Ruoti dunque Ission, ruoti la sorte, ruotino i Cieli, a Rotalinda ancora ruotar veggo soggetta or la Natura.
Si sa ancora che l’ 11 maggio del ’40, la commedia di Arlequin au désespoir de ne pas aller en prison dovè per la sua meschinità cadere, nonostante l’arte di Costantini ; e che il 5 agosto del ’41 egli sostenne la parte di Scapino nelle Fourberies de Scapin, al fianco di Bertinazzi Pantalone, al quale dovette lasciar ben presto il posto di Arlecchino.
Figlia di Gaetano Martini di Pisa, capocomico e brillante (il de era usurpato) e di Anna Loddi di Siena prima attrice, cominciò a recitar bambina come tutti i figli d’arte nella compagnia del padre, scritturandosi poi quand’egli smesse il capocomicato con Cesare Astolfi in qualità di amorosetta sotto la Fanny Sadowsky, con la quale la troviamo ancora nel 1853 prima amorosa al fianco di Giuseppe Peracchi, primo attore, che diventò poi suo marito.
» Ma il Rubini restò ancora il’64 a Parigi.
Dal suo secondo matrimonio ebbe un figlio, il quale comparve nella Fête du village alla Comedia italiana, ancora bimbo, destando la stupefazione di tutti.
Fu il '62 e '63 prima attrice in quella di Alamanno Morelli con l’Adelaide Tessero prima attrice giovine, il '64-'66 al Fondo di Napoli con Majeroni, il '67-'69 nella Compagnia di suo marito in società con Pezzana, il '70 in altra in società con Majeroni Edoardo e Rescalli, il '71 di nuovo a Napoli, passata al ruolo di prima donna di spalla, seconda donna e madre, il '74 ancora prima attrice con Bozzo, il '76 con Giovagnoli, e il '77 a Parigi con Salvini al posto di Amalia Checchi ivi morta.
Figlio del precedente, nato il 1824, cominciò a recitar giovinetto, come ogni figlio d’arte, insieme al padre e alla madre, coi quali trovavasi ancora, amoroso il 1848 in Compagnia Lipparini.
Si vorrebbe ancora ravvisare in que’ primi Romani che dipinge rassomiglianza minore co’ moderni cortigiani Francesi. […] E Voltaire diceva ancora: “Non v’ha cosa più insipida, più volgare, più spiacevole del linguaggio amoroso che ha disonorato il teatro francese. […] Più rari sono questi difetti nelle altre sue favole, benchè alcuno se ne rinvenga ancora nel Mitridate, nell’ Andromaca e nell’Ifigenia. […] Mentre i due lodati gran tragici fondavano la tragedia nel lor paese ora seguendo i Greci, gl’ Italiani e gli Spagnuoli, or discostandosene, fuvvi ancora qualche altro scrittore che vi si occupò con applauso. […] Tommaso Cornelio fratello di Pietro minore d’intorno a venticinque anni, compose ancora varie tragedie fortunate.
Ella pensa, o vuol dare ad intendere, di esser solo ad amar la Spagna, e che ogni altro che non vi nacque, la miri con indifferenza, o peggio ancora. […] Ella vorrebbe che il Poeta Drammatico Spagnuolo inalberasse anche oggi la bandiera Lopense e Calderonica: io vorrei che piuttosto militasse sotto colui che compose dentro la Caverna di Salamina (che a lei fa tanto orrore), e che egli osasse penetrarvi ancora seguendo le orme di Racine colla fiaccola di Luzàn. […] Non posso del pari assicurare, che in appresso niuno vi sarà ancora, Spagnuolo o Italiano, che le chiami spettacolo teatrale; perchè chi può indovinare tutti gli umani capricci, o gl’impulsi di un ignobile interesse!
Giovanni Fletcher di lui contemporaneo contribuì ancora agli avanzamenti del teatro brittannico, e tra le sue favole passa per eccellente quella che intitolò Il Re non Re. […] Egli seppe valersi, non si sa per qual modo, d’un gran numero d’argomenti tratti dagli autori greci e latini, ch’egli non potea leggere, non essendosi allora tradotti ancora nell’idioma tedesco. […] Si trovano ancora in tal periodo tre traduzioni dallo spagnuolo, dal latino, e dal greco.
Tutti questi spettacoli francesi di questo secolo erano scuole di superstizione, d’indecenza e di rozzezza 69, nè colà pensavasi ancora che nella drammatica eranvi modelli antichi da imitar con profitto70. […] Andres osa collocare in questo secolo ancora, e mettere in confronto dell’Orfeo vero dramma compiuto e rappresentato, la Celestina, dialogo, come confessa lo stesso Nasarre, lunghissimo e incapace di rappresentarsi, di cui il primo autore Rodrigo Cotta appena scrisse un atto solo de’ ventuno che n’ebbe poi nel seguente secolo per altra mano. […] Chiaramente da essa si ravvisa che dentro delle alpi, dove appresero gli altri popoli a vendicarsi in libertà, e propriamente in Piacenza, in Padova, in Roma, colle rappresentazioni de’ Misteri rinacque l’informe spettacolo scenico sacro: che quivi ancora, e non altrove, nel XIV secolo se ne tentò il risorgimento seguendo la forma degli antichi coll’ Ezzelino e coll’ Achilleide tragedie del Mussato, e colle comedie della Filologia del Petrarca e del Paolo del Vergerio: che nel XV che fu il secolo dell’ erudizione, in latino continuarono a scriversi tragedie dal Corraro, dal Laudivio, dal Sulpizio, dal Verardo, e commedie dal Bruni, dall’Alberti, dal Pisani e dal Polentone; ed in volgare assicurarono alle Italiche contrade il vanto di non essere state da veruno prevenute nel dettar drammi volgari, la Catinia, l’Orfeo, il Gaudio d’amore, l’Amicizia, molte traduzioni di Plauto, il Giuseppe, la Panfila, il Timone: finalmente che gl’ Italiani nel XIV e XV secolo nel rinnovarsi il piacere della tragedia non si valsero degli argomenti tragici della Grecia, eccetto che nella sola Progne, ma dalle moderne storie trassero i più terribili fatti nazionali, e dipinsero la morte del Piccinino, le avventure del Signor di Verona, la tirannide di Ezzelino, la ferita del re Alfonso, la presa di Granata, l’espugnazione di Cesena.
È palese ancora che le parole atte a formare la misura propria di ciascuna spezie di versi furono chiamate piedi o numeri secondo il maggior o minor numero di sillabe di che eran composti. […] Leggesi ancora nel medesimo autore (IX. 4.), che vi ha delle sillabe lunghe più lunghe delle une e dell’altre, e così delle brevi più brevi; “pallentes” per esempio, e “divini” sono del pari composte di tre lunghe: ad ogni modo e chi non s’accorge che la prima parola va più lentamente della seconda? […] Né intralascierò di indicare i luoghi ove queste suppliscono in un modo vantaggioso e superiore ancora ad una delle maggiori bellezze della lingua greca, voglio dire all’onomatopea, di cui Quintiliano ne fa tanto conto, che si lagna forte perché la lingua latina non ne sia abbastanza doviziosa. […] Porrò fine facendo di passaggio un qualche motto della lunga controversia che durò sì lungo tempo tra gli eruditi, e che non può ancora dirsi spenta intorno alla natura degli accenti. […] E più felice ancora colui che dopo aver toccato il segno, non lo lascia smarrire di nuovo!
Il suo Pirro apparisce più grande ancora del Pirro della storia. […] Nella tragedia di Serse si desidera ancora, che vi fosse meglio osservato il decoro e l’uguaglianza de’ caratteri. […] Stolto o maligno si dimostra ancora il consiglio di Persia che lo condanna a morte senza sospettar d’Artabano, il quale per tanti indizi risulta reo della morte di Serse al pari di Dario. […] Delicato é ancora ciò ch’egli dice nella scena VIII dell’atto II «Si on me la refuse qu’on m’apprenne à l’oublier… L’oublier! […] Non parlano diversamente de’ loro commedianti alcuni francesi ancora.
Questo tesoro discaccerebbe da questa casa l’orrore che vi regna; ci vendicherebbe del disprezzo ingiurioso e della pietà più ingiuriosa ancora del mondo insolente”. […] Egli compose ancora una favola tragica sommamente applaudita, la Sposa in lutto. […] Si vuole ancora far menzione delle picciole commedie o farse che hanno gl’ Inglesi, nelle quali trionfa per lo più la satira e la mimica buffoneria. Recheremo per esempio quelle di Dodsley, alle quali dava il titolo di novelle o satire drammatiche, dedicandole al Domani essere che non esiste ancora. […] Gl’ Inglesi hanno avuta ancora un’ opera buffa nazionale.
Vi sono ancora altri Comici obligati alla Serenissima Casa che stanno à dispositione del sig.
Il vecchio Fracanzani viveva ancora al tempo del Bartoli (1782).
Passò da questi con Romualdo Mascherpa e collo stesso ruolo ancora per un triennio, dopo il quale abbandonò il teatro per andare a sposarsi con un signore di Padova, ove morì nel 1860.
Si tolse dalla famiglia il 1815 per andare amoroso in Compagnia di Angelo Venier, col quale dopo un anno, assunse per due anni ancora il ruolo di primo amoroso assoluto.
Tornato a Napoli vi morì, non ancora compiuto il suo settantesimo anno, lasciando la moglie Enrichetta, mediocre seconda donna e madre, poi caratteristica, e due figliuole, una delle quali, la Claudia, che sostenne per alcun tempo il ruolo di prima donna, ma con poca fortuna, a cagione specialmente del fisico nè bello, nè simpatico….
All’arte del recitare accoppiò ancora quella del canto, nella quale fu encomiatissima.
[8] Nonostante la mentovata scarsezza di esemplari imitabili resterebbe ancora alla musica una più che competente ricchezza, se la poesia meno schiava nella scelta degli argomenti le somministrasse tutta la copia di situazioni espressive ond’ella potrebbe servirsene. […] E tali sono ancora le danze fuori di luogo frapposte almeno nella maggior parte, essendo certo che un giorno di lagrime e di lutto quale dovea essere per gli Argivi quello ove perduta aveano ad un solo tratto pressoché tutta la stirpe dei loro re, non era il più a proposito per ordinare quattro balli differenti. […] Nelle regioni del gusto, come nelle vaste pianure dell’oceano, molti paesi sarebbero sconosciuti ancora senza l’intrepido coraggio di alcuni navigatori simili ai Cooki e ai Draki. […] In secondo luogo perché nel caso ancora che un falso amore della patria determinato l’avesse ad eseguire quell’atto di crudeltà, né il teatro, né la filosofia dovrebbero autorizzarlo giammai esponendolo sulle scene alla pubblica imitazione. […] Egli ama poco il recitativo, dal che ne siegue che voi dovete essere estremamente laconico a costo ancora di affollare gli avvenimenti, ma si compiace nelle ariette principalmente, in quelle dove si può gorgheggiare come sono le romorose, o che chiudono qualche comparazione.
Gli antichi fanno menzione delle tragedie e della ludica degli etruschi, e ci dicono che le donne ancora rappresentavano ne’ loro teatri60. […] Ennio, e per qualche anno ancora, di Accio Plauto. […] Fiorirono in essa spezialmente Marco Pacuvio, Lucio Accio, o sia Azzio, Caio Tizio, e secondo alcuni, ancora il Seffano Satirico Caio Lucilio, zio materno del gran Pompeo. […] Meritevoli di lode sono ancora le preghiere di Ercole nell’atto IV. […] Ottavia senza cagione ancora comparisce di nuovo a lamentarsi della fortuna; la Nutrice ascolta la di lei voce, e apostrofando la propria vecchiaia, Cessas thalamis inferre gradus.
[21] Al motivo d’abbellare e d’aggrandir la natura che ha comune la musica con tutte l’arti rappresentative, s’aggiungono ancora dei peculiari a lei sola. […] Le potenze del nostro spirito non restano ancora appagate? […] Come nelle arie ancora che si chiamano di mezzo carattere; perché non esprimendosi in esse veruno slancio di passione forte né alcun rapido affollamento d’immagini, la melodia naturale deve allora supplire con graziosi modi e con gruppetti vivaci alla scarsezza di melodia imitativa. […] Due autorità così rispettabili avvalorate da una costante esperienza bastano a dileguar pienamente un sofisma che può chiamarsi l’ancora della speranza per gli ignoranti. […] Tra gli altri molto si parla di Marchesi e di Pacchierotti, i quali con istile e gusto diverso tengono divisi ancora i giudizi del pubblico.
Si è però preteso da taluni troppo leggermente che esse fossero sin dalla loro origine basse non solo e buffonesche ma oscene ancora. […] Ah vendi me ancora, purchè tu mi venda satollo. […] Nè taci ancora? […] A quest’ultimo da lei trattato in altro tempo ancora dà ad intendere di aver di lui partorito un bambino, per trarne regali e per richiamarlo all’antica amistà. […] Ireneo Affò ne fece ancora menzione in una nota alla prefazione premessa all’ Orfeo, p. 16.
Manasse penitente ancora interessa, e nell’inoltrarsi l’azione desta pietà divenendo sensibile al suo pericolo. […] Dopo di aver saputo da Mentore ancora che tuttavia si combatte, può ella esser curiosa delle circostanze dell’avvenuto? […] guai a quello ancora che non ha per lodatore che se stesso e i suoi compiacenti amici! […] L’Aristodemo (si è detto ancora) non ha catastrofe, perchè già se ne prevede il fine. […] On ne traduit point le gènie, aggiugne e dice benissimo, e ciò può dirsi di altre ancora.
Lope de Vega chiamò così ancora sei delle sue Favole, che non erano Tragedie a verun patto. […] Con qual fondamento diremo ancora che fossero Tragedie le favole accennate dal Barbadillo?
Frinico inventò ancora il tetrametro. […] Qualche Francese ha confusi questi due Frinici; e noi ancora nella Storia de’ Teatri del 1777 attribuimmo quest’ultima avventura del Frinico di Melanta all’altro più famoso che fu figliuolo di Poliframmone.
Appartiene a questa commedia ancora Antifane che fiorì al tempo di Filippo il Macedone, e tralle sue commedie tutle perdute si mentova particolarmente L’Auleto, ovvero il Flautista, in cui per ischerno introdusse Beralo sonatore di flauto inesperto nel suo mestiere, di che vedi Plutarco nella Vita di Demostene. […] Aggiugne ancora che egli non sapendo piacere agli spettatori colle maschie e robuste passioni, pensò a farsi aggradire colle tenere ed effemminate, ed introdusse gli amori nella scena .
Uno scoppio spontaneo, universale di applausi mosse dal popolo maravigliato, e noi, ancora commossi, ricordiamo quel momento, e le potenti emozioni, onde fummo scossi in quella sera. » Le opere che nella non breve carriera della forte artista, si disser suoi cavalli di battaglia, furon : l’Antigone e la Rosmunda d’Alfieri, la Pia di Carlo Marenco, la Gismonda da Mendrisio, l’Ester d’Engaddi, l’Iginia d’Asti del Pellico, la Medea del Duca di Ventignano ; ma con pari ardore, e con pari successo, rappresentava le commedie del Goldoni e del Nota. […] Come donna, sposa e madre, ne piansero gli amici, lo sposo, i figli ; come attrice ne piange ancora l’Italia.
Ciò detto mi toccò una guancia con una compiacenza più che paterna, s’ingalluzzò, e mi fece avvertita che al Vecchio volpone ancora piacevano i pomi, benchè non avesse più denti. Quel botticino, recitava sul gusto del passato secolo, e aveva la smania di far ancora quelle parti, che gli stavano bene quarant’anni avanti.
Divido questi due nomi, perchè non è ancora accertato trattarsi di una sola persona.
Ma fu momento di transizione : chè, dopo sette anni, le tavole del palcoscenico l’attrassero di nuovo, ed essa piena ancora di entusiasmo, di vigore, di gioventù, di fede, vi si abbandonò ciecamente.
., Cesare D’Arbes, che figura primo, mentre sappiamo che il D’Arbes fu colla Battaglia un anno appena pressochè settuagenario : e accanto al D’Arbes, Gaspare Doni, l’amoroso, scritturatosi in quella Compagnia, vivo ancora Fr.
Bartoli, « con qualche suo industrioso travaglio » viveva ancora in Bologna nel 1782.
Soliani), che comincia : Abbia Marte i suoi fuochi, e da tonanti guerrieri bronzi, e da le ferree canne vomiti incendi strepitoso, e morti sotto del Cielo Artoo col Prusso in lega pur anco resistente e col feroce non cedente German col Gallo invitto col numeroso Mosco e il prode Sveco abbia i suoi fuochi anco Talìa : Si costruì poi il Savi un teatrino di marionette, con cui tornato in Italia e stabilitosi a Torino, ov'era ancora il 1781, aggiunse nuove fortune alle già acquistate.
7.), che nel Libro del Marchese di Mondejar intitolato Gades Phæniciæ “vien fissata l’epoca della venuta de’ Fenici nella Spagna, verso l’anno 1500. prima dell’Era Cristiana”; che così pensano ancora gli Autori della Storia Letteraria, benchè M. […] Tarteso (aggiugne il citato Professore di Poetica) la chiama ancora Erodoto, il quale asserisce che i Samj furono i primi ad approfittarsi delle Fiere di Tarteso. […] Da ciò risulta, che più recente ancora fu lo stabilimento de’ Fenici in quella Costa, mentre i successi narrati de’ Cartaginesi coincidono col III. secolo, prima dell’Era Cristiana. […] Vedi ancora il Prologo del T. […] L’Autore della citata Lettera distrugge ancora le congetture tratte dalla Sacra Scrittura, per la fondazione di Cadice da’ Fenici 400.
Angelo a Nido in Napoli, e nella Reale di Madrid, trovo soltanto, che mentre Ariosto era per dare alla luce il Furioso, nè avea ancora prodotto le sue belle Satire, ma solo alcuna Commedia che fu intorno al 1498., il Trissino (dice il Giraldi) habet Sophonisbam Tragædiam in manus, cujus quosdam actus nonnumquam ille recitat. […] Lo Storico adunque della nostra Letteratura riconosce nella Sofonisba de’ difetti1, come la poca gravità dello stile: ma vi scorge ancora molti pregi. […] Quando la maggior parte de’ Critici intelligenti ingiunge che si evitino gli argomenti finti (ad onta di varie ottime Tragedie di fatti ideati, come il Torrismondo, l’Alzira &c.), e che si cavino dalla Storia, dalla Mitologia antica, e da’ Poemi Epici moderni ancora, di maniera che quasi più difficoltoso pare che sia il rinvenire un fatto Eroico proprio della Tragedia, che il tesserne la favola e il ben verseggiarla: il Signor Lampillas ardisce in faccia all’odierna Europa riprovar questo appunto che s’inculca, e attribuire a difetto d’invenzione nel Trissino l’aver tratta da Livio l’avventura di Sofonisba! […] Quanto a’ personaggi egli ha conservati ancora quelli degli originali, coll’importante variazione, che nella prima ha dato ad Oreste Pilade per compagno, che rimane un personaggio insulso, inutile, e per cui l’idea dell’eroica fortezza di Oreste viene diminuita. […] Un altro vantaggio ha prodotto ancora quel triste annessovi con tanta felicità.
A norma ancora del Catone di Adisson compose il sua Catone moribondo. […] È da osservarsi ancora l’effetto che fa in lei l’immagine del corpo di Edoardo grondante di sangue. […] Egli non pertanto con tal arte ne prepara gli eventi e ne maneggia le passioni che sa commuovere ancora col Salomone. […] Ciò che dispiace ancora a coloro che amano l’urbanità al pari delle lettere, è che egli non meno del francese Belloy attribuisce i più infami tradimenti usciti unicamente dal suo, alle famiglie più cospicue italiane, come la Gonzaga, l’Appiana, l’Orsina, di che ebbe ragione di riprenderlo anche il sig. […] Brandes ed Engel ne scrissero ancora, e l’Arianna è un monodramma tedesco in cui lavorarono entrambi sulle trace del Pigmalione.
