Assai poco sembra valesse il Costantini come attore propriamente detto : e gli applausi che gli furon davvero prodigati si debbon più tosto attribuire al suo singolar pregio di acrobata.
Alle qualità artistiche del Pilastri che lo fecer uno de' più pregiati comici del suo tempo andò congiunta una memoria prodigiosa : e Domenico Bruni nell’introduzione alle sue Fatiche Comiche dice di lui : Vi è stato un Leandro Pilastri, e dotto e grazioso, che della profondità della sua memoria ha fatto stupire ogn’uno, poichè in molti luoghi, ma particolarmente in Milano ha di tutte le famiglie illustri, in una occasione narrato l’armi, descritto i colori, detto i nomi e la origine col nominare quanti Castelli sono sotto quel Dominio, e le cose notabili che in quelle parti nascono ; ha fatto raccolta di sei e settecento nomi, e con epiloghi differenti di quelli mostrato la sicurezza della memoria sua.
Infatti, al proposito della pantomima, era detto : « verrà questa rappresentata da varj componenti la Comica Compagnia, che graziosamente si prestano. » I manifesti di beneficiata avevan, come per tutti gli Stenterelli, il solito invito al pubblico, ordinariamente in brutti versi martelliani.
Egli mi ha detto di havere scritto a lei ciò che le occorre, ed ella potrà intendersene seco, perch'esso è quel che ha in mano tutto questo negotio.
Di lui è detto nelle Mémoires secrets : il piccolo Veronese, figlio d’un attore italiano noto col nome di Dottore di cui ha sempre sostenuto il ruolo, ci ha dato uno spettacolo de' più curiosi.
Alla pagina 184 del secondo tomo ho detto «noi abbiamo un contrappunto del quale si dice che gli antichi non avessero alcuna notizia». […] Nel luogo da lui citato 204 io non ho mai detto che la nostra musica non possa accoppiarsi ad ogni genere di poesia; ho detto soltanto «che per una generale inavvedutezza noi abbiamo esclusi dal genere musicale quasi tutte le moltiplici specie della poesia». […] Qual nuovo genere d’onestà letteraria è mai quella di tacere ciò che ha detto l’avversario, e poi combatterlo come se realmente non l’avesse detto? […] Aveva io detto: «L’amor del piacere, che va del paro in una nazione coll’annientamento di pressoché tutte le virtù politiche, ha fatto nascere la frequenta degli spettacoli.» […] Io aveva detto, che «la musica, cioè non la musica in genere, ma la troppo sfarzosa e brillante, non sa accompagnarsi colla poesia senza opprimerla».
Bartoli scrive : Bellotti, detto il Monco, Comico famoso, che recitò il carattere d’ Arlecchino con grande impegno ; e che cessò di vivere oltre la metà del secolo presente.
Il Bellotti fu, come ho detto, attore egregio ; e si vuole che ogni più grande artista del tempo che si trovava sulla piazza, ov’ei recitava, come ad esempio, la Pelandi, De Marini, Blanes, Lombardi, Bettini, andasse al suo teatro, e prendesse posto ne’palchi di proscenio, per meglio gustare i rapidi e varj mutamenti dell’espressione….
mo seruo Gio : Agostino Grisanti, detto Mario.
Rappresentava per lo più un uomo del ceto mercantile vestito di nero in abito da collare, detto altrimenti da città, con calze bianche, e due liste di color rosso nelle estremità laterali del suo tabarro.
Morto il padre, si restituì in Italia, e frequentò a Milano la Scuola dei filodrammatici, sotto gl’insegnamenti di Amilcare Bellotti, detto Bellottino (V.).
.), detto l’anonimo ; e al Teatro di San Luca a Venezia il’35 a sostituirvi il Garelli (V.), che gli pose in volto di sua mano la maschera, presentandolo al pubblico.
Apollofane da Suida vien detto, antico poeta comico, e nel l’Antologia tragico. […] Il nomato Epigene vien detto comico dallo stesso Suida, ma da Ateneo si citano l’Eroine e le Baccanti di questo drammatico come favole tragiche.
Baron voleva protestare, ma il Re, dopo aver riso della interpretazione spiritosa, conchiuse : — Quel che è detto è detto, e non se ne parli più. — Assistendo una sera Biancolelli alla cena del Re, contemplava con occhio avido e invidioso due magnifiche pernici servite su di un piatto d’oro.
Molte compagnie l’ebber con sè attrice comica e compagna incomparabile : dalla prima, come s’è detto, del Peracchi, a quella stabile napoletana dello Squillace (1898).
Di comicità irresistibile, e d’ingegno come abbiam detto vivacissimo, seppe trar grande partito da ogni situazione la più semplice ; una piccola scena recitata da lei, assumeva proporzioni gigantesche !
Francesco Pasta era nato, si può dire, primo attore, sì pel fisico, era di figura più tosto forte e di fisionomia marcatissima, sì pe 'l carattere, come s’è detto, freddo, talvolta serio, talvolta anche accigliato.
Istruito da Lorenzo Bellotto, detto Tiziano, doventò buon Arlecchino, e fu a Venezia applaudito in Compagnia di Girolamo Medebach.
Altra volta però, l’otto aprile 1614, non per rimunerazione reale delle recite fatte a Corte, ma per contratto privato fra i proprietari e reggenti dell’ Hôtel de Bourgogne e la Compagnia, non si riconobbe per contraente il Martinelli, ma l’Andreini, detto Lelio, accettante così per lui come per Tristano Martinelli detto Arlecchino e pei comici italiani loro compagni. […] Batta Andreini sotto nome di « Sior Cocalin De I Cocalin da Torzelo » Academico Vizilante detto el Dormioso. […] Batista Andreini detto Lelio comico, com’ in effetto ho fatto com’ho potuto, e come V. […] Si è detto e si è scritto, come più a dietro accennai, che codesta Maddalena è una specie di pasticcio senza capo nè coda : non oserei affermarlo. […] Io so che molti professori del ben parlare troueranno molti luoghi dove ne men’ io debbo dir bene, si come anche mi accorgo, che quelli, che non sanno parlar bene non conosceranno s’ io dica bene, o male ; onde anderanno sempre dicendo peggio, si che da questi non desiderarei altra sodisfatione se non che si dichiarassero di non saper ciò ch’ io mi habbia detto.
Poliziano: Angelo Ambrogini detto il Poliziano (Montepulciano, 1454 – Firenze, 1494) scrisse l’azione teatrale la Favola di Orfeo rappresentata nel 1480 a Mantova presso la corte ducale. […] Baron: Michel Boyron, detto Michel Baron (Parigi, 1653-1729) è un attore e drammaturgo francese. […] Triboli: lo scultore Niccolò Pericoli detto il Tribolo (Firenze, 1500-1550). […] Brown: Lancelot Brown (Kirkharle, Nurthumberland, 1716 – Londra, 1783) fu un architetto di giardini, considerato l’iniziatore dello stile architettonico di giardini e paesaggi che venne detto all’inglese, che opponeva all’uniformità tipica del modello geometrico francese una struttura libera e aperta, con un’alternanza di motivi naturali e artificiali. […] Dentone: Gerolamo Curti, detto il Dentone (Bologna, 1575-1632) pittore e scenografo, dipinse le scene per molte rappresentazioni teatrali.
E ho detto in forma di teatro, chè prima era un baraccone, con la loggetta al di fuori pe’suonatori chiamanti il pubblico sotto le spoglie di Pagliaccio, Arlecchino e Donna Cannone.
E chi avrebbe detto che in quell’anno e a Venezia, il Gallina avrebbe avuto un clamoroso trionfo per venticinque sere nell’orribile drammone Giuseppe Mastrilli ?
Dice il Beltrame Barbieri : Morì dieci anni sono il Capitan Rinoceronte nostro compagno, e gli trovammo un asprissimo cilicio in letto : e pur recitava ogni giorno : par veramente che contrasti cilicio e comedia : penitenza e trastullo ; mortificazione e giocondità ; ma non è strano a tutti chè molti sanno benissimo che l’uomo può star allegro e anche far penitenza de’ suoi peccati…… E il Padre Ottonelli in quella parte della sua Cristiana moderazione del Teatro (Firenze, Bonardi, 1652) che tratta delle Ammonizioni a’ Recitanti : Voglio aggiungere intorno al nominato Capitano Rinoceronte quel poco che da un prudente e dotto padre spirituale, e teologo della compagnia di Gesù mi fu detto in Fiorenza l’anno 1645 a’ 25 di giugno ; e fu questo.
Haman, altro suo componimento teatrale, si rappresentò in Heidelberg a’ 24 di agosto dagli scolari che vi manteneva l’elettor Federigo detto il pietoso14. […] Sperai allora di potermi alla mia volta approfittare della sua fatiga riguardo alla drammatica del secolo XVI; ma nulla di più di quello che io ne avea detto vi ritrovai prima di Opitz.
Da Monselice passò il Bartoli a Montagnana, poi di nuovo a Bologna, poi, scritturato con Gerolamo Sarti, detto Stringhetta, a Sassuolo nel modenese, sostenendo la parte dell’innamorato. […] Al picciol teatrin detto di Piazza (La Piazza Vecchia) vi sono alcuni attori molto attenti.
Il Fabbrichesi fu il primo a stabilire che i comici pensasser da sè a tutte le spese di vestiario (prima d’allora non dovevan provvedersi per gli abiti in costume che del così detto basso vestiario, cioè scarpe, calze, parrucche, spade, ecc.) e a quelle di viaggio ; ma tale aggravio fu compensato dalle nuove paghe salite a cifre non più sognate : mentre il gran Zenerini trent’anni addietro, e al tempo della sua maggior gloria, non aveva potuto ottenere che uno zecchino veneto al giorno, il De Marini ne aveva 601 all’anno, il Blanes 600, Pertica 450, e Bettini 400. […] Ciò era detto : fare la statua.
Egli, dice il Campardon, di cui un celebre satirico aveva detto che faceva molto onore al suo stato, ispirò ad un poeta anonimo i seguenti versi : Ciavarelli met tant de grâces Quand il représente Scapin, Qu’à ses lazzis, à ses grimaces On le prendroit pour Arlequin !
ma a continuarli le gratie con il concederli un suo stafiere quale accompagni il detto suo figlio a Milano, comme anche di qualche lettera di fauore in quelle parti doue astretto dal bisogno gli conuiene andare essendo colà aspettato da una Compagnia, et non uedendo strada di accomodarsi con la giustitia che in longo tempo.
Ah non v'approdi, e in pria, Fatta signora di sè stessa, un detto, Un sospiro, un addio sciolga, e rimbombi Di nostre voci al suono alterno, e giunga Alle Valli del Serchio, e lo ripeta Del bel Tirreno ancor la riva e l’onda.
ª Turri, comico detto Pantalone.
detto Scaramuccia, con una compagnia comica che molto piaceva a Sua Maestà e ai Francesi. […] Il nostro Fiorilli, divenuto, come abbiam detto, in essa famigliare, spillava di quando in quando dal tesoro dello Stato qualche supplemento straordinario. […] Da un diario inedito di Firenze, Ademollo riferisce (ivi) che il 17 luglio dello stesso anno venne in verso dal Val d’Arno un temporale e gragnuola e saette, e ne morì un figliuolo di un commediante e buffone detto Scaramuccia. […] Circa gli interessi gli ho sempre detto che non cerco quello che V. […] d’Arpajoux gli aveva detto che bisognava che lei mandasse via il detto vecchio ostinato, che S.
Quanto alla lingua Italiana è stato non senza ragione detto, che simile a Pallade nacque bella ed armata dalla testa di Giove per l’innesto non pure del latino parlare e del settentrionale, ma de’ rimasti rottami de’ primitivi linguaggi Italici de’ popoli indigeni, e de’ forestieri Etrusci, Osci, Greci, Sabini, ed altri, che anticamente abitarono le nostre amene regioni. […] Giacobi Segretario dell’Accademia delle Scienze di Coppenhaghen, e da altri, si trova (checchè ne avesse detto in contrario Olao Wormio nell’appendice al suo trattato de Litteratura Runica) impiegata la rima; il che prova che questa non è affatto, siccome l’hanno asserito il Crescimbeni ed altri, una invenzione de’ monaci del IV o del V secolo. […] Abate Bettinelli, e assai più apertamente da tutto ciò che sin quì con saggio criterio e raziocinio, e con iscelti esempj, ha detto e dimostrato il nostro erudito critico filosofo, e poeta drammatico Don Pietro Napoli Signorelli, vedesi quanto il sig. […] Silvio Fiorillo commediante che appellar si facea il Capitano Matamoros, inventò il Pulcinella Napoletano; e collo studio e grazia molto aggiunse Andrea Calcese, detto Ciuccio per soprannome, il quale fu sartore, e morì nella peste dell’anno 1656, imitando i villani dell’Acerra, città antichissima di Terra di Lavoro poco distante da Napoli, e vicina per poche miglia a quell’ antica Atella che somministrò a i gravi Romani la commedia Atellana.
Samuele de'nobili Patrizj Grimani ; e poi passò nell’altro degli stessi Padroni detto di S. […] M. ripigliò : « Intendo, vorrebbe sapere che cosa ha detto, ma…. oh ! […] Chi poi voglia avere un’ idea de' pregi del Sacco e della sua Compagnia, secondo il giudizio di esso Gozzi, non ha che a leggere il secondo volume delle Memorie inutili, e tutto il Canto ditirambico de' partigiani del Sacchi Truffaldino (opere c. s.), in cui fra l’altro è detto : Sacchi innocente, di nostra mente consolazione, tato e mignone, tu con le pure caricature, e con gl’imbrogli, quando tu il vuogli, e con gli amori, e co' furori, le gelosie, le braverie, senza osceni allettamenti, imposture, adulazioni, vinci tutte le invenzioni de' Poeti prepotenti ; e ci sollucheri, e i cori inzuccheri ; a' tuoi detti giriam gli occhi, tanto il mel par che trabocchi, e ci urtiamo e pizzichiamo, ci abbracciam, ridiam, gridiamo : O poeti da cucina, Viva il Sacchi, e Smeraldina. […] Sacco egli è detto nell’Arco del Portico di S.
Albergati Ercole, detto Zafarano, bolognese, e al servizio del Marchese di Mantova, fu molto pregiato come inventore e costruttore di meccanismi scenici, e fu nel 1487 « adoperato da Giovanni Bentivoglio nelle feste per le nozze del figliuol suo Annibale con Lucrezia d’Este, a costruire archi e trionfi, etc. etc.
Giammai mi accadde, nè più mai forse mi accadrà, di sentire il Brindisi di Girella del Giusti, più semplicemente e finamente detto, e più profondamente sviscerato, che da Michele Bozzo.
And.ª Cimador detto finocchio.
Messer Francesco detto il Giechino si trova citato dal Bertolotti fra i commedianti che nel 1591, di passaggio a Mantova, presero stanza all’osteria del Cappello.
Bartoli – che accrebbe, andando in Francia, le di lui fortune, senza pagare – aggiunge il Loehner – i suoi debiti di Venezia, ebbe dal suo matrimonio con Lucia Pierina Sperotti cinque figliuoli, di cui tre, Pier Antonio, Cammilla e Anna seguiron l’arte del padre ; e morì a Parigi il 26 gennajo 1762 Officier du Roy et bourgeois de Paris, sostituito alla Comedia nel suo ruolo di Pantalone già dal 1760 da Antonio Matteucci detto Collalto (V.).
