’Importuno e il distratto.
Come artista, era bravo senza essere ottimo ; era bello, aveva una voce armoniosa, incantava la sua figura statuaria. Ecco mostrato in poche parole l’artista e l’uomo ; a complemento delle quali dirò che nacque in Milano il 1824 da Eduardo, ufficiale del primo impero, che lasciò poi la milizia per darsi all’arte, esordendo nella Compagnia Romagnoli, Bon e Berlaffa, e da Antonia Musich, nobile ungherese. […] Ebbe un fratello, Odoardo, artista di qualche pregio, che si diede ai primi attori del gran repertorio, nei quali riuscì talvolta sufficientemente.
Gli ammiratori di Eleonora Duse si sono accorti che al suo fianco era un artista che non doveva essere confuso tra la folla. E l’attenzione e l’interesse destati, la stima e gli applausi procacciatisi furono unanimi dovunque. » Flavio Andò fu, si può dire, il compagno di gloria della grande artista.
Il Bellotti fu, come ho detto, attore egregio ; e si vuole che ogni più grande artista del tempo che si trovava sulla piazza, ov’ei recitava, come ad esempio, la Pelandi, De Marini, Blanes, Lombardi, Bettini, andasse al suo teatro, e prendesse posto ne’palchi di proscenio, per meglio gustare i rapidi e varj mutamenti dell’espressione…. Fu il Bellotti artista proteiforme nel più largo senso della parola ; poichè mentre alla rappresentazione diurna sollevava il suo pubblico all’entusiasmo colla recitazione calda e vibrata della parte di Prometeo, a quella notturna faceva smascellar dalle risa colla parte di Tonin Bonagrazia, o di Nicoletto mezza camisa, in cui si dice non avesse rivali.
Bella di aspetto e di persona, dotata di non comune intelligenza, entrò in Compagnia Moncalvo il ’26 come prima donna giovine ; e tanto progredì con l’ammaestramento del chiaro artista, che fu il ’28 scritturata per un triennio qual prima donna dai soci Petrelli e Fabrici. […] Fra le opere, in cui la Gherardi si palesò artista delle più pregiate, son da notarsi gl’Innamorati, le Zelinde e la Pamela di Goldoni, la Sposa senza saperlo di Genuino, la Malvina di Scribe, l’Oreste (Elettra) di Alfieri, la Zaira di Voltaire, e i Due Sergenti di Roti.
Fu artista di molto pregio, e Goldoni scrisse per lui il Tomio nel Torquato Tasso. […] Figlia del precedente e moglie di Carlo Serramondi, Innamorato di buon nome, che dopo due mesi di vedovanza passò a seconde nozze con una figlia di Marco Fiorio veronese, fu educata dal padre nell’arte scenica, in cui divenne pregiata artista per le parti di serva.
Singolare figura d’artista quella di Luigi Rasi poeta, scrittore, attore e professore di recitazione, che ci ricorda, per certi rispetti, il Cinquecento, quando i comici italiani contendevano la palma agli scrittori di maggior fama e, più che interpreti, erano, sulle scene, inventori. […] Rinunziò un bel giorno agli applausi sonori, alle commozioni, ai trionfi della vita d’artista, contento di poter darsi agli studi, di poter avere un po' di quiete per stillarsi il cervello traducendo Catullo e lottando a corpo a corpo con le difficoltà dell’ originale e dei metri, con la rigidità della nostra terribilissima lingua. […] Quasi quasi vorrebbe pigliarne un tal bagno freddo da spegnerci i suoi ardori d’artista. […] Di lui allora si conosceva il poeta traduttor di Catullo, l’attore, l’artista colto e coscienzioso ; ma non ancora egli si era rivelato autore di quei monologhi che trovarono sulle scene maggiori e su quelle dei filodrammatici tanta e così invidiata fortuna ; non ancora gli si era sviluppato così nocchiuto il bernoccolo dell’ erudito e del feroce raccoglitore di qualunque cosa avesse attinenza con la storia del nostro Teatro. […] Per compierla occorreva un erudito che fosse al tempo stesso un artista e un attore, e che le notizie, pazientemente raccolte con zelo e industria di bibliofilo, sapesse poi ordinare e comporre, dando al lavoro l’ attraenza che han queste pagine.
Figlio di onesti negozianti, nato il 1760 a Venezia, fu artista mediocre e capocomico rinomatissimo. […] Venne il 1824 nell’Italia centrale, destando entusiasmo dovunque con quella compagnia che aveva accolto un nuovo e grande artista, non mai superato, Luigi Vestri, e la giovinetta Amalia Bettini ; e più tardi la maschera del Meneghino, sostenuta dal Piomarta. […] Da alcune notiziole inedite, ricche d’interesse, richiamate alla memoria dell’ottimo amico artista Luigi Aliprandi per l’opera mia, trascrivo quelle che concernono il Fabbrichesi, e preludono alla formazione della nuova impresa Prepiani, Tessari e Visetti, colla quale stette l’Aliprandi dal ’38 al ’51. […] Sopraintendenza dei teatri e spettacoli, e presso il Ministro dell’interno, affinchè nessun’altro vi prevenga ; ed io godrò d’ogni vostro bene, come artista e come impresario. – Onorevole risposta, per chi la diede, e per chi la ricevè !
Acquistatasi fama di egregio artista per le parti di primo uomo, fu in tal ruolo e per un triennio scritturato da Luigi Vestri ; ma impinguatosi alquanto coll’ avanzar degli anni, quel ruolo abbandonò per abbracciar l’altro di caratterista e promiscuo, con cui fu scritturato da Solmi e Pisenti, e in cui riuscì ottimo, avendo saputo togliere tutto il buono che potè da Francesco Taddei e Luigi Vestri, e adattarlo a’suoi mezzi. […] Angelo Brofferio nel Messaggere torinese lamentava così il tristissimo avvenimento : Una gravissima perdita fece ne’scorsi giorni il Teatro drammatico italiano nell’ artista Luigi Gattinelli, il quale dopo Luigi Vestri era caratterista a nessuno secondo. […] ; ed in questa per voler troppo comparire naturale, cade nella freddezza. » Dalle quali parole mi pare si possa oggi trarre argomento di molta lode per l’egregio artista. […] M. la Duchessa di Parma da lui condotti e diretti siano rimasti per non sospettato desolante episodio, privi improvvisamente del distinto caratterista Luigi Gattinelli di sempre cara ed onorata memoria, non ha negletta alcuna delle più ingegnose premure per dare rapidamente un’acconcia sostituzione al valoroso artista mancato.
Da lui le grandi protagoniste venivano oscurate : nella Semiramide, a Milano, mandò in visibilio il pubblico, recitandovi l’Assur, e facendo fremer di gelosia la prima attrice Checcati, artista valentissima ; a Firenze, nell’ Ottavia, destava non minore entusiasmo recitandovi il Nerone, e facendo fremer di gelosia la prima attrice Perotti, artista famosissima. […] Sfogliando le sue lezioni di declamazione, guardando a quelle odiose figurine che le illustrano, pensando a quelle repliche immediate di narrazioni, e il tutto comparando al giudizio che ne dà il Righetti nel secondo volume del suo Teatro Italiano, e che qui riferisco, c’ è da credere che il Morrocchesi fosse un grandissimo artista di maniera. […] Questi è il solo valente artista con cui, nella mia carriera teatrale, mi sia trovato in contatto fino che non fui aggregato alla drammatica compagnia al servizio di S.
Le sue strampalerie lo avevan fatto un comico guitto, e un artista intermittente ! […] Ma quando la febbre dell’arte lo coglieva, quando la sua mente era intera nel personaggio che egli rappresentava, quando si mostrava al pubblico sicuro di sè, padrone assoluto della sua voce, del suo gesto, della sua concezione, quale artista !
Nato a Bologna il 1827 da Gioachino e da Colomba Brighenti, fu artista brillante rinomato per la comicità spontanea e originale. […] Che cosa fosse Giuseppe Rodolfi come artista, niuno ha mai saputo dire.
Fu con le migliori Compagnie d’Italia scritturato, poi socio del Dorati e del vecchio Pieri, poi di nuovo scritturato con Francesco Taddei, e di nuovo socio (1829) con Gaetano e Antonio Colomberti, artista anche allora di gran pregio, sebben già in età avanzata. […] Vedova-Ristori Giulia, sorella del precedente e moglie di Enrico Ristori, fratello della celebre Adelaide, nacque in Alessandria di Piemonte il 24 giugno 1826, e fu artista di qualità egregie.
Trascrivo dall’Arte drammatica del 7 febbraio ’91 lo stato di servizio dell’egregio artista : 1854-58 Compagnia di Luigi Domeniconi 1859-60 ……. […] Marini [http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img042.jpg] Al finire della sua vita artistica, il Corriere della sera di Milano del 14-15 febbraio dedica al caro artista un lungo articolo dal quale trascrivo i seguenti brani che mi par compendino in poche parole le belle e rare doti di lui. […] Cresciuta si può dir su la scena, desiderò vivamente di farsi artista ; e dopo una felice prova coi filodrammatici, entrò amorosa il ’54 con Giovanni Leigheb ed Ernesto Rossi.
Il caratterista Miutti che poco piaceva al pubblico si licenziò, e venne in sua vece scritturato Daniele Alberti mio padre, valentissimo artista, che aveva più volte contrastata la palma al Pertica e al Vestri. […] La commedia piacque bastantemente ; e mio padre che rappresentava la parte di un uomo flemmatico, diverti l’uditorio e fu anche applaudito ; ma, lo ripeto, egli era malaticcio ; e, benchè si vedesse in lui l’avanzo di un grande artista, io mi accorsi che non era più in caso di sostenere un posto principale al Teatro de’Fiorentini, e fin d’allora pensai di farlo ritirar dal teatro e procurargli una vita tranquilla in famiglia.
Moglie del precedente, figlia di Antonio e Maddalena Zuanetti, artisti drammatici, fu artista bella, colta, di ottimi costumi, e più specialmente brava per le parti di delicato affetto, come, ad esempio, la Margherita nei Racconti della Regina di Navarra. […] Vi hanno degli istanti in cui l’artista scompare, e resta la donna inspirata, che cogliendo la natura sul fatto, ne simula sì al vero il contrasto delle passioni, da operare un prodigio, da sollevarsi ad altezza tale, dove non lice ad altra.
Fu Domenico Bassi artista egregio sotto ogni rispetto ; e la proteiformità mostrata nel tempo non avventurato della sua giovinezza, passando dalle buffonerie della farsa ai belati del dramma, gli fu poi di non poco giovamento in quello della sua maggior riputazione artistica, nel quale seppe farsi applaudire da ogni pubblico d’Italia, così colle comicità grottesche del Flaupin ne’ Buoni villici, come colla compassata rigidità del Metzburg nel Ridicolo ; così nel Tatà dell’Andreina, come nel Prospero delle Zampe di mosca. […] Scarpa grossa e Cervello sottile, riproducendo nel volger di mezz’ ora vari tipi disparatissimi : e non minore attitudine ebbe alla pronunzia correttissima della lingua francese, di cui molto si valse, facendo smascellar dalle risa lo spettatore più contegnoso col Grelufont e col Graffigny ; due parti, nelle quali egli fu artista incomparabile.
Bene : la Cagliero giovanetta, nova dell’arte, sin dalle prime sue prove su la scena, esercitava già su di me e di tutto il pubblico lo stesso fascino della grande artista italiana. […] E questo bel tipo di artista vera, forse più unico che raro nel suo genere, che tutti dicevan creato a posta pel teatro, si fermò ben poco sulle tavole del palcoscenico.
Fu prima negoziante, poi datosi al teatro, divenne artista di grido nelle parti di padre e tiranno. […] Angelo Canova morì nel ’54 circa, compianto da quanti lo conobbero e come artista e come uomo.
Nè a quelle delusioni andaron tuttavia disgiunte le più grandi soddisfazioni d’artista : chè cimentatosi anche nell’ardua prova delle interpretazioni shakspeariane ne uscì trionfante, sì per la intelligenza, come per la recitazione caldissima. […] Fu una scena meravigliosa a cui il pubblico assistette stupefatto e quasi non credendo ai propri occhi, dinanzi a quei due uomini trasfigurati in quella stupenda manifestazione d’arte ; e quando la tela cadendo ruppe l’incanto, un applauso entusiastico, incessante li salutò, confermando all’uno la fama gloriosa, battezzando solennemente l’altro come grande e vero artista ; e questo giudizio resterà.
Mortagli poco dopo la moglie (1831), passò a seconde nozze con Fanny Donatelli, divenuta poi buona artista di canto, dalla quale in breve fu per infedeltà separato. […] Il quale onorario, considerati i tempi, fa fede, mi pare, del gran conto in che Giuseppe Salvini era tenuto dal sommo artista.
A questo fu da quel capocomico affidata per la sua educazione teatrale ; e fra un ammaestramento e l’altro, trovaron modo di comprendersi a vicenda, tanto che a’ progressi nell’arte andaron di pari passo i progressi nell’amore : la Teodora si presentò al pubblico genovese nell’autunno dello stesso anno come artista provetta, e nell’autunno dello stesso anno divenne la moglie di Francesco Bartoli. […] A questo punto lascio il Bartoli per ricorrere alla fonte del Conte Carlo Gozzi, il protettore della Compagnia, che nelle sue memorie inutili molto parlò, e fors’anche troppo, della nostra artista. […] Si ricorse persino alle lettere anonime per denigrarne la fama di artista : ma in vano. La Ricci lottò contro formidabili rivali, e finì coll’uscir vittoriosa dalla lotta : dopo l’enorme fiasco con la Innamorata da vero di esso Gozzi, colla vecchia tragedia Il Conte d’Essex, col Fasiel del D’Arnaud, tradotto a posta dal Gozzi, fu alla fine, col Gustavo Wasa del Piron, tradotto dal Gritti, prima, poi colla Principessa filosofa del Gozzi, battezzata artista insigne, e, come lo stesso Gozzi afferma, inarrivabile nella bravura.
