Serbo una vaga, pallida idea di quegli artisti, tranne più quà, più là, di Cesare Rossi, grandissimo nella parte di Cesare ; ma una assai chiara ne serbo di Luigi Bellotti-Bon, del quale una intera scena mi si confisse nel cervello, e colla scena l’impressione profonda che n’ebbe il pubblico : ….. la scena VIII dell’ atto I, in cui il Conte Carlo insegna al figlio Paolo il modo di salutar da cavallo una signora. […] E questa del vero blasone era una delle innumerevoli parti, in cui fu sommo davvero. Una vena inesauribile di comicità sapeva congiungere, come niun altro mai, a una singolare elettezza di modi : a una inflessione di voce, a un movimento del capo, a una occhiata, scoppiavan risa convulse ; ma il pubblico era sempre in faccia a uno specchio di vera eleganza…. […] A poco a poco, essi passarono in seconda linea ; e le opere teatrali ch’eran venute occupando il primo posto, non avendo più l’allettamento di una forte esecuzione, una volta affrontato il lume della ribalta, perdevan della loro importanza. […] E tal volta una improvvisazione felice potè mostrar l’ingegno pronto e pieghevole dell’artista.
Non fu solamente la rappresentazione reale del personaggio nel suo insieme : ma quella analisi minuta e profonda di ogni momento, che si manifesta in una frase, in una parola, in una pausa, senza di che, artista grande nel significato vero della parola, non è. […] E senza lo studio, la natura gli avesse concesso il più felice e completo e insuperabile tra’ doni, l’artista è una canna vuota. […] Essere soltanto Tina Di Lorenzo, sulla scena, in qualunque umana vicenda da un dramma o da una commedia rispecchiata è assai carino, soave e dolce visione, ma non è l’arte. […] È una sensazione di freschezza e di salute non prima da noi provata ; è una sensazione di dolcezza e di giocondità, quale si prova soltanto nelle dolci mattine primaverili tutte stillanti di rugiada e tutte ebbre di profumi. […] Come sempre insuperata e insuperabile nelle parti così dette leggere, con una tinta più accentuata di delicatezza muliebre, certo non meno affascinante delle grazie quasi infantili di una volta, ella è in grado di esprimere oggi un forte sentimento di amore o di dolore con efficacia ed evidenza nuove.
In una recita dell’Oreste e dell’Amleto fu una Elettra sorprendente e una sorprendente Ofelia ; ma dove assurse ad altezze non immaginate si fu nella Teresa Raquin dello Zola. […] La Duse è una gentile figura d’artista. […] La verità è una ! […] È una donna che ha la linea, ecco tutto. […] Qua tu la vedi fiorente di giovinezza e di salute, là, emaciata dal dolore, appare una donna di cinquant’anni, qui addirittura una monella da scapaccioni !!!!!
Si può nondimeno far uso talvolta di esso purché non si prenda come una vana ripetizione delle parole, o come una voglia indeterminata di ballar per ballare, ma come una usanza propria del popolo o dei personaggi che parlano, appoggiata sulla storia o sulla tradizione. […] Formavano essi una spezie di dramma composto di parole e di danza. […] Piace ai sensi, e ne parla d’una maniera efficace. […] Dispensa da quell’attenzione laboriosa che richiede una tragedia recitata, od una commedia. […] Il suo codice legislativo n’è una continuata ripruova.
In prima è questa una risposta particolare ad una censura generale fatta agli amori subalterni, non di Marzia e Giuba soltanto, ma di sei personaggi. […] Amici, voi piangete per una perdita privata? […] Il fondo dell’azione è appoggiato a una tradizione conosciuta. […] Che connessione ha l’una cosa coll’ altra? […] Presentando una scattoletta dice che è una rarità, perchè è la più picciola che vi sia in Inghilterra.
Il giorno seguente alcuno del nostro equipaggio credette di veder rappresentar da essi una specie di dramma diviso in quattro parti. […] In una di esse vedevansi due classi di attori distinti dal colore degli abiti; l’una di color bruno figurava un padrone co’ suoi servi, l’altra di bianco una comitiva di ladroni. […] Scorgesi certamente in questo giuoco una semplicità regolare di un fatto drammatico; ma esso non passa più innanzi delle danze Messicane e de’ balli delle tribù selvagge. […] Chi non vi ravvisa una copia esatta di ciò che per introduzione ai loro pas-de-deux i ballerini Europei hanno a sazietà rappresentato sulle nostre scene? Si vede adunque in queste danze o farse di Ulietea quello spirito imitatore universale che guida l’ uomo a copiare le azioni de’ suoi simili per farsene un trastullo; si notano i primi passi verso una spezie d’imitazione drammatica; si osservano congiunte alla danza le parole ed il canto; ma non si va più oltre.