Nel 1539 comparve quella che intitolò Mercator, seu Judicium Haman altro suo componimento teatrale, si replicò in Heidelberg a’ 24 di agosto dagli scolari che vi manteneva l’elettor Federigo detto il pietosob. […] Sperai allora di potermi alla mia volta approfittare della sua fatica riguardo alla drammatica del secolo XVI; ma nulla di più di quello che io ne aveva detto vi ritrovai prima di Opitz.
La Lucilla Costante con le ridicolose disfide e prodezze di Policinella, comedia curiosa di Silvio Fiorillo detto il Capitan Matamoros, Comico Acceso, affettionato e risoluto, dedicata all’ Illustrissimo et eccellentissimo Sig. il sig. […] III. 267 dell’ Università di Bologna) è IL MONDO | conquistato | di Silvio Fiorillo | detto il Capitano Mattamoros comico.
Gouernatore chiedendoli la cagione, non sapendo in che haueuano errato d’haver vn tal affronto : rispose quello, che certi gli haueuano detto esser la Comedia azzione di peccato mortale, e che gli aueuano mostrato quello, che ne scriueua il loro Arciuescouo : i Comici cominciarono à dire le loro ragioni, ma il Sig. […] Il buon Prelato ascoltò le ragioni de'Comici : non mancauano li dua di portar Testi contro le Comedie, e non voleuano, che i Comici altercassero ragioni ; quasi volendo che l’autorità dell’habito potesse far autentica legge alle loro opinioni : ma l’amoreuole Superiore diceua, lasciateli dire, il douere è, ch'ogn’ vno dica la sua ragione ; ma perchè la cosa andaua in lungo, si trasportò il ragionarne all’altro giorno ; e così il giorno seguente all’hora deputata comparuero i Comici con l’autorità segnata ne' libri, e così fecero gl’altri che si trouarono inuitati, chi da vna parte, e chi dall’altra, oue che si contrastò vn pezzo, in vltimo il benedetto Cardinale decretò, che si potesse recitar Comedie nella sua diocesi, osseruando però il modo che scriue San Tomaso d’Aquino ; et impose à Comici che mostrassero i Scenarij delle loro comedie giorno per giorno al suo foro, e così ne furono dal detto Santo, e dal suo Reuerendissimo Signor Vicario molti sottoscritti, ma in breue i molti affari di quell’ Vffizio, fece tralasciar l’ordine, giurando i Comici, che non sarebbero stati gli altri suggetti meno honesti dei riueduti : il Braga (così chiamano il Pantalone di quella Compagnia) et il Pedrolino haueuano ancora (e non è molto) di quei suggetti, ò siano Scenarij di Comedie sottoscritti, e quelli segnati da San Carlo, si tengono custoditi, e nella Compagnia, oue hora sono vi è chi ne ha due, e li tiene à casa per non li smarrire.
Aggiungiamo solo alla sfuggita che tutte le arie sono stentate, inarmoniche, difettose nella sintassi, e contrarie o distanti dal pensiero del recitativo; che si trova in quest’atto secondo uguale ignoranza delle favole, ed invenzioni Omeriche, e degli antichi tragici; che Briseida augura ipocritamente ad Achille che giunga à gozar del amor de su Ifigenia; ignorando che la sacrificata figlia di Agamennone per miracolo di Diana ignoto a’ Greci si trova viva trasportata nel tempio della Tauride; che l’istessa Briseida la prega di volersi intenerire, y no qual fuerte hierro à tu Briseida aniquiles, abrases y consumas; colle quali parole attribuisce al ferro che non è rovente, le proprietà del fuoco di annichilare, bruciare, consumare; che Achille vuole che gli augelli loquaci siano muti testimoni, los pajaros parleros sean mudos testigos che lo stesso Achille dice di avere appreso da Ulisse â despreciar la voz de las sirenas, la qual cosa dimostra di possedere uno spirito profetico, perchè Ulisse si seppe preservare dalle sirene dopo la morte di Achille e la distruzione di Troja; che l’istesso Achille pure profeticamente indovina che l’uccisore di Patroclo sia stato Ettore, perchè nel dramma del La Cruz niuno glie l’ha detto; che Agamennone dice ad Achille che vedrà al campo il corpo di Patroclo pasto fatal de las voraces fieras, bugia che contraddice al racconto di Omero che lo fa venire in potere de’ Mirmidoni; nè poi Achille potrebbe mai vedere una cosa già seguita, purchè le fiere a di lui riguardo non vogliano gentilmente differire di manicarselo sino al di lui arrivo; in fine che La Cruz dovrebbe informarci perchè Briseida di Lirnesso, cioè Frigia di nazione mostri tanto odio contro le proprie contrade a segno di desiderarne l’annientamento anche a costo di dover ella rimaner priva di Achille? […] Nel real palazzo del Buen Retiro di Madrid sotto Ferdinando VI si cantarono le più famose opere di Metastasio e qualche serenata di Paolo Rolli da’ più accreditati attori musici e dalle più celebri cantatrici dell’Italia, senza balli ma con alcuni tramezzi buffi, dirigendone lo spettacolo il riputato cigno napoletano Carlo Broschi detto Farinelli, che quel Cattolico Sovrano dichiarò cavaliere. […] Nel teatro detto de los Caños del Peràl di Madrid fin dal 1730 si rappresentarono opere comiche, ma dopo alquanti anni vi si recitarono commedie spagnuole, le quali erano pur cessate nel 1765 quando io giunsi in Madrid.
È stato detto : – Lasciatela liberamente sbocciare così spontaneo fiore di campo ! […] Chi se ne occupa è uno sciagurato : non ha nè il criterio, nè il sentimento dell’arte…… E finalmente ci sono coloro che hanno detto semplicemente e sinceramente così : La Tina Di Lorenzo ha le doti naturali, ma non ha l’arte ; farà la gran conquista quando ai mezzi che la provvidenza le ha elargito avrà aggiunto la formazione dell’intelletto d’arte, che è studio tenace, serietà di proposito, fermezza di volere. […] Nè a caso abbiam detto di amore o di dolore, perchè questo veramente è il suo campo : sembra infatti che la naturale bontà e la mite dolcezza della giovane donna si ribellino quasi all’espressione di sentimenti di diversa natura.
.), che fossero stampate a’ tempi intorno a Leone X. le Commedie di Angelo Belocci detto il Ruzzante, le quali erano composte in varj dialetti. […] Ma poi (sia ciò detto con pace del Signor Lampillas) non è punto vero, che nelle Commedie di Ariosto s’insegni il corrotto costume. Questo è detto apologeticamente. […] Ora su tali fondamenti conchiuse il Signorelli, che Lope o dovea essere il più sfacciato de’ Viventi (il che niuno ha detto mai), o dovea discolparsi colla verità alla mano.
Se in castigliano ed in italiano questo primo saben significa che di questi partiti non si sono ancora aboliti i nomi, io vorrei che mi si rinfacciasse, dove abbia io detto il contrario. […] Vincenzo avesse detto ciò nel tempo che io ancora dimorava in Madrid, gli avrei mostrato facilmente che s’ingannava anche in questo, e che la voce Chamberga potè forse usarsi in proposito di detta Guardia; ma il cappello slacciato, rotondo, e non à tres picos, era stato adoperato dagli Spagnuoli ancor prima dell’epoca di Carlo II. […] Ciò detto sia soltanto per dissipare quest’altra cavillosa accusa del sig. […] Indebolì il primo, come si è già detto, ogni rivalità e prepotenza de’ due partiti formando de’ commedianti un sol corpo ed una cassa.
Chi ne sia l’autore non è detto : certo fu scritto di mano del proprietario del codice, Francesco Orlandi.
La dedica non è del Biancolelli, ma di Petronio Ruinetti, che par l’editore, il quale fa anche precedere all’opera una lettera dedicatoria al detto Facini.
Riappare a Venezia nel carnevale del 1522, e lo vediamo recitare il 2 febbraio una tragedia in casa Grimani alla presenza del vescovo d’Ivrea, il 9 detto una commedia nel Convento dei Crocicchieri, e il 12, nello stesso luogo, la Mandragola.
Ciò detto, intreccia le sue frondi anch'ella.
I, dei drammi giocosi per musica, XXXV delle opere teatrali), in fronte alla quale è detto con nuovo errore : rappresentato per la prima volta in Milano nell’anno 1732.
L'elenco della compagnia del 1675, in cui Parrino è detto Pannini per errore, è dato al nome di Areliari Teodora. […] P. detto Florindo.
Ho detto tragico-romantiche : nella tragedia classica a lei mancava la fibra. […] Il successo della compagnia fu completo ; e Don Giovanni de’ Medici, che allora era alla Corte della nipote e tanto amore mostrava alle commedie, scrisse l’ 8 marzo al Duca di Mantova che la principal causa di quel successo era da attribuirsi alla valentìa e alla saviezza di Pier Maria detto Fritellino, che con gran perspicacia manteneva l’unione e l’accordo dei comici. […] Ma le opere per le quali dobbiamo essere grati a Pier Maria Cecchini son quelle d’indole didattica, nelle quali unicamente abbiamo, come più volte ho detto, l’idea ben chiara di quel che potesse essere il comico a quei tempi e il suo modo di recitare. […] Nulla ci ha detto sul modo di rappresentare la parte sua in genere, alla quale solo è accennato al principio del capitolo sul Primo e Secondo Servo : è cosa molto necessaria et molto dovuta nella comedia che dopo la parte di un servo astuto et ingegnoso il quale spiritosamente attendi senza buffonerie al maneggio della favola, che ne succedi un altro totalmente dissimile, ecc. ecc., e qui si dilunga a parlar dell’Arlecchino. […] Essa ha per titolo : Discorso sopra l’Arte Comica — con il modo di ben recitare — di — Pier Maria Cecchini Comico — Acceso detto Frittellino, ed è dedicata all’Ill.
Bonaldi Antonio, detto Pezzetta.
Il detto Capaccio inviò a questo Lucio la sua commedia, perchè colla sua compagnia la recitasse, come si ricava da una lettera dello stesso Capaccio posta nel Libro I del suo Segretario.
I poeti tragici più illustri in essa dovettero esercitarsi, perchè la Tetralogia colla quale si aspirava alla corona teatrale, conteneva, come si è detto, tre componimenti tragici ed un satirico. […] Non molto diversa dalla tragedia era il dramma detto Ilarodia o Ilarotragedia. […] Si confuse intanto la voce Mimo, e dinotava ora un dramma così detto, ora un attore buffonesco. […] La rappresentazione continuò a serpeggiare per entrambi gli esercizii, perchè tutto richiedeva espressione; ma nel canto animato dalle parole con alcuni movimenti regolati, quale è quella de’ cori tragici o comici, ebbe minor parte che nel ballo figurato così propriamente detto, il quale privo delle parole tutto cercò dall’azione.
Al Capo IV pag. 71, lin. 12, dopo le parole della parentesi, che non so perchè dal Bettinelli vien detto Reggiano, si aggiunga.
E prima aveva detto che era eloquentissimo quel suo sguardo dei grandi e grossi occhi di color grigio, di che, consapevole, abusava talora negli effetti detti di controscena.
, 104) : Essendo giunto in questa città per passare a Venezia un famoso comico, detto Gandini, quale fa la figura di diversi personaggi con una prestezza e sveltezza non ordinaria, con mutare li linguaggi in tutte le forme, et in due che ha fatto prova del suo spirito nel teatro Formagliari ; vi è stato un concorso cosi grande d’ogni genere di persone, che quel teatro non fu capace per tutti, e quegl’ impresarj hanno fatto grandi impegni e profferto una gran parte perchè resti per tutto il carnevale, ma si crede che non restarà per avere l’impegno con Venezia.
.), detto Argante, volle presentargli in occasione di dare alle stampe la Tragicommedia col titolo : La clemenza nella vendetta, in altri luoghi da noi mentovata ; e come si disse sotto l’articolo del prenominato Franceschini.
E io credo si possa dedurne che questa, altra non fosse dall’ Antonia Isola detta Lavinia, sorella dell’Angiola, divenuta poi moglie di Antonio Torri, detto Lelio in comedia, che assieme a Lei formava il migliore ornamento della compagnia. ….
Attrice tragica di assai buon nome, nacque il 1808 in Livorno da agiata famiglia, e precisamente in quel quartiere detto Crimea, oggi Via.
Aniello Soldano, napoletano, detto il Dottore Spacca Strummolo. […] Spiritoso ne’ lazzi, pronto nelle risposte, lepido e faceto ; e sopra ogn’ altra cosa infinitamente studioso, acquistossi una somma riputazione, e fu tenuto in concetto d’uomo veramente negli studj fondato, e pieno di moltissime cognizioni. » Pubblicò nel 1610 a Bologna per le stampe di Vittorio Benacci due operette ; la prima intitolata : Fantastiche et ridicolose etimologie recitate in commedia da Aniello Soldano, detto Spacca Strummolo Napolitano, dedicata al Conte Ferdinando Riario, Senator bolognese ; la seconda, La Fondazione et origine, ecc. […] Saturno vuol far vero il detto con l’Etimologie, ecco ch’ io vi stampo la vera Etimologia di quella Città, donde si conoscerà la mia buona ragione.
A capi della Compagnia erano Francesco Calderoni detto Silvio, e Agata Calderoni detta Flaminia sua moglie, nonna della mia. […] za Mandarà gl’ordini. chio in quanto a me stimo che al detto di q.
Carlo Goldoni stimò di aver compreso dalla fama che ne correva, la maniera di sceneggiare Liveriana, e volle provarsi nel suo Filosofo Inglese a porre in vista più azioni ad un tratto; ma nell’imprimerlo ci avvertì che niuno gli avea detto bravo per questo. […] Esistono in Napoli diversi teatri, tuttochè siensi convertiti quello di San Bartolommeo in una chiesa ed il teatrino detto del Vico de la lava o della Pace in un collegio; e tuttochè non sia ancor terminato quello che sin dallo scorso anno 1789 si stà edificando nel sito detto Ponte Nuovo. Il più antico degli esistenti è quello de’ Fiorentini così detto per la vicinanza della chiesa di San Giovanni de’ Fiorentini. […] gli è detto; perchè avete stampata questa commedia?
Creò con molto successo la parte di Eleonora nei Tre Gemelli Veneziani di Antonio Mattiucci detto Collalto, rappresentati il 7 dicembre del 1773 ; e abbandonò la Commedia Italiana, alla sua chiusura del 1776.
Moglie del precedente, sorella di Bonaventura Benozzi detto Il Dottore, nacque a Tolosa verso il 1701 da famiglia di comici italiani girovaghi e di non molto grido.
Il Gozzi nel suo ditirambo pel Truffaldino Sacchi lo ricorda con onore ; e così di lui lasciò scritto Gianvito Manfredi nell’Attore in scena : Gaetano Casali, detto Silvio, non meno celebre che saggio ed onesto, il quale adempiedo a tutte le parti, che ad un saggio ed ottimo attore spettanti sono, tanto si distingue dagli altri nell’arte sua, che non cred’io che a’ suoi tempi tanto si distinguessero dagli altri gli attori antichi.
Qualora detto venivagli, che qualche altro recitava bene delle sue parti ; come, diceva, se il Goldoni le ha scritte per me !
La pettinatura di quell’attore, era affettatamente imitata da quella del detto signore.