V’ha dunque un alto seggio ancora perchi emulando i Montesquieu, i Beccaria, i Gravina e i Filangieri, saprà attendere ad illustrare e perfezionare la preziosa importantissima scienza della legislazione. […] Egli è vero che io usai ancora nella prima edizione e ritengo in questa, forse senza esempio, il termine tecnico della danza piroettare tratto del francese, che mi fu notato dal medesimo purissimo Bettinelli come vocabolo inusitato fra’ Toscani; ma io il seci senza pentirmene (peccatore ostinato!) […] La parola gergone mi su parimente dal medesimo letterato ripresa, che oggi ancora a me sembra pura italiana. […] Dirò ancora con certa pena che gliel mostrò pure uno straniero, quando gli rimproverò l’aver confuso Errico il Valetudinario di Castiglia con Errico terzo di Portogallo, e di non aver letto nè Tostado nè i Teologi che l’aveano citato.
Lo vediamo nel ’54 esercitare in tutta la sua estensione il primo ruolo di caratterista colla Botteghini e colla Majer, poi col Santecchi, poi in compagnia propria, poi col Peracchi, poi, nel ’62, tornare a Perugia a insegnare storia e geografia in quel liceo ; dal quale uscì dopo tre anni, per andar a sostituire a Napoli con ottomila lire di stipendio il Taddei, il primo caratterista italiano ancora vivente, ma irreparabilmente colpito da apoplessia. […] E da molti ancora che lo conobbero sentii dire più volte : non ci si poteva vivere accanto !… E nondimeno, quand’egli vive lontano dall’arte nella quale egli vede le più alte idealità cedere il posto a la camorra signoreggiante, quanta dolcezza, quanta soavità…. e più ancora qual finezza di forma ; laddove, nello scoppio dell’iracondia le parole gli escono di bocca come sono sono, e s’inseguono e s’incalzano senza che il pensiero della lima tenti di arrestarle. […] Cessata quella guerra, non potevano certo favorire al teatro le fucilazioni dell’Austria, le torture del Borbone, l’ascetismo di Carlo Alberto, e il Sant’Uffizio di Roma, anche senza calcolare che i grandi artisti furono allora parecchi, la memoria degli artisti anteriori non era ancora perita, e alla poca voglia poteva unirsi la sazietà.
È citato dal Bartoli, come attore del suo tempo (1781) di sufficiente abilità per la maschera del Brighella, e più ancora per le parti serie.
Fu poi con Giacinta Pezzana, col Bellotti (Compagnia n. 2), e finalmente ancora con Virginia Marini, per un triennio, dopo il quale (carnevale dell’ '83) si recò a Firenze, dove morì il 23 giugno dello stesso anno.
« Platonus. » Nè essendo bastata questa dilazione a Niccolò Ala, il termine ne fu ancora prorogato per altri due mesi.
Chè per tal dono, onde in pensier mi beo, i' sarei pago, aver dovessi ancora la sorte di Comingio e di Romeo.
Quevedo se ne burlava ancora. […] L’onore ancora avventurar dovessi, Pensa a qual rischio la tua vita esponi. […] Il poeta con altre pennellate ancora avviva il ritratto di Don Luca. […] Non so se nell’auto riferito Calderòn si propose ancora in grazia del sublime e del maraviglioso di mentovar l’uso del chocolate prima della venuta di Cristo; almeno non costa che gli Angeli avessero fatto uso ancora di questa pozione Messicana. […] Ma i di lui clamori non sono stati ancora ascoltati.
Ma non resta, per tutto questo, che molto ancora egli non ci abbia a metter del suo. […] Rimangono ancora nella memoria dei Francesi simili finezze usate dal Baron e dalla Le Couvreur, che tanto faceano risaltare i versi di Cornelio e di Racine; e si sentono tuttavia fedelmente imitare in un paese, dove il teatro, come in Atene, fa gran parte della vita e dello studio. […] Se non che quivi ancora non osservano termine alcuno che convenga, E libito fan licito in lor legge.
Vedesi ancora comunemente in alcune corti orientali un sovrano rappresentar sulla scena. […] Si fanno ancora nella China alcuni concerti di musica, e quando si presenta al l’imperadore un libro novellamente impresso, e quando i mandarini d’armi e di lettere si uniscono per gli esami, e quando il capo de’ discendenti di Confucio ed il generale de’ bonzi vengono alla corte, e quando si costruisce qualche nuovo edifizioa. […] O cara pianta, di tutte la più risplendente, ricevi i miei amplessi e dammi i tuoi, piegando le tue braccia, lontana ancora io sarò a te divota.
È ancora il Diario di Landi del quattro luglio: «Dopo sì geniale lettura sono andato con esso [Martello] e col sig. abbate Conti all’Opera. […] — [1.14ED] — Intanto — io seguiva — mi vuoi tu sì credulo che io mi dia per vinto all’illusione di aver sugli occhi Aristotile, di cui sono secoli e secoli che io credo smarrite ancora le ceneri? […] [1.90ED] — Può essere — replicò l’Impostore — che gli uni e gli altri di questi fallino strada. [1.91ED] Per altro tu non t’inganni nel credere che io abbia veduto rappresentare le tragedie de’ nostri autori e de’ vostri, siccome ancora ho gustati fra’ vostri coloro che venerano affatto l’antichità e quelli ancora che la disprezzano. [1.92ED] Ti dei ricordare averti io poco fa detto che ti conosceva: questa almeno non è un’impostura. […] [5.72ED] I castrati, oltre l’essere di voce agile e bella, si scelgano ancora di graziosa e non disgraziata presenza. […] Gravina, Della tragedia, pp. 512, 515, 524-526, 530, 532, 534; contra i moderni: ancora una citazione allusiva a Gravina, Della tragedia, capp.
Questo pregiudizio rinfacciato da Saint-Evremond e dal presidente di Montesquieu alla nazione francese, trovasi abbarbicato presso tutte le altre ancora senza eccettuarne la Greca e la Romana; e soltanto alcuni pochi osservatori, a forza di riflettere e di comparare, ne vanno esenti. […] Comuni sono ancora fra Turchi le rappresentazioni de’ Pupi.
Dagli altri sonetti pubblicati dal Bartoli ne tolgo uno del Cavaliere Gerosolimitano Fra Ciro di Pers, dettato con ingegnosa strampaleria, e che trovo ancora nella raccolta di motti Brighelleschi di Atanasio Zannoni (Torino, 1807), da lui probabilmente recitato a qualche innamorata, sotto la maschera di Brighella : Alla Signora Maria detta Celia in Commedia Celia, e Maria, voi siete e Mare, e Cielo, E sono i pregi in voi del Ciel, del Mare. […] E metto qui ancora il seguente, non citato dal Bartoli, che tolgo dalle Rime di Pace Pasini, edite a Vicenza nel 1642, per gli eredi di Francesco Grossi : Sopra Celia Comica Scioglier la lingua, & annodare i cori, melar le labra, e amareggiar gli affetti, piagare i seni e non aprire i petti, strugger la speme et animar gli amori ; Scoprir la neve e suscitar gli ardori, nutrire angoscie e partorir diletti, influir tema e implacidir gli aspetti, sono in Celia d’amor forze e stupori.
Ricordiamo ancora Virginia Marini alla vigilia della celebrità con Alessandro Monti al Teatro Alfieri di Firenze ! […] A' venti anni di acclamazioni, che avrebber dovuto lasciarne ripercossa l’eco per tanti e tanti anni ancora, seguì un silenzio di tomba.
mo non solo Coviello, ma altri de' suoi Comici ancora, ne sarebbe il Ser. […] Hà la positione semplice, ne i personaggi sciocchi ; la positione doppia ne i serui astuti ; con la prattica d’algebra, e di almucabalà, si espongono i moltinomij de soggetti ; Con l’aritmetica attiua poi numera il tempo, somma gl’accidenti, sottrae l’improprio, e moltiplica gl’abbellimenti ; vsa le proue per riuscire, tiene libro semplice per le rappresentationi, e doppio per il guadagno ; in fine se Pittagora sostiene che la natura de numeri, trascorre per tutte le cose, anche la Comedia di tutte le cose è specchio ; però moltiplicando il suo merito per ogni regola, trouo che innumerabili, come innumerabili sono le diuisioni aritmetiche, sono ancora le sue glorie.
E va avanti di questo stile per una buona pagina ancora, in cui, dopo avere accennato alla sua probità, alla sua amorevolezza, alla sua carità e alla sua religione, parla della sua erudizione nella storia antica e moderna, e delle sue attitudini allo scrivere in verso. […] E le tre che gh' avè ancora : un bel marido per non star sola, boni fioi che ve consola, e bona borsa per star molto a tola.
Ma questo argomento perde ogni vigore al riflettersi ch’ egli lodò ancora come eccellenti alcune tragedie, che la posterità (come diremo) ha trovate cattive non che difettose. […] Egli crede ancora che il Vega non ebbe idea della vera tragedia, e pure nel di lui Arte Nuevo si trovano ben distinti i componimenti di Terenzio e di Seneca. […] Andres l’ha pure riconosciute per tali, oltre all’averle lo stesso Lampillas nel tomo II del suo Saggio chiamate ancora traduzioni. […] Sono state sepolte sino a’ nostri giorni, e la Filli si occulta ancora; ma le altre due si pubblicarono nel VI tomo del Parnasso Spagnuolo, in cui se ne dà nobilmente un giudizio imparziale. […] Eximeno scrive ancora che delle prime commedie rappresentate in Europa dopo lo stabilimento de’ barbari, si suppongono autori gli Spagnuoli.
Egli scrisse ancora l’Agnese, i Nipoti ed altre commedie d’intrigo, ed il Tamburro notturno che viene da una favola inglese. […] La settima è ancora più vivace e piena di sale comico. […] In fatti il Mèchant com’è dipinto in tal commedia, trova in quella nazione ed in altre ancora una folla di malvagi di società che gli rassomigliano. […] Egli tradusse ancora alcune farse del teatro inglese, e le pubblicò in Parigi in due volumetti colla data di Londra del 1756. […] Diderot diceva ancora.
Non manco ancora di pregar V.
Ciò che ne segnala ancora il carattere è l’aver saputo in ciascun atto delle sue favole preparare una scena vistosa, popolare, interessante che tiene svegliata l’attenzione dello spettatore. […] Si è da’ critici detto ancora che la maggior parte delle favole Metastasiane viene dalle francesi, senza avvertire che la maggior parte delle francesi si trasse dalle italiane. […] E Badini e molti altri dissero ancora che dal Cinna formò il Poeta Cesareo la sua Clemenza di Tito. […] Tutto è detto con senno, proprietà e grandezza ancora, e nulla è straordinario. […] Perchè ancora questo debole Sesto soggiacque alla stessa proscrizione teatrale del sig.
Ma sapete che cosa credo ancora? […] Quella osservazione che altri ancora ha fatta, tende a tutt’altro che a provvedere di salvo condotto l’imperizia. […] Un Critico Filosofo presenta una dottrina che rischiara ancora il contenuto ne’ citati versi: “Prima di natura fu la cosa rappresentata, che la cosa rappresentante.... […] Di passaggio osserva ancora che il Virues attribuisce alla Nazione Assira le Vergini Vestali della Romana. […] Il Signor Sedano di lui dicę ancora, che solo se le conoce por Autor de la Tragedia de Absalon.
Teodoro Balsamone autore del XII secolo sul canone 62 del Concilio Trullano che proibisce agli uomini il prender vesti femminili e coprirsi con maschere, osserva che a suo tempo ancora nel natale di Cristo e nell’epifania i chierici si mascheravano in chiesa. […] Inglesi, Scozzesi e Danesi ebbero ancora i loro ministrieri, che cantavano i proprii versi14, e forse precedettero a i Bardi ed agli Scaldi (Nota VI). […] Noi adunque che sappiamo quel che seppe il Lampillas, e quel che non seppe ancora (e cel perdonino i Lampigliani), gli facciamo avvertire che quì non si questiona se la Spagna col resto dell’Europa avesse avuto alcun codice di leggi, no; ma sì bene, se queste fossero state per più secoli in vigore, della qual cosa non si fa motto nel Saggio Apologetico. […] In qualche altra chiesa menavasi ancora in trionfo un asino, e si cantava hè, sire âne, hè, hè. […] Lagnavasi il Naudè nel 1645 col Gassendi di essere ancora in osservanza in qualche monistero della Provenza.
In fatti la Pamela non è ancora invecchiata, e la Nanina non parmi che torni spesso sulle scene francesi. […] La settima è ancora più vivace e piena di sale comico. […] Lasciò ancora Zoramide altra tragedia non rappresentata. […] Di quest’ultimo si rappresentano ancora il Mostro Marino, gl’ Intrighi d’Arlecchino, i Tre Gemelli Veneziani da me ascoltata nel dicembre del 1777 passando per Mompellier. […] Diderot diceva ancora: “I nostri commedianti Italiani rappresentano con più franchezza de’ Francesi . . .
O cara pianta di tutte la più risplendente ricevi i miei amplessi, e dammi i tuoi piegando le tue braccia, lontana ancora io sarò a te divota. […] Vuolsi ancora osservare che i naturali delle isole di Sandwich hanno una specie di maschera con buchi per gli occhi e pel naso, alla cui parte superiore appongonsi picciole bacchette verdi che da lontano pajono piume ondeggianti, e dall’inferiore pendono pezzi di stoffa che si prenderebbero per una barba. […] Egli prevede ancora il rimanente della minacciata sventura &c. […] Appartiene a un cuoco che si applaude del proprio mestiere e della delicatezza usata in arrostire un pesce: Vivo ancora parea benchè arrostito.
I suoi componimenti piacquero e piacciono ancora in Ispagna, e se ne tradussero molti e gustarono in Francia e in Italia, benché purgati da’ difetti principali. […] Ben Johnson, morto nel 1637, passò per lo più eccellente comico de’ suoi tempi, benché avea composto ancora tragedie. […] Gaspar Mayne compose ancora una tragedia e una tragicommedia. […] Una se n’eresse ancora nella città di Amburgo.
Nel settentrione son frequenti gli spettacoli, si aprono nuovi teatri, come in Stokolm, si riforma il teatro nazionale da per tutto, e vi si procura di osservar le regole, e correggere la buffoneria grossolana; ma Klopstock, Lessing e Weiss non sono ancora seguitati da’ nuovi poeti drammatici degni di nominarsi. […] Nonpertanto ultimamente sul teatro di Foote, e poi su quello di Drury-Lane, si é rappresentata una farsa o commedia col titolo di Escrocs, nella quale vengono motteggiati i metodisti, setta novella fondata da Withefield che vive ancora. […] Oggi in Francia si produce ancora alcun componimento applaudito in teatro e letto senza noia; e benché non vi sia chi possa degnamente compararsi con veruno de’ quattro gran tragici di questo e del passato secolo, pure oltre alle poche di sopra già mentovate tragedie, merita distinta lode la Didone del signor le Franc marchese di Pompignan265. […] Osserviamo ancora, che la maggior gloria di Tespi, Eschilo, e Sofocle si fu di minorare il coro Greco, e a misura che ne scemavano i personaggi, la tragedia cresceva di bellezza, interese, e attività.
… « Ha recitato in Roma, in Fiorenza, in Siena, in Lucca, in Milano, in Brescia, in Verona, in Vicenza, in Padova, in Venezia, in Ferrara, in Mantova, in Parma, in Piacenza, in Pavia, in Cremona e in altre città, nelle quali tutte è rimaso il nome delle sue virtù impresso nelle umane menti, e i dolci accenti della sua voce risuonano ancora nell’orecchie di ciascuno…. […] La fronte come alabastro lucida e tersa sembrava quella parte di puro argento che nella luna si vede, quando la circonferenza non ha ben compita ancora ; le sottili e nere ciglia da giusto intervallo divise, facevan sopra l’uno e l’altro occhio un arco che a loro sguardi avventava fiamme e foco….. […] Le guancie nella calda ed animata neve rosseggiando senza artificio alcuno, eran da vaghi fioretti dipinte ; la bocca, anzi il Paradiso, chiuso da due preziosissime porte di rubini e di perle, non solo alla vista porgeva contentezza estrema, ma all’udito ancora, mentre le accorte parolette e l’angelica armonia del canto mandava fuori. […] L’Armani si chiamava Lidia nelle commedie e Clori nelle pastorali, e sotto questi nomi fu ancora celebrata in versi.
Qui questi giovani non soffrirono di stare colle mani in mano mentre altrove si levavano ancora le armi ; un gruppo si recò in Ancona a pettinare gli Austriaci, ed un altro andò a Roma ove Garibaldi e Rosselli suonavano a martello. […] Breve : con un vecchio soprabito color Nanchino regalatogli dal fratello Sergio, una giacca marrone del babbo, e qualche fazzoletto della mamma, uno di questi fazzoletti fu sempre portato nell’ ultimo atto della Gerla di papà Martin, mio padre scappò ancora di casa e cominciò la sua peregrinazione artistica per l’Italia. […] Così accadde anche a me, molti anni dopo, quando facevo il bambino nella Preghiera dei naufraghi, e mi pare di vedere ancora il povero Bellotti, che doveva essere affogato sotto una tela in tempesta, scappar fuori e gridarmi a braccia aperte : Sandrino buttati giù ! […] Dopo quello della Sadowski, egli ebbe ancora un grande periodo : del Teatro Carignano, della Duse con Andò.
Quando la recitazione precipitosa e vera di Eleonora Duse non era ancora entrata nel gusto di tutti, vi fu qualche pubblico, non è a negarsi, che ebbe predilezioni per la plastica antica dell’Aliprandi.
Portava un abito tutto bianco, come costuma anch’oggi il Pierò de’Saltatori, e metteva certi occhiali fatti di legno, non solo rotondi, ma concavi ancora.
perchè ho ancora desio d’aver figliuoli ; e se io facessi tal risoluzione, mi piacerebbe questo bisciolone.
Il lento lavorìo della gelosia ha già alterato quell’uomo ; colpito al cuore dalle insinuazioni di Jago, egli si dibatte ancora, vuole cacciare il sospetto, vuole convincersi, affermandolo alto, che Desdemona è pura, ma dopo una lunga lotta finisce col soccombere.
te assentirà, ancora portarsi à Venezia à recitare etiam nel Teatro dei SS.
Bartoli lo dice « Uomo di molto ingegno, che non solo in Teatro, ma al Tavolino ancora mostrar sapeva uno spiritoso talento. » Non ebbe alcuno mai in società, e cumulò denari quanti volle : ma proprio al momento, in cui credè la sua sorte assicurata per sempre cominciò a esser da essa perseguitato, e con siffatta costanza, che in capo a pochi anni fu ridotto in miseria.
Esordì generico giovine in Compagnia di Alberti e Colomberti a' Fiorentini, e fu sì rapido il suo progredir nell’arte, mercè una naturale attitudine, ma più ancora lo studio indefesso, che nel '61 si recò a Brescia a raggiungervi la Compagnia Morelli, della quale era il nuovo primo attor giovine assoluto.
Il Vossio trattando de’Poeti Latini afferma che Azzio scrisse ancora qualche commedia, e ne cita due le Nozze c il Mercatante. […] Adunque non poteva essere stata letta prima a Cecilio già morto da un anno e più ancora. […] Osservisi ancora con quanta grazia e verità nell’atto stesso incontrandosi Panfilo colla serva Miside, le dice, quid agit? […] E continui ancora, a lingua fracida A strapazzare il mio padrone assente? […] Adriano Imperadore l’anteponeva a tutti i tragici; ma quest’Imperadore anteporre soleva ancora Catone a Cicerone, Ennio a Virgilio, Celio a Sallustio, Antimaco ad Omero.
