Il signor Bettini dacchè è stabilita la Compagnia Reale fa sempre il primo amoroso giovine : e quantunque qualche cosa siasi sempre detto sul suo conto, si è sempre concluso che era il meno cattivo, e fu ed è il più ben pagato di tutti gli amorosi attuali nella Comica Italiana, quindi niuno mi ha mai detto di cangiarlo, bensì io più che altro in obbligo di conoscere i bisogni della mia Compagnia, ho cercato fra gli Accademici, se si poteva trovare uno che con decoro potesse servirgli di supplemento ; nei Commedianti era inutile cercarlo ; non ci è assolutamente : trovai, per mala mia ventura, il sig.
Bartoli che lo vide « circa il 1760 rappresentare con bravura la parte di Donna Aurora nella Gratitudine, commedia in versi martelliani del signor Abate Pietro Chiari. » Il padre di lui, di nobile famiglia veronese, costretto ad abbandonar la patria, si recò in Bologna, ove aprì un negozio di pelli stampate per calzature da donna.
Forse a codest’ epoca egli era con la Marzia Fiala, giacchè nella lettera di Bevilacqua, accennata al nome di Gerolamo Chiesa, e in data appunto del 9 aprile 1664, troviamo la frase : « il dottor Violone (non Chiesa) confermò sempre la parola di essere con Mario primo Inamorato della signora Marzia…. »
A Livorno (in quaresima del '22), la signora Perotti dovè pagare, all’oste della Pera, quaranta francesconi per tanti tordi mangiati dal Miutti, il quale era tenuto in ostaggio….
Fu scritturato dalla Duse per la sola parte di Armando nella Signora dalle Camelie nel suo giro di Germania e Russia ; quindi, per un triennio, da Irma Gramatica e Raspantini.
In una lettera del 1764 da Parigi a Stefano Sciugliaga, il Goldoni, alludendo alla distribuzione delle tre Zelinde, e precisamente a Tognina, la cameriera di Barbara, dice che se la Catrolli non volesse fare la seconda serva che è nella seconda e nella terza commedia, « si potrebbe far supplire ad una ballerina, o alla figlia della signora Rosa. »
Quando Goldoni cominciò a scrivere pel San Luca, scrisse per lui varie parti in dialetto, fra le quali il signor Alberto nell’Amante di sè stesso, ch'egli rappresentò egregiamente.
E sa il Signor Mattei quello che dice egli stesso? […] Qual nuova cosa ci ha rivelato la singolare erudizione del Signor Mattei? […] Ma quante e quante fiate si è ciò ripetuto a sazietà intorno a tre o quattro secoli prima che nascesse il Signor Don Saverio! […] Serassi cita in tal proposito una lettera del Tasso a Licino ed un’ altra al Signor Cristofano Tasso che trovansi nel vol. […] Non seppe questi fatti il Signor Andres, ovvero gli ha voluto dissimulare?
«Strana cosa (diceva il signor di Voltaire), che quasi tutte le nazioni abbiano prodotto poeti prima d’ogni altro scrittore». […] Veggasi la nobilissima Versione de’ Poemi di Ossian, fatta dal celebre Signor Abate Cesarotti sulla Traduzione Inglese di Macpherson, ed impressa in Padova nel 1763.
Risposta d’ Onofrio Paganini al suddetto Le tue dotte, Signor, rime festive sanno incantare ed obbligarsi i cori, tal che superbe le Castalie Dive vanno, a ragion, de'versi tuoi canori. […] E il tuo nome, o Signor, l’onde Tirrene rendan sempre immortal, qual per costume rend’io gli Eroi sull’erudite Scene.
Basti che intanto se ne citino alcuni, i quali, nella lor varietà dànno un’ idea ben chiara della morbidezza e vigorìa del suo talento : Stuarda di Schiller – Medea di Legouvé – Norma di D' Ormeville – Messalina di Cossa – Amleto di Shakspeare – Maria Antonietta di Giacometti – Suor Teresa di Camoletti – Teresa Raquin di Zola – La Signora dalle Camelie di Dumas figlio – Fernanda di Sardou – Adriana Lecouvreur di Scribe – Il Signor Alfonso di Dumas figlio – Le Gelosie di Lindoro di Goldoni – La Casa Nuova di Sardou – La Donna e lo Scettico di Ferrari – La Giorgina di Sardou – Il Casino di Campagna di Kotzebue – Antony di Dumas – La Vecchia e la Nuova Società di Feuillet – Il Codicillo dello Zio Venanzio di Ferrari – Giuditta di Giacometti…. ecc., ecc., ecc.
Il signor D'Origny (non voglio discuter qui l’errore dell’affermazione sua sulla maggiore o minor riuscita di una scena d’amore recitata da due amanti), ha voluto alludere alla special condizione degli Scherli, i quali, non sappiam bene per colpa di chi, ma forse di entrambi, essendo l’uno tutto dedito agli studi e taciturno, e l’altra incline alle esaltazioni…. e ad altro, visser quasi sempre separati. […] Le rime edite a Lucca furon precedute dalla pubblicazione di : Osservazioni sopra le stanze del signor Giulio Cesare Beccelli, nelle quali sostiene, che la Poesia possa più della Pittura.
Scioltasi la Pezzana dalla compagnia, egli continuò trionfalmente al soldo del Boldrini, facendo il giro del Brasile : ma perdutivi di febbre gialla il capocomico e la moglie signora Cappella, e il primo attor giovine Ernesto Colonnello, tornò in Italia, dove, il’ 75, fece società con Alessandro Salvini, per passare poi primo attore scritturato con la Paladini, con cui fu a Lisbona, applauditissimo.
Negli archivi di Stato e comunali della Baviera figura tra gli attori di Corte francesi una signora Falchi ; ma non si può affermare essere stata la moglie dell’arlecchino.
Quindi cominciò veramente a farsi popolare il nome di Angelo Marchetti, che fra le tante sue interpretazioni, ammiratissimo per castigatezza e slancio, diventò sorprendente in quella di Armando nella Signora dalle Camelie, colla quale, a fianco di Virginia Marini, il grande astro saliente, allora, formava il più bel duetto artistico che mai si potesse credere.
Se bene a ogni genere di lavori ella fosse esercitata, non esclusi Adriana Lecouvreur, La Signora dalle Camelie, Due Dame ed altro, assai meglio riuscì, per l’ indole sua, in quelli, ove fosser primo elemento il sorriso e la grazia, l’ingenuità e la monellerìa.
L'autunno dell’ '86 era a Torino, raccomandato da Sua Altezza al signor Marchese di Dronero ; e 1' '88 a Milano, ove gli furon pagate lire 740 dal tesoriere Zerbini (V. l’elenco di quest’anno al nome di Torri Antonia).
Al merito della valorosa signora | Angiola Sacco | Vitalba | prima donna della Compagnia de' Comici | al Teatro Formagliari | la primavera dell’anno 1766.
III) che la signora Savi era la prima attrice della Commedia italiana, e abitava con Zanuzzi al sobborgo di S.
Adunque Roma discacciò ne’ Retori, e ne’ Carneadi la doppiezza, e non, come sinistramente pensa il Signor Lampillas1, la Filosofia, la quale sin dal primo secolo di lei tralusse in Numa Pompilio, ammirato da’ Posteri al pari de’ Soloni, de’ Licurghi, de’ Zaleuci, per aver saputo ingentilire un Popolo feroce co’ riti religiosi, coll’ordine, e colle Leggi. […] Se questo non si potesse diffinire, se gli Scrittori lo stimassero assai più moderno, il Signor Agologista con troppa sicurezza, senza avere riscontrati gli originali, sulla fede de’ compilatori Cordovesi della Storia Letteraria, par che affermi esser certo, incontrastabile il commercio Fenicio in Ispagna anteriore all’epoca di Salomone. […] Poste tali cose, e riflettendo che nella stessa Storia Letteraria si confessi, che gli Autori profani non determinano il tempo, in cui i Fenici fecero in queste Coste i loro primi viaggi, come mai dice il Signor D. […] Lodi sostanziose, non meschine, non equivoche, non false, vogliono essere, Signor Abate Lampillas. Storia, Signor D.
A evitare conflitti o semplici malumori fra' due artisti, fu convenuta la seguente divisione di repertorio, da loro e dal direttore Domenico Righetti accettata e sottoscritta : Parti di spettanza del signor Rossi Parti di spettanza del signor Peracchi Caterina Howard Avviso alle mogli Cittadino di Gand Arturo Cola di Rienzo Bruno filatore Calunnia Bastardo di Carlo V Conte Hermann Battaglia di donne Clotilde di Valery Don Cesare di Bazan Duello al tempo di Richelieu Duchessa e Paggio È pazza Dramma in famiglia Francesca da Rimini (Lanciotto) Elemosina d’un napoleon d’oro Fornaretto Guanto e Ventaglio Foscari Innamorati Luisa Strozzi Mac Allan Maria Stuarda Maria Giovanna Marchese Ciabattino Presto o tardi Proscritto Ricco e povero Riccardo D'Harlington Ruy Blas Segreto Fortuna in prigione Signora di S.t Tropez Tutrice Stifelius Sorella del Cieco Tre passioni Mentre il Peracchi, come s’è visto al suo nome, scongiurava il Righetti perchè lo sciogliesse dal contratto, per non trovarsi con Ernesto Rossi che gli aveva mancato di fede, il Rossi in data 17 settembre 1851, scongiurava il Righetti allo stesso intento : ….. io ora vengo quasi ginocchioni a pregarti, a supplicarti per quanto hai di più sacro e caro su questa Terra, tanto pel mio interesse e per la mia quiete, quanto pel tuo riposo, a volere presentare questa lettera alla nobile Direzione, fare conoscere l’immensi danni che potrebbero avvenire tenendo due primi attori, non più amici fra loro, ma bensì accaniti nemici, il poco studio delle parti, le continue dispute, l’odio implacabile nel piacere più l’uno che l’altro, e forse, forse tante e tante altre dimostrazioni, che arrecherebbero anche l’intiero disgusto del Pubblico…. […] E il Rossi andò in compagnia, e mali umori certo ce ne furono, e invidie, e armeggii nascosti, come si può vedere da questo bigliettino anonimo del 5 maggio 1852 : Egregio Signore, Si esorta il signor Direttore della Real Compagnia a non voler più oltre defraudar le parti dovute all’ Esimio attore Giuseppe Peracchi col sostituirle all’attore Ernesto Rossi ; onde evitare qualsiasi disordine che in Teatro ne potrebbe nascere.
Ne’primi anni della sua scrittura, la Compagnia seguiva d’inverno la Corte a Varsavia, e v’era il signor di Breitenbauch incaricato dell’alloggio dei comici, i quali in codesto andare e venire tra Dresda e Varsavia eran diventati artisti nomadi come quelli d’oggidì.
Il veneziano Giornaletto ragionato teatrale d’allora così lasciò scritto : Quest’attore, figlio della rinomata signora Maddalena Gallina che nell’arte comica lasciò si onorevole ricordanza e che ora vive unitamente al marito ne’ proprj beni in vicinanza di Cremona, si è dato all’ arte malgrado le opposizioni de’suoi genitori.
Solerti, Il Teatro ferrarese) ; e alla recitazione del Sagrificio del Beccari, data in Sassuolo nel 1587 con prologo del Guarini, pel matrimonio di Pio di Savoja, Signor di Sassuolo, Modena, Vicenza, 1871 ; e che, morto il 1589, fu sepolto in Santa Monica di Ferrara.
Pare che e’ si sien fitti nell’animo di non mentire per conto niuno, di non volere a niun patto darla ad intendere all’udienza; e se ella per caso gli avesse mai presi in iscambio di Achille o di Ciro, che sono da essi rappresentati sulle scene, fanno ogni lor potere di trarla d’inganno e di certificarla, come disse un bello umore, che essi pur sono in realtà il signor Petriccino, il signor Stoppanino, il signor Zolfanello.
Ecco il sonetto a stampa per le faustissime nozze, dettato da certo signor Cricca : O caro Gattinel che bravamente dell’orefice eserciti il mestiere, e conoscere sai perfettamente le gemme false dalle gemme vere ; giacchè di prender moglie immantinente ti venne il tanto natural pensiere, vuò dirti ciò che può sicuramente farti felice in tutte le maniere. […] Il Pronosticante fanatico, Il Figlio del Signor Padre, Il duello alla Montagnola di Bologna, il Filippo, la Malvina, La famiglia Riquebourg, I Rustici, Sior Todero brontolon, ecc.