L’ha pur detto più di un Francese, e specialmente l’erudito M. […] ha detto, che debbansi presentare sulla Scena oggetti veri? […] Dunque voi (sia ciò detto di passaggio) quì vi conformate co’ Criticastri, che escludono dalla Opera il Canto? […] Lo stesso avviene nell’altra non meno preziosa Pittura del medesimo sommo Pittore, il quadro detto la Madonna del pesce fatto per i Domenicani di S. […] A queste opere inarrivabili del Pittore di Urbino ne aggiungo un’ altra di uno non meno divino Artefice, cioè del fonte della Grazia pittoresca, Antonio Allegri detto il Correggio.
Rappresentava nella Compagnia di Angelo Beolco detto il Ruzzante (prima metà del secolo xvi) le parti di Menato, contadino arguto, francone, che snocciola parolaccie come gli vengon dal cuore, senza metterci su nè sale nè pepe.
Di Giacomo, lo troviamo (1739) primo amoroso in una Compagnia che rappresentava commedie burlesche in un giardino fuori Porta Capuana, detto il Giardeniello ; della qual Compagnia faceva parte il Pulcinella Domenicantonio di Fiore, che, senza dubbio, coll’arte sua e co’suoi ammaestramenti fece prender più tardi al Barese la risoluzione di mettere anch’esso la maschera del pulcinella.
Abbate Avelloni detto il Poetino È indubitabile ehe il Teatro è scuola di morale esperienza e di pubblica istruzione.
e l’abito faceva sparire i difetti dell’uomo ; o meglio, i difetti dell’artista, per un epigramma del caso, come è stato già detto, in questa parte si camblavano in belle qualità.
E trovandosi ora detto servo a Modena, in casa del conte Sertorio, e potendolo pagare, Riccoboni supplica il Duca perchè vi si adoperi….
Un poeta anonimo ha detto : Coraline, toujours nouvelle dans chaque rôle où je la vois, fait que je suis tout à la fois amant inconstant et fidèle.
L’affettar dovizia nella nudità, l’affastellare smunte ironie e sofisticherie, l’inorpellare o tacer la storia, il dissimular la forza dell’altrui ragionamento, l’andare accumulando contro l’Italia quanto di maligno altra volta ne ha seminato l’invidia, ed il sopprimer poi quanto se n’è detto in vantaggio, l’esaltare i nomi de’ Lampillas, degli Huerta, de’ Sherlock e degli Archenheltz pel solo merito di aver maltrattato l’Italia; tutto ciò, dico, che costituisce la tremenda batteria degli apologisti antitaliani, piacerà a pochi entusiasti, i quali per un mal inteso patriotismo si lusingano di potersi accreditare per amici zelanti del proprio paese mostrandosi nemici del vero. […] Don Nicolàs Antonio ne reca un frammento da lui detto rude, incompositæque vetustatis, di cui eccone alcuni versi: Don Fadrique Henriquez y mas de Ribera, De la Andalucia gran Adelantado, De sangre muy noble, de ilustre linage, De quatro costados de generaciones, Henriquez, Riberas, Mendozas, Quiñones ec.
Era presto detto, ma come averne il tupè dopo quel ciclone, e specialmente dopo avere esaurito tutti i propri cavalli di battaglia ? […] Come ti ho detto mio padre aveva un ruolo secondario, inferiore, cioè quello del Gattinelli, come era inevitabile, cominciarono presto le emulazioni fra il giovane attore e l’artista, che godeva già meritamente molta fama. […] Si è detto che Cesare Rossi era attore di maniera, attore barocco.
mo servitor Battista degli Amorevoli da Treviso detto la Franc.
Aggiungiamo solo alla sfuggita che tutte le arie sono stentate, inarmoniche, difettose nella sintassi e contrarie o distanti dal pensiero del recitativo: che vi si trova uguale ignoranza delle favole Omeriche e de’ tragici antichi: che Briseida augura ipocritamente ad Achille che giunga à gozar del amor de su Ifigenia, ignorando che la sacrificata Ifigenia per miracolo di Diana ignoto a’ Greci dimorava nel tempio della Tauride: che la stessa Briseida lo prega ad intenerirsi, y no qual fuerte hierro à tu Briseida aniquiles, abrases y consumas, colle quali parole par che attribuisca al ferro le proprietà del fuoco di annichilare, bruciare, consumare: che Achille vuole che gli augelli loquaci siano muti testimoni (los pajaros parleros sean mudos testigos): che il medesimo dice di avere appreso da Ulisse à despreciar la voz de las sirenas, la qual cosa non può dire se non con ispirito profetico, perchè Ulisse non si preservò dalle sirene se non dopo la morte di Achille e la distruzione di Troja: che anche profeticamente l’istesso Achille indovina che l’uccisore di Patroclo sia stato Ettore, perchè nel dramma niuno gliel’ ha detto: che Agamennone dice ad Achille che vedrà al campo il corpo di Patroclo pasto fatal de las voraces fieras, bugia che contraddice al racconto di Omero che lo fa venire in potere de’ Mirmidoni; nè poi Achille potrebbe mai vedere una cosa già seguita, purchè le fiere a di lui riguardo non vogliano gentilmente differire di manicarselo sino al di lui arrivo: in fine che l’autore dovrebbe informarci perchè Briseida di Lirnesso cioè Frigia di nazione mostri tanto odio contro le proprie contrade a segno di desiderarne l’ annientamento anche a costo di dover ella rimaner priva di Achille? […] Nel real palazzo del Buen Retiro di Madrid sotto il re Ferdinando VI si cantarono le più famose opere di Metastasio e qualche serenata di Paolo Rolli, da più accreditati attori musici e dalle più celebri cantatrici dell’Italia, senza balli ma con alcuni tramezzi buffi, dirigendone lo spettacolo il rinomato cigno Napoletano Carlo Broschi detto Farinelli da quel Cattolico Sovrano dichiarato cavaliere. […] Nel teatro detto de los Caños del Peràl sin dal 1730 si rappresentarono opere buffe, ma dopo alquanti anni vi si recitarono commedie spagnuole, le quali pure erano cessate nel 1765 quando io giunsi in Madrid. […] Se ciò in castigliano e in italiano significa che di questi partiti non si sono ancora aboliti i nomi, io vorrei che mi si rinfacciasse dove abbia io detto il contrario.
), è dato oggi poter ricostruire intera la figura di questo artista che trascinava il pubblico all’entusiasmo con un gesto, con un movimento della persona, senza ricorrer mai allo spediente volgare di certi lazzi e certe cascate, che furon prerogativa del suo predecessore Antonio Costantini, figlio naturale del rinomato Costantino Costantini detto Gradelino. […] Morto il famoso Tommasino del Teatro italiano a Parigi (Tommaso Antonio Visentini), che recitava appunto gli arlecchini, e tentatosi invano di surrogarlo degnamente (il Costantini, come abbiam detto, più acrobata che attore, finì coll’annoiare), fu chiamato Carlo Bertinazzi, il quale, non troppo signore della lingua francese, scelse per suo esordire l’Arlecchino muto per forza, scenario italiano del Riccoboni, in cui egli non aveva da dire che poche parole. […] III) sul merito del nostro artista aggiunge : Il signor Carlo Bertinazzi detto Carlino, era un uomo stimabile pe’suoi costumi, celebre nell’impiego di Arlecchino, e godeva una riputazione che mettevalo al pari di Domenico e Tommasino in Francia, e di Sacchi in Italia. […] In ogni modo, data l’indole dei nostri artisti, e date le condizioni del nostro paese, io credo si potrà sempre affermare, che se per rispetto di sè, dell’arte, del pubblico, le nostre Compagnie dovran cedere di fronte alle Compagnie forestiere, gli artisti forestieri debbono tutti per natural senso d’arte, per ingegno, per islancio, pel così detto fuoco sacro, insomma, cedere di fronte agli artisti nostri.
Belotti Amilcare (detto in arte Belottino), nacque a Bergamo da un negoziante di seta ; morto il quale, egli, poco esperto e poco incline alla mercatura, finì in pochissimo tempo quanto aveva ereditato.
r Cinzio nella sua li descrive ; che giudicati buoni, e per esserui il detto Cinzio, presi ardire col fauore di V.
A. et non zelo di honore come à detto, poichè mentre io ò speso per mantenerlo, esso à consentito a qualunque cosa che io ho, come infame che egli è.
Servillo Francesco, detto Odoardo.
Morì a Genova il 12 di gennajo del 1886, e il 9 di aprile dello stesso anno, la sua salma, reclamata dall’autorità municipale di Cuneo, fu trasportata con gran pompa in quel cimitero, dove si ammira il busto che abbiamo detto, opera dello scultore Alessandro Cafetti, sulla cui base è la seguente epigrafe dettata da Desiderato Chiaves : a | GIOVANNI TOSELLI | che su queste scene | il teatro piemontese | instaurò | perchè ricreando educasse | testimonianza | di memore affetto | i torinesi posero | il xii cennaço m dccc lxxxvii.
Cinquanta carrozze borghesi seguivano il feretro, dietro a cui eran tutti i comici del Re della Compagnia italiana, presieduti dal loro decano Giovan Battista Dehesse ; e nel Necrologio del 1769 si legge : Si è detto con ragione che l’indole di Camilla era scolpita sulla sua faccia.
La prima tragedia che nel risorgimento delle lettere venisse a luce in bello ed elegante stile italiano, e con qualche idea di ben regolata azione, fu certamente l’Orfeo del soprallodato Angiolo Ambrogini da Montepulciano, detto comunemente Angiolo Poliziano. […] Il celebre Leonardo Bruni, che da Arezzo sua patria é comunemente detto Leonardo Aretino, nato nel 1369, e morto nel 1444, fece una comedia latina, intitolata Polissena, stampata più volte in Lipsia nel principio del XVI secolo. […] In un codice della Biblioteca Estense, in cui si contiene la traduzione latina delle lettere attribuite a Maometto II, fatta da Laudivio, questi, come ci attesta il Tiraboschi, vien detto Cavaliere Gerosolimitano.
Nella stessa regione del Circo Flaminio, ove s’innalzò questo teatro Pompeano, se ne vedevano tre altri, cioè il teatro nominato Lapideo, quello detto di Cornelio Balbo, e l’altro eretto da Augusto sotto il nome di Marcello, il quale era il più picciolo di tutti, non potendo contenere che ventiduemila spettatoria.
Quando il re Filippo detto il Bello morto nel 1314 armò cavalieri i suoi figliuoli, trovasi in una antica cronacaa che si diede una festa, in cui si vide la persona di N.
Nella stessa regione del Circo Flaminio, ove era questo teatro Pompeano, se ne vedevano tre altri, cioè il teatro nominato Lapideo, quello detto di Cornelio Balbo, e l’altro eretto da Augusto sotto il nome di Marcello, il quale era il più picciolo di tutti non potendo contenere che ventiduemila spettatori151.
Quando il re Filippo detto il Bello morto nel 1314 armò cavalieri i suoi figliuoli, trovasi in un’ antica cronaca37 che si diede una festa, in cui si vide la persona di N.
Il Regli, dopo di aver detto che all’ultima recita di Alberto Tessari, e a quella di sua moglie (a’ Fiorentini di Napoli), il pubblico piangeva, e applaudiva con quello spontaneo trasporto, che è figlio della convinzione, scrisse di lei : Tessari Carolina era sorprendente per la robustezza de’suoi polmoni, per la voce maschia ed insinuante.
Il Goldoni ha parole di calda ammirazione per l’ingegno e l’arte del Collalto, alla grandezza della quale egli aveva, come ho già detto, contribuito in Venezia co’suoi insegnamenti.
. | raccolte da francesco antonaz | zoni, comico confidente detto | ortensio. | dedicate all’illustriss.
La Maison du Marais, poesia di Duval con musica di della Maria, sermone soporifero, sentenze ribadite, tratti satirici rancidi stemperati in tre atti compongono quest’opera comica recitata nel teatro così detto l’anno 1800. […] I primi ad elevarsi furono quello di Nicolet intitolato i Gran Ballerini da corda, quello di Audinot detto l’Ambigu Comique, e quello dell’Ecluse nominato Varietà piacevoli. […] Havvi un altro teatro detto de’ Giovani Alunni, dove tralle commedie si rappresentavano con piacere, e con concorso le Petit-Figaro, e le Due Pastorelle, ed i Tre Uomini femmine. Nel teatro detto Sans pretension si ascoltava volentieri la tragedia di Giuseppe già rappresentata a Nantes, ed il dramma intitolato l’Angelo ed il Diavolo, i quali si contrastavano la condotta di un giovane, imitazione stravagante di Shakespear.
La Flaminia piacea molto a Torino : vi andò la Florinda, e coll’ arte sua, rinnovando la division de’ partiti che furon già come abbiam detto per altre attrici, seppe gettare a terra ogni trofeo eretto dalla Signora Flaminia : non c’ è che ridire. […] Ed è possibile che la storia non ci abbia detto nulla sul conto di un così rimarchevole personaggio ? […] In genere le poesie non sono la più bella cosa di questo mondo : meschinissimi poi i sei sonetti probabilmente improvvisati sulle rime dell’ addio detto l’ultima sera dalla Virginia a un banchetto dato agli artisti dopo la recita a Vicenza. […] S., con tutto ciò il detto Lelio ridendo voltò via, nè volse ascoltarmi.
S’un huomo d’eminenza va a mangiare sovente a casa di questo e di quello, vien detto ch’egli è affabile ; ma s’è un meschino, è un scroca. […] Quel Superiore era Teologo, ma non era addottrinato nelle scaltritezze mondane ; e cosi quei benedetti Dottori che hanno detto contro le Commedie, Dio sa se mai avevano veduto Commedie ; o se pur, ne videro alcuna che non fosse qualche Farsa, o qualche Zannata oscena, e che la stimassero Commedia : poichè vi è taluno che dice Commedia alle bagattelle che fanno i bambocci de’ Ciarlatani.
Ah che la cassa recano Che hai detto! […] Che hai detto! […] Che hai detto! […] Che l’hai tu detto? […] Non m’avete voi detto ch’ella è morta?
Non saria allora per niente coperta la voce del cantore, verrebbe ad esser rinforzato l’affetto dell’aria e l’accompagnamento saria simile al numero nelle belle prose, il quale, a detto di quel savio, convien che sia come il batter de’ fabbri, musica insieme e lavoro. […] Fanno fede al mio detto parecchie fatture del Pergolesi e del Vinci, rapitici da morte troppo di buon’ora; del Galuppi, del Iomelli e del Sassone, che non potranno mai abbastanza vivere. […] Ma cosi non avrebbe già egli detto di quelle dello incomparabile Tartini, dove trovasi somma varietà congiunta con la unità la più perfetta.
I poeti tragici più illustri in essa dovettero esercitarsi, perchè la Tetralogia colla quale si aspirava alla corona teatrale, conteneva, come si è detto, tre componimenti tragici ed un satirico. […] La Parodia, di cui credesi inventore Ipponatte, non fu in Grecia soltanto un artifizio usato di passaggio nelle loro favole da Epicarmo, Carcino, Eupoli, Ermippo, Aristofane ed altri comici, i quali, come si è detto, convertivano in ridicole le più energiche espressioni tragiche con lievi cangiamenti; ma formò eziandio uno spettacolo e una farsa particolare così chiamata. […] La rappresentazione continuò a serpeggiare per entrambi gli esercizj, perchè tutto abbisognava di espressione; ma nel canto animato dalle parole con alcuni movimenti regolati, qual è quella de’ cori tragici o comici, ebbe minor parte che nel ballo figurato così propriamente detto, il quale privo delle parole tutto cercò dall’azione.