Fu fatta una sottoscrizione che mi fruttò una bella somma, e il Maire con tutto il Consiglio, le corporazioni, le bande militari, e la numerosa colonia italiana assisterono al funebre corteo. […] Molti giorni dopo fui avvisato che all’isola della Maddalena era stato trovato il cadaverino di una bambina vestita di nero con guarnizione di ge ; le cifre della biacheria che portava erano un A e un G ; e il Sindaco, supponendola mia figlia, l’aveva fatta seppellire in chiesa, ponendovi una lapide ; fu per me una triste consolazione ! […] Mi alzai prestissimo, corsi al porto, noleggiai una barca, e mi feci condurre sul luogo del disastro. […] Meno una ferita alla fronte, il corpo era intatto e punto trasfigurito. […] Giovanni una gran festa da ballo.
Per la posta di Venetia ò inviato una lettera a V. A., nella quale l’haviso d’una altra impertinenza di Flaminio, pure qui gliel’acenno, acciò anche questa la possa scrivere. […] Le invio una canzonetta nova, mi saprà dire se le piace, mentre con il riverirla per parte de miei augoro colme d’ogni felicità le s. […] O una favorita del Duca ? O una che fosse l’una cosa e l’altra insieme ?
Nel 1739 Algarotti, al seguito di una spedizione inglese, si imbarcò per Pietroburgo, toccando Olanda, Danimarca e Svezia: i Viaggi di Russia scritti in forma odeporica, sono una relazione geografica, politica e di costume dell’esperienza del viaggio. […] La priorità del testo su tutte le altre componenti è la base di partenza del discorso di Algarotti che punta a riformare il teatro per musica in funzione di una disciplina interna dello spettacolo che può essere garantita solo da una regia complessiva che deve organizzarsi proprio attorno al testo. […] Nelle Riflessioni lo scrittore rivaluta l’opera buffa come genere che permetteva una più armonica integrazione tra musica e azione e limitava il rischio presente nei drammi seri di una musica artificiale dissociata dalle parole. […] Il Discorso appare infatti come un testo più pragmatico, una bozza poco elaborata; ha una struttura più colloquiale e si presenta effettivamente come una serie di suggerimenti e riflessioni rivolte al dedicatario e legate alla pratica teatrale acquisita da Algarotti presso le corti di Berlino e di Dresda. […] Cfr. per una sintesi delle diverse ipotesi A.
Il primo che abbia osato pubblicare in Ispagna una commedia senza stravaganze fu l’autore di una buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. […] S’intitola l’una el Viejo y la Niña (il Vecchio e la Fanciulla) e l’altra la Mogigata, che tra noi può intitolarsi la Bacchettona, trattando di una donna che si fa credere chiamata a monacarsi. […] Questo scioglimento interessante è accompagnato da una felice esecuzione. […] Taddeo trapalon che esce una sola volta nell’ultimo atto, è un ritratto degli antichi sicofanti. […] Gettata sul conio della precedente è la Señorita Mal-criada impressa e non rappresentata, in cui si descrive una fanciulla ricca guasta dall’educazione di un padre spensierato, come nell’altra è una madre tale che corrompe il costume del figliuolo: vi si vede una D.
