Bolognese, detta la Pettinara, dal mestiere del marito, fabbricator di pettini.
Firenze, Bemporad, 1898), il quale ci fa anche sapere che la Parrini era divisa dal marito e conviveva con Ercole Gallina, il primo attore, da cui ebbe il 3 gennaio del '26 una bambina che le morì il 7 successivo.
Era amoroso della Compagnia suo marito Paolo.
Andò nel '92 a sostituir la povera Silvia Pietriboni nel ruolo di prima attrice assoluta ; e formò poi Compagnia col marito che tenne a intervalli e con varia fortuna.
Il suo nome è intimamente legato a quello del marito, col quale passò la sua vita artistica sotto nome di Flaminia, attrice acclamatissima.
Vive in Cadice anch’oggi (1780) insieme al di lei marito, e la fanciullesca sua prole. » Così Francesco Bartoli.
Avea sposata Marianna Leonardi, giovine veronese, che seguì l’arte del marito, ottenendovi buon successo nel ruolo di madre nobile e seconda donna ; ed entrambi fecer parte sempre di compagnie primarie, tra cui quelle di Dorati e di Raftopulo.
Silani Caterina, attrice di molto pregio per le commedie all’improvviso, fu col marito, mediocre arlecchino, in Compagnia di Niccola Petrioli, poi in quella di Domenico Bassi, poi, coll’avanzar degli anni, in altre di minor grido.
Recatasi a Napoli col marito, vi fu colmata d’applausi ; ma la morte in un parto infelice le recise il fior degli anni sul principio dell’estate del 1779.
.), doventò prima donna applauditissima della Compagnia che aveva formata suo marito in società col celebre caratterista Luigi Taddei (V.).
Ella, col marito e con Domenico Bruni (V.), che pare usasse con lei intimamente, mosse guerra spietata alla Lavinia, la quale fu costretta a impetrar soccorso al protettore della Compagnia D.
Ma io credo che s’abbia a leggere Marchionni anzichè Marchioni, figliuolo di Casimiro, non sappiam dire se comico, marito di Elisabetta di Pompeo Bai- desi e padre della celebre Carlotta che gli nacque, mentr'egli e la moglie (1796) trovavansi a Pescia in Compagnia di Giovan Battista Mancini.
.), esordì alla Commedia Italiana di Parigi, poco tempo appresso l’esordir di suo marito, in qualità di seconda serva col nome di Marinetta.
Fu socio per lungo tempo della prima donna Maria Grandi, soprannominata la Pettinara dall’arte di suo marito, e con lei si recò a Malta il 1758.
Formò nel '30 in società con l’artista Natale Fabbrici una Compagnia primaria, che condusse per varj anni, finchè non ebbe abbandonate col marito le scene. – Si ritirarono entrambi a Venezia, ove morirono tra il '40 e il '50.
La moglie Teodora, tornata da Parigi, continuò a recitare, divisa dal buon marito, il quale, pover’uomo, nell’articolo che la concerne, le ricordava con semplicità non mai intesa, « che l’onestà è un pregio stimabile, che il marito non deve trascurarsi, che le vanità del mondo sono fugaci, e che la moglie onorata ama il Consorte, nelle disgrazie il solleva, e nol rende avvilito tra le dicerie del volgo, potendo colla di lui cooperazione esser anch’egli d’efficace sostegno alla propria famiglia. […] Il suo marito è pur di buona razza, e può passar fra’Comici valenti.
Ella, tuttavia addolorata per la morte recente del marito, si schermì gentilmente, assicurando che ove determinasse di passare a seconde nozze, non altri avrebbe preso che il suo Buffetto. […] Il quale atto commosse per modo Isabella, che volle per la pace comune, e perchè nel loro contratto di nozze nulla esistesse che potesse dare appiglio a quistion d’interesse, mutar l’istrumento nella seguente maniera : che si leuasse a suo tempo di tutto l’haver di Colombina la prouisione douuta alli suoi tre figliuoli, e per lei le sue gioje, & argenteria al prezzo come fu stimato ; del resto fosse a metà tra marito e moglie, con il guadagno venturo, lasciandosi dopo la lor morte heredi uno dell’altro. […] Colombina era già stata in Francia col marito Biancolelli ; era dunque conosciuta dalle LL.
Moglie del precedente, seguì sempre il marito, prima amorosa, prima attrice e madre sino al momento della morte di lui che accadde, come abbiam detto, probabilmente nel 1827.
. – Moglie del precedente, recitava le serve sotto il nome di Violetta, e andò col marito, e collo stesso ruolo, alla Comedia italiana di Parigi il 1716.
In arte non recitò che un anno, dopo il quale, benchè favorevolmente accolta, si restituì a Roma, abbandonata dal marito, dove continuò a recitare in Società private, alternando le sceniche rappresentazioni con declamazioni dantesche a cui dedicò studi speciali, e dov'è anche oggi, maestra di recitazione.
Fu buon marito ; e dalla sua buona compagna, signora Graziosa, fu pietosamente assistito sino all’ultimo momento della sua vita. […] Alla Morelli Riprender vuoi marito : e in mezzo a tanti comici birboni, il più birbo scegliesti in Majeroni ?
Senza dubbio nell’importuno Giasone dobbiam vedere l’artista Enrico Capelli che divenne poi suo marito.
La via dell’ arte le fu contesa dal padre, tanto che per imprenderla, dovette sottrarsi alla soggezione di lui, prendendo marito.
Nel 1882 sposò l’attore brillante Vittorio Pieri, e nell’ 83, abbandonati per la prima volta i Suoi, andò col marito nella Compagnia drammatica di Alamanno Morelli, nella quale esordì come prima attrice. Nell’ ’84-’85-’86 venne al marito la malaugurata idea di condurre una Compagnia, della quale ella fu la prima attrice. Continuò nell’ 87-’88 nella Compagnia in società con Cesare Vitaliani e Angelo Vestri ; fu poi scritturata assieme al marito nella Compagnia di Ernesto Rossi, e finalmente in quella diretta da Virginia Marini. […] È strano però che il marito saluti il ministro in nome della putta, senza mai accennare alla moglie, che per di più era la Prima Donna della Compagnia.
Abbandonato il teatro, si ritirò col marito a Firenze, ove aprì un negozio di modista, e ove morì nel 1858.
.), ed è questo il secondo marito, che al nome di lei si cita come sconosciuto.
Ritiratasi alcun tempo dal teatro, vi ricomparve il '74 in Società con Emanuel, poi, finalmente, sposatasi a un giovane egregio, se ne allontanò per sempre, e andò a stabilirsi con suo marito a Londra, ove conduce tuttavia una vita agiatissima.
Fu sempre, moglie esemplare, nella Compagnia del marito, col quale si allontanò dall’arte.
Da questa passò poi, sempre col marito, in Compagnia Feoli e in quella di Bellotti-Bon, nella quale cominciarono i primi sintomi del male che dovean condurlo alla tomba.
Fu marito di Carolina Caracciolo (V.), artista di pregi non comuni, dalla quale ebbe una figliuola, la Pierina, incantevole attrice, più nota sotto il nome di Giagnoni (V.).
Tornata con il suo marito in Lombardia, fu accettata nella comica truppa d’ Onofrio Paganini, e seco fu in Portogallo.
Nel 1800 formò col marito, lei prima attrice, e lui primo attore, una fortunata compagnia ; e morirono entrambi nel 1825 circa, all’età di poco più che sessant’ anni.
Succedette alla Tessari Maddalena Pelzet, la quale dopo un solo anno dovette andarsene ; e la Pieri tra pel merito reale, e per l’ intrigo del marito, Adamo Alberti, capo socio della Compagnia, diventò la prima donna assoluta dei Fiorentini, fino al '54, in cui fu sostituita da Fanny Sadowski, assumendo essa il ruolo di madre nobile, che sostenne per varj anni, finchè, stanca dell 'arte, il 10 ottobre del 1885 si ritirò dalla scena.
L'anno comico '57-'58 fu scritturata col marito Federico Bianchi, caratterista e promiscuo, nella Compagnia torinese, appendice della Reale Sarda, sotto la direzione di Gustavo Modena, per parti di seconda donna, madri serie e comiche, ed altre di generica primaria, con l’annuo stipendio (in coppia) di lire 5400, più due mezze serate.
Moglie del precedente, recitò nella Compagnia di Dresda a fianco del marito, e sostenne nel Zoroastro di Rameau la parte di Cenide, giovine selvaggia indiana ; ma il suo ruolo ordinario era quello di Colombina, pel quale non parve secondo il cronista del tempo, molto tagliata.
Sorella di Giuseppe Antonio Balletti, nacque a Ferrara nel 1686, ed esordì alla Commedia Italiana il 18 maggio 1716 nella Compagnia detta del Reggente, formata da suo marito Luigi Riccoboni detto Lelio, sostenendovi le prime amorose, le servette, e le parti a travestimenti, sotto il nome di Flaminia. […] Abbandonò il teatro col marito nel 1729 con una pensione di 1000 lire, per rientrarvi poi il 10 aprile 1731, con parte intiera, a condizione di rinunciare alla pensione, che non le fu restituita fuorchè il 29 marzo 1752, epoca del suo definitivo riposo. Tornata di Francia in Italia, fu applauditissima specialmente nella rappresentazione di alcune tragedie esumate dal marito, come la Sofonisba del Trissino, la Semiramide del Manfredi, ed altre ; fu grande nella Ifigenia in Tauride di Pier Iacopo Martelli, e nell’ Artaserse di Giulio Agosti ; e si vuole avesse ella il vanto di recitare la prima la Merope di Scipione Maffei, nel 1712.
La Teodora fu scritturata, in unione al marito, innamorato, con l’onorario annuo di soli cinquecento venti ducati. […] Dicendo ciò, da vera spregiudicata, non faceva il menomo conto d’aver un marito e due figli. […] Il marito Francesco riporta un sonetto del cavalier Gaetano Tori modenese, egregio poeta – dice lui – e Ministro inviato alla Real Corte di Torino per S.
A questo aggiungi altri artisti della stessa famiglia : Rosa, Vincenzo e l’Adelaide, già prima attrice assoluta, e prima attrice di spalla oggi al fianco di Pia Marchi-Maggi, col marito Brignone, il brillante della Compagnia.
Spento improvvisamente il marito, ella, nella quale non era mai l’amore per lui attenuato, ne restò così annichilita che dovè dopo soli sette mesi soccombere in Verona, nell’ancor verde età di 28 anni.
Formata suo marito società con Luigi Biagi e Salvator Rosa dal ’71 al ’75, ella ne fu la prima donna.
Diventò l’Anna in poco tempo un’attrice di liete promesse, e con l’ornamento della persona bellissima, del volto simpatico, degli occhi splendidi, dello spirito singolare, salì in breve al grado di seconda donna, poi di prima assoluta, nel qual ruolo stette sei anni, nella Compagnia Raftopulo, assieme al marito caratterista, poi in quelle di Pani e di Vedova.
. – Una sua sorella, Giulia, moglie di Leopoldo Orlandini, prima, poi di Giacomo Brizzi, ebbe dal suo primo marito i figliuoli Leo e Giulio, e fu con Ernesto Rossi dal 1863 al 1884 in qualità di seconda donna pregiata.