Ma egli si giustificò, dicendo a Cell e scrivendo al signor Franchi segretario di Cell : ….. […] Altra viva raccomandazione vi è del 5 marzo 1691 al signor Quaranta Caprara, perchè fosse di ajuto al Sacco nella riscossione di certo suo credito.
Ah non v'approdi, e in pria, Fatta signora di sè stessa, un detto, Un sospiro, un addio sciolga, e rimbombi Di nostre voci al suono alterno, e giunga Alle Valli del Serchio, e lo ripeta Del bel Tirreno ancor la riva e l’onda.
Nelle Nozze del signor Camillo ?
Oimè, ben mio, Mio sposo, mio signor, tua schiava io sono, Fa di me quel che vuoi. […] Signor, pietà, mercè, Non mi lasciare, oimè! […] La furia di Atila non disapprovata dal signor Montiano, mi sembra poi la cosa più sciocca e ridicola del dramma. […] Il signor Montiano affermava che in questa favola si rispettano le regole; ma per regole egli intende soltanto le unità di tempo o di luogo. Il signor Lampillas poco intelligente di poesia che volle parlar di drammatica, stimò questa Dido una tragedia perfetta.
SIGNORE La Storia Critica de’ Teatri scritta pochi anni sono dal Signor Dottore D.
Per la morte della brava prima donna, signora Negrini, la Compagnia si sciolse, e l’Alberti tornò in Lombardia, scritturandosi nella Compagnia comica di Gaetano Bazzi, una delle più accreditate d’Italia, che divenne poi la reale Compagnia Sarda.
e Areliari Teodora, coniugi e figlia, appartenevano il 1675 alla Compagnia del Serenissimo signor Duca di Modena.
Esordì colla parte del fratello vendicatore nel dramma : Prestatemi cinque franchi ; e tanto vi dispiacque, a cagione specialmente della pronuncia siciliana, accentatissima, che il Marchese Imperiali, deputato della sopraintendenza a quel teatro, ne volle cancellato il nome dall’elenco degli attori pel nuovo anno comico, rispondendo rigidamente a chi glie ne vantava le doti : « quando il signor Bozzo parlerà italiano potrà tornare al Teatro dei Fiorentini.
» Ella rispose : « Ahimè, quanto scheccherinata, signor mio.
La sera, dopo la prima rappresentazione, Yorick scriveva di lei nella Nazione : La signora Checchi-Bozzo ci riempi tutti di stupore.
Nel volume quarto di una miscellanea manoscritta di Firenze del 1761, gentilmente comunicatami dal signor Silvio Gonnelli, libraio antiquario, che ha per titolo : Suite de Recueil des Pieces Italiennes, Françoises, Angloises, Latines, Espagnoles, etc. tant en prose qu’en vers, trovo le seguenti Ottave di Gaetano Ciarli comico recitate da esso nel Teatro di via del Cocomero nella Commedia intitolata La Reginella, e nella Vedova scaltra, nelle quali faceva da Madre.
Alla cessione di Finocchio, aggiunge queste parole : Con tal occasione deuo dirle che conuenendo al presente far qualche permuta di simili soggetti per meglio aggiustare le compagnie, desiderarei ch’ella hauesse la bontà d’intendersi etiandio meco nella guisa che si pratica tra me, et il Signor Duca di Parma, mentre uariandosi alle uolte d’anno in anno li Comici, si proua maggior dilettazione e si dà campo agl’istessi di far più studio e riuscire assai grati all’Vditorio.
Stampò, come il maestro, disegni di riforma teatrale, e scrisse pel teatro L’articolo 130, Amore e sapere non hanno frontiere, Cercate l’uomo, Flirtation, Signor D’Albret, Lionetta e Bianca D’Oria ; applaudite alcune, altre discusse assai.
Luca, e ci fa sapere il Bartoli che inaugurò le recite di quell’autunno col rappresentar bravamente il personaggio del signor Gio.
L'Armando della Signora dalle Camelie, il Ferdinando della Celeste, lo Scoronconcolo della Notte a Firenze, e altre parti di varia indole ebbero in lui un interprete indimenticabile.
Quando nella Signora dalle Camelie il numero de' baci non potè più contarsi, si tentò di proibirli con la minaccia di proibir la recitazione del dramma ; ma fu invano : la Sadowsky continuò a baciare, e il pubblico ad applaudire.
La prima edizione fu quella di Aldo il giovane nel 1581 colla dedicatoria dell’autore al principe di Molfetta e signor di Guastalla Ferrante Gonzaga in data de’ 20 di dicembre 1580. […] Esercitossi parimente in questo genere la famosa Isabella Andreini padovana una delle migliori attrici italiane, che applicatasi alla poesia ne diede alla luce un saggio nel 1588 con una pastorale intitolata Mirtilla, la quale fu così ricercata che dal mese di marzo a quello di aprile se ne fecero in Verona due edizioni (se crediamo alle due diverse dedicatorie che vi si leggono) essendo stata la prima dalla stessa autrice dedicata alla marchesana del Vasto Lavinia della Rovere, e la seconda dall’impressore alla signora Lodovica Pellegrina la Cavaliera. […] Sotto nome di Flori egli pretese introdurre la signora Campiglia, come egli stesso a lei scrive, e sotto quello di Celia la signora Barbara Torelli, facendole fare insieme una scena in lode delle donne virtuose, ed in biasimo di chi non le ossequia. […] Odasi ciò che delle due pastorali italiane più celebri disse il signor di Voltaire: Enfin le goût de la Pastorale prèvalut. […] Vedi la lettera 241 scritta alla signora Campiglia, la 256 al sig.
La prima edizione fu quella di Aldo il giovane nel 1581 colla dedicatoria dell’autore a Don Ferrante Gonzaga principe di Molfetta e signor di Guastalla in data de’ 20 di dicembre 1580. […] Esercitossi parimente in questo genere la famosa Isabella Andreini Padovana una delle migliori attrici Italiane, che applicatasi alla poesia ne diede alla luce un saggio nel 1588 con una pastorale intitolata Mirtilla, la quale fu così ricercata che dal mese di marzo a quello di aprile se ne fecero in Verona due edizioni, essendo stata la prima dalla stessa autrice dedicata alla marchesana del Vasto Lavinia della Rovere, e la seconda dall’impressore alla signora Lodovica Pellegrina la Cavaliera. […] Sotto nome di Flori egli pretese introdurvi la signora Campiglia, come egli stesso a lei scrive, e sotto quello di Celia la signora Barbara Torelli, facendole fare insieme una scena in lode delle donne virtuose e in biasimo di chi non le riverisce. […] Odasi ciò che delle due nostre pastorali più celebri disse il signor di Voltaire: Enfin le goût de la Pastorale prévalut. […] Vedi la lettera 241 scritta alla signora Campiglia, la 256 al sig.
E chi era il Capitan Matamoros che vediam nel quadro dei Buffoni francesi e italiani (riprodotto poi dall’Huret nell’incisione che qui riferisco), di cui do nella testata la riproduzione, per gentil concessione del signor Rambaud, che fu anima dell’esposizione drammatica di Parigi (1896), e di cui non esistono che due esemplari : uno che è nel foyer della Comedia Francese, l’altro appartenuto già al signor De la Pilorgerie, che sarebbe, secondo il Baron de Wismes, di quello una copia ; ma anch’esso, a parer mio, originale ?
Di quella stagione il Beltrame Barbieri nel Capitolo XXXVI della sua Supplica ci dà la seguente notizia : Si trovava in Verona la Compagnia del Signor Adriano Vallerini Comico gentilhuomo di quella Città, Dottore et assai buon Poeta Latino, e volgare : e l’Eccellentissimo Signor Gouernatore di Milano inuitò quella Compagnia à dar trattenimento à quella Città ; i Comici accettarono l’inuito, et arriuati che furono, e fatto la prima Comedia, fu loro leuata la licenza dall’istesso Sig. […] Conte Marco Verità, con alcune annotazioni del signor Fulvio Vicomani da Camerino in alquanti dei Madrigali.
Ma mercé delle fatiche e ricerche del signor D. […] L’unica sua fortuna in tali fastidiosi rincontri é stata il poter affidare questo suo parto alle vostre mani, riveritissimo signor D. […] E mi prometto insiememente, che il signor D.
Sacro e possente Dio signor di Delo, Che risanando sgombri I perigliosi morbi, Te col cor tutto riverente onoro. […] Di grazia, signor Mattei, intendiamoci bene: gl’italiani hanno da’ greci «preso con felice successo tutto il bello», o han tratto «dalle loro miniere tutto il piombo, e lasciato l’oro»? […] Termina il nostro signor abate le Batteux questo parallelo, che non può estere né più giudizioso, né più vero, con attribuire alle nazioni il diverso carattere dei poeti. […] egregiamente il Signor di Voltaire. […] VI pag. 46, e mi é slato ultimamente sumministrato da un Letterato amico per consiglio del signor D.
Ma oh mio Signor Manfredini dolcissimo! […] Non può negarsi che il Signor Manfredini non legga con attenzione l’opere che vuol onorare della sua critica. […] Convien dire che gli occhiali con cui il Signor Manfredini guarda le cose abbiano la virtù di rappresentare gli oggetti al rovescio. […] Ecco la traduzione letterale dalla quale si è scostato un pò troppo il Signor Mattei: «Cose infami, inaudite, da farne stupire, inique, insopportabili! […] [NdA] Questo morbo non si stende al solo Signor Manfredini; ne sono compresi anche i letterati.
[Dedica] A sua eccellenza il signor D.
Al molto Illustre Sig. mio, Sig. e Padron colendissimo il Signor Antonio Francesco Facini, uno de’ Signori Tribuni della Plebe.
Sotto questo nome si nasconde Francesco de’Nobili lucchese, cancelliere del signor Fracasso di Sanseverino, e il più grande tra’ recitatori di commedie classiche nella prima metà del xvi secolo.
A. al signor Marsilio Papafava ; e poco dopo a Venezia raccomandato sempre da S.
Il Rossi nella pastorale citata fa dire a Bergamino che La Signora Vincenza i so cavai de bianc son trasmutad tutt in carbon.
Ha poste in Teatro alcune Rappresentazioni favolose del signor Co : Gozzi, che furono per l’addietro un solo pregio della Compagnia d’Antonio Sacco ; ed egli medesimo n’ha inventate, e dirette le tanto difficili trasformazioni.
Il ritratto che do qui, alcun po'ridotto, fu pubblicato a Roma del 1806 da Luigi Perego Salvioni, con in fronte il seguente sonetto : al merito sublime della signora ASSUNTA PEROTTI che con plauso universale ha sostenuto in roma nel teatro valle e nell’altro di apollo per più stagioni il carattere di prima attrice tanto nelle comiche quanto nelle tragiche rappresentazioni SONETTO Là su le piaggie apriche d’ Elicona avea Talia di propria man contesta nobil ghirlanda, e dicea lieta : or questa della PEROTTI io reco al crin corona ; Ma Melpomene allor : men chiaro suona forse il nome di Lei, se in regal vesta calza il coturno, e se feroce, o mesta, a terrore o a pietà gli animi sprona ?
» Con tuttociò, pare che il Barlachia, citato sempre ad esempio come recitatore, non fosse, come tutti i suoi colleghi di scena un’arca di scienza : e nel Consiglio villanesco del Desioso (Siena, 1583) il dialogo comincia col chiedere scusa, per essere l’autore rappresentante, non letterato : « Chi fa l’arte che fece il Barlacchia non può come gli sdotti arrampicare. » A pagina 432 delle rime del Lasca curate dal Verzone (Firenze, Sansoni, 1882) abbiamo le due seguenti ottave : IN NOME DI CECCO BIGI STRIONE Alto, invitto Signor, se voi bramate ch’il Bigio viva allegro, e lieto moja, la grazia, che v’ha chiesto, omai gli fate, per ch’egli esca d’affanni e d’ogni noja ; ei ve ne prega, se vi ricordate delle commedie, ove contento e gioja vi dette già, e spera a tempo e loco farvi vedere ancor cose di fuoco.
Nel 1716 era a Bologna, come vediamo dal sonetto che qui pubblico per gentile comunicazione del signor Pietro Pieri, antiquario di Roma, fedelmente trascritto da un foglio volante largo 40 centim., alto 58, che contiene in cima il presente ritratto.
Così il Kurz nel preavviso di tal commedia raccomandò la moglie all’ indulgenza del pubblico : « La signora Teresa Kurzin si mostrerà maestrevolmente in tutti quei caratteri che una perfetta attrice è capace di rendere.
