Il che fa rimettere alla memoria quel tal comico che prima della distribuzione di una commedia soleva dire : « se ghe xe un bel primo attor, lo fazo mi ; se ghe xe un bel caratterista, lo fazo mi ; se ghe xe un bel brillante, lo fazo mi ; se ghe xe un sbrufarisi (parte inconcludente) ti lo farà ti !!!
Averia gusto, che la fusse bruneta, perchè dise il proverbio : El bruno el bel non toglie, anzi accresce le voglie ; voria, che la gh’avesse do bei rossi vivi sul viso, la fronte alta, e spaziosa, la bocca ridente coi denti bianchi, e sora tutto do bei occhi negri, piccioli, e furbi. Una bela vita, un bel portamento, un vestir nobile, e de bon gusto, che la parlasse presto e pulito, e che sora tutto la fusse bona, sincera, e affabile e de bon cor.
Dopo di essere stata, giovinetta, nel Collegio Ratti di Bologna, preconizzata cantante, entrò in arte, dando subito le più belle speranze di sè colla figurina incantevole, col profilo delicato, coi capelli biondi e vaporosi, colla voce armoniosa, colla coltura non comune, coll’anima d’artista. […] Fra molte cose belle e gentili che improvvisò Felice Cavallotti sul feretro di lei, queste bellissime riferisco, le qualisintetizzano, come niuno potrebbe meglio, i grandi pregi dell’artista incantevole, squisita : Pierina Giagnoni era davvero una predestinata dell’arte.
con alqvante leg- giadre è belle Compositioni di detta Signora Vincenza. […] Che fosse nobile e ben nata ne poteano le sue belle creanze e i suoi leggiadri costumi Santi dar chiaro indicio…….. […] Era la signora Vincenza di statura piuttosto grande che no, e con tanta proporzione e conveniente misura eran situate le belle membra, che cosa si ben composta, altrove non fu vista mai. […] Qualor cortese in aprir gli occhi sei, le belle labra ove hanno Amore, e Gioco più caro seggio, e scopri a poco a poco perle, qual non han gl’Indi, o i Nabatei. […] Quel che il Tebro, Arno, Mincio, e il Ren non fero nelle cui belle rive il piede pose lasciandole al partir meste e pensose, ben potrà il Pò, che può tropp’egli in vero.
E me beata, che dal tuo bel lume qual la terra dal sol, virtute apprendo involandomi teco al tempo edace. […] Dimmi qual sì bel arco, Anzi amoroso artiglio, Ponesti al nero ciglio, Che prende l’alme e i cori in mezzo al uarco ? Ove prendesti l’oro, Con cui facesti il crine, Inuer opre diuine, Anzi del biondo Apollo il bel tesoro ? Saper anco uorrei, Quai sì lucenti stelle Furasti mai sì belle, Quando facesti gl’ occhi di costei. […] Se impallidisce il fior del tuo bel uiso Flora gentil, uago di quel pallore Si fa ghiaccio il mio core.
— Orsa bella, e gentile (1) — S’ hai ben d’Orsola il nome pur ne’ begli occhi, e nell’ aurate chiome (7) — Quest’ aurea fiamma oltre le belle bella (18) — Luce vostra beltà fra le fattezze (22) — Onde l’avorio tolse ? […] ch’in te mi par, che sia, beltà, c’ha del Celeste : Ahi che l’Orsa tu sei del Paradiso, che non può far Natura un si bel viso (34). […] — Non pinse Zeusi mai, nè pinse Apelle, nè quanti unqua fiorir Pittori industri, nè pingerà giammai co ’l gir de i lustri dotta man forme si leggiadre et belle. […] DEL CRIVELLATO (66) Fiamma gentil che dolcemente incendi L’alme, che non san far da te riparo, Ahimè, che troppo rigida t’estendi Mentre sfavilli nel bel lume chiaro Invisibil ne’ petti nostri scendi, Nudrita da pensier soave, & caro, Io per te sola incenerirmi sento Ardendo, & son del’arder mio contento.
[1] Uno spettacolo che riuniva tutte le vaghezze delle belle arti non poteva far a meno di non aggradare all’universale. […] Memore della sua antichissima gloria nelle lettere, e desiderosa di conservarla, essa fu quasi la sola che mantenesse nel secolo scorso le belle arti guaste per tutto altrove dal cattivo gusto dominante. […] In oggi per la scelta delle più belle voci e de’ più gran musici, per la magnificenza delle decorazioni e dei balli, l’opera di Petersbourg è la più compita di Europa. [12] Siami concesso però di riflettere che lo splendore, che le belle arti ai nostri sguardi tramandano nel clima della Moscovia non è che effimero e passaggiero. […] [NdA] Di Lui si conserva fra le altre cose questo madrigale degno di greco pennello: «Amour et la Raison un jour eurent querelle, Et ce petit Oison outragea cette Belle.
[Epigrafo] «Il faut se rendre à ce palais magique, Où les beaux vers, la danse, la musique, L’art de tromper les yeux par les couleurs, L’art plus heureux de seduire les cœurs De cent plaisirs font un plaisir unique.»
opera di Stefano Arteaga Socio dell’Accademia delle scienze, arti e belle lettere di Padova.