Questo nostro valoroso Istorico ciò afferma per la rappresentazione rammentata dal Vasari e descritta dal Villani, come ancora per altre sacre rappresentazioni mentovate dal Muratori. […] Di buona fede, se è possibile, Signor Lampillas, mi direste, se, prima di leggere i Libri del Tiraboschi, e del Signorelli, sapevate che avessero mai esistiti al mondo nostro tali Drammatici Italiani del XV. secolo, che inutilmente fingete di non sapere ancora?
Egli è da notarsi ancora che tal calzolajo si valse di molti argomenti tratti da’ Greci e Latini, i quali scrittori legger non poteva originali, e che a suo tempo non erano stati tradotti nell’idioma tedesco. […] In Heidelberg compose ancora Antonio Scoro di Hocchstraten una commedia rappresentata da’ suoi scolari, nella quale si personificava la Religione che andava mendicando alloggio tra’ grandi, ed era esclusa, e veniva raccolta da’ plebei.
Peggio ancora ! […] Ma no, vorrei ancora qualche cosa di più elevato.
Il buon Prelato ascoltò le ragioni de'Comici : non mancauano li dua di portar Testi contro le Comedie, e non voleuano, che i Comici altercassero ragioni ; quasi volendo che l’autorità dell’habito potesse far autentica legge alle loro opinioni : ma l’amoreuole Superiore diceua, lasciateli dire, il douere è, ch'ogn’ vno dica la sua ragione ; ma perchè la cosa andaua in lungo, si trasportò il ragionarne all’altro giorno ; e così il giorno seguente all’hora deputata comparuero i Comici con l’autorità segnata ne' libri, e così fecero gl’altri che si trouarono inuitati, chi da vna parte, e chi dall’altra, oue che si contrastò vn pezzo, in vltimo il benedetto Cardinale decretò, che si potesse recitar Comedie nella sua diocesi, osseruando però il modo che scriue San Tomaso d’Aquino ; et impose à Comici che mostrassero i Scenarij delle loro comedie giorno per giorno al suo foro, e così ne furono dal detto Santo, e dal suo Reuerendissimo Signor Vicario molti sottoscritti, ma in breue i molti affari di quell’ Vffizio, fece tralasciar l’ordine, giurando i Comici, che non sarebbero stati gli altri suggetti meno honesti dei riueduti : il Braga (così chiamano il Pantalone di quella Compagnia) et il Pedrolino haueuano ancora (e non è molto) di quei suggetti, ò siano Scenarij di Comedie sottoscritti, e quelli segnati da San Carlo, si tengono custoditi, e nella Compagnia, oue hora sono vi è chi ne ha due, e li tiene à casa per non li smarrire. […] O dolce, e bel legame, Che fosti in Cielo ordito Per man de l’infinito E sempiterno Amor, di quello stame, Che il viuer volge ancora, Tal che a scioglierti un huom, conuien che mora.
Si oppone ancora che non si conosceranno i figliuoli di ciascuno. […] E non n’è stato ancora discacciato? […] Egli fa trapelare ancora, che per l’avvenire questo sfacciato andrà più oltre. […] Trovo questo squarcio tradotto ancora bellamente dal Sig. […] Vedi ancora il Sig.
I comici d’oggi dicono ancora : fare uno sbianchimento ; e vuol dire più specialmente : metter sotto gli occhi del pubblico l’errore di un compagno di scena, non rilevato avanti. […] E questi sono un niente ancora appetto ai tanti nominati nella genealogia di Zan Capella, che pubblico in fine. […] Nè in questi soltanto, ma in altri ancora avremo da notare questa mescolanza di ciarlataneria e d’arte comica. […] (Manca un verso alla strofa) Del illuster sangu de Troja Homen splendid, e famus Nanzi alla Regina Ancroja Dosent an ancora plus Ch’el nasi quel valorus E terribel fier porchet Che fu pader del zampet Hom d’ingegno e de dottrina. […] Dalla Compagnia del Fabbrichesi passò in quella stabile agli stipendi del Re di Sardegna ; poi di nuovo in quella del Fabbrichesi nel 1824, col grado di primo attore tragico, per tornarsene ancora una volta nella Compagnia Reale.
guai di quello ancora che ha solo se stesso per lodatore e qualche suo compiacente amico ! […] Egli scrisse ancora il Teodosio il Grande pubblicato nel 1773. […] Compose ancora il marchese Pindemonte i Coloni di Candia di non minor successo. […] Uberto Per renderti di me più grande ancora. […] Quando ancora la congiura riuscisse, altro non porterebbe sul teatro che un evento comunale.
Se in castigliano ed in italiano questo primo saben significa che di questi partiti non si sono ancora aboliti i nomi, io vorrei che mi si rinfacciasse, dove abbia io detto il contrario. […] Dissimulò ancora l’ingenuo sig. […] Vincenzo avesse detto ciò nel tempo che io ancora dimorava in Madrid, gli avrei mostrato facilmente che s’ingannava anche in questo, e che la voce Chamberga potè forse usarsi in proposito di detta Guardia; ma il cappello slacciato, rotondo, e non à tres picos, era stato adoperato dagli Spagnuoli ancor prima dell’epoca di Carlo II. […] Certo è che dopo di tal raccolta manca ancora a sì culta nazione una scelta di componimenti teatrali ragionata, campo ben glorioso da coltivarsi da un letterato filosofo nazionale fornito di gusto, di buona fede, d’imparzialità, di lettura e di senno, il quale sappia sceglier bene, e vagliar meglio non tanto i difetti, quanto le bellezze de i drammi.
Laberio per suo esercizio e diletto compose moltissimi mimi che si rappresentavano, e forse da lui stesso ancora privatamente. […] È vero che in Roma e in Constantinopoli arsero le fazioni de’ Verdi e de’ Turchini nel circo e ne’ teatri; ma è vero ancora, che i pantomimi influirono negl’ interessi e nell’origine degli odii de’ Guelfi e de’ Ghibellini quanto v’influì la discordia de’ Tebani Eteocle e Polinice. […] Se n’è parlato ancora nella Scelta Miscellania che pubblicavasi in Napoli, nel Num. […] Notabile è ancora in questi giuochi che le meretrici vi andavano a suon di tromba tutte nude, per la qual cosa disse Giovenale nella Satira VI, . . . . . . . .
Noi, grazie a Dio, non ci troviamo più a tanta libertà ; ma artisti capaci di rimediare alle così dette scene vuote, e di tenere a bada il pubblico o con un monologo o con una scena, finchè non entri il personaggio che deve entrare, ne abbiamo ancora. […] A nuove e più vive richieste del Duca, Don Giovanni rispose schermendosi ancora, finchè, insistendo quello, dovè (6 aprile 1619) mettersi devotamente a' suoi ordini e promettergli Scapino e Mezzettino (V. […] E dice inoltre : Non negherò ancora Ser. […] In quanto però appartiene alla compagnia de Confidenti, che sta ancora sotto la mia protezione, essendosi mitissimamente ristabilita, nella quale ancor' egli si ritrova et che quanto a altri comici che S.
E più oltre, al proposito della Rosmonda : L’ho composta per contentar la Bastona, la quale sostenuto avendo il carattere odioso di Teodora, pretendeva di farsi onore con una parte virtuosa, ed eroica ; ma tutti e due c’ ingannammo : ella non era fatta per queste parti, ed io non era ancora assai pratico per iscegliere gli argomenti.
Maraviglia non è se i grati amici danno al merito tuo condegno onore, maraviglia mi fa, mi fa stupore che ti lodino ancora i tuoi nemici.
Ma visto che il prezzo di tali bollettini era eccessivo, la Florinda chiese e ottenne che le tre parpajole fosser ridotte a due per ciascun bollettino. » « Nel 1612 – dice ancora il Paglicci Brozzi nell’ Appendice del suo lavoro – si ebbe una nuova concessione, in forma tutta gentile e direi quasi sentimentale, onde poter recitare insieme alla sua compagnia nel teatro solito del palazzo Ducale.
Seppe mettersi in seconda linea, lui, che stette sempre e poteva stare ancora nella prima.
I fratelli Fracanzani, Cesare e Francesco, dice ancora il De Dominicis, vissero miserabilissimamente, e però dipinser cose ordinarie.
Dal '55 al '75, anno della sua nomina a direttore artistico nell’Accademia de' Filodrammatici di Milano, fu con Santecchi, ancora col Giardini, col Tassoni, colla Baraccani, col Boldrini, coll’Aliprandi, coi Duse, coll’Ajudi, colla Biagini-Pescatori, col Bozzo, col Lambertini, col Moro-Lin, col Mazzola, col Pascali, con Tommaso Salvini, con cui fu in America generico primario di nuovo coll’Aliprandi, e con Codecasa-Senatori…… 2. – I Comici italiani.
Bartoli col dato di una intera quartina non si sia ancora trovato questo intero sonetto, mi pare un po'strano : e oserei supporre esser opera inedita dello stesso buon concittadino Garzoni.
Ostinato come un mulo nell’errore de' comici vecchi, voleva ancora fare le parti da giovine, e riputavasi il più necessario di quella Truppa, quando bastava che lo vedesse in iscena la Udienza, per replicare un oh !
Ne produsse ancora quella degli Umoristi di Roma cominciata dopo il 1600. […] Capuano fu ancora Lorenzo Stellati autore pregevole di altre due commedie, cioè del Furbo uscita in Napoli nel 1638, e del Ruffiano impressa nel 1643 assai comendate dal Gravina. […] Coltivò ancora il dramma musicale, e ne compose uno assai allora applaudito nelle nozze di Michele Perretti principe di Venafro e di Anna Maria Cesi fatto rappresentare con magnificenza reale. […] Oltramonti ancora si fecero applaudire nelle parti piacevoli Michelangelo Fracanzano figliuolo di Cesare celebre e sfortunato pittore Napoletano, e Tiberio Fiorillo. […] II, cap. 5, troviamo ancora i servi spadoni occupati a segnare i falli de’ giocatori di palle.
A ciò contribuirono ancora moltissimo le paghe che convenne dare a’ musici; le quali di picciole che erano da prima, a segno che una cantatrice fu sopranominata la Centoventi per aver avuto altrettanti scudi un carnovale, montarono ben presto a prezzi strabocchevoli. […] Parecchi soggetti ne possono ancora essere forniti dall’Ariosto e dal Tasso, che sariano pure il caso al teatro dell’opera.
non ischiva di rappresentarsele, anzi si accostuma alla dipintura che se ne forma, e della verità del ritratto si compiace ancora; e quindi nasce quel diletto chè si pruova nel ripetere a se stesso o ad altri con tutte le circostanze i già passati disastri. […] Come poi sarebbe dal l’Attica passata la scenica in Italia, quando varj monumenti istorici ci assicurano, che ancora dopo molte età, per la solita primitiva gelosìa nazionale, neppure tutti i piccioli continenti Italiani si conoscevano tra loro?
Laonde alla mancanza del concorso nel loro teatro pensarono i commedianti di riparare colle accennate imitazioni delle commedie spagnuole, e con altre ancora più difettose, come il Conte di Saldagna, Bernardo del Carpio, Pietro Abailardo ecc. […] Oltramonti ancora si fecero applaudire nelle parti graziose e piacevoli Michelangelo Fracanzano figliuolo di Cesare celebre e sfortunato pittore napoletano, e Tiberio Fiorillo.
Si rammenta pure, benchè da prima con qualche ribrezzo, del male, cioè delle forme che gli apportarono dolore; ma a poco a poco si avvede che tale rimembranza non gli rinnova il dispiacere, e più non ischiva di rappresentarsele, anzi si accostuma alla dipintura che se ne forma, e della verità del ritratto si compiace ancora; e quindi nasce quel diletto che si pruova nel ripetere a se stesso o ad altri con tutte le circostanze i già passati disastri. […] Come poi sarebbe dall’Attica passata la scenica in Italia, quando varj monumenti istorici ci assicurano, che ancora dopo molte età, per la solita primitiva gelosia nazionale, neppure tutti i piccioli continenti Italiani si conoscevano tra loro?
Mi persuado però che siano ancora in quella città, mentre non ne tengo altra notizia. » E si raccomanda vivamente al Duca, perchè componga la faccenda. […] Altre molte ne abbiamo insignificanti di augurio, o di congratulazione, o di raccomandazione, o d’invio di doni : talvolta di una cartella miniata superbamente da grande artista di passaggio in Napoli, tal altra della pianta e relazione di feste, tal altra ancora del Teatro Eroico de' Vicerè.
Per renderti di me più grande ancora. […] Vengo . e con me viene Fernando ancora . . . […] Compose ancora l’autore non poche cantate, che ora introducono a parlare Alcina e Ruggiero, ora Armida e Rinaldo, or Mentore e Telemaco. […] Si dirà che altri ancora l’ha fatto: ma si domanda, se con ragione e proprietà? […] A quest’aria sì bene espressa e fondata si appicca una coda di rimproveri, onde ardiscono insultarla ancora Ricimero ed Almonte.
Tiraboschi156, havvene non pochi altri che in parte ancora esistono, e frequentavansi sotto gl’ imperadori de’ primi secoli. […] Spoleto ancora, secondo il Biondo e il Sabellico, ebbe un teatro rovinato da’ Goti insieme colla città dopo la morte di Teodorico. […] E perchè Apelle indugiò alcun poco a rispondere, lo fece battere aspramente, insultando frattanto al di lui dolore, con dire che nel tuono lamentevole ancora spiccava la dolcezza della di lui voce175. […] Abbiamo ancora la commedia intitolata Querolus, o Aulularia scritta senza aversi esatta ragione del metro, e quindi dal Vossio appellata dramma prosaico 182. […] Le Cereali, le Nubi, il Pluto leggonsi oggi ancora con ammirazione, ed incantarono un popolo principe.
E come, al pari di Paolo, ebbe la gloria di aver recato l’arte al sommo, per quanto si appartiene alla magnificenza e a un certo che di maraviglioso, così ancora, egualmente che Paolo, ebbe il destino di averla messa in fondo per conto degli allievi che crebbero sotto di lui. […] Avea egli nella pittura di una cupola fatto reggere le colonne, sopra cui ella posava, da mensole; cosa alla quale si storcevano alcuni architetti, protestando ch’essi per conto niuno non l’avrebbon fatto in una fabbrica, e dandogli per ciò non lieve carico; quando tolse loro ogni pensiero, secondo che riferisce egli stesso, un professore, amico suo, il quale si obbligò a rifare ogni cosa a sue spese qualora, fiaccando le mensole, le colonne con la cupola fossero venute a cadere: magra scusa, quasi che l’architettura non si avesse a dipingere secondo le buone regole, e ciò che offende nel vero non offendesse ancora nelle immagini di esso. […] [5.5] La Cina ancora, antico nido delle arti e colonia, come alcuni vogliono, dell’Egitto, fornir ne potria di bellissime scene.
Scrisse egli ancora l’Oreste, migliore della Rosmonda, ma uscì solo alla luce della stampa l’anno 1723. nel Teatro Italiano compilato dal Maffei. […] Liviera, Torelli Manfredi, Cavalerino, Dolce, Groto, ed altri non pochi, arricchirono ancora di molte tragedie regolari il teatro italiano. […] Saverio La-Santé non men pregiudicato si lusingò ancora di aver oscurata tutta la gloria di questo componimento con quel suo magistrale, «Quid habet Torrismundus? […] Oltracciò l’Ariosto si valse, sì, di alcuni caratteri delle scene latine, adattandoli alla nostra nazione e al suo secolo; ma ne introdusse ancora molti nuovi, come avvocati, cattedratici, astrologi, mercatanti, teologi, e simili. […] L’Arianna posta in musica da Claudio Monteverde, si cantò nel matrimonio del principe di Mantua coll’infanta di Savoia, e nel 1608 s’impresse ancora in Firenze.
Si oppone ancora che non si conosceranno i figliuoli di ciascuno. […] E non n’è stato ancora discacciato? […] Egli fa trapelare ancora che per l’avvenire questo sfacciato andrà più oltre. […] In questa favola ancora si vuole insinuar la pace, mostrandone i vant aggi confrontati coi disastri della guerra. […] Questo personaggio s’incontrerà spesso nelle commedie latine ancora, e sarà utile a’ giovani il conoscerne l’origine.
Pare fosse attore di molto grido, se, dovendo credere a Monsignor Borghini, il grande erudito cinquecentista, le composizioni dell’Araldo (Giovan Batista dell’ottonajo) a leggerle non valgon nulla ; e in bocca al Burlachia parver miracoli, e dilettavano ancora i belli ingegni, non che gl’idioti ; per l’ajuto de’gesti, della voce, della pronunzia.
Lasciò l’arte per alcun tempo : vi tornò fiorente ancora, e ancor bene accolta dai pubblici, ma conducendo sempre vita travagliosa anche in mezzo alle dovizie che le piovver più volte in ogni modo e da ogni parte.
Noi infatti credevamo che ancora le mancasse quella perfetta sicurezza di tocco nella rivelazione d’un carattere che è propria soltanto degli artisti provetti.
Teatro della Città nella nuova commedia a trasformazioni di suo marito, intitolata : La felice unione di Bernardone, in cui fu accolta dall’applauso universale sì per la grazia del canto, sì per la eloquenza dell’azione, e ancora per la sicurezza della lingua tedesca.
Non ancora spirato il secondo anno di studj, s’era nel 1833, il futuro avvocato, appassionatissimo dell’arte, in cui ebbe lezioni, dicono, dalla celebre Pellandi, e in cui fece prova eccellente nella filodrammatica della sua patria, si scritturò primo attore nella Compagnia di Marco Fiorio, di cui era prima attrice Carlotta Polvaro, vedova del brillante Angiolini, la quale egli sposò dopo alcun tempo.
Il Regli, a proposito della recitazione tragica del Tessari, dice che « si parlava ancora (1860) del modo stupendo con che rappresentava il Filippo d’Alfieri, Creonte, ecc. ; » e F.
Nel teatro del Gherardi si delinea chiarissimo il tipo, che può dirsi fratello minore di Scaramuccia : e immagino a quali acrobatiche buffonate si dovea lasciar andare il Tortoriti, se il Mercurio Galante del marzo 1685 gli dedicò parole di tanta lode ; e più ancora, se ci facciamo a considerar lo scenario della Precauzione inutile, in cui avuto l’ordine, egli e Pierrot, di non far entrar messaggi d’amore, e vista una farfalla svolazzar davanti all’uscio dell’appartamento d’Isabella, immaginando che essa potesse essere una messaggera d’amore, le davan la caccia, abbandonandosi a ogni specie di salti e capriole pazze, or cadendo lunghi distesi a terra, or montandosi l’un l’altro sulle spalle.
Si propone ancora che si ammazzino i vecchi per prolongar la vita de’ giovani. […] Vedrà ancora se alla Numanzia dell’Ayala convenga ciò che ne disse il sig. […] Se poi nulla si fa nel vuoto degli atti, cade Huerta ancora nel ridevole difetto di lasciar l’azione interrotta, che abbiamo notata in Ayala patrocinato dal Sampere y Guarinos. […] L’azione si rallenta ancora per trenta versi che recita Garcia prima di offerirle di farla uscire per una porta secreta. […] Non per tanto si trova espresso con passione e felicità ciò che nell’atto IV dice Ifigenia al padre tratto dal greco, e ciò ch’ella dice ancora nella conchiusione della 7 scena dell’atto V.