Paolo Fabbri comico detto Flaminio : Quella che già cosi faconda espresse detti sublimi, ed ornamento altero fu de le scene, d’appressarsi al vero lasciando l’ombra e di bearsi elesse. […] Anzi, ch’io sono l’istesso mal tempo per voi, poichè per me dite, che non havete mai buon tempo : noi sogliamo dire quando il cielo è coperto di nubi, ch’egli è mal tempo ; e voi mille volte m’avete detto che il mio viso è un cielo angusto, ma che le mia ciglia torve di sdegno son quelle nubi, che lo rendino fosco & oscuro ; l’oscurità cagiona mal tempo, dunque io sono il vostro mal tempo. […] Hor sia detto assai, quanto alla clettione della comedia, et ditene eletta che sia, come ui gouernate. […] Circa alle scene pastorali parlaremo con gl’ altri aparati dimane ; hora circa al modo del uestirle dico che se il poeta, ui haurà introdotto alcuna deita, od’ altra noua inuentione ; bisogna in questo, seruire alla intention sua : ma circa al uestir i pastori, si haurà prima quello auertimento, che si è detto anco conuenire nelle comedie ; cioè, farli tra lor piu differenti che si può, Et quanto al generale il lor uestir sara questo. […] Ma per che par che si usi a tempi nostri da destinguerle [pero che i moderni le ordiscono di piu lunghi soggetti] diremo dimane qual sorte d’intermedij son giudicati piu lor conuenirsi, Et insieme anco parlaremo de gl’ interualli de poemi pastorali, poi che per hoggi si è detto assai : et in uero mi conuiene essere a far proua di alluminar la scena della nostra comedia, per ueder che non gli manchi cosa alcuna, et però con uostra licenza farò fine al mio ragionamento, se però non uoleste uenir anco uoi, a ueder questa proua.
» Dryden avea detto in alcuni versi a Sir Godfrey Kneller: For what a song, or senseless opera Is to the living labour of a play, Or what a play to Virgil’s works would be, Such is a single piece to history.
Oltre a Gaetano e Giovanni Bazzi, abbiamo la Caterina che recitava la parte di Donna Luisa nell’Innamorato al tormento del Giraud ; Paolo, detto il gobbo, conduttore al principio del secolo di una mediocre compagnia, e morto a Torino, sovvenuto dai fratelli ; Elisabetta (la madre ?)
Recitava le parti d’Innamorato, e trovavasi il 1781 a Napoli nella Compagnia de' Lombardi, diretta da Tommaso Grandi, detto il Pettinaro.
Perchè Adelia, il tuo cor rompe in sospiri, e raro il detto su’tuoi labbri suona, e chiusa in bruno la gentil persona, soletta e malinconica t’aggiri ? […] Credi : nè reo nè ingeneroso io sono Qual ti fui detto dal frequente vulgo, Misero d’opre e d’animo codardo.
L’ Aquinate nol muta ; or tanto basti ; Che ben suo detto val più, ch’altri mille ; S’inciela ei divo ; i detrattori in terra S’appagan sol d’ambiziosi fasti : Ma, perchè troppo osasti Altri non dica, al mio spietato Achille Torno ; stanco non mai di farmi guerra ; E ’n brevi note chiuderò gran cose. […] Canzon da la Potenza al Natisone Ci è gran tratto di via per ogni via ; Dov’è la Figlia mia Fermati, e posa : poi di loco in loco Di’, che de’ miei tormenti ho detto poco.
Della tragedia del Frangipani è detto nell’avvertimento premesso alla seconda edizione (Ven., Farsi, 1574), che tutti li recitanti hanno cantato in suavissimi concenti, quando soli, quando accompagnati…. […] S'è detto che non si potrebbe affermare se il Pasquati fosse rimasto sempre coi Gelosi.
E ho detto crede di dare, poichè oggi, a quattro mesi di distanza da quelle recite di addio, egli sta trattando per recarsi l’aprile e il maggio del 1904 nell’America del Nord. […] Ho detto più su che Tommaso Salvini fu classico nel significato puro della parola, chè non mai s’ebbe da notare nella sua esposizione la esuberanza spontanea, e pur tal volta nella spontaneità grottesca de'romantici : ne'suoi scatti di passione, ne'suoi scoppi di furore era sempre la misura contegnosa, direi quasi plastica della forma : plasticità che non tradiva mai la fatica dello studio, ma usciva elegantissima e varia sempre e rapida in una spontaneità apparente.
Già te l’ho detto, insipido, che d’altra ninfa ti procacci.
Io ho veduto soltanto il Romolo, opera scenica di Pietro Cotta detto Celio accademico Costante, che è dedicato all’abate Vincenzo Grimani.
Lo posero in una carrozza, avviandosi per quella via, ma poi lo condussero all’ospedale dei pazzi, detto de' Ponti Rossi, mentre lo sciagurato andava ognor ripetendo di voler discorrere al Re.
Una lettera del 18 febbrajo 1690 al Duca, firmata dal Savorini e da Marco Antonio Zanetti detto Truffaldino (V.), ci apprende come la Compagnia fosse stata costretta a scorrere la primavera in Pescia e Camajore, l’ estate in Lucca e Livorno, e l’ autunno in Firenze senza recite con avversa fortuna, e con tante traversie, malattie, e dispendî, che oltre ai gravi incomodi e patimenti, era rimasta impegnata con un debito di 150 doppie, oltre li debiti particolari di ciascuno, ai quali Dio sa quando si sarebbe potuto provvedere.
Si sarebbe detto che quei mille spettatori fossero compresi dalla verità di quel dramma : non si sentivano che i miei rantoli rabbiosi e le grida soffocate della povera Adelaide.
« Egli non potè aver maggiore fortuna – ho detto in principio – per la cerchia ristretta in cui visse. » E questa ristrettezza derivò un poco da tutto un insieme di dizione e di pronunzia e di atteggiamenti, nella lor grande spontaneità prettamente romagnoli, da farlo parer talvolta più tosto un attor dialettale ; e un poco per la numerosa famiglia che gl’impedì, proprio quando più ce n’era il bisogno, di prendere il largo, e di emanciparsi collo studio speciale da quei difetti d’origine che lo facevano apparire anima gentile in corpo rozzo.
«Altrimenti non avrebbe egli detto, che Guido Aretino, il quale fiorì nel secolo XI fu anteriore di tempo, o almen coetaneo al famoso Alfarabi, mentre questi morì l’anno 343 dell’Egira cioè poco dopo la metà del secolo X.» […] «Non avrebbe detto, che fra le due poesie il menomo vestigio non si scorge d’imitazione.» […] In qual tomo, in qual capitolo, in qual pagina, in qual riga ho detto che Federico traesse l’amore verso la poesia, e la protezione dei poeti dal Conte di Tolosa? […] Alla pagina 308 dello stesso tomo dopo aver detto, che nel gaudio popolare per la vittoria di Cortenova riportata da Federigo nel 1239 vi furono cembali, cetere ed altri strumenti musicali, mi rinfaccia la mia ignoranza quasiché io avessi detto essersi conosciuta la musica strumentale in Italia allora soltanto che Federigo si trovò con Raymondo di Tolosa per ascoltar i Menestrieri provenzali. […] Quale spirito muove adunque questo scrittore qualora mi fa dire ciò che non ho mai sognato di dire, e qualora m’intenta un processo per aver detto ciò che dice egli stesso dietro a una folla di scrittori i più accreditati?
Nell’Ajace detto flagellifero dalla sferza colla quale quest’eroe furioso percoteva il bestiame da lui creduto Ulisse e gli altri capi del campo Greco, tra molte bellezze generali e varii pregi della favola e de’ caratteri, si ammirino con ispezialità le tre seguenti bellissime scene: la situazione patetica di Ajace rivenuto dal suo furore col figliuolo Eurisace e colla sua sposa Tecmessa; la pittura naturalissima della disperazione di Ajace che si ammazza; ed il tragico quadro che presenta la troppo tarda venuta di Teucro ed il dolore di Tecmessa e del Coro allo spettacolo di Ajace ucciso. […] Egli fu decorato, come si è detto, colla prefettura di Samo e col l’onorevole grado di Arconte della Repubblica. […] Se fossero stati semplici individui accresciuti uno per volta, ne seguirebbe che Eschilo non avesse introdotti nelle sue favole che due soli attori, oltre del Coro, la qual cosa, come si è detto, sarebbe smentita da quelle che ce ne rimangono; perocchè nel solo Prometeo alla prima scena intervengono la Forza, la Violenza, Vulcano e Prometeo, cioè quattro personaggi.
Non ci hanno essi insegnato tutto ciò che di quello si é poi detto in altre guise di là da’ monti? […] Freron ne’ suoi giornali, quegli che per esser piccolo di statura, di cuore e di mente, venne da cotesto ingegnoso e acerrimo critico francese lepidamente chiamato le Poète Lilliputien, le Bébé de la Littérature, le garçon des Philosophes: «Avendo detto lo scrittore francese della vita di Regnard, che questo celebre commediografo avea letto e imitato i comici italiani, Monzù de la Harpe, autore di certi drammi, Warwik, Pharamond, Timoleon, Gustave, Melanie, e di alcuni altri opuscoli in prosa e in verso, produzioni tutte che non poterono sornotare un momento nell’onde di Lete, hassi creduto che la gloria del suo ingegnoso compatriota Regnard fosse stata compromessa con tale asserzione, e perciò ne ha sentito un sì vivo dolore che nel Mercurio di Francia di questo mese di marzo 1772, parlando delle commedie di Regnard, scocca colla solita sua prosuntuosa tracotanza contro l’italica nazione a lui tanto ignota, quanto la cinese, quella stravagante e bestial sentenza: «On peut remarquer que les Français, nation beaucoup plus réfléchissante que les Italiens et les Grecs (risum teneatis) sont les seuls qui aient établi la haute comédie sur une base de philosophie morale. […] E’ stato più volte detto, e parmi esser pur troppo vero, che il senso comune, e quel pensar savio e avveduto, sia molto raro in certi paesi, e specialmente in quelli, ne’ quali ognuno vuole, senza i debiti requisiti, trinciar da filosofo e da dottore. […] Pasquale de’ romani, le Pasquelle de’ fiorentini, i Travaglini de’ siciliani, i Giovannelli de messinesi, il Giangurgolo de’ calabresi, il Pulcinella, il Coviello, e ’l Pasquariello, tutti tre napoletani… Silvio Fiorillo commediante, che appellar si facea il Capitano Mattamoros, inventò il Pulcinella napoletano; e collo studio, e grazia molto aggiunse Andrea Calcese, detto Ciuccio per soprannome, il quale fu sartore, e morì nella peste dell’anno 1656, imitando i villani dell’Acerra, città antichissima di terra di lavoro poco distante da Napoli» e vicina per poche miglia a quell’antica Atella, che sumministrò a i gravi romani una nuova spezie di commedia bassa sì, e sparsa di oscenità, secondo il Poliziano in Pers. […] cap. 7, ma molto festiva e motteggevole, come é stato detto nel primo libro pag. 166.
Dell’antica egli dice: Quel che abbiam detto della tragedia antica (noi l’abbiamo esaminato di sopra) affermiamo dell’antica commedia, che altro non era che una festa di ballo grottesco animato da una poesia corrispondente. […] Primieramente o egli ha voluto dire una cosa, e ne ha detto un’altra, o quel di nuovo sarà errore di stampa; altrimente introdurre di nuovo fa supporre che in altro tempo vi fosse stata in Grecia la commedia moderata prima dell’antica,il che dalla storia non appare.
Pier Maggiore la mattina del 23 aprile 1781 da Gaetano di Luigi Maria Vestri, primo cancelliere del tribunale esecutivo, e da Apollonia di Andrea Soldelli ; e fu battezzato il 24 detto coi nomi di Luigi, Andrea, Giorgio, Giuseppe, Maria. […] A cotesto difetto, per altro, dello strafare accenna anche Francesco Righetti (op. cit.), proprio al tempo in cui il Vestri era nella Compagnia Reale Sarda, accusandone piuttosto il pubblico che l’artista ; ma poi, dopo di aver detto che Vestri sa commovere il cuore quando la circostanza d'una scena patetica lo esige, conclude : nessun altro attore in Italia, al pari di lui ha saputo destare tanto diletto nelle parti ridicole, e cattivarsi l’aura popolare.
Trovo in una nota inedita del Gueullette che Marco Napolioni detto Flaminio era conosciuto in teatro col nome di Flaminione per distinguerlo dagli altri Flaminj della Comedia italiana.
Ciò detto mi toccò una guancia con una compiacenza più che paterna, s’ingalluzzò, e mi fece avvertita che al Vecchio volpone ancora piacevano i pomi, benchè non avesse più denti.
Barbieri Niccolò detto Beltrame. – L'inavvertito, ovvero Scappino disturbato, e Mezzettino travagliato. […] Belando Vincenzo detto Cataldo. – Gli amorosi inganni. […] — Di Francesc’ Antonio Avelloni, detto il Poetino.
Assai giocondamente il messinese Scipione Errico schernì le affettazioni e le arditezze dello stile detto secentista e criticò con sale e giudizio diversi poeti di quel secolo colla sua commedia le Rivolte di Parnaso per le nozze di Calliope, che s’impresse in Messina nel 1620, ed altrove diverse volte. […] Intanto non posso dispensarmi dall’osservare che il chiarissimo abate esgesuita Giovanni Andres asserisce con una franchezza che fa meraviglia, che il Teatro Italiano regolare da principio ma languido e freddo (di che vedasi ciò che si è detto nel precedente volume della nostra Storia) sbandi poi nel passato secolo e nel principio del presente (parla del decimottavo) ogni legame di regolarità, e lasciate le tragedie e le castigate commedie altro non presentava che pasticci drammatici, come dice il Maffei .
Di assai cattivo gusto furono in seguito il balletto delle Fate del 1625, in cui, come si è detto, ballò Luigi XIII, e la festa della Finta Pazza mentovata da Renaudot fatta rappresentare nel Picciolo-Borbone nel 1645 dal cardinal Mazzarini. […] Tutto ciò è detto con leggiadria, ma con poca verità; per un poeta lirico è bello, per un personaggio drammatico è falso.
Ah che la cassa arrecano Che hai detto! […] Che l’hai tu detto? […] Picchia: ma il servo ubbriaco, dopo aver detto che Ermino è morto di peste e che Livia è fuggita via, serra l’uscio, ed il lascia fuori pieno di sospetti. […] Non m’avete voi detto ch’ella è morta? […] Fabrizio Fornari Napoletano detto il Capitan Coccodrillo Comico Confidente, diede alla luce in Parigi per l’Angelier nel 1585 la commedia intitolata Angelica, che poi si ristampò in Venezia nel 1607 pel Bariletto.
Quello di Modena detto della Spelta, su opera del cavalier Vigarani distrutto nel 1767.
Oltre ai vari manifesti, che provano la parte che egli aveva in quella Compagnia, tra’ quali, non ultimo, quello per la beneficiata della Perini, in cui è detto che « lungi dal proporre un trattenimento insulso e senza alcun profitto morale, l’attrice ha preparato una giocosa commedia di autore classico, in cui senza alcuna mostruosità vi è annessa la maschera di Stenterello….
