Ma il Duca di Modena non si lasciò intimidire dalle minaccie di quei cavalieri, e diè ordini, col mezzo dell’ Obizzi, al Podestà di Padova, perchè senz'altro la sua compagnia si recasse a recitar colà, com’era già stabilito.
Bartoli – che accrebbe, andando in Francia, le di lui fortune, senza pagare – aggiunge il Loehner – i suoi debiti di Venezia, ebbe dal suo matrimonio con Lucia Pierina Sperotti cinque figliuoli, di cui tre, Pier Antonio, Cammilla e Anna seguiron l’arte del padre ; e morì a Parigi il 26 gennajo 1762 Officier du Roy et bourgeois de Paris, sostituito alla Comedia nel suo ruolo di Pantalone già dal 1760 da Antonio Matteucci detto Collalto (V.).
Ora nelle pastorali che s’inventarono in quel tempo non si vollero gl’Italiani privare di quell’armonico accompagnamento già introdotto. […] Intanto osserviamo sull’Egle stessa del Giraldi che messer Sebastiano da Montefalco che ne fu il principale attore, era l’istesso che recitò nella tragedia dell’ Orbecche, ed il Giraldi ne favella con lode speciale, enunciandolo come attore eccellente, e non già come musico. […] Pianto d’amor non già, ma di pietade. […] Era stata già rappresentata in Parma in presenza di Ranuccio Farnese giovanetto nel 1583, quando fu dedicata alla nobile Camilla Lupi che vi sostenne la parte di Amarilli; e si stampò poi nel seguente anno in Venezia. […] Quel che noi però non troviamo degno di approvazione, si è ciò che si esprime con concetti soverchio leccati e raffinati; non già perchè col Rapin c’incresca l’eleganza, ma perchè la vera passione nel genere drammatico si spiega con maggior semplicità.
Ora nelle pastorali che s’inventarono in quel tempo, non si vollero gl’ Italiani privare di quell’armonico accompagnamento già introdotto. […] Sebastiano da Montefalco che ne fu il principale attore, era l’istesso che recitò nella tragedia dell’Orbecche, ed il Giraldi ne favella con lode speciale, enunziandolo come attore eccellente, e non già come musico. […] Pianto d’amor non già, ma di pietade. […] Era stata già rappresentata in Parma in presenza di Ranuccio Farnese giovanetto nel 1583, quando fu dedicata alla nobile Camilla Lupi che vi sostenne la parte d’Amarilli; e si stampò poi nell’anno seguente in Vicenza. […] Quel che noi però non troviamo degno d’approvazione, si è qualche espressione soverchio leccata e raffinata, non già perchè col Rapin c’incresca l’eleganza, ma perchè la vera passione nel genere drammatico si spiega con maggior semplicità.
Io non saprei già da tutti i difetti assolverli. […] No: pria che giunga a tal già sarò morta. […] [Giunta.15] L’altra obiezione che reca monsieur de la Motte per sostegno della sua opinione è la tortura delle rime, per cui sovente si snervano i concetti e si toglie la precisa attività de’ ragionamenti: ma questo bensì prova quel difetto che io stesso ho già notato nella critica delle tragedie francesi; non già che la prosa generalmente sia più convenevole de’ versi. […] Siccome tal fatto sarebbe verisimile in un altro amante; così non confassi ad un marito che ha già posseduto per anni l’oggetto amato. […] Secondo il bergamasco già Omero e i tragici greci, così come Aristotele e Orazio, davano del fine della poesia questa interpretazione.
Prendetele dal Guardaroba del Coro: gli Edili le hanno già apparecchiate. […] Esce Tossilo dicendo alla fante che consoli la padrona, essendo già disposto e pronto il modo di liberarla. […] Io su di te comando, Tu non già su di me, s’io penso giusto. […] Viene questi a dire a Tossilo di aver già manomessa la fanciulla e menatala nella di lui casa. […] Torna intanto Filocrate col figliuolo di Egione già liberato, e l’opportuno suo ritorno rende il virtuoso Tindaro libero dalla collera di Egione.
Ebbe dall’ Abati una figliuola, Antonietta, già seconda donna, poi prima, moglie dell’artista Giuseppe Strini, e sposò in seconde nozze l’attrice Annetta Cavallotti, da cui ebbe due figliuoli. […] & sono decinoue miglia sonate in torre di Nona, & non ho finito ancho il primo sonno, & la patrona della sua serua mi manda, per ch'io parli col mio padrone : ma eccolo a fede mia, e nò burlo già, che volete voi da me ?
Si unì per alcun mese alla Compagnia Benini-Sambo, e formò poi per la quaresima dell’ '88 una nuova società con Guglielmo Privato, che procedè come l’altra di trionfo in trionfo sino allo spegnersi di questo, diventando alla fine capocomico solo, rallegrato seralmente dalla gioja ormai abituale del successo, e dalla speranza nuova e pur grande di vedere i maggiori progressi del figliuolo Giuseppe (uno dei quattro ch'egli ebbe dal suo matrimonio [carnovale 18 con la signorina Cesira Borghini di Ancona, il quale, a fianco del babbo, con tanto esempio e con tali ammaestramenti, comincia a far già buona prova nelle parti comiche [V. la prima fotografia del quadro]), addolorato soltanto, egli, artista nell’ anima, di non aver più potuto, e non potere, non so bene se per ragioni artistiche o finanziarie, congiungersi al suo confratello dialettale Francesco Benini, e rinnovar le vecchie, e interpretare alcune parti nuove del repertorio di Gallina. […] A lui deve già tanto il pubblico e tanto ancora dovrà !
Maria Ignazia Ibañez già prima donna ne’ teatri di Madrid, morta alcuni mesi dopo, rappresentò non senza energia tanto la parte di Ormesinda, quanto quella della Contessa nel Sancio Garcia. […] Tirso Ymareta sembra anagramma di Tomàs Yriarte già uffiziale ed archivario della R. […] Se ne trova però fatta menzione in una delle commedie di Francesco Roxas scrittore comico del passato secolo da noi già mentovato in quest’opera.
Enrico vicino ad Anagilda già sposa di un altro? […] non è ella già regina? […] Ma già in alto Stan le taglienti scuri ... oh ciel! […] Odorico risponde di aver di lei già disposto. […] e quel bel già ci, già ci, già ci in coro colle repliche musicali avrà partorito un grazioso effetto.
E per corollario di questo pregiudizio già distrutto, mi spoglierò di un’ altra falsa opinione, che io covava in mente. […] E’ vero, che il Signor Lampillas nota altri miei pregiudizj intorno al Rueda, e a Naarro di Torres, e a Nasarre; ma del primo ho già parlato, e circa i secondi stimo, che quella parte della Storia de’ Teatri, che di loro favella, non sia stata punto crollata per quanto in più pagine abbia ammonticato per conseguirlo il mio spregiudicato Maestro Apologista. […] Pensava che questo Ruzzante avesse composte talora Commedie con più di un dialetto (e non già con quanti ne usò l’Autore della Rodiana), ma che esse non erano punto fredde, e insulse come le Spagnuole del Naarro, anzi festevoli e lodate assaissimo nell’ Ercolano da Benedetto Varchi giudice favorito dell’Apologista. […] Ma ben ricevute furono eziandio quelle di Lope, e ciò prova solo il plauso tributato dallo stesso volgo alle une e alle altre, non già la perfezione, della quale nè Voi nè altri potrà mai esser giudice, poichè non esistono.
A essa, come ho già detto, preluse con parole di molta lode Francesco Andreini, tra cui queste : Che il signor Flaminio Scala detto Flavio in Comedia, per non far torto all’ordine suddetto, e tanto da buoni filosofi lodato, nella sua gioventù si diede all’ esercizio nobile della commedia (non punto oscurando il suo nobile nascimento) e in quello fece tanto e tale profitto ch' egli meritò d’esser posto nel numero de' buoni comici, e fra i migliori della comica professione. […] E li dice cattivi e scandalosissimi, e lodati da tanti illustri uomini non già pel merito loro, ma per la loro invenzione. […] A. fa trattenere costì, soggiunsegli che non vedevo quello che egli vi havesse che fare, et dissigli di più, che mi maravigliavo che essendo egli informatissimo della rissolutissima volontà et stabilimento de compagni, pensasse a venir costà con le mani piene di vento, et soggiungendomi egli che si moveva per ubbidire, io gli supplicai, che già che egli sapeva non poter servire a cosa alcuna nel concertato suo con S. […] Giacean sepolte in un profondo oblìo le Muse, quando tu Flavio gentile le richiamasti, e con leggiadro stile principio desti al nobil tuo desìo : per te godon le scene il lor natìo honor ; e già se 'n vola a Battro a Thile glorioso il tuo nome, e l’empia e vile invidia paga il doloroso fio : Godi dunque felice un tanto honore, che 'l mondo in premio delle tue fatiche lieto ti porge, e ne ringrazia il Cielo : Quindi avverrà ch'ogni or le Muse amiche avrai, e colmo d’amoroso zelo a le scene darai gloria e splendore.
[2] Ma a chi non può inalzare da pianta un novello edifizio rimane pur anco il non isteril compenso d’osservare, ed illeggiadrire i già fabbricati.
Moglie di un comico Adami, prima, poi del famoso Lolli, nacque a Roma nel 1635, e si recò a Parigi nella Compagnia italiana col giovane Biancolelli, con Eularia e Ottavio nel 1660 come servetta sotto il nome di Diamantina, che l’aveva già fatta celebre a Roma.
– Giovami di credere che se bene la Compagnia è stabilita, di conseguire questa gratia, et come di cosa già ricevuta le resto con quel magior obligo che possi venire dal mio conoscimento.
La Romana aveva già recitato il suo a Udine, scrittole a bella posta : si trattava di scriver l’altro per la Bastona ; ma essa che ne recitava uno da trent’anni, non voleva studiar cose nuove.
Che la Battaglia fosse superiore nelle grandi parti di tragedia pare fuor di dubbio ; ma pare anche fuor di dubbio che le parole del Sacchi fossero esagerate, tanto più, aggiunge il Gozzi, che il Sacchi era già internamente determinato di scritturare la Ricci, prima di chiedere il consiglio di lui….
Ai pregi della Regina statista accennai già al nome di Francesco Andreini (pag. 77).
Sposò il comico Zanerini, poi in seconde nozze il maestro di musica Baccelli, sotto il qual nome fu già collocata in questo dizionario (V.).
ch’era cosa abbominevole il far ridere poi tanto quei che un Ente sapientissimo avea già dannati al pianto.
Luca di Venezia con la Compagnia Toffoloni ; e il Giornaletto ragionato teatrale così scriveva di lui : Questo vecchio caratterista bolognese si è già assicurata una sufficiente riputazione.
Forse Lidia era già in Compagnia, quando viveva l’Armani ?
Giunto colà, incontrò in una stanza Luigi e la di lui sorella (non già la Carlotta, ma la Luigia, che appena aveva raggiunti i dieci anni).
Ora egli sta preparando la Storia del teatro contemporaneo, di cui è già a stampa la prefazione, e un Libro di memorie ; e io e quanti aman l’arte con me auguriamo all’egregio uomo di condurre a fine le due opere che saran certo dei più preziosi contributi alla storia della nostra scena di prosa.
Gli anni che seguirono il ritorno in Italia furono dedicati alla stesura di scritti di varia natura che da un lato proseguivano il filone divulgativo già sperimentato con il Newtonianesimo e dall’altro erano l’esito delle molteplici attività cui si era dedicato Algarotti nel corso dei suoi soggiorni all’estero. […] Nella dedica si intravede già una dichiarazione programmatica: facendo anche riferimento al «gran Federigo», amico di Pitt, Algarotti sottolinea il ruolo che le lettere hanno nella gestione degli stati in linea con una prassi di collaborazione con i sovrani ampliamente messa in pratica nel Settecento anche da Voltaire e Diderot. La dedica quindi è già un segnale di una diversa destinazione e orchestrazione dello scritto, che si colloca all’interno di un dibattito più ampio sull’organizzazione degli spettacoli teatrali, sul loro ruolo e responsabilità nella società contemporanea, un tema presente fin dalla Introduzione che precede il primo paragrafo dedicato come sempre al Libretto. […] Il testo delle edizioni del 1763 e del 1764 è profondamente ampliato rispetto a entrambe le prime due edizioni veneziane del 1755, che presentano già tra di loro delle profonde differenze, nonostante le date ravvicinate di pubblicazione. […] Nella dedica Algarotti scrive che la Prussia, grazie a Federico, mai nominato se non in modo allusivo, è diventata un modello per tutti i paesi europei in ogni ambito del sapere e che le osservazioni contenute nel Discorso, volte a migliorare lo spettacolo teatrale, sono già state realizzate nel teatro di Berlino.
Osta al di lui amore la fede e la tenerezza che Ormesinda serba a Consalvo già destinatole sposo dal padre. […] Enrico vicino ad Anagilda già sposa di un altro ? […] Il Biamonti già mio Collega ed amico nella r. […] non già ; per qualche esercito che abbia pronto alle porte d’ Argo ? […] Ma Socrate ha già tracannata la morte.
Non è egli le delizie dell’uman genere ne’ suoi scritti, come già le fu sul trono? […] Io già t’ascolto. […] Ma senza negar cotai pregi a Racine, io non credo già che più facile divenghi per questo la decisione, ripensando al diverso genere in cui scrissero entrambi. […] Da essa proviene che i personaggi vadino, venghino, si fuggano e s’incontrino in sulla scena non già come richiederebbero le circostanze e la situazione, ma come torna più in acconcio al poeta. […] La scena rappresenta una bipartita che si forma dalle ruine di un antico ippodromo, già ricoperte in gran parte di edera, di spini, e d’altre piante selvagge.
Non già, ma bene i vecchi più accorti erano. […] Questo maneggio in parte trapelato mette in agitazione Temolo e Fazio già insospettiti del Negromante che prima aveano cercato di guadagnare. […] Fazio gli dice che faccia conto che Massimo abbia già saputo il fatto, essendo iti a lui Camillo ed Abondio. […] Ciò che dice poi dell’oscenità di tali commedie, potrebbe sì bene esser questa giusto motivo di vietarne la lettura a’ fanciulli, ma non già una prova contro la loro prestanza. […] Timoteo, che è nostro confessore di casa, ed è un santarello, ed ha già fatto qualche miracolo.
Ponz, con entrare a rilevare i difetti, di cui ora stò ragionando, e mi ristrinsi alla semplice descrizione delle parti colla possibile esattezza colle parole, già che nol facea con un disegno, e pure non ho potuto liberarmi dalla censura del sospettoso Apologista. […] Prima di vomitare un dubbio offensivo non urbano, non già sul sapere, ma sulla onestà, e veracità altrui, dovevate cercare di assicurarvi del vero; che per fare delle apologie non manca mai tempo.
Si rammenta pure da prima con qualche ribrezzo del male, cioé delle forme che gli cagionarono dolore; ma a poco a poco s’avvede che tal rimembranza non gli rinnova il dispiacere, e perciò non fugge più dal rappresentarsele, anzi si accostuma alla dipintura che se ne forma, e della verità del ritratto si compiace ancora; il che sembra la fonte del piacere che si gode nel ripetere a se stesso o agli altri con tutte le circostanze una tempesta, un incendio, ed ogni altro disastro già passato. […] Nec satis»); e pure questi aveano già non picciolo impero in Italia.
non ischiva di rappresentarsele, anzi si accostuma alla dipintura che se ne forma, e della verità del ritratto si compiace ancora; e quindi nasce quel diletto chè si pruova nel ripetere a se stesso o ad altri con tutte le circostanze i già passati disastri. […] I Tarantini quando alla peggio oltraggiarono l’armata Romana che navigava a forza di remi avanti la loro città, non aveano, al dir di Floro a, piena notizia de’ Romani, ignorando anzi fin anche donde venissero, e pure già quegli aveano non picciolo impero in Italia.
Si rammenta pure, benchè da prima con qualche ribrezzo, del male, cioè delle forme che gli apportarono dolore; ma a poco a poco si avvede che tale rimembranza non gli rinnova il dispiacere, e più non ischiva di rappresentarsele, anzi si accostuma alla dipintura che se ne forma, e della verità del ritratto si compiace ancora; e quindi nasce quel diletto che si pruova nel ripetere a se stesso o ad altri con tutte le circostanze i già passati disastri. […] I Tarantini quando alla peggio oltraggiarono l’armata Romana che navigava a forza di remi avanti la loro città, non avevano, al dir di Floro15, piena notizia de’ Romani, ignorando anzi fin anche donde venissero, e pure già questi aveano non picciolo impero in Italia.
Ma conoscenza di dritti, osservazioni sul costume, raziocinj, artifizio di lagnarsi impunemente, sagacità di ottenerlo per via di giuoco, sono idee di popoli già in gran parte dirozzati, e per conseguenza può bene asserirsi che di tutti i generi poetici il teatrale è quello che singolarmente alligna nelle società già stabilite, e dove regna una competente cultura.
Ma capitatogli di dover sostituire l’artista che recitava la parte di Gervesin nel Barchett de Buffalora, egli si trovò già a tale altezza, che parve quasi impossibile toccarne altra maggiore in quel genere. […] E tale e tanta la sua spontaneità, che il tipo così fortemente e profondamente studiato, non solo come attore, ma come autore, è, quasi ogni sera, nelle parole, nella voce, nei gesti, non già nell’essenza, rinnovato dal soffio potente e immediato dell’arte.