Si vogliono al medesimo secolo riferire le sette farse spirituali inedite recitate in Napoli da me descritte nelle Vicende della Coltura della Sicilie a; come ancora le favole drammatiche allegoriche recitate da’ Fiorentini nel 1442 nell’ingresso trionfale di Alfonso I di Aragona in Napoli; e i Misteri della Passione ivi fatti rappresentare nella Chiesa di santa Chiara con magnifiche decorazioni dal medesimo re nella settimana santa l’anno 1452, in cui venne in questa città Federigo III imperadore; ed anche le farse buffonesche inedite di Antonio Caracziolo rappresentate per lo più alla presenza di Ferdinando I; e finalmente li Gliuommere nel dialetto napoletano di Jacobo Sannazzaro, e la farsa toscana del medesimo illustre poeta della presa di Granata rappresentata in quella reggia in presenza di Alfonso duca di Calabria nel 1489a. In questo secolo ancora, e propriamente nel 1489b, da Bergonzo Botta gentiluomo Tortonese si diede in Tortona quella tanto magnifica festa nelle nozze d’Isabella di Aragona figlia di Alfonso duca di Calabria con Giovanni Galeazzo Maria Sforza duca di Milano, nella quale, per quanto vedesi presso il Corio ed altri, la poesia, la musica, la meccanica e la danza spiegarono tutte le loro pompea. […] Andres abbia a cadere a porlo in confronto colla Celestina spagnuola pretta novella in dialogo, la quale non fu mai azione drammatica, non mai si rappresentò, non è fatta per rappresentarsi, non si era nel XV secolo ancora composta, perchè il primo di lei autore Cotta non ne compose se non che un atto solo de’ ventuno ch’ n’ebbe poi nel secolo XVI? […] Vuolsi in essa notare ancora che molte cose dovettero cantarvisi, specialmente alcuni pezzi delle scene di Orfeo, e le canzoni de’ Cori. […] Con maggior magnificenza ancora cominciarono nel 1486 a rappresentarsi in Ferrara feste e spettacoli teatrali sotto la direzione dell’infelice Ercole Strozzi figlio di Tito Vespasiano ferraresea; e niuno vi ebbe (dice Girolamo Tiraboschi) che nella pompa di tali spettacoli andasse tant’oltre quanto Ercole I duca di Ferrara principe veramente magnifico al pari di qualunque più possente sovrano.
Si vogliono al medesimo secolo riferire le sette farse spirituali inedite recitate in Napoli da me descritte nelle Vicende della Coltura delle Sicilie 45; come ancora le favole drammatiche allegoriche recitate da’ Fiorentini nel 1442 nell’ingresso trionfale di Alfonso I di Aragona in Napoli; e i misteri della Passione ivi fatti rappresentare nella chiesa di Santa Chiara con magnifiche decorazioni dal medesimo re nella settimana santa l’anno 1452, in cui vennevi Federigo III imperadore; ed anche le farse buffonesche inedite di Antonio Caracziolo rappresentate per lo più alla presenza di Ferdinando I; e finalmente li gliuommere nel dialetto napoletano di Jacopo Sannazzaro e la farsa toscana del medesimo della presa di Granata rappresentata in quella reggia in presenza di Alfonso duca di Calabria nel 148946. In questo secolo ancora, e propriamente nel 148947, da Bergonzo Botta gentiluomo Tortonese si diede in Tortona quella tanto magnifica festa nelle nozze d’Isabella d’Aragona figlia di Alfonso duca di Calabria con Giovanni Galeazzo Maria Sforza duca di Milano, nella quale, per quanto vedesi presso il Corio ed altri, la poesia, la musica, la meccanica e la danza spiegarono tutte le loro pompe48. […] Egli vi si vuol notare ancora che molte cose dovettero cantarsene, spezialmente alcuni pezzi delle scene di Orfeo, e le canzoni de’ cori. […] Con maggior magnificenza ancora cominciarono nel 1486 a rappresentarsi in Ferrara feste e spettacoli teatrali sotto la direzione dell’infelice Ercole Strozzi figlio di Tito Vespasiano Ferrarese63, e niuno vi ebbe (dice il Tiraboschi) che nella pompa di tali spettacoli andasse tant’oltre quanto Ercole I Duca di Ferrara principe veramente magnifico al pari di qualunque più possente sovrano. […] Andres abbia a mettersi in confronto colla Celestina pretta novella in dialogo, e non azione drammatica, che mai non si rappresentò, che non è fatta per rappresentarsi, e che nel XV non si era ancora composta, perchè il primo autore Cotta non ne fece che un atto de’ ventuno che poi n’ebbe nel XVI secolo?
Si osservi come Strepsiade nell’atto IV indirizza la parola agli spettatori, e ciò fassi ancora dal coro in questa e nelle precedenti commedie. […] Nell’istesso coro possiam veder ancora un ritratto delle composizioni de’ comici competitori di Aristofane. […] Quel teatro, i cui vecchi fondamenti si additano presto la tomba di Pausania vincitor de’ persiani nella battaglia di Platea, era veramente fatto per gli esercizi ginnici; ma vi si facevano ancora pubbliche rappresentazioni. […] Lisicle, da venditor di montoni essendo diventato questore, o sia tesoriere della Repubblica, e contendendo di magnificenza co’ primi d’Atene che gli facevano una spezie di corte, perché la di lui mensa era dilicata, e la di lui borsa sempre aperta a coloro che l’adulavano, fu ancora esposto alla pubblica irrisione e beffe in questa commedia de’ Cavalieri. […] Insigni ancora sono le sentenze da cotesto nuovo legislatore di poetica e pronunciate contro l’italica nazione in fatto di poesia.
Non aveano ancora i Francesi, non che altro, la Sofonisba del Mairet e la Medea del Corneille, quando i nostri produssero più di cinquanta tragedie ricche di molti pregi. […] Io pareggiate v’ho con le parole, E senza alcuno indugio intenderete, Che vi pareggerò co’ fatti ancora. […] Non ardisce ancora Confessarli a se stesso. […] Grande ancora si mostra ne’ suoi lamenti, quando seco stessa trattenendosi si palesa più sensibile alle disgrazie benchè non meno magnanima. […] Può vedersi ancora la sobrietà e nobiltà dello stile del Caraccio affatto lontano da i difetti del secolo in cui visse, nella scena terza dell’atto III, in cui Corradino saputa la deliberazione di Carlo di farlo morire parla a Federigo.
In Firenze si rappresentò ancora alla presenza di Cosimo II sotto il nome di Vegghia l’altro suo dramma intitolato Amore sbandito pubblicato in Genova nel 1622 ma si vuole avvertire che il tanto decantato Chiabrera non si decantò mai in Italia nè pel Rapimento di Cefalo nè per tal Vegghia. […] Per una descrizione di Petronio citata da Girolamo Mercuriale de Arte Gymnastica libro II, cap. 5 , troviamo ancora i servi spadoni occupati a segnare i falli de’ giocatori di palle. […] Pena di morte posevi ancora Costantino d. […] Coltivò ancora il dramma musicale, e ne compose uno assai allora applaudito nelle nozze di Michele Porretti principe di Venafro e di Anna Maria Cesi fatto rappresentare con magnificenza reale.
Da ciò si deduce, che non vi è altro modo di rettificar le maschere moderne, che col bandirle d’un colpo dal teatro istrionico ancora, come si fece nelle accademie che coltivarono la commedia.
Troviamo ancora l’Andolfati nel 1834 in Compagnia di Nicola Medoni ; dopo il quale anno, probabilmente, morì in Piacenza prostrato dai rimorsi e dalla fame.
Infatti, pochi anni dopo, noi lo vediamo abbracciare la maschera di Brighella, nella quale fu eccellente, non tralasciando, nelle commedie premeditate, di sostenere ancora le parti serie.
Gli fu in un articolo del Journal de Paris rimproverato di fare ancora gli esercizi della bandiera, e di togliersi per alcuna delle sue trasformazioni la maschera d’arlecchino.
Scrisse ancora, dopo la stampa dei quattro volumi : Solitudine e pianto, tragicommedia in tre atti con prologo intitolato Offesa e Vendetta, recitata al S.
Com pagno sviscerao, salute e bezzi A vù che per tant’ anni se sta bon de far el Vecchio en Scena con bravura favorio cusì ben da la natura per esser un famoso Pantalon ; A vù che recitando in più Cittae se sta gloria e lusor d’ogni Teatro, che si ben xe sonà le vintiquatro, sè ancora bon cavar de le risae ; A vù che el tempo coi sò Carnevali v’ha messo in tel catalogo dei Cuchi, che al despetto de certi mamaluchi ve conserverà el nome i vostri sali ; Presento adesso un don che m’è sta fato, e ve dedico i ferri de’ Bottega ; basta una scena a metterve in Canzega, e repararve i refoli del flato.
Ella conduceva a messa la figlia tutti i giorni, e volea si confessasse tutte le settimane ; il che non le impediva d’accompagnarla ogni dopo pranzo dal vecchio, che diventava bestiale ogni qualvolta ella negavagli un bacio, sotto pretesto che avendo fatte le sue devozioni al mattino non sapeva risolversi a offender quel Dio ch’ella avea forse ancora in sè stessa (Mem.
E a quest’altro ancora di Gio.
Una lettera v'ha ancora del 21 aprile 1660 da Parma, la quale mostra la grande famigliarità ch' era fra lui e le varie Corti, annunciando a un Segretario del Duca di Mantova la scelta degli appartamenti pel suo prossimo arrivo a Parma ove doveva recarsi anche il Ser.
ma c’è ancora del fosforo ne' lombi miei….
Citansi ancora con molti elogii altre sue commedie, il Colace, il Fasma, la Taide, della quale si ha questo frammento, Colloquia mores prava corrumpunt bonos, i Fratelli, di cui si conservano questi versi Communia amicos inter, non pecuniæ Tantum, sed et mens pariter et prudentia, l’Incensa, di cui Grozio traduce quest’altro squarcio, Pereat male qui uxorem ducere Instituit primus, tum secundus qui fuit, Tum tertius, tum quartus, tum postumus, e la commedia intitolata Plozietta (Plotium) imitata da Cecilio il più accreditato Comico Latino. […] Per norma ancora della gioventù rapita d’ ordinario dal proprio fuoco prima a scrivere che a pensare, si vuol ripetere quello che di sì gran Comico riferisce il Giraldi nel XII dialogo delle Storie de’ Poeti coll’autorità di Plutarco e di Acrone. […] Winckelmann nella Storia delle Arti di Disegno osservò ancora che Menandro fu il primo a cui la grazia comica mostrossi in tutta la sua beltà, e comparve sulla scena menando seco le grazie e le venustà di un polito linguaggio, una misura armonica, un dolce concento, purgati costumi, il piacevole mescolato coll’utile e la fina critica condita di sale attico.
Affermava ancora che essa presso i Romani non ebbe felice incontro. […] Rinvenuta esita ancora, non sa risolversi a parlare; al fine si fa coraggio per le parole d’Ippolito, Committe curas auribus, mater, meis . […] Ippolito o per farla ravvedere, o perchè ancora non ben l’intenda, le dice, Amore nempe Thesei casto furis? […] Quel trivio con tanto senno riserbato da Sofocle per la bellissima scena di Giocasta con Edipo, viene da Seneca fatto accennare scioperatamente da Creonte nella prima scena dell’atto II, senza che Edipo mostri di ricordarsi che egli in simil luogo ammazzò ancora un uomo. […] Ottavia senza cagione ancora comparisce di nuovo a lamentarsi della fortuna.
Vediamone ancora un altro frammento della scena terza del III, in cui Corradino avendo saputa la deliberazione di Carlo di farlo morire, dice a Federigo: Solo mi duol che a l’infelice Madre Venuta insin da la Suevia a Pisa Per me suo desiato unico figlio Converrà trista e sola or far ritorno. […] Gl’Italiani l’adoperarono ancora.
Vedesi ancora comunemente in alcune corti orientali un Sovrano rappresentar sulla scena. […] Si fanno ancora nella China alcuni concerti di musica e quando si presenta all’Imperadore un libro novellamente impresso, e quando i Mandarini d’armi e di lettere si uniscono per gli esami, e quando il Capo de’ discendenti di Confugio ed il Generale de’ Bonzi vengono alla corte, e quando si costruisce qualche nuovo edifizio28.
Io non ho che un augurio : che l’opera così bene incominciata sia condotta a termine felicemente con gioconda attività, poichè allora Ella avrà regalato alla Storia del teatro d’Italia un’opera da consultarsi come nessun’altra Nazione ancora possiede, e per la quale in ogni tempo chiunque si occupi di ricerche di teatri Le sarà riconoscente. […] Il Rasi, ora direttore della Scuola di recitazione in Firenze e un tempo attore, consacra a quell’opera, che è il fior della sua anima, l’ingegno, l’esperienza e la coltura : quella coltura che per un attore è addirittura oltre l’incredibile, e che resta particolarmente notevole e superiore anche fuori il palcoscenico ; e vi consacra ancora il frutto del suo lavoro quotidiano, perchè i risparmi che dovrebbero rappresentare il premio e la tranquillità della vita di lavoro e di studio nobilmente spesa, nella mirabile sua pubblicazione egli profonde ; senza contare la immane fatica che dura e le difficoltà che incontra, tali da fiaccare i più tenaci, nella raccolta dei documenti.
La prego ancora se mi conosce abbile in Liuorno non mi lasciare infrotuoso ne sij scarso di sue lettere, e se pensa con il non scriuere esimersi dal formaggio s’inganna, mentre tengh’ordine salutarlo e con tutti mi sottoscriuo Di V. […] Lo troviam poi nel 1699 a Vienna ; nel 1702 in Augsburgo, dove il 16 maggio ottenne il permesso di poter dare dovunque alcune rappresentazioni in lingua italiana, e nel 1703 ancora a Vienna, assistito dalla liberalità del Principe Elettorale, che si occupava con ogni larghezza delle spese di costumi ecc. ecc.
Fu ancora, prima del matrimonio, con Luigi Perelli, con Gio. […] Internari) ; ma più ancora in un libretto di poesie a Carolina Internari, impresso in Roma il 2 di maggio del 1818, la prima delle quali è del Ferretti, e diretta Ad Anna Fiorilli Pellandi Se ancor sovra le cento ali leggera Dalle bionde del Tebro acque sonanti Remigando ver te Fama non giunse Da che il socco ridevole calzato Nel giovinetto piede, e il sanguinoso Coturno Sofocléo, novella apparve Carolina la tua figlia d’ amore Orme a stampar su le Romulee scene, Arduo certame, che dal verde Eliso Tornando a ber con vivi occhi la luee Temerebbero ancor Roscio ed Esopo, Mentre su questi candidi papiri Della tua figlia a delibar le sacre Non vendevoli laudi impazïente Si sbramerà la vivida pupilla ; Certo di vena in vena a poco a poco Scender ti sentirai soavemente Il tuo core a tentar gioia materna.
E in altre ancora : ….. […] Ma ancora due anni di pazienza, e avrà lasciato per sempre la galera comica, com’ella dice in altra sua da Roma del 20 luglio '44 allo stesso Niccolini, al quale si raccomanda perchè sia dato un impiego a suo figlio, alla cui sussistenza non può pensare, avendo appena il pane per sè.
Dopo quell’anno, desideroso di abbandonare le scene, si ritirò nella sua Bologna ov'era ancora la madre più che settantenne, vivente con un figlio, maggiore di Petronio, parroco di un villaggio non molto lungi da Bologna. […] Compiuto il sacro ufficio, non avea messo ancora il piede nella piazza, che fu arrestato, e lì per lì, alzata accanto all’albero della libertà una forca, impiccato.
La quale infatti si recò a Milano, di dove il 3 di maggio Zanotti scrive al Graziani che non sa ancora se e quando dopo Pasqua si recherà a Brescia o a Verona, poichè non sono mai frequentate dalle Compagnie de' comici per qualche poco di tempo doppo Pasqua quelle Città, che dano il luogo scoperto per rappresentar comedie, come Brescia e Verona, perchè sarebbe un volontariamente perdersi col esporsi alle stravaganze de tempi, che per lo più riescono in simile stagione piovosi. […] E il Fantuzzi (Notizie degli Scrittori bolognesi) scrive : L'incontro colà (a Parigi) non fu minore che in Italia, e si fece distinguere ancora pel suo carattere civilissimo ed onesto, e pel genio di coltivare l’amicizia de' principali drammatici di Parigi, e fra quelli, che frequentò con maggiore premura, e di cui captivò l’animo in singolar modo, fu il famoso Pietro Cornelio.
È da notarvisi ancora che vi si tratta di un intrigo amoroso e di un giovine trovato in casa di una fanciulla onorata, ma non per questo produce risentimento veruno di funeste conseguenze. […] L’olim istuc olim cum ita animum induxti tuum, è ancora imitato nell’atto IV. […] Torci la bocca; più ancora; torci bene; per l’altro verso; più basso . . . . […] Erano in tal tempo cresciuti gli attori di mestiere, benchè tante accademie insieme colla poesia teatrale coltivassero ancora il talento difficilissimo di ben recitare. […] Ciò serva di norma ancora ad altri sedicenti filosofi de’ giorni nostri disprezzatori dell’ erudizione di cui scarseggiano tanto, e di cui tanto abbisognano per ragionar dritto.
Havvi ancora alcune commedie tradotte dalle migliori francesi, danesi e tedesche; ma la nazione non approva che tre o quattro commedie originali, scritte in quel genere di comico basso che si avvicina alla farsa.
Benchè gli Olandesi nelle antichissime loro assemblee di verseggiatori anche estemporanei, tra’ quali vuolsi che siasi distinto nel passato secolo il poeta Poot, hanno recitate ancora favole sceniche, nondimeno lenti colà saranno sempre i progressi di un’ arte che non si pregia, e che sdegnano di coltivare i buoni talenti.
Ma un altro documento riferisce il Campardon di querela sporta da Evaristo Gherardi contro di Ottavio, il quale avrebbe per una recita secondo lui arbitraria, convocata un’assemblea de’ comici subito dopo la rappresentazione del 17 agosto 1692, e assalito e percosso del bastone sulla testa e sul viso il querelante ; contro il quale i fratelli Costantini inveirono già un anno prima dopo la lettura del Don Chisciotte, e altre volte ancora, colle spade alla mano.
E tuttavia nel vigore degli anni, al colmo della gloria, più che circondata, assediata dal favore del pubblico, abbandonò l’arte, dopo il carnovale del 1774, fermandosi in Venezia, in cui viveva floridamente ancora dell’ '81, tutta intenta all’austera educazione dei due suoi figliuoletti.
Viveva ancora alla pubblicazione delle sue Notizie istoriche e aveva un solo figlio per nome Costanzo (il nome della madre ?)
È in questo contesto e con questi presupposti che va considerata la difesa della centralità della poesia con cui Algarotti esordisce nel suo Discorso, facendone l’argomento perno attorno al quale egli organizza tutto il suo testo che nella prima redazione è ancora privo della divisione in paragrafi. […] Così mentre Metastasio rappresentava il paradosso del massimo scrittore melodrammatico, destinatario di un successo ineguagliabile, che si considera postumo a se stesso e testimone di cambiamenti che lo rendono marginale mentre è ancora lo scrittore più rappresentato d’Europa, i letterati e la gente del mestiere si interrogano sulla struttura del dramma per musica e sul rapporto con il pubblico e propongono istanze di riforma, che in questa fase del dibattito e ancora per alcuni decenni, cercano una mediazione tra il modello logocentrico metastasiano ancora di grande successo, quello dell’opera francese, alla base di un grande teatro nazionale dal quale era impossibile prescindere, e le singole sperimentazioni legate a luoghi e figure come la Berlino di Federico II, la Vienna di Metastasio ma anche di Gluck, Calzabigi e Durazzo, l’Inghilterra. […] Ortes è legato da una profonda e duratura amicizia ad Algarotti, con il quale scambia commenti sulle stagioni teatrali e soprattutto operistiche; il rapporto è favorito anche dal fatto che entrambi gli scrittori si muovono su uno scacchiere europeo, al cui centro ancora una volta si collocano Venezia e Vienna. […] Il Saggio del 1755, ancora dedicato al barone di Svertz, mantiene la natura discorsiva, integra alcuni passaggi e ne elimina altri, come i riferimenti legati in modo specifico all’esperienza berlinese; il tono nel complesso è più curato, meno colloquiale, ma nella sostanza le due prime redazioni risentono dello stesso clima culturale e di una destinazione più circoscritta.