Nessun documento ci parla del valor suo artistico ; e forse egli era più bravo armeggione che buono attore, se, più tosto che Drusiano Martinelli, spesse volte veniva altrui designato fratello di Arlecchino, o marito di Madama Angelica, com’ egli medesimo si sottoscrive in una lettera al Duca di Mantova, del 17 settembre 1580, da Firenze. […] Ma se notizie non ci son pervenute di lui come attore, a bastanza ne abbiamo come uomo e come marito, in due lettere sue da Milano del 27 ottobre '91 e da Caravaggio del 9 novembre al capitano Alessandro Catrani, che il D'Ancona riferisce per intero (op. cit.
Pare che la Fravoletta o Fragoletta (nomignolo che le venne da un neo che sembrava una fragola) non seguisse i suoi a Parigi, ove furon chiamati nel 1711 per la Compagnia del Reggente, trattenuta in Italia da un amoretto con Gaetano Giuseppe Casanova, il futuro marito della Zanetta.
Bellotti-Bon Luigia, moglie del precedente, e figlia di Teresa Ristori (attrice rinomatissima tra ’l finire dello scorso e’l principiar di questo secolo e nonna della celebre Adelaide, educata all’arte e alle lettere da Antonio Simon Sograffi, divenne ancor giovanissima la prima donna della Compagnia che suo marito aveva formato in società con Giacomo Modena.
Poco tempo stette a Bologna fuor dell’arte ; chè, attratta di nuovo dagl’incantesimi della scena, finì coll’ abbandonare il marito e tornar collo zio Sacchi, in compagnia del quale si ripresentò sul Teatro di S.
Non essendole riuscito di porre un freno alle sregolatezze del marito, si separò da lui legalmente, scritturandosi prima con Lorenzo Pani, poi con Luigi Favre.
Capitato a Venezia un vecchio comico, il quale stava formando una modesta compagnia, scritturò la misera coppia ; e la moglie, giovinetta, dotata di singolar bellezza e di pronto ingegno, salì in brevissimo tempo al grado di prima donna ; per modo che, fattosi il marito a sua volta capocomico, rigenerato materialmente dai non pochi guadagni, e moralmente dall’amore e dalla virtù della sposa, fu richiamato dal suocero, che, perdonato a entrambi, lasciò la figliuola erede di un pingue patrimonio.
Morto il Campioni, ella entrò col marito nella Compagnia di Pietro Rossi, dove, al fianco dell’amoroso Leopoldo Maria Scherli, potè mostrare tutta la sua valentìa.
., sposatasi a Corrado Di Lorenzo, n’ ebbe tre figliuoli, di cui seconda la Tina (V.) che ha saputo coll’ arte, accoppiata alla leggiadria, salire in gran rinomanza ; Adolfo, egregio artista per le parti di primo attor giovine e di primo attore, appartenne sempre a compagnie di buon nome, e sposò l’attrice Pia Pezzini ; Pia, si ritirò per malattia dall’ arte, e si recò in Roma col marito Icilio Brunetti (V.).
Luca, prima donna a vicenda colla Marta Bastona, della quale divenne un’emula fortissima ; lasciò giovane il teatro, e viveva ancora nel 1782 a Venezia, avendo – aggiunge il Bartoli – il marito impiegato in cariche civili, che a lui procacciavano un utile guadagno, ed a sè stessa una quiete più tranquilla nell’età sua, che a gran passi alla vecchiezza s’incamminava.
Sposò il fratellastro Vincenzo Dreoni (ella era figlia del primo marito della madre di lui), attore di qualche nome per gli amorosi e tiranni giovani, ed entrambi entrarono il ’54 al Teatro popolare di Napoli la Fenice, ove stetter sino al ’58 festeggiatissimi.
Benchè in questa non prendesse parte la Bastona, nondimeno è certo che ella era già nella compagnia col marito Focher o Focari, che sosteneva in detta opera la parte di Stricherhoc, come abbiam visto. […] Nello studio del Byrn non è alcun cenno che riguardi la pensione e la morte della Bastona : solo vi si trova un cenno della pensione del marito, Gerolamo Focher, nel 1763 circa, quando, cioè, la moglie, secondo il Bartoli, era già morta.
Separatasi dal marito, si diede allo studio della musica, e calcò alcun tempo le scene liriche, tornando poi, pel mediocre successo, alle drammatiche, scritturata il 1770 al S. […] A mezzo anno pianta Medebach, poi Paganini, poi si separa dal marito, poi sbraita contro le sconvenienze del pubblico, poi si ribella ai compagni, poi…. diventa odiosa a tutti.
Nel carnevale 1832-33 lo troviamo generico della Compagnia Pisenti e Solmi, insieme a sua moglie, Amalia Appelli, artista di pochissimo conto, e che recitò poi qualche volta anche ai Fiorentini di Napoli con Adamo Alberti e Pietro Monti, quando il marito fu accettato come sorvegliante alla porta di quel teatro in Compagnia Prepiani, Tessari, Visetti.
Ma la sciagurata compensò l’appassionato marito coll’abbandonarlo ; sì che, non potendo egli farsi una ragione del perduto amore, si uccise a Sarzana l’anno 1778, gettandosi in un pozzo.
Recitò le parti di prima donna al fianco sempre di suo marito.
Allora il Righetti, che in lei sola omai vedeva l’àncora di salvezza della naufragante Compagnia Reale, tornò all’assalto ; ma ella da Castel Gandolfo rispondeva il 12 settembre del '47 : La ringrazio delle di Lei esibizioni ; ma avendo preso marito da qualche tempo, ed essendo ciò a cognizione di tutti, doveva bene immaginarsi che se rimanevo ancora sulle scene, lo facevo in riguardo di non rovinare i miei Capo-Comici con un repentino allontanamento dal Teatro. […] Ma ad attuare il nuovo disegno s’interponeva un ostacolo non facilmente sormontabile : suo marito, da cui non si sarebbe mai separata, era sul punto di ottenere un appalto governativo, in società con amici, che gli assicurava un ottimo resultato : forse, dopo un triennio, l’utile di dieci mila scudi. […] A render tutto ciò meno difficile, mio marito pensa partire per Parigi il 20 0 25 corrente, e, corredato di lettere commendatizie, interessare l’alta società a frequentare le rappresentazioni italiane, e proteggere questo esperimento. Ella più che ogni altro può in ciò giovarci, e mandarci qualche lettera che presenti mio marito, per ora, e quindi ma alle distinte e ragguardevoli famiglie sue conoscenti, raccomandando onorare di loro appoggio quest’esperimento drammatico italiano, pel quale colà si porta mio marito (Giuliano dei Marchesi Capranica, Marchese Del Grillo)….
Prima attrice il 1830 della propria Compagnia, diretta dal marito Pietro Vedova.
Nacque dalla prima Candido, attore di qualche pregio per parti di secondo brillante, poi di carattere, marito all’attrice napoletana Dareni ; ed Ernestina, moglie dell’attore Cambiè ; nacquer dalla seconda Vittorina, moglie di Giovanni Serafini, e Marietta, moglie di Giulio Casali.
Toltosi il Rossi dall’arte, ella recitò alcun tempo col genero di lui, Luigi Perelli ; si fermò a Bologna assieme al marito e alla figlia con l’intenzione di lasciar per sempre le scene ; alle quali poi pare tornasse dopo un solo anno, scritturata nella Compagnia di Francesco Paganini.
Passò quindi, sotto la direzione del Morelli, in Compagnia Marazzi-Diligenti e in quella di Lorenzo Calamai, finchè, ammalatasi d’influenza, che si mutò in polmonite, si spense in Asti il 15 gennajo del '92, lasciando il povero marito e due figliuolini nella desolazione.
.), che sposò il 1766, fu prima un’ottima dilettante, applauditissima specialmente qual prima attrice della tragedia Giovanni di Giscala, poi, maestro Ignazio Casanova, un’eletta artista per ogni genere di parti, grandi o piccole, ch'ella sosteneva volenterosa pel buon andamento della Compagnia del marito.
Venuta questa grandicella, e mostrate chiare attitudini all’arte, dovè l’Elisa dividersi dal marito (che seguiva la figlia, scritturata nella Compagnia Ceresa e Cuniberti) formando una piccola compagnia col figlio del capocomico Barnato.
Principal colonna della compagnia di suo marito, fu con lui dal '29 al '60, sorgente non interrotta di lauti guadagni.
Fu buona prima attrice giovane al fianco di suo marito, poi, con lui capocomico, buona prima attrice, specie nelle più strampalate pochades, che sono il fondamento del suo repertorio.
.) ; morta la quale, passò a seconde nozze con Giovanna Stefani, che diventò il fortunato sostegno della Compagnia del marito, omai capocomico di grido ora solo, ora in società con Caterina Venier e con altri.
Il 1778 le morì il marito ; e dice Fr.
Sebbene si creda generalmente che il Bazzi non abbia mai calcato le scene, a somiglianza del fratello Giovanni, marito della celebre Anna ; pur sappiamo ch’egli sostenne la parte di Luigino nell’ Innamorato al tormento del Giraud ; e nell’elenco a stampa della Compagnia pel 1820 (un anno prima che egli avesse l’incarico di formar la famosa Compagnia Reale Sarda) figuravano : Gaetano Bazzi per le parti di padre, e Giovanni per quelle di generico. […] Questi precetti, frutto di assidui studi e di lunga esperienza, vengono oggi in luce per cura della signora Marianna Righetti vedova Bazzi, a cui morendo trasmise il marito una preziosa eredità di affetti che per morte non si estinguono.
Dalla quale sconfinata bontà anche si volle dedurre, e credo calunniosamente, ch’egli fosse marito compiacente a segno da tollerar certo intrigo di Madama Carlin con l’Ambasciatore d’Olanda. […] E domanda : ma da quando in qua si è usato che la moglie porti non il cognome, ma il nome, anzi il vezzeggiativo del nome del marito ? […] Camilla trova suo marito occupato a far carezze a suo figlio, e ne gioisce, e mostra ad Arlecchino la sua gran contentezza. Celio, marito di Rosaura, che sa dell’accaduto, sopravviene, e cerca pretesti per chiedere a quella brava gente di affidargli il loro figliuolo. […] Camilla desolata dello sdegno di suo marito, giunge dolendosi del suo destino.
Duranson è Don Geronimo della commedia, Mèlidor è il marito ingannato e guasto dall’usurajo trasformato in amico, ed Acelie è la savia consorte; e le convenzioni maneggiate con accorgimento, e la donna di piacere persuasa prudentemente la quale dà le armi per iscoprire vie più il nero carattere di Don Geronimo; e lo scioglimento, e la carica tolta al traviato e passata dal provvido Ministro ad un di lui tenero figliuolo, tutto appartiene al Francese, di cui per altro non si sono trasfuse nella commedia le grazie e le morali vedute.
Fu con Peracchi e colla Marini ; poi con la società Biagi-Casilini, e poi con Morelli, con Pietriboni, con Aliprandi-Privato, e di nuovo con Pietriboni ; e finalmente, sposatasi a Guglielmo Privato, con la Compagnia Veneta formata da Zago in società con suo marito, sostenendovi ancora, e con buon successo, le parti di prima attrice, e prima attrice giovine, a cagione del fisico che le si è serbato quale a’ suoi venti anni.
Il 1819-20 fu servetta in Compagnia di Vestri e Venier, col marito Francesco e il figlio Gustavo, generici.
Entrò col marito in un’ infima compagnia che recitava l’ estate a Mira in una specie di rimessa.