Righetti, nel volume secondo del suo Teatro Italiano, « Ho riconosciuto – scrive – pochi attori, che più del signor Tessari studiassero di penetrare nel carattere del personaggio che dovevano rappresentare.
I Principi si opporranno riguardo al temporale (rispondono la Signora Sotte-Fiance e la Signora Sotte-Ocasion).
Il signor De Bastide indirizzò all’Andolfati, mentre dirigeva il Cocomero, una lettera, nella quale si discutevan queste tre leggi per un direttor di teatro : « 1. […] Quanto all’anno 1788 segnato dal Croce, qualcosa rimane a verificare, poichè l’Andolfati stesso nella citata lettera in risposta al signor De Bastide colla data del ’92, dice : « ….
Antonio Vestamigli : Ai meriti impareggiabili della Signora Lavinia Isola Comica Celeberrima Da una gemella prole ebbe il natale quella Roma, a cui dier le fasce Imperi ; e divenuta adulta a lustri interi partorille la fama aure immortali.
Comico egregio, che recitava nella prima metà del secolo xvii le parti di secondo Zanni sotto il nome di Bertolino, e di cui Niccolò Barbieri, detto Beltrame, nel Capitolo VII della sua Supplica, dice : Il Signor Nicolò Zeccha detto in Comedia Bertolino giouane di gran coraggio, e di qualche eccellenza nel giuocar d’armi, e nel danzare, ha riceuuto honore di seruir molte volte nella Caccia la Sereniss.
Ermenegilda Zucchini è una bella e forte artista, dotata di una rara pieghevolezza nell’afferrare e rendere i più vari personaggi, dalla grottesca suocera della pochade, all’austera signora della commedia inguantata.
Certamente nel saggio della poesia araba del signor Casiri inserito nella Biblioteca Arabico-Ispana, da cui Nasarre si prometteva tali monumenti, si dice nettamente, che gli arabi non conobbero gli spettacoli teatrali112. […] Vedasi intorno a questo teatro la lettera VIII del tomo IV del meritamente ben accolto Viage d’España del signor D.
Il signor Apostolo Zeno di conosciuta erudizione, probità, ed esattezza istorica, ricavò da varie cronache, che in Padova nel prato della valle si fece una rappresentazione spirituale nel giorno di Pasqua di Resurrezione dell’anno 1243, o 1244120. […] Millot, e ’l signor abate Tiraboschi nella Storia della Letteratura Italiana tom.
Fu anche voce comune che la chiusura del Teatro italiano nel 1697 (ritratta dal Watteau in uno splendido quadro che riproduco dalla superba incisione originale del Jacob), dopo la quale egli dovette andarsene in Germania, si dovesse alle allusioni mordaci da lui fatte alla Maintenon nella rappresentazione della Fausse Prude ; dopo le quali, il signor D’ Argenson, luogotenente generale di polizia, il 4 maggio 1697, accompagnato da gran numero di commissarj, si recò alle 11 del mattino al Teatro dell’ Hôtel de Bourgogne, e fece apporre i suggelli su tutte le porte, non solo di strada, ma dei camerini degli attori, ai quali fu vietato di presentarsi per continuar gli spettacoli, non giudicando più Sua Maestà opportuno di ritenerli a’ suoi servigi. Fra le tante versioni sul motivo della loro cacciata, vi è anche la seguente, che il Costantini stesso si affannò di raccontare al signor Gueullette.
D'una magrezza eccessiva, stordita e senza cuore, ispirò il seguente ritratto pubblicato in un libello verso il '79 : « Si può vedere presso la signora Bianchi, detta Argentina, via dell’Amante geloso (titolo d’una delle commedie del d’Hèle), uno scheletro che cammina, mangia, digerisce e dorme come una persona naturale. […] E chiudo con quest’altro, pur riferito dal Bartoli, « parto elegante – egli dice – di dottissima penna genovese, » dedicato Al merito singolare del signor Petronio Zanarini attore impareggiabile al Teatro di Sant’Agostino, nella Primavera dell’anno 1775 : Cingati omai de'suoi più verdi allori Apollo il crin, e con dorate piume spieghi la fama i tuoi veraci onori, della comica scena inclito lume.
Il signor Sumarocow d’una famiglia distinta é il primo autor tragico russo.
Di lei non abbiamo altre notizie che queste lasciateci dal Goldoni nelle sue memorie, che riproduco fedelmente per non sciuparle : …. la mia predilezione per le Cameriere mi fece fissare sulla signora Baccherini, ch’ era stata in quell’ impiego alla sorella di Sacchi sostituita.
Passò poi al servizio del signor Albergotti, secondo il Sand e il Des Boulmiers, e del Marchese Tangoni, secondo il D’Origny, in qualità di maestro di casa ; e si recò in Francia.
Francesco Bartoli le indirizzò il seguente sonetto : Alla Signora Caterina Manzoni Io, nel fiorir de' bei vostri anni acerbi sul picciol Ren per quella via vi scorsi, che a sottrarsi del tempo ai fieri morsi insegna, ed a' suoi fasti empj e superbi.
Il 24 gennaio 1797 ri recitò al Sant’Angelo Guglielmo e Carolina, dramma tradotto dall’Albergati ; e vi fu « illuminazione a giorno, perchè recitò il signor Martelli, ricuperatosi da una grave malattia. » (Teatro app.
Quando il Rossi tornò, egli restò colà, dove, perfezionatosi nella lingua, si fe' sentire, invitato dal signor Palmer, già impresario di suo padre, nel monologo di Amleto.
Sia poi che il nobile Fiorentino Ottavio Rinuccini (il quale fu gentiluomo di Camera di Errico IV re di Francia, e non commediante, come disse ne’ suoi Giudizj il Baillet ripresone a ragione da Pietro Baile) s’inducesse per l’ esempio del Vecchi a formar del dramma e della musica un tutto inseparabile in un componimento eroico e meglio ragionato, ovvero sia che le medesime idee del Vecchi a lui ed a’ suoi dotti amici sopravvenissero, senza che essi nulla sapessero del Modanese: egli è certo che il Rinuccini, col consiglio del signor Giacomo Corsi intelligente di musica, mostrò all’Italia i primi veri melodrammi eroici nella Dafne, nell’Euridice e nell’Arianna, i quali per l’ eleganza dello stile, per la felice novità musicale e per la magnificenza dello scenico apparato, riscossero un plauso universale. […] Bisogna dire che questi sieno i pretti originali degli eruditos à la violeta dell’ ingegnoso mio amico il signor Cadalso y Valle, e che appena leggano pettinandosi alcuni superficiali dizionarj o fogli periodici che si copiano tumultuariamente d’una in altra lingua, e che con tali preziosi materiali essi pronunziano con magistral sicurezza, che il canto rende inverisimile le favole drammatiche. […] Ma se non dee cantarsi quest’immagine piena di affetti attivi, tuttochè sappiasi che i Greci animarono colla musica tutta una tragedia, ci dica il signor Sulzer, quali cose sono da cantarsi senza offendere il buon senno, non dico in teatro, ma fuori ancora?
Nella lettera dedicatoria al molto magnifico ed onorando signor Gio.
Il Bartoli riferisce in sua lode il seguente sonetto caudato in lingua veneziana : Per la signora Diana bella ed eccellentissima Comica giunta in Reggio Zonta, che me xe sta la niova cara che in Rezo siè arivà, bella Diana xe corsa a sbatochiar la gran campana de Pindo la mia musa campanara.
Fu buon marito ; e dalla sua buona compagna, signora Graziosa, fu pietosamente assistito sino all’ultimo momento della sua vita.
LETTERA Scritta dall’Autore al Signor Abate Don Saverio Lampillas prima di pubblicarsi il suo Discorso. […] Io suppongo simile gusto, e temperanza nell’erudito Signor Lampillas.
Il più volte mentovato signor Andres osa collocare in questo secolo ancora, e mettere in confronto dell’Orfeo vero dramma compiuto e rappresentato, la Celestina, dialogo, come confessa lo stesso Nasarre, lunghissimo e incapace di rappresentarsi , di cui il primo autore Rodrigo Cotta appena scrisse un atto solo de’ ventuno che n’ebbe nel seguente secolo per altra manoa. […] Chiaramente da essa si ravvisa che dentro delle Alpi, dove appresero gli altri popoli a vendicarsi in libertà, e propriamente in Piacenza, in Padova, in Roma, colle rappresentazioni de’ Misteri rinacque l’informe spettacolo scenico sacro: che quivi ancora, e non altrove, nel XIV secolo se ne tentò il risorgimento seguendo la forma degli antichi coll’Ezzelino e coll’Achilleide tragedie del Mussato, e colle commedie della Filologia del Petrarca e del Paolo del Vergerio: che nel XV, il secolo dell’erudizione, continuarono a scriversi tragedie dal Corraro, dal Laudivio, dal Sulpizio, dal Verardo, e commedie dal Bruni, dall’Alberti, dal Pisani e dal Polentone, ed in volgare assicurarono alle italiche contrade il vanto di non essere state da veruno prevenute nel dettar drammi volgari, la Catinia, l’Orfeo, il Gaudio di amore, l’Amicizia, molte traduzioni di Plauto, il Giuseppe, la Panfila, il Timone: finalmente che gl’Italiani nel XIV e XV secolo nel rinnovarsi il piacere della tragedia non si valsero degli argomenti tragici della Grecia, eccetto che nella Progne, ma trassero dalle moderne storie i più terribili fatti nazionali, e dipinsero la morte del Piccinino, le avventure del signor di Verona, la tirannide di Ezzelino, la ferita del re Alfonso, la presa di Granata, l’espugnazione di Cesena.
Per dar giusta ed istorica idea dello stato della drammatica del XV secolo in Ispagna, ho voluto rileggere con somma pazienza quanto ne scrissero di passaggio o di proposito i critici e gli storici della nazione: ho voluto pormi di bel nuovo sotto gli occhi il prologo di Miguèl Cervantes, la dissertazione del bibliotecario Nasarre, i discorsi del Montiano, e del mio amico Moratin, il tomo VI del Parnaso Español del Sedano: non ho voluto trascurar di rivedere nè gl’ infedeli sofistici saggi apologetici del Lampillas, nè le maligne rodomontate e cannonate senza palla di Garcia de la Huerta, nè i rapidi quadri d’ ogni letteratura del Signor Andres. […] Chiaramente da essa si ravvisa che dentro delle alpi, dove appresero gli altri popoli a vendicarsi in libertà, e propriamente in Piacenza, in Padova, in Roma, colle rappresentazioni de’ Misteri rinacque l’informe spettacolo scenico sacro: che quivi ancora, e non altrove, nel XIV secolo se ne tentò il risorgimento seguendo la forma degli antichi coll’ Ezzelino e coll’ Achilleide tragedie del Mussato, e colle comedie della Filologia del Petrarca e del Paolo del Vergerio: che nel XV che fu il secolo dell’ erudizione, in latino continuarono a scriversi tragedie dal Corraro, dal Laudivio, dal Sulpizio, dal Verardo, e commedie dal Bruni, dall’Alberti, dal Pisani e dal Polentone; ed in volgare assicurarono alle Italiche contrade il vanto di non essere state da veruno prevenute nel dettar drammi volgari, la Catinia, l’Orfeo, il Gaudio d’amore, l’Amicizia, molte traduzioni di Plauto, il Giuseppe, la Panfila, il Timone: finalmente che gl’ Italiani nel XIV e XV secolo nel rinnovarsi il piacere della tragedia non si valsero degli argomenti tragici della Grecia, eccetto che nella sola Progne, ma dalle moderne storie trassero i più terribili fatti nazionali, e dipinsero la morte del Piccinino, le avventure del Signor di Verona, la tirannide di Ezzelino, la ferita del re Alfonso, la presa di Granata, l’espugnazione di Cesena.
Nelle brevi parole che precedono La Dalmatina, tragicommedia di cinque atti in versi, rappresentata in Venezia l’autunno del 1758, dice il Goldoni : La valorosa signora Catterina Bresciani ha sostenuto con tanto spirito e verità il carattere della Dalmatina, che ha meritato gli applausi di tutti, e specialmente degli Schiavoni. […] Pasquali) : Il popolo interessato per essa, non so se per il carattere che rappresenta, o per il merito singolarissimo dell’ eccellente attrice, la valorosa signora Catterina Bresciani, mi andava continuamente eccitando per una seconda commedia.