Nella tragedia del Teseo cantata nel 1675 è teatrale l’angustia di Egle nella quarta scena dell’atto IV, che per salvar la vita a Teseo promette a Medea di sposare il re, e rinunziare all’amor di Teseo; come ancora nella scena quinta è delicato lo sforzo di Egle stessa per apparire infedele, e far credere a Teseo che più non l’ami. […] Ed oltre alla citata scena dell’Iside, mentovò ancora quella dell’atto V dell’Ati Quoi Sangaride est morte ec; il discorso di Plutone nella Proserpina rappresentata nel 1680, Les efforts d’un gèant qu’on croyoit accablè, e la disperazione di Cerere, J’ai fait le bien de tous . Nel discorso di Medusa nel Perseo cantata nel 1682 diede l’esempio ancora d’un maschio stile, Je porte l’èpouvante et la mort en tous lieux.
Appartiene ancora al Rinuccini la Mascherata dell’ingrate balletto eseguito in occasione del matrimonio del principe di Mantova, nella qual città fu impresso in quarto l’anno 1608. […] Di questo parere è stato ancora il dottissimo lodato Algarotti nel Saggio sopra l’opera in musica. […] Ma se non dee cantarsi quest’immagine piena di affetti attivi, tuttochè sappiasi che i Greci animarono colla musica tutta una tragedia, ci dica il signor Sulzer, quali cose sono da cantarsi senza offendere il buon senno, non dico in teatro, ma fuori ancora?
Una linea ancora, e forse lo Zacconi toccherebbe il grottesco ; ma la linea non c’è, e invece del grottesco abbiamo il sublime e per concepimento artistico e per espressione…. […] E perchè non, ancora, quand’egli afferma di sapere le ragioni scientifiche di quanto ha osservato, e, nella riproduzione dell’essere normale e anormale, di non compiere un movimento muscolare e nervoso, senza conoscerne le origini generatrici ? […] A lui sono stati decretati a ogni nuova interpretazione gli onori del trionfo ; e il pubblico ricorda ancora, fra tanti, il godimento intellettuale provato, quando egli, al fianco di Eleonora Duse, apparve sotto le spoglie di Lucio Settala nella Gioconda e di Leonardo nella Città morta di Gabriele D'Annunzio.
Si potrebbe dire ancora che li Francesi sono inventori, o piuttosto riformatori d’una spezie di poema che meglio chiamerebbesi dramma eroico, che tragedia. […] Che se s’ammise sotto il nome della tragedia ogni sorta di fatti illustri indistintamente, non aveva essa ricevuta ancora dalle regole la spezial forma. […] Peccano ancora molte digressioni per la ristrettezza del tempo a cui si riducono. […] Molte levano ancora all’azione la necessaria unità. […] Certo chi leggerà le tragedie di Pier Jacopo Martelli incontrerà non solamente de’ caratteri più esemplari e più propri, ma più vivi ancora e più vari.
Egli avviene ben di rado che ne’ nostri ballerini si trovi congiunta con la grazia la forza della persona, la mollezza delle braccia con l’agilità de’ piedi, ed apparisca quella facilità nei movimenti senza la quale il ballo è di fatica a quelli ancora che stanno a vedere.
Carlino, nel 1835, ove era ancora nel 1847, al fianco di Salvatore Petito e di Serafina Zampa.
(V. ancora il Di Giacomo).
Nè gli anni valsero a piegare o infiacchire la sua tempra gagliarda : a poco men che ottant’ anni rappresentava ancora con efficacia incredibile la Riabilitazione del Montecorboli e la Signora di San Tropez.
Altra volta mise in tavola, come antipasto, ottanta lire di affettato ; altra ancora, de'petti di tordo per sessanta persone.
E ancora più sotto : in quest’anno a dì 20 gennaio si attaccò di notte il fuoco al Teatro Valentino ; e in poche ore restò affatto incenerito.
Non è ancor tempo; bisogna attendere ancora. […] L’azione si rallenta ancora per altri trenta versi recitati da Garcia prima di offerirle di salvarla facendola uscire per una porta secreta. […] Egli fe peggio ancora. […] Vi erano ancora rimaste inedite il Pelagio, l’Eumenidi, i due Gusmani. […] Osservo nonpertanto che vi si trova espresso con passione e felicità ciò che nell’atto IV dice Ifigenia al padre, tratto dal greco, e ciò che ella dice ancora nella conchiusione della settima scena dell’atto V.
Ella possedea Tassi, Ariosti, Trissini, Raffaelli, Buonarroti, Correggi, Tiziani e Palladj: ella volle ancora i suoi novelli Apollonj, Pappi, Taleti, Anassimandri e Democriti, e n’ebbe una copiosa splendidissima schiera nel Porta, nel Galilei, nel Fontana, nel Borrelli, nel Cavalieri, nel Torricelli, nel Viviani, nel Cassini, nel Castelli, nel Monforte, e in tanti altri insigni membri delle Accademie de’ Segreti, de’ Lincei, del Cimento, degl’ Investiganti, de’ Fisiocritici, degl’ Inquieti, della Società scientifica Rossanese (Nota II). […] Non aveano ancora i Francesi, non che altro, la Sofonisba di Mairet e la Medea di Cornelio, quando i nostri produssero più di cinquanta tragedie ricche di molti pregi. […] Io pareggiate v’ho con le parole, E senza alcuno indugio intenderete, Che vi pareggerò co i fatti ancora. […] Non ardisce ancora Confessarli a se stesso. […] Grande ancora si mostra ne’ suoi lamenti, quando seco stessa trattenendosi si palesa più sensibile alle disgrazie benchè non meno magnanima.
Dominando ancora le maschere sulla scena, abbandonò il Cavicchi gli amorosi per darsi tutto allo studio della maschera di Brighella nella quale riuscì mirabilmente, tanto che fu dal Fiorilli riconfermato per cinque anni come ruolo primario assoluto. […] La Nazione Francese sarebbe orgogliosa di avere una tanta artista ; ed io sarei ben fortunato se avessi nel mio paese un’interprete come voi…. » Nè solo nella interpretazione della Signora dalle Camelie, ma in quelle ancora del Cuore ed Arte, dell’Adriana Lecouvreur, della Pamela, della Gabbriella, dell’Elisabetta, della Battaglia di donne, della Piccarda Donati, dei Gelosi fortunati, della Pia de’ Tolomei, e di cento altre opere o tragico-romantiche o drammatiche o comiche, non ebbe chi la uguagliasse, nè chi le si accostasse. […] Nell’ottobre del ’601 la Compagnia era ancora a Parigi, e nonostante le guerricciuole interne, tanto il Cecchini vi piacque che fu invitato, ma indarno, dalla Contessa Maria di Boussu a recarsi nelle Fiandre e in Brabante. […] Grisostomo che condanna gli attori come rovina dell’altrui patrimonio, conchiude : Diremo adunque che quel glorioso Scrittore non hebbe altra intentione che di far sapere, che quelle genti erano instrumenti per far distruggere i patrimonij a quelli che avviticchiavano la mente in le lor tresche ; onde posiamo credere, che si come egli sempre santamente scrisse il vero, che così hoggi, vivendo, darebbe nome a i nostri comici di conservatori degli altrui patrimonj ; posciachè un miserabile scudo serve per lo trattenimento d’un mese a chi si diletta di veder comedia, con il qual prezzo si compra ancora quel tempo, che da molti potrebbe esser speso in quei trattenimenti, che somministrano viva cagione di spender non solo il denaro, ma con esso la robba, la sanità, la vita, la reputatione e l’ anima. […] II) : Voi che fate professione di parlare in pubblico, raccordatevi d’aver pronto l’occhio, la mano, il piede, anzi tutta la persona, non meno che habbiate la lingua, poichè il concetto, senza il gesto, è appunto un corpo senza lo spirito, havertendo che non si vuol gesticolare in quel modo che molti sogliono fare, e ch’io molte volte ho veduti, che se girano gli occhi pajono spiritati, se muovono il piede sembrano ballerini, se le braccia barbagiani che volano, e se voltano il capo, scolari di Zan della Vigna ; però il capo, le braccia, i piedi, gl’occhi si deono muovere a tempo, con modo, con ordine e con misura, havertendo ancora che non è poco vitio adoprar sempre un sol braccio, o una sola mano, ma che si dee hor l’ una, hor l’altra et hora tutte due muovere, come più comporta il discorso che si recita.
Vò recarvene ancora una ragione più individuale. […] E quello spirito elettrico (sento dirvi ancora), quel perchè, che voi, Sig.
Merita ancora di mentovarsi la novità musicale degna dello spirito singolare di Rousseau provata in Lione felicemente col Pigmalione e ripetuta in Parigi nel 1775 con tutto l’applauso. […] Rappresentano ancora le parodie de’ componimenti recitati nella Commedia Francese e nel Teatro Lirico, la qual cosa unita al concorso che ingelosiva gli altri commedianti, fu cagione della proibizione a quelli della fiera di dare tali rappresentazioni.
L’Emilia, anzi l’Emilietta Aliprandi, come la chiamano ancora con vezzo gli amici, non fu in alcun modo, mai, quel che si chiama un’attrice fortunata. […] Forse nel ’74 fu ancora in Italia, e andò una terza volta a Parigi, dove si trovava il 21 dic. ’78, testimonio a un battesimo, e dove fattosi naturalizzar francese il giugno ’83, morì nel 1702 ?
Ma questo è poco ; perchè Orfeo talora tirò le bestie, e voi non sol tirate, ma fate poetar le bestie ancora. […] Come riesce la compagnia non glie ne posso per ancora dirgliene cosa alcuna, perchè non è compita, e così come si è comincio parmi meglio assai di quella dell’anno passato, come sarà arrivato Flaminio penso che sarà la meglio di tutte le compagnie di questo anno, però non tocca a me a giudicare, come V.
Aggiungasi ancora il frequente uso delle pause introdotte da loro, per cui molte volte avveniva che mentre l’una di esse parti cantava la metà o il fine d’un versetto scritturale o d’un ritmo poetico, l’altra le prendeva la mano, o restava indietro cantando il principio del medesimo verso, e talvolta anche il fine d’un altro. […] Se scintilla ancora Ti scalda il sen di que’ sì cari ardori Senti, mia vita, senti Quai pianti e quai lamenti Versa il tuo caro Orfeo dal cor interno. […] La variazione dei tempi, la diversità de’ gusti, che tanto influisce sulle cose musicali, e forse ancora l’eccessivo lusso della musica presente farebbero in oggi comparir quella assai povera e rozza. […] Ignorava egli, che niuno de’ celebri melodrammi italiani fu senza cori fin quasi alla metà del 1600 e che molti gli ebbero ancora nel rimanente del secolo? […] Veggasi ancora la citata dissertazione del prelodato Abbate Roussier data in luce nel 1770, nella quale si pruova ad evidenza, che tutti quanti i teorici c’hanno scritto finora sù cotali materie non hanno spacciato che paradossi, falsità e pregiudizi per avere ignorato il vero ed unico principio che serve di base ad ogni sistema musicale, e che servì a quello degli Egiziani, dei Chinesi, dei Greci, e di noi.
Sotto quel cielo non ancora abbastanza rischiarato la stessa lingua non era allora nè polita nè fissata, quando sulle scene comparve Guglielmo Shakspear. […] Il re ha raccontato a Laerte la verità dell’accaduto, gli dice poi di non aver potuto ancora vendicare il sangue del di lui padre nell’uccisore. […] Il re bee e vuole che egli beva ancora; Amlet vuol prima fare il secondo assalto, e dà al competitore un altro colpo. […] Volle il Sherlock paragonare ancora (si aggiunga di passaggio) il poeta melodrammatico Metastasio coll’epico poeta romanziere Ariosto. […] Non è meraviglia ancora che mentre nega il nome di poeta grande ad Ariosto, confessi poi che sia egli gran poeta descrittivo , con altra palpabile contraddizione, perchè le bellezze dello stile, la copia, la vaghezza, la vivacità e la varietà delle immagini, formano le principali prerogative della poesia onde trionfi del tempo.
Quivi diè fondo a tutto quel che aveva messo in serbo, acquistando un superbo equipaggio e pigliando alcuni servi…. ma, rimasto poco dopo al verde, quello dovette vendere, questi licenziare : e, per campar la vita, aggregarsi a una compagnia che recitava allora in Napoli, nella quale ancora, e sempre sotto la maschera di Scaramuccia, ebbe il maggiore e miglior de’successi. […] t pour le contenter et non pas que cela fut veritable, il dict havoir ancora ses comptes ; il est fort facile de voir en…. ce quil a despence pour les proces. […] S. mi ha maltrattato per causa delle sue donne perchè ancora al Palazzo reale V. […] A ottantadue anni adunque egli recitava ancora a Parigi. […] ma con ogurarli le sa[n]tissime feste di Pasqua e in esa dirle come sarebbe sei anni che io saria a Fire[n]ce, ma l’avere incontrato un selerato figlio è cagione che io sono ancora in Pariggi.
Fu di questo parere ancora il dottissimo prelodato Algarotti nel Saggio sopra l’opera in musica. […] Appartiene ancora al Rinuccini la Mascherata delle Ingrate balletto eseguito in occasione del matrimonio del principe di Mantova, nella qual città fu inpresso in quarto l’anno 1608. […] Ma se non dee cantarsi quest’immagine piena di affetti attivi, tuttochè sappiasi che i Greci animarono colla musica tutta una tragedia, potrebbe dirci il signor Sulzer, quali cose sono da cantarsi senza offendere il buon senso, non dico in teatro, ma fuori ancora.
V’ha dunque un alto seggio ancora per chi emulando i Montesquieu, i Beccaria e i Filangieri, saprà attendere ad illustrare e perfezionare la preziosa importantissima scienza della legislazione. […] Egli è vero che io usai ancora nella prima edizione e ritengo in questa, forse senza esempio, il termine tecnico della danza piroettare tratto dal Francese, che mi fu notato dal medesimo chiar. […] Dirò ancora con pena che gliel mostrò pure uno straniero quando gli rimproverò l’aver confuso Errico il Valetudinario di Castiglia con Errico III di Portogallo, e di non aver letto nè il Tostado, nè i teologi che l’aveano citato.
Gli Scaldi accompagnavano i loro Re ancora ne’ combattimenti, e nelle corti, e per incitarli a marziali ed onorate imprese cantavano i loro versi chiamati runici, e i loro cantici appellati wises, de’ quali serbasi una gran quantità nel settentrione, scritti nell’antica lingua Scandinava, o Gotica, o Teutonica, ch’era una eademque, e comune a tutti i popoli del Nort, e ch’è stata la madre delle lingue moderne della Svezia e della Danimarca, e che ancora parlasi colla maggior purezza nell’Islanda. […] Il Poliziano fu il primo a introdurre nella nostra poesia il Ditirambo, e ne diede l’esempio in questo dramma, ed ancora nelle sue Rime scritte a penna, secondo che ci accerta il Crescimbeni.
L'autore si limitò solo a dire : « Un poeta, che voglia ajutare una Truppa Comica sola, la quale sia in credito per un genere, e in discredito per un altro nell’universale, non farà certamente grand’onore a sè stesso, nè darà grand’utile alla Truppa soccorsa, se la vorrà occupata in quel genere, di cui non è creduta dall’universale capace. » E dietro lo smacco dell’insuccesso, il Sacco pensò di andar migliorando la Compagnia, facendo scrivere allo stesso Gozzi nel 1772 (prefazione alla traduzione del Fajel di D'Arnaud [Venezia, Colombani]) : Egli tiene la Compagnia esercitata nella Commedia improvvisa, e ben provveduta de'più atti personaggi a una tale rappresentazione ; ma ben fornita la tiene ancora di abilissimi personaggi a recitare qualunque buona Tragedia, Tragicommedia, o Commedia, composta o tradotta che gli venisse da qualche leggiadro spirito recata. […] II, 17) la unione, la buona armonia, le occupazioni domestiche, lo studio, la subordinazione, il vigore, la proibizione alle femmine di ricever visite, l’abborrimento che queste dimostravano di accettar doni da'seduttori, l’ore regolarmente divise ne'lavori casalinghi, nelle preci, e l’opere di pietà co'miserabili ch' ei vide nel suo drappelletto, gli piacquero, dopo venticinque anni di eroicomica assistenza dovè sciogliersi per la vecchiaja e il rimbecillimento del Sacco ; e più ancora pe'suoi ridicoli amori a oltre óttant’anni, pei quali, vedendo compromessa l’eredità, la figlia comica si ribellava audacemente. […] Il Burchiello, profetando il ritorno di esso da Lisbona per il mese di dicembre (carnovale 1755-56), cantava : Anderan le formiche a processione, perocchè carnovale era sbandito ; e' dice ancora, tutte le persone andranno al Sacco, come ad un convito ; e rideranno, e dirangli : Ghiottone ; perchè sì t’eri, traditor, fuggito ?
A lui dobbiamo ancora alcuni piacevolissimi tramezzi, tra’ quali si distinse la sua Cantatrice Dirindina. […] Maometto si abbocca ancora con Omero ; e la loro conferenza forma un bel contrasto di modestia nel Greco e d’arroganza artificiosa nell’Arabo. […] Si dirà che altri ancora l’ha fatto ; ma si domanda, se con ragione e proprietà drammatica ? […] Finse ignorare che il Pagano la trascrisso ancora nel Gerbino ? […] Questi sensi ripeto oggi ancora.
Egli si trattenne ancora al seguito del Re, il quale in ottobre dello stesso anno gli fe’pagare cinquecento lire tornesi e XVII testoni, ecc. ecc., da repartirsi tra lui e i suoi compagni, sempre in considerazione del piacere che procuraron colle loro commedie a Sua Maestà.
Dotato di una forza erculea, su di essa affidavasi per insolentire a dritto o a torto…… A questo carattere violento, irruento, dovè il Lombardi la più tragica delle morti, che il Colomberti ancora ci racconta ne' suoi particolari : Sentivasi egli una mattina indisposto di salute ; aveva ordinato un brodo, e tardando a riceverlo, si recò egli stesso in cucina dal cuoco, uomo già vecchio, e che da molti anni serviva nel palazzo della Principessa.
Gran numero di scrittori e nostri e forestieri si occupò della origine della sua persona e del suo nome : in taluni prevalse l’idea che la maschera fosse invenzione moderna ; in altri, specie dopo la scoperta del famoso Macco dell’ Esquilino, ma non ho ancora capito bene con qual fondamento, che fosse discendente in linea retta dal Mimus albus della farsa atellana, come l’arlecchino dal Mimus centunculus ; quelli fecer derivare il nome or da Puccio d’ Aniello, or da Paolo Cinelli, or da pulcino, pulecino, puleciniello ; questi, or da Πολλή ϰιησις (molto movimento), or da Πόλις città, e ϰἔνός o in forma jonica ϰεινός, vuoto, sciocco, come se si dicesse buffone della città.
Monti, che io stesso gli sentii fare, quand’egli era fuor dell’ arte a Firenze, di cui serbo ancora il ricordo di un insieme ampolloso di esposizione. – Vittorio Cavalieri (Trieste, 1864) e Cesare Calvi (Firenze, 1872) dettarono di lui alcuni cenni biografici ; ma a quelli del Calvi non troppo, secondo il solito annotatore (Brunone Lanata) sarebbe da prestar fede, essendo essi una iperbolica apologia dell’artista e dell’uomo.