Parve che la natura si fosse divertita a raccogliere in lui solo tutte le grandi qualità fisiche e intellettuali occorrenti a formare un grande artista. Sfogliando una serie di manifesti della Compagnia Fabbrichesi ne ho tratto le parti ch’egli sosteneva : Rotemberg nell’ Onor vince amore d’Iffland – Falklaud nella Coscienza – Il Presidente Monsenico nel Berretto nero – Merfort nel Pittore per amore – L’ Abate de l’Epée nella commedia omonima – Il Conte nel Portafoglio di Kotzebue – Giacobbe nel Giuseppe in Egitto – Valman negli Eredi dal tedesco della Waisen-Thurn, prima attrice al Teatro Imperiale di Vienna – Lord Suffold nel Benefattore e l’Orfana di Nota. – E altre ne cita Luigi Borghi in una sua Dissertazione in difesa dell’Arte Comica, al De Marini dedicata, nella quale sono parole di entusiasmo per l’artista gigante. […] Egli diceva come il celebre Zanerini : – L’artista vestito in carattere ha già fatto la metà della parte. – Era cosa poi assai sorprendente per gli stessi artisti che con lui recitavano, il vedere come si prevaleva delle più piccole cose, come una scatola da tabacco, una penna da scrivere, una sedia, un tavolino, per ricavarne un effetto certo in una scena o in altra della produzione. […] E in una nota, dopo di aver invocata da Milano al meno una pietra che ricordi il nome del grande artista, nato e cresciuto tra le sue mura, si domanda il perchè egli mettesse quel De al Marini che era il suo vero casato.
Zasio, inserita in un volume dedicato alla memoria del compianto artista dal fratello Vittorio, e edito il 1901 a Feltre (Castaldi) nel primo anniversario della morte. […] Bastava guardarlo in viso per dire : – è un galantuomo : – udirlo nominare i suoi figliuoli per dire : – è un ottimo padre : – vederlo comparire sulla scena per dire : – è un insigne artista. […] È un eccellente artista che io vorrei comparar talvolta ad Iffland e talvolta anche ad Eckhof.
Oltre alle presenti notizie che desumo dal Campardon, riporterò l’aneddoto, concernente la ferita fatta in scena al nostro artista. […] Eustacchio ; il quale ci ha detto che giovedì passato, verso le nove di sera, fu chiamato dal signor Balletti figlio, comico italiano, ch’egli trovò nel suo letto, per medicargli la ferita prodotta da un colpo di fuoco : che, avendolo visitato, trovò una piaga non lieve nella carne, alla parte esterna della coscia destra, che egli medicò, e che gli parve causata da una palla, che il Balletti disse di aver ricevuta alla Commedia, mentre recitava nella Camille Magicienne, in cui si sparan colpi di fucile contro una torre, ove il signor Balletti stava rinchiuso con altri comici : che si presume esser causa della ferita uno dei soldati, il quale, sostenendo una parte nella commedia, e dovendo sparare a polvere soltanto, prese nell’intermezzo, inavvertitamente, il fucile carico a palla del soldato in fazione sul palcoscenico, anzichè quello che doveva esser carico a sola polvere ; che se il detto artista non venne subito a far la sua dichiarazione, si fu perchè egli credette non valerne la pena, essendo il fatto accaduto in pubblico, e, com’era da credersi, per semplice inavvertenza o errore ; non per cattiva volontà.
Nel citato libro su La Compagnia Reale Sarda e il Teatro italiano dal 1821 al 1855 (Milano, 1893), così parla il Costetti della egregia artista, dopo di avere accennato al ritirarsi dalle scene della Romagnoli : Le succede Daria Cutini-Mancini, giovane, avvenente e bellissima attrice, ben degna insomma di succedere nella Reale a quella celebrità del grembiule. […] E la povera artista, giovane, appassionata tuttavia per quell’arte che le aveva così fuggevolmente sorriso, estenuata dalla tisi, morì in Roma il 16 aprile dell’ ’81.
Giacomo Landozzi si trovò al fianco di Clementina Cazzola, di Adelaide Ristori, di Luigi Vestri e di altri sommi, e s’acquistò fama di artista valoroso, ne'tre generi diversi, rappresentando con ugual perizia il Fulgenzio degl’ Innamorati, il Guglielmo de' Due Sergenti, e il Rinaldo della Pia. […] Giovanni Emanuel salutò l’egregio artista al cimitero con brevi e commoventi parole.
Nato da civili parenti, e rimasto, giovanetto, orfano del padre, si diede alla scena, in cui sognava di diventare egregio artista sotto la maschera di Truffaldino, per la quale avea potuto ispirarsi all’arte di Felice Sacchi (Sacchetto) prima, poi di Ferdinando Colombo, in Compagnia di Pietro Rossi. Uscitone il 1770, e pervenuto dopo varie vicende a Venezia, contrasse amicizia con Luigi Fabbri, capocomico e artista sotto la maschera del Dottore, e con lui unitosi, potè finalmente realizzare il suo sogno, presentandosi col sospirato vestito del Secondo Zanni.
Moglie del precedente, artista di gran valore per ogni specie di parte, o tragica o drammatica o comica, divise con la Bazzi e la Goldoni l’eredità artistica della Pellandi, ritiratasi dalle scene. […] Ma il furfante non diè più segno di vita, e la povera artista col poco rimastole comprò una villetta con podere tra Roma e Frascati, la quale intestò al nome di una amica fedele, e in cui viveva con essa tranquillamente.
Ferravilla Edoardo, attore dialettale milanese, nato a Milano il 18 ottobre del 1846 dal Marchese Filippo Villani e da Giulia Ferravilla, artista di canto portoghese, è, per originalità, il più grande degli artisti italiani del nostro tempo. […] Ma capitatogli di dover sostituire l’artista che recitava la parte di Gervesin nel Barchett de Buffalora, egli si trovò già a tale altezza, che parve quasi impossibile toccarne altra maggiore in quel genere. […] Nulla di quel che l’artista vuol significare al pubblico nel suo muto linguaggio si perde ! […] E quei recitativi strascicati, nasali, quegli accordi solenni, quella canzoncina, tutto, tutto non è così ben veduto e bene sentito e bene reso, da far di Ferravilla un artista senza confronti ?
Giovanni, detto il mutolino, artista di qualche pregio per le parti di brillante ;
Diventò in breve artista fortissimo per le parti promiscue, quali Papà Martin, Amico Francesco, Laroque, Giosuè il Guardacoste, Luigi XI, e lo abbiam più volte ammirato Jago perfetto in compagnia del fratello Tommaso. […] Se io mi facessi a scrivere la storia teatrale dell’ultimo cinquantennio, dovrei cominciare da Tommaso Salvini, artista possente, formidabile, colossale, classico nel significato puro della parola. […] Ma eccolo dal '56 al '60, i quattro anni che accrebbero e cementarono la sua riputazione di artista, con Cesare Dondini, di cui diventa socio più tardi, a fianco di Clementina Cazzola, che doveva poi essere la donna del suo cuore e la madre dei suoi figli. […] Nè si creda ch'egli sia stato artista colossale soltanto per quelle parti in cui specialmente occorrevano la colossale persona e la voce poderosa ; chè accanto alle frasi in cui si richiedevan quella persona e quella voce, altre ve ne avean di sommesse consacrate dal pubblico e dalla critica. […] Se mi fosse lecito un paragone, direi che l’anima del sommo artista era un superbo corridore, passante di vittoria in vittoria, sorretto dalla man forte di un savio condottiero : la mente.
Ottimo artista, per le parti di tiranno in tragedia, nato verso il 1790 a Verona, figurò negli elenchi delle migliori compagnie sino al 1840.
Figlio del precedente, e più noto sotto il nome di Argantino, fu artista egregio per le parti di pantalone che sosteneva anche il 1782 nella Compagnia di Nicola Menichelli.
Fu artista del San Salvatore di Venezia, tartassato con Medebac, Falchi e la Marliani da Carlo Gozzi nel suo ditirambo pel Truffaldino Sacchi, e in un sonetto burchiellesco.
Pietro Barsi, artista dei più coscienziosi, dotato di una memoria ferrea e di un fisico, per le parti di caratterista, più unico che raro, intelligente, studioso, modesto, potè di punto in bianco acquistarsi la benevolenza de’pubblici meno indulgenti, come quello del Teatro Manzoni di Milano ; dove, specialmente nel repertorio Goldoniano, fu annoverato, e a ragione, tra’ buoni artisti. […] Pietro Barsi ne fu uno de’migliori ornamenti ; e se bene a lui si potessero spesso rimproverare alcuni difetti di pronuncia e di cadenza che gli venivano dal paese natale, e fors’anche dalle Compagnie in cui militò più anni, non si potevano in lui non riconoscere molte e pregevoli qualità di artista, fra le quali, prima di tutte forse, lo studio del vero.
Io ho sentito il Pezzana, capocomico, negli ultimi anni della sua vita artistica, rappresentar tra l’altre con molta verità e molta efficacia la parte di Vincenzo Monti nell’ Ugo Foscolo di Castelvecchio (il Foscolo era Giovanni Ceresa, un artista di gran pregio, formatosi sotto i savj ammaestramenti di lui). […] Enrico Montazio (Il Proscenio e La Platea, Firenze, 1845) fu de' suoi più acri censori nella condanna aperta, senza mezzi termini, or de' controsensi di messa in scena, or di quel volere l’ applauso a ogni scena, a ogni parlata, a detrimento della verità, della castigatezza, del pudore : e tanto una volta invei contro l’ artista celebrato, che il Niccolini ebbe a scrivere a Maddalena Pelzet, che il Pezzana, montato in furore per le critiche del Montazio, aveva minacciato per la strada di bastonarlo.
Egregio artista nella parte di Dottore, ed esperto capocomico.
Innamoratosi di lei Gaetano Giuseppe Giacomo Casanova, artista del Teatro S. […] L’inesorabile figliuolo che non conosce riserbi di sorta, ha per la madre parole di sangue, sia come artista, sia come donna. […] Dice il Bartoli che come artista egli fu irreprensibile, ma che, come uomo, corse troppo a sciolta briglia dietro gli amori, pe’ quali ebbe più volte a far naufragio fra burrascose procelle a segno di rompere contro a’scogli la nave, e di smarrirvi per fino interamente il timone….
) per questo artista, che dipinse pel teatro di Varsavia una scena di camera.
Bartoli, il biografo de’comici (1782), era a Napoli tra’ comici lombardi, artista non de’ peggiori.
Moglie del precedente, fu artista di pregio per le parti di prima donna, che sostenne sempre nella Compagnia del marito.
Fratello di Carlo, artista di qualche pregio per le parti d’innamorato, recitò in varie compagnie vaganti, e fu diversi anni con Giuseppe Lapy al Sant’ Angelo di Venezia, che poi lasciò, per andare a recitare in compagnie di minor conto.
Fu artista acclamatissimo specialmente nel repertorio goldoniano e di Giraud.
È citato dal Bartoli come artista di prosa e di canto.
Nato a Genova il 1771 fu pittore egregio paesaggista, e artista comico non ispregievole per le parti di caratterista.
.), fu artista di grandissimo pregio, e le Varietà teatrali la citano, quand’era il 1821 madre nobile e caratteristica in Compagnia Job, come la più brava attrice della Compagnia.
Sposò Cecilia Bellotti, artista drammatica, oggi in compagnia della nipote Italia Vitaliani, e morì a Udine il 18 gennaio del 1878, lasciando due figli.
Dracopulo Spiridione, di Atene, fu buon artista per le parti di amoroso, che sostenne due soli anni in Compagnia del suo connazionale Antonio Raftopulo, non appena terminati gli studi all’Università di Pisa.
Quivi, essendo stato protestato il primo amoroso assoluto, fu d’ improvviso chiamato a surrogarlo : e l’ amorosa direzione di Giuseppe Salvini, primo uomo della compagnia, e il favore del capocomico e del pubblico lo incitarono per modo allo studio, che riuscì artista de’ più encomiabili. […] Innamoratosi poi d’ Isabella Belloni, prima donna della compagnia, figlia del rinomato artista Antonio, che da attore era passato al grado di direttore, assenziente il Salvini, l’ebbe in isposa, e con lei si recò in Compagnia di Romualdo Mascherpa, prima, poi in quella del caratterista Belisario Viti.
Istruita nell’ arte comica dal suo primo marito, detto il Barbieri, riuscì egregia artista specialmente nel carattere della serva.
Altro figlio di Andrea, marito di Elisa Duse, artista mediocre, era il 1848 con la famiglia in Compagnia Lipparini, col ruolo di generico.
Fu prima attrice pregiata, ma le sue qualità d’artista non potè mai far emergere, avvolta com’era nelle disgrazie, non mai interrotte, e perciò nel guittume della Compagnia del suocero, che non volle abbandonare finchè egli visse.
Rinomatissimo capocomico e artista egregio per le parti d’innamorato nelle commedie scritte e improvvise. « Fu uomo di molta intraprendenza – scrive il Bartoli – ed ebbe in sua Compagnia degli abili Personaggi, a’ quali però all’ occorrenza non mancava di dar loro delle buone instruzioni intorno al mestiere. » Mortagli la moglie, abbandonò per sempre il teatro, aprendo in Venezia nel Campo di Santa Margherita una scuola per fanciulli che gli procacciò una decorosa esistenza.
Fiorilli-Del Campo Isabella, palermitana, moglie del precedente, fu artista di gran pregio per le parti di serva col nome di Marinetta.
Fu artista il Nicolini di non comune versatilità, uno degli ultimi e fortunati campioni della commedia improvvisa, la quale, mercè la pratica ch'egli avea cogli scenarj dell’arte, e la sua prontezza di spirito, sapeva ancor concertare con rara intelligenza.
