Sorella della precedente, conosciuta in teatro col nome di Sidonia, nata in Francia come Babet, esordì alla Comedia italiana con la parte di protagonista in La Folle raisonnable di Pier Francesco Biancolelli, lunedì 15 ottobre 1736 ; e vi fu ricevuta al posto della sorella defunta poco innanzi, il maggio del 1740. Di fisonomia men regolare forse di quella di sua sorella, ma più viva e animata, fornita delle più chiare attitudini all’arte scenica, fu al suo esordire applauditissima, nè solo come attrice, sì ancora come danzatrice ; chè nel balletto d’uso dopo la commedia, ella eseguì egregiamente un passo a due insieme al signor Dehesse. Ma la maggior fama ella s’acquistò nelle parodie a Vaudeville, ove spiegava con una voce passabile tutte le grazie ond’era piena, specie in quella di Fedra, che fu come suggello alla sua celebrità.
Come si devono portare le faldigie, come la scuffia in balzo riesca meglio, o coprendo tutti li capegli, o lasciandone vedere un dito o due. A quali donne riescono le orecchie forate, e come meglio se gli confaccino o le perle, o le fila d’oro, ed in anella rivolte. Le guise di cassi come vogliano essere a far parere il petto morbido e far mostrar le mammelle o poco o meno. Gli monili, le catene d’oro, le perle ordinate in filza come faccino parere più altera la donna. Delle anella ancora quali dita si debbano ornare ; come deve muovere il passo la donna, come deve ridere, come volger gli occhi, come far riverenza ; e in quali atti più di grazia e più d’onestà si trova.
Conclusione [Concl.1] Moltissime altre cose ci sarebbono state da aggiugnere in una materia, come è la presente, composta di tante parti; ciascuna importante per sé, ampia, nobilissima. […] Quello è come in embrione; questo è spiegato in ogni sua parte e compito. […] Il primo dramma non è altra cosa che il secondo libro della Eneide messo in azione con qualche leggieri mutazioni solamente, perché ogni cosa, come è dovere, si riferisca ad Enea, che è il protagonista della favola. […] Ama essa la vita per sentimento di natura; e come di sangue regio e greca, se ne va con fortezza d’animo alla morte. […] Da somiglianti saggi, che danno corpo alle idee e le pongono meglio in luce, potrà anche ognuno recarne un più fondato giudizio: vedere se elle sono praticabili o no; e se io non fo per avventura come colui il quale, dopo date le più belle regole del mondo sulla tattica, non sapeva poi far fare a diritta a una picciola mano di moschettieri.
Se all’Adelaide Falconi la triste sorte avesse risparmiato sciagure ineffabili, che la tolser dalle scene incurvata dal dolore, e non dagli anni, ella avrebbe potuto come Alamanno Morelli rimaner lunghissimi anni, vero specchio di verità, su la scena. […] Tornata, come ho detto, al lume della ribalta il febbraio del ’97, al Teatro Nuovo, A. […] Se come attrice è stata ammirata, Adelaide Falconi come donna è stata amata ed adorata perchè è stata una santa. […] L’acre polvere dei palcoscenici mai è giunta a posarsi, ad insudiciare l’anima buona e bella della illustre signora ; si che nel mondo pettegolo, maldicente, qualche volta infamante, che si agita tra le coulisses, il nome della Falconi è pronunziato come quello di Maria Vergine Santissima ; ed in quel mondo pettegolo, come moglie, come madre, ella è semplicemente venerata.