M. stessa diede ordini per lettere al Serenissimo di Parma, concesse un passaporto, nel quale era detto che la Maestà della Regina aggregava Colombina alla Compagnia de’ Comici italiani ; e fe’dono di 100 scudi per le spese di viaggio.
Dal quale anche appare, dopo un reciso richiamo all’ordine, come Celia si andasse ammansando, cosi da farsi chiamar dallo Scala stesso coppa d’oro, e chiedere in isposa da Iacopo Antonio Fidenzi detto Cintio ; matrimonio che non potè poi farsi per solenne divieto della madre infame, che vedea morto con esso ogni sorgente di lucro.
le di Gambara) dalla signora Duchessa a una Comedia di Zani della Compagnia della Vittoria la quale si ritrova qui molti giorni sono, dove era anche il detto Card.
Ad Eteocle appartiene il famoso detto che Giulio Cesare soleva avere in bocca, e per cui si risolse a regnar sopra della sua patria. […] Vi si ammirano quelle che anche in terra sono pesci, animali e volatili; lo scorpione p. e. esprime la costellazione ed il pesce scorpione; l’asinello non solo fa sovvenire di quello trasformato in cielo, ma del pesce chiamato ονον o dell’uccello detto οιωνον.
Bettinelli come vocabolo inusitato fra’ Toscani; ma io il feci senza pentirmene, perchè quell’istantaneo girare su di un piede che fa il ballerino, è così detto in Francia cui tanto debbe la danza moderna, e s’intende in Italia, dove la cosa è trasportata senza che abbiavi sinora un vocabolo patrio equivalente. […] Esse si collocheranno alla fine di ciascun volume, così per non alienar troppo spesso il leggitore dalla catena delle idee del testo, come per evitar gli equivoci e per non far che a me talvolta si arroghi il merito di ciò che avrà detto il mio dotto amico 14.
Il Nasarre non sarebbe stato forse indotto dal folle orgoglio nazionale a pronunziar seriamente tali scempiaggini, se avesse riflettuto, che per le continue guerre e inquietudini ch’ebbe la Spagna per lo spazio di quasi otto secoli cogli Arabi conquistatori, l’ ignoranza divenne così grande in quella Penisola, e tanto si distese, che nel 1473, come apparisce dal Concilio che nel detto anno, per ripararvi si tenne dal cardinal Roderigo da Lenzuoli Vicecancelliere di S.
M’hanno detto che Vosignoria vuol parlarmi…. ha, ha, ha !
Ma questi due vizj, se adombrano un cotal poco un si gran quadro, non distruggono l’effetto di quella luce, di che n’è tutto raggiante, e non si può meglio che al nostro De Marini applicare il detto d’ Orazio : ubi plura nitent non ego paucis offendar maculis.
Io ho sempre seco lei fatto uso della verità, e non potrei mai ingannarla ; ciò che le ho sempre detto, lo replico.
Il primo di essi fu Gil Vicente detto il giovane tenuto per più eccellente del padre, tra’ di cui drammi credesi il migliore quello intitolato Don Luis de los Turcos. […] Si fa in oltre menzione di un dramma detto Tragedia Policiana in cui si trattano gli amori di Poliziano e Filomena uscita in Toledo nel 1547. […] Il Portoghese avea detto così: Abrazayme, meus filhos, abrazayme. […] V’è almeno chi ne ha detto di più? […] Al contrario; prima nulla ne ha detto, e quando poi ha voluto entrare in bucato, per dirne più ne ha detto meno, ed è tornato indietro.
Il più antico degli esistenti è quello detto de’Fiorentini per la chiesa di San Giovanni de’Fiorentini che gli è dappresso. […] Rimane a parlare del Reale Gran Teatro detto di San-Carlo costruito co’disegni del brigadiere Giovanni Medrano nel 1737. […] Tutto è detto con saviezza e proprietà, ed ancor con grandezza ; ma nulla è straordinario. […] Tal caso di tirannia, a dritto dire, non è seguito, perché Odorico ha soltanto detto a Ricimero che la voleva sposa di lui, e che gliene recasse il comando. […] gli fu detto ; perchè avete stampata questa commedia ?
Humil. servo Lodovico De’ Bianchi da Bolo gna detto il Dottor Gratiano. […] Anche Domenico Bruni detto Fulvio, comico confidente, ha fra gli altri un prologo da Pantalone (V.
Ho detto che rettificò (con pace del Lampillas) i difetti principali degli originali, perchè in fatti ne tolse le irregolarità manifeste sebbene non vò lasciar di dire che alle favole che fece sue traducendole liberamente, manchi la grazia e la purezza e l’eleganza della locuzione del Solis e del Calderòn, e l’amabile difficoltà della versificazione armoniosa.
Bellotto Lorenzo detto Tiziano.
Chi l’avesse detto !
Antonio La Fosse detto d’Aubigny nato in Parigi nel 1653, e morto a’ 2 di novembre del 1708, corse la tragica carriera, poichè Campistron avea rinunciato al teatro. […] A noi, oltre a ciò che dell’Elettra abbiamo detto, non sembra la Semiramide una delle migliori tragedie del Crebillon. […] Se egli avesse detto che suo padre si chiamava Narba, siccome ella sperava di sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egisto. […] Le situazioni patetiche che vi regnano, l’interesse che produce, la pompa dello spettacolo e dello stile (benchè questo talvolta eccede e cade nell’enfatico) ed il personaggio di Zuma rappresentato in detto anno con molta energia da Madamigella Raucourt, tutto ciò fa che questa tragedia seguiti a ripetersi. […] L’Orazio Coclite della Francia, il famoso Bajardo detto il cavaliere senza paura e senza taccia, sì grande nella storia, nella tragedia apparisce vano millantatore meschino.
Alcuni critici ancora hanno detto, che questa favola conteneva due azioni, una degli amori di Panfilo, l’altra di quelli di Carino. […] Egli ha frainteso; le donne dovevano aver detto paritare. […] Geta, il nome suggeriscimi, Se ti sovviene, che abbiam detto or ora. […] Niun critico, per quanto io sappia, ha considerato che Terenzio stesso a chiarissime note ha detto di doverla al comicissimo Difilo, e intitolarsi in Greco Synapothnescontes, che i comentatori interpretarono devoti, consecrati a correre la stessa sorte col loro sovrano. […] Quando la sorella della Fulvia che ti ho detto, fattasi senza aver riguardo alla bocca della fossa assai vicino, mancò poco che non vi si precipitasse dentro.
Si dirà forse che essendosi detto quanto si potea di più patetico nel recitativo, nulla restasse ad aggiugnere nelle arie? […] Si posson nondimeno dar talvolta de’ rincontri, ne’ quali, tutto all’opposto di quanto si è detto, il recitativo obbligato convenga a un dialogo e disconvenga a un soliloquio. […] Le sue favole sono anche comiche, ma d’un genere più nobile, da taluni detto alto comico. […] Vasari, Le vite, ed. cit., I, p. 627); per Francesco di Giovanni detto il Cecca: «Dicesi che le nuvole che andavano in Fiorenza per la festa di S. […] Al suo nome si lega l’adattamento del verso alessandrino francese in forma di doppio settenario (detto appunto martelliano), molto fortunato nel teatro settecentesco.
L’Italia ne’ primi lustri del secolo rappresentava Sofonisba e Rosmunda, ed in Parigi nel carnovale del 1511 sotto Luigi XII si vedeva sulle scene il Giuoco del Principe degli sciocchi e della Madre sciocca a, componimento di Pietro Gringore detto Vaudemont, in cui con amaro sale si motteggiavano i monaci e i prelati e la corte papale rappresentata allegoricamente da un personaggio chiamato la Mere-Sotte.
L’Italia ne’ primi lustri del secolo rappresentava Sofonisba e Rosmunda, ed in Parigi nel carnevale del 1511 sotto Luigi XII si vedeva sulle scene il Giuoco del Principe degli Sciocchi e della Madre Sciocca 1, componimento di Pietro Gringore detto Vaudemont, in cui con amaro sale si motteggiavano i monaci e i prelati, e la corte papale rappresentata allegoricamente da un personaggio chiamato la Mére-Sotte.
In detto elenco figura il padre Bartolommeo come Pantalone.
A noi, oltre a ciò che abbiamo detto dell’Elettra, non sembra la Semiramide una delle migliori tragedie del Crebillon. […] Egli ancora colla dipintura de’ costumi e de’ riti religiosi delle straniere nazioni ha saputo animare e render nuovi i soliti contrasti delle passioni; e questa novità l’ ha preservato quasi sempre (sia ciò detto con pace de’ pedanti che asseriscono il contrario) dalla taccia imputata a’ suoi compatriotti di travestire tutti i personaggi alla francese. […] Se egli avesse detto che suo padre si chiamava Narba, siccome ella sperava di sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egisto. […] Va, gli ha detto quando ha saputo di esser figlio di Merope, Va je me crois son fils, mes preuves sont ses larmes, Mes sentimens, mon coeur par la gloire animé, Mon bras qui t’eût puni, s’il n’était desarmé. […] L’Orazio Coclite della Francia, il famoso Bajardo detto il Cavaliere senza paura e senza taccia, sì grande nella storia, nella tragedia apparisce vano, millantatore, meschino.
Vi lagnate perchè ho detto che le irregolarità delle Commedie Spagnuole e la poca somiglianza che aveano cogli originali della natura le fecero andare in disuso, e ricondussere la desolazione nel Teatro de’ Commedianti. […] Lampillas può osservare, che nella Storia de’ Teatri non si è detto, se non una minima parte de’ difetti additati da questi Nazionali, ed al contrario si sono rilevati i pregi particolari del Vega, del Calderòn, del Solis, del Moreto, del Roxas, di La-Hoz &c., scegliendo tralle loro favole quelle che meritano la pubblica stima, e tutto ciò non è bastato all’Apologista a non aggregarmi co’ forestieri Anti-Spagnuoli? […] Nè crediate, Signor Lampillas, che l’avere egli detto, che non istudiava altri Libri fuorchè il Teatro e il Mondo, significasse, che ad imitazione di Lope egli conculcasse le regole ragionevoli; che questo sarebbe uno de’ vostri farfalloni madornali.
Questo solo in quanto avete detto è vero; nati sono i Poeti Scenici a dilettare ed instruire il Popolo, come dice Orazio; ed a tal fine si danno varie instruzioni intorno al buon gusto, che dee regolarli, se ne compongono tanti, come per saggi, per giugnere a quel punto di perfezione necessario, e se ne tessono Istorie ragionate, che con un colpo d’occhio espongano gli sforzi fatti dagli antepassati per conseguire fine sì bello. […] Il divino Euripide, che tirava al Teatro anche un Socrate, che da Quintiliano vien detto il Filosofo coturnato, che fa uno de’ più stimabili ornamenti delle più famose Biblioteche, dispiacque forse al Popolo, o fece anzi le delizie degli Ateniesi, e di tutti gli altri Greci? […] Quel che veramente avea detto il Signorelli, e che non ben ispiegano queste parole dell’Apologista, è che Racine, a differenza de’ Greci, fu il primo a introdurre l’amore nella Tragedia con decenza e delicatezza.
Bruni Leonardo detto Aretino p. […] Histrio onde sia detto 109.
Dopo le guerre civili che durarono sino al 1652 cominciò Giambatista Poquelin detto Moliere a girar colla sua comitiva per le provincie, e nel 1653 rappresentò in Lione, indi in Beziers, in Grenoble, in Roano sino alla state del 1658 con general plauso alcune farse piacevoli benchè irregolari, delle quali rimasero i soli nomi. […] Arlecchino servo balordo si rappresentava in Francia a soggetto da’ commedianti Italiani; e Niccolò Barbieri detto Beltrame nel 1629 diede alla luce per le stampe la sua commedia l’Inavvertito 12, la quale servì di modello prima alla commedia di Quinault l’Amante Indiscreto ossia il Padrone Stordito rappresentata nel 1654, indi allo Stordito di Moliere incomparabilmente migliore di quella di Quinault.
Bertola, cui per altro si debbono alcune notizie recenti del teatro tedesco, ha detto che quest’ ultima, oltre all’essere stata imitata in Francia, sia pasjata anche fra noi in un’ opera buffa. […] Chi può ignorare la celebrità de’ famosi maestri di musica nazionale vocale, il rinomato Hendel, il chiaro Hass detto il Sassone alunno insigne de’ conservatorj di Napoli, il patetico ed armonico Back, l’impareggiabile Gluck onorato alcuni anni sono di una statua in Parigi71?
Cromwel cassò con insolenza il parlamento, e ne convocò un altro composto de’ suoi parziali scelti fra il popolaccio, detto per derisione il parlamento di barebone, cioè osso spolpato.
Cromwel cassò con insolenza il parlamento, e ne convocò un altro composto de’ suoi parziali scelti fra il popolaccio, detto per derisione il parlamento di barebone, cioè osso spolpato.
Attaccherò il Ferramonti a Bologna, il Pasini a Milano, il Bellotti, detto Tiziani, in Toscana, il Golinetti nella sua solitudine, il Garelli nella tomba.
Per tal circostanza, Luigi Riccoboni detto Lelio, il direttore della Compagnia, compose un prologo in azione, nel quale avevan parte Momo, Arlecchino e Mezzettino in costume da vecchio, Veramente in quel presque sexagénaire esiste una compatibile alterazione di cifra.
» S'è detto, più a dietro, che la Pelzet non restò a' Fiorentini di Napoli che uno de'tre anni, pei quali fu scritturata.
Alcuni critici hanno ancor detto che questa favola conteneva due azioni, una degli amori di Pamfilo, l’altra di quelli di Carino. […] Egli ha frainteso; le donne dovevano aver detto paritare. […] Tenete. su le carte, e rimbeccate Ogni suo detto, ogni purola, ond’ egli Incollorito colle sue bravate Non v’abbia a sopraffar. […] Geta, il nome suggeriscimi, Se ti sovviene, che abbiam detto or ora) Eh eh, non lo vo’ dir. […] Quando la sorella della Fulvia che ti ho detto, fattasi senza aver riguardo alla bocca della fossa assai vicino, manco poco che non vi si precipitasse dentro.
La parte di Edipo che si accieca, si sostenne egregiamente dal famoso Luigi Groto detto il Cieco d’Adria tale divenuto otto giorni dopo nato, il quale a quest’oggetto recossi in Vicenza nel carnovale del 1585, e morì poscia in Venezia nella fine dell’anno stesso. […] Sperone Speroni degli Alvarotti dottissimo padovano e l’oratore più eloquente della sua età, morto di anni ottantotto nel 1588, compose la Canace tragedia pubblicata la prima volta in Venezia nel 1546, che dovea rappresentarsi in Padova l’anno 1542 dagli Accademici infiammati, de’ quali era principe, ma ne fu interrotto il disegno per la morte seguita di Angelo Beolco detto il Ruzzante che dovea recitarvi. […] Solo si è detto che hanno essi abusato del maraviglioso con tanti voli d’ippogrifi, con Atlanti e Melisse, con eroi fatati, con mille avventure stravaganti e incredibili ecc. […] Che gran male hai tu detto in poche voci! […] Ciò detto a Polifonte che rivolto Mirava fisso la regina nostra, Con improvviso colpo il capo fiede.