Il signor di Voltaire però, copiando la censura di Plutarco, o di Rapin, volle aggiugner del suo, che Aristofane non era né comico, né poeta; il che sembra detto con soverchia leggerezza. […] Nulla parmi che si possa aggiugnere a ciò che giudiziosamente adduce il signor De la Guilletiere o Guillet nella II parte della sua Lacedemone Ancienne et Nouvelle per confutar l’errore del Cragio, il quale hassi creduto, che gli spartani non avessero avuto spettacoli scenici, inducendo alcuni altri scrittori nel medesimo errore. […] Ecco ciò che ne dice il signor Palissot: «La Poétique de M. […] Fralle altre cose rare vi si trova paragonato con somma finezza di giudizio Aristofane a Catilina e a Narciso, e antiposto Lucano a Virgilio, il quale anche graziosamente viene accusato dal signor Marmontel di aver comparato Turno a un asino, comparazione che non rinviensi affatto presso il poeta latino. […] Uno de’ sintomi dello scadimento delle lettere in Francia é stata la pertinace e boriosa disputa insortavi nei secolo trapassato, e rinnovellata in sul principio del presente sulla preminenza fra gli antichi e i moderni sintomo alla quale così scriveva l’anno 1715 il signor di Brossette a Giambatista Rousseau: «Monsieur de la Monnoye me mande que toute la jeunesse est déclarée contre le divin poète Homère et que si l’Académie Française prenait quel quelque parti, la pluralité serait certainement pour M. de la Motte contre Madame Dacier».
Ve ne furono almeno dodici recitati e stampati, che qui recheremo, sebbene per esperienza io sia certo che neppure un solo vogliano vederne i Lampigliani, tra’ quali con rincrescimento sembraci che si debba noverare il Signor Andres. […] Aggiugneremo con pace del Signor Andres, che essa parimente prevenne le altre nazioni Europee in produrre i primi indubitati pezzi teatrali in lingua volgare (giacchè è piaciuto a quest’autore altro non potendo ricorrere a quest’asilo) nè solo coll’ Orfeo, ma con altri drammi eziandio, per cui vedere basterebbe agli apologisti oltramontani rileggere i nostri libri senza gli occhiali colorati di Plutarco. […] Volendo però io, per le strofette anacreontiche del Notturno, confessare spontaneamente (nel III volume della Coltura delle Sicilie pubblicato nel 1784) di essermi ingannato, avvenne che un modernissimo gazzettiere nostrale pretese che in sua coscienza io riposassi sulla prima asserzione del prelodato Signor Planelli. […] Anche il Signor Arteaga volle rilevar l’additato avviso del Planelli, del Tiraboschi e del Signorelli (nel t.
Odette, Amore senza stima, la Locandiera, Cavalleria rusticana, Fedora, Casa di bambola, Casa paterna, la Signora dalle Camelie, d’indole così disparata, ebber tutte, e molte di esse hanno ancora la più gagliarda e più vera delle interpretazioni. […] La signora Duse ha una recitazione tutta sua propria, piena di originalità e di colore individuale, che pare negletta, ed è studiata, che sembra faticosa ed è spontanea, che non stupisce e non colpisce per l’uso e l’abuso dei grandi mezzi, ma seduce, incanta, trascina per un certo profumo di verità, per un fascino sottile di naturalezza, per un fremito di passione che sgorga, irrompe e si propaga rapidamente nella massa degli spettatori. […] … E il 19 dello stesso mese, a proposito della Signora dalle Camelie : Quello che in genere è ammirevole nella signora Duse è il concetto che ella si va formando sempre nuovo delle parti che ella rappresenta ; è la maniera sempre nuova di esecuzione ; è l’odio manifesto a tuttociò che può farle acquistare una lode bugiarda, momentanea.
Battista Maresti in forma di ottavo, e dedicolla all’illma. signora Donna Lucrezia Pia Bentivogli.
Arriva intanto il Direttore, ne ride, scherza, fa carezze all’afflitta Signora.
E anche a lui si raccomanda perchè il signor Girolamo Pompei favorisca i versi che desidera di aggiungere alla sua Calliroe, avendo il bisogno di darla nuova a Venezia, poichè – aggiunge – in questa Dominante, se non si fanno cose nuove, e non vedute, non si fa mai bene il nostro interesse.
Rimase con la Internari due anni ancora, poi passò il '33-'34 nella società Domeniconi e Pelzet, pella quale fu pubblicato a Pistoja un opuscolo di versi, tra cui scelgo il seguente SONETTO al merito singolare del caratterista Signor LUIGI TADDEI Or che nube di duol par che si stenda di giovinezza sul celeste fiore, nè più il sorriso d’innocente amore nè più lieta l’avvivi altra vicenda ; bello di gloria e amor dritto è che splenda il raro ingegno che fa scorrer l’ore inavvedute e care anche al dolore con semplice e gentile arte stupenda.
Le prove certe di lui cominciano dall’estate del 1600, in cui lo vediamo col Frittellino Cecchini a Lione, dove si publica, a sua istanza, Il Postumio, comedia del signor I. […] A essa, come ho già detto, preluse con parole di molta lode Francesco Andreini, tra cui queste : Che il signor Flaminio Scala detto Flavio in Comedia, per non far torto all’ordine suddetto, e tanto da buoni filosofi lodato, nella sua gioventù si diede all’ esercizio nobile della commedia (non punto oscurando il suo nobile nascimento) e in quello fece tanto e tale profitto ch' egli meritò d’esser posto nel numero de' buoni comici, e fra i migliori della comica professione. […] Andreini poi spiega il perchè della pubblicazion delle Favole in Scenarj piuttostochè in disteso, nella prefazione di esse : Avrebbe potuto il detto signor Flavio (perchè a ciò fare era idoneo) distender le opere sue, e scriverle da verbo a verbo come s’usa di fare ; ma perchè oggidì non si vede altro che comedie stampate con modi diversi di dire, e molto strepitosi nelle buone regole, ha voluto con questa sua nuova invenzione metter fuora le sue comedie solamente con lo Scenario, lasciando ai bellissimi ingegni (nati solo all’ eccellenza del dire) il farvi sopra le parole, quando però non sdegnino d’onorar le sue fatiche da lui composte non ad altro fine che per dilettare solamente, lasciando il dilettare e il giovare insieme, come ricerca la poesia, a spiriti rari e pellegrini.
Giuseppe, e di tutti i Santi protettori ed Avvocati, acciò lo assistano nel punto estremo di sua vita, si apprende come dopo aver lasciato alla Carlotta Corazzi sua diletta consorte (sic) (era una nobile signora veneziana che sposò nel 1817, e dalla quale poi visse diviso) il medesimo trattamento che riceveva vivente il marito, e di avere nominato erede universale il figliuolo Alessandro ch’egli ebbe legittimamente dalla moglie, lasciasse otto scudi fiorentini al mese sua vita natural durante a Coriolano figlio naturale ch’ egli ebbe dalla signora Margherita della Rose, dimorante a Milano e presso un farmacista Cataneo, il quale prega vivamente di cure e assistenze speciali a detto figlio sinchè non sia pervenuto all’età maggiore.
Otello, Papà Lebonnard, Mia moglie non ha chic – Shylock, Morte Civile, Distrazioni del signor Antenore – Amleto, Bisbetica domata, Barbiere di Gheldria – Dramma nuovo, Burbero benefico, Tre mogli per un marito – Luigi XI, Kean, Michele Perrin – Nerone, Gerla di Papà Martin, la Zia di Carlo…. […] La pretesa che di punto in bianco il pubblico corresse a giudicar nell’Otello il grottesco protagonista delle Distrazioni del signor Antenore, era soverchia forse….
R. il Signor Duca d’Orléans, Reggente ; e sappiamo che Riccoboni, prima di partir dall’Italia e di stringere il patto, aveva indirizzato al Duca di Parma il seguente memoriale : 1° La Compagnia tutta supplica umilmente Vostra Altezza Serenissima di farle accordar la grazia di cui godettero i suoi predecessori, che niuna Compagnia italiana sia ricevuta a Parigi sotto alcun pretesto, quand’ anche tutti i Comici parlassero francese ; e sia generalmente vietato a qualsiasi altro di servirsi de' costumi delle Maschere del Teatro Italiano, quali dell’Arlecchino, dello Scaramuccia, del Pantalone, del Dottore e dello Scapino ; et anche del Pierrot, che, se ben francese, è nato dal teatro italiano. […] Nuovo Teatro Italiano, che contiene le commedie stampate e recitate dal signor Luigi Riccoboni detto Lelio.
Primieramente per maggiore esattezza il principio della Lettera scritta al Signor Lampillas leggasi come segue: “Un pubblico Professore di disciplina Ecclesiastica di Liturgia e di Riti ne’ Regj Studj di San Isidro già chiamati Collegio”.
Ma ecco, senz’altro, il documento : Serm. signor mio osserv.
I suoi nomi – dice il Regli – furon Francesco Giorgio Maria, ma egli assunse a Parma il nome di Augusto, quando la Duchessa Maria Luigia, vedova di Napoleone I, presentatale dal Bon l’edizione delle sue commedie, gli disse : Signor Augusto Bon non so come ringraziarla….
Il signor Eugenio Lombardi, direttore del Teatro Manzoni, ci diceva che allora gli capitavano dalle provincie vicine vaglia e lettere raccomandate di smaniosi che si assicuravano i posti per le repliche — fenomeno che non s’è più ripetuto.
Oggi egli è stato chiamato, dicono, ad aiutar nella direzione pel triennio '903-6 la signora Virginia Reiter.
Fu anche scritturato il '58 nella Compagnia Reale Sarda per fare tutte quelle parti di generico, di età avanzata, come parti di padre, tiranni generici in parrucca e senza, sia in tragedia che in commedia, ed altre simili che dall’Impresa o dal Direttore gli verranno affidate…………… attenendosi alla direzione del signor Gustavo Modena, o di chi sarà destinato : ed ebbe di stipendio 2400 lire.
Comico veronese del secolo xvi, recitava gl’Innamorati sotto nome di Orazio, e trovavasi a Parigi il 1584, nel quale anno pubblicò pei tipi di Abell’Angelliero, una pastorale, Fiammella, che dedicò all’illustrissimo et eccellentissimo Principe, il signor Duca di Giojosa.
Lei è il signor tale ?
Lo scopo della Poesia e dell’Eloquenza (dice ottimamente il Signor Raimondo di Saint-Marc) è di commuovere e dilettare; e la vera pietra di paragone de’ componimenti ingegnosi è l’impressione che fanno nell’animo de’ leggitori. […] Di quest’opera del Signor Marmontel ecco come favella M.
Non vi ha dubbio che la bellezza dell’ elocuzione sì nel verso, come nella prosa, imbalsimi sempre tutti i componimenti ingegnosi; ma nel genere comico richiedesi pur anche gran vivacità e piacevolezza, grazia e naturalezza, verità ed arte con un’ azione, una favola, e un vero ritratto de’ costumi del tempo: Un vers heureux & d’un tour agréable Ne suffit pas; il faut une action, De l’interet, du comique, une fable, De moeurs du temps un portrait véritable, Pour consommer cette oeuvre du démon, dice benissimo il Signor di Voltaire. […] Il n’y a que les connaisseurs, dice bene il Signor di Voltaire, qui fixent à la longue le mérite des ouvrages.
Lo scioglimento è seguito, si è ricuperato il biglietto, se n’è destinato il guadagno, e mentre lo spettatore attende di essere congedato, comparisce nell’ultima scena un nuovo personaggio, un signor Antonio, un amante di Carolina, e incominciano esami, discussioni, proteste di amore e disinteresse, e tutto così a bell’ agio come si farebbe nel mezzo della favola. […] Weiss satireggiò i primi dipingendoli nel carattere del signor Gergone, e ritrasse al vivo i secondi in quello del signor Rima-ricca.
Questi precetti, frutto di assidui studi e di lunga esperienza, vengono oggi in luce per cura della signora Marianna Righetti vedova Bazzi, a cui morendo trasmise il marito una preziosa eredità di affetti che per morte non si estinguono.
A fronte di Giuseppe Majani seppe farsi distinguere, specialmente quando nell’anno del 1762 rappresentò per molte sere il Cavaliere di spirito ovvero la Donna di testa debole ; e poi l’Apatista, ossia l’Indifferente, commedie del signor dottor Goldoni.
Il nome di Metembach, messo fra parentesi, trovo in una istanza a Sua Eccellenza il signor conte Cristiani, amministratore generale di Stato di Modena a dì 3 luglio 1748 : Geronimo Metembach, e Gaspare Raffi, condutori di una Compagnia di comici e servidori umilissimi di Vostra Eccellenza.