Corsini Alceste, figlio di Ludovico Corsini, Stenterello di pregio, nacque a Firenze, e si diede giovanissimo all’arte di suo padre, esordendo con una Compagnia da lui accozzata alla meglio a Piombino nella maschera di Stenterello, e peregrinando poi con incerta fortuna da Piombino a Cecina, da Cecina a Montecatini, da Montecatini a Pontedera, poi a Pistoia, poi…. poi…. fino a Nizza, lottando colla fame, affrontando privazioni di ogni specie, senza che mai lo prendesse lo sconforto. Egli aveva come un ideale da raggiungere, una grande missione da compiere : la trasformazione della maschera. […] brillante, o caratterista, o anche primo attore, appariva in una festa come un misero mortale in frac e cravatta bianca, senza però abbandonare la tipica truccatura del volto, che faceva del personaggio un essere ibrido, non più carne nè pesce, poco rispondente certo al tipo originario, che dalla sua faccia allampanata, da quella espressione di stento, trasse appunto il nome di Stenterello. Tolta questa fisima di trasformazione della maschera, in Alceste Corsini restava pur sempre una rara naturalezza di dizione e di gesto, e una spontaneità meravigliosa dell’ arguzia, due qualità che lo tolser presto dal primitivo guittume per collocarlo più alto, ove potè respirare liberamente l’aria sana dell’arte, e d’onde potè mostrare i suoi pregi a un pubblico degno di lui. […] Affetto da una malattia di cuore che lenta lenta lo struggeva, si spense in Firenze l’ 11 febbraio 1895, ov’ebbe in uno splendido funerale la più bella testimonianza di affetto e di stima da una moltitudine grande di ammiratori e di amici.
Così procede quest’atto sino a una parte della scena quarta. […] Disgrazia grande non poter morire che una volta sola!» […] L’azione è fondata su di una tradizione conosciuta. […] Che connessione ha l’una cosa coll’altra? […] Presentando una scattola dice che è una rarità, perchè è la più picciola che trovisi in Inghilterra.
Attalchè la crisi d’una passione violenta non è più durevole nell’uomo di quello che lo sia in una stagione l’eccessivo rigore del freddo, o gli sconvolgimenti del tremuoto in un paese. […] Ecco non pertanto una dovizia maggiore per il poeta nelle persone e nelle cose. […] E vedete, se si compone una canzone per cinque paoli, non basterà un paio di scudi per un libretto, il quale alla fin fine val meno assai d’una canzonetta passabile? […] Oltre che le decorazioni piacciono moltissimo al popolo, io ho desiderio di far vedere una bellissima dipintura d’una prigione e d’un bosco che si trovano nello scenario preso ad affitto. […] Sarà poi mio pensiero far che il maestro vi adatti sopra una musica sfoggiata e pomposa, e affinchè spicchi di vantaggio la di lui abilità, faremo nascere una tenzone musicale fra la voce del cantante e un qualche strumento con botte, e risposte da una parte e dall’altra, che sarà proprio una delizia.
Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. […] La scena di entrambi è di una grandezza proporzionata agli spettacoli ai quali son destinati. […] Pareva a lui una bagattella decidere delle rappresentazioni de’ due teatri a colpi di pugni? […] Questa; che il regolamento di fare una cassa sola seguì due anni dopo. […] È forse questa una scelta ragionata delle migliori, siccome ognuno attendeva dopo tanti anni?
una metafora stravagante? una pazza iperbole? […] Vi muojono otto interlocutori, e nello scioglimento veggonsi sulla scena cinque cadaveri; tal che lepidamente un erudito Spagnuolo soleva dire, che in vece di una tragica azione sembrava rappresentazione di una peste. […] Vi muojono intorno a cinquantasei persone oltre di una galera bruciata con tutta la gente che vi è imbarcata. […] L’ambasciadore moro torna a Didone, ed a nome di Jarba le presenta una spada, una corona ed un anello.
Nacque a Vicenza nel 1717 circa ; e dopo di essere stato soldato in una compagnia di dragoni, si diede al teatro, sostenendovi mirabilmente le parti di Pantalone. […] Verso il 1754 sposò in Venezia Lucia Rosalia, figlia di Vincenzo Cinigoto, da cui ebbe una figlia, battezzata a Santa-Marina. […] Aveva rappresentata in Italia una delle mie commedie intitolata i due gemelli veneziani, l’uno de’quali era balordo, e l’altro spiritoso : vi diede una nuova forma a questo soggetto, ed aggiunse un terzo gemello cruccioso e collerico, rappresentando a perfezione questi tre differenti caratteri. […] Egli altro non faceva che cambiar la perrucca, avendola, a norma del personaggio che esprimeva, una nera, una bigia (e queste rotonde), e l’altra alla francese colla borsa appiccata. […] Una bella presenza, una buona voce, ed uno spirito inimitabile contribuivano moltissimo a renderlo maggiormente l’idolo de’suoi protettori.