Le quali diversità non vengono comunemente notate nella Lombardia, ma sono principalissime presso a’ toscani, come si vede negli autori loro, ed io ho non poche fiate osservato. […] E i passaggi da una parola in un’altra fansi con agevolezza grandissima, atteso che tutte le dizioni, siano nomi siano verbi, terminano in vocale, eccettuati alcuni monosillabi, come “sur, in, con”, o quando per accrescer forza al discorso, per ischivar le troppe elisioni, o per terminar più speditamente il periodo, in una cadenza si troncano infine alcune vocali, come “finor, fedel” da “finora fedele”. […] Imperocché ha ella una variazione d’accento che la rende molto a proposito per la formazione de’ piedi: può, per esempio, in una parola di cinque sillabe, mettendo l’accento sulla seconda, far brievi le tre che le rimangono, come in “determinano”: può fare lo stesso in una parola di quattro sillabe, come in “spaventano”: abbonda moltissimo di piedi dattili come “florido, lucido”, piedi che molto giovano all’armonia a motivo dell’ultima, e penultima breve precedute danna sillaba lunga, circostanza, che più agevole rende la musicale misura: adatta l’accento ora sulla penultima, come in “bravura, sentenza”, ora sull’ultima, come in “morì, bontà, virtù”, dal che vario e differente suono risulta sì nelle rime che nei periodi, e più facile diviene la poggiatura nella cadenza. Misura altresì molte parole alla foggia de’ Greci, e de’ Latini, o almeno la pronunzia di esse è tale che facilmente potrebbero misurarsi, ond’è che può formare dei piedi il trocheo, come “venne fronde”, il giambo come “farò virtù”, l’anapesto, come “gradirò”, lo spondeo, come “sogno”, e il dattilo, come “timido”, dal vario accopiamento de’ quali può conseguentemente imitare dei versi l’esametro, il pentametro, l’asclepiadeo, il saffico, l’idonico, il faleucio, l’anapesto e il giambo15. […] [21] Se non che siffatto donnesco ascendente, come giova a far germogliar il gusto, e perfezionarlo, così serve non poche fiate a corromperlo.
questa non arriverò mai a renderla come l’autore l’ ha creata ! […] Un ultimo lampo di viltà e d’angoscia al momento di entrare in scena, poi divento freddo e calcolatore come un giudice. […] Le leggi del vero sono intangibili, come la più grande e raffinata espressione della verità, è la semplicità. […] E Otello da tanti anni al servizio della repubblica, capitano di ventura, nato da stirpe regia, gentile come una fanciulla, buono ed ingenuo come un bambino, dovrebbe dimostrare al pubblico un’indole selvaggia ? […] È dunque da desiderare che rimanga a capo di una compagnia, e che di questa compagnia faccia una scuola, come ora sta facendo.
Dire di lei come artista non è difficil cosa. Fu grande nel più largo senso della parola, così nella tragedia, come nella commedia e nel dramma ; e nella sua grandezza, modestissima. […] Come donna, sposa e madre, ne piansero gli amici, lo sposo, i figli ; come attrice ne piange ancora l’Italia. […] Dalle sfere ignote (ove certo signoreggi, come quaggiù nella memoria dei mortali) rivolgi a me un raggio della divina luce di tua sovrana intelligenza. […] Dio ti benedica e ti conceda immensi beni come meriti, come brami, e come t’invoco dal cielo e come spero otterai.
Attore di buon nome, così esperto nel recitar la tragedia come la commedia seria e giocosa. […] Viveva ancora nel 1782, amato e stimato da tutti come uomo e come artista. […] A tempo perso sosteneva anche la maschera di Arlecchino in alcune farse, come nell’Arlecchino spaventato dalle supposte ombre, imbrogliato dall’ astuzia femminina, bastonato dal padrone e costretto a stare senza cena.
L'ammirai come Nume, e come Dea mi fu strale d’amor, face e saetta, mèta de' miei pensier giusta e perfetta Lei, non febo, per me luce spargea. […] Se non avessi a voi con puro zelo l’alma, Signor, donata, che congiunta gode felice in Voi, come in suo cielo. […] Ma come ciò concorderebbe col bel candore decantato da Francesco Andreini in questo suo sonetto : Or che Delia è sparita, e 'l suo splendore inargenta altre selve ed altri colli, che fia di noi ? […] E sopratutto come concorderebbe con questa terzina del Fidenzi (pag. 36) ? […] ……… Ch' Ella fosse congiunta a Cesare Nobili, come inclinerebbe a credere il Belgrano, non si può dire : tuttavia non è assai fuor del probabile, potendosi forse ritenere ch' ella fosse davvero Nobili di nascita da un sonetto di Enriço Sottovello (pag. 68), là dove dice : mentre Camilla Rocca, onor, contento del secol nostro…..