Fu artista pronta e vivace nelle parti di serva, che sostenne sempre al fianco di suo marito. « Rappresentava – dice il Bartoli – lo Spirito folletto con molto impegno. »
– Cesarino Dondini è artista di assai merito per le parti comiche, ammirato dovunque, specialmente per correttezza e spontaneità di dizione.
Fu artista egregia per le parti di prima donna giovine che sosteneva il 1781-82 e 83 nella Compagnia del celebre Petronio Zanerini, e di prima donna assoluta in compagnie secondarie.
Figlia del precedente e di Lucilla Pasini veneziana e non comica, artista egregia, oggi, per le parti caratteristiche nella Compagnia veneziana di Zago e Privato, iniziò la sua vita artistica, seguendo il padre giacometto nelle sue prime peregrinazioni, per diventar poi la prima donna della Compagnia sociale italiana, nel qual ruolo si mantenne, apprezzata e applaudita, per oltre venti anni.
Marzocchi Gaspare, bolognese, figlio dei precedenti, fu egregio artista per qualsivoglia genere di parti.
Ferrario ha parole di molto encomio per questa artista, che se fu egregia nelle parti di prima attrice giovine e di seconda donna, che sostenne in Compagnia Goldoni-Riva, poi nella società Bon-Romagnoli-Berlaffa, non la fu meno in quelle di madre, che assunse in età ancor giovanile.
La Baldigara, specialmente nelle così dette parti di forza, fu artista non delle peggiori ; a ogni modo, dava belle speranze di sè, quando la morte la colse nel 1824.
Passò poi al ruolo di brillante che sostenne con favore sempre in buone compagnie, or socio ed ora scritturato : sposò l’Amalia Checchi, larga e gentil promessa di artista, e, in seconde nozze, la Laura Tessero, sorella della celebre Adelaide e vedova di Olinto Mariotti.
Ma se come artista non seppe levarsi a grandi altezze, come amministratore si acquistò la più bella delle rinomanze dovuta alla sua specchiata e rigida integrità.
Ma appassionatissima pel canto, al quale aveva mostrato sin da giovinetta singolari attitudini, vi si abbandonò con tal fervore, che in breve tempo riuscì artista lirica assai reputata.
Il 1781-82, già vecchio, ma pur sempre egregio artista, era in compagnia di Francesco Paganini.
Rosa Angelo, veneziano, fu un egregio artista per le parti di primo amoroso, e un egregio capocomico, ora solo, ora in società.
Fece i suoi primi passi alla celebrità nella Compagnia Solmi e Pisenti, creandovi per cortesia del Pisenti, brillante, la parte di protagonista nel Diplomatico senza saperlo di Scribe, con tal successo, che a poco gli fu dagli accorti capocomici passato il repertorio intero del brillante, nel quale il Dondini potè di punto in bianco mostrarsi artista preclaro. […] ) : Per me, Cesare Dondini fu il più caro artista, che io mi avessi visto : allevato alla scuola del Vestri, ebbe sempre per guida la naturalezza.
Una delle più forti e delle più vere attrici italiane, se non forse la più vera, che illustrasser col ruolo di madre e caratterista le scene di questi ultimi quarant’anni, nacque a Napoli da Raffaele Negri artista popolarissimo e da Rosalinda Cammarano, sorella di Salvatore, il ben noto librettista. […] Ancora : del ’76 recitò a Roma, con grande successo, la parte di Elisabetta al fianco di Adelaide Ristori, Stuarda ; e, ritiratasi dalle scene, vi ricomparve al Teatro Nuovo di Napoli, il 1º febbraio del ’97 : questo lo stato di servizio dell’incomparabile artista.
finalmente : Irma Gramatica, intellettuale, colta, riuscì a comprendere il vero e, nell’ estrinsecazione di questo, rivelò tutte le virtù in un solo difetto che non cessa tuttavia di essere un pregio, nell’ esuberanza della passione ; riusci, affrontando ardue battaglie, a crearsi da sè senza eclettismi o plagi, senza emulazioni grette e fatali, studiando i proprj mezzi non in correlazione con quelli degli altri, ma accontentandosi di tradurli in atto equilibrandosi e interpretando ciò che è consentaneo alla sua tempra nervosa d’artista, al suo carattere di moderna, in una parola alle convulsioni della sua anima. […] Il 1887, diciassettenne, era con Cesare Rossi, amorosa, al fianco della Duse ; e sposò in quel torno l’artista, amoroso anch’egli, Arnaldo Cottin.
Destata poi l’invidia della prima donna della compagnia, artista provetta, ma già vecchia, non fu riconfermata dal Paga- nini, e tornò con Pietro Rossi, col quale a Livorno, a Parma, a Verona, s’ebbe i maggiori onori nelle cose studiate e improvvise. […] In lei merita una gran lode il suo buon volere che fa tutti i sforzi possibili per renderla capace della sua professione, ma la meschina non è nata per la medesima…… le dedica poi, sei anni più tardi, Il Teatro, nel quale sono a profusione le lodi per l’incomparabile artista.
Fu colla Truppa di Pietro Rossi, passò poi in quella della Tesi ; ed oggi trovasi in altra vagante Compagnia, recitando anche qualche parte nelle cose serie con buona intelligenza ed aggiustato criterio. » Callochieri Serafino, fiorentino, artista egregio per le parti di amoroso fu con la Battaglia, con la Coleoni e col Perotti.
Sposò l’Anna in Piacenza il 1768, giovinetta quindicenne di quella città, la quale da lui educata all’arte, riusci artista di molto pregio per le parti di seconda donna, e talvolta anche di prima.
Fratello della precedente, fu artista e capocomico di qualche merito.
Pare fosse artista di meriti singolari, e non le mancò il favore del pubblico, specialmente in una parodia di Biancolelli e Romagnesi (V.), intitolata Serpilla e Bajocco, rappresentata il 14 luglio 1729, ov’ella cantò un’aria italiana con accompagnamento di trombe.
L’affetto alla grande artista, e la innata modestia le procacciarono una vita artistica piena di sagrifici e di rassegnazioni : nonostante, anche in piccolissime parti, ella potè sempre mostrare il valor suo, e il grado d’arte a cui si troverebbe oggi, se data a ruoli di maggiore importanza.
Esordì in patria recitando le parti d’innamorato, poi trasferitosi il 1768 in Lombardia, si scritturò nella Compagnia di Pietro Colombini, mostrandosi artista egregio nelle commedie all’improvviso.
Il terzo fu artista di buon nome, e autore di notissimi drammi popolari quali l’Antonietta Camicia e la Figlia del Fabbro.
Oggi la egregia artista è fuor della scena maritata a un ufficiale dell’esercito.
Formò nel '30 in società con l’artista Natale Fabbrici una Compagnia primaria, che condusse per varj anni, finchè non ebbe abbandonate col marito le scene. – Si ritirarono entrambi a Venezia, ove morirono tra il '40 e il '50.
Valentini Rosa, detta la Diana, fu moglie del precedente, e nacque – dice il Bartoli – in Polonia, « mentre la madre sua trattenevasi al servizio di quel monarca, da lui cotanto favorita, che donolle il suo proprio ritratto tempestato di gemme d’inestimabil valore. » Cresciuta in bellezza (vuolsi che dalla maestà di tutta la persona, e dalla ricchezza dei biondi capegli trasparisse la nobiltà del seme di cui dicevasi frutto), e divenuta artista preclara, si sposò a Giovanni Valentini, percorrendo con lui l’Italia, ammiratissima e per le doti fisiche, e per le artistiche.
Il fiorentino Giovan Battista Marini, discreto artista (era generico dignitoso il 1853 in Compagnia Sadowski-Astolfi), sorpresala nelle sue declamazioni, scoprì il tesoro magnifico della sua voce, e, vedovo da poco e per giunta con figliuoli, propose alla Virginia di sposarla, coll’intento d’iniziarla alla vita dell’arte. […] Essa non perdeva sillaba della Cazzola, che, per eleganza, naturalezza, profonda intuizione d’arte, si collocò fra la Ristori e la Sadowsky, e in certe parti non trovò chi riuscisse a superarla ; e più tardi, a Firenze, quando la Cazzola ammalò, Tommaso Salvini ricorse alla signora Virginia ; e la signora Virginia, improvvisando sera per sera un’interpretazione, cominciò a spiccare il gran salto, sempre sotto gli auspici del gran colosso Salvini, artista completo, dividendo il regno dell’arte con la Tessero e la Pezzana, e tutte tre facendo credere con i grandi successi fatti ottenere alle commedie di Gherardi Del Testa e di Achille Torelli, ai proverbi del Suner, ai drammi del Costetti, ai lavori mastodontici dell’ultima maniera di Paolo Ferrari, al medio evo di Giacosa, alla romanità di Pietro Cossa, alle galanterie di De Renzis, di Martini, di Castelnuovo, e tutto il resto di Cuciniello, di Muratori, di Montecorboli, di Castelvecchio, di Sabbatini e di tanti altri, facendo credere all’esistenza d’un moderno teatro italiano. […] Gli scatti subitanei, le improvvisazioni inattese, e diciam pure gl’improvvisi lampi d’arte della Tessero mancavano a Virginia Marini ; ma nella grande, grandissima artista del momento mancavan le elette qualità dell’altra, che, se bene un po'meccanicamente, si mostrava tutte le sere colla stessa voglia, colla stessa arte, cogli stessi mezzi, che formaron sì lungo tempo l’idolatria del pubblico pagante.
Passò poi a’ Fiorentini di Napoli colla società di Tessari, Visetti, Prepiani, con cui stette cinque anni, terminati i quali, sdegnando il posto di prima attrice assoluta che le fu offerto da Luigi Domeniconi, si diede all’ arte del canto, riuscendo una egregia artista.
. – Fu Gaetano Coltellini artista valentissimo, specialmente per la recitazione dell’Odio ereditario, della Figlia dell’avaro, del Curioso accidente, del Far male per far bene, e di tante altre commedie di cui è parte principale il caratterista.
Fratello del precedente, fu come lui artista egregio per le parti di primo amoroso, che sostenne nelle migliori compagnie del suo tempo.
Mediocre artista per le parti di primo attore, e capocomico egregio in società con Antonio Pisenti detto il Margoncino : società che durò ben ventidue anni.
Di questo ex attore intelligente, corretto, che per le parti di generico primario e di primo attore ebbe tanti schietti encomj dai giornali e dai pubblici nostri e forestieri, metto qui una nota autobiografica, la quale, nella sua modesta semplicità, rivela l’uomo e l’artista. Mio padre, povero nobiluccio romano, discendente da una famiglia di quei signorotti dei Castelli Romani, entrò nell’arte drammatica non troppo giovane, con una buona dote d’istruzione, che non gli servì punto per diventare un buon artista ; fu anzi mediocre attore, ma onestissimo uomo.
Sapeva altresì cantar dolcemente, e suonava varj strumenti con maestrìa. » Questo per l’artista. […] Questa donna, grande nell’arte, a segno da incantar gli spettatori, che aveva la dentiera posticcia, che aveva scorsa l’ Europa, conquistatrice di mille cuori, e che fu protetta da teste coronate, non potrebb’ essere quella Cecilia Rutti, la Romana, che recitava, separata dal marito, le prime amorose nel ’33, col nome teatrale di Diana, artista deliziosissima, nonostante i cinquant’anni che gli ornamenti e il belletto non potevan nascondere, recatasi a Vienna coi Sacco, e divenuta l’amante dell’ Imperator Giuseppe I, che morì nel 1711 ?
Di lui scrisse il Calissano in un opuscolo edito a Siena il 1876, nel quale sono messe in rilievo tutte le buone qualità dello scrittore, alcuna opera esaminando con coscienza di artista, quale ad esempio, la Moda, una delle migliori, se non la migliore di lui. […] E oggi, lo sconosciuto Dominici, del quale i giovani autori d’Italia non sanno pur l’esistenza, in un paese di tristi ricordi e di dolci illusioni, oggi, dico, da un tedesco, il Duca di Meiningen, è invitato ad ornare di una copia delle opere sue la grande biblioteca del nobile artista, e ne riceve in premio la Croce di cavaliere dell’ordine Ernestino.
Preso d’amore per Antonietta Robotti, formosissima donna e valentissima attrice della Compagnia Reale Sarda, si diè a seguirla per quasi due anni, finchè ammalatosi quel primo amoroso, Pietro Boccomini, egli, che s’era già acquistata fama tra'filodrammatici di artista promettentissimo, fu scritturato qual primo amoroso a vicenda col Boccomini, passando poi per la morte di Giovanni Battista Gottardi, al posto di primo attore che sostenne con molto onore al fianco di artisti egregi, quali la Robotti e la Romagnoli, il Gattinelli, il Domeniconi, il Dondini. […] E il Costetti ne'suoi Dimenticati vivi aggiunge : « O era la vanità che lo dominava, o la voglia d’imitare l’artista Majeroni che non toglieva per niun conto l’enorme pizzo, serbandolo fin anco nel Luigi XI.
Invitata da Adelaide Ristori, fece con lei un giro in Europa, festeggiatissima al fianco della gloriosa artista. […] Passarono dalla Compagnia Ristori in quella Trivelli, ove la giovane e già forte artista rinnovò, o meglio, continuò i trionfi in ogni città.
Figlio di Giuseppe Ciarli, artista drammatico, cominciò a recitare, come tutti i figli d’arte, appena potè spiccicar parola.
Passò tutta la sua vita artistica in compagnia di suo marito ; e tanto e così fortemente volle, che salita audacemente al posto di prima attrice assoluta in una compagnia di gran conto da quello di semplice amorosina, seppe in breve tempo acquistarsi fama di brava artista accanto ai nomi della Pellandi, della Perotti, della Bazzi e della Goldoni, i più grandi astri del suo tempo.