Poteva la Corticelli, a detta del Bartoli, aver luogo fra le più belle e meritevoli comiche che calcassero allora con bravura i teatri.
La morte del padre lo richiamò in Atene, donde non uscì più, troncando la carriera artistica ch’egli aveva abbracciata con tanta passione, e nella quale dava di sè così belle speranze.
Di lui fa menzione il Loret nella Muse historique del 31 marzo 1659 col distico seguente : Horace, en beau discours fréquent, faisoit l’amoureux éloquent.
La Baldigara, specialmente nelle così dette parti di forza, fu artista non delle peggiori ; a ogni modo, dava belle speranze di sè, quando la morte la colse nel 1824.
Il Bartoli lo incita a un più serio studio, e a un maggiore riserbo col bel sesso, potendo, per tal modo, « giungere — egli dice — ad acquistarsi in tutto quella pregevole fama, che ancora sull’ali librata si va pigramente arrestando, sino che un più lodevole stimolo di questo attore le faccia incessantemente più alto spiegar il volo. »
Da somiglianti saggi, che danno corpo alle idee e le pongono meglio in luce, potrà anche ognuno recarne un più fondato giudizio: vedere se elle sono praticabili o no; e se io non fo per avventura come colui il quale, dopo date le più belle regole del mondo sulla tattica, non sapeva poi far fare a diritta a una picciola mano di moschettieri. […] [Nota d’autore n. 20] «Il faut se rendre à ce palais magique, Où les beaux vers, la danse, la musique, L’art de tromper les yeux par les couleurs, L’art plus heureux de séduire les cœurs, De cent plaisirs font un plaisir unique.»
Abbiamo una stampa di questo costume, disegnata e incisa a Parigi dal Bel, che era un famoso disegnatore italiano. […] Il famoso disegnatore italiano le Bel non fu altri forse che Stefano Della Bella, e il costume di cui parla Riccoboni fu quello forse di Buffetto (V.
Pedretti Carlo, veneziano, e perlaro, si sentì attratto alla scena per modo, che, abbandonata un bel giorno l’arte sua per quella drammatica, si scritturò in una modesta compagnia, in cui riuscì egregio Tartaglia, maschera ormai abbandonata dopo la morte di Agostino Fiorilli.
In questa, una delle sue ultime e più belle interpretazioni fu della protagonista in Odetta di Sardou, che replicò acclamatissima per più sere al Teatro Alfieri di Torino.
E il patto fu mantenuto…. per cinque anni ; dopo i quali (1894) risolse di bel nuovo di cedere all’invito della grande sirena, e lasciati moglie e figliuoli in Italia, si recò nell’America del Sud, ove, prima a Buenos-Ayres, poi a Rosario di Santa Fè e a Montevideo, s’ebbe il più vivo dei successi. […] » Proprio così : la verità, la spigliatezza, la spontaneità gli mancano tal volta ; e come gli sarebbe agevole riacquistarle potè far fede la parte di Jago, recitata sotto la guida del padre con tal chiarezza e vivacità e sobrietà insieme, che la magnifica figura shakspeariana, troppo sovente fatta consistere in un artifizioso, leccato strisciar delle parole a viemmeglio insinuar la gelosia per vendicarsi o dell’ oltraggio maritale di Otello, o della superiorità di Michel Cassio, balza viva e saltante, quale essa è veramente : figura di cinico, egoista, maligno, calcolatore, sottile, feroce, che va diritto al suo scopo, serbando in quella sua servilità tutta la libertà del pensiero e dell’azione ; e, come al bel tempo, in cui la prima volta la incarnò il padre al Niccolini, è rivissuto nell’arte del forte scolaro tutto il genio selvaggio di Shakspeare.
Altra lettera abbiamo di tre giorni dopo, in cui ringrazia de' passaporti, e raccomanda con molto belle parole Federico Beretta che fa le parti di Capitano Spagnuolo, pubblicata al nome di questo comico (V.).
Fu inoltre nella Compagnia n.º 2 di Fanny Sadowski, diretta da Luigi Monti, da cui si sciolse il '76 per la morte della moglie, diventando di bel nuovo capocomico, e inaugurando il giugno di quell’anno il Politeama Alfieri di Genova. […] Mad. s’io vo dal patrone, volete ch'io mi leui di questo letto, o pure ho d’andarui cosi ignudo : horsu apritimi la porta, e fatemi lume, che gli è vn giorno di notte, che par di mezzo Agosto. o bel solaio alla sala del mio patrone ; ho patrona dite al messere, che non voglio leuarmi. […] Si si o bon tia al più bon rutori al più bel vrlador pr dir la to intintation, che sia ma vsci dalla scola d’Zezaron, potta d’Zuda, s’Roma perdes qstù, a mi la free po castrà da vera, va mit zo qste rob, e tua quel cha t’hò dit, e vsa bona salcizza da Vdine di gratia intorno à Fiora, che vaga a cà d’la sorella d’la patrona, sat Pocintesta garbat ?