Dopo le guerre civili che durarono sino al 1625 cominciò Giambatista Poquelin detto Moliere a girar colla sua comitiva per le provincie, e nel 1653 rappresentò in Lione, indi in Besiers, in Grenoble, in Roano sino alla state del 1658 con general plauso alcune farse piacevoli benchè irregolari, delle quali rimangono i soli nomi. […] Arlecchino servo balordo si rappresentava in Francia a soggetto da’ commedianti Italiani; e Niccolò Barbieri detto Beltrame nel 1629 diede alla luce per le stampe la sua commedia l’Inavvertito b, la quale servi di modello prima alla commedia di Quinault l’Amante Indiscreto, ossia il Padrone Stordito rappresentata nel 1654, indi allo Stordito di Moliere incomparabilmente migliore di quella di Quinault.
Don Nicolàs Antonio ne reca un frammento da lui detto rude, incompositaeque vetustatis , di cui eccone alcuni versi: >Don Fadrique Henriquez y mas de Ribera, >De la Andalucia gran Adelantado, >De sangre muy noble, de ilustre linage, >De quatro costados de generaciones, >Henriquez, Riberas, Mendozas, Quiñones ec.
I tre che si fecero prima sono: quello di Nicolet intitolato i Gran ballerini da corda, quello di Audinot detto l’Ambigu comico, e quello de l’ Ecluse nominato Varietà piacevoli.
A lui fu per tal modo concesso dai padovani di erigere un teatro in legno, presso il Caffè Pedrocchi, detto allora Teatro Duse, di cui metto qui la riproduzione dell’interessantissimo sipario, il quale, oltre al comprender Luigi Duse nel suo costume, e gli altri di famiglia, l’Alceste sopr’a tutti, in quello de’personaggi nella Figlia del reggimento, dà anche una idea ben chiara di quel che fosse codesto teatro popolare, composto di tutta una famiglia, che viveva patriarcalmente, come non si potrebbe dire, e nella più perfetta delle armonie.
Commedia fu l’Elisa di Sebastiano Biancardi detto Lalli in Venezia, cantata colla musica del Ruggieri nel 1711, e fu la prima vera commedia in musica veduta su quelle scene. […] Si è da’ critici detto ancora che la maggior parte delle favole Metastasiane viene dalle francesi, senza avvertire che la maggior parte delle francesi si trasse dalle italiane. […] Tutto è detto con senno, proprietà e grandezza ancora, e nulla è straordinario.
Il primo di essi fu Gil Vicente detto il giovine tenuto per più eccellente del padre, e tra i di lui drammi credesi il migliore quello intitolato don Luis de los Turcos. […] Si fa inoltre menzione di un dramma detto Tragedia Policiana, in cui si trattano gli amori di Poliziano e Filomena uscita in Toledo nel 1547. […] Egli così la lasciò su questa sbraciata del Nasarre: » Non sarebbe stato forse questo erudito Bibliotecario Matritense indotto dal folle orgoglio nazionale a pronunziar seriamente tali scempiaggini, se avesse riflettuto, che per le continue guerre e inquietudini ch’ebbe la Spagna per lo spazio di quasi otto secoli con gli Arabi conquistatori, l’ignoranza divenne così grande in quella penisola, e tanto si distese che nel 1473, come apparisce dal Concilio, che nel detto anno per ripararvi si tenne dal cardinal Rodrigo da Lenzuoli vicecancelliere di s. […] Il Portoghese avea detto così: Abrazayme, meus filhos, abrazayme. […] Prima nulla mai ne disse, e quando poi ha voluto entrare in bucato, per dirne più ne ha detto meno, ed è tornato indietro.
[Intro.5] Protesta finalmente l’autore che quantunque non sappia aver detto cosa di cui la nostra santa religione possa offendersi, pure, se qualche parola gli fosse sfuggita delle usate per chi compone, intende di conservare sino alla morte sentimenti indubitati di vero cattolico. […] [1.15ED] Certamente io dirò quello che io lessi aver detto, benché mal a proposito, in altra occasione lo stesso Aristotile: «Costui molto dice, ma niente prova.» […] [4.49ED] Il verso, dunque, essametro, non con altra legge composto che con quella che ho detto di sopra, scorreva con una necessaria armonia e bastava essere o Greco o Latino senz’esser poeta o facitor di versi per recitarlo in un tuono che non poteva non esser musico e dolce. […] [5.243ED] Che se tanto si loda il sonno perché i sensi della miserabile umanità legando li astrae e li rende per poche ore immuni dalle sventure, quanto sarà mai più pregevole un’arte che senza sospenderci l’uso del vivere come fa il sonno, detto per ciò fratel della morte, ci fa viver estatici in una quiete deliziosa e contenta, co’ sensi veglianti, ma lieti e veramente felici? […] [commento_1.15ED] Costui… prova: «Rusticus iste multa dicit, sed nihil probat», detto attribuito ad Aristotele riguardo Mosè.
Mi vien detto che voi ed io possiamo averne quanti vorremo. […] Ottaviano convinto da tal detto si arresta, ma ricusa di ascoltarla se non discopre il suo volto. […] Il buffone stà parlando col Podestà, e gli è detto che si contenga nel dovuto rispetto alla presenza del Podestà. […] Notabili sono in essa il carattere del re Alfonso detto il savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù, e di buon senso naturale. […] Se come Alfonso che fu detto il Savio, studieranno l’astronomia a segno di credersi abili a dar consigli all’Autor delle cose per migliorare il sistema celeste, essi diventeranno astronomi temerarii e principi inetti.
Mi vien detto che voi ed io possiamo averne quanti vorremo. […] Ottaviano convinto da tal detto si arresta, ma ricusa di ascoltarla prima che discopra il suo volto. […] Il buffone stà parlando col Podestà, e gli è detto che si contenga nel dovuto rispetto alla presenza del Podestà. […] Notabili sono in essa il carattere del re Alfonso detto il Savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù e di buon senso naturale. […] Callidus satis, sagaxque metricæ totius rei judex vien detto da Nicolàs Antonio.
Antonio La Fosse detto d’Aubigny nato in Parigi nel 1653 e morto a’ 2 di novembre del 1708 corse la carriera tragica poichè Campistron avea rinunziato al teatro. […] Oltre a ciò che nel tomo precedente si è detto della Marianna del Dolce, del Calderon, e di Tristan, vuolsi osservare che nell’anno 1636, quando si rappresentò la Marianne Francese, il teatro spagnuolo non aveva ancor veduto el Tetrarca de Jerusalem.
Si coltivò l’una e l’altra eloquenza ed ogni genere di erudizione, specialmente per le cure del famoso segretario e consigliere de’ re Aragonesi Napoletani Giovanni Pontano, e del precettore di Leone X Agnolo Ambrogini detto il Poliziano, e del regnicolo Giulio Pomponio Leto. […] A’ ventuno poi del medesimo mese del seguente anno vi si rappresentò la favola di Cefalo divisa in cinque atti e scritta in ottava rima dall’illustre guerriero e letterato Niccolò da Correggio (che non so perchè vien detto da Saverio Bettinelli Reggiano, essendo nato in Ferrara l’anno 1450, ove erasi recata Beatrice da Este sua madre); ed indi a’ ventisei dello stesso mese l’Anfitrione tradotto in terzarima da Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richiesta parimente di Ercole I compose la sua commedia, o a dir meglio, azione sacra intitolata Joseph impressa poi in Venezia nel 1543 corretta da Gennaro Gisanelli.
Si coltivò l’una e l’altra eloquenza ed ogni genere di erudizione, specialmente per le cure del famoso segretario e consigliere de’ re Aragonesi Napoletani Giovanni Pontano, e del precettore di Leone X Agnolo Ambrogini detto il Poliziano, e del regnicolo Giulio Pomponio Leto. […] A’ ventuno poi del medesimo mese del seguente anno vi si rappresentò la favola di Cefalo divisa in cinque atti e scritta in ottava rima dall’ illustre guerriero e letterato Niccolò da Correggio (che non so perchè vien detto dal Bettinelli Reggiano); ed indi a’ ventisei dello stesso mese l’Anfitrione tradotto in terza rima da Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richiesta parimente di Ercole I compose la sua commedia, o a dir meglio azione sacra, intitolata Joseph impressa poi in Venezia nel 1543, e nel 1555, e nel 1564 corretta da Gennaro Gisanelli.
Il Domeniconi, il 18 detto, parlando delle pretese, dice : Circa all’onorario vi prego di considerare che la Compagnia Reale di Torino ha un provvedimento sovrano che manca alle altre Compagnie girovaghe e le 12,000 lire austriache che vi avevo accordato credo che sia il maggiore stipendio che queste possano accordare ; non è questa un’ offesa al vostro sommo ed incontestabile merito, ma sono i meschini proventi che si ricavano dagli esercizi drammatici nel nostro disgraziato paese…. […] E Vergnano non cede : da Padova, il 26 febbraio detto anno, spera ancora di poterla aggregare alla sua « riunione drammatica. » Mascherpa ha sentito dire che il matrimonio non si fa più, e quindi da Firenze il 9 marzo ’42, fa la proposta di scritturarla col titolo di « Iª attrice di riguardo, obbligata a fare sole 3 recite la settimana e da pasqua a tutto il carnevale non fosse obbligata a studiare più di otto produzioni nuove.
Ennio, la cui Medea esule fe dire a Cicerone (de Finibus) non potervi essere alcuno così nemico del nome Romano che ardisca sprezzar questa tragedia: Pacuvio che colle sue tragedie procacciossi rinomanza di dotto conservata anche a’ tempi di Augusto1: Accio tanto encomiato pel suo Atreo che meritò il nome di sublime per detto di Orazio, e di Quintiliano; che Acrone non esitò di anteporre ad Euripide; che fu in fine da Columella collocato accanto a Virgilio, riconoscendo in entrambi i poeti più grandi del Lazio: tali tragici, dico, esaltati da’ migliori scrittori di Roma, debbono convincerci che la maestà dell’idioma latino, l’eroismo proprio de’ Romani, lo spirito di sublimità che gli elevava sin da’ principii dell’arte, gli facesse assai più riescir nella tragedia che nella commedia.
Avete detto che Castillejo fiorì ne’ primi anni del secolo; e dite poi nella p.
Il loro dialogo è così acconcio che il lettore rimane pago d’ogni proposta e considera che posto egli nelle medesime circostanze non avrebbe altramente detto o replicato; ciò che forma il carattere dell’ottimo dialogo.
Il loro dialogo è così acconcio, che il lettore rimane pago d’ogni proposta, e considera che posto egli nelle medesime circostanze non avrebbe altramente detto o replicato; ciò che forma il carattere dell’ottimo dialogo.
Giuseppe, e di tutti i Santi protettori ed Avvocati, acciò lo assistano nel punto estremo di sua vita, si apprende come dopo aver lasciato alla Carlotta Corazzi sua diletta consorte (sic) (era una nobile signora veneziana che sposò nel 1817, e dalla quale poi visse diviso) il medesimo trattamento che riceveva vivente il marito, e di avere nominato erede universale il figliuolo Alessandro ch’egli ebbe legittimamente dalla moglie, lasciasse otto scudi fiorentini al mese sua vita natural durante a Coriolano figlio naturale ch’ egli ebbe dalla signora Margherita della Rose, dimorante a Milano e presso un farmacista Cataneo, il quale prega vivamente di cure e assistenze speciali a detto figlio sinchè non sia pervenuto all’età maggiore.
Estenuato dalle fatiche e dal dolore, abbandona l’arte militante, e si rende a Firenze, ove accetta, come s’è detto, un posto al Politeama non ancora finito.
E che giova trattenersi sul Filolauro di Bernardo Filostrato, che esso Quadrio chiama atto tragico, ma che nella Drammaturgia dell’Allacci è detto solacciosa commedia? […] La parte di Edipo che si accieca, fu sostenuta egregiamente dal famoso Luigi Groto detto il Cieco d’Adria tale divenuto otto giorni dopo nato, il quale a quest’oggetto recossi in Vicenza nel carnovale del 1585, e morì poscia in Venezia nella fine dell’anno stesso. […] Solo si è detto che hanno essi abusato del maraviglioso con tanti voli d’ ippogrifi, con Atlanti e Melisse, con eroi fatati, avventure incredibili ecc. […] Che gran male hai tu detto in poche voci; e poi Ah Calcante crudel! […] Ciò detto a Polifonte che rivolto Mirava fiso la regina nostra, Con improvviso colpo il capo fiede.
Si è già detto ch’ egli è un’ aquila, che si solleva sopra le nubi mirando il sole senza prender cura de’ baleni che si accendono e de’ fulmini che strisciano per l’ atmosfera. […] L’amore (è stato detto mille volte) perchè sia tragico vuol esser forte, impetuoso, disperato, dominante; e se è mediocre ed episodico, qual è quello d’ Ippolito, di Antioco, di Sifare e di Farace presso Racine, di Teseo, di Eraclio e di altri personaggi in Cornelio, della maggior parte de’ personaggi di Quinault, di Filottete in Voltaire, di Porzia e Marzia e Marco e Porzio e Sempronio e Giuba in Addisson, allora un amor simile è semplice galanterìa famigliare da bandirsi dalla vera tragedia.
Ballava Venere, Ebe, e le Grazie; ballavano Castore, Polluce e Minerva; ballarono Teseo, Pirro, Achille e tanti altri, e perfin colui che al detto di Cicerone chiamò la filosofia dal cielo, colui che dall’oracolo fu riputato il più saggio fra gli uomini, il maestro di Eschine, di Platone, e di Senofonte, in una parola il gravissimo Socrate ebbe fama di bravo danzatore. […] L’aggiustatezza richiede che si dia alle cose il loro genuino colore senz’alterarle per eccesso o per difetto, acciocché il danzatore non incorra nella taccia di colui che cita, il quale facendo Aiace furioso si trasportò in modo e cagionò un tale scompiglio in teatro che si sarebbe detto che non contrafaceva il furioso, ma che lo era173. […] Conseguentemente a quanto si è detto la mimica eroica dev’essere più scarsa di modelli che non la pantomima comica, perocché nella prima l’influenza di quella qualità, che si chiama “politezza”, non può far a meno di non rendere i personaggi sublimi che vi si rappresentano, misurati, contegnosi, e lontani da quello sfogo spontaneo onde traggono i gesti la loro espressione; dovechè nella seconda la più rozza, o se vogliamo pur dirlo, la men travisata educazione, rendendo le persone imitate più spensierate e più schiette, fa sì che s’abbandonino al loro istinto con minore ritegno secondando più liberamente gl’impulsi della loro sensibilità. […] Perciò quanto s’è detto dell’una è perfettamente applicabile all’altro. […] Potrei ad evidenza dimostrare quest’asserzione prendendo a disaminare le prima pagine, a così dire, del dizionario ballerinesco185; ma basti il fin qui detto per far comprendere al lettore che l’arte pantomimica o si riguardi la facoltà in se stessa, o si ponga mente all’invenzione e all’esecuzione, lunghi dall’essere stata condotta a quel segno di perfezione, cui giunta pur la vorrebbono a’ nostri tempi i suoi fautori, appena può dirsi che sia nella sua fanciullezza, della quale havvi ogni apparenza di credere che non sia per sortire così presto.