Messer Battistino suo marito starà come ci vien scritto fuori di compagnia, ne sarà ammesso in qual si voglia benchè minimo negozio, da che potesse pretendere più di quello che nella lettera del Sig. […] Suo marito ha fatto un tempo da secondo inamorato, ma per odiar il studio si è messo a fare da Capitano Italiano, qual non gli riesce. Cintio per suoi interessi non si partirà dalla Franceschina, e suo marito che in tutto fanno tre parti manco un quarto ; e dove è un’altra serva non ci ha a che fare mia moglie e per conseguenza manc’io. […] Ortensio era Francesco Antonazzoni suo marito.
Abbandonate nel ’41 le scene, e morti poco dopo il marito e il cognato, passò a seconde nozze col comico Luigi Negri, col quale andò a stabilirsi a Firenze : quivi morì in età avanzata
Sposò un Valvassura di Faenza, e oggi vive, or nella casa del marito, or trapelando qualche compagnia, in attesa di miglior fortuna.
O il nome di Fortunati ebbe la Lucrezia da suo marito ?
Oggi, andata a marito, vive a Torino fuor dalle scene.
Ma la Petrucci ha il padre che è caratterista, niente cattivo attore, anzi, a parer mio, buon attore ; e se non sta col padre, passa in podestà del marito, sposa cioè Germoglia che fa il primo attore ; nell’un caso o nell’altro non vedo come possa fare al caso vostro.
Sposò l’ '80 una figlia di artieri di Lodi, per nome Anna, la quale cominciò a recitar da serva (e tale la vediamo il 1781, col marito Brighella nella Compagnia di un Carlo Rebecchi, forse fratello di Margherita (V.)), e in soli due anni diventò un’egregia prima donna giovine.
Sua moglie, Francesca, fu una egregia artista per le parti di servetta, e passò, dopo la morte del marito a seconde nozze col primo attore Cesare Fabbri che, per la età, poteva esserle figliuolo.
Il '90 era con Maggi, che la conduisse in America, dove, in quel luttuose Rio Janeiro lasciò la vita per febbre gialla il 14 maggio del '91, precedendo di tre ore il povero marito, Vespasiano Grassi, colpito assieme a lei dal morbo inesorabile.
Amorosa ostinatione superata Donna sdegnata contro il marito. […] La mattina entrato, dopo l’avere a molti chiesto lo albergo dove mio padre alloggiava, trovatolo in fine, il desiderio che avevo d’abbracciare il padre, mi fece abbracciar l’oste che anch’egli come mio Padre era convalescente ; e dichiarandomi per suo figliuolo, provocai sua moglie a dirmi bastardo, a gridar col marito, quasi a mettere la casa sottosopra. […] Francesco Andreini marito della famosissima Isabella mi fece imparare un Prologo, che da me recitato fu il pronostico che sempre dovevo perseverare in questo esercizio, poichè il prologo fu questo : (V. […] Al nome dell’Antonazzoni son quelle scene particolareggiate, specialmente in due lettere di lei e del marito a S.
Altra lista mandava del 1650 Francesco Toschi, nella quale un Fabricio figurava come marito di Angiolina.
Dotata di una figura piacevolmente gentile, di un viso spirante grazia, e di una tenera dolcissima favella, potè cogli ammaestramenti del marito e col grande esercizio, divenire attrice di qualche pregio per le parti di prima donna.
Crebbe la giovine artista in bravura a tal segno da decidere il marito a farsi conduttore egli stesso di una buona Compagnia, innalzando lei al grado di prima attrice assoluta.
Dopo di aver recitato la primavera del 1779 in Genova, recavasi col marito a Verona, scritturati da Maddalena Battaglia, quando, presso Voghera, datisi i cavalli del legno alla fuga, ella vinta dalla paura, balzò a terra, fratturandosi una gamba, e lasciando quivi dopo alcuni giorni la vita.
Dunque la Diana, moglie di Cintio, non era in compagnia con suo marito ?
Artista, non recitò parti di amorosa, donna non ebbe marito : all’ infuori di queste due eccezioni, tutto ella provò, pigliando dal mondo il buono che potè, e vivendo la più allegra delle vite.
Colpita a Roma d’influenza, che poi andò mutandosi in polmonite, vi morì il 29 aprile 1900, assistita dal marito, dalla sorella, dal figliuolo, desolati.
. – Nel primo anniversario della sua morte (21 febbraio '93) il marito raccolse con pietoso pensiero in un volume, che pubblicò a Palermo pei tipi del Barravecchia col titolo In Memoriam, quanto fu scritto e stampato nelle sue esequie dagli amici, dalla critica, dall’ arte tutta.
« Nell’anno successivo (1619) si fecero — dice il Neridei segreti maneggi da parte del Duca di Mantova per togliere Lavinia, il marito, Mezzettino (Ottavio Onorati), Scappino (Francesco Gabbrielli), dalla Compagnia dei Confidenti, forse con l’intendimento di radunare un buon manipolo di commedianti da mandare in Francia, in seguito alla richiesta fattane da quella Corte ; ma la cosa non ebbe effetto. » Marina Antonazzoni morì nel 1639. […] E. ond’io avendo da questo preso ardire, e confidatomi nella benignità sua dico che mai ho auto bon stomaco con la Nespola per l’interesse passato tra lei e mio marito, e sempre ho cercato di passarmela alla meglio che per me sia stato possibbille, sperando pure che il tempo trovase rimedio per liberarmi. […] E tanto più che questa è cossa che non a porta disonore, anzi onore e riputacione, e infino si sa chi ella è, e di qual vallore ; ma perchè vedo che mio marito fa (come si suol dire) orecchie di mercante in detta materia, torno a dire che quest’anno che viene io non uscirò fora a recitare se questa donna è in compagnia, e più tosto mangerò radice di erbe e mi contentarò di adimandar la elemosina tanto che viva, quando fosse morto per me il soccorso a altra maniera. […] Ma perchè mio marito dice che farrà quello che V. […] r Flavio non tenga concerto di questo con mio marito, perchè ne succederà qualche gran rovina ; però torno a suplicare V.
Il veneziano Giornaletto ragionato teatrale d’allora così lasciò scritto : Quest’attore, figlio della rinomata signora Maddalena Gallina che nell’arte comica lasciò si onorevole ricordanza e che ora vive unitamente al marito ne’ proprj beni in vicinanza di Cremona, si è dato all’ arte malgrado le opposizioni de’suoi genitori.
Aveva per sua virtuosa consorte una Donna, detta Isabella tra le comiche, la quale fece vita santa per due anni avanti la morte, senza mai voler comparire nella scena al Recitamento ; e se ne morì con molti segni di gran bontà, esortando il marito a ritirarsi affatto dall’arte e dall’esercizio de’teatrali trattenimenti.
Otello, Papà Lebonnard, Mia moglie non ha chic – Shylock, Morte Civile, Distrazioni del signor Antenore – Amleto, Bisbetica domata, Barbiere di Gheldria – Dramma nuovo, Burbero benefico, Tre mogli per un marito – Luigi XI, Kean, Michele Perrin – Nerone, Gerla di Papà Martin, la Zia di Carlo…. […] Ma se il pubblico va' sta sera in visibilio dinanzi alle prodezze del suo beniamino improvvisate in Mia moglie non ha chic, o in Tre mogli per un marito, domani resta soggiogato dall’arte grandiosa ch'egli profonde in Papà Lebonnard, o in Un dramma nuovo. […] I successi clamorosi avuti nel vecchio e nuovo mondo, attenuaron la crudeltà del giudizio de'suoi connazionali ; ma il grande, unico premio, a cui egli ambisse, di veder le platee tra noi riboccanti di popolo sì all’Otello, come alle Tre mogli per un marito, gli fu lungo tempo conteso.
Fu la prima amorosa della Compagnia di Romualdo Mascherpa con la Ristori prima attrice ; poi per lungo tempo la prima attrice della Compagnia Lombarda diretta da suo marito, ed ebbe da ogni pubblico applausi e fiori, da ogni giornale parole d’encomio.
Sorpreso e stupefatto il marito per tanta audacia e tanta viltà scoperte improvvisamente in chi fin allora egli ebbe in concetto di sant’ uomo, pensò bene di affrontare il detto Gazotti e dirgli intero l’animo suo.
Fu marito di Elena Cirri, filodrammatica fiorentina di assai pregio, mortagli dopo brevissimo tempo.
Quello, generico primario assai pregiato per correttezza di dizione, per aristocrazia di modi, per intelligenza e coltura non comuni, fu poi marito di Eleonora Duse, dalla quale separato, si allontanò dall’arte, per darsi alla vita politica e alla diplomazia, in cui fece ottima prova.
Separatasi dal marito, un po’per la incompatibilità di caratteri, un po’per la condotta di lui, entrò (1836) collo stesso ruolo nella Compagnia di Romualdo Mascherpa, col quale la troviamo e il’ 39 e il’ 42 : e tanto progredì nell’arte sua, che non ebbe chi la superasse, pochissime che l’uguagliassero.
4ª sera (nella Reginella) S’ ho a dire il mio pensier schietto e reale dico che son contenta del marito, che ha preso mia figlia in forma tale, che mi è parso toccare il ciel col dito ; e dirò ancor non già per dirne male che se prendea quel vecchio rimbambito, che fosse per seguir son d’opinione, un biascia-biascia senza conclusione.
Forse una che assunse il nome teatrale della Luciani dopo la sua morte ; giacchè, se bene la data della morte della Garavini non sappiam precisare, è indubbiamente erronea la notizia del Bartoli che la fa sopravvivere al marito.
ra Angiola, ne del Dottore suo marito ecc.
Il '42 passò col ruolo di Madre tragica nella Compagnia di Luigi Domeniconi, e morì a Brescia il 1851 d’apoplessia fra le braccia del secondo marito, Luigi Pezzana, compianta da tutti i fratelli d’arte.
In essa, staccatasi dal marito, tornò il '30 ; e vi restò, attrice incomparabile, fino al '53, anno in cui ella abbandonò il teatro.
Patrizia Adami, naturalizzata francese in un con suo marito nel giugno del 1683 (V. il Campardon che riporta l’atto di naturalizzazione — Les Comédiens du Roi de la Troupe italienne.
La Maddalena Battaglia sopravvisse di qualche anno al marito.
Suo marito, Ludovico Mancini, era morto ad Alicante il 13 maggio del ’77 in Compagnia di Ernesto Rossi.
Che la Lidia fosse una donnina allegra, credo si possa affermare, richiamandoci alla memoria quei versi di Bartolommeo Rossi, veronese, comico confidente, il quale nella sua Fiammella (Parigi, Abell’ Angeliero, 1584) fa dire nell’atto III, scena VI, a Bergamino : Ho vist la Lidia, ma quel so marit mai non l’ho vist, ma pens che 'l sia andat dentr'el Zodiaco, per formar quel segn che scomenza l’invern…… Intanto dunque la Lidia, giacchè d’altre Lidie di quell’epoca non è pervenuta a noi notizia, aveva marito.
La gelosia invase il cuore del di lei marito, benchè ella fosse di condotta onestissima, e tanto lo predominò, che tentò di ucciderla ; e lo avrebbe fatto, se una combinazione non lo avesse impedito. Stanca di soffrire gl’ingiusti sospetti del marito, spaventata dal pericolo passato, rifugiossi nella casa paterna ; e non trovandosi sicura colà, si recò nascostamente a Forli presso di una cugina di sua madre. Ma temendo sempre di esser troppo vicina al marito, si offri al capo comico Brangi, che con la sua Compagnia occupava il teatro di quella città, come generica giovine.
Secondo il Loehner, questo Antonio non è che il Lorenzo Bonaldi, marito di Colombina, di cui il Goldoni tenne a battesimo una figliuola (a Rimini il 16 luglio 1743). « Patrini fuere Dominus Carolus Goldoni ac Domina Angela Zanotti.
