Colà, entrato nella Società filodrammatica, esordì colla parte di Paolo in Francesca da Rimini del Pellico, e tale ne fu il successo che tutti lo consigliarono a gettare i pennelli per darsi all’arte del comico.
Voi siete brava e non ve n’ avvedete, perchè è natura dell’ augel che vola, canto e passione, e se non lo credete guardate quella mammola vïola ; benchè chiusa nell’orto in tra le foglie, l’odor la scopre e il passegger la coglie ; così la vostra luce, o fata bella, vi scopre a tutti che siete una stella.
Pasta, nella sua austerità, nella sua perspicacia, nella sua freddezza, presentiva tutti i requisiti del capocomico….
Facevan parte della compagnia quasi tutti attori fiorentini, tranne Pietro Andolfati, primo attore (V.) e Giuseppa Fineschi prima donna (V.), artisti di molto pregio.
A Parigi recitava prima all’ Hotel di Borbone presso il Louvre, poi all’Hotel di Borgogna pel pubblico, dietro istanza firmata da Battistino Austoni, l’amministrator della compagnia, per tutti i compagni qualificati Comici Italiani del Duca di Mantova. […] A venti anni di distanza, quando l’Arlecchino Martinelli potè ottenere dal Duca di Mantova il diritto di far stare a dovere Frittellino, comandandogli come a soggetto, il fratello di lei, per nome Nicola, buona schiuma, amico, dice il Martinelli, sol di ladri e gente cattive, prese le difese del cognato, minacciando di morte tutti coloro che aveangli fatto dispiacere. […] Sappiano quelli che si son maravigliati, e credano tutti, ch’è assai meglio l’ esser giudicato meritevole d’ esser gentiluomo, e perciò fatto, che di già essendo, si dica non esserne degno. […] Il ciarlatanismo non doveva certo esser discompagnato dall’alto valore, se ci facciamo a pensare a quel suo disprezzo per tutti quei che lo circondavano, e che, naturalmente, indignati per la tirannia gli facevan guerra apertamente e copertamente. « Mi abbandonate ? […] » Era una specie di attore-omnibus, di Giove onnipotente, il quale voleva torreggiar su tutti.
Le Fate, le Maghe, i Silfi, gl’incantesimi, tutti insomma gli aborti dell’umano delirio, piacquero più assai alla immaginazione attiva e vivace che non le severe dimostrazioni cavate da quelle facoltà che hanno per oggetto la ricerca del vero. […] Quindi, dando anima e corpo a tutti i fisici principi dell’universo, popolarono di numi gli elementi, il cielo, e l’inferno persino, ampio argomento di superstizione a’ creduli mortali, e larga messe a’ poeti, che s’approfittarono, affine di soggiogare l’immaginazione de’ popoli. […] Però, accumulando col pensiero tutti i beni che a ciascun senso appartengono, e il numero loro e l’intensità quanto si può amplificando, giunsero a inventare i favolosi paradisi, ovvero sia luoghi di delizie, i quali sappiamo a tutte le nazioni essere stati comuni. […] O perché l’essenza del nostro spirito è riposta nell’azione continua, o perché, essendo di capacità indefinita, non trova alcun oggetto individuale che a pieno il soddisfaccia, onde nasce il desiderio di percorrere tutti gli oggetti possibili, o perché l’ingenita tendenza al piacere lo spinge a variare le sue modificazioni per discoprire tutte le relazioni, che hanno le cose con esso lui, o per qualche altra causa a noi sconosciuta, certo è che l’uomo è naturalmente curioso. […] Tra le prede che più avidamente cercavansi, eran le donne, come oggetti fatti dal cielo per piacere, e che in tutti i secoli e dappertutto furono la cagion prossima de’ vizi dell’uomo e delle sue virtù.
Polonio lo chiama per parte della regina; egli manda tutti via, e parte. […] Il nostro legno poco veloce ci obbligò a porre tutta la nostra speranza nel valore; gettaronsi i rampiconi; io prima di tutti saltai nell’imbarcazione nemica, la quale nel tempo stesso si dispiccò dalla nostra, ed io rimasi solo e prigioniero. […] Partono tutti, restando Amlet ed Orazio. […] Ognuno ne vede altresì la irregolarità, ed il disprezzo delle sagge regole del verisimile, Ma i dotti non meno Inglesi che stranieri convengono tutti del difettoso e del mirabile del dramma, delle bassezze e de’ gran tratti che vi si notano. Basti per tutti il sentimento di Voltaire intorno al merito dell’autor dell’Amlet il più degno di giudicarne.
Avendo omai stabilito la Commedia-Italiana di non più rappresentare se non commedie francesi, licenziò tutti i suoi attori, ad eccezione del Bertinazzi, il quale, nonostante l’enorme pinguedine e l’età soverchia, recitò ancora il 1782 con molto successo ne’ Gemelli bergamaschi, commedia in un atto di Florian, per la quale gli furon dettati questi versi : Dis-moi, Carlin, par quel avantage ne vois-tu point s’affoiblir par les ans Ni ton esprit ni tes talens ? […] Carlino suonava tutti gl’istrumenti : dipingeva e incideva genialmente. […] Si conosceva che qualche scena era stata fatta da un autore, ma l’insieme dell’opera da uno scolaro…… Il suo errore principale, per esempio, era quello dell’inverisimiglianza : questa vi si ravvisa in tutti i punti. […] Mai una compagnia italiana conta più di undici attori o attrici, fra’quali cinque, compreso Scaramuccia, non parlano che bolognese, veneziano, lombardo, napoletano : e quando s’abbia a recitare una tragedia, dov’entrin molte persone, tutti vi prendon parte, non escluso l’ Arlecchino, che toglie la sua maschera ; e tutti declamano de’ versi in buon italiano (il testo ha : en bon romain….). […] In ogni modo, data l’indole dei nostri artisti, e date le condizioni del nostro paese, io credo si potrà sempre affermare, che se per rispetto di sè, dell’arte, del pubblico, le nostre Compagnie dovran cedere di fronte alle Compagnie forestiere, gli artisti forestieri debbono tutti per natural senso d’arte, per ingegno, per islancio, pel così detto fuoco sacro, insomma, cedere di fronte agli artisti nostri.
Gottsched unì a’ suoi tutti questi componimenti, e gli publicò in sei volumi. […] Trovasi in generale nel drammi lugubri di Lessing invenzione, forza, patetico e giudizio ed economia nell’azione; e ne incresce che tutti sieno così lunghi e che si disviluppino sì lentamente. […] Di poi egli senza esitare sostiene che Lessing sorpassò tutti i tragici nazionali . […] Sappiamo che tutti sono costruiti alla foggia moderna a più ordini di palchetti, e con platea di forma per lo più ovale. […] I teatri dell’opera e della commedia nazionale di Praga superano in grandezza quelli di Vienna, e tutti poi cedono al teatro di Dresda.
Il carattere di Alceste contrasta egregiamente con quello di Filinto, e dà movimento a tutti gli altri che lo circondano. […] Gli Amanti magnifici altra commediaballo, in cui Moliere raccolse tutti i divertimenti introdotti nella scena, uscì nel 1670. […] Ma si vuol notare che il Bernagasso ed il Tartuffo vennero dopo di due altri componimenti Italiani, ne’ quali si dipinse il carattere di un falso divoto, cioè dalla commedia latina del Vercellese Mercurio Ronzio De falso hypocrita & tristi, e dall’Ipocrito di Pietro Aretino, in cui nulla desidereresti per raffigurarvi il Tartuffo, se l’autore non avesse voluto nella sua favola aggruppare gli eventi che nascono da una somiglianza, e quelli di cinque coppie d’innamorati, le quali cose gl’ impedirono il rilevar tutti i tratti più vivaci di tal fecondo detestabile carattere sempre necessario di essere esposto alla pubblica derisione. […] Di quì venne quella verità di carattere che costituisce il maggior talento di questo grand’uomo, e che lo rende superiore di genio a tutti gli altri comici. […] Ma i sommi suoi pregi sino a quest’ora trovati coll’ esperienza inimitabili, lo manifestano grande a tal segno, che al suo cospetto diventano piccioli tutti i contemporanei e i successori.
Gottsched unì a’ suoi tutti questi componimenti, e gli pubblicò in sei volumi. […] Trovasi in generale ne’ drammi lugubri di Lessing invenzione, forza, patetico e giudiziosa economia dell’azione, e ne incresce che tutti essi fieno così lunghi, e che si disviluppino sì lentamente. […] Andres il quale non istimandola composizione del Lessing70 ha ripresa l’Emilia Gallotti come piena di bassezze e di assurdità, afferma poi senza esitare che Lessing sorpassò tutti i tragici nazionali. […] Essi tutti sono costruiti alla foggia moderna a più ordini di palchetti e con una platea di forma per lo più ovale. […] I teatri dell’opera e della commedia nazionale di Praga superano in grandezza quelli di Vienna, e tutti poi cedono al teatro di Dresda.
Dice il Beltrame Barbieri : Morì dieci anni sono il Capitan Rinoceronte nostro compagno, e gli trovammo un asprissimo cilicio in letto : e pur recitava ogni giorno : par veramente che contrasti cilicio e comedia : penitenza e trastullo ; mortificazione e giocondità ; ma non è strano a tutti chè molti sanno benissimo che l’uomo può star allegro e anche far penitenza de’ suoi peccati…… E il Padre Ottonelli in quella parte della sua Cristiana moderazione del Teatro (Firenze, Bonardi, 1652) che tratta delle Ammonizioni a’ Recitanti : Voglio aggiungere intorno al nominato Capitano Rinoceronte quel poco che da un prudente e dotto padre spirituale, e teologo della compagnia di Gesù mi fu detto in Fiorenza l’anno 1645 a’ 25 di giugno ; e fu questo.
Tale fu la tua arte, o povera gentile Pierina, su questa l’arte che sentivi, che non indarno, con tutti gli entusiasmi della giovinezza adorasti, perchè di lei, e della tua vita, non ti fosse ignota nessuna delle gioie, delle soddisfazioni, delle ebbrezze, delle vertigini, mal giudicabili da coloro che l’arte non ebbe baciati in fronte del suo bacio infiammato, consumatore, divoratore.
– Nessuno – tutti gli altri che ho veduto dopo, non furono che pallide copie.
Trasportato a braccia su di una poltrona a casa sua, non discosta dal teatro, in quell’abito goldoniano, con quel viso truccato, angoscioso contrasto con la inerzia mortale del povero corpo, visse ancora per una settimana una vita di morte, e circondato dall’affettuosa moglie e da tutti i compagni, si spense la domenica sera 20 gennajo alle 11, 25.
Gli antichi certamente di Azzio favellarono tutti con sommo onore. […] Verso l’età di Quintiliano ebbe Lucilio molti ammiratori, quali, non che a tutti i satirici, ad ogni altro poeta lo preferivanoa. […] Cecilio il quale dalla condizione di servo, come afferma Aulo Gellio, acquistò il cognome di Stazio che presso i Romani antichi era nome di schiavo, per consenso di tutti gli antichi fu acclamato come il primo e il più eccellente di tutti i comici Latini per la felicità della scelta e per l’ottima disposizione degli argomenti. […] Ma poteva mancar d’incantare un dotto e consumato conoscitore quella venustà di stile che indi rapi dalla scena gli animi tutti de’ più volgari spettatori? […] Adriano Imperadore l’anteponeva a tutti i tragici; ma quest’Imperadore anteporre soleva ancora Catone a Cicerone, Ennio a Virgilio, Celio a Sallustio, Antimaco ad Omero.
Cornelio Scipione Nasica vietò che si terminasse, e fece vendere all’incanto tutti i materiali a tale oggetto da essi accumulati72. […] A’ tempi di Quintiliano ebbe Lucilio molti ammiratori, i quali, non che a tutti i satirici, ad ogni altro poeta lo preferivano. […] Cecilio il quale dalla condizione di servo, come afferma Aulo Gellio, acquistò il cognome di Stazio che presso i Romani antichi era un nome di schiavo, per consenso di tutti gli antichi fu acclamato come il primo e il più eccellente di tutti i comici Latini per la felicità della scelta e per l’ottima disposizione degli argomenti; il che rende ben rincrescevole la perdita delle di lui favole. […] Ma poteva mancar d’incantare un dotto e consumato conoscitore quella venustà di stile che indi rapì dalla scena gli animi tutti de’ più volgari spettatori? […] Eravam noi già tutti Commossi.
Il proscenio per ogni lato ha due pilastri con una nicchia nel mezzo di essi colle figure di Pallade, e nel mezzo vi è scritto Theatrum Fortunae, Si osserva da chi ha veduto questo teatro che non è sottoposto al difetto comune quasi a tutti gli altri, che la voce si perda ne’ buchi de’ palchetti, perchè tutti convengono che vi si sente egregiamente ogni parola.
Artista drammatico e capocomico, rimasto omai celebre tra’ comici, e accettato omai da tutti come il prototipo del Guitto. […] Il programma, come si vede, vale tutti gli Anzampamber ideali e reali.
Buffetto supplicò Isabella che gli lasciasse Menghino, il quale, perchè amavalo come padre, fu subito da tutti concesso. […] Qui basti sapere che non appena Buffetto fe’cenno della moglie, e ciò fu, come ognun può credere, poco dopo arrivato, tutti a gara si adoprarono perchè ella lo raggiungesse al più presto in Francia, e S.
., alle quali assistevan tutti i comici della Compagnia Reale e di quella del Favre. […] Antonio Colomberti lasciò scritto di lui che fu onestissimo, ottimo padre e filantropo ; che, affezionato a’suoi confratelli, aiutò sempre tutti coloro che ricorsero a lui per bisogno.
Quindi l’origine dello stile lirico drammatico proprio dell’opera in musica, la esatta proporzione del quale è quella che caratterizza Metastasio sopra tutti gli altri. […] L’oggetto che questa si propone di sovrastar tutti gli altri, e di regnar, se potesse, in un universo di schiavi, non può conseguirsi senza un intima cognizione degli uomini, delle loro proprietà, e debolezze, delle vicende della fortuna, delle circostanze de’ tempi, e de’ mezzi di prevalersene. […] A non usar di comparazioni dirette, a non fermarsi su tutti i punti di convenienza, a non esaminar ogni menoma relazione. […] Può addursi all’incontro l’esempio costante dello Zeno e del Metastasio, i quali hanno terminato tutti i loro drammi con lieto fine. […] Nona: la progressione dei tuoni musicali si fa per una spezie di circolo dimodoché sortendo dall’ut e percorrendoli tutti si ritorna di nuovo al medesimo ut, per esempio ut, re, mi, fa, sol, la, si, ut.
Nondimeno a lei non mancarono le tribolazioni de la scena che le vennero più specialmente dalla vicenda impostale con altra Flaminia, la Calderoni, colla quale s’era architettata una specie di congiura contro di lei, ora il marito Silvio rifiutandosi di imparar cose nuove e tenerle dialogo, ora i comici tutti coprendola di contumelie anche al cospetto del pubblico, tra cui prima e più atroce la qualifica di vecchia e inabile omai al recitare.
Il suo profondo intendere l’arte con cui si alletta il Popolo in certe situazioni, che devonsi afferrar di volo, e che sfuggite non lasciano luogo di far colpo alla scenica arguzia ; e l’essere grazioso naturalmente senza stento, senza affettazione, o durezza ; il mostrarsi pronto ritrovatore di un vivace motteggio, che altro ne ribatta, ed avvilisca ; il sapere con immensa perizia tutta la Commedia a memoria senza dimenticarsi giammai alcuna ancorchè menoma cosa ; questi sono finalmente tutti quei pregi rari, che in lui abbondevolmente si trovano, e che lo costituiscono un perfetto originale del vero Comico pronto, spiritoso ed arguto.
Attèa, Stuarda, Elisabetta, Messalina…. or gentile, or aspra ; or saggia or folle ; or giusta, or rea ; ma sempre grande, e a tutti sempre accetta, bella attrice e perfetta.
Egli manda via tutti, e parte. […] Gettaronsi i rampiconi; io prima di tutti saltai sull’imbarcazione nemica, la quale nel tempo stesso si dispiccò dalla nostra, ed io rimasi solo e prigioniero. […] Partono tutti. […] Ma i dotti stranieri ed Inglesi convengono tutti del difettoso e del mirabile del dramma, delle bellezze e delle mostruosità che vi si notano. Basti per tutti il sentimento del Voltaire intorno al merito dell’autore dell’Amlet, dell’uomo di lettere il più degno di giudicarne.
Nelle ore libere dalla scuola, poichè il padre Nicola era un appassionato filodrammatico, e in casa vi era un teatrino per i divertimenti di carnevale, Cesare coi fratelli e le sorelle, tutti filodrammatici impenitenti, metteva in iscena le commediole onorate dall’admittitur della Curia, e nella stagione migliore con i fratelli Vincenzo e Giovanni teneva le sfide al pallone col soprannome di : I fratelli Orasi. […] Era presto detto, ma come averne il tupè dopo quel ciclone, e specialmente dopo avere esaurito tutti i propri cavalli di battaglia ? […] eppoi osservi bene una cosa che è rispettabilissima, e che caratterizza tutti gli uomini che sanno il conto loro : guardi il suo naso : le pare un naso ragionevole ? […] Cesare Rossi perchè era studioso, zelante e infaticabile, si è formata una posizione che non a tutti nell’arte è dato conseguire.