L’oggetto dunque delle querele del Maffei, e di ogni Saggio Critico è la insoffribile prolissità delle Arie, è questa maniera di Musica, e non già la Musica. […] Adunque il Martelli strepita contro gli eccessi moderni, che io mai non ho difesi, e non già contro il Canto. […] Il Quadrio cita ancora il Crescimbeni e il Maffei, le cui parole abbiamo già discusse. […] E già siamo pervenuti a tiro della più terribile batterìa Lampigliana contro la Opera, e la Storia de’ Teatri. […] Avete su tali cose sì profondamente meditato, che già vedete chiaro, che essa ha quanto le occorre, e che per tutti i secoli d’altro non abbisognerà?
Ci saremmo contentati poi del semplice primo giudizio moderato che già ne demmo senza gli stimoli del cattivo avvocato bibliografo. […] no; ella pensa a vendicare certo suo fratello già morto col sangue dell’uccisore che non sa chi sia. […] Rachele cui è già nota la sua disgrazia ed è stata chiamata, ambiziosa e amante viene a tentar di commuoverlo. […] Ruben la consiglia ad impiegare tutto l’artificio di un pianto insidioso per vincere il re; ma ella già poco spera nelle proprie lagrime. […] È anche dell’antica più regolare, benchè per questa parte già si erano prima di Huerta distinti Montiano, Cadahalso, Moratin, Ayala, Sedano.
» Con tuttociò, pare che il Barlachia, citato sempre ad esempio come recitatore, non fosse, come tutti i suoi colleghi di scena un’arca di scienza : e nel Consiglio villanesco del Desioso (Siena, 1583) il dialogo comincia col chiedere scusa, per essere l’autore rappresentante, non letterato : « Chi fa l’arte che fece il Barlacchia non può come gli sdotti arrampicare. » A pagina 432 delle rime del Lasca curate dal Verzone (Firenze, Sansoni, 1882) abbiamo le due seguenti ottave : IN NOME DI CECCO BIGI STRIONE Alto, invitto Signor, se voi bramate ch’il Bigio viva allegro, e lieto moja, la grazia, che v’ha chiesto, omai gli fate, per ch’egli esca d’affanni e d’ogni noja ; ei ve ne prega, se vi ricordate delle commedie, ove contento e gioja vi dette già, e spera a tempo e loco farvi vedere ancor cose di fuoco.
Non certo alcuno menzionato nel dizionarietto del Bartoli, poichè Domenico era già morto nella primavera del 1774, cioè quindici anni prima dell’incontro di questo col Casanova ad Ausburgo : non la Marianna morta a venti anni.
Bianchi [De] Ludovico) tratta dalle Argute e facete lettere di Cesare Rao, e già pubblicata dal Bartoli.
Non solo ha potuto farvi sfoggio di tutte le sue eccellenti qualità che noi già conoscevamo, ma è stata nel caso di rivelarcene delle altre che eravamo certi si sarebbero sviluppate in lei con una più lunga pratica dell’arte.
Pregio sarà, che sovra ogn’altro ascenda, Se l’onor d’un sol guardo or le donate, Benchè per sua viltà già non l’attenda.
In brevissimo tempo il giovane e già forte artista passò dal repertorio regolare di compagnia, alle parti del grande repertorio, allettato, nel costante favore del pubblico, da speciali interpretazioni di Amleto e di Otello.
Attore de' più pregiati alla Comedia italiana di Parigi, nella quale apparve la prima volta il marzo del 1685 col ruolo di Capitano ch'ei recitava in italiano e in francese, nacque a Messina e fu noto prima col nome di Pascariello, poi con quello di Scaramuccia, che aveva già prima di recarsi in Francia, quand’era al servizio del Duca di Modena (1680-82).
Stolti ch’io allor con voi non son già più. […] Ma già arriva affrettato Adallano, cui il chiaror della luna ha sinora impedito di venire. […] Odorico risponde di aver di lei già disposto. […] Ma già si appressano i grandi i tragici evenimenti dell’Elvira. […] E quel già ci, già ci, già ci in coro colle repliche musicali avrà partorito un grazioso effetto.
D’età di 18 e 19 anni già aveasi acquistato qualche nome con due commedie, la Danna é un enigma, e l’Amor mascherato. […] Da trent’anni in circa quest’emulazione ha purgato in gran parte il teatro tedesco delle passate stravaganze, e l’Alemagna che già cultiva con felice successo ogni genere di letteratura, conta vari drammatici degni di lode. […] Il signor Weiss che avea già fatte alcune canzoni assai pregiate in Germania, volle anche scrivere molti componimenti teatrali, e dare al dramma tedesco un carattere particolare contenendoli tra quello degl’inglesi e quello de’ francesi, e prendendo da amendue il meglio. […] I francesi hanno già tradotto, imitato, e adattato in più guise al lor gusto la pastorale di Gessner. […] Bettola Olivetano già noto per la sua bellissima traduzione degl’Idili dello stesso Gessner, e pel suo mirabilissimo ingegno e valore nel gentil poetare non pur premeditato, ma estemporaneo.
Sappiamo che il 14 novembre del ’45, si recitò nella sala del Petit-Bourbon la Finta pazza di Giulio Strozzi, già rappresentata il ’41 al Teatro Nuovissimo di Venezia. […] – Si affaticò assai il buon Padre Gondi, ma non volse già profittarne il vecchio Scaramuccia ; tutto quello si è potuto fare è stato che dia 60 scudi al figlio per fare il suo viaggio in Italia, ma come non ha volsuto pigliare il pensiero di badare ai suoi interessi, li bisogna adesso trovare qualche avvocato o Procuratore che se ne incarichi e poi subito partirà per ritornarsene in Firenze. […] Il vecchio è tuttora a Fonteneblò et ho già passato ragionamento col Conte S. […] Di già ò fatto casare la donacione fatta pasata al parlamento e al Sataleto, il dirle achora sarebe troppo lugo basta a diri ch’ è peggio d’uno faista che a bocha li dirò il tutto come i strapacci fatomi. […] Abbiam già veduto a Genova Giovan Battista Fiorillo, figliuolo di Silvio, rappresentare il 1614 lo Scaramuzza non capitano ; e sappiamo dal quadro di Porbus (1572) rappresentante un ballo alla Corte di Carlo IX, che il Duca di Guisa (il Balafré) vi era in costume di Scaramuccia.
quando già era stato da Oreste ucciso Egisto in un solenne sacrificio. […] Voglionsi appunto osservar negli antichi questi bei tratti per ravvisarne l’alto ingegno e la maestria, e non già le macchiette d’irregolarità e qualche accidentale espressione poco pensata. […] Io fuor di me già sono, Comincio a delirar. […] L’araldo Copreo per eseguir tale ordine viene in Atene, e la tragedia principia colla sua ambasciata, colla quale nulla ottenendo, protesta la guerra, e ritorna, non già a Micene, come affermò il Nisieli, ma ad Alcatoe, dove trovasi Euristeo alla testa di un esercito congregato prima d’incominciare il dramma, e non già che si congrega dopo il ritorno di Copreo come pur disse il Nisieli. […] Havvi nell’atto quarto una scena totalmente comica trall’infelice Penteo già fuor di senno vestito come una baccante e Bacco che glì va rassettando la veste e l’acconciatura.
Essa principalmente si appoggia in alcuni versi Oraziani, che non parlano già o di numero di Atti, o di quello delle persone da ammettersi in una scena, ma bensì di quelle eterne ragioni dettate dalla Natura bene osservata, la quale, perchè sia ben ritratta esige certe condizioni, senza di cui ricusa di comparire in Teatro. […] Di questa nella nuova Edizione della Storia de’ Teatri vedrà l’Apologista i difetti e le scene interessanti; non già, come si fa nel Saggio, con lodi vaghe applicabili ad ogni Dramma, o con biasimi che tengonsi ammaniti come le formole delle private Segreterie: ma con una competente analisi accompagnata da qualche scelto squarcio. […] Al principio dell’Atto III. si è già sparso tanto sangue, è morta Isabella, oggetto principale della Tragedia, e si può dire che la favola stia nel maggior vigore. […] Io non disapprovo la preghiera del Padre e della Madre fatta ad Isabella, perchè interceda presso il Tiranno in prò de’ Cristiani; ma il Signor Don Saverio mostrerà esser cosa plausibile che quei due Vecchi dabbene le propongano, come già propose Idraotte Saracino e Mago ad Armida, che vada a lusingare il Re, che ne fomenti l’amore, che ne sostenga e nutrisca le speranze? […] Lasciando quella già accennata dello spirito d’Isabella, che in due quadernarj spiega l’indole della Fenice, a cui si compara, che dirà il Signor Lampillas di quella della 5. scena dell’Atto I. recitata da Audalla e chiusa in una Ottava, “Qual Toro que delexos vè que asoma?”
Donna, che oggi il Teatro adorni e fregi, con quanto hanno di bel le scene accolto, non già l’oro del crin, l’ostro del volto, o i fior del seno in te son pompe e fregi . […] Uno di essi, il dottore Niccolò Schiattini di Genova, rispose bizzarramente : « morì Lavinia e duolmene ; tormento già di questo cuore grandissimo, e della borsa. […] l’onor m’addita il premio, l’incostanza m’innaspra, l’empietà m’è presente, l’inganno ha vario aspetto, l’innocenza ho nel core, l’insidia nella mente, l’ira sta in mezzo al petto, la lealtà sen fugge, il martor non mi lascia, la memoria non manca, le minacce son pronte, la miseria m’abbraccia, necessità mi stringe, l’odio sta sempre meco, l’ostinazione è fissa, la pena mi tormenta, il pensier mi tradisce, il pentimento è certo, la perfidia è d’altrui, la pertinacia è mia il pianto è mia bevanda, la preghiera non giova, la purità non basta, le querele son sparse, la rabbia m’avvelena, il vigor mi percote, il rumor già m’assorda, lo sdegno in me s’accresce, il soccorso s’invola, la speranza vien meno, il timor mi travaglia, il tradimento ha l’armi, il valor lo respinge, la vendetta l’uccide, la vittoria m’innalza e mi corona ! […] Si che il popolo tutto parte scandalizzato, e mal soddisfatto di costoro, portando oltre di ciò nella memoria i bruttissimi ragionamenti recitati, nella seguente sera, non spenderebbe un bagattino per sentir di nuovo cotali sciocchezze, già per tutta la terra, con beffe d’ognuno divulgate e sparse.
Carlo – presso la Piazza Mazzini – già Piazza di Morte.
Aveva già scritto a diciott’anni quattro commedie : altre ne scrisse di poi, e moltissime ne derivò e tradusse e ridusse dal moderno teatro nostro e forestiero.
Il padre lo aveva destinato all’avvocatura, sebbene egli inclinasse più alla medicina : ma ossequente all’autorità paterna, era già per recarsi all’Università di Firenze, quando quegli morì.
., che già mai s’intenda esclusa la gratia fatta a Bertolino.
Dal suo matrimonio con Giulia Checchi, egregia seconda donna e amorosa, passata a seconde nozze, e ancor vivente a Napoli, ebbe quattro gentili figliuole, esimie artiste, note col diminutivo affettuoso di Zoppettine, e un unico maschio : Elvira, vedova di Giuseppe Barsi, brillante, morto in America, e attrice della Compagnia Sichel e Soci ; Pia, moglie del brillante Arturo Falconi, tuttavia in arte ; Giannina, uscita dall’arte or sono otto anni, e maritata a Palermo con Giuseppe Ardizzoni, direttore comproprietario del Giornale di Sicilia ; e Cesare, già attore in Compagnia Benini, oggi secondo brillante in quella Mariani-Zampieri.
Alto già il sol saetta, e secca i fiori. […] Il tuo corteggio Certo obbliasti, e già dal cuor ti cadde, Se del crudo al furor tal l’abbandoni, Se soffri che di pelli ricoperto, Scalzo le piante, guardian di capre, Prema de l’Etna le taglienti selci.
Albertino Mussato Padovano, nato nel 1261, e morto nel 1330, ci fa sapere che già nel 1300 scriveansi comunemente tra noi in versi volgari (cioè facili ad esser compresi da’ volgari, benchè latini) le imprese de’ re, e si cantavano ne’ teatria. […] Un Messo racconta le disgrazie della patria e la prosperità di Ezzelino, il quale con insidie e crudeltà già regna in Verona ed in Padova.
Alberghini), che da tre settimane si trovava già in Lione, ebbe ordine da Enrico di tornare a Torino a prendervi la Compagnia ; che si recò subito in fatti a Lione, come appare dal dispaccio dell’ambasciador di Venezia delli 8 di agosto, che ci fa sapere come andasse il Re quasi ogni giorno alle commedie degl’ italiani. […] Contro il Tesoriere dalla mezza collana, al quale accenna, s’era già scagliato Arlecchino in un poscritto di altra lettera con data di Mantova, 3 dicembre 1611, in cui lo chiama cane cornuto, e gli prepara un purgante per renderlo uomo dabbene.
Perchè dunque con gusto contraddittorio ammenttono tutto questo nella poesia scenica, in cui parlano gli uomini, e non già un poeta che si figura ispirato, ed i prodigii si rendono incredibili perchè smentiti da’ sensi? […] Intanto un vecchio libertino chiamato Furard proprietario della casa di Zoe, e di lei amante viene a sollecitare l’effetto delle speranze che ella gli ha date, e si raccomanda alla pretesa vicina facendole sapere che già ella più volte ha ricevuto del danaro, e promesso di soddisfarlo. […] Di più giunge un altro uomo e vede, che Zoe loriceve con tutti i segni di viva affezione, e lo fa occultare nel suo gabinetto all’arrivo di Dulinval, cui già la madre avea accordato di sposar Zoe. […] Questo repertorio è composto di commedietto alquanto serie che per buona fortuna non sono molte, di una galleria vastissima di ritratti di scrittori francesi e stranieri, di alcune pastorali, di parodie, di opere musicali e di tragedie e commedie altrove rappresentate, di arlecchianate, di parate ancora, tuttochè questo genere insipido sia già quasi totalmente abbandonato. […] Nel teatro detto Sans pretension si ascoltava volentieri la tragedia di Giuseppe già rappresentata a Nantes, ed il dramma intitolato l’Angelo ed il Diavolo, i quali si contrastavano la condotta di un giovane, imitazione stravagante di Shakespear.
Maria Ordoñez già prima donna ne’ teatri di Madrid, morta alcuni mesi dopo, rappresentò non senza energia tanto la parte di Ormesinda quanto di Elvira nel Sancho. […] Rachele cui è già nota la sua disgrazia ed è stata chiamata, ambiziosa e amante viene a tentar di commuoverlo. […] Ruben la consiglia ad impiegare tutto l’artificio di un pianto insidioso per vincere il re; ma ella già poco spera nelle proprie lagrime. […] La Castro del Ferreira, come ha già osservato il leggitore, copiata poi dal Bermudez e peggiorata21, è la sorgente delle Agnesi posteriori. […] Ma l’argomento stesso già era stato renduto noto per la traduzione del Perez.
Esce Tossilo dicendo alla fante che consoli la padrona, essendo già disposto e pronto il modo di liberarla. […] Io su di te comando, Tu non già su di me s’io penso giusto. […] Viene questi a dire a Tossilo di avere già manomessa la fanciulla e menatala nella di lui casa. […] Egione ha due figliuoli, uno che di anni quattro gli fu rubato da uno schiavo e venduto a uno straniero, e un altro già grande fatto prigioniero da’ nemici. […] Torna intanto Filocrate col figliuolo di Egione già liberato, e l’opportuno suo ritorno rende il virtuoso Tindaro libero dalla collera di Egione.
Ma non fu già timida e circospetta quanto la Latina. […] E che peggio mi potriano Far, se già m’han levato il cuor e l’anima? […] Non già, ma bene i vecchi più accorti erano. […] Fazio gli dice che faccia conto che Massimo abbia già saputo il fatto, essendo iti a lui Camillo ed Abondio. […] Timoteo, che è nostro confessore di casa, ed è un santarello, ed ha già fatto qualche miracolo.
Chi tanto avea felicemente tentato, avvezzo già alla lindura delle opere degli antichi disotterrate, non tardò col confronto ad avvedersi della rozzezza de’ proprii drammi, e conchiuse che più efficace espediente si richiedeva per richiamare in trono Melpomene e Talia. […] Tali cose traggonsi dalle tenebre de’ secoli rozzi quando vogliono scoprirsi i principj delle arti; ma quando queste già vanno altere di grandi artisti, lasciansi nella propria oscurità gli operarj volgari. […] O figlio mio, tu non avrai più madre; Ella già se ne va, statti con dio. […] Per tali cose essenziali le greche tragedie che noi leggiamò, si chiamano così, e non già perchè si cantarono in Atene. […] Vide ancora la famosa città di Venezia eretti nel medesimo secolo teatri semicircolari ideati su gli antichi modelli, e costruiti da’ più chiari ingegneri il Sansovino e ’l Palladio, i quali perchè furono di legno, già più non sussistono.
Paolo Fabbri, già vecchio, e probabilmente dalla sua professione ridotto a male.
Ha il Bertini una sorella, Augusta, già prima amorosa, poi seconda donna, oggi madre e caratteristica, sposa a Raspantini, napoletano, attore, ma più amministratore della compagnia sociale di cui s’è fatto parola.
Ma un altro documento riferisce il Campardon di querela sporta da Evaristo Gherardi contro di Ottavio, il quale avrebbe per una recita secondo lui arbitraria, convocata un’assemblea de’ comici subito dopo la rappresentazione del 17 agosto 1692, e assalito e percosso del bastone sulla testa e sul viso il querelante ; contro il quale i fratelli Costantini inveirono già un anno prima dopo la lettura del Don Chisciotte, e altre volte ancora, colle spade alla mano.
Com’era apparsa in su la scena, avea già fatto metà della parte con una figura delle più convenienti al personaggio, con una espressione del volto nobile e serena, con un sorriso incantevole, con uno sguardo affascinante in cui era tutta trasfusa la soavità dell’indole sua.