Senza dubbio nell’importuno Giasone dobbiam vedere l’artista Enrico Capelli che divenne poi suo marito.
Cristina Ines, prima attrice giovine di assai pregio, nacque il dicembre 1875 a Costantinopoli da Raffaello Cristina di Malta e Cesira Sabatini artista drammatica.
Fu moglie dell’ottimo artista Giovanni Casali, e madre della Peppina Casali-Pieri e del brillante Cesare Casali.
Ebbe figliuoli che « allevò – dice il Bartoli – con amore, ed ai quali diede un’ onesta educazione, essendo ella molto religiosa e buonissima cristiana. » Fu, come artista, egregia nel ruolo della serva, e specialmente nelle comedie all’improvviso, in cui recitava con molto spirito e molta prontezza.
Bolognese, artista egregio per le parti di Dottore che sostenne prima in Compagnia di Girolamo Medebach, poi a Napoli per alcuni anni, dopo di avere sposato la vedova di certo comico detto Bacciccia, che si chiamava Livia ; morta la quale, passò poi a seconde nozze con una giovane bolognese, non comica.
Arrivabene Contessa Adelia, nata il 1818 a Mantova, e morta a Milano di tifo l’8 dicembre del’47, fu, per le parti di seconda donna, artista insuperata. […] » Quasi tutti i giornali d’Italia piansero la morte immatura di questa singolar tempra d’artista con parole di schietta lode. Trascelgo il breve cenno che ne fece l’artista Bon nel Bazar di Milano : adelia dei conti arrivabene La mattina dell’ 8 dicembre mori in Milano Adelia dei Conti Arrivabene di Mantova, giovine donna di bell’ingegno, di educazione fiorita e di generosi sentimenti. […] Iniziata alla scuola moderna che fugge le convenzioni e cerca l’effetto nel vero, ella sentiva più addentro che non si suole nel riposto concetto dell’arte, e in quelle passioni e in quei caratteri, che più era chiamata ad esprimere, vi rispondeva con rara intelligenza d’artista. […] L’Adelia, al fianco di un Puricelli, che sosteneva con singolare maestria le parti di primo attore, tanto da parere artista provetto, vi fece la prima attrice, acclamatissima dalla prima sera.
Militò come artista e come capo-socio in varie compagnie di secondo ordine, ma assai pregiate, fra le quali, nel 1854-1855, quella portante la ditta Barac, Andreani e Gattinelli.
Veronese, alternativamente Brighella e padre nobile, fu artista egregio così nel premeditato, come all’improvviso.
Oggi, se ben sempre artista, attende all’amministrazione della compagnia, di cui egli è capo assieme all’ attore Enrico Reinach.
D'intelligenza svegliatissimo, e dotato dalla natura di un fisico meraviglioso, non disgiunto da una voce magnifica, che esercitava un fascino irresistibile sugli spettatori, ebbe per un ventennio rinomanza di artista egregio ; e il Colomberti lo chiama l’ideale dei primi amorosi e dei primi attori.
Antonio Stacchini non ebbe, in arte, fama di buon direttore ; piuttosto di buon artista per le grandi parti di primo attore padre, e tiranno, fra le quali primeggiava sempre quella di Aristodemo di V. […] Antonio Stacchini ebbe, fra altri, un figlio, Paolo, stato artista alcun tempo ; e morì a Firenze il 19 marzo 1893.
Si unì per alcun mese alla Compagnia Benini-Sambo, e formò poi per la quaresima dell’ '88 una nuova società con Guglielmo Privato, che procedè come l’altra di trionfo in trionfo sino allo spegnersi di questo, diventando alla fine capocomico solo, rallegrato seralmente dalla gioja ormai abituale del successo, e dalla speranza nuova e pur grande di vedere i maggiori progressi del figliuolo Giuseppe (uno dei quattro ch'egli ebbe dal suo matrimonio [carnovale 18 con la signorina Cesira Borghini di Ancona, il quale, a fianco del babbo, con tanto esempio e con tali ammaestramenti, comincia a far già buona prova nelle parti comiche [V. la prima fotografia del quadro]), addolorato soltanto, egli, artista nell’ anima, di non aver più potuto, e non potere, non so bene se per ragioni artistiche o finanziarie, congiungersi al suo confratello dialettale Francesco Benini, e rinnovar le vecchie, e interpretare alcune parti nuove del repertorio di Gallina. […] Il rimprovero dello strafare fu mosso dalla critica inguantata, come s’è visto, anche a Luigi Vestri, il quale, artista eminentissimo, di una verità, e soprattutto di una semplicità sbalorditiva, pare fosse tuttavia conoscitore profondo di tutte le risorse del mestiere, alle quali, per acconciarsi alle esigenze di certi pubblici, ricorreva talora, non saprei dire se volentieri o a malincuore. […] … » E di che deve il pubblico dolersi, ove l’artista egregio alle chiassate nell’Amor sui copi, o nel Campagnol ai Bagni al Lido, o nell’Albergo del Libero scambio aggiunga alcuna delle sue strampalerie, qualche suo granellin di pepe ?
Ernesto Rossi che lo ebbe socio il 1863, l’anno in cui si cominciò a manifestare l’indebolimento cerebrale, lasciò scritto di lui : « Il Trivelli nacque da una agiata famiglia torinese : era uomo abbastanza istruito : rappresentò le parti di brillante, e se non lo si potè dire un bell’originale di artista, fu una buona copia di Bellotti-Bon.
Moglie, forse, del precedente, fu artista di grandissimo pregio : e la vediamo onorata di applausi a Padova il carnovale 1747 quand’era con Onofrio Paganini, il quale per la bella interpetrazione del personaggio di Armellinda nel Rinaldo di Carlo Goldoni, le dedicò il seguente SONETTO Benchè a lui che la Gallia e il mondo onora svelar non osi il concepito affetto per il zelo d’onor, che nutre in petto, tacita amante il gran Rinaldo adora ; pur nel silenzio istesso è bella ancora, e dimostra l’ardor nel cor ristretto.
Dopo di aver recitato ne' teatri accademici, ne' quali si mostrò artista di gran pregio per qual si voglia genere di parti, risolse di farsi comico, e unitosi al fido compagno Giuseppe Pianizza (V.), che recitava a meraviglia le parti di prima donna, formò una compagnia di giovani, e si recò nella Marca Anconitana ov' era proibito alle donne di apparir sulla scena, e ove s’ebbe la migliore accoglienza specia sotto la maschera del Dottore, in cui si mostrò molto esperto per la elegante facondia, e la natural comicità.
Fu accettata l’offerta, e la giovane esordiente, già padrona di tra le quinte e delle parole e delle situazioni, recitò come artista provetta, ottenendo il migliore de’successi ; e tanto andò poi di sera in sera progredendo, che nell’ ’82 fu la prima attrice giovine della Compagnia sotto Giovannina Aliprandi.
Costantini Gabriele, veronese, figlio del precedente, fu capocomico e artista rinomatissimo nella maschera d’ Arlecchino.
Quante volte il povero artista passò dalla polvere all’altare !
Nato a Livorno il 21 agosto del 1844, dopo di avere studiato tra’filodrammatici sotto la direzione di Vittorio Benedetti, esordì come secondo caratterista nella Compagnia di Ciotti, Marchi e Lavaggi, dalla quale passò, dopo un solo anno, in quella N.º 1 di Bellotti-Bon, sotto l’artista Antonio Zerri, poi in quella che lo stesso Zerri formò in società con Lavaggi.
Appassionatissimo pel teatro, entrò nella Compagnia Fabbrichesi, passando poi in quella di Paolo Blanes e dei Fiorentini di Napoli, ove condusse in moglie Vincenza Pinotti, figliuola di Francesco, vezzosissima giovinetta, ed artista valente, che sostenne con molto plauso le parti di prima attrice giovine e prima attrice, in Compagnia Reale Sarda sotto la Bazzi.
Nato a Cuneo il 6 gennajo del 1819 da Giacomo e da Anna Clara Pignetta, fu avviato dal padre agli studi forensi, ed esercitò giovanissimo la professione di sostituto procuratore ; ma, artista per manìa, come scrive Milone, si recò a Milano sperando di trovar colà una scrittura di tenore, che non ebbe mai. […] L'artista per me è stato a un tempo rivelazione e ispirazione : egli è stato causa di studi profondissimi sul teatro vecchio e moderno, e nobilissimo incitamento a coltivar quell’arte, che mi diè tanti piaceri e trionfi, e pur tanti dolori nella mia povera vita artistica e avventurosa.
Nato da civili parenti, riuscì egregio artista per le parti di Brighella.
Innamoratosi a quel tempo di una figlia d’artisti, e venuto in possesso dell’eredità lasciatagli dal padre, determinò di realizzarne i capitali, e di formare una compagnia comica, pernio della quale sarebbe stata la giovane artista, ch’egli avea già sposato, e che sino ad allora non aveva sostenute che parti di amorosa generica ; dando però con l’avvenenza e intelligenza e volontà a sperar bene della prova audace.
Figlia del conte Gritti, patrizio veneto e di una cantante spagnuola, fu per varj anni nella filodrammatica di Milano, in cui dava prove di dover riuscire egregia artista.
Nato il 1773 a Venezia da poveri parenti, si diede all’arte, dopo la lor morte, riuscendo in breve, artista di grido per le parti di brighella nelle commedie all’improvviso, e di tiranno nelle tragedie e ne' drammi scritti.
Nacque a Perugia il 1865 da Carlo, artista comico egregio per le parti amorose che sostenne nelle Compagnie della Robotti, della Ristori, e più tardi di Ernesto Rossi, dal quale fu avuto in conto di attore elegantissimo e di Pilade eccellente.
Tale lo stato di servizio di questo artista, che per la sua intelligenza, la sua modestia, la bontà della sua indole e la forza della sua volontà, passò gli ultimi dodici anni in tre sole Compagnie, ammirato e amato sempre da' compagni e dal pubblico.
Anche il 9 aprile del '76, il Duca di Mantova ringraziava quello di Modena dell’avergli ceduto Florindo pel futuro carnevale ; e promette di proteggerlo in riguardo dell’efficaci raccomandationi che Sua Altezza à di lui prò gl’ingiungeva : e il 29 marzo '77 lo rimanda a Modena, con grandi elogi all’ artista per le recite di Venezia e per quelle di Mantova. […] Altre molte ne abbiamo insignificanti di augurio, o di congratulazione, o di raccomandazione, o d’invio di doni : talvolta di una cartella miniata superbamente da grande artista di passaggio in Napoli, tal altra della pianta e relazione di feste, tal altra ancora del Teatro Eroico de' Vicerè. Di più, l’Archivio di Modena conserva un sonetto, che qui riferisco, e che ci dà un saggio dello scrivere di questo artista letterato.
Giovanni, artista di pregi non comuni, recitò nella prima giovinezza come amoroso prima, poi come primo attore giovane in Compagnie primarie quali del Mascherpa, del Domeniconi, Robotti-Vestri, Cesare Dondini, avendo così la fortuna di recitare al fianco dei grandi artisti che fiorivano a quel tempo.
Toltala il Monti, artista, dalla casa paterna, l’avviò alle scene, in cui diè prove subito delle sue grandi attitudini al teatro.
Viveva ancora nel 1782, amato e stimato da tutti come uomo e come artista.
Fu però il Bosio artista stimabile e onesto ; e tanto seppe adoprarsi che potè da solo allevar con decoro una numerosa famiglia, la quale nell’arte comica e lirica lasciò bellissimo nome : citiamo l’Angela, cantante celebratissima, morta ancor giovine a Pietroburgo, che lasciò ai fratelli un patrimonio di circa mezzo milione di franchi ; Francesco, primo attore e capocomico pregiato, poi buon generico primario ; Romualdo, attore brillante di meriti singolari ; e Virginia, prima attrice, della quale discorreremo al nome di Virginia Chiari.
., sposatasi a Corrado Di Lorenzo, n’ ebbe tre figliuoli, di cui seconda la Tina (V.) che ha saputo coll’ arte, accoppiata alla leggiadria, salire in gran rinomanza ; Adolfo, egregio artista per le parti di primo attor giovine e di primo attore, appartenne sempre a compagnie di buon nome, e sposò l’attrice Pia Pezzini ; Pia, si ritirò per malattia dall’ arte, e si recò in Roma col marito Icilio Brunetti (V.).
A poco più che dieci anni, la piccola grande artista abbandonò per sempre il teatro della scena per darsi con gran fervore a quello degli studj classici, nel quale anche riuscì, dicono, attrice preclara.
Celebre artista per le parti di servetta nacque a Cremona il 1770, e si diede giovanissima al teatro, riuscendo attrice incomparabile così per le commedie studiate, come per le improvvise.
Sposata l’egregia artista Laura Civili, si fece capocomico ; ma dovè, poco dopo, lasciar le scene, per condursi a Pisa, ove sperava trovar sollievo all’etisia invadente, e ove pur troppo morì consunto nel 1820.
Cominciò ad acquistarsi nome di artista egregio nella Compagnia di Antonio Rafstopulo, col quale stette più anni.
Grande attenzione nell’ uditorio ; e io guardavo attorno, per vedere se alcun altro artista compariva, quando egli incominciò, gridando : atto primo, scena prima ; e dopo di aver detto che il fatto aveva luogo in una grotta, prosegui notando il nome dei personaggi dei due sessi, che egli avrebbe rappresentato, e così di tutti gli altri sol nominati. Potei ascoltare le prime scene dell’ atto, e confesso che per l’ esecuzione, ammesso che l’ artista potesse fare più personaggi senza travestimenti, la protasi fu abbastanza ben descritta.