Il 1675 aveva stampata a Napoli con la data di Venezia una commedia tradotta dallo spagnuolo da altro comico : Amare e fingere, che fu poi ristampata davvero a Venezia, e più tardi a Bologna. […] Del 15 agosto 1677 abbiamo una lettera del Dottore Gio. […] Egli mandava a richiedere col mezzo d’un cavaliere e d’una lettera le sue cinque casse già pervenute a Verona, ove doveva recitare nella compagnia del Duca di Mantova, e dal Lolli ritirate. […] Sembra poi da una lettera di certo Capello dell’ 8 dicembre al Duca di Modena, che fra le casse di Florindo ne fosse una di Finocchio, data in errore, e che non gli era possibile recuperare, perchè andata in mano d’altri. […] L' '83 egli chiedeva al Duca una lettera di raccomandazione diretta al Vicerè di Napoli, che subito ottenne.
Ernesto Rossi, col quale Giovanni Leigheb fu in società dalla quaresima del '49 a tutto il carnovale del '51, così ce lo descrive : ….. era una buona pasta d’uomo, giovialone, spensierato, ma onesto : era sempre stato in primarie compagnie, Mascherpa, Domeniconi, ecc., ecc. […] Possedeva una viscomica naturale, una facilità di memoria, una scioltezza di lingua, una castigatezza di gesti e di modi, che lo rendevano atto alla interpretazione ed esecuzione di ogni carattere comico e semiserio. […] I rovesci politici lo avevano ridotto, come me, a chiedere un rifugio ed un pane alla Compagnia Moncalvo, nella quale, come già ti dissi, la paga veniva come la febbre terzana, se le cose andavano per il loro verso ; se poi malandavano un pochino, allora era una quartana, una quintana, e della settimana non restava che la domenica. – Miseria per miseria, dicemmo, facciamo da noi !
Il pubblico aveva avuto per una settimana i grandi della Compagnia, Salvini, la Clementina Cazzola, e non dico altro. […] Quand’ecco arriva sulla scena lei con una scatola in mano, vestita proprio come una sartina che si rechi a domicilio, e, senza uscire dalla naturalezza, fa sentire la musica di quella voce. […] La passione regna dentro poderosa, assoluta, una di quelle passioni che decidono il destino di tutta una vita, ma pare che dorma e sogni tranquilla carezzata dalla fede e dalla speranza. […] È una trasfigurazione compiuta. […] … Perchè, Virginia Marini, al fianco di Tommaso Salvini, diventò una di quelle artiste, rimasta unica poi, che sollevava, come il suo grande compagno e maestro, le platee con una semplice inflessione di voce ; era quella una forza sua.
A teatro pieno rimandava la gente, perchè non si sentiva la voglia di recitare : talora da una parola all’altra metteva una pausa eterna, tanto da destar qualche mormorio nel pubblico. […] Si racconta che al famoso monologo dell’Amleto, egli, una volta, proferito il primo essere…. […] E di tali nervosità ebbe prove, a volte troppo accentuate, specialmente la moglie Giuseppina Ferroni, una delle più avvenenti attrici del nostro teatro di prosa, seconda donna di pregio, ammirata e festeggiata a Parigi al fianco di Adelaide Ristori. […] E l’Amleto fu replicato senza incidenti, in mezzo alle urla frenetiche, spontanee di una folla elettrizzata, accatastata ne’ palchi, nel lubbione, in platea. Un po’alla volta le stramberie cessarono e dieder luogo a una specie di mania solitaria….
Conosciuti col suo mezzo la Robotti, Tessero, Bucciotti, doventò in poco tempo creatura del palcoscenico ; e tanto lo prese amor dell’arte, che una bella notte, di nascosto della madre e del fratello maggiore, fuggì di casa per andare ad aggregarsi a una compagnia, che recitava a Dronero in una sala dell’ospedale ; e colla quale frequentò per oltre un anno teatri talvolta di quello assai peggiori. […] S'unì poi a una Eccentricità Fenomenale per desiderio di veder l’Europa ; e fu in Francia, nel Belgio, in Olanda, in Austria, in Germania, in Inghilterra, in Russia. […] Modena, che fu pel Rossi una grande rivelazione d’arte. […] Se poi tu mi avessi a rispondere un No, assicurati che ne sarei così colpito ed irritato, che adesso non so spiegarti a che potrei giungere per non venire ad adempiere il mio contratto ; e ne avverrebbe allora, che tu maggiormente irritato mi obbligheresti con forza armata a venire a Torino, e là incominciare una guerra, una guerra implacabile ! […] Addio, che il Cielo non ti dia mai una giornata simile a questa che mi fai passare.