Il Mercurio di Francia così annunziava il suo esordire : Il (venerdì) 13 aprile (1725) il signor Romagnesi, nuovo attore e nipote di Cintio, comico famoso dell’antica Compagnia italiana, si presentò per la prima volta nella Comedia La Surprise de l’Amour (di Marivaux), e vi recitò la parte di Lelio con molta intelligenza.
Da una ricevuta del Martinelli rilasciata al signor di Beaumarchais, consigliere del Consiglio di Stato di S.M., abbiamo che alla Compagnia furon pagate 1800 lire, in ragione di 600 lire mensili. […] Parlando il Beltrame (op. cit., pag. 21) degli onori fatti a’ comici, dice : « Il Signor Gio. […] Il Signor Capitano DOMENICO ANDREINI fratello dell’AVTORE per la MADDALENA in Milano rappresentata. […] MILANO A Comici Fedeli la Maddalena Lasciva, e Penitente, rappre- sentando, fizzione dello stesso Signor Capitano Domenico Andreini Di lagrime ondeggiar l’orchestre piene vider gl’Insubri allora che MADDALENA in su FEDELI Scene e lasciva, e pentita, Or Satan, or GESU segue, ed adora.
Quindi ebbe a dire il signor di Saint-Evremond che nel commerzio de’ dotti «rarement on trouve des personnes de bon goût: ce qui fait que la connaissance des belles-lettres devient en plusieurs savants une érudition fort ennuyeuse».
Però statti con Dio, e ad altro pensati : nè sperar più di me, come de l’India farti signor, cosa fuor d’ogni termine.
Lebert » Luigi Bottazzi Enrico Debrì » Gaetano Benini Gustavo Chateni » Cesare Asti Deschamp » Luigi Zamarini Un servo » Cesare Angelini Indi avrà luogo la tanto graziosa Commedia d’un Atto tutta da ridere intitolata : AMORE E MISTERO nella quale agiranno la Signora Letizia Fusarini, i Sigg.
Questa compagnia di quasi tutti congiunti era amata ed apprezzata in Venezia, non solo per la bravura, ed abilità in tal mestiere ; ma per l’onesta e saggia maniera di vivere sotto la buona direzione dell’ onestissimo Raffi, e l’ottima condotta della prudente, devota, e caritatevole signora Lucia sua consorte.
Il signor Roscoe nella Vita di Lorenzo Medici osserva che il Rucellai preserva Rosmunda da i delitti di prostituzione e di assassinioa. […] Non seppe questi fatti il signor Andres, ovvero (che sarebbe peggio) gli volle dissimulare? […] In fine nella 346 scritta al signor Muzio Sforza a Venezia desidera che gli si mandi un esemplare della traduzione di Girolamo Moncelli del Cristo, avendo saputo di essersi stampata. […] Ora (egli dice) che il signor conte Pomponio Torelli vi ha fatta la strada collo stampare la Merope; la qual cosa confermò nelle lettere seguenti 19. e 20. […] E sa il signor avvocato Mattei quello che dice egli stesso?
Il signor Giovanni Andres nella P.
Delle poesie di lei vider la luce alcune Poesie musicali composte in diversi tempi, aggiunte alla prima edizione dell’Inganno fortunato, e una raccolta di rime, intitolata : Rifiuti di Pindo, edita in Parigi nel 1666, in 12°, sotto’l nome di Aurelia Fedeli, a proposito del quale si levaron dispute e contese fra’letterati : quello sostenendo che fu per semplice error di proto stampato Fedeli e non Fedele, cioè Aurelia, comica fedele ; questo immaginando che il nome di Fedeli sia quello d’un secondo marito, dovendosi escludere l’error del proto, il quale sarebbe stato continuato da lei e dal figlio di lei, che nelle sue liriche indirizza una poesia a Brigida Fedeli sua madre, a cui tien dietro subito la risposta della signora Brigida Fedeli, madre dell’autore.
La Compagnia di Flaminio era stata rotta dal signor Podestà di Galicano, e il Toschi dandone l’annunzio al Duca, e proponendogli il Napolioni, lo dice il Melio che calchi sena….
Onde rendere vieppiù completo e dilettevole il serale trattenimento verranno esposti tre Balli : uno di mezzo Carattere, e due Buffi diretti, o composti dal signor Domenico Turchi ; il primo di questi è intitolato : Il Proscritto Scozzese, il secondo Il Feudatario ossia le reclute, l’altro da destinarsi. […] E finalmente : Ella reciterebbe solo cinque volte alla settimana, in una sola produzione per sera in principio della serata con diritto di rifiutare quelle parti immorali sulle quali molte revisioni passano sopra, come Il Fallo, Dopo sedici anni, Dieci anni di vita di una donna, Stifelius, Clarissa Harlowe, ecc. : quelle parti insomma con le quali, per quanto sieno eseguite con dignità, è d’uopo sostenere una posizione imbarazzante verso il pubblico, e le quali il signor Righetti potrebbe far eseguire da chi meglio credesse.
quella di Shakespeare, che in quei tempi era come un tema di algebra dato per esame dal ministro Bonghi : e credo che anche in oggi vi sieno molti scolari, che torcono il muso a certi temi del signor Shakespeare. […] – disse a sè stesso – convengo di tutto, signor Rossi, lascerò le parti brillanti, farò il generico, il caratterista, il promiscuo e il tragico, ma non mi dica che io sono sproporzionato.
Il signor Gotsched chiama questi drammi precursori dell’opera italiana , perchè non seppe quante feste, serenate, cantate, pastorali e commedie su’ teatri d’Italia comparvero sin dal XV secolo, e nel XVI, prima che l’Alemagna conoscesse i drammi cantanti dell’Ayrer.
S. il Signor Duca suo padrone.
Trascelgo dall’Arlecchino Proteo, nel quale la Caterina Biancolelli esordì colla sorella Francesca, e il quale suggerì al signor Devizé l’articolo del Mercurio di Francia, che s’è visto al nome di Francesca, la scena dell’incendio che precede la parodia di Berenice, originalissima nella sua mescolanza delle due lingue.
Signor si, eccomi viuo da donero ; e s’io muoro mai più, che possiate essere castrato ; mi pareua hora dormendo, che haueuate perduto il ceruello, & che il mio per cercarlo era restato pegno per la vettura del cauallo alla Storta.
Se il leggitore conosce tali tragedie, non potrà non rimanere maravigliato al vedere in quella scrittura del Signor Mattei tutte le idee naturali scompigliate per lo prurito di dir cose nuove che al fine si risolvono in nulla. […] Non so adunque come l’anzilodato Signor Mattei affermi nella citata dissertazione alla pagina 210, che i nostri antichi traevano da quelle miniere (de’ tragici Greci) solo il piombo, e lasciavano l’oro. […] Or perchè quest’opportuno episodio parve tanto fuor di luogo e ozioso al Signor di Calepio? […] “Tutto (prosegue il Signor Le Batteux) vi si trova disposto come nella natura. […] Nè anche se n’è curato il Signor di Calepio cui sembra inverisimile che Antigone stando sulle mura di Tebe assediata potesse vedere e distinguere i personaggi del campo Argivo e le loro armature.
» Il marito di lei nel Ragionamento IV delle Bravure dice : « Se la signora Isabella, bella di nome, bella di corpo, e bellissima d’animo, non si risolveva di ricompensar la mia fede, ecc. […] » e più sotto : « restando adunque, voglio darne avviso alla mia Regina, alla mia Imperatrice, et alla Monarchessa delle donne belle e virtuose ; scriverolle una bellissima lettera ; e perchè la signora Isabella è donna strasordinaria, voglio ancora scriverle una lettera strasordinaria. […] E il Beltrame Nicolò Barbieri nel Capo VII della sua Supplica : Fra’ moderni del mio tempo, la Signora Isabella Andreini comica celebre per le opere sue che sono alle stampe, fu dalle lettere del Grand’Enrico quarto Re di Francia honorata con mansione amorevolissima, et decente ad ogni gentildonna. […] aggiungendo poi in una noticina in margine : « Intendo della Signora Isabella Andreini Padouana, morta in Lione, la maggior comica, che sia mai stata nell’ esercitio. […] Vogliamo noi, o signor Massimiano accettar questo cortese inuito ?
E tutto questo sarebbe da intraprendersi all’ombra di quella parte critica non conosciuta e detestata dall’Huerta come satira maligna, ma da me con predilezione amata e studiata, e che vorrei che sempre nelle mie opere risplendesse , a costo di esser perpetuo segno di tutti los papelillos del signor Vicente, di tutti i possibili opuscoli del signor Don Pedro, di tutte le biblioteche de los Guarinos, e di mille scartabelli teatrali di Ramòn La Cruz muniti di prologhi, dedicatorie, e soscrizioni.
[15] Parecchi drammi parte seri e parte buffi scritti con bella versificazione e con viste musicali ha lavorato il Signor Riniero de’ Calsabigi, i quali ponno vedersi nel tomo secondo delle sue opere. […] Tanto più che il carattere di Danao e delle Danaidi non ci vien dipinto dall’antichità cogli abborriti e tetri colori, con cui l’ombreggia il Signor de’ Calsabigi, presso al quale le figlie sembrano altrettante energumene sanguinarie e il genitore comparisce un perfido, uno spergiuro, un mostro; laddove nelle Supplicanti di Eschilo sì quelle che questo altro non respirano fuorché riconoscenza, umiltà, tenerezza e divozione verso gli dei. […] Però non ostanti i suoi talenti poetici, nonostante la dovuta stima ch’esige il Signor de’ Calsabigi per lo studio posto nelle cose teatrali di cui ci porge egli eccellenti saggi non meno nella citata dissertazione che nella sua lettera al Conte Vittorio Alfieri; bisogna pur accordare esser egli uno de’ principali corruttori del moderno musicale teatro. […] [18] Larga sorgente di poetica vena, gran rapidezza, e gran lettura di Metastasio appariscono nelle poche produzioni drammatiche stampate fra l’opere del celebre Signor Don Saverio Mattei, napoletano. […] [NdA] Degli elogi italiani ridotti a sonetti dice con molta grazia il celebre francese Signor Thomas nella sua storia degli elogi cap. 39 «Sono in materia di lodi la moneta corrente del paese.
“Strana cosa (diceva il Signor di Voltaire) che quasi tutte le nazioni abbiano prodotto poeti prima di altri scrittori”.
Serbo una vaga, pallida idea di quegli artisti, tranne più quà, più là, di Cesare Rossi, grandissimo nella parte di Cesare ; ma una assai chiara ne serbo di Luigi Bellotti-Bon, del quale una intera scena mi si confisse nel cervello, e colla scena l’impressione profonda che n’ebbe il pubblico : ….. la scena VIII dell’ atto I, in cui il Conte Carlo insegna al figlio Paolo il modo di salutar da cavallo una signora.
Certo : quando la signora dice alcuna parola in francese al sur Pedrin, quel comme ?
Da questo matrimonio nacquero due maschi, Vincenzo e Leopoldo, e una femmina, Teresa, che stette sempre a Venezia. « Sembrava – dise nell’Avocato Venezian – che i gavese serà bottega…. » co' rispetto parlando : Signor no !
Certamente nel Saggio della Poesia Araba del Signor Casiri inserito nella Biblioteca Arabico-Ispana, da cui Nasarre si prometteva tali monumenti, si dice nettamente che gli Arabi non conobbero gli spettacoli teatrali196. […] Non fu tragico Anassandride, come lo stimò il Signor Andres nel parlar rapidamente di ogni letteratura, ma comico della commedia mezzana, secondo Ateneo, ed in essa, e non nel teatro tragico, introdusse le deflorazioni e le avventure amorose. […] Vedasene il II discorso della Tragedia del Signor Montiano.
Quand’era a’ Fiorentini di Napoli, nel ’65, Alessandro Dumas figlio, recatosi dopo la rappresentazione della Signora dalle Camelie, sul palcoscenico, disse alla Cazzola : « Io mi inginocchio dinanzi a voi. La Nazione Francese sarebbe orgogliosa di avere una tanta artista ; ed io sarei ben fortunato se avessi nel mio paese un’interprete come voi…. » Nè solo nella interpretazione della Signora dalle Camelie, ma in quelle ancora del Cuore ed Arte, dell’Adriana Lecouvreur, della Pamela, della Gabbriella, dell’Elisabetta, della Battaglia di donne, della Piccarda Donati, dei Gelosi fortunati, della Pia de’ Tolomei, e di cento altre opere o tragico-romantiche o drammatiche o comiche, non ebbe chi la uguagliasse, nè chi le si accostasse. […] Chi la ricorderà nella Vita color di rosa, nella Donna in seconde nozze di Giacometti, e nella Signora dalle Camelie ?