Quando la recitazione precipitosa e vera di Eleonora Duse non era ancora entrata nel gusto di tutti, vi fu qualche pubblico, non è a negarsi, che ebbe predilezioni per la plastica antica dell’Aliprandi.
I suoi maggiori, di cui l’ultimo il padre, furon tutti gente di mare e povera gente, che da barcajuoli saliron poi al mestiere più proficuo di navicellai o scaricatori.
La sera, dopo la prima rappresentazione, Yorick scriveva di lei nella Nazione : La signora Checchi-Bozzo ci riempi tutti di stupore.
Che cosa divenisse il Diotti in pochissimo tempo, tutti noi sappiamo….
In fede di che noi tutti habbiamo sottoscritto per far conoscere, che è la uerità, e non inuenzione, ne della Sig.
Il '42 passò col ruolo di Madre tragica nella Compagnia di Luigi Domeniconi, e morì a Brescia il 1851 d’apoplessia fra le braccia del secondo marito, Luigi Pezzana, compianta da tutti i fratelli d’arte.
Lo stile dell’Ariosto poi si presta mirabilmente, alla maniera di Menandro, a tutti gli affetti, ed a tutti i caratteri. […] Perchè hanno tutti sì buon stomaco. […] Va dietro agli altri; grandi e piccioli V’accorron tutti. […] V’accorron tutti. […] V’accorron tutti.
Non tutti esser ponno sì alti da toccar col capo le sublimi volte del tempio dell’immortalità; ed havvi chi si contenta appena di contemplarne le vicinanze, non che di appressarsi alla soglia. […] Possono pretender tutti a quel sublime seggio ove siede fastoso qualche grecista ardito, il quale per cianciar su di alcun marmo spezzato e supplirlo a suo modo, mostra di vedervi quel che mai non vi si scolpì, ed inalza de’ torracchioni dappresso alle Nefelococcigie Aristofanesche?
Recitando egli a Pistoia l’estate del ’33 in società con Ferdinando Pelzet, fu pubblicato un opuscoletto di versi e prose, da cui trascelgo la seguente epigrafe, un po’ duretta se vogliamo, in onore di lui : i circhi, i ludi, i teatri in età feroci l’abbondanza della forza esaurivano in tempi codardi il sibaritico ozio molcevano in secoli emergenti dall’orror delle tenebre vita di contradizione mostravano oggi sono riepilogo di tutti gli errori dei tempi allora, ed ora a quei che si porgeano spettacolo del popolo plausi secondo natura de’tempi sinceri ma come noi, l’età future non danneranno dell’età volte la manifestazione di falsa vita, quando sapranno che prorompevamo in solenni encomii per te O LUIGI DOMENICONI che coll’eloquente gesto, colla parola informata da tutte gradazioni del sentimento incomparabilmente a mostrarci l’uomo emulo de’ più celebri scrittori svolgevi l’idee eterne del vero Lo spirito analitico, la coscienza ch’egli metteva in una parte, sapeva mettere anche nelle cose del capocomicato. […] Abbiamo due censure ; l’ecclesiastica è in mano di certo abate Somaj, che è il più somaro ed il più incomodo di tutti i revisori.
Chiamato a Mantova dal Duca il 1599, non potè recarvisi per malattia della suocera e sua ; ma vi si recò il 4 aprile del 1600, nel qual giorno, secondo che abbiamo dal Bertolotti, giunse in casa di Tristano Martinelli, arlecchino, sovrintendente di tutti i comici dello Stato mantovano, passando poi all’Albergo della Luna, ov’ erano l’Austoni e Antonio (?). […] In fatti : nel luglio 1651 Tiberio Fiorilli era a Roma con la moglie Isabella : nello stesso mese e stesso anno vi erano Giovan Battista Fiorillo con la moglie Beatrice ; e tutti quattro, invitati dal Serenissimo di Mantova pel prossimo carnovale, risposero negativamente per averlo impegnato in Roma.
… perdono tutti ! […] La satira dell’Alchimista è ben fatta, e Momo, Lucrezia, il servo Volpino hanno qualche originalità, si staccano dal solito e monotono convenzionalismo di quasi tutti i personaggi drammatici del cinque e seicento.
Quel riso della bocca e degli occhi, quella voce squillante, quei ciao e complimenti, e ostregheta tutti suoi, quella pancia, quelle gambette, che ricordano un po'il delizioso buffo barilotto del San Carlino, formano un tale insieme di giocondità, che non è possibile vederlo e udirlo, senza lasciarsi andare alla più matta risata. […] Io lo metterei subito, nella scena dialettale, accanto a Ferravilla e alla Zanon : due artisti che per la loro vita vissuta dinanzi alla ribalta, assorbono dal lor primo apparirvi i sensi tutti dello spettatore.
Il savio Autore del libro, che qui si accenna, ci dà un bel saggio della Storia de Teatri di tutti i tempi e di ogni nazione, palesa aver letto molto, e. con ottimo discernimento l’ha ben unito insieme. […] Ma il nostro autore dotato di uno spirito più intraprendente e generale, e di assai più vaste mire, ha raccolti insieme sotto un medesimo punto di vista non che il teatro italiano, ma i teatri tutti di tutti i secoli e di tutte le nazioni del mondo.
Non vi ha dubbio che la bellezza dell’ elocuzione sì nel verso, come nella prosa, imbalsimi sempre tutti i componimenti ingegnosi; ma nel genere comico richiedesi pur anche gran vivacità e piacevolezza, grazia e naturalezza, verità ed arte con un’ azione, una favola, e un vero ritratto de’ costumi del tempo: Un vers heureux & d’un tour agréable Ne suffit pas; il faut une action, De l’interet, du comique, une fable, De moeurs du temps un portrait véritable, Pour consommer cette oeuvre du démon, dice benissimo il Signor di Voltaire. […] L’eloquente Ferrarese Bartolommeo Riccio, insigne Gramatico della lingua Latina, il quale morì d’anni 79 nel 1569, è di sentimento nel libro I de Imitatione, che Seneca ne’ suoi Cori, non solo per l’ abbondanza e per la gravità delle sentenze ch’essi contengono, ma per aver saputo formarli a cantare di ciò che, come dice Orazio, proposito conducat & hæreat aptè, abbia superato tutti i tragici Greci. […] Gli altri anch’essi, per non parer meno eruditi, davansi lo stesso vanto; e tutti ce tamente non avrebbono scrupoleggiato di accertare sulla lor fede d’aver letto eziandio le commedie di Eupolide, Cratino, Filemone, Difilo, Apollodoro, Turpilio, Trabea, Cecilio, e tutte quelle altre de’ Greci e Latini, di cui o pochissimi frammenti o appena i nomi, rimasti ci sono.
Quel bagagliume non la riguarda ; lei sente che il momento umano, della situazione e del carattere, non deve essere alterato da impeti vanitosi che non hanno nè la ragione nè il sentimento dell’arte ; lei sente che i prontuari, le tradizioni, le pratiche di quel mondo artificiale non hanno il potente alito di vita della creatura fatta ad imagine e similitudine ; lei sente che l’applauso del pubblico, dal mormorio di approvazione al grido entusiastico, deve prorompere spontaneo, non deve essere strappato con le tenaglie arroventate del mestiere ; e per quanto non abbia dato finora delle interpretazioni complete, nel tono generale della recitazione della Tina Di Lorenzo si vede questo che è la pura bellezza dell’arte della scena ; vivere una creatura, non fare una parte con tutti gli annessi e connessi del macchinario, e si scorge nella dizione, dalla piana a quella che si eleva nel vario erompere di una passione, nel vario avvicendarsi di una situazione ; e si scorge nel modo di concludere la frase, senza finali di maniera ; e si scorge nello sprezzo, costante, tenace, di quelle note stridenti, le quali anche a volte, rarissime, innocenti, riuscirebbero all’effetto dell’applauso plateale …… Dal terzo articolo : « quello che non c’è. […] Le platee sono trascinate, e in preda al delirio : e la storia dell’arte della scena straccia tutte le pagine delle date memorabili, piglia un libro nuovo, tutti i fogli immacolati, e segna un nome, il nome che inaugura la nuova e vera tradizione illustre. […] Allora, tra la sensazione emanante dal personaggio rappresentato, e quella puramente estetica prodotta dalla vista della interprete, esiste una compenetrazione armoniosa, e non si rompe il fascino, per cui Tina Di Lorenzo, sin dal suo primo apparire, si conquistò i pubblici di tutti i teatri di Italia, perchè cioè dava piacere a vederla.
Tale è poi l’aggiustatezza e la verisimilitudine che trionfa ne’ piani delle sue savole, che senza contrasto vien preferito a tutti i tragici per l’economia dell’azione. […] Con tutti questi pregi parrà forse, nè senza fondamento, troppo orribil cosa a’ moderni quel vedere due figli tramare ed eseguire l’ammazzamento di una madre tuttochè colpevole. […] L’Edipo re, o tiranno, come dice l’originalea, è la disperazione di tutti i tragici ed il modello principale di tutte l’età. […] Lacera finalmente tutti i cuori che non ignorano la potenza della sensibilità, la preghiera di Edipo ridotto in sì misero stato per abbracciar le figliuole, e quando brancolando va loro incontro chiamandosi ora di loro fratello ora padre, Figlie, ove sete, o figlie? […] Edipo avendo implorata la protezione di Teseo, secondo l’oracolo, va a morire in un luogo a tutti ignoto.
Il carattere di Alceste contrasta egregiamente con quello di Filinto, e dà movimento a tutti gli altri che lo circondano. […] Gli Amanti magnifici altra commedia-ballo, in cui Moliere raccolse tutti i divertimenti introdotti nella scena, uscì nel 1670. […] Si vuol notare però che il Bernagasso mentovato ed il Tartuffo vennero dopo di due altri componimenti italiani, ne’ quali si dipinse il carattere di un falso divoto, cioè dalla commedia latina di Mercurio Ronzio vercellese De falso hypocrita et tristi, e dall’Ipocrita di Pietro Aretino, in cui nulla si desidererebbe per raffigurarvi il Tartuffo, se l’autore non avesse voluto nella sua favola aggruppare gli eventi che nascono da una somiglianza, e quelli di cinque coppie d’innamorati, le quali cose gl’impedirono il rilevar tutti i tratti piû vivaci di tal secondo detestabile carattere che sempre con utilità e diletto sarà esposto alla pubblica derisione. […] Da ciò venne quella verità di carattere che costituisce il talento maggiore di quell’ingegno grande, e che lo rende superiore a tutti gli altri comici. […] Ma i sommi suoi pregi sino a quest’ora trovati coll’esperienza inimitabili, lo manifestano grande a tal segno, che al suo cospetto diventano piccioli tutti i contemporanei e i successori.
Allora tutti gli attrezzi di un capo di compagnia si chiudevano in un sacco, come quelli de’ pupi, e si riducevano a quattro pellicce bianche guarnite di cartone dorato, quattro barbe e capellature posticce, e quattro bastoni da contadini. […] Tralasciamo poi, che i personaggi vi parlano quattro linguaggi, un latino scolastico, un italiano insipido, il castigliano, e ’l valenziano; e neppur mettiamo a conto, che l’eremita cinguetta nel suo barbaro latino con servi e donne, e tutti l’intendono e rispondono a proposito. […] Lope ebbe il piacere di vederli rappresentar quasi tutti, o di sentir che per la Spagna si rappresentavano. […] Contemporanei di Cervantes e di Lope furono il dottor Ramòn, Miguél Sanchez, il dottor Mira de Mescua, Tarraga, don Guillén de Castro, autore del Cid, Aguilar, Luis Velez de Guevara, Antonio Calarza, Gaspar de Avila ed altri molti, i quali scrissero tutti sul gusto di Lope.
Il privilegio di afferrare certa classe d’oggetti, siccome non è concesso a tutti gl’ingegni, così non è proprio di tutte le circostanze.
Pochi conoscon forse questo nome, ma dite Giancola e vedrete gli avanzi di tutta una generazione batter le mani, atteggiarsi a un sorriso di gioja e rammentare il beato tempo che fu, quando tutti gli affanni della vita, e non ve n’eran molti allora, tutte le noje, tutte le malinconie svanivano a una frase, e ad una mossa del non superato Giancola.
Antonio Salsilli fu anche scrittore egregio di articoli e bozzetti di teatro, spesso col pseudonimo di Paron Toni, nella Gazzetta di Napoli, nella Rivista Subalpina, nel Corriere di Roma, nel Carro di Tespi ; autore di commedie, tra cui accolta con molto favore quella in un atto Cicero pro domo sua, e di monologhi, tra cui Il punto interrogativo, fatto celebre dall’arte meravigliosa di Claudio Leigheb, e divenuto poi la delizia di tutti i dilettanti maggiori e minori.
Dopo alcuni anni passò a Venezia, poi a Verona, chiamatovi per una malattia epidemica mortale, ch'egli infallantemente guariva con mele appiole e vin di Cipro, dove morì di peripneumonia nello stesso anno (2 ottobre 1745) col titolo di Primo medico di Verona, compianto da tutti, fuorchè dai medici.
Potrebbe ancora farsi vedere in qual guisa sappia essa congiungere l’ordine colla vivacità e colla chiarezza la forza, imbrigliare l’immaginazione senza rallentarne la possa, accomodarsi a tutte le inflessioni, e a tuti gli stili, conservando, ciò nonostante, l’indole sua propria, e nativa: quanto vaglia a esprimer tutte le passioni, e a dipinger tutti gli oggetti, e come divenghi lo strumento egualmente dallo spirito della fantasia, e degli affetti. […] Cotal lingua confusa poi colla latina, e notabilmente alterata in seguito da gotiche, e longobardiche mischianze ha conservato nondimeno nella volgare favella l’originaria dolcezza di suono in gran parte orientale, onde molti di essi popoli traevano principio, per quella ragione avverata in tutti i secoli e da tutte le genti, che l’accento naturale è più durevole delle leggi e dei governi. […] Avvegnaché il linguaggio delle passioni sia, generalmente parlando, lo stesso in tutti gli uomini, e che la natura si spieghi con certi segni comuni ad ogni nazione, egli è nondimeno certissimo, che la differenza de’ climi e de’ temperamenti, il maggior o minor grado di sensibilità e d’immaginazione siccome contribuiscono assaissimo alla formazion delle lingue, così ancora mettono gran divario nella maniera di esprimer gli affetti non meno tra popolo e popolo che tra individuo ed individuo. […] Non è così nell’italiano, cui somministrate venendo dalla pronta fantasia cento cose alla volta, percorre in fretta tutti i tuoni, e modifica in mille guise l’accento naturale. […] Nel far questa nota non mi sfugge quanto larga materia di riso abbia io preparato a’ zerbini, e a’ saccenti italiani; ma non mi sfugge altresì, che i saccenti, e i zerbini d’Italia sono, come quelli di tutti gli altri paesi, la più ridicolosa genia, che passeggi orgogliosamente sulla faccia della terra.
Lo stile dell’Ariosto in questa e nelle altre si presta mirabilmente, alla maniera di Menandro, a tutti gli affetti e a tutti i caratteri. […] Marmontel come principio universale di tutti gl’ intrighi delle nostre commedie? […] Perchè hanno tutti sì buon stomaco. […] Va dietro agli altri; grandi, e piccioli V’accorron tutti. […] Ariosto, Bentivoglio, Aretino, Dovizio, Machiavelli si valsero per tutti i personaggi delle loro commedie del solo linguaggio toscano.
Il mal gusto prosperoso perverte i deboli e gli conquista, mentre il vero buon gusto ramingo va mendicando ricetto fra pochi sconosciuto dalla moltitudine nella stessa guisa che un uomo probo e pieno di non dubbio merito fimane confuso tralla plebe in una società corrotta, dove tutti gli sguardi e gli applausi e le decorazioni e le ricchezze si attira la malvagità ingorda e l’impostura luminosa. Le stranezze dell’opera in musica accompagnata da tutti gli allettamenti della vista e dell’udito fecero sempre più intorno alla metà del secolo comparire insipide e fredde le rappresentazioni regolari tragiche e comiche e queste si videro in un tempo stesso abbandonate dagli attori accademici e dagl’istrioni e commedianti pubblici.
Di lui, degli aneddoti che van per le bocche di tutti su di lui, molto scrisser tra gli altri e il citato Arrighi e Jarro e il Fontana. […] …… ma voi non sapevate, che creando questi personaggi, così idealmente veri, così comici, aprivate a noi tutti una miniera inesauribile di gioconde allegrezze, di sana ilarità.
E più largamente il Colomberti : La naturale sensibilità, il nobile gestire, l’espressione del volto, e più di tutto il suono armonioso della voce donavano alla Carlotta un fascino che dominò per quasi trent’ anni tutti i pubblici d’Italia. […] E Francesco Righetti nel suo Teatro italiano, dopo di avere accennato alle invidie suscitate da lei nelle compagne d’arte, e di avere enumerati alcuni difetti di gesto e d’intonazione dovuti a mancanza di scuola, viene a concludere così : Ma io sfido tutti i delicati conoscitori dell’arte comica a dirmi in chi, dove, e quando si è veduto nella commedia italiana una donna, che con tanta grazia, con tanta decenza, e con tanta nobiltà passeggi la scena ?
Al nome di Emilio Zago (V. pag. 719) io scrissi del Ferravilla e della Zanon : « due artisti, che per la loro vita vissuta dinanzi alla ribalta, assorbono dal lor primo apparirvi i sensi tutti dello spettatore. » Oggi potrei aggiungere Giovanni Grasso. […] I sensi tutti : sì.