Egli scrisse ancora una commedia applaudita il Robersal, ossia la Ripetizione delle parti, in certo modo rassomigliante alle Rane di Aristofane. […] Questo tesoro discaccerebbe da questa casa l’orrore che vi regna; ci vendicherebbe del disprezzo ingiurioso e della pietà più ingiuriosa ancora del mondo insolente. […] Recheremo per esempio quelle di Dodsley da lui intitolate Novelle, o Satire drammatiche, e dedicate al Domani essere che non esiste ancora. […] Gl’Inglesi hanno avuta ancora un’opera buffa nazionale. […] La regina Elisabetta che amava la melodia e che volle spirare ancora ascoltando un concerto di musica, contribuì agli avanzamenti di sì bell’arte, prendendone in parte il gusto dall’Italia dove fioriva.
Affermava ancora che essa presso i Romani non ebbe felice incontro. […] Rinvenuta esita ancora, non sa risolversi a parlare; al fine fassi animo alle parole d’Ippolito, Committe curas auribus, mater, meis. […] Ippolito o per farla ravvedere, o perchè ancora non ben l’intenda, le dice, Amore nempe Thesei casto furis? […] Trovansi in tal tragedia altre sentenze ancora non meritevoli di riprensione. […] Ottavia senza cagione ancora comparisce di nuovo a lamentarsi della fortuna.
Si vorrebbe ancora ravvisare in que’ primi Romani che prese a dipignere rassomiglianza minore co’ più moderni cortigiani Francesi. […] E Voltaire diceva ancora: «Non v’ha cosa più insipida, più volgare, più spiacevole del linguaggio amoroso che ha disonorato il teatro francese. […] Il più volte mentovato avvocato Saverio Mattei nel Nuovo sistema d’interpretare i tragici greci osservò ancora che la tragedia de’ francesi non è la tragedia de’ greci ; ma ne fece consistere la differenza nella mancanza de’ cori , la qual Cosa non là diversifica nell’essenza. […] Oltre a ciò che precedentemente noi affermammo della Marianna di Lodovico Dolce, di Don Pedro Calderòn de la Barca e di Tristano, vuolsi quì osservare ancora, che nell’anno 1636 quando si rappresentò la Marianne francese, il teatro spagnuolo non avea ancor veduto il Tetrarca de Jerusalen. […] A un tratto poi nel IV si enuncia la morte di Pisistrato, di cui non cercano di accertarsi nè gli amici nè i nemici, così che poco dopo Solone avvisa che Pisistrato combatte ancora, e la libertà soccombe ; anzi Pisistrato stesso viene fuori, altro male non avendo che un braccio ferito.
…. ti rammento ancora che per ora dalla sopraintendenza posti assoluti non se ne danno, come pure abbi presente che l’Egregio benemerito Fabbrichesi per pagar molto fu obbligato partire ad onta che aveva L. 4500 di più dalla Corte oltre L. 24,000 d’appalto degli introiti serali niente indifferenti…………… A questa lettera la Bettini risponde colla seguente : Mio Caro Monti, Ricevo la tua 21 spirante e la riscontro al momento. […] oltre il tuo invito di limitarmi sulla paga, mi dici ancora che la vostra Sopraintendensa non accorda posti assoluti ! […] E Vergnano non cede : da Padova, il 26 febbraio detto anno, spera ancora di poterla aggregare alla sua « riunione drammatica. » Mascherpa ha sentito dire che il matrimonio non si fa più, e quindi da Firenze il 9 marzo ’42, fa la proposta di scritturarla col titolo di « Iª attrice di riguardo, obbligata a fare sole 3 recite la settimana e da pasqua a tutto il carnevale non fosse obbligata a studiare più di otto produzioni nuove. […] Chiude l’epistolario il Paladini che il 24 aprile 1842 si lusinga ancora di potere concludere il contratto…. mentre quello nuziale è già alle viste.
Odette, Amore senza stima, la Locandiera, Cavalleria rusticana, Fedora, Casa di bambola, Casa paterna, la Signora dalle Camelie, d’indole così disparata, ebber tutte, e molte di esse hanno ancora la più gagliarda e più vera delle interpretazioni. […] Ma ve n’ha un altro più forte ancora, quello che determina la grandezza vera della Duse ; dietro a cui si affannarono invano, partite da un falso cammino, gran parte delle attrici d’Italia. […] Ho molti anni ancora di carriera…. e non ho che uno scopo. – Vi riescirò ? […] Ora sto per partire – e vi scrivo – cosa che non ho fatto arrivando, perchè ero tremante, e avevo paura. – Avevo paura, non ve lo nascondo. – Che volete…. io sono ancora impressionabile…. e l’ambiente può tanto sopra di me. – Lontana dal teatro – dalla famiglia artistica, sola – lungo il mare – che ne fa tanto capire la nostra piccolezza, mi pareva che non avrei più saputo rendere l’espressione d’un’arte – che ha qualche volta delle ritrosie, dei silensi così penosi…. per me !
Esso appartiene ad una immensa famiglia sparsa per la terra conosciuta e dilatata in tanti rami, la quale l’ha posseduto successivamente e guasto ed acconcio a suo modo secondo il genio di ciascun possessore, che vi ha lasciato il marco del proprio gusto or semplice or pomposo or bizzarro or saggio: specioso dove per bei pezzi Corintj e per sodi fondamenti Toscani, dove maestoso ancora per certa ruvida splendidezza di colonnati ed archi Gotici: diviso in grandi appartamenti altri nobilitati da greche pitture o da latine pompe, altri ricchi di bizzarri ornati di tritoni, egipani, sfingi e sirene a dispetto della natura: delizioso in mille guise ne’ boschetti, nè romitaggi, nè compartimenti diversi de’ giardini, là vaghi per naturali ricchezze di olenti rose, garofani, gelsomini e mamolette, là ricchi di fiori olandesi, di cocco, ananas ed altri frutti oltramarini, là pomposi per verdi viali coperti, giuochi d’acque, fonti idraulici, laberinti e meandri.
Vecchio, com’è presentemente, parla ancora il suo disgustoso dialetto, con quella stessa [illisible chars] di pro[illisible chars], che usavav da giovine, facendo la barba.
Poi troviamo ancora (ivi, 523) una lettera dell’ 11 marzo '98, in cui designa due individui imbauttati, che pare lo posteggiassero innanzi alla porta di casa.
Rimase con la Internari due anni ancora, poi passò il '33-'34 nella società Domeniconi e Pelzet, pella quale fu pubblicato a Pistoja un opuscolo di versi, tra cui scelgo il seguente SONETTO al merito singolare del caratterista Signor LUIGI TADDEI Or che nube di duol par che si stenda di giovinezza sul celeste fiore, nè più il sorriso d’innocente amore nè più lieta l’avvivi altra vicenda ; bello di gloria e amor dritto è che splenda il raro ingegno che fa scorrer l’ore inavvedute e care anche al dolore con semplice e gentile arte stupenda.
Non è che i Francesi non avessero anche avanti notizia di qualche spezie di rappresentazioni musicali, poiché senza risalire fino a’ provenzali, che furono i primi a introdurle in Italia, sappiamo ancora che erano conosciute fin dai tempi di Francesco I, il quale fece venir da Firenze parecchi uomini celebri in questo genere, annoverandosi tra loro corte il più distinto un certo Messer Alberto chiamato dall’Aretino in una lettera scrittagli nel 6 di luglio del 1538: «lume dell’arte, che l’ha fatto sì caro alla sua Maestà e al mondo». […] Musica più composta fu ancora in uso ne’ tempi più antichi, rimanendo per testimonianza non solo la memoria delle canzonette arabiche cantate dai mori, ma componimenti spagnuoli eziandio posti sotto le note da Alfonso il Savio re di Castiglia. […] Questo genio immortale che fu non meno il Mercurio che il Solone della sua nazione, tra i moltiplici oggetti della sua vasta riforma comprese ancora la musica.
Verso la fine di quello secolo, cioé nel 1492 Carlo Verardi da Cesena, arcidiacono nella sua patria, e cameriere e segretario de’ brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII, e di Alessandro VI, compose ancora due drammi, che furono stampati e fatti solennemente rappresentare in Roma dal sopraccennato Cardinal Riario; l’uno in prosa latina (trattone l’argomento e ’l prologo che sono in versi giambici) sull’espugnazione di Granata, fatta dal re Ferdinando il Cattolico; e l’altro intitolato Fernandus servatus, ideato dal Verardi all’occasione dell’attentato di un sicario contra la persona del medesimo re Ferdinando, e poi disteso in versi esametri da Marcellino suo nipote. […] Antonio da Pistoia ancora scrisse due drammi ad uso di questo teatro149, pel quale altri celebri letterati furono eziandio impiegati nel tradurre alcune altre commedie di Plauto e di Terenzio150. […] In questo secolo ancora, e propriamente nel 1489 da Bergonzo Botta, gentiluomo tortonese, in data quella si magnifica festa nelle nozze d’Isabella d’Aragona, figlia di Alfonso duca di Calabria, con Giovanni Galeazzo duca di Milano, nella quale la poesia, la musica, la meccanica, e la danza spiegarono tutte le loro pompe.
Ma veggiamo ancora che egli, deposta ogni ferocia, ogni baldanza, ogni vanità ed effemminatezza, perviene alla rettitudine degli Aristidi e de’ Fabrici, alla probità de’ Socrati, de’ Senocrati, e de’ Catoni, alla meditazione de’ Platoni, degli Anassagori, degli Archimedi. […] Imperocchè trovansi, egli è vero, dal Volga al Nilo, e dal giallo fiume Cinese all’Orenoco, i semi di sì bell’arte, cioè imitazione, versi, musica, saltazione, travestimenti, e spettacolo: non mancano (è vero ancora) i Tespi, i Cherili, i Pratini, i Carcini, non che nella Grecia e nell’Etruria e nell’antica Sicilia, ne’ Giavani, ne’ Cinesi, ne’ Giapponesi, ne’ Tunchinesi, ne’ Messicani e ne’ Tlascalteti. […] Sul Tamigi attori erano ed autori Shakespear, Otwai, e Garrick, i quali vivono ancora tuttochè coperti dalla terra.
Carlo Denina, il quale (parte I del Discorso della Letteratura, art. 26) asserì che in Roma si stava peggio ancora nella tragedia che nella commedia. […] Non era adunque colà ancora introdotta la Romana Giurisprudenza, della quale non pertanto trovansi monumenti ne’ testamenti di san Remigio, di Chadoin di Bertramo, e di Ermentruda.
Egli per disperazione nella quinta scena si accusa del fatto, e Filli per salvarlo se ne accusa ancora, rinovando così L’affettuosa contesa di Olinto e Sofronia. […] I parenti non del tutto sforniti di comodi l’aveano inviato a scuola; ma egli spaventato dalla villana sevizia del suo pedagogo lasciò la casa paterna, e si fuggì nelle selve a menar vita campestre, ed in esse senza studio pervenne a poetare ed improvvisare ancora.
Egli per disperazione nella quinta scena si accusa del fatto, e Filli per salvarlo se ne accusa ancora, rinnovando così l’affettuosa contesa di Olinto e Sofronia. […] Egli compose ancora la Piaga felice favola ne i boschi divisa in cinque atti, il cui originale conservasi dal lodato Bibliotecario di Parma.
Il Maire concesse un posto gratuito nel cimitero ; e tutte le arti prestarono l’opera loro gratuita per erigere un bel monumento che esiste ancora, e che io faccio conservare a mie spese. […] Estenuato dalle fatiche e dal dolore, abbandona l’arte militante, e si rende a Firenze, ove accetta, come s’è detto, un posto al Politeama non ancora finito.
Si è pèrò preteso da taluni troppo leggermente che esse fossero sin dalla loro origine basse non solo e buffonesche ma oscene ancora. […] Non avea guerreggiato ancora co’ Greci orientali, ma sin dall’anno 487 le obedivano le provincie Italogreche del Regno di Napoli conosciute sotto il nome di Magna Grecia. […] Vendi dunque me ancora, purche tu mi venda satollo , replica Saturione. […] Delineati a meraviglia vi si scorgono i caratteri di una meretrice, di due ruffiane di costumi differenti, della fanciulla esposta, la quale è fortemente innamorata di un giovine che l’ama ancora. […] A quest’ultimo da lei trattato in altro tempo ancora dà ad intendere di aver di lui partorito un bambino, per trarne regali e per richiamarlo all’antica amistà.
Ciò serva di norma ancora ad altri pretesi filosofi de’ tempi nostri disprezzatori dell’erudizione di cui scarseggiano tanto e di cui tanto abbisognano per ragionar diritto. […] È da notarvisi ancora che vi si tratta di un intrigo amoroso, e di un giovine trovato in casa di una fanciulla onorata, ma non per questo produce risentimento veruno di funeste conseguenze. […] L’ olim istuc olim cum ita animum induxti tuum , è ancora imitato nell’atto IV. […] Torci la bocca; più ancora, torci bene, per l’altro verso; più basso… Oh oh, or muori a posta tua. […] Giordano Bruno di Nola compose la commedia del Candelajo che si pubblicò in Parigi nel 1582, e vi si reimpresse nel 1589, e poi nel secolo seguente quivi ancora si tradusse e si pubblicò col titolo di Boniface et le Pedant.
Prima ancora del rimpasto della compagnia che doveva avvenire in quaresima del ’37, la Marta « eccellente attrice – scrive Goldoni stesso (Memorie, T.
Si ricordano ancora a Milano gli entusiasmi quando Ciotti appariva nel Falconiere di Pietr’Ardena a far da sirena dicendo i versi melodiosi del Marenco.
III, 3) : Quest’ uomo intimamente comico, aveva l’ arte di far parlar la sua maschera, ma a viso scoperto brillava ancora di più.
Viveva egli dunque ancora nel 1782.
Ma quando ancora tutto arrideva, ahimè, il destino inesorabile venne a prostrare quella forza giovine….
Scelto dal Riccoboni per la Compagnia del Reggente, si recò il 1716 a Parigi, ed esordì alla « nuova Commedia italiana » nel teatro del Palais Royal (le riparazioni dell’ Hôtel de Bourgogne non erano ancora compiute) il 18 maggio nell’ Inganno fortunato (l’heureuse surprise), commedia a soggetto in tre atti, che il pubblico trovò assai buona, e in cui erano intercalate alcune scene tratte da altra commedia spagnuola : Visentini vi fu magnifico in quelle del Pittore.
[4] Per quasi i due secoli susseguenti, tempo, in cui, per valermi della energica espressione d’un moderno scrittore, l’Europa «restò come il gran corpo del ciclope privo dell’occhio», la musica giacque nell’estremo avvilimento affidata a musici imperiti, che credevano di seguitar Boezio senza comprenderlo, ed a cantori più ignoranti ancora, i quali pronunziavano a caso delle parole non intese da loro senz’altro aiuto che la memoria, né altra regola d’intuonazione che il loro rozzo ed imbarbarito orecchio. […] Cominciossi allora ad applicar la musica ai funerali, alle nozze, e ad altre solennità, come ancora a’ Ludi o misteri della Passione, de’ quali, per essere stati in certa guisa i primi abbozzi del dramma musicale, ci convien fare più distinta menzione affinchè si vegga la rassomiglianza d’origine nella poesia drammatica di tutti i tempi. […] Sul principio non furono se non rozzi spettacoli presentati agli occhi del popolo su i cimiteri delle chiese, sulle piazze e sulle campagne, la qual circostanza ebber essi comune ancora colla tragedia greca, che nacque, a ciò che si dice, nelle feste di Bacco fra il tripudio e l’allegrezza degli agricoltori. […] Non contenti di cantare nel coro delle poesie disoneste invece dei salmi, si pigliavano ancora il trattenimento di giuocar ai dadi sopra l’altare, di mangiare e bere presso al sacerdote che celebrava la messa, di mettere degli escrementi negli incensari, e di profumare il popolo con siffatta odorosa gentilezza. […] Tale fu ancora un altro spettacolo rappresentato in Firenze, da quei del Borgo San Friano l’anno 1304, ove fece comparire l’inferno con uomini contraffatti a guisa di demoni, ed altri che avevano la figura d’anime ignude, le quali erano tormentate dai primi con fuochi, ed altre pene orribili a sentirsi, come si racconta più alla distesa dallo storico Giovanni Villanni 34.
Egli produsse ancora alcuni piacevolissimi tramezzi, tra’ quali si distinse la sua cantatrice Dirindina. […] L’autore scrisse in seguito nel medesimo genere la sua Rachele ovvero la Tirannia domestica un anno dopo, ma che rimane ancora inedita riserbata a veder la luce da quì a poco insieme colla Faustina e con la Critica della Faustina, commedia di un altro carattere. […] L’ antico teatro di Marcello che in parte sussiste ancora, dicono gl’ intelligenti, nulla ha influito nella costruzzione de’ moderni teatri Romani. […] Ma il Real teatro di San Carlo costruito col disegno del brigadiere Giovanni Metrano nel 1737, edifizio magnifico in soli sei mesi fatto eseguire per l’attività di Angelo Carasale, dopo tanti teatri eretti in Europa nel nostro secolo conserva ancora sopra tutti il primato.
Essi investigheranno ancora chi sia quel poetilla ridiculo autor de comedias goticas, todas aplauditas en el teatro, todas detestables à no poder mas, y todas impresas por suscripcion, con dedicatoria y prologo a. […] Gli Spagnuoli non avranno ancora obbliato che il Teatro di La Cruz s’impresse por suscripcion, con dedicatoria y prologo.
Senofonte nel libro I delle Cose Memorabili dice: Homerum in carminibus Epicis, in Tragicis Sophoclem admiratus sum maxime; e Cicerone chiama doctissimum hominem, poetam quidem divinum, Sophoclem; e diceva ancora per antonomasia, an pangis aliquid Sophocleum? […] Insigni ancora sono le sentenze da codesto nuovo legislatore di Poetica pronunciate contro l’Italica nazione in fatto di poesia.
Andata poi a Napoli in una Scuola evangelica tedesca, dovè uscirne, astrettavi da domestiche vicende per recarsi di bel nuovo a Noto, ove gli ognor crescenti dissesti finanziarj, cagionati da un fratello del padre, fecer prendere alla famiglia la determinazione di metter nell’arte la figliuola Concettina, che sin da bimba aveva dato prove non dubbie di molte attitudini per la scena, e che esordì a Torre Del Greco in una Compagnia Sociale di terz’ordine, col ruolo (non aveva ella ancora i quattordici anni) di prima attrice assoluta, commovendo il pubblico alle lagrime colla rappresentazione della Dionisia di Dumas. […] Alcuni anni or sono ella non aveva ancora toccato la sommità dell’arte alle quali mostrò sempre di aspirare : ma il grado già alto in cui si trovava nella sua giovinezza, congiunto alla dolcezza degli sguardi, alla soavità del sorriso, alla melodia della voce, all’armonia perfetta di tutta la persona, all’espressione di natural candore, a tutto un esteriore insomma di donna ideale, giustificava pienamente gli entusiasmi del pubblico ; il quale, abbacinato dalla miracolosa fusione, non sapeva più se l’arte soverchiasse la bellezza, o la bellezza l’arte.