Destata poi l’invidia della prima donna della compagnia, artista provetta, ma già vecchia, non fu riconfermata dal Paga- nini, e tornò con Pietro Rossi, col quale a Livorno, a Parma, a Verona, s’ebbe i maggiori onori nelle cose studiate e improvvise.
I Francesi ammirandone la versificazione tanto superiore a quella del Perrin, non avrebbero voluto trovarvi la mescolanza del burlesco introdotta già nella Pomona. […] Ati Ti adoro; Tel dissi già; condannerai tu stessa Il mio foco il mio ardire, Mi lascerai morir. […] La favola già per ciò intepidita nell’atto III con gli esseri allegorici, in tutto l’atto IV diviene vie più fredda e nojosa per le apparizioni delle donne care ad Ubaldo, ed al Danese; ed i medesimi Francesi non disconvengono.
Ancor bambina s’era già fatta un nome, recitando, protagonista, in farse o in commediole, e riuscendo di non poco utile al capocomico. […] La stampa ha già cominciato a lavorare, e la cosa è sparsa per tutta Parigi. […] Naturalmente i grandi entusiasmi ebbero anche il loro rovescio, e Lemercier De Neuville nelle sue Figures du temps (Paris, Bourdilliat, 1861), non ebbe, specie per la recitazione in francese della Beatrice di Legouvé, parole di soverchia tenerezza per la nostra eroina : ma l’entusiasmo si mantenne alto, nonostante i tentativi di reazione dell’anno dopo, e quel primo battesimo di Parigi fu anche, s’è già detto, il primo passo del lungo e glorioso cammino della Ristori, chè di là il suo nome echeggiò in ogni parte più riposta del mondo.
Vagheggiò la morte su la scena fra lo splendore dei lumi, il fragor degli applausi, come quella d’un generale sul campo di battaglia : il fato che gli fu prodigo di tante dolcezze, gli serbò la più amara delle delusioni : su la grande arte sua, in mezzo agli urli della folla esaltata, al teatro di Odessa, calò il sipario per sempre ; e abbandonato, forse già dimenticato, il grand’uomo nella piccola Pescara esalò l’ultimo respiro alle 11,45 del 4 giugno 1896. Era nato a Livorno il 27 marzo del 1827 da Giuseppe Rossi, già ufficiale di Napoleone, poi negoziante in legname, e da Teresa Tellini. Il padre voleva farne un avvocato, ma egli, che già da bimbo aveva mostrato un amor grande al teatro, a una recita dell’Oreste di V.
Quella tragedia é degna dell’ingegno del gran Torquato, e non già un «parto debole e imperfetto d’un ingegno stravolto» come senza punto leggerla volle bestemmiare un non so qual Carlencas, meschino compilatore d’un saggio stomachevole sulla storia delle belle lettere, scienze ed arti. […] Dessa é tale per l’azione grande che interessa le nazioni, e non già pochi privati, per le vicende della fortuna eroica, secondo la giudiziosa definizione di Teofrasto, per le passioni fortissime, cagioni di disatri e pericoli grandi, e per gli caratteri elevati al di sopra della vita comune. […] La commedia italiana di tal tempo non pervenne all’insolenza della greca antica per la costituzione de’ governi italiani, ben differente dall’ateniese; ma non fu timida e circospetta quanto la latina, essendo stati i nostri autori comici persone nobili e ragguardevoli nella società, e non già schiavi, come la maggior parte de’ latini. […] M. de la Harpe, modernissimo scrittore di alcune tragedie già obbliate, diceva nel Mercurio di Francia del mese di marzo 1772, che «la gesticolazione e i lazzi fanno più della metà della commedia italiana, aggiungendo con gallica urbanità, come di gesticolazione e di lazzi é composta la più gran parte della conversazione e dello spirito degl’italiani» 157. […] Del verso e del canto siamo già convenuti che servir debbono di mezzo per dilettarmi.
A sentir lui pare ch’io abbia condannato in genere e assolutamente il contrappunto come cattivo, non già in ispezie, e riferendolo alla sola musica drammatica. […] [35] «Ma perché incolpare la musica, che adesso non operi tanto, se i miracoli gli ha già fatti, cioè, se ha già umanizzata gran parte di mondo.» […] Per quanto le cantilene subalterne accompagnino e rinforzino la cantilena principale sarà sempre vero che a generare non già un’affetto vago e indeterminato (del quale non è quistione presentemente), ma una determinata e individuale passione voglionsi de’ movimenti omogenei e tendenti tutti ad un fine; lo che non può assolutamente ottenersi col contrappunto. […] [62] Ho già spiegato più volte in qual senso io condanni il contrappunto. […] Per finir dunque ripeteremo solamente ciò che già si disse nella più volte citata nota 13. delle Regole armoniche ed in un altro estratto incluso in questo giornale al N.
L’arte della coregrafia nacque già tra loro alla fine del Cinquecento, e tra loro apparirono in questi ultimi tempi i balletti della Rosa, di Arianna, di Pigmalione e parecchi altri, i quali si avvicinano di molto all’arte di Pilade e dei più nobili antichi pantomimi.
1877 Prima di entrare in arte aveva già scritto Zio e Nipote, Giovani e vecchi, Maria o Amore, La camorra, e Ada o l’angelo della famiglia.
Fu banditore il '74 del primo congresso drammatico in Firenze, e pubblicò nel '77 un Manuale dell’artista drammatico in cinque dialoghi, col Prontuario delle pose sceniche, già edito nel '54, che si può dire, senza offendere la memoria del grande attore, l’antitesi dell’arte sua, fatta tutta di verità e di spontaneità.
Passarono dalla Compagnia Ristori in quella Trivelli, ove la giovane e già forte artista rinnovò, o meglio, continuò i trionfi in ogni città.
Il '95 egli si rivolge al Marchese Pio perchè voglia confermargli e continuargli « la gloria già goduta da lui con tanta venerazione, ordinando che gli sia rinnovato il Passaporto, e repplicata la segnalata dichiarazione d’attuale servitore etc. » Con altra supplica dello stesso anno implora un sussidio, che gli è accordato.
Tornato in patria si unì ad Angelo Saltarelli (già conduttore per quattordici anni della Compagnia di Ernesto Rossi), uomo di molta esperienza e di molta onestà, che gli fu sin ad oggi, e gli sarà lungo tempo ancora, amico, fratello, padre ; e con esso vide la Russia, l’Austria, la Serbia, la Croazia acclamatissimo, a fianco d’Ida Bertini, una filodrammatica pisana, che, divenuta sua moglie, sostenne prima i ruoli di amorosa, poi di prima donna assoluta.
Fu sua l’idea di far andare il Goldoni a Parigi, dopo il successo del Figlio d’Arlecchino perduto e ritrovato, per rinsanguare la povera commedia italiana che dava i segni manifesti della sua prossima fine di anemia ; e n’ ebbe infatti incarico ufficiale da' Gentiluomini di Corte, e trattò la cosa in tal modo, che il poeta veneziano già ammiratore e conoscitore dei di lui pregi, lasciata la sua cara patria, ov' era accarezzato, festeggiato, applaudito, se n’andò il '62 alla gran capitale.
Non distinguerà un giardiniere di quanto il suo pino sia più alto d’un basto arbusto, come distingue che un giovane pino è già al terzo del pino antico. […] Sarebbe questa una falsa deduzione; poiché noi già dicemmo sin da prima che un’ idea piace ove contenga ragioni evidenti. […] Ma già dell’estetico delle belle arti, e del piacere proprio di quello, lungamente ci siamo trattenuti. […] Egli tende a piacerci, non già con goffe e ridicole maniere, ma coll’imitazione d’un costume placido ed ameno. […] Essi debbono badare a rendersi eccellenti nell’imitazion degli affetti, non già nel ballo alto.
quando già era stato da Oreste ucciso Egisto in un solenne sacrifizio. […] Per questa corona dunque, e non già per quella riportata dal poeta, Ippolito si chiamò Στεφανηφορος, come l’Ajace di Sofocle s’intitolò ΜΑΣΤΙΓΟΦΟΡΟΣ per la sferza che portava in iscena. […] Io fuor di me già sono, Comincio a delirar. […] Morì già Ettorre, Né dall’avello, per serbarti in vita, Fia che risorga. […] Vi é nell’atto IV una scena totalmente comica tra l’infelice Penteo già fuor di senno, vestito come una baccante, e tra Bacco che gli va rassettando la vesta e l’acconciatura.
Non è già che sotto gl’ imperadori de’ tre primi secoli cessato fosse il gusto degli spettacoli scenici in Roma ed altrove. […] Esistevano intanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ecc. […] Osservammo nel tomo precedente, che la legge or dirige or aguzza gl’ingegni, e l’ arte ne acquista perfezione; ma ciò s’intende quando la legge, cioè la ragione, gastiga i delitti, non già quando un’ arbitraria indomita passione infierisce contro l’innocenza, e punisce in essa i proprii sogni e vaneggiamenti. […] Ma le cagioni distruggitrici della drammatica sussistevano, e i costumi e gli studii aveano già preso nuovo cammino. […] Soggiugne poi che i Goti non permisero che la poesia drammatica allignasse in Ispagna; e conchiude, che gli Arabi (i quali, come si è dimostrato, non l’aveano) ve la portarono, adottando senza esame l’opinione di Nasarre, la cui solidità si è già notata.
Le pindariche or tu smover Sirene carmi a ’ntuonar di Santità ripieni, già fanti al tasteggiar di nobil CETRA il ROSSIO teatral, l’ORFEO de l’Etra. […] La più parte delle fauole, et molte historie si possono rappresentare ageuolmente : come in Bologna vid’ io già molt’ anni introdur per intermedio uno Amphione, al suono et al canto del quale, uenivano i sassi a porsi l’ uno sopra l’ altro, tanto che ne fabricauano le mura a Thebe ; ne l’altro intermedio comparue un’ aquila a rapire un Ganimede ; vennero poi per interuallo del terzo atto deucalione Et pirra, li quali gettandosi sassi dietro alle spalle d’indi surgeuano a poco a poco fanciullini ignude. […] Misera, se’ nel mar di sirti ignote navicella sdrucita ;… mira, che già t’ affondi. (Due volte Marta dirà l’ ultimo verso) Maddalena Il consigliare è dote di chi a canizie giunto, perduto ha già di giovinezza il gusto. […] Tu pur giovin già fosti, e come tale col fanciullin di Gnido star bramasti accoppiata entro un sol nido.
E non son questi (dirà già fra se il Sig. […] Ma egli o s’infinge, o non si avvede, che questo sagace Impostore non dice già de’ vostri Poeti, ma de’ vostri Attori.
Avea qui vi già preso forma di dramma il Canto Reale, rappresentandosi la Passione di Cristo nel borgo di San Mauro. […] Fu il secondo una festa fatta rappresentare dal conte de Ureñas nella propria casa ospiziando il re Ferdinando che passava a Castiglia per isposare la regina Isabella71, e non già in occasione delle nozze de’ Cattolici re, come afferma il Lampillas.
mo Dimani faciamo l’ultima comedia qui in Padova e la settimana ventura mi porterò a Vicenza con tutta la compagnia, havendo già l’Ill. […] S. non voleva che la compagnia andasse a Napoli, et che le piazze dove si dovrà recitare il venturo ano sono già state destinate dall’A.
L’Italia che già contava varii non ispregevoli poeti, come Guitton di Arezzo che perfezionò il Sonetto invenzione degl’Italiani, Dante da Majano, l’abate Napoli, Cino da Pistoja, Guido Cavalcanti, Brunetto Latini, ed il migliore di tutti Dante Alighieri: pare che sia l’unica nazione che ci presenti qualche teatral monumento del secolo XIII. […] Che se le parole vi si fossero introdotte non già dal XIII come a noi sembra, ma dal XV, in cui si compose indubitatamente il dramma del Dati, nell’imprimersi che si fece nel declinar del secolo XVI il libro degli Statuti della Compagnia, non avrebbe in essi dovuto esprimersi questa varietà essenziale, cioè, che le rappresentazioni da mute che si furono nel XIII, passarono poscia ad animarsi con parole? […] Nelle parole di tal prelato, ed in ciò che dice di Adriano il Tiraboschi, si attenda allo zelo, alla sacra dottrina, alla forza delle ragioni, e non già alla purità della lingua, e alla vaghezza dello stile. […] Questo volume che fu compilato nel regno di Sisenando, il quale avendo cacciato Svintila dal trono nel 631, dominò sei anni, conteneva la pratica, lo stile tenuto nel giudicare ne’ secoli appunto, ne’ quali l’apologista suppone in osservanza il già dimenticato Breviario di Alarico; e di tali fatti può assicurarsi negli storici Spagnuoli, ed anche nel Compendio della Storia di Spagna del p. […] Malgrado della coltura che già illuminava la Francia, quest’altra festa di que’ rozzi secoli sussisteva nel secolo XVII in qualche provincia.
Essa per sua natura sarebbe una commedia musicale, cui al più si permette di avvicinarsi alla farsa, ma non già a’ vaneggiamenti di pazzi e d’infermi, come sono i tanti malcuciti e sconnessi centoni che corrono per l’Italia. […] Ed ecco in qual guisa i grand’ingegni anche con argomenti già maneggiati diventano originali. […] Pagliuca, ed i Tirreni melodramma inedito tuttavia dell’ingegnoso giovane don Matteo Galdi de’ cui ben coltivati talenti già si gustano i precoci frutti. […] Marco Coltellini richiamò la pomposa favola di Psiche già sceneggiata da Moliere, e mostrò in Vienna nel 1767 la sua di Amore e Psiche colla selva de’ destini, coll’ antro degli oracoli, coll’Acheronte, colla caverna di Averno, ed accoppiò allo spettacolo de’ sensi l’interesse e la possibile commozione in buono stile. […] Ma gli Spagnuoli che già ebbero un Ramos, un Salinas, un Morales, non parmi che oggi contino altri che il maestro Rodriquez de Hita compositore della musica della Briseida, e che il nominato Valenziano Martin; perchè Gaetano Brunetti maestro di violino di Carlo iv essendo Principe di Asturias, ed il Corselli della R.
In fatti Ennio (non c’incresca ripetere alcune delle cose già dette) diede a Roma una Medea esule, che fe dire a Cicerone (de Finibus) non potervi essere alcuno così del nome Romano nemico che ardisca sprezzar quella tragedia. […] Tale può parere quello dell’atto IV, quando l’orrore s’impossessa di Edipo già noto a se stesso: Dehisce tellus, tuque umbrarum potens In tartara ima rector ecc. […] Il Plautino Pirgopolinice che con un pugno spezza una coscia a un elefante, è un’ ombra a fronte di Alcide, il quale dice a Giove che si rincori, secure regna , mentre il suo braccio ha già fracassato quanto Giove avrebbe dovuto fulminare. Egli domanda in premio il cielo, cioè l’immortalità, poichè già la terra. […] Non vuolsi però dissimulare che gli eventi tragici da Orazio additati vengono da alcuni riferiti alle Storie che Pollione scrisse della guerra civile, e non già creduti tragedie da lui composte a.
Nel VII, nel XIV e nel XIX le già riferite scandalose situazioni veggonsi descritte con grazia e verità inimitabile e detestabile. […] I drammi di Lope consistono in commedie, tragicommedie, pastorali, tramezzi ed atti sacramentali, tutti in versi, a riserba della Dorotea già nominata voluminosa novella in dialogo scritta in prosa per leggersi e non per rappresentarsi. […] Oltre delle latine del portoghese la Cruz, e della Castro del Ferreira già riferite, io ne conto altre dodici di cinque letterati Spagnuoli. […] Ah v’abbandona già la madre vostra! […] Ah de’ miei colpi, Amato sposo, io già morir ti veggio!
Se dell’ '82 ell’era già la celebre Diana, del 1605, epoca in cui la troviamo al servizio del Principe della Mirandola, come dalle seguenti lettere, ella doveva correr verso la cinquantina : e assai probabilmente, avendo perduto il fascino della giovinezza, e il vigore dell’artista, non trovò più chi la volesse nel ruolo assoluto di prima donna, e fu costretta a farsi ella stessa conduttrice di compagnie.
Non v’è già chi mi veda? […] Preso poi da un capogirlo aggiunse che Merope era un argomento di tutti i paesi trattato già da Éuripide. […] L’autore chiarissimo già sa la censura del Voltaire alla Merope del Maffei, per essersi questa regina due volte avventata colla scure contro del figlio. […] L’Aristodemo (si è detto ancora) non ha catastrofe, perchè già se ne prevede il fine. […] Punto non esitiamo ad ammirare in particolar modo questa tragedia eccellente, mal grado di circa otto soliloquj, delle solite eccezioni sullo stile e del gallicismo Atride forse già mi sospetta.
Tali cose traggonsi dalle tenebre de’ secoli rozzi quando vogliono scoprirsi i principii delle arti; ma quando queste già vanno altere di grandi artisti, lasciansi nella propria oscurità gli operarii volgari. […] Accostatevi a me, voglio appoggiarmi, Ch’io mi sento mancare, e già la notte Tenebrosa ne vien negli occhi miei. […] O fi glio mio, tu non avrai più madre; Ella già se ne va, statti con Dio. […] E queste fian le già sudate palme, Gli aspettati trionfi e la vittoria Del simulacro che portiamo in Argo? […] Per tali cose essenziali le greche tragedie che noi leggiamo, si chiamano così, e non già perchè si cantarono in Atene, come immaginò il Mattei.
Risuscitò l’Eumenidi di Eschilo, richiamate già pur dal Giraldi nell’Orbecche; ma che interesse possono prendervi più i moderni? […] Non é già, ch’essa vada esente da ogni neo; ma dov’é la produzione teatrale moderna senza verun difetto? […] Ma preso appresso da un capogirlo, affermò che «Merope era un argomento di tutti i paesi trattato già da Euripide». […] L’altra donna che vogliamo accennare, é la signora Maria Fortuna che ha già fatto stampare la Zaffira e la Saffo, due tragedie in versi sciolti, nelle quali vi é il pregio di uno stile fluido e purgato. […] Tito già non ignora che Sesto é il traditore, che ’l senato l’ha convinto, e ch’é stato condannato a morire.