Natalina Andolfati morì di tisi a soli trentacinque anni dopo di aver sostenuto il ruolo di madre nobile, il 1827, nella Compagnia comica condotta da Carolina Internari e diretta da Francesco Paladini, col marito Padre e tiranno.
Il carattere del Gandini pare non fosse de’più dolci : egli era soprattutto il vero marito della prima donna, e a ogni più piccola quistione di palcoscenico, negava doveri, accampava diritti.
La Duchessa di Parma scrive a suo fratello, il Principe Rinaldo d’Este, il 16 aprile del ’77, ricusando di concedergli Lavinia, la mancanza della quale produrrebbe troppo sconcerto nella Compagnia del Duca ; e la ricusa un anno dopo Ranuccio Farnese in persona al Duca di Modena che la voleva con Lelio suo marito per mandare a Londra.
Essendo lontano il marito, a lei poco costò la liberazione dell’amante, che finì l’anno in compagnia Petrioli, scritturandosi il seguente in quella di Antonio Sacco.
Ammogliatasi al marchese Zambeccari di Bologna, si ritirò dal teatro ; ma mortogli improvvisamente il marito ab intestato, ella dovè subito ritornarvi.
Ritirati dall’arte i Fiorilli e il vecchio Pellandi, ai quali subentrò nell’impresa il marito di lei, si recò al Teatro Nuovo di Firenze nel 1803, ov’ebbe il massimo de’trionfi, recitando per la prima volta la Mirra di Vittorio Alfieri alla presenza dell’Autore. […] Ma alla metà dell’anno 1816 fu colpita da tale malattia che la toglieva per sempre alle scene, relegandola collo sposo nella sua villa di Avesa, presso Verona, che dovette pur troppo abbandonare, pei continui dissesti finanziari di cui fu causa il marito di sua figlia.
I quali non si recaron subito in Francia, trattenuti a Torino dal Principe di Savoja, che di essi molto si dilettava ; ma Drusiano Martinelli, fratello dell’Arlecchino, e marito dell’Angelica (V. […] Garavini), la quale col marito aveva risolto di voler non più saperne di viaggi all’estero.
La Sofonisba di Cornelio (disse ottimamente il conte di Calepio) per esser feroce, e non sentire alcun affetto per lo marito abbandonato, si rende meno atta a farsi compatire . . .
La figlia maggiore, Giuseppina, sposata a un Ciabetti, attore mediocre, doventò la prima donna della Compagnia che suo marito formò nel 1835, e, specialmente nel Regno di Napoli, ebbe fama di attrice egregia ; l’altra, l’Elena, si fece conoscere, giovanissima, per buona servetta ; poi sposatasi al noto artista Nicola Medoni, divenne sotto a’suoi ammaestramenti prima donna di molto merito : morì in Genova a soli 35 anni.
Dai Fiorentini passò al Fondo nella Compagnia di Achille Majeroni, poi, col marito (1880) in quella di Ciotti, Marchi, Lavaggi, quale madre e caratterista assoluta, nel qual ruolo, specialmente, assai poche le si accostarono, niuna la superò.
L'autunno del 1768 entrò col marito al San Luca di Venezia in Compagnia Lapy ; e dice il Bartoli esser giunto a tale il successo, che il pubblico, non contento di applaudirla in teatro, l’accompagnava ogni sera a casa fra le più festose acclamazioni.
Entrò nella Compagnia del celebre Moncalvo scritturata per le parti di amorosa, col marito Giuseppe Bergonzio pur milanese, trovarobe e attore, ne’ casi eccezionali, per alcune particine in dialetto.
Mia madre, nipote del conte Cesarotti, poeta e letterato padovano, seguì sempre suo marito nella sua nomade carriera.
Morì verso il 1875. » Egli ebbe una figlia, Silvia, che col marito Giuseppe Crispo, amoroso, apparteneva il ’48 alla compagnia del S.
Questa donna, grande nell’arte, a segno da incantar gli spettatori, che aveva la dentiera posticcia, che aveva scorsa l’ Europa, conquistatrice di mille cuori, e che fu protetta da teste coronate, non potrebb’ essere quella Cecilia Rutti, la Romana, che recitava, separata dal marito, le prime amorose nel ’33, col nome teatrale di Diana, artista deliziosissima, nonostante i cinquant’anni che gli ornamenti e il belletto non potevan nascondere, recatasi a Vienna coi Sacco, e divenuta l’amante dell’ Imperator Giuseppe I, che morì nel 1711 ?
Lo vediamo il '79, Pantalone a Londra, non sappiam se solo o con la Compagnia, ma certo al servizio sempre di Don Alfonso,… come ci fa sapere la moglie Anastasia (probabilmente non comica), la quale, lontana dal marito, senza mezzi di sussistenza, e più con cinque creature da allevare, si raccomanda alla solita pietà e munificenza del Duca….
IV nell’atto V la prima che è un monologo di Agide, in cui si vede a un tempo la fermezza dell’eroe, e la sensibilità di figlio, di marito e di padre. […] Elfrida impaziente per l’assenza del marito si trattiene a parlar con Evelina sua confidente, e il dialogo è proprio e naturale. […] In fine Elfrida approfittandosi del letargo universale conduce via fieramente il marito ad onta del padre e del re. […] Ciò che non ha fatto per iscelta, è obbligata a proporlo pel comando del re che esilia il marito. […] Ne rimane atterrita Elfrida, si lascia cadere a’ piedi di Eggardo, e il vivace suo pregare ottiene la grazia e il perdono al marito.
Il Di Giacomo così descrive con sintesi felice l’attore geniale : Buon marito, operajo onesto, generoso, talvolta pur coraggioso, spiritoso, non servo, non maligno, non egoista, arguto, non goffo in amore, fine osservatore, intelligente popolano : ecco il Pulcinella in Antonio Petito.
Era anche colto, economo, buon marito e buon padre, però di carattere chiuso, sempre melanconico, giammai gaio.
Ei sempre nuovo si trasforma e piace, sia vecchio amante, ossia marito austero, o sindaco imbecille, od uom loquace.
A. supplicandola che per far grazia a me in ordine alla buona giustizia e per fare anche benefizio ai medesimi Ghislieri, si compiaccia comandare che sia subito ricuperata la donna e posta in luogo sicuro per reconsegnarla a suo marito.
Fece poi compagnia col marito, non avendo egli potuto accettar la scrittura di Alamanno Morelli pel formale divieto che aveva, renitente alla leva, di metter piede nel suolo austriaco.
Diventò pel ’40-41-42 prima attrice madre della Compagnia Verniano, dalla quale si tolse, per ritornare il ’43-44 capocomica al fianco del marito.
Recitò fino al ’70 ; poi dovette abbandonar la scena per mal ferma salute, e si ritirò a Firenze nella casa del marito.
Dei libretti pubblicati dal Cambiagi due soli potei vedere ; l’uno di mia proprietà, che contiene 47 ottave cantate dalla primavera dell’anno 1776 a tutto il carnevale 1777 ; e l’altro esistente nella Biblioteca Nazionale di Firenze, che contiene 56 ottave cantate dalla primavera dell’anno 1778 fino a tutto il carnevale 1779, colle quali abbiamo il repertorio della Compagnia Roffi che metto qui a titolo di curiosità : La bottega del caffè – L’ Amante militare – Il Feudatario – La Moglie gelosa – Le Donne curiose – La forza dell’amicizia – La Figlia obbediente – L’ Ipocrita – Il Raggiratore – La finta ammalata – Le astuzie di Trastullo e d’Arlecchino – Arlecchino principe per accid ente – La Scozzese in Londra – I Rustici – La guerra – Il Padre giudice del proprio Figlio – Il Tutore – Arlecchino, cavalier per forza – I Senatori romani – L’anello magico – Il Padre amoroso – Lo Zoroastro – La donna scientifica – L’Avventuriere onorato – La Tartana – L’Antiquario, o sia Suocera e Nuora – La casa nuova – Arlecchino marito alla moda – Il saggio amico – La bacchetta parlante – Arlecchino servitore di due padroni – Il Bugiardo – Gli amori di Damet – Arlecchino perseguitato da 4 elementi.
Giacomo de Spagnoli, delle quali cinquanta, ne ha consumato nel viaggio, da Napoli a Modona in Letiche, Carrozze, spese cibarie, e condotta di sue Robe ; onde hora gl’è necessario che mandi il marito a Napoli, per riscuottere dette Gioie, e questa sara sopra spesa per più d’altre venti doppie.
Felice il ’50, e citata al nome del marito, sappiam ch’ella era con lui a Bologna.
marito di Silvia Fantechi, ch' egli aveva conosciuta seconda donna nella Compagnia di Cesare Rossi.
La zia di Carlo, Il marito di Babette !
Nel '61 gli venne a morte la moglie, e visse di tal perdita addoloratissimo per molti anni, passando poi a seconde nozze con la figlia del noto dottore Scalabrini di Bologna, che sopravvisse al marito, e che vediamo più tardi in Compagnia di Pietro Rosa.
Anche sua moglie fu attrice valentissima per le parti caratteristiche, che sostenne al fianco del marito, a cui talvolta riuscì superiore.
Adelinda tuttochè piena di gelosia e di amore estremo pel marito che forma la tinta imperiosa del suo carattere, vuol salvarlo di ogni modo ; e credendo che non la salvezza della moltitudine de’ ribelli, ma quella di Gismonda indicata senza nominarla, potrebbe muovere il marito, gliela promette compagna nell’ esiglio. […] Clitennestra amando Egisto non è preparata a sacrificare il marito. […] Detestabile non meno di Clitennestra ella ha fatto uccidere il marito, ed ha sposato Almachilde di lui assassino. […] La sua venuta col pugnale insanguinato alla mano, essendo egli stesso mortalmente ferito, cagiona in Bianca timore pe’ fratelli, e dolore pel marito. […] IV nell’atto V la prima che è un monologo di Agide, in cui si vede a un tempo la fermezza dell’eroe e la sensibilità di figlio di marito e di padre.
Francesco Andreini pistojese marito della celebre attrice Isabella Andreini, ed attore anch’egli che rappresentava da innamorato, e dopo la morte della moglie da tagliacamtone col nome di Capitano Spavento da Vallinferna, volle ancora distinguersi come autore scrivendo più dialoghi, farse e commedie ove acciabattò quanto aveva in iscena recitato come attore, cioè le rodomontate.
La Sofonisba di Cornelio (disse ottimamente il Conte Pietro da Calepio) per essere feroce e non sentire alcuno affetto pel marito abbandonato, si rende meno atta a farsi compatire.
Madama Medebach si fece veder in piedi ed in buon essere il di di Natale ; ma quando seppe che si era affissata pel giorno appresso La Locandiera, commedia nuova fatta per Corallina, andò a rimettersi in letto con convulsioni di nuova invenzione, che facevano impazzire sua Madre, suo marito, i suoi parenti ed i suoi domestici.
Torri) non figura che il marito, al quale sono assegnate di paga venti doble al mese.