Le due prime in tre atti ed in versi erano composte sin dal 1786; ma la prima s’impresse nel 1790, e si rappresentò con piena approvazione nel teatro detto del Principe, dopo aver sofferte mille contrarietà de’ poetastri La-Cruz ed altri, e de’ commedianti spesso inesperti e sempre caparbii.
. - Intorno all’artista, al primo attore, c’è poco da aggiungere a ciò che più volte ho detto io stesso.
[2] Bisogna richiamar in mente ciò che abbiam detto in altro luogo, cioè che nel risorgimento delle lettere in Italia, come in tutta Europa, le belle arti non furono che un prodotto della imitazion degli antichi. […] [10] Potrebbero l’accennate riflessioni applicarsi con eguale felicità a molti altri popoli, presso a’ quali la musica vigorosa e commovente nel suo principio è venuta poi degenerando a misura che acquistava un maggiore raffinamento; ma basterà per conferma del fin qui detto recar in mezzo l’esempio dei Cinesi e degli Arabi, nazioni entrambe che hanno al paro dei Greci conosciuta l’influenza di quest’arte sui costumi e sulla politica. […] Da quanto si è detto finora risulta ch’ella consisteva sovra ogni altra cosa nel ritmo, il quale operando per via di metri o misure proporzionate all’indole di ciascuna passione, poteva facilmente con una serie di movimenti a bella posta scelti e diretti ad un solo fine temperare, correggere, o divergere altrove i movimenti delle passioni contrarie, onde nascono in noi le tendenze al bene od al male; essendo principio incontrastabile in filosofia che le virtù e i vizi puramente umani (non le virtù teologali, le quali suppongono un abito soprannaturale infuso dalla grazia divina) sono per lo più un effetto della sensibilità e del fisico temperamento, i moti de’ quali dipendono dalle impressioni che vengono loro comunicate, o che ponno comunicarsi dalla educazione non meno privata che pubblica. […] Il primo è il celebre Padre Martini, il quale sembra avere epilogato nel testo seguente quanto da me è stato detto finora intorno alle due musiche.
Apollofane da Suida vien detto antico poeta comico, e nell’ Antologia tragico. […] Il nomato Epigene vien detto comico da Suida, ma da Ateneo si citano l’Eroine e la Baccante di questo drammatico come favole tragiche. […] Si è però detto che Eschilo morisse tre anni dopo la vittoria di Sofocle, il che non può conciliarsi coll’ epoca della di lui morte, che seguì nell’ultimo anno dell’olimpiade LXXX, o nel primo della LXXXI, essendo egli di anni sessantanove59. […] La madre ha detto: ah figlia, ah madre sventurata per cagione della tua morte; ed ella ripiglia: la medesima misura di versi conviene allo stato mio, o come traduce il dotto P. […] Se fossero stati semplici individui accresciuti uno per volta, ne seguirebbe che Eschilo non avesse introdotti nelle sue tragedie che due soli attori, oltre il coro, la qual cosa come si è detto sarebbe smentita dalle di lui favole; perocchè nel solo Prometeo alla prima scena intervergono la Forza, la Violenza, Vulcano e Prometeo, cioè quattro personaggi.
Volle tutta volta accennare che in simile caso di un Autore Italiano il Signorelli avea detto, che le osservazione della fredda Critica non sogliono ascoltarsi da’ cuori sensibili. […] Non capisco però perchè per tal motivo si lagni anche del Signorelli, che nulla ha detto della bontà o malvagità de’ tragici protagonisti.
Si è già detto ch’egli è un’ aquila che s’innalza sopra le nubi mirando il sole senza prender cura de’ baleni che si accendono e de’ fulmini che strisciano per l’atmosfera. […] L’amore (si è ben detto mille volte) perchè sia tragico vuol esser forte, impetuoso, disperato, dominante; e se è mediocre ed episodico, qual è quello d’Ippolito, di Antioco, di Siface e di Farace presso Racine, di Teseo e di Eraclio e di altri nel Corneille, della maggior parte de’ personaggi di Quinault, di Filottete in Voltaire, di Porzia e Marzia e Marco e Porzio e Sempronio e Giuba in Adisson; allora un amor simile è semplice galanteria famigliare da bandirsi dalla vera tragedia.
Accio produsse Atreo che gli acquistò, per detto di Orazio e di Quintiliano, nome di sublime; e da Acrone non si esitò di anteporre Accio ad Euripide, e da Columella si collocò accanto a Virgilio riconoscendo nell’uno e nell’altro i due più grandi poeti del Lazio. […] Con tutto ciò le bellozze dell’Ippolito greco sorpassano di gran lunga quelle dell’Ippolito latino, che per altro per le additate maestrevoli pennellate merita non poca lode, ed ha molto contribuito ad arricchire la Fedra del gran tragico Francese, secondochè il lodato Brumoy con ingenuit à parimente confessaa Si è finora detto e ripetuto sino all’estrema noja: Seneca è gonfio, monotono, affettato; abusa delle sentenze e delle antitesi; declama; il suo stile sente di scuola. […] Se il Signorelli nudrisse animo preoccupato ed avverso al merito letterario spagnuolo (e ciò vollero seminare per le Spagne e per l’Italia alcuni plagiarii di professione, eruditos à la violeta, e filosofi perchè lo dicono) non avrebbe egli potuto tacere quel che altri finora o non ha detto o ha ignorato?
Etrusco é l’istesso vocabolo ister, da’ romani detto histrio, che disegnava l’attore scenico, e che si é perpetuato in Europa. […] Si é detto però, né senza ragione, che molti de’ suoi scherzi, come troppo istrionici e qualche volta indecenti, benché piacessero assai ne’ tempi della repubblica, furono riprovati nell’età del buon gusto quando vivea Orazio e Mecenate. […] Trovansi pure in tal tragedia alcune altre sentenze non riprensibili: Ars prima regni est posse te invidiam pati, che in italiano fu detto da Metastasio nell’Ezio: La prima arte del regno E’ il soffrir l’odio altrui. […] L’atellana era una commedia bassa, ma piacevole e lontana da qualunque oscenità, la quale preso l’origine e ’l nome da Atella situata in un luogo, oggi detto Sant’Arpino (in latino Sanctus Elpidius), villaggio a due miglia distante da Aversa in terra di lavoro, donde furono chiamati, i primi attori atellani.
perchè quell’istantaneo girare su di un piede che sa il ballerino, è così detto in Francia qui tanto debbe la danza moderna, e s’intende in Italia, dove la cosa è trasportata senza che abbiavi sinora un vocabolo patrio equivalente.
Tutto ciò è detto con leggiadria, ma con poca verità; per un poeta lirico è bello: per un personaggio drammatico è falso.
Hanno detto che i suoi Romani non erano vestiti del proprio costume; e che ai re da lui introdotti mancavano le dignità richieste nella loro classe.
» Ho detto in principio che il Bonazzi aveva carattere intollerante.
Naturalmente i grandi entusiasmi ebbero anche il loro rovescio, e Lemercier De Neuville nelle sue Figures du temps (Paris, Bourdilliat, 1861), non ebbe, specie per la recitazione in francese della Beatrice di Legouvé, parole di soverchia tenerezza per la nostra eroina : ma l’entusiasmo si mantenne alto, nonostante i tentativi di reazione dell’anno dopo, e quel primo battesimo di Parigi fu anche, s’è già detto, il primo passo del lungo e glorioso cammino della Ristori, chè di là il suo nome echeggiò in ogni parte più riposta del mondo.
Non ho, come ho detto da principio, avuto la sorte di sentire Ernesto Rossi al culmine della sua gloria : l’ho sentito quando io era troppo giovine per poter giudicare dell’ opera sua, e quando egli era troppo vecchio, perchè potessi farmi un’idea chiara della grandezza passata : certo l’una volta e l’altra ebbi nell’animo impressione profonda.
Nè dubbiamente l’indica il citato Suetonio, sì perchè se egli fosse nato nella vera Grecia, impropriamente l’avrebbe lo Storico chiamato Semigreco, sì perchè così lo nominò, come abbiam detto, insieme con Ennio, il quale senza controversia nacque tra’ Greci del regno di Napoli. […] A nostra istruzione Orazio avea già detto, Interdum tamen & vocem comœdia tollit, Iratusque Chremes tumido delitigat ore, Ma che pro? […] In tanto si vuole osservare che Euclione nel fine dell’atto terzo dice volere andare a nascondere il suo tesoro nel tempio della Fede, e nella seconda scena dell’atto quarto egli comparisce nel luogo dove ha detto volere andare. […] Il primo verso della scena seguente, quid tibi visum est hoc mercimonii, che subito succede alle parole, equidem haud usquam a pedibus abscedam tuis, dimostra o che la scena, come abbiam detto, sia rimasta vuota nel tempo necessario a veder la casa, o che vi manchino forse de’ versi detti da Simo prima di partire, o che il poeta abbia contato sull’indulgenza dello spettatore.
Il corpo dell’attore deve in questi casi esprimere il non detto con i gesti e con l’attitudine. […] Simile rappresentazione pur celebravano i Romani nel giorno detto da loro nonae caprotinae, con danze ed altri giuochi, imitanti la vittoria riportata sopra i Latini per opera di Filotide e delle altre schiave compagne. […] Impresa forse impossibile, e finora ridicola; imperocché quanto si è detto e tentato non mira ad altro che a distinguere il tuono grave dall’acuto, il basso dall’alto, il forte dal debole, il lento dal rapido, e l’ottava di ciascheduno. […] Descartes aveva osservato quanto il moto del pianto è vicino a quello del riso, e si è detto di Michelangelo, che con un semplice tratto di pennello trasformasse un viso ridente in piagnevole. […] Lo scegliere importa un paragone, ed una ragione da preferire l’uno o l’altro oggetto che voglia imitarsi; e si è detto e si dice comunemente che l’artista non isceglie ed imita, che la bella natura.
Tutto ciò che vedesi sul teatro, viene da essi adattato alla storia di Elena: il paese diventa Egitto, il tempio chiamasi casa di Proteo, l’altare vien detto sepolcro, la donna ch’è presente detta Critilla, è presa per Teonoe figlia di Proteo. […] Havvi un coro che parla a favore del poeta ed accenna il pericolo ch’egli corse l’anno precedente per aver detto la verità agli Ateniesi accusando Cleone. […] Ciò che segue è detto nell’originale dopo varie altre cose. […] Mattei nel lodato Nuovo Sistema d’ interpretare i Greci ha detto alcuna cosa dell’antica e della nuova commedia assai diversa da quanto si è finora narrato da tanti autori antichi e moderni; di che conviene prevenire la gioventù vaga di erudirsi. Dell’antica egli dice: Quel che abbiam detto della tragedia antica (da noi esaminato di sopra) affermiamo dell’antica commedia, che altro non era che una festa di ballo grottesco animato da una poèsia corrispondente.
Tommaso Carapelle pose in musica i cori del Domiziano: Domenico Sarro quelli de’ Massimini: Leonardo Vinci del Massimiano: Francesco Durante del Flavio Valente: Giovanni Adolfo Hasse detto il Sassone della Draomira: Nicola Fago detto il Tarantino dell’Eustachio: Leonardo di Leo della Sofronia: Nicola Porpora dell’Ermenegildo: Francesco Mancini del Maurizio il Principe di Ardore del Ridolfo. […] Gionata è tragedia di lieto fine semplice quanto altra mai fondata in quel detto della Scrittura, gustavi paullulum mellis, & ecce morior, così espresso dall’ autore: Due stille sol di colto mel gustai, Ecco il mio fallo, e per sì poco io muojo. […] L’Aristodemo (si è detto ancora) non ha catastrofe, perchè già se ne prevede il fine. […] Sembra però, s’io m’appongo, che avendo essi detto, Crudo rimedio . . . e sol rimedio . . . il sangue D’Atride . . .
Il Nasarre non sarebbe stato forse indotto dal folle orgoglio nazionale a pronunziar seriamente tali scempiaggini, se avesse saputo che per le continue guerre e inquietudini che la Spagna ebbe per lo spazio di quasi otto secoli cogli arabi conquistatori, l’ignoranza divenne così ereditaria in quella penisola, e vi si accrebbe tanto, che anche nel 1473, come apparisce dal concilio che nel detto anno, per dar riparo a questo inconveniente, tennevisi dal cardinal Roderigo de Lenzuoli Vicecancelliere di S.
Si è però detto che Eschilo morisse tre anni dopo la vittoria di Sofocle, il che non può conciliarsi coll’epoca della di lui morte che seguì nell’ultimo anno dell’olimpiade LXXX, o nel primo della LXXXI, essendo egli di anni sessantanovea.
Chi detto avrebbe che le favole e le grandiose immagini del gran Cieco di Smirne fecondando la greca immaginazione, darebbero nascimento ad una poesia più universale, più artificiosa e più coltivata dovunque fiorisce la coltura?
Nè dubbiamente l’indica il citato Suetonio, si perchè se nato egli fosse nella vera Grecia, impropriamente l’avrebbe lo storico chiamato Semigreco, sì perchè così lo nominò, come abbiam detto, insieme con Ennio, il quale senza controversia nacque tra’ Greci del Regno di Napoli. […] Rintone inventore (come si è detto nel tomo precedente) di quel genere di drammi, compose appunto un Anfitrione, ed Archippo Comico ne scrisse un altro, come afferma Ateneo. […] A nostra istruzione Orazio aveva già detto, Interdum tamen et vocem comoedia tollit, Iratusque Chremes tumido delitigat ore. […] Si vuole intanto osservare che Euclione nel fine dell’atto III dice di volere andare a nascondere il suo tesoro nel tempio della Fede, e nella seconda scena dell’atto IV egli comparisce nel luogo dove ha detto di volere andare.
Il loro andamento è più spiritoso e più vivo che non soleva essere per lo passato: donde spicca maggiormente il divario tra il recitativo e il canto propriamente detto. […] [19] Il secondo è stato il cavalier Don Carlo Broschi altrimenti detto Farinelli nato in Napoli, dove apparò i primi elementi musicali sotto la direzione di Alessandro Scarlatti e di Niccolò Porpora.
L’atto II incomincia con una scena della medesima Olvia con Aluro, e poi viene Megara, come si è detto nell’atto I; ma se quegli amanti non sono rimasti alla vista dello spettatore come Prometeo attaccato al Caucaso, essi, come partirono senza perchè, senza perchè son tornati. […] So che nella terza crociata Riccardo re d’Inghilterra detto Cuordilione, e Filippo Augusto re di Francia, e Corrado marchese di Monferrato fecero guerra al Saladino soldano di Egitto e di Siria per ricuperar Gerusalemme tolta da questo Saracino nel 1187 a Guido Lusignano. […] Inclitos aceros nel poema contiene una lusinga che nobilita la condizione de’ congiurati, il che non esprime la diestra detto nudamente nella tragedia.