Sì, risponde Fedra già incapace di ritirarsi, di Teseo ma giovanetto: Thesei vultus amo Illos priores quos tulit quondam puer; . . . . . . […] Il Plautino Pirgopolinice che con un pugno spezza una coscia a un elefante, è un’ ombra a fronte di Alcide, il quale dice a Giove che si rincori, secure regna, mentre il suo braccio ha già fracassato quanto Giove avrebbe dovuto fulminare. Egli domanda in premio il cielo, cioè l’immortalità, poichè già la terra . . . . […] Narrasi nel quinto che il tumulto è già sedato. […] Non si vuole però dissimulare che gli eventi tragici da Orazio additati, vengono da alcuni riferiti alle storie che Pollione scrisse della guerra civile, e non già stimati tragedie da lui composte.
[3] La seconda fu l’esempio d’un celebre autore, il quale ugualmente ricco di fantasia lirica, ugualmente benemerito della propria lingua, che sprovveduto delle altre doti che caratterizzano un gran poeta, contribuì coll’autorità che aveasi acquistata fra suoi nazionali in un secolo, che di già inchinava al cattivo gusto, a guastar il dramma musicale. […] Per rimuovere dalla sua nazione un rimprovero così umiliante fatto da uno scrittore il più capace di giudicare di quanti fossero allor tra i viventi, s’ingegnò Angelini Buontempi, perugino, nella sua Storia della musica 81 di far vedere che i musici e i compositori italiani che fiorivano in Roma allorché si pubblicò ivi la Musurgia, niuna mano aveano avuta in quell’opera, cosicché gli errori giustamente ripresi nel Kirchero a lui doveano imputarsi, non già all’Italia. […] Da una lettera del celebre viaggiatore Pietro della Valle a Lelio Guidiccione scritta nel 1640 si vede ch’erano di già comunissimi sulle scene italiane a quel tempo. […] L’esempio degli antichi Greci e Romani, che escluse le vollero costantemente; il rischio, cui si espone la loro virtù esercitando una professione, ove per un orribile ma universal pregiudizio, non ha alcun vantaggio il pudore, ove tanti ne ha la licenza; l’ascendente che prendono esse sugli animi dello spettatore non meno contrario al fine del teatro, che pericoloso al buon ordine della società; la mollezza degli affetti, che ispirano coi loro atteggiamenti espressivi di già troppo avvalorata colla seduzione naturale della bellezza e del sesso; lo spirito di dissipamento che spargono fra giovani scapoli, i cattivi effetti del quale si risentono in tutti gli ordini dello stato politico, sembrano legittimar il divieto ad esse pur fatto sul principio delle drammatiche rappresentazioni in Italia di comparir sul teatro. […] A eccezione di que’ pochi mentovati di sopra gli altri cantori si erano di già lasciati infettare da quel vizio che ha pressoché in ogni tempo sfigurata la musica italiana, cioè gli inutili e puerili raffinamenti.
Saverio, voi già non pretenderete, che io pieghi le spalle, e qual servo antico, mi riceva le vostre busse con istoica pazienza. […] Di poi, quando anche que’ versi recitati nel Circo fossero stati scenici (che ben poteva ciò avvenire, perchè ne’ Giuochi Romani, Plebei, e Megalesi3 aveano luogo gli spettacoli scenici), questo proverebbe, che il Popolo Romano talora s’infastidiva degli spettacoli teatrali, e desiderava i Circensi, che formavano la di lui passione principale, ma non già, che per avere il gusto corrotto, come fantastica il Sig. […] I Toscani si sono segnalati co’ Gigli, e co’ Fagiuoli, di cui vi sono moltissimi Tomi di Commedie, non già una o due. […] Il gusto generale si prende dalla maggior parte della nazione e da’ Drammi che vi si compongono, e non già da uno, e due, e dieci individui ancora, che fossero sciocchie stravaganti. […] Si sta continuando in Madrid una buona Edizoine di varie Opere del Vega, la quale oltrepassa già i venti Tomi.
parla; già io non passo più oltre. […] E’ già quasi giunta l’ora di dovermi restituire alle tormentose fiamme. […] Al fine si abbocca con Ofelia, ma il loro dialogo delude le speranze del re nascosto, il quale ne deduce che non è già amore che cagiona i di lui trascorsi e con chiude così: “Qualche idea egli tiene nell’animo che fomenta la sua tristezza, la quale può produrre alcun male”. […] Al dì seguente avvenne il combattimento navale già additato nella lettera scritta ad Orazio.
Aveva quattordici anni, quando le morì la madre ; e cominciava già a farsi notare in alcune parti per un suo singolar modo di recitare ; ma dominava in lei una specie di sfiaccolamento, che la mostrava annoiata, quasi nauseata della vita. […] A Napoli, nel ’79, dopo di essere già stata il ’75 e ’76 con Icilio Brunetti (V.), il ’77-’78 con Ettore Dondini e Adolfo Drago, e il ’78-’79 con Ciotti e Belli-Blanes, sostenendo le parti di amorosa or con la Piamonti, or con la Pasquali che tal volta sostituì nelle parti di prima attrice, si faceva notare al fianco della Pezzana, del Majeroni, di Emanuel, per la spontaneità e sincerità della dizione, per la intelligenza artistica educata e carezzata. […] Eccolo un perchè, dato or son già molti anni dal critico Yorick. […] Parole, che se rappresentano un mio legittimo orgoglio, rappresentano anche, e soprattutto, la modestia grande con cui la già grande artista accoglieva quelle osservazioni.
Lo rimpiangerai…. ma io già non credo che tu voglia davvero voltargli le spalle : sospetto bensì che tu tiri il roccolo per farti esibir maggior paga da X e poi dire con tuono flebile a Domeniconi : Papà mio, mi piange il cuore, ma vedi, mi offrono 500 di più ; io sono pover’uomo, crescimi tu i 500 ed io resto con te fino alla morte.
mo I Comici a quali mio marito, già molti giorni sono, promesse per le nostre due parti, sono quelli che il Sig.
Ond’ognor minacciando al popol folto, ch’è già fatto tua preda, e foco, e strali, a’più sovrani Duci il pregio hai tolto.
Ed esordì infatti nella Compagnia Taddei, ov’ era già il padre, con tal successo di fischi da deporre per sempre il pensiero dell’arte.
Il repertorio dunque della Compagnia fu a iniziativa sua de' più varj, sapendo egli con buon discernimento alternar le commedie, coi citati drammi, e colle tragedie : e di tal discernimento accoppiato a una operosità senza pari, egli potè godersi i frutti nella vecchiaja. « Vive il Lapy tuttavia (1782) – scrive il Bartoli – in buona prosperità, ed ha la consolazione di vedere la sua famiglia incamminata ad un auge, per cui anche dopo la di lui morte rimarrà al mondo una degnissima ricordanza degli onorati meriti suoi. » In una lettera che si conserva autografa nella biblioteca di Verona, e che trovasi pubblicata nel catalogo descrittivo dei manoscritti della Biblioteca stessa, il Lapy dà ragguaglio da Venezia il 22 ottobre del 1770 a Domenico Rosa-Morando del successo ottenuto colla sua tragedia La Andromaca, già replicatasi quattro sere, e reclama aggiunte e modificazioni per le nuove repliche da farsi quando la quantità delle genti che presentemente sono in Villeggiatura si saranno restituite in Venezia.
, II, 504), e in cui son descritti i garbugli e le minaccie di morte per conto di una Malgarita comica, che si potrebbe credere, come già dissi, la Luciani, moglie del Capitano Rinoceronte (V.
Segui, segui animoso il bel sentiero, già porgi ai sommi emulatore, e in breve primo di tutti salutarti spero.
Se ne trova per altro fatta menzione in una delle commedie di Francesco Roxas scrittore comico del XVII secolo da noi già mentovato. […] Huerta, rammento agl’imparziali, che tali furono le insolenze del volgo, che prima il Governo di Madrid, indi il riputato conte di Aranda già Presidente di Castiglia cercarono di rimediarvi. Indebolì il primo, come si è già detto, ogni rivalità e prepotenza de’ due partiti formando de’ commedianti un sol corpo ed una cassa.
Oltre il gesto, che è tutto proprio dell’attore, certe sospensioni, certe piccole pause, il calcar più in un luogo che in un altro già non si possono scrivere; dipendono in tutto anch’esse dalla intelligenza sua propria. […] [3.8] Instruiti che fossero i nostri virtuosi nella propria lingua, esercitati nell’azione, fondati nella musica, e sopra ogni cosa tenuti a freno da’ buoni maestri, che vieta il credere non rimettesse quella maniera di cantare che si sente nell’anima, non risorgessero i Sifaci, i Buzzoleni, i Cortona, la cui memoria non è già col suono della loro voce trapassata ed ispenta?
Si censurò vivamente la Filli, ma le censure sparvero, e la Filli gode una lunga fama ad onta di alquanti difetti dello stile e della moda già passata delle Pastorali. […] Io non ti udii già dir come solevi, Cloride vita mia.
Si censurò vivamente la Filli, ma le censure sparvero tosto, e la Filli gode una lunga fama, ad onta dei difetti dello stile, e della moda già passata delle pastorali. […] Io non t’udii già dir come solevi, Cloride vita mia.
Allora la Duse cominciava ad esser nota e pregiata come prima attrice ; Cesare Rossi aveva già asceso il culmine del capocomicato ed aspirava, con tutta la forza della sua tromba nasale, a quella commenda che è il sogno d’oro d’ogni artista provetto ; e Luigi Rasi si era nobilmente affermato come scrittore, come dicitore squisito, come maestro a cui son noti e familiari tutti i segreti dell’arte scenica. — A distanza di diciannove anni, mi è grato oggi ristampare ciò che scrivevo, e aggiungere che le promesse di quei giorni non furon fallaci. […] Ottimo professore e carissimo amico, Non tardo un minuto a ringraziarla del volume « I Monologhi » che, domani comincierò a leggere, e della notizia che mi dà del superbo lavoro, a cui ha già posto mano.
A. il Riccoboni, che aveva già cominciato a far tanto parlar di sè pe' suoi tentativi di Riforma del Teatro Italiano, sostituendo alla Comedia dell’ arte, buone opere scritte, tolte dall’ antico repertorio, quali Sofonisba del Trissino, Semiramide di Muzio Manfredi, Edipo di Sofocle, Torrismondo del Tasso, e altre, e altre, che troppo sarebbe voler qui enumerare, le quali allestì al pubblico con molto decoro, e recitò con molto valore. — A proposito della recitazione tragica, è opportuno riferire quel che dice Pier Jacopo Martello nel volume I delle sue opere (Bologna, Lelio dalla Volpe, MDCCXXXV) : ..… ti vo'dar gusto con sentenziare, che l’ Italiano va a piacere con più ragione degli altri, se più commozione dagli Franzesi, e più gravità dagli Spagnuoli prenderà in prestito nelle Scene. […] Il Principe Antonio di Parma inviò al Duca Reggente il Regolamento della Compagnia già approvato, senza che nè in esso, nè in quello del Duca d’Orléans fosse più fatta menzione della Compagnia Costantini, alla quale il Riccoboni, essendo la sua scrittura una semplice aggiunta a quella della moglie, aveva accennato : e forse la ragione di quell’accenno, sta in ciò, che trovandosi il Costantini a Parigi, ove s’era fatto impresario nel 1712 di spettacoli alle fiere di San Germano e di San Lorenzo, il Riccoboni ne temeva l’ingerenza nella nuova compagnia.
Primieramente per maggiore esattezza il principio della Lettera scritta al Signor Lampillas leggasi come segue: “Un pubblico Professore di disciplina Ecclesiastica di Liturgia e di Riti ne’ Regj Studj di San Isidro già chiamati Collegio”.
Mentre l’Italia già aveva Ezzelino e l’Achilleide tragedie, e la Filologia ed il Paolo commedie; al di là delle Alpi i soli Provenzali scrissero componimenti rassomiglianti ai teatrali, benchè lontani assai in qualunque modo dall’imitar gli antichi.
Mentre l’Italia già avea l’Ezzelino e l’Achilleide tragedie, e la Filologia, e ’l Paolo commedie, al di là delle alpi i soli Provenzali scrissero componimenti rassomiglianti ai teatrali, benchè lontani assai in qualunque modo dall’imitar gli antichi.
Per la convalescenza di lei dettò Fidenzi il sonetto seguente : Post’avea già sul formidabil arco l’invida morte il suo funereo strale, e volea aprir de la prigion mortale de la famosa Delia a l’alma il varco.
Nato a Vicenza il 1682, fu il più grande Arlecchino dell’età sua, più noto col nome di Thomassin, che non sappiamo s’egli avesse già prima di recarsi in Francia.
Non già ch’io adotti questa divisione nell’opera mia. […] Cosiffatti segni, l’istituzione de’ quali è posteriore d’assai alla bella età della lingua greca, non furono inventati se non per fissare i suoni di questo linguaggio veramente musicale in occasione che gli stranieri erano avidi d’impararlo considerandolo come il primo passo inverso la scienza e la coltura, e non già per alterare la quantità delle sillabe a cui erano apposti. […] S’è già posto in obblio avere la tragedia un diletto proprio di essa, e non comunicabile agli altri generi, come più non si pensa che il ridicolo è l’anima e il fondamento della commedia 193. […] Cercherò di render note le particolari energie degli accordi risguardati dalla parte delle proporzioni, e non già relativamente ad alcun oggetto. […] Tutta l’opera oltre la chiarezza alla quale si cercherà di ridurre gli spinosi, ed astrusi principi della espressione e del buon gusto, sarà fregiata di moltissimi esempi tratti dalle opere de’ più accreditati oratori poeti, musici, e storici delle antiche lingue, e delle principali moderne; cosicché i lettori di già iniziati negli studi filosofici potranno avere una spezie di logica filosofica fondata sulla teoria e sulla pratica, onde accertatamente giudicare in siffatte materie.
Tu puoi carezzar anco Una Vestale pallida tremante Che già miri spirar la santa fiamma. […] Dopo la languidezza del IV già riferita un improviso nuovo vigore misto di eroico e di compassionevole chiama tutta l’attenzione dal punto che si enuncia la morte di Marco. […] Altro il valore Non ti lasciò degli avi Nella terra già doma Da soggiogar che il Campidoglio e Roma. […] Il titolo è Beggars’ Opera, cioè l’Opera del Mendico, e non già de’ Pezzenti, come la chiamarono alcuni eruditi Francesi ed il sig. […] In questo nostro secolo il famoso Tedesco Hendel ha cagionato in Inghilterra la rivoluzione che avea già prodotto in Francia il Fiorentino Lulli.
Questo fecondissimo scrittore di 150 commedie cui tanto debbono le scene Veneziane e che fa tanto onore all’Italia già vicino a smascherare e a guarire i comici, ebbe a soffrire tante guerre suscitate da’ partigiani del mal gusto e dagl’ invidiosi di mestiere, che annojato dell’ingiusta persecuzione cesse al tempo e cangiò cielo. […] Pietro Chiari già morto da più anni avesse, come gli conveniva, secondato le sagge vedute del Goldoni migliorandolo soltanto nella lingua, nella versificazione e nella vivacità dell’azione; il teatro istrionico non sarebbe ritornato agli antichi abusi e le maschere inverisimili si sarebbero convertite in comici caratteri umani graziosi e piacevoli. […] Ecco intanto le tre commedie coronate in Parma: il Prigioniero già mentovato del marchese Albergati onorato colla prima corona del 1774: la Marcia del sig. ab. […] Un miracolo opposto a quello del Vaccaro ha fatto nel 1779 don Francesco Seguro architetto Siciliano, inalzando in faccia al già in parte diroccato Castello Nuovo nella strada che mena al passeggio del Molo un teatro che ha preso il nome dal Fondo di separazione de’ lucri.
Dove a noi, che siam privi di tali aiuti, ne convien stare dentro a più ristretti termini; se già non si voglia alzar la voce a guisa di banditore ed isforzarla; che tanto è a dire se travisare non si voglia ogni verità nella rappresentazione. […] L’architettura che, ad ornare come si conviene l’interno del teatro, si ha da pigliare per modello, è una maniera di grottesco, come se ne vede nelle antiche pitture, ed anche una maniera di gotico il quale ha col grottesco un’assai stretta parentela; se già da una tal voce non verranno ad esser offesi gli orecchi moderni.
Eschilo, secondo il testimonio di Sofocle, e secondo che dice Callistene presso Luciano, e Plutarco nel Simposio, scrivea le sue tragedie tra’ bicchieri, quando era già caldo di vino. […] Rollin dicono, Euripide dovette morire il secondo anno dell’olimpiade XCII, e non nella XCIII; perciocchè Aristofane nelle sue Rane, le quali furono certamente rappresentate nell’olimpiade XCII, parla di Euripide come di un uomo ch’ era già morto; e Sofocle, per quanto ci assicurano parecchi autori, sopravisse di sei anni ad Euripide, e morì nonagenario nel quarto anno dell’ Olimpiade XCIII.
Molière soggiornò a Lione, dunque probabilmente il nome di Mascarillo prese da quello già esistente. […] E se ben amore semina nel mio cuore abbondantissime granella de’suoi meriti, e che i raggi de’ suoi begli occhi, quasi vivi soli, faccino il loro officio di generare, non havend’io già mai con l’acqua del mio consenso inaffiato questo cuore, il seme non ha potuto concepire vegetativo germoglio…..