Lo scioglimento è seguito, si è ricuperato il biglietton, se n’è destinato il guadagno, e mentre lo spettatore attende di essere congedato, comparisce nell’ultima scena un nuovo personaggio, un signor Antonio amante di Carolina, e incominciano esami, discussioni, proteste di amore e disinteresse, e tutto così a bell’agio come si farebbe nel bel mezzo della favola. […] Gergone, e ritrasse al vivo i secondi in quello del signor Rima-ricca.
Come entrano questi dentro a una città, subito col tamburo si fa sapere che i Signori Comici tali sono arrivati, andando la Signora vestita da uomo con la spada in mano a fare la rassegna, e s’invita il popolo a una comedia, o tragedia, o pastorale in palazzo, o all’osteria del Pellegrino, ove la plebe desiosa di cose nuove, e curiosa per sua natura subito s’affretta occupare la stanza, e si passa per mezzo di gazzette dentro alla sala preparata ; e qui si trova un palco posticcio : una Scena dipinta col carbone senza un giudizio al mondo ; s’ode un concerto antecedente d’Asini, e Galauroni (garavloni) ; si sente un prologo da Cerretano, un tono goffo, come quello di fra Stoppino ; atti rincrescevoli come il mal’anno ; intermedij da mille forche ; un Magnifico (pag. 180) che non vale un bezzo ; un zanni, che pare un’oca ; un Gratiano, che caca le parole, una ruffiana insulsa e scioccherella ; un innamorato che stroppia le braccia a tutti quando favella ; uno spagnolo, che non sa proferire se non mi vida, e mi corazon ; un Pedante che scarta nelle parole toscane a ogni tratto ; un Burattino (pagg. 181, 183), che non sa far altro gesto, che quello del berettino, che si mette in capo ; una Signora sopra tutto orca nel dire, morta nel favellare, addormentata nel gestire, ch’ha perpetua inimicizia con le grazie, e tiene con la bellezza diferenza capitale.
Per la qual cosa non ebbe torto il signor di Voltaire in asserire, che questa singolare e troppo ardita commedia tratta dalla Scuola delle Donne di Moliere, se volete non è scuola di buoni costumi, ma sì bene di spirito e di buon comico.
L’erudito e gentil Cavaliere il Signor Conte Catanti possiede tre commedie originali Cinesi impresse nella China, le quali nel 1779 si compiacque d’inviarmi da Pisa a Napoli sulla speranza che avessero potuto quì tradursi e pubblicarsi colla mia assistenza.
Il materiale da adoprare era perciò già copioso, e a questo ha recato nuovo accrescimento il signor Rasi con proprie ricerche, specialmente d’archivio.
E nelle notizie che seguono l’Oracolo tradotto dal Cesarotti (Venezia, 1797) : A quel meraviglioso accoppiamento di comici pregi, che forma nella signora Anna Fiorilli-Pellandi il prodigio della declamazione scenica, dee unicamente l’Italia la presente egregia traduzione che col nostro mezzo comparisce ora la prima volta alle stampe.
A questo infatti, col mezzo del signor di Rohan suo cugino, allora in Firenze, fece, il 21 dicembre '99 da Parigi, l’invito formale di recarsi nel suo regno, promettendogli ogni buon trattamento : e l’invito fu accettato per la Pasqua vegnente, e il Duca Vincenzo I il 19 aprile raccomandava con ogni calore al Duca d’Aiguillon e al Duca di Nevers i suoi bonissimi recitanti.
Fu poi scelta Verona, d’onde il 10 agosto si raccomanda al Graziani perchè, dovendo la Compagnia andare a Venezia il novembre, il signor Marchese Bentivoglio le ottenga per l’ottobre il teatro di Ferrara con qualche Emolumento dal’affittatore del detto Teatro, che sia almeno per le case franche per tutti : e che anche siano fatto franchi dal dare bolettini a sia chisisia, e quelli ordinari della Dogana siano ridotti ad un numero ragionevole ; e perchè non è ordinario l’essere Comici in tal tempo in quella Città, è necessario che il detto sig.
Addio, signora Annetta. […] Annetta propone un nuovo partito per la figlia, il signor Fabrizio Stomaconi. […] In Torino il signor Alberto Nota coltiva la comica poesia non senza felicità. […] Ah Signor, morì Adelvolto. […] Il signor Martino di Valenza ben presto uscì dalle Spagne e compose alcune musiche in Napoli ed altrove.
Le commedie da noi chiamate antiche, avute dal signor Marmontel in pensiero e non mai sotto gli occhi, sono, per quello che si stà narrando, frutti per la maggior parte del secolo XVI. […] E con tal conoscenza de’ costumi italiani ha stabilito il suo filosofico principio della nostra commedia il signor Marmontel? […] Essa fu tradotta in francese dal celebre Giambatista Rousseau, encomiata per l’intreccio e per lo vero comico dal signor di Voltaire, e ammirata da m. […] Dalla lentezza e languore attribuita loro dal signor Andres, che è la frase che egli adopra per intingolo perpetuo in parlar del teatro italiano, apparisce che egli parlar volle (il dirò pure) di una provincia che non aveva visitata. […] Sono in essa posti alla berlina due personaggi ridicoli, cioè un Sanese scempiato che viene in Roma per farsi cardinale, imparando prima ad esser Cortigiano, da che nasce il titolo della commedia, ed un signor Parabolano Napoletano sciocco vano ed innamorato aggirato da una ruffiana, e da un furbo suo servidore.
Cazalbigi, Dissertazione di Ranieri de’ Calsabigi, dell’Accademia di Cortona, su le Poesie Drammatiche del Signor Abate Pietro Metastasio, in Poesie del Signor Abate Pietro Metastasio, Paris, Vedova Quillau, 1755, t. […] Cazalbigi, Dissertazione di Ranieri de’ Calsabigi, dell’Accademia di Cortona, su le Poesie Drammatiche del Signor Abate Pietro Metastasio, cit.
Brighella Questo, Signor, xè un Zagno da vu recorso in fretta, sol, perchè ’l meschinel nol fa vadagno, e non ha soldi da comprar la Bretta ; ma con supplica fresca, la maestà zagnesca prega, per impetrar gratia sì cara, de poderse introdur ne la zagnara. […] In fondo di tra le tende, sbucan due tipi, probabilmente la Signora Lucia e Trastullo ; e a’fianchi del palco si veggon teste di spettatori intenti.
Il signor Gottsched chiama questi drammi precursori dell’opera italiana, per non aver saputo quante feste, serenate, ed altre cose cantate ne’ teatri hanno preceduto almeno d’un secolo e mezzo ai drammi cantanti alemani.
entendiendo que la mayor parte de nuestros reynos no hubieron Fuero (intende il castigliano antico il signor Lampillas?) […] Ecco come nelle leggi spagnuole trovansi stabiliti i duelli derisi come proprii dell’Italia dal signor Lampillas che ci permetterà di dirgli, che de’ fatti di sua casa tanto sa egli quanto un Otentotto. […] «A provarlo (egli dice) si posson recare alcuni bei monumenti tratti dagli Statuti della Compagnia de’ Battuti di Trevigi eretta nel 1261, e pubblicati dal più volte lodato signor conte canonico Avogadro (nelle sue Memorie del beato Errico p.
Dennis si offende, dice Johnson (e Dennis, signor Sherlock, era anche nato in Inghilterra) perchè Menenio senator di Roma faccia il buffone; e Voltaire crede che sia violar la decenza il dipingere che fa nell’Hamlet l’usurpatore Danese ubbriaco, Ma Shakespear sacrifica tutto alla natura, e alla verità. […] Quando vuole essere oratore (attento, signor Martino) diviene freddo e snervato; imperciocchè allora egli è grande quando si contiene nella natura… Esprime sovente di una maniera ingarbugliata un pensiere comune, e cela una picciola immagine in un verso pomposo… Quando vuole intenerire dipingendo la grandezza che ruina, o l’innocenza che pericola, più sensibilmente manifesta l’ineguaglianza del suo ingegno. […] Adunque non è punto vero ciò che afferma il signor Martino, che in Inghilterra non vi è stata mai una voce sola contro Shakespear; non è punto vero che quivi sono tutti ciechi adoratori non meno delle bruttezze, che delle bellezze di lui.
Era per ciò che il signor di Voltaire ben diceva: il n’y a que les connoisseurs, qui fixent à la longue le merite des ouvrages . […] Cicerone, Tacito, Plinio anche evidentemente discordano dal sentir del riputato Piemontese signor Denina. […] Notava il signor di Voltaire in tal tragedia come un principal difetto, che non produce interesse, al suo dire, in pro di veruna persona. […] Eccellente è la scena della dichiarazione di amore fatta da Fedra ad Ippolito; ed il signor Racine che l’ha presso che interamente trascritta nella sua Fedra, ne ha renduta meno vivace l’introduzione.
Con l’aggiunta delle riflessioni d’un Imparziale precedute da una Lettera del medesimo Signor Gratarol. 1781. […] — Oratione in morte della divina Signora Vincenza Armani — comica eccellentissima.
Il signor Denina par che abbia scritte le ultime sue cose in fretta, fermandosi sul primo pensiere senza esaminarlo, come può comprovarsi con varie osservazioni sull’indicato Discorso, e sul Proseguimento delle Rivoluzioni d’Italia.
Il signor Mercier nell’Indigente confuse le tinte de’ caratteri comici colle tragiche, dando al suo dramma un portanento di somma tristezza senza bisogno.
La signora Valery mi mandò della biancheria e un abito di lana nera ; la cosa fece chiasso in città ; furono fatte solenni esequie, e baciata un’ultima volta la povera morta, la deposi nella tomba vicino al figlio ed al fratello.
Non direste che vogliano ancor sul teatro comparir que’ tali, che sono, che si facciano uno scrupolo di mentire al pubblico e (come diceva a questo proposito graziosamente il più volte lodato Benedetto Marcello) che abbiano timore non l’udienza prenda in iscambio il Signor Alipio Forcone e la Signora Cecilia Pelatutti col principe Zoroastro e colla regina Culicutidonia? […] Così almeno la intendeva il gran Metastasio, il quale in una lettera diretta al Signor Mattei napoletano si lagna vivamente di cotale abuso: «Qualunque sia, ei dice, cotesto mio povero dramma non crescerà certamente di merito fra le mani de’ presenti cantori ridotti per colpa loro a servir d’intermezzo ai ballerini, che avendo usurpata l’arte di rappresentare gli affetti e le azioni umane meritamente hanno acquistata l’attenzione del popolo, che hanno gli altri meritamente perduta; perché contenti di aver grattato le orecchie con una sonatina di gola nelle loro arte, il più delle volte noiose, lasciano il peso a chi balla d’impegnar la mente e il cuore degli spettatori.» […] L’altro argomento mi vien somministrato dall’illustre Metastasio e da Monsignor Pav in varie lettere scritte al Signor Saverio Mattei napolitano, Ognuno sa quanto fossero grandi i teatri degli Antichi. […] A quest’argomento rispondono il Signor Mattei nelle citate lettere, e dopo lui l’abbate Eximeno nell’opera altre volte citata dell’origine, progressi, e decadenza della Musica, che oltre i teatri grandi e scoperti v’erano in Roma nel tempo del suo gran lusso altri più piccoli, i quali erano coperti, dove il popolo poteva godere, e infatti godeva, di musica più delicata e gentile simile alla nostra.
Bartoli – della medesima Cristianissima Maestà, la quale degnossi di raccomandarli alla Signora Marchesa Caterina Martinenghi Bentivogli per agevolare ad essi il religioso loro collocamento.
In questo momento Tina Di Lorenzo si trova in Russia, ammirata e festeggiata nei più forti lavori del repertorio moderno, quali : Magda, Signora dalle Camelie, Fedora, Seconda moglie, Adriana Lecouvreur, ed altri.
Mangia come un studente, Beve come un Tedesco, Come un signor di mille cose chiede, Cinguetta al pari d’un ben grasso erede. […] Oimè, ben mio, Mio sposo, mio signor, tua schiava io sono, Fa di me quel che vuoi. […] Ah per sì caro Nome che meritai qualche momento, Signor pietà, mercè, Deh non lasciarmi, oimè! […] Pietà, signor, quel miserabil vecchio Pensa qual resterà, quando l’infaustæ Novella a lui del mio destin pervenga. […] Signor, pietà, mercè, Non mi lasciare, oimè!