., poi di nuovo capocomico in società, or con Pareti, marito della prima donna Elvira Glech, or con Drago, la Lugo e Sichel, ed ora con Cartoni e Udina.
r Cupis et molti altri messero di mezzo, quà s’empi la scena di gente, e lui me disse Becco fotuto razza bozerona te farò ben ueder mi a suo tempo se hauerò più de due mani, la mia pouera moglie piangendo di rabbia disse marito abiate pacienza che tutti siamo conosiuti l’Angela li uene alla uolta per darli dicendo che era più honorata di lei il portinaro l’abbraciò et molti altri e lei per suiluparsi dal portinaro li dete un pugno nel uiso, io me tretti a una spada fui intertenuto da molti, li miei poueri fanciuli strilauano, ed il dottore et la moglie seguitauano ad’ ingiuriarsi con infamentissime parole in questo ariuò li sbiri fui auisato da un Cauaglier del S. […] S. e con ogni riuerenza come sua serua obligatissima la prego ancora per il mio pouero padre come mio marito ha scrito e umilmente gli bacio le mani dandoli auiso che spero fra dieci o dodici giorni di dar frate il mio filgio magiore in bologna con il fauore pero di S. […] A. minaccie di uita per homo a posta, alhora ben che fureno false le imputationi si trataua di marito e moglie, et hora da un strano il tutto si comporta pacienza il tempo è padre de la uerità, antiuedo li disgusti che receuera la prima donna che uera da questo bon homo di già sento a buccinare molte cosse li quali (Dio facci che me ne menti per la gola) tutte saranno in danno della pouera Compagnia, nissune cosse mie noue ho fatto ne mai la mia scola per le ragione scritte tanto basti a chi di me più intende. il mio povero socero atende Grazia per guadegnarse un pezzo di pane e ciò lo suplico con ragione tanto più che non tirera ne quarto ne nulla, e pure tanti altri Comici ano le lor Gionte et sono soli, et io con Colombina non li posso far seruicio ben che sia mio socero : del tutto pero me contento per seruire a S.
Sposatasi all’ Internari, e lasciato la Pellandi il teatro, essa fu con Luigi Vestri prima donna assoluta, affermando la sua sovranità nell’arte dell’età sua ; e mortole il marito nel ’25, si mise a capo di una compagnia che accolse in vario tempo i migliori artisti.
Amlet restato solo riflette fra se alla criminosa precipitazione di sua madre che apdena passato un mese dalla morte del re suo marito che tanto l’amava, si è congiunta in matrimonio col fratello del re, che ora ne occupa il trono. […] Torna la regina, e trovato morto il marito manifesta un gran dolore; s’uccisore con altri due ritirano il cadavere. […] No, per Dio, che non mi dimentico che siete la regina congiunta in matrimonio col fratello del vostro primo marito; e al ciel piacesse che così non fosse.
Nell’anno 1853 mio padre, dopo essere stato con le Compagnie Calamai e con quella del Tassoni si trovava in Corsica in Compagnia Coltellini (la De Medici prima attrice, Pescatori, suo marito, primo attore). […] Alla fine di quell’anno, stanco, sfiduciato, povero, ammalato, desolato per la morte della moglie, mio padre decise di dare un addio alle scene, e col figliuolo in braccio, ritornò a Fano, ove la madre Caterina aveva già ottenuto il perdono del marito per quel figlio che ritornava da lontano, avendo fatto il viaggio più a piedi che in diligenza, e portando tutto il suo bagaglio, dentro una calsetta.
Nel maggiore sviluppo della Commedia italiana, alcuni tipi rimasero pressochè gli stessi, ma un po’, anzi, raffreddati nell’attenuarsi delle precedenti scempiaggini ; Colombina in vece è andata assumendo proporzioni gigantesche : sia ella protagonista o personaggio di contorno, il più delle volte è il pernio su cui s’aggirano tutte le figure di una commedia : la padroncina per ajuto, la padrona per gelosia, i padroni vecchio e giovane, raggirati, sbeffeggiati, per amore, arlecchino, il futuro marito naturale, per ira, per amore, per gelosia, per disperazione, per…. tutto….
Le notizie che abbiamo di lei sono così intimamente legate a quelle del marito e degli Andreini, e di tutti i componenti le compagnie in cui ella militò, che al nome di questi rimando il lettore.
A DONNA MARITATA xcv L'altra notte io sognai, quando le stelle Dan loco al vicin giorno, di tenerti Stretta ne le mie braccia, e di goderti ; Fa che non passi il sogno Per l’Auorio ben mio de i denti tuoi, Perchè saria fallace ; Se vuoi ch'ei sia verace, Soccorri al mio bisogno, E passi il Sonno per la fronte poi Del tuo marito adorno, Ch'iui la porta trouerà di Corno.
Trionfa anche il carattere d’Igonda allorchè in faccia a Leovigildo consiglia al marito di preferir la morte al sacrilegio d’imbrattar con rito ariano la cattolica religione, e quando rimanendo sola con lui dopo tanta fortezza lascia il freno alla sua sensibilità. […] Antigona madre di Giocasta (che Creonte volle far morire per mano del suo figliuolo Osmene di lei marito) viene a Tebe sotto virili spoglie, e domanda ad Ormindo il cammino della reggia ch’ella non dee ignorare. […] Borsa con Agamennone e Clitennestra pubblicata in Venezia nel 1786 dare a un argomento mille volte trattato e bene per molti riguardi specialmente da Eschilo primo inventore, e da Seneca e dal conte Alfieri, un portamento novello col variare il carattere di Clitennestra, cui non fa rea dell’uccisione del marito. […] La gioventù studiosa vedrà mirabilmente dipinto lo stato dell’animo di Clitennestra e quando è per giungere Agamennone, e quando vi s’ incontra, e quando freme all’idea della proposta lontananza di Egisto, e quando si determina al colpo atroce, e quando esce bagnata del sangue del marito. […] Eccellente è la dipintura di Clitennestra che palpita alternativamente or pel figlio or pel marito: ella è madre stando Egisto in salvo, ella non l’è più quando per lui paventa.
Alla cena che fa il di lei marito sul balcone ? […] oh che marito ! […] Elfrida impaziente si trattiene a parlar con Evelina sua confidente sull’assenza del marito. […] forse da’ vassalli del marito. […] Ciò che non ha fatto per iscelta, è obbligata a proporlo, perchè il re ha esiliato il marito.
D’ingegno pronto e vivace, d’indole mite e aperta, appassionatissimo dell’arte, divenne il figliuolo adottivo di Augusto Bon, secondo marito di sua madre ; e così, potendo al nome del padre aggiungere quello del padrigno, egli si presentò alla ribalta con un augurio doppiamente splendido di futuri trionfi.
Due fanciulle mie Nipoti da marito, se ne stanno in Casa de miei Padregni, con poca pace, et è facile, ch' un giorno ne siano scacciate per la mia absenza.
.), delle quali non sappiam bene se si dovesse cercar la causa nel carattere bestiale della moglie Orsola che, gelosa di Florinda, gelosa della Rotari, gelosa di tutte, irruenta, violenta, aggressiva sempre, incitava il marito alla rivolta. […] Nel primo caso (e dati gli sforzi epistolari del Cecchini, e il suo delitto a tutela dell’onore ci appare il più probabile) c’ è davvero di che compiangere un povero marito ! […] Ma la Cecchini, da quella donna navigata che era, traeva poi argomento da tutto per mostrarsi di rigida austerità al cospetto del marito, sia per provargli il torto d’ingiusti sospetti, sia per farsi perdonare i falli trascorsi.
Agnese atterrita chiama il marito. […] Lillo compose ancora un altro dramma, in cui una bella e giovane donna maritata a un uomo ch’ella non ama, e schiava di un malvagio che ama, viene dall’amante indotta ad esser complice dell’assassinamento del marito. […] Il ridicolo di un marito amante della propria moglie senza aver coraggio di manifestarsi, è più rilevato nella favola di Murphy che in quella di La Chaussée. […] Un marito offende la fede conjugale d’accordo con una cugina di sua moglie, e questa se ne vendica rendendogliene il cambio con un giovane militare.
L’innamorato chiede in prestanza tal danaro al marito, lo passa alla donna, e dice poscia al prestatore di aver restituito il danaro alla consorte. […] Vorrebbe Isabella narrare come sia condiscesa alle nozze, ma teme che sopraggiunga il marito. […] Sai ch’ho un marito. […] Io, io son tuo marito, e dal tuo fianco Appartarmi potrà solo la morte. […] Parte Isabella, la segue Diego; ma ella temendo che sia veduto dal marito, per far che vada via gli dice che l’abborrisce.
L’innamorato chiede in prestito tal denaro al marito, lo dà alla donna, indi dice al prestatore di aver restituito il danaro alla consorte. […] Condiscende il buon vecchio, e si conviene che Isabella rimarrà senza prendere marito tre anni e tre giorni, e questi scorsi nè tornando Diego più ricco, possa dare la mano a Ferdinando. […] Vorrebbe Isabella narrare come sia condiscesa alle nozze, ma teme che sopraggiunga il marito. […] Isa: Sai ch’ho un marito. […] Parte Isabella, la segue Diego: ma ella temendo che sia veduto dal marito, per far che vada via, gli dice che l’abborrisce.
Ma il celebre Wycherley sì caro alla duchessa di Cleveland favorita del re, e marito della contessa di Drogheda, il quale morì l’anno 1715, fu senza contrasto il miglior comico di quel tempo nell’Inghilterra.
Ma il celebre Wycherley sì caro alla duchessa di Cleveland favorita del re, e marito della contessa di Drogheda, il quale morì l’anno 1715, fu senza contrasto il miglior comico di quel tempo nell’Inghilterra.
Il suo Fajele contiene l’ argomento stesso della Gabriela del Belloy, cui il marito dà a mangiare il cuore dell’amante, trattato colle medesime molle ed atto come quella a partorir piuttosto orrore che terrore tragico.
Buon marito, ottimo padre, sincero amico, non aveva altro difetto, se pur difetto può dirsi, che quello di un cuor troppo grande, e superiore alle forze sue….
Il personaggio di Ruzzante non ha carattere speciale : egli è quello che capita : talora soldato pauroso arieggia il Capitano ; talora servo, talora innamorato, talora marito….
E noto come la prima idea di raccogliere le notizie biografiche dei comici italiani venisse a Francesco Bartoli, marito della celebre Teodora Ricci, che le pubblicò in due volumi nel 1783 ; ma d’allora in poi molto altro era da aggiungere sia di nuovi nomi, sia di altri particolari sugli attori già noti ; e a ciò più specialmente contribuirono il Sand e il Campardon in Francia, fra noi il compianto Adolfo Bartoli e altri.
Il Costantini l’andò poi allargando, rappresentando sotto quelle spoglie, come lo Sganarello nel teatro di Molière, parti di marito ingannatore o ingannato, talor servo di Ottavio, e talora di Cintio.
Stenterello non ha carattere spiccato : esso può esser tal volta amante fortunato, tal altra marito ingannato ; ora servo sciocco spaventato dai morti, ora arguto dispensator di morale ; ma sempre, nelle quistioni più vive politiche o sociali, de’grandi e piccoli errori satirico flagellatore.
Io ho fatto il contrario, e mio marito non ha potuto secondare i vizi dei comici e le loro abitudini, ed ecco il motivo per cui non abbiamo amici in quest’arte.
Un marito che temendo di coprirsi di ridicolo agli occhi de’ pregiudicati suoi amici col mostrarsi innamorato della propria moglie, incorre nell’altro di voler palesare a lei il suo affetto colla segretezza che esige un amor colpevole, e con ciò cagiona le tenere lagrime della consorte che l’ama; simile argomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti, di tenerezza e di piacevolezza comica, che manifesta il pregio della commedia tenera. […] Le sue adunanze sembrano al di lei marito ridicole. Ella s’intalenta di dare in matrimonio sua figlia ad un poetastro di madrigali sciocco e vano; mentre il marito disegna di concederla ad un altro poeta più meritevole, e dell’avviso del padre è la giovinetta contesa. […] Ma il marito per abbattere l’ostinazione della moglie, cava di tasca un manoscritto delle poesie di Floricourt, fralle quali si legge una satira fatta contro della stessa Madama Armand, la quale convinta della pessima sua scelta, fa scacciare il poetastro, e permette che Dami sposi la figliuola.