Adunque quest’ultima specie di commedia presenta tutti i vantaggi della sensibilità posta in tumulto nelle favole lagrimanti, ma ne sfugge gli eccessi lugubri, l’espressioni da coturno, il tuono di disperazione, i pericoli grandi. […] Valerio temendo di comparir singolare per troppa bontà asserisce che tutti sono malvagi sulla terra ; e Aristo distrugge questa opinione ingiuriosa al generè umano con una risposta notabile, la quale soffriranno di veder quì tradotta certi meschini ingegni non meno di Valerio ridicoli, i quali volendo passar per uomini di mondo escludono ogni probità dalla terra: Sono tutti malvagi? […] Cleone sembrò un uomo ordinario; egli era, dicevasi, come tutti gli altri. […] In questo ora si osserverà la decadenza che porta una grande età, benchè non vi si Veggano tutti gli svantaggi che adducono gli anni; ed io lo vidi trionfar sulle scene rappresentando la parte del Filosofo maritato del sig. […] Ma la valorosa attrice Contat presenta in se tutti i talenti che esige una perfetta rappresentazione.
È una favola ravviluppata, in cui non si trascura la dipintura de’ caratteri tutti comici, e vi si veggono alcuni colpi teatrali che conducono lo scoprimento di un matrimonio segreto che ne forma il viluppo. A differenza delle commedie francesi ove trionfa un solo carattere principale, rimanendo gli altri illuminati da una luce riflessa, in questa commedia tutti i personaggi hanno un colorito, e un carattere vivace, e compariscono a buon lume. […] Garrick alla lunga trasse a se tutti i voti, e sopraffece l’emolo. […] Nella fine del secolo trionfava sulle scene inglesi madamigella Siddons eccellente attrice, alla quale tributano gl’Inglesi tutti gli elogii per la verità, l’espressione e l’energia, che al loro dire ella possiede eminentemente. […] Vi fu poscia richiamata; ma sembra che di tutti gli spettacoli scenici l’opera italiana sia colà la meno frequentata.
Il carattere magnanimo di Mustafà si rende ammirabile e caro, ed ha tutti i pregi dell’ottimo personaggio tragico. […] Il vanto che si dà Rusteno, il peggiore di tutti gli scellerati, e la risposta di Acmat rassomigliano alla contesa di Tisaferne con Adrasto in presenza di Armida. […] Quella benignità che a tutti ei mostra? […] Il sacrifizio non può seguire; tutti sperano in questa pietosa fola, che però produce funestissimi effetti. […] Fiorirono entrambi nel colmo della corruttela del gusto, entrambi se ne preservarono intatti, resistendo al vortice che tutti rapiva gl’ ingegni, entrambi possono considerarsi come i precursori della buona tragedia, che seppero astenersi da’ lirici ornamenti de’ tragici del secolo XVI e dalle arditezze de’ letterati del XVII.
La pouera Leonora, ricercata da tutti i Comici, che non hà sofferto ? […] Signor Marchese, non procuri questo per l’amor d’iddio, mancano personaggi ; domandi à tutti i Comedianti, come siano impertinenti questi due : ma caro padrone, non palesi questa lettera ad’altro che al Ser. […] Nel mio libro degli Aneddoti, sono i Ricordi di un comico, il fiorentino Bellagambi, che racchiudono tutti i raggiri, i sotterfugi, le cabale a cui dovea lasciarsi il povero Fini e coi comici e cogli albergatori e coi barcajuoli per veder di tirar avanti la baracca alla meglio.
Sulzer, con varj Italiani illustri, e con tutti gli avveduti Critici dell’Europa, il Signorelli affermerà, che la Musica Moderna non rare volte tradisce nell’Opera la verità. […] E il dissero altri moltissimi; e tutti quelli il diranno che intendono ragione. […] Avete su tali cose sì profondamente meditato, che già vedete chiaro, che essa ha quanto le occorre, e che per tutti i secoli d’altro non abbisognerà? […] Voi non gli attribuite alla tacita convenzione, di cui tutti portiamo ne’ Teatri una dose proporzionata a’ Paesi; ma gli attribuite alla viva naturale rappresentazione. […] che è contraddetta dal parlare in versi, dal linguaggio comune a tutti, dalla conoscenza degli attori; e che per conseguenza lo spettatore non la troverebbe sì viva e naturale, se non considerasse, che a quella cosa non dee badare?
La Semiramide rappresentata nel 1748, benché meno complicata di quella di Crébillon uscita al pubblico nel 1717, fu censurata per l’intervento dell’ombra di Nino, macchina prediletta di tutti gli spagnuoli del secolo pallaio. […] Concesso poi questo al teatro italiano di Parigi, vi si é sopra tutti segnalato Carlo Simone Favart, particolarmente colla sua Chercheuse d’esprit che viene riputata la più ingegnosa e perfetta opera comica che si abbia la Francia. […] I componimenti da loro rappresentati ne’ primi anni nell’idioma italiano furono quasi tutti dell’arte, ripieni di apparenze, incantesimi, e buffonerie. […] Errore di tutti gli attori grossolani, i quali non fanno l’arte di accomodarti e alla verità del favellare cogli altri personaggi, e alla decenza teatrale, e al comodo dell’uditorio. […] Chi fosse vago di sapere quasi tutti i plagi commessi dal signor di Voltaire, dovrebbe dare una scorsa agli Anni letterari del di lui fiero antagonista M.
É una favola ravviluppata, in cui non si trascura la dipintura de’ caratteri tutti comici, e vi si veggono alcuni colpi teatrali che conducono lo scoprimento di un matrimonio secreto che ne forma il viluppo. A differenza delle commedie francesi, ove trionfa un solo carattere principale, rimanendo gli altri illuminati da una luce riflessa, in questa commedia tutti i personaggi hanno un colorito e un carattere vivace e compariscono a buon lume. […] Garrick in fine tirò a se tutti i voti e sopraffece l’ emolo. […] Vi fu poscia richiamata; ma sembra che di tutti gli spettacoli scenici l’opera italiana sia colà la meno frequentata. […] Oh chi potesse congiugnerla con gli ornati, le dorature, i cristalli e le superbe illuminazioni in tutti i popoli che hanno mare e vagabondi, e che dovrebbero approfittarsi dell’uno e degli altri per avere un’ armata e un commercio!
» Con tuttociò, pare che il Barlachia, citato sempre ad esempio come recitatore, non fosse, come tutti i suoi colleghi di scena un’arca di scienza : e nel Consiglio villanesco del Desioso (Siena, 1583) il dialogo comincia col chiedere scusa, per essere l’autore rappresentante, non letterato : « Chi fa l’arte che fece il Barlacchia non può come gli sdotti arrampicare. » A pagina 432 delle rime del Lasca curate dal Verzone (Firenze, Sansoni, 1882) abbiamo le due seguenti ottave : IN NOME DI CECCO BIGI STRIONE Alto, invitto Signor, se voi bramate ch’il Bigio viva allegro, e lieto moja, la grazia, che v’ha chiesto, omai gli fate, per ch’egli esca d’affanni e d’ogni noja ; ei ve ne prega, se vi ricordate delle commedie, ove contento e gioja vi dette già, e spera a tempo e loco farvi vedere ancor cose di fuoco.
Così il Kurz nel preavviso di tal commedia raccomandò la moglie all’ indulgenza del pubblico : « La signora Teresa Kurzin si mostrerà maestrevolmente in tutti quei caratteri che una perfetta attrice è capace di rendere.
Io desidero cordialmente che questo teatro di cattivo gusto, e che non serve se non a corrompere il buono ed il vero, finisca una buona volta, e sien rinviati tutti codesti istrioni in Italia.
Il sublime Moi di tal tragedia tirò verso Cornelio gli sguardi della Francia, ed oscurò i drammi tutti de’ contemporanei. […] Dotato d’ingegno straordinario e soccorso dalla lettura degli antichi mostrò sulla scena la ragione accompagnata da tutta la pompa e da tutti gli ornamenti de’ quali è capace la lingua francese. In tutti gli oggetti egli spande la propria sensibilità. […] Elevandosi all’eroismo più eccelso, solleva e tira seco gli animi tutti. […] Lampillas, Andres e tutti gli apologisti spagnuoli loro confratelli doveano contare ancor questa favola del Quinault tra quelle che i Francesi trassero da’ loro compatriotti.
Merita il Fiorio molte lodi per i suoi meriti Teatrali, ed egualmente per la bontà de’suoi costumi, che lo palesano un Uomo onesto, un Marito amoroso, ed un Padre prudente. » Pubblicò il Fiorio a Venezia del ’91 le sue commedie in quattro volumi in-8° col titolo Trattenimenti teatrali ; i quali contengono : La nobil vendetta, Imelda e Bonifacio, Meleagro, Il sogno avverato, L’oppresso d’animo, felicitato (dal tedesco), Il Vincislao di Lituania, Ines de las Cisternas, I pazzi corretti, Un momento c’è per tutti, Alberto e Mastino secondo, Signori di Verona, Agnese di Bernaver, La vedova medico e filosofo, Sei piatti e nulla più (dal tedesco), Carlo Goldoni fra’comici, Il matrimonio di Carlo Goldoni, Introduzione comica.
Ella conduceva a messa la figlia tutti i giorni, e volea si confessasse tutte le settimane ; il che non le impediva d’accompagnarla ogni dopo pranzo dal vecchio, che diventava bestiale ogni qualvolta ella negavagli un bacio, sotto pretesto che avendo fatte le sue devozioni al mattino non sapeva risolversi a offender quel Dio ch’ella avea forse ancora in sè stessa (Mem.
Levandosi queste due parti — dice il Farnese nella citata lettera — che sono le principali e necessarissime nella mia Compagnia, venirebbero a rimaner inutili tutti gli altri miei comici……
I suoi capelli corvini adornavano un’ alta fronte illuminata da due occhi nerissimi, esprimenti tutti i moti del cuore umano.
Il povero Edoà…, entrato nel campo dell’arte per un usciolino sgangherato, con un vestito che gli cascava di dosso a brindelli, colla faccia macilenta per fame ; che ad ogni passo verso l’agiatezza e la gloria, uno vedea farne contro di lui dalla maldicenza e dall’invidia, trionfando finalmente di tutto e di tutti, autore ammirato, attore idolatrato, il triste suono del piccone distruttore del San Carlino coprì con quello del martello costruttore di un vasto palazzo al rione Amedeo : al battesimo di gloria del San Carlino è succeduta la conferma non mai alterata sin qui de' Fiorentini di Napoli e del Valle di Roma, ove si reca ogni anno a deliziare della sua inesauribile giocondità il gran pubblico della capitale.
E l’altra, non men forte per novità e comicità irresistibile, in cui in uno scatto violento, lasciandosi andare a parole e imprecazioni volgari, improvvisa, libero e diritto fin in fondo, una meravigliosa difesa di Elena accusata, oltraggiata da tutti ?
Ma Menandro Cefisio figliuolo del Capitano Diopete e discepolo di Teofrasto spiccò sopra tutti i contemporanei e successori. […] E ben gli stà; Chè infermo oltre ogni creder per natura, Oltre ogni creder temerarie imprese Tentar non cessa, e vi s’involve, e tutti I beni suoi precipitando perde. […] In secondo luogo quel patto apposto di scegliersi argomenti finti dà ad intendere che nelle commedie di Aristofane gli argomenti fossero veri, la qual cosa, a non allucinarsi, nè anche è vera, perchè in esse veri e vivi e noti erano i personaggi introdotti per satireggiarli, ma le azioni, ma gli argomenti erano finti tutti, fantastici, capricciosi e bizzarri oltre misura.
Esse hanno molta piacevolezza comica, specialmente per chi intende il dialetto Milanese, e vi si veggono acconciamente delineati i caratteri e quello sopra tutti del falso filosofo pittura vera, vivace e pregevole, di cui s’incontrano alla giornata gli originali. […] Chi non sa quanto antica sia questa barbarie, ed in quanti paesi per diversi fini tutti abjetti e vili adoperata81? […] Passando da un tuono all’altro fa talvolta sentire le divisioni de’ generi enarmonico e cromatico con tal destrezza e leggiadria che incanta tutti”91. […] Essi furono assaissimi e quasi tutti al di sotto del mediocre, se si riguardi ai pregi richiesti nella poesia rappresentativa. […] Si osserva da chi ha veduto questo teatro, che non è sottoposto al difetto comune quasi a tutti gli altri, che la voce si perda ne’ buchi de’ palchetti, perchè tutti convengono che vi si senta egregiamente ogni parola.
Era notabile in Roano la Festa Asinaria, nella quale intervenivano tutti i profeti antichi colle loro divise, e l’istesso Balaam sull’asina. […] L’Italia che già contava vari dotti poeti, come Guitton d’Arezzo, Dante de Maiano, Cino da Pistoia, Guido Cavalcanti, Brunetto Latini, e ’l migliore di tutti Dante Alighieri, par che sia l’unica nazione che ci presenti alcuni monumenti veramente teatrali del secolo XIII.
Questa, sì, questa sarà la lancia e lo scudo, di cui armato andrò a sfidare i teatri tutti del mondo. […] E questa partenza mise più d’ogni altra cosa in impicci il povero Goldoni, giacchè partito il D’Arbes, e non sapendo ove battere il naso per sostituirlo, nel giovedì grasso furono disdetti tutti i palchi per l’anno seguente.
O generoso popolo d’Antenòr, tu sol tu puoi la tua speme avverar : se tutti i frutti, quali ei si sian, dell’arte mia son opra del tuo favor, se un tal favore è figlio d’ una felice illusïon cortese del tuo bel cor, tu me la serba, e forse tal ti parrò qual mi fingesti. […] Voi tutti imploro : del purgato orecchio ritemprate il vigor, nè sia chi sdegni gradir cortese ed animar gli sforzi d’ uno stuolo divoto e che sè stesso tutto al vostro diletto offre e consacra.
Ma i francesi, facendo un aforismo delle parole del Voltaire c, non dicono che i numi della favola, gl’eroi invulnerabili, i mostri, le trasformazioni, e tutti gli abbellimenti convenevoli a’ Greci, a’ Romani ed agl’Italiani del XV e XVI secolo, sono proscritti in Francia sin anco nell’epopea? […] Panard morto nel 1764 scrisse un gran numero di componimenti buffi, di parodie, e di vaudeville tutti ben accolti. […] Di più giunge un altro uomo e vede, che Zoe loriceve con tutti i segni di viva affezione, e lo fa occultare nel suo gabinetto all’arrivo di Dulinval, cui già la madre avea accordato di sposar Zoe. […] Le sale di tutti gli spettacoli di Parigi (dicono i nazionali) cioè quelle del Teatro Francese, della Commedia Italiana, e del Teatro Lirico, sono senza magnificenza, strette, prive di ogni gusto, ingrate per le voci, incomode per gli attori, e per gli spettatori. […] Lione ha un teatro grande sopra tutti i teatri francesi dove compariscono componimenti recitati e musicali.
Il sublime Moi di tal tragedia tirò verso Cornelio gli sguardi della Francia, ed oscurò i drammi tutti de’ contemporanei. […] Dotato d’ingegno straordinario e soccorso dalla lettura degli antichi mostrò sulla scena la ragione accompagnata da tutta la pompa e da tutti gli ornamenti de’ quali è capace la lingua francese. In tutti gli oggetti egli spande la propria sensibilità: riscalda ed avviva la stessa politica, come fece specialmente nel Sertorio e nell’Attila: con un tratto di pennello imprime in chi legge o ascolta la più sublime idea. […] Elevandosi all’ eroismo più eccelso, eleva e tira seco gli animi tutti. […] Freddo è pure il complimento di Eraclio agli occhi tutti divini di Eudossa, e la protesta ch’egli fa di aspirare al trono unicamente per la sete che ha di farne parte alla sua bella.
Non solo le questioni affrontate sono interne al dibattito italiano, anche nell’impellenza di confrontarsi con i risultati drammaturgici e scenici transalpini, ma quasi tutti italiani o latini sono gli autori citati a corredo. […] [4.47ED] Finiti que’ versi: [4.48ED] — Ecco — disse — come sarebbesi a far morire nelle botteghe de’ nostri librai tutti i volumi di regolette inventate per rimediare al male della pronuncia perduta. […] [5.189ED] Lasciala lor metter dentro, altrimenti te li vedrai tutti addosso trafiggerti le tempie con soprani e contralti rimproveri. […] [5.214ED] E pure si dovran per questo chiudere tutti i teatri che a simili rappresentazioni son destinati? […] , xxiii, De rithmo: tutti già messo a frutto da Bagnoli nel Ragionamento, cit., p. 46.
Molto saviamente di lui scrisse Piccini (Jarro) nella prima serie dell’opera Sul palcoscenico e in platea : Andare in un paese forestiero : andare in città come Nuova York, Boston, Washington, Filadelfia, Nuova Orlèans : riuscir a parlar in una lingua straniera, e non pur a parlare, ma a recitare in essa : farsi ascoltare, non da migliaja, ma da milioni di uomini : riuscire ad essere celebrato fra tutti gli attori paesani, essere ascoltato con affetto e con deferenza da alcuni fra essi, può davvero sembrar un prodigio, che sapeva effettuare un giovane italiano, innanzi di toccar i trent’anni.