E il successo fu pieno : e anzichè tornarsene a casa, il giovine artista fu confermato con una paga che gli desse da vivere ; e indi a poco egli fu primo attor giovine. […] Ma il concetto della parte era sempre qual si doveva, e si mostrasse egli come Esopo, o Padre Prodigo, o Bernard, o Cavalier di Spirito, o Fabrizio, o Bolingbrocke, o Carlo V o Camillo Blana, o altro…. se non potè essere per l’ orecchio del pubblico attore eccellente, fu certo e sempre pel suo cervello eccellente artista.
Nel carnevale 1832-33 lo troviamo generico della Compagnia Pisenti e Solmi, insieme a sua moglie, Amalia Appelli, artista di pochissimo conto, e che recitò poi qualche volta anche ai Fiorentini di Napoli con Adamo Alberti e Pietro Monti, quando il marito fu accettato come sorvegliante alla porta di quel teatro in Compagnia Prepiani, Tessari, Visetti.
Salì al grado di primo attore, e nella Compagnia di Tommaso Salvini, rappresentò al fianco del glorioso artista e di Virginia Marini, i personaggi di Paolo nella Francesca, di Pilade nell’Oreste, di David nel Saul ; e nei riposi di Salvini, quelli di Alfieri nel dramma omonimo di Gattinelli, di Dottor Nuvoletti nella Donna Romantica, di Armando nella Signora dalle Camelie.
Da una delle quali anche si apprende come il Bottazzi oltre all’essere artista, si dilettasse di pittura.
Paolo Ferrari, Leone Fortis, Felice Cavallotti lodaron l’artista valorosa : e Marco Praga le dedicò un articolo nel Secolo xix , chiamandola addirittura una grande attrice che spunta.
Tra le parti ch’ella creò, e che le acquistaron fama di egregia artista, vuolsi citare la Signora dalle Camelie del figlio Dumas.
Trascinato all’arte da una forza invincibile, fu affidato agl’insegnamenti di Angelo Canova, artista di alta riputazione, e con lui stette parecchi anni.
.), che sposò il 1766, fu prima un’ottima dilettante, applauditissima specialmente qual prima attrice della tragedia Giovanni di Giscala, poi, maestro Ignazio Casanova, un’eletta artista per ogni genere di parti, grandi o piccole, ch'ella sosteneva volenterosa pel buon andamento della Compagnia del marito.
» Meglio non avrei potuto cominciar le note sul forte artista che con questa lettera, la quale dice chiaro nella sua concisione, nella sua modestia, non discompagnata da una certa alterezza, l’indole dell’uomo. […] E se non ci appare artista completo, ciò si dee forse a una recitazione affaticata, direi quasi ansimata, e a un’andatura curiosa in certi inceppamenti, che lo rendono monotono tal volta. […] Certo l’ Emanuel dev’essere additato ai giovani come specchio di vero artista ; chè niuno forse accostossi ai suoi autori con rispetto maggiore e maggior diffidenza delle proprie forze ! […] Come artista, raccoglie senza dubbio l’eredità del Salvini e di Ernesto Rossi, scomparsi dalle scene italiane per recarsi in traccia d’allori e di quattrini all’estero.
Antinori Amilcare, della famiglia dei marchesi Antinori di Perugia, invaghitosi nel 1842 dell’Annetta Vestri, figlia del celebre Luigi e artista di non pochi pregi, si diede con ogni amore all’arte comica.
Fu artista e capocomico di pregi non comuni.
Oggi, ancor giovine, vive col marito in Livorno, ritirata dalle scene, lieta di potere di quando in quando offrir l’opera sua d’artista in pro di qualche sciagura.
Scritturato il ’90 qual primo attor giovine col Favi, potè, sostituendo il primo attore Rosaspina ammalato, mostrar tutte le sue egregie qualità di artista.
Il carnovale del ’65, a soli quindici anni, sposò l’artista Vitaliano Vitaliani, primo attor giovine della Compagnia Zocchi, col quale fu poi con l’Ajudi, col Sivori, collo Stacchini, colla Pedretti, con Barnato e Branchi, e dal quale ebbe una figlia : l’Italia.
Nè buon artista e buon compagno fu solamente, ma anche buon cittadino ; chè, sergente il ’49 nel 3° reggimento di linea della Repubblica romana, combattè a Velletri e alla difesa di Roma, assieme al capitano Masi, padre del brillante attuale.
Ebbe a maestro l’artista Pietro Ferrari (V.), e riuscì un’attrice di gran pregio.
Dopo di aver recitato co' dilettanti della città, si diede al teatro, esordendo primo innamorato con Fedele Venini, e passando poi con Francesco Paganini, col quale ebbe campo di mostrare le sue ottime qualità di artista, specialmente per le parti di genere serio.
Ernesto Rossi lasciò scritto di lui : Piccinini, quantunque non levasse le ali a eccelsa mèta fu artista coscenzioso e distinto e interprete felice delle opere dell’ Alfieri, del Niccolini, di Pellico e del Marenco, opere ormai sconosciute alla presente generazione.
Dopo di aver recitato cogli Accademici Uniti della città, si diede all’arte, sostenendovi il ruolo d’Innamorato, e mettendo poi la maschera di Pantalone, nella quale riuscì artista egregio.
Carlo Rosaspina è artista di singolare intuizione ; e, quando voglia, sa dar vita a caratteri vari con giustezza di colorito, e con misura.
Il Tessero morì a Bologna il 24 dicembre 1887, assistito amorosamente dalla moglie Carolina, che fu sorella minore di Adelaide Ristori, e artista non ispregievole, nata a Brescia il 4 novembre 1823, e morta a Genova il 1890.
Il '64 lo vediam direttore di una Compagnia, di cui faceva parte il Meneghino Luigi Preda, e di cui erano prima attrice sua figlia Antonietta, distinta artista, e primo attore suo genero Achille Cottin : poi, finalmente, amministratore di quella di Luigi Bellotti-Bon, di cui fu più che scritturato, amico, e da cui si tolse sol quando per la vecchiezza e gli acciacchi fu costretto a ritirarsi a Firenze.
Dopo il bravissimo artista e poeta Francesco Augusto Bon, fu uno dei migliori che rappresentassero le tre belle commedie del Ludro da quello composte ».
Del suo valore artistico discorre largamente Angelo Brofferio nella introduzione ai Primi Erudimenti dell’Arte drammatica (Torino, 1845), pregevolissima operetta di Gaetano Bazzi, dedicata con soavissima lettera al cognato, e valoroso artista, Domenico Righetti. […] Dimostrasi adunque ad evidenza la necessità della più accurata analisi e dello scrutinio del cuore umano, nelle ascose latebre del quale deve aggirarsi con sicurezza colui che aspira a meritare il titolo di artista drammatico.
Morto il Biancolelli, Angelo Costantini fu chiamato a sostituirlo ; e la sera del 1° settembre 1688, che fu la prima recita dopo la chiusura del teatro in segno di lutto pel perduto artista, egli in una scena preparata all’uopo ricevè da Colombina la maschera e l’abito di Arlecchino, non mutando però mai il suo nome di Mezzettino. […] Nacquer da tal matrimonio due figli : una femina, morta monaca a Chaumont, e un maschio, Gabriele Costantini, artista di molto valore per le parti di Arlecchino. […] Evaristo Gherardi, il famoso Arlecchino, successor di Mezzettino, a cui dobbiamo esser grati della preziosa raccolta di tutte le scene rappresentate sul teatro italiano, biasima fieramente l’opera, siccome quella che tende a calunniare un incomparabile artista, mettendo sotto gli occhi del pubblico fatti non mai accaduti.
Il Landini, ultimo degli Stenterelli celebri, raccontava di avere udito (e le parole sue furon riferite nella Nazione del 31 marzo ’91 da Giulio Piccini (Jarro), a cui debbo gran parte di queste notizie, e di cui uscirà presto, editore Bemporad, una particolareggiata e documentata vita del nostro artista) che il nome venisse da un faceto garzone di parrucchiere, o da un gaissimo mendicante, il quale se ne stava sugli scalini d’un portone, chiedendo l’elemosina, e attirando la gente co’suoi lazzi, destando la pietà pel suo vestito, tutto toppe e brandelli, per la sua persona, scarna, allampanata, stentata : da ciò il nome di stento o stenterello, che si dà tuttora a un mingherlino e sparuto. Ma dopo il ritratto che di Luigi Del Buono ci lasciò il Morrocchesi nelle sue memorie tuttavia inedite, pubblicato per la prima volta dallo stesso Jarro insieme ad altre molte notizie concernenti la maschera e l’artista (ivi, 13 e 20 aprile ’91), io credo che il nome di Stenterello egli prendesse da sè stesso, essendo piccolo di statura, magro, sparuto, di carnagione giallastra, ma non difettoso della persona. […] Buon cristiano, buon amico, buon prossimo : sovventore dei poveri, ed abile artista comico in generale : in particolare poi, sommo nel così detto carattere di Stenterello, che egli stesso inventò, ed inimitabilmente e gustosamente sostenne fino alla decrepitezza…… E il Morrocchesi poteva discorrerne con ragione, poichè fu con lui scritturato per tutto il 1800, che egli passò, dice, in un batter d’occhio, perchè fu del continuo accompagnato da quiete d’animo, da perfetta salute, da ogni possibile soddisfazione nell’arte, e con sopra a 400 zecchini d’avanzo, dopo essersi mantenuto gajamente in tutto e per tutto.
Ammirato e amato come artista e come patriota, percorse il Veneto e la Lombardia, ove potè mettere assieme una mediocre fortuna ; ma quando la rivoluzione di Milano preluse a quella del '48, egli, chiamato a soccorrer la patria del suo braccio e del suo nome, tutto abbandonò e sacrificò, come nel '31 ; e fu il primo a entrare in Palmanova con in mano spiegata la bandiera d’ Italia. […] Cacciati i borboni da Napoli, deliberò di presentarsi colà come artista ; ma côlto da un malessere generale dovè tornare a Torino, ove, sviluppatosi il male, cessò di vivere a soli cinquantott’anni, il 21 febbraio del 1861. Molte cose abbiamo a stampa di lui, o che discorron di lui, uomo politico ed artista ; e principali fra esse : I. […] E l’artista e il patriotto insieme si servivan di ogni mezzo per riuscir nell’intento. […] Invano si reclamava dalle gazzette più autorevoli un monumento al grande artista e al gran cittadino….
Sposò l’anno dopo in seconde nozze l’artista Giacomo Modena, che trovossi con lei a Napoli, e che come lei n’era fuggito.
Apparve sempre artista di gran pregio, e fatto a posta per recitar l’ Arlecchino…. nel cui costume egli era proprio ne’suoi panni.
Campioni Giuseppe, parmigiano, fu valoroso Brighella e ottimo artista per le commedie a soggetto, al S.
Compiuti gli studi universitari, si diede, dopo ottime prove in quella filodrammatica, alle scene, dove, dotato di prestante figura e di voce armoniosissima, riuscì artista di qualche pregio.
Un forte artista senza dubbio, se il Duca di Mantova lo sostituì nella Compagnia che si recò a Parigi nel 1608 al celebre Arlecchino Martinelli, raccomandandolo vivamente alla Maestà della Regina con la seguente del 14 novembre 1607, alla quale accenna il Baschet (pag. 163).
Arturo Garzes non è forse mai stato, come artista, nè un brillante, nè un primo attor giovane nello stretto senso della parola ; ma nel più largo senso, un eccellente comico, buono di rappresentar l’una parte oggi, l’altra domani, con garbata semplicità.
Alle sue belle qualità di artista, il Bartoli mette come contrapposto quelle dell’uomo tutt’altro che lodabili.
In quelle che richiedevano accenti di passione gagliarda era artista de' più forti.
., e più ancora nei Oci del cuor, la sua ultima creazione, fu artista unica.
Del '46, Enrico Montazio, non sospetto certo di tenerezza verso i comici, così scrisse di lui nella Rivista : Salvator Rosa ha sopra il Vergnano (recitava questi al Nuovo in Compagnia Pezzana) il vantaggio della voce, della persona, della età ; ambedue amano l’arte non da istrioni, ma da artisti ; ambedue pongono pari amore alle piccole parti, che a quella principale e di protagonista : e da ciò, a parer mio, si distingue sopratutto l’artista ragionevole e tenero, più che d’un trionfo a carico de'suoi compagni, della totale riuscita di un’azione drammatica.
Sposò nel 1833 in Milano, mentre la Compagnia Bon recitava al Teatro Re, l’artista Pietro Monti.
« Sebastiano Asprucci-esso dice-in quest’anno solamente fece la parte di caratterista, e la sostenne con bravura, decenza ed applauso universale. » Il commediografo Antonio Sografi nella Prefazione alle sue Inconvenienze teatrali (Padova, Bettoni, 1816, pag. 9) scrive : « Fu insuperato ed insuperabile nella parte del napolitano Gennariello Sebastiano Asprucci, in ogni senso, di cara ed onorata memoria. » Sposò egli la Caterina Cesari, lodata nella stessa prefazione, dal Sografi, con queste parole : « Caterina Cesari Asprucci, e Maddalena Gallina, e Caterina Venier, attrici sempre di grande utilità ai miei componimenti, come di grata ricordanza al mio cuore. » Colpito da congestione cerebrale nel 1803, tornando di teatro, morì dopo poche ore, compianto dall’arte tutta, e da quanti lo conobbero come artista e come uomo.
Il Coralli, artista di non gran merito, pare, ma astuto quant’altri mai, temendo di essere licenziato, a preferenza del Barsanti, del quale conosceva i pregi e l’utilità, ricorse ad uno strattagemma.
La ricordo nell’Amalia dei Masnadieri di Schiller, gentile promessa di artista.
Cardosi Chiara, lucchese, attrice di molto merito per vivace ingegno e non comune coltura, fu in varie compagnie ; poi, sino al 1779, in quella di Luigi Perelli, ove potè più specialmente mostrare le sue rare qualità di artista.