Dagl’informi presi ricava l’Abate esser quella la dimora de’ Conti di Haraucourt, de’ quali Teodoro è l’unico rampollo, e trovarsi oggi tutti i beni di tal famiglia in potere di un signor Darlemont zio materno, e tutore di Teodoro, il cui nome era Giulio; essendosene posto in possesso presentando un certificato della morte del legittimo erede. […] In fatti il signor Eximeno nel suo libro Origine e progressi della Musica, afferma che i commedianti (Francesi) pajono energumeni, che ad ogni atteggiamento vogliono staccar le braccia dal corpo, ed esprimono un affetto di pena colle contorsioni, con cui potrebbe un ammalato esprimere un dolor colico . […] Il signor Clement nelle sue Osservazioni critiche sul poema della Declamazione teatrale di Dorat scrive ancora: «Io vorrei coperti di ridicolo i nostri attori ossessi, i quali caricano tutto, e non sanno parlare se non per convulsioni, e fanno patire chi gli ascolta per gli strani loro sforzi di voce e pel dilaceramento del loro petto.»
…………… Signor, non ho denari, e ’l mio Destino padre mi fa di povera famiglia, che spesso dà molestia al suo vicino ; ho tra l’altre una mia picciola figlia, che co’ suoi modi pargoletti in fasce un’ Aurora bambina rassomiglia.
Tanto più che a cotal impegno si è soddisfatto egregiamente dal Signor Riniero de’ Calsabigi in una dissertazione sulle opere drammatiche di questo poeta, alla quale non può forse altro difetto apporsi se non quello che già fu apposto ad un greco pittore, il quale dovendo far il ritratto di Antigono re di Macedonia ch’era mancante d’un occhio il dipinse con ingegnosa adulazione da una sola banda acciò che guardandolo gli spettatori, ammirassero le maestose sembianze senza punto accorgersene del difetto dell’originale. […] Alla quale interrogazione ei risponde: «Tutto o Signor: le ceneri degli avi, Le sacre leggi, i tutelari numi: La favella, i costumi: Il sudor, che mi costa: Lo splendor, che ne trassi: L’aria, i tronchi, i terren, le mura, i sassi.» […] [32] Mosso da tali ragioni il Signor Sherloc irlandese in un libro italiano, il quale ha per titolo Consigli dati ad un giovine poeta, non ha dubitato di asserire che Metastasio fosse il maggior poeta che abbia mai veduto l’Italia dirimpetto ancora all’Omero ferrarese. […] Ma dall’altra parte egli è vero altresì che quanto è più difficile a dipinger bene l’anima combattuta di Regolo che il corpo ignudo d’Olimpia, la clemenza sublime di Tito che i colpi di Mandricardo, la situazione di Temistocle nella reggia di Serse che le pazzie del Signor d’Anglante per le campagne; quanto è più pregievole strappar dal cuore gli affetti che descrivere i palagi incantati, penetrare ne’ più intimi nascondigli dell’animo umano che crearsi un mondo fantastico nel globo della luna, far parlare ed agir la natura che scioglier pazzescamente la briglia alla immaginazione; quanto è più utile richiamar il bel sesso col mezzo d’una incantatrice eloquenza alla imitazione di Beroe e d’Aristea che il prostituire i più trillanti colori della toscana poesia dipingendo gli osceni atteggiamenti di Fiammetta, e di Alcina, l’intrecciar cogli eterni fiori della virtù il talamo coniugale di Zenobia, e di Dircea che l’avvilir la dignità d’un poema cogli infami racconti di Medea e di Argia, il rapir dal crine le sue rose alla voluttà per incoronare l’innocenza che il sacrificar questa ad ogni passo sull’altare della dissolutezza; quanto è più interessante un poeta che soddisfa nel medesimo tempo a più facoltà dell’uomo che un altro che non soddisfa se non a poche, uno che rinforza e riunisce i piaceri di tutte le belle arti che un altro che diletta col solo mezzo della poesia, uno che alle difficoltà del genere drammatico accoppia quelle che nascono dalla influenza della musica e della prospettiva sulla tragedia che un altro il quale ne schernisce ogni poetica legge, ne deride ogni esempio, e ne soverchia ogni regola, tanto più il paralello fra Metastasio ed Ariosto divien favorevole al primo. […] Il Signor de’ Calsabigi, che nella dissertazione altrove citata ha voluto dileguar quest’accusa, ha destramente sfuggita la difficoltà cambiando l’aspetto della quistione.
Il leggitore imparziale da se giudicherà tra Racine ed Huerta a qual de’ due meglio competano i gentili elogii d’ignoranza, d’imbecillità, di meschinità, d’incapacità che lo spagnuolo declamatore temerario profonde a larga mano sul tragico francese; e meglio se ne assicurerà allorchè getterà lo sguardo su i componimenti drammatici del signor Vincenzo, che sembra una immonda arpia di Stinfalo che imbratta e corrompe le imbandite mense reali di Fineo. […] Il signor di Voltaire ottimo giudice così si esprime in-tal proposito: C’est la diction seule qui abaisse Campistron au dessous de Racine… Il n’y a que la poèsie de style qui fasse la perfection des ouvrages en vers.
Il vivace e pittoresco Signor Abate Bettinelli gran difensore del poeta ferrarese13 dimanda perché invece del «Chiama gli abitator dell’ombre eterne» del Tasso non recansi in mezzo a provare la robusta asprezza della lingua italiana tante altre stanze dell’Ariosto ricche d’evidenza e di suono al paro di quella. […] Il Signor D’Alambert pretende che siffatta indifferenza per la recita e per il canto sia un difetto nell’opera italiana16.
Prima di passare alle tragedie dell’istesso signor Bettinelli, fa mestieri mentovare le tragedie latine composte nel secolo XVIII per lo più da’ gesuiti. […] La Zaira fu tradotta dal riputato Gaspare Gozzi, appresso dal conte Alessandro Pepoli, ed allora che io era in Milano dal signor Torti con felicita, ma non si è impressa che io sappia. […] Chi volesse quì vedere indicato un saggio del valor tragico del signor Monti, legga nella scena settima del III e nell’ultima dell’atto V i frammenti che dipingono lo spettro. […] Abbiti questo, Signor, nè d’altro ti curar. […] Nella Lombardia fiorisce attualmente il Segretario della Società di Scienze, Lettere ed Arti di Brescia, il signor Luigi Scevola da più anni Vice-Pibliotecario della R.
Signor che brami? […] Signor che brami? […] Pezzi il Signor di Porcognacco del medesimo; di Gaetano Faini le Furberie di Scapino del medesimo; del sig. […] Ah signor, morì Adelvolto. […] Nè il Calsabigi dovea ignorare che tal catastrofe fu introdotta in teatro colla Inès de Castro del signor La Mothe; che fu ripetuta nell’Agnese del sig.
Il signor Bettinelli sa pur troppo a suo costo di chi quì favelli l’Amico di Venezia.
Parvero, è vero, al signor di Marmontel le commedie spagnuole meglio intrecciate delle italiane e noi rispetteremmo ciecamente il suo giudizio, se avesse egli mostrato di aver letta alcuna delle buone commedie erudite dell’Italia.
Il signor di Crebillon nato in Digione l’anno 1674 e morto in Parigi nel 1762, è il primo tragico francese che in questo secolo possa degnamente nominarsi dopo Pietro Corneille e Racine. […] Ma il signor Collè dotato di gusto migliore gli avvertì che tali amori raffreddavano argomento sì tragico. […] Non a torto però Palissot lodava la versificazione di questo scrittore, cui il signor di Ferney non accordò la sua protezione. […] Prima di far parola de’ tragici componimenti prodotti sulle scene della Francia nel formarsi la Repubblica Francese, convien parlare di un altro tragico nato in Parigi, cioè del signor di Belloy morto nel 1775.
Le altre di lui commedie più pregiate sono l’Amore in un Bosco, rappresentata sul teatro di Londra nel 1762, il Gentiluomo maestro di Ballo, e l’Uomo Franco, tradotta e imitata dal signor di Voltaire nella Prude, o Gardeuse de Cassette.
Certamente nel Saggio della Poesia Araba del signor Casiri inserito nella Biblioteca Arabico-Ispana, da cui Nasarre si prometteva tali monumenti, si dice nettamente che gli Arabi non conobbero gli spettacoli teatralia.
Sappia il signor Guerrassi che io mi sento tanto altero di recitare la tragedia al Teatro di Borgognissanti, quanto umiliato nel prender parte a questa indegna commedia di Palazzo Vecchio.
Fu allora che il Conte Carlo Gozzi, già forte estimatore dell’ingegno di lui, pensò di venirgli in ajuto, esordendo come autore la sera del 25 gennajo 1761 con la fiaba L'amore delle tre Melarance, « caricata parodia buffonesca sull’opere dei signori Chiari e Goldoni, che correvano in quel tempo ch'ella comparve. » Fu preceduta da un prologo in versi « Satiretta contro a' Poeti, che opprimevano la Truppa Comica all’improvviso del Sacco », e « nella bassezza de'dialoghi e della condotta e de'caratteri, palesemente con artifizio avviliti, l’autore pretese porre scherzevolmente in ridicolo Il Campiello, Le massere, Le baruffe Chiozzotte, e molte plebee e trivialissime opere del signor Goldoni. » Che Dio l’abbia in gloria !
Il signor Bicchierai produsse in Firenze due tragedie regolari e giudiziose nel 1767, la Virginia, e la Cleone precedute da alcune considerazioni sopra il teatro per lo più utili e sagge. […] Melchiorre Cesarotti, del Radamisto e di altre del rinomato compatriotto del Chiabrera Innocenzio Frugoni, della mentovata Roma Salvata del Bettinelli, della Zaira e di altre dell’elegante conte Gasparo Gozzi, dell’Orfano della Cina del signor Giuseppe Pezzana di Parma, dell’Irene dell’ab. […] Non per tanto è patetico il congedo che prende Zulfa dal marito nell’esser condotta al Dey: Signor, mi lascia Al mio destino . . . […] Abbiti questo, Signor, nè d’altro ti curar. […] Spira tragica gravità questo componimento mal grado della snaturata barbarie di Filippo; della catastrofe preveduta sin dal principio; della venuta d’Isabella nella 1 scena del I senza perchè o solo per tornar indietro dopo il suo monologo; della costruzione quasi alemanna, ch’ei t’è padre e signor rammenti Mal tu così; del mal suono che fa quell’ a te sol resta Come a me morte; della mancanza degli articoli più volte &c.
S’inganna finalmente, quando scrive il signor Eximeno, che delle prime commedie rappresentate in Europa dopo lo stabilimento de’ barbari si suppongono autori gli spagnuoli.
.), comprendono : una ottava alli lettori sotto il presente ritratto ; una lettera dedicatoria all’illustrissimo, et eccellentiss. signor Don Virginio Orsino Duca di Bracciano, ecc., e 23 ottave di conclusioni : a queste si aggiungono 10 ottave per gli Utroni, e le Quattro Stagioni.
I nostri artisti se ne prevalgono ognora ne’ canti bellicosi, e il Signor Rameau, benché non avesse posto giammai attenzione al passo di Valerio Massimo, pure m’ha confessato egli stesso che fa toccar di continuo l’anapesto in quelle sinfonie dove cerca di esprimere, imitandolo, il canto sublime e vigoroso di Tirteo. […] Il Signor Burette fra gli altri ha esposta quest’opinione con un’erudizione così profonda che parve non lasciar più adito alcuno a chi volesse sostenere il sentimento opposto; ma per quanto rispetto io porti alla memoria di questo sapiente accademico non posso aderire ciecamente al giudizio di lui.
Se amore o gentilezza Quì vi scorge, o signor, per congedarvi, Il ciel vi guardi e vi conduca (aimè!
Vedasi il Museo Etrusco del signor Gori tomo II p. 349. […] «Les commencements de l’empire romain (dice il signor di Voltaire) sont d’autant plus intéressants qu’ils sont plus faibles; car on aime à voir la petite source un torrent qui a inondé près de la moitié de l’hémisphère». […] Non vi ha dubbio, che la bellezza dell’elocuzione sì nel verso, come nella prosa, imbalsimi sempre tutti i componimenti ingegnosi; ma nel genere comico richiedesi pur anche gran vivacità e piacevolezza, grazia e naturalezza, verità ed arte con un’azione, una favola, e un vero ritratto de i costumi del tempo: Un vers heureux et d’un tour agréable Ne suffit pas; il faut une action, De l’intérêt, du comique, une fable, Des mœurs du temps un portrait véritable, Pour consommer cette œuvre du démon, dice benissimo il signor di Voltaire.