Gli Zeffiri in gloria, i sogni piacevoli e i funesti che danzano intorno ad Ati addormentato, le divinità de’ fiumi e delle fontane che ballano e cantano, i voli, le trasformazioni di Ati in pino, erano cose buone, quando non si conosceva il melodramma Metastasiano; esse potevano occupare tutti gli occhi, ma non tutti i cuori. […] Lulli all’opposto tutto dovendo a se stesso, tutti a suo favore raccolse i voti de’ Francesi, i quali confessano di doverglisi tutta la delicatezza della musica e la meravigliosa proprietà del canto.
Gli zeffiri in gloria, i sogni piacevoli ed i funesti danzanti intorno ad Ati addormentato, le divinità de’ fiumi e delle fontane che ballano e cantano, i voli, la trasformazione di Ati in pino, erano cose buone quando non si conosceva il melodramma Metastasiano; esse potevano occupare tutti gli occhi, ma non tutti i cuori. […] Lulli all’opposto tutto dovendo a se stesso, tutti a suo favore raccolse i voti de’ Francesi, i quali confessano di doverglisi tutta la delicatezza della musica e la maravigliosa proprietà del canto.
In questa la poesia animata dalla espressione, abbellita dalla esecuzione e fregiata di quanto ha l’armonia di più seducente e di più energico prende tutti i caratteri del canto. […] Ma nei casi indicati, come in tutti gli altri, gli ornamenti debbono usarsi con parsimonia e con opportunità. […] Il recitativo dove la poesia conserva tutti i suoi diritti, e dove l’imitazione è così prossima alla verità e alla natura, è la parte ch’essi strapazzano più d’ogni altra. […] Illustriss., tutti hanno ragione egualmente». […] Trovandosi tutti lontani dal retto sentiero, la maggior grazia che può loro farsi è quella di giudicarli per approssimazione.
Le poetiche di tutti i possibili Marmontel, i discorsi, le lettere, le infelici cartucce critiche meditate da’ pedanti nella loro povertà, non vagliono unite insieme quattro versi di questa scena. […] III Essa distrugge le speranze de’ penitenti, vale a dire di quasi tutti gli uomini; perchè una vendetta atroce che si avvera dopo tanti pentimenti, scoraggia senza riscatto tutti coloro che hanno perduta l’innocenza; e nell’Olimpia dice acconciamente l’istesso Voltarre, Hélas! […] Palissot, non tutti ravvisarono in lui la mancanza di gusto, e que’ difetti che gli furono poscia rimproverati, e singolarmente la versificazione dura e ampollosa, le massime sparse a piena mano e senza scelta, le frequenti declamazioni sostituite alla passione. […] Nel suo Spartaco verseggiato nella stessa guisa si osserva qualche tratto robusto, benchè vi si trovino tutti i personaggi a Spartaco sacrificati. […] e tutti i compatriotti perchè gliel’ accordarono?
Non è possibile ch’egli li abbia passati, tutti, fuori della sua patria.
Luigi sposò poi la Luisa Valenti, comica anch’essa, dalla quale ebbe quattro figli, tutti comici ; tra i quali Teresita, promettentissima attrice, morta a Roma nel’ 93.
Nè ormai si fermò all’interpretazione del teatro moderno : chè tutti i varj tipi della gamma artistica, dal Fulgenzio di Goldoni all’Amleto di Shakspeare, recitò con egual giustezza di concezione, con egual finitezza di rappresentazione.
Qui, come in tutta la produzione letteraria dell’Andreini, è gusto per tutti i palati : chè a dare un’occhiata alle sue opere, si potrebbe affermare non essere in alcuna di esse l’espressione ben chiara dell’ animo suo, tanto son esse d’indole svariata. […] Qualhor tentate sotto nome finto spiegar su l’alta et honorata scena forti concetti d’amorosa pena, l’animo han tutti a mirar Lelio accinto ; ma quando poi dalla sant’aura spinto sciolto d’ogni mortal cura terrena notate in carta con feconda vena carco di laude, e gloria ornato, e cinto, prepongon tanto Gian Battista a quello, per cui cinque cittadi a garra foro, quanto è di quell’ il suo miglior soggetto. […] Maddalena entra « di cilicio vestita, a piè nudo, scapigliata, cinta di nodosa e grossa fune, nella sinistra mano una testa di morte portando ; » lamenta la vita disordinata, invoca i martirj tutti della Passione di Gesù, e finalmente, affranta dal dolore, si sviene. […] » E aggiunge l’Andreini in nota che « conforme il solito, li duo versi segnati di stella (che sono gli ultimi), il Favor Divino, e Michele Arcangelo anderan quelli con ischerzi musicali iterando ; poi tutti gli Angeli a tutto coro di voci ed istromenti replicando gli stessi versi, l’opera sarà finita a gloria di tal Santa Penitente. » Date alla grandiosità della situazione una artista che renda tutti i dolori e tutte le gioie del personaggio !
Lo sceneggiamento n’é sopra tutti quelli di quel tempo ben connesso, e vi si osserva scrupulosamente le quantità delle sillabe in tutti i differenti metri che l’autore volle adoperare in ciascuna scena.
Lo son tutti. […] Saluta tutti. […] Ma sta in fatto che l’uno e l’altro scopo non ottenner dalla cattedra tutti insieme gli eruditi espositori, com’ egli dalla scena al popolo infiammato.
Questo abbominevole scellerato, il cui carattere così ben espresso avrebbe dovuto far fremere sopra loro stessi tutti quelli, che hanno la disgrazia di rassomigliargli, parve un carattere affatto mancato; e le sue nere perfidie passarono per galanterie, imperciocchè tale che tenevasi per molto onesto uomo, vi si ritrovava tratto per tratto.
Lo troviamo il 1584 nella Compagnia degli Uniti, come si rileva dalla seguente lettera da Ferrara al Principe Vincenzo in data del 3 aprile, sottoscritta da tutti i Comici Pedrolino, Magnifico, Gratiano, Lutio, Capitan Cardone, Flaminio, Batt.
L'attore era veramente grande, la sua figura illuminava tutta la scena, riempiva tutti i vuoti, raccoglieva tutte le emozioni e gl’interessamenti ; così le volgari stupidaggini della commedia, il suo difetto d’umanità, di nesso logico, di spirito, eran dimenticati in un godimento che pervadeva tutto il pubblico e durava ancor fuori del teatro : una felicità che accompagnava fin a casa gli spettatori, e lasciava ancor sorridere, nel sonno, le loro labbra dischiuse.
Il coro che negl’ intermezzi è cantante, nel giudizio è parlante come ogni altro attore, ed uno solo favella per tutti, la qual cosa si osserva in tutte le tragedie antiche. […] Con tutti questi pregi parrà forse, nè senza fondamento, troppo orribil cosa a’ moderni quel vedere due figli tramare ed eseguire l’ammazzamento di una madre benchè colpevole. […] Edipo avendo implorata la protezione di Teseo, secondo l’oracolo va a morire in un luogo a tutti ignoto. […] Lodovico Dolce che ne fece una libera imitazione, ne tolse il prologo, e fe che Giocasta narrasse a un servo tutti gli evenimenti passati di Edipo. […] L’originale ha che per tutti giri.
Ed in fatti a suo tempo si accolse l’Orbecche con molto applauso e destò in tutti cotal compassione che niuno degli ascoltatori, potè contenere il pianto. […] Ora tutti questi combattimenti e queste disfide non seguirono nel secolo XVI, cioè in quel tempo in cui fu composto il Torrismondo? […] La regina intanto si è fra se appigliata all’esecrabile partito di quietarlo dissimulando, e mostrandosi commossa dalle sacre sue minacce invia Simandio a Nino, e Imetra a Dirce perchè gliela conduca co’ figliuoli, affettando di voler veder tutti, a tutti perdonare, e con festa degna di sì gran re rinnovare le loro nozze. […] Chiude nel più profondo dell’animo l’orrendo disegno; e tutti accoglie con somma tranquillità ed allegrezza. […] Si lascia vedere di quando in quando qualche superfluità ed affettazione; ma per quel tempo, in cui tutti correvano in traccia di mostrarsi poeti quando meno abbisognava, può dirsi che Muzio ne sia stato esente.
Il divino Euripide, che tirava al Teatro anche un Socrate, che da Quintiliano vien detto il Filosofo coturnato, che fa uno de’ più stimabili ornamenti delle più famose Biblioteche, dispiacque forse al Popolo, o fece anzi le delizie degli Ateniesi, e di tutti gli altri Greci? […] Menandro, che incantò tutti i Filosofi, che è l’idolo del sobrio Plutarco, che fu citato da’ SS. […] Non ne tirò a se tutti i voti, fiorendo ancora Pietro Corneille? […] Si parla di virtù in Teatro: i di lei dettati si accolgono dall’Uditorio con applauso universale; sono però tutti virtuosi gli ascoltatori? […] Posso però farvi osservare ancora, che non tutti gli amori in quella Città furono a quel tempo alla militare, o alla Turca.
Trasilla e Pirindra gemelle Capuane con promessa di matrimonio ingannate da Annibale: Calavio padre, che per ben corteggiare il suo ospite le spinge a trattenerlo con ogni libertà: il generale Cartaginese che le schernisce abusando della loro credulità o facilità; mi sembrano tutti caratteri mediocri, privati, e proprii piuttosto per la scena cotuica. […] Benchè in esse lo stile alcuna volta appalesi troppo studio, pur vi si osservano molti pregi tragici, oltre alla costante regolarità serbata ne’ drammi tutti prodotti dentro il recinto delle Alpi. […] Il carattere magnanimo di Mustafà si rende ammirabile e caro, ed ha tutti i pregi dell’ottimo personaggio tragico. […] Il sacrificio non può seguire; tutti sperano in questa pietosa fola, che però produce funestissimi effetti. […] Fiorirono entrambi nel colmo della corruttela del gusto, entrambi se ne preservarono intatti, resistendo al vortice che tutti rapiva gl’ingegni, entrambi possono considerarsi come i precursori della buona tragedia riprodotta, che seppero astenersi da lirici ornamenti de’ tragici del secolo XVI e dalle arditezze de’ letterati del XVII.
Nell’ascoltar poi un seconde verso, questo gli riproduce l’idea della misura del primo e di tutti i suoi piedi. […] In pruova di che, consideriamo qualunque opera che più ci ha commossi altra volta; ma procurando di tener sempre l’animo ricordato, che quegli oggetti sien tutti finti, tutti privi di realtà. […] Onde di tutti i progressi di quell’arte profittò il solo suo estetico, al quale basta il giudizio dell’orecchio. […] Costei con una voce da calderino si tirò la maraviglia di tutti, ma non altro poté ottenere che maraviglia. […] Qual autore, pognamo esempio, va così per le bocche di tutti, come il Metastasio?
Nella storiografia si considera questo episodio la prima vera coreografia della danza italiana, perché tutti i balletti erano legati da un’idea unitaria. […] Nota alla nota d’autore n. 7: «Il primo di questi è Benedetto Marcello, il quale per l’inimitabile originalità, profondità e completezza stilistica rimarrà sempre il più alto esempio tra tutti i compositori ecclesiastici. […] In questa impresa egli ha superato tutti i moderni e ci ha dato l’idea più vera di quella nobile semplicità che probabilmente era la massima caratteristica della musica antica. […] Del teatro [commento_6.2] Nota alla nota d’autore n. 18: Vitruvio, De architectura, V, 5: «In base a questi motivi e a calcoli matematici, si devono costruire dei vasi di bronzo proporzionati alle misure del teatro…Qualcuno potrebbe obiettare che ogni anno vengono costruiti a Roma molti teatri che non seguono alcuna di queste regole, ma sbaglia non considerando che tutti i teatri pubblici in legno hanno molte impalcature in legno che devono necessariamente vibrare…Quando invece i teatri sono costruiti con materiali solidi come muratura, pietra o marmo, che non possono vibrare, allora è necessario ricorrere ai vasi di bronzo.»
Come tutti i figliuoli d’arte, anche essa apparve al lume della ribalta, non a pena le fu dato di reggersi in piedi e di balbettar due parole, sostenendo a quattr’anni la parte di Cosette nei Miserabili. […] È il tempo che fa e disfà per tutti. […] Indi, a ogni minuto del breve dramma italiano, questa sala di specialisti, conoscitori di tutti i segreti dell’arte, questa sala di tecnici perspicaci, di osservatori lucidi, sottolinearon con dei bravo ogni intonazione giusta, ogni moto perfetto, ogni sguardo eloquente della grande artista. […] Quei tre o quattro Max proferiti dalla Duse nel più biricchino dei modi, valser bene per me tutti gli Armando di Margherita !
te che le comedie di costì non li piaccino, nè possa qui goder le sue che p. la dio gratia a tutti q.
E. ne sia auisata e se cio è la uerita, altro non posso significarle se non che Vicenza non fa per noi in modo alcuno per esser non solo stata sbatuta l’anno scorso, et per non esser hora la sua staggione, mi dò a credere che tutti li compagni insisteranno di non dare la parte alla Moglie di Bertolino, mentre non reciterà, e se ne starà a casa p. la sua insuficienza, non so che cosa andare a fare a Bologna con duoi Morosi che non li uogliono ne sentire ne uedere, e fuori di tempo ruuinando l’Autuno, quando la Compagnia ui debba andare.
Però, ad onore del vero, simpatico, ancorchè brutto, a tutti i pubblici.
Riflessioni ad alcune delle molte prerogative che rendono grata a tutti la medesima Virtuosa Alla modestia unir spirto e bellezza, Formar più vezzi, e non macchiar il core ; Con laude oprar, e disprezzar l’honore ; Di più lingue3 erudite haver vaghezza.
Nemico di ogni convenzionalismo anche sul palcoscenico, egli ha saputo trasformare il trovarobe, i macchinisti, gli scenografi, portandoli tutti al suo grande concetto costitutivo della grande arte : verità, sempre verità in tutto e per tutto.
Davide Rizzio, quel celebre italiano favorito dalla bella e sventurata regina Maria Stuarda, introdusse il primo di tutti nella musica scozzese il gusto italiano, che dura tuttora in alcune composizioni72. […] Salì non molto dopo la musica in sul teatro, dove il primo di tutti la condusse Lope de Rueda, che fu tra gli Spagnuoli ciò ch’era Tespi fra i Greci. […] I suonatori e i cantanti erano tutti russi.
In queste la nazione che le soffre, fida nel sovrano che vigila per tutti, e conta ne’ casi avversi nella moderazione del vincitore; c ond’é che gli artisti, a somiglianza dell’api, attendono con una certa serenità di animo ai loro lavori. […] Sull’esempio del Muffato il patrizio veneto Gregorio Corraro, morto nel 1464, compose in versi, latini nell’età di soli 18 anni una tragedia intitolata Progne, alla quale fanno plauso con Lilio Gregorio Giraldi e Scipione Maffei tutti gl’intelligenti del latino linguaggio e della poesia drammatica. […] Quasi tutti gli autori originali trovati furano nel secolo XV dagl’italiani in Italia, od altrove.
Memorabili sopra tutti sono gli antichi teatri di Capua, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompei, di Ercolano, di Napoli. […] Quasi tutti i poeti scenici erano attori, quando non gli teneva lentani dal rappresentare l’età, o alcun difetto personale o la mancanza della voce, come avvenne a Sofocle. […] Secondarono così la naturale espansione del suono, il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in una superficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è il corpo sonoro.
Comprese quella nazione pensatrice e di gusto sì fine, che la Scenica Poesia portata all’eccellenza è la scuola de’ costumi; che niun genere meglio e più rapidamente si comunica agli stranieri e meglio contribuisca alla gloria nazionale; che i poeti epici e lirici trattengono i pochi e i dotti, ma che i drammatici son fatti per tutti; che il legislatore può adoperarli per le proprie vedute; che la sapienza morale non disviluppa con successo felice i suoi precetti, se non quando è messa in azione sulla scena. […] In Grecia tutti gli autori erano gli attori delle proprie favole. […] In Italia ne’ precedenti secoli fiorirono più Accademie, come quelle de’ Rozzi e degl’Intronati, consacrate singolarmente a comporre e rappresentar componimenti drammatici; e l’Omero Ferrarese solea recitare nella Corte Estense i prologhi delle sue commedie e diriggerne le rappresentazioni; nè vo’ parlar del Ruzzante, del Lombardi, del Riccoboni e d’Isabella Andreini, tutti scrittori ed attori di mestiere.
Giuseppe Rocco Volpi, e del teatro di Brescia mentovato nelle Memorie Bresciane del Rossi, de’ quali tutti fece menzione il chiarissimo Girolamo Tiraboschia: havvene non pochi altri che in parte ancora esistono e frequentavansi sotto gl’imperadori de’ primi secoli. […] Nè conseguì per questo di scemarne il numero, anzi a tal segno esso crebbe, che di sole ballerine forestiere, secondo Ammiano Marcellinob, contaronsi in Roma più di tremila, le quali coi loro cori e con altrettanti maestri furono privilegiate ed eccettuate da un bando di sgombero dalla città intimato per timore di carestia a tutti i filosofi, retori ed altri letterati stranieri.