Niente di ciò, come ognun vede. […] La furia di Attila non disapprovata dal Montiano, è poi la cosa più sciocca e ridicola del dramma, sembrando che Attila dovrebbe dipingersi furioso, se non come Oreste pieno di rimorsi, almeno come dominato dall’ira in estremo grado, ma non già ridicolo ed impetuoso come un pazzo. […] Impone dunque, altro non potendo, a’ Cartaginesi di adorarla come una divinità, e la tragedia finisce. […] Chiesa dell’Incarnazione pur di Madrid allevasi altro simil coro di evirati, si scriva come segue. […] IV, pag. 194, lin. 3, dopo le parole, pochi anni sono, si aggiunga come segue.
L’Emilia, anzi l’Emilietta Aliprandi, come la chiamano ancora con vezzo gli amici, non fu in alcun modo, mai, quel che si chiama un’attrice fortunata. […] ), che il Valerio sconosciuto al Sand e ai Parfait era il modenese Giacinto Bendinelli o Bendinely, come si trova scritto nel suo atto di matrimonio colla Poulain ; o Bandinelli, come egli nel medesimo atto si sottoscrive. […] Di lui e della Francesca posseggo due lettere autografe che riproduco ridotte di un quarto, nelle quali sono, come il lettore vedrà, notizie di non poco interesse. […] S., sono a suplicarla a darmene qualche motivo, aciò sappia come regolarmi, perchè dovendo io portarmi a Bologna, fra pochi giorni, caso che si havesse d’andare a Padova o per lo Stato veneto, come mi giova di credere, lascierei parte della mia robba qui in Venetia. […] La pazzìa del Dottore era un Caval di battaglia dell’attore, come quella d’Isabella di F.
Andrea Calmo veneziano morto l’anno 1571 fu attore ed autore molto esperto, ed applaudito, come sappiamo da una lettera del Parabosco. […] Francesco Andreini pistojese marito della celebre attrice Isabella Andreini, ed attore anch’egli che rappresentava da innamorato, e dopo la morte della moglie da tagliacamtone col nome di Capitano Spavento da Vallinferna, volle ancora distinguersi come autore scrivendo più dialoghi, farse e commedie ove acciabattò quanto aveva in iscena recitato come attore, cioè le rodomontate. […] Si notava, come dicono i commedianti, a soggetto, il piano della favola e la distribuzione e sostanza dell’azione di ogni scena, e se ne lasciava il dialogo ad arbitrio de’ rappresentatori. […] Lasciamo stare i Greci, de’ quali non avrà egli certamente preteso parlare; perchè tra questi non vi fu schiera di commedianti, nella quale non entrassero gli stessi poeti, confondendosi gli uni negli altri nel libero popolo Ateniese sempre che gli autori non mancavano, come Sofocle, di voce e di disposizioni naturali proprie per comparire sul pulpito. […] Garrick che fu l’Esopo dell’Inghilterra, può come autore gareggiare co’ nominati valenti scrittori non commedianti?
Samuele, che a 19 anni aveva abbandonato la casa paterna per amor d’un’attrice nota col nome di Fragoletta, e s’era dato al teatro come violinista, ballerino e comico, la tolse in moglie il 27 febbraio del 1724, dopo di averla rapita ai parenti, i quali poi perdonarono, a patto che la figliuola, più nota col nomignolo di Zanetta, non calcasse le scene. […] Poco dopo la nascita del primogenito, la coppia Casanova si recò a Londra, ove Zanetta, infrangendo la promessa fatta a’parenti, esordì come attrice. […] L’inesorabile figliuolo che non conosce riserbi di sorta, ha per la madre parole di sangue, sia come artista, sia come donna. […] Madre di due pittori di grido, è assai probabile ch’ella fosse da uno di essi serbata ai posteri in una immagine che ne offerisse i tratti caratteristici, e soprattutto togliesse ogni dubbio sulla maggiore o minor sua bellezza, sulla quale i pareri furon diversi, come abbiam visto nell’anonimo critico tedesco, e come vediamo in Carlo Goldoni, che chiama la Zanetta (Mem. […] Dice il Bartoli che come artista egli fu irreprensibile, ma che, come uomo, corse troppo a sciolta briglia dietro gli amori, pe’ quali ebbe più volte a far naufragio fra burrascose procelle a segno di rompere contro a’scogli la nave, e di smarrirvi per fino interamente il timone….