Questa commedia assai piacevole di carattere e d’intrigo, al dir del Voltaire, fu la prima ricchezza del comico teatro francese; ma secondo il signor di Fontenelle nella Vita di Pietro Cornelio, essa non bastò per istabilirvi la vera commedia.
Vediamo un po’ l’argomento colla spiegazione delle scene della Finta pazza di Giulio Strozzi, fatto da Giacomo Torello da Fano e stampato a Parigi il novembre del 1645 : (è unito allo Scenario del Biancolelli raccolto da Gueullette e appartenente oggi alla Biblioteca dell’Opera di Parigi) e leggeremo a pagina 6 che Flora sarà rappresentata dalla gentile e vezzosa Luisa Gabbrielli-Locatelli detta Lucilla ; e a pagina 7 che Teti sarà rappresentata dalla signora Giulla Gabbrielli, detta Diana, la quale farà conoscer maravigliosamente la sua collera e l’amor suo.
Nè anche il Signor di Voltaire volle negarci questi pochi anni, e confessò che la ville de Vicence en 1514 fit des dépenses immenses pour la représentation de la premiere tragédie, qu’on eût vue en Europe depuis la decadence de l’Empire. […] E con tal conoscenza de’ costumi Italiani ha fondato il suo filosofico principio della nostra commedia il Signor di Marmontel? […] Vi si pongono alla berlina due personaggi ridicoli, cioè un Sanese scempiato che viene in Roma per farsi cardinale imparando prima ad esser Cortigiano, da che nasce il titolo della commedia, ed un Signor Parabolano Napoletano sciocco, vano ed innamorato aggirato da una ruffiana e da un furbo suo servidore.
Non crederei che il signor Saverio peritissimo nella greca lingua, e nel modo d’interpretarla, si fosse fatto ingannare dalla voce απιστα, quasi che Ecuba non credesse vero quel che avea sotto gli occhi. […] Nè anche l’ebbe in pregio il signor di Calepio, cui sembrò inverisimile che Antigone stando sulle mura di Tebe assediata potesse vedere e distinguere i personaggi del campo Argivo e le loro armature.
Ma quegli, a cui più che a qualunque altro è debitrice l’opera in musica, è il signor abate Metastasio, il quale colla delicatezza de’ suoi melodrammi, onde arricchisce tuttavia il nostro teatro, e col destro ma moderato uso delle decorazioni, ha ristorata la poesia di ciò che nello scorso secolo perduto avea ed ha recata l’opera in musica a quel punto al quale niuno condotte aveala prima di lui. […] in quegli altri: Giungano a te, Signor ecc. […] • il signor abate Metastasio: Metastasio (Pietro Trapassi), nato a Roma nel 1689 e morto a Vienna (dove si era trasferito nel 1729), nel 1782: il notissimo letterato che portò a compimento la riforma del melodramma intrapresa da Zeno, imponendo la lingua italiana nei teatri d’Europa. […] R. de’ Calzabigi, Dissertazione su le poesie drammatiche del signor Abate Pietro Metastasio [1755], in Id., Scritti teatrali e letterari. […] Dissertazione del Signor Burette in cui si dimostra, che i maravigliosi effetti attribuiti alla musica degli antichi non provan in niun modo, ch’essa fosse più perfetta della nostra, Venezia, Groppo, 1748 (l’originale è del 1729).
Ecco buona parte di sì bella scena da me recata nel nostro volgare dall’originale Portoghese: Tutti, o signor, me trafiggendo uccidi; Tutti morremo. […] Ah no, mia vita, mio signor, s’io muojo, Vivi tu almen, vivi, io tel chiedo, vivi, E i cari figli tuoi deh tu proteggi; Paghi sol la mia morte ogni disastro, Se alcun lor ne sovrasta.
Replica Adrasto: Signor, com’ è viltà fuggir la morte, Quando è d’uopo il morir, così il fuggire Vanamente la vita è fasto ed onta.
L’interlocutrice del Riccoboni figlio era un’anonima dama coinvolta dallo spirito di generica teatromania che dominava la società francese di allora: Signora, il gusto che avete per la commedia è divenuto in voi una passione poiché, non potendovi limitare al piacere di vederla rappresentare sui teatri pubblici, la vostra più grande soddisfazione è di rappresentarla voi stessa97. […] sig.ra > signora); — In caso di oscillazione, si è proceduto all’uso di una grafia uniforme (es. […] [5.31] Si narra che la signora Dumesnil si è valuta di cotal gesto, declamando quel tratto d’Ifigenia ad Erifile: Ce n’est pas Calchas que vous cherchez ici. […] Il signor Eximano dice pure apertamente di loro che pajono energumeni, che ad ogni atteggiamento vogliono staccar le braccia dal corpo, ed esprimono un affetto di pena con le contorsioni con cui potrebbe un ammalalo esprimere un dolor colico. […] La signora Clairon è stata forse la prima, e quella che più facesse sentire l’interesse e l’importanza nella parte di Erifile nell’Ifigenia di Racine; e certamente dopo l’esempio di lei, le seconde parti ed i confidenti hanno riacquistata quella considerazione, che per inettezza degli attori aveano da lungo tempo perduta.
[NdA] La parola sventurato cade solo sulle belle lettere, e non sulle scienze, giacché chi scrive si dichiara intieramente seguace della opinione del Cocchi nel suo Discorso sopra Asclepiade, del Tiraboschi nell’ottavo tomo della sua storia, e del celebre Signor Carlo Denina nel 4 tomo delle Rivoluzioni d’Italia, i quali antepongono con ogni ragione il secolo del seicento a tutti gli antecedenti nelle discipline profonde, e veramente utili.
Replica Adrastro: Signor, com’è viltà fuggir la morte, Quando è d’uopo il morir, così fuggire Vanamente la vita è fasto ed onta.
Se amore e gentilezza Quì vi scorge, o signor, per congedarvi, Il ciel vi guardi, e vi conduca (aimè!)
Certamente il Signor di Montesquieu e quanti peritamente favellano di leggi, riconoscono in Europa dal settimo all’undecimo secolo gli sconcerti tutti del governo feudale e le conseguenze della barbarie.
Lo scioglimento corrisponde alle grazie di questa commedia eccllente, nella quale colla sferza comica ottimamente si flagella una ridicolezza comune a tutte le nazioni culte di far versi a dispetto della natura, il quale argomento fu infelicemente trattato in Italia dal signor Goldoni nella commedia intitolata i Poeti.
[16] Strana non per tanto è da dirsi che fosse l’opinione del Signor Grimm, il quale desideroso di riunire a’ nostri tempi la danza colla poesia vorrebbe, appoggiandosi al testé citato esempio di Livio Andronico, che i ballerini cantassero eglino stessi nell’atto di danzare, oppure che mentre danzano, una voce nascosta dietro alle scene spiegasse cantando l’argomento del loro ballo. […] A. il Signor principe d’Asturias che ha prodotti in questo genere di musica parecchi saggi sommamente applauditi in Italia e in Germania.
E’ curiosa in questo luogo la descrizione dell’Empusa, o sia della Fantasima, che per ventura possiamo far conoscere colla versione dell’eruditissimo Signor Abate Cesarotti95: San. […] Lessi nella dissertazione del più volte lodato Signor Mattei intitolata la Filosofia della Musica, che i Greci andavano al teatro, come noi andiamo agli Esercizj Spirituali, e che la commedia era il loro Catechismo, e la tragedia la loro Predica grande. […] Tali espressioni del Signor Mattei vengono contradette dalla storia, e debbono tenersi per semplici esagerazioni di uno zelo virtuoso che aspira al miglioramento de’ teatri moderni, i quali in fatti esser dovrebbero le vere scuole pubbliche della gioventù.
[Intro.2ED] Ciò, al creder suo, è un ricantare una crambe replicata più del bisogno; e, quando se ne richiedesse un trattato più universale e compiuto, invia i lettori ad un volume, che poco fa è uscito o sta per uscire alla luce, del signor dottore Vincenzo Gravina calabrese. […] — [1.109ED] — Questo popolo, signor Aristotile — allora io risposi — che voi mi date per giudice non sarà accettato per tale dal nostro giureconsulto. […] [2.69ED] Tu ti sei trovato a quei rozzi tempi ne’ quali la scena consisteva in una lunga e diritta via di logge o di giardini o di boschi, e che per porre l’un telaro dipinto sovra dell’altro richiedevasi una folla intricatissima di operai che tumultuavan di dentro, mentre gli attori sfiatavansi nello spiccare dall’interno sussurro la voce per farsi udire al di fuori. [2.70ED] Più rozza avresti veduta la scena se tu fossi nato un secolo avanti e rozzissima se fossi tu stato coetaneo d’Aristotile fra il lusso ancor d’una corte signora di tanta parte dell’Universo. [2.71ED] Quindi deduci che quella che voi altri dite virtù de’ tragici greci era piuttosto necessità, mentre, essendo eglino scarsi di bravi meccanici e dipintori, era uopo che accomodassero al luogo la rappresentazione e che, per cosi dire, facessero tutto in strada. […] Bagnoli, Ragionamento in difesa delle Osservazioni del signore Ottavio Maranta contro l’Antilogia del signor Fabio Carsellini, Roma, presso Francesco Gonzaga, 1713, p. 51.
L’uno si è il signor conte Benvenuto di San Raffaele regio direttore degli studi a Torino, il quale in due belle lettere sull’arte del suono inserite nella raccolti degli opuscoli di Milano 92 così si esprime, esponendo lo stato della musica, allorché Tartini cominciò a spuntare qual astro novello sul cielo della Italia: «Dominava ancora tra gli scrittori quel barbaro gusto delle fughe, de’ canoni, e di tutti insomma i più avvilupati intrecci d’un ispido contrappunto.
Un’ altra Virginia compose la signora Brooke, di cui favellò nel Giornale straniero la Place nel 1757.
Un’ altra Virginia compose la signora Brooke, di cui favellò nel Giornale straniero di Parigi La Place nel 1757.
L’essersi conservato quest’atroce argomento per tanti secoli, l’aver trattenute tante diverse nazioni ed acceso l’entusiasmo di tante penne e di tanti pennelli, c’induce a dubitare della giustezza dell’osservazione del Signor di Voltaire.
[1.1.10] Dopo le predette testimonianze dee parere strano che il signor Dacier, benché nelle osservazioni sopra la poetica d’Aristotele mostri conoscere nelle favole francesi del disviamento, abbia asserito, nella prefazione, che Cornelio sostenuto dalle regole di questo filosofo ha restituito lo splendore alla tragedia appresso il suo lungo smarrimento. […] L’Ezzelino del signor Baruffaldi è contaminato anche più di simil pece. […] Parmi assai poco il tempo che scorre anche nella Merope del Maffei tra ’l comando di chiamarsi Ismene e l’arrivo di questa nella scena 4 dell’atto 2, mentre ella doveva essere in maggiore distanza dal luogo ove Polifonte si tratteneva in consigli contrari alla sua signora. […] Di vero io non so vedere alcuna necessità nell’Ezzelino del signor Baruffaldi che richiedesse Ansedisio, uomo d’iniquità ben nota, la quale riesce tanto più biasimevole quanto importuno al fin morale della poesia è il suo sopravvivere. […] Tale è quella di Racine nella Fedra, dove volendo Enone esaltare alla sua signora ciò ch’era riservato al di lei figliuolo per consolarla e per impegnarla a protteggerlo, invece di dire «Atene» dice: Les superbes remparts, que Minerve a bâtis119.
[NdA] Il Signor D’Alembert non ha potuto astenersi dal confessarlo in altro luogo: «Où la vraisemblance n’est pas, l’intérêt ne saurait s’y trouver, au moins l’intérêt soutenu; car l’illusion est bannie d’un théâtre où un coup de baguette transporte en un moment le spectateur d’une extrémité de la terre à l’autre».
[28] So che i fautori della moderna musica, alla testa de’ quali fa d’uopo metter il Signor Don Saverio Mattei napoletano (nome caro alle lettere ed alla sua patria)126 mostrano di far poco conto del vantaggio che avevano gli antichi nel regolamento del tempo, quasi che simili finezze non siano necessarie atteso l’attuale sistema della lingua e della poesia italiana.
Qualche verseggiatore del secolo XVII avea scioccamente maneggiato quest’argomento, ed il signor Cadahalso volle rettificarlo trattandolo con arte e decoro ed in buono stile; ma la versificazione di due endecasillabi rimati perpetuamente per coppia produce qualche rincrescimento.
Al che la Notte con maliziosa sommessione risponde: “Su tali materie, mio Signor Mercurio, voi sete di me più esperto, e perciò mi rimetto alla vostra perspicacia.