Agnese atterrita chiama il marito. […] Lillo compose ancora un altro dramma, in cui una bella e giovane donna maritata ad un uomo ch’ella non ama, e schiava di un malvagio che ama, vien dall’amante indotto ad esser complice dell’assassinamento del marito. […] Il ridicolo di un marito amante della propria moglie senza aver coraggio di manifestarsi, è più rilevato nella favola di Murphy che in quella di La-Chaussèe. […] Un marito offende la fede conjugale d’accordo con una cugina di sua moglie, e questa se ne vendica rendendogliene il cambio con un giovane militare.
Prendila, a te la do, tu a lei sarai Amico, protettor, marito e padre. […] Filomena che aveva avuta la sventura di essere una notte violentata da un giovane sconosciuto, va alle nozze di Panfilo già incinta di due mesi, colla speranza di attribuir poscia al marito la gonfiezza del suo ventre. […] Si avvicina il parto e Filomena col pretesto di stare inferma abbandona la casa del marito, torna alla paterna, e nè anche vuole ammettere la visita della buona e innocente suocera. […] Mirabile nella seconda scena dell’atto primo è il ritratto della buona moglie che giugne a cancellare dal cuore di un marito l’amor di una cortigiana: . . . . . . […] Egli anche sapendo il secreto di Cremete che in Lenno sposò un’ altra moglie, essendo già marito di Nausistrata, e divenne padre di Fannia, fa tremare questo vecchio, e al fine scopre il tutto alla stessa Nausistrata; onde avviene che Antifone rimane sposo della sua Fannia riconosciuta dal zio per figlia.
Suo marito, quando ella recita, va nel parterre a batter le mani.
Amlet restato solo riflette fra se alla criminosa precipitazione di sua madre che appena passato un mese dalla morte del re suo marito che tanto l’amava, si è congiunta in matrimonio col fratello del re, che ora ne occupa il trono. […] Torna la regina, e trovato morto il marito manifesta un gran dolore; l’uccisore con altri due ritirano il cadavere. […] No, perdio, che non mi dimentico che siete la regina congiunta in matrimonio col fratello del vostro primo marito; e al ciel piacesse che così non fosse.
Il suo Fajele contiene l’argomento stesso della Gabriela di Vergy del Belloy, cui il marito dà a mangiare il cuore dell’amante, trattato colle medesime molle, ed atto come quella a partorir piuttosto orrore che terrore tragico.
Giuseppe, e di tutti i Santi protettori ed Avvocati, acciò lo assistano nel punto estremo di sua vita, si apprende come dopo aver lasciato alla Carlotta Corazzi sua diletta consorte (sic) (era una nobile signora veneziana che sposò nel 1817, e dalla quale poi visse diviso) il medesimo trattamento che riceveva vivente il marito, e di avere nominato erede universale il figliuolo Alessandro ch’egli ebbe legittimamente dalla moglie, lasciasse otto scudi fiorentini al mese sua vita natural durante a Coriolano figlio naturale ch’ egli ebbe dalla signora Margherita della Rose, dimorante a Milano e presso un farmacista Cataneo, il quale prega vivamente di cure e assistenze speciali a detto figlio sinchè non sia pervenuto all’età maggiore.
Artista e capocomico pregiato, padre e marito de’ più sciagurati, patriota caldissimo, nacque a Venezia il 5 ottobre del 1817 dai coniugi Antonio, veronese, e Luisa Ciappi, senese, comici nella Compagnia Andolfati, i quali passaron poi in quella di Ghirlanda, Ficarra, Martini, Ciabetti, Bianchi, Miuti, Colomberti ed altre, fino a quella di Carlo Mancini, nel ’32, ov’erano la Polvaro, il vecchio Modena, l’Adelaide Borchi, Andrea Vitaliani, Martinengo, ecc., e nella quale egli esordì a Caltanissetta colla parte di Riccardo ne’ Figli di Odoardo, acquistandosi tosto le simpatie del pubblico, che andaron poi viepiù crescendo.
Ognuno doveva pensare al proprio vestiario, eccettuato Fabio Sticotti, marito di Orsola Astori, la cantatrice, al quale eran forniti gli abiti dalla Compagnia, e da essa poi conservati insieme agli altri che le appartenevano, come di comparse, ecc.
Filomena che aveva avuta la sventura di essere una notte violentata da un giovane sconosciuto, va alle nozze di Pamfilo già incinta di due mesi, colla speranza di attribuir poscia al marito la gonfiezza del suo ventre. […] Si avvicina il parto, e Filomena col pretesto di stare inferma abbandona la casa del marito, torna alla paterna, e nè anche vuole ammettere la visita della buona ed innocente suocera. […] Mirabile nella 2 scena dell’atto I è il ritratto della buona moglie che giugne a cancellare dal cuore di un marito l’amor di una cortigiana: Atque ea res multo maxume Disjunxit illum ab illa, postquam et ipse se, Et illam et hanc, quae domi erat, cognovit satis. […] Egli anche sapendo il secreto di Cremete che in Lenno sposò un’altra moglie, essendo già marito di Nausistrata, e divenne padre di Fannia, fa tremare questo vecchio, e al fine scopre il tutto alla stessa Nausistrata; onde avviene che Antifone rimane sposo della sua Fannia riconosciuta dal zio per figlia. […] Laonde l’Imperadore Adriano, contro la disposizione della legge decemvirale, trattandosi della legittimazione di un fanciullo nato da una donna d’incorrotto costume, e di non dubbia onestà undici mesi dopo la morte del marito, decretò che il parto si tenesse per legittimo, ascoltati prima melti filosofi; della qual cosa vedasi il III libro al capo 6 delle Notti Attiche.
Moliere accrebbe la piacevolezza di tale argomento col dare a Sosia per moglie Clèantis che è il personaggio di Tessala introdotto da Plauto, e coll’ immaginare che essa al pari della sua padrona Alcmena ammetta in casa come proprio marito un altro Sosia. […] La moglie del vecchio che ha educata la fanciulla, conosacendo la malizia del marito, ne manda fuori il figliuolo, e prende la protezione del servo da lui favorito. […] Ma per rendere vano l’accordo e per deludere il vecchio insieme col suo villano fortunato, la moglie fa vestire cogli abiti di Casina il servo Calino rivale escluso, il quale fingendo la sposina ritrosa è menato alla casa destinata al ricevimento; e rimasto prima col rustico marito, indi col vecchio commarito, come dice Plauto, gli respinge a pugni ed a calci e gli caccia in fuga. […] La moglie di Lisimaco che era in villa arriva in sua casa in tal punto, e trovatavi la giovane non senza apparente fondamento sospetta ch’esser possa qualche intrigo del marito, e strepita contro di lui. […] Appena l’innamorato vestito da marinajo l’ha menata via, che il soldato pieno di speranza e di amore per l’ideata matrona entra nella vicina casa, corre pericola di esser castrato, e n’è discacciato a colpi di bastone, affetando il vecchio il carattere di marito onorato e geloso.
Questo tipo, più moderno del Brighella, non aveva nella Compagnia de’Gelosi altro carattere che quello di un furbo e astuto compare ; ma, come il Mezzettino, e più tardi lo Sgannarello francese, egli rappresentava tutte le parti di marito, fingendo di prestar fede talvolta alle frottole che gli si contavano.
Sposò in Milano nel 1601 Virginia Ramponi, giovane e bella milanese, la quale sotto la direzione del marito, diventò in breve rinomatissima attrice col nome di Florinda. […] Per altre cose concernenti la vita dell’ Andreini come at tore e capocomico, pettegolezzi di palcoscenico, invidie di mestiere, seccature e…. fedeltà di marito, vedi gli articoli seguenti sulle mogli Virginia, la rinomata Florinda, e Lidia (la Rotari) ; e quelli sul celebre Arlecchino Tristano Martinelli e i coniugi Cecchini Fritellino e Flaminia.
Fu poi col marito nella Compagnia di Giovanni Roffi, sempre applauditissima, a Milano, a Torino, a Genova, a Livorno.
Fu ne'primi tempi semplice, di buona fede, talora amante, talora marito, poi, un secolo più tardi, padre di famiglia, economo più che avaro, moralista, predicatore, nojoso.
Moliere accrebbe la piacevolezza di tale argomento col dare a Sosia per moglie Cleantis che è il personaggio di Tessala introdotto da Plauto, e coll’immaginare che essa al pari di Alcmena sua padrona ammetta in casa come proprio marito un altro Sosia. […] La moglie del vecchio che ha educata la fanciulla, conoscendo la malizia del marito, ne manda fuori il figliuolo, e prende la protezione del servo da lui favorito. […] Ma per rendere vano l’accordo, e per deludere il vecchio insieme col Villano fortunato, la moglie fa vestire con gli abiti di Casina il servo Calino rivale escluso, il quale fingendo la sposina ritrosa è menato alla casa destinata al ricevimento, e rimasto prima col rustico marito, indi col vecchio commarito, come dice Plauto, gli respinge a pugni e a calci, e gli caccia in fuga. […] La moglie di Lisimaco che era in villa arriva in sua casa in tal punto, e trovatavi la giovane non senza apparente fondamento sospetta ch’esser possa qualche- intrigo del marito e strepita contro di lui. […] Appena l’innamorato vestito da marinajo l’ha menata via, che il Soldato pieno di speranza e di amore per l’ideata matrona entra nella vicina casa, corre pericolo di esser castrato, e n’è discacciato a colpi di bastone, affettando il vecchio il carattere di marito onorato e geloso.
Sventuratamente il padrone di tale botte viene a riprenderla, per dubbio che per gli debiti del marito della Lena, non abbia a pericolare. […] Fausto travestito sul punto di picchiare è trattenuto prima da una donna che toltolo pel medico vuole che vada a visitar suo marito infermo, indi da due palafrenieri di un cardinale che il chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo di casa pieno di vino, per cui è costretto a ritirarsi. […] (leggendo) Ahi Tindaro, voi vi maritate; or non siete voi mio marito? […] La vendicativa Timandra madre di Teodolinda dalla toppa dell’uscio gli vede abbracciati, e schizzando veleno va a chiamar Clotario suo marito perchè venga a prenderne crudel vendetta. […] Francesco Andreini Pistojese marito della celebre attrice Isabella Andreini, e attore anch’egli che rappresentava da innamorato, e dopo la morte della moglie da tagliacantone col nome di Capitano Spavento da Vallinferna, volle ancora distinguersi come autore, scrivendo più dialoghi, farse e commedie, ove acciabattò quanto avea in iscena recitato come attore, cioè le rodomontate.
Vmbè allora appunto, capi da sassate, io presi la mia madonna Venere in braccio, e di peso me la portai in terra, e posatala su la riua del Reno feci le corna a quel zoppo, affumato del suo marito ; & in honore della riceuuta vittoria, fabricai subito in quel luogo vna Città, nominandola Bononia, quasi Bonum onus, cioè buono, e soave m’era stato il peso nel portar Venere di Cielo in terra.