Erano – dice l’anonimo delle memorie tolentinati (Tolentino, 1882) – quasi tutti avanzi gloriosi della R. […] Giuseppe, e di tutti i Santi protettori ed Avvocati, acciò lo assistano nel punto estremo di sua vita, si apprende come dopo aver lasciato alla Carlotta Corazzi sua diletta consorte (sic) (era una nobile signora veneziana che sposò nel 1817, e dalla quale poi visse diviso) il medesimo trattamento che riceveva vivente il marito, e di avere nominato erede universale il figliuolo Alessandro ch’egli ebbe legittimamente dalla moglie, lasciasse otto scudi fiorentini al mese sua vita natural durante a Coriolano figlio naturale ch’ egli ebbe dalla signora Margherita della Rose, dimorante a Milano e presso un farmacista Cataneo, il quale prega vivamente di cure e assistenze speciali a detto figlio sinchè non sia pervenuto all’età maggiore.
Novelli è venuto su…. da sè, come a un dipresso vengon su tutti i genj. […] Battè a tutti gli usci ; non gli fu aperto :…. nè men risposto : ma non si perdè di coraggio.
Ed in fatti a suo tempo si accolse l’Orbecche con molto applauso, e destò in tutti cotal compassione che niuno degli ascoltatori potè contenere il pianto. […] Or tutti questi combattimenti e queste disfide non seguirono nel secolo XVI, cioè in quel tempo in cui fu composto il Torrismondo? […] La regina intanto si è fra se appigliata all’esecrabile partito di quietarlo dissimulando; e mostrandosi commossa dalle sacre sue minacce invia Simandio a Nino e Imetra a Dirce perchè gliela conduca coi figliuoli, affettando di voler veder tutti, a tutti perdonare, e con festa degna di sì gran re rinnovare le loro nozze. […] Chiude nel più profondo dell’animo l’orrendo disegno, e tutti accoglie con somma tranquillità ed allegrezza; ma nell’equivoche espressioni che adopra, fa trasparire da lontano la perversità dell’intento. […] Si lascia vedere di quando in quando qualche superfluità ed affettazione: ma per quel tempo, in cui tutti correvano in traccia di mostrarsi poeti quando meno abbisognava, può dirsi che Muzio ne sia stato esente.
Oltracciò é tale l’aggiustatezza e la verisimilitudine che trionfa ne’ piani da lui conceputi, che senza contrasto vien preferito a tutti i tragici, per l’economia della favola. […] L’Edipo Re é senza dubbio la disperazione di tutti i tragici, e ’l modello di tutte l’età. […] In Racine Fedra stessa confessa una passione vergognosa, la confessa innanzi a tutti gli spettatori sposa del padre al figlio, e nel primo istante, che se ne crede la morte. […] I cori di questa tragedia son tutti tratti dal soggetto, e pieni di passione, e poetici. […] Lodovico Dolce che ne fece un’imitazione libera, ne tolse il prologo che trovasi nel greco, e fece che Giocasta narrasse a un servo tutti gli avvenimenti passati di Edipo: e perché?
A questi inconvenienti comuni a tutti coloro che pubblicano i loro travagli, aggiungansi quelli che seco porta nel presente Discorso la distanza dell’Autore, e l’uso indispensabile de’ passi di varj idiomi e specialmente Spagnuoli, la cui ortografia non suole essere abbastanza famigliare in qualche paese.
Nella stessa regione del Circo Flaminio, ove s’innalzò questo teatro Pompeano, se ne vedevano tre altri, cioè il teatro nominato Lapideo, quello detto di Cornelio Balbo, e l’altro eretto da Augusto sotto il nome di Marcello, il quale era il più picciolo di tutti, non potendo contenere che ventiduemila spettatoria.
Nella stessa regione del Circo Flaminio, ove era questo teatro Pompeano, se ne vedevano tre altri, cioè il teatro nominato Lapideo, quello detto di Cornelio Balbo, e l’altro eretto da Augusto sotto il nome di Marcello, il quale era il più picciolo di tutti non potendo contenere che ventiduemila spettatori151.
Nel carnevale del 1749 si diede « Amor non ha riguardi » di cui i personaggi erano Tabarino padre di Aurelia e di Florindo, Lelio cavalier bolognese, Brighella maestro di casa, Pantalone padre di Rosaura, e Arlecchino padre di Colombina : l’Aurelia era la Bastona che rappresentava quasi sempre, come vedremo, quella parte ; Tabarino era Camillo Conzachi – Pantalone, Francesco Golinetti – Colombina la Isabella Toscani – Rosaura la Casanova – Arlecchino, Antonio Bertoldi – Brighella, Pietro Moretti ; gli amorosi erano Bernardo Vulcano, Giovacchino Limberger e Giovanni Battista Toscani ; e molto probabilemente in questa rappresentazione sarà stato eliminato il Limberger, il peggior di tutti, secondo i giudizi del tempo.
Allorchè alla fine del prologo rispondeva al lamento della sua amata, per tre volte, in tono diverso, « Ci verrò » tutti erano in piedi : insomma un buggerio, come dicono i comici.
Si doveva rappresentar la sera una commedia nuova, in cui tutti prendevan parte.
Prima di dire di lui come artista, merita la pena di accennare alla famiglia dalla quale usci, assai nota per una specie di eccentricità rivelantesi in tutti i suoi componenti ; assai stimata per la generosità dell’animo, assai ammirata per il patriottismo ; assai temuta per il coraggio e l’eccezionale gagliardia dei muscoli.
ci dicon troppo poco ; ma certo morì quasi improvvisamente e fu sepolta a Padova (V. il sonetto di Matteo Bembo, pag. 44, e quello di Verdizzotti, pag. 16) dopo una ricaduta fatale della malattia, quando tutti eran certi omai della guarigione.
Nell’atto settimo Parmenone si giace in letto con Areusa a persuasione della vecchia scellerata che ciò stà vedendo; e questa situazione si rende tanto più scandalosa, quanto più il dialogo di tutti e trè è scritto con somma proprietà e bellezza. […] Allora tutti gli attrezzi di un capo di compagnia si chiudevano in un sacco, come quelli de’ pupi, e si riducevano a quattro pellicce bianche guarnite di cartone dorato, quattro barbe e capigliature posticce, e quattro bastoni da contadini. […] Tralascisi poi che i personaggi usano in tal commedia quattro idiomi, cioè un latino scolastico, un italiano insipido, il castigliano ed il valenziano; e neppur si metta a conto che l’Eremita cinguetti nel suo barbaro latino con servi e donne, e tutti l’intendono e rispondono a proposito. […] Egli dovè parlarne per tradizione, come per lo più fanno della nazional letteratura quasi tutti gli esgesuiti spagnuoli domiciliati in Italia dopo la loro espulsione dalle Spagne. […] Donde dunque il trasse mai l’eruditissimo Huerta in tutti i sensi?
E tutti poi avrebbero religiosamente taciuto questo gran segreto di stato? […] Non fu egli il primo a dipignerli; perchè Bernardo Tasso, Andrea Calmo, e Bernardino Baldi, e Matteo Conte di San-Martino e di Vische, e Giulio Cesare Capaccio, e prima di tutti questi Jacopo Sannazzaro in latino e Bernardino Rota in toscano, introdussero leggiadramente nelle loro ecloghe i pescatori. […] Sembra che allora i poeti facessero a gara in trasportare nelle pastorali tutti i raffinamenti della lirica poesia. […] S. vuole aggiugnergliele ora, non so da che spirito mossa, oltre alla gran fatica ch’ella imprenderà a compire quattro canzonette colle circostanze richieste alle così fatte, le accrescerà bene il coro, ma le scemerà il decoro: e dico scemerà, e non leverà, per non dannare affatto l’uso di tutti quei poeti che alle loro il fanno ; e fra tali poeti si vuol ripore l’istesso Manfredi che il fece alla sua boschereccia.
E tutti poi avrebbero religiosamente taciuto questo secreto di stato? […] Non fu egli il primo a dipignerli; perchè Bernardo Tasso, Andrea Calmo, e Bernardino Baldi, e Matteo Conte di San Martino e di Vische, e Giulio Cesare Capaccio, e prima di tutti questi Giacomo Sannazzaro in latino e Bernardino Rota in toscano introdussero leggiadramente nelle loro ecloghe i pescatori. […] Sembra che allora i poeti facessero a gara in trasportare nelle pastorali tutti i raffinamenti della lirica poesia. […] S. vuole aggiugnergliele ora, non so da che spirito mossa, oltre alla gran fatica ch’ella imprenderà a comporre quattro canzonette colle circostanze richieste alle così fatte, le accrescerà bene il coro, ma le scemerà il decoro; e dico scemerà, e non leverà, per non dannare affatto l’uso di tutti quei poeti che alle loro il fanno; e fra tali poeti si vuol riporre l’ istesso Manfredi che il fece alla sua boschereccia.
Uscì in Firenze nel 1760 i Letterati commedia nuova, nella quale un goffo mercante fallito asino in tutti i sensi è costretto dalla fame a passar per filosofo e Principe de’ Letterati in forza di un gergo neologico inintelligibile e di una scienza libraria di distinguere al tatto i libri del XV e del XVI secolo. […] È ciò forse avvenuto perchè non tutti si adattano a scrivere commedie in versi o senza esser deboli o bassi, o senza elevarsi alla nota tragica? […] Ma il Real teatro di San Carlo costruito col disegno del brigadiere Giovanni Metrano nel 1737, edifizio magnifico in soli sei mesi fatto eseguire per l’attività di Angelo Carasale, dopo tanti teatri eretti in Europa nel nostro secolo conserva ancora sopra tutti il primato. […] Sei giudici tutti distinti per rango e per letteratura (e non pedanti pregiudicati come gli chiama l’impudente gazzettiere) asseverantemente affermano di non averla veduta.
A. il vero, faccia che parli con l’ Ambasciatore ; per vita sua, per l’ amor che mi porta, procuri che non potendo più soffrirla, ch’ io con gli altri compagni possa impiantarla, che vedrà che nessuno starà seco, poi che è da tutti odiata ; in grazia me ne avvisi ch’ io le giuro che se ottengo questo, che allora soffrirò più di core, sapendo ch’ io potrei volendo lasciarla, et ella forse ciò intendendo potria essere più donna da bene. […] In cotesto intrico tutti ebber parte, maschi e femmine, e fu per nascere un casa del diavolo. […] S., ho voluto parteciparla a tutta la compagnia ; et per trovarli tutti uniti gli parlai dietro il Palco doppo la Comedia, et mi ritirai in una camera dove si spogliamo et vestemo, ma Lelio marito di Florinda non volse venire, et ben che io supplicassi et gli mandassi doi volte un servitore publico a dirli che io volevo parlar de ordine di S. […] La tresca dunque durava, per lo meno, dal 1620, data della lettera del Cecchini, concernente gli scandali provocati dalla baldina, che altra non era che la Lidia Virginia Rotari, già moglie di Baldo Rotari, come abbiamo da una lettera (26 novembre 1612) al Duca di Mantova firmata da’comici tutti, fra cui Baldo Rotari, in nome di sua moglie ; alla quale fu dato il soprannome di baldina, dal nome del marito, o in antico per distinguerla dall’altra Lidia di Bagnacavallo, la comica famosissima de’confidenti, che di non molti anni l’aveva preceduta, o più tardi, in compagnia dell’Andreini, per meglio distinguere le due Virginie : io ritengo più probabile la seconda ipotesi. — Che anche la Rotari fosse attrice valente sappiamo dalle poesie varie pubblicate insieme alla Maddalena lasciva e penitente, azione drammatica dell’Andreini, nella quale recitando in Milano nel 1652 la parte della vecchia Marta, ottenne, come si direbbe oggi, uno strepitoso successo.
Le poetiche di tutti i possibili Marmontel, i discorsi, le lettere, le infelici cartucce critiche meditate da’ pedanti nella loro povertà, non vagliono unite in un fascio quattro soli versi di questa scena. […] Oltre a ciò essa distrugge le speranze de’ penitenti, vale a dire di quasi tutti gli uomini; perchè una vendetta atroce che si avvera dopo tanti pentimenti, scoraggia senza riscatto tutti coloro che hanno perduta l’innocenza; e nell’Olimpia dice acconciamente l’istesso Voltaire, Helas! […] Nel suo Spartaco verseggiato nella stessa guisa si osserva alcun tratto robusto, benchè tutti i personaggi introdotti trovinsi al solo Spartaco sacrificati. […] Edoardo ricusò di prendere in moglie una principessa di Francia per cui l’istesso Warwick avea negoziato, e preferì Elisabetta Voodwil, Warwick fu posposto a’ di lei parenti ed amici a’ quali si profusero tutti gli onori e le dignità, di che cercando egli di vendicarsi perì nella battaglia di Barnet. […] Tra’ pregi che in esso si notano, è la nobiltà e la virtù che regna in quasi tutti i personaggi, non eccettuandosi il tiranno Cristierno col suo confidente.
Con tale pessima economia e distribuzione trovansi nella Briseida incastrati dodici pezzi di musica quasi tutti parlanti, e senza affetti. […] Termina l’atto con un terzetto di Achille, Briseida, ed Agamennone (restando per muti testimoni Patroclo e gli altri) i quali tutti e tre cantano questi versi : Dioses que veis la injuria, vengadme del traidor.
Battista, Fidenzi Cintio, Malloni Maria, Zecca Niccolò), dice di sè stesso : Ed io più infimo di tutti, fui fatto dalla benignità di Ludovico il Giusto Re Cristianissimo soldato della sua guardia, e di maggior onore mi voleva far degno, s’io ambiva, come ne può far fede l’Ill. […] Qui allude senza dubbio a’suoi quattro figliuoli i quali fece tutti Religiosi in Ferrara, « coll’assistenza e mediazione — scrive Fr.
E già non pochi debbono essere stati più di una volta offesi a quel subito passaggio che si suol fare da un recitativo liscio et andante ad una ornatissima arietta, lavorata con tutti i raffinamenti dell’arte. […] Ne sono in esempio singolarmente gl’intermezzi e le operette buffe, dove la qualità principalissima dell’espressione domina assai meglio, che in un qualunque altro componimento che sia: e ciò forse dal non potere quivi i maestri, essendone mediocrissimi i cantanti, dispiegare a loro talento tutti i secreti dell’arte, tutti i tesori della scienza; onde loro malgrado sono costretti ad attenersi al semplice e a secondar la natura.
Più piacevolezza, più forza comica scorgesi nella Mogigata, i cui caratteri sebbene non tutti nuovi veggonsi delineati con circostanze proprie a svegliare l’attenzione perchè tratte con garbo dal puro tesoro della natura. […] Oggi assicuri Legittimo contratto in suo favore Quanto a lei cedo: un generoso amplesso Del padre suo i dubbj miei disgombri, E a tutti il suo perdon renda la calma. […] L’azione consiste nella morte di Manolo ferito da Mediodiente di lui rivale cui tutti gli altri personaggi fanno compagnia, buttandosi in terra e dicendo che muojono, ma subito l’istesso feritore ordina che si alzino, ed essi risuscitano insieme col trafitto Manolillo belli e ridenti.
Giovanni, il quale da quel povero Impresario che era, doveva sorbirsi le uggiose rimostranze di tutti, alla fine seccato, risolse mandarli con Dio : onde i pianti, le ire, le suppliche, le intercessioni, i pentimenti, le scuse di ogni parte. […] Ma ridducendo tutte le mie prettensioni, e tutti i miei disgusti a un punto, dico, che con tutta quella dovuta humiltà e riverenza ch’a me s’aspetta, et a V. […] Come entrano questi dentro a una città, subito col tamburo si fa sapere che i Signori Comici tali sono arrivati, andando la Signora vestita da uomo con la spada in mano a fare la rassegna, e s’invita il popolo a una comedia, o tragedia, o pastorale in palazzo, o all’osteria del Pellegrino, ove la plebe desiosa di cose nuove, e curiosa per sua natura subito s’affretta occupare la stanza, e si passa per mezzo di gazzette dentro alla sala preparata ; e qui si trova un palco posticcio : una Scena dipinta col carbone senza un giudizio al mondo ; s’ode un concerto antecedente d’Asini, e Galauroni (garavloni) ; si sente un prologo da Cerretano, un tono goffo, come quello di fra Stoppino ; atti rincrescevoli come il mal’anno ; intermedij da mille forche ; un Magnifico (pag. 180) che non vale un bezzo ; un zanni, che pare un’oca ; un Gratiano, che caca le parole, una ruffiana insulsa e scioccherella ; un innamorato che stroppia le braccia a tutti quando favella ; uno spagnolo, che non sa proferire se non mi vida, e mi corazon ; un Pedante che scarta nelle parole toscane a ogni tratto ; un Burattino (pagg. 181, 183), che non sa far altro gesto, che quello del berettino, che si mette in capo ; una Signora sopra tutto orca nel dire, morta nel favellare, addormentata nel gestire, ch’ha perpetua inimicizia con le grazie, e tiene con la bellezza diferenza capitale.
Esordì bambino nella Compagnia di suo padre, e così, egli stesso, mi descrive i suoi primi passi : « quella che non mi andava giù era la parte di uno dei figli nell’ Edipo Re : non potevo resistere allo strazio di vedere all’ ultimo atto mio padre senza occhi ; anzi, al Filodrammatico di Trieste, una sera, ho piantato tutti e me ne sono andato via di scena piangendo.
Egli, urbano con tutti, egli prudente e saggio, egli pietoso soccorritore delle miserie altrui, merita bene il nome d’uomo onorato, e rendesi degno della stima d’ognuno.
si mise poi ad imitare li linguaggi di tutti li suoi comici, come del Pantalone, del Gratiano, del Zanni, del Pedrolino, del Francatrippe, del Burattino, del Capitan Cardone, e della Franceschina.