[5] E non si creda già che Quinaut riuscisse bene soltanto nelle cose amorose. […] Una cognizione più intima del teatro gli fece avvertire che l’aria, essendo quasi l’epifonema o l’epilogo della passione, non dovea collocarsi sul principio, o tra mezzo ad una scena, giacché non procedendo la natura per salti, ma bensì colla opportuna graduazione ne’ suoi movimenti, non è verosimile che sull’incominciare d’un dialogo si vedesse di già il personaggio nel colmo della passione per rientrar poi immediatamente nello stile pacato che esige il recitativo. […] Lo Stampiglia merita bensì qualche distinzione non già per questo, ma per essere stato uno de’ primi a purgar il melodramma della mescolanza ridicola di serio e di buffonesco, degli avvenimenti intrigatissimi e del sazievole apparato di macchine.
., ma non già che ciò avvenisse in Italia: “Costando (egli dice) che le compose prima del 1533., e trovandosi fuori di Spagna, e per esercitarsi nel nativo idioma, non v’ha ragione che ripugni a credere che ciò potè essere [pudo ser] verso il 1520.” […] Perdonate però se interrompo un’ estasi così bella con rappresentarvi che le azioni dell’Ecuba Greca non sono già molte, come Voi dite, senza forse ricordarvi della favola di Euripide, ma due, cioè la morte di Polissena, e la vendetta presa da Ecuba di Polimestore; che la morte di Polidoro è seguita prima dell’azione della Tragedia. […] Lasciate correre: già sapete in qual mondo oggi siamo: vi sono alcuni saputelli, che vogliono saper più de’ Saccentoni, nè si accomodano più a certa Filosofia di un tempo, in cui le voci bastavano a dar corpo alle ombre.
Per me solo pasce questa greggia immensa; per me si scanna, per questo ventre, e non già per alcuni di questi tuoi Numi. […] Egli senza dubbio taglia le membra di quegl’infelici sulle mense; altre ne destina ad esser bollite, altre in arrosto; L’odore scellerato già ne va insino al cielo, e Giove ancora nol fulmina? […] Io veggo (dice già ubbriaco) girar la terra, il mare e il cielo; veggo il trono di Giove e seco tutta la folla degli Dei.
Descrive poi la propria felicità e le ricchezze pastorali di cui abbonda: Per me solo pasce questa greggia immensa; per me si scanna, per questo ventre per questa gola, e non già per alcuno di questi tuoi numi. […] Egli senza dubbio taglia le membra di quegl’ infelici sulle mense; altre ne destina ad esser bollite, altre in arrosto; l’odore scellerato già ne va insino al cielo, e Giove ancora nol fulmina! […] Io veggio (dice già ubbriaco) girar la terra, il mare e ’l cielo; veggio il trono di Giove e seco tutta la folla degli dei.
Abbiamo poi già notato che il Dispetto amoroso fu traduzione degl’ Inganni commedia del Milanese Niccolò Secchi. […] Giorgio Dandino deriva da una novella del Boccaccio già dallo stesso Porta trasportata sulla scena. […] Non era uscito nel 1664 il Misantropo, ma le Preziose ridicole, la Scuola delle donne, la Critica di questa e l’Improvvisata di Versailles, ed assai più i tre primi atti del Tartuffo preceduti alla Mère coquette, aveano già enunciato ben degnamente Moliere e la buona commedia.
L’avvocato Nicolàs Fernandez de Moratin già lodato fra’ tragici si provò anche nel genere comico, e nel 1762 impresse la sua Petimetra, nella quale, ad onta di una buona versificazione, della lingua pura, e della di lui natural vivacità e grazia, riuscì debole nel dipingere la sua Doña Geronima e sforzato ne’ motteggi, e cadde in certi difetti ch’ egli in altri avea ripresi. […] Io non ne nomino i meschini autori per rispettar la nazione; ma probabilmente essi troveranno ricetto nella Biblioteca del Sampere per morire in coro in siffatto scartabello, di cui in Ispagna altri già più non favella se non che il proprio autore. […] Eugenio innamorato meno nojoso, che ostenta sempre una morale avvelenata da un’ aria d’importanza e precettiva: che egli non dovrebbe continuare nè a moralizzare nè a corteggiar Pepita promessa ad un altro, a cui il padre ha già contati diecimila scudi per le gioje: che Pepita in tali circostanze non dovrebbe nell’atto II innoltrarsi in una lunga e seria conferenza deliberativa col medesimo e con la Zia: che il carattere di Bartolo portato a tutto sapere e tutto dire non dovrebbe permettergli di tacer come fa in tutta la commedia l’ importante secreto della finta lettera posta di soppiatto in tasca di D.
Trovò dunque il teatro già corrotto sin dall’immediato successore del Rueda; ed essendosi poi la commedia Spagnuola sempre attenuta a tal sistema, ben possiamo dire, che nacque da semi originariamente pontici e silvestri, la qual cosa non piacque al Sig. […] I drammi di Lope consistono in commedie, tragicommedie, pastorali, tramezzi e atti sacramentali, tutti in versi, a riserba della Dorotea già nominata voluminosa novella in dialogo scritta in prosa per leggersi, e non per rappresentarsi. […] Oltre alle latine del Portoghese La Cruz ed alla Castro del Ferreira già riferite, io ne conto altre dodici di cinque letterati Spagnuoli. […] Ah v’abbandona già la madre vostra! […] Ah de’ miei colpi, Amato sposo, io già morir ti veggio!
Che già niun legislatore non si metterà a dar nuove leggi in uno stato sconvolto, se prima i magistrati non vengano rimessi in autorità; né si accosterà un capitano al nemico, se non abbia prima dal suo esercito sbandita la licenza e il disordine.
Poesia rappresentativa, favola di giusta grandezza, sviluppo di grandi o mediocri azioni e passioni umane per correzione e diletto, piano ragionato di competente durata, e quanto altro caratterizza l’azione scenica, e la distingue dal semplice ballo, non si trova se non che nelle nazioni già molto inoltrate nella coltura.
Che che di lui motteggi Aristofane nelle Tesmoforie, è certo che Aristotile nella Poetica celebra la tragedia di Agatone intitolata Αιθος, il Fiore, nella quale i nomi e le cose erano tutte inventate dal poeta, e non già tratte dalla storia o dalle favolea.
Poi, riaccettato nella compagnia a mezza parte, gli fu affidato l’incarico di settimanajo (ch’egli copriva già dal 1769) col titolo di settimanajo perpetuo.
Egli fu dotato di sì eccellente natura, che soleva alle volte un’intera commedia far da sè solo, rappresentando varj personaggi ; e quando soleva rappresentar qualche Donna, non usciva già adornato d’abiti femminili ; ma faceva dentro la scena la voce femminile agli spettatori sentire, con ammirazione, e diletto non ordinario.
(senza anno) : È una mattinata , il sole, « ministro maggior della natura, » già sorge sfolgorante dai balzi d’oriente…
L'agosto del '70, nonostante il contratto già firmato, non andò più a Milano, ove con nuova deliberazione, fu abolita la stagione di prosa, per surrogarvi le opere buffe.
Mortogli il padre nel’700, e rimaritatasi la madre coll’avvocato Duret, egli ebbe da entrambi tali maltrattamenti, che, sebbene avesse già esordito a quindici anni con buon successo nella compagnia materna, si trovò costretto a prendere il servizio militare, arruolandosi con un tal Capitano, dal quale non ebbe trattamento migliore, nonostante il dono che gli fece d’un piccolo orologio, che era tutto quanto ei possedeva.
Voti nobili, degni d’un cuor magnanimo, d’un cuor che cercava la gloria nel procurar la pace alla terra, non già nel desolarla. […] Il plautino Pirgopolinice che con un pugno spezza una coscia a un elefante, é un’ombra a fronte d’Alcide che dice a Giove che si rincori, «secure regna», mentre il suo braccio «ha già fracassato quanto Giove avrebbe dovuto fulminare». Egli domanda il cielo, poiché già la terra, …… timet concipere, nec monstra invenit. […] Narrali nel V, come il tumulto é già sedato, Nerone comanda, che Ottavia sia relegata nell’isola Pandataria oggi Ventotiene; e in fatti viene ella fuori condotta da soldati per imbarcarsi. […] Or quando noi le leggiamo, non ci dispiacciono esse già; che anzi ci sembrano con lepore e con eleganza composte.
Il '47 è collo stesso Domeniconi, al fianco della Ristori, già forte promessa nel Paolo della Francesca da Rimini, nel Romeo di Giulietta e Romeo, nel Carlo del Filippo, nell’Egisto della Merope ; il '48 a Roma è consacrato attore tragico, suscitando nel pubblico l’entusiasmo coll’Oreste di Alfieri. […] Chi mi suggerisce ora le parole e le imagini per dare non già un ritratto al vero, ma una pallidissima idea di questa gigantesca figura di Giove tonante ?
Occorre a questo punto domandarsi quanto del Della declamazione si mostrasse già in germe nell’attività svolta sulle colonne del Termometro politico della Lombardia. […] Bisogna tuttavia sottolineare come anche l’attenzione per la gestualità dell’attore, nonché minimi accenni alla necessità di manifestare gradualmente la passione, fossero presenti già a quest’altezza. […] È ufficio di questo il conoscere ed imitarne la parte esterna e sensibile, e non già l’analizzarne l’interna e metafisica. […] Essi deridevano non già il poco accordo o la poca forza dell’espressione, ma la poca dignità del carattere della persona, ossia la debolezza ch’ella mostrava negli ultimi suoi momenti. […] [9.15] Dalle considerazioni già fatte noi possiamo dedurre, che il bello naturale dell’espressione consiste nella sua verità e nell’importanza del suo significato.
E pure già competentemente colta sapea e darsi leggi, serbar riti religiosi, e governarsi, e guerreggiare e vincere, e fabbricare con istupenda solidità e magnificenza, e verseggiare, e dilettare il Popolo con feste e giochi.
Nel luogo selvoso, ov’era Populonia una delle dodici principali città dell’Etruria, appajono molte vestigia di sì famosa città, e specialmente una porzione di un grande anfiteatro, che si congettura essere stato tutto di marmi: tralla Torre di San Vincenzo ed il promontorio dove era la nomata Populonia, veggonsi le reliquie di un altro anfiteatro, presso al quale giaceva un gran pezzo di marmo con lettere Etrusche: di un altro osservansi i rottami fralle antichità della città di Volterra5, Del magistero degli Etruschi nel dipingere, oltre ai vasi coloriti, de’ quali favella il Maffei6 e ad altri posteriormente scoperti, ci accerta il lodato Plinio7, affermando che quando in Grecia cominciava la pittura a dirozzarsi, cioè a’ tempi di Romolo, non avendo il Greco pittore Butarco dipinto prima dell’ olimpiade XVIII, in Italia già quest’arte incantatrice era perfetta, e le pitture di Ardea, di Lanuvio e di Cere erano più antiche di Roma fondata, secondo la cronologia del Petavio, nella VI olimpiade8.
Sappiamo dalle memorie di Giacomo, che la vedova si unì il 1736 a una compagnia di artisti chiamata a Pietroburgo alla Corte dell’Imperatrice Anna Ivanovna, lasciando i figliuoli a Venezia, ov’era già di ritorno il 1737, nel qual anno si scritturò nella compagnia di attori e cantanti italiani formata allora per la Corte polacco-sassone da Andrea Bertoldi, il Pantalone (V.), coll’aiuto dell’ambasciatore sassone Conte di Vixio.
La compagnia si era già recata a Parma.
Sposò in quel torno Maria vedova Buccinieri, già servetta di buon nome, e formò la quaresima del 1818 una buona società col primo attore Luigi Velli, di cui facevan parte comici egregi, quali : il Vismara, il Dones, lo Zuanetti, il Baraldo, la celebre Polvaro, ecc.
A tredici anni appena era già l’amorosa della Compagnia italiana di Giovanni Toselli, che andava maturando il disegno di una Compagnia piemontese.
Ma la commedia singolarmente che dipinge per gli spettatori presenti e non per gli futuri, è sopra ogni altra esposta all’abbandono e al disprezzo in cui cadono le mode già passate. […] La giovinotta è già sparita e restati. […] Secondo il racconto di Socrate il giovane è già perfettamente ammaestrato a negare il debito a fronte di mille testimoni. […] Ma si vuol riflettere che non è già una commedia di Menandro o di Moliere o di Ariosto, ma una farsa allegorica, dove quasi tutto si opera per macchina. […] Prima conseguenza di tal pace si è la libertà del commercio per lui, e non già pel bellicoso Lamaco.
Si è già detto ch’egli è un’ aquila che s’innalza sopra le nubi mirando il sole senza prender cura de’ baleni che si accendono e de’ fulmini che strisciano per l’atmosfera. […] Io già non parlo dell’amore energico, furioso, terribile che ben conviene alla vera tragedia; parlo… degli amori proprii dell’idilio e della commedia anzichè della tragedia.» […] Senza dubbio Racine apprese tal pratica da Menandro, il quale, come già osservammo, non cominciava a comporre i versi delle sue favole prima di averne disposto tutto il piano. […] Dopo alcune scene galanti, elegiache al pari delle già indicate, comparisce nell’ultima Solone moribondo, il quale si mette a declamare lungamente con tutta l’inverisimiglianza per uno che stà spirando, e racconta verbosamente che Policrita, non è sua figlia e che si chiama Cleorante.
Certamente non è proprio di essa, se per «dommatizzare» s’intenda l’intuonar sul teatro un capitolo di Seneca, ovvero alcuna di quelle lunghe tiritere morali, di che tanto abbondano le tragedie de’ cinquecentisti, nel qual senso sono state ancora da me condannate: ma non è già così di piccole, e brievi sentenze, che spontaneamente vengono suggerite all’animo dallo stato presente del nostro spirito. […] allora io credo ascoltar un poeta, che vuol insegnarmi l’arte della scherma, non già un personaggio occupato in pensieri di qualche importanza. […] [38] Essendo dunque gli argomenti maravigliosi sottoposti a tanti difetti, ragion vuole, che si debbano ad essi preferire gli storici. né non è già vero, come pretende il Marmontel, che questi non somministrino al decoratore abbondanza di spettacoli nuovi e brillanti. […] Si vuol da lui che sfugga gli argomenti troppo lunghi o troppo complicati, ma non già che ne intrecci una serie di scene disunite, e senz’alcun disegno. […] Ma molte di esse sono state di già accennate in passando, altre si ricavano facilmente da’ princicipi proposti, altre si toccheranno nel seguito di quest’opera.
Ciò che accennai son già molti anni al l’editor Veneto di questa mia opera che imprese a reimprimere, ripeto ora in parte a voi che ne intraprendete l’ultima mia edizione.
L’assenza di Aurelia non fu molto lunga, giacchè nel’ 60 ella era già di ritorno a Parigi, senza dubbio, dicono i Parfait (op. cit.
Morti i genitori, egli, che avea già tal volta recitato nella filodrammatica della città, non avendo più legami di sorta in patria, si diede alle scene in cui riuscì valente caratterista e valentissimo capocomico.
Vedo già risuonar d’Arno alle rive i nomi vostri, e a coronar d’allori il vostro crin, dalle contrade argive corre Apollo tra Ninfe e tra Pastori.
Questi s’innamora in Venezia di una bella schiava, e senza eseguire la commissione del padre riscatta quella giovine, la sposa e la mena nella casa paterna facendola credere la sorella liberata, ed affermando di aver trovata già morta la madre. […] Il viluppo della Trappolaria e quello dell’Olimpia sono ugualmente ingegnosi e felici una sola ipotesi verisimile tutto avvolgendo e mettendo in movimento, ed un solo fatto che necessariamente, e non già a capriccio del poeta, si manifesta, riconducendo la tranquillità tra’ personaggi ed un piacevole scioglimento.
Si è già riferito a qual segno godesse il favore del re Archelao e dell’amicizia di Socrate il celebre Euripide. […] Vedevasi in essa un luogo particolare chiamato Θυμελη, che secondo Polluce non era già il pulpito descritto, siccome scrisse il Calliachio, ma sì bene una specie di ara o tribunale che si occupava da’ musici.
Dovè dunque concepirsi di tal modo, che le macchine per appagare la vista, l’armonia per dilettare l’ udito, il ballo per destare quella grata ammirazione che ci tiene piacevolmente sospesi agli armonici, graziosi, agili e leggiadri movimenti di un bel corpo, cospirassero concordemente colla poesia anima del tutto, non già qualunque o simile a quella che si adopera in alcune feste, ma bensì drammatica e attiva, ad oggetto di formare un tutto e un’ azione bene ordinata, e cantata dal principio sino al fine, e (per dirlo colle parole del più erudito filosofo e dell’ uomo del più squisito gusto che abbia a’ nostri dì ragionato dell’opera in musica, cioè del conte Algarotti) di rimettere sul teatro moderno Melpomene accompagnata da tutta quella pompa che a’ tempi di Sofocle e di Euripide solea farle corteggio. […] del verso e del canto siamo già convenuti che servir debbono di mezzi per dilettarmi.
T’adoro; Te ’l dissi già, condannerai tu stessa Il mio foco il mio ardire, Mi lascerai morir. […] L’azione già intepidita nel III con gli esseri allegorici, in tutto l’atto IV diviene vieppiù fredda e nojosa per le apparizioni delle donne di Ubaldo e del Danese, ed i Francesi stessi non disconvengono.
Che anzi, erano già molti anni dacchè al teatro del Pavone era stata posta la lumiera con quattro grandi pavoni dorati, che poi furono tolti perchè dalla sua luce si pavoneggiavano quei soli quattro animali, quando io nel 1843, assistendo ad una rappresentazione della compagnia Reale di Torino, trovai il teatro Carignano senza lumiera, e in cosi fitta oscurità, ch’ io distingueva appena la fisonomia di chi mi stava vicino, mentre la luce concentrata tutta sopra gli attori li faceva sembrare figure magiche, e la commedia era ascoltata con religioso silenzio. […] L’aumento delle spese serali senza compenso sicuro, e non già l’aumento delle paghe degli affari ci condannarono allora a quel limbo.