Vi tornò ancora nel 1623 ; e ancora, nel 1625, se ne tornò in Italia, salendo in grande rinomanza non solamente come attore e capocomico, ma anche come scrittore. […] Zanuzzi, per esempio, – dice Cailhava ne’ suoi studî su Molière – sosteneva la parte di Fulvio, non come amante turbato dal suo amore, ma come un matto fuggito dall’ospedale. […] Potrebber passare come tirate da dramma domenicale per solleticare l’amor proprio offeso della povera gente, e reclamarne, conclusione indispensabile, urli e applausi in segno di protesta. […] Il ruffianesmo è come il furto : in un grande è agrandimento di stato, ad un mercante è ingegno, et in un disgraziato è latrocinio. […] I primi passi nell’arte furon fatti con un ciarlatano, come accadde al Bissoni (V.) e ad altri.
E poi : di questi non facea parte come Franceschina la famosa Silvia Roncagli ? […] Il non esser egli nominato ne’varj ordini di pagamento insieme agli altri comici, non mi par cosa di gran rilievo ; poichè, come accenna il Baschet, molti di quei quaderni contenenti le spese straordinarie furon distrutti. Noi camminiamo, come ognun può vedere, nella via delle ipotesi, ed è peccato davvero che nè dall’opera dello Scala, il capo de’Gelosi, nè dall’epistolario del Martinelli, il Drusiano, conduttore di comici italiani a Londra nel ’78, e citato da A. […] S., di nuovo tornata insieme la Compagnia di Pedrolino, come già era, et anco migliorata di personaggi famosi nell’arte comica, et desiderando noi venire a recitare a Mantova con buona gratia di V. […] Nel 1587 pare che Messer Battista si fosse fatto capocomico, come può rilevarsi da quest’altra lettera, tolta pure dal D’Ancona (II, 492), dalla quale anche si apprende come egli fosse già da tempo in que’ rapporti relativamente intimi che solean correre fra S.
Nel gennaio del ’70 vediamo il Ganassa prender parte alle nozze di Lucrezia d’Este in Ferrara, come è detto in questo brano di lettera riferito dal Solerti : con le confetture vi comparve Zanni Ganassa, e con un cinto in mano assai piacevolmente rintuzzò e fece cagliare un certo Ernandicco Spagnuolo…… Si recò la prima volta a Parigi nel 1571 colla sua compagnia, secondo un documento del 15 settembre pubblicato dal Baschet, ma pare non vi recitasse, per un divieto del Parlamento, non ostante le Lettere Patenti del Re di cui egli era munito. […] Passato di Francia in Ispagna alla Corte di Filippo II, riferisce il Bartoli che non essendovi troppo bene inteso, mescolò, impratichitosi di quella lingua, alcune parole spagnuole al proprio dialetto bergamasco ; e molti ne inferirono ch’egli fosse di Bergamo, tanto più che nelle lettere facete di Cesare Rao, si trova un Lamento di Giovanni Ganassa, di lingua bergamasca ridotto nell’italiana toscana ; ma non è ben chiaro se si tratti della lingua materna di lui, o di quella, come a me par più probabile, della maschera ch’ei rappresentava. Testimonianze di lui come artista e come uomo non mancano. […] Tutto questo io accetto per vero, e credo che come Ganassa cercava di apportar utile e diletto co’ suoi gratiosi motti e recitamenti privi di oscenità, cosi gli Spagnuoli impararono a far commedie modeste, e non oscene…… e a pag. 157 : Anche del comico Ganassa io ho inteso che abbondava di ridicoli, gratiosi in modo e tanto modesti, che ogni auditore virtuoso riceveva gran diletto dall’ udirlo e grandemente se gli affettionava. […] Muet, lieutenant du petit criminel — pubblicato dal Fournier il 1865 nelle sue Variétés historiques et littéraires, è detto in nota che il tipo del Guenesche fu creato in dispetto e a derisione degli Spagnuoli, di cui, come Pulcinella, egli esagerava il naso prominente e la mascella avanzata di Ganassa, che è appunto la parola mascella in ispagnuolo.