Per lui, attore, autore, uomo, ebbero tutti parole di lode sincera.
Ma di ciò a me non s’appartiene il parlare; basterà dire soltanto che la disputa su tali oggetti fra il Vicentini e Vincenzo Lusitanio scrittore di musica anch’egli, che fioriva verso la metà del secolo decimosesto, divenne così interessante che divise la maggior parte dei letterati italiani, e si sostenne dai due campioni una spezie di pubblica tesi nella cappella del papa alla presenza del Cardinale di Ferrara, e di tutti gli intelligenti nelle scienze armoniche che allora si trovavano in Roma. […] [12] La musica madrigralesca, ch’era a un dipresso carica de’ medesimi raffinamenti, ricevette allo stesso tempo nuovo lustro in Italia da Luca Marenzio, che la spogliò dell’antica ruvidezza e la fece camminar in maniera più ariosa e leggiadra, da Paolo Quagliati romano, da Scipione della Palla maestro di Giulio Caccini, da Alessandro Strigio musico celebre nella corte di Ferrara, dall’Ingegneri, da Claudio Monteverde, da Marco da Gagliano, da Alessandro Padovano, da Ipolito Fiorini musico d’Alfonso II di Ferrara, dal Luzzasco, dal Dentice, da Tommaso Pecci sanese, e da altri valenti compositori, ma sopra tutti dal principe di Venosa uno de’ maggiori musici, che avresse avuti l’Italia, se all’ingegno mirabile concessogli dalla natura eguale studio accoppiato né tvesse. […] La novità dell’invenzione, che gli animi de’ fiorentini di forte maraviglia comprese; la fama dei compositori, dell’adunanza tenuta a ragione il fiore della toscana letteratura; l’occasione in cui fu rappresentata, cioè nello sposalizio di Maria Medici col re di Francia Arrigo Quarto; la scelta udienza, di cui fu decorata non meno di tanti principi e signori nazionali e francesi oltre la presenza del Gran Duca e del Legato del papa, che de’ più virtuosi uomini d’Italia chiamati a bella posta dal Sovrano in Firenze, tra quali assistettero Giambattista Jaccomelli, Luca Dati, Pietro Strozzi, Francesco Cini, Orazio Vecchi, e il Marchese Fontanella tutti o pratici eccellenti, o peritissimi nell’arte; l’esattezza nella esecuzione, essendo da bravissimi e coltissimi personaggi rappresentata sotto la dipendenza del poeta, ch’era l’anima e il regolatore dello spettacolo; finalmente il merito poetico del dramma il quale benché non vada esente d’ogni difetto è tuttavia e per naturalezza musicale, e per istile patetico il migliore scritto in Italia fino a’ tempi del Metastasio. […] La qual licenza scusabile nel Rinuccini per esser il primo, e perché forse il suo argomento noi comportava altrimenti, pervenne in seguito fino all’eccesso negli altri, come dall’esito lieto che diè alla sua favola non per altro motivo se non perché «ciò gli parvi convenire in tempo di tanta allegrezza» 58 trassero innavvedutamente i suoi successori una legge che lieto esser dovesse il fine di tutti i drammi. […] La qual notizia comunicò poscia al cavalier Tiraboschi 62 e al Signorelli 63. scrittori così valenti si sono tutti ingannati per non aver voluto prendersi la briga di esaminare i fonti.
Sin dal secolo precedente si trova introdotta in Inghilterra l’opera italiana eroica, e comica, ma é la meno frequentata di tutti gli spettacoli teatrali. […] I pantomimi non solo fioriscono oggidì ancora in Germania, ma la gloria d’aver prima di tutti risuscitata quell’arte, si attribuisce a un tedesco. […] Come, quando si rescriveranno tante migliaia di componimenti spagnuoli per purgarli da tutti i difetti e dalle indecenze! […] Sino a dieci anni sono, il palco destinato agli attori consisteva in un proscenio accompagnato da due scene, o quinte laterali, e da un prospetto con due portiere, dette cortinas, donde entravano e uscivano i persopaggi, soggette a tutti gl’inconvenienti che nuocono al verisimile, e guastano l’illusione. […] Ma il signor Gessner li ha tutti di gran lunga superati colla sua originale gentilissima pastorale di Evandro e Alcimna.
Condanno bensì che i maestri non abbiano cavato da siffatto principio tutti i vantaggi che ne potevano e che riflettuto non abbiano qualmente la sinfonia preliminare, oltre l’eccitar la curiosità dell’udienza, ha per iscopo eziandio l’esporre come in breve argomento l’indole dell’affetto che regnerà nella prima scena. […] Ma oltrachè non si reciderebbe in questa guisa la radice del male, la quale non consiste nella scarsezza delle parole, ma nella smania che ha il cantore di condurre la sua voce per tutti i tuoni possibili, mi sembra che si caderebbe in difetti non minori di quello cui si cerca di schivare. […] Fra tutti i rami della educazion letteraria non avvi il più trascurato di questo. […] [50] La vanità, di cui è proprio il rinunziar ad una folla di piaceri per meglio assaporare il maggiore di tutti ch’è quello di farci credere superiori agli altri, è il motivo altresì per cui molti si compiacciono d’uno stile ricercato e difficile. […] E tal è la bassezza dell’amor proprio, che quantunque la natura gli si appresemi con tutti i suoi vezzi, cerca nonostante di chiuder gli occhi alle vaghezze di lei, temendo che il mostrarsi sensibile ad esse noi faccia cadere dalla riputazione di uom dotto, ch’ei tanto pregia, fino alla debolezza d’averne dei piaceri comuni col volgo.
Egli ne ingrandì ed esagerò i difetti, bramoso e impaziente di tirare alla sua copia tutti gli elogj tributati all’originale. […] Preso poi da un capogirlo aggiunse che Merope era un argomento di tutti i paesi trattato già da Éuripide. […] Se Euripide tutti precedette nell’inventar simil favola, perchè non dire che appartiene alla Grecia? Se è di tutti i paesi, perchè l’infarinato anonimo ne attribuì la proprietà alla Francia? […] E che importa che si riconduca sulle moderne scene un antico argomento della Grecia, purchè le passioni comuni a tutti i tempi e a tutti i paesi traggansi dal fondo del cuore umano in guisa che commuovano e chiamino l’attenzione?
Arriva Ormesinda che prega perchè sieno liberati, e vuole ella stessa rimaner prigioniera: Albumasar minaccia tutti, e impone che si chiudano in carcere. […] Arde Sagunto: caduti sono tutti i Cavalieri Templarj sotto le spade Aragonesi. […] E mentre si recano i reattivi, i carboni ec., vengono dal giardino i servi dicendo spaventati che non solo tutti i gatti sono fuggiti pel giardino, ma che i serpenti ancora rotta la rete che gli chiu. dea sono scappati, e tutti fuggono atterriti. […] Quartetto finale, in cui Elfrida prega tutti l’un dopo l’altro, e nulla ottiene. […] Di più verte siffatta scena su fatti tutti noti ai due confidenti; a che dunque rivangarli?
Se è di tutti i paesi, perchè l’anonimo infarinato ne attribuì la proprietà alla Francia ? […] Albumasare minaccia tutti, e gli fa chiudere in carcere. […] Arde Sagunto : caduti sono tutti i cavalieri Templarii sotto le spade aragonesi. […] V ha patria, dove Sol uno vuole, ed obediscon tutti ? […] Ma voi tutti piangete ?
Giuseppe Rocco Volpi, e del teatro di Brescia mentovato nelle Memorie Bresciane del Rossi, de’ quali tutti ha fatta menzione il chiar. […] Nè conseguì per questo di scemarne il numero, anzi a tal segno esso crebbe, che di sole ballerine forestiere, secondo Ammiano Marcellino169, contaronsi in Roma più di tremila, le quali coi loro cori e con altrettanti maestri furono privilegiate ed eccettuate da un bando di sfratto dalla città intimato per timore di carestia a tutti i filosofi, retori ed altri letterati stranieri. […] Nella decima invitandolo in campagna gli dice che venga con tutti i suoi scritti: Dactylicos, elegos, choriambum carmen, epodos, Socci & cothurni musicam Carpentis impone tuis, nam tota supellex Vatum piorum chartacea est. […] Dove tali atleti coglievano sì ricche palme, si presenta Euripide, ed occupa il raro l’intatto pregio di meglio parlare al cuore, avvivando col più vigoroso colorito tutti gli affetti che s’appartengono alla compassione.
In esso egli lascia il Violino a Cremona, il Basso a Piacenza, la Viola a Milano, la Chitarra a Venezia, l’Arpe a Napoli, il Bonacordo a Roma, i Tromboni a Genova, la Mandòla a Perugia, la Tiorba a Bologna, il Liuto a Ferrara, e a Firenze tutti gli altri strumenti. […] A. di tutti gl’interessi comici.
“Un medico, un medico,” — gridan tutti. — Accorre un medico qualunque, il quale tasta il polso all’ Infante, e constata che con un brodo ristretto e una bistecca tutto può passare. […] E di tra le tante testimonianze di ammirazione e di gratitudine ch'egli ebbe da tutti i pubblici nostri e di fuori, scelgo il bel sonetto di Paolo Costa che la Direzione degli Spettacoli di Faenza gli offriva il 20 luglio 1861 : a TOMMASO SALVINI insigne attore italiano nel duplice aringo di melpomene e di talia a niuno secondo la direzione degli spettacoli in segno di altissima ammirazione Se avvien che l’uom per questa selva oscura de la vita mortale il guardo giri, e vegga con che legge iniqua e dura amore i servi suoi freda e martiri ; e quale avara ambizïosa cura faccia grame le genti, e i Re deliri, esser non può, se umana abbia natura, che al destin non si dolga e non s’adiri.
Pure, preso il partito di perire insieme con la patria e di prender qualche vendetta o sopra Elena o sopra Sinone, gli comparisce Venere e gli mostra nel fondo del teatro gli dei inimici di Troia, tutti congiurati a sovvertirla.
Pantalone era per lo più un mercatante veneziano d’ordinario dedito alla spilorceria; il Dottore un curiale bolognese cicalone; Spaviento un millantatore poltrone; Coviello un furbo, Pascariello un vechio goffo che non conchiudeva un discorso incominciato con grande apparato, tutti e tre napoletani; Pulcinella un villano buffone dell’Acerra; Giangurgolo un goffo calabrese; Don-Gelsomino un lezioso insipido roma no o uno Zima fiorentino; Beltramo un o milanese semplice; Brighella un ferrarese raggiratore; Arlecchino uno sciocco malizioso da Bergamo.
La Czarina ha fatto di più, ha somministrati tutti i commodi opportuni a varii attori nazionali per viaggiare in Francia e in Inghilterra ad oggetto di perfezionarsi nell’arte di rappresentare.
Ella sola col padre era rimasta, ma non mai abbandonata ; chè tutti dell’aristocrazia e dell’alta borghesia facevano a gara nel prodigarle affettuose cure.
Vaccaro Matonti scriveva : ……all’ effetto ed al successo gran parte vi ha tenuta Monti, del quale artista sarebbe ingiustizia non promulgare soprattutto il suo ardente zelo nelle parti che esprimono affetti e sentimenti di forte esaltamento ; egli non simula per arte il carattere che sostiene, ma se ne infiamma tanto che va a discapito della propria salute : bel sacrifizio in vero che egli tributa all’ arte sua, e per la quale si fa tanto pregiare ed amare da tutti.
Se non avessi paura di essere frainteso, direi che Virginia Reiter non ha voluto abbandonar compiutamente la scuola di taluna che la precedette, nè accettar a occhi chiusi tutti i canoni, tal volta a base di oppio, dell’arte moderna….
E infatti, era tanta e così evidente la precocità artistica in quell’ adorabile fanciulla, che io stesso udii ripeter le mille volte in platea : « Ecco una vera prima donna ideale. » A quello delle Sponde del Po, seguì il successo di Sablin a bala ; ma dove la splendida farfalla si levò sulle ali poderose, dove la Tessero diè prova di tutti i suoi mezzi artistici, si fu in Margritin dle violette, una felice riproduzione, o riduzione, del dramma tipico di Dumas.
Lui capo tavola a far le minestre per tutti : c’erano i figli, le mogli dei figli, e fors’anche i padri o le madri delle mogli dei figli ; c’eran gli altri comici ; pochi.
Più piacevolezza più forza comica scorgesi nella Mogigata, i cui caratteri, sebbene non tutti nuovi, veggonsi delineati con circostanze proprie a svegliare l’attenzione perchè tratte con garbo dal puro tesoro della natura. […] Oggi assicuri Legittimo contratto in suo favore Quanto a lei cedo; un generoso amplesso Del padre suo idubbii miei disgombri, E a tutti il suo perdon renda la calma. […] Consiste in un avventuriere che si finge barone spagnuolo imparentato con tutti i grandi della corte, della quale è in disgrazia per maneggi de’ suoi nemici. […] L’azione consiste nella morte di Manolo ferito da Mezzodente di lui rivale, cui tutti gli altri personaggi fanno compagnia buttandosi in terra e dicendo che muojono, ma subito l’istesso feritore ordina che si alzino, ed essi insieme col trafitto Manolillo obedendo risuscitano belli e ridenti.
Nell’atto settimo Parmenone si giace nel letto con Areusa a persuasione della vecchia scellerata che lo stà vedendo, e ciò che rende questa situazione più scandalosa, si è che il dialogo di tutti e tre è scritto con somma proprietà e bellezza. […] Allora tutti gli attrezzi di un capo di compagnia si chiudevano in un sacco, come quelli de’ pupi, e si riducevano a quattro pellicce bianche guernite di cartone dorato, quattro barbe e capigliature posticce e quattro bastoni da contadini. […] Tralascisi poi che i personaggi usano in tal commedia quattro idiomi, cioè un latino scolastico, un italiano insipido, il castigliano ed il valenziano; e neppur si metta a conto che l’eremita cinguetta nel suo barbaro latino con servi e donne, e tutti l’intendono e rispondono a proposito. […] I poeti scenici poi lodati dal medesimo Cervantes tutti scrissero sregolatamente. […] I drammi di Lope consistono in commedie, tragicommedie, pastorali, tramezzi e atti sacramentali, tutti in versi, a riserba della Dorotea già nominata voluminosa novella in dialogo scritta in prosa per leggersi, e non per rappresentarsi.
Contemporaneo degli antinominati e di Plauto, sopravvisse a tutti, ed indi morto nell’anno di Roma 584, fu onorato con una statua di marmo posta nel sarcofago gentilizio degli scipioni. […] Tutti, gli antichi convennero in celebrar Cecilio Stazio conte il primo e ’l più eccellente di tutti i comici latini per la felicità della scelta e per l’ottima disposizione degli argomenti; il che rende; sensibile la perdita della di lui favole. […] Io fuggo Dagli uomini, da numi, Da voi tutti, e da me. […] Uno spirito declamatorio senza verun freno ne contamina tutti i punti tragici che si ammirano nella tragedia greca. […] Gli altri anch’essi, per non parer meno eruditi, asserivano di averle lette; e tutti certamente non avrebbero scrupoleggiato di convenire d’aver letto eziandio quelle di Eupoli, Cratino, Filemone, Difilo, Apollodoro, Turpilio, Trabea, Cecilio, Dosseno ec.
Non tutti esser ponno sì alti da toccare, com’essi fanno, le sublimi volte del tempio dell’Immortalità; ed havvi, com’io, chi si contenta appena di contemplarne le vicinanze, non osando neppure dì appressarsi alla soglia.
Non mancherò indegnamente di raccomandarvi tutti a quel degno santo che fu asperso di quel sangue prezioso dove su d’esso spirò l’adorabile nostro Redentore.
Il Croce, nel quarto punto dell’appendice, oltre a' titoli delle parti, ond’è composto, riferisce alcuni brani di un codice dal titolo : La pazzia di Flaminio nel presupposto tradimento di Cintia – a 15 maggio 1680, ove sono soliloqui, parlate e dialoghi, relativi tutti alla parte di Flaminio.
se tutti volessimo enumerare i lavori, in cui la Pezzana esercitò il suo fascino di grande artista ci bisognerebbe scrivere un libro.
.: sul giudizio che portaste di Rapin: sugl’inventori della Pastorale: su i Pregiudizj attribuiti al Signorelli, che in fatti sono vostri errori di Storia di Critica: sulla sognata decenza delle favole Lopensi, e Calderoniche: sulla possibile imitazione di un Metastasio delle Opere di Calderòn: sul vostro falso modo di ragionare dell’Opera Italiana: sulle Tragedie divine della Caverna di Salamina: sul passo di Orazio, in cui prendeste per rappresentazioni teatrali difettose l’Orso, l’Elefante bianco, i Pugili, i Gladiatori, la pompa de’ Trionfi, e tutti i Giuochi del Circo, e dell’Anfiteatro. […] Udite come a tal proposito giudiziosamente discorre un dotto Spagnuolo Regio Professore di Poetica in Madrid1: “Sono inutili tutti i Libri, in cui la Storia Letteraria si dilata per verificare i fatti, e la Letteratura de’ Celti, de’ Greci, e de’ Cartaginesi; imperciocchè l’oggetto di tal travaglio altro non essendo, se non che il mostrare le Scienze acquistate dagli Spagnuoli per mezzo di quelle nazioni, non provandosi che ce le comunicarono, si dura una fatica inutile. […] Temuta, e corteggiata da tutti i Principi Cristiani sotto Carlo V.?