Così benché il titolo del libro riguardi il solo teatro musicale, il lettore vi troverà ciò nonostante, la storia non affatto superficiale della musica italiana e de’ suoi cangiamenti, come della tragedia ancora e della commedia con molte riflessioni sugli altri rami della poesia, e su altri punti. […] Senza incolpar i lettori di malivolenza né d’ingiustizia (frase inventata dagli autori infelici per vendicarsi dal giusto disprezzo con cui sono stati ricevuti dal pubblico ) io veggo quante accuse mi si possono fare parte provenienti dalla ragione, parte dal pregiudizio di coloro che il proprio gusto vorrebbero a tutti far passare per legge, e parte ancora da quegli uomini incomodi, i quali veggendo le altrui fatiche esser un tacito rimprovero della loro dappocaggine, si sforzano di consolar il loro amor proprio dispregiandole essi stessi, e cercando che vengano dispregiate dagli altri: somiglianti appunto a que’ satiri che ci descrive Claudiano, i quali esclusi per la loro petulanza e schifezza dal soggiorno delle grazie, si fermavano dietro alle siepi sogghignando maliziosamente a quei felici mortali che venivano per man d’Amore introdotti ne’ dilettosi giardini. […] Il dramma in musica all’opposto, come parto ancora recente nato sotto il cielo dell’Italia, giacciuto lunga stagione nell’avvilimento, ne rivestito dal suo splendore se non al nostro secolo, non ha avuto per anco di qua dai monti un grande ingegno, il quale prendendolo a disaminare nella interna sua costituzione ne abbia indicati i veri principi, fissate le regole, stabilito il sistema, e dataci, a così dire, l’arte poetica.
Nel 1669 quando tornò sul teatro il Tartuffo, uscì ancora la farsa di M. […] Mentre egli fioriva altri scrissero ancora farse e commedie; ma noi non ci arresteremo su quelle di Poysson, Montfleury, Boursault, Hauteroche, Champmelè, Vizè, Baron ed altri commedianti, i quali o ne composero in effetto o prestarono il nome a chi non volle comparire. […] Egli abbellì ancora l’antica farsa dell’Avvocato Patelin 19.
Se non che egli avviene dell’opera come degli ordigni della meccanica, che quanto più riescono composti, tanto più ancora si trovano a guastarsi soggetti.
Vuolsi ancora osservaro che i naturali del l’isola di Sandwich hanno una specie di maschera con buchi per gli occhi e pel naso; alla cui parte superiore appongonsi picciole bacchette verdi che da lontano pajono piume ondeggianti, e dal l’inferiore pendono pezzi di stoffa che si prenderebbero per barbe.
Le Cereali, le Nuvole, il Pluto, la Pace leggonsi oggi ancora con ammirazione, ed incantarono un popolo principe.
Andrea Grifio corrotto dallo spirito secentista dal 1650 al 1665 pubblicò l’Arminio, Cardenio e Celinda, Caterina di Georgia, la Morte di Papiniano, e Carlo Stuardo, tragedie, di più Santa Felicità tratta da una tragedia latina di Niccolò Causin, i Gabaoniti tradotta dalla tragedia indicata del Vondel, la Balia versione della commedia italiana di Girolamo Razzi, il Pastore stravagante trasportata da un’ altra commedia francese di Giovanni de la Lande; e finalmente due proprie commedie gli Assurdi Comici, e l’Uffiziale tagliacantone, come ancora due opere Piasto e Majuma.
Dee sotto la medesima sovrana fissarsi ancora il vero nascimento del teatro nazionale.
Per la Compagnia Reale Sarda furono stanziate in bilancio lire cinquantamila, e il Bazzi col valido aiuto morale dei Conti Piossasco e Benevello, potè pel corso di oltre venti anni far ammirare dai più disparati gusti del pubblico italiano un vero modello di Compagnia, e pel valore degli artisti e per la ricchezza dell’allestimento e per la musicalità dell’assieme e più ancora per la elettezza e varietà del repertorio, quasi tutto italiano.
E un’altra ancora che riproduco alcun po’ ridotta, interessantissima per le firme di tutti i componenti la Compagnia italiana a Parigi : Ma Voisine J’ai vu M.
E degnamente ancora scrisse del comico, amante dell’arte e della famiglia comica, Edoardo Boutet, il maggio del 1900, pochi dì dopo la morte di lui.
Ma il successo non essendo stato qual era da sperare, dopo non molte recite, egli fu ancora in Provincia, a Bordeaux, a Bruxelles, a Cambrai, donde restituitosi a Parigi, fu accolto nella Compagnia dei Nuovi Comici italiani.
Il Clero cui importava che i popoli non venissero distratti dalla divozione, alla prima proscrisse siffatti spettacoli, indi cangiando condotta e seguendo lo stile delle precedenti età, quando ad onta de’ divieti si videro introdotti nelle Chiese, ne ripigliò egli stesso l’usanza, esercitando L’arte istrionica, e mascherandosi e cantando favole profane nel Santuarioa Teodoro Balsamone autore del XII secolo sul Canone 62 del Concilio Trullano che proibisce agli uomini il prender vesti femminili, e coprirsi con maschere, osserva che a suo tempo ancora nel Natale di Cristo, e nell’Epifania i chierici si mascheravano in chiesa. […] Noi dunque che sappiamo quel che seppe il Lampillas, e quel che non seppe ancora (e cel perdonino i Lampigliani) gli facciamo avvertire che quì non si questiona se la Spagna col resto dell’Europa avesse avuto alcun codice di leggi, no; ma sì bene, se queste fossero state per più secoli in vigore, della qual cosa non si fa motto dall’esgesuita Lampillas net Saggio Apologetico. […] Egli dovrebbe sapere, quanto tardi si fece el postrer duelo en España, di cui ogni dì risuonano gli stessi teatri di quella penisola; dovrebbe sapere ancora che sino al XVI secolo per estirpare le bizzarrie della Cavalleria convenne al celebre Miguèl Cervantes prendere il partito di coprirla di ridicolo; ma ciò a parte. […] Avvenne a que’ tempi ancora, cioè sin dal 1001, che secondo Camillo Pellegrino un certo Capuano copiò in un codice membranaceo le leggi de’ cinque re Longobardi, le addizioni di Carlo Magno e de’ successori, e i capitoli e trattati de’ duchi di Benevento, frammenttendovi alcune sue osservazioni intorno alla pratica di esse leggi; il qual codice serbasi nell’archivio della Trinità della Cava. […] In qualche altra chiesa menavasi ancora in trionfo un asino, e si cantava, hè, sire âne, hè, hè .
Nè mancò in lei l’espressione di affetti più concitati e più caldi ; e recente ancora è tra noi il plauso con che vesti le sembianze della tenera Ermengarda, e narrò gli strazj e le smanie della tradita Usca nella ballata del Dall’Ongaro. […] Tu sei ricca ancora !
Faceva ancora egregiamente la parte di Ceccobimbi in lingua gretta fiorentina, intitolandosi Mercante di fichi secchi da Poggibonzi, con gran diletto degli uditori, e parmi ch’esso ne fosse l’inventore. […] Di te parlano ancora Il doppio Reno, il Po, l’Arno ed il Tebro.
A Firenze erano ancora il 31 ottobre, come si ha da un ricorso a Cesare Molzi per le noie che loro cagionava Fabrizio Napoletano (Domenico Antonio Parrino), ricorso ch’ebbe per effetto la immediata espulsione di esso da Firenze e dallo Stato. […] Trovarebbe ancora il nostro Pantalone buono sì per la lingua matterna, quanto per la pratica dei soggietti antichi e moderni.
Alberghini) che i Gelosi si congiungessero momentaneamente alla Compagnia de'Comici Uniti ; poi a Milano, d’onde ancora ebber minaccie di sfratto ; poi a Pisa e a Venezia. […] I, pag. 180) con la coccia intera di cuojo raffigurante un cranio spelacchiato, e lasciante gli occhi scoperti, come quella del Dottore, e una più nuova ancora un anonimo miniaturista in un piccolo interessantissimo album fiorentino di ricordi, del secolo xvi, rappresentante, a quanto pare, una serenata di maschere, e che traggo dal Museo civico di Basilea (V. pag. 233) ; ma qui trattasi forse di una semplice chiassata carnevalesca, come nel frontespizio al Triompho e Comedia fatta nelle nozze di Lipotoppo, con Madonna Lasagna, che trovo nell’Università di Bologna (V. pag. 231), nella quale il costume non è osservato a tutto rigore.
Dee sotto la medesima sovrana fissarsi ancora il vero nascimento del teatro nazionale.
« Bolognese, nato – dice il Bartoli – da illustri parenti celebri nel foro…. c nelle cattedre della sua Patria, come non meno ne’ gradi eccelsi di Religioni claustrali antichissime ed insigni, » lasciò a mezzo gli studi per darsi all’arte del comico in cui riuscì ottimo per le parti di primo innamorato, e specialmente nella commedia all’improvviso, « da lui travagliata – trascrivo ancora dal Bartoli – con nobili e concettosi sentimenti, facendosi non solo conoscere per buon Rettorico e dicitore forbito, ma altresi per dotto e sentenzioso filosofo, degli affetti e delle amorose passioni in sul teatro scrutatore ingegnosissimo e penetrante.
Quanto al Meneghino, egli s’adontava ogni qualvolta gli si desse il nome di maschera…. e lo si mettesse in mazzo con Arlecchino, Brighella e Pantalone. « Meneghino – egli diceva – è carattere e non maschera, » e Ambrogio Curti, da cui tolgo le presenti parole, aggiunge : « ed io credo fosse proprio nel vero, perocchè egli fosse la sintesi fedele del carattere milanese o piuttosto ambrosiano, che, per il confluire nella mia città di tanti diversi elementi d’ogni popolazione d’Italia, si va ogni dì più perdendo. » Alcuni fecer derivare il nome di Meneghino da Domenico, altri da omeneghino, piccolo uomo : altri ancora da Menechino, come s’usò per erronea lettura chiamare I Menechini, facendo risalire il nostro tipo, non so con quali argomenti, alla Commedia plautina.
Pietro Monti, completamente illetterato, chè l’avventurosa sua adolescenza gli aveva chiusa ogni via da istruirsi, fu nondimeno un artista drammatico più ancora prodigioso che egregio.
Oggi Gaetano Sbodio recita ancora, ma collo scemargli della vista gli è venuto scemando l’antico vigore.
Nel 1669 quando tornò sul teatro il Tartuffo, usci ancora la farsa di Monsieur de Pourceaugnac, in cui un avvocato di provincia viene aggirato da Sbrigani personaggio modellato su i servi della commedia greca ed italiana antica e moderna. […] Mentre egli fioriva altri scrissero ancora farse e commedie; ma noi non ci arresteremo su quelle di Poysson, Montfleury, Boursault, Hauteroche, Champmelè, Vizè, Baron ed altri commedianti, i quali o ne composero in effetto o prestarono il nome a chi le scrisse e non vole comparire. […] Egli abbelli ancora l’antica farsa dell’Avvocato Patelin a.
Oltre a ciò gli scrittori primitivi ambivano di scortarsi dal favellar volgare, e non essendo ancora destri abbastanza per conseguirlo nella sciolta orazione che aveano comune con tutti, adoprarono il meccanismo de’ versi che subito e con poca spesa si allontanano dal linguaggio naturale.
Si sa ancora di lui ch' ebbe un figliuolo dalla Polonia di Vicenza, sua moglie (e moglie poi di Valerio Zuccato ?
Il re ha raccontata a Laerte la verità dell’accaduto; gli dice poi di non aver potuto vendicare ancora il sangue del di lui padre nell’uccisore Amlet, sì per l’amore che gli tiene la madre, come per l’affezione del popolo. […] Amlet dà la prima stoccata a Laerte; il re bee, e vuole che egli beva ancora: Amlet vuol prima fare il secondo assalto, e dà un altro colpo a Laerte. […] L’Imenea potrebbe dirsi delle otto la meno spropositata, ma essa in altro non consiste che in una languida filza di scene insipide e mal cucite, nelle quali si ripetono varie situazioni, si ritraggono i caratteri senza niuna verità, e l’azione si scioglie, non perchè trovisi giunta al segno di svilupparsi per necessità, ma perchè il poeta ha stimato arbitrariamente di conchiudere, facendo che quel marchese, il quale senza ragione si opponeva al matrimonio di Febea sua sorella con Imeneo che l’ama, senza ragione ancora poi vi consenta, tuttochè mutata non sia o la situazione, o lo stato, o le circostanze de’ personaggi.
Avvenne in fatti, che mentre rappresentavasi quella del Cornelio, molti spettatori correvano alla tragedia del Mairet, e dopo lo spazio di trent’anni in cui si andò tratto ripetendo sul teatro francese, si manteneva ancora. […] A un tratto poi nel quarto si enuncia la morte di Pisistrato, di cui non cercano di accertarsi nè gli amici nè i nemici; così che poco dopo Solone avvisa che Pisistrato combatte ancora, e la libertà soccombe; anzi Pisistrato stesso viene fuori, altro male non avendo che un braccio fasciato. […] Non ostante l’autor giovane non ancora avea acquistata l’arte di pulir lo stile e di tornir meglio i suoi versi; ond’è che nella lettura che se ne fece, gli si notò la durezza della versificazione e la scorrezione dello stile.
Avendo omai stabilito la Commedia-Italiana di non più rappresentare se non commedie francesi, licenziò tutti i suoi attori, ad eccezione del Bertinazzi, il quale, nonostante l’enorme pinguedine e l’età soverchia, recitò ancora il 1782 con molto successo ne’ Gemelli bergamaschi, commedia in un atto di Florian, per la quale gli furon dettati questi versi : Dis-moi, Carlin, par quel avantage ne vois-tu point s’affoiblir par les ans Ni ton esprit ni tes talens ? […] La Commedia Italiana de’vecchi tempi non sapeva ancora che cosa volesse significare la frase far forno (chiudere il teatro per mancanza di pubblico) in uso oggidì con poco decoro dell’arte. […] Rosaura s’imbatte in Fileno, che le parla ancora.
Nella tragedia di Teseo cantata nel 1675 è teatrale l’ angustia di Egle nella scena quarta dell’atto IV, che per salvar la vita a Teseo promette a Medea di sposare il re e rinunziare all’amore di Teseo; come ancora nella scena quinta è delicato lo sforzo di Egle stessa per apparire infedele e far credere a Teseo che più non l’ami. […] Oltre a questa scena dell’Iside, mentovò ancora quella del quinto atto di Ati, Quoi Sangaride est morte; il discorso di Plutone della Proserpina rappresentata nel 1680, Les efforts d’un géant qu’on croyoit accablé; e la disperazione di Cerere, J’ai fait le bien de tous &c.
Fu il '71 e '72 nell’America del Sud, il '73 e '74 in Austria, Ungheria e Germania, il '75 di bel nuovo a Parigi, poi nel Belgio e nell’Olanda, il '78-'79-'81 in Russia, in Romania, in Austria e in Egitto, quindi ancora nell’America del Sud, dove ottenne un clamoroso successo col Nerone di Pietro Cossa ; l’ '83 nell’America del Nord sino a San Francisco di California, e poi qui, e poi là, un po'dappertutto all’estero e in patria, ove dava di quando in quando recite straordinarie. […] Allora, al Comunale di Ravenna (primavera del '64), recitava Le gelosie di Lindoro ; e mi par di vederlo ancora lasciarsi mettere un gran mantellone dalla moglie, prima di partire, e minacciarla dietro le spalle col pugno serrato, mentre in faccia si sforzava di sorriderle.
Osservisi ancora di qual impareggiabile poetica venustà rivesta egli gli argomenti più astratti della filosofia; come fra le sue mani le cose più spinose fioriscano, avverandosi colla magia della sua musa la favola di Armida che cangiava in giardini i deserti. […] E, se dov’ei dimora Non intendesti ancora, Confondimi, se puoi, Dimmi dov’ei non è.» […] Andromaca piangente ancora sulla morte di Ettore. […] Checché sia di ciò, una tale riprensione non può darsi a Metastasio senza stenderla ancora ad altri ingegni grandissimi. […] Io giurerei, Che fra pochi non sei tenaci ancora Dell’antica onestà.
Dai due lati del trono siedono ancora il nipote del papa ed il principe romano43. […] Esistono ancora i titoli che si davano a’ maestri che specialmente la professavano. […] Quindi è che secondo certi caratteri più distintivi delle passioni, si può ancora determinare la voce, che a quelle risponde. […] Ond’è che mentre gli uni eseguono un’espressione, possono gli altri trovarsi ancora preoccupati ed imbarazzati dall’espressione precedente. […] [8.14] Le stesse osservazioni si possono ancora moltiplicare dalla lettura e dallo studio degli storici e de’ poeti.
È memorabile ancora su questo proposito il decreto degli Efori di Sparta contro Timoteo, dove codesto musico vien trattato come eretico e corruttore del costume pubblico per aver alterata l’antica musica aggiugnendo due corde di più alla lira. […] Ad ognuna delle anzidette cantilene, come ancora alla eolica ed alla iastica, due tuoni collaterali furono aggiunti col progresso di tempo l’uno verso il grave, e l’altro verso l’acuto talmente che da cinque divennero quindici cantilene o melodie diverse123. […] E ciò che si dice della poesia rispetto alla musica, si dice ancora della musica strumentale rispetto alla vocale, cioè che vicendevolmente si nuocono per voler ciascuna primeggiare da sé, sottraendosi dalla dipendenza della sua compagna. […] Se non è concepibile in qual guisa le voci diverse e gli strumenti cantassero tutti all’unisono nei cori degli antichi, più difficile è ancora l’immaginarsi come la moltiplicità e varietà degli accordi che richiede il contrappunto possa produrre una determinata e individuale passione. […] Leggansi ancora nello stesso rispettabile autore le intrinseche differenze tra il loro genere cromatico ed enarmonico paragonati coi nostri.
E più avanti ancora : In che tempi fiorisse Azampamber è tuttora un mistero.
Cajetani et Angelo Bentivolio Cajetani, ambo venetis, ad premissa vocatis et rogatis ; eademque die in hac parochiaii ecclesia nuptialem benedictionem susceperunt. » Nel 1771 passò nella Compagnia di Antonio Sacco, quanto per sua moglie favorevole — egli dice con rara ingenuità — altrettanto per lui dannosa ; poichè essendo o mal visto, o mal noto, o mal gradito fu la sua abilità trascurata, ebbe a soffrire dei travagliosi disgusti, e perdendo la quiete, perse nel tempo istesso, pur troppo, gran parte della salute ancora.
Quindi deserte, o mal calcate, ancora Le domestiche scene, un di palestra D’egregia gioventù ; si che la grande Del porger arte, che pur tanta un giorno Parte si fu de l’eloquenza, e tante A Demostene, a Tullio, a Eschine, a Gracco Cure costava, abbandonò ben’anco Accademie e Licei : se pur non vuolsi Arte nomar e gl’ incomposti accenti Ed i lezi e le fredde enfasi ingrate, O i noievoli modi onde un antico Purissimo scrittor legge il pedante, Di come e punti osservator solerte.
I successi dell’ Oreste e della Virginia, ma più ancora del Saul, che tenner con altre pochissime opere per un intiero carnovale i cartelloni del teatro di Santa Maria a Firenze, furon tali ch'esso d’allora innanzi s’intitolò dal nome di Alfieri.
Vero è ancora che, per quanto Sparziano ne racconta, l’imperadore Adriano ne’ suoi conviti amava di far rappresentare commedie, tragedie e atellane. […] Non era dunque colà ancora introdotta la Romana giurisprudenza, della quale non pertanto trovansi monumenti ne’ testamenti di san Remigio, di Chadoin, di Bertramo e di Ermentruda.
Scrisse ancora parodie e burlette con arie, come sono il Mondo a rovescio, Bertoldo in città, il Cinese in Francia, il Dottor Sangrado ecc. […] Poteva ancora fidarsi nella buona vicina per evitare il pericolo di tener occulto un uomo con iscapito della propria riputazione. […] Questo repertorio è composto di commedietto alquanto serie che per buona fortuna non sono molte, di una galleria vastissima di ritratti di scrittori francesi e stranieri, di alcune pastorali, di parodie, di opere musicali e di tragedie e commedie altrove rappresentate, di arlecchianate, di parate ancora, tuttochè questo genere insipido sia già quasi totalmente abbandonato.
Un annuo sacrificio e convito pubblico colle medesime particolarità, e di più accompagnato da strani travestimenti e mascherate ridicolose, troviamo ancora in Cusco: or non vi poteva esso, come in Grecia, far nascere lo spettacolo scenico che pur vi si vede coltivato?