Essendo Epicarmo già vecchio era giovanetto Magnete Icariese, il quale, secondo il medesimo Suida, compose nove commedie, e rimase due volte vincitore. […] Secondo il racconto di Socrate il giovane è già perfettamente ammaestrato a negare il debito a fronte di mille testimonj. […] riflettere che non è già una commedia di Menandro o di Moliere o di Ariosto, ma una farsa allegorica, dove quasi tutto si opera per macchina. […] Prima conseguenza di tal pace si è la libertà del commercio per lui, e non già pel bellicoso Lamaco. […] Queste verità ristuccano il coro avido già di ricchezze, il quale ricusa di più ascoltarla, fosse anche certo di essere interamente persuaso.
Se il Varano, il Marchese, il Conti, il Granelli, il Bettinelli, l’Alfieri ed altri già lodati si discostano di molto da Voltaire e Crebillon, sovrastano senza contrasto a i Belloy, a i Colardeau, a i Dorat, agli Arnaud, a i Le Miere, a i Marmontel.
Quando non si andava svogliatamente com’oggi a teatro, per veder la riuscita di un nuovo lavoro, sul quale si ha già una preventiva poca fede ; ma ci si accorreva entusiasti a giudicar di una interpretazione, suscitante poi ne' confronti le più vive discussioni, la vita artistica di Virginia Marini era il trionfo non interrotto di ogni sera.
Ei gl’ingegni già adulti, e tu i nascenti coltivi, in ciò di Lui più avventurato, ch'egli un corrotto, e un vergin suol tu trovi !
Il famoso Michele Baron già vecchio che sostenne il carattere di Erode, Adriana le Couvreur insigne attrice che rappresentò quello di Marianna, le due persone che compresero tutta l’energia di una vivace rappresentazione naturale, e che insegnarono la prima volta in Francia l’arte di declamare senza la solita istrionica affettazione, non bastarono a farne soffrire sino alla fine la rappresentazione. […] Nel 1736 egli l’ avea già composta, ma si trattenne alcuni anni di pubblicarla, o per non farla comparire, mentre si applaudiva l’Amasi di M. […] Non già, ma ad Eufemia figlia del principale congiurato. […] Fu nel secondo giorno il conte Luigi Avogadro, mentre in abito finto fuggia di città, riconosciuto, fermato e presentato a Gastone che nella pubblica piazza il fe decapitare . . . volendo vedere egli stesso il crudele spettacolo, e si compiacque poi di replicarlo ne’ due già presi figliuoli. […] Principi d’Altamura furono in regno i signori della famiglia del Balso già estinta nel principe Pirro, la cui unica figliuola Isabella fu moglie di Federigo di Aragona re di Napoli, il quale prima di regnare ne portò anch’egli il titolo.
Tu puoi carezzar anco Una Vestale pallida tremante Che già miri spirar la santa fiamma. […] Dopo la languidezza del IV atto già riferita un improvviso nuovo vigore misto di eroico e di compassionevole chiama tutta l’attenzione dal punto che si enuncia la morte di Marco. […] Altro il valore Non ti lasciò degli avi Nella terra già doma Da soggiogar che il Campidoglio e Roma! […] L’Abate Arnaud che ne recò un estratto nel tomo VII della Gazzetta letteraria dell’Europa, «noi, dice, non abbiamo potuto leggerlo senza esserne commossi, non già per quella tenera generosa pietà cara ai cuori più sensibili, ma per certo tristo sentimento doloroso, onde l’anima rimane abbattuta, lacerata, istupidita». […] Il titolo è Beggars’ Opera, cioè l’Opera del Mendico, e non già de’ Pezzenti, come la chiamarono alcuni Francesi, ed anche il sig.
Oggi in Francia si produce ancora alcun componimento applaudito in teatro e letto senza noia; e benché non vi sia chi possa degnamente compararsi con veruno de’ quattro gran tragici di questo e del passato secolo, pure oltre alle poche di sopra già mentovate tragedie, merita distinta lode la Didone del signor le Franc marchese di Pompignan265. […] L’istesso é già principiato ad avvenire a’ sedicenti filosofi francesi della nostra età, uomini per lo più di poco ingegno, di cuore freddo e di gusto depravato, che col loro pretesto spirito filosofico, e con quella loro ventosa loquacità, «quae animos juvenum ad magna surgentes (come disse Petronio) veluti pestilentiali quodam sidere afflavit» tarpano le ali alla fantasia, mettono a soqquadro le belle arti, e deprimono i gran modelli; uomini (parlo sempre per sineddoche) scostumati e sciaurati, nemici della ragione e della verità; uomini mezzanamente instruiti e superlativamente fanatici che per mostrare la loro esistenza, cospirano a distrugger tutto, e alla soddisfazione interna di essere ragionevoli antipongono la vanità di comparire straordinari e spiritosi alla moda; uomini anche in mezzo al loro vantato scetticismo dogmaticamente decisivi che presumono di essere i precettori del genere umano, e che vorrebbero a lor talento governare il mondo; uomini perversamente pensanti che disonorano il cristianesimo, la patria, l’umanità e la filosofìa tutto a un tratto; uomini solidamente audaci e feroci che quando possono scoccare qualche velenoso strale contro l’Italia, la religione, il sacerdozio e ’l principato, se la godono e trionfano e si ringalluzzano; uomini fieramente superbi e boriosi che quando veggonsi tassati nelle loro stravaganze e bestemmie, arruffano il ceffo con rabbia cagnesca, s’inferociscono, s’inviperiscono, s’imbestialiscono; uomini naturalmente maligni e astiosi che con cinica declamazione calunniano alla dirotta, sapendo che il volgo e i più, non la verità, ma l’opinione risguardano; uomini in somma che sono un composto d’ignoranza, di presunzione, di orgoglio, d’impostura, di malvagità, di demenza, e di suprema temerità, e a’ quali può anche a buona equità appropriarsi tutto ciò che il dottor del Genti nelle due epistole a’ romani e agli efesi scrisse de’ filosofi idolatri.
Dovè dunque concepirsi di tal modo, che le macchine per appagare la vista, l’armonia per dilettar l’udito, il ballo per destare quella grata ammirazione che ci tiene piacevolmente sospesi, e gli armonici, graziosi, agili e leggiadri movimenti di un bel corpo, cospirassero concordemente colla poesia anima del tutto, non già qualunque o simile a quella che si adopera in alcune feste, ma bensì drammatica e attiva , ad oggetto di formare un tutto e un’azione bene ordinata e cantata dal principio sino al fine , e (per dirlo colle parole del più erudito filosofo e dell’uomo di gusto più squisito che abbia a’ nostri giorni ragionato dell’opera in musica, dico del conte Algarotti) di rimettere sul teatro moderno Melpomene accompagnata da tutta quella pompa che a’ tempi di Sofocle e di Euripide solea farle corteggio . […] Del verso e del canto siamo già convenuti che servir debbono di mezzi per dilettarmi.
Fu allora che il Conte Carlo Gozzi, già forte estimatore dell’ingegno di lui, pensò di venirgli in ajuto, esordendo come autore la sera del 25 gennajo 1761 con la fiaba L'amore delle tre Melarance, « caricata parodia buffonesca sull’opere dei signori Chiari e Goldoni, che correvano in quel tempo ch'ella comparve. » Fu preceduta da un prologo in versi « Satiretta contro a' Poeti, che opprimevano la Truppa Comica all’improvviso del Sacco », e « nella bassezza de'dialoghi e della condotta e de'caratteri, palesemente con artifizio avviliti, l’autore pretese porre scherzevolmente in ridicolo Il Campiello, Le massere, Le baruffe Chiozzotte, e molte plebee e trivialissime opere del signor Goldoni. » Che Dio l’abbia in gloria ! […] Visto poi che recitata da altri la Commedia non sortiva il medesimo successo, s’indusse a scriverla tutta, « non già, — aggiunge con gentile riserbo, — per obbligar quelli che sosterranno il carattere di Truffaldino a dir per l’appunto le parole sue quando di meglio ne sappian dire, ma per dichiarare la sua intenzione, e per una strada assai dritta condurli al fine. » E conchiude pregando chi reciterà quella parte, di volere in caso di aggiunte astenersi « dalle parole sconcie, da'lazzi sporchi…. » E qui forse intende di muover velatamente rimprovero al Sacco stesso, che in materia di sconcezze su la scena pare non avesse troppi scrupoli.
Io veggo però un altro possibile incomparabilmente più comune, e naturale, cioè, che il Nasarre ignorasse o dissimulasse la barbarie della Penisola verso il principio del XVI secolo (alla quale non mai derogheranno nè tre nè quattro scrittori che altri potesse citare), e spacciasse un fatto passato solo dentro del suo cervello, cioè che ne fosse sbucciato un autore spagnuolo che, usando nelle insipide sue commedié un latino barbaro e un pessimo italiano, calato fosse ad insegnare a scrivere commedie ai maestri de’ Nebrissensi e de’ Barbosi, agl’ Italiani, che, come bene osserva l’A. di questa eccellente Storia teatrale, già possedevano le comiche produzioni de’ Trissini, degli Ariosti, de’ Machiavelli, de’ Bentivogli.
Chi abbia come me veduto e sentito nella Cameriera astuta del Castelvecchio le finezze d’espressione, d’intonazione, di dizione della Daria Cutini-Mancini, benchè già fuor dell’arte, può ben essersi fatta una idea chiara e della importanza di quel ruolo, e del valore di chi lo rappresentava, e degli schietti entusiasmi del pubblico.
Egli diceva come il celebre Zanerini : – L’artista vestito in carattere ha già fatto la metà della parte. – Era cosa poi assai sorprendente per gli stessi artisti che con lui recitavano, il vedere come si prevaleva delle più piccole cose, come una scatola da tabacco, una penna da scrivere, una sedia, un tavolino, per ricavarne un effetto certo in una scena o in altra della produzione.
Appassionato dell’arte, entrò a venti anni in una compagnia d’infimo ordine, e dopo aver passato peripezie di ogni specie in altre compagnie mediocri, nelle quali però era già divenuto un buon artista, riuscì a entrar socio il 1811 con Elisabetta Marchionni, recitando al fianco della celebre Carlotta le parti di primo amoroso.
Baccini, la notizia, già accennata dal D’Ancona, che il « 13 maggio 1589 » fu recitato la Pazzia, commedia d’Isabella commediante, dai Comici Gelosi, favorita dal Granduca, Granduchessa (Francesco I de’ Medici e Bianca Cappello), con tutti li Principi e Personaggi e co’ medesimi intermedi che erano stati alla Zingara della Vittoria. […] DEL CAVALIER MARINO Per la signora Isabella Andreini mentre recitava in una tragedia Tace la notte, e chiara al par del giorno spiegando per lo Ciel l’ombra serena già per vaghezza, oltre l’usato affrena di mille lumi il bruno carro adorno. […] Paolo Fabbri comico detto Flaminio : Quella che già cosi faconda espresse detti sublimi, ed ornamento altero fu de le scene, d’appressarsi al vero lasciando l’ombra e di bearsi elesse. […] Battista Gelmini, m dc viii) dice : Con le Comedie ho già seruito à i Gigli di Francia in compagnia di quella Donna che non teme del tempo i duri artigli. […] Vi saluterò come corvo, poichè così volete, ma non vorrò già dire che voi siate il mal tempo.
Si aggiunga di più, che dicendo Sulpizio d’aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Roma una tragedia, ci fa retrocedere col pensiero almeno fino a’ Latini, e non possiamo altrimenti concepire la tragedia di cui fa motto, se non come quella degli antichi, e non già come l’opera eroica moderna. […] Coteste sacre rappresentazioni, quasi tutte per l’addietro incondite, indecenti e sconnesse, risvegliando nuovamente ad alcuni dotti e ingegnosi italiani l’idea dell’antica drammatica da moltissimi secoli già estinta, dieder loro probabilmente la prima spinta a trattar anche sulla scena argomenti profani e in latino e nella natìa favella con più eleganza e sfoggio e con qualche regolarità e principio di buon gusto, secondo che que’ tempi lo potevano in tal genere di composizione permettere, nella stessa guisa che i rozzi cori pastorali ed i semplici inni dionisiaci della primitiva tragedia greca mossero l’ingegno di Epigene, di Tespide, e di Frinico a darle nuova forma e nuovo lustro.
Sento già risonar le note avenea; Sorger di nuovo, oimè! […] La prima volta che questo nuovo tragico, contando anni ventotto di età, produsse un suo componimento, e trionfò di Eschilo già vecchio, fu nel celebrarsi la solennità del ritrovamento e della traslazione delle ossa di Teseo dall’isola di Sciro in Atene, nella quale Cimone nominò i giudici scegliendone uno di ogni tribùa.
Si è già riferito a qual segno godesse il favore del re Archelao e dell’amicizia di Socrate il celebre Euripide. […] Vedevasi in essa un luogo particolare chiamato Θυμελη che secondo Polluce, non era già il pulpito descritto, come scrisse Calliachio, ma sì bene una specie di ara o tribunale che si occupava da’ musici e da’ ballerini.
Senza ciò che dovremmo pensare di Augusto, il quale, non già per pena fulminata contro di loro, ma per grandezza, secondo me, espose alcuni cavalieri e matrone Romane a rappresentare in teatrob? […] La qual cosa per avventura non ignorando Giulio Cesare volle che negli spettacoli dati per lo suo trionfo Laberio stesso comparisse in teatro (siccome avea già obbligati i due principi reali dell’Asia e della Bitinia a danzare in pubblico la pirrica) promettendogli cinquecentomila sezterzii, cioè intorno a quattordicimila ducati napolitani.
L’uomo adunque già sì debole, sì goffo, sì misero, seppe trovare nelle proprie forze fisiche e intellettuali quanto fecegli mestiere a penetrar nell’arcano magistero del Mondo naturale ed a crearsi egli stesso tutto il Mondo civile. […] In Francia, dove tanto si studia e fiorisce la declamazione, gli attori per la maggior parte sono autori essi stessi, come già furono Moliere, la Place, Dancourt, Baron, e come oggi sono Piccard, Duval, la Molè e tanti altri.
Senza ciò che dovremmo pensare di Augusto, il quale, non già per pena fulminata contro di loro, ma per grandezza, secondo me, espose alcuni cavalieri e matrone Romane a rappresentare in teatro135? […] La qual cosa per avventura non ignorando Giulio Cesare volle che negli spettacoli dati per lo suo trionfo Laberio stesso comparisse in teatro (siccome avea già obbligati i due principi reali dell’Asia e della Bitinia a danzare in pubblico la pirrica) promettendogli cinquecentomila sesterzii, cioè intorno a quattordicimila ducati Napoletani.
Univ.) dirette a Ferdinando I de’Medici, già pubblicate da A. […] Anche dice il Guerrini, al proposito dell’autor vero di un Trattato delle virtù morali già attribuito a Roberto Re di Napoli, e riconosciuto poi per opera di Bonagrazia, Graziolo, o Graziano de’ Bambagioli, bolognese : Resta intanto che fu dottore, letterato e mescolato alle faccende politiche del suo tempo.
Questi s’innamora in Venezia di una bella schiava, e senza eseguire la commissione del padre riscatta questa giovane, la sposa e la mena nella casa paterna facendola credere la sorella liberata, ed affermando d’aver trovata già morta la madre. […] Non è già che ne’ primi tempi dell’opera mancassero in Italia buoni poeti, ma il genere stesso era tuttavia nell’infanzia. […] Ma questi eunuchi sostituiti alle cantatrici nel dramma del Tronsarelli ci richiamano alla memoria un’ osservazione fatta sulla nostra Storia de’ Teatri del 1777 dal già mancato erudito estensore di quel tempo delle Romane Efemeridi Letterarie. […] Ciò rilevasi da un passo di Teodoro Balsamone già da noi citato, il quale visse in quel secolo: olim cantorum ordo non ex eunuchis, ut hodie fit, constituebatur, sed ex iis qui non erant ejusmodi 87. […] Non per tanto per la medesima vastità (per cui ha potuto un tempo servire per una specie di naumachia, come dimostrano le antlie e i sifoni, per li quali ascendeva l’acqua per inondare l’orchestra) esso non è più in uso, e solo rimane esposto alla curiosità de’ viaggiatori; ed incresce il vedere che già mostra talmente i danni del tempo e del disuso, che non senza qualche ritegno si monta sulla scena per osservarsi minutamente.
.° Signor Dottore suo fratello ; et l’altra (Isabella) è de’ Canali da Venetia, già figlia del Signor Paolo Canali ; sì come l’autore, in conformità del vero, un giorno a pieno farà intendere, e la cagione perchè fin ad hora si sieno chiamati degli Andreini…. […] Quanto al maramao (parodia di Maramaldo) della vignetta, ne abbiam traccia nel Balduino del Corneille, tradotto dall’abate Gerolamo Gigli, di cui ecco un brano singolare, già riportato dallo Scherillo nella sua Commedia dell’Arte (Torino, Loescher, 1884). […] E fra grotte tremende e gran dirupi, a caccia vado e con tutti contrasto ; e fuor d’atre spelonche, e statui cupi tiro i serpenti, & il lor dosso attasto con la mia claua, che ogni forza attera, che d’Ercole fu già, mentre viv’era. […] Per te godon le scene il lor natio onore ; e già sen vola a Battro a Tile glorïoso il tuo nome, e l’empia e vile invidia paga il doloroso fio. […] Il soggetto trattato nella lunetta è il seguente : Il Beato Sostegno uno de’ sette fondatori al secolo chiamato Gherardino I Sostegni dal Beato Filippo lasciato suo general vicario nella Francia vien raccomandato in sieme con la religione di già sparsavisi per opera del I Beato Manetto a Filippo Re in Parigi l’anno M CC LXIX.