Esse hanno molta grazia comica, specialmente per chi ha pratica del dialetto milanese, e vi si veggono acconciamente delineati i caratteri, e sopra tutti quello del falso filosofo è pittura vera vivace e pregevole, di cui s’incontrano alla giornata frequenti originali. […] Chi oserà dare il titolo in tutti i sensi sconvenevole di pasticci drammatici, che solo appartiensi agl’Inglesi, agli Spagnuoli ed agli Alemanni, ed anche a’ Francesi prima di Corneille e Moliere?
Quasi tutti i poeti scenici erano attori, quando non gli teneva lontani dal rappresentare l’erà o alcun difetto personale, o la mancanza della voce, come avvenne a Sofocle. […] Nella qual cosa secondarono la naturale espansione del suono, il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in una superficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è il corpo sonoro.
Non è maraviglia che abbia scarabocchiato un libercolo picciolissimo in tutti i sensi, per provare che in Italia la poesia non è uscita ancora dalla fanciullezza; non consistendo la sua grand’opera che in pagine 104 in picciolo ottavo, delle quali (sebbene protesti di voler fare un libro picciolo) ne impiega ben quaranta solo in esagerate lodi della sua innamorata, cioè di Shakespear. […] Adunque non è punto vero ciò che afferma il Sherlock, che in Inghilterra non vi è stata mai una sola voce contro Shakespear; non è punto vero che sono quivi tutti ciechi adoratori non meno delle bruttezze che delle bellezze di lui.
Se di tutti i grandi della scena si avesser studi compagni, ci si farebbe una idea ben chiara di quel che fosse l’arte rappresentativa ne’vari periodi : ma sciaguratamente il libro del Bonazzi è unico. […] E il tristo andazzo durò per altri anni ; e Salvini rappresentava l’Orosmane, e Rossi l’Oreste, e la Ristori rappresentava tutto ; ed essendo tutti nel pieno vigore dell’ età dovevano fare anche meglio.
Qualunque opera da lui architettata doveva essere legge per tutti. […] Io, schiettamente, passato sopra alla sciattezza della lingua e dello stile, e alla piccola vanagloria che emergon da tutta l’opera, ho trovato e trovo codeste pagine (del primo volume specialmente) un preziosissimo contributo alla storia del nostro teatro del secolo xix, specie per la dovizia degli aneddoti di ogni genere e pei giudizi chiari e precisi di tutti gli artisti, e non furon pochi, i quali militaron con lui.
Anche quando rappresenta grandi personaggi della Storia, anche quando la forma del lavoro è elevata, egli trova modo di arrotondare colla sua naturalezza, non mai volgare, ogni plastica angolosità, mostrando di seguire in questo metodo di studio per l’interpretazione e l’espressione Giovanni Emanuel, che, primo, recò sulla scena la tragedia shakspeariana, spoglia di tutti gli arredamenti decorativi con cui l’avevano data, con arte pur grandissima del resto, i suoi più celebrati predecessori. […] Sarebbe lo stesso come dire lo Zacconi scolaro di tutti gli ammalati e i moribondi che osservò negli ospedali per raccogliere sinteticamente in una semplice linea tutta l’analisi fatta su quelle contrazioni facciali lente e spasmodiche, che generaron poi una polemica su pei giornali a proposito dello spegnersi di Corrado nella Morte civile di Giacometti : polemica di cui forse una parte del pubblico avrebbe fatto a meno volentieri, tanto più ch'essa era aperta fra il glorioso decano de'nostri artisti, Tommaso Salvini, che fu per quarant’anni il rappresentante del classicismo a teatro, e lui, rappresentante da un decennio del verismo : l’arte vecchia, non mai interamente scomparsa, e che va rifacendo capolino oggi nel rinnovamento del dramma storico, e l’arte nuova, che va già cennando a modificarsi.
A tutti scioglierne i dubbi paratamente, e a metter chi legge in istato di giudicare della decadenza attuale del melodramma, d’uopo è fermarsi alquanto intorno alle cause generali di essa per discender poscia a delle particolarità più interessanti. […] Per iscacciarne la quale non bastando i prestigi e l’illusione di tutti i sensi, s’appigliano al perpetuo cicaleccio, al cicisbeismo, alla mormorazione, alle cene e al giuoco, né prestano attenzione alcuna allo spettacolo se non quando apre la bocca un cantore favorito per gorgheggiar un’arietta. […] Al vedere tanti e sì rapidi cangiamenti il comico Anassila ebbe a dire che la musica, agguisa della Libia, generava tutti gli anni un qualche mostro di nuova spezie113. […] Il secondo di non assegnare la loro individuale differenza ai ritmi che costano di tre tempi, come sono il giambo, il trocheo e il tribraco; poiché misurandosi tutti tre ad un modo, cioè con una tripla, rimangono fra loro indistinti. né sono il trocheo ed il giambo i soli piedi esclusi dalla nostra misura, ma per le ragioni allegate finora anche gli altri che dai grammatici vengono chiamati anfimacri, anfibrachi e bachii, come ognuno può esperimentare da sé tentando di ridurli all’odierno modo di misurare. […] Se non è concepibile in qual guisa le voci diverse e gli strumenti cantassero tutti all’unisono nei cori degli antichi, più difficile è ancora l’immaginarsi come la moltiplicità e varietà degli accordi che richiede il contrappunto possa produrre una determinata e individuale passione.
Vi si trovano introdotti i cori, e vi è osservata scrupolosamente la quantità delle sillabe ne’ differenti metri usati in ciascuna scena; e per lo sceneggiamento si vuole sopra tutti quelli de’ contemporanei ben connesso.
I posti di platea erano tutti numerati e si pagavano circa lire 1,50.
Fra tutti gli attori italiani da me veduti, e che meritarono una particolare considerazione, nessuno ha presentato alla mia mente un contrasto più bizzarro quanto il nostro Morrocchesi, celebre attore tragico.
Et cosi recitarono detta Cingana con gli Intermedij istessi, che furono fatti alla Comedia grande : ma chi non ha sentito la Vittoria contrafar la Cingana, non ha visto, nè sentito cosa rara, et maravigliosa, che certo di questa comedia sono restati tutti soddisfattissimi.
Recitava come sempre nel dialetto napoletano, e alla scena XVI del primo atto, in cui tutti i Comici fanno « un paragone della Comedia ad altra cosa » egli, dopo il discorso del primo innamorato Ottavio, e del Pantalone Girolamo, dice : Platone nel settimo della sua Repubblica, obliga i Capitani d’eserciti ad essere buoni aritmetici, però io che rappresento la parte del Capitano, sosterrò che la Comedia costa di questa scienza matematica, e che sia il uero : l’aritmetica si diuide in prattica, e speculatiua ; la Comedia e composta di numero semplice non douendo uscire da i termini assegnati da Aristotile, di ventiquattr' hore ; e di numero diuerso, partito in tre parti che sono gl’Atti, ne quali si racchiude.
Certo il suo stile si distingue da quello de’ predecessori per l’arte mirabile di animare col più vivace colorito tutti gli affetti e quelli spezialmente che appartengono alla compassione. […] «Presso il Francese la stessa Fedra confessa una passione sì vergognosa, la confessa innauzi a tutti gli spettatori, sposa del padre al figliuolo, e nel primo istante che si crede morto il marito.» […] «Giovane, ornato di nobili costumi, sofferente nella calunnia senza accusare il calunniatore, rispettoso e tenero col padre benchè ingiusto, Ippolito non lascia un sol momento di agitare e tirare a se tutti i cuori sensibili.» […] Lodovico Dolce che ne fece una libera imitazione, ne tolse il prologo, e fe che Giocasta narrasse a un servo tutti gli evenimenti passati di Edipo. […] Socrate amico di Euripide sembra averlo preferito a tutti, giacchè ben di rado o non mai vedevasi in teatro, se non quando Euripide vi esponeva qualche nuova tragedia, e l’amava e per la bontà e bellezza de’ versi e per la filosofia onde gli nobilitava.
Essi tennero nella città di Aix capitale della Provenza e in Avignone la famosa Corte o Parlamento d’Amore, e poscia in Tolosa l’Accademia de’ Giuochi Florali, ove ognuno sceglievasi un’ Amica e la stabiliva sovrana dominatrice delle sue azioni e de’ suoi pensieri, e ne portava la divisa, ed a lei dedicava tutti i frutti poetici della propria fantasia, o le propensioni ed il pendio del proprio cuore. […] Eduardo I d’Inghilterra era talmente persuaso della potente influenza de’ ministrieri sull’animo de’ combattenti, che avendo fatta la conquista del paese di Galles, per assicurarsela per dirlo colle parole del celebre storico filosofoDavide Hume) per una politica barbara ma non assurda , radunati in un luogo tutti i Bardi del paese, ordinò che si uccidesseroa. […] L’Italia che già contava varii non ispregevoli poeti, come Guitton di Arezzo che perfezionò il Sonetto invenzione degl’Italiani, Dante da Majano, l’abate Napoli, Cino da Pistoja, Guido Cavalcanti, Brunetto Latini, ed il migliore di tutti Dante Alighieri: pare che sia l’unica nazione che ci presenti qualche teatral monumento del secolo XIII. […] Certamente il sig. di Montesquieu, e quanti peritamente favellano di leggi, riconoscono in Europa dal settimo all’undecimo secolo gli sconcerti tutti del governo feodale, e le conseguenze della barbarie.
Tornando il Palomba in Napoli vi ricondusse fra molte stranezze due felici opere la Donna di tutti i caratteri, e lo Sposo di tre e marito di nessuna poste in musica da Pietro Guglielmi. […] Conti valendosi delle parole dello stesso Zeno) o maturità di consiglio ne’ dubbj affari, o magnanimità di perdono nelle offese sofferte, o moderazione ne’ tempi prosperi, o fortezza ne’ casi avversi, costanza di amicizia e di amor conjugale, man forte a sollievo degl’ innocenti, cuor generoso a ristoro de’ miserabili, atti di beneficenza, di giustizia, di temperanza ed altre virtù, tutti n’espose, n’ ingrandì, e illustrò gli esempj in teatro. […] Ch’egli era sì grande che ha inspirato in tutti i contemporanei la disperazione di appressarlo nel suo sistema, ed in alcuni il partito di torcere dalle sue vestigia? […] Decaddero ancora per lo stile, anche in faccia al Coltellini ed al Cigna, la Disfatta di Dario, e l’Incendio di Troja del duca Morvillo, e l’Armida abbandonata dell’avvocato don Saverio de Rogatis che nel 1770 si rappresentò in Napoli da Anna de Amicis e da Giuseppe Aprile: ma tutti e tre questi drammi riuscirono oltre modo in teatro, per le decorazioni e per la musica de’ primi due di Pasquale Cafaro, e dell’ultimo del maraviglioso Jommelli, la quale si tiene meritamente per un capo d’opera.
Oggi che siamo più lontani dalle bizzarrie della cavalleria, i di lui personaggi ne sembrano tutti Rodomonti, e le di lui dame tante Pentesilee erranti. […] Ma vi si desidera la scelta, la venustà, la decenza richiesta nelle dipinture, per cui Terenzio sovrasta a tutti i suoi posteri, l’unità di disegno nel tutto e la verità, l’esattezza, la precisione nelle parti, il motteggiar lepido e falso, pungente ed urbano, che si ammira nell’Ariosto, la grazia, la naturalezza, le pennellate maestre del Machiavelli che subito caratterizzano il ritratto; e finalmente il gusto, l’amenità, la delicatezza della satira comica di Molière.
In tutti due questi Teatri fece valere Antonio Sacco la di lui abilità, mostrandosi un comico fondatissimo nelle cose dell’arte, e comparendo grazioso, arguto, e nelle facezie e nei sali spiritoso e bizzarro. […] Questi dottor ci opprimeano i cardiaci ; eravam fatti tutti ipocondriaci.
L’erudito Apologista, dedito forse tutto alle sublimi scienze, non si ricordò in ciò dire, che i Teatri Romani, come il Saguntino, furono tutti copie esatte di quelli di Atene, Mitilene, Epidauro ec., e sebbene vi corse qualche lieve differenza, fu questa di niun momento per le parti essenziali1.
Vi si trovano introdotti i cori, e vi si osserva scrupolosamente la quantità delle sillabe ne’ differenti metri usati in ciascuna scena; e per lo sceneggiamento si vuole sopra tutti quelli de’ contemporanei ben connesso.
A leggere tutti i sei volumi del Teatro di Evaristo Gherardi, ci si fa un’idea ben chiara di quel che fosse di amabile diavoleria il personaggio di Colombina nella Commedia italiana a Parigi.
Egli fu dotato dalla natura di tutti i doni necessarj per raggiungere la perfezione nell’arte della scena.
Se ne rileva ch’egli invitava a Londra i congiurati unicamente per prendere in una volta tutti i ribelli. […] Il gusto del monarca a guisa del suono si propaga e si diffonde in tutti i sensi per la nazione. […] Non si smentisce nelle avventure notturne, quando tutti i passeggieri caminando verso Toledo pernottano in Illescas nell’atto II. […] Quindi è avvenuto che mentre le commedie dello stesso Lope e di quasi tutti i suoi coetanei più non compariscono sulle scene di Madrid, vi si sostengono quelle del Calderòn. […] Ad eccezione di uno o di due personaggi che poco figurano nella multiplicità delle azioni contenute in tal componimento, tutti gli altri sono scelerati.
Se ne rileva ch’egli invitava a Londra i congiurati unicamente per prendere in una volta tutti i ribelli. […] Il gusto del monarca a guisa del suono si propaga e si diffonde in tutti i sensi per la nazione. […] Non si smentisce nelle avventure notturne, quando tutti i passeggieri caminando verso Toledo pernottano in Illescas nell’atto II. […] Quindi è avvenuto che mentre le commedie dell’istesso Lope e di quasi tutti i suoi coetanei più non compariscono sulle scene di Madrid, vi si sostengono quelle di Calderon. […] Solis fa parlare i personaggi con naturalezza, giusta il carattere e la passione, e se alcuna volta sottilizza rapito dal turbine che tutti gli altri aggirava, non mai incorre in metafore stranissime, o nella mostruosa mescolanza del tragico col comico.
Io ardisco per saggio recare in italiano il principio di esse per coloro che non amano le latine traduzioni letterali e soffrono di vederne qualche squarcio comunque da me espresso: O spazii immensi ove ogni cosa nuota, O voi venti leggeri o fonti o fiumi, E voi del mare interminabili onde, O madre o Terra, o Sol che a tutti splendia. […] Non ci fermiamo nelle minute obbiezioni del per altro erudito Robortelli fatte a questa favola che spira per tutto grandezza e nobiltà e un patetico interessante; per esempio, ch’egli è assurda cosa il trovarsi Prometeo in tutta la sua rappresentazione alla vista dell’uditorio, essere gl’interlocutori tutti numi, e cose simili.
Ronchi ; e per mezzo di qualche Religioso, mi facci penetrare à Casale sudetto qualche speranza e conforto, per non farmi morir disperato ; che se non fusse per la salute dell’anima ; à quest’ora mi sarei tratto fuori di tutti gl’affanni.
Al ritorno del dì il cittadino offensore veniva da tutti riconvenuto del fatto e ne rimaneva scornato, ed indi per non soggiacere a tale affronto, si asteneva dall’usare prepotenza.
Questi subalterni dell’Isabella sono della natura del Generale de’ Giapponesi, il quale esercitando tutti i dritti principeschi, e disponendo del destino del Regno, lascia a un fantasma coronato il nome e le insegne di Sovrano. […] Così che non cessa l’Autore finchè non ha fatti morire tutti i nove personaggi più principali, lasciando appena in vita alcuni servi introdotti nella favola. […] Sono forse poco rilevanti le imputazioni del Sedano intorno al vedersi in essa la strana uniformità, che porta tutti i persognaggi ad agire pel medesimo impulso dell’amore?
Tragico é lo stato di Torrismondo, e disperato il suo amore: ………………………………… Ove ch’io volga Gli occhi, o giri la mente e ’l mio pensiero, L’atto che ricoprì l’oscura notte, Mi s’appresenta, e parmi in chiara luce A tutti gli occhi de’ mortali esposto. […] Ma non dicono ancora i Francesi, facendo un aforismo delle parole di M. de Voltaire204, che i numi della favola, gli eroi invulnerabili, i mostri, le trasformazioni, e tutti gli abbellimenti convenevoli a’ Greci, Romani, e Italiani del XV, e XVI secolo, son proscritti tra’ francesi ancor dall’epopea. […] Bouhours, Rapin ec., abbiano da molto tempo con egual buon senso e dottrina provato, che le arguzie viziose e i falsi pensieri con altra simile cattiva mercanzia venne dalla Spagna e dalla Francia, ove, da gran pezza, erano in credito, a sbarcare in Italia intorno al 1600, e che tutti gl’ingegni italiani non ne fecero incetta, e che cominciò a perdersene la moda verso la metà dell’istesso secolo pure i francesi fino, al dì d’oggi ci rinfacciano rimproverando cotesti difetti; tanto é vero che i pregiudizi e gli errori de’ criticastri gaulesi sulle cose straniere col passar che fanno di bocca in bocca e di penna in penna presso la loro nazione, vi si stabiliscono e perpetuano per secoli.