La poca importanza che si dà alle scarsissime notizie di lui, parmi in aperta contraddizione colle tante incisioni, specialmente del Watteau, che riproducono i nostri comici a Parigi, nelle quali Pierrot occupa sempre un de’primi posti, quando non sia il primo addirittura, come nel quadro de’Comici italiani dello stesso Watteau, che riproduco nella testata della lettera G, in cui egli è segnato a dito non so se qual capocomico o principale artista della compagnia, diritto in sul mezzo della scena, a cui fan cerchio tutti i colleghi ne’lor varj costumi.
Recatasi a Tunisi, vi dimorò parecchio tempo, maestra di filodrammatici ; indi, fatta compagnia la figlia Zaira (un’ artista mediocre per le parti di prima attrice, che pervenne a un certo grado di rinomanza per la rappresentazione della Frine di Castelvecchio, in cui mostrava all’ultima scena tutta la opulenza delle sue forme ; e che oggi trovasi a San Paulo di Brasile), essa andò a farne parte qual madre nobile, e tale passò l’anno dopo con Novelli, con cui stette sette anni ammiratissima.
Su di lui, come attore e come uomo, mi piace riferir le parole di Virginia Marini che gli fu compagna delle più care : Suo fratello, col quale ebbi il piacere di stare qualche anno, era un gentiluomo perfetto, un bravissimo artista ed un compagno buono ed amoroso.
Nome di teatro di Matilde Tescher, figlia della nota artista lirica tedesca.
Il teatro e la casa sono le sue sole occupazioni ; e nella casa l’artista spesso e volentieri diventa lo scienziato : fotografo, proiezionista, meccanico, elettricista, e anche inventore.
Ma queste diventavan quasi una celia, confortate dall’ammirazione sconfinata per l’incomparabile artista, la quale su tutti gli profuse in privato epistolario e su per le gazzette Angelo Brofferio, di cui, metto qui il brano seguente : Ti ringrazio, o mio buon Moncalvo, lume e splendore dei Meneghini, ti ringrazio dell’oblio che spargi sulle mie pene, del sorriso che chiami sulle mie labbra, della serenità che trasfondi nel mio cuore. […] Di lui si hanno alcune notiziole biografiche, pubblicate nel '58, delle quali principalmente si servì il Bertolotti nel distender la vita dell’ artista (Milano, Ricordi).
Tutti dicevano non più trattarsi di una bimba qualunque, ma di una vera artista fatta e provetta. […] Mai artista di teatro si è sentita così gagliarda e possente in faccia alle bufere della platea….
Figlia di Filippo Civili, artista mediocre per le parti di tiranno, cominciò da bambina a esercitar l’arte del padre, e la precocità dell’intelligenza diede segni manifesti dell’alto grado a cui sarebbe salita adulta.
La Celeste Peracchi non fu una grande artista ; e non fu nè men forse un’artista.
Fu il Fabbri artista pregevolissimo e pregevole maestro, come colui che seppe accoppiare all’arte della scena una coltura non comune.
Doventò infatti la moglie di Germoglia, e una artista di buon nome.
Il numero dell’Arte di Mercoldì 9 agosto 1855 recava in terza pagina queste poche parole listate a nero e sormontate da una croce : L'artista comico per eccellenza, il conscienzioso ed esperto agente teatrale, attaccato jeri dal cholera, spirava questa mattina a ore 4 antimeridiane, fra il pianto dei suoi più cari e il lamento di tutti quelli che apprezzavano il di lui talento e le sue rare virtù.
Andò poi a sostituir l’amoroso Tollo in Compagnia Peracchi, esordendo colla parte di Maurizio nell’Adriana Lecouvreur, e di qui ebbe principio la sua vita di artista, nella quale s’ebbe comuni gli onori, e ahimè comune la sorte ultima con Giovanni Ceresa.
Sua moglie, Francesca, fu una egregia artista per le parti di servetta, e passò, dopo la morte del marito a seconde nozze col primo attore Cesare Fabbri che, per la età, poteva esserle figliuolo.
Federigo, l’ultimo dei fratelli Duse, è morto a trentacinque anni, avanti il ’50, e fu artista drammatico di buon nome per le parti di primo attore. […] Nè si limitò il Duse alla Recitazione del repertorio goldoniano ; chè in molti de’ drammi lacrimosi e degli scherzi comici del tempo, alcuni dei quali scritti a posta dallo Zanchi, dal Calderon, dalla Barluron, egli riusciva artista preclaro. […] Della qual cosa tanto si mostrò grata la somma artista che gli diè promessa di andar ella stessa ad inaugurar le recite.
E più oltre, al Capitolo VIII, anno 1840 : con grave dolore perdemmo il bravo artista Luigi Belisario, il quale non volle rimanere con noi, dappoichè avendo per figlia una graziosa giovanetta che aveva grande disposizione per l’arte drammatica, preferì di fare una Compagnia drammatica da lui diretta e portarsi in Sicilia, dove la figlia esordi come prima attrice e fu molto applaudita, ed avrebbe fatta una bella carriera, se dopo pochi anni non si fosse ritirata dal teatro, facendo un vantaggioso matrimonio.
Riferisco dalla citata opera del Di Giacomo le seguenti parole che ci dànno una chiara idea del povero artista e dell’ambiente in cui visse : Domenicantonio di Fiore visse in tempi ne’ quali l’arte del comico, per singolare che fosse e mirabile, non arricchiva.
Nè solo come artista e maestra va ricordata la Malfatti, ma anche come cittadina.
Come artista ebbe valore incontestabile, e Francesco Augusto Bon scrisse apposta per lui parecchie delle sue commedie.
Crebbe la giovine artista in bravura a tal segno da decidere il marito a farsi conduttore egli stesso di una buona Compagnia, innalzando lei al grado di prima attrice assoluta.
È stata Maria Barach artista geniale, piena di slancio, popolarissima.
A Leontina Papà — attrice drammatica — che con la voce ricca d’affetti — e con l’eloquente atteggiar della persona — richiamò sulle scene labroniche — le glorie della Marchionni e della Pasta — i livornesi — augurando alla giovane artista — trionfi maggiori — porgono tributo d’ammirazione.
Non grande artista, era veramente una grandissima attrice : alla mancanza del temperamento che non le concedeva lo scatto inatteso, geniale che suscita gli entusiasmi, suppliva con una forza di volontà singolare, accogliendo sommessa i consigli, gl’ insegnamenti assimilandosi, e le parti più disparate analizzando, sminuzzando con tal cura affettuosa, da acquistarsi la benevolenza e l’ammirazione de' pubblici più severi.
Sacco Antonia, moglie del precedente, e figlia di Elisabetta Franchi, fu assai pregiata artista per le parti di donna seria col nome di Beatrice, sì nelle commedie a soggetto, sì nelle scritte.
Quel « nuovo venuto dottore » entrò nell’epoca in cui oltre al rinforzo de’nuovi elementi scritturati dal Bertoldi, la Compagnia si accrebbe di una importante artista, la Rosa Grassi, Colombina.
Mortogli il padre, il Benini entrò nella Compagnia dialettale di Giacinto Gallina, il gentile continuator di Goldoni, nella quale si trova tuttavia, cavallo da sella e da tiro, artista generico per eccellenza, ugualmente egregio nelle parti di amoroso e di caratterista, di brillante e di promiscuo, e qual si conviene apprezzato e applaudito da ogni pubblico d’Italia.
Fu Giuseppe Coltellini artista nobile, spontaneo, comicissimo : e ogni qualvolta riappariva sulle scene era una vera festa pe’ napoletani.
E mentre a’ suoi tempi facean chiasso i drammi a colpi di scena e combattimenti, egli s’acquistò fama di eletto artista col Cavalier di spirito, col Cavaliere di buon gusto, col Bugiardo, con L’Avventuriere onorato, con L’Avvocato veneziano, col Medico olandese, col Tasso, e più altre commedie del Goldoni ; nè minore successo egli aveva con l’Atrabiliare e il Filosofo celibe del Nota, con il Filippo e il Bruto primo dell’Alfieri, ne’ quali si trasformava a segno da parer veramente il personaggio ch’egli rappresentava.
Dopo di essere stata, giovinetta, nel Collegio Ratti di Bologna, preconizzata cantante, entrò in arte, dando subito le più belle speranze di sè colla figurina incantevole, col profilo delicato, coi capelli biondi e vaporosi, colla voce armoniosa, colla coltura non comune, coll’anima d’artista.
Riferisco le parole del Corriere della Sera del 13-14 aprile 1890, come quelle che rispecchiano fedelmente il sentimento del pubblico e della critica verso la forte e originale artista : Bastava che la Giovanelli si mostrasse sulla scena perchè il teatro si mettesse di buon umore.
Come artista il Giraud è ricco di pregi singolari ; la spontaneità, la giocondità, la versatilità.
In una lettera da Bologna della Pelzet a Niccolini del 27 luglio 1843, sono queste parole : « Poi è venuta la Job, la quale dopo aver rovinato Verniano colla sua pros…… (prosopopea), cerca d’insinuarsi verso Coltellini per farmi onta e spauracchio. » E più oltre : « Anche la Job prima donna comica, vil…… (vilissima) creatura, ha scelto una tragedia per sua beneficiata. » Ma non è da prestar troppa fede ai pettegoli risentimenti di una artista che si trova tra compagni inesorabili e crudelmente accaniti contro la sua poca abilità ; sono sue parole. […] A lei accennò il Belli in uno de’ suoi incomparabili sonetti ; e Luigi Bonazzi, letterato e artista egregio (V.), le dedicò del ’41 questi versi.
Fu ed è il Bracci artista di egregie qualità.
Patente allusione all’opere del Piazza, che ha parole di vivissimo encomio per l’ incomparabile artista.
Secondo Baschet, Maria sarebbe il casato del nostro sconosciuto artista ; ma io lo ritengo un sol nome di battesimo – Anton Maria – secondo la consuetudine d’allora di non ricorrer quasi mai al casato : messer Aniello, messer Ieronimo, Pier Maria soleva dirsi, e non Soldano, o Garavini, o Cecchini.
Fu Pippo Bergonzoni molto apprezzato come artista, moltissimo amato come uomo, poichè niuno forse ebbe come lui tanta mitezza di indole, tanta elettezza di modi.
Lontano dal Modena, n’ebbe sempre i migliori consigli e le più intime confidenze, nonostante una certa disparità di carattere, la quale traspar viva da quelle lettere in cui il sommo artista battezza il Calloud di Sant’ Ermolao, di Michelaccio, di Trippa, ecc.
Figlia di Giuseppe Bosio, fu artista reputatissima per le parti di prima attrice giovine e di prima attrice.
Divenuta sposa di Ernesto Della Guardia, attore brillante di buon nome, esordì qual prima attrice assoluta in America ; e tale si trova ora, dopo egregie prove e là e qui, in società con l’artista De Sanctis, col quale andrà l’anno venturo a far parte della compagnia stabile della città di Torino.
Caro concittadino, simpatico e geniale artista, perchè abbandonarci così ?
Figlio del precedente, fioriva nella prima metà del secolo xvii ; fu artista di gran pregio per le parti di secondo Zanni, che rappresentò sotto il nome di Trappolino, nella Compagnia dei comici Affezionati.
Fiorentino, fu artista di assai pregio per le parti comiche, fiorito al tempo in cui Goldoni era al soldo di Medebach.
Scritturatosi colla moglie nella Compagnia di Alamanno Morelli, si recò in America, dove (1881), un colpo d’apoplessia, prostrò d’un tratto quella fibra gagliarda d’artista, che, moribondo, sorretto dalla compagna sua, volle subito essere restituito in patria.
Rimasto vedovo passò a seconde nozze con la prima donna Lucrezia Tabuini di Modena, artista pregiatissima nelle parti studiate e nelle improvvise, mortagli in Bologna il 1762.
Fu poi capocomico con varia fortuna ; e, or è qualche anno, fu nominato direttore dell’ Accademia de' filodrammatici di Milano, non lasciando ogni tanto, di mostrarsi al pubblico sotto le spoglie di quei personaggi che più gli acquistaron fama di eletto artista.
Degl’inni di lode alzati alla diletta artista scelgo le parole di Francesco Righetti, attore egregio, critico acuto, e già compagno d’arte della Romagnoli (Teatro ital.
Appassionato dell’arte, entrò a venti anni in una compagnia d’infimo ordine, e dopo aver passato peripezie di ogni specie in altre compagnie mediocri, nelle quali però era già divenuto un buon artista, riuscì a entrar socio il 1811 con Elisabetta Marchionni, recitando al fianco della celebre Carlotta le parti di primo amoroso. […] Non molto noto forse è l’aneddoto che trovo ne’ricordi del Minghetti, al proposito del metodo e dell’ingegno del nostro artista.
Si cercò di coprire, se non degnamente, mediocremente al meno il posto lasciato vuoto dal geniale artista.
r Duca de Ferrara, concernente il nostro artista e la morte del Sanseverino : ………………………..
…… Fu un artista valoroso quanto modesto.
Ottimo artista per le parti di Pantalone.
Nelle ore in cui poteva esser libero da' suoi doveri (e queste non erano tali che nella notte), si occupava continuamente a leggere ; ed essendo pieno d’ingegno naturale, e dotato di ferace memoria, seppe profondamente istruirsi, e in seguito diventare un buon autore teatrale, ed un ottimo artista.
Qualunque sia l’artista che reciti con la Zanon, o per piena che sia la scena, i sensi dello spettatore son vòlti su di lei. […] … » No, cara artista ; il pubblico reclama ancora più di un godimento da Lei !
Nè solo nel dramma fu artista pregiatissima, ma anche nella commedia e nella tragedia : e a quest’ultima, anzi, dedicò ogni suo studio negli ultimi anni di arte.
Questi i principii di questo artista, che, passato poi nella Compagnia di Girolamo Medebach, col quale stette più anni, potè, al Sant’Angelo e al San Gio.