Tommaso Carapelle pose in musica i cori del Domiziano : Domenico Sarro quelli de’ Massimini : Leonardo Vinci del Massimiano : Francesco Durante del Flavio Valente : Giovanni Adolfo Hasse detto il Sassone della Draomira : Nicola Fago detto il Tarantino dell’Eustachio : Leonardo di Leo della Sofronia : Nicola Porpora dell’Ermenegildo : Francesco Mancini del Maurizio : il Principe Milano di Ardore poi Marchese di San Giorgio del Ridolfo ; di maniera che questi due volumi contengono come un saggio accademico di diverse belle arti riunite. […] Gionata è tragedia di lieto fine semplice quanto altra mai fondata in quel detto della scrittura, gustavi paululum mellis, et ecce morior, così espresso dall’autore : Due stille sol di colto mel gustai, Ecco il mio fallo, e per sì poco io muojo. […] Certo è parimente che quel real Protettore concesse, come si è detto, all’Aristodemo gli onori ed il premio delle favole coronate. […] L’Aristodemo (alcuno ha detto ancora) non ha catastrofe, perchè già se ne prevede il fine. […] Dopo varii tentativi fatti in Europa per mostrar degnamente sulle scene il personaggio di Socrate, ed esente da ogni taccia o di satira immoderatamente amara, o di certo misto di comico e compassionevole, o di mollezza musica e lirica congiunta al terribile spettacolo della virtù da’ rei mortali condannata a morte ; il prelodato Scevola per suo primo tragico saggio produsse il suo Socrate in Milano sul teatro già detto Patriotico ed ultimamente Filarmonico, che s’impresse nel 1804.
[16] Si confronti codesta situazione con quella di Foca in Cornelio, che è presso a poco la stessa, e la maniera di esprimersi di Leontino con questa di Andromaca, e si vedrà (sia detto con pace del pregiudizio) quanto il tragico francese sia rimasto inferiore al drammatico italiano.
Egli volle perciò regalare il Tasso dell’Humano capiti di Orazio, copiando Quintiliano, quando parla del vizio Oratorio detto da’ Greci κοινισμος, miscea di varj dialetti.
La memoria di questo spettacolo ci è pervenuta per una bella dipintura che ne fece il famoso pittore napoletano Domenico Gargiulo detto Micco Spataro.
Chi può ignorare la celebrità de’ famosi maestri di musica nazionale vocale, il rinomato Hendel, il chiaro Hass detto il Sassone alunno insigne de’ conservatorii di Napoli; il patetico ed armonico Back, l’impareggiabile Gluck onorato alcuni anni sono di una statua in Parigia.
Nell’Ajace detto Flagellifero dalla sferza, colla quale quest’eroe furioso percoteva il bestiame da lui creduto Ulisse e gli altri capi del campo greco, si ammirano con particolarità tre scene egregiamente espresse, la situazione di Aiace, rivenuto dal suo furore, con Tecmessa sua sposa, e con Euriface suo figlio, la naturalissima pittura della disperazione di Aiace che s’ammazza, e ’l tragico quadro della troppo tarda venuta di Teucro, e del dolore di Tecmessa, e del coro alla veduta d’Aiace ucciso. […] Egli é vero che ’l signor Mattei la stima a tal segno importante, che afferma che niuno europeo «ancora ha capito che cosa sieno le tragedie greche»; perché niuno, a suo credere, le ha ancora ben divise: ma queste esagerazioni enfatiche (sia detto con pace di tanto letterato) non par egli che rassomiglino alle precauzioni prese da’ sacerdoti gentili per accreditare i loro responsi che vendevano per oracoli? […] Le Supplici d’Euripide si aggirano sulle conseguenze dell’assedio di Tebe, e sulla sepoltura negata da’ tebani ai capi argivi, doveché le Supplici di Eschilo, come si é detto, trattano delle Danaidi; pur queste due tragedie hanno tra loro qualche rapporto per la condotta.
Hanno però essi nulla detto o in quella scena o nell’intervallo dell’atto di ciò che voleva Olvia nell’atto I narrare all’amante? […] So che nella terza crociata Riccardo re d’Inghilterra detto Cor di lione, e Filippo Augusto re di Francia, e Corrado marchese di Monferrato fecero guerra al Saladino soldano di Egitto, e di Siria per ricuperare Gerusalemme tolta da questo saracino nel 1187 a’ Guido Lusignano. […] Inclitos aceros nel poema contiene una lusinga, che nobilita la condizione de’ congiurati, il che non esprime la diestra detto nudamente nella tragedia.
Il celebre abate Pietro Trapasso, detto Metastasio, ancor poeta della corte imperiale di Vienna sotto Carlo VI, Francesco I, e Giuseppe II, trionfa per l’eleganza, vaghezza, sublimità, precisione, chiarezza, e armonia dello stile215. […] Tutto é detto con giudizio e grandezza, e nulla é straordinario.
Si è finora detto e ripetuto sino all’estrema noja: Seneca è gonfio, monotono, affettato; abusa delle sentenze e delle antitesi; declama; il suo stile sente di scuola. […] Se il Signorelli nudrisse animo preoccupato ed avverso al merito degli-Spagnuoli (e ciò hanno voluto seminare per le Spagne e per l’Italia alcuni ridevoli declamatori, plagiarii di professione, eruditi alla violetta, e filosofi perchè lo dicono e lo credono essi stessi) non avrebbe egli potuto tacere quel che altri sinora o non ha detto o ha ignorato?
Veggasi quanto su tal proposito s’è detto nel tomo primo di quest’opera, dove si parlò delle qualità che deggiono avere lo stile e la lingua per rendersi musicali, e dalle ragioni ivi allegate si conoscerà essere manifestamente false e insussistenti le teorie d’alcuni moderni italiani che vorrebbero trasferire alla poesia accompagnata dai suoni le leggi medesime di stile che voglionsi per le poesie non inservienti alla musica. […] Che avrebbe poi detto s’avesse saputo che si fanno persino pei cocchieri e pei cuochi, e che persin la moglie d’un facchino fu nella sua gravidanza complimentata da un sonettista con questo poetico augurio: E da te sortirà prole d’Eroi?
Ho detto che rettificò (con pace del Lampillas) i difetti principali degli originali, perchè in fatti ne tolse le irregolarità manifeste; sebbene non vo lasciar di dire che alle sue favole manchi la grazia e la purezza e l’eleganza della locuzione del Calderon e Solis, e l’amabile difficoltà della versificazione armoniosa. […] Sono dunque da riferirsi a quel tempo il teatro di Urbino, in cui si ammirarono le invenzioni del Genga esaltate dal Serlio degli alberi fatti di finissima seta, prima che la prospettiva avesse insegnato in qualunque occorrenza a mostrare i rilievi a forza di ombre e di punti ben presi: il teatro antico di Bologna che era nella piazza, ma che più non esiste, di forma quadrata diviso in gran palchettoni: quello di Modena detto della Spelta, opera del cavalier Vigarani, distrutto nel 1767: quello di Milano che s’incendiò pochi anni sono: quello di Pavia: quello di Santo Stefano di Ferrara: quello dell’accademia degl’ Intronati in Siena rifabbricato verso il 1670: quello di Marco Contarini in Piazzuola nel Padovano di tal vastità, che nel 1680 vi si videro girar nella scena tirate da superbi destrieri sino a cinque carrozze e carri trionfali, e comparire cento Amazzoni e cento Mori a piedi e cinquanta a cavallo100.
Il passo di Appiano addotto nella Storia Letteraria è stato tratto dalle traduzioni, e perciò si attribuisce a questo Scrittore l’aver detto, che i Fenici vennero in Ispagna sin da’ primi tempi; là dove egli dice soltanto ἐξ πολλοῦ, o come diremmo in nostra lingua da gran tempo, e come dice nella sua l’Autore della Lettera citata mucho tiempo ha.
Quella che le veniva dalle parti che recitava svogliatamente, quasi addormentatamente ; massa inerte, aspettante, come s’è detto, il soffio vitale.
Non ad Erbele, perchè Zelinda avrebbe detto darti, non a Gerbino, perchè non è femmina. […] Che pregio sia della tragedia l’esser nazionale, s’intende, e si è mille volte detto e ripetuto; ma che per essenza debba esser tale per chiamarsi tragedia, nè s’intende, nè si accorda. […] Al rimprovero di lei Corradino le ripete in dieci versi ciò che avea detto in uno e mezzo, e Geldippe rimane persuasa, e dimanda la dilazione di un giorno. […] Il migliore dei descritti teatri napoletani è quello che si costrusse nel sito detto Pontenuovo terminato nel 1791 intitolato san Ferdinando. […] Ella ha manifestato il suo disegno al marito nella scena 5; è venuto il re che è presente, ed ella se n’è con lui spiegato nella scena 6: or chi l’ha detto ad Orgando che arriva nella 7 scena?
Ciò che ho detto de’ sogni si potrebbe distendere alla moltitudine degli auguri e degli oracoli che s’incontrano or nell’ingresso, or nel progresso de’ drammi italiani. […] Non mi ricordo aver veduto in Racine che un sol detto nell’Atalia che ha qualche simile sconvenevolezza. […] Da ciò che s’è detto nel primo capo di quello paragone, appare che i Francesi nella elezione de’ loro soggetti non hanno quasi mai avuto riflesso d’esporre al popolo quel tanto di probità che fa di mestieri alla persona principale per l’eccitamento della compassione. […] Per altro credo altresì non potersi senza offesa delle sagre carte, in cui ogni fatto ed ogni detto è misterioso alterar le cose a capriccio. […] Conciossiaché, quantunque la pietà non si possa eschiudere dal numero delle virtù, l’abito del piagnere agevolmente è sempre indizio d’animo molle e di fievolezza feminile che mal s’accorda con la magnanimità: che che s’abbian detto alcuni, schiavi ammiratori di Virgilio.
Il paese diventa Egitto, il tempio chiamasi casa di Proteo, l’altare vien detto sepolcro, la donna che è presente detta Critilla, è presa per Teonoe figlia di Proteo. […] Quest’ultimo riesce più felicemente nell’impresa, e benchè il Coro alla prima si era rallegrato dell’aringa del padre credendo di non potervisi replicare, all’udir poscia il figliuolo cangia di avviso, approva quanto questi ha detto, e cosi riprende se stesso: Non voler mai giudicar prima di avere ascoltato ambedue le parti. […] Ciò che segue è detto nell’originale dopo varie altre cose.
Il signor di Voltaire però, copiando la censura di Plutarco, o di Rapin, volle aggiugner del suo, che Aristofane non era né comico, né poeta; il che sembra detto con soverchia leggerezza.
Chi poi gli ha detto che le donne in Grecia e in Italia erano talmente allontanate dalla società che non se ne potevano ricavar caratteri per la scena?
Le due prime divise in tre atti ed in versi ottonarii coll’assonante erano composte sin dal 1786, ma la prima s’impresse nel 1790 quando si rappresentò con piena approvazione nel teatro detto del Principe.
Si è detto che il Méchant contiene eccellenti versi di satira più che di commedia; ma la satira è tanto aliena dalla commedia?
Algarotti entra anche nel dettaglio della composizione musicale e arriva a sostenere una tesi, che è debitrice agli esiti della parigina querelle des bouffons del 1752-54: «Una qualche immagine della vera musica da Teatro ci è restata solamente, sia detto con pace de’ Virtuosi, nelle nostre Opere buffe16.»
Ma assai si è detto onde si conoscano le sue prerogative per la musica, e l’ingiustizia altresì con cui parlano di essa alcuni scrittori francesi, tra quali il gesuita Bouhours colla leggerezza sua solita nel giudicare non ebbe difficoltà di dire: «Che è una lingua affatto giochevole, che altro non intende che di far ridere coi suoi diminutivi», e notisi, che molti di quelli ch’ei nomina non si trovano frale parole toscane: «Che le continue terminazioni in vocale fanno una musica molto sgradevole», quando le principali bellezze della musica italiana nascono appunto da queste: «Che la lingua italiana non può esprimere la natura, e ch’essa non può dare alle cose l’aria, e vaghezza lor propria, e convenevole: Che le metafore continue, e le allegorie sono le delizie degl’Italiani, e degli Spagnuoli ancora: Che le loro lingue portano sempre le cose a qualche estremo: Che la maggior parte delle parole italiane, e spagnuole è piena d’oscurità, di confusione, e di gonfiezza», come se la gonfiezza, e l’oscurità fossero un vizio delle parole, e non degli autori: «Che i Chinesi e quasi tutti i popoli dell’Asia cantano, i tedeschi ragliano, gli Spagnuoli declamano, gli Inglesi fischiano, gli Italiani sospirano, né ci ha propriamente che i Francesi, i quali parlino».
Hafs, detto il Sassone, il famoso sig.
Hanno detto che i suoi Romani non erano vestiti del proprio costume; e che ai re da lui introdotti mancavano le dignità richieste nella loro classe.
Per il che supponendo che il lettore non si sia per anco dimenticato di quanto si è detto nel capitolo primo di quest’opera circa le leggi che distinguono il melodramma dalle altre produzioni teatrali, passerò a ragionare paratamente dello stile, della orditura, della filosofia e dell’affetto che spiccano a meraviglia negli scritti del celebre allievo del Gravina. […] In una nazione dove non si è convenuto finora quale sia la vera lingua degli scrittori; dove la sanese contrasta il primato alla fiorentina e la romana vorrebbe sottrarsi dal giogo di entrambe; dove la lombardia vanta anch’essa scrittori di sommo grido proposti come modelli nel frasario generale della nazione; dove la diversità dei popoli, dei governi e delle leggi, l’affluenza di persone e di libri stranieri, i gusti ognor rinascenti e ognora cangiantisi rendono vario tuttora e indeterminato il gusto comune di parlare e di scrivere; dove una porzione di letterati adoratori della veneranda ruggine del Trecento e della battologia per lo più insipida del Cinquecento è sempre alle busse coll’altra porzione di colte persone, le quali amando la moderna foggia di esprimersi più disinvolta e meno impacciata, più spedita e men boccacevole, ne deridono l’antica superstizione e s’appigliano al detto d’Orazio, che la fuga delle lingue è come quella delle stagioni, le quali veggono sfrondarsi nell’autunno quegli alberi, che aveano osservato vestirsi di foglia nella primavera, in questa nazione, io dico, non può così di leggieri condannarsi un autore per ciò solo che non abbia scritto secondo la Crusca.
Ma siccome io non mi rendo mallevadore di ciò che altri mi fan dire, ma di ciò soltanto che realmente ho detto; così ho lasciata come si stava la mia proposizione, la quale non ha altro senso se non che ne’ secoli chiamantisi illuminati, o filosofici il carattere generale della filosofia applicata agli oggetti religiosi è quello di render probabili le cose più dubbie agli occhi del volgo, e di sparger dubbi sulle altre che al medesimo volgo sembrano verità incontrastabili, dalche nascono in seguito il raffreddamento del popolo verso la propria religione, e l’affettata incuriosità ovvero sia scetticismo dei pretesi saggi due circostanze che hanno caratterizzato finora, e caratterizzeranno mai sempre qualunque secolo filosofico.
Porrò a confronto ciò ch’han detto della musica italiana alcuni personaggi ragguardevoli per la varietà e l’ampiezza delle loro cognizioni, con quello che ne han pensato i più grand’uomini dell’Italia 198, e tenterò infine di scoprire le cagioni della sua seduzione, e della sua magia, mostrando che la monotonia di cui noi l’incolpiamo deriva meno dall’uniformità dei tratti, delle combinazioni, e dei riposi del nostro canto che dall’uniformità del suo andamento.
Abbiamo detto che la poesia debbe esser variata, che dee parimenti variarsi la musica in guisa che le situazioni si succedano rapidamente l’una all’altra, passando dall’affettuoso all’immaginativo, e dall’espressivo al pittoresco, cosicché tutto sia movimento, e azione.
La madre ha detto, ah figlia, ah madre sventurata per cagione della tua morte ; ed ella ripiglia, la medesima misura di versi conviene allo stato mio , ovvero, come traduce il p.