Adunque quest’ultima specie di commedia presenta tutti i vantaggi della sensibilità posta in tumulto nelle favole lagrimanti, ma ne sfugge gli eccessi lugubri, l’espressioni da coturno, il tuono di disperazione, i gran pericoli. […] Valerio temendo di comparir singolare per troppa bontà, asserisce che tutti sono malvagi sulla terra; e Aristo distrugge quest’opinione ingiuriosa al genere umano con una notabile risposta, la quale soffriranno di veder quì tradotta certi meschini ingegni non meno di Valerio ridicoli, i quali volendo passar per uomini di mondo escludono ogni probità dalla terra: Sono tutti malvagi?
Si vide che la rapidità, la concisione e l’interesse che partoriscono la commozione, erano l’anima della poesia musicale, e che la lentezza, la monotonia, le dissertazioni e i lunghi episodi trattenevano l’effetto d’un’arte, la quale ha per fine il destar negli animi degli uditori il tumulto e il disordine di tutti gli affetti. […] Silvio Stampiglia romano poeta cesareo ne compose molti, e quasi tutti di carattere storico.
L’Azione di questa Sofonisba è grande, è eroica, come la richiede Teofrasto: i Caratteri sono gravi e tragici, secondochè consiglia Aristotile: le Passioni forti, perturbate, superiori alla mediocrità, come si pretendono nella Tragedia da tutti gl’Intelligenti: non havvi mescolanza veruna di tragico col comico, come si trova almeno in sei o sette delle quindici Tragedie Spagnuole. […] E se il Signor Lampillas volesse saperne anche la sorgente, rifletta e alla traduzione fatta dal Trissino del Libro di Dante De Vulgari Eloquentia scoperto dal Corbinelli, la quale amareggiò non poco col Varchi tutti i Fiorentini, e all’avere sempre il Trissino sostenuto che il Dialetto Fiorentino non dovea considerarsi come lingua generale Italiana.
Chi non dipenderebbe da’ suoi giudizj, intorno alla Poesia Drammatica più che da tutti i possibili Rapin, i quali decidono colla penna prima di aver sentito col cuore? […] Lascio Orazio, lascio Ovidio, non che il Tasso e l’Ariesto, e il Camoens, e Dante, e il Petrarca, benchè in essi di bell’ardore si accendano tutti quelli, che ambiscono diventar Poeti, e che trovano le loro Poesie fatte appunto per mettere in movimento la sensibilità.
Ad eccezione di uno o due personaggi che poco figurano nella multiplicità delle azioni di tal componimento, tutti gli altri sono perversi e scellerati.
Si dee anche considerare, che l’intelletto dell’uomo non avendo se non se una misura fissa e molto stretta di quello che si può sapere, perde da una parte quanto acquistai dall’altra; e perciò dice assai bene il dottissimo conte Lorenzo Magalotti «che il capitale del sapere sia stato appresso a poco sempre l’istesso in tutti i tempi, e che la differenza sia consista nell’essersi in un secolo saputo più di una cosa in uno più di un’altra, come quel magazzino che oggi é pieno di spezierie, domani di tele, quell’altro di lana, e va discorrendo; ma di tutte quelle mercanzie non ve n’é mai più di quello che importano i corpi e il credito di quella casa di negozio, che lo tiene in affitto… Bisogna poi ricordarsi, che quello che noi sappiamo adesso, si sapeva tremil’anni fa, e ch’é della Filosofia, come delle mode, che non sono mode, perché comincino a usare adesso, ma perché é un pezzo che non erano usate».
Non si vedono nel Figlio naturale se non che situazioni semitragiche prese in prestito altronde ed attaccate al piano del Vero Amico, e vi regna tale affettata nojosa saviezza in tutti i personaggi e specialmente nel Figlio naturale ed in Costanza, che farà sempre sbadigliare sulla scena.
L’utilità poi dell’opera è evidente, dacchè la storia dei comici è storia del Teatro ; e dacchè nei secoli scorsi, i nostri attori tennero il primato fra tutti, e diffusero la commedia italiana, specialmente nella forma detta dell’arte, in tutta Europa.
Senza altro qui aggiugnere basterà accennare che egli I toglie agli Osci l’originalità di tali favole da tutti gli antichi loro accordata, 2 che le crede la stessa cosa che il dramma Satirico delle Greche Tetralogie, equivocandosi su di un passo di Diomede e di un altro di Vettorino, 3 che le raffigura nel Ciclope di Euripide sol perchè in questo intervengono i Satiri, 4 che stimò che le commedie Satiriche di L. […] Essendo esse nelle mani di tutti, non esigono minute analisi, e basterà per Ila gioventù che se ne osservino alcune particolarità più degne di notarsi. […] Ogni popolo ha un gusto particolare, ed è stravagante il pretendere che il proprio gusto abbia ad essere norma a tutti gli altri! […] Egli non può ignorare che da essi non vuolsi apprendere il modo di sceneggiare che varia secondo i tempi e le nazioni, ma la sempre costantemente mirabile semplicità artifiziosa dell’azione, ma l’arte in tutti i tempi inarrivabile di dipignere i caratteri, i costumi, le passioni, ma la felicità di motteggiare e di mettere nel vero punto di vista le umane ridicolezze. […] Riesce non pertanto istruttiva e interessante per la natural dipintura di una meretrice annunziata con pennellata maestrevole nel prologo in tal guisa: La giovane che alberga in quella casa Fronesia è detta, e tutti in se raccoglie Della moda e del secolo i costumi.
E purché l’uomo di gran virtù non sia esente da qualche difetto, io contro il parer d’Aristotele lo giudico secondo la cristiana legge idoneissimo fra tutti. […] Per le cose da me dette riescon vani tutti i ragionamenti che dirigonsi a levar il pregio di purgar le male affezioni alla tragica poesia. […] Io non saprei già da tutti i difetti assolverli. […] Le medesime locuzioni si veggono in quasi tutti gli altri. […] Non così saprei approvare tutti i suoi sentimenti spettanti a’ caratteri: quantunque alcuni sieno rettissimi.
E volete che Metastasio, grande sopra tutti i Calderoni possibili, svolgesse nove gran Volumi di Favole Calderoniche, e sei altri di Autos, per trovarvi qualche verso imitabile?
ra Lavinia che va prima di noi a Firenze, tutti affermono quello che dice l’A.
Nè debbe egli fondarsi nè poco nè punto nella mancanza di originalità desiderata nelle tragedie latine; perchè se tal mancanza derogasse al merito de’ Tragici Latini, nè Eschilo nè Sofocle nè Euripide potrebbero ammirarsi come grandi, giacchè originali neppur dirsi debbono, secondo la regola del Denina, niuno ignorando che gli argomenti di que’ grandi tragici Greci tutti si trassero da Omero, da Esiodo e da’ Tragici che gli precedettero. […] Astianatte rinserrato nella tomba di Ettore e scoperto dall’astuto Ulisse, le materne agitazioni e preghiere, l’inflessibilità del Greco, tutto in somma produce un movimento che tira l’attenzione universale, e lacera tutti i cuori sensibili. […] Io fuggo Dagli uomini, da numi, Da voi tutti e da me. […] Questo Ferrarese morto d’anni 79 nel 1569 nel lib. 1 de Imitatione affermò che Seneca ne’ suoi Cori superò tutti i tragici Greci per l’abbondanza e per la gravità delle sentenze e per averli dettati bene acconci a cantare di ciò che, come dice Orazio, proposito carmine condarat, et haereat aptè .
Incresce non per tanto che a conseguire un pieno effetto in tutti i tempi, si oppongano le due seguenti osservazioni. […] Tra’ pregi che si notano in questa tragedia, è la nobiltà e la virtù che regna in quasi tutti i personaggi non eccettuandosene che il tiranno Cristierno col suo confidente.
A tutti gli altri ci provegga il maestro, scrivendo per loro ogni cosa, guidandogli a mano in ogni mutazione, in ogni passo.
Nè debbe egli fondarsi punto nè poco nella mancanza di originalità desiderata nelle lodate tragedie latine; perchè nè Eschilo, nè Sofocle, nè Euripide potrebbero contarsi per originali secondo la regola del Denina, sapendosi che gli argomenti delle loro favole si trassero quasi tutti da Omero e da’ tragici più antichi.
Bisogna che qualche maladetto incantatore nemico di tutti i Don Chisciotti di ogni specie abbia trasformato quell’Autore ed il suo Libro.
Commuove il suo semplice appassionato racconto; tutti intercedono per lui, ed ottiene il perdono e la sua bella Clori.
Non si vedono nel Figlio naturale se non che situazioni semitragiche prese in prestito altronde, ed appiccate al piano del Vero Amico; e vi regna tale affettata nojosa saviezza in tutti i personaggi, e specialmente nel Figlio naturale, ed in Costanza, che farà sempre sbadigliare sulla scena.
Commuove il suo semplice appassionato racconto; tutti intercedono per lui, ed ottiene il perdono e la sua bella Clori.
Ella in vece di lui trova in iscena Ataulfo, e vedendolo per le spalle gli parla come se fosse Sigerico, e gli rivela con molte parole tutti i suoi disegni. […] Ma senza pregiudicare alla sua erudizione, mi permetta di dirgli che egli ha indebolito codesto suo argomento, per avere ignorato forse che non solo i tre nominati poeti, ma tutti i Francesi non possono altrimenti scrivere in versi se non rimati. […] Terma sacerdotessa dipinge a lungo quel che tutti sanno, cioè la strage che fa la fame ne’ Numantini ridotti, mancate l’erbe e le foglie stesse degli alberi, a cibarsi di cadaveri umani. […] Olvia innamorata vicina a morir di fame insieme coll’amante e con tutti, di che si occupa singolarmente in questa scena? […] Andres rigido investigatore del perfetto a segno che in Italia non trova altra buona tragedia che la Merope, non ha poi trascurato d’inserire nella sua bell’opera non solo i componimenti gesuitici fatti rappresentare nelle loro scuole e colà rimasti, Filottete, Gionata, Giuseppe, Sancio de Abarca, ma quelli che pubblicarono Bazo, Quadrado, Guerrero, Sedano, Ibañez tutti derisi da’ nazionali al pari del Paolino di Aüorbe y Corregel e della Briseida musicale di don Ramon La-Cruz.
Quest’insigne poeta de’ suoi tempi, che fu l’amico di Scipione Africano il maggiore e di Scipione Nasica e di altri celebri Cavalieri Romani, contemporaneo di Andronico, di Nevio, e di Plauto, sopravvisse a tutti, e morto fu onorato con una statua marmorea postagli nel sarcofago gentilizio degli Scipioni51, giusta la testimonianza di Ovidio: Ennius emeruit, Calabris in montibus ortus, Contiguus poni, Scipio magne, tibi. […] Essendo esse nelle mani di tutti non esigono minute analisi, e basterà per la gioventù che quì se ne osservino alcune particolarità che reputo più degne di notarsi. […] Noi intanto lasciando ad uomini siffatti i versi Punici di Plauto per confrontarli colle sillabe di tutti i linguaggi a noi e ad essi medesimi sconosciuti, e adorando senza seguirle le orme di cotali oracoli, con maggior senno e vantaggio osserveremo che nella seconda scena del medesimo quinto atto il servo Milfione che appena sa qualche parola Punica, va a parlare al Cartaginese, ma appunto per lo poco che sa del di lui idioma ne interpreta le risposte alla maniera degli etimologisti imperiti e di Arlecchino; per la qual cosa Annone gli parla nella lingua del paese, e viene a sapere che vive in Agorastocle il perduto suo nipote. […] Egli non può ignorare che da essi non si vuole apprendere il modo di sceneggiare che varia secondo i tempi e le nazioni, ma la sempre costantemente mirabile semplicità artificiosa dell’azione; ma l’arte in tutti i tempi inarrivabile di dipignere i caratteri, i costumi, le passioni; ma la felicità di motteggiare e di mettere nel vero punto di vista le umane ridicolezze. […] Riesce non pertanto instruttiva e interessante per la natural dipintura di una meretrice annunziata con una pennellata maestra nel prologo in tal guisa: La giovane che alberga in quella casa Fronesia è detta, e tutti in se raccoglie Della moda e del secolo i costumi.
Di tali scene fu l’inventore Ferdinando Bibbiena, il quale con la nuova sua maniera chiamò a sé gli occhi di tutti.
Vedi l’epistola 35 del libro XXIII di Erasmo, il quale però parmi che lo chiami Pietro; ma Giano Parrasio che lo commenda assai, e lo considera come il restauratore dell’antica decenza del teatro, e Paolo Giovio, e Pierio Valeriano, e Leandro Alberti che lo conobbe in Roma, tutti lo chiamano Tommaso.
Ella trova in di lui vece Ataulfo, e vedendolo per le spalle gli parla come fosse Sigerico e gli rivela con molte parole tutti i suoi disegni. […] Terma sacerdotessa dipinge a lungo quel che tutti sanno, cioè la strage che fa la fame ne’ Numantini ridotti, mancate l’erbe e le foglie stesse degli alberi, a cibarsi di cadaveri. […] Olvia innamorata vicina a morir di fame insieme coll’ amante e con tutti, di che si occupa singolarmente in questa scena? […] Mi permetta però di dirgli ch’egli ha indebolito codesto suo argomento, per avere ignorato che non i soli nominati gran poeti, ma tutti i Francesi fanno versi rimati.
L’Italia che già contava varj dotti poeti, come Guitton d’Arezzo che perfezzionò il sonetto invenzione degl’ Italiani, Dante da Majano, l’Abate Napoli, Cino da Pistoja, Guido Cavalcanti, Brunetto Latini ed il migliore di tutti Dante Alighieri, pare che sia l’unica nazione che ci presenti qualche teatral monumento del secolo XIII. […] Certamente il Signor di Montesquieu e quanti peritamente favellano di leggi, riconoscono in Europa dal settimo all’undecimo secolo gli sconcerti tutti del governo feudale e le conseguenze della barbarie.
Ci si trova dinanzi a’ soliti contrasti dalle imagini bizzarre a grossi paroloni, dalle sottigliezze lambiccate, dalle sdolcinature iperboliche a base di sole, di luna, di fontane, di fiumi, di aurore, di tramonti, con tutti gli dei e semidei dell’olimpo.
. — Pregava con tetra melodia l’ultime voci di pace la musica solenne del valentissimo maestro Marchesi, il quale ne dirigeva la esecuzione, ed egli e tutti i professori filarmonici e cantanti, artisti ed amatori che trovavansi in Bologna, prestavano gratuitamente questo doloroso tributo.
Poi cominciò a battere contro la Maestà Sua che ogni giorno più strapazza tutti, che è odiato, che non è per anco morto. […] Lasciando da parte il teatro di prosa, ov’ egli è stato messo sotto tutti gli aspetti, citerem qui l’opera lirica Le avventure di Scaramuccia del maestro Ricci, il grazioso poema Scaramuzza in vernacolo familiar veneziano e in ottava rima di Giambatista Bada (Venezia, 1791), dettato sulle orme della Vie de Scaramouche, par le sieur Angelo Constantini (Paris, m.dc.xcv), Les Caravanes de Scaramouche di Emanuel Gonzales, con un bello studio preliminare di Paolo Lacroix (Paris, Dentu, 1831), ecc., ecc.
Permettete, o padre, che io consacri questo madhacu, i cui fiori rosseggianti fanno comparire questi boschi tutti di foco.”
Il nome di sofista fu prima dato da’ greci per titolo d’onore a’ veri filosofi, e significava sapiente, o professor di sapienza; ma dopo i tempi di Péricle essendosi i sofisti a dismisura moltiplicati in Atene, e mostrandosi (come coloro che poscia coll’istesso titolo sotto il regno degli antonini comparvero anche a nuvoli in Roma) prosontuosi, pieni di alterigia ed albagia, bizzarri, cavillosi e vani raziocinatori, frappatori, ciurmadori, avidi di guadagno, amanti di novità, di paradossi, di singularità, e quasi tutti sforniti d’ingegno, di buon gusto, e di soda dottrina, mossero contra di te la gentile ironia di Socrate, l’acra bile di Timone il sillografo, e in appresso il mordace riso di Luciano, e la denominazione di sofista cadde allora nel disprezzo e divenne ingiuriosa e odiosa.
Nella X invitandolo in campagna gli dice che venga con tutti gli scritti suoi, Dactylicos, elegos, choriambum carmen, epodos, Socci et cothurni musicam Carpentis impone tuis, nam tota supellex Vatum piorum chartacea est.
etc. » E qui fa una lista de’ grandi comici, attori e autori, greci e romani ; i quali tutti, s’intende, sono zero appetto a lei : nè ai comici si ferma, chè, nemmeno Teocrito, Esiodo e Virgilio seppero esprimere tanto artificiosamente la vita e i costumi dei pastori…….
Tornato indi a Roma ne’ giuochi di Cesare riportò vittoria di tutti gli attori e poeti e di Laberio stesso.
Tornato indi a Roma ne’ giuochi di Cesare riportò vittoria di tutti gli attori e poeti e di Laberio stesso.
Astianatte rinserrato nella tomba di Ettore e scoperto dall’astuto Ulisse, le materne agitazioni e preghiere, l’inflessibilità del greco, tutto in somma produce un movimento che tira l’attenzione universale, e lacera tutti i cuori sensibili. […] Io fugge Dagli uomini, da’ numi, Da voi tutti, e da me.