La freddezza del nostro artista accennata dal Grimm, pare non fosse che su la scena ; poichè il Campardon riferisce una querela di Giacomo Lavaux, macchinista della Comedia italiana, per esser stato insultato e aver ricevuto da lui un calcio nel ventre e uno schiaffo.
Parve a' più una celia ; ma la giovane artista, che assisteva da un palco di proscenio, si levò incontanente ; e recatasi alla ribalta, improvvisò una sestina-fervorino, che le acquistò subito la benevolenza del pubblico, andatasi poi grado a grado mutando in entusiasmo, onde, a tenzone finita, ella fu accompagnata a casa con torce, in mezzo alle più pazze acclamazioni.
), è dato oggi poter ricostruire intera la figura di questo artista che trascinava il pubblico all’entusiasmo con un gesto, con un movimento della persona, senza ricorrer mai allo spediente volgare di certi lazzi e certe cascate, che furon prerogativa del suo predecessore Antonio Costantini, figlio naturale del rinomato Costantino Costantini detto Gradelino. […] Non siam dunque dinanzi a un buffone volgare, ma dinanzi a un artista nel vero significato della parola. […] Quest’operetta, assai bene immaginata e meglio condotta, ha per base l’amicizia che il papa e l’artista si eran giurata, e sopratutto la promessa di scriversi o di vedersi ogni due anni, qualunque fosse il loro destino. […] L’amicizia del D’Alembert, oltre alle cure morali e materiali prodigate ad una sua figliuola cieca, per sollevarlo di una perdita di 50,000 fr. per fallimento del depositario, gli procacciò, dopo morto, un elogio funebre, che resterà pur sempre il migliore attestato delle grandi qualità che il Bertinazzi possedeva e come artista e come uomo. […] III) sul merito del nostro artista aggiunge : Il signor Carlo Bertinazzi detto Carlino, era un uomo stimabile pe’suoi costumi, celebre nell’impiego di Arlecchino, e godeva una riputazione che mettevalo al pari di Domenico e Tommasino in Francia, e di Sacchi in Italia.
Fiorilli Tiberio, il più forte, il più completo, il più celebre artista italiano del secolo xvii, che tenne per circa cinquant’anni sotto il nome di Scaramuccia lo scettro dell’arte comica in Francia, nacque a Napoli il 9 novembre del 1608. […] Dopo una infinità di avventure in cui non sempre, stando al biografo, ebbe che vedere l’onestà, s’imbattè a Fano in una compagnia di comici d’infimo ordine ; nella quale spacciatosi per artista celebre, gli fu concesso di esordire, sotto la maschera dello Scaramuccia, nel Convitato di pietra : commedia da lui scelta e da lui prediletta, come quella in cui doveva essere una cena squisita. […] Molière non lasciava una rappresentazione, ove avesse parte principale Scaramuccia, e prese dall’incomparabile artista tutto quel che potè di naturale e di originale ; il che generò poi i famosi versi che si leggon sotto a uno dei ritratti di Bonnart, identico a quello di le Blond (V. pag. 901). […] una figlia battezzata col nome di Anna Elisabetta il 29 luglio dell’ ’81 da una certa Duval, che fu poi, come vedremo, la disperazione del povero artista e come amante e come moglie. […] xvii e xviii, in cui il glorioso artista occupa sempre un de’ posti primi, quando non è il primo, come nelle graziose figure dell’ Herisset, e nelle incomparabili scene del Gillot, di cui ho messo qui i preziosi frontespizi.
Pieri Gaspare, fratello minore delle precedenti, nato a Roma il 1827, fu il più forte artista brillante del suo tempo.
Esordì a Torino e subito fu riconosciuto attore di rari pregi ; talchè, addentratosi ognor più nello studio, riuscì in breve il più valoroso artista del suo tempo a giudizio d’uomini competenti, quali Francesco Gritti, che afferma « nelle parti dignitose e gravi, e ne' caratteri spiranti grandezza e pieni di fuoco, lui rendersi certamente impareggiabile » e Carlo Gozzi che lo chiama « il miglior comico che abbia oggi l’Italia, » e Francesco Bartoli che gli dedica nelle sue Notizie più pagine dell’usata iperbolica magniloquenza. « Una magistrale intelligenza – dice – una bella voce sonora, un personale nobile e grandioso, un’ anima sensibile ed una espressiva naturale ma sostenuta, formano in lui que'tratti armonici e varj, co'quali sa egli così ben piacere e dilettare a segno di strappare dalle mani e dalle labbra degli uditori i più sonori applausi. » Nel Padre di famiglia di Diderot, nel Gustavo Wasa di Piron, nella Principessa filosofa e nel Moro dal corpo bianco di Carlo Gozzi, nel Radamisto di Crebillon, nel Filottete (di De la Harpe ?) […] Creò lo Zanarini al Valle di Roma la parte di Aristodemo nella tragedia di tal nome di Vincenzo Monti il 16 gennajo 1787 ; e pochi giorni appresso Volfango Goethe ne' Ricordi dell’ Italia scriveva : « L'attore principale in cui si concentra tutta la tragedia, si rivelò nella parola e nell’azione artista egregio.
Alle quali vivissime lodi l’incontentabile e forte Grimm contrapponeva come una stonatura sguajata parole del più acre disprezzo, non riconoscendo nella grande artista una sola delle doti dagli altri decantate.
Il Bissoni non ebbe elevatezza d’ingegno come artista, ma una sensibilità squisita, e un cuore eccellente.
Le sue prime armi, e con grande successo, fece nella Compagnia dell’Anonimo Ciarlatano, il signor Buonafede Vitali, al fianco di Francesco Rubini, che divenne poi al Teatro di San Luca, celebre artista.
… Forse, alcun po' delle lodi togliendo all’uno, e alcun po' de' biasimi all’altro, avremo nel Martelli un bravo artista per le parti comiche, non essendosi egli mai spacciato, e in ciò conviene anche il Bartoli, per attore tragico.
Avea sposato in America Maud-Wilson, divenuta poi artista con lui.
Nata dai precedenti a Cividale del Friuli il 29 gennajo del 1822 quand’erano in Compagnia Cavicchi, fu per universale consentimento la più grande artista del suo tempo. […] Assai sovente ho modellato attrici su questa ammirabile artista, e tra l’altre la Fargueil, che è tutta piena di imitazioni ristoriane, e che le deve, senza saperlo, gran parte del suo presente successo all’Ambigu nella Rosa Michel del Blum. […] Ebbe tre fratelli che seguiron l’arte sua : Carolina, moglie di Pasquale Tessero (V.), nata il 4 novembre 1823 a Brescia e morta a Genova il 1890 ; Enrico, artista egregio alcun tempo per le parti amorose al fianco di sua sorella, poi impiegato ferroviario, nato a Voltri nel 1826, e morto capo-stazione a Foggia nel 1894 ; e Cesare ora al fianco della sorella per le parti di carattere, ora cantante buffo, nato a Soresina il 21 di marzo 1835, e morto a Torino, maestro di recitazione, il 26 febbrajo 1891.
Egli era il vero artista del momento : spigliato, arguto, di vena inesauribile.
Si capisce che ballerini e cantanti recitavan con gli altri : anzi ho qui sott’ occhio il manifesto della beneficiata di Felice Sciaccaluga, artista comico e primo ballerino (15 nov. 1843) in cui si eseguì un nuovissimo PAX-DEX-DEUX POLLACCO ossia CRACCOWIENNE Composto dall’artista beneficiato, Ballato dal medesimo e dalla PRIMA ATTRICE Un’altra sera (27 nov. 1837) a benefizio del primo attore Lorenzo De Paoli, Onde non restasse tediato il Pubblico, nell’ intermezzo della Commedia e della Farsa vi fu un gran volo di Piccioni.
Sul letto di lunghi dolori sta il pallido artista sognando ; passeggia fra ignoti bagliori dai vivi lo spirito in bando : E mentre le strofe dei canti sommesso parlando gli van, gli passan, gli passano avanti le larve di un giorno lontan !
Domenico Locatelli era amato e stimato alla Corte, e il padre di Gueullette che lo sentì recitare, affermava essere stato valentissimo artista.
Anche vi ebbe chi non riconobbe la grandezza dell’arte in lui, come quegli che non lasciò alcuna di quelle creazioni che eternan la rinomanza di un artista.
Secondo i Fratelli Parfait, seguiti poi dagli altri, la richiesta del Re fu causata forse dal fatto che poco piacque a Parigi il Pantalone (di cui s’ignora il nome), il quale andò a sostituir Turi, egregio artista (V.), morto il 1670….
Come ti ho detto mio padre aveva un ruolo secondario, inferiore, cioè quello del Gattinelli, come era inevitabile, cominciarono presto le emulazioni fra il giovane attore e l’artista, che godeva già meritamente molta fama. […] Anche quello fu un gran passo pel mio povero papà, che non solo andava ad affrontare un ruolo di grande responsabilità, ma raccogliere l’eredità pericolosa e quindi il confronto di un grande artista. […] Il primo ricordo ch'io serbo intatto del glorioso artista, è della primavera del '65 al Teatro Comunale di Ravenna, nel Vero Blasone di Gherardi Del Testa, e nel Figlio di Giboyer di E.
Per quanto concerne l’artista, togliamo le seguenti parole dal giornale La Moda : ….
Testimonianze di lui come artista e come uomo non mancano.
Abbiamo in molte lettere dell’Archivio di Modena precise notizie di questo comico, il quale fu rinomatissimo artista sotto la maschera del Dottore, e col nome teatrale di Dottor Brentino, a differenza del suo omonimo Giovan Angiolo Lolli che sotto la stessa maschera fu celebre in Francia col nome di Dottor Baloardo.
Primo figlio di Federigo, nacque a Bergamo il 1792, e, con l’esempio del padre, si mostrò fin da giovanetto egregio amoroso in Compagnia di Antonio Goldoni, poi di Giacomo Dorati ; riuscendo quindi, sotto gli ammaestramenti di Giovanni Libanti, artista de'più pregiati.
Con questa lettera obbligatoria in via commerciale da valere come un rogito del notaro dottor Bellini, rinunzio per me ed eredi, in favore dell’egregio artista Amilcare Belotti, ad ogni e qualunque direzione di dilettanti drammatici, nata e nascitura nell’ Orbe terraqueo illuminato dal sole e dalla luna ; assoggettandomi in caso di mancanza alla mia obbligazione, a rifondere il valsente delle penali pagate e da pagarsi dal capocomico Domeniconi, più i danari spesi e da spendersi dal sullodato capocomico in viaggi d’andare e venire colla sua nomade Compagnia.
Con tenacia e audacia senza pari, egli affrontò nuovamente il giudizio del pubblico, il quale più tenace di lui ne’suoi propositi, lo fischiò ancor più forte, e per modo ’sta volta, che il povero artista, scoraggiato, disperato, si ricoverò nella nativa Lugo.
Cancellare l’impressione dell’incomparabile artista, non era facil cosa ; e il Taddei su le prime andò poco a verso a' Torinesi, tanto che il Vestri, senza il rapido avanzar del male, avrebbe ripreso il suo posto.
Cammilla Veronese morì il 20 luglio 1768 tra le braccia di Cromot, che amava da più anni la cara artista, per la quale ordinò magnifici funerali.
Compagnia istituita dal Vicerè d’Italia, che era stata diretta fino al Carnevale del 1812, in cui si sciolse, dal celebre artista Salvatore Fabbrichesi. […] Niccolini al Teatro Nuovo di Firenze, e la prima volta, pur del Niccolini, l’Edipo nel Bosco delle Eumenidi alla Pergola di Firenze il 17 marzo del 1823 ; rappresentazioni che dovetter colle repliche fruttar non poco al Blanes, se il Niccolini, in una lettera all’amica Angelica Palli a Livorno, scagionandosi dell’accusa che l’Internari gli aveva mossa di voler guadagnare sulla recita della Matilde, riportava questa parte del battibecco colla valorosa artista.
Non è a dirsi quanto la infanzia dell’egregia artista fosse fortunosa e travagliosa !
Battaglia Carlo), non aveva compiuto i quindici anni, quando nella Compagnia di sua madre e del patrigno Francesco Toffoloni, entrò a sostenere il ruolo di prima donna ; nel quale tanto e in sì breve tempo s’innalzò, che Salvatore Fabbrichesi la scritturò nelle veci di Anna Fiorilli Pellandi, quando questa s’unì in società con Paolo Belli-Blanes : e seppe la Cavalletti vincere allora con l’arte sua calda e spontanea la reluttanza del pubblico milanese che credeva di dover sempre sentire la mancanza della celebre artista.
È ricordato da Carlo Trautmann nel suo eccellente studio sui comici italiani in Baviera, come artista, il quale, insieme a Silvestro Trevisano e a Barbetta Alessandro e figlio, andò a unirsi l’anno 1574 nel Castello di Trausnitz presso Landshut, a due saltatori, che vi furon chiamati un anno prima, dopo la fuga di Massimo Trojano, il famoso cantante, suonatore e dilettante comico.
Prima di dire di lui come artista, merita la pena di accennare alla famiglia dalla quale usci, assai nota per una specie di eccentricità rivelantesi in tutti i suoi componenti ; assai stimata per la generosità dell’animo, assai ammirata per il patriottismo ; assai temuta per il coraggio e l’eccezionale gagliardia dei muscoli.
E questo prova, mi pare, quanti e quanto grandi fossero i pregi suoi di artista.
Vitalba Antonio, detto Ottavio, padovano, primo amoroso della Compagnia dell’ Imer, per la quale cominciò a scrivere il Goldoni, fu comico eccellente, e bastano, credo, queste parole dello stesso Goldoni a dare un’ idea chiara dell’ artista e dell’ uomo : ……Antonio Vitalba Padovano, comico il più brillante, il più vivo che siasi veduto sopra le scene.