Cominciò giovanissimo a recitar nella Compagnia de' Fiorentini di Napoli, poi si scritturò il '51 come amoroso nella Compagnia di Luigi Domeniconi. […] Trovandosi il '55 nella Compagnia di Astolfi, morto questi di colera a Pistoia, ne assunse egli la condotta e la direzione, fortunatissimo sempre come capocomico, l’ idolo del pubblico e delle imprese come attore. […] Talvolta anche uscì dal suo ruolo, come ad esempio, nella Satira e Parini del Ferrari, in cui passò a quello di caratterista, recitando il Marchese Colombi, e nel Goldoni e le sue sedici commedie pur di Ferrari, in cui passò a quello di primo attore, recitando il protagonista. […] Ne feci due repliche con bel teatro, e piacqui immensamente, come pure il Raimondi nella parte del Suggeritore. Bellissimi articoli mi scrissero tanto sulla Gassetta officiale, come negli altri fogli di Venezia.
Il suo maggior grido anzi gli venne in quella compagnia, nella quale era segnato a dito come il più nobile de’giovani brillanti. […] Fu Domenico Bassi artista egregio sotto ogni rispetto ; e la proteiformità mostrata nel tempo non avventurato della sua giovinezza, passando dalle buffonerie della farsa ai belati del dramma, gli fu poi di non poco giovamento in quello della sua maggior riputazione artistica, nel quale seppe farsi applaudire da ogni pubblico d’Italia, così colle comicità grottesche del Flaupin ne’ Buoni villici, come colla compassata rigidità del Metzburg nel Ridicolo ; così nel Tatà dell’Andreina, come nel Prospero delle Zampe di mosca. Ebbe poi un’attitudine singolare a’dialetti, de’ quali mescolava alcune farse, come p. es. […] Va citata, come singolarità, la sua avversione ai versi ; tanto che si vuole mettesse in patto di scrittura di non mai recitar che in prosa ; la quale avversione gli venne forse da una cotal consuetudine di andare spesso e volentieri a soggetto.
Importa solo il sapere che due anni prima del 1516., come vuole il Voltaire, o del 1517. come risulta dall’osservazione del Zeno, la Sofonisba si rappresentò nella Patria dell’Autore. […] Or non essendo sicuri della loro specie, come poteva il Varchi compaparle con le favole del Ruzzante? come posporle a queste? […] Ma non so come l’Alamanni poteva tradurre una Tragedia Greca per noi perduta forse da due mila anni. […] Ecco come io informemente tradurrei questo breve squarcio seguendo esattamente l’originale.
Sia come si voglia, se V. S. si compiacerà di farmene degna, ben saprà come farlo, e le mi inchino di nuovo. […] Vi saluterò come corvo, poichè così volete, ma non vorrò già dire che voi siate il mal tempo. […] Et come ? […] Se nel recitare si hà come credo ad imitar l’uso del parlar familiare, giudicarei, che quel recitar cosi adagio, e con tardità come dite, togliesse il naturale al dire.
Esordì nell’arte comica in Compagnia di Antonio Sacco, e fu noto sotto il nome di Menghino degli Aldrovandi, per avere, prima di darsi all’arte, servito come impiegato in quella Casa Senatoria, come dice il Bartoli. A detta del quale anche fu generico di molto valore, sapendo rappresentar con valore così le parti comiche, come le serie e tragiche ; queste specialmente, chè il Farasmane nella tragedia di Radamisto e Zenobia sosteneva mirabilmente. […] Si recò dal Barsanti, e gli disse in tutta segretezza che aveva saputo da buona fonte, come il Sacco fosse risoluto di licenziarlo.