E più oltre (pag. 41) : Carlotta Marchioimi, la estatica di Verona (allude al Collegio delle Orsoline), la immancabile alle messe meridiane della Consolata o di San Filippo, che prima di uscir sulla scena ogni sera si faceva senza ostentazione, nè sotterfugio, il suo bravo seguo di croce, rappresentò alla perfezione Donna Giulia (La Lusinghiera) e le sue spinte civetterie, come già aveva reso le fiamme incestuose di Mirra.
Dunque, quando venni al mondo, mio padre s’era già ritirato dall’arte, e impiegato nell’Amministrazione dell’Ospedale Civile di Venezia.
Nel 1736 egli l’avea già composta, ma si trattenne alcuni anni di pubblicarla, o per non farla comparire mentre si applaudiva l’Amasi di m. […] Non già; ma ad Eufemia figlia del principale congiurato. […] Fu nel secondo giorno a ² il conte Luigi Avogadro, mentre in abito finto fuggia di città, riconosciuto, fermato e presentato a Gastone, che nella pubblica piazza il fe decapitare.. volendo vedere egli stesso il crudele spettacolo, e si compiacque poi di replicarlo ne’ due già presi figliuoli. […] La tragedia suole alterare alcuna circostanza della storia, e con più frequenza quando l’evento risale alla remota antichità: ma ciò si concede per aumentar le molle della compassione e del terrore, ma non già per iscemarne l’energia. […] Principi d’Altamura furono in regno i figliuoli della famiglia del Balso già estinta nel principe Pirro, la cui unica figliuola Isabella fu moglie di Federigo d’Aragona re di Napoli, il quale prima di regnare ne portò anch’egli il titolo.
La gran fama acquistatasi, e la scarsezza dei monumenti hanno fatto sì che attribuite gli vengano tutte le scoperte delle quali s’ignora l’autore, come già fecero gli Egiziani coi loro Teutes, e col loro Mercurio. […] Si tiene anche per sicuro comunemente ch’ei fosse il primo a ritrovare la gamma, ovvero sia quella tavola, o scala, sulla quale s’impara a dar il lor nome, e a intuonar con giustezza i gradi della ottava per le sei note di musica “ut, re, mi, fa, sol, la” seguitando le diverse combinazioni in cui esse note possono collocarsi: ciò che s’appella propriamente solfeggiare; ma per testimonianza del medesimo Guido un siffatto metodo era stato di già inventato a’ suoi tempi26. […] Se ne crede comunemente l’autore Giovanni Murs, o Muris, canonico parigino, circa il 1250, ma ciò è apertamente contrario all’asserzione del medesimo Muris, il quale nel suo libro intitolato Speculum musica, che si conserva inedito fra i manoscritti della Real Biblioteca di Parigi, parla delle note e del loro valore come di cose di già conosciute a’ suoi tempi. […] La rubrica del secondo giorno era questa: «Monsignore ch’è presente, vi dona venti panieri pieni di dolori ai denti, e aggiugne agli altri donativi già fatti quello della coda d’una carogna».
Chi ha sentito eseguire i. celebri mottetti del Carissimi e del Cesti da qualche bravo cantore, vi ravvisa per entro la sorgente onde ricavò Lulli il suo recitativo, se non in quanto lo svantaggio che ebbero quelli lavorando su parole sconnesse e mezzo barbare d’una lingua morta, non lo ebbe già il musico fiorentino cui toccò in sorte un poeta francese inimitabile. […] Gli Inglesi, che ad un vivo interesse per la patria loro sanno accoppiare quella imparziale filosofia che generalizza i sentimenti e le idee, e presso ai quali il titolo di straniero non è, come per tutto altrove comunemente, un titolo alla esclusiva, o un’arma di più contro al merito nelle mani dell’invidia, si prendevano talvolta il piacere di obbligar i tre professori a che suonassero in presenza del pubblico a gara in tre organi separati con proposte e risposte da una parte, e dall’altra, come già nell’antica Grecia si vedevano Eschilo e Sofocle, e Menandro, e Filomene concorrere nell’Odeon d’Atene a disputarsi fra i lietissimi applausi del radunato popolo ora il premio del tripode, ora il privilegio di recitar sul teatro i loro componimenti. […] Però nella mossa generale del buon gusto musicale in Italia l’arte del canto se ne dovette spogliare, e se ne spogliò infatti del cattivo metodo antico, e contribuì a rinforzar vieppiù l’espressione, non già facendo strazio della poesia, come nel secolo passato, né aggirandosi intorno a’ vani arzigogoli, come a’ tempi nostri, ma ponendo ogni suo studio nell’immitar l’accento naturale delle passioni, nell’acquistar una perfetta intonazione, che è il cardine d’ogni melodia, nell’imparar la maniera di cavare, modulare, e fermare la voce a dovere, nell’eseguir maestrevolmente i passaggi da nota in nota colla debita gradazione acciochè tutte quante spicchino le diverse inflessioni del sentimento, nell’appoggiar a tempo e luogo sui tuoni trattenuti, ove il richieda la espression del dolore o della tristezza, scorrendo poi leggiermente sugli altri, che generati vengono da affetti contrari, nel preferir il naturale al difficile, e lo stile del cuore a quello di bravura, nel far uso di quelli abbellimenti soltanto, che necessari sono alla vaghezza e brio della voce senz’adoperarli tuttavia con prodigalità nuocevole alla espressione, nell’attemperar l’agilità naturale di essa voce non già all’arbitrio di chi la possiede fecondo per lo più di capricci, ma all’indole della natura e della passione, nell’accomodar la prosodia della lingua coll’accento musicale in maniera che vi si distingua nettamente ogni parola, se ne comprenda il sentimento e la forza, e si ravvisi il quantitativo valor delle sillabe, nell’accompagnar col gesto appropriato e convenevole i movimenti del canto, e il carattere de’ personaggi, in una parola nel portar il più lontano che sia possibile l’interesse, l’illusione, e il diletto, que’ gran fonti della teatrale magia.
Il Triumvirato é mirabile per esser produzione di un uomo già di ottant’anni. […] ei già ne conta almeno tre, e destina al primo la poesia comica, al secondo la tragica, e all’ultimo la lirica, riserbando per se di pubblicare, in ogni anno un mezzo poema, e per la moglie un mezzo romanzo; tratti individuali del carattere che subito danno, al ritratto la vera fisonomia. […] Tutto poi cede alla delicatezza dell’esclamazione di Clarendon, «Elle me pardonne», colla quale nel fine previene le parole di Eugenia già intenerita. […] Sperarono in vano di richiamare il concorso col ripetere i componimenti francesi de’ loro predecessori, e perciò erano già determinati a uscir di Parigi; ma il pubblico, benché poco contento delle loro rappresentazioni, era però pago della condotta, urbanità, e rispetto di questi attori forestieri, e gli vedeva partir con pena.
…Ma conoscenza di dritti, osservazioni sul costume, raziocinio, artificio di lagnarsi impunemente, sagacità di ottenerlo per via di giuoco, sono idee di popoli gia in gran parte dirozzati, e per conseguenza può bene asserirsi che di tutti i generi poetici il teatrale è quello che singolarmente alligna nelle società già stabilite, e dove regna una competente coltura ecc.
Sotto il regno del medesimo Francesco I vissero Antonio Forestier e Giacomo Bourgeois autori di alcune favole comiche già perdute; nè di essi altro ci rimane che il nome.
Sotto il regno del medesimo Francesco I vissero Antonio Forestier e Giacomo Bourgeois che composero alcune favole comiche già perdute; nè di essi ci rimane altro che il nome.
Ma la commedia principalmente che per destar l’attenzione e ’l diletto, ritrae e rappresenta per gli spettatori presenti e non pe’ futuri, é sopra ogni altra esporta all’abbandono e al disprezzo, in cui cadono le mode già passate. […] Le Rane s’intitola l’altra commedia contro Euripide, che già era morto. […] Dopoché tanti spettacoli scenici furono dalla campagna introdotti in Atene e in altre chiare città della grecia, si videro magnificamente rappresentati in vari superbissimi teatri, Oltre al primo già mentovato, eretto in Atene colla direzione di Eschilo dall’architetto Agatarco, del quale favella Vitruvio, vi fu ancora il famoso Teatro di Bacco, tutto di marmo, fatto dal celebre architetto Filone, del quale in fino ad oggi si veggono gli avanzi56.
Ei già conta almeno tre figliuoli, e destina al primo la poesia comica, al secondo la tragica, all’ultimo la lirica, riserbando per se il pubblicare ogni anno un mezzo poema, e per la moglie un mezzo romanzo; tratti individuali del carattere, che subito danno al ritratto la vera fisonomia. […] Si accenna in questa favoletta che il modo di rendere gli uomini meno colpevoli non è già la sterile uguaglianza de’ beni che gli addormenterebbe, ma l’attività dell’amor proprio che rendendo operose e vivaci le loro passioni, fa nascere tutto il mondo civile, leggi, onori, divisioni di ordini, povertà, ricchezza: de l’indigence (vi si dice) naîtra l’industrie; l’industrie sera la mère des arts, des sciences, du commerce; on batira des villes, dans des villes des superbes palais; la mer se couvrira de vaisseaux &c. […] Si è già narrato che questo comico carattere era stato prima di lui felicemente esposto sulle scene Italiane nel Geloso non geloso di Anton Brignole Sale.
Il Francese Rapin era senza dubbio uno de’ più dotti uomini del suo tempo: le Comparazioni di alcuni Scrittori che ci ha lasciate, non sono già colme di sofisticherie e cavilli, brevi sostegni di scritture momentanee, ma ricche di buona erudizione, di aggiustatezza, e di sapienza: le Riflessioni sulla Poetica fondate nella dottrina Aristotelica spargono lumi utilissimi a profitto degli amatori della Poesia: i suoi Orti hanno una fragranza e un gusto di vera eleganza Latina. […] col numero degli anni sentirà ammortiti i suoi sensi e la sua fantasia, e si ravviserà già diventato indifferente agli oggetti, che quelli e questa riguardano; là dove la gioventù tutta senso e fantasia vivacissima, si attacca agli oggetti, che la solleticano con una sensibilità eminente.
Non è già che ne’ primi tempi dell’opera mancassero in Italia buoni poeti, ma il genere stesso era tuttavia nell’infanzia. […] Ciò rilevasi da un passo di Teodoro Balsamone già da noi citato, il quale visse in quel secolo: olim cantorum ordo non eunuchis, ut hodie fit, constituebatur, sed ex iis qui non erant ejusmodi a.
La giustezza e la verità de’ pensieri, e la correzione dell’espressioni già campeggiava nelle opere di Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller, Hagerdorn, Mosheim, Bodmer, Gottsched. […] L’Alemagna già conta varii scrittori dramatici degni di lode.
La giustezza e la verità de’ pensieri e la correzione dell’espressioni già campeggiava nelle opere di Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller, Hagedorn, Mosheim, Bodmer, Gottsched. […] L’Alemagna già conta varj drammatici degni di lode.
La furia di Attila non disapprovata dal Montiano, è poi la cosa più sciocca e ridicola del dramma, sembrando che Attila dovrebbe dipingersi furioso, se non come Oreste pieno di rimorsi, almeno come dominato dall’ira in estremo grado, ma non già ridicolo ed impetuoso come un pazzo.
Non é già, che sotto gl’imperadori de’ tre primi secoli fosse cessato il gusto degli spettacoli scenici in Roma e altrove.
L’Italia che già contava vari dotti poeti, come Guitton d’Arezzo, Dante de Maiano, Cino da Pistoia, Guido Cavalcanti, Brunetto Latini, e ’l migliore di tutti Dante Alighieri, par che sia l’unica nazione che ci presenti alcuni monumenti veramente teatrali del secolo XIII.
Essendo Epicarmo già vecchio era giovanetto Magnete Icariese, il quale secondo il medesimo Suida compose nove commedie, e rimase due volte vincitore.
È da notarsi, che a’ suoi dì già sulle scene inglesi si satireggiavano i nobili e i titolati.
E’ da notarsi che a’ suoi dì già sulle scene inglesi si satireggiavano i nobili e i titolati.
Delicata infine è l’esclamazione di Clarendon, Elle me pardonne, colla quale per trasporto di gioja egli previene le parole di Eugenia già intenerita.
Sebbene il Beretta fosse già stato scritturato dal Duca, pare che non raggiungesse subito la compagnia, come avrebber desiderato i comici, e specialmente il Truffaldino Palma, che si raccomanda sul proposito a un ministro del Duca con la lettera seguente, tratta dagli Archivi de’ Gonzaga, e come l’altre gentilmente comunicatami dall’ egregio cav.
C’è qui dell’inesattezza, avendo nel ’21 il Del Buono già da quarant’anni creato la sua maschera ?
Fratello minore di Giuseppe e di Carlo (di cui non ho trovato notizie, ma già comico, e al tempo del’ Bartoli (1781) maestro di ballo in una città della Lombardia), nacque a Bologna ; e dopo di avere fatto qualche studio, si diede all’arte dell’intagliare in legno, nella quale riuscì un fine lavoratore.
L' 84 lascia Parigi con sette figliuoli, secondo la notizia sui documenti data dallo Jai, e torna in Italia ; ha già sessantadue anni !
Or quello che i Greci profferivano ne’ tempi della loro maggior coltura, nè già nel solo teatro, ma dove gravemente decidevasi del destino della patria, ci dee far risalire sino al tempo eroico di Achille e di Ajace, e guarirci dal pregiudizio di giudicare dal decoro osservato ne’ moderni tempi di quello che convenisse a’ tragici Greci nel copiare Teseo ed Agamennone. […] Nel disconvenir però dal critico lodato, ne abbianto accettata la divisione in classi o in spezie, e non già in individui, come si espresse Laerzio per la ragione che soggiungo.
Varie scene ed astuzie di Scapino e di Sbrigani si trovano nelle commedie del Porta; Giorgio Dandino deriva da una novella del Boccaccio già dallo stesso Porta trasportata sulla scena. […] Non era uscito nel 1664 il Misantropo; ma le Preziose ridicole, la Scuola delle donne, la Critica di questa, e l’Improvisata di Versailles, ed assai più i tre primi atti del Tartuffo preceduti alla Mère coquette, aveano già ben degnamente enunciato Moliere e la buona commedia.
., ecc. » E ora, ecco un brano, che tolgo dalla Piazza Universale di Tommaso Garzoni, descrizione particolareggiata di quel che erano e facevano gli Zanni, nella quale andrò intercalando le graziose e preziose figurine del Callot, che, specialmente coi fondi, come s’è già visto anche pei capitani e per l’Antonazzoni (V.) e come anche si vedrà per altri, illustrano alla perfezione il testo. […] Quanto all’etimologia della parola Zanni, omai, dopo i vari studi dello Stoppato, del Rossi, già pubblicati, e quello del Della Torre, tuttavia inedito, credo sia da rigettarsi recisamente la derivazione che fecero i nostri antichi, seguiti poi servilmente sino al secolo scorso, dello Zanni dal Sannio de’latini.
Fu il secondo una festa fatta rappresentare dal conte de Ureñas nella propria casa ospiziando il re Ferdinando che passava a Castiglia per isposare la regina Isabellaa, e non già in occasione delle nozze de’ Cattolici re , come asserì il Lampillas.
La di lui moglie attrice già morta ne compose pure alcune ben ricevute, e fralle altre Bastiano Bastiana nel 1753, gli Ammaliati nel 1757, e Annetta e Lubino nel 1762.
Ma la commedia che aveva, già cinque anni prima, dato fama di grande attrice alla Bresciani, fu la Sposa Persiana, rappresentata per la prima volta in Venezia l’autunno del 1753, con successo meraviglioso, che diè poi tanto nel naso al Gozzi, da fargli stampare il Canto della Sposa Persiana, che è la più volgare e acerba critica della commedia.
Recatasi a Padova la Compagnia di Angelo Rosa, il Duse (aveva già sposato una Elisabetta Barbini, padovana, e ne aveva avuto il figlio Eugenio), vi si scritturò in qualità di primo attore giovine per un triennio, formando poi la famosa compagnia (che dal suo nome s’intitolò Compagnia Duse), colla quale, a Padova specialmente e a Venezia, passò di trionfo in trionfo, sia per la prontezza dell’ingegno e i pregi artistici, sia per la fortuna che gli arrise sempre e dovunque.
[14] Avvegnaché l’Italia sortisse allora del secolo più glorioso della sua letteratura, e che tanti scrittori bravissimi avessero di già arricchita, e fissatta la più dolce e la più bella delle lingue europee, nullameno per le differenze che corrono fra l’armonia musicale e la poetica, delle quali parlai nel capitolo secondo, la poesia non avea per anco aperti alla musica fonti copiosi d’espressione. I poeti, scrivendo unicamente per esser letti non pensarono al canto già mai. […] [20] Non è men bella la scena dove Orfeo prega Plutone che gli restituisca la perduta sposa, della quale per esser troppo lunga non riferirò se non le stanze che canta Orfeo prima d’arrivar innanzi al re dell’Inferno: «Funeste piaggie, ombrosi, orridi campi, Che di stelle o di Sole Non vedeste già mai scintille o lampi, Rimbombate dolenti Al suon delle angosciose mie parole, Mentre con mesti accenti Il perduto mio ben con voi sospir: E voi, deh per pietà del mio martiro, Che nel misero cor dimora eterno, Rimbombate al mio pianto, ombre d’Inferno.
parla; già io non passo più oltre. […] É già quasi giunta l’ora di restituirmi alle tormentose fiamme. […] Il dì seguente avvenne il combattimento navale già accennato nella lettera scritta ad Orazio.