Il primo a vederla è il figliuolo che prevedendo di dovere al di lei arrivo fuggire dal rigore del padre giustamente sdegnato, piangendo le manifesta la sua colpa, e vuol partirsi disperato, quando ella impietosita dar non voglia a credere al marito che la giovane che è in casa, sia appunto la perduta sua figliuola.
Dal registro 326 del Municipio di Perugia (ufficio dello stato civile), sappiamo che Luigi, Giuseppe, Pietro Bonazzi, professore e cavaliere, nato e domiciliato a Perugia, figlio del fu Giuseppe, cuoco, domiciliato in vita ivi, e della fu Celeste Carattoli, donna di casa, domiciliata in vita ivi, marito di Maria Rocchi, morì d’idropisia all’una pomerid. del 2 aprile 1879 nella casa posta in via Sapienza vecchia al numero 2.
Celia in esse riconosce la veste del marito traforata e sanguinosa, e trasportata dal dolore inveisce contro il fratello uccisore, indi vedendolo venire circondato dal popolo e acclamato, gli si presenta colla chioma scarmigliata e con tutti i segni del più vivo dolore. […] Perdendosi l’impresa, ella dice, ognuno in Roma altro non perde che la libertà, Ma io, io, se Roma vince, perdo Il marito dolcissimo e i cognati. […] Poichè per lo scoprimento di essere Alvida sua sorella si avvisa il re Torrismondo di proporre le nozze di Germondo, odasi in qual guisa ella ne frema e si creda schernita: Mentre il crudel così mi scaccia e parte, Prende gioco di me, marito vostro, Mi dice, è il buon Germondo, ed io fratello; Et adornando va menzogne e fole Di un ratto antico, e di un’ antica fraude; E mi figura e finge un bosco, un antro Di ninfe incantatrici, e il falso inganno Vera cagione è del rifiuto ingiusto; E fia di peggio. […] A Dirce dissi: al mio ritorno, o figlia, Fa ch’io ti trovi tutta lieta e culta, Ch’oggi sposa sarai di tal marito, Che a me grado ne avrai che tel destino.
Nel l’Alcestide che si offre vittima volontaria alla morte in cambio di Admeto suo marito, desidererei che gli stupidi biasimatori degli antichi leggessero attentamente l’atto secondo per impararvi a dipignere la natura con forza e vivacità. Alcestide moribonda, e poi senza vita, i suoi figli, il marito, il Coro, formano un quadro così compassionevole che farà cader la penna dalla mano a chi oggi voglia esercitarsi nella poesia tragica. […] «Presso il Francese la stessa Fedra confessa una passione sì vergognosa, la confessa innauzi a tutti gli spettatori, sposa del padre al figliuolo, e nel primo istante che si crede morto il marito.»
Riprende altresì di sconvenevolezza ciò che dice la Reina nella scena quarta dell’atto primo, cioè che all’arrivo di Don Pietro in corte i di lui occhi distratti altro non vi cercavano che Inès; sembrandogli ciò poco verisimile in un marito possessore da più anni dell’oggetto amato. Ma quest’ultima censura avrà poco peso per chi rifletta che Don Pietro è un marito per ipotesi del poeta tuttavia fervido amante, il quale gode fra mille pericoli e sospetti il possesso dell’amata, ciò che dee mantener sempre viva la sua fiamma. […] Qual è maggiore scelleraggine, fare avvelenare un marito, o condurre un figlio a trucidare sua Madre?
Wycherley fu marito della contessa di Drogheda, e morì nel 1715.
Mazzini, col quale egli eresse a sè l’oraziano monumento più durevole del bronzo, e nel quale è un’ampia e bella biografia dettata amorosamente da Ettore Socci, rilevante in ogni sua parte la grandezza dell’affetto che a lui legava la incomparabile compagna Giulia Calame di Berna, che lo aveva sposato fuggiasco, e che fu – dice il Mazzini – donna mirabile, come per bellezza, per sentir profondo, per devozione e costanza d’affetti e per amore alla sua seconda patria ; corse più tardi ogni pericolo di guerra accanto al marito nel Veneto…… IV.
E la ragione si è perchè la guardia posta sulla cima di una torre a veder se risplenda la fiamma che dee di montagna in montagna da Troja ad Argo prevenire la venuta di Agamennone, vede appena il fuoco e ne porta la notizia a Clitennestra, che giugne il marito quasi nel medesimo punto. […] Nell’Alcestide che si offre vittima volontaria alla morte in cambio di Admeto suo marito, desidererei che gli stupidi biasimatori degli antichi leggessero attentamente l’atto secondo per apprendervi a dipingere la natura con forza e vivacità (Nota XIV). Alcestide moribonda indi senza vita, i suoi figli, il marito, il coro, formano un quadro così compassionevole che farà cader la penna dalla mano a chi oggi voglia esercitarsi nella tragica poesia. […] Presso il Francese la stessa Fedra confessa una passione sì vergognosa, la confessa innanzi a tutti gli spettatori sposa del padre al figliuolo, e nel primo istante che si crede morto il marito. […] Anche l’orator Teodette, il quale con Teopompo e Naucrite concorse nel certame panegirico instituito da Artemisia in onor del marito, compose fralle altre una tragedia molto applaudita intitolata Mausolo, la quale a’ tempi di Aulo Gellio ancor si leggeva.
La guardia posta sulla cima di una torre a veder se risplenda la fiamma che dee di montagna in montagna da Troja ad Argo prevenire la venuta di Agamennone, scorge appena il fuoco e ne porta la notizia a Clitennestra, che il marito giugne quasi nel medesimo punto.
Sventuratamente il padrone di tale botte viene a riprenderla, per dubbio che pe’ debiti del marito della Lena non abbia a pericolare. […] Fausto travestito sul punto di picchiare è trattenuto prima da una donna che toltolo pel medico vuole che vada a visitar suo marito infermo, indi da due palafrenieri di un cardinale che lo chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo di casa pieno di vino, per cui è costretto a ritirarsi. […] Ahi Tindaro, voi vi maritate; or non siete voi mio marito? […] La vendicativa Timandra madre di Teodelinda dalla toppa dell’uscio gli vede abbracciati, e schizzando veleno va a chiamar Clotario suo marito perchè venga a prenderne crudel vendetta.
Celia in esse riconosce la veste del marito traforata e sanguinosa, e trasportata dal dolore inveisce contro il fratello uccisore, indi vedendolo venire circondato dal popolo e acclamato, gli si presenta colla chioma scarmigliata e con tutti i segni del più vivo dolore. […] Perdendosi l’impresa, ella dice, ognuno in Roma altro non perde che la libertade, Ma io, io, se Roma vince, perdo Il marito dolcissimo e i cognati; E vincendo Alba, qual vincer potria, Oltre il dominio de la libertade, De i fratelli privata mi rimango. […] Poichè per lo scoprimento di essere Alvida sua sorella si avvisa il re Torrismondo di proporle le nozze di Germondo, odasi in qual guisa ella ne frema e si creda schernita: Mentre il crudel così mi scaccia e parte, Prende gioco di me, marito vostro, Mi dice, è il buon Germondo, ed io fratello: Et adornando va menzogne e fole D’un ratto antico, e d’un’ antica fraude; E mi figura e finge un bosco, un antro Di ninfe incantatrici, e ’l falso inganno Vera cagione è del rifiuto ingiusto; E fia di peggio. […] A Dirce dissi: al mio ritorno, o figlia, Fa ch’io ti trovi tutta lieta e culta, Ch’oggi sposa sarai di tal marito, Che a me grado n’avrai che tel destino.
Condiscese il filosofo, ed il pantomimo prese ad esprimere l’avventura di Venere e di Marte scoperti dal Sole e accusati da Vulcano, le insidie di questo zoppo assumicato marito, la rete che annodava gli amanti, i numi presenti allo spettacolo, il rossore di Venere che si raccomandava a Marte, e quanto altro apparteneva a questa favola; ma con tale perspicuità, con tanta leggiadria, che Demetrio attonito e rapito proruppe in queste voci: Io ti ascolto, attore insigne, non che ti veggo.
Condiscese il filosofo, ed il pantomimo prese ad esprimere l’avventura di Venere e di Marte scoperti dal Sole e accusati da Vulcano, le insidie di questo zoppo affumicato marito, la rete che annodava gli amanti, i numi presenti allo spettacolo, il rossore di Venere che si raccomandava a Marte, e quanto altro apparteneva a questa favola, ma con tale perspicuità, con tanta leggiadria, che Demetrio attonito e rapito proruppe in queste voci: Io ti ascolto, attore insigne, non che ti veggo.
Merita ben di essere dagli esteri conosciuta, singolarmente per le seguenti cose: per le piacevoli scene di Don Rocco col suo domestico Muñoz; per quelle d’Isabella col suo amante, e spezialmente per la 12 dell’atto I, e l’11 del II; per l’angustia d’Isabella astretta dal vecchio a parlare all’amante mentre egli da parte ascolta ed osserva, che benchè non nuova produce tutto l’effetto; per quella in cui Isabella ode il tiro di leva del vascello nel quale è imbarcato l’amante; e finalmente per l’aringa eccellente d’ Isabella, in cui svela i secreti del suo cuore al marito, detesta l’ inganno del tutore, assegna le ragioni di non aver ella parlato chiaro, rifondendone la cagione all’educazione che si dà alle donne onde si avvezzano alla dissimulazione.
Riprende altresì di sconvenevolezza ciò che dice la reina nella scena quarta dell’atto I, cioè che all’arrivo di don Pietro in corte gli occhi di lui distratti altro non vi cercavano che Inès; sembrandogli ciò poco verisimile in un marito da più anni possessore dell’oggetto amato. Ma questa censura avrà ben poco peso per chi rifletta che don Pietro è un marito per ipotesi del poeta tuttavia fervido amante, il quale gode fra mille pericoli e sospetti il possesso dell’amata, ciò che dee mantenere sempre viva la sua fiamma. […] Qual è maggiore scelleraggine, fare avvelenare un marito, o condurre un figlio a trucidare sua madre?
Fra i nojosi prologhi di Domenico Bruni (V.) s’ attribuisce a Francesco Andreini il nojosissimo prologo di un ragazzo. » [http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-01_1897_img015.jpg] Veramente il Bruni (Fatiche comiche di Domenico Bruni detto Fulvio, Comico di Madama Serenissima, Principessa di Piemonte) dice che il signor Francesco Andreini marito della famosissima Isabella gli fece imparare un Prologo, ecc. ecc. ; non sappiam dunque perchè lo si debba attribuire alla penna dell’Andreini. […] Parte importantissima ha un Capitan Basilisco spagnuolo, negli Amorosi Inganni di Vincenzo Belando detto Cataldo Siciliano (Parigi, David Gilio, m. dc. xi) il quale del Suo Capitano e del Nostro dice nel proemio al Benigno lettore : Non macherò anco d’auertirti, che l’anno passato son state poste in luce le Brauure, o Rodomontate del Signor Francesco Andreini comico geloso, detto il Capitan Spavento da Vall’Inferna, marito della non mai abbastanza lodata Signora Isabella Comica Gelosa & Academica intenta, morta a Lione quattr’anni sono, vero honore della Comica eloquenza, mia singularissima & antica Padrona.
oltremontana reggenza: allude probabilmente a Caterina de’ Medici, moglie di Francesco II, che dopo la morte del marito governò di fatto la Francia, assumendo la reggenza per i figli, negli anni delle guerre di religione.
Euridice sentendosi tirar indietro, stende invano le braccia al marito, ed è tratta di nuovo nel regno della morte.
Euridice sentendosi tirar indietro, stende invano le braccia al marito, ed è tratta di nuovo nel regno della morte.