L’Ademollo (Una famiglia di comici italiani) pubblica ancora alcune poesie di lei che sono nella raccolta edita a Venezia nel 1726 dalla Bergalli, moglie di Gaspare Gozzi, senza data, nè altre indicazioni.
Sentiamo ancora il Gozzi : Narrava d’aver appreso a non portare più brache, perchè le brache, massime in certo tempo, chiudono e conservano sotto a’ panni delle femmine un tanfo di schifi odori.
O’ del Toro divin Reggia felice o’ di gratie, et d’amori, et di palme, et d’allori sotto inuitto Signor, superba attrice, ecco che ’l Ciel t’honora, e à la tua chioma ogni fauor destina : ecco la terra ancora a’ le tue palme, e’ a’ tuoi trofei s’inchina, et per l’onda vicina ti porge il Re de l’acque arene d’oro ; ond’io humil t’osservo, e humil t’honoro, povera d’altro don, ricca d’amore, t’ offro diuoto, e tributario il core.
A lui deve già tanto il pubblico e tanto ancora dovrà !
[19] Un altro svantaggio ancora mi sembra proprio dell’odierna musica strumentale, ed è l’aver ristretto di soverchio il numero delle modificazioni sonore escludendo dalle orchestre più sorta di strumenti, che sarebbero acconci a produrre a rinvigorir l’espressione. […] Tali esempi sono degni d’imitazione, come lo è ancora l’esempio dei prelodato Gluck, il quale per ovviare agl’inconvenienti testé accennati del recitativo semplice, ha usato nel Paride, nell’Orfeo, e nell’Alceste d’un piccolo accompagnamento di violini, con cui si vestono, a così dire, tutte le parole. […] Il peggio si è che un tal costume è passato ancora dal teatro in chiesa degradando con siffatta puerilità l’augusto e maestoso contegno della religione. […] nelle quali avendo voluto il poeta esprimere il giubbilo d’un appassionato sposo sul punto di rivedere dopo lungo tempo e dopo una travagliata fortuna la sua amatissima sposa, egli è chiaro che il compositore avrebbe dovuto seguitar l’espressione delle parole rappresentando in maniera siffatto giubbilo che, volendo ancora cambiar la composizione questa non potesse applicarsi giammai fuorché all’espressione dell’allegrezza. […] Né la scuola del Somis ha tralignato dall’antico valore, ma durevoli saggi ci porge ancora in due pregevolissimi torinesi il Chiabrano cioè, violonista eccellente, e il Giardini, imitatore felice dello stile del suo maestro, al quale si dice che aggiunga del suo una bellissima cavata di suono limpido, netto e preciso.
Il Garzoni (Piazza Universale, Venezia, Somasco, m.d.xcv, pag. 737) dice di lei : « La gratiosa Isabella, decoro delle scene, ornamento de’ theatri, spettacolo superbo non meno di virtù che di bellezza, ha illustrato ancora lei questa professione, in modo, che mentre il mondo durerà, mentre staranno i secoli, mentre hauranno vita gli ordini e i tempi, ogni voce, ogni lingua, ogni grido, risuonerà il celebre nome d’Isabella. […] » e più sotto : « restando adunque, voglio darne avviso alla mia Regina, alla mia Imperatrice, et alla Monarchessa delle donne belle e virtuose ; scriverolle una bellissima lettera ; e perchè la signora Isabella è donna strasordinaria, voglio ancora scriverle una lettera strasordinaria. […] Il quale ancora in uno de’Suoi Capitoli alla Carlona (Trento, per Gio. […] Ben si puo uestir uno auaro, o un uillauo ancora, di certi habiti che hanno nel lor grado del sontuoso, ne però si esce dal naturale. […] Ne lodo io, che uadi mutando loco ; ma che con grauità si fermi a recitare, e se pur haurà da mouersi ; da un proposito all’ altro, puo far un passo solo, o due, ma graui, senza però uoltar mai le schiene a gl’ uditori. et non essendo hora fuor di proposito al tutto, dirò per regola generale, cosi a tutti i recitanti come al prologo, et all’ argomento ; che mai non bisogna Voltar le spalle a spettatori, et che sempre è bene il ridursi a ragionare piu in mezo, et piu in ripa al proscenio, che sia possibile, si per accostarsi il più che si può a gl’ uditori ; come per iscostarsi quanto piu sia possibile dalle prospettiue della scena, poi che accostandolisi perdono del lor naturale, et il molto discostarsene par però poco a i ueditori ; come benissimo la esperienza ci mostra. et generalmente dico ancora, che mentre si parla ; non si dee mai caminare, se gran necessità non ce ne sforza.
Si chiami egli Partesana come il Bianchi, o Forbizon come il Bagliani, o Baloardo come il Lolli, o Spaccastrummolo come il Soldano, o Balanzoni come il Lombardi, o Grazian de’ Violoni come il Chiesa, o Scatolone come il Francesconi, o Campanaccio (le nuove Pazzie del Dottore), o Hippocrasso (l’Erofilomachia), o altro ancora, il Dottore è sempre il solito ignorantone, saccentone, che sputa sentenze, con mescolanza inevitabile di latino maccheronico, di citazioni spropositate, di etimologie bislacche. […] Noi vediamo oggi ancora e medici e pedanti far lo stesso.
Oggi ancora il mondo risuona de’ Gelosi il nome eterno, che fra palme et honor spiegaro a l’aura virtuoso vessil cui seguon lieti (emuli professor) quei che Fedeli Comici appella l’uno e l’altro polo…. […] La ristampa nel’20, poi ancora nel’52, il settantatreesimo dell’età sua, tagliata, ridotta in tre atti, rimpolpettata secondo le esigenze della scena. […] Bartoli) che recitava a settantatre anni nella stessa guisa che facevalo venti anni prima, e che viveva ancora a settantaquattro anni.
Furono ancora molto in uso le villotte, delle quali eccone per saggio due strofi, affinchè il lettore avverta di mano in mano ai progressi della poesia musicale: «Trinke got è Malvasia: Mi non trinker altro vin. […] Per non dilungarmi oltre il bisogno in una erudizione inutile basti sapere, che simili tenzoni poeti che e musicali furono molto in voga presso ai Greci, che le usavano ancora i bardi irlandesi, che furono comuni agli antichi galli, e che lo furono altresì agli scozzesi montanari, presso ai quali durarono più lungo tempo. […] Ma posto ancora che Guido nascesse poco tempo dopo la morte d’Alfarabi, cosa ha avanzato perciò il Signor Abbate Andres circa la sua pretesa arabica origine della musica europea? […] Ho esaminato ancora quanta reca in mezzo il Signor Abbate nel suo primo e secondo tomo per distruggere questa opinione sostituendovi la più favorevole alla prediletta arabica Dulcinea, ma v’ho trovata la stessa forza che in più altre pretensioni di quella Bella. […] Il Signor Abbate non ha veduto, o non ha voluto vedere le altre ragioni, che oltre l’unica da lui citata indicai alle pagine 146, 147 e 148 della prima edizione, e che si leggono ancora nella presente.
Giova quì rammentare ancora ciò che ragionammo nel tomo I, cap.
Gli attori furono varie persone di buon nome e di talento, e tra esse, oltre al medesimo Jodelle, due altri poeti, Remigio Belleau e Giovanni de la Peruse, il quale compose ancora una Medea di assai infelice riuscita.
Ignora l’arte di render armonioso il recitativo, e più ancora quello di render le arie musicali. […] Torri eccelse a terra andranno Sorgeranno Monti d’ossa, e di ruine: E squarciate Lacerate Seno, e crine Ebrea madre piangerà» [12] Maggiore si è ancora il vigor profetico con cui Daniello annunzia l’ira tremenda dell’altissimo al popolo della Persia in presenza di Amiti.
Don Luigi simile a Mizione nella dolcezza ma con più senno indulgente, e più felice ancora nel frutto delle sue cure paterne, educa la sua Agnese con una onesta libertà, la forma alla virtù, alla sincerità, alla beneficenza. […] Segno a’ suoi strali mimici sono stati ancora frequentemente gli Abati che ostentano letteratura.
Anzi se dèssi mai morte verace per vera ira, e furor col ferro ancora, quella vendetta a te sarìa fallace. […] Bisognerebbe che io dicessi ancora molte cosse del Sig.
Più grazioso ancora è il giudizio che delle medesime commedie volle dare il sig.
Voltaire affermò ancora che Dryden autore più fecondo che giudizioso avrebbe goduto di un credito senza eccezione scrivendo la decima parte delle opere che lasciò, e se le avesse scritte (poteva aggiugnere) più a seconda dell’arte che non ignorava, che del gusto del suo paese che volle secondare.
A me anzi parve, e pare ancora più simile a Lope de Vega, tanto per la varietà, la copia e l’irregolarità de’ componimenti, quanto per aver come Lope compresa la delicatezza dell’arte senza seguirla.
Delle anella ancora quali dita si debbano ornare ; come deve muovere il passo la donna, come deve ridere, come volger gli occhi, come far riverenza ; e in quali atti più di grazia e più d’onestà si trova.
Riapparve poi il Costantini l’ 8 successivo nell’Amant Etourdi, commedia italiana, recitandovi la parte d’intrigante in francese, alla presenza della Duchessa di Maine ; il 12 nell’Arlequin dévaliseur de Maison, o les Fâcheux, commedia italiana in cui sostenne ancora la parte di un intrigante, e il 13 finalmente nell’Arlequin Empereur dans la lune, commedia dell’antico teatro recitata il 1684 la prima volta all’Hôtel de Bourgogne : nella quale lo stesso attore rappresentò una parte di furbo e una scena notturna con Arlecchino applauditissima.
Il povero Goldoni che nonostante la sua infinita serenità d’animo, dovè patire tutte le noje prodotte dalle eterne guerricciuole di palcoscenico, determinò un bel giorno, a soddisfar la Bresciani, e più ancora a darle una buona lezione, di formare una commedia nella quale l’attrice non avesse a temer confronti : e scrisse la Donna sola, che piacque molto alla Bresciani e che fu da lei, se ben capita la satira, mirabilmente recitata nel carnevale del 1757.
Ci è ancora una ragione di più per ammetterlo nell’opera, ed è l’uniformità che risulterebbe nella musica, se dovesse aggirarsi soltanto intorno ai soggetti patetici, privandoci noi spontaneamente della ricca sorgente di bellezze armoniche, che somministra la pittura degli altri oggetti. […] Certamente non è proprio di essa, se per «dommatizzare» s’intenda l’intuonar sul teatro un capitolo di Seneca, ovvero alcuna di quelle lunghe tiritere morali, di che tanto abbondano le tragedie de’ cinquecentisti, nel qual senso sono state ancora da me condannate: ma non è già così di piccole, e brievi sentenze, che spontaneamente vengono suggerite all’animo dallo stato presente del nostro spirito. […] Seconda: havvi un colore tonico e primitivo che serve di fondamento agli altri colori; havvi ancora un tuono originale ch’è la base degli altri tuoni. […] Quarta: il mezzo per cui si propaga la luce, è un fluido, come lo è ancora il mezzo per cui si propaga i suono.
Passò con lui sedici anni, i migliori, non è a negarsi, della sua carriera artistica ; ed altri ancora forse avrebbe passati, se futili motivi ch’ egli oggi riconosce e rimpiange non lo avesser separato da lui che gli fu maestro, amico e padre.
E, naturalmente, essendo la tragedia e le antichità quelle cose ch'ei predilige, son quelle ancora che gli dànno il maggior dei dolori.
Neanche Parigi volle sapere delle commedie di buon gusto ; e prima ancora di aprire il teatro, egli dovette obbedire, e cedere alle voglie del pubblico, che non si aspettava dagl’ italiani se non uno sregolato riso.
— dice — è il pastore di questa greggia, la custodisca ancora, e le pecore infette le discacci. […] Città di Castello, 1888), eran tributati onori, che avrebber fatto correr l’ acquolina in bocca all’ invidiosa e tumultuosa Cecchini. « Sulle magnifiche feste mantovane del maggio e giugno 1608 — scrive ancora l’ Ademollo (ivi) — indette per celebrare il matrimonio del principe Francesco con Margherita di Savoia, il carico principale per il lato musicale femminino fu sostenuto da Virginia Andreini….
Ce ne avrà ancora per poco !
Chi non sa ancora la svantaggiosa relazione fatta alla regina Isabella dal di lei confessore Talavera?
Antonio Tilesio celebre Cosentino dimorando in Venezia l’anno 1529 diede alla luce la sua tragedia intitolata Imber Aureus, che si reimpresse nel 1530 in Norimberga, e si rappresentò ancora magnificè feliciterque frequentissimo in theatro , siccome scrisse Cristofano Froschovero, l’anno 1531, dirigendo il discorso alla gioventù raccolta nel Collegio Tigurino.
Chi non sa ancora la svantaggiosa relazione fatta alla Regina Isabella dal di lei Confessore Talavera?
Danaro, anche al solito, mandatogli, pel quale scrisse poi al Thon un nuovo capitolo di ringraziamento, ove son questi versi accennanti, ancora, alla figliuola Tranquilla : …………… questa è una Bambina, che in Brescia, non ha molto, a patir venne ; E d’età di tre mesi, una mattina, perchè trovò alla madre il seno asciutto, isvenne, e fu quasi al morir vicina.
Nel carnovale '90-'91 interpreta per la prima volta la parte di Jago al Niccolini di Firenze con Andrea Maggi, Otello : poi torna in Russia, acclamatissimo come a' primi tempi, poi si aggrega a questa o a quella Compagnia per dar di quando in quando alcuna rappresentazione in pro della Cassa di previdenza per gli artisti drammatici, di cui egli è Presidente ; poi, finalmente, nell’anno di grazia in cui scrivo (1903), egli crede di dare un addio alle scene a fianco di suo figlio Gustavo, recitando l’Otello, la Morte Civile, e l’Oreste (Pilade), e mostrando ancora, (tranne forse ne'rari momenti, in cui ricordavano i suoi ammiratori di altri tempi il cannoneggiar d’una frase), tutta la freschezza e la musicalità della recitazione, tutto l’impeto della passione, tutta la profondità dell’interpretazione.
Tutte le altre favole pubblicate nella penisola sono tali che ci rendono preziose le irregolarità, e le stravaganze ancora del secolo XVII. […] Don Luigi simile a Mizione nella dolcezza ma con più senno indulgente, e più felice ancora nel frutto delle sue cure paterne, educa la sua Agnese con una libertà onesta, la forma alla virtù alla sincerità alla beneficenza.
» Da quella dell’ Internari passò ancora in altre Compagnie, sinchè, avanzato in età, dovè darsi a’caratteristi, in cui non fece quelle prove che sperò.
Vengo dunque, o Fulvio, a servirti, sperando ancora nella notte così horrida della mia sventura, e nel mare così procelloso de’miei sdegni, di trovare con la forza della sofferenza, e sole e porto.
« Egli — aggiunge il Bevilacqua in una nota al citato studio, pag. 88, 4 — pubblicò ancora Alcune Rime, fra quelle di diversi altri, In morte di Camilla Rocha Nobili, comica confidente, detta Lelia (Venezia, Ambrogio Dei, 1613) ; due Sonetti ed un Madrigale, premessi fra versi d’ altri autori, al Mincio ubbidiente di suo figlio G. […] Quest’uomo che si fa annunziare : Capitano Spavento da Valle inferna, sopranominato il diabolico, Principedell’ordine equestre, Termigisto, cioè grandissimo bravatore, grandissimo feritore e grandissimo uccisore, domatore e dominator del l’Universo, figlio del terremoto e della saetta, parente della morte e amico strettissimo del gran diavolo dell’inferno ; quest’uomo che udito, quando era ancora nel ventre della madre, il desiderio del padre di avere un maschio, nasce femmina per pietà del mondo ch’egli avrebbe distrutto, se nato maschio ; che per intimar guerra all’esercito nemico, carica di sè stesso un cannone, e novo projettile, armato di scudo e di stocco, arriva con orribil fragore nel campo, e uccide duecento o trecento soldati ; che mangia la minestra di perle orientali dentro una scodella di finissimo corallo col cucchiajo di carbonchio ardente ; che divora in due bocconi una balena arrostita sulla graticola, che beve in un sorso, brindando agli ospiti, tutta l’acqua del fiume Giordano ; que st’uomo, che non contento di un sol nome spaventoso, si fa anche chiamare Ariararche, o principe della milizia, Diacatolicon, o capitano universale, Capitano Melampigo, o capitano cul nero, Capitan Leucopigo, o capitano cul bianco, è fratello carnale dei Spezzaferri, Matamoros, Fracassa, Terremoti, Rinoceronti, Coccodrilli, Scaramuccia, Spacca, Cardoni, parlando dei più noti ; e dei Spezzamonti, Bonbardoni, Grilli, Mala Gamba, Bellavita, Babei, Taglia Cantoni, a noi tramandati in effigie, che oserei chiamare di esattezza storica molto problematica, dal bulino incomparabile di Giacomo Callot ne’suoi Balli di Sfessania, divenuti omai pressochè introvabili, e ch’io riproduco dall’originale. […] E tutto questo in virtù dell’ opinione di quel filosofo, che tiene che l’anime vadino passando da un corpo nell’altro, laonde l’istessa anima, che informò prima Ercole, e poi gli altri suddetti, è passata finalmente in questo mio corpo, e però coloro ed io siamo gl’istessi, anzi con la medema dottrina io ti potrei giurare di tenermi nel corpo non solo l’anima di quei bravacci, ma quella ancora del più forte Leone, della più spietata Tigre, dell’Orso più arrabbiato, e del più fiero Drago, che nodrissero giammai le selvose montagne dell’Asia, o le arenose campagne della Libia.
Allora il Righetti, che in lei sola omai vedeva l’àncora di salvezza della naufragante Compagnia Reale, tornò all’assalto ; ma ella da Castel Gandolfo rispondeva il 12 settembre del '47 : La ringrazio delle di Lei esibizioni ; ma avendo preso marito da qualche tempo, ed essendo ciò a cognizione di tutti, doveva bene immaginarsi che se rimanevo ancora sulle scene, lo facevo in riguardo di non rovinare i miei Capo-Comici con un repentino allontanamento dal Teatro.
Studente ancora, il brutto morbo, figliastro dell’amore, corrodendogli le cartilagini nasali deformò il suo volto, ch'era nobilissimo, e alquanto fessa rese la voce che avea potente e bella, ond’era necessario abituarvisi.
L’uno si è il signor conte Benvenuto di San Raffaele regio direttore degli studi a Torino, il quale in due belle lettere sull’arte del suono inserite nella raccolti degli opuscoli di Milano 92 così si esprime, esponendo lo stato della musica, allorché Tartini cominciò a spuntare qual astro novello sul cielo della Italia: «Dominava ancora tra gli scrittori quel barbaro gusto delle fughe, de’ canoni, e di tutti insomma i più avvilupati intrecci d’un ispido contrappunto. […] Quest’uomo eccellentissimo, che alla gravità dell’antica musica ha saputo unir così bene le grazie della moderna, compose ancora una saporitissima critica intitolata il teatro alla moda, senza nome, senza data e senza luogo di stampa, ma che fu per altro mandata in luce poco dopo il mille e settecento, ove colla licenza che permette la maschera, schiera ad uno ad uno con festiva ironia tutti i difetti che dominavano al suo tempo in sulle scene.
E ancora, come possiamo distinguere i rapidi movimenti della rabbia da quelli del terrore, della distrazione e di tutte le agitazioni violente dell’anima?
E ciò non solo colle parole e col tatto, ma con misteriosi caratteri ancora, i quali aveano virtù d’allontanare ogni guai da chi li portava seco: onde trassero origine i talismani, gli amuleti, e tai cose.