E in tutte queste opere, quando il temperamento gliel consenta, sa mostrar l’arte sua poderosa « fatta – scrive Angiolo Mori — di intendimenti di una accuratezza sottile, umanamente intima, di cui è profondo il concetto ; con una recitazione tutta moderna, di una rispondenza assoluta dell’anima con lo stato della coscienza femminile nella triste e tormentosa ora che passa. » Fin qui della artista.
Comunque, il Camerani non passò certo a Parigi per grande artista, se due anni dopo, ritiratosi Alessandro Luigi Ciavarelli, che recitava alla Commedia Italiana le parti di Scapino, egli lo sostituì, riuscendo, dice il Campardon, aussi faible que dans les amoureux.
Ma senza dubbio esse dovean ricercarsi nella soverchia dimestichezza che il Coralli aveva con Teodora Ricci, moglie del Bartoli ; dimestichezza che fece montare su tutte le furie il Sacco, vecchio ottuagenario, che della giovane artista era bestialmente invaghito, e che assalì con mortificazioni e sgarbi di ogni specie il Coralli, il quale dovè ricorrere alla protezione del Gozzi : e sarebbe rimasto senza dubbio in compagnia, nonostante l’ invelenimento del Sacco, se, pel timore di essere definitivamente scacciato, non avesse ricorso a uno strattagemma volgare di cui fu vittima un bravo e onesto comico della compagnia.
Ma chi soltanto prese diletto di te, come artista teatrale, non conobbe che la minor parte della mente e dell’animo tuo.
Delle vicende artistiche del Fidenzi poco possiam dire, per la scarsezza dei documenti fin qui trovati ; ma due lettere di lui che esiston nell’Archivio di Modena, qui riferisco per intero come quelle che ci dànno, se non molte, curiose notizie del nostro artista. […] E qui alla nuova insistenza di Melpomene si aggiungon poche parole di Mercurio (Brunacci) che racchiudon le lodi del nostro artista.
E tanto quegli collo studio e l’amore in essa progredì, che divenne capocomico a sua volta e il primo artista del suo tempo.
Nell’opuscolo intitolato : La pompa funebre di Arlecchino (Paris, Jean Musier, 1701), abbiamo il seguente ritratto del nostro artista : Je commence par son portrait.
Recatosi col Majeroni a Firenze, e recitata la Gerla al Pagliano, Alessandro Dumas, venuto per la recita del suo Don Giovanni, si recò sul palcoscenico, ed ebbe le maggiori parole di lode pel giovine artista che paragonò al celebre Lemaître.
Ma parliamo della vita del nostro artista. Dalle Fatiche comiche sappiamo che fu figlio di un artista della Compagnia de’Gelosi, e che nacque…. ma lasciamo che cel dica egli stesso.
Dopo la morte del grande artista il Mercurio di Francia pubblicò i seguenti versi : SUR LA MORT D’ARLEQUIN Les plaisirs le suivoient sans cesse, Il répandoit partout la joie et l’allégresse.
Nacque a Verona verso il 1720 ; e compiuto un corso regolare di studi, si diede a recitare tra i filodrammatici della città, riuscendo artista ammiratissimo, secondo afferma Gianvito Manfredi nel suo Attore in scena ; tanto che una sera dovette ripeter lì per lì nell’Orlando furioso la scena della pazzia tra gli applausi entusiastici della folla.
La Ristori fece inorgoglire gl’ Italiani delle loro domestiche glorie tanto ammirate fuori d’Italia ; Gustavo Modena, uomo di Plutarco, artista letterato, patriota e martire vero, fece nascere per l’arte drammatica un culto che non aveva avuto dapprima ; il libero pubblico italiano si affezionò ai suoi migliori allievi, e a quegli insigni che erano sorti a fianco della sua scuola, come la Ristori e il Morelli ; e poichè scarso era il numero dei grandi colleghi, diede la promozione in fama ed in paga agli artisti che più si appressavano a quelli, e spargendo anche sul teatro una tinta di patriotismo si vergognò di non accorrervi quando recitavano i più riputati artisti d’Italia. […] Che la Pezzana e la Tessero, anime artistiche, recitassero egualmente bene in italiano e in piemontese, lo si comprende facilmente ; ma che quegli che per anni ed anni fu sempre un attore da museruola recitando in italiano, diventi ad un tratto artista, cavaliere e milionario recitando in piemontese, ciò non si comprende, se non supponendo che chi recita in dialetto non faccia un’ arte.
Ma non poteva tale studio bastare a far di lui un grande e celebrato artista. […] Invece egli la profondità dell’analisi a tavolino, teorica, sposò con una siffatta grandezza pratica di commediante, da riuscire artista gigantesco nel vero senso della parola.
E conclude : L’artista drammatico non lascia traccia di sè ; ma il capocomico vive nella gratitudine dei futuri.
Grandissima artista dovett’essere in vero questa Vittoria, se si disputò il primato con la famosa Andreini.
Naturalmente i giudizi su di un attore van dati in considerazione dei tempi in cui egli fiorì ; chè se s’avesse a giudicar lo Zannoni col criterio che s’ha oggi dell’arte, tutti quei lardellamenti storico-scientifico-filosofici cel mostrerebbero artista enormemente peso.
.), che è il miglior comico che io mi abbia mai sentito. » E così, di trionfo in trionfo andò innanzi il fortunato capocomico artista, ultimo grande avanzo della commedia improvvisa, fino all’anno 1782, in cui la Compagnia, descritta dal Gozzi al principio de'suoi servizi, come quella che « aveva un credito universale, quanto a'costumi famigliari, differentissimo da quello che in generale hanno quasi tutte le nostre Comiche Compagnie », e di cui (Mem. […] Quanto al cognome del nostro artista non saprei che decisione prendere.
Baron (Michel Boyron) uno dei più forti, se non il più forte artista della Francia, nacque a Parigi l’ottobre del 1653, e vi morì il 22 dicembre del 1729.
Nato di nobili parenti, non si sa dove, nè quando, ma fiorito tra la seconda metà del secolo xvi e la prima del xvii, fu artista sommo per le parti di Innamorato. […] Comunque sia, se le lacune nello stato di servizio artistico dello Scala sono troppe, è certo ch'egli così in Italia come fuori fu artista reputatissimo per lungo volgere d’anni, e gentiluomo de'più diletti a principi e a letterati.
Povero e glorioso artista !!!!
E qui fa un’analisi minuziosa e interessante dell’interpretazione, in cui la Carlotta si mostrò più che in altre artista di genio ; alla quale fa seguir quella della Mirra, che ne fu la creazione più maravigliosa, approdando alle stesse conclusioni, e terminando poi con queste parole : « la nostra Marchionni ha dei difetti : e chi non ne ha ?
Di qui le ire della Lavinia ; ire di donna per l’una, di artista per l’altra : insomma, un vero inferno. […] Questo incalzarsi di più che sessanta frasi, compiute in un sol settenario, sarebbero oggi uno scoglio inevitabile, e oserei dire, insormontabile, per l’artista di qualunque merito si fosse.
Allora per compensare l’artista del fiasco, fu messo in iscena l’Uomo prudente, che ebbe un ottimo successo e pel quale fu il D’Arbes proclamato l’attore più perfetto - dice Goldoni – che fosse allora sul teatro.
Nel ’64 dunque il Calderoni non avea ancor preso moglie ; e data la famigliarità della sua lettera, doveva, se ben giovanissimo, essersi già acquistata ottima fama di artista.
Certo egli dovette essere avuto in conto di artista egregio e di egregia persona, se uomini ragguardevoli come il Principe di Parma, Alessandro Farnese, Carlo Gondi, inviato straordinario del Granduca di Toscana, indi Pietro di Nyert, primo Cameriere segreto del Re, e Boileau Puymorin, Intendente generale della feste e degli affari privati del Re, tennero al fonte del battesimo i suoi figli.
Grandissimo artista fu veramente il Cantù per le parti di secondo Zanni, e dal suo Signore e dai pubblici tutti e dalla Corte di Francia ebbe onori e lodi senza fine. […] È strano che di questo artista, il quale oltre i monti incontrò tanto il favor del pubblico, non sia rimasta traccia in alcun libro del tempo, nè in alcuno degli archivi di Parigi, tanto consultati oggimai dagli storiografi del Teatro italiano in Francia.
Queste bellissime parole trovo inserite nel bellissimo articolo che il Fiacchi dettava nel Piccolo Faust di Bologna, il 24 maggio 1894, dopo la morte della celebre artista, avvenuta a Roma otto giorni prima, a ottantacinque anni. […] Chiudo queste notizie colle parole, tuttavia inedite, che un egregio artista contemporaneo, e affezionato compagno della Bettini (Antonio Colomberti), lasciò scritto di lei : Possedeva una persona giusta, volto esprimente tutte le umane passioni ; era di capello castagno e di carnagione bianchissima.
Ma non tanto come artista egli merita qui una menzione particolare, quanto come colui al quale accadder fatti straordinarj, a mala pena credibili.
» Date alla grandiosità della situazione una artista che renda tutti i dolori e tutte le gioie del personaggio ! […] Codesto bel tipo di assetato eterno è gittato là tutto di un pezzo, saldo come blocco di granito, e son certo che farebbe anch’ oggi la fama d’ un artista e la felicità de’ pubblici.
La Nazione Francese sarebbe orgogliosa di avere una tanta artista ; ed io sarei ben fortunato se avessi nel mio paese un’interprete come voi…. » Nè solo nella interpretazione della Signora dalle Camelie, ma in quelle ancora del Cuore ed Arte, dell’Adriana Lecouvreur, della Pamela, della Gabbriella, dell’Elisabetta, della Battaglia di donne, della Piccarda Donati, dei Gelosi fortunati, della Pia de’ Tolomei, e di cento altre opere o tragico-romantiche o drammatiche o comiche, non ebbe chi la uguagliasse, nè chi le si accostasse. […] E donativi di ogni specie egli ebbe in ogni tempo e in ogni luogo da ogni Signore : la qual cosa sta a provare in che gran conto fosse tenuto l’artista.
Oltre che artista comico assai valente (recitò cogli Uniti e coi Fedeli), fu anche poeta ricco di soave spontaneità.
A lode dell’ artista poi la canzone ha infine queste tre strofe : — È fama, che le scene Il lugubre colore Giurassero a Scappin loro Signore, E che nell’auuenire, E che nell’auuenire, Tragici casi sol faranno vdire, Faranno vdire.
Si vuole che, stando al fianco di Francesco Bon, artista insuperato nelle parti brillanti, s’invogliasse d’imitarlo ; e con tanto esemplare sotto gli occhi e con la costanza nello studio non mai attenuata, vi riuscisse così mirabilmente, che parve a tutti, se non uguagliare il maestro, a lui molto accostarsi.
Oh quanti affetti vigorosi da imitare trova un bravo artista là dove un critico gelato non vede che fredde massime!
Oh quanti affetti vigorosi da Imitare trova un bravo artista là dove un critico gelato non vede che fredde massime!
E di lui così lasciò scritto un egregio artista contemporaneo, Francesco Righetti (Teatro italiano, vol.
E quando avrà un artista più fortunate circostanze per segnalarsi?
Questo fenomeno è frequentissimo nella pronunciazione successiva; e l’artista non dee trascurarlo per bene imitarlo opportunamente. […] L’artista vi ricerca principalmente que’ modelli caratteristici delle passioni che non sono se non i fatti particolari ed universali trasformati e ridotti. […] E l’artista diligente non dee cessare dal raccogliere e meditare tali osservazioni, che sono tanto più interessanti quanto più sono rare e straordinarie. […] Lo scegliere importa un paragone, ed una ragione da preferire l’uno o l’altro oggetto che voglia imitarsi; e si è detto e si dice comunemente che l’artista non isceglie ed imita, che la bella natura. […] Imperocché in ogni altro genere di imitazione può l’artista avere il tempo di esaminare e correggere quel che ha fatto, ma l’attore non può ciò fare, se non sia sorpreso al momento ch’egli declama.
Glorioso singolarmente è per la mia patria il testimone per ogni riguardo autorevole del gran Cittadino di Ginevra79: “Giovane artista, vuoi tu sapere, se qualche scintilla di questo fuoco divoratore serbi nell’ anima?
Ben avventurato l’artista che sa coglierlo!
Quanti affetti vigorosi da irritare trova un buono artista là dove un critico filosofo Settentrionale non vede altro che gravi riflessioni e fredde massime!
Ho detto « esattezza storica problematica ; » e corroboro questo mio avviso colla osservazione non superficiale sulle creazioni infinite e, oserei dire, gaiamente indiavolate, del grande artista : si direbbe quasi che i tipi della Commedia italiana fossero la base di tutta l’opera sua.
La scarsezza dei bravi artisti non può mai derogare alla perfezione d’un arte; anzi ci sembra che questo appunto sia un segno del suo valore sublime; mentre il diventare artista quando l’arte è ancor fanciulla è facile a molti, ma diventarlo eccellente quando l’arte è quasi giunta alla perfezione, è fortuna di pochi.
Glorioso singolarmente è per la patria il testimone per ogni riguardo onorevole del gran Cittadino di Cinevra : « Giovane artista, vuoi tu sapere, se qualche scintilla di questo fuoco divoratore serbi nell’anima ?
Mercecché, non potendo l’artista dare che un solo gesto alla sua figura, egli fa consistere la sua principale attenzione in isceglier quello che meglio esprima la passione dell’eroe della sua opera, e che, secondo il precetto dell’Albani87, spieghi non solo ciò che il personaggio allora fa, ma quello ancora che ha fatto, e quello ch’è per fare. […] Se egli avrà mai esaminata l’essenza della perfezione e della bellezza, risponderà all’inesperto artista, che la bella varietà non consiste in un ammasso di cose, le quali niuna lega abbian tra loro (che ciò costituisce l’imperfezione e la bruttezza), ma nella moltiplicità delle cose tendenti a una medesima unità.