L’istesso chiaro autore delle due Semiramidi compose un altro scenico componimento pastorale intitolato il Contrasto amoroso fatto in Lorena l’anno 1591 a, in cui, per quel che scrive l’autore a donna Vittoria Gonzaga principessa di Molfetta b, con novissima invenzione è un solo pastorello e dodici ninfe, delle quali quattro contrastano amorosamente ciascuna per averlo per marito, ed è vinto da una che si chiama Nicea .
Le Delire scritta da Saint-Cyr rappresenta un marito divenuto pazzo per aver perduta la moglie, il quale con ritrovarla ricupera la ragione.
Vittoria Gonzaga principessa di Molfetta144, con novissima invenzione è un solo pastorello e dodici ninfe, delle quali quattro contrastano amorosamente ciascuna per averlo per marito, ed è vinto da una che si chiama Nicea.
alla cena che fa il di lei marito sul balcone?
La Compagnia era quella stessa della quale parla il marito Francesco (V.) « tale che pose termine alla drammatica arte, oltre del quale non può varcare niuna moderna compagnia di comici. […] » Il marito di lei nel Ragionamento IV delle Bravure dice : « Se la signora Isabella, bella di nome, bella di corpo, e bellissima d’animo, non si risolveva di ricompensar la mia fede, ecc.
La formola del giuramento dettata da Lisistrata e ripetuta a spezzoni da Calonica, è tale: Giuro di non badare alle carezze di uomo veruno, sia amico o marito; se mi verrà caldo, me ne starò in casa senza farmi toccare; mi metterò la veste del più vago colore che mi abbia; mi raffazzonerò, mi farò trovare gaja ed ornata per destar le fiamme del consorte, ma insensibile a’ suoi ardori, tutto metterò in opera per non condiscendere. […] E che laido catechismo non sarebbe la sfacciata sozza scena di Mirina con Cinesia suo marito nell’atto quarto? […] Intende poi dal marito come sia stato conceduto alle donne il governo della città.
Gran voglia hai di marito a quel che io sento.
Fra queste non trovo che l’Oreste, l’Ippolito e Creusa nell’Ione che abbiano le qualità richieste nella persona tragica, a cui puossi aggiugner l’Andromaca, che pare essersi accresciuta le miserie per colpa d’avere poco piamente aderito a far le nozze col figliuolo d’Achille, uccisor del marito. […] Confermasi dappoi l’odiosità con l’asprezza che usa al marito, che vien fatto schiavo per aver voluto compiacerla. […] Non così fece il Trissino nostro, nel cui dramma non solamente si rende ella in ogni incontro aggradita al popolo, ma non abbandona il marito che con ribrezzo, vinta dalla necessità. […] Ciò massimamente mi spiace laddove tali caratteri pregiudicano al fin tragico, come avviene nella Sofonisba di Cornelio, la quale, per essere feroce e non sentire alcun affetto per lo marito abbandonato, si rende meno atta a farsi compatire. […] Siccome tal fatto sarebbe verisimile in un altro amante; così non confassi ad un marito che ha già posseduto per anni l’oggetto amato.
L’inciviltà e la libertà grossolana di que’ repubblicani si manifesta nella dipintura di Blepiro, marito di Prassagora.
Ippolito innamorato d’Aricia nulla ha di tragico; ma Fedra innamorata d’Ippolito figliuol di suo marito perturba ed atterrisce.
Gran voglia hai di marito, a quel che sento.
Piacevoli trovo tutte le scene del vecchio don Rocco col suo domestico Muñoz; eccellenti quelle d’Isabella col suo amante e specialmente la dodicesima dell’atto I, e l’undecima dell’atto II; delicatamente espressa l’angustia d’Isabella astretta dal vecchio a parlare all’amante, mentre egli da parte ascolta ed osserva, la quale scena, benchè non nuova, produce tutto l’effetto; commovente quanto comporta il genere comico è la scena in cui Isabella ode il tiro di leva del vascello nel quale è ito ad imbarcarsi l’amante; finalmente tira tutta l’attenzione l’ottima aringa d’Isabella, in cui svela i secreti del suo cuore al marito, detesta l’inganno del tutore, assegna le ragioni di non essersi ella spiegata liberamente, rifondendone la cagione all’educazione che si dà alle donne, onde si avvezzano alla dissimulazione.
Un marito che temendo di coprirsi di ridicolo agli occhi de’ pregiudicati suoi amici col mostrarsi innamorato della propria moglie, incorre nell’altro di voler palesare a lei il suo affetto colla segretezza che esige un amor colpevole, e con ciò cagiona le tenere lagrime della consorte, quest’ argomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti, di tenerezza e di piacevolezza comica, che manifesta il pregio della commedia tenera.
Il marito frattanto (perché fra il Popolone de’ pigmeiha scroccato fama di savant come l’Algarotti e il ***) gemmando il suo pretto favellare toscano di mille frasi francesi, magnificava il prezzo di quelle inezie, e il buon gusto della sua sposa.»
Il ridicolo d’un marito amante della propria moglie senza aver coraggio di manifestarlo, é più marcato che non é nella commedia di M. de la Chaussée.
Tornando il Palomba in Napoli vi ricondusse fra molte stranezze due felici opere la Donna di tutti i caratteri, e lo Sposo di tre e marito di nessuna poste in musica da Pietro Guglielmi.
Da questo momento non s’han più indizj della presenza di Marinetta a Parigi, il che fa credere ch’ ella fosse in quest’ ultimo viaggio condotta a Firenze, ove si stabilì separata dal marito, forse per incompatibilità de’ caratteri, essendo essa più tosto uggiosa, e venendo egli di dì in dì più avaro.
La formola del giuramento dettata da Lisistrata e ripetuta a spezzoni da Calonica, è tale: Giuro di non badare alle carezze di uomo veruno, sia amico o marito: se mi verrà caldo, me ne starò a casa senza farmi toccare: mi metterò la vesta del più vago colore che mi abbia, mi raffazzonerò, mi farò trovare gaja ed ornata per destar le fiamme del consorte, ma insensibile a’ suoi ardori, tutto metterò in opera per non condiscendere. […] E che laido catechismo non sarebbe la sfacciata e sozza scena di Mirrina con Cinesia suo marito nell’atto quarto? […] Intende poi dal medesimo marito come sia stato conceduto alle donne il dominio della città.
Così hanno fatto spesso gl’intelletti perspicaci nell’imitare gli altrui concetti; per esempio quello che Lucrezio disse generalmente di tutti gli uomini questi due versi, Et Venus imminuit vires, puerique parentum Blanditiis facile ingenium fregere superbum, lo dice il Tasso di un solo, cioé di Orcano così: E lieto ormai de’ figli, era invilito Negli affetti di Padre e di marito.
Non è molto infelicemente espressa nell’atto secondo la situazione di Clitennestra presso a rivedere il marito, Quocumque me ira, quò dolor, quò spes feret, Huc ire pergam.
Il teatro non ha altra poetica che quella delle usanze, e poiché queste vogliono che deva ognor comparir sulle scene un martuffo con un visaccio da luna piena, con una boccaccia non differente da quella de’ leoni che si mettono avanti alla porta d’un gran palazzo, con un parruccone convenzionale, e con un abbigliamento che non ha presso alla civile società né originale né modello; poiché è deciso che cotal personaggio ridicolo abbia ad essere ognora un padre balocco, od un marito sempre geloso e sempre beffato, od un vecchio avaro che si lascia abbindolare dal primo che gli sa destramente piantar le carote, poiché il costume comanda che per tariffa scenica devano mostrarsi in teatro ora un Olandese col cappello alla quakera che sembri muoversi colle fila di ferro a guisa di burattino, ora un Francese incipriato e donnaiuolo che abbia nelle vene una buona dose d’argento vivo, ora un goffo tedesco che non parli d’altro che della sciabla e della fiasca, ora un Don Quisciotte spagnuolo che cammini a compasso come figura geometrica, pieno di falsi puntigli, ed abbigliato alla foggia di due secoli addietro, poiché insomma tutto ha da essere stravagante, esagerato, eccessivo e fuori di natura, voi mi farete la grazia d’accomodarvi mandando al diavolo quanti precettori v’ammonissero in contrario.
Non è molto infelicemente espressa nell’atto II la situazione di Clitennestra presso a rivedere il marito, Quocumque me ira, quò dolor, quò spes feret, Huc ire pergam.
Il primo a vederla è il figliuolo che prevedendo di dovere il di lei arrivo far che egli debba fuggire dal rigore del padre giustamente sdegnato, piangendo le manifesta la sua colpa, e vuol partirsi disperato quando ella non voglia impietosita dare a credere al marito che la giovane che è in casa sia appunto la perduta sua figliuola.
Alceste moribonda e poi senza vita, i suoi figli, il marito, il coro, formano un quadro sì patetico che farà cader la penna dalle mani di chi oggidì si accinga a scriver tragedie.
E’ bene scolpita nell’atto II la situazione di Clitennestra presso a veder il marito, Quocumque me ira, quò dolor, quò spes feret, Huc ire pergam.
Il tragico Greco compensa il difetto accennato prestando al marito di Elena discorsi lontani da’ colori adoperati dal suo imitatore Valenziano.
Catone stesso, quel seguace così rigido del giusto che la parola di lui aveva presso ai Romani la forza medesima che il giuramento fatto in presenza dei numi, niega a Cesare sotto un pretesto leggierissimo l’udienza che gli aveva dianzi promessa, né si sdegna di mischiare fra le cure pubbliche e in giornata così decisiva il privato affare delle nozze di Marzia sua figlia; egli che scevro d’ogni domestico affetto non era padre, né fratello, né marito, ma cittadino.
Egli attendeva a fomentarle nell’animo l’amore dell’assente marito e delle virtù necessarie a una regnante: talmenteché Egisto non potè trarre a’ suoi voleri la principessa, se prima non ebbe tolto nel mondo il suo cantore. […] Finché costoro esaminano freddamente tra sé medesimi i motivi che ha Paride di negar Elena a Menelao, questi motivi sono insussistenti, contrari ad ogni dritto e alla publica tranquillità; e la bella greca va renduta senza indugio al marito. […] [commento_Pref.3] • siccome recentissimi esempi lo han dimostrato: riferimento forse trasparente per il lettore contemporaneo, meno per noi; potrebbe trattarsi (come ipotizza Degrada) della chiusura del napoletano Teatrino di San Giacomo, detto anche Cantina: «a motivo dell’abolizione [nel 1769] si addusse l’oscenità delle recite che, facendosi all’improvviso, sfuggivano alla censura preventiva; la vita immorale delle attrici (e particolarmente di una Maddalena Scazzocchia, di cui il marito, Giovanni Vitonomeo, permetteva e sfruttava la ‘rilassatezza’; e infine (e di ciò veramente ci si avvedeva un po’ tardi) la sconvenienza che spettacoli cotanto profani avessero luogo così prossimo alle sacre cerimonie della superiore chiesa di San Giacomo» (B.
Introduzione […] concediamo pure che ci sia (che esista primariamente e assolutamente; si vuol dire: indipendentemente dallo studio che se ne effettua) un oggetto degli studi teatrali. Quale sarebbe? Lo spettacolo, certo. Ma l’oggetto, oltre che significante, deve essere dato, presente: il che non avviene per nessuna, o quasi, componente dello spettacolo escluso il testo verbale cioè, per indebita identificazione, il testo letterario1. Come sottolinea Franco Ruffini all’interno del suo studio Semiotica del testo.