[18] Chechessia di ciò, la lingua italiana, come tutte le altre, non si dispose a ricever la poesia se non molto tardi, allorché erasi di già stabilita, e col lungo uso di parlar in prosa fortificata. […] Gl’Italiani adunque, attendendo procacciarsi diletto, fecero uso di queste in mancanza di buona musica, allorché essendo conducente il sistema del maraviglioso, e trovandolo di già stabilito a preferenza degli argomenti storici, fu maggiormente promosso nel melodramma, e vi si stabilì come legge propria di tai componimenti.
Dal 1730. e non prima, hanno cominciato gli Alemanni, e sì bene, che già se ne ammirano molti felici frutti teatrali. […] Ecco che già se ne veggono nobili frutti in tanti ragionatori rischiarati, de’ quali oggi trovasi così gran numero in sì famosa Corte.
Aggiungiamo solo alla sfuggita che tutte le arie sono stentate, inarmoniche, difettose nella sintassi e contrarie o distanti dal pensiero del recitativo: che vi si trova uguale ignoranza delle favole Omeriche e de’ tragici antichi: che Briseida augura ipocritamente ad Achille che giunga à gozar del amor de su Ifigenia, ignorando che la sacrificata Ifigenia per miracolo di Diana ignoto a’ Greci dimorava nel tempio della Tauride: che la stessa Briseida lo prega ad intenerirsi, y no qual fuerte hierro à tu Briseida aniquiles, abrases y consumas, colle quali parole par che attribuisca al ferro le proprietà del fuoco di annichilare, bruciare, consumare: che Achille vuole che gli augelli loquaci siano muti testimoni (los pajaros parleros sean mudos testigos): che il medesimo dice di avere appreso da Ulisse à despreciar la voz de las sirenas, la qual cosa non può dire se non con ispirito profetico, perchè Ulisse non si preservò dalle sirene se non dopo la morte di Achille e la distruzione di Troja: che anche profeticamente l’istesso Achille indovina che l’uccisore di Patroclo sia stato Ettore, perchè nel dramma niuno gliel’ ha detto: che Agamennone dice ad Achille che vedrà al campo il corpo di Patroclo pasto fatal de las voraces fieras, bugia che contraddice al racconto di Omero che lo fa venire in potere de’ Mirmidoni; nè poi Achille potrebbe mai vedere una cosa già seguita, purchè le fiere a di lui riguardo non vogliano gentilmente differire di manicarselo sino al di lui arrivo: in fine che l’autore dovrebbe informarci perchè Briseida di Lirnesso cioè Frigia di nazione mostri tanto odio contro le proprie contrade a segno di desiderarne l’ annientamento anche a costo di dover ella rimaner priva di Achille? […] S’egli avesse parlato nel tempo che io ancora dimorava in Madrid, gli avrei mostrato facilmente che s’ ingannava anche in questo, e che la voce chambergo potè nascere dalla detta Guardia, ma non già il cappello slacciato, perchè prima di tal Guardia il cappello degli Spagnuoli non fu miga à tres picos, come quello introdotto in Ispagna colla venuta di Filippo V &c.
Una delle ultime creazioni di Carlino fu la parte di marito nel Bon Ménage, altra commedia in un atto di Florian, rappresentata il 17 gennaio 1783, per la quale si è già riportato il giudizio del D’Origny. […] Finita la commedia e dovendo egli annunziare al pubblico lo spettacolo del domani, fe’segno ad uno degli spettatori, l’altro aveva già preso la porta, di accostarsi alla ribalta ; e famigliarmente e sottovoce con un garbo tutto suo gli disse : Signore, l’altra metà del pubblico se n’è andata : se incontrate qualcuno uscendo di qui, fatemi il piacere di dirgli che noi rappresenteremo domani Arlecchino eremita.
Il 12 settembre il solito Paladini, che avrà già recitato il Bicchier d’acqua, trovandosi a Roma, scrive per sentire le pretese per far parte di una Compagnia semi-sedentaria (sic) che si vuol formare colà a cominciare dal 1842. […] Chiude l’epistolario il Paladini che il 24 aprile 1842 si lusinga ancora di potere concludere il contratto…. mentre quello nuziale è già alle viste.
Ammetto intanto la correzione già da me stesso fatta anticipatamente nel mio Libro dell’enorme equivoco di aver chiamati Colloqui Pastorali tutte le Favole del Lope, quando tra essi vi sono anche delle Commedie.
«O figlia già so il tuo affetto per quest’arbuscello» «Sac.
Delicata infine è l’esclamazione di Clarendon, Elle me pardonne , colla quale per trasporto di gioja egli previene le parole di Eugenia già intenerita.
Alle suppliche della moglie atterrita, alle sue lagrime incessanti egli dovè cedere finalmente : e, passando di pericolo in pericolo, potè varcare il confine e recarsi a Roma sottraendosi così a morte sicura alla quale, per le sue idee liberali, era già stato dalla Commissione reale condannato.
Si è già detto ch’ egli è un’ aquila, che si solleva sopra le nubi mirando il sole senza prender cura de’ baleni che si accendono e de’ fulmini che strisciano per l’ atmosfera. […] Io già non parlo dell’amore energico, furioso, terribile che ben conviene alla vera tragedia; parlo . . . degli amori proprj dell’idilio e della commedia anzichè della tragedia”.
Se già esse non furono bizzarre fantasie prodotte dalla calda immaginazion de’ poeti, la quale non contenta d’ingannare se stessa vuol per fino tramandare le sue illusioni ai secoli futuri. […] [4] Supponendo adunque che Francone scrivesse il suo trattato verso il 1100, o anche verso il 1106, e trovandosi di già citate poesie musicali, hassi ogni ragione di credere che siffatta usanza conosciuta fosse dai provenzali anche prima del 1100, sino alla qual epoca non trovandosi alcun monumento che risalga nelle altre nazioni europee, ad essi pure incontrastabil rimane la gloria di averla i primi adoperata. […] Gli esempi, che s’adducono non sono tratti da loro, ma dagli Spagnuoli, e quelli non sono anteriori alla metà del secolo decimoterzo; laddove da ciò che si è finora indicato in questo capitolo e nell’antecedente, apparisce che le note colla codetta all’insù o all’ingiù erano di già conosciute in Provenza e in Italia fin dal secolo undecimo, e forse anche prima. […] «La fretta, che l’autore si è preso d’aggiugnere alla sua opera già cominciata a stamparsi una gentile impugnazione di questa mia proposizione non gli ha lasciato tempo di leggere attentamente le ragioni di probabilità da me addotte, e di ben esaminare questa materia.» […] Le ore della mia vita sono già scorse.
Nondimeno siccome i pregiudizi per quanto siano essi fissi e radicati altamente non distruggono punto l’essenza inalterabile degli oggetti, così riguardando noi la bellezza delle arti sceniche non già nella modificazion passaggiera che ricevono dagli abusi; ma nell’idea archetipa del bello assoluto ed intrinseco, siamo costretti a pronunziar francamente che l’usanza di frammettere la pantomima negl’intervalli del dramma è un’assurdità palpabile, un’eresia in materia di gusto che deve affatto proscriversi innanzi al tribunal del buon senso. […] Di già erasi veduto fin dalla prima origine del melodramma Emilio del Cavalieri, il quale all’altre sue abilità congiugneva quella d’essere danzatore bravissimo, inventar balli assai leggiadri per la rappresentazione delle pastorali da lui modulate e celebre fra gli altri divenne uno chiamato il Granduca. […] [35] Non negherò già che la mimica, considerata in quanto è un linguaggio muto d’azione, non abbia in se stessa, come l’osservai sul principio del presente capitolo, una grande energia per generare l’interesse e l’illusione. […] La cagione si è perché la materia primitiva de’ gesti su cui s’esercita l’imitazion pantomima, essendo di già molto scarsa nella natura, è divenuta scarsissima nella società, cosicché si rende assai diffìcile, per non dire impossibile, il tessere un’azione di qualche durata che condotta sia colla necessaria chiarezza, e che interessi per la novità. […] Come ci farà ella, per esempio, conoscere ciò che dipende dalla memoria, come sarebbe a dire che Bruto nella Morte di Cesare è figliuolo di Giulio, che l’ebbe egli da Servilia sorella di Catone, che l’ha colmato insin allora di benefizi, e che ha fatto di già il suo testamento dove gli lascia un immenso retaggio?
Aggiungiamo solo alla sfuggita che tutte le arie sono stentate, inarmoniche, difettose nella sintassi, e contrarie o distanti dal pensiero del recitativo; che si trova in quest’atto secondo uguale ignoranza delle favole, ed invenzioni Omeriche, e degli antichi tragici; che Briseida augura ipocritamente ad Achille che giunga à gozar del amor de su Ifigenia; ignorando che la sacrificata figlia di Agamennone per miracolo di Diana ignoto a’ Greci si trova viva trasportata nel tempio della Tauride; che l’istessa Briseida la prega di volersi intenerire, y no qual fuerte hierro à tu Briseida aniquiles, abrases y consumas; colle quali parole attribuisce al ferro che non è rovente, le proprietà del fuoco di annichilare, bruciare, consumare; che Achille vuole che gli augelli loquaci siano muti testimoni, los pajaros parleros sean mudos testigos che lo stesso Achille dice di avere appreso da Ulisse â despreciar la voz de las sirenas, la qual cosa dimostra di possedere uno spirito profetico, perchè Ulisse si seppe preservare dalle sirene dopo la morte di Achille e la distruzione di Troja; che l’istesso Achille pure profeticamente indovina che l’uccisore di Patroclo sia stato Ettore, perchè nel dramma del La Cruz niuno glie l’ha detto; che Agamennone dice ad Achille che vedrà al campo il corpo di Patroclo pasto fatal de las voraces fieras, bugia che contraddice al racconto di Omero che lo fa venire in potere de’ Mirmidoni; nè poi Achille potrebbe mai vedere una cosa già seguita, purchè le fiere a di lui riguardo non vogliano gentilmente differire di manicarselo sino al di lui arrivo; in fine che La Cruz dovrebbe informarci perchè Briseida di Lirnesso, cioè Frigia di nazione mostri tanto odio contro le proprie contrade a segno di desiderarne l’annientamento anche a costo di dover ella rimaner priva di Achille?
Or quando noi le leggiamo, non ci dispiacciono esse già; che anzi ci sembrano con lepore e con eleganza composte.
Alcuni anni or sono ella non aveva ancora toccato la sommità dell’arte alle quali mostrò sempre di aspirare : ma il grado già alto in cui si trovava nella sua giovinezza, congiunto alla dolcezza degli sguardi, alla soavità del sorriso, alla melodia della voce, all’armonia perfetta di tutta la persona, all’espressione di natural candore, a tutto un esteriore insomma di donna ideale, giustificava pienamente gli entusiasmi del pubblico ; il quale, abbacinato dalla miracolosa fusione, non sapeva più se l’arte soverchiasse la bellezza, o la bellezza l’arte.
E’ tenero nell’atto III l’ abboccamento di Sileno colla moglie e colla figliuola che già sanno la loro sventura; e l’autore ha posto in bocca d’Alcinoe le parole d’Ifigenia che procura intenerire il padre. […] Nell’atto IV tragica è la situazione di Aristodemo, che sente dirsi da Policare: Merope è mia donna già molto, e madre Sarà fra poco.
. – Dunque non faceva più gli amorosi : forse non recitava già più.
Il ’15 e il ’16 egli era già nella Compagnia de’ Confidenti, come si vede da queste due lettere scritte a S.
Giorgio Dandino viene da una novella del Boccaccio già dall’istesso Porta trattata in una commedia. […] I drammi furono del grazioso Quinault, già cameriere di Tristan.
È tenero nell’atto III l’abboccamento di Sileno colla moglie e colla figliuola che già sanno la loro sventura, e l’autore ha posto in bocca di Alcinoe le parole d’Ifigenia che procura intenerire il padre. […] Nell’atto IV tragica è la situazione di Aristodemo che sente dirsi da Policare: Merope è mia donna già molto e madre Sarà fra poco.
Io non ne nomino i meschini autori per rispettar la nazione; ma probabilmente essi troveranno ricetto nella Biblioteca de’ viventi del Sampere per morire ed esser seppelliti in coro in siffatto scartabello, di cui sento che in Ispagna altri già più non favella se non che il proprio autore. […] Questo Eugenio poi non dovrebbe continuare nè a moralizzare nè a correggere Pepita promessa ad un altro a cui il padre ha già contati diecimila scudi per le gioje.
A questo punto disastroso giugne un servo dabbene, e stando già presso alla soglia, senza veruna prevenzione dell’accaduto, ode i gemiti e le grida della meschinella in procinto d’infantare, e come uomo di buon cuore e pieno di affetto per la famiglia prende parte nella di lei sventura, teme, si adira, sospetta, compassiona e si attrista.
La sua voce era chiara, aggradevole, risonante ; se non che nelle più alte commozioni degli affetti forse con troppa forza tuonava ; ma altri che il Vestri avria potuto in quel punto rattenere la foga delle passioni, egli non già, che troppo sentiva altamente.
Nell’osservare Arbace, che apparecchiato a bere il veleno e cantando un’aria colla tazza in mano, la va voltando, e rivoltando come fosse già vuota? […] [45] Non negherò già che se il canto si prende in quanto è la maniera di modificare in mille guise la voce col maggior possibile artifizio e finezza, non abbia quest’arte ricevuto degli avvanzamenti prodigiosi in Italia. […] [54] Mi si dirà che il quadro da me abbozzato comprende il volgo soltanto, non già il pubblico signorile e rispettabile, che forma per lo più l’udienza dell’opera. […] Così nel canto moderno mancando la verità della espressione perché le modulazioni imitative sono troppo lontane dalla natura, altro diletto non resta se non quello che viene dal gradevole accozzamento dei suoni diretti non già a significar un pensiero, o ad eccitar una determinata passione, ma a piacere all’orecchio colla loro varietà e successione.
O Figlia, già so il tuo affetto per quest’albuscello.”
Son compatibili i forestieri che hanno avanzato, non aver gli spagnuoli conosciuta la tragedia; poiché in tante migliaia di componimenti teatrali, oltre alle pochissime già mentovate del secolo precedente, appena sette od otto, e pure sregolate, se ne trovano in questo.
Le loro antiche fiere, ovvero siano feste carnascialesche chiamate Wirschaft, che con grandissimo apparato di comparse e di suoni vi si celebravano; la musica strumentale da loro coltivata con impegno; la magnificenza degli elettori di Baviera, di Sassonia, dell’Imperador Leopoldo, e d’altri principi che non risparmiavano spesa né diligenza affinchè riuscissero sontuosissimi gli spettacoli che si davano alle loro corti, aveano di già appianata la via al melodramma.
Del resto si é veduto già, quante altre tragedie han prodotto gl’italiani assai prima del Carretto.
Vi si migliorano i balli già recativi dagl’Italiani Baltassarino e Rinuccini 314. et seq.
Ed ecco che invece di andar insieme la musica vocale e la strumentale, invece che la strumentale serva di appoggio alla vocale, come richiederebbon l’ordine e la natura, quella al contrario confonde questa, potendosi dire a ragione che sono gli strumenti che cantano, non già il cantore. […] Non già ch’io non lodi l’usanza di suonar gli strumenti avanti che sortano i personaggi, la quale mi sembra necessaria non che opportuna a sedar il confuso mormorio degli uditori, a svegliar la loro attenzione, e a preparar gli animi al silenzio ed alla compostezza. […] poste tutte tre sotto le stesse note la musica va egualmente bene, come il lettore può chiarirsene da sé dando una occhiata alla carta musicale che si trova infine di questo volume, dove osserverà la sinfonia preliminare che non ha verun carattere decisivo, il motivo che rende la malinconia dal paro che il giubbilo, il «Vicina al termine De suoi contenti» espresso nella stessa guisa che il “già presso al termine de’ suoi martiri”, il “piange” come il “fugge”, il sentimento francese “un dieu puissant en ces lieux l’amene” non altrimenti che il “quest’anima sciolta in sospiri”, l’epiteto “inesorabile” colla melodia medesima che l’“amabile”, e il “caro bene” convertito in un “fiero destino”.
Ei già conta almeno tre sigliuoli, e destina al primo la poesia comica, al secondo la tragica, all’ultimo la lirica, riserbando per se il pubblicare ogni anno un mezzo poema, e per la moglie un mezzo romanzo; tratti individuali del carattere che subito danno al ritratto la vera fisonomia. […] In questa favoletta si accenna, che il modo di rendere gli uomini meno colpevoli, non è già la sterile uguaglianza de’ beni che gli addormenterebbe, ma l’attività dell’amor proprio che rende operose e vivaci le loro passioni, e fa nascere tutto il mondo civile, leggi, onori, divisioni d’ordini, povertà, ricchezza.
tu mi guasti il soïons amis, Cinna, potendosi bene un uomo clemente indurre a perdonare una persona spreggevole, ma non già a divenire amico di chi manca di merito e di virtù.
Vuolsi però avvertire, che noi ne parliamo soltanto come una festa stupenda, e non già come componimento drammatico, nè come una specie di opera in musica.
Si vuol però avvertire che noi ne parliamo soltanto come una festa stupenda, e non già come componimento drammatico, nè come una specie di opera in musica.
In secondo luogo la necessità di riempire le scene in uno spettacolo, dove altro non si cerchi che di abbagliare la vista, vi ricondurrà l’uso frequente o perpetuo dei cori, e con esso tutti gli abusi ai quali è solito di andare soggetto, per esempio di urtare in mille inverosimiglianze palpabili e di restringer la sfera degli argomenti drammatici di già troppo limitata per gli altri motivi indicati.